XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 7 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 29 APRILE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni gli indicatori monetari e non monetari dell'Istat e di Eurostat mostrano che povertà e disuguaglianza continuano a essere un problema molto rilevante in Italia. Tra i Paesi dell'Europa dei quindici, la situazione italiana è tra le peggiori, insieme a quella degli altri grandi Paesi mediterranei, con un livello di disuguaglianza più elevato e una situazione di gravità della povertà più marcata. In Italia, secondo l'Istat, le famiglie povere sono 2 milioni 623 mila, mentre gli individui poveri sono 7 milioni 537 mila;
la situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno e tra le famiglie numerose, di cinque o più persone;
sempre più rilevante sta diventando il problema della povertà femminile che si concentra tra le madri sole e le donne anziane sole;
oltre alla grave situazione delle famiglie i cui componenti hanno perso il lavoro, sempre più difficoltà incontrano quelle famiglie che pur avendo un reddito non riescono a far fronte a tutte le spese mensili minime necessarie per la sussistenza;
la lotta a tutte le forme di povertà deve essere un obiettivo primario della politica del nostro Governo, ancor di più oggi che l'Italia, come il resto d'Europa, è investita da una profonda crisi economica che ha come risultato quello di far scivolare sempre più famiglie sotto la soglia di povertà con la perdita del lavoro;
sarebbe necessario, per prevenire lo scivolamento nella povertà dei cittadini presenti nella «fascia di vulnerabilità», creare un «punto unico di accesso» alla rete integrata dei servizi, per consentire la presa in carico della persona, accompagnandola nell'utilizzo appropriato dei servizi e delle prestazioni sociali nonché definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali (lep), così come previsti all'articolo 22 della legge quadro n. 328 del 2000 e dall'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione;
a fronte di questo quadro così tragico, l'Italia è agli ultimi posti in Europa a 27 per la spesa procapite per il contrasto al fenomeno della povertà. Le risorse dedicate alla povertà in Italia rimangono esigue. Nessuna nuova risorsa è stata stanziata con l'introduzione della social card, ma semplicemente si è trattato di una redistribuzione di risorse già esistenti, visto che allo stanziamento di 450 milioni di euro annui per la carta, è corrisposta una riduzione almeno equivalente dei trasferimenti statali destinati ai servizi sociali dei Comuni nonché del Fondo per le politiche sociali di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000;
nell'ultimo secolo, la maggior parte dei Paesi europei si è dotata di sistemi di protezione del reddito per combattere la povertà e quasi tutti i Welfare States hanno predisposto strumenti di reddito minimo garantito. Nonostante le notevoli differenze che contraddistinguono i provvedimenti nei vari Paesi, l'idea centrale è quella di proteggere tutti i cittadini dalla povertà estrema. Tra i Paesi europei solo Italia, Ungheria e Grecia non hanno ancora introdotto sistemi di reddito minimo o di «solidarietà attiva» accompagnate a misure d'inserimento sociale e lavorativo da articolarsi in una serie di possibili azioni, quali la fuoriuscita da situazioni di illegalità, percorsi di superamento dalle dipendenze, completamento dell'istruzione scolastica e professionale, assunzione di oneri di cura familiare, percorsi di inserimento lavorativo affinché tutti possano disporre di un reddito almeno di sussistenza ed evitare così la «trappola della povertà»;
è necessario invertire la rotta che vede l'Italia tra i Paesi europei ad avere un tasso di povertà minorile tra i più elevati;

è necessario, in particolar modo, in questo periodo di forte crisi economica nazionale ed internazionale creare una strategia integrata che garantisca un'interazione positiva delle politiche economiche, sociali e dell'occupazione sia con misure immediate per fronteggiare le situazioni più drammatiche che con un progetto organico e strutturale che comprenda un'integrazione fra le politiche sociali, del lavoro, della formazione, abitative con misure volte all'occupazione femminile, all'adozione di misure fiscali e monetarie a sostegno dei figli, all'elaborazione di politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia, all'accesso ai servizi socio-educativi per la prima infanzia, alla presa in carico della non autosufficienza attraverso la piena, concreta e reale attuazione del fondo, a misure per la casa a partire dagli affitti, a sperimentare forme di concessione di microcrediti per sostenere l'imprenditorialità sociale,

impegna il Governo:

a considerare tra le sue priorità la lotta alla povertà estrema anche attraverso l'introduzione una tantum di un contributo di solidarietà del 2 per cento sui redditi superiori a 120.000 euro e con la creazione di un Fondo nazionale per il contrasto della grave emarginazione, con l'obiettivo di implementare il sistema dei servizi dedicati all'accoglienza, all'accompagnamento ed alla protezione delle persone in stato di grave emarginazione nonché di contrastare il disagio nelle periferie urbane;
ad integrare con risorse economiche adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000, in modo da garantire su tutto il territorio nazionale alle persone e alle famiglie una migliore qualità della vita, con la qualificazione e il potenziamento della rete dei servizi degli enti locali;
ad incentivare la lotta all'evasione fiscale attraverso il riavvio delle politiche antievasione, a cominciare dal ripristino della tracciabilità dei corrispettivi e dell'innalzamento del limite massimo dei trasferimenti in contanti nonché delle sanzioni per le imposte evase anche al fine di recuperare risorse finanziarie necessarie da poter poi utilizzare per misure di lotta alla povertà.
(1-00148)
«Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Letta, Livia Turco, Baretta, Fluvi, Quartiani, Giachetti, Bindi, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Maurizio Turco, Bersani, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Cesario, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura, Carella, Causi, Ceccuzzi, D'Antoni, De Micheli, Fogliardi, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo, Schirru, Codurelli».

Risoluzione in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
un problema ancora irrisolto che pesa sulla categoria dei commercialisti e degli intermediari tributari è costituito dal fenomeno delle cosiddette «cartelle pazze» e degli avvisi bonari di pagamento irregolari, il cui annullamento comporta per tali categorie adempimenti spesso defatiganti;
gli intermediari sono infatti costretti, previo appuntamento telematico, a recarsi il giorno prestabilito, all'orario prenotato, presso i competenti uffici dell'Agenzia delle Entrate per trattare la pratica di irregolarità e richiedere il suo eventuale annullamento, che, dopo l'esame del funzionario, avviene a seguito di presentazione

di una istanza corredata di tutti gli allegati, tra cui i modelli F24 relativi ai versamenti effettuati;
la possibilità di interloquire direttamente con gli uffici dell'Agenzia delle Entrate è tuttavia, al momento, molto esigua, in quanto ogni intermediario può fissare non più di due appuntamenti della durata di mezz'ora ciascuno: è dunque facile intuire come tale procedura sia scarsamente efficiente, in quanto ogni intermediario, che gestisce annualmente centinaia di dichiarazioni, è investito da avvisi di irregolarità per una percentuale intorno al 20 per cento delle stesse, e non può recarsi quotidianamente presso l'Agenzia delle Entrate per annullare una pratica al giorno;
al riguardo occorre inoltre considerare come la maggior parte degli avvisi di pagamento richieda al contribuente versamenti già effettuati regolarmente, ovvero la corresponsione di interessi e sanzioni già pagati spontaneamente, attraverso il ricorso all'istituto del ravvedimento operoso;
numerosi protocolli d'intesa, stipulati in passato con l'Amministrazione finanziaria, che prevedevano il miglioramento nell'efficienza di tali pratiche, stabilendo anche la possibilità di presentare le istanze di autotutela in back-office, sono risultati finora inattuati: al contrario, le istanze presentate in back-office si trasformano sistematicamente in cartelle pazze, poiché non sono esaminate tempestivamente dagli uffici;
in tale ipotesi il professionista è quindi costretto ad istruire di nuovo la pratica, a preparare l'istanza in autotutela e a recarsi tutte le volte necessarie presso l'Agenzia delle Entrate per ottenere lo sgravio della cartella, non potendo rischiare di fare decorrere i tempi per l'eventuale impugnazione della cartella stessa, la quale, se divenisse esecutiva, consentirebbe al concessionario della riscossione il ricorso a strumenti molto gravosi per il contribuente, quali il fermo amministrativo di veicoli o l'iscrizione di ipoteca su immobili;
da tale contesto emerge con chiarezza l'esigenza di proseguire ulteriormente nella politica, già perseguita dal Governo, di migliorare il rapporto tra fisco, contribuenti ed intermediari tributari, razionalizzando le risorse umane a disposizione delle agenzie fiscali, valorizzando la collaborazione degli intermediari;
a tal fine appare necessario favorire un utilizzo più moderno e proficuo degli strumenti informatici, che hanno già consentito di migliorare notevolmente l'efficienza dell'amministrazione finanziaria, introducendo meccanismi innovativi per snellire ed accelerare le procedure per la presentazione e la trattazione delle istanze di annullamento in autotutela relative ad avvisi di pagamento o cartelle irregolari, facilitando l'azione degli intermediari e consentendo un notevole risparmio di costi e tempi anche per l'Amministrazione finanziaria,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le necessarie iniziative, anche di carattere normativo, al fine di rendere più efficiente ed efficace il sistema fiscale, semplificare i rapporti con i contribuenti, modernizzare ulteriormente l'Amministrazione finanziaria, individuando le soluzioni tecnologiche più adeguate per ridurre i costi ed i tempi degli adempimenti a carico degli intermediari tributari e della stessa Amministrazione finanziaria;
ad adottare, in particolare, atti di indirizzo nei confronti dell'Agenzia delle entrate, al fine di ampliare, fino a 4 ore lavorative giornaliere, i tempi nei quali gli intermediari tributari possono incontrare i competenti funzionari dell'Agenzia delle Entrate, al fine di smaltire in tempi ragionevoli le pratiche relative agli avvisi ed alle cartelle di pagamento che presentino irregolarità;
a consentire che le istanze di annullamento delle cosiddette «cartelle pazze» possano essere inviate dagli intermediari agli uffici dell'Agenzia delle entrate anche

in via telematica, nonché a consentire che l'interlocuzione tra l'intermediario e la stessa Agenzia su tale materia possa avvenire anche mediante messaggi di posta elettronica, stabilendo inoltre un termine entro il quale la stessa Agenzia è tenuta a rispondere, sempre in via telematica, all'istanza, chiedendo eventuali chiarimenti o ulteriori integrazioni degli elementi trasmessi, ovvero comunicando in via ufficiale l'intervenuto annullamento dell'avviso di pagamento o della cartella irregolare;
a consentire che, in determinati casi e con tutte le precauzioni del caso, gli intermediari possano, utilizzando la propria firma digitale, accedere a taluni dati dell'Agenzia delle Entrate, ad esempio verificando la corrispondenza tra i versamenti effettuati mediante il modello F24 e le dichiarazioni presentate, allo scopo di individuare i casi di mancato abbinamento tra versamento e dichiarazione, e di ridurre in tal modo notevolmente i casi di irregolarità solo formali.
(7-00142)«Pagano».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

RICARDO ANTONIO MERLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Eco D'Italia è una testata edita in Argentina, fin dal 1965, dedicata all'informazione della collettività italiana ivi residente, che ha, fino al 2006, regolarmente goduto dei contributi statali all'editoria (legge 5 agosto 1981, n. 416);
sia per l'anno 2006 che per il 2007, la Commissione italiana per la stampa estera ha sospeso i contributi previsti dalla legge per il sostegno all'editoria alla testata in oggetto, non adducendo a tutt'oggi le motivazioni di questa decisione, nonostante l'editore Cario abbia prodotto tutta la necessaria documentazione comprovante il suo diritto;
il blocco dei contributi va a colpire una testata da anni conosciuta per essere al servizio dell'informazione della collettività italiana residente in Argentina; peraltro nota per dare impiego a tutti giovani italiani residenti in Argentina -:
se il Presidente del Consiglio sia al corrente del blocco dei contributi statali all'editoria per la testata l'Eco d'Italia e se non intenda fornire, in tempi ristretti, le motivazioni per lo stesso;
in base a quale valutazione si sia provveduto alla sospensione dei contributi statali alla testata l'Eco D'Italia;
se, dal momento che si tratta di denaro pubblico versato dai contribuenti italiani, siano in corso analoghe procedure di controllo su tutte le altre testate italiane edite in Argentina, ed in particolare modo, su quelle sulle quali gravano da tempo alcuni dubbi.
(4-02762)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'acqua, risorsa primaria e necessaria per la vita di ogni essere vivente, deve essere considerato un bene comune patrimonio dell'umanità e non merce nelle mani di pochi;
dal 16 al 22 marzo 2009 si è svolto a Istanbul il 5o Forum Mondiale dell'Acqua;
la dichiarazione conclusiva di predetto Forum ha definito l'accesso all'acqua come un bisogno fondamentale e non come un diritto umano;
detto incontro internazionale si è rivelato fallimentare, soprattutto poiché,

secondo la stessa dichiarazione finale, ogni essere umano dovrebbe soddisfare questa esigenza vitale esclusivamente secondo le proprie possibilità, senza alcuna formale e sostanziale garanzia;
per la prima volta, all'esito degli incontri, si è palesata una profonda divergenza di valutazione tra gli stati coinvolti, considerato che mentre alcuni di essi, quelli più avveduti, richiedevano d'includere la definizione dell'accesso all'acqua come diritto umano, altri si opponevano a tale richiesta;
il contrasto ha avuto quale esito la presentazione di una dichiarazione complementare, sottoscritta da ventiquattro paesi tra cui la Spagna, e condivisa anche da Norvegia e Svizzera, in cui si riconosce tale diritto umano;
ben sedici paesi hanno poi presentato una seconda dichiarazione complementare in cui, oltre al riconoscimento dell'acqua come diritto fondamentale, si richiede che il prossimo Forum Mondiale dell'Acqua si svolga sotto l'egida delle Nazioni Unite, rispettando i principi di democrazia, piena partecipazione, equità, trasparenza e inclusione sociale;
l'Italia ha sottoscritto la dichiarazione finale, al Forum Mondiale dell'Acqua di Istanbul, distinguendosi in negativo per assenza di formale posizione, mancando dunque di far valere il suo peso rispetto al riconoscimento di questo primario, fondamentale, inalienabile, pubblico diritto -:
quali siano state le motivazioni che hanno spinto il Governo italiano a sottoscrivere la dichiarazione finale del Forum Mondiale dell'Acqua di Istanbul;
in base a quali teorie sociali si sia ritenuto utile non sostenere la dichiarazione in cui l'accesso all'acqua viene definito come un diritto umano;
se il Governo Italiano abbia valutato i reali interessi economici celati dietro la dichiarazione forale del Forum Mondiale dell'Acqua.
(4-02768)

FARINONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi industriale che investe l'Italia ha colpito particolarmente la Lombardia, coinvolgendo nella Brianza un numero elevato di aziende leader nei settori di riferimento;
di particolare gravità è il caso della Borghi Trasporti S.p.A., azienda storica a livello nazionale nel trasporto, nella distribuzione e nella gestione di apparecchiature ad alta tecnologia, con sede principale a Vimercate, la quale nel corso degli ultimi quattro anni, dopo essere stata acquisita dalla Bartolini progetti S.p.A., è entrata nel polo tecnologico di Vimercate, assieme ad aziende come IBM e Bames, anch'essa controllata dalla Bartolini, acquistando l'area della dismessa Siemens e acquisendo i lavoratori della stessa;
nel 2005, anno di acquisizione della Borghi S.p.A da parte della Bartolini, il bilancio si presentava in pareggio, ma già nel 2006 si è trasformato in passivo, cominciando così un progressivo declino finanziario e industriale;
sempre nello stesso anno di acquisizione non è stato sottoscritto un accordo sindacale, in quanto mutava solo la proprietà dell'azienda;
nell'aprile 2008 la Borghi S.p.A. ha aperto la procedura di licenziamento per 80 dipendenti, trasformatasi a giugno in Cassa integrazione straordinaria per un periodo di un anno per 70 lavoratori, grazie all'intervento dei sindacati;
a dicembre 2008, la Borghi S.p.A. ha avviato la cessione di un ramo d'azienda, non sottoscritta dai sindacati, presso la Bames e la Borghi Italia, nuova società appositamente costituita, nelle quali sono stati trasferiti solo 45 dei 130 dipendenti;
i sindacati hanno impugnato l'atto di cessione, in quanto gran parte dei dipendenti erano impegnati nell'attività ceduta e non solo i 45 trasferiti;

ad oggi i dipendenti in cassa integrazione straordinaria sono 70 (nel frattempo in 15 si sono licenziati) e non ricevono l'indennità da tre mesi, mentre la Borghi S.p.A. ha cessato ogni attività produttiva;
intorno al 22 marzo 2009 l'azienda ha comunicato che allo scadere del periodo di Cassa integrazione straordinaria, l'11 giugno 2009, porrà in essere la procedura di licenziamento per tutti gli attuali dipendenti;
a febbraio 2009 è stato siglato un accordo tra la Regione Lombardia, la Provincia di Milano e l'ABI, che prevede l'anticipazione dell'indennità Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) tramite l'apertura di credito in un conto corrente apposito, se richiesto dalla banca, con disponibilità crescente per frazioni mensili, per un massimo di sette, ognuna non superiore all'80 per cento della retribuzione mensile percepita in servizio al netto degli oneri sociali e fiscali, per un importo complessivo non superiore a 6 mila euro. L'apertura di credito cesserà con il versamento da parte dell'Inps dell'indennità Cigs e, comunque, non potrà avere durata superiore a sette mesi;
in data 10 marzo 2009, i sindacati hanno chiesto alla direzione della Borghi di poter usufruire del citato accordo, senza successo, in quanto è stato spiegato che il titolare del credito è l'impresa e non il singolo lavoratore, motivo per cui, a detta della stessa direzione, si è esclusi dai requisiti;
le autorità locali intendono investire nella Brianza per lo sviluppo del settore fotovoltaico;
i sindacati hanno intenzione di chiedere la proroga, come previsto dalla legge, di ulteriori 12 mesi dello stato di Cassa integrazione straordinaria, al fine di poter essere inclusi nel nuovo progetto di intervento del fotovoltaico, a cui servirà un apposito trasporto specializzato;
appare agli interroganti inappropriato, e ai limiti della legalità, il comportamento della Borghi S.p.A., la quale ha usufruito di agevolazioni e finanziamenti pubblici, senza rispettarne le finalità -:
se i Ministri interrogati intendano porre in essere quanto necessario per far avvalere i dipendenti della Borghi S.p.A. dell'accordo siglato tra la Regione Lombardia, la Provincia di Milano, e l'ABI, al fine di percepire l'indennità presente;
cosa i Ministri interrogati intendano fare per garantire ai lavoratori le indennità passate;
se non ritengano necessario e impellente delineare una politica industriale, al fine di salvaguardare questa area strategica del Paese.
(4-02776)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

