XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 27 marzo 2009

TESTO AGGIORNATO AL 20 MAGGIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
per quanto concerne la tassazione delle rendite finanziarie sono previste imposte sostitutive dell'Irpef che in quasi tutti i casi vengono attualmente calcolate con un aliquota pari al 12,5 per cento;
da tempo si discute nel nostro Paese della necessità, anche per un elementare senso di equità fiscale, di aumentare tale aliquota del 12,5 per cento fino a raggiungere la media europea pari al 20-21 per cento;
in tale contesto sarebbe auspicabile che il trattamento finanziario di tutte le rendite finanziarie, incluse le rendite derivanti dall'affitto di immobili, venisse uniformato a tale previsione;
per quanto concerne, infatti, il trattamento fiscale del canone di locazione, esso si somma al reddito globale ai fini Irpef. Dati gli affitti medi rilevati dall'indagine del Sunia nei comuni ad alta tensione abitativa, è presumibile ché i proprietari ché siano anche titolari di altri redditi di lavoro o pensione, ossia il caso più comune, versino nelle casse dell'erario dal 35 al 39 per cento (più addizionali Irpef comunale e regionale) del canone annuo, oltre alla tassa di registrazione annuale e all'Ici;
questo diversificato trattamento fiscale rappresenta una delle cause per cui molti piccoli proprietari di alloggi preferiscono non locare gli immobili liberi oppure affittarli senza registrare il relativo contratto di locazione;
nel contempo, occorre intervenire per facilitare l'accesso ad una casa in affitto con provvedimenti anche fiscali a favore degli inquilini;
il Sunia, sindacato degli inquilini, e la Cgil hanno recentemente pubblicato uno studio sul mercato degli affitti in Italia. Ne emerge un aumento considerevole dei canoni di locazione anche nell'ultimo anno di crisi: dal 1999 (pre-euro) al 2008 l'incremento medio è stato pari al 145 per cento nelle grandi città come Milano e a Roma è stato del 135 per cento circa. Lo studio mette in luce anche il sorprendente, e in apparenza illogico, numero di case «ufficialmente» sfitte, ovvero ufficialmente non abitate in modo stabile da nessuno: è il 14 per cento delle abitazioni romane e il 5 per cento di quelle meneghine;
oggi il comparto in affitto privato è caratterizzato dalla sempre più forte difficoltà delle famiglie che non riescono a sostenere gli attuali livelli di mercato: il 20,5 per cento dei nuclei sono unipersonali (di questi il 58 per cento composti da donne), il 67,0 per cento delle famiglie in affitto percepiscono un solo reddito e in queste il 39,6 per cento è rappresentato da operai e il 29,2 per cento da pensionati, più di un quinto dei capofamiglia ha oltre 65 anni e un quarto è costituito da donne;
per queste famiglie dove spesso l'unica entrata è un reddito da lavoro dipendente o una pensione, l'affitto incide con percentuali insostenibili: tra il 40 e il 50 per cento a Genova e Torino, tra il 50 e il 70 per cento a Bologna e Firenze, oltre il 70 per cento a Milano e Roma. Le spese totali per l'abitazione incidono sempre tra il 50 e il 70 per cento, oltre il 70 per cento a Firenze, dall'82 al 92 per cento a Milano e Roma;
data l'insostenibilità dei canoni, delle spese per l'abitazione e l'aggravarsi della situazione economica che porterà ad un'ulteriore caduta occupazionale, senza misure di sostegno al reddito delle famiglie in affitto nel triennio 2009/2011 si prevede che altre 150.000 famiglie perderanno la propria abitazione subendo uno sfratto per morosità in quanto non avranno la capacità economica per far fronte al pagamento dell'affitto;

un fenomeno che va sempre più aggravandosi, come dimostra l'indagine compiuta dall'ufficio studi del Sunia in collaborazione con la Cgil, su un campione di 1.000 famiglie sottoposte a sfratto per morosità, dalla quale emerge come l'acuirsi della crisi economica stia colpendo le famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati anche sul fronte abitativo;
sul campione preso in esame si evidenzia che il 24 per cento delle famiglie sfrattate per morosità ha subito la perdita del posto di lavoro del primo percettore di reddito, mentre per un altro 21 per cento il percettore è in cassa integrazione;
negli ultimi 5 anni, circa 120.000 famiglie hanno perso la loro abitazione (Dati: Ministero dell'interno - Ufficio centrale di statistica - dicembre 2008) subendo un provvedimento di sfratto che, per 100.000 casi, è stato un provvedimento eseguito per morosità a causa dell'incidenza altissima dell'affitto sul reddito percepito;
agli sfratti già eseguiti si aggiungono molti altri emessi e non ancora eseguiti: quasi altre 50.000 famiglie rischiano di perdere la propria abitazione con l'esecuzione dello sfratto;
guardando le aree metropolitane a più alta tensione abitativa nel complesso sono stati emessi quasi 100.000 sfratti per morosità e circa 90.000 famiglie hanno subito un'esecuzione del provvedimento:
a) a Milano e Roma circa 20.000 famiglie;
b) a Napoli quasi 15.000;
c) a Torino più di 10.000;
d) a Genova, Firenze, Palermo e Roma circa il 10 per cento delle famiglie in affitto, escludendo le abitazioni di proprietà pubblica, hanno subito uno sfratto per morosità;
a questa situazione si aggiunge il progressivo svuotamento del fondo di sostegno all'affitto che, al contrario degli affitti aumentati negli ultimi anni del 130 per cento, ha visto ridurre gli stanziamenti governativi di circa il 70 per cento;
oggi è insoddisfatta una domanda abitativa sempre più crescente, formata dalle oltre 600 mila famiglie che hanno fatto domanda ai comuni per ottenere un alloggio popolare, alle migliaia di giovani costretti a rimanere nel nucleo originale, ai lavoratori immigrati che spesso vivono in condizioni abitative disumane;
in occasione della riduzione dell'Ici sulla prima casa di abitazione disposta dalla finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007 - articolo 1, commi da 5 a 7) si prevedeva una parallela maggiorazione (articolo 1, commi 9 e 10) delle detrazioni dall'irpef per canoni di locazione di unità immobiliari adibite ad abitazione principale stipulati o rinnovati a norma degli articoli 2, comma 3, e 4, commi 2 e 3, della legge n. 431 del 1998 (canone concordato). Era prevista una detrazione nella misura di 300 euro, se il reddito complessivo non superava i 15.493,71 euro; 150 euro, se il reddito complessivo fosse stato superiore a 15,493,71 euro ma non a 30.987,41 euro;
in favore dei giovani di età compresa tra i venti ed i trenta anni, che stipulino contratti di locazione ai sensi della legge n. 431 del 1998 per l'unità immobiliare da destinare ad abitazione principale, purché diversa dall'abitazione principale dei genitori o degli affidatari, era prevista per i primi tre anni una detrazione nella misura di 991,6 euro, se il reddito complessivo non superava i 15.493,71 euro;
attualmente, 630.000 famiglie sono in graduatoria ed attendono una casa popolare, mentre l'80 per cento degli sfratti sono per morosità;
il piano casa straordinario, predisposto dai ministri Di Pietro e Ferrero, varato durante il Governo Prodi era derivato dalla legge n. 9 del 2007. La legge prevedeva che attraverso un tavolo di concertazione nazionale, presenti tutte le realtà interessate, si definisse un documento con le proposte per attivare finalmente politiche abitative degne di tale nome;

le proposte inserite nel documento conclusivo, firmato da tutti i partecipanti prevedevano tra l'altro un piano straordinario indirizzato prioritariamente al passaggio da casa a casa per gli sfrattati e successivamente la predisposizione di un piano strutturale triennale;
il piano straordinario fu finanziato con 550 milioni di euro derivanti dal famoso «tesoretto» creato dalla lotta all'evasione e doveva servire a finanziare interventi di comuni e iacp/ater/aler per recuperare o acquistare o costruire alloggi di edilizia sovvenzionata (case popolari pubbliche a canone sociale);
i comuni e gli iacp/ater/aler, di concerto con le regioni definirono un piano che prevedeva la realizzazione di 12.000 alloggi, di questi il 75 per cento sarebbero derivati dal recupero di alloggi di proprietà di Iacp/Ater/Aler e di comuni inutilizzati e in degrado;
con il piano casa straordinario del Governo Prodi non si avviava nessuna cementificazione dei territorio bensì l'utilizzo pieno dell'esistente ma lasciato sfitto nonostante si trattasse di case popolari;
per sottolinearne l'importanza basti ricordare che in Italia nel 1984 si costruivano 36.000 case popolari mentre dal 2004 queste erano circa 2000 all'anno. Il piano straordinario ne prevedeva il recupero di 12.000 in un anno;
la bontà del piano casa straordinario, di fatto bloccato con l'avvento del Governo Berlusconi, partiva dal dare nuova centralità al pubblico nel settore abitativo, recuperando e non costruendo né cementificando il territorio;
il Governo Berlusconi, avendo bloccato il piano straordinario dei Ministri Di Pietro e Ferrero, non ha avuto a disposizione alloggi per garantire il passaggio da casa a casa per gli sfrattati ed è stato costretto ad una nuova proroga degli sfratti;
oggi mentre continuano ad esserci in Italia oltre 20.000 case popolari chiuse e in degrado (2500 solo a Milano), 630.000 famiglie in graduatoria, e un aumento considerevole delle richieste di esecuzioni di sfratto, 65.000 nei primi sei mesi del 2008, e degli sfratti eseguiti, oltre 12.000 sempre nel primo semestre 2008 (fonte Ministero dell'interno), qualcuno pensa che con l'allargamento delle ville e con 5/6000 alloggi di privati si rilanci l'economia e si dia una risposta alla domanda di case;
ferma restando l'esigenza di un programma pluriennale complessivo relativo all'emergenza abitativa, si ritiene necessario ed utile intervenire anche sul piano fiscale per agevolare l'affitto di case per prima abitazione,

impegna il Governo:

ad assumere le opportune iniziative, ferme restando le prerogative del Parlamento, per:
a) sottoporre il reddito proveniente dalla locazione degli immobili ad un'imposta sostitutiva dell'Irpef con un'aliquota non inferiore al 20 per cento;
b) incrementare le detrazioni dall'Irpef per gli inquilini a basso reddito relativamente ai canoni di locazione di unità immobiliari adibite ad abitazione principale, anche allo scopo di creare meccanismi di contrasto di interesse che facilitino la denuncia ai fini fiscali del canone effettivamente percepito dal locatore;
c) provvedere al varo urgente di un vero piano casa, e come prima tappa, per accelerare nell'immediato l'attuazione del piano da 550 milioni di euro, varato in accordo con le regioni lo scorso 5 marzo.
(1-00142) «Donadi, Borghesi, Evangelisti».

Risoluzione in Commissione:

La XII Commissione,
premesso che:
risultano in essere, sull'intero territorio nazionale, alcuni casi di danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, i quali, non hanno potuto beneficiare degli effetti economici previsti dall'articolo 2, commi 1 e 2 della legge n. 210 del 1992 e successive modificazioni, attesa l'insussistenza del requisiti temporali previsti l'articolo 3 della medesima legge;
risulta che, a fronte della reiezione dell'istanza, sono stati avanzati alcuni ricorsi tramite l'Asl competente, indirizzati al Mistero della salute, Direzione Generale Prestazioni Sanitarie, l'esito di molti dei quali risulta tuttora pendente;
il suddetto Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali non è in grado di fornire una ricognizione quantitativa esaustiva dei casi di che trattasi, in particolare per le fattispecie per le quali è stata comprovata dalla Commissione Medica Ospedaliera l'esistenza di un nesso causale tra la vaccinazione obbligatoria e l'infermità denunciata ed è stata comunicata la reiezione dell'istanza perché «non presentata nei termini di legge»;
non è ancora stata effettuata un'indagine ricognitiva tra le diverse regioni italiane al fine di addivenire ad una quantificazione per quanto possibile esaustiva delle fattispecie in parola,

impegna il Governo:

ad effettuare un'indagine conoscitiva sull'intero territorio nazionale affinché, entro un tempo ragionevolmente breve, attraverso un idoneo coinvolgimento delle Regioni, si addivenga ad una quantificazione del fenomeno, al fine di poter predisporre opportune iniziative normative eventualmente finalizzate ad una definizione dei casi che, pur caratterizzati da accertata eziologia tra infermità acquisita e vaccinazione obbligatoria, risultano tuttora privi di indennizzo per ragioni di carattere meramente formale.
(7-00138) «Livia Turco, Duilio, Codurelli, Castellani, Sbrollini».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la normativa in materia di rappresentatività sindacale è vincolata alla legge e la riconnessa partecipazione dei soggetti abilitati alla contrattazione integrativa è fissata da disposizioni pattizie contenute nei diversi contratti collettivi nazionali di comparto, ove il contratto collettivo nazionale di lavoro comparto Ministeri del 16 febbraio 1999 all'articolo 8 individua i soggetti sindacali titolari della contrattazione integrativa prevedendo espressamente che «i soggetti sindacali titolari della contrattazione integrativa di amministrazione di cui all'articolo 4, comma 3, lettera a) sono le organizzazioni sindacali di categoria firmatarie del contratto collettivo nazionale di lavoro di comparto (...)» e che ai sensi dell'articolo 46 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 l'ARAN - Agenzia per la Rappresentanza Nazionale Sindacale delle Pubbliche Amministrazioni - rappresenta legalmente le pubbliche amministrazioni «(...) agli effetti della contrattazione collettiva nazionale (...)» e che i suoi «(...) regolamenti sono soggetti al controllo del Dipartimento della Funzione Pubblica (...)»;

l'articolo 49 del decreto legislativo n. 165 del 2001 recita testualmente: «Quando insorgano controversie sull'interpretazione dei contratti collettivi, le parti che li hanno sottoscritti si incontrano per definire consensualmente il significato della clausola controversa. L'eventuale accordo, stipulato con le procedure di cui all'articolo 47, sostituisce la clausola in questione sin dall'inizio della vigenza del contratto».
il Comitato Direttivo dell'ARAN con delibera 15/09 del 15 marzo 2009 ha inteso fornire autonomamente, senza interpellare le parti sottoscrittrici del relativo contratto collettivo nazionale di lavoro, interpretazioni sull'individuazione delle organizzazioni sindacali legittimate a partecipare alle trattative e lo stesso Comitato Direttivo, di fatto, ammette che indicazioni assunte possono solo essere «(...) di ausilio all'interpretazione delle clausole (...) in assenza di determinazioni più puntuali che secondo il citato articolo 49 del decreto legislativo n. 165 del 2001», e disposizioni pattizie citate, andavano assoggettate alla procedura dell'interpretazione autentica;
le decisioni assunte dal Comitato Direttivo dell'ARAN con la delibera n. 15/09 del 15 marzo 2009 risultano, a quel che pare all'interrogante, incongruenti con l'articolo 7, comma 1, punto I) del Regolamento di Organizzazione ARAN citato, ove l'articolo 2, comma 1, lettera j) dello stesso regolamento prescrive tra gli scopi e le funzioni dell'Agenzia quelli di provvedere a «(...) l'interpretazione autentica dei contratti, ai sensi dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 29 del 1993 e successive modifiche ed integrazioni, ove ciò sia richiesto dalle controparti, dalle amministrazioni, o necessario per la risoluzione delle controversie»;
l'ARAN anziché rinviare alle parti l'interpretazione autentica della norma patrizia, ha preferito, a spese del contribuente, incaricare della questione un autorevole esperto esterno, introducendo con la pubblicazione della delibera 15/09 interpretazioni autonome, in difformità dal disposto della legge e delle elementari norme pattizie, ove, vieppiù, tali interpretazioni risultano in contrasto con precedenti pareri emanati dalla stessa Agenzia (Circolare 27 maggio 2004 Prot. 4260 e Circolare 6 novembre 2006 Prot. 9405) inducendo confusione all'interno del settore e favorendo alcune organizzazioni sindacali non firmatarie di Contratti Collettivi Nazionali di lavoro -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri interrogati siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa;
se il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ed il Ministro dell'economia e delle finanze non ritengano necessario ed urgente provvedere ad un più rigoroso controllo dell'operato del Comitato Direttivo e delle azioni dell'ARAN;
se alla luce delle evenienze sopra elencate, il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri interrogati non ravvisino una iniziativa, secondo l'interrogante di dubbia legittimità, tesa a favorire la partecipazione di alcune organizzazioni sindacali non firmatarie di contratto e quindi impossibilitate a partecipare alle trattative di contrattazione integrativa;
quali siano gli urgenti interventi che in particolare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione intenda adottare per porre termine a tale situazione.
(4-02672)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 18 settembre 2008, nel corso della seduta della Camera n. 52, il sottoscritto ha illustrato l'interpellanza urgente n. 2-00119, concernente l'iter del procedimento amministrativo relativo al nuovo

sistema di modulazione tariffaria differenzia da introdurre lungo l'autostrada Napoli-Pompei-Salerno;
in particolare, il sottoscritto interrogante ha richiesto di conoscere i tempi per la concreta attivazione del sistema differenziato, che consentirebbe il pagamento per tratta effettivamente percorsa, in luogo dell'attuale sistema di pagamento in misura forfettaria;
il Governo, nella persona del sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Giuseppe Maria Reina, ha risposto all'interpellanza dichiarando che lungo la suddetta tratta sono in corso i lavori per la predisposizione di un nuovo sistema che consenta di gestire le operazioni di esazione di pedaggi differiti, consistenti in sconti di pedaggio per le autovetture munite di telepass proporzionati ai percorsi effettuati, precisando che l'attrezzaggio dell'intera infrastruttura stradale è previsto che abbia termine entro l'anno in corso, ovvero entro il termine del 2008;
l'interrogante, in sede di replica ha dichiarato che avrebbe verificato l'attivazione del suddetto sistema di esazione entro la fine del 2008 e, ad esito negativo della verifica, avrebbe presentato una interrogazione;
dalle verifiche effettuate dall'interrogante non risulta ancora attivato il sistema di modulazione tariffaria differenziata -:
per quali ragioni il sistema di modulazione tariffaria differenziata non è stato ancora attivato e quali provvedimenti intenda prendere il Governo per far fronte agli impegni assunti.
(4-02679)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto Ministeriale del 23 aprile 2008 - noto come decreto Scotti - ha rideterminato le piante organiche degli uffici dei Giudici di pace;
la rideterminazione delle risorse è stata effettuata rapportando il numero dei procedimenti iscritti in un dato periodo - per ciascuna sede giudiziaria - alla relativa pianta organica;
in seguito alla suddetta revisione, l'ufficio del giudice di pace di Mercato S. Severino (Salerno) triplica l'organico dei giudici, che passano da due a sei;
nel caso dell'ufficio di Mercato S. Severino, la rideterminazione della pianta organica è stata fortemente influenzata dalla straordinaria iscrizione - nel periodo preso a riferimento dal Ministero - di un altissimo numero di cause cosiddette seriali: nel 2004, i procedimenti iscritti sono stati 2290, di cui il 50 per cento seriali, e nel 2005 sono stati 4843, di cui l'80 per cento seriali;
ciò ha portato ad una alterazione del parametro da cui è scaturito l'ampliamento del numero dei giudici di pace, posto che la media annua delle cause iscritte e l'incidenza delle cause seriali, per l'Ufficio di Mercato S. Severino, risulta notevolmente inferiore: 1002 procedimenti iscritti nel 2007, di cui circa il 10 per cento seriali, e 1570 procedimenti iscritti nei primi dieci mesi del 2008, di cui il 52 per cento seriali;
di conseguenza, nel caso dell'ufficio di Mercato S. Severino, l'ampliamento dell'organico non solo non soddisfa, ma addirittura contraddice il requisito della congruità del numero di giudici al numero di procedimenti, richiesto nelle premesse al Decreto Scotti, quale presupposto della rideterminazione delle piante organiche;
inoltre, all'aumento del numero dei giudici, presso l'ufficio di Mercato S. Severino, non è seguito un opportuno adeguamento della pianta organica del personale amministrativo, già carente per l'assenza della figura professionale relativa al profilo C2 e soprattutto della figura professionale B3 - il cancelliere - di cui l'ufficio è sprovvisto dall'inizio del 2006; oltre al fatto che, i locali di cui dispone l'ufficio, per loro consistenza e ubicazione,

non sono affatto adeguati a sostenere la nuova organizzazione, conseguente all'ampliamento della pianta organica dei giudici;
tale situazione è stata rappresentata, in data 12 novembre 2008, dal Giudice di pace l'ordinatore che ha inviato al Ministro della giustizia, on. Angelino Alfano, una missiva per informarlo della anomala situazione dell'ufficio di Mercato S. Severino, richiedendo l'adozione di ogni opportuna iniziativa in merito;
non risulta, al momento, pervenuta nessuna risposta al Giudice coordinatore -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire all'ufficio di Mercato S. Severino la congruità tra numero dei giudici di pace assegnati e numero dei procedimenti iscritti e l'adeguamento della pianta organica del personale amministrativo.
(4-02681)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

MOSCA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Collegio d'Europa, la più antica e prestigiosa istituzione per la formazione post-universitaria in materia di studi comunitari, ha due sedi una a Bruges e un'altra nella città polacca di Natolin, ed ogni anno è possibile iscriversi a corsi, in inglese e francese, in quattro dipartimenti: diritto, economia, politica ed amministrazione, relazioni internazionali e diplomazia; una scuola di alta formazione, che prepara diplomatici e funzionari dello Stato, che probabilmente scaleranno la burocrazia europea fino ad arrivare gli alti vertici;
ogni anno i corsi sono frequentati da circa 400 studenti, di cui circa 30/40 giovani laureati italiani con una retta che si aggira intorno ai 21.000 euro;
fino ad oggi, gli studenti italiani selezionati dal Ministero degli affari esteri - una cinquantina - hanno tutti potuto usufruire di un contributo che copriva un terzo della retta universitaria, circa 5.000 euro;
per l'anno in corso, il Ministero degli affari esteri ha dapprima annunciato la revoca totale delle borse di studio in oggetto, e in seguito, ha stabilito una forte riduzione del loro numero: dal prossimo anno, solo cinque fortunati riceveranno un contributo pari a 10.000 euro (per un totale di 50.000 euro totali), mentre gli altri studenti selezionati (il MAE infatti continuerà a selezionare gli studenti) non riceverà alcuna borsa. Ciò significa che la maggior parte degli studenti dovrà quindi pagare direttamente la retta prevista: ne consegue che chi non potrà permetterselo, anche se meritevole, non potrà accedere ad un'educazione d'eccellenza;
gli altri Paesi europei dedicano, al contrario, grande attenzione alla formazione di detto personale: la Polonia spende 400.000 euro ogni anno, la Germania copre più della metà della retta, la Spagna assegna (con un sistema di borse nazionali e regionali) borse complete a 40 laureati e il Regno Unito offre contributi persino a studenti UE non-britannici, questo perché i Governi riconoscono la necessità di investire nella formazione della futura classe dirigente europea -:
se non ritenga di dovere al pari degli altri Stati membri, ripristinare il numero delle borse di studio fino ad ora previste ed aumentare gli stanziamenti ivi stabiliti al fine di allineare il nostro paese agli altri Governi dell'Unione, sia in termini di risorse economiche che di attenzione alla formazione della futura classe dirigente europea.
(4-02678)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 13 novembre 2008 il Sindaco di Rossano Veneto, con ordinanza 68/08 Prot. n. 20052, ha dato ordini e prescrizioni alla società Rossano Fond S.p.A. a seguito di ispezione ordinata dal Comando dei Vigili del Fuoco di Vicenza;
dal verbale di constatazione del Comando medesimo sono state rilevate gravissime irregolarità sui seguenti aspetti:
a) difformità rispetto al C.P.I. n. 8538 del 25 maggio 2006;
b) deposito di ossigeno criogenico in serbatoio fisso da 33.000 litri;
c) deposito di azoto criogenico in serbatoio fisso;
d) depositi esterni di bombole di ossigeno, acetilene, gpl, inerti;
e) distributore gasolio per autotrazione;
f) rete interna di distribuzione di gas metano;
g) attività principale (fonderia e produzione di manufatti in ghisa);
h) forno fusorio rotativo alimentato a metano/ossigeno e siviere (il forno e le due siviere vengono alimentati da un impianto di riduzione e controllo interno al reparto di ossigeno e metano con pressioni di ossigeno in ingresso pari a 13 bar e valori di metano in ingresso pari a 30 mbar);
i) nuovo reparto spedizioni (ex Finaw Carta);
l) uffici amministrativi;
alla scadenza dell'ordinanza il Sindaco di Rossano Veneto non ha effettuato alcun sopralluogo per verificarne l'ottemperanza;
l'interrogazione al Ministro dell'ambiente e tutela del territorio e del mare n. 4-00487 dal sottoscritto presentata in data 26 giugno 2008 con riferimenti fatti assai gravi riguardanti la medesima società Rossano Fond S.p.A., non ha ancora ricevuto risposta -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti e come intendano intervenire al fine di obbligare la società Rossano Fond ad eseguire le direttive impartite dal Comando dei Vigili del Fuoco a tutela della salute dei cittadini.
(4-02676)

POLLEDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni è stato descritto l'insediamento di una piccola colonia di lupi all'interno del Parco regionale dei «Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa», (prov. di Bologna), a riprova che tale area sebbene si trovi nelle immediate vicinanze di un'area fortemente antropizzata, presenti ancora al suo interno un ambiente incontaminato;
purtroppo in questi ultimi tempi almeno tre esemplari sono deceduti arrotati dagli autoveicoli in località «Cavaliera» del Comune di S. Lazzaro di Savena (Bologna), mentre tentavano di attraversare la fondovalle Idice per abbeverarsi al vicino fiume;
l'Autorità di gestione del Parco avrebbe ipotizzato il riutilizzo di vecchi tunnel stradali già esistenti, lungo le rotte abituali seguite dagli animali, per consentire loro un attraversamento in sicurezza e all'interno dei quali sarebbero convogliati attraverso il posizionamento di reti a monte e a valle dei varchi suddetti -:
ove quanto sopra scritto corrisponda al vero, se il ministro interrogato di con

certo con la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Bologna, ed il Parco dei Gessi voglia contribuire ad approntare tali infrastrutture di tutela della fauna selvatica.
(4-02682)

POLLEDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un recente studio realizzato dall'Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del CNR avrebbe evidenziato una concentrazione abnormemente elevata di composti chimici «perfluorati» nelle acque del fiume Po;
in particolar modo sono state prese a campione le concentrazioni dei due composti perfluorati principali: il PFOA (acido perfluoroottanico), ed il PFOS (acido perfluoroarchilsolfonato);
la situazione risulterebbe particolarmente grave a Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, dove sono stati riscontrati tassi di PFOA dalle 10 alle 200 volte superiori a quelli dei principali fiumi europei con picchi di 200ng/L ed un range attuale che oscilla tra i 60 e i 174ng/L;
in alcune aree del bacino idrografico del Po, e più specificatamente nel fiume Tanaro e Bormida, sarebbero stati riscontrati livelli ancora più allarmanti, (1200ng/L), probabilmente da mettere in correlazione con la presenza in provincia di Alessandria di un sito industriale che utilizza tali composti;
tali polimeri sono presenti in una miriade di oggetti di uso comune (padelle antiaderenti, detergenti, pellicole fotografiche, componenti elettronici, eccetera), e da più parti è stata avanzata l'ipotesi che interferiscano con il sistema endocrino umano, che abbiano una qualche correlazione con i problemi di fertilità femminile, che siano in grado di indurre nei ratti in laboratorio l'insorgenza del tumore epatico oltre a determinare seri danni all'ambiente anche se saranno necessari studi più approfonditi;
lo stesso Parlamento europeo ha inserito tali molecole nella direttiva per le sostanze prioritarie che debbono essere sottoposte a monitoraggio obbligatorio, e siano da far rientrare nei limiti proposti entro il 2012;
oltre a ciò la ricerca di cui sopra avrebbe evidenziato un incremento insolito di malformazioni a carico delle varie specie ittiche, che presenterebbero entrambi le gonadi, sia maschili che femminili, da porre in relazione con l'inquinamento delle acque da parte dei cosiddetti «interferenti endocrini»;
in particolar modo tale fenomeno sarebbe stato riscontrato a valle del fiume Lambro, che trasporta grandi quantità di inquinanti al Po, in cui è stata rilevata una forte attività estrogenica dei sedimenti depositati sul fondo -:
se intenda chiarire quale sia lo stato ecologico del fiume Po, e quali provvedimenti sia intenzionato a prendere nell'ambito delle sue competenze di concerto con gli enti locali coinvolti onde tutelare la sua biodiversità;
se intenda attivare le proprie strutture competenti onde attuare un monitoraggio esaustivo del corso fluviale in oggetto per quanto attiene alla presenza dei «perfluorati», andando anche a verificare la loro eventuale presenza nei molluschi del Delta che potrebbero rappresentare il punto di ingresso nella catena alimentare umana;
se intenda porre in essere ogni opportuna azione di propria competenza finalizzata a produrre un miglioramento qualitativo delle acque degli affluenti maggiormente inquinati del Po.
(4-02683)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE BIASI e GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Biblioteca nazionale di Roma fondata nel 1876 per dotare la Capitale del Regno di un grande archivio, espressione della cultura nazionale, è stata messa nelle condizioni - in seguito ad un cospicuo taglio dei fondi - di dover ridurre dal gennaio 2009 l'orario di consultazione dei libri alla sola mattina (fino allo scorso anno i volumi si potevano richiedere fino alle 17,30/18,00);
tale grande disagio per gli utenti è la conseguenza di un taglio dei fondi che dal 2001 ad oggi ha raggiunto il 60 per cento e di una inevitabile riduzione del personale: i custodi da 140 sono scesi a 80;
alla Biblioteca nazionale di Firenze che raccoglie l'intero fondo degli scritti di Galilei, Machiavelli e Petrarca, lavorano 208 persone mentre a Londra gli addetti sono 2.000, a Lisbona 500 e a Zagabria 400;
a Napoli, terza Biblioteca d'Italia per patrimonio librario, ogni anno va in pensione un numero significativo di persone senza essere sostituito;
la Biblioteca nazionale Braidense di Milano denuncia che tra trasferimenti e fondi decurtati l'emergenza non riguarda solo la gestione dei prestiti ma anche la catalogazione di riviste e libri, per cui non trovano collocazione gli oltre 10.000 mila volumi che ogni anno vengono messi a disposizione della Biblioteca;
le situazioni menzionate rappresentano alcuni esempi;
se non intenda fornire dati precisi sulla situazione di crisi in cui versano tutte le biblioteche statali e fornire quali politiche intenda mettere in atto per affrontare con efficacia l'estrema progressiva fragilità del sistema bibliotecario nazionale, uno dei perni dell'identità nazionale.
(5-01230)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il «salvataggio» della Alitalia da parte della Cai di Roberto Colaninno, è ormai evidente a tutti, non comporterà alcun trattamento preferenziale per le migliaia di soggetti (azionisti ed obbligazionisti) che hanno investito sulla compagnia di bandiera, e non consentirà loro di salvaguardare i propri risparmi;
anche gli investitori Alitalia (al pari di quelli Parmalat, Cirio, Argentina, Finmatica, Giacomelli, Opengate, Banca Italease, Finmek, Freedomland, Lehman eccetera) possono accedere ai «benefici» della legge sui fondi rivenienti dai conti dormienti;
l'accesso a tali fondi non è allo stato né certo né automatico;
è indispensabile infatti che ogni investitore ottenga preventivamente una sentenza definitiva favorevole che accerti e riconosca il danno ingiusto da ciascuno subito;
dato inoltre che tali limitati fondi (destinati anche alla stabilizzazione dei precari ed al finanziamento della social card) non sarebbero sufficienti per soddisfare tutti gli aventi diritto, solo coloro che per primi otterranno tale sentenza potranno ambire ad una effettiva sostanziale soddisfazione -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali elementi possa fornire per conoscere la tempistica dell'indennizzo, l'entità del medesimo, posto che il Governo ha sempre assicurato che

nessuno ci rimetterà, quali siano le esatte modalità d'indennizzo, posto che il semplice richiamo al comma 3 della legge n. 166, senza il decreto attuativo, non basta e quando verrà emesso il decreto attuativo.
(4-02665)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la questione dei rischi e delle incongruenze relative all'utilizzo del tram denominato «Civis», che è già stata oggetto di precedenti atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante, assume ulteriore rilievo anche alla luce degli approfondimenti recentemente disposti dalla procura della Repubblica di Bologna, che sulla vicenda ha incaricato due consulenti, i quali hanno tempo 90 giorni per studiare la situazione e riferire ai PM se l'appalto si sia svolto con tutte le carte in regola;
un'analisi è stata fatta insieme ad operatori e sindacati ATC che hanno provato e/o visto il mezzo, con il coinvolgimento di specialisti in salute nell'ambiente di lavoro. I rappresentanti dei lavoratori ATC hanno fortemente criticato il Civis perché altamente pericoloso in un utilizzo promiscuo come si vuole fare a Bologna, quindi si sono espressi contro il filobus che, così com'è, non garantisce in alcun modo la sicurezza dell'operatore, degli utenti e, in generale, di tutti i cittadini che circolano a vario titolo per la città;
grosse perplessità e preoccupazioni derivano dal posto di guida, senza alcun contatto con l'esterno (posto guida centrale), senza aria condizionata nel caso di funzionamento diesel (deviazione dovuta alla presenza di cantieri o incidenti lungo il percorso, guasti della linea d'alimentazione, eccetera), e con effetto serra dovuto all'ampia superficie finestrata del fronte;
nella situazione peggiore ci si potrebbe trovare con un lavoratore che guida a 35°C esterni (quindi internamente molto maggiore) entro l'abitacolo soggetto a effetto serra e senza la possibilità di prendere nemmeno aria dall'esterno, col rischio reale di collasso, svenimento e conseguente pericolo per i passeggeri e per gli utenti della strada;
se dopo qualche tentativo negli anni '50 '60, tutti i costruttori di mezzi che non transitano in sede propria e/o protetta hanno abbandonato la scelta della guida centrale, ciò sarà ben avvenuto per qualche motivo;
se dopo le rimostranze degli autisti ATC nel 2005 il costruttore del Civis ha abbandonato «la guida centrale» progettando e vendendo in Europa lo stesso mezzo, a parità di telaio e tecnologia, ma con guida a sinistra (e specchi retrovisori alti), ciò sarà ben avvenuto per qualche motivo. Non si comprende perché si voglia mantenere tale configurazione solo a Bologna. La risposta può essere solo che lo si vuole fare assomigliare ad un tram (il vecchio tram Vitali);
il posto guida completamente chiuso in mancanza di finestrini (non è così nemmeno per i locomotori dei treni) nella zona del conducente è fonte di stress di guida elevatissimo, in quanto ci si trova in presenza di un isolamento pressoché totale. Tale soluzione, inoltre, obbliga all'uso continuo, estate/inverno, dell'aria condizionata con possibili problemi di microclima e d'insorgere di allergie. Questo eccesso di chiusura risulta non agevole, se abbinato al mancato funzionamento della porta anteriore (sempre possibile per un banale guasto) in casi d'emergenza, come incendio e dispersione di corrente, diventando pericolosissimo in quanto non permette l'uscita del conducente che in servizio è l'unico che può operare sugli elementi della capistazione (aste) per la conseguente messa in sicurezza del filobus;
altre, ma non secondarie, perplessità sul posto guida derivano dal fatto della posizione di guida ribassata rispetto alla strumentazione che porta ad avere visibilità quasi nulla laterale e oltre i 2,5 metri nel senso di marcia. Tenendo conto del contesto dove questo mezzo s'intende far

circolare (in sede promiscua e anche in centro storico, costruito per farci circolare le carrozze coi cavalli al massimo) risulta evidente la pericolosità per la circolazione. Per aumentare la visibilità laterale, l'azienda costruttrice ha installato telecamere con monitor presso il posto di guida che, in realtà, non hanno portato i benefici pensati, anzi portano a distogliere l'attenzione da quanto si presenta davanti al veicolo. Tale problema sarà ancora maggiore in un utilizzo in sede promiscua come quello che s'intende fare in una città medioevale come Bologna;
la sicurezza per i passeggeri viene a mancare a partire dalle pensiline d'attesa, fino all'accostamento alle medesime del Civis. Le pensiline d'attesa sono rialzate di almeno 30 cm dal manto stradale, senza alcuna segnalazione tattile al calpestio dell'avvicinarsi del termine della stessa (come accade nelle metropolitane e in prossimità dei nuovi scivoli stradali), con grave pericolo di caduta per chi è distratto e per i non vedenti non accompagnati. Questo tipo di pensiline sono state realizzate in tutta la tratta via Genova, via Arno e via Firenze fino al capolinea dello stadio del baseball Gianni Falchi (un capolinea di una linea 27 Civis);
la pensilina d'attesa del progetto di Valencia (Spagna) è un po' più spaziosa, protettiva e accogliente di quelle bolognesi, dove fondamentalmente i passeggeri sono alla mercé delle intemperie e scarsamente protetti, come in via Marconi a causa di pensiline strette, lunghe e coperte per scarso tratto poste tra 2 corsie, quindi anche difficilmente raggiungibili da utenti in carrozzella. Per quello che concerne gli specchi retrovisori, si evidenzia che sono posti troppo in basso rendendoli estremamente pericolosi per chi attende il Civis alla fermata. Gli specchi retrovisori sono talmente bassi e sporgenti che rischiano di colpire gli utenti in attesa. È incredibile come anche sul manuale d'uso del conducente questo sia sottolineato, anche graficamente, implicando un'esaltazione del rischio professionale del conducente;
si riporta il capoverso del manuale: «Al fine di evitare che questi possano colpire i passeggeri, occorre accostarsi e ripartire dalla fermata con la massima attenzione moderando opportunamente la velocità senza esitare ad utilizzare le segnalazioni acustiche e luminose per avvisare gli astanti dell'arrivo e della partenza del veicolo.». Si immagini questa situazione per un non udente che volge le spalle al senso di marcia d'arrivo del Civis. E non solo: l'unico momento in cui la «guida vincolata» ha una sua funzionalità e spiegazione è proprio in fase di accostamento alle banchine, per permettere che il mezzo non disti più di 5 cm dalla stessa per consentire l'accesso a carrozzelle e a coloro che hanno problemi di ridotta capacità motoria. Nel caso, non improbabile e non così poco frequente, che ci sia qualsiasi tipo di ostacolo in prossimità della fermata, dovrà l'autista sostituirsi alla «guida vincolata» per scostarsi dalla pensilina, rendendo vano tutto il lavoro fatto, perché il mezzo non è dotato di pedana per diversamente abili. Difficoltà quindi per questi, ma anche per chi non ha alcun tipo di problema e si trova a dover «saltare» letteralmente sul filobus per non doversi trovare a fare un gradino di 30 cm (distanza tra l'asfalto e il piano di carico del Civis). Si sottolinea come alcuni incidenti, accaduti a Bologna, abbiano avuto gravi conseguenze, proprio per la presenza degli specchi in tale posizione. Anche la porta di salita anteriore del tipo rototraslante verso l'esterno tipicamente «extraurbana» crea problemi di apertura sporgendo esternamente (analogamente al problema dello specchio retrovisore destro), a maggior ragione in un servizio con accostamento automatico raso le fermate (problema emerso in tutta la sua gravità nella prova del 22 ottobre 2008 a San Lazzaro di Savena);
ma chi si chiede perché si debba usare il «Mostro Civis» a tutti i costi: una risposta su questo vero e proprio «accanimento» potrebbe essere che si sia succubi di qualche grossa lobby mondiale;

secondo il sito internet del gruppo Fiat: «Irisbus è uno dei principali costruttori europei nel settore del trasporto persone. Oltre a detenere una posizione da leader in Europa, Irisbus sta progressivamente espandendo le proprie attività su scala mondiale. Un risultato ottenuto grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo e alle tecnologie eccellenti applicate ai processi produttivi. La Società nasce nel gennaio 1999 dall'alleanza tra due grandi gruppi industriali e commerciali - Iveco e Renault V.I. - i quali decidono di riunire le loro attività nel campo del trasporto pubblico attraverso la fusione dei rispettivi settori autobus. Dall'inizio del 2003 l'Azienda è entrata a far parte al cento per cento del Gruppo Iveco. Irisbus offre una gamma completa di mezzi per il trasporto persone: veicoli da turismo, granturismo, di linea e scuolabus. Ogni anno commercializza circa diecimila unità in più di 40 Paesi. Il tratto distintivo che fa di Irisbus una Società di punta nel suo settore è la sperimentazione, condotta da anni in stretta collaborazione con gli operatori del trasporto pubblico, su nuovi combustibili e su nuove concezioni dei veicoli con particolare attenzione all'impatto ambientale, al comfort dei passeggeri e ai costi di esercizio.»;
un altro problema che si troveranno a gestire le future amministrazioni sarà la manutenzione e riparazione dei 49 filobus che non potrà essere frutto di gara d'appalto, in quanto solo un'azienda bolognese è concessionaria Irisbus e ha a disposizione il materiale e le conoscenze per la manutenzione e la riparazione. Ci si troverà in un sistema non di libero mercato, ma di monopolio -:
se non si intenda sospendere i finanziamenti governativi concessi in attesa della pronuncia della procura della Repubblica di Bologna e di valutazioni ulteriori sul progetto per i fatti nuovi sopravvenuti, che rendono difficili e aggravano le conseguenze per i cittadini.
(4-02685)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

