XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 20 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 21 APRILE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la scelta di Milano, quale sede per la realizzazione dell'Expo 2015, riveste un ruolo strategico nella politica di sviluppo economico del nostro Paese;
dopo un anno di paralisi della governance, che ha ritardato l'avvio dei lavori, è stato ufficialmente nominato amministratore delegato e vicepresidente della Soge, la società di gestione dell'Expo 2015, l'onorevole Lucio Stanca, sulla cui compatibilità con il mandato di parlamentare dovrà esprimersi a breve la Giunta delle elezioni della Camera dei deputati;
le preoccupazioni crescono anche per i ritardi accumulati sotto il profilo della copertura dei costi dell'evento;
l'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha stanziato 1.486 milioni di euro, per il periodo 2009-2015, quale quota di finanziamento statale, a fronte di un costo totale stimato in 3.227,7 milioni di euro;
la Corte dei conti, tuttavia, in una relazione del 16 gennaio 2009, ha richiamato l'attenzione sugli oneri relativi alla realizzazione delle opere connesse all'Expo Milano 2015, autorizzati dal citato articolo 14 del decreto-legge n. 112 del 2008, per gli anni dal 2012 al 2015, ritenendoli «in misura largamente eccedente quelli autorizzati per gli anni compresi nel bilancio triennale 2009-2011»;
la residua copertura degli oneri complessivi per l'adempimento degli impegni assunti e non derogabili, pari a 1.746 milioni di euro, verrà assicurata da un finanziamento privato e da trasferimenti da parte di enti locali e dalla regione Lombardia;
il commissario straordinario Moratti (che il 23 aprile 2009 a Parigi, insieme al nuovo amministratore delegato della Soge, la società di gestione di Expo 2015, Lucio Stanca, illustrerà al Bureau international des expositions lo stato di avanzamento dei lavori), nella seduta del Cipe del 6 marzo 2009, ha confermato il cronoprogramma delle opere e l'obiettivo di giungere nel settembre 2014 al completamento delle stesse;
anche il presidente della regione Lombardia ha rassicurato che «su tutte le 65 opere si sta rispettando alla lettera il cronoprogramma, sia per le essenziali che per le 17 cosiddette connesse e le 35 necessarie, e contiamo di concluderle tutte entro settembre» e anche i finanziamenti sembrerebbero essere stati confermati e messi a disposizione per l'esecuzione delle opere necessarie, confermando anche quelli, non ancora disponibili al momento, per le opere connesse in un primo momento non previste e che corrispondono a 1 miliardo e 890 milioni di euro;
tuttavia, per quanto riguarda le opere connesse allo svolgimento di Expo 2015 ed incluse nel dossier di candidatura presentato al Bureau international des expositions, a fronte delle quali è previsto un costo complessivo di 11.718 milioni di euro, sono disponibili 8.949 milioni di euro (circa il 76 per cento del totale) e risulterebbero, pertanto, mancanti ancora 2,7 miliardi di euro, di cui 1.889 milioni di euro a carico dello Stato, 310 milioni di euro a carico degli enti territoriali (comune e provincia di Milano, regione Lombardia), 555 milioni di euro da reperire da privati;
non inclusa nel dossier di candidatura presentato al Bureau international des expositions, ma necessarie allo svolgimento di Expo 2015, sono previste ulteriori opere, per le quali, a fronte di un costo complessivo di 11.443 milioni di euro, sono disponibili 2.243 milioni (circa il 20 per cento del totale), evidenziando un fabbisogno finanziario residuo di euro 9.201 milioni, di cui 7.059 milioni a carico dello

Stato, 971 milioni a carico degli enti territoriali (comune e provincia di Milano, regione Lombardia) e 1.172 milioni da reperire attraverso il coinvolgimento di privati;
le preoccupazioni investono anche altri aspetti, come evidenziato dalla relazione annuale per il 2008 della direzione nazionale antimafia, in cui si sottolinea che: «La circostanza che l'area di Milano ospiterà l'Expo 2015, con il giro di opere pubbliche e dei conseguenti interventi finanziari ed investimenti immobiliari che ruotano intorno all'evento, dimostra a sufficienza quali siano gli interessi in gioco, maggiori persino di quelli ipotizzabili dalla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, e quali gli appetiti mafiosi che si scateneranno, con il corollario di violenza verso i concorrenti esterni, regolamenti interni e quant'altro accompagna di solito tali realizzazioni»,

impegna il Governo:

ad assumere tutte le iniziative utili ad evitare ulteriori ritardi nell'organizzazione di un appuntamento nazionale fondamentale per la ripresa economica, non solo del Nord, ma di tutto il Paese;
in particolare, tenuto conto dell'attuale crisi economica in corso e dell'emergenza sismica cui lo Stato deve far fronte:
a) a garantire l'esecuzione, nei tempi e con i finanziamenti previsti, di tutte le opere necessarie, essenziali e connesse a realizzare l'Expo 2015;
b) a monitorare l'effettiva copertura della quota di oneri a carico degli enti locali e la loro compatibilità con i vincoli imposti dal patto interno di stabilità, tenuto conto che, ove tale compatibilità non dovesse essere assicurata, gli impegni andrebbero comunque onorati a carico dello Stato;
c) a sollecitare e favorire l'ingresso dei privati per la realizzazione ed il completamento delle opere previste dal dossier di candidatura, anche attraverso attività di promozione specifica dell'evento in Paesi esteri per stimolare ed attrarre potenziali investitori in Italia;
ad adottare, in particolare tramite la direzione investigativa antimafia, un piano straordinario di controllo degli appalti, al fine di verificare la correttezza e la trasparenza delle procedure di affidamento degli stessi ed evitare il rischio di infiltrazioni di organizzazioni mafiose;
a fornire annualmente al Parlamento una relazione dettagliata sullo stato di avanzamento dei lavori e sullo stato delle risorse disponibili per la realizzazione delle opere.
(1-00149)
«Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Tabacci, Pezzotta, Anna Teresa Formisano, Occhiuto, Galletti, Libè, Mantini».

La Camera,
premesso che:
in data 31 marzo 2008 il Bureau international des expositions ha designato la città di Milano quale sede per l'Esposizione universale del 2015;
il Governo si è impegnato a favorire il buon esito della candidatura della città di Milano ad ospitare la manifestazione e ad adempiere a tutti gli obblighi internazionali assunti nei confronti del Bureau international des expositions;
l'Expo 2015, dedicata al tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita», consentirà di approfondire, in particolare, i temi legati all'alimentazione, alla salute ed allo sviluppo sostenibile;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 14, comma 2, ha disposto la nomina del sindaco di Milano pro tempore quale commissario straordinario del Governo per l'attività preparatoria dell'evento Expo 2015;

il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 14, comma 2, ha previsto l'istituzione, con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di un «tavolo istituzionale per il governo complessivo degli interventi regionali e sovra regionali» denominato «tavolo Lombardia», presieduto dal presidente della regione Lombardia e a cui partecipano i rappresentanti del Governo nazionale e degli enti locali interessati;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2008, oggetto di revisione e modifica in data 7 aprile 2009, ha proceduto all'istituzione di tutti gli organismi per la gestione delle attività connesse allo svolgimento dell'evento Expo 2015;
in data 1o dicembre 2008 è stata costituita la società Expo 2015 spa, avente come oggetto sociale, in attuazione degli obblighi internazionali assunti nei confronti del Bureau international des expositions, lo svolgimento di tutte le opere individuate nel dossier di candidatura come «essenziali», consistenti nelle opere di preparazione e costruzione del sito espositivo, nelle opere infrastrutturali di connessione al sito, nelle opere riguardanti la ricettività, nelle opere di natura tecnologica, nonché in tutte le attività di organizzazione e gestione dell'evento;
l'assemblea dei soci ha provveduto, in data 9 aprile 2009, alla ricapitalizzazione della società Expo 2015 spa per un valore di 10 milioni di euro, al fine di consentire un'immediata operatività alla società stessa e un capitale congruo rispetto alla portata delle realizzazioni richieste, sia dal punto di vista strutturale, sia per la gestione dell'evento;
la società Expo 2015 spa ha provveduto, in data 9 aprile 2009, alla nomina dell'amministratore delegato, con il relativo conferimento di poteri e deleghe;
la società Expo 2015 spa, nello svolgimento delle proprie funzioni, su specifico indirizzo dei soci, organizzerà le proprie attività sulla base della normativa prevista dal decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, al fine di garantire la massima trasparenza nella gestione;
in data 15 dicembre 2008 e 23 febbraio 2009, si è riunito il tavolo Lombardia, che ha come compito istituzionale la programmazione e la realizzazione di tutte le attività regionali e sovra regionali relative all'evento Expo 2015, nonché gli interventi e le attività per il coordinamento della realizzazione delle opere individuate come «connesse», «necessarie» ed «essenziali», queste ultime al di fuori del sito espositivo; in tali occasioni, alla presenza di numerosi rappresentanti del Governo nazionale, il tavolo ha individuato le politiche più significative ed i principali ambiti tematici su cui approfondire i propri lavori: infrastrutture, turismo e cultura, lavoro e capitale umano, tutela ambientale, valorizzazione del sistema rurale ed agroalimentare, sviluppo e riqualificazione territoriale, interventi straordinari in materia di assistenza di sanità, sicurezza e servizi di pubblica utilità;
le attività di competenza del tavolo Lombardia stanno correttamente procedendo nel rispetto di tempi e programmi;
è già stata reperita, dal Governo e dalle altre istituzioni coinvolte, la maggior parte delle risorse necessarie per il completamento di tutte le opere essenziali e connesse;
il Governo si è impegnato, attraverso la Presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri coinvolti e l'Istituto nazionale per il commercio estero, a svolgere un'intensa attività di promozione e di marketing territoriale e di sviluppo di relazioni internazionali e commerciali, al fine di incrementare l'interesse dell'evento;
è stata svolta un'intensa attività di relazioni istituzionali a livello nazionale ed internazionale, che ha condotto alla sottoscrizione di numerosi e significativi protocolli di intesa tra il comune di Milano e altri comuni e province italiani e tra

regione Lombardia e altre regioni italiane, nonché ad intese per la realizzazione di progetti di cooperazione internazionale. È stata svolta un'intensa attività di relazioni internazionali finalizzata:
a) ad acquisire intese per la realizzazione di progetti di cooperazione coerenti con i temi legati all'alimentazione, alla salute, all'energia ed allo sviluppo sostenibile, progetti in grado di assicurare il coinvolgimento dei Paesi nella manifestazione;
b) alla creazione di una rete di competenze tecniche specifiche possedute dalle diverse organizzazioni internazionali multilaterali (ad esempio, Fao, Ifad, Wfp);
c) all'acquisizione delle fonti di cofinanziamento attraverso intese con le principali istituzioni finanziarie internazionali, le banche regionali di sviluppo e le istituzioni comunitarie,

impegna il Governo:

a reperire, previa definizione di un ordine di priorità, con riferimento ai tempi di realizzazione, all'acquisizione e disponibilità dei soggetti coinvolti ed alla diretta connessione con la realizzazione dell'evento, la totalità delle risorse richieste per il completamento degli investimenti infrastrutturali previsti: opere essenziali, connesse e necessarie;
a riferire periodicamente al Parlamento in merito all'avanzamento delle attività della società di gestione e della realizzazione delle opere e delle iniziative collegate all'evento;
a supportare e sostenere, con tutti gli strumenti a sua disposizione, la società Expo 2015 spa e il tavolo Lombardia nella realizzazione delle attività, delle infrastrutture e delle iniziative legate allo sviluppo e alla realizzazione stessa dell'evento;
a promuovere azioni di raccordo e collaborazione con tutti i livelli territoriali coinvolti, locali, regionali e nazionali;
a sviluppare, in un'ottica di proficua collaborazione, iniziative e progettualità volte al coinvolgimento di attori e soggetti privati;
a favorire momenti o iniziative specifici e mirati alla promozione della manifestazione, in Italia e all'estero, per massimizzare le ricadute positive sui territori interessati, a livello locale, interregionale e nazionale;
ad assicurare che i soggetti istituzionali coinvolti nella realizzazione dell'evento Expo 2015 pongano in essere tutte le azioni di vigilanza necessarie a garantire, com'è ovvio, in un quadro di rigorosa legalità, la massima trasparenza e correttezza nello svolgimento delle procedure di appalto e ad assicurare i necessari livelli di sicurezza nei cantieri.
(1-00150)
«Cicchitto, Cota, Bocchino, De Corato, Salvini, Moroni, Corsaro, Baldelli, Lupi, Vignali, Bernardo, Aprea, Bocciardo, Centemero, Colucci, Frassinetti, Lupi, Pecorella, Stracquadanio, Valducci, Abelli».

La Camera,
premesso che:
le misure di sostegno all'economia adottate dal Governo non sembrano al momento dispiegare una particolare efficacia per quanto riguarda la grave situazione di crisi del mercato siderurgico;
la crisi della siderurgia italiana, europea e mondiale è stata talmente repentina e profonda da non permettere ancora alle istituzioni europee, ai sindacati e agli operatori del settore di prendere misure concrete ed efficaci per farvi fronte;
nel giro di pochi mesi è cambiato lo scenario, nei primi mesi del 2008 si discuteva di come adeguarsi al pacchetto climatico europeo adesso siamo di fronte ad una crisi senza precedenti con tagli alla produzione e all'occupazione;

il problema non si può risolvere solo localmente, è necessaria una politica industriale italiana e un piano europeo che faccia ricorso ai fondi sociali;
la produzione mondiale di acciaio in febbraio era inferiore del 22 per cento rispetto all'anno precedente ma in aumento rispetto al mese precedente come lo era stato anche in gennaio; gli aumenti mensili (destagionalizzati), dell'ordine dei 3 per cento-4 per cento negli ultimi due mesi, sono indotti principalmente dalla produzione cinese in ripresa, ma anche, in minore misura, in altre zone quali i paesi CIS (Comunità degli Stati Indipendenti);
più grave la situazione del settore in Italia, dove nel mese di febbraio 2009 la produzione è stata inferiore del 39,9 per cento rispetto a quella dello stesso mese dell'anno scorso. Una contrazione solo lievemente maggiore era stata registrata in gennaio (40,4 per cento). In termini assoluti per trovare una produzione di acciaio più bassa di quella realizzata nel febbraio 2009, bisogna risalire ai primi anni Settanta;
il consumo apparente - ovvero l'ammontare di un determinato prodotto consumato all'interno di un Paese, proveniente da produzione nazionale o da importazioni che può essere ottenuto come residuo sottraendo la produzione interna esportata dalla somma di produzione interna e produzione estera importata - di prodotti siderurgici in Italia a fine 2008 ha registrato (fonte Federacciai) una forte caduta (-30,5 per cento in dicembre), come le consegne dei produttori nazionali (-18,6 per cento in novembre e 24,4 per cento in dicembre). Lo stesso si può dire per le importazioni e le esportazioni. I primi dati dell'anno in corso confermano lo stato di forte crisi, la produzione di acciaio è in forte riduzione e le ore di cassa integrazione in rilevante aumento;
le prospettive del consumo apparente anche nel 2009 sono assai negative. Si stima una possibile contrazione superiore al 20 per cento, di dimensione relativamente simile a quella della prima crisi petrolifera, ma quantitativamente ben superiore. Secondo questi dati un miglioramento, che comunque lascerebbe una notevole caduta in termini quantitativi rispetto agli anni passati, si potrà profilare solo nel 2010;
l'incertezza è assai elevata a causa della forte e difficilmente prevedibile fluttuazione delle scorte siderurgiche; i dubbi sono accresciuti dalle prospettive economiche che, da un lato appaiono di volta in volta peggiori, ma dall'altro potrebbero risentire sfavorevolmente della mancanza di efficaci misure di sostegno all'economia;
la produzione industriale in Italia nel 2008, con una contrazione del 4,3 per cento rispetto al 2007, ha presentato la più forte caduta dal 1975. La produzione di beni intermedi, di beni strumentali e di beni di consumo durevoli ha fatto registrare riduzioni superiori al 5 per cento, mentre relativamente meno marcata è stata la flessione della produzione di energia e beni di consumo non durevoli;
il profilo mensile dell'indice generale della produzione industriale ha un andamento simile a quello di molti altri indicatori dell'economia reale: una rapida e violenta caduta iniziata nella seconda parte del 2008, rilevazioni di inizio 2009 che non forniscono spunti di novità rispetto alla situazione precedente. In gennaio la produzione industriale realizzata in Italia è stata inferiore del 21,9 per cento a quella di gennaio 2008;
l'indicatore del clima di fiducia nell'industria manifatturiera di febbraio ha segnato un'ulteriore discesa, che ormai dura da 22 mesi. La contrazione è dovuta principalmente alla riduzione degli ordini interni ed esteri e dalle peggiorate aspettative di produzione;
negativa risulta la produzione complessiva dei settori manifatturieri che utilizzano acciaio ed in particolare quello della fabbricazione dei mezzi di trasporto (-29,7 per cento fra gennaio 2008 e gennaio 2009); anche il settore delle costruzioni segna forti contrazioni dell'attività.

L'indicatore del clima di fiducia del settore delle costruzioni conferma l'accentuazione del peggioramento iniziata nella seconda parte dell'anno scorso;
il superamento della situazione congiunturale interna, estremamente negativa per quanto riguarda il consumo e i livelli di produzione, può realizzarsi a seguito di una ripresa delle attività produttive, in particolare nel settore delle costruzioni e della produzione industriale;
secondo Confindustria circa 4,5 milioni di lavoratori europei potrebbero perdere il posto di lavoro nel 2009, previsioni ancora più inquietanti di quelle della Commissione europea che aveva calcolato in 3,5 milioni il numero di posti di lavoro che potrebbero andare persi entro quest'anno;
in Italia la situazione potrebbe assumere dimensioni enormi, il ricorso alla cassa integrazione ormai si avvicina ai massimi del 1993, toccando le filiere produttive, l'indotto dei principali settori produttivi, le piccolissime aziende, anche quelle con meno di quindici dipendenti;
a febbraio la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 553,17 per cento, a marzo del 925 per cento rispetto agli stessi mesi del 2008, nel primo trimestre 2009 l'aumento è stato del 589 per cento rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno;
nella gestione ordinaria i settori con i maggiori incrementi rispetto a marzo 2008 sono stati il comparto meccanico (+1262 per cento), il metallurgico (+7004 per cento), il chimico (+1345 per cento) e il legno (+1728 per cento);
per quanto riguarda il settore siderurgico gli addetti in Europa sono circa 500mila e la direzione industria della Commissione europea prevede un calo dell'occupazione intorno al 20 per cento, si profila dunque l'esigenza di interventi diretti in favore della siderurgia;
il settore siderurgico è strategico per l'economia italiana, fino al 2006 si collocava al secondo posto in Europa, con un fatturato annuo di 35 milioni di Euro, 100.000 dipendenti diretti e indiretti e una produzione nel 2005 di 29,3 milioni di tonnellate d'acciaio, cifra che rappresenta il massimo storico; pur in presenza di fattori critici, il settore ha proseguito la propria espansione incrementando la produzione anche nel 2006;
le misure intraprese dal Governo in favore dell'auto, delle costruzioni e delle grandi opere strutturali, sono utili ma non ancora sufficienti a ridare fiato al rilancio delle principali attività consumatrici di acciaio e a salvare le piccole imprese dell'indotto;
l'andamento degli ordini al settore automobilistico, in incremento a seguito degli incentivi all'acquisto, non si è ancora massicciamente trasmesso al settore siderurgico anche a causa delle scorte accumulate in tutti i gradini della catena produttiva, si profila la necessità urgente di aiuti diretti al settore siderurgico;
per quanto riguarda gli interventi nelle costruzioni si nota come la maggior parte di questi non sia ancora cantierata, o cantierabile nel breve termine, e pertanto gli effetti delle misure previste si potranno verosimilmente riscontrare non prima del 2010;
a questo si aggiunge il rischio di un forte incremento nelle importazioni da parte di quei Paesi che hanno posto in essere misure di protezionismo interno;
in particolare la ripresa della domanda potrebbe essere intercettata dall'offerta di prodotti a prezzi fuori mercato da parte di operatori commerciali che trattano prodotti siderurgici importati da Paesi terzi e principalmente dalla Cina. Se così fosse l'industria nazionale non trarrebbe quei benefici che le imprese del settore attendono;
il rischio di dumping commerciale e di invasione di prodotti cinesi in tutti i segmenti della produzione siderurgica nazionale, è un fenomeno legato alla sovraccapacità produttiva ed al sistema di sussidi

che caratterizza tutti i fattori economici e finanziari della produzione del Paese asiatico;
si tratta in estrema sintesi di una concorrenza sleale che distorce fortemente questo settore del mercato globale. Il dinamismo e l'aggressività commerciale cinese si aggiunge al quadro di difficoltà dell'industria siderurgica nazionale sopra delineato, peggiorandolo ulteriormente;
non va inoltre dimenticato che un ulteriore impulso al settore siderurgico può essere dato da un'azione coraggiosa per accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione, oggi in fortissimo ritardo. Si tratterebbe di un'importante iniezione di liquidità a costo zero per le imprese, che riceverebbero nient'altro che quanto loro contrattualmente dovuto, e che sarebbe immediatamente reimpiegata per l'operatività delle aziende con un enorme effetto moltiplicatore;
alla luce della situazione sopra delineata, per rendere effettivo l'obiettivo di rilancio dell'economia e della produzione, in particolare nel settore siderurgico, è di estrema importanza che le misure proposte dal Governo vengano ulteriormente implementate ed esplichino i loro effetti prima possibile, già entro il corrente anno,

impegna il Governo:

ad agevolare le opere pubbliche immediatamente cantierabili, individuando gli interventi già allo stadio esecutivo, sbloccando i possibili interventi anche a livello locale, prevedendo la possibilità per gli enti, quali comuni e province, di derogare o riformulare i vincoli derivanti dal patto di stabilità;
a porre una forte attenzione al problema del dumping commerciale, proponendo nelle sedi opportune, misure di contrasto e attuando maggiori controlli del materiale in fase di importazione dal punto di vista del rispetto dei requisiti qualitativi, di sicurezza e di denominazione commerciale;
a curare maggiormente i problemi connessi all'accesso al credito per le imprese del settore siderurgico ed in particolare l'incremento delle garanzie per l'erogazione di prestiti alle aziende da parte del sistema bancario;
ad accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione;
a chiedere in sede di Unione Europea l'apertura di un tavolo operativo sulla crisi del sistema siderurgico europeo.
(1-00151)
«Vico, Lulli, Velo, Tullo, Esposito, Pizzetti, Lovelli, Baretta, Ferrari, Sani, Sanga, Marco Carra, Bellanova, Berretta, Verini, Ginefra, Boccia, Farinone, Gnecchi, Viola, Zunino, Strizzolo, Rosato, Froner, Pollastrini, Corsini, Federico Testa, Braga, Marantelli».