BONIVER. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la signora Cristina Mihura sposata dal 1974 con il signor Bernardo Arnone, cittadino italo-uruguaiano, vede il proprio marito catturato durante l'Operazione Condor dalle forze governative uruguaiane il 1o ottobre 1976 a Buenos Aires ed in seguito trasferito a Montevideo dalle Forze Aeree nazionali insieme ad altri oppositori del regime dell'allora dittatura uruguaiana sequestrati in territorio argentino;
come è purtroppo accaduto per molti altri desaparecidos, il corpo del signor Arnone non è mai stato trovato, né si sono mai avute indicazioni su come e dove cercarlo;
il 9 giugno 1999 la vedova ha denunciato l'accaduto al pubblico ministero, dottor Giancarlo Capaldo presso la Procura della Repubblica di Roma così come hanno fatto molti altri familiari delle vittime dell'Operazione Condor;

ora, dopo ben dieci anni, il pubblico ministero dottor Capaldo non ha ancora depositato alcuna richiesta di rinvio a giudizio né fatto alcunché nonostante il disappunto manifesto delle famiglie che reiteratamente lo hanno sollecitato;
la signora Mihura e le altre famiglie hanno allora richiesto l'intervento del Capo della Procura della Repubblica di Roma, dottor Giovanni Ferrara e, recentemente, del Ministro della giustizia, onorevole Angelino Alfano perché il ritardo del dottor Capaldo diventa sempre più inquietante -:
se non si ritenga urgente e indispensabile interessare le autorità diplomatiche della Repubblica Uruguaiana per chiarire quale sia la sorte del signor Arnone e per fornire notizie alla signora Mihura affinché questa triste vicenda possa finalmente concludersi;
se non si ritenga urgente ed indispensabile promuovere un'ispezione presso gli uffici giudiziari competenti al fine dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare.
(4-02775)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il vice sindaco ed assessore alla cultura del comune di Mantova, avvocato Paolo Gianolio, ha inviato, a nome e per conto dell'amministrazione comunale, una lettera alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, attraverso la quale ha evidenziato l'inadempienza dell'ufficio in oggetto circa alcune importanti richieste che l'amministrazione comunale stessa aveva, tempo fa, inoltrato all'ufficio medesimo;
presso Palazzo Ducale sono depositate, con ogni probabilità nei sotterranei e nelle cantine, delle collezioni civiche di proprietà del comune di Mantova di grande valore, non utilizzate e non valorizzate -:
se si intenda istituire e rendere operativo un gruppo di lavoro, composto da funzionari dell'amministrazione comunale e della Sovrintendenza, al fine di inventariare le collezioni depositate;
se si intenda stipulare una convenzione, tra l'amministrazione comunale di Mantova e la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, che disciplini i prestiti dei beni comunali consentendo, così, una piena valorizzazione delle collezioni civiche depositate presso Palazzo Ducale.
(5-01272)

Interrogazione a risposta scritta:

GRANATA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il colle di Tuvixeddu, la Montagna Sacra, che incorpora la necropoli punica più vasta del mediterraneo, è un monumento mondiale che fa grande sotto il profilo monumentale, paesaggistico, culturale e identitario la città di Cagliari, la Sardegna e l'Italia tutta. Il complesso morfologico è all'interno di Cagliari, comprende due colline, Tuvixeddu e Tuvumannu, ed è esteso per oltre 60 ettari, comprende innumerevoli peculiarità ambientali per paesaggi e biodiversità oltre ad una eccezionale testimonianza di storia e di archeologia punica e romana;
nonostante l'attività di cava della Italcementi, protrattasi fino agli anni settanta, abbia devastato l'area archeologica con la distruzione di migliaia di tombe intatte ed inferto delle ferite profonde al paesaggio, ancora visibili, sono evidenti imponenti caratteristiche paesaggistiche ed archeologiche che costituiscono uno dei più rari e straordinari esempi di paesaggio antico, in

cui insistono: la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo con più di 1000 tombe rilevate; un centinaio di rilevanti sepolcri risalenti al periodo romano; cave antiche di calcare e decine di cisterne; uno straordinario habitat rupestre; villini liberty;
ai sensi della legge n. 1089 del 1939, l'area è stata tutelata con vincolo archeologico seppur in maniera insufficiente, e solo nel 1996 il vincolo è stato ampliato, pervenendo ad una perimetrazione peraltro non ancora adeguata. Nel 1997 è stato apposto il vincolo paesaggistico ai sensi della Legge 1497/39;
nonostante il doppio vincolo le competenti Soprintendenze hanno autorizzato nel 1999 un progetto edificatorio di ben 273 mila metri cubi, nonché il proposito di realizzazione di una devastante strada di scorrimento veloce a ridosso della necropoli, successivamente inserito in un contestato accordo di programma del 2000 tra Comune di Cagliari e imprese private per la costruzione di un quartiere residenziale con 400 appartamenti;
bisogna evidenziare, inoltre, che il decreto legislativo n. 42 del 2004 ha introdotto un nuovo concetto di bene paesaggistico quale l'unità contestuale. In questa nuova percezione del paesaggio confermata e rafforzata dalle modifiche al codice, introdotte con il decreto legislativo n. 63 del 23 marzo 2008, assume grande importanza il processo di ricostruzione della fisionomia storica del sistema dei Colli prospicienti la laguna di S. Gilla, sulle cui sponde sorse la città fenicia e punica di Cagliari;
la Regione Sardegna in applicazione del codice dei beni culturali e del paesaggio, ha elaborato nel 2006 il Piano Paesaggistico Regionale, improntato al nuovo concetto di bene paesaggistico per un recupero dell'unità ambientale nel suo contesto, inserendo l'area di Tuvixeddu-Tuvumannu tra le zone da proteggere. Il 21 febbraio 2007 la Commissione Regionale per il paesaggio ha pronunciato una dichiarazione di notevole interesse pubblico in relazione all'intero contesto. Di conseguenza la Regione Sardegna ha adottato il successivo vincolo paesaggistico ed il necessario provvedimento che ha bloccato gli incombenti progetti edilizi e creato le premesse per una operazione di recupero e valorizzazione ambientale e culturale;
il Tribunale Amministrativo Regionale della Sardegna, in data 8 febbraio 2008, accogliendo il ricorso avverso tale provvedimento presentato dal Comune di Cagliari e da varie imprese costruttrici, ha annullato i vincoli posti dalla Regione. La delibera del Tribunale Amministrativo Regionale a sua volta è stata impugnata dalla Regione Sardegna davanti al Consiglio di Stato, VI sezione;
il Ministero dei Beni Culturali è intervenuto nel Consiglio di Stato a sostegno dei vincoli apposti dalla Regione Sardegna. La recente sentenza del Consiglio di Stato, ha confermato la precedente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Sardegna dell'8 febbraio 2008;
i giudici del Consiglio di Stato non sono affatto entrati nel merito della questione del valore paesaggistico-culturale dell'area, non di competenza dei Tribunali Amministrativi, ma hanno eccepito circa l'irritualità dei procedimenti seguiti dalla Regione per nominare la citata Commissione Tecnica sulla base delle cui risultanze è stato successivamente deliberato il vincolo che è stato pertanto censurato;
è importante sottolineare che le due università di Cagliari e Sassari, le associazioni culturali ed ambientaliste ed eminenti studiosi, hanno espresso da tempo una posizione netta sulla eccezionale rilevanza storico-archeologica e, pertanto, sulla improcrastinabile necessità di imporre una rigorosa tutela del Colle di Tuvixeddu a Cagliari, anche alla luce dei recenti rinvenimenti di un gran numero di sepolture, oltre 1.000, di enorme rilevanza scientifica -:
se non intendano immediatamente emanare, con carattere di urgenza, anche

di concerto con la Regione Sardegna, un provvedimento che confermi definitivamente il complesso paesaggistico e culturale di Tuvixeddu e Tuvumannu quale sito di preminente interesse pubblico, vista anche l'obbligatorietà, da parte dello Stato, dell'applicazione del principio di tutela e salvaguardia dei beni paesaggistici e ambientali, e alla luce delle suddette scoperte archeologiche, di estenderlo anche alle aree sinora non interessate, che oggi più che mai, a causa dei progetti di urbanizzazione in corso, rischiano di compromettere irreparabilmente un sito di notevole peculiarità archeologica, ambientale, naturalistica e paesaggistica importante non solo per Cagliari, la Sardegna ma per tutto il nostro Paese.
(4-02760)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:

BOSI, VIETTI, PISACANE, COMPAGNON, CICCANTI, OCCHIUTO, NARO e VOLONTÈ. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
presso l'aeroporto militare di Guidonia è momentaneamente giacente un ospedale modulare mobile per esigenze militari e di protezione civile, in grado di essere impiegato, nel giro di poche ore, in ambito nazionale ed internazionale;
si tratta di una struttura ad alta tecnologia comprendente, tra l'altro, due sale chirurgiche, sale di rianimazione, un laboratorio di analisi e di radiologia, data in comodato d'uso all'Aeronautica militare dall'associazione Afmal (Associazione fratelli malati lontani);
sebbene manchi di alcune modifiche per essere aviotrasportata, la struttura può essere facilmente ed immediatamente trasportata con camion;
l'emergenza determinatasi in Abruzzo, colpito dal violento evento sismico, richiede la fruibilità di ogni struttura idonea alle necessità della comunità abruzzese -:
se non ritenga di procedere con la massima urgenza all'impiego del suddetto ospedale per il soccorso della popolazione abruzzese.
(3-00477)

CICCHITTO, BOCCHINO e DE ANGELIS. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'emergenza determinata dal terremoto in Abruzzo ha dimostrato ancora una volta quanto sia prezioso, tempestivo ed efficace l'intervento delle nostre Forze armate nei soccorsi a favore delle popolazioni colpite da grandi calamità naturali;
lo slancio e la professionalità con cui i nostri militari partecipano alle operazioni di soccorso contribuiscono a rafforzare i già forti legami fra i cittadini ed i nostri soldati -:
se, ed in quale misura, l'impiego di numerosi effettivi nel soccorso delle popolazioni colpite da grandi calamità naturali, come sta avvenendo in Abruzzo, possa incidere sugli equilibri delle molteplici ed impegnative missioni all'estero in cui sono impegnate le nostre Forze armate.
(3-00478)

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i maggiori problemi degli alloggi demaniali sono costituiti dalla mancata restituzione degli stessi all'amministrazione al termine del periodo di servizio da parte degli inquilini, dalla mancanza di risorse adeguate per procedere ai lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione;
sarebbe opportuna la costituzione di un fondo di rotazione nel quale dovrebbero inoltre essere conferiti i proventi derivanti dalla vendita di alloggi demaniali. La gestione separata dell'ingente patrimonio

immobiliare consentirebbe, nel tempo, di non gravare più sui bilanci del Ministero della Difesa se non per la quota integrativa sui canoni di locazione -:
se non si ritenga utile istituire un fondo di rotazione nel quale si facciano affluire i proventi derivanti dal pagamento dei canoni di locazione, ai quali andrebbe aggiunta una integrazione da parte del Ministero della Difesa per compensare la differenza tra il canone agevolato riconosciuto agli inquilini e quello di mercato al fine di dotare il fondo delle risorse necessarie per rendere possibili futuri interventi di manutenzione e di realizzazione di nuovi alloggi.
(4-02763)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 APRILE 2009

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria per il 2007) ha introdotto una specifica agevolazione fiscale per la realizzazione di interventi che aumentino il livello di efficienza energetica degli edifici, prorogata fino al periodo d'imposta in corso al 2010 dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244;
tale agevolazione consiste nel riconoscimento di una detrazione d'imposta ai fini IRPEF/IRES nella misura del 55 per cento delle spese sostenute a fronte di particolari tipologie di interventi definiti di «riqualificazione energetica», interventi individuati con il decreto attuativo del 19 febbraio 2007;
la detrazione spetta a tutti i contribuenti residenti e non residenti, a prescindere dalla tipologia di reddito di cui essi siano titolari;
la circolare n. 36/E del 31 maggio 2007 precisa che «rientrano nel campo soggettivo di applicazione della normativa le persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni, gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale, le società semplici, le associazioni tra professionisti e i soggetti che conseguono reddito d'impresa» e che i soggetti sopra richiamati «possono fruire della detrazione a condizione che sostengano le spese e che queste siano rimaste a loro carico»;
sempre nella circolare 36/E viene precisato che i soggetti che sostengono le spese come sopra precisato debbono «possedere o detenere l'immobile in base ad un titolo idoneo che può consistere nella proprietà o nella nuda proprietà, in un diritto reale o in un contratto di locazione, anche finanziaria, o di comodato»;
relativamente alla tipologia degli immobili, la più volte citata circolare 36/E, chiarisce che l'agevolazione in oggetto «interessa i fabbricati appartenenti a qualsiasi categoria catastale (anche rurale) compresi, quindi, quelli strumentali» e che l'unica limitazione riguarda il fatto che deve trattarsi di interventi eseguiti su edifici (o parte di essi) esistenti;
con la risoluzione n. 340/E del 1o agosto 2008 l'Agenzia delle Entrate sostiene che l'agevolazione in esame, laddove il soggetto sia titolare di reddito d'impresa, spetti «con esclusivo riferimento ai fabbricati strumentali da questi utilizzati nell'esercizio della propria attività imprenditoriale... e non può riguardare gli interventi realizzati su beni oggetto dell'attività esercitata... come nell'ipotesi degli immobili locati a terzi e, in particolare, quelli locati dalle società immobiliari»;
tale posizione dell'Agenzia delle Entrate viene motivata sostenendo che «la normativa fiscale in materia di riqualificazione energetica è finalizzata a promuovere

il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti attraverso l'attribuzione di un beneficio che, per interpretazione sistematica è riferibile esclusivamente agli utilizzatori degli immobili oggetto degli interventi»;
tale posizione non appare agli interpellanti condivisibile e ciò sulla base delle seguenti argomentazioni:
a) con riferimento alla tipologia degli immobili né la norma istitutiva dell'agevolazione (L. 296/2006) né il decreto attuativo (D.I. 19 febbraio 2007), pongono condizioni sulla tipologia degli edifici, quindi non fanno alcuna distinzione sul fatto che si tratti di immobili merce, strumentali, o altri. Unica condizione è che si tratti di edifici esistenti;
b) la finalità della norma, come ben precisato nella circolare 36/E, è quella di «potenziare le preesistenti incentivazioni fiscali riconosciute per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio per favorirne la riqualificazione energetica», pertanto ratio della norma è incentivare la riqualificazione energetica senza riferirla esclusivamente agli utilizzatori degli immobili. Fra i soggetti che possono usufruire dell'agevolazione vi è anche il nudo proprietario al quale non spetta, per definizione, il godimento dell'immobile che rimane in capo all'usufruttuario;
non si comprende come l'agevolazione in esame, il cui scopo, come più volte precisato, è l'incentivazione all'adeguamento del patrimonio edilizio a specifici standard di risparmio energetico, non trovi applicazione nelle situazioni in cui sia il proprietario a sostenere effettivamente le spese senza poi riaddebitarle all'inquilino;
risulterebbe alquanto paradossale non riconoscere, nel caso ad esempio delle cooperative edilizie a proprietà indivisa che assegnano gli alloggi in godimento ai soci, alcuna agevolazione né alla cooperativa che sostiene le spese per gli interventi di riqualificazione energetica, in quanto non utilizzatrice dell'immobile, né al socio assegnatario in quanto soggetto che non sostiene le spese, rimanendo l'onere a carico della cooperativa stessa -:
se non ritengano opportuno, alla luce dei fatti suesposti, adottare le opportune disposizioni affinché vengono eliminate le criticità citate in premessa che stanno producendo confusione di incertezza sia nei confronti dei soggetti destinati delle misure che degli addetti del settore.
(2-00355) «Galletti, Libè».