NICOLA MOLTENI e BRAGANTINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la normativa in materia di patrocino gratuito a spese dello Stato tende a perseguire il fondamentale obiettivo di garantire una effettiva ed efficace difesa del cittadino non abbiente che si trovi a dover far valere un proprio diritto in sede giudiziale o a difendersi in un processo penale;
sicura rilevanza, tanto nella legge n. 60 del 2001 quanto nel decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, assumono a tal fine le disposizioni relative ai meccanismi posti a garanzia dell'effettiva retribuzione dei difensori dei cittadini meno abbienti e di quelli nominati dall'ufficio giudiziario procedente;
tali disposizioni tendono a rendere effettiva la difesa, non potendosi pretendere che un professionista metta a disposizione la propria opera in modo totalmente gratuito, quantunque la garanzia della retribuzione si presenti come un mero aspetto strumentale nel perseguimento del ricordato fine reale della norma;
è dato riscontrare nella realtà di vari tribunali del Nord, e in particolar modo nel circondario del tribunale di Verona, per la materia civile, la non effettività e la non concreta applicazione dell'istituto del patrocinio a spese dello Stato, che garantisce il servizio giustizia alle fasce più deboli, grazie alla professionalità ed alla sensibilità degli avvocati impegnati nella affermazione delle fondamentali garanzie della persona umana;
nello specifico, invero, a fronte della diligente, continua e professionale attività prestata dagli avvocati che operano presso il tribunale di Verona in favore dei soggetti tutelati e garantiti dagli istituti in questione, deve lamentarsi la concreta paralisi

dei pagamenti negli ultimi anni da parte del Funzionario delegato, nonostante i professionisti abbiano svolto la loro attività, abbiano ottenuto le liquidazioni da parte dei magistrati ed abbiano emesso anche regolari fatture;
gli avvocati, preoccupati da tali procedure volutamente complicate, si vedranno costretti ad arrivare anche ad estreme conseguenze quali l'astensione dalle udienze e la cancellazione dalle relative liste dei difensori d'ufficio, qualora la situazione non dovesse risolversi in breve tempo, con gravi ripercussioni sul sistema dell'amministrazione della giustizia;
in sostanza, nel distretto giudiziario di riferimento, non è dato capire se le ragioni di tale situazione di paralisi siano attribuibili alla mancanza dei fondi statali, a meri problemi burocratici o ad evidenti responsabilità dei soggetti preposti, ma quello che rileva sono un inadempimento della pubblica amministrazione, la mancata operatività dell'istituto del patrocinio a spese dello Stato, prestazioni professionali non pagate, dignità professionali vilipese, in quanto i professionisti sono costretti a chiedere ripetutamente quanto di loro diritto, nonché l'ulteriore danno economico derivante dall'effettivo esborso dell'imposta dovuta, prima ancora di ricevere i relativi pagamenti -:
se il Ministro intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e, se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario alla risoluzione, non esclusi procedimenti per verificare eventuali responsabilità, con l'adozione dei conseguenti provvedimenti;
in particolare, se intenda il Ministro adottare le opportune iniziative al fine di consentire, in tempi necessariamente rapidi, il pagamento delle liquidazioni agli avvocati, in maniera stabile e sicura, anche per il futuro.
(5-01228)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - AI Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
un lancio Ansa del 25 marzo dava la notizia del suicidio nel carcere di Velletri del giovane ventiquattrenne Giuliano D.;
il giovane si è ucciso impiccandosi all'interno della cella l'8 marzo, ma del drammatico gesto si è avuta notizia dopo molti giorni a seguito delle dichiarazioni del Garante regionale dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni;
secondo quanto riferito dai collaboratori del Garante, il giovane, profondamente depresso, avrebbe tentato più volte nel passato di togliersi la vita utilizzando lamette da barba e lacci da scarpe, oggetti sempre sequestrati dalle autorità carcerarie;
sempre secondo quanto riferito dagli uffici del Garante, Giuliano D. era finito in carcere per furto e, inizialmente, era stato sottoposto ad attenta osservazione da parte dell'Amministrazione carceraria in una «cella liscia» priva di ogni oggetto che potesse ferirlo. Successivamente era stato trasferito in isolamento in una cella con un altro recluso che aveva iniziato a prendersi cura di lui; le iniziative e gli accorgimenti messi in atto dall'Amministrazione, del tutto inadeguati a curare il disagio psichico del ragazzo, si sono rivelati però insufficienti a scongiurare il suicidio;
il tasso dei suicidi nelle carceri italiane, secondo un'elaborazione curata dal Centro Studi di Ristretti Orizzonti, è 21 volte superiore a quello che si registra nella popolazione italiana -:
se il Ministro sia a conoscenza del drammatico fatto verificatosi nel carcere di Velletri;
se intenda verificare il modo in cui si sono svolti i fatti per appurare se vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte dell'Amministrazione dell'istituto;

se ritenga che persone così gravemente sofferenti dal punto di vista psichico debbano necessariamente scontare la pena della reclusione in istituti dove nulla è previsto per la cura di simili patologie;
quanti siano i suicidi che si sono verificati nelle carceri italiane dall'inizio dell'anno 2008 ad oggi e come essi siano distribuiti mese per mese nel corso di questo arco di tempo;
quali misure intenda mettere in atto per arrestare questo drammatico flusso di morte che si manifesta con l'alto numero dei suicidi.
(4-02668)

MISIANI e SANGA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Scuola superiore della magistratura è un ente istituito con decreto legislativo n. 26 del 30 gennaio 2006, preposto all'organizzazione e alla gestione del tirocinio e alla formazione degli uditori giudiziari, all'organizzazione e all'aggiornamento professionale e alla formazione dei magistrati, alla promozione e allo scambio culturale e di ricerca, all'offerta di formazione per magistrati stranieri nel quadro di accordi internazionali di cooperazione tecnica in materia giudiziaria;
la legge n. 111 del 2007 ha individuato tre sedi dislocate sul territorio nazionale, tra cui Bergamo per il Nord Italia;
il Comune e la Provincia di Bergamo si sono prontamente attivati per definire gli aspetti logistici legati all'insediamento della scuola, e nel settembre 2008 una convenzione firmata da Ministero della giustizia, Provincia, Comune e Diocesi di Bergamo ha individuato i locali del collegio Sant'Alessandro di Bergamo come sistemazione provvisoria per la Scuola, in attesa del futuro trasferimento a Palazzo Lupi;
da sei mesi il Comune e la Provincia di Bergamo pagano un affitto pari a 20 mila euro al mese per i locali di cui sopra, senza che la Scuola abbia avviato la sua attività;
in un recente incontro a cui ha partecipato un alto dirigente del Ministero della giustizia è emerso un quadro di incertezza sui tempi di attivazione della Scuola, inizialmente previsti per settembre 2008 -:
quali iniziative intenda mettere in atto per accelerare la piena operatività della sede di Bergamo della Scuola superiore della magistratura, anche alla luce dei costi che gli enti locali bergamaschi stanno sostenendo allo scopo.
(4-02670)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è diverso tempo che la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria ha rappresentato al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta alcune problematiche, di valenza generale, che meritano di essere esaminate con urgenza;
alcune delle citate questioni sono state rappresentate dall'11 luglio 2008, giorno della nomina di Ionta a Capo del DAP, ed in ulteriori successive corrispondenze che però, fino ad oggi, non hanno trovato, secondo l'interrogante, l'attenzione che richiederebbero;
le citate problematiche sono riferite ad aspetti inerenti all'attività quotidiana del personale, che occorrerebbe affrontare per migliorare l'efficienza istituzionale e garantire adeguati livelli di sicurezza;
le principali situazioni che richiedono un sollecito esame con il SAPPE e le altre Organizzazioni sindacali rappresentative del Corpo di Polizia penitenziaria principalmente sono: la rivisitazione delle piante organiche degli istituti penitenziari, delle Scuole di Formazione, dei Provveditorati

Regionali e del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria: ulteriori ritardi in merito non possono non determinare confusione organizzativa e un impiego non razionale; l'emanazione di un provvedimento conclusivo circa l'organizzazione e l'attività dell'Ufficio Esecuzione Penale Esterna - UEPE, tenuto conto che, allo stato, personale del Corpo viene impiegato in molte sedi in compiti tuttora non codificati sotto un profilo ordinamentale; il nuovo modello organizzativo dei servizi di traduzione di piantonamento dei detenuti, allo studio di un gruppo di lavoro dipartimentale che però da molti mesi non è più stato convocato; l'attuazione di quanto previsto nel decreto istitutivo del Gruppo Operativo Mobile - G.O.M., al fine di stabilire i criteri per esservi assegnati e diramare, quindi, uno specifico interpello; l'organico e le modalità di accesso al Nucleo Investigativo Centrale, da concertare ai sensi dell'articolo 4, comma 3, del decreto ministeriale 14 giugno 2007, con le organizzazioni sindacali; il provvedimento, ormai indispensabile, diretto a puntualizzare i compiti, le funzioni e la figura professionale del Direttore dell'Area Sicurezza negli istituti penitenziari; la sollecita convocazione della Commissione di garanzia e di commissioni arbitrali regionali, previste dalla normativa contrattuale e pattizia, come appositamente richiesto, tenuto conto che ogni ritardo disattende le prerogative attribuite agli organismi; la convocazione, altresì, con una significativa periodicità, delle Commissioni paritetiche, anch'esse previste dalla normativa contrattuale, in particolare di quelle relative al vestiario, alla formazione, alle pari opportunità, alle mense, ai mezzi di trasporto; l'emanazione del Regolamento di servizio per le Scuole del Corpo (ex articoli 3 e 31 della legge n. 395 del 1990) -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere rispetto alle citate problematiche, di valenza generale, che meriterebbero di essere esaminate quanto prima e che invece, sottoposte al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta, non sono state al momento affrontate.
(4-02673)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con riferimento all'articolo 44-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito con modificazioni, della legge 27 febbraio 2009, n. 14 rubricato «Disposizioni in materia di infrastrutture carcerarie», riguardante, tra l'altro, la costruzione di nuovi istituti penitenziari, non si può fare a meno di segnalare che le recenti operazioni di Polizia hanno riportato all'attenzione dei mass media nazionali il problema della criminalità organizzata in Calabria, fronteggiata quotidianamente dalla magistratura e dalle forze dell'ordine, con uomini e mezzi comunque inadeguati;
tra le forze dell'Ordine non può essere sottaciuto il lavoro svolto quotidianamente dal personale del Corpo di Polizia Penitenziaria, chiamato a gestire oltre a tutte le generali problematiche attinenti gli Istituti anche quelle relative alla criminalità organizzata, particolarmente presente in regione ed indicata come una delle più pericolose, tra le associazioni mafiose;
la Calabria, così come le altre regioni, è interessata dal fenomeno del sovraffollamento penitenziario, ragion per cui la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, proprio in relazione alla predisposizione del piano carceri, ha evidenziato in una nota indirizzata al Capo del DAP le sedi penitenziarie calabresi che necessiterebbero di una nuova struttura;
in particolare sono state rappresentate le situazioni relative a Lamezia Terme, (in cui l'attuale Casa Circondariale è ubicata in un ex convento con una capienza di soli 30/50 posti), Crotone e Cosenza, per le quali si dovrebbe intervenire promuovendo la sostanza di ulteriori strutture in aggiunta alle Case Circondariali esistenti, attese le mutate esigenze di custodia e di trattamento dei detenuti, da consentire condizioni di sicurezza anche di ristretti del circuito di Alta Sorveglianza; nonché Reggio Calabria, dove è

certamente da completare l'istituto attuale, e la ex Casa Mandamentale di Mileto (VV) -:
quali urgenti iniziative il Ministro di indirizzo intende assumere rispetto alle citate problematiche e se non ritenga opportuno attivare ogni utile iniziativa finalizzata alla realizzazione di quanto sopra specificato, non omettendo, ovviamente, una appropriata concertazione con le Organizzazioni sindacali per una preventiva valutazione di tutti gli aspetti connessi.
(4-02674)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con recente nota, il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali ha formulato alcune interessanti osservazioni in ordine allo schema di decreto regolamentare attuativo dell'articolo 72, comma 1, della Legge 354 del 1975, così come modificato dall'articolo 3 della Legge n. 154 del 2005;
la problematica coinvolge direttamente anche il Corpo di Polizia Penitenziaria, il cui impiego nell'ambito dell'Ufficio per l'Esecuzione Penale Esterna è destinato ad ampliarsi, anche in considerazione della sperimentazione dei nuclei di verifica della Polizia Penitenziaria negli uffici locali;
la questione è stata oggetto di specifica corrispondenza tra la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria e il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, che non ha però sollecitato determinazioni, tanto che l'ultima bozza di decreto risale al 22 novembre 2007;
si ritiene che la discussione debba essere ripresa ed approfondita, in quanto vi sono alcuni profili (in particolare, l'impiego del personale del Corpo e la relativa forma di dipendenza, nonché i compiti operativi da attribuire) che devono essere necessariamente sottoposti al più presto all'esame delle Organizzazioni Sindacali rappresentative del Corpo di Polizia penitenziaria -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere rispetto alle citate problematiche e se non ritenga opportuno fissare con urgenza un incontro con le sigle sindacali della Polizia penitenziaria per avviare un'approfondita analisi finalizzata alla redazione, secondo parametri quanto più condivisi, dei decreti attuativi per il funzionamento dell'Ufficio per l'esecuzione penale esterna.
(4-02675)

LABOCCETTA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con ampio rilievo sono state riportate dalla stampa notizie relative alla conduzione di consulenze tecniche conferite dall'ex sostituto Procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi De Magistris nell'ambito dei procedimenti penali n. 1217/05 e 2057/06 RGNR mod. 21 al dottor Gioacchino Genchi;
in particolare è emerso che il consulente avrebbe acquisito i tabulati delle conversazioni telefoniche effettuate su utenze in uso a membri del Parlamento e del Governo nazionale, a Magistrati, esponenti di Partiti e persone che, per il ruolo istituzionale, godono di tutela specifica come i funzionari del SISMI;
come pare, ed in esecuzione di delega del Procuratore Generale di Catanzaro, il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri ha accertato che il Genchi avesse conoscenza della certa riconducibilità a enti istituzionali come la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati di alcune delle utenze per le quali, illegittimamente, venivano richiesti i dati di traffico telefonico;
allo stesso modo, è emerso che il Genchi avesse avuto certezza della sicura riconducibilità a funzionari del SISMI, a magistrati in servizio o fuori ruolo presso

il Ministero della Giustizia ed addirittura a magistrati della DNA, tra cui lo stesso Procuratore Nazionale Antimafia, dottor Pietro Grasso, di utenze telefoniche delle quali venivano acquisiti i dati di traffico;
come pure appreso, al dottor Genchi sono state revocate le consulenze commissionategli dal De Magistris e lo stesso risulta essere stato iscritto nel registro degli indagati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per ipotesi di reato collegate all'esecuzione delle predette consulenze;
come pubblicato sul suo blog, il dottor Gioacchino Genchi, vice questore aggiunto della Polizia di stato, collocato in aspettativa non retribuita sin dal 2000, dopo la revoca delle consulenze, è rientrato in servizio stato poi successivamente sospeso;
nello stesso blog il medesimo dà atto di continuare a svolgere consulenze per la stessa Procura della Repubblica di Roma che lo sottopone ad indagine per i motivi innanzi detti -:
se lo stesso risulti ancora svolgere consulenze del tipo di quelle per le quali è ora sottoposto a procedimento penale;
se, in particolare, il Genchi stia svolgendo attività di consulenza per conto della Procura di Catanzaro.
(4-02677)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore del decreto ministeriale 30 novembre 2007 (Gazzetta Ufficiale n. 13 del 16 gennaio 2008 Suppl. Ordinario n. 12), relativo alle qualifiche e abilitazioni per il settore di coperta e di macchina per gli iscritti alla gente di mare, il Ministero dei trasporti e della navigazione ha istituito nuove qualifiche e abilitazioni, in conformità alla convenzione internazionale STCW, che vanno a sostituire i titoli professionali di macchina e coperta per il personale imbarcato appartenente alla prima categoria della gente di mare;
per accedere alle nuove abilitazioni è necessaria un'apposita e specifica formazione obbligatoria (necessaria per ottenere il rilascio della certificazione IMO - International maritime Organization) che deve essere realizzata presso strutture idoneamente attrezzate e autorizzate dal Ministero del trasporti;
attraverso la circolare esplicativa n. 17 del 17 dicembre 2007, la Direzione generale per il trasporto marittimo, lacuale e fluviale, al fine di dare piena e completa applicazione della convenzione internazionale SCTW '78 (nella sua versione aggiornata), fornisce direttive specifiche in materia di formazione e addestramento del personale da impiegare a bordo delle navi italiane in applicazione delle normativa internazionale, comunitaria e nazionale;
per quanto concerne le abilitazioni professionali marittime per la pesca, restano in vigore i titoli professionali previsti dal regolamento per l'esecuzione del codice della navigazione, senza nessuna possibilità di accedere alle professioni del traffico. Va però considerato che anche i titoli professionali marittimi per la pesca saranno soggetti a revisione in applicazione della convenzione internazionale SCTW Fishing;
un recente studio (Censis - Economie del Mare 2006) evidenzia che già dal 2010 ci sarà bisogno di 46.000 ufficiali marittimi, mentre saranno ben 225.000 i marinai semplici in esubero; pertanto, sono soprattutto i dati della domanda di ufficiali naviganti e di personale altamente specializzato a preoccupare tutti operatori del settore, dato che rappresenta una criticità di assoluto rilievo per l'intero sistema, in quanto, oltre a minare alla base l'operatività delle navi, può anche compromettere la stessa sicurezza della navigazione;

negli anni passati, proprio per promuovere l'innalzamento dei livelli di professionalità e competenza nel settore marittimo, favorire la qualificazione professionale, la progressione di carriera e lo sviluppo occupazionale nei sub comparti marittimi (pesca professionale, trasporti marittimi - merci e persone, ...) è stata consolidata, da parte di marittimi iscritti alla gente di mare di 1o categoria (tra i quali tantissimi pescatori), l'acquisizione, di abilitazioni professionali marittime per la pesca e per il traffico (Padrone marittimo 2o Classe per la pesca, Padrone marittimo 2o Classe per il Traffico, Marinaio Autorizzato alla Pesca, Marinaio Autorizzato al Traffico) allo scopo di cogliere tutte quelle opportunità occupazionali provenienti dai vari comparti del mare;
nella circolare esplicativa di cui sopra viene prevista la data dei 31 luglio 2009 (C.6 norme transitorie) quale termine ultimo per poter ottenere il riconoscimento dei titoli professionali marittimi al traffico già acquisiti, mediante l'accesso alla formazione obbligatoria (ai sensi della convenzione STCW) e la registrazione presso le Capitanerie di porto (per il rilascio del certificato IMO);
il costo complessivo della formazione obbligatoria - totalmente a carico dei singoli marittimi interessati - si aggira attorno ai 5.000 euro, ai quali vanno aggiunti i costi di trasporto, visto e alloggio particolarmente elevati per i lavoratori marittimi del medio-alto Adriatico - dove non sono presenti strutture autorizzate, ad esempio per i corsi antincendio di base e avanzato - che sarebbero conseguentemente costretti a sbarcarsi per un certo periodo e spostarsi in altre regioni (Pavia, Taranto, Napoli, Genova, ...);
non è stata realizzata una capillare azione informativa (sono stati soltanto appesi nelle bacheche informative presso le Capitanerie di Porto i nuovi regolamenti) e di supporto per favorire l'acquisizione delle nuove abilitazioni marittime, una parte consistente di marittimi non sono ancora a conoscenza delle nuova normativa in vigore che rischia di escluderli dal mercato del lavoro marittimo per mancanza dei requisiti previsti dalla nuova norma, nonostante abbiano maturato decenni di esperienza professionale in mare -:
se non ritenga necessario prorogare di almeno un anno il termine del 31 luglio 2009, al fine di:
a) mettere in atto adeguate iniziative per permettere ai marittimi interessati di acquisire le necessarie e dovute informazioni ed accedere alla formazione obbligatoria prevista dal decreto;
b) consentire alle associazioni di categoria, in stretto rapporto con le Regioni, di predisporre le strutture e i servizi tecnico-professionali essenziali per fornire una formazione qualificata, soprattutto in regioni come l'Emilia-Romagna dove non sono presenti istituti tecnici nautici o marittimi.
(5-01231)

Interrogazione a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è svolto il viaggio inaugurale del nuovo treno «Frecciarossa» sulla tratta Milano Centrale-Roma Termini;
a bordo - con uno stuolo di operatori del sistema mediatico - viaggiava (nell'inedito ruolo di «Capotreno») il Presidente del Consiglio che, con la sua presenza e con la sua ben nota «verve» dava grande enfasi all'avvenimento;
le cronache hanno riportato i dati record del viaggio (punta di velocità a 362 km orari, tre ore esatte la durata della percorrenza, eccetera) e descritto l'avvenimento come una dimostrazione di efficienza e di puntualità del nuovo servizio proposto dalle Ferrovie dello Stato;

l'attivazione effettiva della nuova tratta con le modalità di percorrenza «inaugurate» dal Presidente del Consiglio non avverrà che a dicembre;
da più parti sono giunte lamentele su ritardi e blocchi di treni di pendolari che incrociavano il viaggio inaugurale del «Frecciarossa», determinando un disservizio abbastanza diffuso, con ricadute a catena su molte tratte gestite da Trenitalia che hanno provocato ritardi a lavoratori, studenti e semplici passeggeri in quelle stesse ore impegnati su percorsi diversi;
in questi mesi Trenitalia ha soppresso diverse tratte in numerose zone del Paese;
il livello di efficienza, di puntualità e di qualità - soprattutto delle tratte locali e regionali - di Trenitalia è pesantemente diminuito in questi ultimi tempi -:
se Trenitalia abbia valutato il costo economico della operazione di inaugurazione con il «Frecciarossa»;
se Trenitalia abbia considerato i disagi che andava a provocare su diverse tratte per consentire che il «Frecciarossa», con a bordo il Presidente del Consiglio, potesse fare il percorso - in maniera del tutto artificiale - nel tempo di tre ore;
quanti siano i cittadini che hanno chiesto il risarcimento a Trenitalia per i ritardi provocati dalla cerimonia di inaugurazione e quante siano le ore perse dai lavoratori per i ritardi accumulati;
se ritenga imputabili con l'attuale situazione di crisi economica e sociale esibizioni di questo tipo per presentare un servizio che - forse - potrà essere messo a disposizione dei normali cittadini soltanto fra nove mesi, lasciando nel contempo in una condizione di insufficienza molte tratte di percorrenza regionale e locale, utilizzate prevalentemente da pendolari per motivi di studio e di lavoro subendo sempre più spesso il disagio di crescenti e dannosi ritardi.
(4-02671)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi i cittadini di Cotronei, piccolo centro montano del Crotonese, hanno promosso una civile e democratica protesta contro il continuo e ripetuto fenomeno di pascolo abusivo. Terreni coltivati di straordinaria bellezza ambientale, dove si trovano tra l'altro ulivi secolari e dove si produce un olio di grandissima qualità, sono fatti oggetto di una continua devastazione da parte di bestiame di ogni tipo che in questi luoghi viene condotto a pascolare, contro qualsiasi criterio di civiltà e rispetto e in contrasto con tutte le disposizioni normative che regolano il fenomeno;
le lamentele e le denunce, sempre più numerose, hanno spinto le amministrazioni locali, che si sono succedute negli anni, a promuovere tutta una serie di iniziative di sensibilizzazione alla giustizia ed alla legalità, nel tentativo di metter fine al selvaggio pascolo abusivo che perdura in questi territori;
a tale proposito la stessa amministrazione comunale ha appositamente disposto, con specifica ordinanza del sindaco, la non pascolabilità di tutti i terreni agricoli ricadenti nel territorio comunale di Cotronei, ma nonostante tale divieto i pastori continuano a non rispettare la legge;
per di più negli ultimi tempi, sta crescendo fra i proprietari interessati, un'altissima tensione, stanchi dei continui soprusi a cui sono sottoposti, visto anche gli spiacevoli episodi negativi che hanno fatto registrare l'estirpazione di cancelli e lo sfondamento di recinzioni di loro proprietà,

senza che sia stata avviata alcuna procedura a carico dei responsabili di tali misfatti;
i proprietari terrieri locali si sentono ormai inermi di fronte a tanta indifferenza, sempre più rassegnati a veder sfumare un patrimonio che per decenni hanno coltivato e curato, visti i numerosi appelli caduti finora nel nulla;
sarebbe opportuno intervenire tempestivamente - e senza ulteriori indugi - affinché sia assicurato in tempi certi la fine di tale problematica assicurando il ripristino della legalità, dato anche che moltissime famiglie, traggono la loro unica fonte di sostentamento economica dalla coltivazione dei terreni in questione;
l'adozione di provvedimenti adeguati eviterebbe di portare al tracollo l'intera economia locale, e scongiurerebbe la possibilità che si manifestino episodi e circostanze guidate solo dalla rabbia -:
se non ritengano di dover stimolare gli organi competenti a un impegno straordinario affinché gli atti intimidatori e criminali riferiti non abbiano a ripetersi.
(4-02667)

BOBBA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Capo II del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante disposizioni in materia di incandidabilità, ineleggibilità ed incompatibilità alla carica di amministratore degli enti locali, prevede, in particolare all' articolo 64, per le Provincie ed i Comuni sopra i 15.000 abitanti, un'espressa incompatibilità tra la carica di consigliere comunale e provinciale e quella di assessore nella rispettiva giunta;
il comma 2 dello stesso articolo dispone che, qualora un consigliere comunale assuma la carica di assessore interno nella Giunta, cessa dalla carica di consigliere all'accettazione della nomina, e al suo posto subentra il primo dei non eletti;
la giurisprudenza dominante è indirizzata verso l'opportunità di evitare un conflitto tra le diverse funzioni, di componente dell'organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo e quella di componente dell'organo esecutivo dello stesso comune e, la finalità dell'articolo 64, di conseguenza non dovrebbe comportare incompatibilità tra l'incarico di consigliere comunale e quello di assessore esterno presso due comuni diversi, come previsto invece dall'articolo 65 per la diversa ipotesi del consigliere comunale che rivesta analoga carica di consigliere in altro comune;
l'articolo 37 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 definisce in maniera inequivocabile il ruolo del Sindaco, quale componente del Consiglio comunale e di Presidente dello stesso nei Comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti;
l'articolo 47, commi 3 e 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, prevede la possibilità del sindaco di nominare gli assessori esterni anche al di fuori dai componenti del consiglio, tra cittadini in possesso di requisiti di candidabilità, eleggibilità e compatibilità a consigliere di cui all'articolo 60 dello stesso decreto legislativo;
il parere del Consiglio di Stato del 22 ottobre 2008, in ultima analisi, auspicando un intervento del legislatore, ne sostiene la possibilità, solo nel caso in cui l'amministratore acquisisca dapprima la carica di assessore esterno e poi quella di consigliere comunale e non viceversa;
lo stesso parere del Consiglio di Stato, citato in premessa, esplicita e interpreta due casi;
il primo caso, prima assessore poi consigliere, per il quale sarebbe possibile cumulare i due incarichi, in quanto al momento del conferimento dell'incarico di assessore esterno il futuro amministratore è in possesso dei requisiti per assumere quell'ufficio e se successivamente decide di candidarsi a consigliere comunale non sussiste alcuna ipotesi di incandidabilità,

ineleggibilità ed incompatibilità previste dall'articolo 60, comma 1, n. 12, e dall'articolo 65 del T.U.O.E.L. per consigliere comunale;
il secondo caso, prima consigliere, poi assessore, nel quale se un soggetto ricopre già la carica di consigliere, non è possibile cumulare i due incarichi, perché in quel momento l'amministratore non è più in possesso dei requisiti richiesti dall'articolo 47 del T.U.O.E.L.;
gli articoli 47 e 60 del decreto legislativo n. 267/2000 pur non sancendo espressamente l'incompatibilità tra le cariche, prevedono, tuttavia, che in capo a colui che viene nominato assessore da parte del sindaco sussistano gli stessi requisiti che sarebbero necessari per una potenziale candidatura alla carica di consigliere;
al fine di eliminare l'eventuale cumulo di incarichi contrario al sistema delineato dalla normativa in materia di enti locali ed elaborato dalla giurisprudenza della Corte di cassazione, l'assessore esterno, qualora sia chiamato a ricoprire anche la carica di consigliere presso altro comune, dovrà optare per il mantenimento di una sola carica;
non è prevista nell'ambito del Capo II del T.U.O.E.L. un'espressa ipotesi di incompatibilità tra consigliere comunale ed assessore esterno di due comuni diversi;
in linea generale, è possibile il cumulo di incarichi presso enti diversi, salvo le ipotesi di incompatibilità appositamente previste, da cui è effettivamente possibile evincere un conflitto nell'eventuale cumulo, che sono di stretta interpretazione e non estensibili analogicamente;
lo stesso Consiglio di Stato nel parere citato in premessa precisa che «la Sezione, nel rendere così la risposta al quesito, esprime l'auspicio che sia adottata una iniziativa legislativa per colmare la lacuna nel medesimo senso dell'articolo 65, comma 2, decreto legislativo n. 267 del 2000, in modo che le uguali conseguenze regolino situazioni caratterizzate dallo stesso profilo sostanziale;
gli election days si svolgeranno il 6 e 7 giugno prossimi venturi, e comprenderanno anche le elezioni amministrative comunali -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario dare una corretta interpretazione della normativa in esame, al fine di evitare investiture che legittimino un evidente conflitto di interessi tra differenti istituzioni rappresentate dalla stessa persona fisica;
se lo stesso Ministro non ritenga che attraverso la presente normativa, anche alla luce di interpretazioni contrastanti, si eluda di fatto il vincolo, di cui all'articolo 51, comma 2, TUOEL 267/2000, del secondo mandato oltre al quale la stessa persona non può candidarsi per la terza volta consecutiva a ricoprire la carica di Sindaco, mentre, nel caso di specie, può contemporaneamente far parte di due organi esecutivi e di un organo di indirizzo e controllo politico amministrativo in due diversi Comuni, declinando di fatto una governabilità anomala del territorio, nelle sue diverse implicazioni ed articolazioni;
se, infine, il Ministro non ritenga, sulla base di quanto auspicato dal Consiglio di Stato, assumere iniziative normative urgenti in occasione delle prossime elezioni amministrative ed europee, per chiarire in modo definitivo la materia, con apposita norma positiva.
(4-02680)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento all'ennesimo atto di grave intolleranza avvenuto all'Hotel Europa a Bologna il 25 marzo dove un gruppo firmatosi «virus intestinale antifascista» ha imbrattato muri, lampadari e pavimenti dell'albergo con escrementi;
tale increscioso episodio segue l'attentato alla sede della Lega e dimostra quanto siano gravi i rischi «eversivi» a

Bologna e la necessità di un controllo sistematico del territorio da parte delle Forze dell'ordine per arginare ogni forma di violenza ed intolleranza;
Bologna è, secondo l'interrogante, ridiventata il centro di un'eversione politica estremamente ramificata che spazia dall'appoggio all'estremismo islamico alla violenza contro partiti e cose del centro-destra e comunque non accetta le regole di una convivenza democratica;
l'interrogante, pur senza fare processi alle intenzioni, di fronte al ripetersi di fatti di violenza, teme possa esservi una regia occulta di quanto sta accadendo a Bologna -:
se intenda prevedere il rafforzamento, pur in presenza di oggettive difficoltà, degli organici delle Forze dell'ordine, e di quali elementi disponga circa l'esistenza di legami fra qualche rappresentante dell'estrema sinistra presente nelle istituzioni e settori della eversione, problematica più che mai attuale.
(4-02684)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

SALVINI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
entro il 31 maggio 2009, la regione Lombardia dovrà procedere alla copertura definitiva di 123 posti di dirigenti scolastici;
per l'anno scolastico 2008/2009 i posti resisi vacanti e disponibili a livello nazionale dal 1o settembre 2008, risultano essere 794 in totale. In particolare, la ripartizione dei suddetti posti è così articolata: Abruzzo 23 posti, Basilicata 24, Calabria 51, Campania 67, Emilia Romagna 55, Friuli Venezia Giulia (Ital.) 16, Friuli Venezia Giulia (Slov.) 0, Lazio 65, Liguria 24, Lombardia 123, Marche 19, Molise 10, Piemonte 44, Puglia 74, Sardegna 36, Sicilia 64, Toscana 41, Umbria 13, Veneto 45;
detti posti saranno presumibilmente occupati «quasi esclusivamente» da dirigenti scolastici meridionali;
le nomine a dirigenti scolastici saranno determinate ai sensi delle disposizioni seguenti: articolo 1, comma 605, lettera c) e comma 619 della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007); articolo 1, comma 6-sexies della legge n. 17 del 2007, circolare ministeriale n. 40 del 26 aprile 2007, articolo 24-quinquies della legge n. 31 del 2008, relativo all'Intersettorialità-Interregionalità;
ai sensi della citata circolare ministeriale n. 40 del 2007 i posti in parola saranno ricoperti, per il corso-Concorso Ordinario (bandito con d.d.g. 22 novembre 2004, nel seguente ordine: i candidati inclusi nell'aliquota del 10 per cento (articolo 11, comma 18 d.d.g. 22 novembre 2004; i candidati ammessi con riserva che hanno completato la procedura concorsuale (articolo 1, comma 6-sexies, decreto-legge n. 300 del 2006 convertito con legge n. 17 del 2007); i candidati ammessi al corso di formazione intensivo (articolo 1, comma 619, legge n. 296 del 2006); per il corso-Concorso Riservato bandito con decreto ministeriale del 3 ottobre 2006, nel seguente ordine: i candidati inclusi nell'aliquota del 10 per cento (articolo 10, comma 8, decreto ministeriale 3 ottobre 2006) articolo 1, comma 605 lettera c)), quintultimo periodo della legge n. 296 del 2006; i candidati graduati oltre il 10 per cento recuperati e ammessi al corso di formazione, (articolo 1 comma 605 lettera c) terzultimo periodo legge n. 296 del 2006); per il corso-Concorso Riservato (bandito con DDG 17 dicembre 2002) nel seguente ordine: i candidati recuperati ammessi al corso di formazione (articolo 1, comma 605 lettera c), terzultimo periodo della legge n. 296 del 2006); i candidati che hanno completato la procedura concorsuale ma privi di almeno 1 (uno)

anno di incarico di presidenza (articolo 1, comma 605 lettera c), ultimo periodo legge n. 296 della legge 2006);
la legge n. 31 del 2008 al citato articolo 24-quinquies trasforma le graduatorie dei corsi-concorsi ordinari e riservati in graduatorie ad esaurimento e consente il superamento della settorialità e della regionalità;
la prima ricaduta della citata norma cioè «l'intersettorialità», sta subentrando in ambito regionale, poiché a seguito delle nomine conferite nell'ordine di cui sopra, residuano posti vacanti ed autorizzati;
in tale ipotesi, a domanda degli interessati e sempre nell'ordine di cui alla circolare ministeriale n. 40 del 2007, agli stessi può essere attribuito l'incarico dirigenziale in settore diverso da quello per cui si è concorso;
la seconda ricaduta, invece, sta dando corso all'applicazione dei principi dell'interregionalità e dell'intersettorialità sui posti autorizzati residuati in alcune regioni, tra cui la Lombardia;
le citate norme sono state emanate «in via transitoria», nell'attesa che, ai sensi del comma 618 della legge n. 296 del 2006, fosse emanato il nuovo regolamento per il reclutamento dei dirigenti scolastici;
con effetto dalla data di entrata in vigore del predetto «regolamento» saranno abrogate le disposizioni vigenti con esso incompatibili, la cui ricognizione è affidata al regolamento medesimo;
il Ministro interrogato ha già predisposto il predetto regolamento con cui intende privilegiare, a differenza delle vecchie modalità, il merito rispetto all'anzianità di servizio;
per accedere alle prove concorsuali bisognerà superare una preselezione di carattere culturale e professionale;
il concorso sarà unico per tutti gli ordini di scuola e si svolgerà a livello regionale;
i vincitori, prima di ottenere l'incarico dirigenziale dovranno affrontare un periodo di formazione sotto la supervisione di un Istituto universitario e un tirocinio professionale di almeno tre mesi in una scuola -:
se non ritenga opportuno definire con urgenza le nuove modalità concorsuali e di reclutamento dei dirigenti scolastici, garantendo la quota del 50 per cento ai residenti nella regione di riferimento, privilegiando l'interregionalità tra regioni che si estendono nella medesima area del nord, del centro e del sud.
(3-00460)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO e DE BIASI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie in nostro possesso, il Prefetto di Milano ha vietato lo svolgimento del convegno dal titolo «Attualità del pensiero di Julius Evola» promosso dal comune di Buccinasco (MI) per il 27 novembre 2008 che si sarebbe dovuto svolgere nella sala comunale;
l'intervento del Prefetto di Milano è avvenuto in seguito al divieto del comune di Buccinasco di organizzare per la stessa data e nello stesso luogo un incontro sul tema delle leggi razziali promosso dall'ANPI in occasione del settantesimo anniversario della loro emanazione;
negli stessi giorni sono stati distribuiti al Liceo Parini di Milano, sembrerebbe con il consenso del dirigente scolastico, prof. Carlo Arrigo Pedretti, numerosi volantini del comune di Buccinasco che annunciavano il convegno «Attualità del pensiero di Julius Evola»;
tale distribuzione è stata effettuata solamente al Liceo Parini di Milano e il Dirigente Scolastico pare abbia pubblicamente ottenuto per il suo comportamento la piena solidarietà delle organizzazioni giovanili di stampo neo-fascista;

su richiesta di numerosi insegnanti e dei segretari generali dei sindacati FLC/CGIL e della CISL/SCUOLA è stato convocato in data 27 gennaio 2009 il Collegio dei docenti del Liceo Parini per chiarire quanto accaduto -:
se non intenda approfondire le dinamiche dell'episodio e le eventuali responsabilità del Dirigente Scolastico della scuola in questione.
(5-01226)

