XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 21 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 22 APRILE 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
la pesante situazione di crisi economica che l'Italia e la comunità internazionale stanno vivendo, con ripercussioni pesantissime e devastanti sull'economia reale (l'Italia, nonostante una situazione meno esposta ne sta subendo, comunque, le ripercussioni); nel settore industriale sono previsti circa 900.000 posti di lavoro a rischio nei prossimi due anni nell'industria manifatturiera e nelle costruzioni, mentre tra le imprese del terziario e dei servizi, 17.000 aziende di commercio al dettaglio, su 30.000 complessive del settore, hanno, negli ultimi anni, già chiuso i battenti;
sui consumi è stata calcolata una contrazione da parte delle famiglie italiane di -0,5 per cento nel 2008 ed una previsione di -1,4 per cento nel 2009), mentre l'indebitamento delle famiglie è salito negli ultimi tre anni al 48,5 per cento del reddito disponibile);
tale situazione parrebbe non interessare affatto il Comitato olimpico Nazionale Italiano;
i vertici del Coni hanno organizzato, a Roma dal 16 al 18 dicembre, una «tre giorni» di celebrazioni, riunioni ufficiali ed informali e di festeggiamenti per lo scambio degli auguri natalizi e per una serie di eventi - tra i quali la consegna del «collare d'oro» - che hanno portato nella capitale, come ospiti per tre giorni dello stesso ente, i presidenti regionali e provinciali del Coni e tutti i vertici delle varie Federazioni sportive e degli Enti di Promozione sportiva, i destinatari dei premi: un'ostentazione di sfarzo, secondo l'interrogante, inopportuna in momenti difficili come questo -:
per quali motivi, di fronte ad una simile situazione di pesante e negativa congiuntura, il Coni abbia deciso di organizzare un simile evento, sostenendo direttamente importanti oneri per l'ospitalità e le celebrazioni;
se intenda acquisire, attraverso una puntuale rendicontazione, i costi che questa iniziativa abbia comportato sia in capo allo stesso Coni che alla CONI Servizi Spa, società che svolge attività operative per il Coni e che risulta partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;
per quali ragioni, solo a distanza di quasi sei mesi, sia stato convocato nuovamente il Consiglio Nazionale, stante la richiamata grave situazione che si sta ripercuotendo pesantemente anche sull'intero sistema sportivo italiano, professionistico e dilettantistico;
per quali motivi all'ordine del giorno della 209a riunione del Consiglio Nazionale, in programma giovedì 18 dicembre 2008, non sia stata inserita la presentazione del «rendiconto finanziario» della partecipazione dell'Italia ai Giochi olimpici di Pechino (agosto 2008), per la necessaria discussione da parte dei componenti l'Organismo e la seguente comunicazione al Governo.
(2-00363)
«Brigandì, Allasia, Fava, Goisis, Buonanno, Barani, Caparini, Chiappori, Pini, Bocchino».

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dal mese di ottobre 2007 la SERIT Sicilia S.p.a. notificava ad alcuni contribuenti del Comune di Capo d'Orlando (Messina) cartelle esattoriali per fatture inviate dall'ATO ME 1 S.p.a. nel corso dell'anno 2005;
l'iscrizione a ruolo veniva effettuata dagli stessi funzionari dell'ATO ME 1 S.p.a. (con successiva trasmissione degli elenchi degli insolventi alla SERIT Sicilia S.p.a. per l'emissione delle cartelle) nonostante quanto espressamente previsto dal regolamento firmato tra la stessa ATO ME 1 S.p.a. ed i 33 comuni;
più specificamente, l'articolo 10, comma 4 del Regolamento stilato dal Comune di Capo d'Orlando con l'ATO ME 1 S.p.a. prevede in carico a detta la «gestione del contenzioso fino ad impossibilità accettata della riscossione, limite oltre il quale l'ATO comunicherà al Comune gli importi ed i nominativi degli utenti insolventi per l'eventuale iscrizione a ruolo»;

dalle risultanze raccolte sembrerebbe che la società d'ambito non abbia mai provveduto ad inviare a nessuno dei 33 comuni ricadenti nell'ambito dell'ATO ME 1 S.p.a. i nominativi dei contribuenti insolventi per l'iscrizione a ruolo, mancando in tal senso di ottemperare a quanto espressamente regolato dalla specifica procedura;
ai sensi dell'articolo 238 del decreto legislativo n. 152 del 2006, «La riscossione volontaria e coattiva della tariffa può essere effettuata secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, mediante convenzione con l'Agenzia delle entrate»;
l'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, al primo comma stabilisce che: «Le province ed i comuni possono disciplinare con regolamento le proprie entrate, anche tributarie, salvo per quanto attiene alla individuazione e definizione delle fattispecie imponibili, dei soggetti passivi e della aliquota massima dei singoli tributi, nel rispetto delle esigenze di semplificazione degli adempimenti dei contribuenti. Per quanto non regolamentato si applicano le disposizioni di legge vigenti»;
in materia di riscossione, il comma 5 della medesima disposizione precisa che: «I regolamenti, per quanto attiene all'accertamento e alla riscossione dei tributi e delle altre entrate, sono informati ai seguenti criteri:
a) l'accertamento dei tributi può essere effettuato dall'ente locale anche nelle norme associate previste negli articoli 24, 25, 26 e 28 della legge 8 giugno 1990, n. 142;
b) qualora sia deliberato di affidare a terzi, anche disgiuntamente, la liquidazione, l'accertamento e la riscossione dei tributi e di tutte le altre entrate, le relative attività sono affidate:
1) mediante convenzione alle aziende speciali di cui all'articolo 22, comma 3, lettera c), della legge 8 giugno 1990, n. 142, è, nel rispetto delle procedure vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, alle società per azioni o a responsabilità limitata a prevalente capitale pubblico locale previste dall'articolo 22, comma 3, lettera e), della citata legge n. 142 del 1990 i cui soci privati siano prescelti tra i soggetti iscritti all'albo di cui all'articolo 53 oppure siano già costituite prima della data di entrata in vigore del decreto, concernente l'albo dei soggetti privati abilitati ad effettuare attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi, di cui al comma 3 del medesimo articolo 537;
2) nel rispetto delle procedure vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, alle società miste, per la gestione presso altri comuni, ai concessionari di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1988, n. 43, a prescindere dagli ambiti territoriali per i quali sono titolari della concessione del servizio nazionale di riscossione ai soggetti iscritti nell'albo di cui al predetto articolo 53, fatta salva la facoltà del rinnovo dei contratti fino alla revisione del sistema delle concessioni di cui al decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 112 e comunque non oltre il 30 giugno 2004, previa verifica della sussistenza di ragioni di convenienza e di pubblico interesse;
c) l'affidamento di cui alla precedente lettera b) non deve comportare oneri aggiuntivi per il contribuente;
d) il visto di esecutività sui ruoli per la riscossione dei tributi e delle altre entrate e apposto, in ogni caso, dal funzionario designato quale responsabile della relativa gestione;
la riscossione coattiva dei tributi e di tutte le altre entrate degli enti locali, ai sensi del disposto dell'articolo 36, comma 2 del decreto-legge 31 dicembre 2007 n. 248, continua a potere essere effettuata con:
a) la procedura dell'ingiunzione di cui al regio decreto 14 aprile 1910, n. 639, seguendo anche le disposizioni contenute

nel titolo II del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in quanto compatibili, nel caso in cui la riscossione coattiva e svolta in proprio dall'ente locale o e affidata ai soggetti di cui all'articolo 52, comma 5, lettera b), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;
b) la procedura del ruolo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, se la riscossione coattiva e affidata agli agenti della riscossione di cui all'articolo 3 del decreto legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248;
in materia di riscossione TIA la circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 5 ottobre 1999 (in II Fisco, n. 39/99) riconosceva che la disposizione istitutiva della tariffa ha carattere di norma speciale;
in sostanza mentre gli ATO assumono la precipua funzione di assicurare la gestione unitaria dei rifiuti urbani, ai Comuni rimane il compito esclusivo di organizzare la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di efficienza, di efficacia e di economicità;
si potrebbe concludere pertanto che sia sempre il Comune ad essere identificato quale soggetto gestore del servizio e, pertanto, unico titolare abilitato alla riscossione dell'entrata de qua;
la commissione Tributaria di Messina, sezione 10, con sentenza n. 466 del 2008 ha stabilito, in merito ad un ricorso per l'ATO ME2, che gli ATO non sono enti locali. Recita, in tal senso, un passo della sentenza: «L'atto di intimazione della TIA è annullato in quanto la società chiamata in causa che l'ha emesso non ha dimostrato in giudizio l'affidamento e/o attribuzione del potere all'emanazione di atti natura tributaria. L'atto di intimazione impugnato, sottoscritto da soggetto esterno all'ente legittimato (ATOME) all'accertamento e riscossione della TIA e nullo ed improduttivo di qualsivoglia effetto. Quanto all'esistenza del potete di accertamento liquidazione e riscossione di tributi locali l'articolo 52 decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446, ha concesso ai Comuni la facoltà di gestire, sia in proprio sia in affidamento a terzi, tali attività. L'incarico a terzi, pertanto, può essere affidato, in virtù di tale previsione legislativa, solo alle province e dai comuni, nella specie essendo l'ATO ME2 una società per azioni e non essendo un ente locale, né risultando che l'AIP partecipa come socio privato a detta società, le intimazioni impugnate sono dichiarate nulle per difetto assoluto di attribuzione» -:
quali risultino essere le informazioni in possesso del Governo sulla legittimità delle procedure ricordate in premessa e, più in dettaglio, delle modalità concrete di riscossione della TIA per i casi prospettati e per tutte le situazioni analoghe e similari a quelle prospettate;
se gli ATO possano agire per fare i ruoli direttamente con i propri funzionari, tenuto conto della espressa previsione normativa dell'articolo 52 del decreto legislativo del 15 dicembre 1997 n. 446, che riconosce solo ai comuni ed alle province tale facoltà;
quali misure si intendano adottare per mettere al riparo da procedimenti impropri e potenzialmente lesivi di diritti i cittadini interessati.
(4-02834)

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sisma che nella notte tra il 5 e il 6 aprile ha colpito la regione Abruzzo, segnatamente la provincia dell'Aquila, ha provocato gravissime perdite umane e danni ingentissimi;
in particolare, tra i numerosi immobili colpiti dal sisma, si è registrato il crollo della Casa dello studente, immobile

sito nel centro dell'Aquila in Via XX Settembre 46, destinato alla ricezione e all'ospitalità di 119 studenti;
a seguito di tale crollo che ha comportato nei due giorni successivi all'evento anche la decisione di disporre la demolizione dell'intero edificio per motivi di sicurezza, almeno 7 ragazzi hanno perso la vita sotto le macerie dell'edificio;
risulta dal racconto dei superstiti e dalle numerose notizie riportate sulla stampa che la tragedia di cui in premessa risultasse evitabile in virtù di diversi elementi pregressi rispetto al verificarsi del crollo dell'edificio, prima fra tutti, la circostanza secondo cui già da ottobre si fossero evidenziate delle crepe sulle pareti della suddetta struttura;
le altre costruzioni site in l'Aquila e destinate all'ospitalità di studenti non hanno registrato danni analoghi rispetto a quello occorso alla Casa dello Studente -:
se l'immobile Casa dello studente sia di proprietà privata, (sono state riportate ripetute notizie relative alla titolarità dell'immobile da parte dell'ADSU - Azienda per il diritto agli studi universitari) o pubblica (sono state riportate, altresì, notizie circa la titolarità della regione Abruzzo);
se sia vero che la qualificazione di servizio di pubblica utilità per gli immobili destinati alla ricezione degli studenti e non di servizio pubblico abbia consentito che tali edifici venissero edificati in zone sismiche;
se i lavori che hanno interessato l'immobile dal 1999 al 2001, determinandone la chiusura, siano stati di carattere strutturale ovvero diretti anche all'obiettivo del rispetto della normativa antisismica prevista sin dal 1974, oppure siano stati esclusivamente funzionali alla mera estetica o alla immediata ricevibilità degli studenti;
se sia vera la circostanza secondo cui pochi giorni prima del sisma un architetto avrebbe compiuto un sopralluogo presso la suddetta struttura e per quale motivo a seguito di essa nulla fosse stato segnalato alla dirigenza dell'azienda che gestiva la Casa dello Studente né alle competenti autorità di vigilanza quali Vigili del Fuoco e Protezione Civile;
se non ritenga che le autorità cittadine che hanno proceduto in data 31 marzo all'evacuazione delle scuole della città dell'Aquila, non avrebbero dovuto emettere analogo provvedimento nei confronti della Casa dello Studente.
(4-02836)

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è nota al mondo intero, oltre che all'Italia, la scandalosa vicenda del disastro dell'Ospedale «San Salvatore» dell'Aquila, in parte crollato, in massima parte dichiarato inagibile ed evacuato a seguito del terremoto del 6 aprile 2009. La scossa ha tagliato i pilastri del reparto di Farmacia e il cemento si è sgretolato; i malati sono stati evacuati in altri ospedali o nelle tendopoli, e con loro moltissimi feriti dal sisma sono necessariamente delocalizzati altrove, lontano dalla loro città e dall'assistenza dei familiari in un momento difficilissimo per tutta la popolazione;
è inutile ricordare che questo ospedale è stato inaugurato nel 1999, appena dieci anni fa, e che avrebbe dovuto essere realizzato secondo le tecniche antisismiche: sia perché è in una zona a massimo rischio sismico, sia perché si tratta di cautele imposte dalla legge, specialmente per gli edifici pubblici, sia perché si tratta di un edificio «strategico», cioè destinato a rispondere alle esigenze collettive primarie proprio in caso di emergenza;

al contrario, questo ospedale - la cui costruzione è durata senza alcuna valida giustificazione oltre trenta anni - è divenuto in un attimo l'emblema del disastro amministrativo ed edilizio italiano: dell'inadeguatezza del progetto esecutivo, della cattiva qualità dei materiali impiegati, del costo spropositato rispetto a quello programmato, del lucro senza freni sugli appalti di opere pubbliche, dell'inconsistenza dei controlli sui lavori edili, della insufficienza dell'offerta sanitaria rispetto a quella pianificata, della vacuità dei collaudi, dello spregio delle leggi e della più elementare prudenza costruttiva;
è dato di cronaca che la Procura della Repubblica dell'Aquila ha aperto un'indagine al riguardo. Se ne attendono con la massima attenzione i risultati. Ma se è quella la sede per l'accertamento delle responsabilità individuali, nondimeno, occorre conoscere, e senza indugio, quali siano le omissioni, le violazioni, le inadeguatezze amministrative e contrattuali che sono alla base del disastro e la cui conoscenza ufficiale si impone e per sapere quali siano le iniziative, anche risarcitorie, che le amministrazioni appaltanti intendano assumere nei confronti delle imprese appaltatrici;
è del resto noto che nel 2000 quest'ospedale formò negativo oggetto della relazione finale della Commissione d'inchiesta parlamentare «sugli ospedali incompiuti» -:
quali siano le cause del disastro che ha riguardato il complesso a seguito dal sisma e in tale ambito, se risulti per quali ragioni e in quali termini non siano state rispettate dalle imprese appaltatrici le regole antisismiche nella costruzione;
se, in quanto opera «strategica», sia stata verificata entro il termine stabilito (2008) la rispondenza del complesso alle regole stabilite in materia;
se risulti quali siano le omissioni amministrative e contrattuali, sia nel corso dei lavori ad opera della direzione dei lavori che nella fase di collaudo, e se si ritenga di assumere iniziative, anche giudiziarie, nei confronti delle imprese appaltatrici, e in quali tempi.
(4-02837)