Interrogazione a risposta immediata:

MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'usura, soprattutto a partire dal 2007, ha assunto dimensioni incredibili, per i devastanti effetti che il fenomeno è in grado di produrre su di un altissimo numero di vittime;
è appena il caso di considerare che le vittime di usura sono in prevalenza soggetti revocati dal credito ed esclusi dall'operatività bancaria, i quali, quando ricevono assegni in pagamento, non avendo la possibilità di «bancarli» a proprio nome, sono costretti a ricorrere all'usuraio, il quale accetta di liquidarli, generalmente previa immediata trattenuta non inferiore al 5 per cento, se assegno a vista libero, oppure, spesso, al 10 per cento per gli assegni con clausola «non trasferibile»;
se poi gli assegni da liquidare sono postdatati, la percentuale di cambio viene elevata e trattenuta, mediamente in misura del 7,5-10 per cento per ogni mese, così che al soggetto viene consegnata la somma residua già decurtata degli interessi percepiti;
per limitare il fenomeno sarebbe opportuno disporre per legge che le banche si dotino di speciali conti operativi in favore di malcapitati rispetto ai quali vi siano segnalazioni negative, su cui poter effettuare versamenti di assegni, ottenere ed effettuare bonifici e prelevare le somme

oggetto dei versamenti, solo dopo averne ottenuto l'esito creditizio, così da escludere qualsiasi ipotesi di rischio per la banca;
inibire all'operatività bancaria i soggetti protestati, i segnalati nelle centrali rischi, i soggetti censiti nelle varie centrali rischi di intermediazione finanziaria (crif), coloro sui cui beni vengono iscritte ipoteche giudiziali o incardinati pignoramenti immobiliari equivale a condannare alla chiusura delle rispettive attività quanti svolgono attività imprenditoriali, artigianali, professionali e che comunque potrebbero operare con fondi propri, se solo non fossero considerati dalle banche alla stregua di soggetti indegni di qualsiasi fiducia -:
quali misure intenda adottare il Governo in favore di coloro che, trovandosi ad essere esclusi dal circuito bancario, corrono il grave rischio di cadere nelle maglie dell'usura.
(3-00476)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo la problematica concernente l'applicazione di imposta di registro o di imposta sul valore aggiunto in ordine al trasferimento di terreni edificabili da parte di soggetti nell'esercizio di impresa agricola, è materia alquanto discussa e motivo di profonde controverse valutazioni da parte dei vari professionisti (commercialisti, avvocati, notai, e altri) nonché uffici fiscali addetti al controllo ed alla applicazione delle relative imposte;
alcuni atti sono stati assoggettati a tassa fissa di registro sul presupposto che fossero soggetti ad IVA in quanto riguardanti terreni ceduti nell'esercizio di impresa agricola, ma l'ufficio ha negato l'applicazione dell'IVA. Recentemente la Cassazione con sentenza 9 gennaio 2009, n. 237, Sez. V Civile, ha accolto il ricorso di alcuni contribuenti che si erano visti contestare atti come sopra;
la materia si complica ulteriormente perché nel dubbio, in caso di contestazione da parte degli uffici, pur trattandosi di imposte «indirette», anche nei 30 giorni intercorrenti tra la stipula dell'atto e la data di registrazione, non vi può essere compensazione tra le imposte, in caso di errata applicazione -:
se da parte della Direzione generale, o del Ministero delle finanze, stante la situazione di confusione generale in cui versa il settore e la paralisi operativa di molti studi notarili e professionali, non si ritenga necessaria ed opportuna un'urgente pronuncia precisa in merito.
(5-01278)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DUILIO, BARETTA, BOCCIA, CALVISI, MARCHI, NANNICINI, MISIANI e VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 24 febbraio 2009 la Commissione europea ha, nel quadro dell'attuazione del piano europeo di ripresa economica, approvato un pacchetto di decisioni volte a garantire una maggiore flessibilità nell'uso dei fondi strutturali;
in particolare è stato deciso di prorogare di sei mesi il termine ultimo per i pagamenti relativi a 385 dei 555 programmi della politica di coesione del periodo di programmazione 2000-2006, individuando il nuovo termine nel 30 giugno 2009;
in base ai dati diffusi nelle scorse settimane dall'Eurispes, l'Italia rischia comunque di non rispettare il nuovo termine stabilito dalla Commissione e quindi di perdere quote consistenti delle risorse destinate dalla Comunità europea all'Italia per le politiche di coesione e sviluppo regionale;

in particolare, circa 9,3 miliardi di euro rischierebbero di andare persi a causa della mancata attivazione delle necessarie procedure amministrative per l'implementazione dei programmi operativi e la selezione dei progetti;
una situazione di particolare difficoltà riguarda la possibilità di utilizzare le risorse dei programmi operativi regionali (POR) in quanto le regioni interessate dovrebbero, per garantire il rispetto del termine, spendere circa 1,5 miliardi di euro al mese fino al 30 giugno 2009 -:
se i dati sopra riportati corrispondano alla realtà e, in tal caso, quali iniziative il Governo intenda assumere per evitare la perdita delle risorse dei fondi europei.
(5-01269)

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella procedura di Concordato Preventivo n. 5/08 del Tribunale di Pesaro, il debitore lavanderia industriale nova Srl di Talamello (PU); proponeva istanza di transazione fiscale ai sensi dell'articolo 182-ter l.f.;
il piano prevedeva la prosecuzione dell'attività e la salvaguardia di tutta la forza lavoro (80 unità);
l'azienda in parola che occupa quasi esclusivamente personale femminile è la più grande ed una delle poche aziende del Comune Montano di Talamello che contando meno di mille abitanti vede la sua economia ruotare attorno a questo stabilimento;
nella domanda era evidenziata la convenienza per tutti i creditori, ed in particolare per l'Agenzia delle Entrate, di aderire alla proposta poiché in caso di fallimento non riceverebbe alcuna somma considerato che l'attivo sarebbe distribuito ai lavoratori ed all'INPS;
era altresì evidenziato il ritardo con cui i creditori avrebbero beneficiato di riparti in caso di fallimento nonché il tragico impatto sociale con la perdita di numerosissimi posti di lavoro;
la veridicità di quanto esposto dal debitore relativamente ai dati contabili, alla fattibilità del piano concordatario e la convenienza rispetto al fallimento erano attestati da relazione di un professionista terzo;
la adunanza dei creditori si terrà il giorno 30 aprile 2009;
il P.M. esprimeva parere favorevole al piano proposto;
l'Agenzia delle Entrate di Pesaro, in data 5 febbraio 2009 ha espresso Voto Contrario all'approvazione della proposta di Concordato;
il voto contrario è giustificato sostanzialmente dalla mancanza di una adeguata garanzia;
il Concordato non sarà approvato, se l'Agenzia delle Entrate non modifica la propria dichiarazione di voto, avendo un peso determinante;
i commissari giudiziali dottore Marco Baioni e Avvocato Rossella Renzini Rossi valutano positivamente il piano di ristrutturazione ribadendo la convenienza della procedura rispetto all'ipotesi fallimentare con relazione depositata in data 23 marzo 2009;
con buone probabilità il credito erariale sarà soddisfatto in misura maggiore ed in tempi minori rispetto all'alternativa del fallimento che, con il voto contrario espresso, si determinerebbe;
se l'Ufficio, ai fini dell'espressione del voto, abbia tenuto conto dei principi di economicità ed efficienza dell'azione amministrativa e della tutela degli interessi erariali, esprimendo un giudizio negativo sul concordato a causa della mancanza di una garanzia, non richiesta dalla nuova legge fallimentare;
se l'Ufficio, per evitare il cagionarsi di danni erariali, contrariamente a quanto avvenuto, avrebbe dovuto valutare l'effettiva

possibilità di una migliore soddisfazione del credito erariale in sede di accordo transattivo rispetto all'ipotesi di avvio di procedura fallimentare;
se, l'Ufficio, alla luce anche della Circolare n. 40/E del 18 aprile 2008, abbia tenuto conto degli altri interessi coinvolti nella gestione della crisi, della continuità dell'attività produttiva;
per quale motivo, in un periodo di straordinaria emergenza occupazionale, l'Agenzia delle Entrate di Pesaro assuma una decisione che provoca la perdita di tutti i posti di lavoro in contrasto con lo spirito del novellato concordato che mira piuttosto al risanamento aziendale ed al salvataggio delle imprese in crisi;
quali azioni e iniziative si intendono intraprendere per evitare, laddove i crediti erariali hanno un peso determinante nel raggiungimento delle maggioranze per l'approvazione del concordato, che giudizi esclusivamente burocratici possano determinare gravi danni allo Stato e alle aziende ed essere comunque contrari all'ottica della riforma che considera preminente, ove possibile la conservazione dei mezzi organizzativi dell'impresa.
(5-01275)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:

BERNARDINI, MECACCI e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 17 luglio 2008, in risposta all'interrogazione 5-00234 «Bernardini, Mecacci» presentata in Commissione Giustizia sul mancato adeguamento legislativo dell'ordinamento italiano rispetto allo Statuto della Corte Penale Internazionale il Governo ha risposto che è «in avanzato stato di elaborazione un disegno di legge recante dettagliate norme di adeguamento dell'ordinamento interno allo Statuto della Corte Penale internazionale, con specifico riferimento ai profili concernenti l'assistenza giudiziaria»;
il 4 febbraio 2009, la Commissione Giustizia della Camera ha approvato all'unanimità la risoluzione (7-00087) «Bernardini, Mecacci» con la quale si è impegnato il Governo «a predisporre con la massima urgenza un disegno di legge di adeguamento interno delle norme dello Statuto di Roma, al fine di giungere al più presto all'adattamento dell'ordinamento giuridico italiano e sanare così un'inadempienza politicamente e giuridicamente molto rilevante che mette a rischio la credibilità del nostro paese e le aspirazioni dei candidati italiani a far parte della Corte.»;
nell'esprimere il parere favorevole sulla risoluzione (7-00087) «Bernardini, Mecacci» il Governo ha dichiarato che «La presentazione del disegno di legge per l'attuazione dello Statuto della Corte penale internazionale rientra, infatti, tra gli interventi che saranno al più presto calendarizzati nelle prossime riunioni del Consiglio dei ministri dei mesi di febbraio o marzo anche perché, come già rilevato nel corso della precedente seduta, le disposizioni di dettaglio volte ad implementare lo Statuto di Roma nel diritto interno sono in avanzato stato di redazione.»;
l'Italia è stato uno dei paesi promotori negli anni '90, sia con Governi di centro-destra che di centro-sinistra dell'istituzione della Corte Penale Internazionale, tanto da ospitarne la Conferenza diplomatica istitutiva a Roma nel 1998;
l'Italia è stato il quarto paese a ratificare lo Statuto, ma dopo 10 anni dalla ratifica, non sono state ancora predisposte le norme necessarie a garantire la collaborazione del nostro paese con questa istituzione;
che nel caso di transito sul, territorio del nostro paese di criminali di guerra

ricercati dalla Corte Penale Internazionale le nostre autorità non sarebbero oggi in grado di collaborare con la Corte dell'Aja, rendendo così il nostro paese una possibile meta e zona di rifugio per ricercati per crimini internazionali gravissimi;
nei giorni scorsi l'attività della Corte Penale Internazionale è stata duramente attaccata dal Presidente libico e Presidente di turno dell'Unione Africana Mohammar Gheddafi, che l'ha definita un'istituzione «contro i Paesi che sono stati colonizzati nel passato e che gli occidentali vogliono ricolonizzare. Si tratta di un nuovo terrorismo mondiale», a seguito del mandato d'arresto emesso nei confronti del Presidente del Sudan Omar Al-Bashir per i crimini commessi nella regione del Darfur;
l'Italia ha recentemente ratificato un trattato bilaterale di amicizia, partenariato e cooperazione con la Libia nel quale le parti si impegnano al rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani -:
quali siano le ragioni che hanno provocato l'ennesimo ed inaccettabile ritardo nella predisposizione e approvazione del disegno di legge in questione da parte del Consiglio dei Ministri nei mesi di febbraio e marzo, termine sul quale il Governo si era impegnato davanti alla Commissione Giustizia della Camera, ed entro quale data certa il disegno di legge sarà trasmesso dal Governo al Parlamento.
(5-01277)

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA e LO MORO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'indice di scopertura delle procure calabresi sfiora il 40 per cento, con punte dell'80 per cento (a Palmi e Vibo Valentia) ed il 100 per cento della Procura dei minorenni di Catanzaro;
i dati, forniti in un documento dai capi delle 13 procure calabresi, mette in luce come molte sedi calabresi non saranno in grado di funzionare, impedendo sia lo svolgimento delle indagini, sia l'esercizio dell'azione penale, sia la stessa celebrazione dei processi in un territorio caratterizzato da ogni forma di illegalità e dalla presenza della 'ndrangheta unanimemente riconosciuta come la più pericolosa e potente tra le organizzazioni criminali -:
come intenda affrontare il Governo questa situazione, al fine di impedire una crisi profonda dei sistema giudiziario calabrese;
se non intenda procedere con immediatezza mediante il ricorso alla incentivazioni previste dalla legge;
quali altri provvedimenti intenda adottare prima che la situazione porti al blocco totale dell'attività giudiziaria in una realtà fortemente condizionata dalla criminalità e dalla presenza di una delle più forti organizzazioni mafiose del Paese.
(4-02765)

PALAGIANO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 11 agosto 2007, nella casa di riposo IPAP Lercaro di Ovada, veniva a mancare il signor Renato Massone nato a Castelletto d'Orba il 29 ottobre 1921;
la causa della morte è stata individuata in uno «scompenso multi organo in paziente gravemente defedato con polmonite lombare»;
il figlio del deceduto, Carlo Massone, avendo trovato il padre in uno stato di grave deperimento organico, ha sporto querela ai Carabinieri contro la struttura Lercaro denunciando che i responsabili della stessa erano colpevoli di gravi omissioni e trascuratezze;
a Renato Massone era stato diagnosticato, nel 2005, un cancro alla prostata

per il quale ha subìto una operazione alla quale è seguito il ricovero presso l'IPAP di Ovada;
dopo l'operazione il tumore si era riformato e, dopo i necessari accertamenti e l'avvenuto consenso di Carlo Massone, il figlio, Renato Massone avrebbe dovuto essere nuovamente operato, ma ciò non è avvenuto perché nel 2007, dopo una ennesima caduta, quest'ultimo si è rotto il femore e per quaranta giorni è stato immobilizzato. Ad aggravare ancora di più la situazione si è aggiunta una polmonite;
sembra, per quanto consta all'interrogante, che alla base della morte di Renato Massone ci siano le disfunzioni, i disservizi e la omessa assistenza nei suoi confronti all'interno della struttura della quale era ospite;
tale ipotesi risulta confermata dalla consulenza tecnica richiesta da Carlo Massone e fornita dal dottor Antonio Osculati nella quale si legge: «se la causa di morte è di facile determinazione, non altrettanto può dirsi delle circostanze che l'hanno preceduta. Quello che è certo è che le condizioni generali erano pessime e quelle di nutrizione altrettanto...», basti pensare che Renato Massone, entrato nella casa di riposo con un peso di quasi cento chili, alla sua morte ne pesava circa quaranta;
alla querela/denuncia di Carlo Massone la procura di Alessandria ha risposto con una richiesta di archiviazione ritenendo la notizia di reato infondata perché gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non sarebbero stati idonei a sostenere un'accusa in giudizio, richiesta cui è stata fatta opposizione dallo stesso Carlo Massone;
Renato Massone viveva in modo totale e, se adeguatamente curato ed assistito, avrebbe potuto, forse, ancora vivere dignitosamente usufruendo di quel diritto alla vita di cui in questo periodo si è tanto dibattuto -:
di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda in premessa e se, in considerazione del tragico caso segnalato, ferme restando le competenze della magistratura, non intenda promuovere una revisione della normativa relativa alle case di riposo che garantisca controlli penetranti e pienamente efficaci, tali da garantire adeguate condizioni di vita agli anziani internati e da impedire che abbiano a ripetersi situazioni analoghe.
(4-02773)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
a seguito della applicazione della cosiddetta «legge Bersani» che ha abolito il limite del rispetto delle tariffe minime da applicare alle prestazioni dei liberi professionisti, si è determinata nel nostro Paese una situazione inconsueta, soprattutto nei rapporti tra professionisti, pubbliche Amministrazioni e stazioni appaltanti, in ordine alle percentuali dei ribassi sulle tariffe professionali per la progettazione e direzione lavori di opere pubbliche;
da un'indagine condotta dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, rilevabile sul sito web www.centrostudicni.it, è stato infatti accertato un andamento eccezionalmente anomalo dei ribassi nelle gare di progettazione «aperte» fino al 90,1 per cento e fino al 61,6 per cento per quelle negoziate e, infine, al 48 per cento nella aggiudicazione di gare ristrette (v. tab. n. 39 pag. 48);
pochissime amministrazioni e stazioni appaltanti adottano criteri prudenziali nella valutazione delle cosiddette offerte anomale, e ad oggi non è possibile stimare quali effetti si avranno in futuro sulla qualità e sicurezza delle opere pubbliche, la cui progettazione e direzione

lavori, remunerata con emolumenti assolutamente non sufficienti a coprire neanche le spese borsuali, potrebbe essere improvvisata e non sapientemente e professionalmente curata, con grave pregiudizio per l'incolumità pubblica;
l'assenza di un limite minimo delle tariffe professionali ha ingenerato inoltre una vera e propria alterazione del mercato delle prestazioni professionali, soprattutto nel campo tecnico;
infatti solo i grandi studi di progettazione, che possono economizzare i propri costi, sono in grado di concorrere per l'aggiudicazione delle commesse pubbliche, estromettendo, di fatto, anzi spazzando via dal mercato, i giovani professionisti (architetti e ingegneri) che non possono in alcun modo competere con tali realtà che hanno ormai assunto natura imprenditoriale;
è dovere della politica e del Governo prendere in esame tale situazione che sta provocando forti disagi e montanti malumori tra le decine di migliaia di ingegneri e architetti, i quali, privi di qualsiasi provvidenza pubblica che in periodo di crisi viene offerta ad altri settori produttivi del Paese, rischiano di chiudere i propri studi professionali e di ingrossare le già numerose fila dei disoccupati -:
quali iniziative e provvedimenti intenda assumere per arginare il fenomeno delle offerte anomale nel settore della progettazione e direzione lavori delle opere pubbliche, al fine di eliminare le distorsioni del mercato ai danni dei professionisti italiani, sopra denunciate, e di tutelare al contempo, la qualità delle prestazioni professionali nel settore indicato, a garanzia della sicurezza e incolumità pubblica.
(2-00359)
«Lo Presti, Bianconi, Laffranco, Di Caterina, Stasi, Cristaldi, Landolfi, Contento, Consolo, Sbai, Moffa, Lehner, Ventucci, Cassinelli, Torrisi, Barba, Bonciani, Toto, Costa, Soglia, Pecorella, Bernini Bovicelli, La Loggia, Distaso, Mussolini, De Girolamo, Nola, Corsaro, Giulio Marini, Holzmann, Scalia, Cosenza».