CAVALLARO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come risulta da una nota dell'Agenzia Ansa, sede regionale di Ancona in data 25 marzo scorso la sindacalista Daniela Barbaresi, segretaria generale della Flc Cgil Marche, ha annunciato che per effetto dei provvedimenti amministrativi assunti o in corso di assunzione da parte del Ministero sarà operato un «taglio» di 824 docenti nelle Marche;
i posti in meno nelle scuole marchigiane a partire dal prossimo settembre saranno 249 nella scuola primaria, 319 nella scuola secondaria di primo grado e 256 nella scuola secondaria di secondo grado;
tale dato è desumibile, secondo il sindacato, sia dalle tabelle riassuntive dei tagli dei posti per il personale docente per il prossimo anno scolastico sia dalla bozza della circolare in materia emanata dal MIUR;
questi dati devono ritenersi pressoché definitivi e sono purtroppo pesantissimi per la scuola pubblica marchigiana;
questo è l'effetto del taglio di 37.000 posti circa operato a livello nazionale;
se si aggiungeranno gli ulteriori tagli che verranno definiti nei prossimi mesi sull'organico di fatto (5.000 posti a livello nazionale) e il taglio di 443 posti Ata (taglio del 17 per cento dell'organico attuale), si arriva a cifre insostenibili per garantire il buon funzionamento delle istituzioni scolastiche marchigiane;
il Presidente della Giunta regionale delle Marche, Gian Mario Spacca, sempre in una nota dell'agenzia Ansa del 25 marzo 2009 ha definito inaccettabile il taglio agli organici della scuola pubblica da parte del Ministero, in quanto mette in seria difficoltà il servizio e la qualità del sistema di istruzione;
in una regione come le Marche, contraddistinta dall'esistenza di piccoli centri, questa scelta risulta particolarmente pesante e punitiva, soprattutto per le aree interne e montane;
in un momento di difficoltà economica, decidere di risparmiare sull'istruzione è sicuramente un'operazione miope, che fra l'altro contraddice il dichiarato proposito del Governo di investire nell'istruzione, nella ricerca scientifica ed in un cambiamento degli stili di vita che ridia all'istruzione il giusto ruolo nelle priorità sociali;
bisognerebbe investire nell'istruzione pubblica e accompagnare attentamente la formazione dei nostri giovani e la loro miglior qualificazione nel mondo del lavoro e sui mercati globali;
la Regione, le Province ed i Comuni delle Marche, unitamente alle organizzazioni sindacali risultano aver già segnalato al Ministro le difficoltà che vengono a crearsi per la scuola pubblica marchigiana, invitandola anche a visitare la regione -:
se il Ministro interrogato, al fine di porre urgente rimedio alla lamentata situazione, intenda:
a) confermare la gravità dei dati e della situazione della scuola marchigiana che essi rappresentano;
b) partecipare ad un momento di confronto all'interno del tavolo regionale per la scuola perché tutte le componenti del mondo scolastico e delle istituzioni

locali e sociali abbiano la possibilità di confrontarsi sulle ricadute del provvedimento;
c) assumere tutte le iniziative governative, di organizzazione e di proposta ed iniziativa legislativa, anche per superare l'attuale stato della legislazione rivelatosi gravemente lesivo del diritto costituzionale all'istruzione.
(5-01232)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 18 dicembre 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato gli schemi di regolamento che contengono i nuovi curricula dei Licei e degli Istituti Tecnici che verranno attuati a partire dall'anno scolastico 2010-2011. Dalla lettura di tali curricula emerge la completa e totale sparizione del Diritto e dell'Economia dai licei e un loro forte ridimensionamento negli istituti tecnici;
l'articolo 1 della legge n. 169 del 30 ottobre 2008 ha introdotto nel piano di studi del primo e del secondo ciclo di istruzione la nuova disciplina denominata «Cittadinanza e Costituzione», ricomprendendola, tuttavia, nell'ambito delle ore di lezione già assegnate alla materia «Storia»;
il Parlamento europeo e il Consiglio, con raccomandazione del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE), hanno individuato otto competenze chiave per l'apprendimento permanente, fra le quali: «competenze sociali e civiche» e «spirito di iniziativa e imprenditorialità»;
nell'allegato n. 1 al decreto del Ministero della pubblica istruzione 22 agosto 2007 n. 139, «Regolamento recante norme in materia di adempimento dell'obbligo di istruzione», emanato ai sensi dell'articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Gazzetta Ufficiale 31 agosto 2007 n. 202) si descrivono con precisione le competenze di base che gli alunni devono possedere a conclusione dell'obbligo di istruzione e le conoscenze relative a tali competenze, tra le quali: «Costituzione italiana, organi dello Stato e loro funzioni principali, conoscenze di base sul concetto di norma giuridica e di gerarchia delle fonti, principali problematiche relative all'integrazione e alla tutela dei diritti umani e alla promozione delle pari opportunità, organi e funzioni di Regione, Provincia e Comune, conoscenze essenziali dei servizi sociali, ruolo delle organizzazioni internazionali, principali tappe di sviluppo dell'Unione europea, regole che governano l'economia e concetti fondamentali del mercato del lavoro, strumenti essenziali per leggere il tessuto produttivo del proprio territorio, principali soggetti del sistema economico del proprio territorio»;
nella Conferenza UNESCO 2003 i Ministri dell'educazione si sono impegnati a fare in modo che le scuole diventino luoghi privilegiati di studio ed esercizio dei diritti umani;
già nei primi anni Novanta, il progetto Brocca, per coprire una lacuna della formazione di base del cittadino, introduceva il Diritto e l'Economia come materie obbligatorie in tutti gli indirizzi;
la relazione illustrativa allo schema regolamento sui licei, del 18 dicembre 2008, prevede che «La cultura liceale, obiettivo comune a tutti i percorsi, fornisce gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita dei temi legati alla persona ed alla società nella realtà contemporanea, affinché lo studente si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alla realtà». In questo senso lo studio del Diritto e dell'Economia appare fondamentale e la decisone di rendere queste materie opzionali è invece fortemente in contrasto con gli obiettivi della formazione liceale;
la scelta di estromettere o quanto meno limitare fortemente la presenza del diritto e dell'economia dai curricula degli

istituti di istruzione secondaria, prevista anche nella precedente proposta di riforma Moratti, era già stata a suo tempo fortemente criticata dalle più importanti associazioni di categoria del mondo produttivo. Infatti, nel documento comune del 1o agosto 2005, 16 Organizzazioni di rappresentanza delle imprese (Abi, Agci, Ania, Casartigiani, Cia, Coldiretti, Claai, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confetra, Confindustria, Confservizi e Legacoop) precisavano che tra gli obiettivi del secondo ciclo si doveva garantire «oltre ai saperi dei diversi indirizzi, le conoscenze giuridiche e la conoscenza dell'assetto istituzionale-economico-giuridico dei sistemi occidentali»;
il Presidente della Corte Costituzionale Flick e il Presidente della Repubblica Napolitano hanno di recente lamentato e denunciato la profonda ignoranza dei giovani italiani in campo giuridico ed economico;
nelle scuole dei diversi Paesi dell'Unione europea il Diritto e l'Economia sono materie che figurano come fondamentali in tutti i piani di studio scolastici mentre, invece, la scuola italiana forma in campo scientifico, letterario e artistico, ma non forma in campo economico-giuridico, con la conseguenza che un ragazzo che dopo le superiori vorrà iscriversi in una facoltà scientifica o letteraria intraprenderà questi corsi di studio avendo dei saperi di base mentre un ragazzo che vorrà iscriversi in una facoltà economico-giuridica non avrà la benché minima idea delle materie che dovrà studiare;
i concorsi pubblici e le selezioni private richiedono conoscenze di Diritto e di Economia anche nei casi in cui non siano diretti all'assunzione di personale specializzato nel settore economico-giuridico;
le Università italiane, attraverso le SSIS, hanno organizzato, dal 2001 ad oggi, impegnativi e costosi corsi per la formazione di personale docente specializzato in discipline economico-giuridiche; personale che, a seguito della prospettata riduzione delle ore di diritto ed economia, rimarrà inutilizzato con evidente inutile dispendio di risorse pubbliche;
attualmente l'Educazione Civica è materia compresa nei curricula dei percorsi formativi, ma la realtà scolastica che emerge è che tale materia, di fatto, non viene insegnata. Non solo perché è affidata a docenti non specializzati (i docenti di Lettere), ma anche perché, essendo ricompresa nel monte ore di Storia, gli insegnanti non hanno sufficiente tempo per trattare la materia;
la riduzione delle ore di Diritto e di Economia, infine, sembra in contrasto con il provvedimento di Fioroni relativo all'esaurimento delle graduatorie ex permanenti in quanto avrà come inevitabile effetto quello di sovraffollarle maggiormente -:
quali provvedimenti di propria competenza intenda disporre per garantire l'introduzione del Diritto e dell'Economia come discipline obbligatorie nelle scuole secondarie di I e II grado, allineando così la formazione scolastica italiana alle competenze richieste a livello europeo e l'affidamento della nuova materia «Cittadinanza e Costituzione» ai docenti specializzati ed abilitati all'insegnamento della medesima.
(4-02664)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA, PALAGIANO e MURA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'informatore scientifico del farmaco (ISF) ricopre un ruolo molto importante nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale e del settore farmaceutico;
l'ISF ha il compito di presentare ai medici, ai farmacisti e ai veterinari i nuovi

prodotti medicinali, dietetici e erboristici, indicandone l'efficacia terapeutica, la composizione, le controindicazioni, la posologia e le modalità di impiego;
il professionista ISF inoltre, raccoglie informazioni sulla diffusione dei farmaci, nell'ambito ospedaliero svolge attività di monitoraggio sulle gare di appalto per la fornitura dei medicinali e vigila sull'osservanza delle norme relative alla farmacovigilanza;
l'attività dell'ISF dimostra che il ruolo di questo professionista non è quello di operatore commerciale, considerato che il farmaco è un bene pubblico;
inoltre l'ISF deve avere una grande competenza nel settore scientifico per poter svolgere correttamente la sua attività;
la recente chiusura di grandi multinazionali del farmaco in Spagna, in Belgio, in Svizzera, in Inghilterra e in America, è sintomo di una grave crisi trasversale dell'industria del farmaco che sta avendo ripercussioni anche nel nostro Paese;
in Italia si registra la perdita di oltre 4 mila posizioni lavorative negli ultimi due anni, e si stima che da qui al 2010 ci saranno altri 5 mila esuberi;
la categoria più a rischio di licenziamenti è proprio quella degli informatori scientifici del farmaco, e ciò anche a causa dell'assenza di una politica industriale di ampio respiro;
in particolare, l'uso strumentale del trasferimento di ramo d'azienda comporta licenziamenti collettivi di ISF, in contrasto con le leggi vigenti e al contempo, garantisce ingenti profitti;
secondo Carmelo Carnovale, segretario generale SLF Cobas lavoro privato, sindacato dei lavoratori dell'industria farmaceutica, la conseguenza di questa indiscriminata pratica della cessione è che «le aziende che prendono in carico rami d'azienda inesistenti hanno interesse solo a gestire i contratti dei lavoratori che hanno "acquistato" in modo che costino loro meno di quanto le aziende cedenti hanno pagato nelle cessioni e non hanno alcun interesse a svolgere il Servizio di informazione sui farmaci e di farmacovigilanza, previsti dalle norme che regolano la materia»;
oltre ad essere grave che nel settore dell'informazione scientifica si creino rami autonomi nella ricerca-sviluppo-produzione e commercializzazione dei farmaci, la condizione di precarietà lavorativa degli ISF in questo contesto non può che aggravarsi, visto che le imprese, dopo poco tempo dalla cessione dei lavoratori, possono procedere a nuove assunzioni con contratti a tempo determinato o a termine -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato nella presente interrogazione e quali iniziative intenda assumere al fine di preservare la stabilità lavorativa degli ISF, professionisti nel settore farmaceutico, che negli ultimi anni, a causa della pratica indiscriminata della cessione di rami d'azienda, stanno subendo licenziamenti collettivi.
(5-01225)

SCHIRRU, FADDA, CALVISI, MELIS e PES. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il DURC è il certificato che, sulla base di un'unica richiesta, attesta contestualmente la regolarità di un'impresa per quanto concerne gli adempimenti INPS, INAIL e Cassa Edile verificati sulla base della rispettiva normativa di riferimento;
il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, stabilisce che il DURC deve essere esibito dalle imprese e dai lavoratori autonomi al committente o al responsabile dei lavori per attestare la regolarità tecnico professionale. Il documento permette quindi alle imprese di dimostrare di aver regolarmente adempiuto agli obblighi previdenziali, assistenziali ed assicurativi nei confronti dell'INPS e dell'INAIL;
il decreto ministeriale 24 ottobre 2007 ha stabilito le «modalità di rilascio e

i contenuti analitici del documento unico di regolarità contributiva» e ne ha esteso a tutti i settori economici l'applicabilità rispetto alla disciplina originale, che ne limitava l'applicazione ai settori dell'agricoltura e dell'edilizia, ed ha introdotto, fra gli adempimenti da effettuare per ottenere il rilascio del DURC, la materia della sicurezza del lavoro;
il 28 gennaio 2009, con la legge di conversione n. 2, è stato convertito in legge, con modificazioni, il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 (misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione, impresa), norma che apporta importanti innovazioni in tema di DURC;
con circolare n. 5 del 30 gennaio 2008, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha precisato che il DURC è richiesto «anche ai lavoratori autonomi, ancorché privi di dipendenti, nell'ambito delle procedure di appalto di opere, servizi e forniture pubblici, e nei lavori privati dell'edilizia», stante il disposto dell'articolo 3, comma 8, decreto legislativo n. 494 del 1996 che prevede che il committente svolga verifiche nei confronti degli appaltatori, con esplicito riferimento sia alle «imprese esecutrici» che ai «lavoratori autonomi»;
il DURC non può essere sostituito da un'autocertificazione (sentenza n. 4035 del 25 agosto 2008 del Consiglio di Stato); la legge finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006), ha previsto che l'accesso delle aziende ad ogni tipo di beneficio, normativo o contributivo, sarebbe stato subordinato al suo possesso;
il DURC dovrà essere rilasciato entro il termine massimo di trenta giorni dal ricevimento della domanda di rilascio, ed avrà validità di: 1 mese nell'ambito degli appalti pubblici ed ai fini della erogazione di benefici, 3 mesi ai fini degli appalti privati in edilizia;
regolarità contributiva è «la correttezza nei pagamenti e negli adempimenti previdenziali assistenziali e assicurativi, nonché di tutti gli obblighi previsti dalla normativa rispetto all'intera situazione aziendale». Si evidenzia poi che la regolarità deve essere accertata alla data di richiesta e deve sussistere al momento di presentazione della dichiarazione. La regolarità contributiva verrà dichiarata anche in pendenza di contenzioso amministrativo e sino a decisione dello stesso. La novità è nel chiarimento che «ai soli fini di partecipazione a gare di appalto», un'omissione contributiva non grave non impedisce il rilascio del DURC. La gravità dell'omissione contributiva è individuata nella circolare secondo due parametri, introdotti al fine di escludere dalla partecipazione alle procedure di affidamento delle concessioni e degli appalti pubblici quelle aziende che abbiano commesso violazioni gravi, definitivamente accertate, alle norme in materia di contributi previdenziali e assistenziali: scostamento pari o inferiore al 5 per cento tra somme dovute e versate in riferimento a ciascun periodo di paga o contribuzione; scostamento inferiore a 100 euro, fermo restando l'obbligo di pagamento entro 30 giorni dal rilascio del DURC;
il DURC verrà quindi ugualmente rilasciato se le omissioni contributive accertate avranno uno scostamento tra somme dovute e versate superiore al 5 per cento, ma in presenza di un debito inferiore ai 100 euro;
il DURC doveva essere uno strumento per combattere il lavoro nero. In realtà l'eccessiva rigidità con cui si applica la norma che lo ha istituito, sta portando all'agonia decine di imprese artigiane in Sardegna e non solo. Si tratta appunto di un problema a carattere nazionale, ma nel territorio sardo, a causa della crisi economica, è ancora più pressante e sta portando all'agonia decine di imprese -:
se non intenda assumere iniziative volte a garantire il rilascio del DURC in tempi certi, al fine di evitare che le imprese, senza propria colpa, siano danneggiate per effetto dei mancati, tardivi o parziali, atti di notifica degli accertamenti da parte degli enti convenzionati con i

relativi inviti alla regolarizzazione della propria posizione in caso di errori ed inadempienze.
(5-01229)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 508 del 1999 ha dato il via al rinnovamento della formazione musicale in Italia, ha dato il via, tra ombre e dubbi, all'attivazione dei trienni sperimentali che portano al raggiungimento di un diploma di I e II livello. In pratica questa legge ha uniformato il percorso di studi dei Conservatori Musicali al modello delle Università Italiane, anche i Conservatori si sono dotati di percorsi didattici chiamati 3+2. Di conseguenza anche le tasse si sono riformate: dalle vecchie 40.000 lire a circa 300,00 euro annue;
ora nonostante la riforma abbia equiparato i Conservatori alle Università, una lavoratrice vedova dal 2007 e madre di due figli di cui uno minore ed il maggiore studente al Conservatorio Musicale di Salerno (ordinamento classico e nuovo ordinamento) denuncia che quest'ultimo si è visto negare dall'INPDAP di Napoli il riconoscimento della quota (20 per cento) della pensione di reversibilità a lui spettante in quanto orfano di padre e in quanto studente in corso legale di studi e non superante il 26o anno di età;
l'INPDAP di Napoli che liquida la pensione di reversibilità sia alla vedova che al figlio minore, non la riconosce al figlio maggiore, perché studente al Conservatorio, seppure egli abbia inoltrato regolare istanza all'ente previdenziale;
in sostanza, nonostante i Conservatori siano stati equiparati a Università, l'INPDAP di Napoli non li riconosce tali;
tutto ciò, comunque, non è mai stato formalizzato con una risposta scritta ma solo verbalmente -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali iniziative di propria competenza intenda assumere per indurre l'INPDAP a pronunciarsi sulla questione dei Conservatori, a prescindere anche dalla situazione specifica.
(4-02666)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRONER e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 12 della legge n. 273 del 2002 aveva l'obiettivo di promuovere un azione di razionalizzazione e riduzione della sovracapacità produttiva del comparto delle fonderie di ghisa e di acciaio, importante settore dell'industria nazionale;
il decreto ministeriale del 6 febbraio 2006 (decreto Scajola) ha stabilito gli adempimenti necessari per le operazioni di smantellamento e distruzione fisica degli impianti produttivi, che ha comportato per le imprese interessate una rilevante perdita economica e finanziaria, che peraltro deve essere risarcita dal contributo previsto dalla citata legge;
con l'articolo 51-quater del decreto-legge n. 248 del 2007, convertito con modificazioni dalla legge n. 31 del 2008 (Milleproroghe) si è inteso assicurare il corretto iter procedurale del citato decreto ministeriale 6 febbraio 2006 con il quale provvedere a liquidare l'indennizzo finanziario;
le imprese interessate attendono da circa 3 anni di ricevere il credito maturato nei confronti dello Stato, ed in questo grave momento di ristrettezze finanziarie, le banche impongono di restituire le somme anticipate per le operazioni di smantellamento degli impianti di fonderia;

le imprese italiane, secondo quanto affermato dal Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, vantano nei confronti della pubblica amministrazione un credito di oltre 70 miliardi di euro -:
quali iniziative urgenti intenda assumere per accelerare i tempi di pagamento dell'indennizzo previsto dalla legge al fine di evitare ulteriori danni economici alle imprese industriali.
(5-01227)

Interrogazione a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Ittierre S.p.A del gruppo IT Holding con sede in Pettoranello del Molise (Isernia) dal 12 febbraio scorso è in amministrazione straordinaria ai sensi della cosiddetta Legge Marzano n. 39 del 18 febbraio 2004;
le centinaia di aziende façoniste pugliesi di piccola e media impresa operanti nel settore del tessile, collegate alla Ittierre S.p.A, stanno vivendo un momento molto difficoltoso che si aggiunge a quello dovuto alla crisi dell'intero comparto;
in particolare le aziende façoniste vantano nei confronti della Ittierre S.p.A. crediti insoluti per forniture effettuate a decorrere dall'anno 2008;
in tale situazione, mentre per l'azienda Ittierre S.p.A la situazione debitoria attualmente risulta congelata, le aziende façoniste si trovano a vivere una duplice difficoltà finanziaria che non consente alle stesse di riprendere ossigeno, poiché gli istituti bancari oltre a far cessare i finanziamenti nei loro confronti chiedono alle aziende il rientro immediato delle loro esposizioni debitorie;
l'intero indotto è ridotto allo stremo, le piccole imprese rischiano di chiudere la propria attività determinando la catastrofica conseguenza di licenziare i propri dipendenti e dalle prime stime approssimative rilevate si parlerebbe di circa 20.000 lavoratori nella sola regione Puglia -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno convocare con urgenza un tavolo istituzionale atto a prendere visione, nella piena interezza, di questa grave problematica al fine di tutelare l'avvenire delle centinaia di aziende façoniste collegate all'azienda Ittierre e di tutti i loro lavoratori.
(4-02669)

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la ex legge 153 non ha più valore in sede extra europea e non permette gli interventi necessari sul territorio;
l'editoria italiana riserva scarsa attenzione alla produzione di materiale didattico (cartaceo e multimediale) per il mercato dell'America Latina, (materiale che diventa inesistente quando si parla di bambini e adolescenti);
le procedure di formazione e aggiornamento del corpo docente utilizzando risorse locali, d'accordo con università italiane, garantendo così la continuità di un processo formativo che non può essere quello saltuario offerto oggi continua ad essere alla base dei rapporti scolastici dell'america meridionale;
i sussidi previsti nei capitoli di spesa a questo argomento dedicati non sono stati erogati per intero negli anni 2005, 2006, 2007 -:
se e quando il Governo intenda saldare i sussidi erogati per gli anni scolastici 2004 e seguenti, dal momento che molti istituti stanno già chiudendo per mancanza di denaro necessario alla remunerazione degli stipendi ai docenti di lingua italiana;
se il Governo intenda promuovere tutte le azioni necessarie perché siano disponibili su tutto il territorio materiali didattici multimediali relativi a tutte le fasce scolastiche e in grado di soddisfare le esigenze di un mercato esponenziale;
se il Governo intenda produrre normative chiare e finalizzate all'effettiva diffusione della lingua italiana, dando agli enti status per produrre certificazioni che siano valide lungo tutto l'excursus scolastico;
se il Governo intenda promuovere la nascita di una scuola parallela tra l'Italia ed i vari stati che intendono usufruirne, per formare i futuri formatori scolastici al di fuori del territorio italiano.
(4-01387)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Uno degli strumenti utilizzati dal ministero degli affari esteri al fine di promuovere la lingua italiana nel mondo è quello di organizzare corsi di lingua e cultura italiana per i connazionali. Tali corsi, in passato, assolvevano eminentemente la funzione di mantenere vivo il legame dei nostri emigrati con la lingua di origine. La legge n. 153 del 1971 (recepita dal decreto legislativo n. 297 del 1994), che regola i corsi di lingua e cultura italiana, fu concepita, infatti, per soddisfare le esigenze sociali e culturali maturate in seno all'emigrazione.
Negli anni, a seguito di un processo di integrazione (ed inevitabilmente in alcuni casi di assimilazione) nella realtà dei Paesi

di residenza, le caratteristiche di tali iniziative si sono via via modificate. I giovani italiani o di origine italiana residenti all'estero sono per lo più nati nei Paesi di emigrazione ed integrati nella realtà sociale locale. La buona conoscenza dell'italiano non ha più quindi esclusivamente la funzione di mantenere forte e salda una identità, ma diventa un valore aggiunto per inserirsi più agevolmente nel mondo del lavoro e per raggiungere migliori posizioni sociali. Tali corsi possono essere gestiti da enti, associazioni, comitati e scuole locali (enti gestori), ai quali ministero degli affari esteri, sulla base delle disponibilità di bilancio, concede contributi a valere sul capitolo 3153. Gli enti gestori, circa 280 nel 2008, assumono direttamente gli insegnanti sulla base della normativa locale. Ai docenti - in totale circa 7.500 unità - viene richiesto un titolo di studio valido per l'insegnamento. Gli allievi che frequentano i corsi sono circa 650.000 in tutto il mondo. L'aggiornamento degli insegnanti sopra menzionati viene svolto annualmente, nell'ambito dei progetti elaborati dagli enti locali, gestori delle iniziative, con il coordinamento e monitoraggio degli Uffici scolastici consolari. I corsi sono condotti da enti formatori esperti nel settore, università italiane, a volte anche in collaborazione con istituzioni accademiche locali di comprovata esperienza. Ai corsi di aggiornamento, realizzati grazie all'intervento del ministero degli affari esteri, debbono aggiungersi quelli che, in numerose realtà, vengono organizzati dalle istituzioni locali preposte alla formazione, soprattutto per i docenti che insegnano nei corsi integrati nelle scuole del Paese ospitante. Il materiale didattico utilizzato nei corsi di lingua e cultura italiana ex lege 153, nel rispetto dell'autonomia didattica, viene scelto sulla base delle decisioni scaturite nel collegio dei docenti, sentiti i consigli di classe (articolo 188 del decreto legislativo n. 297 del 1994). Esso viene acquistato dagli enti gestori che ricevono contribuiti ministeriali (Cap. 3153), sulla base della valutazione delle richieste presentate e nell'ambito delle risorse disponibili. Obiettivo perseguibile e, in alcuni casi, attuato in via sperimentale, è quello di offrire la certificazione di competenza linguistica, nel quadro di intese specifiche con istituzioni locali. Peraltro, affinché detta certificazione risponda allo scopo, l'insegnamento deve essere altamente qualificato e rigoroso e svolgersi nel rispetto dei programmi linguistici locali. Specie negli ultimi anni, nei Paesi dove è maggiormente presente la comunità italiana, sono state stipulate convenzioni tra i Consolati Italiani e le Autorità statali, provinciali e municipali locali. Tali convenzioni regolano l'inserimento o l'integrazione dell'insegnamento della lingua italiana nei sistemi scolastici dei suddetti Paesi, con il riconoscimento, ove possibile, da parte delle scuole locali, del valore curricolare dell'italiano. Da parte italiana vi è un impegno a contribuire alla formazione dei docenti locali e a fornire materiale didattico, anche di tipo multimediale. I Paesi principalmente interessati da tali convenzioni sono, tra gli altri, Argentina, Australia, Brasile, Canada, USA.
Per quanto riguarda in particolare il settore dell'istruzione scolastica in America Latina, il ministero degli esteri garantisce il sostegno alla rete di 83 scuole italiane paritarie di tipo bilingue italiano-spagnolo e italiano-portoghese, funzionanti nell'anno 2007.
Molte scuole hanno una lunga tradizione spesso più che centenaria e coprono tutti i gradi di studio, dalla scuola dell'infanzia alle scuole secondarie di secondo grado. Esse sorgono nei principali Paesi (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Perù, Uruguay, Venezuela) che sono stati meta di forti flussi migratori provenienti dall'Italia, nel periodo a cavallo fra il XIX ed il XX secolo ed al termine della seconda guerra mondiale.
Tali Istituti sono oggi frequentati da circa 9.900 alunni, in grande maggioranza locali (circa 94 per cento).
Il mistero degli affari esteri li sostiene con l'invio di personale docente di ruolo (38 insegnanti), dirigenti scolastici presso gli uffici consolari (10) e con la concessione di contributi alle scuole non governative che nell'anno 2007 hanno raggiunto la somma di 2.068.728 euro di cui 23.000 euro destinati

all'aggiornamento ed alla formazione di docenti di italiano locali.
Per favorire la diffusione della lingua italiana, nell'anno 2007 sono stati erogati ulteriori contributi (82.635 euro) per l'istituzione di cattedre di italiano presso scuole locali governative o private e per l'organizzazione di corsi di lingua e cultura italiana riservati ai loro docenti.
Sono stati anche sostenuti presso atenei locali o scuole paritarie, come nel caso di La Plata e Santiago, percorsi accademici destinati alla formazione di docenti di italiano.
Inoltre, in collaborazione con il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, si è dato avvio ad un programma di formazione iniziale per il personale scolastico di ruolo in servizio all'estero.
Il mistero degli affari esteri spedisce regolarmente all'estero materiale didattico di tipo cartaceo (libri) e multimediale (DVD; CD rom) per la promozione della cultura in generale e della lingua italiana in particolare.
Questo materiale viene di norma inviato in base alle richieste che giungono dalla rete dei lettori all'estero (263), nonché dagli Istituti di Cultura e dalla scuole straniere in cui si insegna l'italiano.
Per quanto riguarda le certificazioni, il ministero degli esteri ha stipulato, oltre alla nota convenzione con la società Dante Alighieri, anche convenzioni-quadro sulla certificazione di conoscenza della lingua italiana con l'Università per stranieri di Perugia, l'Università per stranieri di Siena e l'Università Roma Tre. Tali convenzioni permettono di sostenere presso gli Istituti di Cultura all'estero le prove per il conseguimento di certificazioni di conoscenza dell'italiano.
Infine, per ciò che riguarda nello specifico la scarsa attenzione che l'editoria italiana riserverebbe all'America Latina, si può sottolineare che l'Italia è stata ospite d'onore alla Fiera internazionale del libro di Guadalajara 2008, la più grande dell'America Latina e la seconda al mondo dopo Francoforte.
Anche in considerazione di questo importante evento è stato dato un impulso maggiore agli incentivi dedicati alla traduzione di libri italiani in lingua spagnola (nel solo 2008 sono stati concessi 38 fra premi e contributi per la traduzione di libri italiani in lingua spagnola in America Latina).

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

BELTRANDI, ZAMPARUTTI e BERNARDINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella puntata della trasmissione di «Superquark» andata in onda su Raiuno giovedì 31 luglio 2008, uno dei documentari era dedicato all'eccellenza del centro di preparazione e addestramento dei cani da fiuto della Guardia di finanza. Durante un'intervista ad un responsabile del centro veniva spiegato che il centro, riconosciuto tra i migliori del mondo, collabora con le forze dell'ordine di alcuni Paesi, tra questi, è stato sottolineato, la Repubblica islamica dell'Iran -:
se non ritenga il Ministro della difesa che la situazione venutasi a creare a livello internazionale, in particolare in ambito militare, con l'Iran non richieda l'immediata interruzione di questo tipo di collaborazione;
se non ritenga il nostro Governo che questo tipo di collaborazione con le forze dell'ordine di un Paese come l'Iran, responsabile del mancato rispetto dei più elementari diritti civili e umani e dei valori democratici, contribuisca alla persecuzione del dissenso interno oltre che a forme violente di repressione dei cittadini non allineati con le posizioni del Governo.
(4-00907)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde, gli onorevoli interroganti chiedono, alla luce di quanto appreso nel corso di una trasmissione televisiva, relativamente ad un centro di addestramento per cani da fiuto della Guardia di Finanza,

utilizzato per effettuare corsi di addestramento per appartenenti alle forze dell'ordine di alcuni paesi stranieri, tra cui l'Iran, se non sia il caso di interrompere ogni sorta di collaborazione con quest'ultimo paese. Ciò, secondo quanto affermato dagli interroganti in considerazione del fatto che un paese come l'Iran si è più volte reso responsabile del mancato rispetto dei più elementari diritti civili ed umani, nonché dei valori democratici.
Al riguardo, il comando generale della Guardia di Finanza ha chiarito che nell'ambito degli accordi di collaborazione siglati tra il Governo italiano e l'ambasciatore iraniano, il ministero dell'Interno-dipartimento della pubblica sicurezza-direzione centrale e per i servizi antidroga, nell'agosto del 2004, ha chiesto la disponibilità del corpo ad organizzare un corso di addestramento per cinque unità cinofile a favore di personale appartenente alla Polizia iraniana con oneri a carico della predetta direzione.
Il dicastero dell'interno, a seguito dell'adesione all'iniziativa manifestata dal comando generale, nell'ottobre 2007, ha reso noto che le autorità iraniane avrebbero inviato tre appartenenti alla polizia iraniana per lo svolgimento del predetto corso; sottolineando, altresì, la rilevanza strategica del rapporto di collaborazione instaurato con l'Iran, in virtù del ruolo chiave svolto da quel paese, quale area di transito di circa il 53 per cento dell'oppio e dell'eroina prodotti nel vicino Afghanistan.
Il corso in argomento, che ha avuto luogo dal 26 marzo al 23 luglio del 2008 presso il centro addestramento di specializzazione-corso allevamento e addestramento cinofili della Guardia di Finanza, con sede in Castiglione del Lago (Perugia), è terminato col conseguimento, da parte dei tre agenti della polizia iraniana, della specializzazione di «Conduttore cane antidroga».
Il comando generale ha, inoltre, chiarito che, negli ultimi anni, nell'ambito del settore cinofilo antidroga, il corpo ha fornito la propria collaborazione alle Forze di Polizia di paesi esteri che ne hanno fatto domanda.
In particolare, nell'anno 2001, previa richiesta del ministero dell'interno-direzione centrale per i servizi antidroga, si è proceduto alla formazione di quattro unità cinofile a favore delle polizie di Argentina, Bolivia, Perù e Venezuela. Nell'anno 2003, su richiesta della polizia cantonale di Bellinzona (Svizzera), due cinofili dello stato elvetico hanno partecipato ad un corso di aggiornamento per Istruttori presso il reparto di addestramento cinofilo del corpo. Nell'anno 2005, in adesione ad una richiesta del ministero dell'interno spagnolo, due istruttori cinofili della
guardia civil hanno partecipato ad un periodo di aggiornamento volto a confrontare le diverse tecniche addestrative ed operative.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

BENAMATI, BELLANOVA e LOSACCO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
quasi tutte le Ambasciate italiane all'estero si sono dotate di call center che gestiscono l'agenda inerente le prenotazioni delle visite dei cittadini stranieri, necessarie ai fini della richiesta del visto di ingresso in Italia (per i Paesi dai quali è richiesto);
tali call center sono affidati a società esterne e locali che addebitano al cittadino straniero una cifra variabile, a seconda dei Paesi, dai 20 centesimi al minuto della Serbia all'1,2 euro della Moldavia;
accade ogni tanto che gli operatori dei call center lascino in attesa l'utente per 20-30 minuti per poi, in più casi, invitare a richiamare così come succede che nel periodo estivo, quando l'afflusso delle chiamate è maggiore, allo stesso vengano addebitate dai 10 ai 30 euro prima di riuscire ad ottenere un appuntamento; per quanto riguarda l'Egitto, ai fini dell'ottenimento del visto, un cittadino può rivolgersi a Il Cairo, presso l'Ambasciata d'Italia o al Consolato Generale di Alessandria;

da indagini recentemente effettuate risulta che, a differenza di quanto capita ad Alessandria, in cui la prenotazione tramite call center per fissare un appuntamento necessario al rilascio del visto è facoltativa, presso l'Ambasciata de Il Cairo, la prenotazione tramite call center (Vodafone) risulta obbligatoria (senza alcuna possibilità alternativa) e costa 2 lire egiziane al minuto, ovvero 24 centesimi al minuto;
ciò in un Paese in cui lo stipendio medio è di 200 euro al mese che si aggiungono al costo elevato del visto stesso (60 euro);
tutto ciò si pone in palese contrasto con quanto affermato dal Ministero degli Affari Esteri, nella precedente legislatura, in risposta alle interrogazioni degli onorevoli Venier (5-01389) e Forlani (5-01390) in cui si sottolineava che il ricorso allo strumento del call center non è obbligatorio per cui all'utente è lasciata sempre aperta la possibilità di rivolgersi direttamente alla Rappresentanza diplomatica per chiedere informazioni ed appuntamenti con modalità più tradizionali -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda intervenire per porre rimedio ad una situazione che penalizza fortemente i cittadini Egiziani che desiderano recarsi in Italia sia per turismo che per lavoro e che, in molti casi, non possono permettersi di sostenere dei costi così elevati per l'ottenimento di un visto.
(4-02078)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Tra le innovazioni che hanno consentito di abbattere, in molte sedi, i tempi di attesa per il rilascio dei visti e di conseguire un netto miglioramento del servizio vi è il ricorso ad agenzie esterne, tra cui i
«call center», che coadiuvano gli uffici nella gestione di alcune procedure propedeutiche o connesse al rilascio dei visti. Nella maggioranza dei casi, il ricorso ai «call center» riguarda solo la prenotazione dell'appuntamento dei richiedenti presso gli uffici dell'ambasciata o del consolato. Tale procedura consente alle Sedi di dedicarsi con maggiore speditezza ed efficacia all'esame delle pratiche, ai fini dell'eventuale concessione dei visti. Resta comunque assicurata la possibilità per i richiedenti di rivolgersi, se lo desiderano, direttamente agli uffici per fissare un appuntamento o per avere informazioni.
Il costo dell'utilizzo dei
«call center» è a carico dei richiedenti.
Testi normativi comunitari, ed il particolare il nuovo Codice comunitario sui visti, che dovrebbe essere approvato definitivamente prima della conclusione del mandato dell'attuale Parlamento europeo, entro il prossimo mese di giugno, prevedono esplicitamente la possibilità di far ricorso ad agenzie esterne per la gestione di parte delle procedure connesse al rilascio di visti.
In merito a quanto richiesto nella presente interrogazione circa il rilascio di visti presso l'Ambasciata d'Italia a Il Cairo - ed in particolare sul
«call center» gestito dalla società Vodafone (che può essere contattato dai richiedenti il visto per la fissazione di un appuntamento presso la Cancelleria consolare) - la Sede ha confermato che il ricorso al «call center» non è obbligatorio, dal momento che gli appuntamenti vengono anche fissati direttamente dall'Ufficio visti della Cancelleria consolare agli utenti che vi si rivolgono per fax, posta elettronica o telefono. Gli utenti che si rivolgono alla cancelleria, rappresentando l'esigenza di anticipare un appuntamento ottenuto tramite «call center», ricevono riscontro, con comunicazione telefonica o di posta elettronica, direttamente dall'ufficio.
Esiste inoltre la possibilità, per gli operatori economici inseriti in un'apposita lista, di accedere all'ufficio visti senza necessità di previo appuntamento.
Per rendere più chiare al pubblico le modalità secondo cui è possibile richiedere un appuntamento presso l'ufficio visti (che esamina direttamente le richieste, ricevendo al contempo gli interessati), è stato inserito

nel sito internet dell'Ambasciata un avviso che specifica il carattere non esclusivo né obbligatorio del ricorso al «call center».
Per quanto concerne il costo ed i tempi d'attesa delle chiamate al
«call center» Vodafone (che viene utilizzato attualmente da 11 ambasciate di Paesi Schengen a Il Cairo), periodiche verifiche dirette vengono condotte sia con la stessa società Vodafone sia con le altre Rappresentanze dei Paesi Schengen. Nelle ultime settimane, il funzionario Capo della cancelleria consolare ha personalmente effettuato verifiche supplementari. Attualmente, il costo al minuto del servizio di «call center» Vodafone è, per tutte le Ambasciate che ne usufruiscono, di 2 lire egiziane, pari al cambio attuale a circa 21 centesimi di euro. Per le chiamate da telefono fisso, vi è comunque un tetto massimo di spesa, dichiarato dalla Vodafone, di 20 lire egiziane (circa 2,1 euro), indipendentemente dalla durata della conversazione.
Quanto ai tempi medi di attesa, da verifiche effettuate
in loco, essi risultano variare tra i 30 ed i 90 secondi, dal momento della richiesta di colloquio all'effettiva risposta dell'operatore. Tale durata è garantita dalla Vodafone e viene periodicamente monitorata dalla cancelleria consolare. Il «call center» Vodafone risulta finora l'unico operatore ad offrire sul mercato il servizio in questione.
La nostra Ambasciata a Il Cairo ha inoltre segnalato che i lavori di adeguamento e di ristrutturazione degli ambienti destinati alla ricezione dei richiedenti il visto, attualmente in corso, hanno in parte ridotto la normale capacità di ricezione della struttura. Ciò ha potuto avere conseguenze anche sul numero di appuntamenti che il
«call center» è stato in grado di programmare o sulla tempistica degli appuntamenti, alcuni dei quali sono stati fissati ad alcune settimane di distanza dalla richiesta.
Della contingente situazione, in via di superamento, è stata data preventiva notizia, con adeguata campagna informativa locale, diretta alle Autorità egiziane ed al pubblico, anche con apposito comunicato pubblicato sul sito
web dell'Ambasciata.
I lavori di ristrutturazione si concluderanno nel prossimo mese di maggio, consentendo così alla Sede di operare con la massima capacità di assorbimento durante il periodo estivo, quello di maggiore afflusso di richieste.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

BORDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il territorio della provincia di Foggia è stato colpito da fenomeni meteorologici, piogge intense e nevicate abbondanti, che hanno provocato diffusi e gravi danni alle coltivazioni agricole e alla rete viaria;
in particolare, i comuni costieri di Manfredonia, Margherita di Savoia e Zapponeta hanno subito il duplice e dannoso effetto delle mareggiate e dell'esondazione di alcuni fiumi e torrenti, che hanno provocato l'allagamento dei campi coltivati su un fronte lungo circa 30 chilometri;
l'evento calamitoso ha colpito un'area particolarmente vocata per la produzione di ortofrutta, dunque di coltivazioni ad elevato valore aggiunto commerciale, per la cui coltivazione sono impiegati migliaia di lavoratori agricoli;
le aziende agricole danneggiate rischiano il fallimento a causa dell'impossibilità di far fronte alle rate in scadenza dei prestiti agrari;
a causa di tali eventi, la Giunta della provincia di Foggia ha formalmente avanzato alla Regione Puglia la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per:
a) favorire il celere riconoscimento dello stato di calamità naturale a sostegno delle aziende agricole del territorio della provincia di Foggia;

b) promuovere un'intesa con i principali istituti di credito per il rinnovo dei prestiti agrari contratti dalle aziende colpite dagli eventi calamitosi;
c) attivare misure di sostegno al reddito dei lavoratori del comparto agricolo iscritti negli elenchi anagrafici dei Centri territoriali per l'impiego della provincia di Foggia e residenti nei comuni colpiti dagli eventi calamitosi.
(4-02217)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente l'ondata di maltempo che ha colpito la provincia di Foggia nelle scorse settimane, con gravi danni alle coltivazioni, si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, occorre preliminarmente fare presente che, per il sostegno alle imprese agricole colpite potranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale, qualora a conclusione dei rilevamenti da parte degli organi tecnici della regione Puglia, territorialmente competente, verranno accertati danni superiori al 30 per cento della produzione lorda vendibile ordinaria.
Alla data odierna, ancora nessuna richiesta formale d'intervento è pervenuta a questa amministrazione.
Si assicura che non appena perverranno le proposta regionali, nei termini e con le modalità prescritte dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, recentemente modificato dal decreto legislativo 18 aprile 2008 n. 82, questo ministero provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione dei decreti di declaratoria con i quali si dispone l'attivazione delle misure di aiuto.
Ai sensi della vigente normativa, a favore delle aziende agricole colpite, in relazione alla tipologia dei danni, potranno essere concessi i seguenti aiuti:
contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria;
prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo;
proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso;
contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte.

Compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, con onere della spesa a carico del Fondo di solidarietà nazionale.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

CALVISI, SCHIRRU, FADDA, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, MARROCU, MELIS e PES. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), ha disposto, all'articolo 1, comma 461, la dismissione delle partecipazioni non strategiche dell'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.P.A. (ex «Sviluppo Italia») e, per quanto riguarda le società regionali, ha previsto che la dismissione possa avvenire anche tramite la loro cessione alle Regioni. La stessa disposizione ha fissato al 30 giugno 2008 il termine finale per il riordino delle partecipazioni della capogruppo; termine differito più volte, da ultimo al 31 dicembre 2008 (legge n. 31 del 2008 e legge n.129 del 2008);
il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 (cosidetto decreto milleproroghe), all'articolo 28, prevedeva che al fine di salvaguardare l'equilibrio economico e finanziario delle società regionali, le società regionali continuassero a svolgere le attività previste dai contratti di servizio con l'Agenzia nazionale in materia di autoimpiego e autoimprenditorialità (di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000), vigenti

all'atto del loro trasferimento alle regioni, fino al subentro di queste ultime nell'esercizio delle funzioni svolte dalla suddetta Agenzia in relazione a tali interventi;
per garantire la continuità nell'esercizio delle funzioni, l'articolo 28 disponeva, infine, che il Ministro dello sviluppo economico, con decreto di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definisce le modalità, i termini e le procedure per il graduale subentro delle regioni nelle funzioni svolte in materia di autoimpiego e autoimprenditorialità, che dovrà completarsi entro il 31 dicembre 2010;
ad oggi, il piano di riordino delle società regionali controllate dalla capogruppo è in una fase di stallo, in attesa di un provvedimento che definisca il passaggio degli strumenti, delle funzioni e delle risorse alle Regioni;
il Presidente della Conferenza Stato Regioni e delle Province Autonome con lettera del 15 maggio 2008 indirizzata al Ministro dello sviluppo economico, Onorevole Scajola, rilevava le difficoltà di diverse regioni a recepire le formulazioni del ministero relativamente agli aspetti di natura istituzionale e finanziaria criticando nel metodo e nel merito l'impianto proposto e invitando il Ministro al riavviare il confronto con le regioni al fine di individuare un chiaro percorso per mantenere in tutte le regioni del mezzogiorno l'operatività degli strumenti per l'autoimpiego e l'autoimprenditorialità;
nelle more del suddetto provvedimento, l'amministratore delegato di Invitalia (ex Sviluppo Italia) ha proceduto alla liquidazione di diverse società regionali (Sviluppo Italia Calabria, Sviluppo Italia Sardegna il 23 settembre 2008) operanti nel Mezzogiorno con la messa in mobilità e successivo licenziamento di centinaia di lavoratori e con il venir meno di importanti strumenti per l'occupazione (come le forme di autoimpiego, previste dal decreto legislativo 185/2000) in quelle regioni -:
se sia a conoscenza del fatto che il processo di ristrutturazione della ex Sviluppo Italia oggi Invitalia, ha avuto ed ha ancora come unico obbiettivo la cancellazione delle strutture operanti nelle sedi regionali del mezzogiorno e la salvaguardia della struttura centrale, con compiti, funzioni e risorse che dovevano essere trasferiti alle regioni;
se sia al corrente della gravità degli atti unilaterali posti in essere dalla Società Invitalia (ex Sviluppo Italia) nei confronti della società regionale Sviluppo Italia Sardegna oggi liquidata, la quale con un organico esiguo di soli tredici dipendenti potrebbe continuare a gestire gli strumenti di politica attiva del lavoro e rappresentare un presidio efficace per le azioni di sviluppo poste in essere dal governo;
se sia al corrente del fatto che nella stessa Regione Sardegna presso l'area industriale di Porto Torres è stata realizzata da Sviluppo Italia Sardegna SPA, una importante infrastruttura per lo start-up imprenditoriale (cosidetto incubatore d'impresa) per la quale sono stati spesi circa 6 milioni di euro di soldi pubblici e che a tutt'oggi attende di essere messa al servizio delle imprese e del territorio sardo;
se sia al corrente che, al di là della nuova configurazione giuridica di Sviluppo Italia diventata Invitalia, che il mancato trasferimento di risorse alle regioni con gli strumenti previsti dal decreto legislativo 185 del 2000, titolo I e II (fondi per il lavoro autonomo e l'autoimprenditorialità) impedisce alle regioni di farsi carico dei problemi del personale, mediante anche collocazioni in enti, agenzie o società a partecipazione regionale (in Sardegna tali risorse permetterebbero il salvataggio di 13 posti di lavoro, non presentando la struttura problemi registrati in altre regioni del mezzogiorno, ma permettendo di salvaguardare importanti e qualificate professionalità e competenze);

se sia al corrente della gravità degli atti unilaterali posti in essere dalla società Invitalia (ex Sviluppo Italia) nei confronti delle società regionali;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di garantire, anche per le regioni del Mezzogiorno, l'operatività degli strumenti di politiche attive del lavoro, che oggi rischiano di scomparire in tali realtà territoriali.
(4-01150)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, occorre premettere che, in attuazione di quanto disposto dalla legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007 articolo 1, commi 460-461) e in base a quanto previsto dal piano di riordino e dismissione, approvato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, in data 31 luglio 2007, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa s.p.a. ha dato immediato avvio alla procedura di cessione delle società regionali possedute, tra cui sviluppo Italia Sardegna, invitando le regioni interessate a manifestare l'eventuale interesse all'acquisizione delle stesse.
L'Agenzia ha avviato, quindi, tempestivamente, le trattative con tutte le regioni nel cui territorio è presente una struttura regionale del gruppo, con la finalità di definire un percorso concordato che consentisse di garantire il rispetto degli obblighi fissati dalla legge finanziaria e, nel contempo, di individuare soluzioni idonee a tutelare e valorizzare le risorse professionali presenti nelle aziende.
In assenza di una risposta da parte della regione Sardegna alla richiesta del 30 luglio 2007 ed in considerazione della difficile situazione economico-finanziaria della società, in data 23 settembre 2008, sviluppo Italia Sardegna è stata posta in liquidazione volontaria.
Si precisa che, solo dopo la messa in liquidazione della società, sono stati avviati i lavori per un «tavolo tecnico», finalizzati all'individuazione di una soluzione occupazionale per le 13 risorse lavorative, occupate presso la società regionale.
In particolare, negli incontri tenutosi il 10 ottobre e il 20 novembre 2008, tra l'agenzia, la regione Sardegna e le OO.SS., l'amministrazione regionale ha ribadito la volontà di riallocare il personale a tempo indeterminato, in organico alla società regionale, nell'ambito delle strutture «
in house» della regione stessa, previa copertura dei costi da parte dell'agenzia, in attesa del subentro della Regione nella gestione delle misure agevolative previste dal decreto legislativo n. 185 del 2000.
L'agenzia ha predisposto, quindi, una bozza di protocollo d'intesa che è all'esame del Ministero dello sviluppo economico e della regione Sardegna.
Attualmente, prosegue il confronto tra il ministero, la regione Sardegna e l'agenzia per la sottoscrizione di un protocollo d'intesa, finalizzato alla ricollocazione dei 13 dipendenti della società regionale e alla gestione degli strumenti a favore delle imprese di competenza di sviluppo Italia Sardegna (in liquidazione).

