XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 26 marzo 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Napoli, e più in generale la Campania, sono, com'è noto, territori altamente sismici, interessati da frane e smottamenti, tali da rendere necessaria l'istituzione del Commissario di governo per l'emergenza idrogeologica, e quella del Commissario straordinario per l'emergenza sottosuolo. Incarichi assunti, nell'ordine, dal presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, e dal sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino;
il 28 gennaio 2009, dopo le forti piogge dei giorni precedenti che avevano provocato voragini in molte strade del centro di Napoli, è franata una parte della sommità del costone laterale dal lato della collina di Posillipo;
l'interruzione della viabilità nel tratto in questione non rappresenta, però, una novità: è dal 2004 che la strada viene chiusa per lunghi periodi, durante i quali l'amministrazione comunale avrebbe dovuto apportare interventi risolutivi, cosa che non si è finora verificata, considerati gli ultimi fatti;
già nel 2005, era stata presentata, in Consiglio comunale, una proposta per la realizzazione di una struttura di protezione (galleria paramassi) a tutela delle auto e dei pedoni e che consentisse, temporaneamente, la fruibilità del tratto stradale in caso di frane;
per effetto del cedimento, discesa Coroglio - è denominata così la zona interessata al fenomeno - è stata chiusa al traffico, provocando enormi disagi ai residenti ma anche a tutti quei cittadini che quotidianamente la percorrono, essendo un'arteria fondamentale per il collegamento tra Posillipo e la zona flegrea;
a tutt'oggi, dopo quasi due mesi, la circolazione lungo discesa Coroglio è ancora vietata alle auto in entrambi i sensi di marcia, perché sul costone sono stati individuati almeno due massi a rischio crollo;
la mancata riapertura di discesa Coroglio sta determinando un pesantissimo danno economico a carico delle numerose imprese commerciali di Posillipo, Bagnoli, Cavalleggeri e dintorni che producono una forza lavoro di oltre 10.000 unità. Il perdurare di questa situazione - è stata ipotizzata la chiusura non inferiore a sei mesi - le vedrebbe in ginocchio e costrette a ricorrere al licenziamento dei lavoratori;
il 20 febbraio scorso, 175 imprenditori della zona interessata alla chiusura hanno presentato alla procura della Repubblica di Napoli formale denuncia contro il sindaco di Napoli, gli assessori del suolo e sottosuolo più due ingegneri dell'amministrazione comunale, preparandosi ad un'azione di risarcimento danni;
nei giorni scorsi, il Tar della Campania ha emanato una sospensiva nei confronti del Comune di Napoli, accogliendo il ricorso presentato da privati ai quali, l'amministrazione comunale aveva inviato un'ordinanza di esecuzione di lavori in danno, ipotizzando - nella stessa ordinanza - che il pericolo di frana fosse localizzato in una proprietà privata. Tale decisione, inevitabilmente, provocherà un'ulteriore dilatazione dei tempi d'intervento, con le conseguenti, gravi ripercussioni sulla viabilità e vivibilità della zona interessata -:
quali strumenti, anche di carattere finanziario, s'intendano utilizzare al fine di sollecitare il rapido e risolutivo intervento del presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino - nella sua qualità di Commissario di governo per l'emergenza idrogeologica - e del sindaco di

Napoli Rosa Russo Iervolino - in quella di Commissario straordinario per l'emergenza sottosuolo - volto alla realizzazione delle opere necessarie al ripristino della viabilità, tenendo anche nella giusta considerazione il progetto della «galleria paramassi», presentato al Comune di Napoli dal Consiglio della Circoscrizione Chiaia-San Ferdinando-Posillipo.
(4-02649)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

NICOLA MOLTENI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a dispetto delle rassicurazioni fornite dal Governo al Parlamento il 18 febbraio 2009, continuano ad infittirsi le voci relative al possibile arrivo in Italia di uno o più detenuti attualmente agli arresti nel centro di reclusione speciale di Guantanamo, ma in procinto di essere liberati;
tra le persone che potrebbero rientrare nel nostro Paese vi è anche l'egiziano Fathy Sherif el Meshad, trentaduenne, che avrebbe espresso il proprio desiderio di tornare nel suo ultimo luogo di residenza, cioè a Camerlata, nei pressi di Como, dove tra l'altro risiederebbe un suo parente;
il predetto Fathy Sherif el Meshad ha vissuto sino al 2001 in prossimità della moschea di Via Pino, ormai chiusa da circa quattro anni, prima di recarsi in Afghanistan, dove sarebbe stato successivamente catturato dalle forze militari alleate;
sono acclarati i rapporti tra il predetto Fathy Sharif el Meshad e l'algerino Chaabane Bouruche, espulso a suo tempo dal territorio nazionale in quanto socialmente pericoloso -:
se il Governo intenda tener fede a quanto dichiarato dal suo Ministro per i Rapporti con il Parlamento il 18 febbraio 2009 a proposito del fatto che l'Italia non darà ospitalità ad alcun detenuto proveniente da Guantanamo, ivi compreso l'egiziano Fathy Sherif el Meshad.
(4-02651)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