TESTO AGGIORNATO AL 23 APRILE 2009

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata:

VIETTI, VOLONTÈ, ADORNATO, COMPAGNON, CICCANTI, OCCHIUTO, RAO, GALLETTI e LIBÈ. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più frequenti gli arrembaggi ed i sequestri di navi, soprattutto cargo mercantili, operati da pirati somali, che agiscono con piccole e veloci imbarcazioni in partenza da grandi navi in mare aperto;
sarebbero circa 300 i marinai in ostaggio e una ventina i battelli all'ancora al largo di Eyl, nel Puntland, regione semiautonoma a nord est della Somalia, divenuta punto di riparo per questi nuovi corsari;
l'11 aprile 2009 il rimorchiatore d'altura italiano Buccaneer è stato sequestrato dai pirati nel Golfo di Aden ed è, al momento, alla fonda davanti a Lasqorey, un porto all'estremità nord del Puntland;
i dieci membri italiani dell'equipaggio ed altri sei marinai versano in buone condizioni e le trattative per la loro liberazione, condotte dall'autorità del Puntland, sono iniziate da tempo;
esiste, tuttavia, il rischio che tensioni tra le predette autorità somale ed i pirati possano compromettere il buon esito della trattativa, anche perché non sono ben chiare le richieste dei sequestratori;
inoltre, come dichiarato dal direttore della televisione di Bosaso, Mowliid Haji Abdi, i pirati hanno, nei giorni scorsi, avuto una violenta discussione tra di loro, da cui è

scaturita una sparatoria, che ha causato la morte di uno dei pirati, per divergenze relative alle richieste di riscatto;
un altro rischio potenziale è che la banda sia oggetto di un assalto da parte di gruppi rivali, decisi ad impossessarsi del «prezioso bottino»;
la trattativa potrebbe, infine, complicarsi anche a seguito delle accuse del governatore della zona di Sanag, Mohamoud Said Nur, secondo cui il rimorchiatore italiano non venne sequestrato dai pirati somali, rma fermato dalla sicurezza della regione semiautonoma del Puntland, perché «trasportava rifiuti tossici», che intendeva gettare nelle acque somale e che «dobbiamo avere giustizia per questi atti e non chiediamo alcun riscatto per la loro liberazione»;
tale versione è stata smentita dalla Micoperi, la ditta proprietaria del rimorchiatore, che ha confermato che la nave era vuota e non poteva trasportare alcun materiale, tanto meno tossico o radioattivo, anche perché la Buccaneer era partita da Singapore, dove i controlli sono scrupolosi;
il Ministro interrogato ha escluso operazioni di intervento militare come quelli effettuati dalla Marina francese e da quella americana, che hanno liberato con dei blitz alcuni ostaggi nelle mani dei pirati;
l'espandersi del fenomeno della pirateria è in realtà un sintomo delle disastrose condizioni umanitarie, politiche e militari in cui versa la Somalia, evoca la disfatta della politica del nation building delle organizzazioni internazionali e potrebbe rappresentare una forma di finanziamento per gruppi terroristici integralisti -:
quale sia lo stato delle trattative e come intenda il Governo affrontare la recrudescenza di un crimine considerato debellato nel XVII secolo, dietro cui potrebbe nascondersi la regia del terrorismo di matrice islamica e che pone a rischio gli scambi commerciali e l'incolumità fisica dei marittimi italiani imbarcati su navi oggetto di possibili sequestri.
(3-00487)

CICCHITTO, BOCCHINO e PIANETTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, le xenofobia e l'intolleranza, svoltasi a Durban nel 2001, si è risolta in un processo politico contro lo Stato di Israele, confermato di fatto nella dichiarazione finale;
il testo della bozza della Conferenza di Ginevra riprende nel primo paragrafo la stessa dichiarazione di Durban, con la quale si riafferma il concetto della discriminazione israeliana contro i palestinesi;
in ragione di queste affermazioni il Governo italiano, con il Ministro interrogato, ha assunto una posizione coraggiosa e lungimirante e, ritenendo questa bozza inaccettabile e inemendabile, ha correttamente deciso di non partecipare alla Conferenza di Ginevra;
come ha affermato il Presidente americano Barack Obama, è corretto credere nell'Onu, ma non è possibile «accettare un linguaggio controproducente e affermazioni ipocrite contro Israele»;
le dichiarazioni del Presidente iraniano Ahmadinejad del 20 aprile 2009, che ha definito Israele «la più orribile manifestazione del razzismo», confermano, secondo gli interroganti, una volontà di inquisizione nei confronti di Israele anche in occasione di questa Conferenza di Ginevra;
il consenso che queste parole pronunciate da Ahmadinejad hanno avuto da alcuni rappresentanti dei Paesi arabi e africani conferma questo clima anti-israeliano;
si ritiene molto corretto e lungimirante l'atteggiamento del Governo italiano e degli altri Governi che hanno inteso non partecipare a questa conferenza;
secondo gli interroganti, sarebbe stato auspicabile che anche altri Paesi dell'Unione europea avessero seguito

l'esempio dell'Italia, in modo da dare un'immagine di coesione da parte della stessa Unione europea -:
quali siano le valutazioni del Governo sulle dinamiche venutesi a creare all'interno della Conferenza e quindi cosa intenda fare per evitare che la giusta causa della lotta contro il razzismo venga mortificata da prese di posizione strumentali e inaccettabili.
(3-00488)

EVANGELISTI, BORGHESI e MONAI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 21 marzo 2009 si è celebrata in tutto il mondo la Giornata contro il razzismo e l'Italia è arrivata a questo appuntamento con una pesante segnalazione del comitato di esperti (formato da 20 giuslavoristi provenienti da tutto il mondo) dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo, agenzia Onu che ogni anno pubblica un rapporto sull'applicazione degli standard internazionali del lavoro in tutti i Paesi), i quali hanno rilevato che «è evidente e crescente l'incidenza della discriminazione e della violazione dei diritti umani fondamentali nei confronti degli immigrati in Italia. Nel Paese persistono forme di razzismo e xenofobia anche verso i richiedenti asilo e rifugiati, rom compresi»;
quello che viene denunciato, nella pagina dedicata all'Italia, è un comportamento senza precedenti per un Paese europeo democratico, in quanto contravviene alla Convenzione 143 (Convenzione sulle migrazioni in condizioni abusive e sulla promozione della parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti), da noi ratificata nel 1981;
in particolare, si lamentano, nelle considerazioni fatte anche da un altro organismo dell'Onu per l'eliminazione della discriminazione razziale (Cerd), che persistono gravi violazioni dei diritti umani verso lavoratori migranti dell'Africa, dell'Est Europa e dell'Asia, con maltrattamenti, salari bassi e orari eccessivi in situazioni di lavoro schiavistico;
la lunga lista di accuse contenuta in questi rapporti Onu comprende anche l'insistenza nel nostro Paese di dibattiti razzisti e xenofobi ispirati da odio contro gli stranieri, maltrattamenti delle forze di polizia verso i rom, specie quelli di origine rumena, durante i raid per lo sgombero dei campi, utilizzo da parte di alcuni leader politici di «retorica aggressiva e discriminatoria nell'associare i rom alla criminalità, creando così un sentimento di ostilità e antagonismo nell'opinione pubblica»;
il comitato menzionato ha invitato, quindi, il Governo italiano a dare risposte entro il mese di settembre 2009, non tra cinque anni come è prassi per questo tipo di convenzioni, sollecitando l'adozione di misure e interventi per contrastare il clima di intolleranza e per garantire la tutela dei migranti a prescindere dal loro status;
la Caritas, e non da sola, da anni esprime preoccupazione per forme di intolleranza e discriminazione verso gli immigrati, in particolare nel mondo del lavoro;
dopo la diffusione di queste osservazioni non si sono fatte attendere le reazioni del Ministro interrogato, che giudica «false e inaccettabili» queste considerazioni, e del Ministro del lavoro della salute e delle politiche sociali, che sostiene che non si tratta di un atto ufficiale, ma solo di osservazioni;
nonostante ciò, in occasione della pubblicazione del suo secondo rapporto sull'Italia in meno di un anno, il Consiglio d'Europa, per voce del suo Commissario per i diritti umani, Thomas Hammarberg, ha, nei giorni scorsi, confermato che il nostro Paese ha fatto «passi insufficienti nella giusta direzione sul fronte della lotta al razzismo, per assicurare eguali diritti alle popolazioni rom e sinti e per chiarire la propria posizione in merito alla politica migratoria adottata»;

nel suo rapporto, Hammarberg scrive di essere piuttosto preoccupato dai resoconti che arrivano dall'Italia, che continuano ad evidenziare una tendenza al razzismo e alla xenofobia, anche in ambito sportivo -:
quali siano le risposte che il Governo intenda fornire, magari già nel mese di giugno 2009 in occasione della Conferenza internazionale del lavoro, in merito ai rilievi mossi dal comitato di esperti dell'Organizzazione internazionale del lavoro e dal Consiglio d'Europa e quali siano le misure adeguate che intenda adottare affinché ci sia effettiva parità di trattamento, nelle condizioni di lavoro, per tutti i migranti.
(3-00489)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO, PICCHI, ANGELI e BERARDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 13 marzo 2009, il Console Generale di Toronto, durante la trasmissione del Telegiornale in prima serata su una emittente in lingua italiana, ha avuto modo di rilasciare una dichiarazione con la quale ipotizzava la possibilità che il Consolato Generale di Toronto potesse essere chiuso in virtù dei tagli ai capitoli del Ministero degli affari esteri operati dal Governo negli ultimi provvedimenti;
tale dichiarazione, che è stata repentinamente ripresa da tutti i media in lingua italiana sul territorio, ha provocato un giustificato allarme tra i connazionali della comunità italiana residente in Ontario -:
quali provvedimenti si intendano adottare al fine di fare chiarezza in merito alle affermazioni contenute nella dichiarazione del Console Generale, e quali misure si intendano predisporre nei confronti del Console Generale in virtù delle critiche dichiarazioni rilasciate e al fine di evitare che in futuro episodi come questi, che infondono insicurezza e sfiducia, non abbiano a ripetersi.
(4-02825)

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che
da fonti stampa si apprende che il consolato italiano di Buenos Aires richiede per l'accesso ai locali del consolato stesso un documento di identità argentino anche a chi cittadino italiano si presenta con passaporto italiano o con carta d'identità italiana in corso di validità;
lo stesso Consolato pretende inoltre che il documento argentino non sia stato emesso da più di dieci anni pur non avendo scadenza per le autorità argentine -:
se e quali azioni correttive intenda intraprendere per verificare i fatti in premessa e se saranno riscontrati veritieri.
(4-02828)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel centro abitato di Podenzano (Piacenza), in zona denominata Colombaia, dal 1995 è attivo uno stabilimento della società River s.p.a., classificato come industria insalubre di prima classe, con attività di decapaggio, verniciatura e depolimerizzazione del Teflon, che usa grosse quantità di Solventi e Vernici al Politetrafluoroetilene/Teflon;
la River s.p.a. era precedentemente insediata a S. Stefano Lodigliano e dopo un aspro confronto con le autorità e la popolazione locali a causa degli elevati disturbi che provocava, avanzava l'istanza di insediarsi nella località di Podenzano;
l'industria in oggetto, emette materiale particellare (particolato totale solido o PTS, polveri sottili PM10, PM2.5, PM1 nonché idrocarburi policiclici aromatici, IPA) monitorato grossolanamente come

parametro aspecifico (Nmg/m3), sostanze organiche volatili, sostanze alcaline, aldeidi e composti fluororati pericolosi per la salute dell'uomo dati in formazione dalle schede tecniche a partire da 350°C e difficili da monitorare all'esterno;
si evidenzia che il testo unico delle leggi sanitarie vieta l'insediamento in centro abitato di «industrie insalubri di prima classe», specialmente di quelle che usano Fluoro e suoi derivati, e che altresì il decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988 imponeva che il rilascio dell'autorizzazione edilizia fosse subordinato al previo ottenimento dell'autorizzazione alle emissioni;
risulta tuttavia che il Comune di Podenzano, abbia rilasciato lo stesso le concessioni edilizie relative allo stabilimento, non attenendosi al rispetto dell'iter previsto dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988, e così consentendo l'insediamento dell'impianto della River spa a ridosso delle abitazioni civili, in zona classificata «D2 - esterna al centro edificato», in sostanza in centro abitato;
la Provincia, a sua volta, faceva seguito rilasciando le autorizzazioni ad emettere, senza tener conto che la localizzazione prescelta era priva dei requisiti di legge, garanzia e sicurezza, quali le distanze di sicurezza, la valutazione d'impatto ambientale e del carico genotossico che l'industria avrebbe creato nel territorio circostante, non valutando inoltre: la conformità degli impianti (privi perfino del controllo delle temperature nei forni della teflonatura, poi imposte a 480/490°C contro i 350°C, limite di sicurezza delle schede tecniche); fattore di emissione inteso come quantità di sostanza riferita al processo produttivo considerato nella sua globalità e nelle sue fasi tecnologiche, escludendo di fatto dalle valutazioni dell'impatto ambientale, le quantità sostenute di inquinanti sia emesse dai raffreddatori (che seppure convogliati sono tuttora privi di sistemi di abbattimento e monitoraggio in continuo), sia dalle emissioni diffuse (già vietate dal decreto del Presidente della Repubblica 203/88) prive tuttora di convogliamento, come invece prevede il decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 per i siti con diritto a maggiore tutela, ritenute, insieme alle precedenti, le più pericolose perché si riversano direttamente sul centro abitato in condizioni di sottovento allo stabilimento stesso; qualità delle sostanze, reali e presunte, emesse dal processo produttivo in cui in primis figurano le Polveri; caratteristiche climatiche della zona (Pianura Padana) particolarmente soggetta all'inversione termica favorevole al ristagno prolungato negli strati più bassi dell'atmosfera del materiale particellare in emissione;
da allora e fino ai giorni nostri l'impianto è stato più volte interessato da superamenti (anche del doppio) di diversi parametri autorizzati, da dosi massicce di inquinanti non contenuti nella delibera autorizzativa emerse dalle indagini, dalla conclamata fuoriuscita di inquinanti dai raffreddatori e da quantità sostenute di emissioni diffuse ed incontrollate di sostanze insalubri, le quali sono una costante nell'ordinario funzionamento dell'industria e che i cittadini respirano;
le emissioni inquinanti diffuse non sono tuttora convogliate perché la Provincia non ha preteso un piano organico del loro contenimento come prevede il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, pur avendolo ritenuto necessario dopo le indagini ARPA 2005, costringendo gli abitanti a vivere nel disagio e nel pericolo, spesso in condizioni di trincea o di nomadismo temporaneo;
di fronte a queste avversità hanno reagito i cittadini con formali denunce ed esposti alle autorità politiche e giudiziarie competenti, evidenziando danni alla salute, malessere incessante, impossibilità di condurre una vita serena e senza disturbi ambientali o alla coesione sociale;
anche il comitato predetto ha provveduto a fare svolgere indagini sulla pericolosità della massa delle emissioni diffuse

