XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 1 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 22 APRILE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria ha avuto origine nell'economia reale, in particolare, nella drammatica sperequazione nella distribuzione del reddito e del conseguente colossale aumento dell'indebitamento delle famiglie dei Paesi anglosassoni
a sua volta la crisi finanziaria ha amplificato nei mesi scorsi, la crisi dell'economia reale, mentre ora gli effetti negativi di quest'ultima retroagiscono sul sistema creditizio e finanziario. Il risanamento della finanza a livello globale è condizione necessaria per il risanamento delle attività economiche;
le autorità economiche e monetarie hanno agito per contenere il diffondersi della crisi finanziaria e contrastarne gli effetti sull'economia reale, scaricando in larga misura sui contribuenti, anziché sugli azionisti i costi degli interventi. Le banche centrali delle economie avanzate hanno fornito, con interventi senza precedenti per dimensione e per intensità del coordinamento internazionale, ampia liquidità al sistema finanziario; i Governi hanno introdotto o rafforzato le garanzie sui depositi e i titoli bancari e sono intervenuti a ricapitalizzare le istituzioni finanziarie;
tali interventi hanno impedito il collasso del sistema, senza però riuscire a portare chiarezza sui bilanci di quelle banche che più hanno investito in titoli «tossici», rimane anzi incertezza sulla dimensione e sulla distribuzione delle perdite nei bilanci di quelle che erano le più grandi banche mondiali;
è presumibile che la recessione deteriorerà gli attivi bancari;
alla forte decelerazione dei finanziamenti, che ha indotto a parlare di credit crunch, contribuiscono, da un lato, una cautela e restrizioni, a volte ingiustificabili, delle banche insieme con l'oggettivo deterioramento della qualità dei finanziamenti; dall'altro, la diffusamente rilevata caduta dell'attività produttiva e le incertezze sul futuro dell'economia;
sono necessarie, nel campo finanziario, misure a livello globale, ma ciò non esime i singoli Stati dal fare la propria parte sia con iniziative proposte nelle istituzioni internazionali, sia con concrete politiche e strategie nei diversi Paesi;
il 25 febbraio 2009 il gruppo ad alto livello sulla vigilanza finanziaria nell'Unione europea (cosiddetto «gruppo de La Rosière») ha adottato una relazione, in merito alla quale la Commissione europea ha espresso una condivisione, in cui si riconosce che, sebbene i problemi legati alla crisi in atto non possano essere risolti semplicemente con una maggiore regolamentazione, una profonda revisione dell'approccio regolamentare in materia di mercati finanziari, a livello comunitario ed internazionale, sia una condizione imprescindibile per scongiurare il ripetersi di una crisi sistemica di straordinaria portata come quella attuale. A tal fine la relazione:
a) suggerisce di concentrarsi, nell'adeguamento della regolamentazione, sulle principali criticità emerse (conflitti di interesse per le società di rating, per le società di consulenze e placement dei titoli, gestione di bolle finanziarie, attività finanziaria ombra, poche regolate o totalmente «autoregolate», pratiche regolamentari e contabili che hanno aggravato la tendenza prociclica, scarsi incentivi per migliorare la gestione e la trasparenza, assenza di coordinamento internazionale nella definizione di norme e standard, nonché debolezza del raccordo tra attività di regolazione e di vigilanza, regole contabili per la valutazione degli asset di bilancio);
b) sottolinea l'inadeguatezza in tale contesto delle misure di autoregolamentazione adottate dal settore privato, che potranno essere prese in considerazione solo come integrazione e completamento delle norme pubbliche e a condizione che le autorità di vigilanza ne controllino l'attuazione;
c) raccomanda, tuttavia, di evitare un eccesso di regolamentazione, in quanto suscettibile di provocare un rallentamento dell'innovazione finanziaria, compromettendo la crescita economica;
d) suggerisce l'adozione di misure volte al monitoraggio e denuncia alle autorità europee di fenomeni con intenti di protezionismo finanziario; un'azione di contrasto della recessione molto più decisa, da condurre con interventi ampi e incisivi per stimolare la domanda pubblica e privata, riverbererebbe i suoi riflessi positivi anche sulla domanda di credito e sulla qualità degli asset degli intermediari finanziari;
d'altra parte, restituire fiducia nelle istituzioni finanziarie e ristabilire il funzionamento del sistema del credito è indispensabile, insieme con il sostegno alla domanda proveniente dalle politiche monetarie e fiscali, per rilanciare la crescita;
il credito delle banche italiane ha decelerato nettamente: a gennaio 2009 il tasso di crescita su tre mesi dei prestiti erogati al settore privato è sceso al 2,3 per cento su base annua, dall'8,6 di settembre 2008. Il rallentamento ha interessato tutte le categorie di debitori: per le imprese il tasso di crescita su tre mesi è stato a gennaio 2009 pari al 5,5 per cento, circa tre punti in meno che a settembre 2008, e ha riguardato, in particolare, i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti e all'industria manifatturiera; per le famiglie la crescita era del 3,3 per cento a gennaio 2009, contro il 4,7 di settembre 2008; per

quanto riguarda i mutui per l'acquisto di abitazioni, che costituiscono il 68 per cento del credito alle famiglie consumatrici, nel quarto trimestre dell'anno le nuove erogazioni di prestiti si sono ridotte del 20 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007;
le principali banche italiane hanno sofferto perdite più contenute rispetto a quelle di altri Paesi, grazie a una scarsa esposizione ai titoli tossici, al forte radicamento nell'attività bancaria tradizionale, alla prudenza del quadro regolamentare e di supervisione, al minor grado di indebitamento dei loro clienti;
in questo contesto, l'intervento pubblico per la patrimonializzazione delle banche costituisce un primo passo, al quale dovranno seguirne altri in materia di concessione di garanzie pubbliche per la raccolta bancaria e medio-lungo termine in attuazione dei decreti-legge n. 155 del 2008 e n. 157 del 2008, nonché in tema di fiscalità delle banche (ad esempio, il ripristino della deducibilità delle perdite su crediti allo 0,4 per cento) e, soprattutto, dei fondi comuni d'investimento, al fine di impedire svantaggi competitivi nei confronti degli intermediari di altri Paesi europei;
la crisi ha cambiato la percezione del sistema bancario da parte dei consumatori italiani. Basti pensare che è raddoppiata la percentuale dei clienti pronta a cambiare la banca di riferimento: si tratta di un fatto positivo, che potrebbe attivare un circuito virtuoso in grado di portare le banche a migliorare la propria offerta e, di conseguenza, ad un innalzamento medio della qualità fornita;
la necessità di affermare trasparenza e vantaggi per i consumatori sui mutui immobiliari e sulla commissione di massimo scoperto è da tempo al centro dell'iniziativa politica e parlamentare del Partito democratico, in linea con le indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, concretizzatasi con innumerevoli e puntuali proposte che il Governo ha successivamente accolto, sebbene in maniera incompleta e insufficiente;
è solo grazie ad un emendamento presentato da parlamentari esponenti del Partito democratico al decreto-legge n. 185 del 2008 che nel nostro ordinamento sono state introdotte sanzioni, apprezzate dal Governatore della Banca d'Italia nell'ultima audizione in Commissione finanze, verso gli intermediari che ostacolino la portabilità del mutuo - introdotta nel 2007 dal cosiddetto «decreto Bersani» - da una banca all'altra, destinandone i proventi al finanziamento del fondo per le famiglie in difficoltà al pagamento della rata del mutuo e del quale è atteso, a breve, il regolamento di gestione. Ed ancora in virtù dell'iniziativa del Partito democratico nel 2009 i contribuenti titolari di un mutuo prima casa potranno elevare la detraibilità degli interessi passivi fino a 4.000 euro. Una soglia che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, deve essere ancora aumentata,

impegna il Governo:

a dare piena attuazione alle misure contenute nei decreti-legge n. 155 del 2008 e n. 157 del 2008, in particolare alla prestazione di garanzie pubbliche per:
a) la raccolta bancaria a medio e medio-lungo termine al fine di consentire un adeguato sostegno all'economia reale;
b) il credito bancario verso le imprese;
a individuare i provvedimenti necessari a sostenere il credito all'esportazione;
al fine di migliorare la tutela dei risparmiatori, l'integrità dei mercati, anche alla luce della recente crisi, ad adottare iniziative per modificare, integrare e coordinare la disciplina del codice civile, del testo unico della finanza, del testo unico bancario e del codice delle assicurazioni, allo scopo di rafforzare i presidi di governo societario e di aumentarne la trasparenza nelle società quotate, nelle banche e negli altri intermediari finanziari e nelle società di assicurazione, adottando, tra l'altro, iniziative per l'attribuzione alle autorità di vigilanza di specifici poteri in materia di definizione di procedure interne per il contenimento