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
l'articolo 40, comma 1, della legge n. 958 del 1986, prevede che «Ai graduati e militari di truppa in ferma di leva prolungata all'atto del congedamento è corrisposto un premio pari a due volte l'ultima paga mensile percepita per ogni anno o frazione superiore a sei mesi di servizio prestato»;
i Ministeri dell'interno, della difesa, dell'economia e finanze, della giustizia e delle politiche agricole e forestali corrispondono rispettivamente agli allievi della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, del Corpo della guardia di finanza, del Corpo di polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato un trattamento economico corrispondente a meno del cinquanta per cento di quello corrisposto al personale effettivo della qualifica o grado iniziali, in base a disposizioni emanate in un'epoca in cui per accedere ai gradi e alle qualifiche iniziali delle Forze di polizia ad

ordinamento civile e militare non era, come accade invece oggi, previsto il transito, di fatto obbligatorio, attraverso il servizio volontario nelle Forze armate;
il Ministero della difesa corrisponde al termine del servizio volontario il sopra richiamato «premio di congedamento» ai tutti militari collocati in congedo da Esercito, Marina ed Aeronautica, ma non a quelli destinati - per aver superato un pubblico concorso - ad essere poi avviati alla frequenza del predetto corso di formazione iniziale per l'accesso ai gradi e qualifiche iniziali delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare;
il citato Ministero della difesa esclude da tale beneficio i militari che verranno poi assunti, in alcuni casi dopo che saranno trascorsi anche diversi anni, nelle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare non in base ad una previsione di legge ma solo sulla base di considerazioni relative alla funzione che il «premio di congedamento» avrebbe ai fini del reinserimento nella «vita civile» dei militari congedati, che sarebbe esclusa dalla successiva assunzione, che viene considerata come una sorta di prosecuzione del rapporto di impiego;
d'altro canto, all'atto di detta assunzione nelle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare il periodo, da un anno a cinque anni, trascorso al servizio dello Stato nelle Forze armate non viene computato ai fini della progressione economica e di carriera - escludendo così, di fatto, la presunta «continuità» tra rapporti di impiego - non solo da parte dei Ministeri dell'interno, dell'economia e finanze, della giustizia e delle politiche agricole e forestali, ma anche da parte dello stesso Ministero della difesa, che invece accampa tale presunta «continuità» nell'escludere i militari dal beneficio;
tale condotta, ove tenuta da parte di un qualsiasi datore di lavoro privato, verrebbe duramente e giustamente sanzionata apparendo chiaro che ogni periodo di lavoro prestato deve essere oggetto di trattamento di fine rapporto se il rapporto di lavoro cessa, ovvero essere computato ai fini della progressione economica e di carriera se il rapporto di lavoro prosegue;
ciò non contribuisce positivamente né al prestigio delle Forze armate né all'interesse che i giovani nutrono ad accedere ad esse,

impegna il Governo:

a promuovere ovvero a porre in essere tutti gli opportuni interventi, anche di carattere normativo, necessari affinché il personale che proviene dalle Forze armate e accede alle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare conservi, durante il corso di formazione iniziale, il trattamento economico precedentemente in godimento e gli venga computato, ai fini della progressione economica e di carriera, il servizio militare prestato nelle Forze armate ovvero, in subordine, gli venga erogato il «premio di congedamento»;
a disporre con apposito intervento normativo affinché il «premio di congedamento» venga comunque erogato a quei militari i quali, destinati ad essere assunti nelle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, debbano attendere più di sei mesi dal momento del congedo a quello dell'assunzione.
(7-00147) «Rosato, Villecco Calipari, Garofani, Beltrandi, Gaglione, Giacomelli, Fioroni, La Forgia, Laganà Fortugno, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rugghia, Sereni, Tocci, Vico».

L'XI Commissione,
premesso che:
i casi di doppio assoggettamento alla contribuzione previdenziale, nonostante i ripetuti pronunciamenti della Corte di Cassazione, non appaiono rari e richiedono, forse, un pronunciamento chiaro e definitivo al riguardo, al fine di superare inutili e costosi contenziosi;

come noto, in virtù dell'articolo 1, comma 208, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, i soggetti esercenti attività commerciali, qualora «esercitino contemporaneamente, anche in un'unica impresa, varie attività autonome assoggettabili a diverse forme di assicurazione obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, sono iscritti nell'assicurazione prevista per l'attività alla quale gli stessi dedicano personalmente la loro opera professionale in misura prevalente. Spetta all'Istituto nazionale della previdenza sociale decidere sulla iscrizione nell'assicurazione corrispondente all'attività prevalente»;
la problematica in oggetto interessa, in particolare, i soci delle società a responsabilità limitata che svolgono presso una stessa azienda la duplice attività di amministratore e di lavoratore. Infatti, l'INPS, in taluni casi, interpreta la citata disposizione escludendo la doppia iscrizione solo se le due forme di assicurazione risultino incompatibili tra loro, ad esempio considerando compatibile l'iscrizione alla Gestione Commercianti e l'iscrizione alla Gestione Separata, ma tale orientamento appare non coerente con quanto statuito dalla Corte di Cassazione, laddove si è ribadito che la funzione della norma è quella di risolvere la pluralità di attività autonome assoggettabili a diverse forme di assicurazione obbligatoria, ravvisando che rispetto alla Gestione Commercianti, anche la Gestione Separata costituisca «forma diversa di assicurazione obbligatoria»;
l'obbligo previdenziale presso l'INPS, relativo a detti soggetti, è stato finora regolato mediante l'iscrizione sia alla gestione assicurativa degli esercenti attività commerciali, per quanto concerne l'attività di lavoratore, sia attraverso l'iscrizione alla Gestione separata, ex articolo 2, comma 1, legge n. 335 del 1995, per ciò che concerne l'incarico di amministratore. Si ritiene, infatti, che la contemporanea iscrizione di un soggetto alle due citate gestioni non sia in contrasto con il comma 208 della legge n. 662 del 1996 recante «Misure di armonizzazione della finanza pubblica», in ragione di un doppio ordine di motivazioni. In primo luogo, la legge n. 335 del 1995 prevede che l'obbligo contributivo alla gestione separata discenda dal reddito realizzato e l'iscrizione alla predetta gestione non richieda il requisito della prevalenza dell'attività previsto per altre Gestioni di lavoratori autonomi laddove sono, appunto, imposti dalla legge i caratteri della prevalenza e dell'abitualità. Inoltre, in presenza di duplice attività, l'iscrizione alle due gestioni non concretizza una «doppia contribuzione» poiché i due diversi redditi sono sottoposti, ciascuno singolarmente, a contribuzione verso la gestione previdenziale competente;
attualmente la problematica è all'attenzione della Suprema Corte a Sezioni Unite che esaminerà la materia al fine di pervenire ad una definitiva e univoca conclusione;
il tema, inoltre, è stato oggetto dell'atto di sindacato ispettivo 5/00984 ed il Governo, in occasione della riposta, ha garantito massimo impegno di approfondimento delle competenti Direzioni del Ministero del lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, nelle more delle decisioni della Cassazione a Sezioni Unite,

impegna il Governo

ad addivenire, con sollecitudine - anche attraverso una specifica azione di indirizzo nei confronti dell'INPS, volta a conseguire una sostanziale sospensione delle procedure di imposizione contributiva in contrasto con quanto statuito dalla Corte di Cassazione - ad un'applicazione della citata disposizione costante e coerente volta a scongiurare la doppia contribuzione anche per coloro che svolgano contestualmente attività commerciali e attività soggette all'iscrizione alla Gestione Separata, così prevenendo e scongiurando onerosi e inutili contenziosi.
(7-00146)«Bellanova, Vannucci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

SCILIPOTI e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione della Repubblica Italiana assicura piena e completa tutela alla salute dell'individuo, sancendo, in capo a quest'ultimo, un diritto assoluto, primario ed incomprimibile, tanto che nessuna legge può «... in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana» (articolo 32, comma II, Cost.);
l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) indica come il cosiddetto «stato di benessere», cioè che la salute, si riferisca a un «benessere completo dal punto di vista fisico, mentale e sociale e non, semplicemente, l'assenza di malattie o infermità»;
recente letteratura medica e dettagliate ricerche di settore attribuiscono, con ragionevole grado di certezza, al fenomeno dei cosiddetti campi elettromagnetici qualifica di vero e proprio fattore inquinante;
tra i danni da esposizione da elettrosmog vanno segnalate numerose patologie di varia intensità ed ordine; per citarne solo alcune: prurito, eritemi, allergie, disturbi del sonno, stress, neurastenia, instabilità emotiva, ansietà, mali di testa, emicranie, depressioni, crampi, dolori muscolari, astenia, aritmie, disturbi della pressione arteriosa, ictus cerebrale, riduzione della sintesi della melatonina, alterazioni delle sottopopolazioni linfocitarie;
in tal senso e in via meramente esemplificativa, il dottor Gerd Oberfeld, medico del servizio di salute ambientale di Salisburgo, nel quadro di uno studio commissionato nel 2005 dal dipartimento di salute della regione di Steiemark, ha recentemente evidenziato un significativo aumento del rischi di cancro dovuto alle radiazioni delle radiofrequenze nella periferia nei 200 metri dalle antenne di una stazione base di telefonia mobile;
ancora il professor Angelo Gino Levis, Ordinario di mutagenesi ambientale presso l'Università di Padova, attraverso numerosi interventi, ha avvertito circa il concreto pericolo di manifestazioni degenerative tumorali provocate da esposizioni prolungate ai campi elettromagnetici (CEM) emessi da linee elettriche ad alta tensione (elettrodotti) e da trasmettitori radiotelevisivi, oltre a numerosi disturbi attribuiti ai ripetitori di telefonia mobile (antenne o stazioni radio-base, SRB);
proprio in relazione a quest'ultimi, il professor Angelo Gino Levis specifica come le emissioni delle SRB per la telefonia mobile comporterebbero effetti significativi sulla salute umana anche a livelli di campo elettrico dell'ordine di appena 0,2-0,6 Volt/metro, valori nettamente inferiori agli attuali limiti imposti dalla normativa di settore;
ulteriori ed allarmanti notizie giungono, di recente, dall'Inghilterra in merito alle conseguenze causate dall'installazione di antenne di telefonia mobile vicino alle scuole;
il territorio della Valle del Mela in Provincia di Messina, sebbene di modeste dimensioni, annovera nell'ordine: una raffineria, una centrale termoelettrica, un elettrodotto da 380 Kv, una centrale di compressione del gas metano in fase di autorizzazione e, sembrerebbe, un nuovo elettrodotto;
nel fascia insediativa di riferimento le problematiche dovute all'alto tasso di inquinamento, originato dalle emissioni di sostanze nocive e pericolose per l'organismo umano, addebitabili ad una notevole serie di fattori (inquinamento chimico, elettromagnetico di bassa frequenza, acustico

e da polveri sottili), hanno, ormai da tempo, superato la soglia di normale tollerabilità;
diverse pubblicazioni e numerosi studi a carattere scientifico indicano come l'emissione di gas serra e polveri sottili, dovute alla presenza di centrali ad idrocarburi, sia di nocumento alla salute dell'uomo e comprometta irreparabilmente l'equilibrio dell'intero sistema naturale;
l'esigenza di immediata tutela della salute della collettività residente e limitrofa ha trovato, non a caso, formale riscontro attraverso la sottoposizione dell'area, tramite apposito decreto assessoriale n. 50 del 4 settembre 2002 allo stato di area ad alto rischio di crisi ambientale, oltre che con decreto del ministero dell'ambiente n. 308 dell'11 agosto 2006, alla dichiarazione di sito di interesse nazionale (SIN);
ancora un ulteriore decreto assessoriale 27 aprile 2007 avente ad oggetto: Trasferimento di competenze dal dipartimento regionale territorio e ambiente all'ufficio speciale «aree ad elevato rischio di crisi ambientale», a cura dell'Assessorato del territorio e dell'ambiente della regione Sicilia, ha previsto il trasferimento delle specifiche competenze del dipartimento territorio e ambiente all'istituendo Ufficio speciale «Aree ad elevato rischio di crisi ambientale»;
in particolare, l'articolo 1 del sopracitato decreto, nell'indicare analiticamente le competenze trasferite, include quelle «relative al rilascio di autorizzazioni, pareri, nulla osta, valutazioni e quanto altro di carattere ambientale e, altresì, quanto previsto dal decreto legislativo n. 59/2005 e dal decreto n. 152/2006 nell'ambito delle aree di cui all'articolo 74 del decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998»;
detto decreto trova applicazione per le cosiddette aree sensibili ed include, tra di esse, Messina e relativa Provincia;
il Comune di San Filippo del Mela, sito nella Valle del Mela, per gli effetti del decreto assessoriale n. 50 del 4 settembre 2002 rientra tra i comuni ad alto rischio di crisi ambientale;
all'interno del territorio di detto comune e, più precisamente, nella frazione denominata Olivarella sulla strada statale 113-terreno Anas, dovrebbe realizzarsi, ad opera della ditta Towercoll s.p.a., l'installazione di apposito ripetitore di telefonia mobile;
la collocazione, nell'area individuata, dell'impianto di ripetizione risulta assolutamente inadeguata, in considerazione dell'alta densità abitativa della zona, della presenza, nelle immediate vicinanze, della scuola elementare, dell'ufficio postale, di numerosi esercizi pubblici, del campo di calcio, di un oratorio parrocchiale e della prossima realizzazione di un nuovo insediamento di tipo misto residenziale-commerciale;
la giurisprudenza amministrativa (TAR Veneto - 8 marzo 2006 - n. 565), pronunciatasi su casi analoghi a quello in esame, ha ribadito che le antenne, quali opere di interesse generale, possono essere localizzate sul territorio, ma a certe condizioni: è indispensabile che chi ne richieda l'installazione dimostri la necessità di una determinata localizzazione per assicurare il servizio. Pertanto, se al gestore non può essere preclusa in assoluto una zona di installazione, nondimeno per installare l'antenna vicino a particolari insediamenti, quali scuole e ospedali, deve dimostrare di non poter assicurare altrimenti il servizio;
tra i plurimi ed improcrastinabili interventi, si evidenzia, dunque, l'esigenza di imporre specifiche forme di tutela atte, quanto meno, ad impedire l'insorgere di ulteriori dannose immissioni di carico inquinante in un territorio già di per sé sensibile -:
quali risultino al Governo essere gli effetti dell'elettrosmog sulla salute e sui livelli di inquinamento magnetico nel sito in esame e come intenda intervenire il Governo per evitare che, in un sito da

bonificare di interesse nazionale, siano inseriti nuovi fattori di inquinamento.
(5-01304)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 9 marzo 2009 il Consiglio giudiziario supremo iracheno ha informato Amnesty International dell'avvenuta conferma da parte del Consiglio presidenziale dell'Iraq di 128 condanne a morte;
tutte le 128 persone sono a rischio di esecuzione imminente. Le autorità hanno annunciato l'intenzione di eseguire le condanne a morte a gruppi di 20 persone a settimana;
nessun dettaglio è stato reso disponibile dal Consiglio giudiziario supremo in merito ai casi delle 128 persone a rischio di esecuzione, neanche riguardo alle loro identità. Non è noto se tra le 128 persone vi siano prigionieri trasferiti dalla custodia statunitense a seguito dell'Accordo tra il governo americano e quello iracheno, entrato in vigore il 1o gennaio 2009 che prevede il trasferimento di detenuti dalla custodia statunitense a quella irachena e il ritiro delle truppe Usa dall'Iraq entro la fine del 2011;
le condanne a morte sono state inizialmente comminate dalle Corti penali di Baghdad, Bassora e di altre città e province con accuse basate sul Codice penale iracheno e sulla legge anti-terrorismo, tra le quali omicidio e rapimento. Amnesty International teme che molti imputati possano essere stati condannati a seguito di processi iniqui non conformi agli standard internazionali;
secondo alcune ong e associazioni per la difesa dei diritti delle persone gay, tra i 128 condannati a morte vi sono anche persone accusate di omosessualità; secondo il portavoce dell'organizzazione umanitaria, Iraqi Lgbt, Ali Hili, le uccisioni per pena capitale hanno avuto un allarmante incremento con l'insediamento del nuovo regime nel 2004 e sono costate la vita a 17 attivisti della sua organizzazione;
in Iraq la pena di morte è stata sospesa nel 2003 mentre si trovava sotto l'occupazione della coalizione guidata dagli Usa. Tuttavia, da quando è stata reintrodotta dal governo iracheno, nell'agosto 2004, centinaia di persone sono state condannate a morte. Nel 2006 sarebbero state eseguite almeno 65 condanne, molte a seguito di processi irregolari;
nel 2007 almeno 199 persone sarebbero state condannate e 33 messe a morte; nel 2008 le persone condannate sono state circa 285 e almeno 34 quelle messe a morte. Il totale potrebbe essere molto più alto rispetto ai dati ufficiali poiché le cifre fornite della stampa irachena sulle condanne a morte sono sottostimate;
il 24 febbraio 2009 il Governo italiano ha accolto un ordine del giorno (atto Camera 9/2037/1) dei deputati radicali del Gruppo Pd che, tenendo conto della considerazione degli «accordi di cooperazione stipulati dall'Unione europea con i Paesi in via di sviluppo contengono precise clausole legali che ne subordinano l'attuazione al loro rispetto» e che «il trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con l'Iraq prevede l'impegno al rispetto dei diritti umani solo nella parte relativa ai principi generali», lo impegna a «a prevedere negli accordi di cooperazione bilaterali clausole per assicurare il rispetto dei diritti umani analoghi a quelli previsti dall'Unione europea» -:
quali iniziative il Ministro intenda promuovere verso la autorità irachene affinché venga salvata la vita ai 128 iracheni condannati a morte sollecitando l'adesione alla richiesta Onu di moratoria contro la pena di morte;
se non ritenga inoltre il Ministro che, in base all'impegno assunto dal Governo il