emesse dalla River spa, monitorate solo per quanto riguarda l'inquinante sostanze organiche volatili, evidenziando che si tratta di mix di sostanze che unite tra loro e ripetute nel tempo, sono estremamente pericolose per la salute pubblica e non a caso sono stati e sono numerosi gli episodi di cittadini che hanno accusato malattie gravi ed irreversibili alle vie respiratorie;
anche le autorità locali competenti, segnatamente le strutture sanitarie e gli organi amministrativi per la tutela dell'ambiente, hanno effettuato indagini sulla qualità delle emissioni diffuse provocate dalla River spa, ma nonostante esse abbiano riscontrato quantità sostenute di sostanze inquinanti inammissibili per un centro abitato, le stesse non hanno mai provveduto ad intraprendere azioni per contenere le criticità rilevate e per far cessare lo stato di insicurezza e di pericolosità per la salute e l'ambiente provocato dai cicli di lavorazione della River spa, se non da ultimo con un provvedimento parziale riguardante le sole emissioni diffuse da lavaggio impianto ancora non attuato;
la situazione di rischio costante per la salute dei cittadini ed i fatti negativi che continuano a caratterizzare il funzionamento quotidiano della River spa non sembrano più essere tollerabili e si ritiene che sia giunto il momento di porre fine a questa tormentata vicenda che perdura ormai da oltre un quindicennio e da cui i cittadini di Podenzano devono urgentemente ed inderogabilmente essere tenuti fuori -:
di quali elementi disponga in relazione alla situazione ambientale ricordata in premessa e quali iniziative intenda adottare per contribuire a far cessare il perdurante stato di incompatibilità sanitaria ed ambientale provocato dalla River spa nel centro abitato di Podenzano;
se non intenda attivarsi in maniera effettiva, affinché, entro i limiti delle proprie competenze, si facciano cessare le emissioni diffuse e dannose per la salute pubblica emesse ad ogni modo dalla River spa, se del caso attivando poteri sostitutivi per proteggere i cittadini e l'ambiente;
se sia stato accertato un danno ambientale e quali iniziative siano state assunte per farvi fronte, anche per consentire una valutazione sull'opportunità di un'eventuale delocalizzazione dell'impresa.
(4-02831)

TESTO AGGIORNATO AL 29 LUGLIO 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che in occasione delle elezioni per il rinnovo degli Organi Sociali della Società italiana autori ed editori (SIAE) - Legislatura 2007/2011 - non sia stata rispettata l'effettiva rappresentanza in assemblea né sia stata assicurata la tutela della minoranza, in apparente violazione dello Statuto della stessa società;
in particolare, risulta all'interrogante che rispetto alla precedente legislatura (2003/2007) siano stati attribuiti meno seggi di minoranza, e che l'attuale composizione assembleare non rappresenti la base associativa nella sua interezza visto che gran parte di essa non sarebbe in condizione di poter essere rappresentata;
risulta inoltre all'interrogante che il regolamento elettorale sia stato disatteso mediante l'attuazione di medie di calcolo inique, troppo squilibrate e discrepanti. I seggi di minoranza assegnati agli autori musica sarebbero stati ridotti a due;
inoltre all'interrogante risulta che l'assemblea degli eletti, organo sovrano, non sarebbe mai stata interpellata rispetto a modifiche e variazioni regolamentari e che gli organi sociali non rappresenterebbero

adeguatamente le varie realtà della base associativa in apparente violazione dello statuto e del regolamento;
durante la settimana precedente alle elezioni sarebbero stati modificati il regolamento generale e i criteri di elezione dei commissari di sezione -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno verificare eventuali violazioni dei principi basilari dello Statuto della Società italiana autori ed editori (SIAE) riguardanti la tutela della minoranza e la sua effettiva rappresentanza in Assemblea;
se sia vero che i seggi di minoranza assegnati agli autori della sezione musica siano stati ridotti a due su sedici complessivi;
se sia vero che sulle variazioni di calcolo attuate per l'assegnazione dei seggi, l'Assemblea degli eletti, quale organo sovrano, non sia stato mai interpellato;
se sia vero che la settimana precedente la domenica delle votazioni siano state modificate le regole di voto ed elezione dei commissari di sezione;
se sia vero che gli organi preposti alla vigilanza, più volte sollecitati, non siano mai riusciti ad intervenire concretamente sulla vicenda;
se sia vero che un celebre autore di fama internazionale, eletto in uno dei soli due seggi di minoranza della sezione musica, si sia dimesso alla prima riunione assembleare.
(5-01313)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE e GREGORIO FONTANA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2009 moltissime delle opere d'arte facenti parte del patrimonio della Accademia Carrara, una delle più importanti pinacoteche italiane, hanno subito rilevanti danneggiamenti a causa dell'inadeguato impianto di condizionamento attivato durante la esposizione dei dipinti al Palazzo della Regione, antico palazzo sito in Bergamo Alta;
all'inizio di marzo le tavole con i danni più evidenti di maestri quali Tiziano, Jacopo Bellini, Moretto, Basaiti, sono state ritirate e, dopo la decisione del Comitato Esecutivo dell'Accademia Carrara, in via cautelativa, molte delle opere in mostra sono state rimosse dall'esposizione;
quanto accaduto non è stato comunicato in via formale né alle istituzioni comunali né all'opinione pubblica mentre la sostituzione delle tavole con altre opere d'arte non soggette a deperimento veniva motivata quale scelta culturale di rinnovo parziale dell'esposizione -:
quali misure il Ministro intenda intraprendere al fine di tutelare il patrimonio artistico dell'«Accademia Carrara»;
quali misure siano allo studio per valutare compiutamente i danni subiti dalle opere interessate;
quali interventi di restauro, e con quali garanzie di adeguata professionalità, siano in atto;
se esista una adeguata copertura assicurativa per i danni subiti dai dipinti in esame e se sia sufficientemente capiente per coprire l'entità dei danni subiti dalle opere.
(4-02829)

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Piano Regolatore Generale (PRG) del '98 del Comune di Zola Predosa (Bologna) individua fra gli obiettivi strategici la realizzazione del parco «Giardino Campagna», un ambito naturale dell'estensione di circa 22 ettari;
il suddetto PRG assegna alle aree del parco una capacità edificatoria di base (CEB) trasferibile in cambio della cessione gratuita delle aree all'Amministrazione comunale; gran parte delle aree era già stata

acquisita, ma si è resa necessaria l'acquisizione delle rimanenti aree di proprietà privata (circa 5,2 ettari) per la realizzazione del parco stesso;
con deliberazione della Giunta comunale n. 95 del 5 settembre 2005, sono stati individuati gli indirizzi per avviare un'operazione urbanistica concertata, attraverso l'accordo di cui all'articolo 18 della legge regionale 20/00, finalizzata all'acquisizione gratuita della residua titolarità privata del parco Giardino Campagna;
tali indirizzi prevedevano di operare, attraverso l'accordo con i privati, una variante specifica al PRG che contemplasse il trasferimento, in un comparto idoneo, delle capacità edificatorie (CEB), in virtù dell'acquisizione al patrimonio comunale delle aree del parco Giardino Campagna;
con delibera n. 23 del 2 maggio 2007, il Consiglio Comunale di Zola Predosa (Bologna) ha adottato la variante al PRG di cui sopra per il trasferimento della Capacità Edificatoria di Base (CEB) da alcuni lotti siti nel parco Giardino Campagna alla zona collinare di Zola Predosa denominata «Belvedere»;
tale compatto interessa un'area di circa 16000 metri quadrati destinata dal vigente PRG a zona territoriale omogenea G «Attrezzature di quartiere, sottozona V, verde pubblico attrezzato», e l'edificato da realizzare su di essa sarebbe di 3500 metri quadrati (48 unità abitative in villetta);
l'articolo 3.1.4. del vigente PRG prevede la «Capacità edificatoria di base» per le aree ricomprese nel Sistema territoriale urbanizzato e nel Sistema territoriale da urbanizzare. Detta capacità edificatoria di base trova la propria naturale collocazione nelle contigue zone C e nelle zone D2. All'articolo 3.1.6., si prevede che per l'attuazione delle zone per servizi e, per quanto ora interessa, della zona F7 (parco Campagna), «con l'obiettivo di fornire una facoltà alternativa all'esproprio», si prevede la possibilità di trasferire la CEB «in aree destinate a zone C e D2», specificandosi altresì che «i proprietari delle aree C e D2, qualora accolgano l'allocazione nelle loro aree di quantità edificatorie derivanti dalle aree vincolate summenzionate, fruiscono di un premio d'edificabilità pari al 50 per cento della SU allocata, fino al raggiungimento dell'Indice d'Utilizzazione Territoriale Massimo (Ut max) previsto per la zona». In sintesi, in alternativa all'esproprio, si prevede un meccanismo «compensativo», non molto difforme da quanto prevede l'articolo 23 della legge regionale n. 37 del 2002, ove si stabilisce che il Comune e i privati possono stipulare un accordo nel quale a fronte della cessione delle aree viene riconosciuta «la facoltà di edificare su aree diverse di proprietà comunale odi terzi, già destinate all'edificazione» (o zone C/D), dato che solo in tale ipotesi la «traslazione» della capacità edificatoria ha un saldo «zero» ed evita «un consumo di nuovo territorio» (articolo 2 legge regionale 20/2000);
tale area si colloca nella fascia collinare del territorio comunale, e la sua eventuale urbanizzazione provocherebbe irreversibili danni ambientali, (in essa pare abbiano trovato rifugio specie animali selvatiche come caprioli e istrici, e specie vegetali protette come il rarissimo «garofano a mazzetti»), snaturando il meraviglioso paesaggio;
proprio in una recente segnalazione del WWF datata 17 luglio 2008, (indirizzata al Sindaco di Zola Predosa, all'Assessore all'Ambiente della Provincia di Bologna e a quello della Regione Emilia-Romagna), nel ribadire la propria contrarietà a tale operazione che porterebbe alla cementificazione di «... un versante collinare in avanzato stato di rinaturalizzazione spontanea...», si sottolinea anche il rinvenimento all'interno di tale area del Dianthus armeria (Garofano a mazzetti) specie arborea estremamente rara in Italia e tutelata dalla legge regionale 2/77 sulla flora spontanea;
oltre a ciò aggiungasi anche la presenza di numerosi altri esemplari arborei

ed arbustivi autoctoni che sarebbero tutelati dal vigente Regolamento comunale del verde pubblico e privato;
l'ipotesi di variante al PRG di cui sopra, ha scatenato le proteste dei cittadini che, costituitisi in comitato «Belvedere» ed appoggiati dalle Associazioni ambientaliste «Legambiente» e «WWF» avrebbero già raccolto migliaia di firme per opporsi a tale progetto che considerano deleterio e deturpante per l'ambiente della zona;
già allo stato attuale il territorio di Zola Predosa (Bologna) presenta innumerevoli problemi d'assetto idro-geologico, basti, infatti, vedere quanto accaduto il 19 e 20 maggio 2008, con l'esondazione dei torrenti «Minganti» e «Ghironda», e l'eventuale urbanizzazione dell'area in questione, con l'impermeabilizzazione del suolo che ne deriverebbe, non farebbe altro che acuire tali problematiche;
anche a seguito della caduta anticipata della Giunta Comunale di Zola Predosa l'urbanizzazione del comparto «Belvedere» sembra, almeno per il momento, essere stata accantonata anche se non vi sono certezze per il futuro -:
se non intendano valutare l'opportunità di assumere, anche attraverso la Sovrintendenza locale, ogni iniziativa di competenza a tutela del meraviglioso paesaggio collinare.
(4-02835)