dei conflitti di interesse (ivi incluso ruolo e compiti dei comitati di controllo, ove previsti), definizione e valutazione dei compiti e dei requisiti degli amministratori indipendenti e delle modalità per la loro elezione e revoca;
a predisporre interventi volti a coordinare meglio le differenti discipline in materia di governo societario e dei sistemi di controllo e a renderle più efficienti, procedendo alle opportune semplificazioni, laddove la stratificazione delle norme abbia portato a duplicazioni di controlli con oneri non giustificati;
ad adottare iniziative per evitare ingerenze politico-amministrative nella materia del credito, quali si potrebbero verificare, realizzando una sorta di amministrativizzazione di questo comparto, a livello territoriale, con il progettato ruolo per i prefetti nella concessione dei finanziamenti bancari, prevenendo, a livello internazionale e interno, il formarsi di sistemi bancari-ombra ed esponendo in Parlamento le linee che in queste materie saranno sostenute nei diversi vertici internazionali, con riferimento al legai standard, alla governance globale e alle politiche di impulso fiscale;
a predisporre interventi, coordinati in sede europea, in tutti i settori nei quali è possibile creare gli anticorpi per le crisi finanziarie, tutelando il risparmio e rendendo il credito funzionale allo sviluppo dell'economia, nella salvaguardia dell'autonomia delle scelte dei banchieri, agendo in tema di paradisi fiscali, concorrenza fiscale hedge fund, società di rating, società di consulenza e placement di titoli, distribuzione bancaria di prodotti finanziari, riciclaggio del denaro sporco, non con provvedimenti protezionistici, ma incidendo su piramidi societarie, scatole cinesi, conflitti di interesse e incompatibilità;
a fornire stimoli ulteriori alla concorrenza, rafforzando ulteriormente quelle misure volte a ampliare le condizioni di scelta di famiglie e imprese in favore degli istituti e dei prodotti creditizi a più alta efficienza, economicità, trasparenza e adattabilità alle esigenze della clientela.
(1-00145) (Nuova formulazione) «Fluvi, D'Antoni, Ceccuzzi, Carella, Causi, De Micheli, Fogliardi, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
negli ultimi anni vi è stata una sempre maggiore attenzione all'integrazione scolastica dei bambini stranieri, proporzionata con la crescita costante dei flussi migratori, che ha portato a innovazioni significative a livello legislativo;
il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, fornisce, all'articolo 45, i criteri relativi all'iscrizione e all'obbligo scolastico dei minori stranieri, alla loro ripartizione e alla loro assegnazione alle classi. Il dettato dell'articolo - recentemente ribadito dalla Carta dei valori - richiama con chiarezza il diritto dei minori stranieri di accedere all'istruzione e al conseguente obbligo delle scuole di accoglierli indipendentemente dalla regolarità della loro posizione;
lo stesso articolo indica altresì che la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi «è effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri» e parimenti che, in sede di assegnazione alle classi si debba tener conto «dell'accertamento

di competenze, abilità e livelli di preparazione dell'alunno»; tutto ciò, con la finalità di promuovere il conseguimento degli obiettivi didattico-pedagogici programmati, mediante l'inserimento dei giovani in una comunità educativa culturalmente adeguata e idonea a stimolarne le capacità di apprendimento e di socializzazione, salvaguardando le pari opportunità di istruzione;
conseguentemente dal 2004 è stata istituita presso il Ministero dell'istruzione, università e ricerca la Direzione generale per lo studente, con specifiche competenze per l'integrazione scolastica degli alunni stranieri;
il Ministro Moratti con C.M. n. 24 del 1o marzo 2006 «Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri» forniva un quadro riassuntivo di indicazioni per l'organizzazione di misure volte al loro inserimento. Alla seconda parte, «Indicazioni operative. Un'equilibrata distribuzione della presenza degli alunni stranieri» si legge: «In presenza di fenomeni di concentrazione di studenti con cittadinanza straniera, si ritiene proficua un'equilibrata distribuzione delle iscrizioni attraverso un'intesa tra scuole e reti di scuole e una mirata collaborazione con gli enti locali...»;
il Ministro Fioroni con C.M. n. 110 del 14 dicembre 2007 ha ribadito che «è opportuno che le istituzioni scolastiche, al fine di evitare la concentrazione di iscrizioni di alunni stranieri su talune scuole con effetti di squilibrio sociale della popolazione scolastica, attivino accordi di rete per una razionale distribuzione territoriale delle domande»;
il Ministro in carica Gelmini con C.M. n. 4 del 15 gennaio 2009 ha confermato gli indirizzi dati dai suoi predecessori raccomandando «ai direttori generali degli Uffici scolastici regionali e ai dirigenti scolastici di promuovere opportune intese con gli enti locali per assicurare un'equilibrata distribuzione della popolazione scolastica straniera...»;
nell'anno scolastico 2007/2008, gli alunni stranieri nella scuola italiana sono stati 574.133, pari al 6,4 per cento della popolazione scolastica; nell'ultimo anno scolastico i livelli di disomogeneità - relativi alla loro distribuzione - si sono ulteriormente accentuati, non solo con riferimento alle diverse aree del Paese, ma con differenziazioni marcate in zone di una stessa provincia o città;
in data 28 febbraio 2009 è scaduto il termine amministrativo fissato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'iscrizione degli alunni alle scuole di ogni ordine e grado;
a conclusione della fase d'iscrizione, in alcune zone del territorio nazionale si conferma l'anomalia, consistente in un'altissima concentrazione di alunni con cittadinanza non italiana, con casi di classi composte interamente da bambini immigrati;
un esempio emblematico è quello della scuola primaria Carlo Pisacane di Roma dove l'andamento delle iscrizioni non ha conosciuto inversioni di rotta rispetto agli ultimi anni, nonostante l'amministrazione comunale avesse proposto un tetto massimo di alunni stranieri senza però incontrare il consenso della rete scolastica che, comunque, si era impegnata nella sottoscrizione di un accordo di rete per raggiungere l'obiettivo dell'equa distribuzione;
condizioni siffatte - come più volte affermato da molti esperti in materia - finiscono per compromettere ineluttabilmente il processo di integrazione, determinando la creazione di ambienti di apprendimento irrituali e comunque non in linea con l'incidenza nazionale della popolazione immigrata;
dalle considerazioni suesposte, emerge la necessità di intervenire al fine di recuperare una situazione divenuta

difficile in alcune aree della penisola a causa della mancata attuazione, da parte di taluni attori del territorio e della scuola, degli indirizzi del decreto del Presidente della Repubblica 394/99 e delle conseguenti circolari ministeriali;
vi è dunque la necessità di stabilire, a livello nazionale, precisi parametri di riferimento affinché, nel rispetto della libertà di scelta delle famiglie, si possa provvedere a garantire condizioni di reale integrazione e di apprendimento adeguate per tutti gli allievi, a prescindere dalla nazionalità e in qualunque area geografica del nostro territorio;
nel rispetto dell'autonomia scolastica e delle competenze degli enti locali, è indispensabile l'elaborazione in tempi brevi di un documento di indirizzo chiaro e puntuale che non lasci spazio a discrezionalità e interpretazioni controverse;
la scuola è il luogo principale nel quale devono realizzarsi le migliori condizioni di socialità e integrazione culturale tra i bambini e dove devono annullarsi disparità di apprendimento che possano penalizzare il percorso formativo e didattico, mentre una forte sproporzione tra alunni stranieri non garantisce tali requisiti e innesca l'ormai diffuso fenomeno di fuga verso le scuole private che rischia di depauperare l'offerta scolastica pubblica,