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 1994 è stato appaltato un primo progetto per la realizzazione della bretella di Urbino, (variante della strada statale n. 73-bis di Bocca Trabaria, di 3,2 chilometri, costruiti in 2 distinti lotti, da località Bivio Borzaga a località «le Conce» di Urbino, in fase di ultimazione) al fine di collegare Urbino alla SGC Fano-Grosseto;
l'originario progetto prevedeva la costruzione di un manufatto a quattro corsie da realizzare nel fondovalle della cosiddetta Valle degli Angeli, con un tracciato naturale, coperto in gran parte dalla vegetazione, sicuro e scarsamente impattante sotto il profilo ambientale;
l'originario progetto prevedeva uno stanziamento Anas complessivo di 40 miliardi di lire a finanziamento dell'intera opera, con consegna dei lavori in tre anni;
a seguito di alcune manifestazioni autodefinitesi «ecologiste», che hanno riscosso il sostegno dell'Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino e di alcuni Comuni della zona (Fermignano e Urbino), i lavori sono stati sospesi, nonostante fossero già stati ultimati circa novanta piloni di sostegno del manufatto sopraelevato;
a distanza di circa dieci anni, su indicazione degli enti locali, è stato approvato un nuovo progetto, realizzato in due lotti, con numerose varianti tra cui: la realizzazione di due sole corsie invece di quattro, la costruzione di una galleria di 850 metri a singola canna, la costruzione di un viadotto sopraelevato e in curva pericoloso e gravemente impattante. Il costo del solo secondo lotto ammonta a 33,4 milioni di euro;

ciò comporta un grave allungamento dei tempi nella realizzazione dell'opera;
il progetto realizzato determina un impatto ambientale di gran lunga superiore rispetto al progetto originario;
inoltre il progetto attuato appare pericoloso, in ragione del fatto che l'uscita dal tunnel di «Cà Gulino» presenta alcune criticità a causa della costruzione in discesa e in curva -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia a conoscenza della situazione e quali siano:
a) le motivazioni della Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) sottostanti alla realizzazione del nuovo progetto;
b) il costo complessivo dell'intera opera, comprendente: l'attuazione delle opere del progetto originario, l'attuazione del 1o e del 2o lotto del nuovo progetto;
c) lo stato di attuazione degli interventi compiuti per la messa in sicurezza delle opere realizzate nell'ambito dell'originario progetto.
(3-00472)

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INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

BINDI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, LIVIA TURCO, ARGENTIN, BINETTI, BOSSA, BUCCHINO, BURTONE, CALGARO, D'INCECCO, GRASSI, LENZI, MIOTTO, MOSELLA, MURER, PEDOTO e SBROLLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Repubblica nei giorni scorsi ha riportato la vicenda della donna immigrata ivoriana Kante Katadiatou;
la donna ricoverata per parto all'ospedale Fatebenefratelli di Napoli è stata segnalata dalla struttura sanitaria al commissariato di polizia per un'identificazione urgente;
il giorno del parto, in base a quanto denunciato dalla donna, le sarebbero stati chiesti i documenti e non sarebbe bastata la fotocopia del passaporto e la richiesta del permesso di soggiorno ormai scaduta;
dopo il parto, madre e figlio sarebbero stati tenuti separati, tanto da non consentirle nemmeno l'allattamento, e solo a seguito del riconoscimento da parte della questura è stato possibile il loro ricongiungimento;
ciò si sarebbe verificato sulla base di una norma non ancora presente nel nostro ordinamento giuridico ed è gravissimo e indegno di un Paese civile come l'Italia;
medici e operatori sanitari non possono e non devono essere trasformati in agenti di polizia -:
se, anche alla luce di episodi come quello riportato, il Governo intenda perseverare nel sostenere l'obbligo, da parte dei medici e degli operatori sanitari, di segnalare all'autorità la presenza di immigrati non in regola o se, invece, non ritenga opportuno rivedere la propria posizione garantendo i diritti inviolabili dell'uomo e il rispetto del nostro dettato costituzionale.
(3-00475)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
se corrisponda al vero che, pur in presenza di una calamità nazionale appena verificatasi nella regione Abruzzo, intere regioni e cioè l'Emilia Romagna, la Toscana, il Veneto ed il Friuli Venezia Giulia, siano dalla mattina del 6 aprile 2009 sguarnite del servizio di soccorso aereo che deve essere garantito dai reparti volo dei vigili del fuoco dislocati sul territorio, poiché, tre reparti volo delle

rispettive regioni risulterebbero privi di elicotteri idonei a espletare le operazioni di soccorso alla cittadinanza;
quali iniziative possano essere messe in atto al fine di garantire alla cittadinanza italiana il soccorso tecnico urgente da parte del servizio aereo del corpo nazionale dei vigili del fuoco;
se corrisponda al vero che ciclicamente i reparti volo dei vigili del fuoco, a causa di carenza di mezzi aerei di soccorso, siano inoperativi al tal punto da non per garantire in vaste aree del territorio nazionale, di regioni, il soccorso;
se corrisponde al vero che solamente due su dodici reparti volo del Corpo dei Vigili del Fuoco nazionali, convenzionati con le rispettive regioni di competenza, risultano essere sempre efficienti assorbendo aeromobili e quindi rendendo inoperativi i reparti volo del Corpo dei Vigili del Fuoco di altre regioni.
(4-02764)

GRIMOLDI, FUGATTI, ALLASIA e CONSIGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
una inchiesta giornalistica condotta dalla rivista «Noi Avvenire», pubblicazione supplemento del quotidiano Avvenire, ha esaminato il fenomeno della diffusione nel nostro Paese del fenomeno delle sette religiose, dell'occultismo, delle nuove religioni e della magia;
in tutto il mondo la secolarizzazione delle tre grandi religioni monoteiste ha fatto sì che nel giro di diversi anni si affermasse una cultura gnostica ed esoterica con derive che affondano le sue radici nell'occultismo e nel satanismo;
la mancanza di riferimenti valoriali nelle nuove generazioni ha permesso uno sviluppo rapido delle pratiche occultistiche e la diffusione di nuove religioni che possono essere inquadrate in termini generici e semplicistici all'interno dell'area pseudo culturale denominata new age;
una delle sette che ha avuto maggiore crescita negli ultimi anni è Scientology fondata da L. Ron Hubbard, già membro della setta del satanista Aleister Crowley, nel 1954. Secondo fonti interne, conterebbe otto milioni di praticanti in tutto il mondo;
in Europa la tendenza generale è quella di considerare scientology una «organizzazione», un «movimento», un «culto», una «setta», ma non una «chiesa» nella comune accezione del termine;
i governi di Svizzera (Rapporto della Commissione Consultiva della Sicurezza dello Stato, luglio 1998). Germania (Rapporto Jaschke del 1995 e Cosiddette Sette e Psicogruppi, rapporto finale presentato al Governo dal Parlamento Tedesco, giugno 1998) e Belgio definiscono ufficialmente Scientology come un culto totalitario. In Germania, in particolare, nel dicembre del 2007, il ministro dell'interno tedesco Wolfgang Schauble e i responsabili dell'interno dei 16 stati federali hanno concordato di «non considerare Scientology un'organizzazione compatibile con la costituzione» aprendo quindi la strada per una possibile messa al bando dell'organizzazione. In Francia, un documento parlamentare (Rapporto Guyard prodotto nel 1995) ha classificato la chiesa come un culto pericoloso; in Gran Bretagna, Scientology non raggiunge gli standard legali per essere considerata una religione. In Grecia un'inchiesta partita nel 1995 ha portato alla condanna in tribunale e conseguente smantellamento dell'organizzazione avvenuto nel gennaio 1997;
anche nel nostro Paese a più riprese per gli onerosi corsi offerti ai suoi fedeli (necessari per evolversi su un grado più alto di conoscenza e di valore intrinseco), scientology è stata spesso accusata e a volte condannata anche per maltrattamenti minorili, ricatti ed estorsioni, minacce ed evasioni fiscali;
scientology arrivò in Italia nel 1974 con la fondazione del primo «Hubbard Dianetics Institute». Con i primi seguaci

arrivarono anche le prime polemiche. Sin dall'inizio infatti i vari centri di dianetica furono oggetto di esposti ed indagini di varie preture d'Italia per reati di truffa, violazione valutaria, associazione a delinquere, esercizio abusivo della professione medica, circonvenzione di incapaci, violazioni delle leggi che disciplinano il rapporto di lavoro. Alla metà degli anni ottanta Scientology fu quindi al centro di una monumentale inchiesta giudiziaria che si concluse con il rinvio a giudizio, nel 1988, di 140 operatori dei suoi centri, ormai diffusi su quasi tutto il territorio nazionale. Le imputazioni spaziavano dalla circonvenzione di incapace all'abuso della professione medica, fino all'associazione per delinquere. Il procedimento, che per 12 anni vide alternarsi pesanti condanne dei giudici di merito e annullamenti dalla Corte di Cassazione, si concluse in via definitiva nel 2000. I vertici furono assolti dall'imputazione di associazione per delinquere, ma furono mantenute alcune condanne per circonvenzione di incapace e abuso della professione medica. Del 1989, ribadita, dopo un annullamento con rinvio della Corte di Cassazione, dalla Corte di Appello di Bologna nel 1993 (N. 2011 R. Sent. N. 1371/92-p R. Gen), la condanna del Pretore di Modena per truffa e abuso della professione medica in merito al cosiddetto «Purification Rundown» o programma di purificazione, ancora commercializzato sia dalla Chiesa di Scientology che dal suo ente associato Narconon. Nel novembre del 2004 il Tribunale di Cagliari condanna (N. 1555/2003 RG. TRIB. N. 25/1999 R.N.R.) un dirigente della locale chiesa di Scientology a 4 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di estorsione, nel dettaglio il dirigente è stato condannato: perché, anche in concorso con altre persone non identificate, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mediante minacce, costringeva ripetutamente De R. a consegnargli varie somme di danaro in contanti per un ammontare complessivo di circa cento milioni di lire, così procurandosi l'ingiusto profitto della predetta somma, con pari danno della persona offesa. Minacce consistite: nel prospettare la morte della persona offesa e dei suoi genitori; nel prospettare rivelazioni su particolari intimi della vittima appresi nell'ambito dell'associazione «Missione Chiesa di Scientology» di Cagliari frequentata dalla vittima (e di cui il Ca. era dirigente);
la chiesa di scientology non è certamente l'unico fenomeno presente nel nostro Paese diverse sono infatti le sette che attraverso la manipolazione mentale cercano di fare proselitismo per scopi utilitaristici e per diffondere una cultura occultistica;
è molto preoccupante anche la crescita esponenziale dei cittadini che si rivolgono direttamente a maghi e ciarlatani per cercare risposte semplici alle problematiche della vita quotidiana;
i facili guadagni e la conquista repentina e duratura della felicità sono gli «specchietti per le allodole» utilizzati per fare proselitismo da parte di queste organizzazioni gnostiche esoteriche e da parte di questi pseudo santoni e maghi;
in questo periodo di grave crisi economica internazionale che ha investito pesantemente il nostro Paese vi è il rischio di un ricorso sempre più preponderante da parte dei cittadini alla ricerca di soluzioni semplici -:
quali iniziative il ministro interrogato intenda adottare al fine di contrastare la diffusione del fenomeno descritto in premessa.
(4-02769)

TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2009

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
già da alcuni anni i Direttori scolastici di molte scuole italiane continuano, nonostante siano intervenute innumerevoli

sentenze sanzionatorie, a porre in essere comportamenti antisindacali e discriminatori nei confronti del sindacato Unicobas Scuola negandogli il diritto, previsto dall'articolo 20 della legge n. 300 del 1970, di indire assemblee durante l'orario scolastico e nei luoghi di lavoro sulla scorta di note inviate loro dagli Uffici Scolastici Regionali;
la situazione attuale è che l'Amministrazione dello Stato vieta ai lavoratori iscritti al sindacato Unicobas di riunirsi sul luogo di lavoro e non concede loro i permessi retribuiti per partecipare alle assemblee, che eventualmente si tengano in luoghi diversi, nonostante siano indette dalla maggioranza delle rappresentanze sindacali;
il Ministero dell'istruzione, università e ricerca, dimentico - a parere degli interpellanti - delle disposizioni di cui alla legge n. 300 del 1970, sostiene che, in base all'articolo 8 del CCNL del 2007 del comparto scuola, solo le organizzazioni sindacali ammesse alla trattativa nazionale possano indire assemblee;
a prescindere dall'opinabile interpretazione dell'articolo 8, va ricordato che la contrattazione collettiva, in quanto espressione di autonomia negoziale, non può operare deroghe in peius a diritti attribuiti da norme di rango legislativo; non può, dunque, sopprimere i diritti previsti e disciplinati dal titolo III dello Statuto dei Lavoratori;
seguendo gli indirizzi dell'Ufficio Regionale del suddetto Ministero si arriverebbe all'inaccettabile conseguenza di attribuire alla pubblica amministrazione il potere, attraverso la scelta di sottoscrivere il contratto solo con alcuni sindacati, di scegliere anche le organizzazioni che possono beneficiare delle prerogative sindacali normativamente attribuite;
il legislatore del 1970, con le disposizioni di cui all'articolo 19, con cui aveva previsto la creazioni delle RSA, e all'articolo 20 della legge n. 300, ha inteso riconoscere il diritto di ogni associazione sindacale, costituita in RSA, ad indire assemblee, singolarmente o congiuntamente. Anche a seguito dell'avvicendamento delle RSU alle RSA non è intervenuta alcuna norma di legge che abbia escluso il passaggio alle RSU di tutte le prerogative previste dallo statuto in favore delle RSU. Conseguentemente il diritto di indire assemblee deve essere riconosciuto, non solo alle RSU nel loro complesso, ma anche al singolo membro eletto in seno alle RSU;
in linea con le disposizioni normative il contratto collettivo nazionale quadro sulle modalità di utilizzo dei distacchi, delle aspettative e dei permessi del 7 agosto 1998 ha previsto all'articolo 2, II comma, che le assemblee, che riguardano la generalità dei dipendenti o gruppi di essi, possono essere indette singolarmente o congiuntamente, con specifico ordine del giorno, su materie di interesse sindacale e del lavoro, dai soggetti indicati nell'articolo 10 che, a sua volta, prevede che «i dirigenti sindacali, che hanno diritto ad usufruire nei luoghi di lavoro dei permessi sindacali retribuiti, giornalieri od orari, sono i componenti delle RSU»;
se si dovesse ritenere che per l'esercizio dei diritti sindacali le RSU debbano agire all'unanimità, verrebbero frustrati i diritti delle minoranze in aperta violazione dell'articolo 3 della Costituzione;
non sembra agli interpellanti ammissibile che una disposizione contrattuale possa sopprimere dei diritti democratici previsti da una legge -:
quali siano le ragioni sottese alle direttive impartite ai vari direttori scolastici e se non intenda assumere iniziative per assicurare il generale godimento dei diritti democratici citati in premessa.
(2-00356)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Zazzera, Di Giuseppe».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la legge n. 146 del 2004 ha istituito la Provincia di Monza e della Brianza e ha determinato all'articolo 2 comma 4 del medesimo provvedimento che «Le prime elezioni degli organi elettivi della provincia di Monza e della Brianza hanno luogo in concomitanza con il primo turno utile delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi elettivi della provincia di Milano»;
il decreto dell'11 aprile 2008 del Ministero della pubblica istruzione, pubblicato sul Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale - Serie generale n. 167 del 18 luglio 2008 ha previsto la riorganizzazione dell'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia istituendo l'Ufficio Scolastico Provinciale di Monza, al quale sono affidate 107 istituzioni scolastiche statali e 171 scuole paritarie ubicate in 50 comuni;
sono in via di definizione le dotazioni organiche del personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario per l'anno scolastico 2009/2010 sulla base delle indicazioni contenute nell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che prevede un forte contenimento della spesa nel settore della pubblica istruzione;
con circolare protocollo 3318 del 3 marzo 2009 l'Ufficio scolastico provinciale di Milano ha avviato le procedure per la ricognizione dei fabbisogni organici delle scuole primarie e dell'infanzia facenti riferimento anche alle istituzioni scolastiche autonome ubicate nel territorio della costituenda provincia di Monza e della Brianza;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 17 del 20 gennaio 2009 recante disposizioni di riorganizzazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 60 del 13 marzo 2009, all'articolo 12 comma 2 precisa che «a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca non procede all'apertura di nuovi uffici scolastici provinciali» -:
la circolare n. 4 del 2009 del Ministero dell'istruzione riguardante le iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado prevede tra l'altro che «All'atto dell'iscrizione, compatibilmente con la disponibilità complessiva dei posti e dei servizi, i genitori possono esprimere la propria preferenza per il tempo scuola ordinario o prolungato»;
nello schema di regolamento attuativo dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge 133 del 2008 presentato dal Ministro dell'istruzione al Consiglio dei ministri si prevede tra l'altro che il servizio scolastico nella scuola primaria «è svolto ai sensi dell'articolo 4 del decreto legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, secondo il modello dell'insegnante unico che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze, e secondo le differenti articolazioni dell'orario scolastico settimanale a 24, 27, e sino a 30 ore; è previsto altresì il modello delle 40 ore, corrispondente al tempo pieno»;
i dati dimostrano inconfutabilmente che la grande maggioranza delle famiglie ha scelto l'orario con i moduli a 30 ore e il tempo pieno con l'orario di 40 ore;
sono iniziate le operazioni di mobilità del personale della scuola e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con nota protocollo del 4 marzo 2009 ha trasmesso un'integrazione al contratto sulla mobilità relativo ai provvedimenti di modifica dell'assetto territoriale delle province -:
se questi ultimi provvedimenti debbano considerarsi riferiti alla consistenza dell'organico del personale scolastico previsto per l'intero territorio attualmente di competenza dell'Ufficio scolastico provinciale di Milano o al contrario si intenda individuare una dotazione organica del