FUCCI e DIVELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, in provincia di Brindisi, l'Arma dei Carabinieri ha eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare contro altrettanti individui coinvolti in un pericoloso traffico di rifiuti illeciti provenienti dalla stessa Puglia e da altre regioni circostanti;
secondo le anticipazioni rese note da Legambiente sul nuovo rapporto sulle «ecomafie» di imminente pubblicazione, in Puglia sono localizzate il 20 per cento di tutte le inchieste per traffico di rifiuti avviate in Italia e molte di esse starebbero facendo emergere legami concreti con la malavita organizzata;
la situazione della Puglia suona un nuovo campanello d'allarme verso il quale - come insegna il disastro-rifiuti avvenuto in Campania che solo negli ultimi mesi grazie all'energico intervento del governo si è avviato a soluzione - qualsiasi tipo di sottovalutazione e di mancata prevenzione avrebbe sicuri effetti tragici;
al tempo stesso, al fine di evitare il diffondersi di pratiche illegali e profondamente dannose per l'ambiente e per la salute pubblica, pare necessario che in Puglia - secondo l'ultimo rapporto dell'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale tra le «maglie nere» a livello nazionale con solo l'8,9 per cento - venga rafforzata l'opera di sensibilizzazione sulla

popolazione locale riguardo all'importanza della raccolta differenziata dei rifiuti -:
quali siano i dati in possesso del Ministro interrogato sui traffici illeciti di rifiuti in Puglia;
dove siano localizzate le discariche abusive pugliesi scoperte e quali interventi siano in corso per prevenire e reprimerne il proliferare;
quali siano i legami accertati tra traffici di rifiuti e la malavita organizzata in Puglia e quali iniziative siano in corso per stroncarli;
quali iniziative, per quanto di sua competenza e nell'ambito dei rapporti tra Governo ed enti locali, intenda assumere per far sì che la sensibilità della popolazione alla raccolta differenziata dei rifiuti sia sempre più diffusa sull'intero territorio pugliese e nazionale.
(4-02657)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
Gerace (Reggio Calabria) è una storica cittadina della provincia di Reggio Calabria che conserva intatto il sapore medievale che si sprigiona dal meraviglioso panorama di rocce bianche in contrasto con le bellissime coltivazioni di ulivi;
la città di Gerace è meta di numerosi turisti anche per la vista alla stupenda Cattedrale;
nei giorni scorsi il Movimento per la tutela e lo sviluppo di Gerace ha lanciato l'allarme per il mancato inizio dei lavori di ristrutturazione dell'ex Convento dei Cappuccini (XVI sec.) di località «Largo Piana»;
con nota del 31 marzo 2006, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali del tempo, aveva comunicato al Vescovo della Diocesi Locri-Gerace, che nel programma triennale 2006-2008 dei lavori pubblici, erano stati inseriti i finanziamenti relativi a quella Diocesi e che per il Convento dei Cappuccini erano stati stanziati 200 mila euro per il 2006 e 300 mila euro per il 2007; a tale somma sarebbero stati aggiunti 500 mila euro erogati dalla Fondazione Cariplo;
all'interrogante non appare, pertanto, plausibile il mancato inizio dei lavori di restauro dell'ex Convento peraltro, sede della Suore Carmelitane, le quali, a questo punto, verrebbero costrette al trasferimento fuori dalla Città di Gerace -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per verificare i motivi del ritardo e sollecitare l'avvio dei lavori di restauro dell'importante ex Convento dei Cappuccini di Gerace.
(4-02654)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Abbazia Florense è il più antico ed imponente monumento di San Giovanni in Fiore, la cui origine risale agli inizi del 1200;
nonostante periodici rimaneggiamenti e pur tra alterne vicende, la struttura abbaziale florense presenta ancora oggi molti degli elementi architettonici originali quali il portale e alcune murature, nonché i simbolici rosoni lobati, espressione piena della spiritualità tipicamente Gioachimita;
nell'agosto 2007 sono iniziati i lavori di consolidamento, restauro e rifunzionalizzazione del monumento, finanziati col Pit Sila;
con ordine della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio (Sbap) di Cosenza, in data 7 settembre 2007, sono stati sospesi i citati lavori, affidando al Sindaco del Comune di San