impegna il Governo

a risolvere in tempi brevi la problematica relativa alla ripartizione degli alunni stranieri nelle varie classi e nelle varie scuole di un quartiere o di una città, in modo da garantire il miglior percorso formativo per ciascun alunno senza alcun rischio di penalizzazione introducendo una quota massima del 30 per cento di alunni stranieri;
a indagare sui motivi della mancata attuazione da parte delle autorità scolastiche dell'articolo 45 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 e delle successive circolari ministeriali, anche al fine di non reiterare gli errori macroscopici fin qui commessi e di uniformare le modalità con cui lo Stato italiano intende garantire l'integrazione con le comunità straniere;
a introdurre nella circolare ministeriale un esplicito riferimento alle sanzioni per quei soggetti che non ottemperano alle direttive e agli indirizzi che erano e restano prerogativa esclusiva dello Stato, nel rispetto delle competenze attribuite agli enti locali nonché dell'autonomia delle istituzioni scolastiche;
a sollecitare la rete scolastica a intervenire comunque concretamente già dall'anno scolastico 2009/10 per favorire l'applicazione dei provvedimenti citati, anche al fine di preparare ogni strumento utile a una proficua applicazione delle quote massime dal 2010/11;
a non introdurre nei primi anni un diverso trattamento tra alunni stranieri di recente immigrazione e alunni stranieri di seconda generazione, per consentire a questi ultimi di perfezionare un'integrazione culturale e sociale fin qui deficitaria perché carente di strumenti adeguati di sostegno;
a verificare l'assolvimento dell'obbligo scolastico per tutti i minori presenti sul territorio nazionale;
a favorire iniziative finalizzate alla strutturazione di corsi o di attività che possano facilitare l'apprendimento della lingua italiana come lingua seconda, sulla base delle effettive esigenze degli alunni rilevate in sede di valutazione d'ingresso, adattando anche tutte le possibili modalità organizzative e didattiche.
(7-00140)
«Rampelli, Aprea, Frassinetti, Granata, Barbaro, Carlucci, Ceccacci Rubino, Centemero, Garagnani, Murgia, Palmieri, Goisis, Barbieri, Giammanco, Renato Farina, Di Centa».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VIGNALI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con l'emanazione della circolare 26 gennaio 2009, n. 2 del Ministero delle finanze - Direzione federalismo fiscale, si è fatta chiarezza in merito all'esenzione Ici per gli immobili che gli enti non commerciali utilizzano per una serie di attività di riconosciuta rilevanza sociale (v. articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo n. 504 del 1992 e successive modificazioni);
in base alla suddetta circolare, l'amministrazione finanziaria riconosce la peculiarità degli enti non profit, del loro ruolo, della rilevanza delle loro finalità che concretamente vengono realizzate attraverso lo svolgimento di attività che, seppure fiscalmente inquadrate tra quelle commerciali, non sono però del tutto equiparabili alle medesime attività svolte dagli operatori economici che agiscono perseguendo il profitto;
tale chiarimento si è reso necessario anche successivamente a diverse pronunce della Corte di cassazione, non sempre uniformi (Cfr.: sentenze n. 10092 del 13 maggio 2005, n. 10646 del 20 maggio 2005, n. 20776 del 26 ottobre 2005, n. 23703 del 15 novembre 2007 e n. 5485 del 29 febbraio 2008);
con la circolare n. 2 si è inteso «precisare in modo puntuale quando le attività indicate dalla norma di esenzione siano svolte in maniera non esclusivamente commerciale e, conseguentemente, le ipotesi nelle quali gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali possano considerarsi esenti da Ici»;
sintetizzando, attraverso tale norma di interpretazione autentica si consente di escludere la commercialità, e quindi permettere l'esenzione del pagamento Ici, allorquando siano assenti gli elementi tipici dell'economia di mercato (quali il lucro soggettivo e la libera concorrenza) ma siano presenti le finalità di solidarietà sociale sottese alla norma di esenzione;
al punto 6 della stessa circolare si è poi reso opportuno, anche al fine di orientare l'attività dei comuni e dei contribuenti, effettuare una mera ricognizione dell'ambito di riferimento normativo vigente che consenta di individuare le attività meritevoli di usufruire del regime di favore in materia di Ici, declinando così le diverse attività (assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, eccetera);
ad oggi risulta all'interrogante che, nonostante l'emanazione di tale norma interpretativa autentica, molti comuni continuino a non applicare la stessa, penalizzando di fatto realtà che rispondono a bisogni socialmente rilevanti -:
se siano state avviate dal Ministero azioni di monitoraggio ovvero se si intendano avviarle, al fine di verificare l'attuazione delle disposizioni emanate;
quali iniziative concrete si intendano avviare per evitare il protrarsi di situazioni non rispettose delle norme e del principio di sussidiarietà orizzontale che le stesse norme prevedono.
(5-01243)

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione della Repubblica italiana assicura pari dignità sociale ed eguaglianza a tutti i cittadini italiani, impegnandosi a rimuovere anche tutti gli ostacoli di carattere sociale che, limitando di

fatto la libertà e l'eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (articolo 3 Cost.);
la stessa Carta costituzionale prevede la possibilità di agire in giudizio per la tutela dei diritti e garantisce inviolabilità a questo diritto primario, anche attraverso il meccanismo della predeterminazione per legge del giudice naturale (articoli 24 e 25 Cost.);
la disciplina generale contenuta nel Titolo IV Cost., in particolare quella inerente la prima sezione-ordinamento giurisdizionale, prevede un regime che garantisce una corretta e completa esplicazione della funzione giurisdizionale su tutto il territorio dello Stato, senza alcuna distinzione di sorta;
detta funzione è regolata in concreto dalle norme sull'ordinamento giudiziario (o.g.) (articolo 102, primo comma, Cost.), spettando all'organo del Consiglio superiore della magistratura il compito di provvedere alle assegnazioni ed ai trasferimenti nei riguardi dei magistrati (articolo 105 Cost.) che sono inamovibili e non possono essere destinati ad altre sedi o funzioni se non in seguito a decisione adeguatamente motivata con le garanzie di difesa stabilite dall'ordinamento giudiziario o con il loro consenso. (articolo 107, primo comma, Cost.);
le norme sull'ordinamento giudiziario risultano stabilite con legge (articolo 108 Cost.) e il CSM con la risoluzione del 12 luglio 2007, seguita dalla delibera dell'11 ottobre 2007, ha delineato una rilettura complessiva della disciplina;
attualmente sotto il profilo organizzativo il Procuratore della Repubblica determina i criteri di organizzazione dell'ufficio e di assegnazione degli affari, ivi compresi quelli di natura automatica, mentre il CSM può valutare il progetto organizzativo con riguardo agli articoli 97 e 111 della Costituzione, per gli effetti che esso può spiegare sul buon andamento della amministrazione e sulla durata ragionevole del processo;
il CSM può fissare «linee guida» cui il Procuratore della Repubblica ha facoltà di discostarsi con provvedimenti adeguatamente motivati ed apprezza i criteri adottati da quest'ultimo che comunque devono essere predisposti con la partecipazione dei sostituti;
in relazione ai criteri di organizzazione delle Procure, pur essendo stato abrogato l'articolo 7-ter, comma 3, dell'o.g., il CSM continua a fissare i criteri generali per l'impiego di risorse personali e materiali;
la situazione reale dell'organico dei magistrati in forza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti in provincia di Messina risulta particolarmente delicata a causa di recenti, plurimi e pressoché contestuali trasferimenti del personale impiegato, con possibili e pesanti ripercussioni sulle inchieste ed i processi destinati a subire rallentamenti, se non addirittura stasi;
più in dettaglio la serie di trasferimenti ha già interessato il capo della Procura, dottor Roberto Saieva, ed interessa al momento ben due sostituti procuratori, che avrebbero già ottenuto il trasferimento, con la conseguenza che verrebbe lasciato ad occuparsi dell'adempimento di tutte le complesse esigenze di servizio un singolo sostituto procuratore;
questa sorta di ridimensionamento dell'ufficio potrebbe risultare particolarmente grave e con effetti devastanti anche alla luce delle preoccupanti e reiterate vicende legate a fenomeni di criminalità organizzata ed associazionismo di stampo mafioso, in un territorio di per sé vasto, complesso ed articolato;
va infine segnalato che problemi di natura analoga riguardano il personale in servizio presso il Tribunale di Patti se è vero che da qui a poco un magistrato impiegato con funzione di giudice monocratico e componente del Collegio penale verrà trasferito in altra sede -:
quali risultino essere le informazioni in possesso del Governo sullo stato attuale

e, comunque, sull'adeguatezza dell'organico magistrati impiegato nella Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti ed il Tribunale omonimo, con funzione requirente e giudicante precipuamente con riferimento al settore penale, ma anche in relazione al contenzioso civile;
quali misure concrete si intendano adottare per salvaguardare il concreto esercizio della funzione giurisdizionale nel territorio ricadente sotto la competenza dell'Ufficio del Tribunale di Patti.
(4-02706)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