solo territorio della Provincia di Monza e della Brianza, anche al fine di conoscere come il Ministro interpellato intenda dare piena attuazione alla legge n. 146 del 2004 nei tempi da essa previsti all'articolo 2 comma 2, dotando quel territorio di una completa dotazione di personale per tutte le istituzioni scolastiche autonome statali già a partire dal prossimo anno scolastico.
(2-00357)
«Farinone, Pizzetti, De Biasi, Corsini, Codurelli, Fiano, Zaccaria, Braga, Zucchi, Marantelli, Marco Carra, Touadi, Tullo, Fogliardi, Bellanova, Motta, Fadda, Schirru, Strizzolo, Giorgio Merlo, Boffa, Iannuzzi, Duilio, Margiotta, Mario Pepe (PD), Brandolini, Garavini, Porta, Melis, Bocci, Cesario, Mazzarella, Cenni, Miglioli, Santagata, Viola».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la circolare ministeriale n. 4 del 15 gennaio 2009, avente ad oggetto «iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado, riguardanti l'anno scolastico 2009-2010», al punto 3.1, terzo e quarto capoverso, prevede che «in sede di iscrizione alla prima classe - e con il vincolo di non variare tale scelta per l'intero corso della scuola secondaria di I grado - le famiglie possono chiedere che il complessivo orario settimanale riservato all'insegnamento delle lingue comunitarie, per un totale di cinque ore, sia interamente riservato all'insegnamento della lingua inglese, compatibilmente con le disponibilità di organico («inglese potenziato»);
le ore riservate all'insegnamento della seconda lingua comunitaria, nel rispetto dell'autonomia delle scuole, possono essere utilizzate anche per potenziare l'insegnamento della lingua italiana nei confronti degli alunni stranieri non in possesso delle necessarie conoscenze e competenze in lingua italiana, nei limiti delle disponibilità di organico e in assenza di esubero, a livello provinciale, di docenti della seconda lingua comunitaria.»;
tale circolare trasforma la seconda lingua comunitaria, introdotta in attuazione della legge n. 53 del 2003 (cosiddetta riforma Moratti), in una materia facoltativa-opzionale, a scelta delle famiglie, che ben possono rinunciare all'insegnamento della seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di I grado, determinando, tra il resto una sicura quanto drastica riduzione delle cattedre, a livello nazionale di 5.616, come risulta dal decreto interministeriale allegato alla circolare n. 38 del 2 aprile 2009, diramata dal M.I.U.R., disponibili per le assunzioni degli insegnanti di lingua francese, spagnola e tedesca;
il quadro normativo in cui la seconda lingua comunitaria è stata inserita nell'ambito della scuola secondaria di primo grado è principalmente (a parte le sperimentazioni già funzionanti in precedenza) l'articolo 2 della legge 28 marzo 2003, n. 53;
di seguito il decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, in attuazione della delega, ribadisce all'articolo 9 che «la scuola secondaria di primo grado (...) introduce lo studio di una seconda lingua dell'unione europea»;
la riforma della scuola secondaria di I grado è andata a regime su tutti e tre gli anni nel 2006-2007 ed ha iniziato a trovare applicazione per il primo anno di corso di studi a partire dall'anno scolastico 2004-2005 (cfr. circ. min. n. 29 del 5 marzo 2004);
con il decreto ministeriale del 31 luglio 2007, il Ministero, ha emanato le nuove «indicazioni per il curricolo» per le scuole dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, allegate allo stesso decreto e parte integrante di esso, per le lingue comunitarie le nuove indicazioni prevedono: «l'apprendimento di almeno due lingue europee, oltre alla lingua materna,

permette all'alunno di acquisire una competenza plurilingue e pluriculturale e di esercitare la cittadinanza attiva oltre i confini del territorio nazionale... con l'apprendimento di due lingue europee, la prima a partire dalle prime classi della scuola primaria e la seconda dal primo anno della scuola secondaria di primo grado, l'alunno sviluppa non solo la capacità di imparare più lingue, ma anche di imparare con le lingue a fare esperienze, ad affrontare temi e problemi e a studiare altre discipline (omissis)»;
non vi è dubbio che le indicazioni ex decreto ministeriale 31 luglio 2007 prevedano l'obbligatorietà dello studio della L2; del pari è certo che tali indicazioni sono le uniche attualmente in vigore, tanto che lo stesso ministero, alla data del 1o marzo 2009, ad esse rimandava nella prima pagina del proprio portale internet, facendo quindi pacificamente riferimento alla piena vigenza delle «nuove indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione» approvate con il citato decreto ministeriale 31 luglio 2007;
le annuali circolari delle iscrizioni hanno, sinora, sempre richiamato il concetto che nelle discipline obbligatorie rientrano l'insegnamento della lingua inglese (mediamente per tre ore settimanali) e di una seconda lingua comunitaria (mediamente per due ore settimanali);
la circolare n. 4 del 15 gennaio 2009, relativa alle iscrizioni per il 2009-2010, ha inopinatamente deviato dalla linea condotta sinora e senza tener conto dell'obbligatorietà dello studio della seconda lingua ribadita con le nuove indicazioni nazionali ex decreto ministeriale 31 luglio 2007 ha introdotto l'opzione per l'inglese potenziato, detta possibilità determina la trasformazione della seconda lingua comunitaria in materia opzionale e la perdita sicura, di migliaia di classi di seconda lingua e conseguentemente di 5616 cattedre di francese, spagnolo e tedesco;
la previsione della circolare sulle iscrizioni che si contesta trova significativo riscontro nei regolamenti attuativi del piano programmatico previsto dall'articolo 64, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni della legge 6 agosto 2008, n. 133;
il piano di cui al comma 3 riassume il quadro degli interventi sugli ordinamenti e l'organizzazione scolastica, sul dimensionamento della rete, con misure finalizzate al contenimento della spesa pubblica;
in data 18 dicembre 2008 il Consiglio dei ministri ha poi approvato due schemi di regolamento che peraltro non sono ancora stati pubblicati e che quindi di fatto non esistono;
la possibilità di optare per il così detto «inglese potenziato» è stata prevista dalla circolare iscrizioni n. 4 del 2009, senza che ciò fosse consentito da alcuna norma di rango legislativo infatti, l'articolo 9 del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 impone, in attuazione della legge delega n. 53 del 2003 citata, lo studio di una seconda lingua dell'Unione Europea nella scuola secondaria di primo grado;
è peraltro evidente che la scelta ministeriale tende a dare anticipata e, per ciò solo, illegittima attuazione alle previsioni dei regolamenti attuativi dell'articolo 64 decreto-legge n. 112 del 2008, infatti la circolare impugnata ha introdotto anche la possibilità dell'italiano potenziato per gli alunni stranieri, sempre ai danni della seconda lingua comunitaria;
la circolare tende ad anticipare gli effetti di una norma non ancora in vigore e risulta illegittima anche sotto questo profilo;
peraltro il comitato orizzontale scuola media del C.N.P.I. fa notare che la previsione dell'inglese potenziato impoverisce la qualità della formazione complessiva degli allievi di questo segmento scolastico ed è in contrasto con le linee generali di politica scolastica a livello comunitario e con le impostazioni culturali in materia di insegnamento - apprendimento di più lingue comunitarie anche

sul piano giuridico non pare legittima la soppressione di fatto di una parte «obbligatoria» del curricolo;
sin dal 1995, con la presentazione del libro bianco «insegnare e apprendere - verso la società conoscitiva», la commissione europea ha raccomandato agli stati membri di perseguire l'obiettivo della conoscenza di tre lingue comunitarie: «la conoscenza di più lingue è diventata oggi una condizione indispensabile per ottenere un lavoro e questo è ancor più necessario in un mercato europeo senza frontiere inoltre costituisce un vantaggio che permette di comunicare più facilmente con gli altri, scoprire culture e mentalità diverse, stimolare l'intelletto, il plurilinguismo, elemento d'identità e caratteristica della cittadinanza europea, è inoltre un elemento alla base della società conoscitiva»;
le conclusioni del Consiglio dei ministri della comunità del 22 settembre 1997 (in Gazzetta Ufficiale c. n. 303 del 4 ottobre 1997) auspicano che le azioni proposte dal libro bianco siano esaminate dagli organi interessati allo scopo di aprire nuove prospettive per l'istruzione;
la risoluzione del consiglio del 16 dicembre 1997 riguardante l'insegnamento precoce delle lingue dell'unione europea (in Gazzetta Ufficiale c. n. 1 del 3 gennaio 1998, dopo aver premesso che resta ferma «la pari dignità di tutte le lingue dell'Unione» ritiene che «occorre riflettere sugli strumenti che possono permettere di raggiungere il duplice obiettivo di preservare la diversità culturale e linguistica e di promuovere il plurilinguismo europeo. L'apprendimento precoce può costituire un fattore di qualità nell'apprendimento delle lingue e in tal modo contribuire al conseguimento di siffatti obiettivi;
la decisione n. 1934/2000/ce del parlamento europeo e del consiglio del 17 luglio 2000 che istituisce l'anno europeo delle lingue 2001 (in Gazzetta Ufficiale 1 n. 232 del 14 settembre 2000), contiene un ampio preambolo ove sono riassunti i principali atti dell'unione europea in materia di istruzione e formazione al plurilinguismo. Si ricorda, tra l'altro, che «tutte le lingue europee, in forma orale o scritta, sono, dal punto di vista culturale, uguali in valore e dignità e fanno parte integrante delle culture e della civiltà europee», «l'apprendimento delle lingue è importante in quanto rafforza la consapevolezza della diversità culturale e contribuisce a sradicare la xenofobia, il razzismo, l'antisemitismo e l'intolleranza e costituisce altresì un notevole potenziale economico»;
la risoluzione del consiglio del 14 febbraio 2002 (Gazzetta Ufficiale c. n. 50 del 23 febbraio 2002) relativa alla promozione della diversità linguistica e dell'apprendimento delle lingue nel quadro dell'attuazione degli obiettivi dell'anno europeo delle lingue 2001, ribadita la regola generale che gli studenti dovrebbero avere la possibilità di apprendere due lingue dell'unione diverse dalla o dalle lingue materne, ricorda la competenza degli stati membri in materia di contenuto dell'insegnamento e organizzazione dei sistemi d'istruzione, nonché della propria diversità culturale e linguistica, ma sottolinea anche che tutte le lingue europee sono, dal punto di vista culturale, uguali in valore e dignità e costituiscono parte integrante della cultura e della civiltà europee. Invita pertanto gli stati membri ad «adottare le misure che ritengono appropriate per offrire agli studenti, nella misura del possibile, l'opportunità di apprendere due lingue o, se del caso, più lingue oltre alla lingua madre»,; specifica, inoltre, che «al fine di promuovere la cooperazione e la mobilità in tutta l'Europa, l'offerta, per quanto concerne le lingue, dovrà essere il più possibile diversificata e includere le lingue dei paesi e/o delle regioni limitrofi»;
nel marzo 2002, i capi di stato e di governo dell'unione europea riuniti a Barcellona hanno riconosciuto la necessità di agire nel settore istruzione, sia a livello U.E. che a livello nazionale e hanno indicato nell'apprendimento di due lingue comunitarie oltre a quella madre un obiettivo prioritario nel campo delle politiche dell'istruzione e formazione;

l'articolo 165 (già articolo 149 del trattato della comunità europea) del trattato sul funzionamento dell'unione europea (o trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007), prevede che «l'azione dell'unione è intesa a sviluppare la dimensione europea dell'istruzione, segnatamente con l'apprendimento e la diffusione delle lingue degli stati membri». Il trattato è stato ratificato con legge 2 agosto 2008, n. 130;
la commissione europea, in data 18 settembre 2008 ha emanato la «comunicazione al parlamento europeo, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni» avente ad oggetto: «il multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune»;
a tale riguardo uno strumento chiave è rappresentato dall'obiettivo di Barcellona della comunicazione nella lingua materna più altre due lingue. Occorrono maggiori sforzi affinché tutti i cittadini possano raggiungere quest'obiettivo. (...) Due precedenti comunicazioni della commissione hanno fissato obiettivi strategici e priorità per l'insegnamento efficace di un'ampia gamma di lingue sin dai primi anni di vita, che rimangono validi e dovrebbero essere perseguiti. Sono ancora necessari sforzi per aumentare il numero di lingue insegnate, in particolare in relazione alla scelta di una seconda lingua straniera. Le difficoltà organizzative derivanti da una maggiore scelta di lingue potrebbero essere superate con l'utilizzo di nuove tecnologie (insegnamento a distanza via internet, videoconferenze in classi e scambi virtuali), il collegamento in rete tra scuole e istituti d'istruzione, partenariati con le parti interessate a livello locale e gemellaggi con istituzioni estere»;
la commissione invita pertanto gli stati membri a - offrire a tutti l'opportunità reale di padroneggiare la/e lingua/e nazionale/i e altre due lingue - rendere disponibile una gamma più ampia di lingue per consentire una scelta individuale e soddisfare le esigenze locali di apprendimento delle lingue;
l'insieme delle indicazioni sopra esposte, tenuto conto del principio di leale cooperazione ex articolo 10 trattato C.E., (in base al quale gli stati membri si astengono da qualsiasi misura che rischi di compromettere la realizzazione degli scopi dell'unione), portano a far ritenere incompatibile con la normativa comunitaria la vera e propria «marcia indietro» sull'insegnamento della seconda lingua comunitaria operata dal diritto interno e, segnatamente, dalla circolare n. 4/09 del M.I.U.R.. Infatti, l'insegnamento di almeno due lingue comunitarie viene considerato un obiettivo prioritario dall'Europa, come ha più volte ricordato la commissione e l'attuale commissario al multilinguismo Leonard Orban, che ha criticato pubblicamente la scelta effettuata dal Governo italiano;
l'Italia, che con la cosiddetta riforma «Moratti» aveva già introdotto lo studio obbligatorio di due lingue comunitarie sin dagli 11 anni, non può adottare ora una misura che, di fatto, è palesemente in contrasto con gli obiettivi indicati a più riprese dall'Unione Europea;
è vero che la materia istruzione è rimessa alla politica dei singoli Stati, ma nel senso che questi sono tenuti ad adottare, «nella misura del possibile», le misure che ritengono appropriate per offrire agli studenti, l'opportunità di apprendere due lingue;
non appare tuttavia conforme al principio di leale collaborazione, dopo che le suddette misure erano state adottate, che il ministero ritratti gli standard europei già applicati dal 2004-2005 in tutte le ex scuole medie. Il regresso del ministero, peraltro, non ha alcuna giustificazione finanziaria, perché il numero delle ore di insegnamento da coprire non varia;
né vale osservare che l'insegnamento della seconda lingua è comunque garantito alle famiglie che ne fanno richiesta, in quanto tale insegnamento è comunque opzionale e alternativo rispetto all'inglese. Le altre lingue comunitarie diverse dall'inglese sono dunque ancillari e recessive rispetto a questa lingua, in totale contrasto con il fondamentale principio comunitario