TESTO AGGIORNATO AL 22 APRILE 2009

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FUGATTI, FAVA, RAINIERI e COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel mese di marzo 2009 sono stati arrestati a Mantova due magistrati della Commissione tributaria, Leone Volontà e Alessandro Ferretti, l'avvocato Claudio Anghinoni e il funzionario della Coldiretti Amaldo Massimiliano Rocco, con l'accusa di concussione e tentata concussione;
l'indagine ha preso spunto dalla denuncia di un agricoltore che aveva ricevuto una cartella esattoriale di 53.000 euro, e che si era rivolto alla Coldiretti, dove aveva incontrato Rocco e Anghinoni, i quali garantirono, dapprima, la concessione della sospensiva dietro pagamento di 6.000 euro, e, a seguito del rifiuto dell'agricoltore e alla reiezione della domanda di sospensiva, assicurarono l'esito favorevole del ricorso dietro pagamento di 14.000 euro;
l'ipotesi della procura è che l'avvocato e il funzionario della Coldiretti, grazie al legame con i due giudici tributari, fossero in grado di garantire il successo dei ricorsi nei procedimenti assegnati ai predetti magistrati, e che tale vicenda si inquadri in un più vasto giro di corruzione, che coinvolgerebbe molti imprenditori e funzionari di associazioni di categoria, sempre legati ai già citati magistrati tributari, con un giro di tangenti che potrebbe ammontare ad un milione e mezzo di euro;
tali inquietanti vicende, qualora risultassero corrispondenti a verità, getterebbero una grave ombra su alcuni organi della giustizia tributaria, e costituirebbero un forte elemento di turbativa rispetto alla funzionalità di tali organi;
il decreto legislativo n. 545 del 1992 attribuisce al Ministro dell'economia e delle finanze precisi compiti in materia di organizzazione, funzionamento ed alta sorveglianza sugli organi della giurisdizione tributaria;
in particolare, tale decreto prevede che le sanzioni disciplinari deliberate nei confronti dei componenti delle Commissioni tributarie, per comportamenti non conformi a doveri o alla dignità del proprio ufficio, sono applicate con decreto del Ministro (articolo 16), che la decadenza dall'incarico dei componenti delle Commissioni

tributarie sia dichiarata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze (articolo 12), che il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, chiamato a vigilare sul funzionamento delle Commissioni tributarie, anche attraverso apposite ispezioni (articolo 24), sia costituito su proposta del Ministro (articolo 17), e che quest'ultimo ha la facoltà di chiedere al predetto Consiglio ed ai presidenti delle singole Commissioni tributarie informazioni circa il funzionamento della giustizia tributaria, ed è altresì tenuto a presentare annualmente una relazione al Parlamento sull'andamento dell'attività degli organi di tale giurisdizione (articolo 29) -:
quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle competenze attribuitigli dalla normativa, al fine di assicurare la piena funzionalità degli organi della giurisdizione tributaria, in particolare per quanto riguarda la conformità ai propri doveri o alla dignità del proprio ufficio dei componenti delle Commissioni tributarie, eventualmente acquisendo dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, ai sensi dell'articolo 29, comma 1, del decreto legislativo n. 545 del 1992, informazioni circa il funzionamento degli organi della giustizia tributaria interessati dalle vicende evidenziate in premessa, ovvero indirizzando al medesimo Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, sempre in forza del citato articolo 29, comma 1, del decreto legislativo n. 545 del 1992, una comunicazione in merito, ai fini di eventuali ispezioni che il predetto Consiglio può disporre.
(5-01314)

FLUVI e MARIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
lo sconto fiscale introdotto dalla legge finanziaria per il 2007, pari al 55 per cento delle spese sostenute per eseguire interventi di riqualificazione energetica degli edifici, è stato un «piccolo», ma efficace, strumento per il perseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e per centrare gli obiettivi sottoscritti dall'Italia in sede internazionale in applicazione del cosiddetto Protocollo di Kyoto: secondo dati pubblicati lo scorso novembre da il Sole 24Ore, gli interventi realizzati nel periodo aprile 2007-febbraio 2008 hanno permesso di ridurre di circa 200 mila tonnellate le emissioni annue di anidride carbonica, con una stima di almeno 400 mila tonnellate per l'anno 2008;
la detrazione d'imposta in questione si è rivelata, inoltre, da un lato, un significativo fattore di sviluppo di un settore produttivo - quello dei materiali innovativi per le costruzioni e della «edilizia di qualità» - nel quale l'Italia riveste un ruolo importante; dall'altro, ha rappresentato un efficace strumento anticiclico a sostegno dell'occupazione e del futuro produttivo di migliaia di aziende, soprattutto piccole e piccolissime, che hanno avuto il coraggio e la lungimiranza di investire nelle attività per la riqualificazione energetica degli edifici: ancora secondo dati de il Sole 24Ore, nel citato periodo aprile 2007- febbraio 2008, oltre 230 mila cittadini hanno presentato domanda per lo sconto fiscale in parola, per interventi agevolati per un valore di 3,3 miliardi di euro e detrazioni per circa 1,8 miliardi;
a fronte di questa positiva esperienza, l'attuale Governo ha, dapprima, ristretto severamente la platea dei potenziali beneficiari delle agevolazioni fiscali in questione (ad esempio non dando corso a specifici indirizzi parlamentari che avevano indicato l'obiettivo della estensione dell'applicabilità delle agevolazioni anche agli Enti pubblici e alle Onlus, ovvero emanando specifici atti - risoluzioni e circolari dell'Agenzia delle entrate - che negavano la possibilità, prima riconosciuta, di godere delle agevolazioni in questione agli organismi pubblici che gestiscono patrimoni immobiliari); quindi, nell'ambito della manovra finanziaria varata nell'estate 2008, ha proceduto ad una sostanziale soppressione delle agevolazioni fiscali in questione;

infine, ha operato un parziale ripensamento delle proprie scelte, reintroducendo lo sconto fiscale nel cosiddetto «decreto anticrisi» (articolo 29, comma 6, del decreto-legge n. 150 del 2008), sia pure in una versione meno attraente sul piano fiscale e più appesantita sul piano burocratico, in particolare con la previsione di un nuovo provvedimento applicativo, da emanarsi, da parte del Direttore dell'Agenzia delle entrate, «entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione» del citato decreto-legge n. 150 del 2008;
da numerosissimi cittadini è venuta nelle ultime settimane la denuncia dell'impossibilità pratica di attivare le pratiche per godere dello sconto fiscale in questione, stante la mancata emanazione del citato provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate ed il conseguente rifiuto dell'amministrazione finanziaria di prendere in carico le domande presentate dai cittadini;
analoghe denunce continuano a provenire da numerosi soggetti pubblici e privati (enti pubblici, organismi pubblici che gestiscono patrimoni immobiliari, Onlus, imprese, ecc.), con riferimento alla mancata estensione, anzi alla restrizione della platea dei beneficiari delle agevolazioni fiscali in questione -:
quali siano le ragioni politiche che hanno indotto il Governo a non attivarsi affinché fosse emanato, nel rispetto dei tempi indicati dalla legge, il citato provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate, e, più in generale, se il Governo abbia intenzione di procedere, se del caso emanando specifici atti normativi o amministrativi, ad una estensione della platea dei beneficiari delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, riconoscendo il diritto a goderne nel modo più ampio possibile a tutti i soggetti pubblici e privati che sostengano spese per la riqualificazione energetica dei propri edifici.
(5-01315)

MILO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
una società con sede nella Provincia di Bolzano ha presentato domanda per ottenere un contributo provinciale per l'installazione di un impianto fotovoltaico, ma tale domanda è stata respinta dalla Provincia e la società ha presentato ricorso al giudice amministrativo;
la normativa vigente in Provincia di Bolzano prevede la possibilità di ridurre l'IRAP di un ulteriore 0,5 per cento se nel periodo d'imposta interessato e nei successivi quattro periodi d'imposta il soggetto passivo dell'imposta non fa domanda per contributi provinciali -:
se il Ministro interrogato possa chiarire se il soggetto passivo dell'imposta sopraindicato può optare, ai sensi dell'articolo 21-bis, comma 6-ter della legge provinciale 11 agosto 1998, n. 9 e successive modifiche, per un'ulteriore riduzione di mezzo punto percentuale dell'aliquota IRAP prevista al comma 6-quinquies del medesimo articolo, se tale soggetto, dopo il rifiuto della sua domanda per le agevolazioni previste dalla legge provinciale 13 febbraio 1998, n. 4, ha dichiarato di voler definitivamente rinunciare a contributi provinciali previsti dal comma 6-quinquies.
(5-01316)

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Tele Sistemi Ferroviari (TSF), che ha come azionisti la spa Almaviva per il 61 per cento e Ferrovie per il 39 per cento, gestisce i servizi informatici delle Ferrovie dello Stato;
nel gennaio 2007, scaduto il precedente contratto decennale, la TSF lavorava in regime di proroga in attesa che le Ferrovie elaborassero il bando di gara, per

il rinnovo pluriennale di detti sistemi e servizi (pubblicato poi sulla Gazzetta Ufficiale il 5 aprile 2007), nel quale era previsto l'acquisto del 100 per cento delle azioni TSF per un importo pari a 107.500.000 euro, la salvaguardia dei dipendenti di TSF e l'obbligo di non trasferire a terzi le azioni o l'azienda TSF per 2 anni dalla data di esecuzione del contratto;
a seguito dell'aggiudicazione della gara a Sirti spa, la Almaviva spa presentò un ricorso al TAR, che venne accolto e successivamente confermato dal Consiglio di Stato, annullando di fatto l'aggiudicazione a Sirti della citata gara, poiché tali operazioni erano state eseguite senza il rispetto della pubblicità;
scaduto il contratto di covendita (che vincolava Ferrovie e Almaviva a vendere le azioni TSF all'aggiudicatario della gara al prezzo stabilito di 107 mln di euro), Almaviva riprende il possesso delle azioni e dei diritti connessi, compresa la gestione della cassa TSF per le esigenze del gruppo;
nel giugno 2008 il CdA di Ferrovie delibera la vendita della quota di partecipazione in TSF (39 per cento) tramite «confronto competitivo»;
in un articolo apparso il 6 ottobre 2008 su Il Sole24ore si legge che FS metterà a gara il suo 39 per cento per 32 mln di euro (equivalente a 82 mln per l'intera azienda) e solo successivamente attiverà la nuova gara per i servizi informatici;
sebbene alcune aziende come l'Ibm, Finmeccanica o BT Italia abbiano mostrato un certo interesse per l'acquisizione del 39 per cento di cui sopra, ad oggi, dopo che il 20 marzo è scaduto il termine per la presentazione delle offerte relative a questa quota, nessuna azienda si è fatta avanti;
TSF continua così a operare in regime di proroga e l'allungamento dei tempi di decisione, sulla nuova gara o altri strumenti di assegnazione delle attività, paralizza l'azienda e ne svilisce le professionalità e le potenzialità di sviluppo -:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze (Economia e Finanze in quanto azionista, Sviluppo economico in quanto titolare delle politiche industriali del Paese) intendano adottare al fine di individuare e concordare le principali caratteristiche della nuova gara, favorendo un incontro tre le parti interessate (azionisti e sindacati).
(4-02830)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MELIS. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un'intervista rilasciata il 2 aprile 2009 al quotidiano di Sassari la Nuova Sardegna il dottor Domenico Fiordalisi, procuratore della repubblica di Lanusei, ha dichiarato che in Ogliastra esistono «aree sotto il controllo militare criminale»; che il teorema per cui i sardi sono individualisti anche quando sono criminali non corrisponde o non corrisponde più alla realtà; che «da più parti viene segnalata una particolare difficoltà della magistratura sarda a riconoscere in concreto gli elementi costitutivi dei reati associativi», sicché emergerebbe in Sardegna «una diversa valutazione rispetto ad altre giurisprudenze di merito»; che la criminalità avrebbe invece, a sua esperienza, «in determinate aree del territorio "sardo", in particolare nel triangolo tra Talana, Villagrande e Arzana, un controllo militare analogo a quello tenuto da "famiglie"» sicuramente mafiose»; che «ci sono zone in Ogliastra dove non si può fare nulla se certi gruppi di delinquenti non vogliono»; che a Ilbono «alcuni delitti vengono commessi dalla criminalità e approvati da una parte della popolazione»; che - infine - «la criminalità arzanese ha esercitato la sua autorità sull'interno dell'Ogliastra.

Una preminenza - ha aggiunto il dottor Fiordalisi - che non è stata sufficientemente indagata. Come non c'è stata adeguata investigazione sul fatto che criminali ogliastrini siano indicati come appartenenti a grosse organizzazioni criminali continentali e sarde»;
la realtà rappresentata dal dott. Fiordalisi appare confermata da fonti e testimonianze locali; risulta inoltre all'interrogante che molti reati, magari considerati «minori», ormai non vengano neppure denunciati: come è accaduto a Gairo, dove nella notte del 16 gennaio scorso sono state bruciate, forse per puro vandalismo, alcune automobili;
nel contempo la Procura della Repubblica di Lanusei, dopo il recente trasferimento ad altra sede di uno dei due magistrati addetti, è rimasta al momento con un solo magistrato effettivo, appunto il dottor Fiordalisi; inoltre in detta Procura da 12 anni è assente il dirigente capo della segreteria, posto peraltro mai messo a concorso; mentre mancano dall'organico amministrativo 4 impiegati, sicché si lavora con sole 9 unità, compresi commesso e autista -:
se il Ministro sia al corrente delle affermazioni del dottor Fiordalisi e quale sia lo stato della sicurezza pubblica in Ogliastra, in riferimento alle gravi preoccupazioni espresse dal magistrato responsabile della Procura;
se il Ministro dell'interno non intenda assumere provvedimenti specifici per potenziare gli apparati delle forze di polizia nella zona, onde fronteggiare l'emergenza criminale denunciata dal dottor Fiordalisi;
se il Ministro della giustizia non ritenga che vi siano i presupposti per potenziare al più presto l'ufficio della Procura della Repubblica di Lanusei, onde metterlo in grado di affrontare adeguatamente i gravi compiti che derivano dalla situazione prospettata dal suo capo.
(5-01308)

MELIS. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in occasione del recente terremoto dell'Abruzzo va emergendo, anche da notizie di stampa e testimonianze dirette, la seria probabilità che gli effetti del sisma siano stati drammaticamente aggravati dal mancato rispetto, e per un lungo periodo di tempo, delle vigenti norme antisismiche nella costruzione degli edifici privati e pubblici, nonché da eventuali truffe intervenute attraverso l'impiego di materiali non a norma e in generale da un difettoso funzionamento dei controlli a ciò preposti;
da recenti dichiarazioni del procuratore capo dell'Aquila, dottor Alfredo Rossini, si evince inoltre che i magistrati di quella Procura (in organico in numero di sette) sono attualmente largamente insufficienti ad affrontare i nuovi compiti connessi con le indagini apertesi dopo il terremoto allo scopo di individuare tempestivamente eventuali responsabilità nel disastro («siamo quattro gatti, dobbiamo muoverci in un mare di carte»);
è interesse generale della Comunità nazionale giungere rapidamente alla individuazione di eventuali responsabilità nel disastro -:
se il Ministero non ritenga di attivarsi facendo eventualmente ricorso alle applicazioni extradistrettuali da Roma o da altre sedi meno oberate rispetto alla Procura de L'Aquila assicurando così il corretto e rapido svolgimento dell'inchiesta in atto.
(5-01309)

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INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