24 febbraio 2009, accogliendo l'odg citato in premessa, vi sia anche un obbligo politico e istituzionale a intervenire urgentemente verso l'Iraq in relazione al mancato rispetto dei diritti civili e umani dei condannati a morte e delle persone omosessuali.
(5-01294)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 14 settembre 2008 CAI e i sindacati hanno firmato un accordo quadro. In tale documento si prevede che CAI procederà a selezionare le risorse umane in coerenza con le esigenze del progetto industriale e dei nuovi assetti organizzativi;
dall'accordo quadro si evince che i piloti da assumere saranno 1.550 mentre gli assistenti di volo saranno 3.300;
il 31 ottobre 2008 le parti hanno firmato l'accordo che detta i criteri di selezione del personale e in particolare questi prevede che si terrà conto: a) del possesso dei titoli professionali ovvero il possesso della abilitazione alla condotta del velivolo impiegato; b) del luogo di residenza; c) dell'anzianità maturata e dei carichi famigliari. In tale ambito CAI si impegna ad assumere esclusivamente personale tra quello collocato in Cigs/mobilità, proveniente dalle aziende del gruppo Alitalia;
il Piano aziendale prevede sei basi di armamento con il relativo fabbisogno di risorse umane. Tra le sei basi di armamento figura Catania;
delle sei basi di armamento ad oggi l'unica non operativa è quella di Catania;
CAI e le organizzazioni sindacali il 19 febbraio 2009 hanno siglato un verbale nel quale convengono di assumere ulteriori 78 piloti attualmente in Cigs, nel citato verbale si afferma altresì che «Esaurito l'ambito di operatività dell'accordo sui criteri di scelta del 31 ottobre 2008, ai fini delle assunzioni di cui sopra le risorse verranno individuate dalla società sulla base delle proprie esigenze organizzative, produttive e professionali anche in considerazione dell'anzianità maturata presso le aziende del gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria...» come è del tutto evidente non si cita il requisito della residenza;
appaiono congrui all'interrogante i dubbi sugli effettivi criteri che l'azienda intende applicare in relazione alle assunzioni dei piloti, in particolare appare evidente che una volta saturati gli organici prima dell'effettivo avvio della base di Catania, i piloti che insistono sul territorio siciliano e in particolare catanese, non potranno usufruire degli stessi meccanismi di cui hanno goduto coloro residenti in altri territori, cosa che provocherebbe una ulteriore e pesante ricaduta sui livelli occupazionali nell'area catanese;
il personale navigante, costituito da piloti e assistenti di volo, oggi in Cassa integrazione residente a Catania e provincia, sembrerebbe composto da 14 unità (2 comandanti, 9 piloti e 3 assistenti di volo) nessuno di questi è stato riassunto dalla CAI, evidenziando in questo modo la non applicazione di quanto previsto dall'Accordo del 31 ottobre 2008 -:
sulla base delle notizie in possesso dei Ministri interrogati, quali motivi abbiano fino ad oggi impedito l'operatività della base di Catania e in che tempi la CAI renderà operativa la base di Catania;
se non ritenga necessario intervenire nei confronti della CAI affinché il personale navigante destinato ad operare nella base di Catania sia individuato tra quello attualmente in cassa integrazione che possieda tutti i requisiti previsti dall'accordo quadro siglato il 14 settembre 2008 tra la CAI e le organizzazioni sindacali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, compreso quello relativo alla residenza nella provincia ove è ubicata la citata base.
(4-02800)

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 10 aprile 2009 ricorre il 18o triste anniversario della più grave tragedia che abbia mai colpito la Marina mercantile italiana dal Secondo dopoguerra e la terza tragedia della Marina Italiana in tempo di pace per le 140 vittime perite in seguito alla collisione fra il traghetto Moby Prince e la nave Agip Abruzzi al largo del porto di Livorno;
non è mai stata fatta piena luce rispetto alla dinamica dell'incidente nonostante l'attività della magistratura e le inchieste giornalistiche, tra cui la trasmissione televisiva dell'epoca «Mixer», da cui è stata tratta da Giovanni Minoli anche una puntata della serie «La storia siamo noi» di Rai Educational, dal titolo «Moby Prince: il porto delle nebbie», e quella del quotidiano il Tirreno da cui è emerso che in questi diciotto anni si sono succedute incongruenze processuali, omissioni, testimonianze parziali e inascoltate;
l'interrogante è già stato primo firmatario il 26 aprile del 2005 di una interrogazione a risposta scritta (4-13911) avente lo stesso oggetto, senza peraltro avere risposta;
appare altresì poco credibile, come si apprende nell'articolo pubblicato dal Tirreno, la dichiarazione del capo ufficio Responsabile dell'avvocatura militare del Dipartimento della Difesa Usa, che rispose: «Camp Darby non è in possesso di attrezzature in grado di intercettare le comunicazioni radio della Moby Prince. Poiché non si tratta di una base portuale, Camp Darby non ha motivo di intercettare le comunicazioni che le navi trasmettono a terra. Allo stesso modo Camp Darby non è dotata di attrezzatura radar. Il Governo Usa non aveva alcun motivo di monitorare il Porto di Livorno con un sistema di immagini satellitari e non lo stava facendo. Non sono quindi disponibili immagini o registrazioni di alcun tipo»; questa versione dei fatti risulta di dubbia veridicità poiché è stato accertato che in quei giorni si trovavano nel porto di Livorno almeno sette navi sottoposte al comando USA. Ufficialmente le navi dovevano effettuare il trasbordo di armamenti provenienti dal Golfo nella base militare di Camp Darby. Abitualmente le operazioni avvenivano con l'aiuto di imbarcazioni più piccole e attraverso una gestione coordinata terra-mare via radio. La sera del 10 aprile 1991, le operazioni di trasbordo vennero effettuate da una delle navi USA su un'altra nave, mai identificata. Risulta che le armi trasportate dalle imbarcazioni presenti nel porto di Livorno sono scomparse nel nulla e non sono mai arrivate alla base di Camp Darby;
secondo un articolo de La Repubblica del 19 novembre 2007, il rinvenimento di nuovi elementi di indagine ha permesso all'avvocato Carlo Palermo, legale della famiglia del comandante Chessa del traghetto Moby Prince deceduto nella collisione, la riapertura del procedimento penale ed ha il risvolto inquietante dell'aggressione del consulente del legale: picchiato, stordito e chiuso in un'auto data alle fiamme. Il tutto poche settimane dopo la riapertura dell'inchiesta, proprio in seguito ad elementi nuovi portati dall'avvocato. Dall'auto del consulente sono scomparsi anche alcuni documenti di importante rilevanza processuale;
vale la pena evidenziare come nel sito internet dell'Associazione «10 aprile 1991 - Familiari delle vittime del Moby Prince» si legge un accorato appello dei familiari delle vittime in cui si coglie la legittima richiesta di «non dimenticare le persone innocenti morte senza ragione, senza spiegazione. Morte dopo ore di attesa, morte soffocate e bruciate. Morte con i loro affetti, le loro passioni, la loro vita. Morte perché si sono trovati al momento sbagliato, nel posto sbagliato. [...] Per questo bisogna ricordare che, il 10 aprile del 1991, 140 persone sono morte e aspettano ancora giustizia» -:
se il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri interrogati intendano

attivarsi affinché sia data risposta alla richiesta di verità e al dolore delle famiglie e di tutto il Paese chiedendo al Governo degli Stati Uniti d'America di conoscere se esistano le immagini e le registrazioni dei tracciati satellitari delle navi presenti nella rada del porto di Livorno, il 10 aprile 1991 e, nel caso, chiederne l'acquisizione.
(4-02810)

COSENZA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 (fonte: Organizzazione mondiale del turismo, UNWTO) gli individui nel mondo che hanno viaggiato per motivi di turismo sono stati pari a 924 milioni, con un aumento molto modesto rispetto all'anno precedente sia in termini assoluti (più 16 milioni) che in termini percentuali (più 2 per cento);
tale trend, che va in controtendenza rispetto a quanto avvenuto tra il 2003 e il 2007, quando in termini assoluti la crescita media su base annua del numero di turisti era stato sempre in media di 50 milioni di individui, conferma quanto la crisi economica mondiale influisca sul turismo;
come dimostrato da due importanti meeting internazionali organizzati dalla UNWTO («Gli effetti della crisi economica sul turismo in Europa», il 25-26 marzo in Azerbaijan, e «Turismo: una fonte di occupazione», dal 30 marzo al 2 aprile in Indonesia), da una parte la difficile situazione dell'economia mondiale da un lato sta danneggiando il turismo, dall'altra quest'ultimo rimane comunque uno dei potenziali motori per contribuire a uscire dalla crisi globale;
in tale difficile contesto mondiale, che come tale richiede risposte globali a partire da quella comune offerta dagli Stati membri dell'Unione europea, proprio l'Italia, straordinario luogo di bellezze storiche, architettoniche e naturali, simboleggia difficoltà e al tempo stesso potenzialità del turismo;
nel nostro Paese il settore turismo, al netto dei possibili effetti negativi della crisi mondiale, raggiunge ancora un valore di 150 miliardi di euro, pari a circa il 10 per cento del nostro prodotto interno lordo garantendo occupazione a più di due milioni e mezzo di lavoratori con potenzialità che potrebbero consentire di raddoppiare il fatturato in pochi anni. Secondo i dati dell'ISTAT sull'andamento dell'occupazione, nei primi dieci mesi del 2008 il settore «alberghi e pubblici esercizi» ha segnato una crescita del 2,4 per cento rispetto al 3 per cento nel commercio e ad un calo diffuso nell'industria;
nonostante ciò, già da molti anni l'Italia evidenzia segnali di forte difficoltà come confermato dalla stessa UNWTO secondo cui la quota italiana sul mercato mondiale del turismo è calata - tra il 1995 e il 2006 - dal 6,8 al 4,9 per cento, mentre i nostri principali concorrenti europei, la Spagna e la Francia, ricevono ormai stabilmente un numero superiore di turisti;
ci sono carenze organizzative e strutturali soprattutto nel Mezzogiorno dove ci sono enormi potenzialità - si pensi allo straordinario patrimonio architettonico, culturale, naturalistico ed enogastronomico - senza che esse riescano a tradursi in un reale e definitivo sviluppo turistico;
le ragioni della crisi del turismo in Italia, sedimentatesi nel tempo, sono molte, ma a parere dell'interrogante se ne evidenziano in particolare tre: il basso livello medio dell'offerta turistica; la dimensione piccola della netta maggioranza delle imprese turistico-alberghiere; le scarse condizioni di competitività fiscale che, a confronto con la situazione della Francia e della Spagna, ma non solo, rappresentano una pesante ipoteca sulle possibilità di sviluppo imprenditoriale del settore;
i primi due problemi sopra evidenziati - il basso livello medio dell'offerta turistica e la dimensione piccola delle imprese turistico-alberghiere - possono trovare soluzione dalla nascita e dallo sviluppo di iniziative territoriali che favoriscano

l'aggregazione e la nascita di veri e propri «distretti turistici» in grado di garantire un'offerta integrata e l'avvio di un circuito virtuoso, a partire dalla creazione di nuovi posti di lavoro;
il terzo problema impone invece una rivisitazione del sistema fiscale vigente per il settore turistico che ha la necessità urgente di liberare risorse per il miglioramento delle strutture e lo sviluppo di nuove e più moderne forme di comunicazione e pubblicità;
più nello specifico sembrerebbe quindi opportuno, come primi interventi d'urgenza, agire con urgenza su due terreni:
a) potenziare e rendere realmente efficaci gli strumenti (sulla carta esistenti e in alcune regioni già in fase di prima realizzazione, ma nei fatti non ancora sviluppatisi a pieno) dei «sistemi turistici locali» istituiti dall'articolo 5 della legge n. 135/2001;
b) abbassare l'IVA gravante sui servizi del turismo che, ad oggi, rende del tutto incapace il nostro Paese di competere con i suoi principali concorrenti;

in particolare, a proposito dell'IVA, è opportuno sottolineare, a conferma di quanto questa esigenza sia sentita dal settore turistico, come la necessità di un abbattimento viene sentita fortemente da tutte le associazioni di categoria, a partire da Confturismo e Federtursimo -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per far sì che - all'interno dell'Unione europea, della UNWTO e delle altre organizzazioni internazionali - venga affermato il ruolo centrale del turismo come motore per uscire dalla crisi economica globale;
se ritenga opportuno intervenire, mediante apposite iniziative normative, sulla disciplina dei «sistemi turistici locali» in modo da rafforzarne il ruolo e da equipararli, per importanza e centralità nel complesso del sistema economico italiano, anche a livello fiscale ai «distretti produttivi»;
quali iniziative il Governo intenda assumere in particolare per sostenere la crescita dei turismo nel Mezzogiorno così da dare alle regioni meridionali quelle indispensabili condizioni, sia organizzative che fiscali, per valorizzare lo straordinario patrimonio architettonico, culturale, naturalistico ed enogastronomico del Sud Italia;
se sia compatibile con i vincoli di bilancio un intervento che porti, pur con la necessaria gradualità e con un preciso programma a tappe non più rapido di cinque anni, ad abbassare l'IVA in modo da favorire la competizione dell'Italia con gli altri principali Paesi mete del turismo.
(4-02816)

BERRETTA, BURTONE, SAMPERI e CAPODICASA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 30 settembre 2008 il CIPE ha deliberato, su proposta del Ministero dello Sviluppo Economico, il finanziamento di interventi infrastrutturali da realizzarsi nel Comune di Catania per un importo di 140 milioni di euro a valere sul Fondo Aree Sottoutilizzate;
secondo il comma 3 dell'articolo 5 del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154 le risorse assegnate ai singoli comuni possono essere utilizzate anche per ripianare disavanzi, anche di spesa corrente;
il Sindaco di Catania nel corso di un incontro pubblico e successivamente in un'intervista televisiva, ripresa da numerosi organi di stampa, in merito a questa vicenda ha dichiarato di aver «inventato un elenco di cose per avere 140 milioni»;
nel corso del medesimo incontro pubblico il sindaco affermava «ho messo assieme (...) tutto quello che poteva essere cantierabile a Catania, per presentarlo al CIPE, sapendo prima (...) che il giorno 30

si sarebbe fatta la delibera che attribuiva 140 milioni ed il giorno dopo la manina (...) avrebbe fatto il decreto-legge per utilizzare queste risorse come per chiudere i disavanzi del 2003, 2004 e 2006»;
più di recente un articolo di stampa, nel ricostruire l'intera vicenda, affermava che nella lista di cui sopra, al fine di ottenere maggiori risorse per le varie opere sono indicati due prezzi uno uguale a quello del piano triennale delle Opere Pubbliche del giugno 2008, l'altro maggiorato per «adeguamento ai tariffari dell'anno precedente»;
sulla gestione del comune di Catania sono in corso inchieste da parte della magistratura ordinaria e contabile;
l'assegnazione dei fondi del FAS per ripianare il disavanzo di anni di cattiva gestione amministrativa del comune di Catania, ha suscitato non poche perplessità e polemiche;
la ricostruzione offerta dal sindaco di Catania pur nella sua originalità apparirebbe, in assenza di autorevoli smentite, quantomeno verosimile perché coerente con gli esiti e le date dei provvedimenti del CIPE e del Governo -:
se sia conoscenza delle affermazioni del sindaco di Catania qui sopra riportate e se queste corrispondano al vero;
se non ritenga utile fornire una ricostruzione della vicenda che ha portato alla riunione del CIPE del 30 settembre e al decreto-legge n. 154 del 2008;
se non intenda accelerare l'iter per la pubblicazione della delibera del CIPE relativa alla seduta del 30 settembre 2008, al fine di eliminare ogni ombra sulla correttezza delle procedure seguite;
se intenda comunque finanziare la realizzazione degli interventi infrastrutturali finanziati dal CIPE nella seduta del 30 settembre 2008, in considerazione dell'importanza strategica che rivestono per la città di Catania.
(4-02819)

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 19 marzo 2009 ore 12, presso il Ministero del lavoro, nella sede di via Flavia, era programmata dal Direttore Generale delle Risorse Umane e Affari Generali dott. Massimo Pianese, una riunione con le Organizzazioni Sindacali del comparto Ministeri e che alla riunione tenutasi presso il Salone D'Antona e presieduta dal Sottosegretario Prof. Ferruccio Fazio con delega al personale, erano presenti il dr. Massimo Pianese, la Dirigente Relazioni Sindacali dott.ssa Elena D'Angelo, personale di staff ed i rappresentanti delle stesse Organizzazioni Sindacali;
a seguito di questioni insorte durante la riunione, il Direttore Generale delle Risorse Umane e Affari Generali dott. Massimo Pianese ha minacciato l'intervento delle forze dell'ordine per far allontanare alcuni rappresentanti sindacali, nonostante la libertà di pensiero e di determinazione, anche in ambito di confronto sindacale, sia espressamente riconosciuta dalla Costituzione Italiana;
il dott. Massimo Pianese, incurante degli ammonimenti rivoltigli ed in completa assenza di violenze di qualsivoglia specie, richiedeva di fatto l'intervento della forza pubblica determinando l'allontanamento spontaneo di due sigle sindacali dal tavolo della contrattazione, per la precisione CGIL-FP ed RDB-PI, contrarie alla sola ipotesi di risolvere questioni sindacali con la forza pubblica;
gli operatori della Polizia di Stato intervenuti per dovere d'ufficio nella sala hanno invitato alcuni rappresentanti a seguirli negli uffici di PS per identificarli, richiedendo il documento di identità;
la reazione abnorme del Direttore Generale delle Risorse Umane e Affari Generali dr. Massimo Pianese rende lo stesso incompatibile con il delicato ruolo di mediatore a lui assegnato che prevede,

al contrario, la presenza di persona riflessiva, pacata, dotata di notevoli capacità di ascolto e comprensione, di diplomazia e positività -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri interrogati siano a conoscenza di quanto accaduto;
se in particolare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali sia stato messo al corrente di quanto accaduto all'interno dell'amministrazione che dirige e se intenda intervenire al fine di porre termine a tali illegittime situazioni in ambito di relazioni sindacali e ripristinarne più corrette provvedendo ad un più attento controllo dell'operato nelle fasi di contrattazione sindacale;
se alla luce delle evenienze sopra elencate, il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali non ravvedano la necessità di sostituire l'attuale Direttore Generale delle Risorse Umane e Affari Generali dott. Massimo Pianese poiché incompatibile con il delicato ruolo che ricopre;
quali siano gli urgenti interventi che il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri interrogati intendano adottare al fine di rimuovere gli incresciosi impedimenti rappresentati e ripristinare le legittime garanzie sindacali.
(4-02821)