della pari dignità di tutte le lingue dell'unione e alla luce del principio della sussidiarietà, che impone la necessità di preservare la diversità linguistica e di promuovere il plurilinguismo nell'unione (articolo 3, lettera q del trattato CE);
non deve peraltro ingannare la circostanza che i regolamenti attuativi del decreto-legge n. 112 del 2008, ancora in corso di emanazione, prevedano che l'inglese potenziato sia attuato solo in «assenza di esubero dei docenti della seconda lingua comunitaria». Tale previsione limita solo in minima parte la possibilità di opzione delle famiglie, in quanto tende a salvaguardare solo le (poche) cattedre di francese, spagnolo o tedesco già presenti nella ex scuola media sulla base della sperimentazione antecedente la riforma «Moratti»;
negli ultimi tre-quattro anni scolastici, in cui la seconda lingua è stata generalizzata nella ex scuola media, l'organico di diritto dei docenti di lingua comunitaria diversa dall'inglese non è stato variato e ciò ha comportato che tutte le nuove cattedre formatesi in seguito all'introduzione della seconda lingua comunitaria come materia obbligatoria di studio, siano state attivate esclusivamente in organico di fatto e destinate pertanto ad essere coperte prevalentemente da personale a tempo determinato;
la previsione dell'insegnamento obbligatorio della seconda lingua, inserita nella legge delega n. 53 del 2003, confermata dal decreto legislativo 59 del 2004 e dalle indicazioni nazionali del 2007, non ha sinora creato un solo posto a tempo indeterminato in più;
tuttavia, la stessa previsione ha indotto migliaia di laureati in lingue a inserire esami specifici nel loro curricolo e poi a sostenere la SSIS e l'esame di stato di abilitazione all'insegnamento, in una delle lingue comunitarie diverse dall'inglese, sulla base della corretta considerazione che lo Stato, tramite le sue leggi, aveva garantito l'obbligatorietà dell'insegnamento di L2 e dunque la necessità di assumere personale docente;
i docenti di seconda lingua, pertanto, non solo non sono mai potuti transitare in ruolo sinora, a causa della proroga degli organici del vecchio ordinamento, ma rischiano d'ora in poi di perdere il lavoro come supplenti, che svolgono ormai da anni e di restare precari a vita, atteso che la natura opzionale dell'insegnamento di seconda lingua non consentirebbe di stabilizzarli -:
se non ritenga indispensabile modificare le disposizioni in premessa che prevedendo la seconda lingua solo come opzionale, e che, ad avviso degli interpellanti, ledono fortemente la qualità della scuola italiana, disattendono tanto i dettami della legislazione italiana, quanto quelli della legislazione europea ed innescano una questione sociale di enormi dimensioni riscontrabile nella perdita della possibilità di lavoro, ormai da anni via via riconfermata mediante la sottoscrizione di contratti a tempo determinato, per 5616 insegnanti di seconda lingua comunitaria;
se, altresì, non ritenga indispensabile aumentare l'investimento di risorse da destinare al precipuo scopo di consentire agli studenti italiani, sin dalla scuola materna, un reale, completo e proficuo apprendimento di due lingue comunitarie, incentivando il numero delle ore di insegnamento delle lingue straniere e l'uso di metodologie didattiche utili a tal fine.
(2-00358)
«De Pasquale, Capano, Coscia, Amici, Martella, Capodicasa, Ghizzoni, Froner, Rampi, Colombo, Scarpetti, Bernardini, Ciriello, De Torre, Laganà Fortugno, La Forgia, Gatti, Marchioni, Enzo Carra, Carella, Bachelet, Gnecchi, Vassallo, Bossa, Damiano, Sarubbi, Miotto, Antonino Russo, Sbrollini, Marchi, Fluvi, Madia, Grassi, Siragusa, Lulli, D'Antona, Pes».

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano;
la disomogenea distribuzione territoriale di alunni con cittadinanza non italiana, molto concentrata al Centro-Nord e scarsa al Sud e nelle Isole, interessa circa 37.000 punti di erogazione del servizio scolastico, rispetto ai 57.000 presenti in ambito nazionale. È evidente il divario esistente tra i primi e i secondi, determinato dalla necessità per i primi di adeguare gli aspetti organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni stranieri;
l'area del Paese con l'incidenza più elevata di presenze di bambini stranieri si conferma il Nord-Est, che, rispetto agli anni scolastici precedenti, registra una crescita di tali presenze che raggiungono l'8,4 per cento; al Nord-Ovest la percentuale è del 7,8 per cento; al Centro del 6,4 per cento; al Sud dell'1,2 per cento e nelle Isole dell'1,0 per cento; la maggiore concentrazione a livello regionale si registra in Emilia-Romagna, con una percentuale del 9,5 per cento;
le scuole si trovano ad affrontare molte sfide: dall'insegnamento della lingua italiana ai bambini emigrati a percorso scolastico già iniziato, alla concentrazione di alunni stranieri in poche scuole;
nei quartieri delle città, caratterizzate dalla concentrazione abitativa di famiglie straniere, l'utenza italiana nella scuola dell'obbligo si è assottigliata, diventando «omogeneamente non italiana»;
particolarmente eclatante il caso del quartiere San Salvario a Torino, nel quale si è determinata l'impossibilità di formare alcune classi prime con bambini italiani, o il caso della scuola primaria Paravia di Milano, dove il 90 per cento degli iscritti sono bambini stranieri;
come è noto, a Vicenza è stato concordato tra comune e istituzioni scolastiche di fissare un limite massimo del 30 per cento di alunni stranieri per classe, a cominciare dalle iscrizioni dell'anno scolastico 2009-2010. Al riguardo è bene citare il giudizio espresso dalla Commissione europea, che, nell'attesa dei risultati finali, ha dichiarato: «un diverso trattamento degli alunni può essere giustificato se viene perseguito un fine legittimo e se i mezzi per conseguirlo sono appropriati e necessari»;
la mozione della Lega Nord n. 1-00033, con cui il Governo si è impegnato a istituire classi d'inserimento per l'attuazione di percorsi compensativi di alfabetizzazione e cultura della lingua italiana, ha stabilito, tra l'altro, il divieto di «ingresso nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole», nonché l'impegno a «prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri»;
la circolare del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 4 del 15 gennaio 2009, recante disposizioni

per le modalità di iscrizione alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado, relativamente all'anno scolastico 2009/2010, ha di fatto recepito la predetta indicazione, sottolineando l'opportunità che le istituzioni scolastiche realizzino accordi di rete per una razionale distribuzione territoriale degli studenti stranieri, onde evitare conseguenti squilibri e disagi alla popolazione scolastica, lasciando tuttavia alla discrezionalità delle singole scuole la decisione di stabilirne i criteri -:
se non ritenga opportuno adottare iniziative per una definizione omogenea delle quote massime di studenti stranieri nelle singole classi, nonché per l'attuazione delle classi di inserimento per studenti stranieri, secondo gli indirizzi espressi nella sopra citata mozione.
(3-00473)

DI PIETRO, DI GIUSEPPE e ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in un recente rapporto stilato da Cittadinanza attiva, intitolato «Sicurezza, qualità e comfort a scuola», pubblicato su diversi organi di stampa, la scuola italiana, dal punto di vista della sicurezza delle strutture e degli impianti dei nostri edifici scolastici, raggiunge risultati poco edificanti;
tre edifici su quattro risultano essere purtroppo fuori norma, un edificio su due è sprovvisto di certificato d'agibilità statica. Più di un terzo non è fornito di impianti elettrici a norma. Mancano le agibilità sanitarie, i certificati di prevenzione degli incendi, le misure di evacuazione in caso di pericolo;
le strutture sono vecchie e inadeguate. Una scuola su dieci è addirittura collocata in una costruzione edificata per altra destinazione d'uso. La metà degli edifici ha ben oltre quaranta anni. Quasi nessun istituto riceve i finanziamenti adeguati per la necessaria manutenzione;
recentemente il Governo ha deciso di assegnare una quota delle risorse nazionali disponibili del fondo aree sottoutilizzate al fondo infrastrutture, anche per la messa in sicurezza degli edifici scolastici;
le risorse previste non paiono, però, sufficienti per l'effettiva e completa messa in sicurezza delle nostre scuole, per la quale era ed è necessario uno sforzo maggiore: gli interventi richiederebbero, secondo il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Guido Bertolaso, almeno 13 miliardi di euro di investimenti;
oggi di fronte al dramma nazionale che il nostro Paese sta vivendo è il momento della coesione per scelte responsabili e condivise;
appare necessario uno sforzo comune, immediato e soprattutto coerente, con l'obbiettivo di evitare che gli effetti di eventuali nuovi eventi sismici siano così distruttivi, come quelli che abbiamo in questi giorni di fronte;
qualche mese fa il gruppo dell'Italia dei Valori aveva proposto che l'incremento degli interventi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici potesse avvenire anche costituendo un fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti per investimenti, ad interessi ridotti o a tasso zero, degli enti locali finalizzati alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, escludendo, altresì, tali investimenti dal calcolo ai fini dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno per tutti gli enti locali -:
in quale modo il Governo intenda incrementare gli interventi di immediata messa in sicurezza degli edifici scolastici, in un'ottica di programmazione strutturale finalizzata a limitare nel futuro i danni di eventuali nuove calamità naturali, e se non intenda inserire, quindi, da subito nell'annunciato «piano casa» norme specifiche mirate al suddetto scopo.
(3-00474)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

COSCIA, GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore della riforma dei licei, dall'anno scolastico 2010/2011, come prefigurata nella legge n. 59 del 2003, l'indirizzo, nato in seguito all'abolizione dell'istituto magistrale, del liceo delle scienze sociali, dopo dieci anni dalla sua attivazione, verrà sostituito dal Liceo delle scienze umane;
la stessa dizione «Scienze Umane» quale denominazione del Liceo appare piuttosto ambigua e rischia di confondersi con l'asse classico-umanistico tralasciando, nel nome e nei contenuti, il fondamento sociale delle scienze umane;
dagli schemi di regolamento sui nuovi curricula dei Licei e degli Istituti Tecnici, approvati il 18 dicembre dal Consiglio dei Ministri, emerge, inoltre, una preoccupante riduzione delle ore di insegnamento delle materie umanistiche;
infatti, nel quadro orario proposto, l'asse delle Scienze umane (Pedagogia, Scienze umane) avrà nei 5 anni una media oraria settimanale di 3,2 ore (totale 528 ore) di fronte ad un asse scientifico (matematico e naturalistico) di 5,4 ore di media (totale 891 ore) e ad un asse linguistico (latino e lingue comunitarie) di 6 ore di media (990 ore);
il risultato, all'interno del futuro liceo delle Scienze umane, sarà che le aree Linguistica e Scientifica avranno una consistenza che potrà superare di oltre il doppio quella dell'asse che dovrebbe caratterizzare questo tipo di scuola rischiando di essere l'unico Liceo a non connotarsi per una sua specificità che, invece, dovrebbe essere rappresentata dalle scienze umane;
l'assoluta povertà della dimensione sociale e l'assenza della cultura antropologica non permettono ad un giovane orientato a future professioni socio-educative di acquisire gli strumenti adeguati per una lettura aggiornata della nostra società complessa, globalizzata e multietnica;
inoltre la pedagogia posta come propedeutica nel primo biennio produce ulteriori elementi di confusione, essendo evidente che le scienze umane e sociali non si possono ricondurre a questa sola disciplina, che peraltro si connota più adatta ad un secondo livello di riflessione che per un biennio iniziale;
oggi sul territorio sono attive più di 300 scuole che sperimentano l'attuale indirizzo delle scienze sociali;
l'importanza di tale indirizzo non è determinata solo dal numero delle scuole che lo hanno attivato ma, sotto il profilo educativo, si è connotato come un percorso ben attrezzato che è stato espressione di una nuova licealità, che ha costruito i programmi sui nuclei fondanti delle discipline, attraverso le ore di compresenza e il lavoro integrato tra docenti mediante un approccio reticolare/sistemico ha previsto e promosso l'integrazione dei contenuti disciplinari, ha realizzato stage formativi curricolari come risorsa per un sistema scolastico integrato favorendo il dialogo tra scuola e territorio, valorizzando le specificità culturali e coniugando locale e globale, ha adottato un modello organizzativo e curricolare flessibile e, inoltre, ha prodotto una rete di scuole e un sito web autofinanziati, facendone strumento di informazione, formazione ed autoaggiornamento, realizzando così al meglio lo spirito dell'autonomia;
l'assenza di riferimenti ad esperienze di studio-lavoro e stage che si evince, depaupererà quanto di innovativo nel legame fra professionalità e progettualità, teoria e pratica sul campo si era attivato negli ultimi decenni nelle sperimentazioni autonome e nelle varie formule di sperimentazioni assistite sino all'esperienza del Liceo delle Scienze Sociali;
negli ultimi mesi una forte testimonianza di tale esperienza altamente formativa è arrivata dall'appello «Salviamo il

liceo delle scienze sociali» che ha raccolto da dicembre alla fine di gennaio - quando la petizione è stata chiusa - più di 2000 firme -:
se il ministro interrogato, al fine di non dissolvere quanto di positivo si è sperimentato con l'attivazione del Liceo delle scienze umane, non consideri opportuno, prima della definizione di indirizzi e curricoli, aprire un tavolo di confronto e dibattito tra gli operatori della scuola ed i rappresentanti istituzionali e se, altresì, non ritenga di accogliere alcune proposte e in particolare quella di denominare il liceo «liceo delle scienze umane e sociali» e di potenziare il monte ore riservato alle discipline umanistiche e sociali tenendo conto della finalità fondamentale del liceo.
(5-01273)

PES, SIRAGUSA, GHIZZONI, ANTONINO RUSSO, ROSSA, LULLI, SARUBBI, LEVI, DE TORRE, COSCIA e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
agli inizi degli anni novanta è stato istituito il Liceo Scientifico Tecnologico;
il Liceo Scientifico Tecnologico si caratterizza per l'elevato numero di ore destinate alle materie scientifiche (oltre alla matematica, chimica, fisica, biologia, scienze della terra), per la specificità delle competenze disciplinari, per la presenza (in accordo alle indicazioni del «Gruppo Interministeriale di lavoro per lo sviluppo della Cultura Scientifica e Tecnologica) della figura professionale dei docenti di laboratorio (itp), per lo studio dell'informatica come disciplina autonoma, per un'integrazione tra teoria e pratica resa possibile dalla compresenza del docente di laboratorio e di teoria;
nel corso degli anni il Liceo Scientifico Tecnologico ha riscosso un interesse sempre maggiore presso le famiglie;
sono numerosi i ragazzi che scelgono di proseguire gli studi in facoltà scientifiche o tecniche con ottimi risultati;
i diplomati presso il Liceo Scientifico Tecnologico rappresentano una percentuale significativa dei diplomati con maturità scientifica;
l'ultima indagine OCSE-PISA individua nell'aumento delle ore curricolari delle materie scientifiche, nell'uso consapevole delle tecnologie informatiche, nella didattica laboratoriale i requisiti fondamentali per aumentare le competenze e la competitività europea degli studenti italiani nell'area scientifica;
nello schema pubblicato nel sito del Ministero della Pubblica Istruzione contenente il riordino delle superiori non compare il Liceo Scientifico Tecnologico -:
in che modo il Ministro interrogato intenda organizzare il Liceo Scientifico Tecnologico.
(5-01274)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