ZELLER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 aprile 2009 i tiratori scelti del Sudtirolo, gli Schützen, intendono organizzare una manifestazione che si concluderà davanti al monumento dell'alpino di Brunico

per protestare contro quello che ritengono «un simbolo fascista quando in Europa i monumenti che glorificano le dittature sono spariti»; il predetto monumento era stato, infatti, eretto nel periodo fascista per celebrare la guerra coloniale in Abissinia;
il questore di Bolzano ha, invece, deciso per asseriti «motivi di sicurezza pubblica» di cambiare il percorso del corteo, che non potrà, quindi, terminare davanti al monumento dell'alpino e di limitare l'orario per lo svolgimento della manifestazione a solo due ore, dalle ore 18 alle ore 20;
il questore ha, inoltre, deciso di limitare il numero delle persone nella casa Pacher, dove si terrà il dibattito serale: da 400 normalmente consentite a 280 persone;
dalle notizie di stampa apparse negli ultimi giorni si apprende che un autorevole esponente del Popolo della libertà si vanta del fatto che questa decisione del questore sia il frutto delle sue pressioni politiche;
gli Schützen hanno protestato contro queste limitazioni inspiegabili ed anche il presidente Durnwalder ha espresso il suo disappunto -:
se il Ministro interrogato condivida la decisione del questore di Bolzano e se intenda intervenire per rimuovere ogni ostacolo al libero esercizio del diritto costituzionale di riunione, nonché di manifestare liberamente e in forma pacifica il proprio pensiero.
(3-00490)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CALGARO, ESPOSITO e GIORGIO MERLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alcuni organi di informazione riportano indiscrezioni da cui emergerebbe come Giuliano Soria, Presidente del Premio Grinzane Cavour, avrebbe in anni passati, insegnato all'Università di Trieste come professore straordinario, percependo retribuzioni anche in assenza di allievi e utilizzando lunghi congedi retribuiti;
egli risulterebbe, sempre secondo indiscrezioni, attualmente docente all'Università Roma Tre, in qualità di ordinario; tuttavia alcuni evidenziano la sua assenza da molti anni nello svolgimento delle attività didattiche -:
se siano effettivamente vere le notizie riportate in premessa;
se il titolo di studio del Soria sia coerente con l'insegnamento che sarebbe stato ricoperto;
con quali procedure selettive e concorsuali egli abbia ottenuto tali incarichi;
per quanti anni abbia ricoperto tali incarichi e quanti corsi, con effettiva e continuativa presenza, abbia effettivamente tenuto;
quale sia il compenso omnicomprensivo percepito in tutti questi anni.
(5-01312)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
un insegnante di sostegno denuncia che in alcune scuole, della regione Puglia e precisamente la S.M. «L. Antonelli» PESCARA, il personale docente assegnato su posta di sostegno viene talvolta impiegato per l'effettuazione di supplenze in sostituzione di colleghi assenti dal servizio, della propria o di altre classi. Come da lettera inviata il 30 maggio 2008 al Ministro sopra indicato e da esposto alla Procura della Repubblica di Roma in data 7 febbraio 2009;
tale situazione, non appare uniformata a criteri di regolarità, tenuto conto che finisce per distogliere l'insegnante di

sostegno dal proprio compito istituzionale. Mentre, d'altro canto, non si può mancare di sottolineare come, specie dopo l'entrata in vigore della Legge 5 febbraio 1992 n. 104, l'integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap sia assurta al rango di vero e proprio diritto soggettivo, il cui esercizio non potrebbe essere legittimamente violato dall'Amministrazione Scolastica;
relativamente alla sostituzione dei colleghi della propria classe, non potrebbe fondatamente argomentarsi, in senso contrario, dalla circostanza che l'articolo 13, comma 6, legge n. 104 del 1992 faccia riferimento alla «contitolarità» della classe, trattandosi di una disposizione che assume una propria specifica valenza sul piano squisitamente didattico, in vista del necessario raccordo tra il docente di sostegno e i docenti cosiddetti curriculari in sede di programmazione educativa e didattica, senza peraltro inficiare la distinzione tra i rispettivi compiti;
è evidente che ciò consente un «risparmio» della relativa spesa alla scuola/istituto. Gli insegnanti di sostegno sono 40.000 e basta una sola ora di supplenza per ognuno di loro (normalmente ne fanno 4 o 5 a settimana) per ottenere risparmi considerevoli per lo Stato. Infatti basta moltiplicare il costo della tariffa che al momento è di 35 euro per ottenere un risparmio di ben 1.400.000 euro al giorno (quasi tre miliardi delle vecchie lire);
il danno però è enorme per gli insegnanti di sostegno e ancora di più per i loro alunni;
gli insegnanti di sostegno hanno un servizio molto delicato e compiti ben definiti e il danno è facilmente rilevabile;
in pratica il capo d'istituto nel momento in cui decide di utilizzare l'insegnante di sostegno dalla funzione di supporto didattico individuale e/o in compresenza per l'alunno in difficoltà svantaggiato per il servizio svolto a tutta la classe, utilizzare i già pochissimi fondi pubblici per i ragazzi più deboli per un servizio diverso -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non intenda con una circolare ministeriale dare forza all'applicazione della legge n. 104 del 1992 precisando eventualmente quando gli insegnanti di sostegno hanno l'obbligo di servizio di sostituire colleghi assenti con supplenze durante il loro normale orario di servizio;
come intenda procedere al fine di dare soluzione al problema prospettato.
(4-02827)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:

LIVIA TURCO, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, ARGENTIN, BINETTI, BOSSA, BUCCHINO, BURTONE, CALGARO, D'INCECCO, GRASSI, LENZI, MIOTTO, MOSELLA, MURER, PEDOTO e SBROLLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008 prevede, all'articolo 81, comma 32, la concessione ai residenti di cittadinanza italiana, che versano in condizione di maggior disagio economico, di una carta acquisti, del valore di 40 euro al mese (cosiddetta social card utilizzabile per il sostegno della spesa alimentate e al pagamento delle bollette energetiche, nonché alla forniture di gas, con onere a carico dello Stato);
la carta acquisti è concessa agli anziani di età superiore o uguale ai 65 anni o ai bambini di età inferiore ai 3 anni (in questo caso il titolare della carta è il genitore) che siano in possesso di particolari requisiti;

l'inchiesta «Poveri noi» di Giovanna Boursier, andata in onda domenica 5 aprile, alle ore 21.30, su Rai tre, all'interno della trasmissione Report, condotta da Milena Gabanelli, evidenziava il dato che, rispetto alla stima di 1 milione e trecentomila cittadini italiani titolari del diritto di ricevere la social card, solo 517.000 carte alla data di domenica 5 aprile 2009 erano cariche, su un totale di 700.000 domande effettuate;
sempre dall'inchiesta «Poveri noi» di Giovanna Boursier i costi stimati per produrre 2 milioni di carte e attivarne un terzo sembrano essere stati circa 21 milioni di euro, ripartiti in 2 milioni e 170 mila euro nella carta, 400.000 euro per spedire 1 milione e 300 mila lettere ai presunti beneficiari, 10 milioni e mezzo per i centri di assistenza fiscale per la compilazione dei moduli, 2 milioni nel personale dei call center ed infine nei costi non ben precisati per la pubblicità e la formazione degli addetti, nonché per la stipula della convenzione con il circuito Mastercard per ogni transazione effettuata con la social card;
dal 28 gennaio 2009, con la conversione in legge del cosiddetto «decreto anticrisi», i detentori della social card hanno anche diritto ad un rimborso sul latte artificiale e sull'acquisto dei pannolini per i neonati fino a tre mesi, ma tale misura, sempre dall'inchiesta «Poveri noi» di Giovanna Boursier, non risulta ancora operativa;
uno strumento efficace di contrasto alla povertà dovrebbe essere una misura che non seleziona tra le persone povere, ma che aiuta tutti coloro che si trovino sotto una soglia di povertà stabilita, integrandone il reddito come avviene con la misura del reddito minimo adottata in quasi tutti i Paesi europei, ad eccezione di Grecia ed Italia, dove non esiste una legge nazionale che obbliga ad assumere tale misura, nonostante esista, in proposito, una raccomandazione del Consiglio dei Ministri della Comunità europea fin dal 1992, dove si sancisce l'obbligo per il Paese di garantire ai suoi cittadini non solo un minimo economico, ma anche un minimo esistenziale socioculturale -:
se corrisponda al vero che fino ad ora i costi necessari per attivare la social card siano stati 21 milioni di euro e che ancora non sia operativo né lo sconto sul latte artificiale né sui pannolini e se il Governo non ritenga, a fronte di costi così eccessivi rispetto alle carte effettivamente rilasciate e attivate, di procedere ad una revisione di tale misura, garantendo a tutti coloro che si trovino sotto la soglia di povertà misure economiche adeguate e concrete affinché a tutti sia garantita una reale integrazione socioeconomica.
(3-00491)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo l'inchiesta condotta dal quotidiano Il Giornale, riportata sul numero del 16 aprile 2009, in beffa al periodo di crisi che stiamo attraversando, i centri di assistenza fiscale di Cgil, Cisl e Uil hanno aumentato le tariffe per la compilazione della dichiarazione dei redditi (modello 730, Unico);
sempre secondo l'articolo citato, al contribuente nel 2009 la compilazione dei redditi costerà fino al 100 per cento in più rispetto al 2008, ma solo per chi non è

iscritto al sindacato; sembrerebbe, difatti, che l'aumento è un escamotage per indurre pensionati e contribuenti ad iscriversi al sindacato;
si ricorda che, stante la vigente legislazione, non esiste alcun obbligo di rendicontazione in capo ai sindacati, per cui è impossibile conoscere il loro fatturato, né sapere dove e come vengono spesi i soldi dei contribuenti;
le entrate patrimoniali delle associazioni sindacali possono classificarsi in «contributo sindacale ordinario», derivante dal tesseramento e da un contributo periodico a carico degli associati nella misura annualmente stabilita dagli organi statutari delle singole associazioni, variamente denominato («quota di ammissione», «contributo di iscrizione», «quota annuale di iscrizione» ed altro), e «contributi straordinari», versati - questi ultimi - in occasione di prestazioni speciali di assistenza;
il tesseramento costituisce la fonte di reddito più cospicua: gli iscritti alla triplice - secondo i dati riportati sul quotidiano - sono circa 11 milioni, che mensilmente versano lo 0,40 per cento (circa 40 euro annui) del proprio stipendio direttamente alle casse dei sindacati;
il meccanismo di riscossione automatica, peraltro, era stato abolito nel 1995 a seguito della consultazione referendaria; tuttavia, è ancora in vigore, in quanto, in mancanza di intervento legislativo, tale meccanismo è stato rimesso all'autonomia contrattuale delle parti, che l'hanno generalmente inserito nelle clausole dei contratti collettivi nazionali di lavoro;
la seconda fonte di reddito, in ordine di consistenza, è rappresentata dai centri di assistenza fiscale, che secondo un meccanismo unico in Europa incassano soldi dall'Inps (nel 2006 ammontavano a 120 milioni di euro), soldi dai contribuenti, sia iscritti che non, per via della dichiarazione dei redditi (in media circa 300 milioni) e soldi dall'erario (circa 180-200 milioni) per le dichiarazioni inviate all'agenzia delle entrate;
i privilegi riservati ai sindacati non si limitano al monopolio dei servizi di assistenza fiscale e di patronato ed alla mancanza di un obbligo di rendicontazione; sono, infatti, ancora in vigore le disposizioni di cui ai commi 5 e 6 dell'articolo 3 del decreto legislativo 16 settembre 1996, n. 564, ritenute contrarie ad ogni logica di contenimento della spesa pubblica, che riconoscono la doppia pensione per i sindacalisti in aspettativa, che usufruiscono di contributi figurativi a carico dell'Inps e, in aggiunta, di un versamento sindacale extra, e per quelli distaccati -:
se corrisponda al vero quanto denunciato da Il Giornale e tutto ciò che è riportato in premessa e quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'opportunità di liberalizzare l'attività di patronato e assistenza sociale, nonché di prevedere anche per sindacati e relative associazioni l'obbligo, al pari di una qualunque impresa, di rendicontazione del bilancio di esercizio e conseguente pubblicazione, in linea con l'esigenza di trasparenza e chiarezza oramai richiesta a gran voce dai contribuenti italiani.
(3-00492)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un operatore sanitario in pensione dal 1° gennaio 2005, titolare di indennizzo 210/92 5a cat. con diagnosi di CIRROSI EPATICA DA DOPPIA INFEZIONE HBV-HCV nonostante avesse contratto la stessa patologia dei danneggiati da trasfusione non può rivalersi sul Ministero della Salute essendo il danno non causato ma subito nell'esercizio della sua mansione;
nella scorsa legislatura tutte le categorie dei danneggiati sono stati tutelati da una legge che prevede un risarcimento. Unici esclusi gli operatori sanitari nonostante il numero delle persone coinvolte sia esiguo;

di fronte a tale situazione si potrebbe percorrere la strada della pensione privilegiata di circa 100 euro mensili, con lungaggine dei tempi, o una causa di servizio con un importo ridicolo, per cui oltre il danno, seguirebbe la beffa;
l'altra alternativa possibile sarebbe ricorrere all'INAIL, ma spesso quando si rileva il danno subito è già trascorso il tempo della prescrizione -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e cosa intenda fare per trovare una soluzione adeguato a coloro che contraggono danni come quelli indicati per ragioni di lavoro.
(4-02826)