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Sviluppo Italia S.p.A, istituito con decreto legislativo n. 1 del 9 gennaio 1999, svolge il ruolo di agenzia nazionale per lo sviluppo d'impresa e l'attrazione degli investimenti, attività che trova riscontro da tempo assai più lungo in tutti i paesi occidentali con sistemi economici simili a quello italiano;
Sviluppo Italia è soggetto proprietario - sull'intero territorio nazionale - della rete degli incubatori di impresa che conta attualmente 24 incubatori operativi e 11 in fase di realizzazione;
tale rete, considerata la più grande nella Comunità europea, era stata affidata alle 17 società regionali che operavano sul territorio;
al 30 settembre 2006 le imprese presenti nei 24 incubatori erano 369, per

un'occupazione complessiva di 2.450 addetti ed una creazione di 1.014 PMI per 6.850 addetti;
l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., già Sviluppo Italia, è impegnata per accrescere la competitività del Paese -:
quali iniziative e misure il Governo abbia assunto o intenda assumere per il completamento dell'incubatore di Cividate Camuno.
(4-00870)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si rappresenta quanto segue.
L'edificio destinato alla realizzazione dell'incubatore di Cividate Camuno è l'
ex convento appartenuto all'ente ecclesiastico «famiglia della congregazione delle figlie della carità canossiane», edificio di interesse storico-architettonico.
L'edificio, ora di proprietà del comune e da questo concesso in usufrutto ventennale alla suddetta agenzia, è stato sottoposto a lavori di ristrutturazione, appaltati il 12 ottobre 2006 per un corrispettivo pari ad euro 2.085.460,92 (IVA esclusa), al netto del ribasso offerto (15,077 per cento) in gara, dall'aggiudicatario.
Nel corso dei lavori si sono rese necessarie alcune attività che hanno formato oggetto di una perizia di variante, con un incremento netto di lavori per euro 160.765,01.
I problemi legati ai vincoli urbanistici, segnalati dalla sovrintendenza, risultano superati. Sono state, inoltre, prese in considerazione e valutate alcune varianti migliorative, per le aree esterne e l'ampliamento dell'immobile da ristrutturare, proposte dal comune. Sarà quindi valorizzato il territorio, in linea con i progetti in essere con la comunità della Valcamonica, parte attiva nelle attività di avvio della gestione dell'incubatore.
La consegna dell'immobile, inizialmente indicata al 31 dicembre 2008, è ora prevista per fine marzo 2009, a seguito della messa a disposizione di ulteriori due edifici e delle aree verdi circostanti l'immobile, da parte dell'amministrazione comunale. L'agenzia, infatti, ha ritenuto opportuno procedere ad un'unica consegna, al termine dei lavori complessivi. Si renderà, poi, necessaria la formalizzazione del certificato di collaudo tecnico/amministrativo e del susseguente contratto a stipulare con il futuro gestore dell'incubatore.
Si rende noto che, questo ministero, ha stanziato i fondi per la copertura delle maggiori spese sopraggiunte a fronte delle migliorie e dell'ampliamento sopra descritto. La copertura di tali maggiori oneri sono stati richiesti dal comune di Civitade Camuno, al fine di rendere la struttura funzionale ed adeguata alla prevista attività di incubatore di imprese.
Si precisa, infine, che l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa ha avviato un proficuo confronto con le istituzioni locali per individuare soluzioni che consentano l'ottimale utilizzo della struttura in considerazione delle specificità territoriali, degli obiettivi di sviluppo economico produttivo e delle ulteriori iniziative pubbliche a supporto dell'incubatore.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la sera del 25 gennaio 2009, secondo le ricostruzioni fornite dall'Anas, un costone di montagna dell'ampiezza di 60 metri si è riversato su un tratto dell'Autostrada Salerno/Reggio Calabria, compreso tra gli svincoli di Rogliano e Altilia Grimaldi, in provincia di Cosenza, ricoprendo, con più di 10.000 metri cubi di terra e di fango, le due corsie autostradali per circa 80 metri;
questo smottamento ha provocato la morte di due persone ed il ferimento, per fortuna non grave, di altre quattro che viaggiavano a bordo di furgoncino che

transitava in quel tratto autostradale proprio nel momento del cedimento del fronte montagnoso;
la Procura della Repubblica di Cosenza, nel porre immediatamente in essere i primi atti necessari ed indispensabili a far luce su questo disastro, ha disposto il sequestro di 700 metri di tratto autostradale ed ha nominato un collegio di periti, esperti in materia di tecnica delle costruzioni e dissesto idrogeologico, che hanno già effettuato il primo sopralluogo nella giornata di martedì 27 gennaio 2009;
la stessa Procura della Repubblica di Cosenza, nell'aprire l'inchiesta giudiziaria, ha ipotizzato la commissione dei reati di disastro colposo ed omicidio colposo plurimo, notificando le relative informazioni di garanzia a due funzionari dell'Anas;
il Piano di Assetto Idrogeologico della Calabria, elaborato nel 2001 e costantemente aggiornato nel corso degli ultimi anni, individua, nella tavola cartografica dedicata al Comune di Altilia (Cosenza), diverse zone con frane definite «attive», alcune delle quali proprio a ridosso del tratto autostradale interessato dalla frana e posto sotto sequestro dalla magistratura;
la tragedia, dalle prime informazioni acquisite, sarebbe addebitabile al fattore dell'instabilità idrogeologica ed a quello delle pessime condizioni meteo, con le abbondanti precipitazioni piovose che ormai da due mesi colpiscono la Calabria e che hanno provocato sia disagi alla sicurezza della circolazione veicolare sia rischio per l'incolumità pubblica in seguito, anche, ai numerosi smottamenti che si sono registrati nei centri abitati calabresi;
nella provincia di Cosenza, si registrano le situazioni più critiche, con molti Comuni esposti a consistenti fenomeni franosi; con l'esondazione del fiume Crati che alla sua foce ha determinato forti criticità nei Comuni di Corigliano Calabro e di Cassano all'Jonio; con ben centoquaranta strade, su un totale di centosessanta, interessate da frane di diversa pericolosità; con trenta ordinanze di sgombero eseguite nelle abitazioni di diciotto Comuni e che hanno obbligato circa quattrocento persone ad abbandonare la propria abitazione;
l'Ordine dei Geologi della Calabria ha più volte denunciato lo stato di abbandono idrogeologico in cui versa il territorio regionale ed ha evidenziato, anche ultimamente, che ben il 68 per cento dei Comuni presenta almeno un'area a rischio frana con possibile pericolo per l'incolumità pubblica visto che gli smottamenti interessano direttamente i centri abitati;
sempre secondo l'Ordine dei Geologi, in Calabria non verrebbe applicata il decreto del Presidente della Repubblica che obbliga tutte le Regioni al controllo preventivo di tutti quei progetti che riguardano modifiche al territorio, tanto che quasi il 95 per cento degli interventi sfuggirebbero a qualsiasi tipo di controllo preventivo;
il Capo Dipartimento della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, in un'audizione presso la Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, ha dichiarato che in Calabria ci sono diecimila frane perimetrate, duemilacinquecento aree individuate come zone con elevato rischio franoso e che nessuno dei quattrocentonove Comuni calabresi può ritenersi al sicuro rispetto ad uno smottamento improvviso;
lo stesso Bertolaso ha affermato che è stato istituito un tavolo tecnico Regione Calabria/ Dipartimento Protezione civile al fine di fare un primo censimento dei «danni reali» provocati dall'ondata di maltempo e che sono stati già richiesti 15 milioni di euro per far fronte alle emergenze presenti nei vari territori;
la situazione di emergenza vissuta in questi mesi in Calabria, è anche e soprattutto il frutto dell'assenza o, comunque, della poca incisività di politiche per la difesa e la tutela del suolo che vadano

nella direzione di garantire uno sviluppo sostenibile e rispettoso del territorio -:
quali iniziative urgenti intendano adottare al fine di realizzare una maggiore vigilanza sul territorio, contribuendo a scongiurare il verificarsi di analoghi tragici avvenimenti;
quali iniziative intendano adottare per dare una prima risposta immediata alla situazione di emergenza venutasi a creare nel territorio calabrese.
(4-02280)

Risposta. - Nei mesi di dicembre e gennaio 2009 l'intera penisola è stata interessata da una diffusa ondata di maltempo e, in particolare, la Calabria è stata caratterizzata da precipitazioni persistenti che, seppure con intensità relativamente modeste, hanno riversato sul territorio ingenti volumi di pioggia.
Questi ultimi hanno aggravato il preoccupante stato in cui versa il territorio regionale, determinando problematiche costituite non tanto dall'esondazione dei bacini, in grado di determinare le piene più rovinose se sollecitati da impulsi brevi ed intensi, ma da un dissesto idrogeologico di versante.
Già dalla serata del 9 dicembre, una perturbazione di origine atlantica ha generato sull'Italia una rilevante fase di maltempo, caratterizzata da manifestazioni nevose al nord e da precipitazioni, anche temporalesche, accompagnate da forti venti e mareggiate, al centro sud.
Nelle giornate dal 10 al 13 dicembre si sono verificate piogge moderate, localmente molto elevate, sulla regione Calabria che hanno superato, diffusamente, i 200 mm e, localmente, i 300 mm.
I quantitativi delle precipitazioni hanno comportato un superamento, seppure locale, delle soglie pluviometriche relative a livelli di criticità elevata, con tempi di ritorno almeno ventennali.
L'entità delle piogge ha determinato l'attivazione di dissesti idrogeologici ed idraulici dovuti a fenomeni di instabilità dei versanti di tipo superficiale di limitate dimensioni, nonché il generarsi di deflussi superficiali in grado di impegnare significativamente il reticolo idrografico secondario e, in condizioni di media saturazione dei terreni, come in questo caso, anche il reticolo principale. A ciò si sono aggiunti altri fenomeni in atto, quali venti e mareggiate, che hanno ulteriormente aggravato gli effetti sul territorio.
Anche dalla metà del mese di gennaio la regione Calabria ha continuato ad essere interessata da fenomeni meteorologici abbastanza persistenti, caratterizzati da precipitazioni estremamente abbondanti, accompagnate da un'intensa attività elettrica e da venti di burrasca.
Dopo una breve pausa concessa dal maltempo, a partire dal pomeriggio del 20 gennaio è ripresa una nuova importante fase temporalesca, caratterizzata dal succedersi di diversi impulsi perturbati, di cui il più rilevante si è manifestato nei giorni 24 e 25 gennaio.
L'evento più grave che, purtroppo, ha causato la perdita di due vite umane ed il ferimento di persone, si è verificato la sera del 25 gennaio su un tratto dell'autostrada A3 (Salerno-Reggio Calabria), dove un fenomeno di dissesto, iniziato come
soil slip (scivolamento del suolo), si è evoluto in movimento franoso di tipo complesso, provocando il conseguente cedimento del muro di contenimento in cemento armato e delle barriere paramassi sopra di esso installate. Tale fenomeno ha determinato il blocco della circolazione all'altezza del km 283 in direzione sud, tra gli svincoli di Rogliano e Altilia-Grimaldi, con la deviazione del traffico verso l'uscita Cosenza nord.
Dall'analisi delle precipitazioni, relativamente alla zona tra Altilia e Rogliano, è emerso che i 348 mm registrati nella stazione di Rogliano nel mese di gennaio rappresentano il quarto caso critico negli ultimi 86 anni. Tali precipitazioni, pressoché continue (con solo 8 giorni asciutti sui 28 giorni del periodo considerato), sommate a quelle dello scorso mese di dicembre nella medesima stazione, pari a 307 mm, portano a 650 mm i valori di precipitazione complessivamente cumulata nei mesi di dicembre e gennaio. Il terreno, in tali condizioni, è rimasto in uno stato di costante imbibizione e, verosimilmente, prossimo alla saturazione.

Nella notte del 29 gennaio 2009, un altro evento franoso si è verificato nel territorio comunale di Tropea, in provincia di Vibo Valentia mentre, nel corso della mattinata del 30 gennaio, si sono verificati altri numerosi eventi avversi sul territorio della provincia di Reggio Calabria.
L'autostrada A3 è stata interessata da due fenomeni franosi, uno in località Santa Trada e l'altro in corrispondenza dello svincolo per Scilla; la SS 181 è stata chiusa nel tratto tra Villa San Giovanni e Scilla perché interessata, in ben cinque siti, da fenomeni franosi di particolare criticità, nonché da altri piccoli smottamenti che hanno invaso il manto stradale; i territori di Bagnara Calabra e di Scilla sono rimasti isolati sempre a causa di fenomeni di dissesto idrogeologico ed idraulico e altri eventi franosi, pericolosi ed estesi, si sono verificati nell'area di Tropea e nelle zone della provincia.
Già in occasione del verificarsi dei primi eventi meteorologici relativi al dicembre 2008, presso le prefetture di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, sono stati attivati i centri di coordinamento dei soccorsi (C.C.S.) che hanno operato per garantire e supportare la gestione degli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata.
Sono state promosse attività di contenimento e monitoraggio dei corsi d'acqua in piena nel reggino, tra cui il torrente Vacale, nel comune di Polistena, dove, purtroppo, è deceduto un uomo. Si è operato in provincia di Vibo Valentia dove si sono verificati smottamenti, cedimenti delle sedi stradali e colate di fango vicino ai centri abitati e si è provveduto all'allontanamento preventivo di alcuni nuclei familiari.
Ulteriori interventi sono stati realizzati a causa delle esondazioni diffuse alla foce del fiume Crati, responsabile delle criticità nei comuni di Cassano allo Ionio, Corigliano Calabro (Cosenza) e nell'area di Gioia Tauro, dove diverse famiglie, a titolo precauzionale, sono state evacuate.
Per quanto riguarda gli interventi posti in essere per la frana di Rogliano si fa presente che il dipartimento della protezione civile ha mantenuto costanti contatti, oltre che con le sale operative delle diverse strutture, anche con il prefetto di Cosenza, i responsabili della protezione civile regionale, i vertici operativi dell'ANAS e della polizia stradale e con il direttore sanitario presente sul luogo dell'evento. Sul posto, già stavano operando le squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco, della polizia stradale, del 118 e dei tecnici dell'ANAS con i mezzi necessari all'intervento tecnico urgente, reperiti in zona e implementati da macchine movimento-terra della regione e dell'ANAS. È stata, quindi disposta l'immediata chiusura del tratto autostradale tra Cosenza e Falerna, nelle more dell'effettuazione delle necessarie verifiche di stabilità dei versanti ed il traffico deviato è stato convogliato sulla strada tirrenica SS18, attraverso la SS107.
Il capo del dipartimento, in seguito agli eventi meteorologici, ha promosso, d'intesa con il presidente della regione Calabria, un incontro nel pomeriggio del 29 gennaio 2009 con tutti i rappresentanti delle Amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, al fine non solo di valutare le conseguenze dei predetti eventi, ma anche di promuovere un'azione coordinata di tutte le Amministrazioni ordinariamente preposte al governo ed alla gestione del territorio per affrontare il dissesto idrogeologico ed idraulico che il lungo periodo di avversità in atto ha posto in drammatica evidenza in tutto il territorio regionale.
I 409 sindaci ed i 5 presidenti delle province, unitamente ai prefetti competenti, oltre che alle rappresentanze dell'UPI dell'ANCI e dell'Amministrazione regionale, hanno condiviso la necessità di proporre al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza e l'opportunità di istituire un tavolo tecnico, anche a livello nazionale, che, oltre alla constatazione dei danni subiti dal territorio, definisca gli interventi di mitigazione del rischio e garantisca una possibile ed efficace azione di protezione civile.
Si fa presente che a tale pianificazione, programmazione ed attuazione di interventi sono chiamati i soggetti ordinariamente preposti, sollecitati dall'autorità di protezione civile nazionale che si è assunta

l'onere, come già in occasione dell'azione straordinaria posta in essere a seguito della gravosa stagione degli incendi boschivi del 2007, di accompagnare la regione e gli enti locali nel rafforzamento e, ove necessario, nella riorganizzazione del servizio regionale di protezione civile.
Inoltre è stato attivato, presso la prefettura di Reggio Calabria, un modello di intervento articolato in due filoni. Il primo costituito da un gruppo tecnico di valutazione, composto dai rappresentanti della Regione, del dipartimento dei lavori pubblici dell'Autorità di bacino, della provincia e dell'ANAS, a cui è stata affidata l'individuazione delle aree a rischio e la viabilità alternativa ed il secondo, costituito da un gruppo di coordinamento, composto da ulteriori rappresentanti della regione, delle strutture operative locali, dell'ANAS, della provincia e del genio militare, con il compito di costituire presidi operativi 24 ore sui tratti sensibili e di coordinare gli interventi di messa in sicurezza e di ripristino.
Nell'ambito di tale modello, replicabile, ove necessario, anche in altre province, il Gruppo di coordinamento, a seguito delle valutazioni emerse dai sopralluoghi effettuati dal gruppo tecnico, ha avviato una serie di attività tra le quali la sorveglianza a vista dei versanti interessati attraverso l'istituzione di presidi operativi continuativi, fissi e mobili.
A tali iniziative si è affiancata l'attività di monitoraggio strumentale, anche notturno, dei possibili movimenti dei versanti, assicurato dagli esperti del Dipartimento di scienze della terra dell'università di Firenze, Centro di competenza nazionale, che hanno provveduto ad installare un sistema interferometrico da terra analogo a quello che ormai dal 2003 garantisce il monitoraggio continuo dei movimenti della Sciara del Fuoco a Stromboli.
In particolare, nella serata del 30 gennaio 2009 è stato deciso di procedere alla realizzazione di barriere di contenimento dei fenomeni franosi in atto sul tratto autostradale in località S. Trada e Scilla. L'intervento è stato attuato da un'impresa specializzata resa disponibile dall'ANAS, coadiuvata da una brigata del genio militare, nonché da squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco e del volontariato di protezione civile e protezione civile regionale.
Sono stati, quindi, effettuati ulteriori interventi di ripristino della viabilità della SS18, tra Favazzina e S. Trada, di pulizia del manto stradale su diversi tratti della viabilità provinciale connessa ed è stata garantita la sorveglianza costante dei cantieri aperti lungo tutto il tratto autostradale a rischio.
Accanto a queste attività di ripristino sono state allertate la capitaneria di porto e le ferrovie dello Stato al fine di garantire un eventuale transito alternativo, via mare o via rotaia, per le località isolate come Scilla e Bagnara Calabra.
Infine, il 1o febbraio 2009, mentre le attività di somma urgenza proseguivano alacremente nei territori regionali sfruttando la breve tregua concessa dagli eventi meteorologici, la Prefettura di Reggio Calabria, in considerazione della previsione di un prossimo peggioramento, ha ritenuto opportuno passare dalla configurazione di unità di crisi, fino ad allora operante, a quella centro coordinamento soccorsi (CCS).
Nella medesima giornata, presso la prefettura di Cosenza è stato attivato un modello di intervento analogo a quello già realizzato presso la prefettura di Reggio Calabria. In quel contesto si è preso atto dell'efficace azione svolta dai sindaci della provincia e, in particolare, dal sindaco di Cosenza che ha tempestivamente predisposto, sia l'evacuazione di numerosi nuclei familiari minacciati dagli eventi franosi che gli interventi a sostegno della viabilità statale e provinciale, già particolarmente compromessa a causa dell'interdizione del transito dell'A3 interrotta a seguito della frana di Rogliano.
Tra le diverse iniziative poste in essere per fronteggiare la situazione in atto e la sua evoluzione si segnala l'impegno prestato, sul territorio regionale, da tre Brigate del Genio militare (Aosta, Garibaldi e Pinerolo), di cui una operante nel reggino (impegno complessivamente stimato in oltre 160 unità con oltre 50 mezzi) e quello della

regione Calabria che ha svolto un ruolo attivo, ponendo in essere una task force tecnica con la presenza dei rappresentanti dell'Autorità di bacino, della Direzione regionale del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco e del Provveditorato alle opere pubbliche. Anche le Forze Armate hanno reso disponibili ulteriori 100 unità che hanno partecipato all'attività di ripristino delle sedi stradali, di ricognizione delle zone interessate, di valutazione della fattibilità di interventi tecnici urgenti ed indifferibili.
Nella notte del 1° febbraio scorso è stata riaperta l'autostrada A3 in provincia di Reggio Calabria, mentre per le altre province, ed in particolare quella di Cosenza, il tratto da Rogliano a San Mango è tuttora interessato da una serie di dissesti diffusi e di aree di criticità, tuttavia adeguatamente vigilate. Il tratto da Rogliano ad Altilia è stato definitivamente riaperto, permanendo ancora per breve tempo l'interruzione su parte dell'area interessata dalla frana.
In merito, poi, alle azioni di sgombero dei nuclei familiari previste dai Sindaci del cosentino, si fa presente che sono state emesse più di 30 ordinanze in 18 comuni della provincia che hanno interessato oltre 400 persone.
Si precisa, inoltre, che per il tratto interessato dalla frana, costruito negli anni sessanta, sono già stati programmati i lavori di ammodernamento il cui progetto definitivo, per un importo di 780 milioni, è stato approvato dal consiglio di amministrazione dell'ANAS lo scorso mese di luglio 2008. Per il progetto è attualmente in corso la procedura di approvazione dal parte del CIPE e la gara per l'affidamento della realizzazione verrà avviata entro il corrente anno 2009.
Infine, a seguito degli eventi verificatisi in Calabria, è stato richiesto al ministero dell'economia e delle finanze un ulteriore stanziamento di 15 milioni di euro per fronteggiare le prime esigenze di urgenza.
In considerazione della situazione pregressa ed in atto, su richiesta della regione il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 30 gennaio 2009, ha tempestivamente dichiarato lo stato di emergenza per il territorio della regione Calabria colpita nel mese di gennaio 2009 da eventi avversi e nel contempo si sta provvedendo alla predisposizione di un'apposita ordinanza di protezione civile, per l'individuazione degli interventi occorrenti per la soluzione del contesto emergenziale.
Per quanto riguarda la situazione idrogeologica della Calabria, secondo il piano di assetto idrogeologico (PAI), elaborato dall'autorità di bacino regionale ed approvato nel dicembre 2001, le frane perimetrate nei centri abitati sono più di diecimila e le aree a rischio di frana elevato e molto elevato sono 2.500, distribuite nelle province.
L'approccio più efficace, a tal fine, peraltro confermato dalla recente direttiva europea sulle alluvioni, è quello della «gestione del rischio».
Si deve prendere atto della complessità dei processi che vedono un tessuto idrogeologico, intrinsecamente fragile, interagire con un territorio intensamente popolato, ricco, quasi ovunque, di insediamenti abitativi, produttivi e di nodi infrastrutturali strategici.
La sicurezza deve essere, quindi, inquadrata come un'azione continua e progressiva, affidata ad elementi trainanti, tutti imprescindibili per il successo complessivo.
Un primo elemento è costituito dalle opere di ingegneria, siano esse localizzate come argini, casse di espansione e scolmatori o diffuse nella indispensabile manutenzione e presidio del territorio, tanto nei sistemi idraulici di pianura che sui versanti. Opere a basso costo, di semplice realizzazione e minimo impatto sull'ecosistema fluviale o dei versanti che possono rapidamente mutare il volto dell'assetto idrogeologico del nostro Paese.
Un altro elemento di particolare importanza passa attraverso il governo del territorio. Non c'è opera o intervento che possa compensare una cattiva gestione dell'urbanistica con una edificazione nelle aree pericolose sui versanti in frana o, addirittura, negli alvei dei fiumi.
Del resto la dolorosa esperienza di Sarno, con le sue oltre 160 vittime, si è tradotta nell'elaborazione dei PAI che, già da alcuni anni, presentano un mosaico

completo delle aree a pericolosità e rischio idrogeologico sul territorio nazionale.
Una possibile proposta di gestione del rischio frane in Calabria consiste nell'individuazione delle priorità degli interventi attraverso una mappatura completa delle frane attualmente in movimento, con velocità di spostamento significativa, da effettuare con tecniche di interferometria satellitare, peraltro, già in uso su una parte significativa del territorio regionale.
Per queste zone diverrebbe preminente la realizzazione di una rete di monitoraggio dei versanti collegata al sistema di allertamento svolto dai centri funzionali e, quindi, all'attivazione delle diverse fasi del piano di emergenza comunale. Inoltre sarebbe prioritaria anche la realizzazione degli interventi strutturali di mitigazione del rischio.
Per quanto riguarda l'attività della regione è fondamentale il collegamento tra l'attività di previsione, svolta dal centro funzionale e l'azione di allertamento e vigilanza che deve assicurare la struttura regionale di protezione civile. L'obiettivo comune è quello di indirizzare e supportare i comuni nell'attività di salvaguardia della popolazione, attivando, sul territorio, i presidi necessari, sia per adottare misure preventive che per seguire l'evoluzione degli eventi.
Costruire questo processo richiede un'organizzazione a livello regionale con una
task force di tecnici che svolgano ordinariamente e periodicamente un'attività di controllo e di monitoraggio dei movimenti franosi più rilevanti, nonché l'impiego, dopo un'opportuna formazione, dei 1.478 operai dell'azienda regionale forestale della regione Calabria che nel periodo estivo vengono utilizzati per la sorveglianza e la lotta attiva agli incendi boschivi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Casa d'Italia, Erismannstrasse 6, 8004 Zurigo, trovasi nel quartiere operaio che ha conosciuto la più alta concentrazione di immigrazione italiana. Ancora oggi, infatti, nei pressi della Casa d'Italia, è attiva la Missione Cattolica Italiana con strutture e servizi propri;
nel maggio 1928 l'allora Ministro degli affari esteri, Dino Grandi, comunicò al Console Generale a Zurigo le disposizioni dell'amministrazione degli affari esteri circa la creazione a Zurigo di una «Casa degli italiani»;
con tale espressione voleva definirsi un «complesso di locali destinati ad accogliere tutte le istituzioni italiane esistenti a Zurigo dai fasci al dopolavoro, dalle Scuole all'Orfanotrofio eccetera». Si auspicava che tale complesso di locali potesse essere allocato in un'unica sede ovvero, qualora ciò non fosse stato possibile, in due sedi che rispettassero la distribuzione delle famiglie italiane nei quartieri di Zurigo;
allo scopo il Regio Governo stabiliva uno stanziamento di 28.000 franchi svizzeri annuali da destinare ad un mutuo (di durata almeno ventennale) da contrarre per l'acquisto dei suddetti locali. Si manifesta così l'intenzione del Regio Governo di riunire in un solo luogo tutte le attività sociali, politiche ed assistenziali della «Colonia degli italiani» a Zurigo;
un breve cenno storico sull'«Orfanotrofio»: l'«Orfanotrofio ed Asilo infantile della Colonia Italiana di Zurigo» nasce nel dicembre 1918 come società cooperativa su impulso dell'allora Console Generale a Zurigo, comm. E. Ciapelli, e viene registrato come ente morale sin dal gennaio 1919 presso l'Ufficio di registro della città di Zurigo;
detto ente raccoglie in breve tempo presso la colonia italiana la ragguardevole somma di 200.000 (duecentomila) franchi svizzeri con i quali vennero acquistati degli immobili di proprietà di un certo Dott. Keller siti a Rötelstrasse 55 ove venne ubicato un orfanotrofio per ospitare gli orfani dei caduti nella Grande Guerra con annesso un asilo infantile;
nel corso del 1929 si addiviene alla decisione di riunire in un solo edificio

tutte le attività della colonia degli italiani nella regione di Zurigo ed una commissione ad hoc nominata dal Consiglio della colonia degli italiani riceve l'incarico di procedere sia alle trattative per l'acquisto di un terreno sul quale costruire la Casa degli italiani, l'orfanotrofio ed asilo infantile sia alla scelta dell'architetto ed alla definizione dei piani necessari per indire il concorso per la costruzione dell'edificio stesso;
l'amministrazione degli affari esteri provvede nel frattempo ad ottenere dal Ministero delle finanze l'assegnazione e l'iscrizione nel proprio bilancio delle somme necessarie all'acquisto del terreno ed alla successiva edificazione dell'immobile, dandone pronta comunicazione all'allora Console Generale a Zurigo precisando che «qualunque sia la proporzione fra l'apporto di enti e privati della colonia e quello dello Stato, la proprietà assoluta ed esclusiva degli immobili in parola spetterà allo Stato. L'apporto delle collettività locali avrà come corrispettivo l'uso delle due Istituzioni per lo svolgimento della loro attività secondo le direttive del Governo Nazionale e sotto il controllo dell'Autorità consolare, con facoltà di revoca di tale diritto di uso, quando le tendenze politiche delle collettività stesse deviassero da quelle dello Stato»;
l'acquisto del terreno viene concluso tra il giugno e l'ottobre del 1930: si tratta di un lotto di 2097,6 metriquadrati di proprietà della società immobiliare «Flotto» di Zurigo che viene ceduto allo Stato italiano, rappresentato dal Vice Console Federico Pescatori il quale perfezionò il negozio già avviato dal console Generale Vittorio Bianchi su espressa delega del Ministro degli esteri Dino Grandi, per una somma pari a 100.684,80 franchi svizzeri cui vanno aggiunte varie altre spese fino ad un totale complessivo di 112.736,50 franchi svizzeri;
l'edificazione dell'immobile viene portata a termine tra il giugno del 1931 e la fine dell'anno successivo; l'edificio comprende l'asilo infantile, due aule scolastiche, una cappella, due dormitori, una sala teatro con palcoscenico, un bar, una sala da bigliardo, due sale per sedute, un appartamento di tre stanze per il custode, varie altre camere. In esso avranno sede le varie attività politiche, sociali, benefiche e ricreative della colonia degli italiani a Zurigo nonché l'orfanotrofio ed asilo infantile;
il costo complessivo della costruzione ammonta a franchi svizzeri 569.230,65 coperti per la gran parte da finanziamenti predisposti dal Ministero degli affari esteri, ai quali si aggiungono contributi dell'Opera nazionale orfani di guerra (fr. 31.300), dell'Orfanotrofio italiano di Zurigo (fr. 47.500) e della colonia italiana locale (fr. 17.791,90). Ad edificazione compiuta si manifesta la necessità di dare alla Casa degli italiani un assetto giuridico-amministrativo adatto a garantire la convivenza delle diverse componenti assistenziali, politiche ed associative aventi sede nell'immobile, nel rispetto dei principi generali stabiliti per l'uso dei locali;
si dispone infatti di regolare separatamente i rapporti intercorrenti tra l'amministrazione degli affari esteri, la rappresentanza politico-associativa degli italiani residenti e l'orfanotrofio; vengono quindi predisposti distinti processi verbali di consegna dei locali al Comitato della Casa degli italiani ed al Consiglio direttivo dell'orfanotrofio ed asilo infantile italiano. L'uso dell'edificio risulta essere così suddiviso: 35 per cento ad uso esclusivo della «Casa degli italiani» che comprende «le sedi del Fascio, delle Organizzazioni Giovanili, del Dopolavoro, della Dante Alighieri e delle varie società oltre la sala degli spettacoli, il bar, la sala da bigliardo, l'abitazione del custode»; 25 per cento ad «uso misto di asili e di aule scolastiche per i corsi serali degli allievi esterni nonché per i bambini dell'Orfanotrofio, una sala di ginnastica e le docce, una vasta cucina per l'Orfanotrofio e per la mensa popolare del Fascio»; 40 per cento per «l'Orfanotrofio proprio detto comprendente un refettorio, due vasti dormitori, gabinetti e

lavabo, varie salette per alloggio delle suore e per l'infermeria, una cappella»;
sebbene fossero state manifestate perplessità sulla congruità della suddivisione proporzionale degli spazi con particolare riguardo all'orfanotrofio, visto il decrescere negli anni del numero dei piccoli ospiti, nel maggio del 1933 il Console Generale a Zurigo procedette alla consegna in uso gratuito al Consiglio direttivo dell'ente dei locali occupati dall'orfanotrofio ed asilo infantile;
il Consiglio direttivo dell'orfanotrofio si impegnava altresì ad assicurare la manutenzione e conservazione dei suddetti locali ed a partecipare, insieme al Consiglio della Casa degli italiani, alle spese di manutenzione delle parti comuni. Nel gennaio 1934 il Consiglio e l'Assemblea generale dell'orfanotrofio deliberano di contribuire al pagamento definitivo della Casa degli italiani con l'importo di 25.000 (venticinquemila) franchi svizzeri, derivanti da economie di bilancio, come «prova tangibile del loro interessamento particolare alla Casa degli Italiani, che ospita l'Orfanotrofio e dello spirito di collaborazione fattiva» che animava i rapporti fra le istituzioni italiane a Zurigo;
in quello stesso mese di gennaio il Console Generale a Zurigo riesce ad ottenere dal Governo cantonale di Zurigo l'autorizzazione ad aprire una scuola elementare ove l'insegnamento viene impartito nelle due lingue: detta circostanza pone nuovamente in discussione la concessione all'orfanotrofio di una superficie pari quasi alla metà dell'intero immobile a fronte della presenza di soli trenta piccoli ospiti e del futuro sviluppo della scuola elementare ove si prevede la formazione di otto classi, con spazi attualmente disponibili sufficienti solo per due classi;
il Console Generale promuove inoltre una sottoscrizione fra i maggiorenti della comunità italiana per creare un fondo per il pagamento sia delle ultime pendenze relative alla costruzione dell'edificio sia per finanziare in parte modificazioni ed ampliamenti dell'edificio stesso, che già «si dimostra sotto molti aspetti concepito non corrispondente ai bisogni»;
il Presidente dell'orfanotrofio ed asilo infantile, sig. Sante Tribò, è fra i primi a rispondere all'appello del Console Generale con un'offerta di 5.000 (cinquemila) franchi svizzeri, a patto che detto atto venga imitato da almeno due altri maggiorenti della colonia con la medesima somma; offerta che il Console si premura di pubblicizzare al fine di stimolare l'emulazione di tale iniziativa. Per tutto l'anno 1934 e buona parte del 1935 la permanenza dell'orfanotrofio ed asilo infantile nella Casa degli italiani è oggetto di dibattito all'interno della Colonia italiana di Zurigo e di ampia corrispondenza fra il Consolato Generale e la Direzione degli italiani all'estero del Regio Ministero degli affari esteri;
nel 1980 la madre superiora della Congregazione delle suore della carità dell'Immacolata Concezione responsabile pro-tempore dell'asilo e della scuola materna insieme ad altri tre concittadini, che in passato avevano ricoperto cariche di rilievo nell'orfanotrofio ed asilo infantile, hanno rilasciato al Consolato una dichiarazione giurata concernente la partecipazione finanziaria dell'ente alla edificazione e successiva gestione dell'immobile demaniale. Ciò al fine di assicurare e salvaguardare la presenza dell'asilo e della scuola materna così come è strutturata nella Casa d'Italia anche per gli anni a venire;
oggi nella Casa d'Italia hanno sede: 1 scuola elementare italiana statale; 1 scuola media (privata) paritaria (Enrico Fermi); 1 asilo (gestito per metà dalla scuola elementare e per metà dalla Enrico Fermi); il Comites; il Casli (ente gestore dei corsi di lingua e cultura italiana; il bar ritrovo per gli italiani la sera e il fine settimana; 1 salone (Pirandello) per le manifestazioni pubbliche e private;
la scuola elementare deve sempre più attenersi alle indicazioni del Dipartimento della pubblica istruzione del Cantone di Zurigo che intende evitare che la

scuola diventi un parcheggio di bambini e di futuri giovani emarginati: la scuola deve diventare una scuola bilingue con insegnanti di lingua tedesca forniti dal Cantone. Però la struttura deve rispondere ai criteri di sicurezza e agibilità per i bambini;
la scuola Enrico Fermi versa in difficoltà finanziarie;
l'asilo è molto frequentato ed è anche molto richiesto;
le attività associative sono considerevolmente diminuite perché l'edificio e il salone non offrono servizi adeguati (spazi, impianti elettrici ed elettronici); il bar è frequentato insufficientemente per inadeguatezza di comfort e servizi;
l'attuale gestione amministrativa dell'edificio (consolato + rappresentanti privati) non è in grado di appartare le dovute modifiche e di progettare una ristrutturazione allo scopo di modernizzarlo;
il Comune di Zurigo ha richiesto interventi strutturali per rendere l'edificio Casa d'Italia compatibile alle normative sulla sicurezza (impianti elettrici, condutture dell'acqua, finestre ...). La caldaia del riscaldamento è usurata e spesso sono senza riscaldamento. Le fognature sono necessariamente da rifare su imposizione del Comune di Zurigo;
occorrono almeno da 1,5 a 2 milioni di franchi (da 1 milione di euro a 1,3 milioni di euro);
è stato costituito ora un comitato per la Casa d'Italia composto dall'utenza (Comites, Casli, scuola Enrico Fermi, amministratori Casa d'Italia) -:
se il Ministro degli esteri, intenda verificare l'opportunità di un immediato intervento tale da assicurare l'agibilità futura dello stabile Casa d'Italia, perché possa continuare ad essere, come è stato negli anni e sino ai nostri giorni, il luogo centrale delle attività sociali, culturali e politiche dell'emigrazione italiana a Zurigo e nel contesto svizzero.
(4-02069)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il complesso immobiliare patrimoniale sito in Zurigo e denominato «Casa d'Italia» consta di un edificio, restaurato a metà degli anni Novanta ed ospitante al suo interno diverse istituzioni, ciascuna titolare di concessione
ad hoc: oltre al COM.IT.ES. (Comitato Generale Italiani all'Estero), al CASLI (Centro di Assistenza Scolastica Lavoratori Italiani, ente gestore dei corsi di lingua e cultura italiana) e ad un servizio di ristoro (Bar Luca Toto), è attivo il Polo Scolastico Italo-Svizzero. Quest'ultimo, di recentissima costituzione, si estende dalla scuola d'infanzia alla secondaria di primo grado ed è costituito dalla Scuola Primaria e dell'Infanzia Statale «Casa d'Italia» e dalla Scuola Secondaria Paritaria «Enrico Fermi».
Con riguardo, in particolare, alle attività scolastiche della Casa d'Italia di Zurigo, per la storica presenza vantata dalla scuola italiana in territorio svizzero, il ministero degli affari esteri ha attuato, a partire dal corrente anno scolastico 2008/2009, un progetto di trasformazione inteso a valorizzarne le potenzialità in senso bilingue e biculturale, con un impegno in termini di risorse sia finanziarie che umane, che ha condotto all'invio di personale docente di ruolo ed al potenziamento del personale locale a contratto per l'insegnamento della lingua tedesca.
L'attuazione di tale progetto ha consentito di allontanare definitivamente dalla scuola lo spettro della chiusura, che la crisi di popolazione scolastica attraversata negli anni passati aveva paventato. Quest'anno infatti si è potuto registrare un sensibile incremento di alunni.
La nuova situazione si riflette peraltro anche sulla gestione degli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria. La vigente normativa in materia di concessione dei beni demaniali (decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 2005) affida infatti agli Enti beneficiari gli oneri conseguenti alla fruizione degli immobili patrimoniali mentre, per quanto riguarda i