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi alcuni organi di stampa hanno riportato le dichiarazioni rilasciate dai Procuratori della Repubblica di Agrigento e Caltanissetta a proposito delle indagini avviate dalle loro Procure sull'utilizzo di calcestruzzo scadente per la realizzazione di opere pubbliche. In particolare in un'intervista rilasciata al TG3, il Procuratore di Caltanissetta Lari, nel rendere noto i contenuti delle indagini avviate dalla Procura di sua competenza, denuncia anche di aver aperto un filone di inchiesta che coinvolge altre regioni, altre procure e altre opere pubbliche. Una denuncia di particolare gravità e che evidenzia come sia più che lecito sospettare che il fenomeno della costruzione di edifici e infrastrutture pubbliche con standard sotto la norma sia molto diffuso nell'intero Paese;
restando in Sicilia poco prima di Pasqua la Procura di Caltanissetta ha chiuso, il traforo Cozzo Minneria di due chilometri e mezzo sulla A20 fra Messina e Palermo per la necessità di effettuare nuove verifiche sulla qualità del cemento utilizzato nella costruzione. Ad Agrigento, invece, l'équipe di esperti nominata dalla Procura ha appena terminato le analisi sul cemento utilizzato nella costruzione dell'Ospedale S. Giovanni di Dio, inaugurato solo 5 anni fa, da cui è emerso che la «resistenza alla compressione» è di molto inferiore ai valori indicati nel progetto e una delle cause potrebbe proprio essere l'eccessiva quantità di sabbia miscelata con il calcestruzzo;
dopo le polemiche sui crolli in Abruzzo e le inchieste avviate dalle procure di Caltanissetta e Agrigento la protezione civile della regione Sicilia, in cui il 90 per cento del territorio è ad elevato rischio sismico, ha intensificato i controlli agli edifici e infrastrutture strategiche di rilevanza regionale gran parte dei quali già avviati dopo il terremoto di S. Giuliano di Puglia del 2003, affidandole ai comuni e alle altre amministrazioni proprietarie delle opere. Gli edifici potenzialmente a rischio sarebbero 200 tra cui ospedali, strade e ponti su cui sono in corso i test per provare la solidità delle strutture. La Regione ha stanziato il 70 per cento dei fondi necessari alle verifiche degli edifici ma a quanto si apprende dalle dichiarazioni del Capo del Dipartimento della Protezione Civile della Sicilia non tutti hanno accettato di mettere la propria quota del 30 per cento per effettuare i controlli;
anche le circa quattromila scuole siciliane saranno oggetto di monitoraggio

nei prossimi mesi attraverso 19 squadre di tecnici messe in campo dalla Protezione Civile. Uno dei problemi evidenziati è l'assenza di un censimento dettagliato degli edifici che consenta di avere un quadro completo della vulnerabilità sismica degli edifici in cemento armato e le risorse per monitorare l'intero patrimonio edilizio della regione non ci sono;
ciò che desta preoccupazione è la grande diffusione dell'utilizzo del calcestruzzo depotenziato in cui la percentuale di sabbia utilizzata è decisamente elevata rispetto al cemento, cosa che, come abbiamo tragicamente visto in questi giorni, rende le strutture stabili solo finché non si verifica un fenomeno sismico di portata significativa;
l'Italia è il paese a più alto rischio sismico in Europa e con la legge n. 62 del 1974 si era inteso proprio assumere dei provvedimenti per costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche. Molti degli edifici e delle infrastrutture pubbliche sono stati costruiti prima di quella normativa e anche in seguito, la normativa non è stata sempre adempiuta a dovere;
un dato preoccupante emerge dal Dossier «Ecosistema Scuola 2009» di Legambiente e riguarda gli edifici scolastici italiani. Dai dati riportati risulta essere molto alto il numero di scuole costruite prima del 1974, attestandosi al 52,82 per cento. Se si considera poi che il 75,04 per cento degli edifici si trova in zone ad alto rischio sismico e che meno della metà di essi ha ricevuto interventi di cura negli ultimi 5 anni è facile comprendere la gravità del fenomeno con cui siamo confrontati;
è di questi giorni, inoltre, la notizia che il Sindaco di Isernia è stato costretto a chiudere le scuole, per due giorni, a seguito delle proteste dei genitori che chiedevano edifici sicuri per i propri figli. I genitori sostengono che gli stabili utilizzati fino ad oggi non abbiano i necessari requisiti di sicurezza e staticità e hanno spinto il Sindaco a reperire locali adeguati in cui sistemare i circa duemila ragazzi fino alla fine dell'anno scolastico;
è facile intuire, da questi dati, dalla recente tragedia in Abruzzo e dalle altre che l'hanno preceduta, che l'intero Paese e in particolare le zone ad alto rischio sismico non sono monitorate in maniera adeguata e che mancano sistemi efficaci di controllo della solidità delle strutture e dei materiali usati nella costruzione -:
se non si intenda avviare immediatamente un monitoraggio degli edifici e delle infrastrutture strategiche, a partire da scuole e ospedali, in tutte le aree classificate ad alto rischio sismico e intervenire con la massima rapidità ed efficacia sulle strutture che risultino non essere adeguate a sopportare fenomeni sismici considerato che tale monitoraggio, oltre a rappresentare un necessario intervento per la sicurezza dei cittadini, può attivare un volano occupazionale per tecnici ed esperti e per le piccole e medie imprese sul territorio nazionale;
se non si intenda avviare un censimento del patrimonio edilizio italiano che consenta di avere un quadro chiaro della vulnerabilità delle strutture e individuare le aree del Paese in cui è necessario intervenire con maggiore rapidità.
(4-02823)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la tutela e il controllo sui figli di genitori separati in Germania è affidato, a seguito del pronunciamento di un tribunale

per gli affari familiari (Familiengericht), a un Ufficio per i minorenni (Jugendamt), che operativamente si avvale della collaborazione di associazioni ausiliarie, il cui personale partecipa attivamente ai contatti tra genitori e figli;
in occasione di diversi incontri, ai genitori è stato fatto firmare preventivamente un accordo che prevede la presenza di un addetto dell'istituto a fianco del bambino dotato del potere di sospendere o di interrompere i contatti se ritiene discrezionalmente che «il bene del bambino sia a rischio»; l'accordo prevede, inoltre, che l'addetto dell'istituto possa interrompere il colloquio se il genitore usa una lingua diversa dal tedesco, anche se si tratti della lingua materna del genitore straniero;
la prassi seguita localmente da alcuni Jugendämter è fonte di disagio e di traumi nei rapporti tra genitori e figli, più volte denunciati in sede nazionale e comunitaria, tanto è vero che, in un documento del 22 dicembre 2008 «sulle presunte misure discriminatorie ed arbitrarie delle autorità preposte alla tutela dei giovani di alcuni Stati membri, in particolare dallo Jugendamt in Germania», la Commissione per le petizioni del Parlamento europeo attesta di avere ricevuto «numerosissime petizioni e lettere di sostegno in merito a presunte misure discriminatorie ed arbitrarie compiute dalle autorità preposte alla tutela dei giovani in alcuni Stati membri, in particolare dallo Jugendamt in Germania»;
la medesima Commissione, per altro, ha riconosciuto che «si sono verificati numerosi abusi dei diritti genitoriali a causa di discriminazioni basate su criteri etnici, nazionali o linguistici, che sono stati attuati non regolarmente e, a quanto risulta, non sono stati controllati», aggiungendo che «ciò ha nuociuto agli interessi del minore in quasi tutti i casi esaminati»;
la Commissione per le petizioni ha richiamato gli Stati membri a «favorire una maggiore vigilanza democratica o parlamentare a livello nazionale e regionale sugli enti preposti alla tutela dei minori e offrire quindi ai cittadini la possibilità di cercare soluzioni efficaci più vicine ai loro interessi»;
la Corte europea dei diritti dell'uomo, chiamata in causa per uno dei casi in cui uno Jugendamt era direttamente coinvolto, ha giudicato all'unanimità che si era verificata violazione dell'articolo 8 sul rispetto della vita familiare della Convenzione europea dei diritti dell'uomo -:
se non ritengano di fare in modo che lo Stato italiano in sede comunitaria ed internazionale richieda per ogni Stato membro una maggiore coerenza tra le azioni messe in essere da proprie strutture amministrative e gli orientamenti sottoscritti in termini di principio e i vincoli comunitari assunti;
se non considerino opportuno, per le numerose situazioni nelle quali sono implicati genitori italiani, che i nostri rappresentanti diplomatici facciano presente alle autorità tedesche l'esigenza di garantire ai genitori - a tutti i genitori -, qualunque sia la loro nazionalità e la loro lingua, il diritto al rispetto dei legami familiari e l'impegno a dare in ogni circostanza priorità ad una piena e compiuta affettività dei minori.
(4-02802)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

MARIANI, VELO, LULLI, REALACCI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MASTROMAURO, MORASSUT, MOTTA, SCHIRRU, VIOLA e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il Comitato di Sorveglianza del programma straordinario

nazionale per il recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati si è riunito per stabilire le linee di azione in merito agli interventi da avviare;
i siti individuati - sia a carattere nazionale, sia a carattere regionale - sono complessivamente 26, 18 dei quali nelle regioni del Centro-Nord e 8 nel Sud, a cui sono state destinate porzioni più consistenti di finanziamento;
secondo quanto stabilito dalla delibera CIPE n. 166 del 2007 - nell'ambito del quadro strategico nazionale 2007-2013 - le risorse da ripartire negli interventi di bonifica sarebbero dovute ammontare a 3.009 milioni di euro, a valere sul fondo aree sottosviluppate;
il Governo, con la delibera CIPE del 6 marzo 2009, ha completamente cancellato l'attribuzione delle risorse alle bonifiche, lasciando un generico conferimento dei fondi FAS ed esautorando, di fatto, i ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico;
le richieste di intervento di bonifica erano state complessivamente 116, 60 delle quali sono state dichiarate ammissibili ai sensi della normativa vigente e solo 26 di esse sono state inserite nell'elenco degli interventi previsti;
al momento sembra che siano stati individuati appena tre siti per i quali si intendono avviare in tempi rapidi gli interventi di bonifica per un importo complessivo pari a 50 milioni di euro: Fidenza (Parma) sito nazionale; Ravenna sito regionale e Massamartana (Perugia) sito regionale;
la decisione assunta appare in contraddizione con la scelta, operata dal Governo, di istituire - con la legge n. 13 del 2009 - il meccanismo della transazione per superare i contenziosi relativi al danno ambientale nonché con il principio di ripartizione dei fondi FAS, che devono essere prevalentemente attribuiti alle regioni del Sud;
le scelte adottate a livello governativo appaiono anche in contrasto con i principi sanciti dall'articolo 252-bis del Codice ambientale che prevede percorsi accelerati per interventi di bonifica e reindustrializzazione con prodotti e processi ecosostenibili;
appare gravissima la scelta di escludere importantissimi siti già segnalati dalle regioni, tra cui i siti della Toscana - Livorno, Piombino e Massa Carrara - e quelli del Mezzogiorno come, ad esempio, il sito di Priolo (Siracusa), il sito di Bussi (Pescara) e Portovesme (Carbonia-Iglesias) -:
quali provvedimenti intenda assumere il Governo - ove concordi effettivamente nel ritenere che l'implementazione delle politiche di bonifica dei siti industriali non costituisca un aggravio dei conti pubblici, ma rappresenti bensì un'opportunità importante per rilanciare la nostra economia attraverso un'opera davvero utile come la messa in sicurezza ambientale del territorio e la tutela della salute dei cittadini - per l'attività di bonifica e di messa in sicurezza ambientale dei siti di interesse nazionale e regionale e per stabilire una tempistica degli interventi che verranno avviati, individuando anche, per ognuno di essi, le risorse finanziarie che saranno stanziate per gli anni 2009 e 2010, nonché indicando in questo ambito i criteri che il Governo medesimo ha adottato per individuare i primi siti da bonificare.
(5-01303)

TOMMASO FOTI e GHIGLIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
risulta costituito dal 10 marzo 2008, nel Comune di Alseno (in provincia di Piacenza), un comitato denominato «Difendiamo la nostra salute» con lo scopo di verificare le problematiche connesse all'iniziativa promossa da Conserve Italia, riguardante la realizzazione di un impianto

biogas da 1 megawatt presso lo stabilimento della stessa società ubicato nel predetto Comune di Alseno;
tale comitato risulta avere inviato una nota in data 1o agosto 2008 al Ministro interrogato, al Sottosegretario con delega alla salute e al Ministro per i beni e le attività culturali, nella quale si esplicitano numerose riserve e legittimi dubbi in ordine alla realizzazione del più sopra specificato impianto -:
se la vicenda in questione sia nota al Ministro interrogato, quali siano gli intendimenti del Ministro al riguardo e quali eventuali interventi abbia disposto con riferimento a quanto riportato in premessa.
(5-01305)

LIBÈ e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è già stato dichiarato lo stato di emergenza del bacino idrografico del fiume Sacco a causa dell'accertato grave dissesto ambientale;
il fiume Sacco confluisce nel fiume Liri e con questo forma il lago di Isoletta San Giovanni Incarico grazie alla diga Enel;
dalla confluenza del fiume Sacco con il fiume Liri deriverebbero gravi conseguenze per quest'ultimo e per i territori che esso lambisce;
a subirne le maggiori conseguenze sarebbero soprattutto gli allevatori anche se è tutto il contesto igienico-sanitario delle popolazioni residenti nell'area a poterne risentire -:
quali provvedimenti intenda adottare per la salvaguardia delle condizioni ambientali e igieniche sanitarie dell'area lambita dal fiume Liri e per la tutela delle attività economiche produttive e delle aziende agricole presenti nella zona interessata.
(5-01306)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il lago di Massaciuccoli è un lago di origine costiera formatosi in seguito alla deposizione di un cordone litoraneo sabbioso che col tempo ha isolato in modo parziale o totale, lagune e stagni. Il lago di Massaciuccoli e il padule rappresentano il residuo di quel complesso di aree umide e per la loro importanza sono inseriti nell'elenco di reperimento delle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici e tra le zone speciali di conservazione di habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna di importanza comunitaria;
rappresenta un'importante area umida vasta circa 2000 ettari a 4 chilometri dal mare, posta in quel comprensorio di bonifica a cavallo tra le province di Lucca e Pisa;
questo enorme patrimonio naturalistico insieme alle numerose specie animali e vegetali sta degradando per i problemi derivanti dall'immissione di nitrati nelle sue acque;
il Piano Regionale di Azione Ambientale (PRAA) della Toscana ha individuato, dal 2003, il Lago di Massaciuccoli ed il suo comprensorio come una «zona di criticità ambientale» e come «zona vulnerabile ai nitrati», creando un coordinamento tra tutti gli enti pubblici interessati dagli interventi necessari per il suo risanamento;
in seguito all'analisi della grave situazione ambientale del lago, condivisa da tutti gli enti pubblici interessati, sono state individuate le principali cause di tale degrado consistenti in: scarichi fognari non depurati, immissione di sostanze nutrienti provenienti dalle attività agricole, accumulo di nutrienti nei sedimenti del fondo, pericolo di salinizzazione, subsidenza e deficit nel bilancio idrico;
sono stati messi individuate alcune linee di intervento necessarie, la strategia

di risanamento e gli interventi necessari per eliminare il contributo di inquinanti provenienti dagli scarichi civili non depurati;
i citati interventi sono stati tutti progettati finanziati e appaltati, buona parte degli interventi inerenti il sistema di fognature e depurazione è stata realizzata, mentre la parte degli interventi ancora in corso di realizzazione si concluderà entro il 2010. Lo sforzo condotto e i risultati ottenuti consentono di affermare che una prima fondamentale tappa per il risanamento del Lago di Massaciuccoli è stata percorsa con successo;
il monitoraggio ambientale attualmente mostra che, nonostante la riduzione degli scarichi civili immessi nel corpo idrico, è necessario un intervento più incisivo per far cessare l'apporto di sostanze nutrienti connesse alle attività agricole svolte nel comprensorio interessato, tenendo conto delle specificità della zona umida del Massaciuccoli che ricade nel Parco Regionale ed è stata individuata come Sito di Interesse Comunitario (SIC) per la tutela degli habitat naturali minacciati;
si rende quindi urgente e necessario un salto di qualità nell'intervento di risanamento, anche dal punto di vista finanziario, che richiede la rimozione dei nutrienti accumulati nei sedimenti, un cambiamento maggiormente significativo nello svolgimento delle attività agricole nel comprensorio del Massaciuccoli affinché cessi l'immissione di sostanze nutrienti, e l'attuazione degli interventi (già previsti dal Piano del Parco) di recupero ad ambiente umido-lacustre di alcune zone che non è più funzionale mantenere ad attività agricola, per i fenomeni di subsidenza;
la definizione delle attività agricole compatibili con il risanamento del lago deve avvenire tramite un processo di concertazione con gli agricoltori in modo che possano essere protagonisti di un processo di riconversione e riqualificazione negli usi del territorio agricolo del comprensorio, all'insegna della qualità ambientale e delle produzioni agricole locali;
a tal fine potranno essere utilizzate le specifiche misure previste dalle norme europee per compensare gli agricoltori dei costi e della perdita di reddito derivanti dalla attuazione della Direttiva «Nitrati»;
il recupero di nuove zone umide può costituire un incremento del patrimonio di biodiversità da tutelare nelle zone ricadenti nel Parco Regionale;
contemporaneamente alla sospensione di immissioni di sostanze inquinanti che alimentano lo stato eutrofico del lago è necessario che si affronti concretamente il risanamento del Massaciuccoli che non può prescindere dalla rimozione o neutralizzazione delle sostanze nutrienti che si sono accumulate nei sedimenti del fondo del lago;
la strategia di risanamento del Lago di Massaciuccoli nel suo complesso potrà consentire di valutare al meglio gli interventi necessari per ristabilire un bilancio idrico compatibile con il recupero ambientale e la tutela dei suoi valori naturalistici, a partire dal progetto di opera di adduzione di acque dal Serchio che è attualmente in fase di valutazione ambientale;
tale opera di adduzione di acque dal Serchio attraverso il cosiddetto «tubone», finanziata dal precedente Governo, può portare benefici all'interno di una strategia complessiva di recupero del Lago;
il ruolo della Regione Toscana quale garante di un adeguato livello di attenzione nell'attuazione della strategia di risanamento della zona di criticità ambientale del Lago di Massaciuccoli è e rimane fondamentale soprattutto riguardo alla gestione attiva del protocollo di intesa tra gli enti interessati e alle misure necessarie al rispetto delle scadenze previste dalle direttive europee per il definitivo risanamento dei corpi idrici, nel rispetto degli obiettivi minimi di qualità ambientale previsti;
è altrettanto indispensabile che il Governo garantisca il proprio sostegno alla strategia di risanamento del Lago di Massaciuccoli,

promossa dalla Regione Toscana con il sostegno degli enti locali interessati -:
se e quali iniziative intenda assumere il Ministro per tutelare il Lago di Massaciuccoli ed il suo comprensorio;
se intenda confermare i finanziamenti relativi all'opera di adduzione di acque dal Serchio disposti dal governo Prodi;
se e quante risorse intenda assicurare per dare attuazione all'insieme delle misure individuate, in particolare per sostenere gli interventi di rimozione del potenziale inquinante costituito dalle sostanze nutrienti accumulate nei sedimenti del fondo del lago, per contribuire all'attuazione degli interventi di recupero ad ambiente umido-lacustre di alcune zone che per i fenomeni di subsidenza non è più funzionale mantenere ad attività agricola e per completare gli studi per la verifica del bilancio idrico del lago.
(4-02798)