DI PIETRO, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 2 dicembre 2008 il consiglio di amministrazione di Telecom ha varato al termine di una riunione fiume durata oltre nove ore il nuovo piano industriale per il triennio 2009-2011;
nella mattinata del 3 dicembre 2008, in vista della presentazione del piano stesso da parte dell'amministratore delegato Franco Bernabè a Londra, le agenzie riportavano la notizia secondo cui il piano industriale di Telecom Italia per il 2009/2011 approvato nel lungo Consiglio di amministrazione del giorno precedente prevedeva una crescita media annua dei ricavi di oltre il 2 per cento;
durante la conferenza stampa di presentazione del piano industriale l'Amministratore delegato Bernabè ha dichiarato che: «L'obiettivo del piano è di proseguire nel miglioramento della dinamica di ricavi e margini avviata nel corso del 2008 e riprendere un percorso selettivo di crescita caratterizzato da una severa disciplina finanziaria del Gruppo Telecom Italia. Avevamo annunciato con forza un ritorno ai fondamentali, con l'obiettivo della generazione di cassa, della riduzione del debito, della corretta dinamica di ricavi e margini coerenti con la nostra dimensione e con la nostra capacità operativa. Le condizioni dei mercati e dell'economia reale nel frattempo intervenute hanno mostrato come sia necessario essere ancora più incisivi nell'affrontare in modo prioritario la riduzione dell'indebitamento. Alla luce dei risultati, che nel frattempo hanno mostrato la frenata dell'erosione dei margini, siamo oggi in condizione di proseguire con un piano triennale che conferma la direzione di questi ultimi mesi. Continueremo quindi con più determinazione sul lato del controllo dei costi operativi e degli investimenti, con un perimetro di business coerente con le nostre attuali necessità, e con l'obiettivo di abbattere il debito intorno al 2,3 in rapporto all'Ebitda»;
più nello specifico secondo il piano industriale dell'azienda: «I target per l'anno 2009 prevedono: ricavi organici tra 22,7 e 22,8 miliardi di euro, Ebitda organico tra 9,9 e 10 miliardi di euro, investimenti industriali per circa 3,3 miliardi di euro; i ricavi organici sono previsti in leggera crescita (0,2 per cento medio annuo) per il periodo 2008-2011 ed è atteso il raggiungimento di un Ebitda margin organico di circa il 46 per cento nel 2011 e gli investimenti rappresenteranno circa, il 13-13,5 per cento dei ricavi. Il primo obiettivo del piano sul mercato domestico è l'inversione del trend dei ricavi nel 2010 grazie alla crescita dei ricavi da servizi innovativi (BroadBand e business adiacenti) che al 2011 rappresenteranno circa il 28 per cento dei ricavi domestici totali.».;
in particolare, il ritorno alla crescita sul domestico, si dovrebbe fondare secondo quanto annunciato, su cinque punti: 1. la difesa della market share a valore grazie al nuovo approccio customer centric (consumer, business e Top Client) completamente operativo da gennaio 2009 con il varo della nuova organizzazione; 2. la chiusura del gap nella penetrazione nel broadband fisso rispetto alla media europea, sia aumentando la soddisfazione dei clienti grazie all'aumento della Qualità del Servizio, sia

attraverso l'innovazione dell'offerta in termini di indirizzo di nuovi bisogni e di promozione di suite di servizi di VAS e Connettività per famiglie ed imprese; 3. lo Sviluppo del broadband mobile difendendo il premio di mobilità, il posizionamento di TIM sui servizi VAS Interattivi ed indirizzando la forte crescita dei clienti broadband convergenti; 4. lo sviluppo significativo nei business adiacenti (IPTV, ICT, Online Advertising, Digital Home, Service Exposure) per ampliare lo share of wallet sul cliente, la loyalty; 5. la revisione dell'Architettura di marca del Gruppo per una più coerente percezione del nuovo assetto dell'offerta convergente e della citata impostazione customer centri;
sempre l'amministratore delegato ha poi aggiunto: «Siamo fiduciosi su questo piano», sugli obiettivi di generazione di cassa e di riduzione del debito e non c'è la prospettiva di un aumento di capitale. Bernabè inoltre ha indicato che «nonostante lo scenario macroeconomico siamo fiduciosi sulle prospettive a lungo termine». Anche con riferimento alla crisi in atto, l'amministratore delegato Telecom ha rilevato che «la recessione interesserà soprattutto il mercato anglosassone»;
nonostante la fiducia espressa, tra gli obiettivi fissati ed annunciati vi è anche, quasi come presupposto al resto, una notevole riduzione del personale, il piano triennale di Telecom Italia, tra le altre cose, prevede infatti, anche un «ulteriore intervento di riduzione degli organici sul perimetro domestico», pari a «4 mila unità oltre alla già prevista riduzione di 5 mila risorse entro il 2010». I dipendenti di Telecom Italia scenderanno da 64 mila a circa 55 mila nel 2011, una riduzione complessiva del 14 per cento;
l'amministratore delegato ha poi specificato di volere procedere cercando il consenso delle parti, con l'obiettivo finale di rafforzare l'azienda, che può fare da volano per la crescita del settore Ict e quindi sostenere l'andamento del Pil. Il rafforzamento di Telecom Italia, ha specificato l'amministratore delegato è un grande obiettivo del Paese, cui tutti dovrebbero collaborare;
la collaborazione richiesta dall'azienda pare coinvolgere in primo luogo dipendenti e clienti: come detto sono stati dichiarati quindi 4.300 esuberi che si vanno ad aggiungere ai 5.000 già annunciati a settembre del 2008, è prevista una riduzione del 20 per cento delle risorse già stanziate per lo sviluppo e la manutenzione delle reti telefoniche che porterà presumibilmente ad un progressivo scadimento della qualità offerta ai clienti, è stata annunciata poi la chiusura di 22 sedi in Italia del servizio assistenza clienti, una decisione che anticipa quella di procedere alla completa esternalizzazione del servizio. Già oggi Telecom appalta parte del lavoro a call center esterni;
alcuni casi appaiono davvero particolari, come quello di Mantova dove, ad esempio, i dipendenti Telecom sono chiamati a trasferirsi nella sede di Verona, tenendo presente la turnistica a cui sono sottoposti dalle ore 6.50 alle ore 21.00, 7 giorni su 7. Di fatto tale trasferimento potrebbe costringere alle dimissioni molti lavoratori. Appare doveroso riflettere sulle ragioni di tale trasferimento perché non paiono direttamente connesse a motivi di risparmio economico visto che nel comune di Mantova, a quanto si apprende, vi sono spazi già occupati da personale Telecom in cui i dipendenti del 187 chiamati a trasferirsi potrebbero essere collocati;
quanto al consenso delle parti ricercato dall'azienda non pare affatto esserci; il giorno 5 febbraio a Roma si sono incontrate le Segreterie Nazionali e territoriali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL, insieme al Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom Italia, con i rappresentanti dell'azienda, al fine di completare gli approfondimenti relativi alle ricadute del piano industriale 2009-2011. Durante l'incontro sono stati illustrati gli intendimenti aziendali di riorganizzazione delle aree di staff, oltre che le prime «traduzioni» in numeri e sedi impattate, legate alla riorganizzazione. Il giudizio dei

rappresentanti sindacali appare evidentemente molto critico. Secondo i sindacati per quanto riguarda le linee di sviluppo aziendale, il piano 2009-2011 presenta negatività e limiti evidenti si muove in una logica esclusivamente finanziaria con la vendita di asset fino a qualche mese fa definiti strategici (Sparkle, Germania, Cuba e Olanda), la riduzione drastica di investimenti (2 miliardi, di cui quasi 1 sulla rete), il «congelamento» della presenza in Brasile (la più importante in termini di ricavi e fatturato). Inoltre il piano si presenta totalmente contraddittorio tra obiettivi dichiarati e scelte economiche, industriali e organizzative annunciate. In particolare sembra del tutto evidente che l'obiettivo di migliorare da subito la qualità (soprattutto nei confronti del cliente finale) si scontra con una profonda riorganizzazione del customer e con l'uscita di migliaia di lavoratori (con ulteriori mobilità professionali aggiuntive, per riempire i vuoti); così come di difficile realizzazione saranno gli obiettivi dichiarati di puntare ad una più rapida penetrazione della banda larga e dei relativi servizi (e quindi ad una crescita dei ricavi sui servizi innovativi) a fronte di un calo di risorse per 900 milioni di euro proprio sulla manutenzione dell'attuale rete in rame e per la diffusione delle nuove tecnologie in centrali e aree attualmente non coperte o con evidenti problemi (ridondanza, lontananza tra centrale e utenza, scadimento del rame, eccetera). La stessa valorizzazione dell'informatica e dell'IT è contraddetta dall'eventuale internalizzazione di attività a basso valore, mentre continua il ricorso a consulenze esterne per quanto riguarda le attività più pregiate (a partire dalla costruzione della nuova piattaforma CRM). Le stesse scelte di intervenire sul mercato nel tentativo di meglio valorizzare marchio e il rapporto diretto con il cliente sono poi contraddette dalla scelte di riduzione della presenza, nelle aree di vendita, di dipendenti Telecom; in sintesi, per le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL «non vi è una linea di sviluppo industriale chiara e coerente, non vi è qualsivoglia strategia di rafforzamento su mercati esteri, non vi è alcuna valorizzazione delle peculiarità, tecnologiche e organizzative (a partire dalla presenza capillare sul territorio) di Telecom Italia. L'unica scelta chiara è quella di intervenire ulteriormente sul costo del lavoro, oltre che su un modello organizzativo che verrà completamente messo a soqquadro, con il rischio di paralizzare l'azienda attraverso l'ennesimo cambio di modello gestionale e divisionale»;
il piano industriale presentato da Telecom non pare aver convinto neanche il Governo tant'è che lo stesso Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha dichiarato al riguardo che: «Guarderemo con molta attenzione a questo ulteriore programma di ristrutturazione di Telecom, per vedere se sia davvero necessario alla sopravvivenza ed alla crescita di questa società. Lo dico per Telecom e per qualunque altra situazione - ha proseguito il Ministro Sacconi - la generosità degli ammortizzatori sociali non deve incoraggiare una facile espulsione dei lavoratori dai luoghi di lavoro, se non in presenza di una esigenza incontenibile per la sopravvivenza della società. Bisogna sempre entrare nel merito e non accettare acriticamente quello che il datore di lavoro decide, tanto più in una stagione in cui mettiamo generosamente a disposizione molti più ammortizzatori sociali»;
è bene ricordare che Telecom ha da poco dato vita ad una fondazione di cui Navarro Valls è presidente con lo scopo dichiarato di ridurre il disagio sociale e migliorare la qualità della vita delle persone. L'esubero di 10 mila dipendenti in tre anni, senza un'adeguata giustificazione nel piano industriale, se non quella di un mero risparmio economico avulso da una strategia coerente di rilancio aziendale, non sembra coerente con gli obiettivi della fondazione Telecom Italia -:
se non ritenga necessario controllare, così come annunciato, con la dovuta perizia ed attenzione, nei limiti delle proprie prerogative, la coerenza e la congruità, tra

il piano industriale, e gli esuberi annunciati dalla Telecom;
se non ritenga altresì necessario verificare che, in questo specifico caso, il riconoscimento di ammortizzatori sociali, peraltro limitati e per il momento solo annunciati, non stia incoraggiando l'espulsione dei lavoratori dai luoghi di lavoro;
se non ritenga necessario disporre con la massima urgenza, per i prossimi, 24 mesi, misure a sostegno del reddito per i dipendenti Telecom a rischio di esubero finalizzate a mantenere in attività il maggior numero possibile di lavoratori sia dipendenti che parasubordinati, prevedendo, per l'azienda nel caso in cui rinunci agli esuberi e si impegni a mantenere in servizio i dipendenti con un orario ridotto, l'attivazione di specifici ammortizzatori sociali finalizzati a compensare la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa, garantendo così il mantenimento in attività, per i prossimi 24 mesi dei lavoratori sia dipendenti che parasubordinati.
(4-02832)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

BRANDOLINI e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 103-sexies del regolamento (CE) n. 1234 del 2007 prevede che gli Stati membri, in cui il livello di organizzazione dei produttori nel settore ortofrutticolo sia particolarmente scarso, possono essere autorizzati dalla Commissione, previa richiesta debitamente giustificata, a concedere alle organizzazioni di produttori un aiuto finanziario nazionale aggiuntivo non superiore all'80 per cento dei contributi finanziari previsti dall'OCM del settore;
l'articolo 93 del regolamento (CE) n. 1580/2007 dispone che il livello di organizzazione dei produttori (OP), in una regione di uno Stato membro, è considerato particolarmente scarso quando le OP hanno commercializzato meno del 20 per cento del valore della produzione ortofrutticola regionale in ciascuno degli ultimi tre anni;
le regioni aventi un livello di organizzazione inferiore al 20 per cento sono Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Marche, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna;
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per il calcolo ufficiale del livello di aggregazione in ciascuna regione, ha preso come riferimento tutta la base produttiva aggregata, tenendo conto dei produttori soci sia delle OP con sede nelle regioni suddette sia delle OP con sede in altre regioni ma che presentano produttori aderenti in Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Marche, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna;
è stato stanziato per l'aiuto nazionale dal ministero dell'economia e delle finanze l'importo di euro 25.479.079,81 ampiamente sufficiente a coprire le richieste di aiuto di tutte le OP che hanno produttori nelle regioni interessate;
la Commissione europea ha ribadito con nota del 9 marzo 2009, n. 5592, che l'aiuto nazionale deve essere erogato alle OP che hanno commercializzato le produzioni ottenute dagli associati situati nelle regioni a basso livello di aggregazione. Tale requisito, riportato nell'articolo 93 del Regolamento CE n. 1580/2007 del 21 dicembre 2007, era già stato esplicitato in modo chiaro nella nota interpretativa della Commissione - FAQ n. 2008-34 - pubblicata in ottobre 2008, in cui si evidenzia che, ai fini del calcolo del livello di organizzazione di produttori, non bisogna prendere la regione in cui l'OP è riconosciuta o abbia la sede legale, bensì il livello di commercializzazione delle OP nel territorio in esame;

le OP interessate che hanno sede legale in altre regioni, ma con produttori localizzati nelle regioni a basso livello di aggregazione, hanno comunque presentato regolare domanda di aiuto nazionale nell'ambito del programma 2008, in conformità alla normativa, sostenendo le spese per investimenti nelle regioni a basso livello di aggregazione. Le richieste di aiuto sono state approvate dalle regioni competenti con apposita determinazione;
nonostante le direttive stabilite dalla normativa comunitaria, il ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali:
a) con nota del 15 dicembre 2008, ha comunicato che l'aiuto sarà erogato alle sole OP con sede legale nelle Regioni Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna;
b) nella bozza di decreto «Aiuto finanziario nazionale alle organizzazioni dei produttori ortofrutticoli per l'anno 2008, ai sensi del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio» all'articolo 2 paragrafo 3 afferma che le OP beneficiarie dell'aiuto sono solo quelle incluse nell'allegato alla nota 13 ottobre 2008, n. 3922 ovvero solamente le OP con sede legale nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna;

è necessario provvedere ad integrare l'elenco allegato alla nota 13 ottobre 2008, n. 3922-ATPO, con la quale è stata richiesta alla Commissione europea l'autorizzazione alla concessione, per l'anno 2008, dell'aiuto finanziario nazionale inserendo anche le OP con sede in altre regioni ma che in conformità alla normativa comunitaria, presentano produttori nelle regioni a basso livello di organizzazione, tenuto conto che l'integrazione all'elenco delle OP con produttori aventi sede nelle regioni interessate ed erroneamente escluse, non rappresenterebbe una modifica alla richiesta originaria di autorizzazione e avrebbe comunque copertura finanziaria;
è altresì necessario modificare la bozza di decreto che creerebbe oggettive discriminazioni territoriali impedendo l'accesso all'aiuto nazionale ai produttori operanti nelle sette regioni individuate che aderiscono ad OP riconosciute e/o aventi sede in altre regioni posto che qualora tali discriminazioni fossero confermate le organizzazioni di Produttori dovranno necessariamente dare corso ai procedimenti occorrenti per tutelare i numerosi produttori delle regioni Sicilia, Puglia, Campania, Toscana, Marche e Friuli Venezia Giulia, ingiustamente esclusi dall'aiuto nazionale -:
se e quali provvedimenti intenda assumere per recepire i rilievi formulati in premessa.
(5-01307)