locali adibiti ad uffici scolastici, la manutenzione è a carico dell'amministrazione del ministero degli affari esteri. Tali locali rientrano anche nell'applicazione della normativa italiana in materia di sicurezza (decreto legislativo n. 81 del 2008), alla cui conformità lo Stato italiano deve provvedere.
A tale riguardo questo ministero ha finanziato nel 2008 - oltre alle spese ordinarie di funzionamento dei locali scolastici, maggiorate rispetto all'anno precedente per l'intervenuta statalizzazione della scuola primaria - gli oneri relativi alla redazione della documentazione prevista dalla citata normativa di sicurezza, il cosiddetto DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), inteso a definire le misure di protezione e prevenzione dai rischi per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Dal Consolato generale d'Italia in Zurigo - che non ha mancato già in precedenza di accertare la criticità strutturale e funzionale in cui versa lo stabile «Casa d'Italia» - si attende ora l'invio della citata documentazione. Sulla base delle carenze che vi risulteranno evidenziate, il ministero degli esteri dovrà provvedere, subordinatamente alla disponibilità di fondi, a finanziare unicamente gli interventi necessari alla messa a norma dei locali scolastici.
Quanto agli altri enti ospitati nella «Casa d'Italia», non svolgenti attività scolastica e titolari di concessione, le spese di carattere straordinario saranno a loro completo carico.
Sin d'ora peraltro si può considerare che l'intervento di ampio respiro auspicato dall'interrogante, in quanto superiore al milione di euro, difficilmente potrà essere sostenibile nell'attuale contingenza delle finanze dello Stato e delle contrazioni riportate nei fondi a disposizione del ministero degli affari esteri, a meno di non disporre di integrazioni di bilancio che, allo stato attuale, non sono prevedibili.
Si rammenta infatti che, da un lato, i capitoli
ad hoc in conto capitale che consentono interventi strutturali di vaste dimensioni sugli immobili all'estero adibiti a Istituti di cultura ed a uffici scolastici, sono da vari anni riportati in bilancio solo «per memoria», vale a dire senza alcuno stanziamento. La legislazione di riferimento, infatti (originariamente la legge del 22 luglio 1982 n. 473, che stanziava fondi sia per le scuole all'estero che per gli Istituti di cultura, e successivamente la legge del 29 luglio 1997 n. 251, che restringeva il suo campo finanziario al settore degli Istituti di cultura escludendone le scuole) ha esaurito i suoi effetti nel 2001.
D'altro lato, il capitolo relativo alle spese di funzionamento ha riportato nel corrente esercizio finanziario una riduzione tale che i fondi assegnati quest'anno al Consolato generale in Zurigo sono stati contratti di circa il 40 per cento rispetto all'esercizio appena decorso.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2006 il Consolato Generale di Bengasi veniva assalito da manifestanti che protestavano contro la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto;
l'iniziativa dell'allora ministro italiano per le riforme, Roberto Calderoli, che aveva indossato una maglietta sulla quale era stampata una delle vignette satiriche su Maometto, aveva contribuito ad alimentare la protesta;
il Consolato Generale di Bengasi, secondo quanto riportato dal Console Generale Giovanni Pirrello, venne assalito da «un migliaio» di persone e le forze dell'ordine, una sessantina di agenti, vennero praticamente travolte e non riuscirono a contenere la protesta;
durante la manifestazione di protesta davanti al consolato italiano morirono 11 persone e 25 rimasero ferite;
all'interno del consolato rimase solo un addetto, l'italo-portoghese Antonio Simoes Gon|fcalves, il quale, contattato telefonicamente da Sky-Tv, dichiarò di essere rimasto per cercare di evitare che i di

mostranti entrassero e per poter sbarrare le porte da dentro;
Antonio Simoes Gon|fcalves, che all'epoca prestava servizio presso il Consolato Generale di Bengasi quale impiegato a contratto, perse tutti i beni distrutti nell'attacco al Consolato Generale -:
quali iniziative urgenti si riterrà opportuno adottare per garantire procedure celeri di indennizzo per tutto il personale a contratto in situazioni simili a quelle descritte, garantendo in questo modo i diritti di tutto il personale impiegato da pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
quali urgenti disposizioni od iniziative si intendano adottare per garantire una adeguata informazione ai dipendenti di pubbliche amministrazioni dello Stato italiano relativamente alle pratiche di indennizzo istruite;
quali urgenti disposizioni od iniziative si intendano adottare per garantire a Antonio Simoes Gon|fcalves il dovuto indennizzo per i danni subiti.
(4-02055)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
A seguito dei noti fatti del febbraio 2006, che portarono alla devastazione della sede del Consolato generale d'Italia a Bengasi, il 18 marzo 2007 è stata ufficialmente presentata alle Autorità libiche, ai sensi delle pertinenti norme internazionali (articoli 31 e 40 della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari) una richiesta di risarcimento dei danni, quantificata in 4.590.000 euro. Tale cifra include il valore delle richieste di indennizzo presentate dal personale all'epoca in servizio presso il Consolato generale (590.000 euro), tra le quali è stata computata anche quella del signor Antonio Simoes Gon|fcalves (75.500 euro).
Ciò premesso, va precisato che, a parte talune dichiarazioni verbali d'impegno al risarcimento o a compensazioni, la controparte libica non ha sinora formalmente risposto alla richiesta italiana di risarcimento.
Il caso del signor Antonio Simoes Gon|fcalves, comunque, è seguito con la massima attenzione dal ministero degli affari esteri e la sua richiesta di indennizzo figurerà al primo punto dell'ordine del giorno della prossima riunione della Commissione nazionale per gli indennizzi, l'organismo appositamente previsto dall'articolo 208 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 per far fronte a casi simili. Nella Commissione sono rappresentate varie amministrazioni, e la relativa delibera ha carattere collegiale. È quindi impossibile al momento per il ministero degli esteri prevederne l'esito. Tuttavia, proprio al fine di rafforzare le ragioni sottoposte nel presente atto parlamentare con riferimento esplicito al signor Gon|fcalves, è stato richiesto ed ottenuto un parere dall'Avvocatura dello Stato, che risulta favorevole all'istanza del predetto.
Sempre a proposito del signor Gon|fcalves si segnala, inoltre, che il suo caso è stato oggetto di particolare attenzione. Il ministero degli esteri, infatti, a seguito della chiusura del Consolato generale d'Italia a Bengasi, ha accolto favorevolmente la richiesta del contrattista di essere trasferito in via definitiva a Lisbona, cioè nel Paese di sua madrelingua. Tale scelta, lontana dal costituire un obbligo, è stata viceversa conseguenza di una decisione che ha tenuto in particolare considerazione le esigenze del dipendente, come sempre si cerca di fare in casi simili.
Quanto poi alla richiesta, avanzata dall'interrogante, di garantire un'adeguata informazione ai dipendenti di amministrazioni pubbliche italiane relativamente alle pratiche di indennizzo istruite, si fa presente che l'accesso a dette pratiche avviene senza restrizione alcuna per i diretti interessati, restando pienamente applicabile il principio di trasparenza cui si ispira la disciplina di accesso agli atti della pubblica amministrazione fissata all'articolo 22 della legge n. 241 del 1990. A prescindere comunque dall'accesso agli atti e dalle relative istanze formali, il ministero degli esteri è

sempre a disposizione dei propri dipendenti per qualsivoglia informazione anche informale sullo stato delle pratiche. Un'apposita sezione del competente ufficio della direzione generale delle risorse umane e dell'organizzazione segue le pratiche di indennizzo e un segretariato permanente della Commissione per gli indennizzi è a disposizione anche allo scopo di fornire le relative informazioni.
Da ultimo, con riferimento al quesito circa la spettanza degli indennizzi a tutto il personale a contratto, cioè al personale di cui al Titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, la risposta del ministero degli esteri è anche in tal caso affermativa. A seguito delle recenti innovazioni normative che hanno interessato il pubblico impiego contrattualizzato e con il conforto dell'Avvocatura dello Stato, si può affermare infatti che gli indennizzi in parola spettano a tutto il personale a contratto, tanto quello regolato dalla Legge italiana quanto quello regolato dalla legge locale, le due categorie previste dalla normativa vigente.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il call center rappresenta uno degli strumenti di informazione e comunicazione per gli utenti i servizi consolari;
concretamente concorre a smaltire un notevole traffico telefonico per quanto attiene alla informazione sia per quanto concerne le procedure che in rapporto alla documentazione richiesta nei rapporti con la pubblica amministrazione dello Stato italiano;
sopraggiungono innumerevoli segnalazioni, da consolati generali, consolati e cancellerie consolari, relativamente a problemi di organizzazione, efficienza e costi dei predetti call centers;
in particolare, pervengono segnalazioni di ritardi, inefficienze e costi esorbitanti dagli utenti il call center della nostra rete diplomatico consolare de Il Cairo in Egitto;
tali segnalazioni riguardano sia l'obbligo di utilizzare il call center per fissare appuntamenti con l'Ambasciata, ai fini della presentazione della domanda di concessione del visto di ingresso in Italia, sia il costo al minuto di tale servizio, che è di circa 30 cent di euro al minuto - quando lo stipendio medio di un egiziano è di 200 euro al mese - che la durata media delle telefonate, determinata in circa trenta minuti, quindi un costo medio di circa 9 euro;
spesso il ricorso obbligato al call center non è risolutivo ed è necessario ricorrere a tale servizio più di una volta per espletare una pratica di visto d'ingresso in Italia -:
se si intenda escludere dal servizio di call center le operazioni di semplice organizzazione di un appuntamento con funzionari consolari per l'espletamento di pratiche già avviate;
se si intenda verificare l'adeguatezza del servizio di call center presso tutta la nostra rete diplomatico consolare ed in particolare presso la rete diplomatico consolare in Egitto;
se si intenda verificare l'adeguatezza dei costi relativi al servizio di call center in rapporto al locale costo della vita per gli utenti i servizi consolari;
se intenda inoltre chiarire l'adeguatezza dei costi di organizzazione e gestione di tali servizi a carico dello Stato italiano.
(4-02056)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Tra le innovazioni che hanno consentito di abbattere, in molte sedi, i tempi di attesa per il rilascio dei visti e di conseguire un netto miglioramento del servizio vi è il ricorso ad agenzie esterne, tra cui i
«call center», che coadiuvano gli uffici nella

gestione di alcune procedure propedeutiche o connesse al rilascio dei visti. Nella maggioranza dei casi, il ricorso ai «call center» riguarda solo la prenotazione dell'appuntamento dei richiedenti presso gli uffici dell'ambasciata o del consolato. Tale procedura consente alle Sedi di dedicarsi con maggiore speditezza ed efficacia all'esame delle pratiche, ai fini dell'eventuale concessione dei visti. Resta comunque assicurata la possibilità per i richiedenti di rivolgersi, se lo desiderano, direttamente agli uffici per fissare un appuntamento o per avere informazioni.
Il costo dell'utilizzo dei
«call center» è a carico dei richiedenti.
Testi normativi comunitari, ed il particolare il nuovo Codice comunitario sui visti, che dovrebbe essere approvato definitivamente prima della conclusione del mandato dell'attuale Parlamento europeo, entro il prossimo mese di giugno, prevedono esplicitamente la possibilità di far ricorso ad agenzie esterne per la gestione di parte delle procedure connesse al rilascio di visti.
In merito a quanto richiesto nella presente interrogazione circa il rilascio di visti presso l'Ambasciata d'Italia a Il Cairo - ed in particolare sul
«call center» gestito dalla società Vodafone (che può essere contattato dai richiedenti il visto per la fissazione di un appuntamento presso la Cancelleria consolare) - la Sede ha confermato che il ricorso al «call center» non è obbligatorio, dal momento che gli appuntamenti vengono anche fissati direttamente dall'Ufficio visti della Cancelleria consolare agli utenti che vi si rivolgono per fax, posta elettronica o telefono. Gli utenti che si rivolgono alla cancelleria, rappresentando l'esigenza di anticipare un appuntamento ottenuto tramite «call center», ricevono riscontro, con comunicazione telefonica o di posta elettronica, direttamente dall'ufficio.
Esiste inoltre la possibilità, per gli operatori economici inseriti in un'apposita lista, di accedere all'ufficio visti senza necessità di previo appuntamento.
Per rendere più chiare al pubblico le modalità secondo cui è possibile richiedere un appuntamento presso l'ufficio visti (che esamina direttamente le richieste, ricevendo al contempo gli interessati), è stato inserito nel sito internet dell'Ambasciata un avviso che specifica il carattere non esclusivo né obbligatorio del ricorso al
«call center».
Per quanto concerne il costo ed i tempi d'attesa delle chiamate al
«call center» Vodafone (che viene utilizzato attualmente da 11 ambasciate di Paesi Schengen a Il Cairo), periodiche verifiche dirette vengono condotte sia con la stessa società Vodafone sia con le altre Rappresentanze dei Paesi Schengen. Nelle ultime settimane, il funzionario Capo della cancelleria consolare ha personalmente effettuato verifiche supplementari. Attualmente, il costo al minuto del servizio di «call center» Vodafone è, per tutte le Ambasciate che ne usufruiscono, di 2 Lire Egiziane, pari al cambio attuale a circa 21 centesimi di Euro. Per le chiamate da telefono fisso, vi è comunque un tetto massimo di spesa, dichiarato dalla Vodafone, di 20 Lire Egiziane (circa 2,1 euro), indipendentemente dalla durata della conversazione.
Quanto ai tempi medi di attesa, da verifiche effettuate in loco, essi risultano variare tra i 30 ed i 90 secondi, dal momento della richiesta di colloquio all'effettiva risposta dell'operatore. Tale durata è garantita dalla
Vodafone e viene periodicamente monitorata dalla cancelleria consolare. Il «call center» Vodafone risulta finora l'unico operatore ad offrire sul mercato il servizio in questione.
La nostra Ambasciata a Il Cairo ha inoltre segnalato che i lavori di adeguamento e di ristrutturazione degli ambienti destinati alla ricezione dei richiedenti il visto, attualmente in corso, hanno in parte ridotto la normale capacità di ricezione della struttura. Ciò ha potuto avere conseguenze anche sul numero di appuntamenti che il
«call center» è stato in grado di programmare o sulla tempistica degli appuntamenti, alcuni dei quali sono stati fissati ad alcune settimane di distanza dalla richiesta.
Della contingente situazione, in via di superamento, è stata data preventiva notizia, con adeguata campagna informativa

locale, diretta alle Autorità egiziane ed al pubblico, anche con apposito comunicato pubblicato sul sito web dell'Ambasciata.
I lavori di ristrutturazione si concluderanno nel prossimo mese di maggio, consentendo così alla Sede di operare con la massima capacità di assorbimento durante il periodo estivo, quello di maggiore afflusso di richieste.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la forte perturbazione che a metà gennaio ha colpito pesantemente il sud-Italia ed in particolare la regione Calabria ha causato ingenti danni alle infrastrutture ed all'ambiente;
in molti comuni alcune famiglie sono state allontanate precauzionalmente dalle loro abitazioni danneggiate e/o allagate per il forte vento e la pioggia ed alcuni sindaci hanno disposto la chiusura delle scuole sia per l'impraticabilità delle stesse sia per problematiche concernenti la viabilità;
infatti, frane, smottamenti ed allagamenti dovuti all'esondazione di torrenti e fiumare, nonché l'invasione della sede stradale da parte di fango e detriti hanno determinato la necessità di procedere alla chiusura di numerose strade urbane ed extraurbane, causando grossi disagi per la viabilità generale e locale;
a causa delle forti mareggiate si sono verificati danni anche alla linea ferroviaria lungo la costiera ionica; danni che hanno fatto sì che Trenitalia sospendesse i collegamenti ed istituisse dei servizi sostitutivi di autotrasporto che, non potendo utilizzare la strada statale, già chiusa per danni, hanno incontrato grosse difficoltà nel seguire vie secondarie;
le ripercussioni negative su tutto il tessuto cittadino e sulle attività economiche degli agricoltori, negozianti, artigiani e piccoli e medi imprenditori si sono fatte sentire molto pesantemente;
anche il delicato assetto idrogeologico ed ambientale dell'intera regione è stato scosso profondamente, lasciando segni che potranno essere cancellati soltanto con l'adozione di interventi significativi nel medio e lungo termine -:
se intenda considerare la Calabria al pari delle altre regioni che hanno subito danni a causa del forte maltempo e quindi riconoscere su tutto il relativo territorio lo stato di calamità naturale;
se intenda far svolgere al Dipartimento della protezione civile un'articolata ricognizione sul territorio al fine di individuare in maniera completa e sistematica i danni subiti dall'ambiente, dalle strutture, dalle aziende e dalle attività agricole e artigianali in generale;
se non ritenga di dover adottare provvedimenti urgenti, stanziando le risorse economiche necessarie, al fine di riparare i danni subiti che richiedono un intervento immediato;
se intenda predisporre un programma di prevenzione ambientale di medio/lungo termine, assicurando lo stanziamento dei fondi necessari, per rendere il sistema idrogeologico calabro idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità.
(4-02136)

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le perturbazioni che a metà del mese di gennaio hanno colpito pesantemente il sud-Italia ed in particolare la regione Calabria hanno causato ingenti danni alle infrastrutture civili, alle abitazioni private, nonché al sistema idrogeologico del territorio; territorio che, per la propria conformazione naturale e per i gravi danni subiti nel tempo, è fortemente a rischio di disastri naturali;
tale situazione, unitamente agli allarmi che da tempo sono stati lanciati dai

geologi, avrebbero dovuto far sì che il Governo, anche attraverso il Dipartimento della protezione civile, desse avvio ai provvedimenti necessari per far sì che la situazione non si deteriorasse ulteriormente;
nella notte tra sabato 24 e domenica 25 gennaio 2009, con la ripresa del forte maltempo, caratterizzato da forti temporali ed intense precipitazioni, si è, però, verificata una nuova tragedia;
una grossa frana, sul tratto dell'autostrada «A3» Salerno-Reggio Calabria (all'altezza del chilometro 283) ha causato la perdita di due vite umane innocenti, il ferimento di altre persone e la chiusura del tratto autostradale interessato;
le domande che in queste circostanze vengono da porsi spontaneamente sono le seguenti: ma questa tragedia si poteva evitare? Sono stati messi preventivamente in atto tutti i provvedimenti necessari per far sì che la situazione di rischio fosse messa entro limiti di sicurezza? -:
se, in seguito al maltempo verificatosi nel mese di gennaio e dei conseguenti danni subiti dal sistema idrogeologico, fossero stati disposti interventi mirati all'osservazione ed al controllo sistematico e capillare del territorio calabrese e delle eventuali situazioni di rischio;
quali misure intenda adottare sia per il risanamento dei danni che richiedono un intervento immediato, sia per la predisposizione di un programma di prevenzione ambientale di medio-lungo termine, atto a rendere il sistema idrogeologico calabro idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità, che potrebbero causare ancora una volta la perdita di vite umane.
(4-02138)

Risposta. - Nei mesi di dicembre e gennaio 2009 l'intera penisola è stata interessata da una diffusa ondata di maltempo e, in particolare, la Calabria è stata caratterizzata da precipitazioni persistenti che, seppure con intensità relativamente modeste, hanno riversato sul territorio ingenti volumi di pioggia.
Questi ultimi hanno aggravato il preoccupante stato in cui versa il territorio regionale, determinando problematiche costituite non tanto dall'esondazione dei bacini, in grado di determinare le piene più rovinose se sollecitati da impulsi brevi ed intensi, ma da un dissesto idrogeologico di versante.
Già dalla serata del 9 dicembre, una perturbazione di origine atlantica ha generato sull'Italia una rilevante fase di maltempo, caratterizzata da manifestazioni nevose al nord e da precipitazioni, anche temporalesche, accompagnate da forti venti e mareggiate, al centro sud.
Nelle giornate dal 10 al 13 dicembre si sono verificate piogge moderate, localmente molto elevate, sulla regione Calabria che hanno superato, diffusamente, i 200 mm e, localmente, i 300 mm.
I quantitativi delle precipitazioni hanno comportato un superamento, seppure locale, delle soglie pluviometriche relative a livelli di criticità elevata, con tempi di ritorno almeno ventennali.
L'entità delle piogge ha determinato l'attivazione di dissesti idrogeologici ed idraulici dovuti a fenomeni di instabilità dei versanti di tipo superficiale di limitate dimensioni, nonché il generarsi di deflussi superficiali in grado di impegnare significativamente il reticolo idrografico secondario e, in condizioni di media saturazione dei terreni, come in questo caso, anche il reticolo principale. A ciò si sono aggiunti altri fenomeni in atto, quali venti e mareggiate, che hanno ulteriormente aggravato gli effetti sul territorio.
Anche dalla metà del mese di gennaio la regione Calabria ha continuato ad essere interessata da fenomeni meteorologici abbastanza persistenti, caratterizzati da precipitazioni estremamente abbondanti, accompagnate da un'intensa attività elettrica e da venti di burrasca.
Dopo una breve pausa concessa dal maltempo, a partire dal pomeriggio del 20 gennaio è ripresa una nuova importante fase temporalesca, caratterizzata dal succedersi di diversi impulsi perturbati, di cui il più rilevante si è manifestato nei giorni 24 e 25 gennaio.


L'evento più grave che, purtroppo, ha causato la perdita di due vite umane ed il ferimento di persone, si è verificato la sera del 25 gennaio su un tratto dell'autostrada A3 (Salerno-Reggio Calabria), dove un fenomeno di dissesto, iniziato come
soil slip (scivolamento del suolo), si è evoluto in movimento franoso di tipo complesso, provocando il conseguente cedimento del muro di contenimento in cemento armato e delle barriere paramassi sopra di esso installate. Tale fenomeno ha determinato il blocco della circolazione all'altezza del km 283 in direzione sud, tra gli svincoli di Rogliano e Altilia-Grimaldi, con la deviazione del traffico verso l'uscita Cosenza nord.
Dall'analisi delle precipitazioni, relativamente alla zona tra Altilia e Rogliano, è emerso che i 348 mm registrati nella stazione di Rogliano nel mese di gennaio rappresentano il quarto caso critico negli ultimi 86 anni. Tali precipitazioni, pressoché continue (con solo 8 giorni asciutti sui 28 giorni del periodo considerato), sommate a quelle dello scorso mese di dicembre nella medesima stazione, pari a 307 mm, portano a 650 mm i valori di precipitazione complessivamente cumulata nei mesi di dicembre e gennaio. Il terreno, in tali condizioni, è rimasto in uno stato di costante imbibizione e, verosimilmente, prossimo alla saturazione.
Nella notte del 29 gennaio 2009, un altro evento franoso si è verificato nel territorio comunale di Tropea, in provincia di Vibo Valentia mentre, nel corso della mattinata del 30 gennaio, si sono verificati altri numerosi eventi avversi sul territorio della provincia di Reggio Calabria.
L'autostrada A3 è stata interessata da due fenomeni franosi, uno in località Santa Trada e l'altro in corrispondenza dello svincolo per Scilla; la SS 181 è stata chiusa nel tratto tra Villa San Giovanni e Scilla perché interessata, in ben cinque siti, da fenomeni franosi di particolare criticità, nonché da altri piccoli smottamenti che hanno invaso il manto stradale; i territori di Bagnara Calabra e di Scilla sono rimasti isolati sempre a causa di fenomeni di dissesto idrogeologico ed idraulico e altri eventi franosi, pericolosi ed estesi, si sono verificati nell'area di Tropea e nelle zone della provincia.
Già in occasione del verificarsi dei primi eventi meteorologici relativi al dicembre 2008, presso le prefetture di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, sono stati attivati i centri di coordinamento dei soccorsi (C.C.S.) che hanno operato per garantire e supportare la gestione degli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata.
Sono state promosse attività di contenimento e monitoraggio dei corsi d'acqua in piena nel reggino, tra cui il torrente Vacale, nel comune di Polistena, dove, purtroppo, è deceduto un uomo. Si è operato in provincia di Vibo Valentia dove si sono verificati smottamenti, cedimenti delle sedi stradali e colate di fango vicino ai centri abitati e si è provveduto all'allontanamento preventivo di alcuni nuclei familiari.
Ulteriori interventi sono stati realizzati a causa delle esondazioni diffuse alla foce del fiume Crati, responsabile delle criticità nei comuni di Cassano allo Ionio, Corigliano Calabro (Cosenza) e nell'area di Gioia Tauro, dove diverse famiglie, a titolo precauzionale, sono state evacuate.
Per quanto riguarda gli interventi posti in essere per la frana di Rogliano si fa presente che il dipartimento della protezione civile ha mantenuto costanti contatti, oltre che con le sale operative delle diverse strutture, anche con il prefetto di Cosenza, i responsabili della protezione civile regionale, i vertici operativi dell'ANAS e della polizia stradale e con il direttore sanitario presente sul luogo dell'evento. Sul posto, già stavano operando le squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco, della polizia stradale, del 118 e dei tecnici dell'ANAS con i mezzi necessari all'intervento tecnico urgente, reperiti in zona e implementati da macchine movimento-terra della regione e dell'ANAS. È stata, quindi disposta l'immediata chiusura del tratto autostradale tra Cosenza e Falerna, nelle more dell'effettuazione delle necessarie verifiche di stabilità dei versanti ed il traffico deviato è stato convogliato sulla strada tirrenica SS18, attraverso la SS107.

Il capo del dipartimento, in seguito agli eventi meteorologici, ha promosso, d'intesa con il presidente della regione Calabria, un incontro nel pomeriggio del 29 gennaio 2009 con tutti i rappresentanti delle Amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, al fine non solo di valutare le conseguenze dei predetti eventi, ma anche di promuovere un'azione coordinata di tutte le Amministrazioni ordinariamente preposte al governo ed alla gestione del territorio per affrontare il dissesto idrogeologico ed idraulico che il lungo periodo di avversità in atto ha posto in drammatica evidenza in tutto il territorio regionale.
I 409 sindaci ed i 5 presidenti delle province, unitamente ai prefetti competenti, oltre che alle rappresentanze dell'UPI dell'ANCI e dell'Amministrazione regionale, hanno condiviso la necessità di proporre al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza e l'opportunità di istituire un tavolo tecnico, anche a livello nazionale, che, oltre alla constatazione dei danni subiti dal territorio, definisca gli interventi di mitigazione del rischio e garantisca una possibile ed efficace azione di protezione civile.
Si fa presente che a tale pianificazione, programmazione ed attuazione di interventi sono chiamati i soggetti ordinariamente preposti, sollecitati dall'autorità di protezione civile nazionale che si è assunta l'onere, come già in occasione dell'azione straordinaria posta in essere a seguito della gravosa stagione degli incendi boschivi del 2007, di accompagnare la regione e gli enti locali nel rafforzamento e, ove necessario, nella riorganizzazione del servizio regionale di protezione civile.
Inoltre è stato attivato, presso la prefettura di Reggio Calabria, un modello di intervento articolato in due filoni. Il primo costituito da un gruppo tecnico di valutazione, composto dai rappresentanti della Regione, del dipartimento dei lavori pubblici dell'Autorità di bacino, della provincia e dell'ANAS, a cui è stata affidata l'individuazione delle aree a rischio e la viabilità alternativa ed il secondo, costituito da un gruppo di coordinamento, composto da ulteriori rappresentanti della regione, delle strutture operative locali, dell'ANAS, della provincia e del genio militare, con il compito di costituire presidi operativi 24 ore sui tratti sensibili e di coordinare gli interventi di messa in sicurezza e di ripristino.
Nell'ambito di tale modello, replicabile, ove necessario, anche in altre province, il Gruppo di coordinamento, a seguito delle valutazioni emerse dai sopralluoghi effettuati dal gruppo tecnico, ha avviato una serie di attività tra le quali la sorveglianza a vista dei versanti interessati attraverso l'istituzione di presidi operativi continuativi, fissi e mobili.
A tali iniziative si è affiancata l'attività di monitoraggio strumentale, anche notturno, dei possibili movimenti dei versanti, assicurato dagli esperti del Dipartimento di scienze della terra dell'università di Firenze, Centro di competenza nazionale, che hanno provveduto ad installare un sistema interferometrico da terra analogo a quello che ormai dal 2003 garantisce il monitoraggio continuo dei movimenti della Sciara del Fuoco a Stromboli.
In particolare, nella serata del 30 gennaio 2009 è stato deciso di procedere alla realizzazione di barriere di contenimento dei fenomeni franosi in atto sul tratto autostradale in località S. Trada e Scilla. L'intervento è stato attuato da un'impresa specializzata resa disponibile dall'ANAS, coadiuvata da una brigata del genio militare, nonché da squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco e del volontariato di protezione civile e protezione civile regionale.
Sono stati, quindi, effettuati ulteriori interventi di ripristino della viabilità della SS18, tra Favazzina e S. Trada, di pulizia del manto stradale su diversi tratti della viabilità provinciale connessa ed è stata garantita la sorveglianza costante dei cantieri aperti lungo tutto il tratto autostradale a rischio.
Accanto a queste attività di ripristino sono state allertate la capitaneria di porto e le ferrovie dello Stato al fine di garantire un eventuale transito alternativo, via mare o via rotaia, per le località isolate come Scilla e Bagnara Calabra.


Infine, il 1o febbraio 2009, mentre le attività di somma urgenza proseguivano alacremente nei territori regionali sfruttando la breve tregua concessa dagli eventi meteorologici, la Prefettura di Reggio Calabria, in considerazione della previsione di un prossimo peggioramento, ha ritenuto opportuno passare dalla configurazione di unità di crisi, fino ad allora operante, a quella centro coordinamento soccorsi (CCS).
Nella medesima giornata, presso la prefettura di Cosenza è stato attivato un modello di intervento analogo a quello già realizzato presso la prefettura di Reggio Calabria. In quel contesto si è preso atto dell'efficace azione svolta dai sindaci della provincia e, in particolare, dal sindaco di Cosenza che ha tempestivamente predisposto, sia l'evacuazione di numerosi nuclei familiari minacciati dagli eventi franosi che gli interventi a sostegno della viabilità statale e provinciale, già particolarmente compromessa a causa dell'interdizione del transito dell'A3 interrotta a seguito della frana di Rogliano.
Tra le diverse iniziative poste in essere per fronteggiare la situazione in atto e la sua evoluzione si segnala l'impegno prestato, sul territorio regionale, da tre Brigate del Genio militare (Aosta, Garibaldi e Pinerolo), di cui una operante nel reggino (impegno complessivamente stimato in oltre 160 unità con oltre 50 mezzi) e quello della regione Calabria che ha svolto un ruolo attivo, ponendo in essere una
task force tecnica con la presenza dei rappresentanti dell'Autorità di bacino, della Direzione regionale del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco e del Provveditorato alle opere pubbliche. Anche le Forze Armate hanno reso disponibili ulteriori 100 unità che hanno partecipato all'attività di ripristino delle sedi stradali, di ricognizione delle zone interessate, di valutazione della fattibilità di interventi tecnici urgenti ed indifferibili.
Nella notte del primo febbraio scorso è stata riaperta l'autostrada A3 in provincia di Reggio Calabria, mentre per le altre province, ed in particolare quella di Cosenza, il tratto da Rogliano a San Mango è tuttora interessato da una serie di dissesti diffusi e di aree di criticità, tuttavia adeguatamente vigilate. Il tratto da Rogliano ad Altilia è stato definitivamente riaperto, permanendo ancora per breve tempo l'interruzione su parte dell'area interessata dalla frana.
In merito, poi, alle azioni di sgombero dei nuclei familiari previste dai Sindaci del cosentino, si fa presente che sono state emesse più di 30 ordinanze in 18 comuni della provincia che hanno interessato oltre 400 persone.
Si precisa, inoltre, che per il tratto interessato dalla frana, costruito negli anni sessanta, sono già stati programmati i lavori di ammodernamento il cui progetto definitivo, per un importo di 780 milioni, è stato approvato dal consiglio di amministrazione dell'ANAS lo scorso mese di luglio 2008. Per il progetto è attualmente in corso la procedura di approvazione dal parte del CIPE e la gara per l'affidamento della realizzazione verrà avviata entro il corrente anno 2009.
Infine, a seguito degli eventi verificatisi in Calabria, è stato richiesto al ministero dell'economia e delle finanze un ulteriore stanziamento di 15 milioni di euro per fronteggiare le prime esigenze di urgenza.
In considerazione della situazione pregressa ed in atto, su richiesta della regione il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 30 gennaio 2009, ha tempestivamente dichiarato lo stato di emergenza per il territorio della regione Calabria colpita nel mese di gennaio 2009 da eventi avversi e nel contempo si sta provvedendo alla predisposizione di un'apposita ordinanza di protezione civile, per l'individuazione degli interventi occorrenti per la soluzione del contesto emergenziale.
Per quanto riguarda la situazione idrogeologica della Calabria, secondo il piano di assetto idrogeologico (PAI), elaborato dall'autorità di bacino regionale ed approvato nel dicembre 2001, le frane perimetrate nei centri abitati sono più di diecimila e le aree a rischio di frana elevato e molto elevato sono 2.500, distribuite nelle province.
L'approccio più efficace, a tal fine, peraltro confermato dalla recente direttiva

europea sulle alluvioni, è quello della «gestione del rischio».
Si deve prendere atto della complessità dei processi che vedono un tessuto idrogeologico, intrinsecamente fragile, interagire con un territorio intensamente popolato, ricco, quasi ovunque, di insediamenti abitativi, produttivi e di nodi infrastrutturali strategici.
La sicurezza deve essere, quindi, inquadrata come un'azione continua e progressiva, affidata ad elementi trainanti, tutti imprescindibili per il successo complessivo.
Un primo elemento è costituito dalle opere di ingegneria, siano esse localizzate come argini, casse di espansione e scolmatori o diffuse nella indispensabile manutenzione e presidio del territorio, tanto nei sistemi idraulici di pianura che sui versanti. Opere a basso costo, di semplice realizzazione e minimo impatto sull'ecosistema fluviale o dei versanti che possono rapidamente mutare il volto dell'assetto idrogeologico del nostro Paese.
Un altro elemento di particolare importanza passa attraverso il governo del territorio. Non c'è opera o intervento che possa compensare una cattiva gestione dell'urbanistica con una edificazione nelle aree pericolose sui versanti in frana o, addirittura, negli alvei dei fiumi.
Del resto la dolorosa esperienza di Sarno, con le sue oltre 160 vittime, si è tradotta nell'elaborazione dei PAI che, già da alcuni anni, presentano un mosaico completo delle aree a pericolosità e rischio idrogeologico sul territorio nazionale.
Una possibile proposta di gestione del rischio frane in Calabria consiste nell'individuazione delle priorità degli interventi attraverso una mappatura completa delle frane attualmente in movimento, con velocità di spostamento significativa, da effettuare con tecniche di interferometria satellitare, peraltro, già in uso su una parte significativa del territorio regionale.
Per queste zone diverrebbe preminente la realizzazione di una rete di monitoraggio dei versanti collegata al sistema di allertamento svolto dai centri funzionali e, quindi, all'attivazione delle diverse fasi del piano di emergenza comunale. Inoltre sarebbe prioritaria anche la realizzazione degli interventi strutturali di mitigazione del rischio.
Per quanto riguarda l'attività della regione è fondamentale il collegamento tra l'attività di previsione, svolta dal centro funzionale e l'azione di allertamento e vigilanza che deve assicurare la struttura regionale di protezione civile. L'obiettivo comune è quello di indirizzare e supportare i comuni nell'attività di salvaguardia della popolazione, attivando, sul territorio, i presidi necessari, sia per adottare misure preventive che per seguire l'evoluzione degli eventi.
Costruire questo processo richiede un'organizzazione a livello regionale con una
task force di tecnici che svolgano ordinariamente e periodicamente un'attività di controllo e di monitoraggio dei movimenti franosi più rilevanti, nonché l'impiego, dopo un'opportuna formazione, dei 1.478 operai dell'azienda regionale forestale della regione Calabria che nel periodo estivo vengono utilizzati per la sorveglianza e la lotta attiva agli incendi boschivi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

LARATTA, ANGELA NAPOLI, OCCHIUTO, VILLECCO CALIPARI, CESARE MARINI, MINNITI e MARCO CARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le forti e incessanti piogge delle ultime settimane, le raffiche di vento e le mareggiate, hanno causato in Calabria tantissimi danni al sistema della viabilità, alle infrastrutture, al sistema produttivo e in particolare all'agricoltura. Nella Provincia di Cosenza nella serata del 25 gennaio 2009, intorno alle 21, in prossimità del km 283 dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, si è verificato un movimento franoso esteso oltre 50 metri che ha interessato l'intera sezione autostradale. La colata di fango, detriti e vegetazione, innescatasi da una altezza di circa sessanta metri sul versante prospiciente la carreggiata sud, ha invaso entrambe le carreggiate per una

estesa di circa 80 metri ed ha travolto e divelto un muro di sostegno investendo un furgone con sette persone a bordo che transitava nell'istante in direzione sud. Due sono i morti accertati mentre cinque sono i feriti anche gravi. I soccorritori sono ancora al lavoro per rimuovere fango e detriti dalla zona interessata e per ripristinare il traffico autostradale. È diffusa la preoccupazione della popolazione che ogni giorno percorre l'arteria, soprattutto per la notevole presenza di cantieri dove sono concentrati i lavori di ammodernamento di quel tratto autostradale;
all'altezza di Rose, in provincia di Cosenza, l'esondazione del fiume Crati ha provocato il crollo di un ponte che in quell'istante era attraversato da una vettura con due persone a bordo che sono rimaste gravemente ferite. Sul Basso e Alto Tirreno calabrese la furia del mare ha divelto e risucchiato strutture e tratti della SS18, anch'essa importante arteria percorsa ogni giorno da migliaia di automobilisti. Danni ingenti su tutto lo Jonio calabrese e in particolare in provincia di Crotone dove le mareggiate hanno fatto danni ingenti ai porti e alle infrastrutture;
i danni all'Agricoltura in tutta la Calabria sono incalcolabili per la enorme quantità di pioggia riversatasi sul territorio in queste settimane. Moltissimi i danni alla rete stradale in tutta la Regione, con centri piccoli e grandi che sono in parte isolati o in condizioni molti difficili di collegamento;
va ricordato che dopo i gravi fatti di Soverato del 2000, fu avviato un monitoraggio sul rischio idrogeologico della Regione Calabria, e alcune Province calabresi sono risultate aree a forte criticità. La quasi totalità dei comuni calabresi risulta a rischio frane e smottamenti. Per molti la situazione idrogeologica è grave e i rischi per le popolazioni sono notevoli se non si interviene con un piano straordinario e urgente;
nei mesi scorsi alcuni geologi hanno lanciato l'allarme sui rischi di dissesto idrogeologico che incombono sulla Calabria e che richiedono un'attenzione immediata da parte delle Istituzioni, prima che accadono fatti drammatici -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare il Governo per far fronte alla grave emergenza nazionale venutasi a creare in Calabria a seguito della lunga e violenta ondata di maltempo di queste settimane;
quali provvedimenti si intenda adottare in particolare sull'A3 Salerno-Reggio Calabria, ovvero se non intenda intervenire immediatamente per mettere in sicurezza l'Autostrada e le strade statali e provinciali che sono state interessate a frane e smottamenti;
se non si intenda adottare tutte le misure necessarie e urgenti, dichiarando lo stato di calamità naturale, per intervenire con urgenza in Calabria per ripristinare il sistema dei collegamenti stradali, per sostenere il comparto agricolo e produttivo, per sostenere quei comuni che sono chiamati a intervenire nel proprio territorio devastato dall'eccezionale ondata di maltempo.
(4-02148)