PALAGIANO e FAVIA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in attuazione del Regolamento (CE) n. 882/2004 è stato adottato il decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 194, in materia di disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli sanitari ufficiali, sulla base della delega contenuta nell'articolo 27 della legge 25 febbraio 2008 n. 34 (Legge Comunitaria 2007);
tale decreto legislativo al comma 3 dell'articolo 10 prevede che, nei confronti delle imprese operanti nel settore della prima trasformazione di prodotti di origine animale (come per gli impianti di macellazione, di sezionamento, di lavorazione della selvaggina, della produzione di latte e della pesca e acquacoltura), le

specifiche tariffe dovute per l'effettuazione dei controlli sanitari «devono essere versate dagli operatori prima dell'effettuazione della prestazione», mentre, al comma 4, nei confronti delle imprese svolgenti attività produttive diverse da quelle citate (come per le imprese del settore della seconda trasformazione dei prodotti alimentari primari o appartenenti ad altre filiere di trasformazione di prodotti di origine non animale), viene introdotta una eccezione rispetto al criterio sopra riportato, nel senso che è stabilito, comunque, l'obbligo di corrispondere tariffe forfetarie entro il 31 gennaio di ogni anno, indipendentemente dall'effettuazione dei controlli medesimi;
tale obbligo di versamento (le cui tariffe sono regolate dall'apposita tabella contenuta nella Sezione 6, Allegato A, del Decreto legislativo n. 194 del 2008), è stato introdotto dal legislatore nazionale in modo discrezionale rispetto a quanto previsto dal citato Regolamento 882 del 2004, e, pertanto, appare discriminatorio e vessatorio nei confronti delle medesime imprese; inoltre, contrariamente a quanto previsto in via generale dall'articolo 1, comma 2, dello stesso Decreto legislativo n. 194 del 2008, laddove si dispone che le tariffe sono finalizzate al finanziamento dei controlli (e, quindi, a copertura delle spese relative), l'obbligo medesimo viene a consistere, di fatto, in una vera e propria imposta ingiustificata che le imprese sono tenute a versare anche in mancanza di appositi controlli sanitari e, quindi, senza che le imprese medesime possano realmente ricevere un servizio da parte dello Stato;
inoltre, nella determinazione delle tariffe, contenuta nell'Allegato A, sezione 6, del Decreto legislativo n. 194/2008, sono stati del tutto disattesi gli specifici criteri contenuti nell'articolo 27, comma 5 del Regolamento CE, cui l'articolo 27 della Legge Comunitaria 2007 rimandava espressamente, in base ai quali il Governo avrebbe dovuto tener conto, nella determinazione delle tariffe, del «tipo di azienda del settore interessata» dei «relativi fattori di rischio, degli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva, e delle esigenze delle aziende del settore situate in regioni soggette a particolari difficoltà di ordine geografico», mentre in base al decreto legislativo n. 194/08 l'individuazione delle fasce quantitative di produzione e la determinazione degli importi delle tariffe comportano, di fatto, una parificazione delle piccole imprese, anche senza dipendenti, con bassa capacità produttiva e grado limitato di rischio, e senza tener conto della posizione geografica, con quelle che hanno capacità produttive di tipo industriale (vedasi 1a fascia alla sez. 6), penalizzando palesemente sul piano concorrenziale le imprese di piccole dimensioni sia in ambito nazionale, a vantaggio di realtà produttive maggiormente strutturate, sia a livello comunitario, rispetto agli altri Paesi;
va evidenziato, altresì, che al fine di superare le incongruenze sopra indicate risulta necessario:
a) parificare la tipologia di imprese del settore della seconda trasformazione dei prodotti alimentari a quelle operanti nel settore della prima trasformazione di prodotti di origine animale per le quali le specifiche tariffe dovute per l'effettuazione dei controlli sanitari devono essere versate dagli operatori solo laddove le relative prestazioni siano realmente effettuate;
b) differenziare la tariffa sulla base della posizione geografica e della dimensione delle aziende, introducendo un esonero per ogni settore al di sotto di determinate soglie quantitative, ovvero esonerando dal pagamento le imprese che hanno una capacità produttiva inferiore al 25 per cento dei limiti massimi previsti per la prima fascia;
c) esonerare del tutto le imprese di lavorazione di prodotti notoriamente poveri (stomaci, vesciche, budella, grassi fusi, ciccioli, gelatine e collagene), rispetto a quelle di lavorazione e trasformazione di prodotti di maggior valore economico;

d) estendere il campo di applicazione del Decreto legislativo n. 194/08 anche a quello della grande distribuzione, attualmente escluso dall'obbligo dei versamenti, in modo che i costi dei controlli sanitari legati alla filiera alimentare siano equamente distribuiti fra le varie componenti imprenditoriali;
e) prevedere che le imprese di produzione che effettuano la vendita diretta al «consumatore finale» - che attualmente non sono assoggettate all'obbligo di versamento delle tariffe - siano esonerate anche nel caso in cui vendano i prodotti ai consumatori intermedi che, come utilizzatori professionali, rivendono gli stessi prodotti al consumatore finale, come nei casi dei ristoranti, delle mense, degli ospedali, eccetera, per i quali restano ferme le disposizioni del Decreto legislativo 109 del 1992 e successive modificazioni, sull'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari -:
quali idonee iniziative, anche di natura normativa, intenda adottare al fine di introdurre le modifiche esposte in premessa, mirate, da una parte, ad adeguare le previsioni del decreto legislativo 194 del 2008 al Regolamento CE 882/2004, che nel recepimento all'interno dell'ordinamento italiano è stato secondo gli interroganti in parte disatteso, e, dall'altra a creare un quadro normativo ed economico, anche mediante interventi a livello europeo, che non penalizzi le micro e piccole imprese, ma anzi le favorisca e le valorizzi, come affermato nella Comunicazione della Commissione europea dello scorso 25 giugno 2008 «Una corsia preferenziale per la piccola impresa» (Small Busirtess Act).
(5-01276)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI CENTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 15 comma 1, lettera e) del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 prevede una detrazione ai fini dell'Irpef nella misura del 19 per cento delle spese sostenute dai non vedenti per l'acquisto di cani guida;
tale agevolazione è stata ribadita dall'articolo 6 della finanziaria per il 2000 che ha contemporaneamente ampliato la platea dei soggetti invalidi beneficiari della detrazione prevista per l'acquisto dei mezzi necessari per la locomozione, comprendendo tra questi anche gli autoveicoli destinati alla locomozione dei soggetti non vedenti e dei soggetti sordomuti;
l'ufficio del difensore civico di Trento ha segnalato al Garante del Contribuente per la Provincia autonoma di Trento la discriminazione che si viene a creare tra i disabili, pur con diverse patologie, nel prevedere l'applicabilità della normativa sulla deducibilità degli oneri relativi ai cani guida ai soli non vedenti, dal momento che anche i disabili motori, seppur per ragioni diverse, potrebbero essere costretti ad avvalersi di tali ausili;
come il Governo intenda intervenire per eliminare tale disparità di trattamento permettendo così ai disabili motori di usufruire della deducibilità degli oneri relativi ai cani guida.
(4-02766)

CRISTALDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
numerosi cittadini di Mazara del Vallo da tempo lamentano una scarsa attenzione delle istituzioni regionali siciliane verso il locale ospedale «Abele Ajello», nei confronti del quale sarebbe in atto un processo di ridimensionamento assai preoccupante, tanto che sembra si sia «volatilizzato» un finanziamento di 17,5 milioni di euro destinato a lavori di ammodernamento e di ristrutturazione dello stesso ospedale;
circa il funzionamento del reparto di cardiologia dello stesso ospedale e del relativo servizio di «telemedicina cardiologica»,

si fa presente che l'ecocardiografo di cui è dotata la stessa struttura ospedaliera è obsoleto e, di fatto, non più idoneo alle proprie funzioni, eppure non si provvede - nonostante se ne parli da tempo - ad acquisire una dotazione adeguata;
tali fatti, nel quadro del piano di rientro dal deficit sanitario che interessa la regione Sicilia, concorrono a delineare una situazione tale da lasciar presagire un drastico ridimensionamento della struttura in questione che, qualora attuato, susciterebbe secondo l'interrogante notevoli dubbi con riguardo alla possibilità di mantenere i livelli essenziali di assistenza sul territorio -:
di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda, se siano state assunte misure, conseguenti al piano di rientro, che interessano l'ospedale citato in premessa e se ritenga che queste siano effettivamente compatibili con la tutela dei livelli essenziali di assistenza.
(4-02772)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

PATARINO, BOCCIARDO, VERSACE, DI CAGNO ABBRESCIA, CASTELLANI, MURGIA, PAGLIA, FRASSINETTI, MOFFA, NOLA, TADDEI, SBAI, FRANZOSO, FUCCI, SCELLI, PORCU, ANGELA NAPOLI, MINASSO, BIANCONI, CONSOLO, LEHNER, MUSSOLINI, LANDOLFI, SALTAMARTINI, VITALI, NASTRI, GIUDICE, LAZZARI, DE CAMILLIS, BIAVA, DI VIRGILIO, DE CORATO, SCAPAGNINI, BARANI, RAISI, PELINO, LISI, LABOCCETTA, LAFFRANCO, LO PRESTI, BELLOTTI e PALUMBO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le aziende zootecniche pugliesi, che rappresentano una componente consistente dell'economia di una Regione a forte vocazione agro-alimentare, stanno vivendo una fase di gravissime e crescenti difficoltà a causa del crollo in atto del prezzo del latte alla stalla ad opera delle industrie di trasformazione;
tale situazione è determinata in gran parte da massicce operazioni di acquisto da parte dei caseifici di latte straniero, ufficialmente proveniente dalla Germania ma in realtà molto probabilmente prodotto in Paesi orientali e, pertanto, privo di quelle garanzie di igiene e di qualità che sono dovute all'utenza;
secondo alcune stime della Coldiretti diversi milioni di litri di latte, importati in Italia, dopo la lavorazione ed il confezionamento in varie aziende sparse su tutto il territorio nazionale, in special modo al sud, vengono trasformati miracolosamente in prodotto italiano;
il consumatore, comperando il latte e i suoi derivati in confezioni con il marchio italiano ma prive di qualsiasi indicazione relativa alla provenienza, crede di acquistare prodotti di origine italiana;
un tale sistema, oltre a mortificare e a penalizzare il lavoro dei nostri allevatori, allarga sempre di più gli spazi al mercato del falso made in Italy, con i comprensibili danni all'economia di un settore già fortemente penalizzato;
fenomeni del genere annullano nei fatti i pur faticosi accordi siglati in Puglia tra produttori di latte ed industria casearia, che avevano determinato un pur minimale aumento dei prezzi, al pressoché irrisorio livello di 0,46 centesimi al litro, di tutta evidenza già di per sé inadeguato a coprire l'incremento dei costi;
l'eventuale perdurare di questa situazione provocherebbe inevitabilmente la chiusura di molte stalle con gravissime conseguenze economiche, occupazionali e sociali, vanificando anche i vantaggi derivanti dai recenti, meritori risultati conseguiti dal Governo a livello comunitario in materia di quote-latte;

l'intero comparto agricolo, così, come ha dichiarato il Presidente della Confagricoltura Vecchioni: «non solo è stato escluso sino ad oggi dalle misure straordinarie anticrisi adottate per altri settori, ma rischia di vedersi sottrarre anche risorse di cui disponeva, come quelle per le assicurazioni e per le agevolazioni contributive nel Mezzogiorno e nell'aree svantaggiate» -:
se non ritenga di intervenire con la massima urgenza per:
a) intensificare i controlli soprattutto a garanzia degli ignari cittadini utenti, sulla provenienza e sulle garanzie igienico-sanitarie del latte estero utilizzato dall'industria casearia segnatamente pugliese;
b) adottare provvedimenti a sostegno di un'attività di grande rilevanza socioeconomica, per il sistema Puglia, quali la zootecnia e la produzione di latte;
c) tutelare i consumatori dai rischi alimentari derivanti dalle possibili sofisticazioni a causa dell'uso di latte in polvere che, invece di essere destinato all'uso zootecnico, attraverso fasi di trasformazione, può essere introdotto nel consumo alimentare umano;
d) difendere il lavoro dei nostri produttori perseguendo la politica della trasparenza, rendendo noti:
1) i metodi dei controlli adottati;
2) le sedi ove i controlli vengono effettuati;
3) le aziende di trasformazione;
4) il numero complessivo di queste ultime che hanno ricevuto i previsti accertamenti nel rispetto della legge n. 250 del 2000.
(4-02759)

POLLEDRI, RIVOLTA e NEGRO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Corpo Forestale dello Stato - organo di polizia giudiziaria - ha competenza istituzionale sulla vigilanza e controllo del rispetto delle norme nazionali urbanistiche ed ambientali;
detto Corpo ha stipulato nel marzo 2008 una Convenzione con la Regione Toscana impegnandosi a vigilare e controllare anche il rispetto delle leggi regionali relative all'urbanistica, all'ambiente, ai boschi e foreste;
il Corpo ha specifica competenza per la vigilanza e sorveglianza delle norme poste a tutela dei Parchi Nazionali oltreché competenza per il rilascio di pareri ai fini dell'istruttoria di competenza dei Parchi Nazionali per il rilascio del nulla osta previsto dalla legge n. 394 del 1991 -:
per quali motivi il Corpo Forestale dello Stato di Portoferraio (Isola d'Elba) non abbia segnalato nel rilasciare i pareri istruttori al Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano l'esistenza di evidenti e notorie violazioni di norme urbanistiche ed ambientali (relative alla legge regionale toscana n. 74/1984 e alla deliberazione del Consiglio Regionale Toscano 3 gennaio 1990 n. 47 - riguardanti la determinazione della ricettività turistica legata alla balneazione, dimensionamento e la cubatura dei nuovi insediamenti hanno come requisito essenziale il rispetto della ricettività per la balneazione, la cui mancanza determina l'azzeramento della cubatura. Violazioni che concretizzano posti letto quindi immobili abusivi) negli anni 2006 e 2008 relative all'immobile «Cantinone» posto in località Capo d'Arco del comune di Rio Marina (Elba), tenuto conto che attualmente è in corso la pratica Parco Nazionale n. 108/2008 avente per oggetto lo stesso immobile, sulla quale il Corpo Forestale dello Stato deve rilasciare il parere istruttorio ai fini del rilascio eventuale del nulla-osta da parte dello stesso Parco;
quali altri specifici interventi e segnalazioni - anche al Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano - abbia effettuato il Corpo Forestale per Capo d'Arco, in particolare per l'immobile denominato «Cantinone», a seguito delle segnalazioni

allo stesso (Uffici di Roma, Firenze e Portoferraio) recentemente effettuate a mezzo posta elettronica relativi a problemi di abusivismo oggetto anche di recente pubblicazione da parte della stampa giornalistica locale;
se il Corpo Forestale abbia rilevato che il Piano Strutturale comunale di Rio Marina prevede l'edificazione nel Comprensorio di Capo d'Arco di un albergo, nonostante tutta la zona del comprensorio sia tutelata dal vincolato della legge forestale regionale n. 39 del 2000 e dal relativo regolamento forestale n. 48/R dell'8 agosto 2003, articolo 80;
se il Corpo Forestale dello Stato abbia rilevato che detto Piano Strutturale è privo della prescritta, obbligatoria rilevante VIA regionale;
quali interventi abbia fatto il Corpo Forestale dello Stato per l'intera Isola d'Elba in materia urbanistica e ambientale, posto che la violazione della ricettività turistica in rapporto alla capienza delle spiagge per la balneazione, è problema annoso, notorio, dibattuto e che riguarda tutta l'isola, gravemente deficitaria, con immobili eccedenti le prescrizioni di legge e quindi abusivi.
(4-02770)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'incontro del 26 marzo 2009 o tenuto tra il vertice aziendale di Polimeri Europa SpA, le RSU e le organizzazioni sindacali (incontro richiesto da quest'ultime), si è appreso che l'andamento economico della società stessa è particolarmente negativo, con perdite senza precedenti;
la Polimeri Europa SpA ha annunciato che il pareggio di bilancio lo si potrà raggiungere in virtù di una ripresa del mercato o di un contenimento dei costi;
sono previste riorganizzazioni in numerose funzioni quali logistica, programmazione e bilancio di materia, manutenzione, ufficio tecnico, tecnologico e controllo, esercizio e centro ricerche -:
se il Governo sia a conoscenza di tale situazione e, soprattutto, se sia in possesso delle informazioni circa la volontà della società di contenere i costi e di avviare processi di riorganizzazione di cui sopra, ed in che cosa essi consistano.
(5-01270)

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, si è appreso, attraverso gli organi di informazione, dell'accordo siglato tra la società Ineos e Safi;
tale accordo è stato raggiunto anche in ragione del ruolo di garante che il Governo ha voluto esercitare;
questo fatto è stato presentato dal Governo stesso, come un elemento decisivo per il futuro della chimica italiana -:
quali siano i contenuti dell'accordo e quali ripercussioni esso avrà sul futuro della chimica italiana e sulle prospettive occupazionali del comparto.
(5-01271)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 2010 ricorrerà il centesimo anniversario di fondazione della prima scuola italiana di aviazione civile la cui sede fu allestita in località «La Comina» sita in provincia di Pordenone;

una delle iniziative più auspicabili potrebbe consistere nell'emissione di un francobollo celebrativo che ricordi degnamente l'avvenimento -:
se risulti già avanzata richiesta formale per l'emissione di un francobollo celebrativo del centesimo anniversario di fondazione della prima scuola italiana di aviazione civile e, comunque, se ritenga di adoperarsi per favorire tale emissione.
(4-02761)

PICCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 30 del 10 febbraio 2005 denominato «codice dei diritti di proprietà industriale» ha semplificato e riordinato le innumerevoli leggi in vigore in materia;
il decreto del 3 ottobre 2007 riguardante l'esecuzione della direttiva n. 98 del 16 marzo 2007 del Ministero dello sviluppo economico ha previsto che venga effettuata una ricerca di anteriorità sulle domande di brevetto depositate in Italia da parte dell'Ufficio Brevetti Europeo (da ora in poi EPO);
l'accordo attuativo tra l'Ufficio Brevetti e Marchi italiano (da ora in poi UIBM) e l'EPO ha definito la procedura per ottenere tale Rapporto di Ricerca entro 9 mesi dalla data di deposito di una domanda di brevetto Italiana, come hanno da tempo fatto altri Paesi Europei come la Francia, l'Olanda, la Turchia eccetera;
tale procedura è ritenuta di fondamentale importanza per migliorare ulteriormente il sistema di deposito di brevetti nel nostro Paese, poiché permette di avere un Rapporto di Ricerca autorevole (quello dell'EPO) per valutare la validità di una domanda di brevetto italiana prima dei termini (12 mesi) per una eventuale estensione all'estero della stessa;
è previsto il potenziamento dell'UIBM con l'assunzione di un nutrito numero di ingegneri da qualificare per effettuare anche un successivo esame di merito in modo da procedere ad una eventuale concessione per una privativa Italiana sulla base di tale Rapporto di ricerca dell'EPO;
il suddetto progetto di potenziamento dell'UIBM risulta lodevole ma ha necessità di verifiche e tempi di preparazione lunghi e finanziamenti consistenti, per cui inizialmente sembra più pratico considerare l'idea di un semplice Rapporto di Ricerca dell'EPO da allegare ad un brevetto italiano;
infine, la possibilità di ottenere detto Rapporto di Ricerca EPO è stata accolta con estremo favore negli ambienti specializzati del settore, ma al tempo stesso si levano perplessità e dubbi sulla sua reale attuazione a causa delle difficoltà che sembra incontrare il potenziamento dell'UIBM -:
se tale accordo sia entrato effettivamente in funzione e se l'UIBM abbia inviato all'EPO le domande di brevetto depositate in Italia a partire dal 1o luglio 2008;
se l'EPO abbia veramente in preparazione i primi Rapporti di Ricerca per le domande di brevetto italiane depositate a partire dal 1o luglio 2008;
se sia stato realizzato o quando sia previsto il potenziamento dell'UIBM ed in caso negativo se sia possibile assumere un atteggiamento pratico e realistico mantenendo comunque in vigore l'accordo per ottenere un Rapporto di Ricerca dall'EPO per ogni domanda di brevetto italiana.
(4-02767)