NASTRI e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2008 l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) ha eseguito per le provincie di Novara, Vercelli e Torino una rideterminazione dell'uso del suolo (refresh) con l'obiettivo di verificare la compatibilità delle domande di aiuto presentate dai produttori agricoli con i diversi regimi comunitari di aiuto;
tra le varie problematiche emerse, tale «refresh» ha portato a considerare come tare improduttive gli arginelli che delimitano le camere delle risaie, non tenendo conto che, da sempre, sono funzionali alla coltura e senza di essi la coltivazione del riso risulterebbe impossibile, come peraltro richiamato dall'articolo 30 del Regolamento (CE) 796/2004;
le aziende, recentemente controllate in campo perché estratte quale campione da AGEA, si ritrovano con dati di seminabilità inferiori o non conformi a quanto stabilito precedentemente;
esistono problemi di sovrapponibilità tra le ortofoto e le mappe catastali oltre che palesi errori interpretativi delle ortofoto stesse;
moltissime aziende si vedono bloccate le varie domande di aiuto comunitario

creando così scompensi finanziari difficilmente gestibili nell'attuale contesto economico -:
quali iniziative si intendano adottare affinché sia fatto un tempestivo pagamento degli aiuti comunitari dovuti da parte dell'AGEA, affinché gli arginelli delle risaie vengano considerati parte integrante della coltura e non tare improduttive e affinché vengano valutate le responsabilità degli organismi pagatori nel ritardo dei pagamenti dovuti per gli anni pregressi.
(5-01310)

RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2008 sono state avanzate alcune richieste di reiscrizione in bilancio di fondi colpiti da perenzione amministrativa e relativi ad interventi infrastrutturali irrigui nelle aree sottoutilizzate, per far fronte a pagamenti di lavori eseguiti e ad oneri per contenzioso;
tuttavia, tali richieste ad oggi non risultano soddisfatte e nemmeno si conoscono i tempi e le modalità di erogazioni per le richieste di reiscrizioni inoltrate durante il 2009, per nuove esigenze sempre legate alla realizzazione di opere pubbliche;
a fronte di tale indisponibilità alcuni consorzi di bonifica hanno denunciato questa grave situazione di sofferenza di appalti in corso per i quali, in mancanza di immediato accredito dei fondi sono già maturati ingenti oneri per interessi moratori a carico dell'Amministrazione;
inoltre, a causa della situazione di blocco le stesse imprese di costruzione esecutrici dei lavori in appalto hanno avanzato richieste di rescissione contrattuale in danno dell'Amministrazione -:
quali iniziative siano state poste in essere per il superamento della grave situazione determinatasi a seguito delle disposizioni di cui all'articolo 3, comma 36, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), che ha ridotto il termine di utilizzo delle somme iscritte in bilancio da sette anni a tre anni, determinando dunque la perenzione amministrativa delle somme assegnate per la realizzazione degli interventi strutturali irrigui avviati nelle aree sottoutilizzate, in particolare nel Mezzogiorno.
(5-01311)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
numerose sono le aree di interesse nazionale, fra cui Massa e Carrara, il cui risanamento, a oggi, risulta essere bloccato per questioni tecniche, spesso legate all'interpretazione della normativa, e per insufficienza di finanziamenti dedicati a queste aree;
le procedure che riguardano i siti di interesse nazionale (SIN) risultano spesso lunghe e farraginose, e penalizzano spesso le comunità locali;
numerosi sono gli enti interessati nella fase operativa di controllo spesso non adeguatamente coordinati;
lo scorso marzo, si è tenuta, presso la sede del ministro interrogato, una riunione del Comitato di Sorveglianza del programma straordinario nazionale per il recupero economico e produttivo dei siti inquinati, per i quali era stata prevista una dotazione di circa 3 miliardi di euro, stabilita da una delibera Cipe nella fase di avvicendamento tra il precedente Governo e quello attuale;
tale dotazione è stata poi confermata dall'attuale titolare del dicastero dell'economia e finanze ma fortemente decurtata da una recente delibera Cipe allocando quei fondi alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio attraverso la creazione del Fondo per l'economia reale;

del fondo iniziale per avviare il programma nazionale e accelerare le bonifiche, laddove è già prevista una successiva fase di reindustrializzazione, sembrano rimasti poco più di 1 miliardo di euro ma ancora non è stato aperto un capitolo di spesa specifico;
con la creazione del Fondo per l'economia reale vengono rimesse in dubbio altre risorse e rischiano di non partire i bandi per poter utilizzare i fondi rimasti;
i fondi che rischiano di confluire nel fondo per l'economia reale risulterebbero essere: 2 miliardi di euro per il recupero dei siti inquinati; 1,8 miliardi di euro per i contratti di sviluppo per le aree del Mezzogiorno; 200 milioni di euro per ampliare il programma per l'innovazione «Industria 2015»; 800 milioni per la banda larga; 700 milioni per le fonti rinnovabili e per il risparmio energetico; 100 milioni di euro destinati all'operatività delle Zone Franche Urbane;
per quanto concerne i SIN sono state già individuate 26 aree, tra cui anche Piombino e Massa, per le quali sono state già espletate le verifiche e richiesta l'immediata dotazione dei primi 50 milioni (dei 100 previsti) in modo da far partire i progetti di bonifica e reindustrializzazione considerato che le aziende sarebbero già in possesso dei progetti esecutivi e, quindi, i previsti accordi di programma, tra amministrazioni statali, regionali, locali e aziende, potrebbero essere firmati da subito consentendo l'inizio dei lavori stessi -:
quali sia la reale situazione relativa alla bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale (SIN) e quali siano l'ammontare complessivo delle risorse economiche dedicate al risanamento di tali siti e i tempi per la completa realizzazione delle opere di bonifica relativa ai SIN.
(4-02824)

NANNICINI, DAMIANO, PELUFFO e ESPOSITO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Eutelia S.p.A. è un operatore delle telecomunicazioni con sede legale in Arezzo che si pone al 5o posto per infrastrutture e servizi;
Eutelia dispone di 13.000 km di rete in fibra ottica, raggiunge un fatturato di 420,4 milioni di euro. Esso deriva per euro 299,1 milioni dall'area TLC e per euro 121,4 milioni di euro dall'area IT;
gli ordini in portafoglio per il settore IT ammontano al 31 dicembre 2008 a 130 milioni di euro;
Eutelia occupa circa 2.400 dipendenti sparsi nelle numerose sedi nazionali;
le sedi operative principali sono oltre ad Arezzo, dove è presente la sede legale, a Pregnana Milanese (Milano), Roma, Ivrea, Bari, Napoli ed Avellino;
Eutelia è quotata alla Borsa Italiana dal 2005. I principali azionisti sono: Finanziaria Italia (25,745 per cento) e F. Finanziaria (13,432 per cento) della famiglia Landi;
essa attualmente controlla le seguenti società: Amcatel S.p.A. (50 per cento), Molisecom S.p.A. (90 per cento), C3 Europa Ltd (100 per cento), Techno Business S.r.l. (100 per cento), Agile S.r.l. (100 per cento), Eunics lab (100 per cento), Mobyland (99,9 per cento);
la società viene costituita nel 1998 come Internet Service Provider e dal 1o marzo 2004, con l'acquisizione delle aziende Plug it ed Edisontel nasce il marchio Eutelia;
Plug it era la società assegnataria dall'autorità delle comunicazioni dei numeri 899-141422 e 899-141466 la quale ha poi rivenduto tali numeri ad un'azienda privata - un centro servizi - con sede in Svizzera;
Edisontel è una società in crisi messa in vendita dalla Edison. Edison proprio il giorno prima di vendere aumenta il capitale

di Edisontel con 78 milioni di euro per coprire le perdite e 148 per cancellare il debito verso la stessa controllante, «un regalo, si disse ai tempi» (Il Sole 24 Ore del 24 giugno 2008);
nell'ottobre 2004 l'Autorità TLC dopo una lunga istruttoria sull'uso dei numeri a pagamento, ha deciso di irrogare una sanzione a Plug it per 3 milioni di euro ed a Edisontel per 250 mila euro;
il 9 dicembre 2004 Eutelia acquisisce la totalità delle azioni della società New Deal, azienda produttrice dei software detti «dialer»;
nel 2005 il gruppo Eutelia acquisisce l'80 per cento di Nts-Freedomland - società quotata al nuovo mercato ed operante nel settore dei media e di internet - ed il 71,5 per cento della piemontese Noicom, operatore di telecomunicazioni del nord-ovest;
l'acquisizione di società in crisi continua quindi nel 2005 con la Nts-Freedomland. La società Freedomland di Virgilio Degiovanni - colui che ha lanciato in Italia il «marketing multilevel» la moderna «catena di S. Antonio» che aveva per oggetto il denaro - quotata in borsa nel 2000 a 105 euro;
chi a quella data sottoscrisse l'IPO sponsorizzata dalla Banca Leonardo e Ing Bank, cioè l'Offerta al Pubblico dei titoli per quotarsi alla Borsa di Milano, ha riportato una perdita secca del 99,78 per cento;
di quella vicenda se ne è occupata la magistratura che con una sentenza di primo grado, immediatamente esecutiva, emessa il 31 luglio 2008 dal tribunale civile di Milano, ha condannato in solido la Consob, la Banca Leonardo, i revisori di Deloitte & Touche e Virgilio Degiovanni, per la falsità del prospetto informativo del collocamento della società;
la società, entrò quindi in un'OPA della società Content riconducibile a Tecnosistemidi Mario Mutti, con i finanziamenti di Centrobanca, di Cofiri e di Mediobanca che aveva il suo ex vicepresidente, Ferruccio Cantini, nel consiglio di amministrazione della stessa Tecnosistemi;
la Nts con in cassa ancora 140 milioni di euro viene dunque incorporata da Eutelia per 8 milioni di euro, accollandosi anche 128 milioni di euro di debiti verso le banche. Non prima però di accordarsi con le banche stesse che rinunciarono a circa 29 milioni di euro. Il guadagno per Eutelia fu quindi di circa 33 milioni di euro;
nel 2006, Eutelia entra nel settore dell'Information Tecnology con l'acquisizione, delle attività del Gruppo Getronics Italia attraverso la società Eunics, oggi controllata al 100 per cento. La Getronics di proprietà della omonima società olandese era allora in piena crisi finanziaria e venne pagata simbolicamente 1 euro, anche se portava in dote un volume di commesse di circa 180 milioni di euro;
fra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 la stessa Eunics passava, per conto di Eutelia, all'acquisizione mediante fusione per incorporazione anche della Bull Italia, altra azienda in crisi per la cifra, anche qui simbolica, di 1 euro. Tale acquisizione ha portato un capitale enorme di proprietà immobiliari tra cui quelle della società Immo Pregnanza di Pregnana Milanese - dello stesso gruppo Bull - il sito che dovrebbe essere coinvolto per la futura Expo di Milano. La stessa Bull Italia portava in dote commesse per 80 milioni di euro;
Getronics e Bull avevano contratti con grandi clienti e nei principali settori di mercato. Come si ha modo di leggere nella proposta sindacale sulla vertenza Eutelia del 19 marzo 2009:
Pubblica amministrazione: Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, INAIL, INPDAP, Consiglio di Stato, Ministero del Lavoro, Ministero dell'Interno, Ministero dell'Ambiente, Ministero Economia e Finanza, Ministero della Giustizia, Arma dei Carabinieri, Regioni, Province, Comuni, AUSL, Poste Italiane, ENEL; Banche

e Assicurazioni: San Paolo IMI, BNL, Banca d'Italia, Capitalia, Intesa, Gruppo MPS, CRF, Banca Antonveneta, UNICREDIT, BP di Novara-Verona, BP Milano, CR Parma e Piacenza, Banca Sella, Carige, Axa, Aurora Assicurazioni, e altre; Grande Distribuzione: Coop, Esselunga, Conad; Trasporti: Aeroporti di Roma, Alitalia, Autostrade, TSF (del gruppo F.S.); Industria: FIAT, Pininfarina, Ferrero, Shell Italia, EMC, e altre; Telco e Media: Telecom, Fastweb, Infostrada-Wind, BT Italia, Fiscali, Omnitel-Vodafone, RAI, Sky Italia e altre;
l'acquisto di Getronics e Bull da parte di Eutelia è avvenuto con l'esclusiva logica dell'insourcing e del taglio dei costi;
la nuova organizzazione aziendale mira infatti ad accentrare le decisioni su poche persone emarginando i manager operativi e costringendoli alle dimissioni;
anche quadri con notevoli competenze professionali ed importanti conoscenze di mercato sono stati sostituiti con personale Eutelia proveniente dalle TLC e sostanzialmente impreparato ad affrontare il mercato dell'IT;
nel giro di pochi mesi i clienti del settore Telco vengono persi in quanto non vogliono che un diretto concorrente si occupi del loro settore IT;
nel 2007, con la fusione per incorporazione di Eunics e l'acquisizione di C3 ed Alpha Telecom, del gruppo Tele2, Eutelia diventa rispettivamente leader italiano nei servizi e nelle soluzioni ITC e nella distribuzione di servizi telefonici prepagati in ben 11 paesi europei;
contestualmente alle acquisizioni realizzate - come ebbe a scrivere anche il Senatore Antonello Falomi nell'interrogazione parlamentare atto n. 3-02329 pubblicato il 7 novembre 2005 Seduta 888 - al Ministro delle attività produttive «la direzione aziendale ha posto in essere una serie di azioni vessatorie nei confronti delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori stessi, tra cui l'installazione delle telecamere nei corridoi» e «il trasferimento di 12 lavoratori dalla sede romana alla sede centrale di Arezzo, preannunciando ulteriori 29 trasferimenti...», tutto questo al solo scopo di veder uscire personale dall'azienda;
dal 2007 al 2008 molto del patrimonio delle commesse delle società acquisite è andato disperso, mentre la proprietà è intenta nel fare cassa. La Finanziaria Italiana della famiglia Landi ha infatti incassato 14 milioni di euro solo per la vendita della propria quota in Eunics (65 per cento) alla stessa Eutelia;
tale modo di operare rischia di portare al fallimento dell'integrazione delle attività TLC con quelle dell'IT;
il 25 gennaio 2008 Felice Marano, già componente del consiglio di amministrazione di Eutelia con delega per gli affari strategici viene nominato amministratore delegato della società. Egli ha ricoperto incarichi, prima quale consulente del Gruppo Ferrovie dello Stato e successivamente come direttore generale del Consorzio Multimediale Sinergo, direttore generale della Snai Way, amministratore delegato Cest Communication e presidente del consiglio di amministrazione di Molisecom SpA, società facente capo al gruppo Eutelia;
tutto questo è accompagnato e seguito anche da una serie di eventi negativi a catena per la società;
il 21 maggio 2008 un'ispezione della guardia di finanza finalizzata a verificare presunte irregolarità per decine di milioni di euro relative a pratiche commerciali con i fornitori esteri, che ha portato il pubblico ministero ad emettere dieci avvisi di garanzia alcuni dei quali per associazione a delinquere, frode fiscale e falso in bilancio;
successivamente si è verificato un crollo in borsa con una perdita di valore di 20 milioni di euro in due giorni;
i consiglieri Felice Marano, Ernesto Monti, Giovanni Bennati e Fabio Cerchiai e i sindaci revisori Franco Grandini, presidente