Risposta. - Nei mesi di dicembre e gennaio 2009 l'intera penisola è stata interessata da una diffusa ondata di maltempo e, in particolare, la Calabria è stata caratterizzata da precipitazioni persistenti che, seppure con intensità relativamente modeste, hanno riversato sul territorio ingenti volumi di pioggia.
Questi ultimi hanno aggravato il preoccupante stato in cui versa il territorio regionale, determinando problematiche costituite non tanto dall'esondazione dei bacini, in grado di determinare le piene più rovinose se sollecitati da impulsi brevi ed intensi, ma da un dissesto idrogeologico di versante.
Già dalla serata del 9 dicembre, una perturbazione di origine atlantica ha generato sull'Italia una rilevante fase di maltempo, caratterizzata da manifestazioni nevose al nord e da precipitazioni, anche

temporalesche, accompagnate da forti venti e mareggiate, al centro sud.
Nelle giornate dal 10 al 13 dicembre si sono verificate piogge moderate, localmente molto elevate, sulla regione Calabria che hanno superato, diffusamente, i 200 mm e, localmente, i 300 mm.
I quantitativi delle precipitazioni hanno comportato un superamento, seppure locale, delle soglie pluviometriche relative a livelli di criticità elevata, con tempi di ritorno almeno ventennali.
L'entità delle piogge ha determinato l'attivazione di dissesti idrogeologici ed idraulici dovuti a fenomeni di instabilità dei versanti di tipo superficiale di limitate dimensioni, nonché il generarsi di deflussi superficiali in grado di impegnare significativamente il reticolo idrografico secondario e, in condizioni di media saturazione dei terreni, come in questo caso, anche il reticolo principale. A ciò si sono aggiunti altri fenomeni in atto, quali venti e mareggiate, che hanno ulteriormente aggravato gli effetti sul territorio.
Anche dalla metà del mese di gennaio la regione Calabria ha continuato ad essere interessata da fenomeni meteorologici abbastanza persistenti, caratterizzati da precipitazioni estremamente abbondanti, accompagnate da un'intensa attività elettrica e da venti di burrasca.
Dopo una breve pausa concessa dal maltempo, a partire dal pomeriggio del 20 gennaio è ripresa una nuova importante fase temporalesca, caratterizzata dal succedersi di diversi impulsi perturbati, di cui il più rilevante si è manifestato nei giorni 24 e 25 gennaio.
L'evento più grave che, purtroppo, ha causato la perdita di due vite umane ed il ferimento di persone, si è verificato la sera del 25 gennaio su un tratto dell'autostrada A3 (Salerno-Reggio Calabria), dove un fenomeno di dissesto, iniziato come
soil slip (scivolamento del suolo), si è evoluto in movimento franoso di tipo complesso, provocando il conseguente cedimento del muro di contenimento in cemento armato e delle barriere paramassi sopra di esso installate. Tale fenomeno ha determinato il blocco della circolazione all'altezza del km 283 in direzione sud, tra gli svincoli di Rogliano e Altilia-Grimaldi, con la deviazione del traffico verso l'uscita Cosenza nord.
Dall'analisi delle precipitazioni, relativamente alla zona tra Altilia e Rogliano, è emerso che i 348 mm registrati nella stazione di Rogliano nel mese di gennaio rappresentano il quarto caso critico negli ultimi 86 anni. Tali precipitazioni, pressoché continue (con solo 8 giorni asciutti sui 28 giorni del periodo considerato), sommate a quelle dello scorso mese di dicembre nella medesima stazione, pari a 307 mm, portano a 650 mm i valori di precipitazione complessivamente cumulata nei mesi di dicembre e gennaio. Il terreno, in tali condizioni, è rimasto in uno stato di costante imbibizione e, verosimilmente, prossimo alla saturazione.
Nella notte del 29 gennaio 2009, un altro evento franoso si è verificato nel territorio comunale di Tropea, in provincia di Vibo Valentia mentre, nel corso della mattinata del 30 gennaio, si sono verificati altri numerosi eventi avversi sul territorio della provincia di Reggio Calabria.
L'autostrada A3 è stata interessata da due fenomeni franosi, uno in località Santa Trada e l'altro in corrispondenza dello svincolo per Scilla; la SS 181 è stata chiusa nel tratto tra Villa San Giovanni e Scilla perché interessata, in ben cinque siti, da fenomeni franosi di particolare criticità, nonché da altri piccoli smottamenti che hanno invaso il manto stradale; i territori di Bagnara Calabra e di Scilla sono rimasti isolati sempre a causa di fenomeni di dissesto idrogeologico ed idraulico e altri eventi franosi, pericolosi ed estesi, si sono verificati nell'area di Tropea e nelle zone della provincia.
Già in occasione del verificarsi dei primi eventi meteorologici relativi al dicembre 2008, presso le prefetture di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, sono stati attivati i centri di coordinamento dei soccorsi (C.C.S.) che hanno operato per garantire e supportare la gestione degli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata.
Sono state promosse attività di contenimento e monitoraggio dei corsi d'acqua in

piena nel reggino, tra cui il torrente Vacale, nel comune di Polistena, dove, purtroppo, è deceduto un uomo. Si è operato in provincia di Vibo Valentia dove si sono verificati smottamenti, cedimenti delle sedi stradali e colate di fango vicino ai centri abitati e si è provveduto all'allontanamento preventivo di alcuni nuclei familiari.
Ulteriori interventi sono stati realizzati a causa delle esondazioni diffuse alla foce del fiume Crati, responsabile delle criticità nei comuni di Cassano allo Ionio, Corigliano Calabro (CS) e nell'area di Gioia Tauro, dove diverse famiglie, a titolo precauzionale, sono state evacuate.
Per quanto riguarda gli interventi posti in essere per la frana di Rogliano si fa presente che il dipartimento della protezione civile ha mantenuto costanti contatti, oltre che con le sale operative delle diverse strutture, anche con il prefetto di Cosenza, i responsabili della protezione civile regionale, i vertici operativi dell'ANAS e della polizia stradale e con il direttore sanitario presente sul luogo dell'evento. Sul posto, già stavano operando le squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco, della polizia stradale, del 118 e dei tecnici dell'ANAS con i mezzi necessari all'intervento tecnico urgente, reperiti in zona e implementati da macchine movimento-terra della regione e dell'ANAS. È stata, quindi disposta l'immediata chiusura del tratto autostradale tra Cosenza e Falerna, nelle more dell'effettuazione delle necessarie verifiche di stabilità dei versanti ed il traffico deviato è stato convogliato sulla strada tirrenica SS18, attraverso la SS107.
Il capo del dipartimento, in seguito agli eventi meteorologici, ha promosso, d'intesa con il presidente della regione Calabria, un incontro nel pomeriggio del 29 gennaio 2009 con tutti i rappresentanti delle Amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, al fine non solo di valutare le conseguenze dei predetti eventi, ma anche di promuovere un'azione coordinata di tutte le Amministrazioni ordinariamente preposte al governo ed alla gestione del territorio per affrontare il dissesto idrogeologico ed idraulico che il lungo periodo di avversità in atto ha posto in drammatica evidenza in tutto il territorio regionale.
I 409 sindaci ed i 5 presidenti delle province, unitamente ai prefetti competenti, oltre che alle rappresentanze dell'UPI dell'ANCI e dell'Amministrazione regionale, hanno condiviso la necessità di proporre al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza e l'opportunità di istituire un tavolo tecnico, anche a livello nazionale, che, oltre alla constatazione dei danni subiti dal territorio, definisca gli interventi di mitigazione del rischio e garantisca una possibile ed efficace azione di protezione civile.
Si fa presente che a tale pianificazione, programmazione ed attuazione di interventi sono chiamati i soggetti ordinariamente preposti, sollecitati dall'autorità di protezione civile nazionale che si è assunta l'onere, come già in occasione dell'azione straordinaria posta in essere a seguito della gravosa stagione degli incendi boschivi del 2007, di accompagnare la regione e gli enti locali nel rafforzamento e, ove necessario, nella riorganizzazione del servizio regionale di protezione civile.
Inoltre è stato attivato, presso la prefettura di Reggio Calabria, un modello di intervento articolato in due filoni. Il primo costituito da un gruppo tecnico di valutazione, composto dai rappresentanti della Regione, del dipartimento dei lavori pubblici dell'Autorità di bacino, della provincia e dell'ANAS, a cui e stata affidata l'individuazione delle aree a rischio e la viabilità alternativa ed il secondo, costituito da un gruppo di coordinamento, composto da ulteriori rappresentanti della regione, delle strutture operative locali, dell'ANAS, della provincia e del genio militare, con il compito di costituire presidi operativi 24 ore sui tratti sensibili e di coordinare gli interventi di messa in sicurezza e di ripristino.
Nell'ambito di tale modello, replicabile, ove necessario, anche in altre province, il Gruppo di coordinamento, a seguito delle valutazioni emerse dai sopralluoghi effettuati dal gruppo tecnico, ha avviato una serie di attività tra le quali la sorveglianza

a vista dei versanti interessati attraverso l'istituzione di presidi operativi continuativi, fissi e mobili.
A tali iniziative si è affiancata l'attività di monitoraggio strumentale, anche notturno, dei possibili movimenti dei versanti, assicurato dagli esperti del Dipartimento di scienze della terra dell'università di Firenze, Centro di competenza nazionale, che hanno provveduto ad installare un sistema interferometrico da terra analogo a quello che ormai dal 2003 garantisce il monitoraggio continuo dei movimenti della Sciara del Fuoco a Stromboli.
In particolare, nella serata del 30 gennaio 2009 è stato deciso di procedere alla realizzazione di barriere di contenimento dei fenomeni franosi in atto sul tratto autostradale in località S. Trada e Scilla. L'intervento è stato attuato da un'impresa specializzata resa disponibile dall'ANAS, coadiuvata da una brigata del genio militare, nonché da squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco e del volontariato di protezione civile e protezione civile regionale.
Sono stati, quindi, effettuati ulteriori interventi di ripristino della viabilità della SS18, tra Favazzina e S. Trada, di pulizia del manto stradale su diversi tratti della viabilità provinciale connessa ed è stata garantita la sorveglianza costante dei cantieri aperti lungo tutto il tratto autostradale a rischio.
Accanto a queste attività di ripristino sono state allertate la capitaneria di porto e le ferrovie dello Stato al fine di garantire un eventuale transito alternativo, via mare o via rotaia, per le località isolate come Scilla e Bagnara Calabra.
Infine, il 1o febbraio 2009, mentre le attività di somma urgenza proseguivano a acremente nei territori regionali sfruttando la breve tregua concessa dagli eventi meteorologici, la Prefettura di Reggio Calabria, in considerazione della previsione di un prossimo peggioramento, ha ritenuto opportuno passare dalla configurazione di unità di crisi, fino ad allora operante, a quella centro coordinamento soccorsi (CCS).
Nella medesima giornata, presso la prefettura di Cosenza è stato attivato un modello di intervento analogo a quello già realizzato presso la prefettura di Reggio Calabria. In quel contesto si è preso atto dell'efficace azione svolta dai sindaci della provincia e, in particolare, dal sindaco di Cosenza che ha tempestivamente predisposto, sia l'evacuazione di numerosi nuclei familiari minacciati dagli eventi franosi che gli interventi a sostegno della viabilità statale e provinciale, già particolarmente compromessa a causa dell'interdizione del transito dell'A3 interrotta a seguito della frana di Rogliano.
Tra le diverse iniziative poste in essere per fronteggiare la situazione in atto e la sua evoluzione si segnala l'impegno prestato, sul territorio regionale, da tre Brigate del Genio militare (Aosta, Garibaldi e Pinerolo), di cui una operante nel reggino (impegno complessivamente stimato in oltre 160 unità con oltre 50 mezzi) e quello della regione Calabria che ha svolto un ruolo attivo, ponendo in essere una
task force tecnica con la presenza dei rappresentanti dell'Autorità di bacino, della Direzione regionale del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco e del Provveditorato alle opere pubbliche. Anche le Forze Armate hanno reso disponibili ulteriori 100 unità che hanno partecipato all'attività di ripristino delle sedi stradali, di ricognizione delle zone interessate, di valutazione della fattibilità di interventi tecnici urgenti ed indifferibili.
Nella notte del primo febbraio scorso è stata riaperta l'autostrada A3 in provincia di Reggio Calabria, mentre per le altre province, ed in particolare quella di Cosenza, il tratto da Rogliano a San Mango è tuttora interessato da una serie di dissesti diffusi e si aree di criticità, tuttavia adeguatamente vigilate. Il tratto da Rogliano ad Altilia è stato definitivamente riaperto, permanendo ancora per breve tempo l'interruzione su parte dell'area interessata dalla frana.
In merito, poi, alle azioni di sgombero dei nuclei familiari previste dai Sindaci del cosentino, si fa presente che sono state

emesse più di 30 ordinanze in 18 comuni della provincia che hanno interessato oltre 400 persone.
Si precisa, inoltre, che per il tratto interessato dalla frana, costruito negli anni sessanta, sono già stati programmati i lavori di ammodernamento il cui progetto definitivo, per un importo di 780 milioni, è stato approvato dal consiglio di amministrazione dell'ANAS lo scorso mese di luglio 2008. Per il progetto è attualmente in corso la procedura di approvazione dal parte del CIPE e la gara per l'affidamento della realizzazione verrà avviata entro il corrente anno 2009.
Infine, a seguito degli eventi verificatisi in Calabria, è stato richiesto al ministero dell'economia e delle finanze un ulteriore stanziamento di 15 milioni di euro per fronteggiare le prime esigenze di urgenza.
In considerazione della situazione pregressa ed in atto, su richiesta della regione il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 30 gennaio 2009, ha tempestivamente dichiarato lo stato di emergenza per il territorio della regione Calabria colpita nel mese di gennaio 2009 da eventi avversi e nel contempo si sta provvedendo alla predisposizione di un'apposita ordinanza di protezione civile, per l'individuazione degli interventi occorrenti per la soluzione del contesto emergenziale.
Per quanto riguarda la situazione idrogeologica della Calabria, secondo il piano di assetto idrogeologico (PAI), elaborato dall'autorità di bacino regionale ed approvato nel dicembre 2001, le frane perimetrate nei centri abitati sono più di diecimila e le aree a rischio di frana elevato e molto elevato sono 2.500, distribuite nelle province.
L'approccio più efficace, a tal fine, peraltro confermato dalla recente direttiva europea sulle alluvioni, è quello della «gestione del rischio».
Si deve prendere atto della complessità dei processi che vedono un tessuto idrogeologico, intrinsecamente fragile, interagire con un territorio intensamente popolato, ricco, quasi ovunque, di insediamenti abitativi, produttivi e di nodi infrastrutturali strategici.
La sicurezza deve essere, quindi, inquadrata come un'azione continua e progressiva, affidata ad elementi trainanti, tutti imprescindibili per il successo complessivo.
Un primo elemento è costituito dalle opere di ingegneria, siano esse localizzate come argini, casse di espansione e scolmatori o diffuse nella indispensabile manutenzione e presidio del territorio, tanto nei sistemi idraulici di pianura che sui versanti. Opere a basso costo, di semplice realizzazione e minimo impatto sull'ecosistema fluviale o dei versanti che possono rapidamente mutare il volto dell'assetto idrogeologico del nostro Paese.
Un altro elemento di particolare importanza passa attraverso il governo del territorio. Non c'è opera o intervento che possa compensare una cattiva gestione dell'urbanistica con una edificazione nelle aree pericolose sui versanti in frana o, addirittura, negli alvei dei fiumi.
Del resto la dolorosa esperienza di Sarno, con le sue oltre 160 vittime, si è tradotta nell'elaborazione dei PAI che, già da alcuni anni, presentano un mosaico completo delle aree a pericolosità e rischio idrogeologico sul territorio nazionale.
Una possibile proposta di gestione del rischio frane in Calabria consiste nell'individuazione delle priorità degli interventi attraverso una mappatura completa delle frane attualmente in movimento, con velocità di spostamento significativa, da effettuare con tecniche di interferometria satellitare, peraltro, già in uso su una parte significativa del territorio regionale.
Per queste zone diverrebbe preminente la realizzazione di una rete di monitoraggio dei versanti collegata al sistema di allertamento svolto dai centri funzionali e, quindi, all'attivazione delle diverse fasi del piano di emergenza comunale. Inoltre sarebbe prioritaria anche la realizzazione degli interventi strutturali di mitigazione del rischio.
Per quanto riguarda l'attività della regione è fondamentale il collegamento tra l'attività di previste, svolta dal centro funzionale e l'azione di allertamento e vigilanza che deve assicurare la struttura regionale di protezione civile. L'obiettivo comune è quello di indirizzare e supportare i comuni

nell'attività di salvaguardia della popolazione, attivando, sul territorio, i presidi necessari, sia per adottare misure preventive che per seguire l'evoluzione degli eventi.
Costruire questo processo richiede un'organizzazione a livello regionale con una
task force di tecnici che svolgano ordinariamente e periodicamente un'attività di controllo e di monitoraggio dei movimenti franosi più rilevanti, nonché l'impiego, dopo un'opportuna formazione, dei 1.478 operai dell'azienda regionale forestale della regione Calabria che nel periodo estivo vengono utilizzati per la sorveglianza e la lotta attiva agli incendi boschivi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

LAZZARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
decine di coppie adottanti italiane sono bloccate in Colombia dallo sciopero della Magistratura che va avanti ad oltranza dal 3 settembre 2008; al termine del lungo iter per ottenere l'adozione è necessario raggiungere il Paese di provenienza del minore adottato per completare la trafila burocratica tramite una sentenza che consenta di ripartire per l'Italia con il bambino;
tuttavia l'estrema radicalizzazione della lotta politico-sindacale in Colombia non consente di vedere la fine della lotta che oppone la Magistratura colombiana al proprio Governo;
né vanno dimenticate le ripercussioni psicologiche che questa situazione sta avendo anche sui bambini in questo delicato momento di formazione dei nuovi nuclei familiari e i numerosi problemi economici, lavorativi e familiari di coloro che si sono assentati dal proprio lavoro in Italia ormai da mesi;
più volte le famiglie hanno chiesto l'intervento del Governo italiano e della Commissione adozioni internazionali, che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio, affinché richiedessero al Governo colombiano la nomina straordinaria di un Giudice di famiglia per l'espletamento delle pratiche in attesa di sentenza. Un provvedimento analogo a quello dei Giudici di emergenza a cui la Colombia è ricorsa più volte sui procedimenti di adozione sospesi -:
se non ritenga opportuno e doveroso attivarsi nei termini descritti in premessa, per risolvere la grave situazione creatasi per le coppie in attesa di adottare un minore in Colombia.
(4-01261)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Uno sciopero della magistratura colombiana, protrattosi per circa un mese e mezzo, a partire dal 4 settembre 2008, ha causato il blocco delle procedure di adozione di minori colombiani.
Il 21 ottobre 2008, a seguito della sospensione del suddetto sciopero, i tribunali hanno ripreso ad emettere regolarmente le sentenze relative ai casi di adozioni. Alcuni minori colombiani, adottati da famiglie italiane, sono giunti in Italia accompagnati dai loro genitori adottivi. La situazione è già tornata alla normalità.
L'Ambasciata d'Italia a Bogotà, durante lo sciopero, si è prodigata nel monitorare la situazione e nel prestare assistenza alle famiglie italiane coinvolte.
Nell'adoperarsi per una soluzione definitiva della vicenda, la nostra Rappresentanza ha anche proposto al Governo colombiano - nel quadro delle misure eccezionali che esso avrebbe potuto adottare - di prendere in considerazione l'ipotesi di nominare giudici
ad hoc, con il compito precipuo di smaltire, nel più breve tempo possibile, le pratiche di adozione ancora inevase.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

LO MONTE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Bruno Valastro, noto imprenditore della provincia di Messina, a causa di una intricata vicenda giudiziaria è trattenuto dalla scorso 30 gennaio, in regime di arresti domiciliari, presso Santiago de Cuba;
l'imprenditore si trovava nell'isola per rendere omaggio alla salma della moglie, Nancy Martinez 40 anni, tragicamente deceduta alcuni giorni prima in seguito ad un incidente stradale, e per riportare in Italia la foro figlioletta rimasta precocemente orfana di madre a soli 5 anni;
dopo alcuni giorni, nella notte tra il 30 ed il 31 gennaio 2008, alla guida della sua auto, il signor Valastro travolge, uccidendolo, un giovane motociclista di 24 anni;
l'esame autoptico svolto sul corpo del giovane motociclista evidenzia nel sangue un alto tasso alcolemico, ma malgrado tale risultanza il Valastro viene processato e condannato per omicidio colposo alla pena di un anno in libertà vigilata, pena che ancora oggi sta scontando in territorio cubano;
essendo oramai la sentenza di condanna passata in giudicato e stante le precarissime condizioni di salute del signor Valastro, già plurinfartuato, i legali hanno presentato domanda di espulsione per motivi umanitari alla quale il pubblico ministero ha presentato appello adducendo ulteriori indizi di colpevolezza;
nel frattempo la piccola figlioletta, che è stata trasferita in Italia ed assegnata alle cure di parenti, chiede continuamente notizie dei genitori, essendo all'improvviso rimasta priva di entrambi;
da quel giorno il signor Valastro si trova al centro di un'odissea giudiziaria perché non riesce a farsi riconoscere le sue precarissime condizioni di salute. Egli infatti è costretto, a causa di gravi problemi cardiaci, a sottoporsi a stressantissimi controlli e a continue cure farmacologiche, necessarie per la sua sopravvivenza, che a causa dell'embargo, a volte non riesce neanche a seguire;
l'ambasciata d'Italia all'Avana, avendo constatato che la condizione che vive il signor Valastro è incompatibile con i più elementari diritti umanitari riconosciuti dalla comunità internazionale, ha più volte interceduto presso le autorità giudiziarie cubane al fine di autorizzarne l'espulsione -:
quali iniziative intenda intraprendere, presso le autorità cubane, al fine di superare quelli che appaiono insormontabili motivi ostativi alla espulsione del signor Valastro dal territorio cubano.
(4-01238)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il caso del signor Bruno Valastro che, come noi, si è già risolto positivamente, è stato seguito, fin dal suo inizio, dal ministero degli esteri con la massima attenzione.
A seguito della condanna definitiva del connazionale ad un anno di reclusione, l'Ambasciata a L'Avana, che si è sempre mantenuta in costante contatto con lui, è intervenuta a più riprese presso le competenti Autorità locali a sostegno della domanda di espulsione da Cuba presentata dall'interessato il 3 giugno 2008 per ragioni umanitarie. Acquisito il parere favorevole del locale Ministero degli affari esteri, è stato necessario attendere il via libera del ministero della giustizia cubano.
A testimonianza dell'impegno profuso per giungere ad una conclusione positiva della vicenda, l'Ambasciatore d'Italia a L'Avana, di concerto con il ministero degli esteri, ha trasmesso il 15 settembre 2008 una lettera personale al Ministro degli affari esteri cubano, nella quale ha fatto stato delle precarie condizioni psico-fisiche del signor Valastro e ha perorato la richiesta di espulsione, chiedendo che fosse esaminata con celerità.
Il caso è stato anche sollevato dalla Farnesina con l'incaricato d'affari a.i. cubano

a Roma, in occasione di un incontro svoltosi il 5 agosto 2008.
Il connazionale, comunque, ha sempre goduto del beneficio della libertà condizionale e non è stato sottoposto ad alcuna limitazione agli spostamenti all'interno del Paese.
Le Autorità locali hanno finalmente reso esecutivo il decreto di espulsione, firmato dal Ministro della giustizia cubano, il 16 ottobre 2008.
Il connazionale Bruno Valastro è stato quindi imbarcato, la notte del 6 novembre 2008, su un volo della compagnia spagnola Air Europa in partenza da L'Avana e diretto a Madrid, per poi proseguire fino a Roma.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro degli affari esteri, nel corso di una intervista pubblicata il 7 luglio 2008 su Il Corriere della Sera, riguardante il tema degli istituti italiani di cultura ha meritoriamente citato l'Iraq come futura sede di un «grande istituto», quale naturale eredità dell'impegno italiano determinante nel salvataggio del Museo Archeologico di Baghdad -:
se non si ritenga opportuno delineare celermente le modalità di realizzazione, con relativa tempistica, dell'Istituto italiano di cultura a Baghdad.
(4-00696)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Istituto italiano di cultura di Baghdad, pur presente nell'organigramma della rete degli Istituti, non è al momento operativo a causa della nota situazione del Paese.
Esso però potrebbe essere riattivato, anche in tempi brevi, nel momento in cui le condizioni di sicurezza e l'allocazione delle risorse finanziarie necessarie rendessero possibile la normale operatività dell'istituto.
Si ritiene comunque opportuno sottolineare che, anche in mancanza di un Istituto di Cultura, la nostra cooperazione culturale con l'Iraq tocca un vasto ventaglio di attività tra cui: riabilitazione di musei, formazione personale e tecnici iracheni, corsi in Italia in discipline umanistiche e scientifiche, sostegno all'insegnamento dell'italiano, realizzazione del museo virtuale di Baghdad, sostegno alla giovane cinematografia irachena.
A tale proposito si fa presente che, all'interno del sito
Internet www.italyforiraq.it, è possibile consultare in dettaglio tutte le forme di cooperazione culturale tra Italia e Iraq.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i Ministri degli Esteri dello SCO (Shanghai Cooperation Organization), di cui fanno parte Cina, Kirgizistan, Kazakistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan, si sono incontrati lo scorso 25 Luglio in Tagikistan;
contemporaneamente, tramite un intervento del proprio ambasciatore a Mosca Ansari, l'Iran ha riproposto la candidatura a «membro permanente ed attivo» dello SCO;
oggi l'Iran, come l'Afghanistan, la Mongolia e il Pakistan, possiede lo status di «osservatore» dello SCO;
risulta particolarmente inquietante nell'attuale delicatissima fase internazionale l'assenza di una decisa e precisa dichiarazione di rigetto della richiesta iraniana da parte degli altri Paesi dello SCO, che dovrebbero essere impegnati nella politica di isolamento dell'Iran fino a quando non avrà risposto positivamente alle richieste delle Nazioni Unite sul blocco delle iniziative di costruzione del proprio arsenale nucleare -:
quali iniziative in merito l'Italia intenda assumere nei confronti dei Paesi

aderenti allo SCO, onde scongiurare un eventuale ingresso dell'Iran in tale organizzazione.
(4-00936)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La Shanghai Cooperation Organization (SCO) è un'Organizzazione Intergovernativa, fondata il 14 giugno 2001 dai Capi di Stato di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Federazione Russa e Cina. Si tratta di una Organizzazione Internazionale a vocazione regionale asiatica, che persegue fini di cooperazione fra gli. Stati membri in campo economico, culturale e politico, con un particolare riferimento alle questioni di sicurezza. Secondo lo Statuto, l'ammissione di nuovi Stati è decisa dal Consiglio dei Capi di Governo, su proposta del Consiglio dei Ministri degli affari esteri, in risposta ad una richiesta ufficiale da parte dello Stato interessato, rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri degli Affari esteri.
L'Italia non ha, dunque, titolo per incidere sulla decisione di adesione di nuovi Stati. Sinora, comunque, i Paesi membri sono apparsi alquanto esitanti ad allargare formalmente la loro composizione in direzioni tali da connotare eccessivamente il profilo esterno dell'organizzazione.
Un'azione di sensibilizzazione sull'eventuale adesione allo SCO dell'Iran potrebbe essere condotta dai Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (fra i quali sono inclusi, come noto, Federazione Russa e Cina), nel quadro della mediazione politica e diplomatica intrapresa dal cosiddetto gruppo dei 5+1 per trovare una soluzione alla questione nucleare iraniana.
La Cina, però, non risulta essere favorevole ad elevare il ruolo del Governo di Teheran sino alla piena adesione dell'Organizzazione. Prevarrebbe al momento, infatti, il desiderio di non introdurre elementi di tensione con gli Stati Uniti. La posizione del Governo di Pechino risentirebbe della preoccupazione che la Carta della SCO prevede, limitatamente a «terrorismo, separatismo, estremismo», un accordo di mutua difesa. Ne consegue che, in caso di concessione della piena adesione all'Iran, un eventuale aggravarsi della tensione internazionale su tale Paese potrebbe mettere gli altri membri della Shanghai Cooperation Organization di fronte alla prospettiva di una qualche forma di attivazione delle procedure di mutua difesa. Più in generale, sembra che la Cina non voglia accentuare, in questo ed altri aspetti, la trasformazione della SCO in un blocco politico e militare, limitando la sua attenzione agli aspetti economici.
L'atteggiamento cinese ha influenzato le decisioni dei Capi di Stato della SCO, riunitisi nel Vertice di Dushambe lo scorso 28 agosto. Essi si sono limitati, infatti, ad affermare che il lavoro con i membri osservatori SCO - India, Iran, Mongolia e Pakistan - sarà elevato ad un «nuovo livello qualitativo», e a decidere di creare un «gruppo di esperti» per considerare uno spettro di tematiche relative all'espansione dell'Organizzazione. La creazione di un'apposita commissione potrebbe servire a posticipare una decisione che al momento non si ritiene sia il caso di adottare, evitando al contempo di esprimere un diniego troppo esplicito.
In conclusione, non sembra che all'orizzonte si prospetti un'accelerazione sulla questione della candidatura del Governo di Teheran alla SCO, né sembra che la Cina nutra particolare interesse per l'ingresso dell'Iran nell'Organizzazione, in quanto una sua piena adesione rappresenterebbe piuttosto, per il Governo di Pechino, un elemento di complicazione.
L'Italia, come si è detto, non ha alcun titolo per incidere sulla decisione di adesione di nuovi Stati allo SCO, ma si è sempre impegnata - sia bilateralmente, che in seno alle Nazioni Unite, ed all'Unione europea - nel chiedere all'Iran di far chiarezza sul suo programma nucleare per fugare ogni dubbio su risvolti militari dello stesso.
Il Governo italiano ha attuato con rigore le misure sanzionatorie decise dalla comunità internazionale, ma al tempo stesso si è fatto interprete della strategia del doppio binario, cercando di mantenere

aperta la via del dialogo politico per indurre l'Iran a restaurare un clima di fiducia con la comunità internazionale.
In tale contesto, l'Italia ha operato per favorire il consenso di tutti gli Stati Membri delle Nazioni/Unite sulla necessità di continuare ad esercitare pressioni politiche sul Governo di Teheran, abbinate ad offerte di soluzione negoziata.
La votazione all'unanimità dell'ultima Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1835, co-sponsorizzata dall'Italia, costituisce esempio della linea seguita.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2008, Hugues Mingarelli, direttore generale per le relazioni esterne della Commissione europa ha dichiarato che la Ue ha deliberato un pacchetto di misure socio-economiche per rafforzare la fiducia tra Moldova e Transdnistria;
tale decisione si inquadra nella volontà dell'Ue di attivarsi con più efficacia ai fini della composizione del conflitto tra Moldova e Transdnistria, così come ufficialmente dichiarato al Ministro degli affari esteri moldavo Andrei Stratan -:
quali siano in concreto le misure inserite nel pacchetto dell'Ue per la Moldova-Transdnistria e come l'Italia intenda parteciparvi.
(4-01716)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Consiglio Affari Generali e Relazioni esterne (CAGRE) dell'Unione europea del 13 ottobre 2008 ha annunciato un ulteriore rafforzamento dell'impegno comunitario a favore della risoluzione del conflitto in Transnistria. È stato ricordato innanzitutto che la formula di negoziazione «5+2» rappresenta l'unica garanzia della trasparenza e legittimità necessarie per, individuare una soluzione duratura ed invita tutte le Parti interessate a riprendere i negoziati nell'ambito di tale formula. In tale contesto, i Ministri hanno richiamato il contributo fornito dall'Unione europea e dagli Stati, membri, al fine di agevolare il processo di composizione del conflitto. L'UE è già impegnata attivamente a sostenere l'instaurazione di un clima di fiducia tra le Parti («
confidence-building measures-CBM» in ambito OSCE), sia mediante la propria «expertise», sia tramite un'assistenza finanziaria mirata in settori quali riqualificazione dei militari, riforme sociali, energia, trasporti, ambiente.
Più in generale, le conclusioni del CAGRE hanno ribadito il sostegno al rafforzamento delle relazioni UE-Moldova nell'ambito della Politica Europea di Vicinato (PEV). Il relativo Piano d'Azione, firmato nel febbraio 2005 e prolungato fino al 2009, che annovera tra le sue priorità l'impegno comunitario alla risoluzione del conflitto in Transnistria, continua a costituire lo strumento principale che ispira le riforme del governo moldavo. Gli incoraggianti progressi registrati da Chisinau nella sua applicazione hanno dato luogo ad un'accelerazione nella dinamica delle relazioni UE-Moldova in tutti i settori di cooperazione, consentendo così l'entrata in vigore, nel 2008, di Accordi di riammissione e facilitazione visti, l'avvio sia del Partenariato per la mobilità che del Regime di preferenze commerciali autonome. È stato poi deciso un sostanziale aumento, anche per i prossimi anni, dell'assistenza finanziaria a favore del Paese. Tali positivi sviluppi hanno permesso altresì di prefigurare la futura definizione di un nuovo quadro contrattuale, che vada oltre l'Accordo di Partenariato e di Cooperazione (APC) UE - Moldova, ancora in vigore. Il 10 dicembre 2008 la Commissione ha fatto una presentazione generale al Consiglio della proposta di mandato negoziale per il nuovo Accordo; la discussione inizierà nelle prossime settimane, In tale prospettiva, le modalità di svolgimento delle elezioni politiche previste per la prossima primavera assumeranno sostanziale rilievo.
Il 18-19 novembre 2008 il Vice direttore, generale RELEX (Relazioni Esterne UE)

della Commissione europea, Hugues Mingarelli, si è recato in missione a Chisinau e Tiraspol insieme al Rappresentante Speciale UE per la Moldova, Kahnan Mizsei. L'obiettivo era quello di illustrare i dettagli e le possibili ricadute operative delle misure in favore della Moldova. Nel corso della visita è stato concordato con le Parti il dispiegamento di una missione conoscitiva su entrambe le sponde del Nistro al fine di identificare progetti ed attività prioritari nell'ambito CBM, da realizzare a beneficio dell'intera popolazione moldava con il contributo dell'Unione europea (un'iniziativa a favore, della società civile è già allo studio). In precedenza era stata decisa l'estensione sino al novembre 2009 del mandato della Missione comunitaria di controllo alla frontiera tra Moldova e Ucraina («EUBAM, European Union Border Assistance Mission»), incluso il tratto della Transnistria, lanciata nel novembre 2005 su istanza dei due Paesi. Il 5 novembre 2008 la Moldova ha presentato richiesta ufficiale di estensione di EUBAM per il biennio successivo al 2009.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2008, il Presidente del Parlamento Azero Ogtay Asadov, nel corso di un incontro con l'Ambasciatore greco presso l'OSCE Marinaki, ha duramente contestato le dichiarazioni di alcuni paesi facenti parte del cosiddetto «gruppo di Minsk» finalizzati ai negoziati di pace tra Armenia ed Azerbaijan;
in particolare, il Presidente Asadov contesta che le suddette dichiarazioni «creano preoccupazione e non servono alla soluzione del conflitto» -:
considerando che l'Italia fa parte del «gruppo di Minsk», quali valutazioni si esprimono su tali dichiarazioni e quali specifiche iniziative si intendano assumere per risolvere il conflitto congelato del Nagorno-Karabakh.
(4-01718)

Risposta. - Per quanto riguarda le «dichiarazioni di alcuni paesi facenti parte del cosiddetto Gruppo di Minsk», di cui al presente atto parlamentare, non si dispone di informazioni sufficienti per poter esprimere appropriate valutazioni. Occorrerebbe conoscere di quali dichiarazioni si tratti, ed a quali paesi membri del Gruppo di Minsk esse debbano attribuirsi.
Si forniscono invece elementi di risposta sul conflitto del Nagorno-Karabakh ed il cosiddetto «Gruppo di Minsk», che costituisce lo strumento di mediazione politica istituito per porre fine a detto conflitto.
La decisione del Nagorno-Karabakh di secedere dall'Azerbaijan per riunirsi all'Armenia (1989) provocò nel 1992 un conflitto conclusosi con il distacco
de facto della regione e l'occupazione armena di circa il 15 per cento di territorio azero. Nonostante sporadici scontri, il «cessate-il-fuoco» firma nel 1994 con la mediazione della Russia è sostanzialmente rispettato anche senza la presenza di forze internazionali di peacekeeping.
Il processo di pace si svolge sotto egida dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) attraverso il «Gruppo di Minsk», creato nel 1992. Esso - composto anche da Italia, Germania, Bielorussia, Finlandia, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia, Turchia, Armenia e Azerbaijan - è guidato da tre co-Presidenti (USA, Francia e Federazione Russa), cui è demandato il mantenimento dei contatti tra le parti in conflitto attraverso visite nella regione e l'organizzazione di colloqui.
Pur non essendo stato ancora raggiunto un assetto definitivo di pace - nonostante una lunga serie di incontri a livello di Ministri degli Esteri e di Capi di Stato - di recente, tuttavia, si sono registrati alcuni significativi progressi.
Superati gli appuntamenti elettorali del 2008, sia in Armenia che in Azerbaijan le Parti appaiono ora più disponibili al dialogo.
Ciò ha reso possibile, il 2 novembre 2008, l'incontro a Mosca fra i Presidenti Medvedev, Aliyev e Sargsyan, conclusosi con la sottoscrizione di una Dichiarazione congiunta con cui i Presidenti armeno ed azero

si sono impegnati a ricercare, sulla base del Diritto internazionale, una soluzione politica del conflitto (implicita rinuncia all'uso della forza) e a realizzare misure di rafforzamento della fiducia. Con la Dichiarazione di Mosca è stata anche ribadita la centralità - nell'ambito del processo negoziale - del Gruppo di Minsk e dei «Principi di Madrid» (la lista di raccomandazioni per facilitare il percorso negoziale che i co-Presidenti del Gruppo di Minsk hanno consegnato alle Parti a margine della ministeriale OSCE di Madrid del 2007).
Inoltre, il XVI Consiglio Ministeriale dell'OSCE, riunitosi ad Helsinki il 4 e 5 dicembre 2008, ha approvato una Dichiarazione sul Nagorno-Karabakh che afferma come l'incontro di Mosca abbia aperto una fase positiva nel processo di risoluzione pacifica del conflitto ed incoraggia le parti ad intensificare i loro sforzi secondo quanto previsto dal documento sottoscritto in occasione dell'incontro e secondo i Principi proposti a Madrid il 29 novembre 2007, anche al fine di avviare la redazione di un accordo di pace. Il Consiglio Ministeriale ha anche offerto l'occasione per due incontri tra i Ministri degli/Esteri armeno ed azero ed i tre Co-Presidenti, segnati da un clima positivo. A seguito di tali incontri, i Ministri degli esteri russo e francese, Lavrov e Kouchner, ed il Sottosegretario di Stato statunitense, Burns, hanno emesso un comunicato, invitando le parti a porre in essere misure di confidenza reciproca.
L'Italia ha accolto con soddisfazione questo sviluppo e continua a sostenere gli sforzi dei co-Presidenti del Gruppo di Minsk tesi a favorire una soluzione negoziata del «conflitto congelato» per il Nagorno-Karabakh.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

NICOLA MOLTENI, ALLASIA, RIVOLTA, CROSIO, CAPARINI, VOLPI, GRIMOLDI, FEDRIGA, CONSIGLIO, REGUZZONI e RAINIERI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta allo scrivente che è al vaglio del Consiglio di Stato del Canton Ticino, nell'ambito della manovra sul deficit finanziario della Regione, l'ipotesi di un aumento delle imposte alla fonte, per un ammontare pari a 4,2 milioni di franchi svizzeri;
è noto che le imposte alla fonte riguardano in misura quasi esclusiva i redditi dei lavoratori frontalieri -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, qualora la proposta del Consiglio di Stato dovesse diventare operativa, se e in quale misura il Governo intenda intervenire per salvaguardare il reddito dei lavoratori italiani frontalieri in Svizzera.
(4-00942)

Risposta. - Con il documento di sindacato ispettivo cui si risponde, gli interroganti rappresentano che è al vaglio del consiglio di Stato del Canton Ticino l'ipotesi di un aumento delle imposte alla fonte, che riguarderebbe, quasi esclusivamente, i redditi dei lavoratori frontalieri e chiedono, quindi, di conoscere quali interventi si intendano adottare per salvaguardare il reddito dei lavoratori italiani in Svizzera.
Al riguardo, il dipartimento delle finanze ha osservato che, qualora l'aumento delle imposte annunciato dovesse incidere sui redditi dei lavoratori frontalieri italiani, si rientrerebbe nell'ambito applicativo dell'accordo tra l'Italia e la Svizzera del 3 ottobre 1974, relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, recepito nell'ordinamento nazionale dalla legge 26 luglio 1975, n. 386.
Detto accordo, indipendentemente dal livello di tassazione dei redditi in esame applicato da ciascuno Stato contraente, enuncia il principio di tassazione esclusiva delle remunerazioni da lavoro dipendente nello stato di svolgimento dell'attività lavorativa, prevedendo, poi, una forma di compensazione finanziaria ai comuni di residenza dei frontalieri, per effetto della quale i cantoni interessati restituiscono all'Italia circa il 40 per cento delle ritenute alla fonte operate sugli emolumenti dei lavoratori italiani che si recano per lavoro nel loro territorio.