SBAI e DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si valuta con grande preoccupazione che nella Repubblica islamica dell'Afghanistan, dopo che è stato arrestato nella provincia di Balkh, Sayed Perwiz Kambakhsh, accusato di aver scritto e distribuito un articolo in un blog in cui difendeva i diritti delle donne, è trattenuto in carcere pur se si è appurato che il pezzo, in realtà, proveniva da un sito web iraniano;
la colpa di Kambakhsh sarebbe quella di averlo scaricato e commentato;
condannato alla pena capitale dalla Prima Corte di Balkh, dopo un processo fittizio durato qualche minuto, la sentenza di secondo grado ha convertito la pena in 20 anni di reclusione, da scontare nelle prigioni di Mazar-i-Sharif o di Pul-i-Charki. Entrambe le carceri, trattengono in detenzione prigionieri jihadisti, che rappresentano una minaccia per la vita di Kambakhsh;
la pena inflitta equivarrebbe, perciò, ad una condanna a morte. La condanna di Sayed Perwiz Kambakhsh, non ha alcun fondamento legale che giustifichi una simile detenzione;
è stato inoltrato un appello di ACMID DONNA onlus (Associazione comunità marocchina delle donne in Italia, presieduta dall'interrogante) al Presidente della Repubblica islamica dell'Afghanistan, Hamid Karzai, al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano e al Ministro degli esteri, Franco Frattini, per l'immediato intervento per la liberazione di Sayed Perwiz Kambakhsh, coinvolgendo l'opinione pubblica e organizzando per la data di oggi, 1o aprile 2009, una fiaccolata che si svolgerà a Piazza Montecitorio dalle ore 18, con raccolta di firme;
il prigioniero non è reo di alcun delitto né complotto, l'unica lotta, che sta pagando a caro prezzo, è l'aver difeso i diritti delle donne e per questo sta rischiando la sua stessa vita -:
quali iniziative il Governo intenda porre in essere, anche in sede diplomatica, nei confronti del Governo afgano e nelle sedi internazionali, a favore della liberazione di Sayed Perwiz Kambakhsh affinché non paghi, ingiustamente detenuto, reati che non ha commesso o, addirittura paghi con la sua vita il pesante tributo di aver difeso i diritti delle donne.
(4-02705)

GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli uffici esteri dell'Enit - Agenzia nazionale del turismo svolgono un'importante funzione nel promuovere l'immagine turistica dell'Italia all'estero e nel dare supporto alla commercializzazione dei prodotti turistici italiani nel mondo;
la sede di Berlino dell'Enit è stata fondata nel 1997 a seguito della riunificazione tedesca e del recupero del ruolo di capitale, che fanno di Berlino un nuovo caposaldo nella geografia europea, al fine di offrire un punto di riferimento al settore del turismo (operatori, agenzie,

giornalisti) nonché ai singoli viaggiatori presenti a Berlino e nei cinque nuovi Länder;
nel corso della sua attività più che decennale nella capitale tedesca, il suddetto ufficio ha contribuito in modo rilevante a rafforzare il ruolo dell'Italia intesa come meta turistica, sfruttando al meglio anche in concerto con le numerose istituzioni e gli attori italiani e italo-tedeschi presenti sul territorio (l'istituto italiano di cultura, l'Istituto nazionale per il commercio estero, la Camera di commercio italo-germanica e le varie associazioni italiane) - le grandi potenzialità di Berlino, sede del Governo federale, di ambasciate internazionali, di numerose associazioni turistiche e portale verso i Paesi dell'Est Europa e quelli baltici;
agenzie di stampa tedesche hanno di recente diffuso la notizia secondo cui la sede di Berlino dell'Enit, dove attualmente sono impiegate quattro persone, sarà chiusa nell'estate dell'anno in corso;
da voci non confermate si apprende che, compatibilmente ad una logica di contenimento delle risorse, non è previsto il rinnovo dell'attuale contratto di affitto per i locali della struttura, che decade in data 31 luglio 2009;
la funzione finora rivestita dall'Enit non potrà essere adeguatamente svolta dall'Ambasciata, considerando la prospettiva di contenimento dei servizi conseguente alla riorganizzazione della rete consolare;
di fronte alla crisi internazionale che investe l'economia e il settore turistico, la chiusura della sede di Berlino significherebbe rinunciare ad una struttura di alto valore strategico per il rilancio del turismo verso l'Italia e ignorare il notevole potenziale di domanda turistica che caratterizza la capitale tedesca e i cinque nuovi Länder, un territorio che nel complesso conta quasi 20 milioni di abitanti -:
se il Ministro non ritenga opportuno fornire chiarimenti con riferimento al futuro della sede regionale di Berlino dell'Enit-Agenzia nazionale del turismo;
se il Ministro, nel caso che le notizie riportate in questa interrogazione risultino fondate non pensi di intervenire sulla direzione nazionale dell'Enit e sul suo consiglio d'amministrazione per richiedere una più approfondita valutazione in ordine alla chiusura della sede Enit di Berlino.
(4-02708)

TESTO AGGIORNATO AL 24 GIUGNO 2009

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FUGATTI, RAINIERI e NEGRO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni e con sempre maggior frequenza si verificano notevoli criticità nel settore del primario agricolo riguardo alla definizione ed alla gestione di specifiche sostanze quali la «pollina» ed il materiale legnoso derivante dalle potature o dalle manutenzioni in uso negli ordinamenti agronomici;
la questione nasce, in particolare, da incerte e dubbie interpretazioni che le autorità provinciali e comunali spesso attribuiscono a questi materiali;
le predette autorità, nel dubbio di dare una specifica classificazione a questi materiali di evidente derivazione agricola, si orientano o a considerarle, nel migliore dei casi, dei sottoprodotti ai sensi dell'articolo 183, comma 1, lettera p), del decreto legislativo n. 152 del 2006, ma in queste circostanze imponendo agli agricoltori ed agli imprenditori che svolgono attività connesse all'agricoltura, lunghe e complesse procedure burocratiche e non sempre risolutive, oppure a ritenerle dei «rifiuti speciali», in questo caso mettendo in serie difficoltà gli operatori agricoli interessati, che in caso di gestione come residuo agricolo di tali materiali, possono essere sanzionati per reati contro l'ambiente;

le stesse asperità si verificano, segnatamente per la pollina e per le ceppaglie, quando gli agricoltori ed i soggetti economici interessati si apprestano ad utilizzare le relative matrici organiche come biomasse per la produzione di energia elettrica o di calore;
per evitare tali dubbi interpretativi, sarebbe opportuno esplicitare in maniera chiara, soprattutto verso gli enti territoriali competenti, che le sostanze quali «il materiale vegetale legnoso derivante da interventi selvicolturali, da manutenzioni forestali e da potature legnose ed arbustive, le ceppaglie e la pollina», se utilizzate in campo agricolo o come biomasse per fini energetici, non rientrano nel campo di applicazione della parte quarta del decreto legislativo n. 152 del 2006 (concernente la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati), in tal senso facendole rientrare tra le esclusioni previste dal relativo articolo 185 del medesimo decreto n. 152 del 2006;
tale revisione normativa sarebbe pienamente compatibile con il diritto comunitario vigente in materia di rifiuti ed in queste circostanze anticiperebbe il completo recepimento della nuova direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive, il cui articolo 2, paragrafo 2, lettera f), tratta più chiaramente rispetto alla legislazione europea previgente la questione di cui ci si occupa, allo scopo facendo un ulteriore passo in avanti rispetto all'uso dei prodotti derivanti dalle operazioni agricole, stabilendo che sono escluse dall'ambito applicativo della direttiva le materie fecali, se non contemplate dal suo successivo paragrafo 2, lettera b), la paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati nell'attività agricola, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente né mettono in pericolo la salute umana -:
se non intenda con urgenza provvedere ad intraprendere opportune iniziative, anche normative, affinché le province e gli enti locali interessati assumano orientamenti chiari e propositivi riguardo alla possibilità di far utilizzare senza ostacoli o ulteriori adempimenti, il materiale vegetale legnoso derivante da interventi selvicolturali, da manutenzioni forestali e da potature legnose ed arbustive, le ceppaglie la pollina e le deiezioni animali, segnatamente quando viene usato in ambito agricolo o come biomasse per fini energetici;
se non intenda ad ogni modo intraprendere o sostenere eventuali iniziative normative utili a risolvere la questione secondo gli auspici espressi in premessa.
(5-01247)

TESTO AGGIORNATO AL 22 APRILE 2009

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e COLANINNO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 12 aprile 2009 ricorre il 50o anniversario della morte di Don Primo Mazzolari e la fondazione a lui intitolata intende celebrare l'avvenimento proponendo numerose iniziative finalizzate a far conoscere meglio la figura del grande prete di Bozzolo (Mantova);
Don Primo Mazzolari era un uomo dotato di straordinaria capacità nell'arte oratoria e nella scrittura, sempre alla ricerca di nuove forme di comunicazione per accostare tutti coloro che avrebbero potuto rinnovare un rapporto con la Chiesa;
il presidente della fondazione «Don Primo Mazzolari», Don Giuseppe Giussani,