del collegio sindacale, Azelio Senserini, Rossana Fucini e Enrico Martucci, sindaci supplenti si sono dimessi in blocco;
il 10 settembre 2008 Eutelia, su richiesta della Consob, comunica, che i rilievi sollevati dalla società di revisione esterna incaricata, PriceWaterhouseCoopers, non hanno consentito alla stessa di esprimersi sulla conformità del bilancio consolidato semestrale al 30 giugno 2008. La relazione della società di revisione contiene alcuni rilievi relativamente al sistema di controllo interno delle società controllate e collegate ed a quello utilizzato nell'individuazione delle parti correlate;
nel settembre 2008 Eutelia sottoscrive un contratto di affitto con i due liquidatori di EDA per la gestione operativa di un portafoglio ordini da 220 milioni di euro che Enterprise Digital Architets avrebbe dovuto portare in dote. Tale società di software gestisce la rete speciale del Ministero dell'interno e viene usata sia dalla polizia di Stato, che dall'Arma dei carabinieri;
due mesi dopo Eda viene dichiarata fallita dal tribunale ed il curatore fallimentare, Oberdan Tommaso Scozzafava, revoca il contratto di affitto perché presenta un canone troppo basso;
dopo una gara l'affitto dell'Eda passa alla società Vitrociset, della famiglia Crociani, che paga 1,2 milioni di euro cioè sei volte di più di quello che avrebbe dovuto pagare Eutelia;
Vitrociset alla fine del 2006, scorporando un suo ramo d'azienda, ha costituito la nuova società Tecnosky s.r.l per la gestione per conto dell'ENAV di tutto l'ATC. Dalla vendita di tale società all'ENAV ha incassato dallo Stato 109 milioni di euro;
nonostante questo la Vitrociset continua ad avere in esclusiva la manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di gestione e di controllo del traffico aereo e varie altre commesse fra le quali la suite di simulazione per addestrare i controllori di volo;
la Vitrociset ha aderito alla CAI, la cordata di imprenditori «audaci» e «patrioti» che ha rilevato Alitalia, con 30 milioni di euro;
dalla perdita di queste importanti commesse, collegate proprio ai contratti di EDA con la pubblica amministrazione, i bilanci di Eutelia subiscono continui tracolli fino al Progetto di bilancio consolidato 2008 presentato il 31 marzo 2008 con un Risultato Operativo (EBIT) negativo per euro 156.193.000 a fronte di 390.514.000 di ricavi ed un risultato netto attribuibile al gruppo negativo di euro 178.489.000;
allo stesso tempo la posizione finanziaria netta è negativa per euro 66.625.000, forte è l'indebitamento finanziario corrente per euro 63.922.000, soprattutto quello nei confronti del sistema bancario, dove la sola Cassa di Risparmio di San Miniato vanterebbe crediti per circa euro 40.000.000 (fonte Il Sole 24 Ore);
il 22 giugno 2008 è stato firmato tra Eutelia e Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali il contratto di solidarietà, introdotto in Italia nel 1984 il contratto di solidarietà comporta una riduzione dell'orario di lavoro e della retribuzione. Esso, nel nostro caso, ha lo scopo di evitare la riduzione del personale e la cassa integrazione;
se da una parte il contratto di solidarietà permette di non fare uscire completamente i lavoratori dal ciclo produttivo, in un settore dove senza l'aggiornamento continuo implica una veloce perdita le competenze, dall'altro penalizza l'organizzazione del lavoro ed il contatto quotidiano con la clientela;
il contratto di solidarietà sta andando avanti dal 1o luglio 2008 ed è prorogabile per un altro anno, con sgravi fiscali per l'azienda, e l'integrazione salariale del 60 per cento ai lavoratori da parte dell'INPS;

il 19 novembre 2008 Eutelia ha comunicato che la Consob «ha avviato un'azione di impugnazione del bilancio consolidato al 31 dicembre 2007». I rilievi sollevati riguardano, fra l'altro, le valutazioni delle immobilizzazioni;
nel 2008 il titolo Eutelia ha perso in Borsa oltre il 90 per cento del proprio valore;
il 7 gennaio 2009 Eutelia ha comunicato la decisione di abbandonare progressivamente il settore IT - Information Tecnology e di sviluppare un Piano Industriale solo per il settore TLC;
secondo l'azienda il settore IT si compone di 1930 persone suddivise in 5 Business Units: System Engineering con 900 lavoratori; Software factory con 300 lavoratori; Data center/l. Solution con 116 lavoratori; Altri con 120 lavoratori; Staff con 494 lavoratori;
le cifre di questa decisione sono imponenti il piano della società prevede, infatti, l'apertura di una procedura di licenziamento collettivo per tutto il settore, che può essere trasformata in una CIGS, allo scopo di trovare sul mercato dei soggetti interessati all'acquisizione delle attività di IT attualmente presenti nel portafoglio di Eutelia;
a questo punto sorge il dubbio sui veri motivi della crescita del gruppo Eutelia passato in 10 anni da 40 a circa 2700 dipendenti attraverso l'acquisizione di aziende o di rami d'azienda che hanno portato commesse ed asset mobiliari ed immobiliari;
andrebbe chiarito se il costo dell'operazione «spezzatino» annunciata dall'azienda, con cessione di rami d'azienda o addirittura di singole attività e/o contratti d'appalto, sia conveniente dal punto di vista economico e gestibile da quello legale, per il contenzioso che si verrebbe a creare rispetto alle stesse gare d'appalto ed ai ricorsi dei lavoratori sul perimetro di attività;
dove sono oggi tutti i valori e le proprietà immobiliari delle aziende acquisite, molte delle quali ex Olivetti, quali i laboratori di Pregnana Milanese, dove nel 1963, Olivetti mise a punto uno dei primi computer da tavolo «Programma 101» e per questo proprio lì doveva sorgere, per desiderio dell'ingegner Adriano Olivetti, «La grande Pregnanza», un centro di ricerca e sviluppo, progettato dall'architetto francese Le Corbusier, mai realizzato per la crisi del 1964 seguita alla morte del grande imprenditore;
secondo gli interrogati esiste forse una strategia per far subentrare Eutelia in realtà societarie in difficoltà sul piano economico/finanziario, per disfarsi dei residui industriali scomodi dopo averli spremuti a dovere, distruggendo il loro portafoglio clienti ed un patrimonio tecnologico umano e professionale quale quello rappresentato dalla ex Olivetti;
Eutelia è, secondo gli interroganti un altro esempio di come oggi le politiche industriali seguano una logica quasi esclusivamente di natura finanziaria: le proprietà mirano a «fare cassa» nel breve periodo dopo aver lasciato le aziende sempre più svuotate ed indebitate;
secondo gli interroganti, il manager che ha guidato queste operazioni ha tralasciato una seria programmazione in grado di garantire un futuro all'azienda e quindi all'economia del Paese, come si desume dal fatto che si intende dismettere il settore IT invece di studiare una seria integrazione fra IT e TLC -:
se questo modo di operare sia compatibile con la costruzione di «un mondo basato sul primato dell'etica, sul primato delle leggi sulle prassi, sul primato dei valori sugli interessi», per citare la conclusione dell'intervento alla Giornata mondiale del risparmio del 31 ottobre 2008 del Ministro dell'economia e delle finanze;
quanti risparmi sul costo del lavoro e sui costi operativi abbia comportato, ad oggi, per Eutelia, l'applicazione del contratto

di solidarietà e se la decisione di disfarsi del settore IT non si configuri come inadempimento contrattuale, con conseguente rimborso allo Stato dei contributi ricevuti;
quali passi si intenda intraprendere affinché la proprietà presenti un serio e credibile piano industriale 2009-2011, che tolga l'azienda dai giochi finanziari e gli restituisca il proprio carattere imprenditoriale nell'interesse non solo dei lavoratori e delle loro famiglie, ma anche in quello del Paese;
se verrà realizzato un tavolo tecnico-politico che, dopo aver censito le commesse ed i contratti di assistenza in essere e certi con la pubblica amministrazione ed i clienti privati, voglia vagliare tutte le proposte della proprietà, dei sindacati, degli enti locali sedi degli impianti e delle società che hanno manifestato la volontà di rilevare le attività dell'azienda, nell'ottica della salvaguardia, non solo di centinaia di posti di lavoro, ma anche di questa importante realtà produttiva;
se non s'intenda promuovere una nuova intesa con l'Abi per fare in modo di salvaguardare, mediante interventi volti ad evitare una eccessiva stretta sul rientro del credito, l'integrità del sistema industriale in una fase di gravissima crisi;
se il Governo intenda predisporre un tavolo fra le regioni ed i ministeri interessati per studiare un piano d'interventi diretti alla formazione ed alla riconversione del personale: in particolare dei 494 lavoratori della Business Unit denominata STAFF dall'impresa;
se il Governo intenda perseguire una politica sistemica e strategica per l'IT, com'è avvenuto in altri Paesi, allo scopo di sviluppare investimenti in questo settore, indispensabili per l'incremento della produttività ed alla sempre più necessaria crescita economica.
(4-02833)

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i meccanismi di aggiornamento trimestrale delle bollette del settore elettrico e del gas tengono conto dell'andamento dei prezzi petroliferi e di indici a questi correlati;
per l'energia elettrica in particolare, i prezzi di riferimento vengono calcolati con un metodo che considera quanto speso dall'Acquirente unico per l'approvvigionamento sul mercato all'ingrosso fino al momento dell'aggiornamento trimestrale e delle stime su quanto prevede di spendere nei mesi successivi;
durante il 2008, i consumatori hanno dovuto subire le conseguenze degli eccezionali aumenti delle quotazioni del greggio, sino allo scorso settembre, allorché la riduzione da 140 a 40 dollari al barile del prezzo del petrolio, ha avuto ripercussioni favorevoli sull'aggiornamento delle componenti energia delle bollette di luce e gas;
stanti le recenti delibere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas contenenti gli aggiornamenti dei prezzi, si registrano a decorrere dal 1o gennaio 2009 diminuzioni del 5,1 e dell'1 per cento, rispettivamente, per luce e gas con un risparmio di circa 36 euro su base annua per una famiglia tipo; nonché, dal 1o aprile 2009, nuove diminuzioni pari al 2 per cento per l'energia elettrica e al 7,5 per cento per il gas, con un ulteriore risparmio complessivo di circa 92 euro sempre su base annua;
nonostante il meccanismo di ammortizzazione del prezzo degli idrocarburi (ulteriormente rafforzato dopo la recente rimozione della cosiddetta «soglia di invarianza» in attuazione del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, nella Legge 28 gennaio 2009, n. 2) si continua a registrare - come denunciato ripetutamente dalle associazioni dei consumatori - che, mentre gli incrementi del prezzo provocano automatici

ed immediati aggiornamenti in negativo dei prezzi elettrici e del gas, analoghi meccanismi non si registrano in modo altrettanto automatico, in caso di riduzioni;
da numerosi utenti, è stata segnalata la circostanza che Enel avrebbe emesso bollette con scadenza 29 dicembre 2008 con rilevanti acconti su «consumi presunti» anche in capo a quegli utenti i quali mantengono costanti da tempo i propri consumi elettrici;
a fronte delle riduzioni pari al 5,1 e al 2 per cento delle bollette dell'energia elettrica a decorrere, rispettivamente, dal 1o gennaio e dal 1o aprile 2009, l'utente finale si vedrà praticamente compensate le predette riduzioni con quanto già pagato in acconto con l'ultima fattura del 2008 che azzera, così, di fatto per l'intero anno in corso il presunto risparmio di 128 euro su base annua stimato per famiglia tipo;
la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007) ha istituito il «Garante per la sorveglianza dei prezzi» le cui funzioni sono state precisate e rafforzate dall'articolo 5 del decreto-legge n. 112 del 2008;
il Garante, che è organo del Ministero dello sviluppo economico, ai sensi della sopra citata normativa, «verifica le segnalazioni delle associazioni dei consumatori riconosciute, analizza le ulteriori segnalazioni ritenute meritevoli di approfondimento e decide, se necessario, di avviare indagini conoscitive finalizzate a verificare l'andamento dei prezzi di determinati prodotti e servizi. I risultati dell'attività svolta sono messi a disposizione, su richiesta, dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato»;
il Garante «può convocare le imprese e le associazioni di categoria interessate al fine di verificare i livelli di prezzo dei beni e dei servizi di largo consumo corrispondenti al corretto e normale andamento del mercato» -:
se non ritenga, per quanto di competenza e ferme restando le competenze dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, di verificare, anche tramite il garante per la sorveglianza dei prezzi, l'andamento dei prezzi nei mercati elettrico e del gas accertando se sia corretto calcolare e, conseguentemente, addebitare in fattura un consumo presunto di energia elettrica, peraltro molto maggiore dei consumi bimestrali degli utenti interessati;
se l'addebito di consumi presunti, tenuto conto dell'andamento dei prezzi nei citati mercati del gas e dell'elettricità, non si ponga in stridente contrasto con le politiche del governo volte alla salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie soprattutto nell'attuale fase di recessione mondiale.
(4-02838)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Vietti e altri n. 1-00149, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mantini.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00150, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Abelli.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Giulietti n. 5-00914, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zazzera.

L'interrogazione a risposta in Commissione Carlucci e altri n. 5-01030, pubblicata

nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 19 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Brigandì n. 3-00293 del 18 dicembre 2008;
interpellanza urgente Di Pietro n. 2-00340 del 17 marzo 2009;
interpellanza urgente Evangelisti n. 2-00352 del 31 marzo 2009;
interrogazione a risposta scritta Nastri n. 4-02742 del 6 aprile 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Brandolini n. 5-01260 del 6 aprile 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in commissione Alessandri n. 5-00994 dell'11 febbraio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02831.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Bucchino e altri n. 4-02784 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 161 dell'8 aprile 2009. Alla pagina 5384, secondo colonna, dalla riga trentacinquesima alla riga trentaseiesima deve leggersi: «PORTA, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI e NARDUCCI», e non: «BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA», come stampato.