Tali compensazioni finanziarie versate dalle Autorità svizzere sono assegnate allo stato di previsione delle spese del Ministero dell'economia e delle finanze per le successive attribuzioni ai Comuni italiani di confine, in proporzione al numero dei residenti frontalieri, e sono utilizzate, tra l'altro, per la costruzione di plessi scolastici, per l'edilizia sociale, per opere primarie di urbanizzazione, contribuendo, così, al miglioramento dei territori di residenza dei lavoratori frontalieri.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MONAI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Friuli Venezia Giulia, la Carinzia e la Slovenia potrebbero ospitare congiuntamente l'evento sportivo internazionale dei Campionati mondiali di sci alpino del 2017;
il neo governatore della Carinzia Gerhard Dörfler ha annunciato di voler ufficialmente proporre la suddetta candidatura di Tarvisio, Bad Kleinkirchheim e Kranjska Gora ai mondiali di Schladming del 2013;
un analogo progetto era stato messo a punto già in passato, con la duplice candidatura olimpica di Tarvisio 2002 e Klagenfurt 2006 sotto l'egida «Senza confini», ma mantiene tutto il suo fascino evocativo di una terra che, dopo vicende storiche laceranti che hanno attraversato i secoli, unisce in pace in un'Unione europea allargata i tre ceppi linguistici europei, il latino, il germanico e lo slavo;
al valore simbolico di una manifestazione sportiva «Senza Confini», conseguirebbero indubbi benefici da un punto di vista economico, turistico e ricettivo;
le gare del Campionato mondiale potrebbero essere ben ripartite in maniera equa tra le tre regioni, sfruttando le peculiarità sportive di ognuna delle località invernali: a Kranjska Gora lo slalom, il super G femminile e la discesa maschile a Bad Kleinkirchheim, il super G maschile e la discesa femminile a Tarvisio -:
se intenda attivarsi nel modo più proficuo e tempestivo a sostegno di questa iniziativa sportiva, promuovendo gli opportuni contatti con la Regione Friuli Venezia Giulia e con gli Stati ed Enti competenti per una solida candidatura «Senza Confini» ai Campionati mondiali di sci alpino del 2017.
(4-01605)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Da informazioni assunte presso la regione Friuli Venezia Giulia, risulta che non è stata ancora formalizzata alcuna candidatura congiunta con la Carinzia e la Slovenia ad ospitare i Mondiali di sci alpino del 2017. I contatti preliminari, sulla base di una consolidata collaborazione nel settore sportivo, sembrerebbero evidenziare un potenziale interesse da parte austriaca e slovena, che tuttavia necessita di ulteriori approfondimenti.
Eventuali azioni a sostegno dell'iniziativa potranno essere debitamente valutate dopo la formalizzazione della predetta candidatura, che tuttavia non sembrerebbe concretizzarsi nel breve periodo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MUSSOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con la legge finanziaria 2007 il Governo Prodi stabiliva la dismissione delle partecipazioni di Sviluppo Italia s.p.a. (ora Invitalia) nelle società regionali tra le quali Sviluppo Italia Calabria disponendo che l'Agenzia promuovesse la cessione alle Amministrazioni regionali delle partecipazioni nelle società regionali, potendo tuttavia garantire attraverso contratti pluriennali alle società regionali cedute, lo svolgimento dei servizi svolti sino al momento

della cessione, «individuando le più opportune forme atte ad assicurare la continuità nella qualità dei predetti servizi [...] (e la) salvaguardia dei livelli occupazionali e valorizzazione delle risorse professionali esistenti»;
nonostante la legge tutelasse i lavoratori i maggiori azionisti, Sviluppo Italia s.p.a. (ora Invitalia) per il 78 per cento del capitale circa e Regione Calabria 18 per cento del capitale sociale, hanno deciso di porre in liquidazione la società regionale calabrese riservando agli stessi dipendenti un trattamento discriminatorio rispetto ai colleghi delle altre società regionali;
successivamente le trattative tra Regione Calabria, e Sviluppo Italia s.p.a., hanno portato alla sottoscrizione di un verbale di accordo in data 13 novembre 2007 con cui le parti concordavano, alla presenza delle rappresentanze sindacali, la salvaguardia dei livelli occupazionali;
il 22 luglio 2008 presso la sede della capogruppo, l'Agenzia, nella persona dell'amministratore delegato Arcuri, ha assunto l'impegno di modulare la procedura di liquidazione in modo da non interrompere le attività svolte sulla base della volontà della Regione Calabria, espressa dall'assessore Maiolo, di recepire funzioni, risorse e personale di Sviluppo Italia Calabria afferente alle attività di cui al decreto legislativo 185/2000. In tale contesto si ribadiva ancora una volta la salvaguardia della totalità dei livelli occupazionali;
il 10 settembre 2008 presso il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Calabria, nella persona dell'assessore Maiolo, ha ribadito la volontà già manifestata precedentemente vincolandola al rifinanziamento delle misure previste dal decreto legislativo 185/2000 ed al conseguente trasferimento delle deleghe alla Regione;
inspiegabilmente secondo l'interrogante il collegio dei commissari liquidatori, in data 15 settembre 2008, ha comunicato alle organizzazioni sindacali l'avvio della procedura ex lege 223/91 ponendo in mobilità i 140 dipendenti e contravvenendo a tutti gli accordi precedentemente stilati e sottoscritti dalle parti. Si concretizza quindi per i dipendenti di Sviluppo Italia Calabria lo spettro del licenziamento al contrario dei dirigenti, che sedevano nel consiglio di amministrazione della società regionale e che sono stati assorbiti dalla società capogruppo -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per garantire che i livelli occupazionali di Sviluppo Italia Calabria vengano salvaguardati, tenendo presente che dal 2003 al 2007 l'attività di Sviluppo Italia è stata determinante per la creazione in Calabria di 11.000 Nuove Imprese e 20.000 nuovi posti di lavorio, numeri che assumono un'importanza ancora maggiore in una Regione ove l'occupazione rappresenta anche un valido strumento al contrasto della criminalità organizzata.
(4-01450)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in oggetto, occorre premettere che, in attuazione di quanto disposto dalla legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007 articolo 1, commi 460-461) e in base a quanto previsto dal Piano di riordino e dismissione, approvato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, in data 31 luglio 2007, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A. ha dato immediato avvio alla procedura di cessione delle società regionali possedute, tra cui sviluppo Italia Calabria, società partecipata anche dalla Regione Calabria per una quota pari al 18,15 per cento del capitale sociale, invitando le regioni interessate a manifestare l'eventuale interesse all'acquisizione delle stesse.
L'agenzia ha avviato, quindi, tempestivamente, le trattative con tutte le, Regioni nel cui territorio è presente una struttura regionale del gruppo, con la finalità di definire un percorso concordato che consentisse di garantire il rispetto degli obblighi fissati dalla Legge Finanziaria e, nel contempo, di individuare soluzioni idonee a tutelare e valorizzare le risorse professionali presenti nelle aziende.


Non avendo la regione Calabria fornito una risposta alla predetta richiesta di manifestazione di interesse, inviata dall'Agenzia in data 30 luglio 2007, sviluppo Italia Calabria, come riportato anche nell'interrogazione in esame, è stata posta in liquidazione volontaria.
Si precisa che, durante tutto il periodo della liquidazione, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.a ha sostenuto la difficile situazione finanziaria di sviluppo Italia Calabria, nonostante una perdita, rilevata dai bilanci societari del 2006 e del 2007, complessivamente di circa 14,4 milioni di euro.
Si segnala, inoltre, che le trattative con la regione Calabria si sono avviate solo dopo la messa in liquidazione della società, cui è seguita, in data 11 settembre 2008, l'attivazione della procedura di messa in mobilità, prevista dagli articoli 4 e 24 della legge 223 del 1991, per tutte le 138 unità presenti nell'organico di sviluppo Italia Calabria.
Successivamente, è stata avviata un'intensa attività di proposte e di confronto che ha prodotto, in data 31 ottobre 2008, il protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero dello sviluppo economico, l'agenzia nazionale per l'attrazione e gli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.a., la regione Calabria e sviluppo Italia Calabria (in liquidazione), nel quale sono state prospettate soluzioni alle problematiche gestionali, aziendali e occupazionali della Società regionale.
In tale protocollo, in particolare, è stato previsto l'impegno del ministero dello sviluppo economico a provvedere «alla dotazione finanziaria necessaria al normale funzionamento degli interventi che saranno svolti attraverso il ramo d'azienda oggetto di cessione, nell'annualità 2009, nelle more e, comunque, fino alla completa definizione dei termini e delle procedure per il graduale subentro delle regioni, nelle funzioni svolte dall'agenzia, in relazione agli interventi di cui ai Titoli I e II del decreto legislativo n. 185/2000».
In coerenza con le indicazioni dei citato protocollo, in data 27 novembre 2008, l'agenzia ha raggiunto un'intesa con la regione Calabria, i liquidatori della società regionale e le rappresentanze di varie OO.SS., che prevede il trasferimento in due rami d'azienda della totalità dei dipendenti di sviluppo Italia Calabria.
Attualmente, la regione e l'agenzia sono impegnate, nell'individuazione dei soggetti destinatari dei due rami d'azienda, per una positiva conclusione, almeno per quanto concerne l'occupazione, del processo di liquidazione della società.
In particolare, la regione Calabria dovrà indicare il soggetto cui trasferire il ramo d'azienda relativo alla gestione degli interventi per la creazione e lo sviluppo d'impresa, che occuperà 100 unità, mentre l'agenzia dovrà completare il progetto per l'individuazione delle attività di supporto informativo, delocalizzabili sul territorio regionale, utili all'assorbimento dei restanti 38 dipendenti della società regionale.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'alluvione dei giorni scorsi si è abbattuta sulla Calabria provocando morti, danni enormi a strade, case, attività commerciali, imprese e servizi; numerosi fiumi e torrenti della Regione sono tracimati; ponti crollati, porti distrutti, lungomare cancellati; le colture agrumicole ed olivicole, già in crisi, sono state flagellate;
una frana si è abbattuta sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi di Rogliano (Cosenza), provocando due morti e cinque feriti, uno dei quali versa in gravi condizioni;
risultano a rischio numerosi monumenti storici, quale tra tutti l'antica Cattedrale di Gerace;

la Giunta regionale della Calabria ha già chiesto al Governo nazionale il riconoscimento dello stato di emergenza in seguito agli eventi alluvionali dei giorni scorsi;
ancora una volta, come sempre in occasione di eventi calamitosi, la Calabria si rivela una Regione ad elevato rischio idrogeologico, a fronte del quale si registrano ingiustificabili ritardi da parte dei vari Governi regionali;
nel 1996 l'alluvione ha causato sei morti a Crotone, nel 2000, 13 vittime a
Soverato, nel 2005 una frana ha distrutto buona parte del Comune di Cerzeto (Cosenza), nel 2006 l'alluvione di fango a Bivona (Vibo Valentia), ha portato a quattro vittime: ferite ancora oggi aperte, aggravate dalle ultime due vittime sulla Salerno-Reggio Calabria;
è decisamente individuabile l'uso dissennato ed incontrollato del territorio; non vi è stata un'oculata difesa del suolo; spesso è venuta meno la valutazione sull'impatto ambientale sia per la realizzazione delle infrastrutture sia per lo smaltimento dei materiali da riporto; molte opere di difesa sono risultate inadeguate; fiumi e torrenti non sono mai stati messi in sicurezza;
nessun piano contro il dissesto idrogeologico dell'intera Regione Calabria risulta essere mai stato attuato, nonostante gli allarmi più volte lanciati dall'Ordine dei geologi, da Legambiente e dalla Coldiretti della Calabria;
nella mappa italiana del rischio alluvione redatta dal servizio geologico nazionale, la Calabria si colloca al terzo posto dopo Piemonte e Lombardia;
puntualmente, dopo ogni alluvione vengono avviate le dovute richieste per lo
stato di emergenza e per l'elargizione di adeguati finanziamenti, a seguito delle quali, però, non si è provveduto ad una corretta pianificazione ne ad alcun riassetto idrogeologico del territorio -:
se non ritengano necessario ed urgente avviare, oltre alla decretazione dello stato di emergenza, promuovere un monitoraggio utile a verificare i danni reali causati dall'ultima alluvione ed elargire gli adeguati finanziamenti su di una definita lista dei danni e su una programmazione di interventi;
se non ritengano di fornire ogni elemento utile in merito agli interventi fatti, in occasione di quest'ultimo evento calamitoso, da parte della Protezione Civile regionale calabrese e sulla efficacia della presenza di tale Dipartimento nelle varie occasioni anche in precedenza accadute;
quali urgenti iniziative intendano assumere sia per portare la Regione Calabria alla definizione di un'oculata pianificazione del territorio e di un adeguato piano di riassesto idrogeologico del territorio.
(4-02163)

Risposta. - Nei mesi di dicembre e gennaio 2009 l'intera penisola è stata interessata da una diffusa ondata di maltempo e, in particolare, la Calabria è stata caratterizzata da precipitazioni persistenti che, seppure con intensità relativamente modeste, hanno riversato sul territorio ingenti volumi di pioggia.
Questi ultimi hanno aggravato il preoccupante stato in cui versa il territorio regionale, determinando problematiche costituite non tanto dall'esondazione dei bacini, in grado di determinare le piene più rovinose se sollecitati da impulsi brevi ed intensi, ma da un dissesto idrogeologico di versante.
Già dalla serata del 9 dicembre, una perturbazione di origine atlantica ha generato sull'Italia una rilevante fase di maltempo, caratterizzata da manifestazioni nevose al nord e da precipitazioni, anche temporalesche, accompagnate da forti venti e mareggiate, al centro sud.
Nelle giornate dal 10 al 13 dicembre si sono verificate piogge moderate, localmente molto elevate, sulla regione Calabria che hanno superato, diffusamente, i 200 mm e, localmente, i 300 mm.
I quantitativi delle precipitazioni hanno comportato un superamento, seppure locale,

delle soglie pluviometriche relative a livelli di criticità elevata, con tempi di ritorno almeno ventennali.
L'entità delle piogge ha determinato l'attivazione di dissesti idrogeologici ed idraulici dovuti a fenomeni di instabilità dei versanti di tipo superficiale di limitate dimensioni, nonché il generarsi di deflussi superficiali in grado di impegnare significativamente il reticolo idrografico secondario e, in condizioni di media saturazione dei terreni, come in questo caso, anche il reticolo principale. A ciò si sono aggiunti altri fenomeni in atto, quali venti e mareggiate, che hanno ulteriormente aggravato gli effetti sul territorio.
Anche dalla metà del mese di gennaio la regione Calabria ha continuato ad essere interessata da fenomeni meteorologici abbastanza persistenti, caratterizzati da precipitazioni estremamente abbondanti, accompagnate da un'intensa attività elettrica e da venti di burrasca.
Dopo una breve pausa concessa dal maltempo, a partire dal pomeriggio del 20 gennaio è ripresa una nuova importante fase temporalesca, caratterizzata dal succedersi di diversi impulsi perturbati, di cui il più rilevante si è manifestato nei giorni 24 e 25 gennaio.
L'evento più grave che, purtroppo, ha causato la perdita di due vite umane ed il ferimento di persone, si è verificato la sera del 25 gennaio su un tratto dell'autostrada A3 (Salerno-Reggio Calabria), dove un fenomeno di dissesto, iniziato come
soil slip (scivolamento del suolo), si è evoluto in movimento franoso di tipo complesso, provocando il conseguente cedimento del muro di contenimento in cemento armato e delle barriere paramassi sopra di esso installate. Tale fenomeno ha determinato il blocco della circolazione all'altezza del km 283 in direzione sud, tra gli svincoli di Rogliano e Altilia-Grimaldi, con la deviazione del traffico verso l'uscita Cosenza nord.
Dall'analisi delle precipitazioni, relativamente alla zona tra Altilia e Rogliano, è emerso che i 348 mm registrati nella stazione di Rogliano nel mese di gennaio rappresentano il quarto caso critico negli ultimi 86 anni. Tali precipitazioni, pressoché continue (con solo 8 giorni asciutti sui 28 giorni del periodo considerato), sommate a quelle dello scorso mese di dicembre nella medesima stazione, pari a 307 mm, portano a 650 mm i valori di precipitazione complessivamente cumulata nei mesi di dicembre e gennaio. Il terreno, in tali condizioni, è rimasto in uno stato di costante imbibizione e, verosimilmente, prossimo alla saturazione.
Nella notte del 29 gennaio 2009, un altro evento franoso si è verificato nel territorio comunale di Tropea, in provincia di Vibo Valentia mentre, nel corso della mattinata del 30 gennaio, si sono verificati altri numerosi eventi avversi sul territorio della provincia di Reggio Calabria.
L'autostrada A3 è stata interessata da due fenomeni franosi, uno in località Santa Trada e l'altro in corrispondenza dello svincolo per Scilla; la SS 181 è stata chiusa nel tratto tra Villa San Giovanni e Scilla perché interessata, in ben cinque siti, da fenomeni franosi di particolare criticità, nonché da altri piccoli smottamenti che hanno invaso il manto stradale; i territori di Bagnara Calabra e di Scilla sono rimasti isolati sempre a causa di fenomeni di dissesto idrogeologico ed idraulico e altri eventi franosi, pericolosi ed estesi, si sono verificati nell'area di Tropea e nelle zone della provincia.
Già in occasione del verificarsi de primi eventi meteorologici relativi al dicembre 2008, presso le prefetture di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, sono stati attivati i centri di coordinamento dei soccorsi (C.C.S.) che hanno operato per garantire e supportare la gestione degli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata.
Sono state promosse attività di contenimento e monitoraggio dei corsi d'acqua in piena nel reggino, tra cui il torrente Vacale, nel comune di Polistena, dove, purtroppo, è deceduto un uomo. Si è operato in provincia di Vibo Valentia dove si sono verificati smottamenti, cedimenti delle sedi stradali e colate di fango vicino ai centri abitati e si è provveduto all'allontanamento preventivo di alcuni nuclei familiari.

Ulteriori interventi sono stati realizzati a causa delle esondazioni diffuse alla foce del fiume Crati, responsabile delle criticità nei comuni di Cassano allo Ionio, Corigliano Calabro (CS) e nell'area di Gioia Tauro, dove diverse famiglie, a titolo precauzionale, sono state evacuate.
Per quanto riguarda gli interventi posti in essere per la frana di Rogliano si fa presente che il dipartimento della protezione civile ha mantenuto costanti contatti, oltre che con le sale operative delle diverse strutture, anche con il prefetto di Cosenza, i responsabili della protezione civile regionale, i vertici operativi dell'ANAS e della polizia stradale e con il direttore sanitario presente sul luogo dell'evento. Sul posto, già stavano operando le squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco, della polizia stradale, del 118 e dei tecnici dell'ANAS con i mezzi necessari all'intervento tecnico urgente, reperiti in zona e implementati da macchine movimento-terra della regione e dell'ANAS. È stata, quindi disposta l'immediata chiusura del tratto autostradale tra Cosenza e Falerna, nelle more dell'effettuazione delle necessarie verifiche di stabilità dei versanti ed il traffico deviato è stato convogliato sulla strada tirrenica SS18, attraverso la SS107.
Il capo del dipartimento, in seguito agli eventi meteorologici, ha promosso, d'intesa con il presidente della regione Calabria, un incontro nel pomeriggio del 29 gennaio 2009 con tutti i rappresentanti delle Amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, al fine non solo di valutare le conseguenze dei predetti eventi, ma anche di promuovere un'azione coordinata di tutte le Amministrazioni ordinariamente preposte al governo ed alla gestione del territorio per affrontare il dissesto idrogeologico ed idraulico che il lungo periodo di avversità in atto ha posto in drammatica evidenza in tutto il territorio regionale.
I 409 sindaci ed i 5 presidenti delle province, unitamente ai prefetti competenti, oltre che alle rappresentanze dell'UPI dell'ANCI e dell'Amministrazione regionale, hanno condiviso la necessità di proporre al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza e l'opportunità di istituire un tavolo tecnico, anche a livello nazionale, che, oltre alla constatazione dei danni subiti dal territorio, definisca gli interventi di mitigazione del rischio e garantisca una possibile ed efficace azione di protezione civile.
Si fa presente che a tale pianificazione, programmazione ed attuazione di interventi sono chiamati i soggetti ordinariamente preposti, sollecitati dall'autorità di protezione civile nazionale che si è assunta l'onere, come già in occasione dell'azione straordinaria posta in essere a seguito della gravosa stagione degli incendi boschivi del 2007, di accompagnare la regione e gli enti locali nel rafforzamento e, ove necessario, nella riorganizzazione del servizio regionale di protezione civile.
Inoltre è stato attivato, presso la prefettura di Reggio Calabria, un modello di intervento articolato in due filoni. Il primo costituito da un gruppo tecnico di valutazione, composto dai rappresentanti della Regione, del dipartimento dei lavori pubblici dell'Autorità di bacino, della provincia e dell'ANAS, a cui è stata affidata l'individuazione delle aree a rischio e la viabilità alternativa ed il secondo, costituito da un gruppo di coordinamento, composto da ulteriori rappresentanti della regione, delle strutture operative locali, dell'ANAS, della provincia e del genio militare, con il compito di costituire presidi operativi 24 ore sui tratti sensibili e di coordinare gli interventi di messa in sicurezza e di ripristino.
Nell'ambito di tale modello, replicabile, ove necessario, anche in altre province, il Gruppo di coordinamento, a seguito delle valutazioni emerse dai sopralluoghi effettuati dal gruppo tecnico, ha avviato una serie di attività tra le quali la sorveglianza a vista dei versanti interessati attraverso l'istituzione di presidi operativi continuativi, fissi e mobili.
A tali iniziative si è affiancata l'attività di monitoraggio strumentale, anche notturno, dei possibili movimenti dei versanti, assicurato dagli esperti del Dipartimento di scienze della terra dell'università di Firenze, Centro di competenza nazionale, che hanno provveduto ad installare un sistema interferometrico da terra analogo a quello che

ormai dal 2003 garantisce il monitoraggio continuo dei movimenti della Sciara del Fuoco a Stromboli.
In particolare, nella serata del 30 gennaio 2009 è stato deciso di procedere alla realizzazione di barriere di contenimento dei fenomeni franosi in atto sul tratto autostradale in località S. Trada e Scilla. L'intervento è stato attuato da un'impresa specializzata resa disponibile dall'ANAS, coadiuvata da una brigata del genio militare, nonché da squadre del corpo nazionale dei vigili del fuoco e del volontariato di protezione civile e protezione civile regionale.
Sono stati, quindi, effettuati ulteriori interventi di ripristino della viabilità della SS18, tra Favazzina e S. Trada, di pulizia del manto stradale su diversi tratti della viabilità provinciale connessa ed è stata garantita la sorveglianza costante dei cantieri aperti lungo tutto il tratto autostradale a rischio.
Accanto a queste attività di ripristino sono state allertate la capitaneria di porto e le ferrovie dello Stato al fine di garantire un eventuale transito alternativo, via mare o via rotaia, per le località isolate come Scilla e Bagnara Calabra.
Infine, il 1o febbraio 2009, mentre le attività di somma urgenza proseguivano alacremente nei territori regionali sfruttando la breve tregua concessa dagli eventi meteorologici, la Prefettura di Reggio Calabria, in considerazione della previsione di un prossimo peggioramento, ha ritenuto opportuno passare dalla configurazione di unità di crisi, fino ad allora operante, a quella centro coordinamento soccorsi (CCS).
Nella medesima giornata, presso la prefettura di Cosenza è stato attivato un modello di intervento analogo a quello già realizzato presso la prefettura di Reggio Calabria. In quel contesto si è preso atto dell'efficace azione svolta dai sindaci della provincia e, in particolare, dal sindaco di Cosenza che ha tempestivamente predisposto, sia l'evacuazione di numerosi nuclei familiari minacciati dagli eventi franosi che gli interventi a sostegno della viabilità statale e provinciale, già particolarmente compromessa a causa dell'interdizione del transito dell'A3 interrotta a seguito della frana di Rogliano.
Tra le diverse iniziative poste in essere per fronteggiare la situazione in atto e la sua evoluzione si segnala l'impegno prestato, sul territorio regionale, da tre Brigate del Genio militare (Aosta, Garibaldi e Pinerolo), di cui una operante nel reggino (impegno complessivamente stimato in oltre 160 unità con oltre 50 mezzi) e quello della regione Calabria che ha svolto un ruolo attivo, ponendo in essere una
task force tecnica con la presenza dei rappresentanti dell'Autorità di bacino, della Direzione regionale del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco e del Provveditorato alle opere pubbliche. Anche le Forze Armate hanno reso disponibili ulteriori 100 unità che hanno partecipato all'attività di ripristino delle sedi stradali, di ricognizione delle zone interessate, di valutazione della fattibilità di interventi tecnici urgenti ed indifferibili.
Nella notte del primo febbraio scorso è stata riaperta l'autostrada A3 in provincia di Reggio Calabria, mentre per le altre province, ed in particolare quella di Cosenza, il tratto da Rogliano a San Mango è tuttora interessato da una serie di dissesti diffusi e di aree di criticità, tuttavia adeguatamente vigilate. Il tratto da Rogliano ad Altilia è stato definitivamente riaperto, permanendo ancora per breve tempo l'interruzione su parte dell'area interessata dalla frana.
In merito, poi, alle azioni di sgombero dei nuclei familiari previste dai Sindaci del cosentino, si fa presente che sono state emesse più di 30 ordinanze in 18 comuni della provincia che hanno interessato oltre 400 persone.
Si precisa, inoltre, che per il tratto interessato dalla frana, costruito negli anni sessanta, sono già stati programmati i lavori di ammodernamento il cui progetto definitivo, per un importo di 780 milioni, è stato approvato dal consiglio di amministrazione dell'ANAS lo scorso mese di luglio 2008. Per il progetto è attualmente in corso la procedura di approvazione dal parte del

CIPE e la gara per l'affidamento della realizzazione verrà avviata entro il corrente anno 2009.
Infine, a seguito degli eventi verificatisi in Calabria, è stato richiesto al ministero dell'economia e delle finanze un ulteriore stanziamento di 15 milioni di euro per fronteggiare le prime esigenze di urgenza.
In considerazione della situazione pregressa ed in atto, su richiesta della regione il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 30 gennaio 2009, ha tempestivamente dichiarato lo stato di emergenza per il territorio della regione Calabria colpita nel mese di gennaio 2009 da eventi avversi e nel contempo si sta provvedendo alla predisposizione di un'apposita ordinanza di protezione civile, per l'individuazione degli interventi occorrenti per la soluzione del contesto emergenziale.
Per quanto riguarda la situazione idrogeologica della Calabria, secondo il piano di assetto idrogeologico (PAI), elaborato dall'autorità di bacino regionale ed approvato nel dicembre 2001, le frane perimetrate nei centri abitati sono più di diecimila e le aree a rischio di frana elevato e molto elevato sono 2.500, distribuite nelle province.
L'approccio più efficace, a tal fine, peraltro confermato dalla recente direttiva europea sulle alluvioni, è quello della «gestione del rischio».
Si deve prendere atto della complessità dei processi che vedono un tessuto idrogeologico, intrinsecamente fragile, interagire con un territorio intensamente popolato, ricco, quasi ovunque, di insediamenti abitativi, produttivi e di nodi infrastrutturali strategici.
La sicurezza deve essere, quindi, inquadrata come un'azione continua e progressiva, affidata ad elementi trainanti, tutti imprescindibili per il successo complessivo.
Un primo elemento è costituito dalle opere di ingegneria, siano esse localizzate come argini, casse di espansione e scolmatori o diffuse nella indispensabile manutenzione e presidio del territorio, tanto nei sistemi idraulici di pianura che sui versanti. Opere a basso costo, di semplice realizzazione e minimo impatto sull'ecosistema fluviale o dei versanti che possono rapidamente mutare il volto dell'assetto idrogeologico del nostro Paese.
Un altro elemento di particolare importanza passa attraverso il governo del territorio. Non c'è opera o intervento che possa compensare una cattiva gestione dell'urbanistica con una edificazione nelle aree pericolose sui versanti in frana o, addirittura, negli alvei dei fiumi.
Del resto la dolorosa esperienza di Sarno, con le sue oltre 160 vittime, si è tradotta nell'elaborazione dei PAI che, già da alcuni anni, presentano un mosaico completo delle aree a pericolosità e rischio idrogeologico sul territorio nazionale.
Una possibile proposta di gestione del rischio frane in Calabria consiste nell'individuazione delle priorità degli interventi attraverso una mappatura completa delle frane attualmente in movimento, con velocità di spostamento significativa, da effettuare con tecniche di interferometria satellitare, peraltro, già in uso su una parte significativa del territorio regionale.
Per queste zone diverrebbe preminente la realizzazione di una rete di monitoraggio dei versanti collegata al sistema di allertamento svolto dai centri funzionali e, quindi, all'attivazione delle diverse fasi del piano di emergenza comunale. Inoltre sarebbe prioritaria anche la realizzazione degli interventi strutturali di mitigazione del rischio.
Per quanto riguarda l'attività della regione è fondamentale il collegamento tra l'attività di previsione, svolta dal centro funzionale e l'azione di allertamento e vigilanza che deve assicurare la struttura regionale di protezione civile. L'obiettivo comune è quello di indirizzare e supportare i comuni nell'attività di salvaguardia della popolazione, attivando, sul territorio, i presidi necessari, sia per adottare misure preventive che per seguire l'evoluzione degli eventi.
Costruire questo processo richiede un'organizzazione a livello regionale con una
task force di tecnici che svolgano ordinariamente e periodicamente un'attività di controllo e di monitoraggio dei movimenti franosi più rilevanti, nonché l'impiego, dopo un'opportuna formazione, dei

1.478 operai dell'azienda regionale forestale della regione Calabria che nel periodo estivo vengono utilizzati per la sorveglianza e la lotta attiva agli incendi boschivi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulla pagina web del Comites di Madrid (www.comitesspagna.info) sono apparse informazioni su un progetto di costruzione di un parcheggio interrato da realizzarsi nell'area della scuola italiana nella stessa città;
come corrispettivo della concessione pluriennale, si dovrebbero ottenere risorse economiche necessarie alla realizzazione di una decina di aule, una piscina e la sistemazione di un fabbricato della Cancelleria consolare, oggi inutilizzato;
anche sull'autorevole quotidiano spagnolo «El Pais» del 4 dicembre 2008, è apparso un articolo intitolato: «Guerra nella scuola italiana per un parcheggio» dal quale emerge il dissenso dei genitori degli alunni circa la realizzazione di un parcheggio che comporterà un anno e mezzo di lavori e l'inutilizzo del cortile da parte degli alunni;
nello stesso articolo trapelano elementi che fanno ipotizzare una scarsa e poco accorta gestione della vicenda dal punto di vista informativo, che ha generato non pochi motivi di preoccupazione per i genitori delle centinaia di alunni che seguono i corsi presso la scuola italiana e i docenti che hanno dichiarato la propria contrarietà alla realizzazione del progetto;
la realizzazione tout court di un parcheggio interrato (non è chiaro se per residenti, a rotazione o misto) senza una destinazione più appropriata dell'area in discussione, svaluterebbe abbondantemente il valore della stessa e condizionerebbe negativamente - con griglie di aerazione e rampe di accesso - l'ampio cortile che oggi viene utilizzato in particolare dagli alunni della scuola materna ed elementare; senza trascurare il notevole impatto ambientale che ricadrebbe sull'intera area di proprietà dello Stato italiano;
la decisione di codesto Governo di trasformare il Consolato generale di Madrid in Cancelleria consolare rappresenta, a giudizio dell'interrogante, l'occasione favorevole per procedere ad una rivisitazione generale dell'intera area consolare di Madrid - e che comprende anche la Scuola italiana - per consentire un salto di qualità a questa prestigiosa presenza italiana a Madrid -:
quali siano state le valutazioni che hanno portato alla realizzazione di un parcheggio interrato nell'area consolare adibita a scuola italiana a Madrid;
quali siano le dimensioni di detto parcheggio e se esistano valutazioni di impatto ambientale;
quale sia il rapporto costi/benefici e la durata prevista della concessione;
se il Governo, abbandonata l'idea del parcheggio, non intenda promuovere un concorso internazionale di idee per valutare progetti di valorizzazione dei servizi di istruzione e culturali, oggi offerti all'utenza italiana a Madrid, inseriti in un progetto più ampio di integrazione con altri servizi istituzionali e che coinvolgano tutte le strutture oggi insistenti sull'area di proprietà demaniale.
(4-01948)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il progetto cui si riferisce l'interrogante si inquadra nell'ambito di un innovativo intervento di finanza di progetto, che si intende attuare nel complesso demaniale della Sezione consolare dell'Ambasciata in Madrid.
Si tratta di un disegno ambizioso, reso possibile dalla nuova normativa in tema di contratti pubblici ed in particolare dalla

norma che consente alla Pubblica Amministrazione di far proprie eventuali proposte di operazioni di project financing provenienti da capitale privato.
A Madrid da lungo tempo è avvertita una duplice esigenza di valorizzazione funzionale del patrimonio immobiliare colà esistente.
Da un lato i rappresentanti delle principali istituzioni economico-commerciali italiane (ICE, ENIT, Camera di Commercio) presenti in Spagna hanno ripetutamente auspicato l'unificazione logistica mediante l'apertura dello «Sportello Unico Italia» in una struttura unica: tale finalità verrebbe soddisfatta ristrutturando l'immobile annesso all'ex-Consolato generale, che attualmente versa in stato di avanzato degrado.
Dall'altro lato la Scuola italiana di Madrid ha più volte lamentato l'inadeguatezza degli spazi disponibili e sollecitato un intervento ampliativo e migliorativo dei locali scolastici in modo da accogliere le maggiori richieste di iscrizione di allievi.
Con il suddetto intervento di
project financing entrambi gli aspetti potrebbero essere soddisfatti: esso presenta infatti la caratteristica, tanto più interessante quanto più severo è il contenimento della spesa pubblica nelle gestioni patrimoniali, di essere a costo zero per il bilancio dello Stato: le ingenti risorse economiche necessarie verrebbero reperite grazie all'accentata potenzialità di sfruttamento del suolo demaniale.
La ditta esecutrice la finanza di progetto - da individuare ovviamente a seguito di un procedimento ad evidenza pubblica - trarrebbe la propria remunerazione dalla costruzione e dal successivo affidamento in concessione di un parcheggio multipiano interrato sotto l'area demaniale, in tal modo superando due problemi sinora apparentemente inconciliabili: lo stato di degrado in cui versa il citato immobile; la mancanza di fondi per la realizzazione di imprese di ampio respiro, ormai divenuta cronica per l'inasprirsi delle misure di contenimento della spesa pubblica.
Si desidera peraltro assicurare all'interrogante sull'attenzione del ministero degli affari esteri alle istanze della collettività italiana residente, il cui recepimento è contemperato con le esigenze istituzionali e finanziarie e con l'evolversi degli orientamenti dell'utenza.
Infatti, a fronte delle preoccupazioni dei rappresentanti dei genitori degli alunni a causa dello scavo del parcheggio interrato previsto nell'area della Scuola, motivate per ragioni di sicurezza, si è sollecitata una corrispondente modifica del progetto.
La missione tecnica nella capitale spagnola effettuata dal competente ufficio del Ministero degli affari esteri all'inizio dell'ottobre scorso ha portato ad un accantonamento del progetto iniziale - volto anche a migliorare le strutture della scuola - a favore di un intervento limitato alla ristrutturazione dell'edificio annesso alla sezione consolare ed alla realizzazione di un corpo aggiunto destinato ad ampliarne e razionalizzarne gli spazi. Lo scavo del parcheggio, secondo questo nuovo progetto, sarebbe limitato al lato nord del
compound, nella zona dell'attuale cortile della Sezione consolare, in modo da non coinvolgere in alcun modo l'area scolastica negli interventi di ristrutturazione.
Un nuovo studio di fattibilità in tal senso è atteso dall'Ambasciata in Madrid. Ove anche la nuova valutazione di pubblica utilità abbia esito positivo, sarà poi lanciata la relativa procedura amministrativa.
In ogni caso ci si attende che la finalizzazione del progetto in questione costituisca un importante risultato che, oltre a dar lustro all'Italia in Spagna, alla nostra collettività residente ed all'immagine dell'Italia in ambito europeo, produca un sensibile incremento di valore del patrimonio immobiliare in uso al ministero degli affari esteri, a fronte - si tiene a sottolinearlo - della totale assenza di oneri economici per il bilancio statale.
In un'ottica di medio periodo, infatti, la suddetta opera di razionalizzazione immobiliare dovrà coinvolgere anche tutti gli immobili siti in Svizzera non più utilizzati a fini istituzionali.
Appare altresì di tutta evidenza che tali interventi non potranno essere adeguatamente portati ad esecuzione se gli immobili continuano ad essere gravati da vincoli

giuridici con soggetti esterni all'amministrazione stessa.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

REALACCI e GRANATA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
Il 16 febbraio 2001 la terza sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza per il caso dello Sbarcatello all'Argentario ha definitivamente chiarito la questione dei liberi accessi al mare, dichiarando che «nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l'accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l'unica via per raggiungere una determinata spiaggia». Nonostante ciò, sono ancora molti i casi di «privatizzazione» di fatto che impediscono ai cittadini di usufruire liberamente di spiagge, cale e scogliere, anche se queste appartengano al demanio statale e sono quindi funzionalmente destinate alla pubblica fruibilità;
fra i vari casi, segnalati alle autorità e alle associazioni ambientaliste, va evidenziato quello relativo alla Sicilia e alla provincia di Siracusa, dove il quotidiano la Sicilia, a partire dal mese dello scorso maggio, ha denunciato con vari articoli numerosi casi di chiusura degli accessi a tratti di costa pubblica da parte di privati. Secondo il quotidiano siciliano, un'accurata e scrupolosa verifica effettuata dalla polizia ambientale del Comune di Siracusa, ha messo in luce una quantità enorme di abusi e di illegalità. In un lungo tratto di costa - dal faro Massoliveri all'Arenella, nella zona del Plemmirio - nell'ultimo anno sono aumentati del 50 per cento i cancelli che impediscono l'accesso alle zone a mare. Cancelli, girelli o paletti, impediscono l'accesso libero al mare a tutti i cittadini, in particolare alle carrozzine e alle persone che hanno problemi di deambulazione;
grazie alle segnalazioni e alle varie denunce, il 14 luglio, la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro giudiziario di due cancelli posti da privati che impedivano il libero accesso al mare: uno nella zona di Asparano e uno nella spiaggia di Punta del Pero. Si tratta di due provvedimenti importanti che si spera abbiano lo scopo di dare il via ad una sanatoria dell'illegalità che ancora permane in molte aree della costa Siracusana;
il caso siciliano è emblematico, ma purtroppo non isolato. Ogni anno, si registrano molte segnalazioni di accessi al mare interdetti abusivamente. La situazione desta preoccupazione perché le coste sono una delle risorse paesaggistiche, ma anche economiche e sociali, più importanti del nostro Paese;
discorso collegato a questo è quello delle spiagge in concessione. Nonostante la Finanziaria del 2006 abbia stabilito che «È fatto obbligo ai titolari di concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione», in molte regioni la spiaggia pubblica è diventata ormai un lontano ricordo: tra ombrelloni, lettini, chioschi e spogliatoi, i gestori dei lidi stanno letteralmente privatizzando il mare. Sono oltre 5mila, infatti, stabilimenti balneari disseminati lungo il perimetro dello stivale dal Friuli Venezia Giulia alla Liguria, isole comprese;
nel luglio 2008 Legambiente ha presentato un dossier sulle spiagge in concessione del litorale romano da cui emerge che sono solo 10 su 53 gli stabilimenti che lasciano il libero accesso al litorale. Gli altri, non solo chiedono, senza averne titolo, il pagamento del biglietto di ingresso, ma impediscono la vista al mare con muri di cabine, spogliatoi, edifici di servizio, ristoranti e recinzioni;
l'Italia possiede 7.375 chilometri di litorale, un patrimonio naturale inestimabile fatto di arenili, sistemi dunali e coste rocciose. L'eccessiva pressione antropica però, con la infrastrutturazione di molti tratti per agevolarne l'uso turistico, sta

modificandone radicalmente l'aspetto e la fruizione. Nel secolo scorso, lungo il litorale italiano si sono insediate le grandi industrie chimiche e petrolchimiche, snaturando e occupando aree enormi e procurando all'ecosistema danni incalcolabili in termini di inquinamento terrestre e marino, c'è stata poi la proliferazione di porti turistici, si è assistito a una crescita immobiliare fuori controllo e molto spesso abusiva, che ha riempito i lungomare di alberghi e seconde case. E poi il boom degli stabilimenti balneari che hanno occupato le spiagge, prima per pochi mesi all'anno, poi in pianta stabile. A questi fenomeni vanno aggiunti erosione ed effetti dei cambiamenti climatici, che hanno a loro volta contribuito a trasformare profondamente l'ambiente costiero -:
quali azioni intenda intraprendere per effettuare, attraverso gli organi preposti, una verifica delle situazioni di illegalità e di abusi sui litorali e la corretta applicazione della normativa vigente in materia;
se intenda attivarsi per mettere in campo un necessario sistema di pianificazione e gestione costiera che individui il punto di equilibrio tra le attività economiche, turistiche e residenziali da un lato e l'ambiente e la libera e corretta fruizione dello stesso dall'altro.
(4-00711)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde, gli onorevoli interroganti chiedono - premesso di aver appreso la notizia, da organi di stampa e da un dossier di una nota associazione di tutela ambientale, secondo cui verrebbero interdetti, da privati, abusivamente e in modo diffuso, gli accessi al mare - di sapere quali azioni si intendano intraprendere per effettuare una verifica delle situazioni di illegalità e degli abusi sui litorali anche al fine di individuare un punto di equilibrio tra le attività economiche, turistiche e residenziali con l'ambiente e la libera e corretta fruizione dello stesso.
Al riguardo, l'agenzia del demanio ha comunicato che il quadro normativo in materia di gestione dei beni demaniali marittimi è stato caratterizzato per un lungo periodo da una sostanziale stabilità, con l'esclusiva competenza affidata allo Stato ai sensi del codice della navigazione e del regolamento della navigazione marittima.
Tuttavia, con una serie di provvedimenti quali il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, la legge 15 marzo 1997, n. 59, il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, le competenze in materia di beni di demanio marittimo e del mare territoriale per finalità turistico ricreative sono state trasferite alle regioni e da queste ai comuni.
Il conferimento agli enti territoriali non opera relativamente ai porti di rilevanza economica internazionale e nazionale, nonché nelle aree di preminente interesse nazionale individuate con legge 28 gennaio 1994, n. 84, gestite dalle autorità portuali.
Per contro, lo Stato, in quanto soggetto proprietario del bene demaniale (ad eccezione della Sicilia dove la proprietà del demanio marittimo è in capo alla regione), ha mantenuto le funzioni concernenti gli aspetti dominicali del bene stesso. Lo Stato, altresì, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 13 luglio 1998, n. 367, conserva oltre ad un generale e autonomo potere di vigilanza sul corretto utilizzo dei beni in questione, anche il potere di determinare i parametri di calcolo dei canoni e, conseguentemente, la vigilanza sui proventi derivanti dall'utilizzo dei beni demaniali che continuano ad affluire all'erario.
Con specifico riferimento alla verifica delle situazioni di illegalità e di abusi sui litorali, in merito ai quali gli onorevoli interroganti chiedono delucidazioni, l'agenzia ha evidenziato che i comuni e le Capitanerie di Porto ricoprono un ruolo predominante in materia di prevenzione e repressione degli abusi stessi.
L'agenzia del demanio, per quanto di competenza, attraverso le filiali territoriali e di concerto con le altre amministrazioni interessate, realizza programmi di ispezione annuale, finalizzati alla tutela della proprietà, per quanto concerne gli aspetti dominicali, e alla ricerca delle situazioni di difforme o inesistente applicazione della normativa.


Le risultanze di tali attività, comunicate agli Enti gestori, sono finalizzate, ad opera di questi ultimi, all'applicazione di misure sanzionatorie che possono comportare anche il ripristino dello stato dei luoghi. Sulla base del succitato n. 367 del 1998 e, anche alla luce di quanto previsto dalla legge n. 296 del 2006, l'agenzia ha intensificato le proprie attività di vigilanza e controllo del territorio, considerato che nel 2007 sono state effettuate 1.447 ispezioni demaniali marittime.

Il sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.