ha inviato, il 26 febbraio 2009, una richiesta di contributo a codesto Ministero quale sostegno per le iniziative in programma -:
se intenda rispondere positivamente alla richiesta della Fondazione «Don Primo Mazzolari» di sostegno economico per le celebrazioni inerenti il 50o anniversario della morte di Don Mazzolari.
(5-01242)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI, FUGATTI, CROSIO, NICOLA MOLTENI, GIDONI, LUCIANO DUSSIN, FORCOLIN, SIMONETTI, TOGNI, VOLPI e ALLASIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 336, della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005) e l'articolo 2, commi 40 e seguenti, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, hanno riclassificato catastalmente quelle unità immobiliari che, pur facendo parte di complessi immobiliari-adibiti allo svolgimento di particolari servizi (esempio quello di trasporto), non avevano nulla a che fare con tali servizi in quanto dotati di autonomia funzionale e reddituale;
il comma 40 del citato articolo 2 dispone che «nelle unità immobiliari censite nelle categorie catastali E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9 non possono essere compresi immobili o porzioni di immobili destinati ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato ovvero ad usi diversi, qualora gli stessi presentino autonomia funzionale o reddituale»;
l'Agenzia del territorio con provvedimento direttoriale del 2 gennaio 2007 recante «Definizione delle modalità tecniche ed operative per l'accertamento in catasto delle unità immobiliari urbane nelle categorie catastali E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9 e per l'autonomo censimento delle porzioni di tali unità immobiliari, destinate ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato, ovvero ad usi diversi, già iscritte negli atti del catasto» ha precisato i concetti di usi diversi, di autonomia funzionale e reddituale successivamente;
l'articolo 1 del provvedimento del 2 gennaio 2007 al comma 2 precisa che per «usi diversi» deve intendersi «ogni altra utilizzazione, ancorché diversa da quella commerciale, industriale e di ufficio privato, non strettamente strumentale all'esercizio della destinazione funzionale dell'unità immobiliare principale, censita nella categoria nel gruppo E (...) sono considerati strumentali gli immobili utilizzati esclusivamente per l'erogazione del servizio pubblico» mentre al comma 3 precisa che per autonomia funzionale si intende «la possibilità del bene di essere utilizzato autonomamente rispetto alle altre porzioni immobiliari del compendio di cui fa parte, ancorché l'accesso possa avvenire da spazi comuni e nell'ambito di orari e regole stabiliti con disciplinari, regolamenti o similari (...) aggiungendosi che «a tale fine i beni di cui al comma 1 devono essere delimitati e, ove necessario, devono essere dotati o dotabili dei servizi di fornitura di energia elettrica, di adduzione idrica, di fognatura, ed altri, ancorché utilizzabili in forma associata (...) gli stessi beni devono inoltre presentare una stabilità nel tempo, legata alle caratteristiche intrinseche, ancorché la destinazione specifica possa variare nel corso dell'anno», infine, al comma 4, configura l'autonomia reddituale «quando il bene è in grado di produrre un reddito indipendente ed autonomo da quello ascrivibile agli altri cespiti ubicati nel compendio»;
l'Agenzia del territorio, all'articolo 2, mediante richiamo all'Allegato A, ha definito i «Criteri generali di classamento» delle unità immobiliari, in applicazione dei citati commi 40 e 41 dell'articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, e

all'articolo 3 ha individuato gli «Adempimenti di parte», che i soggetti titolari di diritti reali entro il 3 luglio 2007 avrebbero dovuto dichiarare come autonome unità immobiliari gli immobili o loro porzioni destinati ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato, ovvero ad usi diversi, ricompresi nell'ambito di unità immobiliari già iscritte nelle categorie catastali E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9;
l'allegato «Linee guida per il classamento delle unità immobiliari censibili nelle categorie del «gruppo E» e per l'individuazione degli immobili o delle loro porzioni a diversa destinazione funzionale» della circolare n. 4/2007 del 13 aprile 2007 dell'Agenzia del territorio nell'indicare in via esemplificativa le unità immobiliari suscettibili di permanenza nella categoria E1 e quelle da riclassificare in altre categorie catastali ha stabilito che «non sono da censire nella categoria E/1, gli impianti di risalita quali: funivie, sciovie, seggiovie e simili, quando hanno destinazione esclusivamente o prevalentemente commerciale in quanto non assimilabile a servizio di trasporto, ma al soddisfacimento di fini ricreativi, sportivi o turistico-escursionistici» precisando che «in tale ultima ipotesi, di norma, le stesse vanno censite nella categoria D/8»;
la esemplificazione contenuta nelle «Linee Guida» contraddice la ratio della normativa di rango superiore, indicando l'assoggettabilità alla revisione catastale degli impianti di risalita che stando alla normativa comunitaria, nazionale e regionale sono a tutti gli effetti impianti di trasporto;
in altri termini, la normativa sostanziale di riferimento relativa ad un mezzo di trasporto è stata modificata attraverso il meno richiamo ad indimostrabili finalità soggettive (ricreative, turistiche eccetera) dei singoli utenti o di una parte di essi configurando il malcelato intento di istituire una nuova fonte di entrate tributarie, sottraendo gli impianti di risalita all'esenzione dal pagamento dell'incrementandone il relativo valore catastale ed individuandone una maggiore base imponibile derivante anche dall'incremento di dati;
la citata previsione opera una indebita rivisitazione dei criteri di classificazione all'interno delle categorie catastali, nonostante questi fossero già regolamentati - in maniera difforme - dalla normativa nazionale di rango superiore;
la circolare, e con essa le allegate linee guida, ha natura di atto interno, vincolante per tutti gli uffici ed articolazioni dell'Agenzia del territorio, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera b), del relativo statuto;
entro il 3 luglio 2007, in base alle previsioni stabilite nel comma 40 dell'articolo 1 del citato decreto-legge n. 262 del 2006, saranno i soggetti intestatari degli immobili in questione a dover presentare la dichiarazione di revisione della qualificazione, in mancanza di tale dichiarazione gli uffici competenti procederanno d'ufficio all'accertamento coattivo con conseguente applicazione delle sanzioni di cui all'articolo 31 del regio decreto n. 652 del 1939;
è di tutta evidenza l'estraneità delle strutture in questione all'ambito della riclassificazione catastale prevista dal decreto-legge n. 262 del 2006 e dallo stesso provvedimento dell'Agenzia del territorio del 2 gennaio 2007 che artatamente crea un collegamento tra la finalità meramente soggettiva dei singoli utenti e la destinazione commerciale dell'impianto, con conseguente aleatoria applicazione degli oneri fiscali e del regime sanzionatorio a carico delle categorie interessate;
la categoria colpita dalla erronea interpretazione del dato normativo, (ANEF - Associazione nazionale esercenti funiviari) in rappresentanza di circa 300 aziende, per un totale di 1.500 impianti e oltre 11.000 unità nel periodo di piena attività sottolineando come alla riclassificazione si aggiunga la questione della retroattività del provvedimento, ha promosso un ricorso al TAR del Lazio con l'ulteriore rilievo che gli effetti pregiudizievoli

che si produrrebbero a suo carico darebbero luogo - ad avviso degli interroganti - ad evidenti profili di incostituzionalità, per disparità di trattamento, sul piano fiscale, e violazione del combinato disposto degli articoli 3, 53 e 97 della Costituzione -:
quali misure il Governo intenda adottare per eliminare gli effetti della revisione catastale che ha sottratto gli impianti di risalita all'esenzione del pagamento dell'Ici e ne ha incrementato il valore catastale;
quali misure intenda adottare per ricondurre gli impianti di risalita alla classificazione originaria di mezzo di pubblico trasporto in modo da garantire la coerenza e la rispondenza della classificazione alla effettiva destinazione ed utilizzo dell'immobile, anche ai fini dell'esenzione fiscale dall'Ici.
(5-01244)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Pordenone è stata delegata dai Comuni che si affacciano sulla tratta dismessa «Casarsa della Delizia - Pinzano al Tagliamento» per concordare il prezzo di acquisto della stessa ex infrastruttura ferroviaria;
l'impegno degli enti locali interessati al piano di recupero del bene mira ad un riutilizzo della vecchia ferrovia a fini turistici e sociali;
al momento risulterebbe che l'importo proposto da Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) per tale cessione ammonti a cinque milioni e 400 mila euro per una porzione di binari di circa 27 chilometri;
un'analoga operazione portata a termine nell'Alto Friuli avrebbe, però, garantito ai Comuni richiedenti un notevole risparmio, atteso che gli stessi avrebbero incamerato una settantina di chilometri di vecchia tratta a fronte di un esborso di circa un milione e mezzo di euro;
l'ente provinciale di Pordenone e i Comuni, insieme a numerosi volontari, hanno già garantito operazioni di pulizia e di bonifica del manufatto, evitando che lo stesso cadesse in un degrado ancor peggiore di quello in cui già versava a causa di anni di mancate manutenzioni -:
se corrisponda al vero quanto riportato in narrativa circa un'offerta pari a quasi cinque milioni e mezzo di euro da parte dell'ente gestore della rete ferroviaria nazionale per la cessione della tratta dismessa «Casarsa della Delizia - Pinzano al Tagliamento», a Pordenone, e, in caso di risposta affermativa, da cosa dipenda un prezzo così elevato;
se intenda attivarsi presso i vertici di Rfi al fine di concordare tra lo stesso ente e la Provincia di Pordenone un importo di alienazione più accessibile, atteso che, a seguito della realizzazione del progetto di riqualificazione, l'infrastruttura potrebbe godere di un effettivo impiego a fini sociali e pubblici dopo anni di totale abbandono.
(5-01246)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