Giovanni in Fiore l'incarico di richiamare i tecnici alle finalità e alla delicatezza dei compiti ad essi affidati, valutando che l'esecuzione dell'opera era stata predisposta senza «le cautele necessarie»;
da quel momento sono iniziati diversi contenziosi tra Soprintendenza, Comune e Società appaltatrice che hanno portato al fermo, a tutt'oggi esistente, dei lavori e alla visione dell'Abbazia accerchiata da una impalcatura che il tempo ha anche reso pericolosa;
il contenzioso ha contribuito a creare atteggiamenti, secondo l'interrogante, pilateschi, non nuovi in Calabria, ma che stanno rischiando di far perdere, insieme ai finanziamenti, uno dei più importanti beni monumentali della Regione -:
quali urgenti iniziative intenda attuare per accertare le ragioni e le eventuali responsabilità del lungo fermo dei lavori e per promuovere la ripresa degli stessi e la salvaguardia della preziosa Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore.
(4-02656)

NACCARATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 9 febbraio 2007 il Ministero per i beni e le attività culturali provvedeva ad emanare un decreto, a firma del Direttore, Dott. Cecchi, della Direzione Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistici nel quale si ripercorrevano le vicende relative all'immobile denominato Palazzo Zabarella, sito a Padova, Via San Francesco 9;
per sottolinearne il forte valore storico-culturale ed il valore simbolico per la Città, questo immobile è stato sottoposto a tutela monumentale già ai sensi della legge 20 giugno 1909 n. 364, la prima norma di tutela dello Stato unitario. Tali vincoli e tutela sono stati poi ribaditi anche con provvedimenti successivi;
nel decreto del Direttore del 9 febbraio 2007 si rilevava come alcuni soggetti, comproprietari del bene, avessero realizzato in una parte dell'immobile sopraindicato opere edilizie e adeguamenti funzionali al cambio di destinazione d'uso demolendo parzialmente, nell'esecuzione delle opere, la copertura originaria per la realizzazione di un tetto terrazza;
tale terrazza non garantisce un'adeguata protezione allo scalone monumentale decorato e correlato in modo determinante alla pubblica fruizione espositiva di Palazzo Zabarella;
nel medesimo decreto si rilevava altresì che si era proceduto alla demolizione di murature ritenute tipologicamente importanti e di tramezzi preesistenti per la realizzazione di locali abitativi e di collegamenti interni tra i vani. Tutti questi interventi hanno poi determinato delle forti infiltrazioni d'acqua le quali hanno generato nel tempo un forte degrado delle strutture, lignee in particolare, e un crollo generatosi nel 2003;
per tali ragioni il Ministero, con apposito provvedimento, faceva obbligo dei predetti soggetti comproprietari del bene di ripristinare lo stato dei luoghi tramite: realizzazione di copertura provvisoria del cantiere idonea ad evitare qualsiasi infiltrazione meteorica; accurata rimozione, previa esecuzione di saggi conoscitivi e test per accertare la consistenza delle strutture che sostengono il pavimento della terrazza, di tutte le opere eseguite in assenza di autorizzazioni: massetti in calcestruzzo, sottofondi, pavimenti, murature, serramenti ed ogni altra opera inerente la terrazza e il soggiorno sovrastanti lo scalone e la porzione di soffitta compresa nel corpo con prospetto merlato; messa in sicurezza provvisionale del soffitto dello scalone per consentire di effettuare il restauro della decorazione; ripristino dei pavimenti con tavelle vecchie di recupero, previa esecuzione di idonea impermeabilizzazione a protezione delle decorazioni, posate su apposito sottofondo in malta; demolizione delle strutture e dei relativi manti laddove modificati nell'andamento e nella configurazione; ripristino delle falde