GALATI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il sindaco di Lamezia Terme ha chiesto al Commissario delegato per l'emergenza rifiuti nelle Regione Calabria di costruire una nuova discarica in località Stretto in Lamezia Terme, discarica che prevede l'esproprio di terreni sui quali insiste un vigneto di rara e pregiata qualità iscritto all'albo «doc» e «igt»;
l'Ufficio del Commissario delegato per l'emergenza rifiuti nella Regione Calabria, giusta convenzione del 18 settembre 2008, ha individuato nella Lamezia Multiservizi Spa, società in house del Comune, l'azienda che dovrà effettuare la progettazione definitiva ed esecutiva della nuova discarica;
il sindaco Speranza ha sempre sostenuto di non avere alternative all'infelice allocazione, nonostante la città di Lamezia sia molto estesa e comunque non ha mai ritenuto di discutere tale scelta nella sede più opportuna, per un più ampio coinvolgimento possibile, e per il rilievo della questione, ossia, l'istituzione principe della città ossia il consiglio comunale;
così come nella scelta dell'advisor per la privatizzazione della Lamezia Multiservizi;
oggi il sindaco di Maida ha offerto alcune decine di ettari per costruire non solo una discarica, che dura pochi anni, ma tutto il ciclo di smaltimento e compostaggio in una zona più propizia, non solo perché priva di colture, ma in quanto particolarmente argillosa, a differenza della località Stretto;
ciò è particolarmente rilevante, atteso che i rifiuti, in caso di difficile penetrazione nel terreno, anche a discarica chiusa e dopo molti anni, potrebbero generare una epidemia immane;
in caso di terremoto, per esempio, il mancato assorbimento porterebbe ad una tragedia;
hanno espresso netta contrarietà scelta del sito in località allo Stretto le maggiori organizzazioni di categoria quali la Confagricoltura, Coldiretti, Confindustria e il dottor Carlo Alberto Panont, direttore del più grosso Consorzio di tutela vini italiano (Oltrepò Pavese), il quale ha parlato di caso unico in Italia. Peraltro, il pregiudizio alle colture porterebbe alla perdita di circa 100 posti di lavoro ed a un ridimensionamento imponente di una realtà produttiva significativa, che esporta un prodotto lametino in tutti i continenti;
il sindaco di Lamezia Terme, durante l'estate dell'anno 2008 aveva garantito che la discarica lametina avrebbe smaltito i rifiuti di altri comuni sino al 31 marzo 2009 mentre tale impegno è stato clamorosamente disatteso dal primo cittadino;
il bilancio della Lamezia Multiservizi Spa presenta rispetto allo scorso anno, un aumento di costi di 2.083.000,00 ed in tre

anni di 3.200.000,00, di cui è bene conoscere origine e natura -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra illustrato e se tramite il Commissario delegato ritenga utile intervenire al fine di evitare che 100 persone perdano il proprio posto di lavoro e che una azienda produttrice di vino pregiato e che fa sviluppo in un settore fondamentale per il comune di Lamezia Terme, come quello vinicolo, venga ridimensionata, proprio in un momento in cui la crisi è ormai una realtà e alla recessione economica internazionale, già fortemente presente al sud, non si incroci una errata e poco lungimirante politica di programmazione del territorio.
(4-02807)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un progetto per la realizzazione di un impianto off-shore per la produzione di energia elettrica da fonte eolica, ubicato ad oltre tre miglia marine dalla costa, al largo del litorale dei comuni di Licata (Agrigento), Butera (Caltanissetta) e Gela (Caltanissetta) risulta essere stato trasmesso - ai sensi dell'articolo 23 parte II, titolo III, Valutazione d'impatto ambientale decreto legislativo n. 4 del 2008 - da ENEL Produzione S.p.A. e Moncada Energy Group S.r.l. al comune di Licata in data 7 luglio 2008 (numero protocollo generale 27572), con allegati 1 copia del progetto, 1 copia dello Studio d'Impatto Ambientale e 1 copia della Sintesi non Tecnica;
il suddetto progetto si estende per una lunghezza di circa 20 Km su una superficie di circa 54 Km2 ed ha determinato allarme tra gli operatori del settore turistico che hanno già realizzato - così come altri operatori si accingono a fare - strutture ricettive per diversi miglia di posti letto (oltre 5.000) sui litorali del comune di Licata ed antistanti le aree oggetto del progetto;
preoccupazioni sono state altresì manifestate dalla marineria locale, dal momento che l'area dovrebbe essere interdetta alla navigazione e in ogni modo ci saranno effetti sulla flora e sulla fauna marina di un tratto così esteso di costa;
con D.D.G. 35/55 da parte dell'Assessorato regionale della cooperazione, del commercio, dell'artigianato e della pesca, il comune di Licata è stato riconosciuto a economia prevalente turistica e come città d'arte e i programmi di sviluppo del territorio licatese, così come anche dei comuni di Gela e di Butera, mirano allo sviluppo del settore turistico in considerazione della qualità del mare e del paesaggio, oltre che dei beni artistici e storici;
la Sopraintendenza del Mare (www.regionesicilia.it beni culturali/archeologia sottomarina) nel proprio sistema territoriale informatico, ha rilevato ben otto siti di interesse culturale subacqueo nella zona;
il tratto di costa licatese interessato dal progetto risulta caratterizzato da una stratificazione storico-culturale riguardante le rotte di navigazione nella Magna Grecia, le guerre puniche e lo sbarco dell'VIII Armata USA del Generale Patton nel luglio 1943 mediante 942 unità navali;
secondo Polibio venne combattuta una tra le più notevoli battaglie navali dell'antichità: nel corso della prima guerra punica, i Cartaginesi con 250 navi e 15.000 marinai affrontarono i Romani del console Marco Attilio Regolo, condottiero di 230 navi e ben 97.000 tra soldati e marinai;
a testimonianza di tutto ciò, risultano ritrovamenti di relitti e reperti subacquei proprio in prossimità delle aree oggetto del progetto; da ultimo il ritrovamento della straordinaria nave di 21 metri con il corredo di vasellame antico, oltre che rarissimi «askoi» con figure rosse e che è stato definito il più importante relitto greco del Mediterraneo -:
se i Ministri interrogati siano al corrente del suddetto progetto;
se, nell'ambito delle valutazioni di impatto ambientale, si stiano prendendo in

considerazione le possibili alternative di collocazione del parco eolico sulla terraferma, nel rispetto della logica che ha visto il comune di Licata prevedere specifiche zone da destinare a tali usi, secondo un modello di sviluppo compatibile con altre logiche imprenditoriali nel settore turistico-alberghiero;
a che punto sia il procedimento di VIA relativo al progetto;
se ritengono i Ministri interessati di coinvolgere, ed in che modo, gli enti pubblici territoriali competenti e le popolazioni residenti, considerato che sia il pubblico che il privato sperano nel definitivo decollo del settore turistico che ha già dato riscontri incoraggianti.
(4-02817)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il disastroso terremoto del 6 aprile 2009 ha danneggiato in modo gravissimo la quasi totalità del patrimonio culturale aquilano. Oltre alle emergenze principali, vale a dire le chiese e gli edifici monumentali, è stato colpito un intero tessuto edilizio storico, dal centro dell'Aquila ai centri minori circostanti, a un'infinità di beni culturali sparsi e di edifici singoli o aggregati;
individualmente considerati, diversi di questi ultimi possono non apparire di particolare pregio, tanto da non essere interessati dal alcun vincolo come bene culturale; nondimeno nel loro insieme compongono una caratteristica identitaria assoluta ed irripetibile di quel paesaggio appenninico;
è evidente che la demolizione, cui moltissimi di questi edifici sarebbero esposti applicando regole di cautela eccessive quanto facili e diffuse, priverebbe per sempre quel territorio dell'impronta storica e architettonica e lo spoglierebbe irrimediabilmente del suo carattere, generando un danno spropositato, sia in termini culturali che in termini turistici vale a dire economici;
altrettanto va detto delle riparazioni che verranno eseguite nella fase di ricostruzione, dove l'uso di tecniche approssimative e non attente a questi valori rischierebbe di aggiungere ulteriore danni per gli edifici che si salveranno dalla demolizione: così come, ad esempio, troppo spesso è avvenuto nella ricostruzione umbra dopo il terremoto del 1997 -:
quali urgenti cautele il Ministro per i beni e le attività culturali intenda disporre per evitare i danni al patrimonio culturale diffuso e al turismo abruzzese delineati in premessa, sia direttamente sia intervenendo, per quanto di sua competenza, presso altre amministrazioni, riguardo alle demolizioni e alle riparazioni post-terremoto.
(4-02814)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Viterbo, tra le opere pubbliche da realizzare, ha in avanzato stato progettuale di esecuzione una variante per il traffico pesante sulla strada provinciale «Grottana», nell'immediata periferia Nord dell'abitato di Grotte Santo Stefano, frazione del Comune di Viterbo;
il progetto ordinario, comunicato alla cittadinanza in una pubblica assemblea

nel Settembre 2008, prevedeva la costruzione di un cavalcavia in linea retta sulla Ferrovia elettrificata Attigliano-Viterbo, al Km Fs 17+500;
l'Ufficio del Settore Viabilità della Provincia di Viterbo, diretto dall'Ing. Giovanni Stoppacciaro, ha variato nel Novembre 2008 il progetto, senza coinvolgimento della cittadinanza, ipotizzando l'attraversamento della linea Fs nello stesso punto predetto, ma con un cavalcavia avente non più forma retta, come originariamente previsto, ma di mezzaluna;
il nuovo progetto, più costoso per via dell'allungamento del cavalcavia in questione, coinvolge in misura diversa numerosi terreni, e si rende pertanto necessaria una attenta e giustificata valutazione delle scelte da operarsi, anche alla luce dell'esistenza di un precedente progetto che escludeva l'attraversamento dell'elettrodotto Enel e per di più con minori costi -:
se la modifica del progetto sia stata suggerita o concordata con le Ferrovie dello Stato o, in caso contrario, se siano al Ministro note le ragioni della modifica progettuale.
(4-02820)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONCIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 19 giugno 2008, a Cattolica, viene arrestato Niki Aprile Gatti, giovane informatico di 26 anni originario di Avezzano, con l'accusa di associazione per delinquere, truffa informatica e riciclaggio; 4 giorni dopo il giovane Niki, muore, impiccato, nel bagno della sua cella con una corda formata da stringhe e jeans;
il giovane viene arrestato insieme ad altre 18 persone, alcune facenti parte dell'azienda di cui non risulta essere titolare, ma socio, con una partecipazione al capitale sociale pari 7.900 euro;
il 19 giugno 2008 al momento dell'arresto il ragazzo, a differenza di quanto riferito alla madre, viene immediatamente portato al carcere di Sollicciano, mentre ai familiari viene spiegato che Niki è stato inizialmente portato al carcere di Rimini e poi trasferito a Firenze; i parenti, ed in particolare la madre, non vengono comunque mai avvertiti dei presunti trasferimenti del ragazzo;
in occasione dell'interrogatorio di garanzia, tutti gli imputati ricusano l'avvocato, e Niki, è l'unico che accetta di parlare con il magistrato proprio per manifestare l'intenzione di spiegare la propria posizione a differenza degli altri coimputati che si avvalgono della facoltà di non rispondere; al termine, mentre per tutti gli altri indiziati vengono disposti gli arresti domiciliari, Niki è l'unico al quale viene confermato il carcere;
il giovane, inoltre, chiede di essere cambiato di cella, in quanto nella sua vi erano due detenuti uno dei quali, in passato, nel corso di una discussione, aveva puntato il coltello alla gola di un suo compagno;
inutilmente i genitori aveva cercato di rientrare in possesso dei beni del ragazzo, che risiedeva a San Marino, ma alcuni giorni dopo l'appartamento viene trovato completamente svuotato non solo dei computer, che sarebbero stati utili alle indagini, ma anche dei suppellettili e degli effetti personali del giovane;
per i genitori, sono oscuri i motivi che avrebbero portato al gesto estremo del ragazzo, a soli quattro giorni dall'arresto; un ragazzo pieno di vita, che la sera prima, come hanno riferito gli agenti del carcere, aveva conversato con loro e pareva tranquillo -:
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di fare piena luce sulla morte di Niki Aprile Gatti, un giovane ragazzo di 26 anni

trovato senza vita nel bagno della sua cella del carcere di Sollicciano a soli quattro giorni dall'arresto.
(5-01301)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 12-bis del decreto-legge n. 207 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009 n. 14 ha interpolato la legge sull'ordinamento penitenziario attribuendo poteri e facoltà ai garanti dei diritti fondamentali dei detenuti;
in particolare la richiamata disposizione ha integrato gli articoli 18 e 67 della legge n. 354 del 1975 (che indicano, rispettivamente, i casi e le persone che sono ammesse ad avere colloqui con i detenuti e a visitare gli istituti penitenziari), prevedendo che:
a) i detenuti potranno avere colloqui - anche al fine di compiere atti giuridici - non più solo con i familiari o con i propri legali, ma anche con i «garanti dei diritti dei detenuti comunque denominati»;
b) tali soggetti potranno visitare senza autorizzazione gli istituti penitenziari, al pari del Presidente del consiglio dei ministri, del presidente della Corte costituzionale, di ministri, giudici della Corte costituzionale, Sottosegretari di Stato, membri del Parlamento e componenti del Consiglio superiore della magistratura, nonché di un articolato elenco di altre autorità civili ed ecclesiastiche;
la citata normativa è stata approvata al fine di favorire la sicurezza e le garanzie non solo per i detenuti ma per tutti i soggetti che operano in quella realtà che, con dizione ormai ufficializzata (e adottata persino dal Ministero della Giustizia) va sotto il nome di «pianeta carcere»; ciò ha suscitato l'unanime apprezzamento e consenso non solo da parte degli stessi Garanti dei diritti fondamentali dei detenuti, ma anche da parte della stragrande maggioranza della popolazione carceraria la quale potrà finalmente contare, da un lato, su una più efficace tutela dei propri diritti costituzionali e, dall'altro, su una maggiore attenzione alle problematiche connesse alla detenzione;
con la circolare n. 3618/6068 del 2 aprile 2009, il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, dottor Franco Ionta, ha fornito una interpretazione fortemente restrittiva della norma sopra indicata, il che rischia di sterilizzarne la portata applicativa nonché di limitare fortemente le conquistate prerogative dei Garanti dei diritti fondamentali dei detenuti;
in particolare, con riferimento all'articolo 18 dell'ordinamento penitenziario così come novellato, la circolare del D.A.P.:
a) subordina gli incontri tra Garante e singoli detenuti al rispetto di quelle stesse modalità pratiche e operative già previste per i colloqui con i familiari; ciò significa che i predetti incontri non potranno più avere luogo nelle sale e negli spazi a disposizione delle varie sezioni detentive, ma solo nei locali ordinariamente utilizzati per gli incontri tra detenuti e parenti;
b) prevede che gli incontri tra Garanti e detenuti debbano sottostare alla disciplina del numero dei colloqui a cui la persona detenuta ha diritto, mettendo quest'ultima nella situazione di dover scegliere tra un colloquio familiare e la necessità di conferire con l'autorità di garanzia;
inoltre la richiamata circolare del D.A.P. non risulta essere in alcun modo coerente con l'articolo 12-bis del decreto-legge n. 207 del 2008 anche nella parte in cui vieta ai Garanti di incontrare i soggetti sottoposti al regime detentivo di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario;

gli incontri e i colloqui tra garanti e detenuti non possono essere sottoposti a vincoli e restrizioni che riguardano altre situazioni non omogenee e che, se introdotti, vanificherebbero il ruolo degli istituti di garanzia;
è del tutto evidente che la circolare in questione, così come formulata, lede fortemente le prerogative dei Garanti dei diritti fondamentali dei detenuti e ne mortifica il ruolo e le competenze -:
se il Ministro non ritenga che il contenuto della circolare del Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria richiamata in premessa contrasti con la ratio dell'articolo 12-bis della legge 27 febbraio 2009 n. 14 e, in tal caso, se e quali provvedimenti intenda adottare, nell'esercizio delle proprie funzioni di indirizzo politico-programmatico, affinché la predetta circolare venga, in autotutela, ritirata e modificata nel rispetto della volontà del Parlamento e del ruolo dei Garanti dei diritti fondamentali dei detenuti che operano in un settore molto delicato come quello penitenziario.
(4-02818)

EVANGELISTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Francesco Stanzione è stato arrestato in Grecia nel 2001, e detenuto nel carcere di Larissa, per dei reati di cui si è sempre dichiarato innocente e per i quali, tuttavia, è stato condannato con sentenza di I grado del Tribunale di Atene del 2 giugno 2003, confermata da quella della Corte di Appello del 6 novembre 2006; inoltre, malgrado il giudizio dinanzi alla Corte Suprema, si sia celebrato il 14 novembre 2007, a oggi non è dato conoscere l'esito delle decisioni adottate;
senza entrare nel merito delle sentenze e sulla loro giustezza, di questo caso, come di altri (il più noto dei quali è il caso Carlo Parlanti detenuto negli Usa), se ne sta interessando una associazione no profit, Prigionieri del Silenzio, la prima in Italia ad occuparsi esclusivamente degli italiani detenuti all'estero che punta ad assistere i cittadini italiani posti in stato di detenzione al di fuori dei confini italiani e le loro famiglie, coadiuvandole nei rapporti con le autorità diplomatiche e consolari;
nel 1983 è stata firmata a Strasburgo una Convenzione sui «Diritti dei detenuti condannati con sentenza definitiva in un paese straniero»;
alla Convenzione aderisce un certo numero di Paesi ma di fatto anche altri Paesi che non hanno ratificato la Convenzione vi si adeguano in base a specifici accordi bilaterali;
in base a questa Convenzione è stata fatta richiesta da parte dell'interessato di scontare la pena in Italia;
il responsabile consolare dell'Ambasciata italiana ad Atene, Martin Brook, ha informato, con e-mail datata 8 gennaio 2009, la presidente della citata associazione che la nostra Ambasciata ha trasmesso la richiesta del signor Stanzione, con protocollo 5164 del 20 novembre 2008, al ministero interrogato che si deve esprimere in merito e ha sostenuto con forza l'opportunità di un rapido trasferimento;
gli Istituti di pena in Grecia versano in precarie condizioni e che ai familiari di Stanzione risulta oneroso poter fare visita al proprio congiunto -:
se e quali siano i motivi ostativi nell'applicazione di quanto previsto dalla Convenzione di Strasburgo e quali urgenti passi intenda adottare per agevolare il rapido trasferimento nelle nostre carceri del connazionale detenuto in Grecia.
(4-02822)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi trenta anni gli eventi sismici con effetti catastrofici sulla vita umana e sulle strutture dei centri abitati hanno richiesto interventi costosissimi per la ricostruzione e, fatto più importante, hanno determinato la perdita di migliaia e migliaia di vite umane. La storia ci dice anche che tali eventi si sono sempre verificati e quindi si può prevedere che anche negli anni a venire i disastri sismici si verificheranno. Il tragico evento provoca enorme emozione, ma purtroppo dopo qualche mese rimane solo uno sbiadito ricordo;
al fine di avviare una politica di prevenzione basata sulle forti innovazioni scientifiche e tecnologiche realizzate negli ultimi anni in questo settore, occorrerebbe pianificare l'adeguamento sismico dei principali edifici strategici della nazione: le prefetture, gli ospedali, le scuole, le chiese, le ambasciate, i consolati, i ministeri, il Parlamento, la sede del Governo e tutte quelle strutture che normalmente sono frequentate da numerosi cittadini;
ciò consentirebbe una drastica riduzione dei morti e un impegno finanziario di molto inferiore a quanto si è speso nelle varie ricostruzioni;
esiste una normativa anche se non risulta essere operativa -:
se intenda il Governo istituire un capitolo di spesa adeguato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con avvio immediato di un programma nazionale di intervento per l'adeguamento sismico dei suddetti edifici, partendo dai territori a maggior rischio sismico acclarato dagli esperti delle istituzioni scientifiche.
(5-01302)

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Mazara del Vallo, città collocata geograficamente nel canale di Sicilia, dista da Pantelleria 56 miglia marine mentre da Trapani circa 80 miglia marine;
da Mazara del Vallo si raggiunge Pantelleria con circa tre ore di navigazione, mentre da Trapani si raggiunge la stessa con circa sei ore nel periodo estivo e sette nel periodo invernale, rischiando talvolta di rimandare anche al giorno successivo il rientro a causa del maltempo;
facendo la tratta più breve, e cioè da Mazara, si potrebbero diminuire i costi di trasporto per i passeggeri e per le merci, incrementando, inoltre, sia il turismo che il commercio;
Trapani possiede numerosi collegamenti marittimi regionali, nazionali e internazionali e per Pantelleria possiede ben due collegamenti giornalieri;
in aggiunta o in sostituzione di uno dei due facenti capo a Trapani un collegamento lo si potrebbe spostare a Mazara, dotando così i cittadini mazaresi di un servizio che eviti loro di fare il tragitto più lungo e dispendioso per arrivare a destinazione;
se tale disservizio dovesse protrarsi i cittadini di Mazara del Vallo si vedrebbero costretti a costituire un Comitato «pro Pantelleria» rivolgendosi al Parlamento europeo -:
quali misure il Ministro, anche di concerto con le competenti Autorità regionali, intenda adottare affinché venga costituito un collegamento diretto da Mazara del Vallo verso Pantelleria.
(4-02801)

CATANOSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il direttore della divisione Cargo della società Trenitalia dottor Mario Castaldo, in un'intervista rilasciata al mensile Tutto Trasporti, traccia la nuova mappa degli scali merce in Italia, basata fondamentalmente su tagli drastici su tutta la linea ferroviaria del centro-sud Italia;
specificatamente per la Sicilia, secondo Castaldo, l'unico scalo merce che resterebbe operativo è quello di Catania Bicocca perché, secondo la sua tesi gli altri sono assolutamente inutili posto che le merci, arrivate a Catania, possono essere distribuite a mezzo camion in tutta la Sicilia. Alla luce di queste dichiarazioni, verrebbero smantellati gli scali merce di Palermo, Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Agrigento, Porto Empedocle, Siracusa, eccetera;
tale decisione è la diretta conseguenza di una scelta di Trenitalia in Sicilia per quanto concerne il traffico merci che ha già portato, per esempio, ad un aumento del 70 per cento del costo di trasporto da Trapani a Catania;
la sperequazione di comportamento di Trenitalia a danno della Sicilia è evidente: il provvedimento, infatti, è volto a fare un'operazione di carattere esclusivamente economico che disabilita gli scali merce a corso singolo, abilitandoli solo per i traffici a treno completo. Ma è ovvio che il tessuto industriale siciliano è composto, al 90 per cento, da aziende di piccola e media dimensione, che certamente non possono spedire e ricevere quantitativi di prodotti tali da giustificare un treno completo; difatti, quasi tutte le aziende utilizzano un carro ferroviario per volta;
le dichiarazioni del dottor Castaldo sono sorprendenti perché, a parte il danno economico assestato alle piccole e medie aziende locali, non tengono conto delle condizioni della rete viaria siciliana la quale, già di per sé disagiata, arriverebbe al collasso se tutte le merci attualmente trasportate con il treno fossero dirottate su traffico gommato;
inoltre quanto dichiara Castaldo va in direzione diametralmente opposta rispetto a tutte quelle politiche sulla tutela dell'ambiente che Trenitalia porta avanti per invogliare l'uso del treno al posto del camion;
la Sicilia continua a pagare un altissimo prezzo a causa delle politiche di ridimensionamento dei costi portate avanti da aziende pubbliche e private, le quali mortificano i siciliani in termini occupazionali, di tutela dell'ambiente ed economici -:
se il ministro interrogato non ritenga di intervenire, nell'ambito delle proprie competenze e prima dell'entrata in vigore di queste disposizioni, per fare in modo che Trenitalia riveda la sua politica di smantellamenti in Sicilia, politica che assesterebbe un danno di proporzioni inimmaginabili all'intera economia regionale.
(4-02803)

BARBATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Trasversale ferroviaria Orte-Falconara costituisce uno degli assi portanti del sistema ferroviario umbro-marchigiano ed assicura il collegamento tra la dorsale Milano-Roma e la direttrice Adriatica;
al momento su questa linea circolano quotidianamente 80 treni viaggiatori e 10 treni merci. La linea, interamente elettrificata, è per lo più a binario semplice con brevi tratte a binario doppio;
secondo quanto previsto dalla società Cantieri Italia, le tratte a binario doppio attivate fino ad ora sono: Orte-Terni (29 km), Campello-Foligno (15,4 km) e Montecarotto-Jesi-Falconara (26 km); un totale di 70,4 km, pari a circa il 35 per cento dell'intera rete;

il raddoppio delle tratte ancora a semplice binario, con lavori iniziati dal 2001 e attualmente sospesi, sono tra Spoleto e Campello sul Clitunno (km 9,8) e Castelplanio-Montecarotto (km 5,8);
nei progetti affidati con appalto integrato, e all'esame del Ministero, restano la Terni-Spoleto (22 km) e la Foligno-Fabriano (54 km). In particolare la Terni-Spoleto riguarderà un tracciato da realizzarsi prevalentemente in galleria, con posto di incrocio e precedenza intermedio;
l'attuale tracciato è sottoposto a forti limitazioni operative e funzionali a causa di una pendenza massima del 22 per cento, raggi di curvatura minima di 350 m e una conseguente ridotta velocità di esercizio;
il nuovo piano della futura linea prevederà che sul nuovo binario viaggino treni passeggeri veloci e treni merci carichi, mentre sulla linea attuale treni passeggeri e treni merci scarichi;
l'attivazione, dal costo di 529 milioni di euro, è prevista entro il 2014;
risulta che, però, di questi lavori, specie per quanto riguarda il raddoppio del binario unico tra Spoleto e Campello sul Clitunno, i lavori siano bloccati e procedano a rilento dal 2001. Si sono spesi nel frattempo oltre 103 milioni di euro, senza portare a termine alcun rilevante passo in avanti;
il raddoppio dei binari da Roma ad Ancona è fondamentale anche in prossimità di Spoleto ed Assisi, sia in termini turistici, essendo sedi di importanti flussi, altrimenti costretti a congestionare il traffico stradale locale, che economici, per il passaggio merci, e non da ultimo per il traffico viaggiatori e pendolari -:
quali siano le ragioni di tali ritardi e lungaggini nel portare a termine un tratto relativamente breve, in considerazione anche del fatto che i lavori proseguono a singhiozzo dal 2001, ed in vista dei futuri lavori della Terni-Spoleto e della Foligno-Fabriano;
quali tempi e quali ulteriori spese si prevedano per la conclusione dei lavori del raddoppio relativa alla rete in oggetto, nella speranza e nella convinzione che un sollecito alle Ferrovie dello Stato e alle società incaricate di condurre a termine i lavori possano contribuire a rientrare nei tempi previsti inizialmente.
(4-02804)

LO MONTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 comma 265 della legge 296/06 prevede la prelazione a favore degli enti locali e dei soggetti pubblici gestori delle aree protette, nel caso di dismissione di tratte ferroviarie e dei connessi immobili strumentali nonché di pertinenze e accessori, che siano ubicate in aree protette;
la tratta ferroviaria Alcantara-Randazzo è stata dismessa dal 2001 e copre un tratto che va da una zona in prossimità della foce del Fiume Alcantara, tra Taormina e Giardini Naxos, per arrivare fino a Randazzo, la cui stazione terminale si trova a poche centinaia di metri dalla stazione della ferrovia circumetnea;
l'Ente Parco fluviale dell'Alcantara, su sollecitazione del Comune di Motta Camastra, fin dal 27 luglio 2007 si è attivato al fine di avviare le trattative per l'acquisizione della tratta dismessa Alcantara-Randazzo avanzando il diritto di prelazione di cui all'articolo 1 comma 265 della legge n. 296 del 2007;
in data 20 dicembre 2004 è stato firmato un Protocollo d'Intesa finalizzato all'utilizzo della tratta ferroviaria dismessa Alcantara-Randazzo, dai seguenti soggetti: Ente Parco fluviale dell'Alcantara; Assessorato Regione Sicilia Territorio e Ambiente; l'Assessorato Regione Sicilia al Turismo; l'Assessorato Regione Sicilia alla Cooperazione; l'Assessorato Regione Sicilia Beni Culturali e Architettonici; l'Assessorato

Regione Sicilia Agricoltura e Foreste; le Province di Catania e Messina e Trenitalia;
l'acquisizione della tratta dismessa in questione consentirebbe non solo una mobilità «dolce» e «sostenibile» per l'ambiente ma anche la valorizzazione delle stazioni interessate che diventerebbero così sia «porte» che «vetrine» del Parco;
il territorio del Comune di Randazzo insiste su tre parchi regionali: dell'Alcantara, dell'Etna e dei Nebrodi;
in data 21 novembre 2008 il Commissario Straordinario dell'Ente Parco fluviale dell'Alcantara in una lettera inviata alla Ferservizi ha riconfermato la volontà di avvalersi del diritto di prelazione come previsto dall'articolo 1 comma 265 della legge n. 296 del 2006 a favore dei soggetti pubblici gestori di aree protette, sottolineando al contempo la disattenzione di Ferservizi rispetto alla richiesta avanzata fin dal 2007 da parte dell'Ente Parco;
l'Ente Parco fluviale dell'Alcantara, sempre con la lettera inviata a Ferservizi in data 21 novembre 2008, ha diffidato la stessa dall'operare qualsivoglia alienazione in assenza del benestare dell'Ente Parco;
nel Consiglio dell'Ente Parco dell'Alcantara figurano i Sindaci dei Comuni di Giardini Naxos, Taormina, Gaggi, Graniti, Motta Camastra, Francavilla di Sicilia, Mojo, Alcantara, Malvagia, Roccella, Valdemone, Calatabiano, Castiglione di Sicilia e Randazzo, unitamente ai Presidenti delle Province di Messina e Catania, i quali hanno approvato una mozione per l'acquisizione ed il recupero della citata tratta ferroviaria dismessa, impegnando in tal senso l'Ente Parco;
la tratta dismessa Alcantara-Randazzo versa attualmente in uno stato di accentuato e completo abbandono, e costituisce essa stessa un elemento di degrado ambientale per l'area dell'Ente Parco dell'Alcantara -:
quali iniziative intendano intraprendere nei confronti della Ferservizi società del Gruppo Ferrovie dello Stato, al fine di rispondere positivamente, ed in tempi brevi, alla richiesta di acquisizione da parte dell'Ente Parco dell'Alcantara della tratta ferroviaria dismessa Alcantara-Randazzo, tenuto conto del diritto di prelazione disposto dall'articolo 1 comma 265 della legge n. 296 del 2006;
se successivamente alla data del 27 luglio 2007, quindi dopo l'esercizio della prelazione da parte dell'Ente Parco fluviale dell'Alcantara, siano state poste in essere, attivate o perfezionate o concluse alienazioni a titolo oneroso o meno di qualsiasi immobile facente parte, connesso o strumentale della tratta ferroviaria dismessa Alcantara-Randazzo, e in tal caso come sia potuto succedere e per quali motivi sia stato impedito all'Ente Parco di esercitare la prelazione come previsto dalla legislazione vigente.
(4-02808)

COSENZA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
mentre si registrano ingenti investimenti nelle nuove tecnologie e nello sviluppo della rete dell'Alta velocità, i treni italiani continuano a registrare una situazione di forte sporcizia e cattiva manutenzione;
non solo i treni operanti sulle tratte locali, ma anche molte vetture Eurostar, perfino sulla tratta tra Milano, Roma e Napoli, sono in condizioni di estrema sporcizia già nella stazione di partenza;
la sporcizia dei treni italiani non è solo un danno d'immagine per l'Italia agli occhi delle migliaia di turisti che li utilizzano e un segno di mancanza di decoro, ma anche e soprattutto un grave rischio per la salute dei passeggeri che possono trovarsi a passare anche molte ore a contatto con sedili e ambienti sporchi fino

all'indecenza e malsani dal punto di vista dell'igiene -:
quali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda assumere per risolvere l'ormai pluridecennale problema della sporcizia sui treni italiani;
più nello specifico, se ritenga opportuno richiamare Trenitalia ad assicurare condizioni di decoro e igiene minime sulle linee Eurostar.
(4-02812)

GHIZZONI e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie dello Stato si sono dotate di un call-center (che risponde al numero telefonico 892021) per i viaggiatori che utilizzano come mezzo di trasporto il treno; per segnalare disfunzioni e disservizi; per controllare lo stato di un reclamo; per sbloccare un'utenza funzionale all'acquisto di biglietti su internet (bloccata per problemi dovuti prevalentemente al mal funzionamento del sito internet delle Ferrovie dello Stato); per presentare una richiesta di rimborso nei casi previsti, come ad esempio la cancellazione di un treno;
le chiamate al suddetto call-center hanno un costo documentato di trenta centesimi per lo scatto alla risposta e di cinquantaquattro centesimi di euro al minuto e, considerato un tempo medio di una telefonata di tre minuti, il servizio ha un costo minimo pari a più di due euro;
per coloro che contattano il call-center dall'estero, invece, è a disposizione un numero di rete fissa nazionale che ha un costo completamente gratuito;
il servizio clienti è raggiungibile gratuitamente via posta elettronica, ma è evidente che non tutti i cittadini italiani hanno la possibilità di utilizzare tale strumento e quindi non lo si può considerare un mezzo alternativo al contatto telefonico;
nella maggior parte dei casi il call-center viene contattato per disservizi che dipendono direttamente dalla Società erogatrice del servizio (Trenitalia S.p.A.), la spesa che gli utenti devono sostenere per avere informazioni e chiarimenti, appare ingiustificata -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno che il servizio descritto in premessa, sia erogato gratuitamente.
(4-02813)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un articolo di stampa del 29 marzo 2009, si apprende che un marocchino di 65 anni, con cittadinanza italiana, è stato arrestato a Terni, con l'accusa di aver ridotto in schiavitù la moglie e per maltrattamenti ai figli;
la donna, di 35 anni, sarebbe stata costretta a vivere segregata in casa fin dal 1997, perché le era vietato uscire o addirittura aprire le finestre;
la donna, nonostante risieda in Italia da 12 anni, non parla la lingua italiana;
si tratta di una vicenda gravissima, ma che stupisce ancora di più, dal momento che al marocchino è stata concessa la cittadinanza italiana -:
appare incredibile che per tanti anni, oltre 10 in questo caso, una donna sia obbligata a vivere in condizioni disumane, senza che né i servizi sociali, né quelli scolastici frequentati dai figli, si siano accorti di niente;
attualmente alla Camera dei deputati sono in discussione diversi progetti di legge per modificare la legge n. 91 del 5 febbraio 1992 in materia di attribuzione della cittadinanza italiana -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale fatto e quali siano i suoi intendimenti al riguardo e quali siano i controlli che

vengono realmente effettuati prima di concedere la cittadinanza italiana ad uno straniero;
come sia possibile che a questa persona sia stata concessa la cittadinanza, senza che i competenti servizi di stato civile abbiano preventivamente verificato le reali condizioni e le abitudini di vita del marocchino e della sua famiglia;
se non ritenga necessario intervenire per evitare che nel nostro Paese possano accadere altri episodi simili;
se sia in grado di fornire dati relativi a vicende gravi come questa, che vedono molte donne, di religione islamica, costrette a vivere come schiave in Italia;
come intenda intervenire per aiutare le molte donne, soprattutto di religione islamica, che vivono nel nostro Paese senza godere di quei basilari diritti di libertà, comuni a tutti i cittadini e che dovrebbero essere garantiti anche agli stranieri, che risiedono legalmente nel nostro Paese.
(4-02806)

LARATTA e CASTAGNETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 6 aprile 2009, il dott. Pietro Schirripa, direttore Sanitario dell'Azienda ospedaliera di Vibo Valentia, presidente della Fondazione Zappia e della Cooperativa sociale Valle del Bonamico, è stato fatto oggetto di un vile attentato che ha messo a rischio la sua stessa vita;
il dottor Pietro Schirripa è da anni impegnato a Locri nel settore sociale e in importanti progetti finalizzati all'inclusione sociale nell'ambito del Patto penitenziario della Locride;
la delicatezza degli impegni e delle attività del dott. Schirripa, hanno probabilmente attirato le criminali attenzioni di chi non vuole permettere un riscatto del territorio della Locride -:
se il Governo sia a conoscenza dell'attentato subito dal dott. Schirripa e cosa intenda fare per assicurarne l'incolumità;
cosa intenda fare il ministro dell'interno, per quanto di sua competenza, per garantire l'accertamento della matrice del gravissimo attentato, anche al fine di dare un segnale forte alla Calabria e ai calabresi onesti, stanchi dell'impunità che avvolge troppo spesso gli episodi criminali che si ripetono con sempre maggiore frequenza.
(4-02809)

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è sotto gli occhi di tutti gli italiani e lo ha anche riconosciuto il nostro Presidente del Consiglio dei ministri l'impegno e la serietà dell'intervento dei Vigili del Fuoco nelle zone colpite dal terremoto dei gironi scorsi a L'Aquila e zone limitrofe;
tale l'impegno del Corpo a livello nazionale che dobbiamo, purtroppo, registrare la prima vittima del dovere: il capo squadra Marco Cavagna del Comando provinciale di Bergamo colpito da un malore mentre si trovava nella città abruzzese, lì arrivato alla guida di un mezzo di soccorso;
è di dominio pubblico, ed anche incontestabile, la grave carenza di uomini, mezzi e risorse del Corpo ma nonostante tutto i nostri Vigili del Fuoco stanno dando, ove ce ne fosse bisogno, prova di coraggio e di professionalità con il solo scopo di salvare le vite umane sepolte sotto le macerie del terremoto, anche con il raddoppio dei turni di servizio;
la Confsal Vigili del Fuoco da anni lancia il suo grido di allarme e di dolore per le condizioni in cui si trova il Corpo ed insieme a tutte le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative delle due aree di contrattazione, sia del personale che dei direttivi e dirigenti, hanno richiesto da tempo un incontro con il Ministro dell'interno per trovare soluzioni condivise e partecipate al fine di uscire

dallo stato di difficoltà dei Vigili del Fuoco per portare quel soccorso che, proprio in questi momenti, è così sentito ed indispensabile;
l'8 aprile 2009 il Ministro dell'interno ha convocato le rappresentanze della Polizia di Stato, che vivono le identiche carenze di uomini, mezzi e risorse, per trovare soluzioni condivise e partecipate al fine di uscire dalla stato di necessità in cui si trova la Polizia di Stato -:
se intenda convocare le organizzazioni maggiormente rappresentative del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco affinché si trovino quelle soluzioni condivise e partecipate per far uscire il Corpo dallo stato di crisi in cui versa.
(4-02815)

TESTO AGGIORNATO AL 16 LUGLIO 2009

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la maggior parte delle scuole primarie e secondarie di Busto Arsizio sono prive di risorse finanziarie per la copertura delle supplenze;
in particolare, il Liceo artistico «Candiani» e l'Istituto tecnico commerciale «Enrico Tosi» di Busto Arsizio lamenterebbero una sofferenza rispettivamente di 160 mila euro e 300 mila euro per spese relative all'assegnazione delle supplenze;
i gravosi tagli che negli ultimi dieci anni hanno penalizzato le suddette scuole, sono stati spesso compensati con risorse a volte «fuori bilancio» il cui stanziamento si è reso necessario anche al fine di assicurare il diritto allo studio;
i citati Istituti si sono distinti per l'eccellenza didattica e organizzativa;
prossimamente le scuole riceveranno una tranche di finanziamento a parziale copertura delle spese per le supplenze dell'esercizio in corso;
per i crediti accumulati dalle scuole relativamente alle supplenze del 2007 sarebbe in corso la variazione di bilancio di 126 milioni di euro, con cui si dovrebbero coprire tutti i residui attivi vantati dalle scuole nei confronti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca -:
se, relativamente all'anno 2008, non ritenga opportuno procedere nel più breve tempo possibile all'acquisizione dei consuntivi delle singole istituzioni scolastiche, al fine di consentire alle scuole in parola di eliminare il gravoso tetto di spesa per le retribuzioni dei supplenti.
(3-00483)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARAN, STRIZZOLO, ROSATO, MONAI e COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il credito delle scuole della Regione Friuli Venezia Giulia nei confronti dello Stato, che risale ancora al 2006-2007 e che rischia di compromettere il sistema scolastico regionale, ammonta ormai a 33 milioni di euro;
la situazione nel Friuli Venezia Giulia è arrivata ad un livello di guardia in conseguenza di una politica di tagli delle risorse che ha determinato l'enorme mole dei crediti pregressi che la regione vanta nei confronti del MIUR;
nel corso di questi anni la Direzione scolastica regionale ha in più occasioni segnalato al MIUR le difficoltà economiche delle scuole e già alla fine del 2006, con una nota indirizzata al Ministero, quantificava la differenza tra lo stanziamento effettuato e il fabbisogno delle scuole della regione in 11.105.389,30 euro;
per anni, di fatto, gli istituti hanno inserito nei loro bilanci le quote loro

dovute come residui attivi e hanno cercato di far fronte agli impegni con altri capitoli di bilancio, finendo per cumulare una quota di residui sproporzionata (180.014,15 euro il Liceo classico di Pordenone; 80.870,94 euro l'Istituto comprensivo di Casarsa e così via);
ora le scuole, che non possono continuare in questo modo visto che non hanno più nulla in cassa, non sono più in grado di pagare gli stipendi degli insegnanti supplenti e, siccome ci sono centinaia di insegnanti ancora senza paga, sta crescendo il contenzioso tra i lavoratori e le scuole che non hanno ancora erogato gli stipendi -:
quali iniziative intende assumere il Ministro per far fronte ad una situazione che, come hanno segnalato sindacati e dirigenti scolastici, rischia di condurre il sistema scolastico regionale al collasso.
(5-01291)

MADIA, IANNARILLI, AMICI, GHIZZONI, PISICCHIO, CARLUCCI, CENTEMERO e SCALERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato, in data 2 febbraio 2009, una circolare della Direzione Generale per gli Ordinamenti del Sistema Nazionale di Istruzione e per l'Autonomia Scolastica a firma del direttore generale Mario Dutto. La circolare riguarda le azioni per il recupero delle carenze formative negli Istituti di istruzione secondaria di II grado per l'anno accademico 2009;
il documento del ministero riconosce la positiva esperienza di tali azioni tese al sostegno dell'apprendimento di ciascun alunno in particolare di quelli con livelli di preparazione più carenti. Nel quadro dell'autonomia scolastica vengono disposti obiettivi e criteri organizzativi delle diverse azioni;
la circolare cita al punto d) lo stanziamento di 55 milioni di euro come «risorse finanziarie aggiuntive» per la realizzazione delle azioni sopradette. Tali risorse sarebbero, secondo il ministero, «in corso di trasferimento da parte del Ministero dell'economia e finanze». A oltre due mesi dall'emanazione della circolare e nella parte finale dell'anno scolastico tali risorse aggiuntive non sono state ancora erogate agli Istituti scolastici -:
se le risorse aggiuntive, necessarie per l'attivazione delle azioni per il recupero delle carenze formative negli Istituti di istruzione secondaria di II grado per l'anno accademico 2009, siano state effettivamente acquisite ai bilanci del Ministero dell'istruzione, università e ricerca e quando - in caso positivo - intenda erogarle agli Istituti scolastici permettendo la realizzazione dei corsi.
(5-01292)