ROSATO, LENZI e SBROLLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione Italiana Tinnitus-Acufene (AIT Onlus), che ha sede a Lavariano in provincia di Udine e che annovera 2.000 iscritti in ogni parte d'Italia, ha quale scopo sociale la tutela dei diritti delle persone affette dalla patologia dell'acufene, nonché la promozione della conoscenza di questa malattia presso istituzioni, centri di ricerca e opinione pubblica;
l'acufene è una patologia costituita da rumori che, sotto forme di fischi, ronzii, fruscii, crepitii, soffi o pulsazioni, si originano all'interno del corpo umano o all'interno dell'apparato uditivo stesso e vengono illusoriamente percepiti alla loro prima comparsa come fastidiosi suoni provenienti dall'ambiente esterno;
questa malattia, solo in apparenza trascurabile, tende invece a creare un vero e proprio stato invalidante, coinvolgendo l'assetto psicologico ed emozionale del malato, la sua vita di relazione, il ritmo sonno-veglia, le attitudini lavorative, il livello di attenzione e concentrazione, inducendo o potenziando stati ansioso-depressivi, ripercuotendosi gravemente sulla qualità della vita;
si sono riscontrati casi in cui la persistenza dell'acufene nel tempo e la sua dimensione fortemente invalidante hanno portato a stati di estrema depressione che hanno avuto anche drammatiche conseguenze;
l'Associazione segnala di ricevere un altissimo numero di richieste volte a ottenere informazioni circa le strutture di cura specializzate, gli esperti in materia o anche semplici consigli da parte di chi inizia ad affrontare l'acufene;
l'Associazione denuncia come ad oggi, in Italia, tale patologia non sia ancora sufficientemente conosciuta né adeguatamente studiata, nonostante sondaggi specializzati vi abbiano rilevato l'esistenza di oltre 2 milioni di persone affette da forme di acufene;
l'Associazione ha avanzato presso il Ministero della salute la richiesta di promuovere la ricerca scientifica per lo studio di tale patologia, ricevendone assicurazione che la richiesta era stata inoltrata alla Direzione generale competente in materia;
nonostante si sostenga pressoché con le sole quote associative, l'Associazione si è anche fatta promotrice di borse di studio presso gli atenei di Trieste e Udine su argomenti attinenti gli acufeni, ed ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Scienze Fisiologiche-Farmacologiche dell'Università di Pavia, supportando uno specifico programma di ricerca;
al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica, l'Associazione si è rivolta a trasmissioni televisive «di servizio» quali ad esempio «Mi manda Raitre», ed è riuscita ad ottenere che all'acufene venissero dedicati servizi su organi d'informazione della carta stampata a larga diffusione, a seguito dei quali vi è stato un ampio riscontro postale -:
se il Ministro intenda intervenire riconoscendo, ai sensi del decreto ministeriale n. 329 del 1999 e successive modifiche, l'acufene come malattia cronica e invalidante, così da permetterne l'inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza;

se il Ministro abbia adottato, o intenda adottare, delle iniziative atte a promuovere studi e ricerche scientifiche su tale grave patologia, al fine di sviluppare un efficace protocollo terapeutico, e in caso affermativo come esse si siano sostanziate.
(4-01467)

Risposta. - Ancora oggi, nella maggior parte dei casi, non è chiara la causa dell'origine dell'acufene; tuttavia la ricerca in questo campo sta progredendo e, anche grazie a strumenti innovativi come le tecniche di neuroimaging che consentono di osservare (attivazione delle aree del cervello deputate alla elaborazione dei segnali acustici, si stanno acquisendo importanti informazioni sulla relativa eziologia.
Dal punto di vista terapeutico, nuove e più efficaci strategie sono in via di sviluppo, come il recente metodo di cura denominato «esposizione a rumore bianco fenestrato», che promette di produrre un sensibile miglioramento della sintomatologia in un lasso di tempo notevolmente inferiore a quello dei trattamenti attualmente disponibili.
Relativamente all'incidenza, secondo gli studi condotti negli ultimi 10 anni in Germania, nel Regno Unito e in altre nazioni europee, risulta che mediamente circa il 10-20 per cento della popolazione europea ne ha sofferto almeno una volta nella vita; alcuni studi condotti in Italia su campioni limitati di pazienti hanno dimostrato come anche nel nostro Paese la prevalenza sia analoga (con una stima di circa 3 milioni di soggetti interessati alla patologia).
Tuttavia, da un'analisi della letteratura scientifica risulta che una stima ufficiale della diffusione del problema, effettuata su un ampio numero di individui rappresentativo dell'intera popolazione nazionale, non è al momento disponibile.
Gli acufeni non sono ricompresi fra le malattie croniche e invalidanti, ai sensi del decreto ministeriale 28 maggio 1999, n. 329 e successive modifiche, in quanto nella individuazione delle patologie si è ritenuto che tale condizione non rispondesse a tutti i criteri previsti dal decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, ossia gravità clinica, grado di invalidità e onerosità della quota di partecipazione derivante dal costo delle prestazioni utili al medico per effettuare un corretto
follow up della malattia.
Tale valutazione è stata confermata nella proposta di aggiornamento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, concernente i livelli essenziali di assistenza, al momento in fase di predisposizione.
Peraltro, il decreto ministeriale 5 febbraio 1992 «Approvazione della nuova tabella indicativa delle percentuali d'invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti», che fa riferimento alla incidenza delle infermità invalidanti sulle capacità lavorative, prevede al codice 4001 gli acufeni permanenti o subcontinui di forte intensità e insorti da più di tre anni, sia pure con una percentuale di modesta entità.
Pur riconoscendo la rilevanza di tale disturbo, questo Ministero tenuto conto di quanto sopra precisato e delle risorse economiche disponibili, ha ritenuto di privilegiare negli anni passati il finanziamento della ricerca relativa a patologie maggiormente diffuse presso la popolazione e ad alto rischio per la salute.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

PAOLO RUSSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 16 agosto 2007 il cittadino italiano Notaro prof. Carmine in uno alla sua consorte sig.ra Maria D'Addio, nell'ambito di un viaggio organizzato da un tour operator, si trovavano a transitare, alla frontiera tra Austria ed Ungheria, quali passeggeri, a bordo dell'autobus appositamente predisposto dall'agenzia «Viaggi Coda» di Giovanni Coda & C s.n.c. corrente in Napoli al Viale Colli Aminei, 25;
al posto di frontiera i su citati signori esibivano agli addetti al controllo il loro documento d'identità, tipo «tessera modello AT e BT» rilasciata al professor

Notaro (AT) e consorte (BT), dal Ministero della pubblica istruzione presso il quale il professore è in servizio in qualità di Dirigente scolastico, documento in regolare corso di validità e del resto esibito ed accettato alla frontiera fra Italia ed Austria;
inspiegabilmente, però, gli addetti al controllo, pur avendo identificato i signori Notaro, mediante tali documenti, ne vietavano l'ingresso in Ungheria, adducendo una carenza di validità, all'uopo, dei documenti stessi;
veniva, dunque, riservato loro, lo stesso trattamento che si osserva di norma, nei confronti dei cittadini clandestini, ossia gli stessi venivano controllati a vista e scortati persino ai servizi igienici; veniva, altresì, impedito loro di prendere contatto, sia con il proprio Consolato che con il Ministero degli affari esteri ed infine venivano espulsi dal Paese alla stregua dei comuni piccoli delinquenti;
i signori Notaro dovevano, quindi, lasciare i compagni di viaggio ed affrontare da soli ed a loro ulteriore carico e spese, il rientro in Italia, privi di qualunque assistenza;
il comportamento degli addetti alla frontiera è manifestamente illegittimo e gravemente lesivo dei diritti dei signori Notaro, poiché, - come peraltro confermato dal Consolato Ungherese a Roma - i documenti da loro esibiti erano validi a tutti gli effetti ai fini dell'espatrio e nel caso di specie anche ai fini dell'accesso in Ungheria -:
quali provvedimenti intenda assumere affinché sia accertata la liceità del comportamento degli addetti alla frontiera tra Austria ed Ungheria;
quali ulteriori iniziative intenda adottare, al fine di rappresentare nelle opportune sedi e condannare il trattamento riservato ai cittadini italiani in premessa.
(4-01384)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Agli atti dell'Ambasciata d'Italia a Budapest, il 22 ottobre 2008, data di presentazione della presente interrogazione parlamentare, nulla risultava sulla vicenda, risalente al 16 agosto 2007, riguardante il professor Carmine Notaro e la moglie, signora Maria D'Addio.
L'Ambasciata d'Italia ha quindi chiesto spiegazioni alle competenti Autorità ungheresi, le quali hanno risposto che, sulla base della propria normativa, i dati sui controlli effettuati ai posti di frontiera vengono inseriti in un apposito sistema informatico e rimangono a disposizione per 180 giorni.
Trascorso tale periodo l'esame di eventuali rimostranze è discrezionale e, dopo un anno dall'accaduto, esse vengono rigettate.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

SPECIALE e LUCIANO ROSSI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'agricoltura umbra ha necessità assoluta di rafforzare le strutture associative che le sono necessarie per valorizzare le proprie produzioni e nel contempo, per essere competitiva, ha bisogno di fornitura di mezzi tecnici e costi i più bassi possibile;
i due consorzi agrari, di Perugia e Terni, non risulta stiano svolgendo sul mercato le funzioni richieste, che sono, tra l'altro, contemperate negli statuti, ma applicano, a volte, sui mezzi tecnici, prezzi meno convenienti dei commercianti privati, e per nulla incidono sulla valorizzazione delle produzioni;
pur essendoci normative regionali che promuovono anche le aggregazioni dei consorzi agrari con relativi finanziamenti, i due consorzi oltre a non aver sviluppato nessun tipo di integrazione, oggi, con notevole spreco di risorse, si stanno facendo una spietata concorrenza

danneggiando, ovviamente, i produttori. C'è di più. Il consorzio di Terni e Rieti, non sapendo per quale ragione, ha ceduto a privati alcune attività che invece gli sono proprie -:
se, alla luce delle questioni elencate, non si ritenga intanto necessario ed urgente provvedere quantomeno alla immediata rimozione degli attuali commissari, per nominare soggetti che possano garantire il rafforzamento e l'accorpamento delle due strutture, in modo che i produttori agricoli umbri possano, quanto prima possibile, contare su di una struttura in grado di difendere efficacemente gli interessi delle loro attività.
(4-01456)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si comunica quanto segue.
I consorzi agrari di Perugia, e Rieti-Terni sono stati posti in liquidazione coatta amministrativa con decreti del ministero delle politiche Agricole, rispettivamente, in data 2 luglio 1991 e 18 settembre 1991.
Successivamente, con i decreti n. 459 del 2006 e n. 457 del 2006 sono stati nominati i commissari liquidatori dei consorzi agrari di Perugia e Rieti-Terni.
Il consorzio di Perugia, nonostante la crisi congiunturale in cui da tempo versa l'agricoltura locale, nazionale e comunitaria, ha sempre chiuso in attivo i propri bilanci, aumentando progressivamente il proprio fatturato (da euro 40.463 nel 2001 fino a euro 50.420 nel 2007).
Nel mese di ottobre 2008 il consorzio ha già registrato un fatturato di euro 51.000.000, per cui è presumibile ritenere che possa raggiungere un fatturato per l'anno 2008 di euro 60.000.000. I risultati raggiunti dal Consorzio costituiscono, pertanto, la migliore comprova della competitività della struttura consorziale, tanto in termini di prezzi quanto di qualità dei servizi resi.
Gli oltre 13.000 clienti, fra coltivatori ed imprese agricole, hanno nel consorzio il più importante riferimento per l'esercizio delle attività delle aziende del settore.
Lo stesso consorzio, inoltre, si è rinnovato sia attraverso la ristrutturazione, sia attraverso la rilocalizzazione (dai centri abitati alle periferie, per ovvie ragioni logistiche) di alcune importanti sedi periferiche strategiche per il comparto agricolo provinciale, ovvero quelle di Gualdo Tadino, Città di Castello, Todi, e Foligno, potenziando la propria attività e presenza sull'intero territorio provinciale, allo scopo di rendere sempre più efficiente il servizio offerto a tutti gli operatori del settore.
In data 9 settembre 2008 è stato autorizzato il deposito, presso il Tribunale, della proposta di concordato presentata dal consorzio agrario di Perugia che, ove fosse approvato, consentirà al consorzio il ritorno alla gestione ordinaria in modo competitivo sul mercato, offrendo al tempo stesso per i creditori iscritti nel proprio stato passivo il pagamento integrale dei crediti in prededuzione e privilegiati ed il pagamento del 27,66 per cento dei crediti chirografari.
Si rappresenta, inoltre, che i consorzi agrari di Perugia e Rieti Terni non si sono proposti come soggetti commerciali concorrenti, in quanto ciascuno è operativo nel territorio provinciale di propria competenza. Peraltro, una eventuale concorrenza comporterebbe implicitamente un abbassamento dei prezzi dei mezzi tecnici ed un maggior prezzo pagato agli agricoltori per le loro produzioni cerealicole, con un vantaggio economico e non un danno per il mondo agricolo.
Per quanto riguarda il consorzio agrario di Rieti-Terni si ritiene opportuno precisare che, fino al 31 dicembre 2006, i bilanci d'esercizio evidenziavano un risultato negativo; a seguito di ciò l'autorità di vigilanza, in accordo con il ministero delle politiche agricole e tenuto conto delle risultanze della valutazione della situazione del consorzio (effettuata dalla commissione per la valutazione delle attività dei consorzi agrari), ha espresso parere favorevole alla continuazione dell'esercizio provvisorio d'impresa, al fine di consentire la conclusione delle procedure di dismissione permettendo al consorzio agrario interministeriale di mantenere inalterato il valore dell'azienda e di

salvaguardare il livello occupazionale degli addetti.
Nel 2007 è stata riattivata l'attività di stoccaggio e commercializzazione dei cereali, che rappresenta un servizio indispensabile alla valorizzazione delle produzioni agricole. Sono stati, infatti, offerti agli agricoltori conferenti contratti legati ai prezzi dei cereali altamente remunerativi, secondo l'associazione granaria dell'Emilia Romagna di Bologna. Non risulta ché il consorzio agrario provinciale di Rieti-Terni abbia ceduto a privati attività di propria competenza; esistono collaborazioni commerciali con diversi imprenditori privati, finalizzate a fornire al mondo agricolo servizi e prodotti in maniera vantaggiosa, senza creare ulteriore indebitamento al Consorzio stesso.
Inoltre, tramite il consorzio, c'è stato un buon recupero del mercato, anche tramite l'offerta di nuovi mezzi tecnici (trattori e macchine agricole, ma anche sementi e concimi) che sono stati messi in vendita o affittati ai consorziati; tale recupero di nicchie di mercato è stato migliore rispetto a quello ottenuto dai privati e più che soddisfacente se confrontato con la totale assenza di tale attività nel 2006; il recupero di questa attività non è stato facile, per la scarsa disponibilità di risorse finanziarie a disposizione del consorzio e per le pregresse difficili relazioni commerciali con le aziende fornitrici, derivanti dalle gestioni in perdita degli anni precedenti. Dal 2007 il bilancio d'esercizio ha iniziato ad evidenziare un lieve utile d'esercizio.
Si rappresenta, infine, che i due consorzi agrari dell'Umbria si trovano entrambi in liquidazione coatta amministrativa, con autorizzazione alla prosecuzione dell'esercizio provvisorio d'impresa e pertanto - pur avendo firmato, in data 20 marzo 2007, una lettera di intenti in cui veniva manifestata la reciproca volontà alla costruzione di un consorzio regionale dell'Umbria - non hanno la facoltà di intraprendere alcuna attività di fusione societaria fino a quando, almeno uno dei due, non torni alla gestione ordinaria, attraverso un progetto di concordato.
Al riguardo si rappresenta che, allo stato attuale, il (commissario sta cercando di perfezionare un accordo di cessione di ramo d'azienda del consorzio al consorzio agrario di Viterbo che si trova in gestione ordinaria; tale eventualità determinerebbe, all'interno della liquidazione, disponibilità utili al soddisfacimento almeno parziale delle giuste aspettative dei creditori dell'esercizio provvisorio.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'attuazione del programma di Governo. - Per sapere - premesso che:
il 31 marzo 2008 il Ministro per l'attuazione del programma, Giulio Santagata, ha dichiarato che «il dato Istat sull'inflazione certifica l'esistenza di un problema grave per le famiglie italiane». Le dichiarazioni si riferiscono al dato secondo cui l'inflazione nel nostro Paese è salita fino al 3,3 per cento, e il giorno successivo il Ministro ha aggiunto che «si è deciso di verificare la praticabilità di sterilizzare la quota fiscale dell'aumento di prezzi e tariffe, in particolare quelle energetiche, sulla falsa riga di quanto fatto per i carburanti con la Finanziaria 2008». Da qui la «decisione di elaborare una serie di possibilità e strumenti da proporre all'opposizione, un pacchetto di iniziative per alleggerire il peso delle famiglie». Misure che, sempre attraverso una «valutazione con l'opposizione», potrebbero essere varate con un «eventuale decreto» -:
se e quali iniziative si intendano assumere in relazione ai problemi evidenziati dal ministro Santagata.
(4-00047)

Risposta. - Al riguardo, ed anche sulla base degli elementi fatti pervenire dal ministero dello sviluppo economico, si fa presente quanto segue.
Nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 9, sono contenute disposizioni che, aumentando

e rafforzando l'efficacia della misura già contenuta nella legge finanziaria per il 2008, dispongono l'obbligatorietà, a fronte di aumenti dei prezzi del greggio che superino valori prefissati, della sterilizzazione dell'IVA sugli aumenti petroliferi, ottenuta mediante una riduzione di accisa su taluni prodotti energetici.
Altri interventi, che produrranno effetti positivi con riferimento all'impatto sulle famiglie degli aumenti di prezzi e tariffe, previsti dal piano triennale per lo sviluppo approvato dal Consiglio dei ministri il 18 giugno 2008, sono poi confluiti nel corpo del richiamato decreto-legge n. 112.
In particolare, oltre alla citata sterilizzazione fiscale degli aumenti dei prodotti petroliferi, potranno conseguire risultati positivi dalla liberalizzazione del settore di distribuzione dei carburanti, dalla liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dalle misure volte al rafforzamento degli strumenti di sorveglianza dei prezzi.
Le disposizioni (articolo 83-
bis, commi 17 e seguenti del citato decreto-legge n. 112) volte alla liberalizzazione degli impianti di distribuzione del carburante consentiranno una razionalizzazione del settore, con effetti sui prezzi del carburante e sul costo dell'energia nel processo produttivo.
Anche le disposizioni (articolo 23-
bis del decreto-legge n. 112) concernenti la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, che introducono il principio generale dell'affidamento della gestione mediante procedure competitive, potranno contribuire all'obiettivo del contenimento dei prezzi.
Il rafforzamento dei poteri conferiti al garante per la sorveglianza sui prezzi (disposto con l'articolo 5 del medesimo decreto-legge 112), che potrà avvalersi anche del supporto operativo della Guardia di finanza, condurrà ad effetti positivi relativamente al contenimento dell'impatto sulle famiglie di prezzi e tariffe.
Per completezza, allo stato, occorre ricordare che anche il Parlamento si è mostrato sensibile alla problematica degli effetti dell'inflazione sul potere d'acquisto delle famiglie, infatti in virtù della mozione 1-00025, approvata il 7 ottobre 2008 dal Senato della Repubblica, è stata istituita la commissione straordinaria per la verifica dell'andamento generale dei prezzi al consumo e per il controllo della trasparenza dei mercati.
Da ultimo, sono da ricordare le misure a favore delle famiglie introdotte dal cosiddetto «decreto anticrisi», decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e, in particolare, l'articolo 3 che ha l'obbiettivo di contenere gli oneri a carico dei cittadini e delle imprese, attraverso la previsione che fino al 31 dicembre 2009, è sospesa l'efficacia dalle norme statali che, obbligano od autorizzano organi dello Stato ad emanare atti aventi ad oggetto l'adeguamento di diritti, contributi o tariffe a carico di persone fisiche o persone giuridiche in relazione al tasso di inflazione, ovvero ad altri meccanismi automatici, fatta eccezione per i provvedimenti volti al recupero di soli maggiori oneri effettivamente sostenuti.
In coerenza con le finalità della disposizione, viene previsto che l'autorità per l'energia elettrica ed il gas effettui un particolare monitoraggio sull'andamento dei prezzi, nel mercato interno, relativi alla fornitura di energia elettrica e di gas naturale, avendo riguardo alla dimensione del prezzo dei prodotti petroliferi.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, MECACCI, BERNARDINI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con sentenza del 1° luglio 2008 nel caso «Turco contro Consiglio», la Corte di giustizia delle Comunità europee ha condannato il Consiglio per violazione del Regolamento sull'accesso ai documenti 1049/2001, in particolare perché questo si

è rifiutato di concedere l'accesso ad un parere legale elaborato dal Servizio giuridico del Consiglio in merito ad una proposta legislativa;
il Pe ha discusso l'8 ottobre 2008, sulla base di una interrogazione della commissione per le libertà pubbliche, la giustizia e gli affari interni e della commissione per gli affari costituzionali, l'impatto della sentenza Turco sull'ordinamento giuridico comunitario e richiesto a Commissione e Consiglio di immediatamente trarre le dovute conclusioni, rendendo pubblici i pareri legali dei servizi giuridici delle istituzioni UE elaborati nel corso delle procedure decisionali;
la Commissione ha lanciato un progetto di revisione del Regolamento 1049/2001 che è attualmente in corso di discussione in seno al Pe;
il Parlamento europeo esaminerà e voterà nel corso della sessione di gennaio la relazione redatta dall'onorevole Marco Cappato ed approvata dalla commissione libertà pubbliche all'unanimità, che chiede alle istituzioni di rendere pubblici tali documenti;
dal documento del Consiglio n. 16338/08 emerge che l'Italia, assieme ad Austria e Grecia, hanno proposto di non tenere conto della sentenza Turco della Corte di giustizia UE e di non applicare il Regolamento sulla trasparenza ai documenti di «consulenza giuridica interna dati ad una istituzione dal suo servizio giuridico», che ricomprenderebbe qualunque tipo di consulenza giuridica, sia nelle procedure decisionali che nelle procedure giudiziarie davanti alla Corte di Giustizia UE;
dallo stesso documento emerge che l'Italia, assieme alla Grecia, vuole rafforzare il cosiddetto «potere di veto» che gli Stati membri detengono - per prassi contraria al Regolamento - cancellando il potere di valutazione che viene attribuito nella proposta della Commissione europea di revisione del Regolamento, alle istituzioni che ricevono tale documento dagli Stati membri -:
se il Governo possa chiarire:
a) le ragioni di tali proposte di emendamento;
b) perché si ritenga di andare contro ad una sentenza della Corte di giustizia, ai princìpi di trasparenza e di apertura delle istituzioni ai cittadini;
c) perché si intenda rafforzare il potere di veto degli Stati membri rispetto a documenti che questi producono ed inviano alle istituzioni europee in merito all'applicazione delle politiche UE che necessitano di uno scrutinio a livello nazionale, ma anche e soprattutto europeo.
(4-01918)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono seguenti elementi di informazione.
Il primo quesito chiede di conoscere le ragioni delle proposte italiane in materia di accesso ai documenti riportate nella nota del Segretariato generale del Consiglio n. 1633/08 del 26 novembre 2008.
Tali proposte sono state formulate in seno al gruppo di lavoro «Informazione» del Consiglio nel corso della discussione sul progetto di regolamento presentato dalla Commissione europea per modificare la normativa vigente in materia di accesso ai documenti delle Istituzioni comunitarie (Regolamento n. 1049/2001). Tenendo conto dell'esperienza maturata durante un periodo di applicazione ormai settennale del predetto Regolamento, la Delegazione italiana ha proposto di emendare il testo presentato dalla Commissione ispirandosi all'esigenza primaria di assicurare che il diritto di accesso ai documenti delle tre citate Istituzioni comunitarie sia esercitato contemperando trasparenza e tutela degli interessi pubblici e privati, interessi riconosciuti dallo stesso articolo 255 TCE (Trattato Comunità Europea) su cui si basa il regolamento.
Con il secondo quesito si chiede di conoscere «perché si ritenga di andare

contro a una sentenza della Corte di giustizia, ai principi di trasparenza e di apertura delle istituzioni ai cittadini».
Nella sentenza alla quale l'interrogante fa specifico riferimento, la Corte di giustizia giunge alla conclusione che «il regolamento n. 1049/2001 impone, in linea di principio, un obbligo di divulgare i pareri del servizio giuridico del Consiglio relativi a un procedimento legislativo».
Giova sottolineare come da tale formulazione risulti che l'obbligo in questione discende dal Regolamento n. 1049/2001 che, in quanto norma di diritto secondario, può essere modificata dal legislatore comunitario in presenza di un accordo su uno stesso testo tra Parlamento europeo e Consiglio.
In tal senso, la proposta italiana di discutere l'eventuale esclusione dei pareri dei servizi giuridici di Parlamento europeo, Consiglio e Commissione dal campo di applicazione del progetto di Regolamento in corso di esame, non si pone in contrasto con il Trattato CE. Essa nasce piuttosto da una serie di rilievi emersi nel corso dell'esame del
dossier, che portano a considerare con maggiore attenzione l'«interesse» pubblico ed a preservare la confidenzialità dei suddetti documenti. Si tratta, ad esempio, del rischio che la divulgazione dei pareri resi dal Servizio giuridico del Consiglio, peraltro non vincolanti, possa influire negativamente sul processo decisionale nel Consiglio - inducendo il Servizio stesso a fornire solo pareri orali, ovvero per iscritto, ma con minor dettaglio - o possa danneggiare l'efficacia e la credibilità dei Servizi giuridici delle Istituzioni in caso di contestazione dinanzi alle Giurisdizioni comunitarie, della legalità di atti adottati da Parlamento europeo e Consiglio in modo difforme dai pareri stessi.
Si osserva, inoltre, che l'effettività del principio di trasparenza dell'attività legislativa delle Istituzioni dell'Unione europea può essere garantita anche con altri strumenti, quali un'esaustiva illustrazione nei «considerando» delle ragioni sottostanti ad una certa opzione legislativa.
In relazione al quesito sul «perché si intenda rafforzare il potere di veto degli Stati membri rispetto a documenti che questi producono e inviano alle istituzioni europee», si fa presente che le proposte italiane in questione sono dirette ad escludere che un'Istituzione comunitaria possa consentire la divulgazione di un documento nazionale semplicemente perché non condivide le ragioni opposte dallo Stato membro interessato ai sensi della normativa comunitaria vigente in materia.
Ciò ovviamente non implica il proposito di rifiutare sistematicamente, da parte italiana, l'assenso a divulgare i documenti nazionali che si trovino nella disponibilità delle Istituzioni comunitarie. L'esperienza dimostra piuttosto che, soprattutto negli ultimi anni, da parte italiana è stato di regola prestato assenso alla divulgazione di documenti nazionali richiesti in base al Regolamento n. 1049. Proprio in considerazione di ciò è stato altresì proposto di consentire allo Stato membro interessato di disporre di un termine di quindici giorni (pari cioè a quello di cui dispongono le Istituzioni e non un termine esiguo, come invece accade nella prassi attuale) per fornire le proprie circostanziate argomentazioni sulla richiesta di divulgazione.
Ciò premesso, si evidenzia che le proposte avanzate da parte dell'Italia e degli altri Stati membri in seno al Gruppo di lavoro «Informazione» sono in corso di valutazione congiunta nell'ambito di un esercizio dagli esiti ancora in via di definizione.

Il Ministro per le politiche europee: Andrea Ronchi.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2009, il Vice-Primo ministro e il Ministro degli affari esteri della Repubblica turca di Cipro del Nord, Turgay Avci, ha dichiarato alla radiotelevisione turco-cipriota Bayrak che nonostante il proseguimento dei negoziati assistiti

dall'ONU per trovare una soluzione alla questione cipriota, la parte greca dell'isola continua la sua politica dell'armamento per rinforzare le sue forze armate. Avci ha riferito che Cipro del Sud ha riservato 368 milioni e 600 mila euro per gli acquisti dei carri armati ed i missili, modernizzati dalla Federazione di Russia. Avci, inoltre ha ricordato che le autorità greco-cipriote, non essendo soddisfatte nemmeno di questi «grandi» acquisti, hanno iniziato ad ordinare gli aerei militari, i sistemi mobili d'illuminazione per gli atterraggi, i missili di tipologia «Commando» di diametro di 60 mm -:
se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
se intenda porre la questione del riarmo della Repubblica di Cipro in seno all'Unione europea e alla NATO.
(4-02259)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come noto, l'isola di Cipro, a seguito della guerra del 1974, fu divisa in due territori: quello turco-cipriota del nord e quello greco-cipriota del sud. Il primo costituisce la Repubblica Turca di Cipro del Nord (TRNC), che è riconosciuta solo da Ankara.
Il secondo costituisce la Repubblica di Cipro con capitale Nicosia, che è riconosciuta dall'intera Comunità internazionale.
Si ritiene però alquanto improbabile che questa situazione geo-politica, pur determinando uno stato di tensione tra Nicosia ed Ankara, assuma la forma di uno scontro diretto vero e proprio.
La Turchia mantiene circa 30.000 militari a Cipro Nord. Nicosia, a sua volta, ha sviluppato negli anni una politica militare che, seppur ragguardevole rispetto alle ridotte dimensioni del Paese, non è tuttavia certamente in grado di costituire una minaccia per Ankara.
Nell'ambito della sua politica di difesa Nicosia, non disponendo di una propria industria del settore, ricorre tradizionalmente ad importazioni dalla Russia. Nel novembre 2008 il neo-Presidente cipriota Christofias si è recato in missione a Mosca e nell'occasione sarebbe stato anche discusso il capitolo della fornitura di armamenti. Non si dispone tuttavia di elementi di riscontro circa le dichiarazioni del «Ministro degli esteri» di Cipro Nord, che afferma che Nicosia avrebbe destinato la somma di 368 milioni e 600.000 euro per l'acquisto di armamenti dalla Russia.
In linea generale, la strategia militare di Nicosia non presenta intenzioni aggressive, ma risulta strettamente difensiva. Questo anche alla luce della politica dello stesso Presidente Christofias, che mira sinceramente alla pacifica riunificazione dell'Isola.
Infatti, dopo alcuni incontri di natura esplorativa tra il neo-Presidente cipriota ed il
leader turco-cipriota Talat, i due esponenti politici hanno dato l'avvio al negoziato formale, il 3 settembre 2008.
Allo stato attuale risulta chiusa la prima fase negoziale relativa a
governance and power-sharing ed avviata quella relativa alle proprietà.
Il processo negoziale potrebbe concludersi nei prossimi mesi e la relativa intesa essere quindi sottoposta a
referendum.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
per agevolare il flusso delle numerose richieste di documenti, visti, pratiche le più diverse, molte nostre ambasciate e consolati hanno attivato i noti Call center tramite i quali i nostri connazionali residenti nelle singole nazioni estere o i cittadini stranieri ivi residenti che necessitano di contattare le nostre rappresentanze diplomatiche ottengono informazioni e appuntamenti;
spesso, in passato, anche dal sottoscritto interrogante sono state segnalate anomalie di funzionamento di questi centri

di prenotazione telefonica e che, recentemente, ciò sarebbe avvenuto anche in Egitto dove l'utilizzo di questo strumento telefonico imporrebbe lunghe attese al termine delle quali non si riuscirebbe tra l'altro a stabilire un contatto c/o ad avere comunque un collegamento od appuntamento diretto con il consolato;
il prezzo della telefonata è significativo rispetto al livello del costo della vita locale, soprattutto se alla spesa della telefonata non fa riscontro l'auspicato contatto -:
quale sia l'attuale situazione del Call center utilizzato per i contatti verso il nostro consolato al Cairo, e se esso risulti soddisfare o meno alle richieste del pubblico;
in particolare quanto sia il costo della telefonata necessaria per il contatto e se risponda al vero che molte telefonate non abbiano esito positivo, per intasamento delle linee, difficoltà di comunicazioni od altre cause;
in questo caso, quali provvedimenti siano stati intrapresi per ovviare a queste difficoltà.
(4-02071)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Tra le innovazioni che hanno consentito di abbattere, in molte sedi, i tempi di attesa per il rilascio dei visti e di conseguire un netto miglioramento del servizio vi è il ricorso ad agenzie esterne, tra cui i
«call center», che coadiuvano gli uffici nella gestione di alcune procedure propedeutiche o connesse al rilascio dei visti. Nella maggioranza dei casi, il ricorso ai «call center» riguarda solo la prenotazione dell'appuntamento dei richiedenti presso gli uffici dell'ambasciata o del consolato. Tale procedura consente alle Sedi di dedicarsi con maggiore speditezza ed efficacia all'esame delle pratiche, ai fini dell'eventuale concessione dei visti. Resta comunque assicurata la possibilità per i richiedenti di rivolgersi, se lo desiderano, direttamente agli uffici per fissare un appuntamento o per avere informazioni.
Il costo dell'utilizzo dei
«call center» è a carico dei richiedenti.
Testi normativi comunitari, ed il particolare il nuovo Codice comunitario sui visti, che dovrebbe essere approvato definitivamente prima della conclusione del mandato dell'attuale Parlamento europeo, entro il prossimo mese di giugno, prevedono esplicitamente la possibilità di far ricorso ad agenzie esterne per la gestione di parte delle procedure connesse al rilascio di visti.
In merito a quanto richiesto nella presente interrogazione circa il rilascio di visti presso l'Ambasciata d'Italia a Il Cairo - ed in particolare sul
«call center» gestito dalla società Vodafone (che può essere contattato dai richiedenti il visto per la fissazione di un appuntamento presso la Cancelleria consolare) - la Sede ha confermato che il ricorso al «call center» non è obbligatorio, dal momento che gli appuntamenti vengono anche fissati direttamente dall'Ufficio visti della Cancelleria consolare agli utenti che vi si rivolgono per fax, posta elettronica o telefono. Gli utenti che si rivolgono alla cancelleria, rappresentando l'esigenza di anticipare un appuntamento ottenuto tramite «call center», ricevono riscontro, con comunicazione telefonica o di posta elettronica, direttamente dall'ufficio.
Esiste inoltre la possibilità, per gli operatori economici inseriti in un'apposita lista, di accedere all'ufficio visti senza necessità di previo appuntamento.
Per rendere più chiare al pubblico le modalità secondo cui è possibile richiedere un appuntamento presso l'ufficio visti (che esamina direttamente le richieste, ricevendo al contempo gli interessati), è stato inserito nel sito internet dell'Ambasciata un avviso che specifica il carattere non esclusivo né obbligatorio del ricorso al
«call center».
Per quanto concerne il costo ed i tempi d'attesa delle chiamate al
«call center» Vodafone (che viene utilizzato attualmente da 11 ambasciate di Paesi Schengen a Il Cairo), periodiche verifiche dirette vengono

condotte sia con la stessa società Vodafone sia con le altre Rappresentanze dei Paesi Schengen. Nelle ultime settimane, il funzionario Capo della cancelleria consolare ha personalmente effettuato verifiche supplementari. Attualmente, il costo al minuto del servizio di «call center» Vodafone è, per tutte le Ambasciate che ne usufruiscono, di 2 lire egiziane, pari al cambio attuale a circa 21 centesimi di euro. Per le chiamate da telefono fisso, vi è comunque un tetto massimo di spesa, dichiarato dalla Vodafone, di 20 lire egiziane (circa 2,1 euro), indipendentemente dalla durata della conversazione.
Quanto ai tempi medi di attesa, da verifiche effettuate
in loco, essi risultano variare tra i 30 ed i 90 secondi, dal momento della richiesta di colloquio all'effettiva risposta dell'operatore. Tale durata è garantita dalla Vodafone e viene periodicamente monitorata dalla cancelleria consolare. Il «call center» Vodafone risulta finora l'unico operatore ad offrire sul mercato il servizio in questione.
La nostra Ambasciata a Il Cairo ha inoltre segnalato che i lavori di adeguamento e di ristrutturazione degli ambienti destinati alla ricezione dei richiedenti il visto, attualmente in corso, hanno in parte ridotto la normale capacità di ricezione della struttura. Ciò ha potuto avere conseguenze anche sul numero di appuntamenti che il
«call center» è stato in grado di programmare o sulla tempistica degli appuntamenti, alcuni dei quali sono stati fissati ad alcune settimane di distanza dalla richiesta.
Della contingente situazione, in via di superamento, è stata data preventiva notizia, con adeguata campagna informativa locale, diretta alle Autorità egiziane ed al pubblico, anche con apposito comunicato pubblicato sul sito
web dell'Ambasciata.
I lavori di ristrutturazione si concluderanno nel prossimo mese di maggio, consentendo così alla Sede di operare con la massima capacità di assorbimento durante il periodo estivo, quello di maggiore afflusso di richieste.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a Bolzano, come in altre 19 città italiane, in occasione del novantesimo anniversario della fine della prima guerra mondiale, si sono svolte cerimonie dedicate a ricordare e onorare tutti i caduti;
dal 1997 le autorità militari hanno sempre evitato di celebrare il 4 novembre depositando una corona ai caduti davanti al monumento della Vittoria, preferendo invece scegliere luoghi alternativi come piazza Walter in centro città;
il Ministro della difesa ha deciso di deporre una corona ai caduti davanti al monumento alla Vittoria con una delegazione formata dallo Stato Maggiore dell'Esercito, dal comandante degli alpini, dal comandante regionale dei carabinieri e dal capo di gabinetto della questura di Bolzano, facendola rientrare nell'ambito della cerimonia per la Festa per l'Unità Nazionale del 4 novembre, pur non prevista nel programma iniziale;
rientrava invece nel programma una cerimonia al cimitero di guerra di San Giacomo con un onore ai caduti, in presenza delle autorità politiche;
è giusto commemorare e rispettare tutti i caduti delle guerre, ma si ritiene che un monumento di retaggio fascista, riportante la scritta «Qui (sono) i confini della Patria. Pianta le insegne! Da qui educammo gli altri con la lingua, con le leggi, con le arti» costruito sulla base di un preesistente monumento austro-ungarico non sia il luogo adatto soprattutto se una tale decisione attiva conflitti tra i diversi gruppi linguistici -:
se il ministro non ritenga opportuno chiarire quali siano state le ragioni per la decisione tardiva di porre una corona ai caduti davanti al monumento della Vittoria, causando inutili polemiche tra i cit- tadini

di madrelingua tedesca e ladina e rischiando di ledere la convivenza pacifica tra gruppi linguistici nella provincia di Bolzano.
(4-01671)

Risposta. - La data del 4 novembre rappresenta certamente un momento per ricordare tutti i caduti per la libertà e l'indipendenza della patria, ma costituisce anche, come lo stesso Presidente della Repubblica ha confermato, uno dei punti fondanti dell'unità nazionale.
Con le iniziative adottate in occasione dello scorso 4 novembre si è inteso ridare vigore ad una ricorrenza che stava divenendo priva di significato.
Negli ultimi anni, con la sospensione della leva obbligatoria, era, infatti, venuto meno il modo concreto in cui si celebrava il 4 novembre, ovvero la visita alle «caserme aperte» di parenti e amici dei militari. La giornata, di festa ma non di vacanza, aveva finito con lo svuotarsi di contenuto reale: questo Governo, nel 90o anniversario della fine della Grande Guerra, ha voluto restituirle il giusto rilievo, tale da assicurare il rafforzamento del vincolo che unisce la nazione alle sue Forze armate.
È opportuno precisare che il programma è stato condiviso dalla Presidenza della Repubblica e che il comitato d'onore per le celebrazioni è stato il neo istituito «Comitato per la tutela e la valorizzazione della memoria dei caduti, della storia e della cultura militari nazionali», al quale hanno aderito tutti ministri della difesa succedutisi nella carica ed alle cui riunioni sono invitati, quali membri d'onore, i Presidenti emeriti della Repubblica.
I numerosi eventi svolti per celebrare questa solenne ricorrenza sono stati coordinati armonicamente e hanno interessato tutto il territorio nazionale.
In tale quadro, per quanto concerne la specifica questione sollevata relativa alla deposizione di una corona di alloro in memoria dei caduti della guerra del 1915-1918, preciso che a Bolzano, come in altre 19 città d'Italia, una per regione, in occasione del 90o anniversario della fine della prima guerra Mondiale, si sono svolte importanti manifestazioni, mostre e cerimonie dedicate a ricordare e onorare tutti i caduti.
La stessa scritta riportata sulla corona deposta al monumento alla vittoria di Bolzano così recita: «Ai caduti di tutti gli eserciti che combatterono nella grande guerra». Non c'è, pertanto, alcun motivo per voler attribuire un significato diverso alla deposizione della corona di alloro al Monumento che ricorda la fine del primo conflitto mondiale.
Fatta questa necessaria precisazione, si rammenta che, in analogia a quanto sempre fatto in passato, nella giornata dello scorso 4 novembre si sono altresì svolte cerimonie militari in tutti i capoluoghi di provincia organizzate dai prefetti, visite alle caserme e propedeutiche conferenze informative nelle scuole.
In particolare, agli studenti è stato dedicato un programma nelle scuole, per cercare di far comprendere cosa questa data rappresenti per l'unità nazionale e come essa ricordi coloro che hanno sacrificato la vita per la libertà e l'indipendenza della nostra patria.
Fu, infatti, proprio nelle trincee del 1915-1918, dove si incontrarono ragazzi dai cento dialetti, che nacque veramente l'unità nazionale.
Fu un'esperienza drammatica, piena di sacrifici, di morte e di lutti.
Fu anche qualcosa che mai più dovrà ritornare nel mondo, ma fu anche l'occasione in cui tanti giovani diedero la vita per difendere la loro famiglia, la loro terra e la loro patria.
È impressionante il numero di coloro i quali hanno pagato con la vita il proprio impegno per la patria, per la libertà, per l'edificazione di uno Stato democratico, per la pace tra i popoli.
Oggi, la salvaguardia della sicurezza nazionale attraverso la promozione della stabilità e della legalità internazionali, delle quali essa è funzione diretta, costituisce obiettivo primario del nostro paese.
Di questa grande missione le Forze armate italiane sono interpreti primarie, in esecuzione delle decisioni congiunte assunte nell'ambito delle Istituzioni nelle

quali si forma la volontà della comunità internazionale (ONU, NATO, UE), secondo quanto dispone l'articolo 11 della nostra Costituzione.
In sintesi, lo scopo della celebrazione, a cui il Governo ha voluto dare particolare rilevanza, è proprio quello di sottolineare che le Forze armate sono oggi presidio di sicurezza e libertà oltreché garanzia per le istituzioni democratiche del nostro paese.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.