del tetto e dell'abbaino; esecuzione di tramezzi e murature interni per adeguamento alla planimetria catastale collegata all'atto notarile del 28 novembre 1980; esecuzione degli impianti tecnologici a norma delle vigenti disposizioni di legge; ripristino di tutte le finiture;
con tali prescrizioni il Ministero è intervenuto con autorevolezza rispetto ad un abuso tanto più grave se si considera che l'intervento su un bene culturale tutelato come il Palazzo Zabarella veniva effettuato con il fine di realizzare una terrazza nel sottotetto, senza considerare gli effetti che tale intervento abusivo veniva ad arrecare alla struttura e al sottostante patrimonio pittorico;
in data 29 dicembre 2008 il Consiglio di Stato, con sentenza esemplare, respingeva il ricorso in appello da parte comproprietari del bene con cui tali soggetti richiedevano l'annullamento della Sentenza del TAR del Veneto che aveva respinto il ricorso dei medesimi contro il decreto, in precedenza citato, adottato il 9 febbraio 2007 dalla Direzione generale per i Beni Architettonici e paesaggistici. Le motivazioni di questa sentenza del Consiglio di Stato sono spiegabili in base al fatto che l'Amministrazione si è determinata sull'assunto dell'assoggettamento dell'appartamento dei ricorrenti a vincolo di tutela monumentale;
in data 9 febbraio 2009 la Soprintendenza per i beni culturali e Paesaggistici delle Province di Venezia, Belluno Padova e Treviso palesava agli attuali gestori della struttura l'intenzione di non procedere con la rimessa in pristino, così come decretato dal Direttore Generale, ma di commutare la sanzione ripristinatoria in sanzione di carattere economico, contravvenendo al dettato ed allo spirito del decreto ministeriale;
la correttezza di quanto disposto dal Decreto Ministeriale è stata confermata non solo da tre perizie disposte dai Giudici di volta in volta interessati alla vicenda, ma anche da due decisioni giudiziali, in particolare quella assunta il 29 dicembre 2008 dal Consiglio di Stato che è da ritenersi definitiva e pertanto costituente giudicato tra le parti -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali misure il Ministro intenda porre in essere per dare esecuzione a quanto definito chiaramente nel decreto del Direttore Generale del 9 febbraio 2007, e a quanto disposto dal Consiglio di Stato con sentenza del 29 dicembre 2008.
(4-02662)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle reiterate condanne pronunciate dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nei confronti dello Stato Italiano, per violazione del principio dell'equo processo stabilito dall'articolo 61, della CEDU, in base al quale «ogni persona ha diritto a che la causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente ed imparziale» è stata approvata la legge n. 89 del 24 marzo 2001, cosiddetta «Legge Pinto», che attribuisce a ciascun soggetto, parte in un processo eccessivamente lungo, sia civile che penale, amministrativo o fallimentare, il diritto ad ottenere dallo Stato un indennizzo a titolo di equa riparazione relativamente all'esito del processo. Inoltre, in aggiunta a tale indennizzo, potrà essere liquidato anche un risarcimento dei danni patrimoniali che il soggetto potrà dimostrare di aver subito a causa dell'irragionevole durata del giudizio;
in particolare presso la Corte di Appello di Caltanissetta sono stati promossi diversi procedimenti ex articolo 2 e 3 della Legge Pinto per la non ragionevole durata di procedure fallimentari a carico di diversi

soggetti, per cui sono stati già emessi i relativi decreti di liquidazione in danno del Ministero della Giustizia che, ad oggi, nonostante sia intercorso un notevole lasso di tempo, risultano non ancora pagati;
il prolungarsi di tale situazione darebbe luogo a diverse procedure espropriative nei confronti del Ministero della Giustizia, con un notevole aggravio di spese;
per il pagamento dei relativi decreti di liquidazione il Ministero della Giustizia ha trasmesso richiesta di accredito delle somme al competente Ministero dell'Economia e delle Finanze -:
se il Ministro interrogato non ritenga che il procrastinarsi della situazione di cui in premessa arrechi ulteriore danno ai soggetti ricorrenti, già danneggiati dalle lungaggini del sistema giudiziario italiano e, in caso di avvio di procedure esecutive per il pagamento dei fondi, costituisca un onere per le casse dello Stato;
se non ritenga necessario adottare le opportune iniziative, in tempi brevi, per regolarizzare la situazione relativa al pagamento dei fondi sulla base dei decreti di liquidazione emessi nei confronti del Ministero della Giustizia da parte della Corte di Appello di Caltanissetta.
(5-01220)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
più volte è stata evidenziata la grave insufficienza degli organici dei giudici professionali e del personale amministrativo del Tribunale di Bari rispetto ai carichi di lavoro dai quali si evince un enorme sperequazione sussistente tra i procedimenti che vengono instaurati e i magistrati in organico addetti alla loro trattazione;
risulta clamorosa la situazione della Sezione Lavoro, il cui organico è costituito da 14 giudici, compreso il Presidente, impegnati a gestire oltre 90.000 procedimenti;
in aggiunta a tale carenza corre anche l'obbligo di rappresentare la necessità di revisione dell'organico del personale amministrativo del Tribunale di Bari (formalizzata con nota n. 1809, in data 11 novembre 2003 e consegnata agli ispettori ministeriali);
non si può non evidenziare che il recente decreto ministeriale 8 marzo 2007 assegna al Tribunale di Bari (quale Sede Centrale) n. 252 unità di personale inquadrato nelle diverse posizioni economiche, a fronte delle quali deve segnalarsi una pianta organica di fatto provvista da n. 218,5 unità (con una scopertura pari al 13,29 per cento);
inoltre la riforma del Giudice Unico di primo grado induce oggi a dover pensare ad una più equilibrata distribuzione delle risorse umane disponibili e quindi ripensate secondo il principio che la crescita professionale deve avvenire per ampliamento dei compiti e delle competenze. Nondimeno deve segnalarsi il sottodimensionamento dell'attività di assistenza al magistrato: la figura professionale per la quale si registra la massima scopertura è proprio quella di Cancelliere B3; su nr. 36 previsti in pianta organica, risultano attualmente in servizio nr. 28,5, con una vacanza attestata sul 20,83 per cento;
non appare revocabile in dubbio che quanto precede è destinato nel medio e lungo periodo ad avere riflessi di non irrilevante significato sull'esercizio della giurisdizione. La situazione del settore del lavoro della previdenza ed assistenza obbligatoria è di vera e propria crisi in considerazione dell'enorme numero di cause che annualmente si riversano sul Tribunale di Bari, attestandone le pendenze sulle 100.000 unità, con un carico di lavoro che supera n. 10.000 per ogni magistrato. Il disagio del personale in servizio, unitamente alle proposte di provenienza