CAPITANIO SANTOLINI e CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i presidi incaricati sono dirigenti scolastici che prima di ottenere l'incarico di Presidenza hanno operato per anni come vice presidi, collaboratori vicari, componenti delle Giunte Esecutive, dei Consigli scolastici Distrettuali acquisendo anno dopo anno la stima e la fiducia di genitori e colleghi espressa attraverso la loro rielezione;
molti di loro una volta ricevuto l'incarico hanno lavorato su sedi disagiate da un punto di vista logistico, organizzativo e su sedi difficili sia per le distanze che per la complessità territoriale e sono stati rinominati ricoprendo la stessa mansione per diversi anni consecutivi;
l'ultimo concorso riservato a presidi incaricati è stato bandito nel 2006 e metteva a disposizione di coloro che avessero almeno un'annualità di servizio su incarico dirigenziale, appena 1.458 posti per l'immissione in ruolo a fronte di circa 3.200 dirigenti incaricati presenti all'epoca sul territorio italiano;

la legge n. 296 del 2006 (Finanziaria 2007) prevede ai commi 619 e 605 la nomina dei vincitori del precedente concorso ordinario su posti vacanti e degli idonei del Concorso Riservato indetto con decreto ministeriale del 3 ottobre 2006 «su posti vacanti e disponibili relativi agli anni 2007/2008, 2008/2009 e 2009/2010»;
pertanto dopo due anni di precedenza data ai candidati del Concorso Ordinario nella sequenza delle nomine si dovrebbe disporre, come previsto dalla legge n. 296 del 2006 la precedenza di nomina per l'anno scolastico 2009/2010 agli idonei del Concorso Riservato;
la direttiva ministeriale n. 33 del 17 marzo 2009 prescrive l'immissione in ruolo di tutti i vincitori di concorsi che entreranno in turno di nomina ai sensi dei commi 605 e 619 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 secondo i criteri stabiliti con Circolare Ministeriale n. 40 del 26 aprile 2007 fino all'esaurimento delle graduatorie;
la suddetta direttiva stabilisce inoltre la riconferma agli incarichi di presidenza per gli eventuali idonei al concorso, che già inclusi nelle graduatorie per la conferma degli incarichi 2008/2009 non possano conseguire la nomina per mancanza di posti vacanti e disponibili; a seguito di un'eventuale riduzione di tali posti vacanti e disponibili e di eventuali perdenti posto dovrebbero essere riconfermati perché inclusi in graduatoria, e assegnati presso una scuola di altro settore formativo della stessa provincia;
va considerata inoltre la difficoltà di tali presidi che per conservare l'incarico cambiano provincia o settore formativo mettendo ogni volta in gioco le proprie qualità manageriali in territori e settori sempre nuovi e sconosciuti;
infine, va sottolineato che l'assunzione a tempo indeterminato di tali presidi non comporterebbe oneri aggiuntivi per lo Stato, giacché gli stessi prestano già servizio e sono retribuiti in qualità di presidi incaricati -:
quali misure il Governo intenda prendere al fine di esaminare la situazione dei presidi incaricati che non entreranno in ruolo nemmeno nel prossimo anno scolastico 2009/2010 su posti vacanti e disponibili, consentendo di accelerare la loro nomina effettiva e permettendo loro di conquistare il posto che da anni gli compete.
(5-01298)

COSCIA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la situazione determinatasi nella provincia dell'Aquila in seguito al recente tragico terremoto richiede numerosi e diversificati interventi, anche di natura tecnico-amministrativa, volti a garantire la più rapida ripresa delle attività scolastiche e a consentire, anche attraverso misure di emergenza, che studenti, famiglie e personale scolastico possano riattivare la comunità scolastica ed educativa come simbolo e luogo in cui venga riconquistata una normalità di vita, di relazioni, di impegni scolastici e professionali;
i decreti emanati in data 17 aprile 2009 dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, onorevole Gelmini, sono volti ai sopracitati obiettivi, ma si tratta di misure di primo intervento, ancora largamente insufficienti per dare risposte esaustive alla complessità dei problemi -:
se il ministro interrogato non intenda:
a) sospendere per la Regione Abruzzo le previste riduzioni di organico di personale docente ed ATA, congelando gli organici per i prossimi tre anni, in modo da facilitare la riorganizzazione dell'intera rete scolastica, senza prevedere alcuna compensazione mediante riduzione degli organici delle altre Regioni;
b) riconoscere la validità dell'anno scolastico per gli studenti e per tutto il personale della scuola, ivi compreso quello a tempo determinato;

c) provvedere alla riconferma di tutto il personale a tempo determinato anche per il prossimo anno scolastico;
d) rendere disponibili quote aggiuntive di permessi sia per il personale in servizio residente nelle zone colpite dal sisma, che per sostenere eventuali iniziative di volontariato finalizzate all'attività di docenza;
e) intervenire su alcune procedure amministrative in atto che riguardano il personale della scuola, fra cui le graduatorie dei docenti, Ata e mobilità, al fine di snellirne al massimo le modalità e di rendere non perentorie le scadenze per coloro che risiedono o prestano attività lavorativa nelle zone coinvolte dal sisma;
f) garantire le necessarie forme di flessibilità per i lavoratori attualmente ospitati in strutture lontane dalle sedi di servizio.
(5-01300)

Interrogazione a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
126 insegnanti, a livello nazionale, fanno parte della categoria dei dirigenti scolastici incaricati, sulla base di una graduatoria che si sta assottigliando fisiologicamente in quanto bloccata all'anno scolastico 2005/06 ai sensi dell'articolo 1-sexies, del decreto-legge n. 7 del 2005 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 43 del 31 marzo 2005, che ha previsto che i nuovi incarichi di dirigenza scolastica, fatta salva la conferma degli incarichi già assegnati, vadano conferiti, sotto forma di reggenza, ai dirigenti scolastici con contratto a tempo indeterminato;
i predetti 126 insegnanti, inseriti in graduatorie provinciali, prestano servizio, da almeno tre anni, come dirigenti scolastici incaricati, assicurando il servizio in sedi difficili e spesso disagiate, sia per distanze, sia per complessità territoriale e di contesto sociale, rappresentando degnamente l'istituzione scolastica assegnata;
malgrado vivano da anni una situazione di precarietà, i dirigenti scolastici incaricati hanno garantito, con la loro presenza, che sedi disagiate non venissero affidate a reggenze non funzionali dal punto di vista della continuità didattica e gestionale, assicurando il buon funzionamento di scuole che si trovano spesso in un difficile contesto sociale;
in atto risultano vacanti molti posti di dirigente scolastico e sono disponibili per le nomine in ruolo, tanto che molte sedi sono regolarmente assegnate a reggenti, cioè a dirigenti scolastici con contratto a tempo indeterminato, che si vedono annualmente affiancare alla loro scuola un'altra istituzione scolastica con sede vacante;
i dirigenti scolastici precari, svolgendo le loro funzioni da almeno tre anni, hanno acquisito capacità, competenze ed esperienze mettendole a disposizione di un'amministrazione che li ha, peraltro, incaricati, formati ed aggiornati con spese a carico dello Stato -:
se il Ministro interrogato intenda intervenire, formulando una soluzione che a livello giuridico superi la condizione di precarietà dei 126 dirigenti scolastici incaricati, prevedendo, ove necessario, un percorso normativo che, nel pieno rispetto dell'ordinamento vigente, utilizzando ad esempio il meccanismo del concorso riservato, trasformi il rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, atteso che per lo Stato non si creerebbero oneri aggiuntivi, poiché attualmente prestano servizio e sono retribuiti quali dirigenti incaricati, evitando peraltro l'insorgere di possibili contenziosi con l'Amministrazione, visto che è facile pensare che molti di essi riterrebbero di essere vittime di un diritto negato.
(4-02799)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta orale:

POLLEDRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 18 maggio 2006 un presidio di lavoratori precari della Croce Rossa Italiana (CRI) ha manifestato davanti alla sede del Governo a Palazzo Chigi; è dal 9 maggio 2006, infatti, che si stanno organizzando manifestazioni, occupando diverse sedi della CRI in tutto il Paese;
i lavoratori della CRI di Piacenza non hanno potuto partecipare alla manifestazione, perché impegnati in compiti gravosi ed inderogabili, quali l'attività per il servizio 118, nonché il trasporto di bambini affetti da gravi patologie e perciò bisognosi di terapie giornaliere;
le categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl, Uil e gli autonomi del Sinodi Cri lamentano ritardi nei pagamenti dei compensi: su 18 dipendenti, 8 sono precari, ed inoltre questi lavoratori aspettano ancora gli arretrati dovuti nel 2002 per la progressione di livello contrattuale, gli incentivi a saldo del 2005, oltre al biennio economico e gli accessori;
il Presidente del Consiglio Berlusconi, nel vedere questi lavoratori protestare davanti alla sede del Governo, ha prestato loro attenzione, avvicinandosi al presidio e chiedendo loro di inviargli un dossier sulla situazione lamentata, al fine di poter trovare una soluzione;
negli ultimi due anni quanto illustrato non è mutato e risulta ancora attuale -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del problema e quali iniziative si intendano intraprendere per garantire al più presto l'adempimento degli impegni assunti in precedenza con tutte le organizzazioni sindacali e fino ad oggi ignorati;
in particolare, che cosa si intenda fare per la soluzione dei problemi relativi al precariato, con il rinnovo delle scadenze contrattuali fissate per il momento al 31 dicembre 2006, alla corresponsione delle spettanze economiche al personale dipendente, oltre alla definizione delle strategie dell'ente e alla riorganizzazione dei servizi, eventualmente anche attraverso l'adozione di un regolamento d'organizzazione ed un progetto di attività per delega.
(3-00485)

POLLEDRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Croce Rossa Italiana sta attraversando ormai da tempo una situazione di disordine organizzativo e funzionale, che si traduce, in particolare, nella mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, nonché nella mancata stabilizzazione di migliaia di precari;
il problema degli arretrati, in particolare, è sorto a seguito dell'ispezione disposta dal 18 maggio al 31 luglio 2006 nei confronti del Comitato centrale CRI - dietro tardiva segnalazione del Collegio dei revisori della CRI e dell'ex Direttore generale CRI Tommaso Longhi - dal Ministero dell'economia e delle finanze;
l'ispezione, in particolare, ha evidenziato in relazione agli esercizi contabili dal 2002 al 2005 una gestione non corretta degli stanziamenti, in quanto il salario accessorio dei dipendenti sarebbe stato finanziato quanto a 6 milioni di euro a valere su somme non destinabili a tale scopo, bensì destinate alla spesa per i passaggi all'interno dell'ente;
in una riunione svoltasi presso il Ministero della salute il 21 dicembre 2006, i rappresentanti del Ministero della salute, del Ministero dell'economia e delle finanze, della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Croce Rossa italiana hanno convenuto sulla possibilità di recuperare

il predetto importo tramite corrispondente decurtazione dei fondi relativi agli anni 2005 e seguenti;
in un successivo incontro con le organizzazioni sindacali, l'amministrazione della CRI avrebbe palesato l'intenzione di procedere nei confronti dei lavoratori CRI al recupero delle somme da questi indebitamente percepite, evitando di effettuare i passaggi di qualifica previsti dal contratto integrativo 2001;
nel frattempo, i lavoratori a tempo indeterminato della CRI non hanno ancora ricevuto parte consistente del salario accessorio relativo all'anno 2005 e l'intero salario accessorio relativo al 2006; inoltre, a distanza di circa sei anni, non è stata data attuazione alle disposizioni sugli avanzamenti di carriera previsti dal contratto integrativo 2001, applicativo del CCNL 1998-2001;
il mancato riconoscimento di parte delle retribuzioni dovute ha costretto molti dipendenti a procedere per vie legali contro l'amministrazione della CRI;
altrettanto problematica è la situazione relativa alla mancata stabilizzazione dei lavoratori con contratto di lavoro precario, che rappresentano circa il 75 per cento della forza lavoro impiegata presso la CRI;
nel complesso, tale problematica coinvolge oltre 2.500 lavoratori precari, di cui alcuni con oltre 10 anni di precariato;
in relazione a tale problematica, la CRI sembra aver di recente negato la possibilità di una stabilizzazione dei precari, anche se tali lavoratori svolgono servizi pubblici essenziali come quello di emergenza territoriale 118, la raccolta delle donazioni di sangue, eccetera;
numerose manifestazioni di protesta sono state organizzate dai lavoratori della CRI per protestare contro le problematiche salariali e contrattuali di cui sopra; tali proteste non hanno, tuttavia, contribuito a risolvere la situazione, né a sollecitare l'amministrazione della CRI ad attivare un tavolo permanente di concertazione con le associazioni sindacali ed i rappresentanti dei Ministeri competenti;
negli ultimi due anni quanto illustrato non è mutato e risulta ancora attuale -:
quali provvedimenti o misure il Ministro interrogato intenda adottare per consentire ai lavoratori della Croce Rossa italiana di ottenere soddisfazione rispetto ai diritti retributivi maturati e più effettive garanzie circa la stabilizzazione dei contratti di lavoro precario, nel caso attivando un Tavolo permanente di discussione con i responsabili dell'amministrazione della CRI e le associazioni sindacali maggiormente rappresentative.
(3-00486)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GNECCHI e FRONER. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Telecom Italia sta attuando il nuovo piano industriale 2009-2011 che comporterà, secondo i dati forniti dalla società, almeno 4300 esuberi su tutto il territorio nazionale, che interesserà il personale di oltre 40 sedi territoriali, senza peraltro fornire alcuna indicazione sugli strumenti che l'azienda intende utilizzare per la gestione dei suddetti esuberi;
dalle varie sedi territoriali e Trento è una di queste (44 lavoratori interessati, di cui 19 a part-time) giungono le legittime preoccupazioni di lavoratori e lavoratrici, ai quali/alle quali la Telecom sta proponendo dei provvedimenti di mobilità territoriale, in molti casi disagevoli, soprattutto per coloro che hanno una famiglia con relativa prole, che si ritrovano a dover rivedere, ove ciò sia possibile, tutta la loro organizzazione familiare;
questa strategia della Telecom di utilizzare la mobilità territoriale, è stata usata dalla società anche nelle precedenti riorganizzazioni, e in non pochi casi, il problema si è purtroppo risolto, causa

l'impraticabilità della nuova sede di lavoro, con le dimissioni volontarie del dipendente;
come sempre questa riorganizzazione penalizzerà soprattutto le donne ed in modo particolare quelle con rapporto di lavoro a part-time, che si troveranno ad aggiungere alle ore di prestazione lavorativa anche quelle necessarie per recarsi nelle nuova sede di lavoro e tutti sappiamo che una lunga assenza dalla famiglia, fino a quando non si realizzerà la piena condivisione degli impegni familiari tra uomo e donna, costringerà la dipendente a lasciare «volontariamente» il lavoro, realizzando così l'obiettivo aziendale di riduzione del personale -:
se non sia opportuno che il Ministro convochi le parti al fine di verificare quale sia la strategia che la Telecom Italia sta utilizzando per la gestione degli esuberi e quali le relative ripercussioni sui lavoratori rispetto agli strumenti adottati, istituendo a tal fine, una cabina di regia al Ministero del lavoro sulla vertenza Telecom per attivare anche tavoli territoriali con le istituzioni presenti sul territorio al fine di garantire le esigenze di sostenibilità sociale.
(5-01290)

CAPITANIO SANTOLINI e DELFINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Sca Hygiene Products Spa è una multinazionale svedese con circa 2.002 dipendenti in Italia, di cui 1.060 in Toscana, 128 dei quali operano nello stabilimento di Pratovecchio in provincia di Arezzo;
nei giorni scorsi l'azienda ha avviato le procedure per il licenziamento collettivo di tutti i 128 lavoratori dello stabilimento del casentino per cessazione di attività;
tale decisione presa all'interno di un gruppo multinazionale delle dimensioni di Sca è inaccettabile, considerato soprattutto il fatto che il sito produttivo si trova in un'area già duramente colpita dalla crisi economica -:
quali iniziative urgenti si ritenga opportuno assumere al fine di affrontare le problematiche connesse non solo alla situazione dell'azienda Sca ma anche di tutta la filiera produttiva in Toscana.
(5-01297)

Interrogazioni a risposta scritta:

COMPAGNON. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la delibera n. 500 del 24 dicembre 2007, il Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha definito il nuovo ordinamento dell'Istituto che prevede che, a decorrere dal 2009, sia avviato il progetto di cosiddetto declassamento dette sedi dell'Istituto sulla base di un unico parametro di riferimento, ovvero del numero delle pratiche annue per infortuni e malattie fissato a quota ventiseimila;
tale declassamento comporterebbe il ridimensionamento o la chiusura definitiva delle sedi di Gorizia e Monfalcone con il trasferimento delle competenze alla sede Inail di Trieste;
il predetto criterio unico in base al quale verrà deciso se sopprimere o meno una sede Inail non terrà inevitabilmente conto della complessità di una realtà particolarmente delicata, quale quella esistente nella città di Monfalcone e nei suoi cantieri navali, realtà che rappresenta uno dei maggiori poli industriali, energetici e logistici del Friuli Venezia Giulia e dell'intero sistema-Paese;
il territorio del Monfalconese ha registrato il maggior numero di malattie professionali legate all'uso dell'amianto e ha recentemente pagato conseguenze esiziali in tema di infortuni sul lavoro;
l'Inail è uno dei soggetti sottoscrittori del Protocollo di trasparenza sugli appalti

in Fincantieri, siglato all'inizio di novembre 2007 ed attivato nel dicembre 2008, a conferma del ruolo fondamentale svolto dall'Istituto in sede locale per ciò che attiene il controllo del rispetto delle regole sulla sicurezza da parte delle imprese;
le sedi territoriali dell'Inail, oltre ad essere un punto di riferimento per l'assicurazione e la riabilitazione dagli infortuni, rappresenta un sistema di strutture essenziali per ciò che attiene la prevenzione e il rispetto della normativa in materia -:
se e quali determinazioni intenda assumere in merito alla allarmante circostanza descritta in premessa e se intenda intervenire tempestivamente al fine di scongiurare ogni ipotesi di sciagurato declassamento con conseguente chiusura e/o ridimensionamento delle sedi Inail di Gorizia e Monfalcone.
(4-02805)