OLIVERIO, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO, TRAPPOLINO e ZUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Confagricoltura è stata autorizzata dalla Questura di Roma a svolgere una manifestazione in Piazza Montecitorio il

giorno 31 marzo 2009, dalle ore 9.30 alle ore 13.30, per protestare contro il decreto del Governo sulle quote latte;
i Cobas del latte, i cui aderenti sostengono il decreto, hanno ottenuto per lo stesso giorno del 31 marzo dalla Questura di Roma l'autorizzazione a svolgere una diversa manifestazione a Piazza Navona;
inspiegabilmente le forze dell'ordine hanno lasciato, senza intervenire, che i manifestanti dei Cobas entrassero in Piazza Montecitorio in difformità da quanto disposto dalla Questura, determinando una situazione di tensione tra le due contrapposte manifestazioni di allevatori e il rischio concreto che si verificassero incidenti -:
quali misure siano state adottate dalle forze dell'ordine per far rispettare quanto preventivamente disposto dalla Questura, al fine di evitare la pericolosa compresenza in Piazza Montecitorio delle due contrapposte manifestazioni di allevatori;
per quale ragione le forze dell'ordine hanno poi lasciato che i Cobas del latte entrassero senza autorizzazione in Piazza Montecitorio e costringessero i manifestanti della Confagricoltura, al fine di evitare incidenti, a ritirarsi in un angusto spazio della stessa piazza.
(3-00469)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione comunale (AC) di Virgilio (Mantova) ha inteso, alcuni anni fa, avviare le procedure per la realizzazione di una caserma dei Carabinieri, vista la prossimità del territorio comunale con quello del comune capoluogo e tenuto conto del costante incremento degli abitanti;
l'amministrazione comunale di Virgilio ha investito risorse per predisporre il progetto della nuova caserma, di concerto con il Comando provinciale dell'Arma, considerato che nel territorio comunale non insistono immobili disponibili per essere all'uopo riutilizzati;
l'amministrazione comunale di Virgilio finanzierà interamente la costruzione della caserma e si è impegnata a locarlo a titolo gratuito per i primi sei anni al Ministero dell'interno;
l'edificio che ospiterà il blocco operativo della caserma sarà realizzato, tramite appalto pubblico ai sensi dell'articolo 160-bis del decreto legislativo n. 163 del 2006, sulla base del progetto definitivo approvato dalla conferenza dei servizi e trasmesso, attraverso l'Ufficio territoriale di Governo di Mantova, al Ministero dell'interno in data 17 gennaio 2008;
l'Agenzia del demanio di Milano ha espresso parere di congruità relativamente al canone annuo proposto dall'amministrazione comunale di Virgilio pari a euro 60.201,60, a partire dal settimo anno -:
se codesto Ministero intenda confermare la decisione dell'istituzione della Caserma dei Carabinieri di Virgilio;
se nulla osti a sostenere la spesa di locazione (dopo sei anni di comodato gratuito).
(5-01241)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOBBA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'agente scelto della Polizia di Stato, De Arcangelis, in servizio presso la Questura di Biella, è sempre stato un ottimo esponente delle forze dell'ordine ed è il massimo rappresentante provinciale di una organizzazione sindacale della Polizia di Stato, particolarmente attiva nella tutela dei diritti del personale;

in data 28 gennaio 2009, a seguito di un malessere del De Arcangelis, il dottor Luciano Pettinelli, medico capo dell'ufficio sanitario provinciale della questura di Biella, ha diagnosticato allo stesso il prolattinoma ipofisario con annessi e conseguenti disturbi del sonno, pur non avendo proceduto a nessuna indagine clinica;
il dottor Pettinelli è giunto alla citata diagnosi dall'esame di una documentazione medica che attesterebbe la persistenza di disturbi del sonno, quali ipotesi di «sospetta infermità neuropsichica», tuttavia tale documentazione clinica, che lo stesso Pettinelli dichiara di aver visionato, non risulta dagli atti del fascicolo richiesti dal De Arcangelis, in data 13 febbraio 2009;
in data 10 febbraio 2009, il Questore della Provincia di Biella, dottor Poma, ha disposto, con decreto n. 8 del 2009, Ufficio del personale, il ritiro dell'arma di ordinanza individuale assegnata all'agente De Arcangelis, riscontrando che l'arma si presentava «in ottimo stato»;
in data 11 febbraio 2009, a seguito della citata diagnosi, la stessa Questura di Biella, nella figura del Questore, inviava un fax al Ministero dell'interno, per informare il Dipartimento della Polizia di Stato, Servizio sovrintendenti assistenti ed agenti, Divisione II, del ritiro, a scopo cautelativo dell'arma di dotazione e della tessera personale, collocando di fatto «fuori servizio» De Arcangelis;
nello stesso fax e nel decreto n. 8 del 2009 si fa riferimento a «prolottinoma ipofisario con persistenti disturbi del sonno», sbagliando anche il nome della patologia;
la dottoressa Laura Schiapparelli, medico chirurgo, il 12 febbraio 2009, rilasciava il certificato, per gli usi consentiti dalla legge, nel quale dichiarava di aver in cura il De Arcangelis dal 7 novembre 2002, il quale dal 2003 evidenziava iperprolattinoma da adenoma ipofisario, a seguito del quale ha assunto con beneficio farmaci e, a novembre 2008, dopo ulteriori analisi, i parametri sono risultati nella norma, rilevando solo «modesta» iperprolattinemia, alla quale è seguita una nuova cura, con diverso e più lieve dosaggio di farmaci;
nello stesso certificato della dottoressa Schiapparelli testualmente, la stessa dichiarava: «Non ho mai prescritto psicofarmaci né prodotti fitoterapici e/o omeopatici induttori del sonno»;
l'agente De Arcangelis si è sottoposto a visita specialistica, presso il Poliambulatorio di Biella, il cui reperto nelle conclusioni chiarisce che «non sono presenti deficit neurologici»;
il ritiro delle armi in dotazione e/o detenzione agli operatori della Polizia di Stato è stato adottato nel caso in premessa, così come chiarito dal citato decreto n. 8 del 2009, a seguito di «certificazione medica rilasciata ad un dipendente che attesti una diagnosi di sospetta infermità neuro-psichica», ai sensi della circolare esplicativa del Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, Direzione centrale di sanità numero protocollo 850.A. 7-5438, datata 24 settembre 2001;
la patologia di cui è affetto De Arcangelis non si configura quale infermità neuro-psichica, ma, in quanto iperprolattinemia da adenoma ipofisario, si traduce in disturbi neurologici secondari, quali cefalea;
il ruolo attivo di sindacato, di cui è investito De Arcangelis, lo pone spesso in contrapposizione con i vertici della questura di riferimento e l'aver posto in essere un provvedimento così grave lede lo stesso De Arcangelis del prestigio e dell'attività sindacale -:
se il ministro interrogato non ritenga opportuno verificare quanto argomentato in premessa e, in particolar modo, accertare se l'iter seguito dai vertici della questura di Biella sia rispondente alle norme e se il caso sottoposto sia tale da giustificare un così penalizzante provvedimento.
(4-02707)

SPOSETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in queste settimane le cronache registrano ennesimi ed inquietanti episodi di violenza quali rapine e tentati sequestri in ville ed abitazioni nei comuni del comprensorio di Civita Castellana in provincia di Viterbo;
sono fatti di cronaca che registrano l'immagine di realtà locali dove l'incolumità personale e patrimoniale dei cittadini ed il diritto ad una esistenza serena e pacifica non sono garantiti come dovrebbero;
contro queste manifestazioni criminali l'iniziativa pur lodevole delle forze dell'ordine non sembra sufficiente a garantire un'azione di prevenzione e di contrasto;
le istituzioni locali hanno da tempo manifestato l'esigenza di provvedere al potenziamento degli organici di Polizia e Carabinieri in modo tale da consentire loro di svolgere fino in fondo ed efficacemente il compito loro affidato -:
di quali elementi disponga in merito a quanto esposto e se non reputi doverosa la messa a punto di misure urgenti di competenza per potenziare la dotazione di mezzi ed uomini delle forze dell'ordine nei Comuni interessati.
(4-02709)