sindacale per la predetta situazione, sono in crescita esponenziale, rischiando così, non solo di compromettere l'efficienza del servizio e la salvaguardia del principio di buon andamento degli uffici, ma anche di alterare la dinamica di mantenimento di corrette relazioni sindacali, oltre che di serene relazioni interpersonali tra la dirigenza amministrativa e il personale dipendente -:
come valuti la situazione che si è venuta a determinare e quali iniziative intenda assumere al fine di incrementare e riequilibrare:
a) l'organico dei giudici professionali (almeno dieci unità, di cui 6 da assegnare alla Sezione lavoro) del Tribunale di Bari;
b) la pianta organica del personale amministrativo del Tribunale di Bari (Sede Centrale e Sezioni distaccate).
(5-01218)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAMPA, LENZI, BENAMATI e VASSALLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alle ore 3 e 30 minuti di domenica 22 marzo in via Pietralata a Bologna davanti alla sede della Lega Nord è esploso un ordigno rudimentale che ha provocato gravi danni;
l'esplosione avrebbe potuto ferire anche le persone, ma per fortuna in quel momento nessuno si trovava nelle vicinanze;
nel passato recente a Bologna vi sono stati altri episodi nei quali sono esplosi ordigni simili a questo o si sono prodotti danneggiamenti nei confronti di obiettivi di natura politica;
nel dicembre 2003 un pacco-bomba fu recapitato a casa del Presidente Romano Prodi, anche in quel caso senza conseguenze per le persone;
gli autori di questi atti violenti vanno individuati e perseguiti con decisione per stroncare ogni tentativo di alimentare un clima di odio e di tensione;
è auspicabile e necessaria la sollecita individuazione degli autori dell'atto terroristico compiuto ai danni della sede della Lega Nord di Bologna, e degli altri episodi analoghi accaduti nel recente passato in quella città -:
se il Governo disponga, ferma restando i compiti della magistratura, di elementi informativi circa la matrice dell'attentato e quali misura intenda assumere per tutelare i cittadini bolognesi e per prevenire intimidazioni ed attentati alle forze e agli esponenti politici.
(5-01222)

SANI, FONTANELLI, SANGA, VELO, NANNICINI, ANDREA ORLANDO, CENNI e CECCUZZI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa, sono state abrogate, fra l'altro, le leggi n. 1446/20 e n. 1447/20, istitutive, rispettivamente, dei comuni di Seggiano e Follonica, in provincia di Grosseto;
già in sede di dibattito sul decreto, il Gruppo parlamentare PD aveva espresso forti perplessità sul ricorso alla decretazione di urgenza non solo per il merito ma anche per l'impossibilità di un esame approfondito sugli effetti di tale provvedimento;
ad avviso degli interroganti quanto accaduto conferma l'uso inappropriato e immotivato della decretazione di urgenza praticata dal Governo;

infine la notizia relativa all'abrogazione di tali leggi ha creato molto disorientamento e sconcerto nelle comunità interessate -:
se siano stati valutati tutti gli effetti conseguenti l'emanazione del decreto-legge n. 200 del 2008 con particolare riferimento all'abrogazione delle leggi istitutive dei comuni di Follonica e Seggiano, e se e quali provvedimenti il Governo intenda assumere per chiarire l'incresciosa situazione che si è determinata rispetto a tali comuni.
(5-01224)