COSENZA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 713 del 1986 reca: «Norme per l'attuazione delle direttive della Comunità economica europea sulla produzione e la vendita dei cosmetici»;
in particolare, basandosi sulla direttiva comunitaria 76/768/CEE, la citata legge regola aspetti importanti volti a tutelare da una parte la salute dei consumatori, dall'altra la certezza di una scelta consapevole dei prodotti da parte di questi ultimi (tema sul quale si intrattiene anche la Raccomandazione 7 giugno 2006 della Commissione europea). Tali aspetti sono in particolare quelli dell'etichettatura, della data di scadenza e della composizione;
il Ministro della salute, con decreto 8 febbraio 2005 (Gazzetta Ufficiale n. 121 del 26 maggio 2005) e in attuazione della direttiva 2004/87/CE della Commissione, è successivamente intervenuto con un importante aggiornamento degli elenchi allegati alla legge n. 713 del 1986;
la materia del corretto utilizzo dei prodotti cosmetici - per il quale la normativa nazionale, in attuazione di quella europea, prevede un sistema di controlli e di sanzioni stringenti - è di enorme importanza visto che la presenza di sostanze nocive o il loro utilizzo al di là della data di scadenza può creare gravi danni alla salute umana;
tale importanza è peraltro confermato dal fatto che alla fine del 2008 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento (COM/2008/49) che, nell'arco dei prossimi mesi, porterà a un sostanzioso e necessario ammodernamento (sia nell'aggiornare l'elenco delle sostanze proibite, sia nell'eliminare possibili incoerenze giuridiche) della direttiva 76/768/CEE -:
quali siano e come funzionino i sistemi italiani di controllo e ispezione sulla composizione, sulla pubblicità della data di scadenza e sull'etichettatura dei prodotti cosmetici;
se a suo parere siano necessari e auspicabili aggiornamenti alla legge n. 713 del 1986 che vadano oltre l'aggiornamento degli elenchi di cui al decreto del Ministro della salute 8 febbraio 2005, incidendo anche sull'apparato sanzionatorio oggi in vigore;
quale sia la posizione del Governo italiano sul contenuto della proposta di regolamento della Commissione europea (COM/2008/49) e sul dibattito tecnico in corso intorno ad essa.
(4-02811)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENNI, OLIVERIO, MARCO CARRA, BRANDOLINI e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e

delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
controlli accurati e costanti in materia di sicurezza alimentare rappresentano uno strumento indispensabile, non soltanto per tutelare i cittadini ed i consumatori, ma per garantire trasparenza, qualità ed affidabilità all'intero settore: uno dei vanti del made in Italy e comparto trainante dell'economia nazionale;
il decreto legislativo numero 194 del 2008 introduce la «Disciplina delle modalità di rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali in attuazione del regolamento (CE) n. 882/2004»;
lo Stato italiano con il decreto sopracitato recepisce, unico fino ad ora fra i paesi europei, le indicazioni del Regolamento (CE) n. 882/2004 dei Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 «relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali»;
il Regolamento (CE) n. 882/2004 sancisce nella premessa che «per organizzare i controlli ufficiali dovrebbero essere disponibili adeguate risorse finanziarie. Le autorità competenti degli Stati membri dovrebbero pertanto essere in grado di riscuotere tasse o diritti per coprire i costi sostenuti per i controlli ufficiali. In questo contesto, le autorità competenti degli Stati membri avranno la facoltà di stabilire le tasse e i diritti come importi forfettari basati sui costi sostenuti e tenendo conto della situazione specifica degli stabilimenti. Se si impongono tasse agli operatori, dovrebbero essere applicati principi comuni. È quindi opportuno stabilire i criteri per la fissazione dei livelli delle tasse di ispezione»;
il Regolamento (CE) n. 882 del 2004, sancendo (all'articolo 26) che gli Stati membri debbano garantire «che per predisporre il personale e le altre risorse necessarie per i controlli ufficiali siano resi disponibili adeguati finanziamenti con ogni mezzo ritenuto appropriato, anche mediante imposizione fiscale generale o stabilendo diritti o tasse, al fine di evitare aggravi fiscali eccessivi per categorie produttive che al contrario necessitano di salvaguardie e di misure di favore, prevede che nel fissare le tasse (articolo 27) gli stessi Stati membri debbano tenere conto degli specifici seguenti elementi:
a) il tipo di azienda del settore interessata e i relativi fattori di rischio;
b) gli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva;
c) i metodi tradizionali impiegati per la produzione, il trattamento e la distribuzione di alimenti;
d) le esigenze delle aziende del settore situate in regioni soggette a particolari difficoltà di ordine geografico;
il decreto legislativo numero 194 del 2008 individua quindi tariffe uniformi, su tutto il territorio nazionale, al fine di evitare eventuali problemi di disomogeneità nell'applicazione delle stesse a livello territoriale. Nello specifico vengono stabilite la tipologia e gli importi delle tariffe da porre a carico;
tale decreto impone conseguentemente, da parte degli operatori dei settori interessati, il pagamento di una tariffa forfettaria annua alle aziende sanitarie locali per finanziare l'esecuzione dei controlli per il rispetto della normativa sulla salute e sul benessere degli animali, in materia di mangimi ed alimenti;
nel nostro Paese, oltre alle industrie agroalimentari che operano nei settori economici per i quali si effettuano i controlli ufficiali richiesti dalle norme sopraindicate, sono però presenti numerosissime aziende agricole che esercitano attività analoghe e per le quali la normativa vigente impone la stessa tipologia di accertamenti (ad esempio piccoli allevamenti di bestiame, aziende di produzione di miele, di prodotti gastronomici, di marmellate,

le cantine con la vendita diretta di olio, le fattorie con la vendita diretta di latte crudo);
tali imprese agricole, spesso di piccole dimensioni e comunque dalle caratteristiche economiche, produttive ed occupazionali limitate, stanno già affrontando con enormi difficoltà le ripercussioni della crisi finanziaria e della recessione in atto;
il decreto in esame, non operando alcuna diversificazione fra processi di produzione, tipologia di aziende, dislocazione delle piccole imprese e differenti gradi di rischio (così come precisato invece nel regolamento comunitario di riferimento), stabilisce un aggravio tariffario che mette sullo stesso piano sia la piccola azienda agricola che la grande industria di trasformazione senza prevedere tariffe parametrate rispetto alla specificità degli stabilimenti produttivi;
in data 27 febbraio 2009 Enrico Rossi, assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni ha inviato una lettera a Guido Sacconi, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali segnalando che il Governo, nella formulazione del decreto di recepimento del Regolamento (CE) n. 882/2004, aveva respinto i contenuti dell'atto n. 197/CSR (approvato dalla Stessa Conferenza Stato Regioni il 13 novembre 2008) «inerente uno schema di decreto legislativo relativo alla disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli ufficiali in materia di sicurezza, ai sensi del Regolamento comunitario n. 882/2004»;
secondo la lettera sopracitata «il Governo non ha quindi recepito, nella definizione del decreto legislativo numero 194 del 2008, le indicazioni pervenute dalla Conferenza Stato Regioni che proponeva, tra l'altro, un sistema di finanziamento dei controlli ufficiali ripartito tra la fiscalità generale ed il contributo da parte di alcuni operatori economici maggiormente interessati a particolari servizi», mentre il decreto attuale «instaura un sistema di finanziamento a totale carico di detti operatori del settore degli alimenti e dei mangimi»;
la lettera sopracitata, sottolineando anche «le condizioni di svantaggio in cui i produttori italiani vengono a trovarsi nei confronti di quelli europei che esporrebbe al rischio di aumentare le importazioni con cessazione delle attività locali», rimarca inoltre le difficoltà per una immediata applicazione del decreto legislativo numero 194 del 2008 a causa della mancanza di «un periodo congruo di adeguamento» delle norme vigenti e per la «difficile interpretazione di alcuni articoli del provvedimento»;
secondo alcune prime stime, effettuate dalle associazioni di categoria, gli effetti del provvedimento si ripercuoteranno con assoluta gravità soprattutto nei confronti delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni presenti uniformemente sul panorama nazionale comportando una ulteriore spesa media annua di circa 400 euro. Un compenso versato inoltre dagli imprenditori del settore alle autorità competenti a prescindere «dalla effettiva possibilità di procedere al controllo sulla totalità delle imprese, visto il considerevole numero delle stesse»;
le associazioni di categoria hanno denunciato che tale aggravio tariffario potrà danneggiare, soprattutto per le imprese di piccole dimensioni, il corretto esercizio della gestione aziendale e comprometterne la competitività;
secondo alcune stime redatte dalla Conferenza Stato Regioni con il nuovo tariffario, ad esempio, i mattatoi locali a capacità limitata passeranno da un contributo di 3.000-6.000 ad una tassa di 20.000-26.000 euro l'anno mentre i caseifici da 100-300 a 1.000-2.000 euro all'anno -:
se sia a conoscenza degli aumenti esponenziali delle tariffe per i controlli alimentari disposti a carico dei soggetti interessati introdotti dal decreto legislativo numero 194 del 2008;

quali iniziative urgenti intenda intraprendere affinché sia sospesa l'applicazione delle tariffe stabilite dal decreto legislativo numero 194 del 2008, per procedere ad una rimodulazione dei parametri tariffari così come segnalato dalla Conferenza Stato Regioni, seguendo le linee guida originarie espresse dal Regolamento (CE) n. 882/2004 e coinvolgendo direttamente i produttori e gli operatori del settore.
(5-01296)

OLIVERIO, SERVODIO, ZUCCHI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, FIORIO, DAL MORO, AGOSTINI, CENNI, CUOMO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, TRAPPOLINO, LOLLI, TENAGLIA, GINOBLE e D'INCECCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli eventi sismici che il 6 aprile 2009 hanno distrutto interi territori della provincia de L'Aquila hanno causato notevoli danni anche all'apparato produttivo ed economico;
in particolare per il comparto agricolo si ipotizza un danno di oltre 100 milioni di euro, concentrato innanzitutto nel settore della zootecnia, derivante dalle perdite dovute alla mancata consegna dei prodotti e dai danni diretti provocati nelle campagne alla viabilità rurale, alle case e alle strutture agricole come i magazzini, i fienili e le stalle con la perdita di animali;
la situazione nelle campagne è disastrosa con gravissimi danni ad animali, abitazioni e tante aziende agricole ancora da supervisionare perché completamente isolate;
in alcuni casi non è possibile garantire una alimentazione adeguata degli animali mentre le difficili condizioni della viabilità interna rendono impossibile in molte zone la consegna dei prodotti alimentari deperibili; molti animali sono andati dispersi mentre gli altri spaventati stanno riducendo la produzione di latte e uova;
la centrale del latte dell'Aquila, per le difficoltà a lavorare il poco latte raccolto dagli allevamenti della zona, ha chiesto la collaborazione della cooperativa Grifo di Perugina e 300 quintali di latte abruzzese sono già state spedite per essere confezionate a Perugia e tornare poi alle popolazioni colpite dalla calamità;
al momento, si stima che siano oltre 400 le aziende agricole danneggiate (ortofrutticole, agriturismi) ma sono soprattutto gli allevamenti da latte ad essere colpiti dal sisma con difficoltà per l'approvvigionamento di fieno e mangimi per l'alimentazione del bestiame e le consegne di latte;
è urgente provvedere alla verifica della stabilità delle strutture agricole e delle abitazioni rurali perché gli allevatori non possono lasciare le aziende per assicurare la cura e l'alimentazione degli animali per i quali è importate la fornitura di mangimi e fieno mentre per consentire la consegna dei prodotti deve essere riattivata la viabilità rurale perché si registrano crolli di ponti e strade impraticabili;
il ministro interrogato ha annunciato operazioni finanziarie per oltre 40 milioni di euro che renderanno più leggeri il fisco e i mutui degli agricoltori e allevatori terremotati. Richiederà inoltre alle regioni di rinunciare a favore dell'Abruzzo una parte della loro quota dei 4 miliardi assicurati dalla Pac;
l'assessorato regionale abruzzese all'Agricoltura ha annunciato che sarà chiesto un ulteriore stato di calamità specifico per le aziende agricole danneggiate dagli eventi sismici di questi ultimi giorni -:
se il Governo non ritenga urgente predisporre un piano di interventi che preveda soluzioni efficaci per consentire al comparto agricolo e zootecnico di uscire dalla fase di emergenza e interventi strutturali per ripristinare le condizioni ottimali, nei prossimi mesi, della produzione, dell'allevamento, della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici;

se non ritenga necessario istituire un tavolo con gli enti territoriali, locali e con le associazioni di categoria al fine di predisporre un piano di interventi concertati che vada oltre la fase di emergenza.
(5-01299)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GOZI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la mobilità e la formazione dei giovani sono una strategia fondamentale per l'integrazione europea;
il Parlamento europeo ha chiesto recentemente, nel quadro degli Orientamenti di bilancio per il 2010, un maggiore investimento nella mobilità dei giovani e l'estensione del programma Erasmus ai giovani imprenditori, agli studenti delle scuole secondarie, ai neoassunti nella pubblica amministrazione e ai giovani imprenditori;
il Collegio d'Europa, attraverso l'organizzazione di corsi ad alto livello in studi europei, a Bruges (Belgio) o a Natolin (Polonia), ha svolto e svolge un ruolo significativo nella creazione di una dimensione culturale del processo di integrazione europea nonché nella formazione dei giovani alla carriera di funzionari europei;
secondo alcune notizie di stampa il Ministero degli esteri non intenderebbe più erogare a favore di studenti italiani borse di studio a copertura parziale delle spese previste per la partecipazione ai corsi e per il soggiorno al Collegio;
la mancata erogazione delle borse pregiudicherebbe in misura significativa la partecipazione di cittadini italiani, soprattutto con redditi medio bassi, ai corsi organizzati dal Collegio -:
se il Governo italiano intenda continuare a concedere borse di studio ai cittadini italiani ammessi ai corsi in studi europei organizzati dal Collegio d'Europa a Bruges (Belgio) o a Natolin (Polonia).
(5-01289)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI, ANNA TERESA FORMISANO e DIONISI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo il Centro Studi di Confcommercio, la regione Lazio nell'anno 2008 ha raggiunto il primo posto in Italia, per numero di prodotti contraffatti o non a norma, con un fatturato intorno agli 800 milioni di euro (alimentare escluso);
la Guardia di Finanza ha sequestrato lo scorso anno, trentuno milioni di prodotti, di cui 29 milioni di prodotti contraffatti e il resto non a norma; mentre Roma raggiunge la pole position a livello nazionale con 29,5 milioni di articoli intercettati nel 2008 dalle Fiamme Gialle;
nonostante le azioni di contrasto alla contraffazione siano aumentate nella capitale, per effetto della firma lo scorso luglio, del «Patto per Roma sicura», il fenomeno non sembra diminuire, infatti, nel 2008 il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma ha sequestrato oltre 21 milioni di prodotti elettronici, cifra cresciuta di venti volte rispetto al 2007;
la Guardia di Finanza ha dedicato ingenti risorse, specie nella capitale, per il contrasto a contraffazione, pirateria e vendita di prodotti non sicuri, registrando nell'area romana importanti insediamenti di prodotti illeciti, destinati ad essere immessi non solo sul mercato del Lazio, ma anche in molte altre regioni;

le indagini hanno dimostrato che, nel mercato dei prodotti contraffatti o non a norma e in quello della pirateria, sono coinvolte organizzazioni criminali capaci di gestire l'intera filiera -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere, per debellare il fenomeno elencato in premessa e gestito da organizzazioni criminali;
se non ritenga di adottare ulteriori misure a sostegno del made in Italy e contro la contraffazione di prodotti, in generale in tutta Italia e nello specifico nel Lazio e nella capitale, dove il mercato dell'illegalità raggiunge i picchi più elevati.
(3-00484)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCHIRRU. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da mesi, in Sardegna, si registrano numerose segnalazioni di cattiva ricezione del segnale digitale terrestre delle tre reti pubbliche Rai;
come si apprende dalla stampa, secondo la Rai, in Sardegna e più specificatamente nel territorio del comune di Carbonia dove l'amministrazione e l'Adiconsum hanno chiesto delle verifiche sul territorio, non ci sarebbero gravi problemi per la ricezione del segnale digitale terrestre;
con una lettera la Rai ha comunicato che il segnale sul quale vengono trasmesse le tre reti pubbliche principali è su livelli ottimi e non ci sarebbe alcun problema di trasmissione, se non in una piccola parte del comune di Carbonia, impossibilitata a ricevere il segnale dall'impianto di Sant'Antioco, che deve sintonizzarsi sul canale 9 (banda Vhf), puntando l'antenna verso l'impianto di Carbonia;
tuttavia, continuano ad essere numerose e diffuse in tutto il territorio regionale le proteste dei tanti cittadini che lamentano disservizi e una cattiva ricezione del segnale Rai;
considerato il carattere di precarietà del servizio televisivo pubblico per il quale è corrisposto il canone e che l'adozione degli interventi tecnici necessari per assicurare la qualità del servizio non potrà essere ottenuta con la sola sintonizzazione dei decoder sulla banda Vhf, come proposto dalla Rai -:
per quanto di sua competenza, quali siano le reali condizioni qualitative del segnale televisivo in tecnica digitale, nella Regione Sardegna e in particolare nel territorio del comune di Carbonia;
laddove confermati i rilievi sommariamente riportati in premessa, quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare il più rapido ripristino delle opportune condizioni qualitative del segnale televisivo in tecnica digitale, su tutto il territorio della Regione Sardegna ed, eventualmente, se non ritenga opportuno, in attesa della soluzione di detti problemi, sospendere la riscossione del canone Rai per i cittadini residenti nei territori interessati.
(5-01293)

VELO, FLUVI, CENNI, CECCUZZI, CUPERLO, DE PASQUALE, FONTANELLI, GATTI, GIACOMELLI, LULLI, MARIANI, MATTESINI, NANNICINI, REALACCI, RIGONI, SANI, SCARPETTI e VENTURA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i Nuovi Cantieri Apuania di Marina di Carrara sono considerati all'avanguardia nella costruzione di navi di grande tonnellaggio;
nonostante il periodo mondiale di crisi, l'azienda non ha subito ripercussioni negative e lo stesso Ministro Matteoli ha definito i Nuovi Cantieri Apuania di Marina di Carrara «motivo di orgoglio per tutto il Paese»;

i Nuovi Cantieri Apuania rappresentano un importante e strategico sito produttivo ed occupazionale che dà lavoro a circa 800 dipendenti, tra dipendenti diretti e coloro alle dipendenze delle ditte appaltatrici e bisogna anche considerare la forza lavoro che un così grande cantiere genera nell'indotto;
la proprietà dei Cantieri è interamente pubblica, e si sta procedendo alla sua vendita;
gli Enti locali, le Autorità portuali e le rappresentanze sindacali dell'intero territorio hanno sollecitato, nei mesi scorsi, l'intervento del Governo al fine di convocare un tavolo istituzionale, richiesta formalmente avanzata all'unanimità anche dalla Commissione lavoro del Consiglio regionale Toscana, al fine di affrontare le problematiche derivanti da tale operazione in modo coordinato con le realtà sociali -:
se intenda accogliere la proposta avanzata all'unanimità dalla Commissione lavoro del Consiglio regionale Toscana per la convocazione di un «Tavolo istituzionale»;
come intenda agire il Governo per garantire trasparenza all'operazione di vendita dei Nuovi Cantieri Apuania di Marina di Carrara e come intenda fornire garanzie ai lavoratori dell'azienda e all'intero indotto.
(5-01295)

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Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Di Pietro e altri n. 2-00356, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Giuseppe.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bellanova e altri n. 5-01190, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Leoluca Orlando.

Apposizione di firme e cambio di presentatore ad interrogazioni a risposta orale.

L'interrogazione a risposta orale Anna Teresa Formisano n. 3-00002, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2008, è da intendersi sottoscritta dal deputato Ciocchetti che ne diventa il primo firmatario.

L'interrogazione a risposta orale Anna Teresa Formisano n. 3-00326, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2009, è da intendersi sottoscritta dal deputato Ciocchetti che ne diventa il primo firmatario.

L'interrogazione a risposta orale Anna Teresa Formisano n. 3-00344, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2009, è da intendersi sottoscritta dal deputato Dionisi che ne diventa il primo firmatario.

Cambio di presentatore ad interrogazione a risposta orale.

L'interrogazione a risposta orale n. 3-00086, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2008, è da intendersi presentata dal deputato Burtone, già cofirmatario della stessa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Mussolini n. 3-00010 del 22 maggio 2008;

interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-00316 del 5 agosto 2008;
interrogazione a risposta in Commissione Scilipoti n. 5-00921 del 29 gennaio 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Contento n. 5-00945 del 4 febbraio 2009;
interrogazione a risposta orale Anna Teresa Formisano n. 3-00397 del 19 febbraio 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Polledri n. 4-00967 del 5 settembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00485;
interrogazione a riposta scritta Polledri n. 4-00969 del 5 settembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00486.

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ERRATA CORRIGE

Mozione Franceschini e altri n. 1-00146 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 158 del 2 aprile 2009. Alla pagina 5220, seconda colonna, dalla riga sesta alla riga settima, deve leggersi «a riferire periodicamente al Parlamento, con cadenza quantomeno annuale, sulle attività e», e non «a riferire periodicamente, con cadenza quantomeno annuale, sulle attività e», come stampato.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00148 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 160 del 7 aprile 2009. Alla pagina n. 5300, seconda colonna, alla riga nona, deve leggersi: «Bressa, Letta, Livia» e non «Bressa, Letta, Maurizio», come stampato.

Alla pagina n. 5300, seconda colonna, dalla riga quattordicesima alla riga sedicesima, deve leggersi: «Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Maurizio Turco, Bersani» e non «Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Livia Turco, Bersani», come stampato.

Interpellanza Garagnani e Mazzuca n. 2-00362 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 161 del 8 aprile 2009. Alla pagina n. 5342, prima colonna, dalla riga dodicesima alla riga tredicesima, deve leggersi: «Interpellanza» e non «Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento)», come stampato.

Alla pagina n. 5370, seconda colonna, dalla riga seconda alla riga terza, deve leggersi: «Interpellanza» e non «Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento)», come stampato.

Interrogazione a risposta in Commissione Aniello Formisano e Pezzotta n. 5-01285 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 161 dell'8 aprile 2009. Alla pagina 5381, prima colonna, alla riga terza deve leggersi: «Anna Teresa Formisano e Pezzotta.» e non «Aniello Formisano e Pezzotta.», come stampato.