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 31 marzo 2009, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stato tratto in arresto per i delitti di concussione, falso ed associazione a delinquere il signor Gaetano Manna, nato a Pignataro Maggiore (Caserta) il 6 settembre 1952, che è presidente dell'associazione ACLI Terra Campania Legalità;
l'associazione presieduta dal Manna ha ricevuto in gestione da enti locali della provincia di Caserta numerosi immobili, principalmente terreni per una superficie complessiva superiore a mezzo milione di metri quadrati che erano stati confiscati ad esponenti della camorra;
per la gestione di questi immobili la associazione presieduta dal Manna ha ricevuto contributi da parte della regione Campania nel quadro dei P.O.R. per importi rilevanti;
la stessa associazione ACLI Terra Campania per la Legalità gestiva un corso di formazione per alimentaristi, istituito con decreto dirigenziale della Regione Campania del febbraio 2005 n. 46 e a tal fine il corso era stato accreditato dalla Regione Campania, governata da Antonio Bassolino, il 23 agosto 2006, e risulta aver effettuato corsi dello stesso ente finanziati con fondi del P.O.R. Campania 2000-2006 misura 4.16 negli anni 2004 e 2005;
proprio in riferimento a questi corsi il Manna sembra aver posto in essere le attività criminose che hanno portato al suo arresto;
appare all'interrogante oltremodo grave che siffatto personaggio sia stato posto nella condizione di gestire un così ingente patrimonio immobiliare, di conseguire cospicui contributi regionali e di ottenere addirittura l'accredito di corsi di formazione riconosciuti -:
se l'associazione presieduta dal Manna sia stata beneficiaria di contributi da parte del Ministero dell'Interno nell'ambito delle attività connesse alla utilizzazione per fini sociali dei beni confiscati alle consorterie criminali;
quali siano i criteri in base ai quali l'Agenzia del Demanio ha individuato la associazione ACLI Terra come soggetto concessionario degli enti locali ai quali i beni confiscati alla camorra venivano trasferiti.
(4-02710)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

PALAGIANO, MURA e FAVIA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale n. 289 dell'11 dicembre 2008, è stato pubblicato il decreto legislativo n. 194 del 19 novembre 2008, in materia di disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli sanitari ufficiali, in attuazione del regolamento (CE) n. 882/2004;
il decreto legislativo n. 194 del 2008, prevede il pagamento relativo al controllo anche nel caso in cui lo stesso non venga effettuato, e quindi l'impresa non riceva alcun beneficio né servizio da parte dello Stato. Inoltre, contrariamente a quanto stabilito dall'articolo 27 comma 5 del regolamento comunitario 882/04, a cui il decreto fa riferimento, il Governo non ha previsto alcuna differenziazione tariffaria sulla base della posizione geografica o sulla capacità produttiva dell'impresa;
con il provvedimento n. 194 del 2008, si è esteso il pagamento dei diritti sanitari a tutto il settore alimentare e tale provvedimento può essere adottato solo in armonia con i comportamenti degli altri Paesi europei così come previsto nel capo VI, articolo 27, p. 5;
con l'individuazione delle fasce quantitative e la determinazione degli importi vengono parificate aziende di settori diversi con differenti gradi di rischio, imprese piccole senza dipendenti con quelle che hanno capacità produttive di tipo industriale (vedasi 1° fascia alla sez. 6) penalizzando, di fatto, le imprese di piccole dimensioni nella concorrenza sia in ambito nazionale che comunitario. Anche in questo caso non si è tenuto conto degli interessi delle aziende a bassa capacita produttiva e dei fattori di rischio relativi alle differenti tipologie di aziende;
l'esclusione dal campo di applicazione del decreto legislativo n. 194 del 2008, del settore primario e della grande distribuzione, fanno si che i costi dei controlli legati alla filiera alimentare non siano all'interno della stessa equamente distribuiti;
considerando gli aspetti di ordine generale la Confartigianato propone quanto segue:
chiarire il campo di applicazione del decreto legislativo con la relativa indicazione dei settori merceologici coinvolti e le realtà produttive escluse, affinché non si determinino situazioni di disparità tra i territori e le regioni;
stabilire per ogni settore un quantitativo, al di sotto dei quale si è esenti dal pagamento previsto dal decreto legislativo, o prevedere l'esonero del pagamento della tariffa per le piccole imprese di tutti i settori (sez. 6, All. A) individuate per capacità produttive inferiori al 25 per cento dei limiti massimi della prima fascia;
rivedere con particolare attenzione le fasce produttive per i prodotti notoriamente poveri (stomaci, vesciche, budella, grassi fusi, ciccioli, gelatine e collagene) anche per equilibrarle a quanto già definito per i prodotti di ben altro pregio economico;
predisporre altre fasce di peso oltre quelle già inserite identificando fasce al di sotto di quelle presenti per le quali venga ridimensionata la tariffa;
inserire nelle fasce di pagamento la vendita al dettaglio limitatamente alla grande distribuzione ossia per negozi o meglio supermercati di superficie superiore a 1000 metri quadrati. Ciò porterebbe per converso ad esentare piccole realtà imprenditoriali manifatturiere e/o

commerciali che movimentano quantità talmente piccole che non necessitano grandi interventi di controllo da parte delle autorità sanitarie ivi preposte;
per quanto concerne le imprese che effettuano prevalentemente la vendita diretta al consumatore finale (e quindi esenti dal campo di applicazione del decreto in oggetto), si chiede di continuare a considerare tali anche i ristoranti, le mense, gli ospedali, e altri continuando ad adottare per loro le disposizioni del decreto legislativo n. 109 del 1992, e successive modificazioni e integrazioni articolo 1, comma 2, lettera e) in luogo del Regolamento CE 178/02 -:
quali iniziative intenda il Ministro intraprendere affinché le proposte avanzate dalla Confartigianato possano essere applicate.
(5-01238)

LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 23 aprile 2008 l'allora Presidente del Consiglio Prodi firmò un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA), «paniere» dei servizi e delle prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini contenente anche il nuovo nomenclatore delle protesi e degli ausili istituito con il decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332, consistente in un elenco di ausili protesici che il servizio sanitario nazionale eroga ai cittadini disabili aventi diritto aggiornabile una volta ogni tre anni al fine di mantenerlo efficiente e al passo con i progressi della tecnica, mentre, ad oggi, il nomenclatore è rimasto invariato rispetto a quello elaborato nel 1999, disattendendo completamente la norma;
i nuovi livelli essenziali d'assistenza introdotti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008 contenevano tra le molte novità oltre all'aggiornamento del nomenclatore tariffario, il nuovo elenco delle malattie croniche e rare esentate dal pagamento del ticket, il cui mancato aggiornamento, fermo al 2004 sta provocando un fortissimo disagio tra i malati e le loro famiglie l'introduzione del vaccino anti papilloma virus contro il cancro alla cervice uterina, l'analgesia epidurale che consente di partorire senza dolore, la diagnosi neonatale della sordità congenita e della cataratta congenita, il potenziamento dell'assistenza odontoiatrica attraverso la visita di controllo per tutti e il trattamento delle urgenze, le cure domiciliari soprattutto per i malati nella fase terminale, i servizi socio-sanitari come i consultori familiari, i centri di salute mentale, i servizi di neuropsichiatria per i minori, i servizi per i disabili gravi e quelli per le persone con dipendenze patologiche;
la definizione dei livelli essenziali d'assistenza ferma al 2001 necessitava di un aggiornamento anche alla luce dei nuovi bisogni di salute, per prendere in carico alcune patologie trascurate come quelle cronico degenerative, per aggiornare l'elenco delle oltre 5000 malattie rare o per eliminare prestazioni diventate ormai obsolete, nonché era coerente con la stipula del nuovo «patto per la salute» siglato nel settembre 2006 che, oltre alla stabilità finanziaria ed alla certezza delle regole, propose di ammodernare e migliorare il nostro sistema sanitario;
la revoca del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008 è stata avallata dall'attuale Governo da un rilievo mosso dalla Corte dei conti la quale ha ritenuto che i nuovi livelli essenziali d'assistenza sarebbero costati circa 800 milioni di euro in più su base annua e tale copertura non sarebbe prevista;
la proposta dei nuovi livelli essenziali di assistenza avesse la necessità di una verifica di compatibilità finanziaria era problema già sollevato dalle regioni in sede di approvazione, ma non per questo era necessaria la sua revoca in quanto sarebbe bastato convocare un tavolo tecnico con le regioni per aggiornare il decreto

sulla base dei rilievi indicati dalla Corte dei conti;
ad oggi, dopo quasi un anno dalla revoca del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008, non è stato ancora pubblicato il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri contenente l'aggiornamento dei Livelli essenziali d'assistenza, l'aggiornamento delle malattie rare esenti dal ticket, il nuovo nomenclatore tariffario, onde poter aiutare tutte quelle famiglie che, specialmente in una situazione di crisi economica, come quella attuale, si trovano in difficoltà -:
quali siano, alla luce delle considerazioni svolte, le misure, le risorse economiche nonché l'iter ancora necessario affinché nel minor tempo possibile possano essere ridefiniti i nuovi livelli essenziali di assistenza, comprensivi del nuovo nomenclatore delle protesi e degli ausili istituito con il decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332, dell'aggiornamento dell'elenco, fermo a livello nazionale al 2004, delle malattie rare esentate dal pagamento del ticket, affinché si possa garantire su tutto il territorio nazionale l'unitarietà delle prestazioni sanitarie anche in ragione delle nuove esigenze dei cittadini-pazienti.
(5-01239)