Interrogazione a risposta scritta:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 203 del 22 dicembre 2008 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge Finanziaria 2009)» ha determinato ingenti tagli alle risorse della Polizia di Stato;
negli ultimi mesi la Segreteria Provinciale del Siulp di Palermo ha denunciato più volte, anche a mezzo stampa, la grave situazione in cui versa l'Ufficio Immigrazione di questo capoluogo, a causa delle carenze di risorse umane, strumentali ed economiche legate alla legge Finanziaria 2009;
in particolare, negli ultimi anni nonostante l'aumento dei flussi di immigrati che ha comportato un crescente carico di lavoro, il personale dell'Ufficio Immigrazione, dotato di 44 unità di cui un dirigente e un funzionario direttivo, è diminuito negli ultimi quattro anni di 7 unità che non sono state ad oggi sostituite, nonostante la circolare (nr 5551/C3c2/191) del 12 gennaio del 2001 del Ministero dell'Interno sulla riorganizzazione degli Uffici Immigrazione che prevede una rivisitazione dell'articolazione interna dell'ufficio in 4 sezioni con l'individuazione di 4 funzionari e la ridefinizione delle piante organiche per far fronte anche «... al consistente incremento del numero di procedimenti amministrativi in trattazione...»;
le 405 ore di straordinario mensile assegnato all'ufficio risultano completamente inadeguate per le esigenze, considerando peraltro che la gran parte dello stesso viene assorbito dal personale che effettua le Scorte Internazionali per l'esecuzioni delle espulsioni dei cittadini stranieri irregolari;
l'Ufficio dispone di una sola autovettura per tutte le incombenze e gli accertamenti necessari da effettuare all'esterno;
dal dicembre 2006 è stata avviata la procedura telematica per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico, con l'installazione di 5 postazioni informatiche che acquisiscono la documentazione per il rilascio e rinnovo dei permessi e carte di soggiorno;
la nuova procedura paradossalmente ha ulteriormente allungato i tempi di attesa in quanto le postazioni sono insufficienti e secondo il sindacato Siulp ne servirebbero almeno 10 e sono frequenti blocchi e rallentamenti nella rete di collegamento con la sede centrale di Napoli, determinato anche dalle differenti procedure e collegamenti tra le Poste Italiane, l'Istituto Poligrafico dello Stato e la Polizia di Stato;
dal 13 dicembre 2006 l'Ufficio Immigrazione della Questura di Palermo ha ricevuto 14.600 richieste di rilascio e rinnovo di permesso-carta di soggiorno riuscendo ad esitarne solo 7.450, praticamente ad oggi si ha un arretrato di oltre 7.000 pratiche inevase;
giacciono presso l'ufficio immigrazione di Palermo pratiche presentate nel gennaio 2007, nonostante la legislazione preveda che il termine per il rilascio sia di 20 giorni;
sul fronte dell'esecuzione dei provvedimenti di espulsione degli immigrati clandestini o di coloro che possono fruire della pena alternativa alla detenzione presso il