FAVA, TORAZZI, ALLASIA e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da anni le aziende della grande distribuzione assistono al dilagare di fenomeni illeciti legati al traffico dei pallet rubati, strumenti che permettono l'utilizzo dei carrelli elevatori per il trasferimento dei prodotti nelle aziende produttive, nei magazzini o nei centri di distribuzione;

i pallet sono solitamente di proprietà delle industrie produttrici di beni di largo consumo; tuttavia, la diffusione di attività illecite di acquisto e rivendita di bancali, spesso reclamizzata da rudimentali insegne pubblicitarie, ha portato alla nascita di un vero e proprio mercato parallelo, ampiamente sviluppato nei pressi delle zone industriali e dei caselli autostradali;
tali attività consistono nella sottrazione furtiva di bancali usati dai centri di distribuzione; gli stessi sono successivamente rivenduti alle industrie produttrici, con l'emissione di fattura, sulla quale i ricettatori/venditori riscuotono l'IVA, senza poi riversarla all'erario;
dietro lo svolgimento delle suddette attività si nasconde un vero e proprio reato di ricettazione;
il suddetto fenomeno risulta peraltro diffuso su tutto il territorio nazionale, procurando una frode fiscale per l'erario stimabile in euro 396.000.000 di imponibile evaso; in Italia hanno luogo statisticamente 4 cicli di utilizzo dei pallet per ogni abitante, pari a circa 240.000.000 di cicli di utilizzo annui. Di questi cicli circa il 30 per cento è gestito illegalmente e al prezzo medio di 5,50 euro/pallet danno appunto 396.000.000 euro;
oltre al danno per l'erario, è altresì ingente quello arrecato alle categorie di produttori e dei riparatori di pallet in possesso di regolari permessi e in regola con tutti gli adempimenti di legge sia fiscali, sia giuslavoristi, sia ambientali e sia in materia di sicurezza del lavoro. Infatti, l'attività illecita descritta consente alle imprese irregolari di avvantaggiarsi, nel profitto, del margine derivante dall'IVA riscossa e non riversata. In questo modo, le imprese che operano lecitamente spesso non sono in grado di sopportare una simile concorrenza;
inoltre, le organizzazioni che così operano, utilizzano sempre personale non registrato e quasi sempre costituito da immigrati clandestini, senza alcun rispetto della vigente normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro né delle normative di pubblica sicurezza;
negli ultimi anni si è assistito ad un aumento degli infortuni sul lavoro legati al sensibile peggioramento della qualità dei pallet presenti sul mercato, il che è causato proprio dall'attività illegittima delle imprese suddette;
detto preoccupante fenomeno, come si vede, ha assunto proporzioni in grado di provocare un serio danno economico e perfino allarme sociale, agevolando e nascondendo molteplici prassi e condotte che integrano veri e propri illeciti penali -:
se voglia promuovere opportune verifiche sull'intensità del fenomeno descritto, al fine di elaborare ed attuare rapidamente una reale strategia di contenimento dello stesso con opportuni interventi delle Forze dell'Ordine, restringendo così l'area della illegalità, a vantaggio delle tante aziende oneste che operano sul mercato;
se voglia adottare opportune iniziative di tutela delle imprese di settore che passino attraverso ipotesi di riduzione dell'aliquota IVA applicata al mercato della compravendita dei pallet usati, facendo venire meno, in questo modo, i guadagni delle imprese che operano illegalmente nel mercato ed altresì recuperando significativamente una consistente base imponibile per l'Erario;
se non intenda adottare opportuni provvedimenti normativi relativi al settore dei pallet volti alla definizione sia di idonee procedure per la progettazione ed il dimensionamento corretti, che di chiare norme di utilizzo di tale prodotto, stabilendo in particolare le caratteristiche tecniche minime e di portata che tali prodotti devono possedere per essere immessi sul mercato, questo al fine di restituire maggiore sicurezza per gli operatori addetti, vittime, in tempi recenti, di numerosi incidenti sul lavoro anche mortali;
se, sempre nell'ambito del provvedimento normativo di cui sopra, intenda

definire i requisiti minimi di professionalità dei responsabili del settore nonché i requisiti minimi dei siti produttivi connessi sia con la produzione dei pallet nuovi e sia con la raccolta/selezione/riparazione dei pallet usati dando così maggiore competitività all'intero settore e avvalorando il «sistema pallet» italiano che è ormai in aperta concorrenza con quello degli altri Paesi europei.
(4-02771)

PROIETTI COSIMI, MOFFA, VERSACE e NIZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che dirigenti delle Poste Italiane S.p.a., siano inquisiti in un procedimento per i reati di devastazione e saccheggio a danno delle Poste Italiane S.p.a., e che siano stati recentemente rinviati a giudizio;
alcuni dirigenti in attesa del giudizio sono stati addirittura promossi recentemente, invece di essere sospesi dall'esercizio delle loro funzioni -:
come il Governo valuti tale comportamento di Poste Italiane S.p.a. e come, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intervenire su questa vicenda inspiegabile sia sul piano della logica gestionale sia dell'equità in un momento in cui, oltretutto, il Governo sta lavorando attivamente per garantire il massimo della trasparenza e dell'efficienza nella pubblica amministrazione e nelle società controllate dallo Stato.
(4-02774)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Capitanio Santolini n. 5-01138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Delfino.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bratti n. 5-01219, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zampa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Fluvi n. 1-00145, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 157 del 1° aprile 2009.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria ha avuto origine nell'economia reale, in particolare, nella drammatica sperequazione nella distribuzione del reddito e del conseguente colossale aumento dell'indebitamento delle famiglie dei Paesi anglosassoni
a sua volta la crisi finanziaria ha amplificato nei mesi scorsi, la crisi dell'economia reale, mentre ora gli effetti negativi di quest'ultima retroagiscono sul sistema creditizio e finanziario. Il risanamento della finanza a livello globale è condizione necessaria per il risanamento delle attività economiche;
le autorità economiche e monetarie hanno agito per contenere il diffondersi della crisi finanziaria e contrastarne gli effetti sull'economia reale, scaricando in larga misura sui contribuenti, anziché sugli azionisti i costi degli interventi. Le banche centrali delle economie avanzate hanno fornito, con interventi senza precedenti per dimensione e per intensità del coordinamento internazionale, ampia liquidità al sistema finanziario; i Governi hanno introdotto o rafforzato le garanzie sui depositi e i titoli bancari e sono intervenuti a ricapitalizzare le istituzioni finanziarie;
tali interventi hanno impedito il collasso del sistema, senza però riuscire a portare chiarezza sui bilanci di quelle banche che più hanno investito in titoli

«tossici», rimane anzi incertezza sulla dimensione e sulla distribuzione delle perdite nei bilanci di quelle che erano le più grandi banche mondiali;
è presumibile che la recessione deteriorerà gli attivi bancari;
alla forte decelerazione dei finanziamenti, che ha indotto a parlare di credit crunch, contribuiscono, da un lato, una cautela e restrizioni, a volte ingiustificabili, delle banche insieme con l'oggettivo deterioramento della qualità dei finanziamenti; dall'altro, la diffusamente rilevata caduta dell'attività produttiva e le incertezze sul futuro dell'economia;
sono necessarie, nel campo finanziario, misure a livello globale, ma ciò non esime i singoli Stati dal fare la propria parte sia con iniziative proposte nelle istituzioni internazionali, sia con concrete politiche e strategie nei diversi Paesi;
il 25 febbraio 2009 il gruppo ad alto livello sulla vigilanza finanziaria nell'Unione europea (cosiddetto «gruppo de La Rosière») ha adottato una relazione, in merito alla quale la Commissione europea ha espresso una condivisione, in cui si riconosce che, sebbene i problemi legati alla crisi in atto non possano essere risolti semplicemente con una maggiore regolamentazione, una profonda revisione dell'approccio regolamentare in materia di mercati finanziari, a livello comunitario ed internazionale, sia una condizione imprescindibile per scongiurare il ripetersi di una crisi sistemica di straordinaria portata come quella attuale. A tal fine la relazione:
a) suggerisce di concentrarsi, nell'adeguamento della regolamentazione, sulle principali criticità emerse (conflitti di interesse per le società di rating, per le società di consulenze e placement dei titoli, gestione di bolle finanziarie, attività finanziaria ombra, poche regolate o totalmente «autoregolate», pratiche regolamentari e contabili che hanno aggravato la tendenza prociclica, scarsi incentivi per migliorare la gestione e la trasparenza, assenza di coordinamento internazionale nella definizione di norme e standard, nonché debolezza del raccordo tra attività di regolazione e di vigilanza, regole contabili per la valutazione degli asset di bilancio);
b) sottolinea l'inadeguatezza in tale contesto delle misure di autoregolamentazione adottate dal settore privato, che potranno essere prese in considerazione solo come integrazione e completamento delle norme pubbliche e a condizione che le autorità di vigilanza ne controllino l'attuazione;
c) raccomanda, tuttavia, di evitare un eccesso di regolamentazione, in quanto suscettibile di provocare un rallentamento dell'innovazione finanziaria, compromettendo la crescita economica;
d) suggerisce l'adozione di misure volte al monitoraggio e denuncia alle autorità europee di fenomeni con intenti di protezionismo finanziario; un'azione di contrasto della recessione molto più decisa, da condurre con interventi ampi e incisivi per stimolare la domanda pubblica e privata, riverbererebbe i suoi riflessi positivi anche sulla domanda di credito e sulla qualità degli asset degli intermediari finanziari;
d'altra parte, restituire fiducia nelle istituzioni finanziarie e ristabilire il funzionamento del sistema del credito è indispensabile, insieme con il sostegno alla domanda proveniente dalle politiche monetarie e fiscali, per rilanciare la crescita;
il credito delle banche italiane ha decelerato nettamente: a gennaio 2009 il tasso di crescita su tre mesi dei prestiti erogati al settore privato è sceso al 2,3 per cento su base annua, dall'8,6 di settembre 2008. Il rallentamento ha interessato tutte le categorie di debitori: per le imprese il tasso di crescita su tre mesi è stato a gennaio 2009 pari al 5,5 per cento, circa tre punti in meno che a settembre 2008, e ha riguardato, in particolare, i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti e all'industria manifatturiera; per le famiglie la crescita era del 3,3 per cento a gennaio 2009, contro il 4,7 di settembre 2008; per

quanto riguarda i mutui per l'acquisto di abitazioni, che costituiscono il 68 per cento del credito alle famiglie consumatrici, nel quarto trimestre dell'anno le nuove erogazioni di prestiti si sono ridotte del 20 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007;
le principali banche italiane hanno sofferto perdite più contenute rispetto a quelle di altri Paesi, grazie a una scarsa esposizione ai titoli tossici, al forte radicamento nell'attività bancaria tradizionale, alla prudenza del quadro regolamentare e di supervisione, al minor grado di indebitamento dei loro clienti;
in questo contesto, l'intervento pubblico per la patrimonializzazione delle banche costituisce un primo passo, al quale dovranno seguirne altri in materia di concessione di garanzie pubbliche per la raccolta bancaria e medio-lungo termine in attuazione dei decreti-legge n. 155 del 2008 e n. 157 del 2008, nonché in tema di fiscalità delle banche (ad esempio, il ripristino della deducibilità delle perdite su crediti allo 0,4 per cento) e, soprattutto, dei fondi comuni d'investimento, al fine di impedire svantaggi competitivi nei confronti degli intermediari di altri Paesi europei;
la crisi ha cambiato la percezione del sistema bancario da parte dei consumatori italiani. Basti pensare che è raddoppiata la percentuale dei clienti pronta a cambiare la banca di riferimento: si tratta di un fatto positivo, che potrebbe attivare un circuito virtuoso in grado di portare le banche a migliorare la propria offerta e, di conseguenza, ad un innalzamento medio della qualità fornita;
la necessità di affermare trasparenza e vantaggi per i consumatori sui mutui immobiliari e sulla commissione di massimo scoperto è da tempo al centro dell'iniziativa politica e parlamentare del Partito democratico, in linea con le indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, concretizzatasi con innumerevoli e puntuali proposte che il Governo ha successivamente accolto, sebbene in maniera incompleta e insufficiente;
è solo grazie ad un emendamento presentato da parlamentari esponenti del Partito democratico al decreto-legge n. 185 del 2008 che nel nostro ordinamento sono state introdotte sanzioni, apprezzate dal Governatore della Banca d'Italia nell'ultima audizione in Commissione finanze, verso gli intermediari che ostacolino la portabilità del mutuo - introdotta nel 2007 dal cosiddetto «decreto Bersani» - da una banca all'altra, destinandone i proventi al finanziamento del fondo per le famiglie in difficoltà al pagamento della rata del mutuo e del quale è atteso, a breve, il regolamento di gestione. Ed ancora in virtù dell'iniziativa del Partito democratico nel 2009 i contribuenti titolari di un mutuo prima casa potranno elevare la detraibilità degli interessi passivi fino a 4.000 euro. Una soglia che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, deve essere ancora aumentata,

impegna il Governo:

a dare piena attuazione alle misure contenute nei decreti-legge n. 155 del 2008 e n. 157 del 2008, in particolare alla prestazione di garanzie pubbliche per:
a) la raccolta bancaria a medio e medio-lungo termine al fine di consentire un adeguato sostegno all'economia reale;
b) il credito bancario verso le imprese;
a individuare i provvedimenti necessari a sostenere il credito all'esportazione;
al fine di migliorare la tutela dei risparmiatori, l'integrità dei mercati, anche alla luce della recente crisi, ad adottare iniziative per modificare, integrare e coordinare la disciplina del codice civile, del testo unico della finanza, del testo unico bancario e del codice delle assicurazioni, allo scopo di rafforzare i presidi di governo societario e di aumentarne la trasparenza nelle società quotate, nelle banche e negli altri intermediari finanziari e nelle società di assicurazione, adottando, tra l'altro, iniziative per l'attribuzione alle autorità di vigilanza di specifici poteri in materia di definizione di procedure interne per il contenimento

dei conflitti di interesse (ivi incluso ruolo e compiti dei comitati di controllo, ove previsti), definizione e valutazione dei compiti e dei requisiti degli amministratori indipendenti e delle modalità per la loro elezione e revoca;
a predisporre interventi volti a coordinare meglio le differenti discipline in materia di governo societario e dei sistemi di controllo e a renderle più efficienti, procedendo alle opportune semplificazioni, laddove la stratificazione delle norme abbia portato a duplicazioni di controlli con oneri non giustificati;
ad adottare iniziative per evitare ingerenze politico-amministrative nella materia del credito, quali si potrebbero verificare, realizzando una sorta di amministrativizzazione di questo comparto, a livello territoriale, con il progettato ruolo per i prefetti nella concessione dei finanziamenti bancari, prevenendo, a livello internazionale e interno, il formarsi di sistemi bancari-ombra ed esponendo in Parlamento le linee che in queste materie saranno sostenute nei diversi vertici internazionali, con riferimento al legai standard, alla governance globale e alle politiche di impulso fiscale;
a predisporre interventi, coordinati in sede europea, in tutti i settori nei quali è possibile creare gli anticorpi per le crisi finanziarie, tutelando il risparmio e rendendo il credito funzionale allo sviluppo dell'economia, nella salvaguardia dell'autonomia delle scelte dei banchieri, agendo in tema di paradisi fiscali, concorrenza fiscale hedge fund, società di rating, società di consulenza e placement di titoli, distribuzione bancaria di prodotti finanziari, riciclaggio del denaro sporco, non con provvedimenti protezionistici, ma incidendo su piramidi societarie, scatole cinesi, conflitti di interesse e incompatibilità;
a fornire stimoli ulteriori alla concorrenza, rafforzando ulteriormente quelle misure volte a ampliare le condizioni di scelta di famiglie e imprese in favore degli istituti e dei prodotti creditizi a più alta efficienza, economicità, trasparenza e adattabilità alle esigenze della clientela.
(1-00145)
(Nuova formulazione)«Fluvi, D'Antoni, Ceccuzzi, Carella, Causi, De Micheli, Fogliardi, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Patarino n. 2-00326 del 9 marzo 2009;
interrogazione a risposta immediata in Commissione Palagiano n. 5-01238 del 1° aprile 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Ciccioli n. 4-02743 del 6 aprile 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00472.