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si registrano sempre più casi di tubercolosi nel nostro Paese, anche se ancora non si tratta della cosiddetta super-Tbc;
nel solo 2007 circa mezzo milione di persone nel mondo, sono state contagiate da tubercolosi resistente ai farmaci, meno dell'1 per cento ha ricevuto le terapie necessarie, è quanto diffuso, in un rapporto, durante la Giornata mondiale della tubercolosi, dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms);
dopo l'emergenza tubercolosi a Morena, vicino Roma, dove in una scuola elementare si sono riscontrati nove casi di tbc fra i bambini, nei giorni scorsi a quanto riportato dal quotidiano locale l'Adige, un bambino di Cles è stato posto sotto osservazione per il sospetto di tbc;
quanto successo a Roma ed in Alto Adige nello scorso mese è venuto fuori dalle cronache anche in altre parti del Paese ed è ipotizzabile che casi analoghi siano avvenuti anche nelle altre regioni italiane;
la tubercolosi si trasmette per via respiratoria e quindi risulta fondamentale tenerla sotto controllo dal punto di vista della sanità pubblica;
in Italia abbiamo un ottimo sistema di vigilanza e segnalazione, ma il problema sono le persone che sfuggono ai controlli per difficoltà oggettive o per paura, come gli extracomunitari, che non si curano né fanno la profilassi -:
se il Ministro non ritenga opportuno predisporre degli screening mirati sulla popolazione, con particolare riferimento a quella extracomunitaria, perlomeno nei riguardi dei bambini provenienti da aree dove determinate malattie contagiose sono ancora presenti.
(5-01240)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, DAMIANO e BERRETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 26 marzo 2009 il Giornale di Sicilia ha pubblicato un articolo dal titolo «Nuovo stop ai fondi per la stabilizzazione. Martedì Comune bloccato per gli lsu in piazza»;
nell'articolo si legge che: «gli lsu in attesa della stabilizzazione bloccano i servizi alla città: Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato per martedì prossimo lo sciopero dei 3200 lavoratori socialmente utili del Comune. Asili e scuole materne chiuse, dunque. E uffici pubblici nel caos. Martedì

infatti scadrà la proroga dei contratti votata dalla giunta, mentre la procedura di stabilizzazione è ancora in alto mare»;
sempre secondo quanto riportato dagli organi di stampa, il giorno 25 marzo 2009 Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato il direttore generale del Comune di Palermo, Gaetano Lo Cicero e l'Assessore al personale Roberto Clemente che hanno confermato l'esistenza di una difformità di interpretazione tra ministero dell'economia e ministero del lavoro sull'utilizzo del fondo di 55 milioni di euro, che erano destinati alla stabilizzazione del bacino asu di Palermo, cosa che ora verrebbe messa in discussione;
le tre sigle sindacali hanno dichiarato alle agenzie di stampa quanto segue: «Abbiamo appreso che non ci sono novità positive in merito e che esiste una guerra di interpretazione sui fondi per la stabilizzazione. È la seconda volta nell'arco di poco tempo che il Governo nazionale mette a rischio il processo di stabilizzazione degli lsu, creando conflitti tra ministeri e bloccando di fatto a Roma le risorse destinate ai precari palermitani. La situazione è estremamente grave. Bisogna trovare una soluzione condivisa entro il 31 marzo, data in cui scade la proroga del bacino asu di Palermo -:
se non intenda sciogliere con urgenza la diatriba interpretativa al fine di garantire il processo di stabilizzazione già in atto.
(5-01245)

Interrogazione a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il 27 marzo 2009 a Milano, il signor Lorenzo Masili, si è recato al Policlinico di Milano in Via Francesco Sforza per una sua prima donazione del sangue;
dopo aver fatto tutte le verifiche relative ai parametri glicemici, con buoni
risultati, è iniziata la visita e il colloquio con il medico; il signor Masili ha informato il medico di non avere mai avuto malattie infettive, di avere sempre avuto i valori ematici nella norma, di svolgere regolarmente attività sportiva, di godere di ottima salute, di avere un rapporto monogamico da 8 anni con il suo compagno;
per tutta risposta il medico ha comunicato al donatore che egli è un soggetto a rischio, che i suoi rapporti intimi sono «tipicamente rischiosi» e che egli stesso avrebbe dovuto immaginare, leggendo le regole d'accesso alla donazione, che non sarebbe stato idoneo;
alle rimostranze del signor Masili, la dottoressa ha precisato che lei non può sapere effettivamente se un donatore è omosessuale oppure no perché «non portano il fiocchetto rosso» e alla richiesta di conoscere quali siano le disposizioni normative di legge nazionali o regionali non è stata data alcuna risposta; è stato spiegato che viene applicato un loro «protocollo»; peraltro l'unico documento prodotto dalla dottoressa al signor Masili è un documento in inglese del 2005 che riprodurrebbe degli studi americani, che sconsiglierebbero la donazione di sangue dagli uomini gay;
lunedì 30 marzo 2009 nella Cronaca di Milano del Corriere della Sera il Centro Trasfusionale e immunologia dei Trapianti del Policlinico di Milano, in una lettera di precisazione su quanto avvenuto veniva tra l'altro dichiarato che: «... l'esclusione dalla donazione di sangue di soggetti maschi i quali abbiano rapporti omosessuali - indipendentemente dal numero di partner - derivano dalle indicazioni della Commissione Europea (Direttiva 2004/33/EC) e della Legge italiana (Decreto ministeriale 13 aprile 2005, allegato 4) che appunto impediscono la donazione da parte di soggetti con comportamenti a rischio...»;
la direttiva 2004/33/EC richiamata (http://eurlex.europa.eu/Notice.do? mo de=dbl&lang=en&ihmlang=en&lngl=e-n,it&lng2=bg,cs,da,de,el,en,es,et,fi,fr,hu,it,lt,lv,mt,nl,pl,pt,ro,sk,sl,sv,&val=3431-74:cs &page=),

relativamente alla definizione delle persone a rischio, dice, all'annesso III, che «le persone che hanno un comportamento sessuale che le mette ad alto rischio di acquisire malattie virali severe che possano essere trasmesse per via sanguigna sono da respingere...». Il testo in inglese testualmente dice: Persons whose sexual behaviour puts them at high risk of acquiring severe infectious diseases that can be transmitted by blood (vedi tabella al link del testo della direttiva: http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/Lex UriServ.do?uri=OJ:L:2004:O91:0025:00 39:EN:PDF;
relativamente alla legge italiana richiamata (decreto ministeriale 13 aprile 2005 allegato 4) viene precisato che tra i motivi di esclusione dalla donazione, relativamente al comportamento sessuale, si intendono le «Persone il cui comportamento sessuale le espone ad alto rischio di contrarre gravi malattie infettive trasmissibili con il sangue»;
ci si chiede per quale motivo il centro trasfusionale e immunologia dei trapianti del Policlinico di Milano abbia citato a difesa del suo operato la direttiva europea 2004/33/EC e la legge italiana (decreto ministeriale 13 aprile 2005, allegato 4) che non precisano in alcun caso l'esclusione della donazione del sangue delle persone che non hanno comportamenti sessuali a rischio né, tantomeno, le persone omosessuali -:
su quali basi normative di legge nazionali e/o regionali agli omosessuali è impedita la donazione di sangue;
se non ritenga il Ministro che nel caso in premessa sia evidente un comportamento di grave discriminazione che esula totalmente dai parametri medico-scientifici volti a stabilire chi è a rischio e chi non lo è riguardo la donazione del sangue e che quanto sostenuto a difesa non abbia alcun fondamento scientifico;
quali siano gli studi medico-scientifici, aggiornati all'ultimo anno, che impediscono alle persone omosessuali di donare il sangue;
se non ritenga il Governo che questa sia solo una delle tante cause di discriminazione che vengono attuate nei confronti delle persone omosessuali e se non ritenga sia sempre più urgente avviare campagne informative ed educative anche nel campo socio-sanitario;
se non ritenga il Ministro urgente chiarire, con dati medico-scientifici alla mano, che non è la condizione di omosessualità o eterosessualità a rendere più o meno «a rischio» una persona relativamente alla donazione del sangue ma semmai lo è lo stile di vita su alcuni specifici campi;
quali iniziative il Governo intenda promuovere in conferenza Stato-Regioni per scongiurare il ripetersi di episodi, come quello segnalato in premessa.
(4-02711)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Cicchitto e altri n. 3-00462, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Baldelli.

L'interrogazione a risposta orale Zampa e altri n. 3-00468, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Narducci.