loro paese di origine, la situazione è di totale paralisi in quanto a seguito dei tagli avuti con la Finanziaria 2009, la Questura di Palermo ad oggi ha avuto uno stanziamento complessivo e provvisorio di 400.000 euro per l'anno 2009 per missioni fuori sede, a fronte di una esigenza reale di 2.200.000 euro per sopperire alle esigenze di natura investigativa, immigrazione ed altro; dato confermato dalle somme spese negli anni precedenti 2.400.000 euro nel 2007, 2.200.000 euro nel 2008;
l'esiguità dello stanziamento del 2009 ha comportato la mancata esecuzione dei provvedimenti di espulsione nei primi mesi dell'anno e attualmente vi sono 10 immigrati detenuti presso le locali case circondariali che nonostante abbiano ottenuto dal Magistrato di sorveglianza il provvedimento di fruizione della pena alternativa alla detenzione, presso i loro Paesi sono in attesa perché la Polizia non ha fondi per il loro accompagnamento -:
come intenda intervenire e quindi dare una risposta concreta in termini di strumenti e risorse affinché la Questura di Palermo possa uscire da una emergenza cronica che rischia di portarla all'assoluta paralisi.
(4-02663)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE PASQUALE e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 64, comma 4-ter, del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 prescrive che «Le procedure per l'accesso alle S.S.I.S. attivate presso le Università sono sospese per l'a.s. 2008-09»;
tale norma blocca le nuove iscrizioni, mentre non vengono introdotte le disposizioni innovative né per quanto riguarda la posizione di coloro che sono già iscritti né circa le attività a questi rivolte;
successivamente, il decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito con modificazione dalla legge del 30 ottobre 2008, n. 169, all'articolo 5-bis ha previsto l'iscrizione nelle graduatorie ad esaurimento per i soggetti che hanno frequentato un corso di specializzazione nell'anno accademico 2007/2008;
nessuna disposizione prevede, in particolare, che tali attività debbano cessare con il termine dell'anno accademico 2008-09, anzi secondo una prassi universitaria consolidata, nei casi in cui siano state sospese nuove immatricolazioni ad un corso di studio i già iscritti che non concludano gli studi nei tempi previsti in via ordinaria possono, in anni successivi, completare il percorso formativo e sostenere sia le prove intermedie sia quella finale;
di contro la circolare datata 19 dicembre 2008 del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, indirizzata a tutte le Università, ha sancito che «oltre al completamento del 2o anno ordinario ... anche tutti gli altri corsi che le SSIS hanno attivato per fini connessi al conseguimento sia di un secondo diploma di abilitazione sia della specializzazione sul sostegno devono necessariamente essere conclusi entro l'a.a. 2008/09»;
in particolare, nel caso delle SSIS, la conclusione degli studi oltre l'ordinario termine biennale può derivare, prima ancora che da tali ritardi individuali («fuori corso»), da situazioni esplicitamente disciplinate dalla normativa (decreto ministeriale 26 maggio 1998): a) sono previsti percorsi ad hoc per studenti a tempo parziale, e ciò comporta l'articolazione dei quattro semestri su un arco di anni maggiore di due - articolo 2, lettera d) -; b) sono previsti piani di studio integrati, anche prolungati di uno o due semestri, ai fini del conseguimento di una pluralità di abilitazioni - articolo 4, comma 6, lettera b) -; c) sono previsti uno o due semestri aggiuntivi per

chi voglia rendere il titolo valido anche come specializzazione per le attività di sostegno - articolo 4, comma 8 -;
il Tar del Lazio con ordinanza n. 773/2009 ha disposto l'annullamento della nota 1726 del 31 luglio 2008 del Direttore generale dell'Università con cui si vietava alle SSIS di far proseguire il percorso abilitante a coloro che, regolarmente iscritti, ai sensi di legge avevano congelato la loro iscrizione per la frequenza del dottorato di ricerca o per la maternità, ritenuto che non appare «normativamente giustificata la linea adottata dall'Amministrazione, secondo la quale possono completare il percorso SSIS solamente gli studenti che nei precedenti cicli hanno sospeso le frequenze del II anno [...] che sussiste quindi l'esigenza di un riesame della questione anche sotto il profilo organizzativo», ordinando al Direttore generale del MIUR entro venti giorni dalla notifica di proporre una soluzione praticabile per consentire l'immediato conseguimento dell'abilitazione, come già richiesto degli interroganti, peraltro, nell'ordine del giorno 9/1634/38 dell'8 ottobre 2008 -:
se non ritenga indispensabile rimodulare le note ministeriali che, pur in assenza di precisa disposizione normativa, vietano la presenza di attività e di prove di esame SSIS oltre l'anno accademico 2008-09 posto che proprio la presenza delle note ministeriali, in premessa ricordate, ha indotto alcune SSIS a ridurre i tempi sia per quanto attiene i piani di studio multi-abilitazione - sia le attività per il sostegno;
quali utili iniziative abbia predisposto al fine di vigilare con la massima attenzione che l'organizzazione delle attività progettate, e in particolare i calendari previsti, rispettino ovunque pienamente la normativa in vigore, onde evitare il rischio di dequalificare le attività formative stesse, tenuto conto del fatto che vi sono recenti bandi nei quali si prevede la concentrazione di 400 ore (corso per il sostegno) entro il giugno 2009, anche contestualmente ad altre attività e agli esami di Stato programmati nello stesso periodo;
quale sia la reale consistenza numerica dei docenti iscritti nelle graduatorie permanenti distinti per classi di concorso e regioni, al fine di meglio valutare opportune azioni da intraprendere nei singoli territori.
(5-01215)

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dagli schemi di regolamento sui nuovi curricula della scuola superiore di secondo grado, discussi il 18 dicembre nel Consiglio dei Ministri, emerge per l'area degli istituti tecnici commerciali la possibile soppressione dei corsi per programmatori;
ciò porterà alla chiusura per via indiretta di numerosi istituti tecnici che trovano la principale e motivata ragione di esistere proprio nell'erogazione di questo tipo di formazione tecnica molto richiesta dal mercato lavorativo;
porterà inoltre all'abbandono di costose infrastrutture tecniche (laboratori di informatica) ed alla perdita di preziose professionalità: ITP informatici e docenti di informatica che saranno diversamente ricollocati in altri indirizzi di studio, e di ruolo;
così facendo si sottraggono opportunità agli studenti e si modifica l'ordinamento in senso nettamente contrario rispetto alle necessità di una formazione adeguata ad un contesto complesso come quello della società attuale -:
se il ministro interrogato non ritenga opportuno salvaguardare i corsi per programmatore negli istituiti tecnici commerciali al fine di non interrompere il proficuo percorso formativo che da tempo consente a molti giovani una preparazione che trova un efficace e concreto riscontro nel mondo del lavoro.
(5-01217)

SIRAGUSA, CARDINALE e SAMPERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 4 febbraio 2009, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Ghizzoni ed altri (atto Camera 3-00350), dichiarava «oggi non si può affermare che vi sia stata una diminuzione delle risorse sul funzionamento e sui servizi, al contrario queste sono state accresciute»;
il 23 marzo 2009 si è tenuto un incontro tra i sindacati scuola e il Miur sul prossimo decreto interministeriale per gli organici 2009-2010 nella scuola;
in base a quanto reso noto dagli organi di stampa, il decreto di cui sopra conferma integralmente i tagli previsti dalla manovra finanziaria: meno 9.968 posti nella primaria, 15.542 nella scuola di primo grado, 11.347 nella scuola secondaria, meno 245 dirigenti scolastici;
per quanto riguarda i docenti di sostegno il numero rimane sostanzialmente quello dell'anno scolastico in corso (circa 90.500 unità);
in totale saranno 42 mila i posti di docente che dovranno essere tagliati dall'organico: 37 mila se ne andranno subito dall'organico di diritto e i restanti 5.000 tra qualche mese in organico di fatto;
nella stessa riunione sono stati forniti i dati delle previsioni degli alunni: nella scuola primaria è previsto un aumento di 4 mila unità, nella secondaria di primo grado ci saranno 10.500 studenti in più, mentre nella secondaria di secondo grado continua la flessione demografica con un meno 26.700;
le regioni del Sud sono drammaticamente colpite: il 40 per cento dei tagli si realizzerà in quattro regioni, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria colpendo soprattutto chi già oggi è maggiormente privato di risorse rispetto ad altri. E questo comporterà un inevitabile peggioramento della qualità dell'istruzione e del diritto allo studio delle aree del Paese che già oggi soffrono di una grave mancanza di risorse;
secondo quanto pubblicato da Italia Oggi il 24 marzo 2009, «tenendo conto di tutti i gradi di scuola, questo il bollettino di guerra degli organici: le perdite maggiori le avranno la Campania (-5645) e la Sicilia (-5020)»;
le regioni del sud, dove è più consistente l'orario normale, perderanno più docenti anche a causa dell'introduzione del maestro unico al posto del modulo di tre insegnanti su due classi;
nel dettaglio la Sicilia subirà il seguente taglio all'organico di diritto per presidi e docenti: 23 dirigenti scolastici; 1491 docenti di scuola primaria; 2068 docenti di scuola secondaria di I grado; 1438 docenti di scuola secondaria di II grado;
è necessario che la definizione degli organici 2009-2010: rispetti e garantisca le scelte delle famiglie in particolare per quanto riguarda il tempo scuola (30 ore e tempo pieno nella scuola primaria);
riconosca la piena autonomia didattica e organizzativa, come del resto prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999;
garantisca i modelli orari e organizzativi esistenti nelle classi successive alla prima della scuola primaria e nel tempo prolungato della media;
in Sicilia si registra un vero «boom» di richieste per il tempo pieno per la scuola elementare (40 ore settimanali comprensive di mensa);
secondo i calcoli della Flc Cgil sarebbero 18 mila le richieste di iscrizione alle elementari con inserimento nelle classi a tempo pieno arrivate in Sicilia per l'anno scolastico 2009-2010 -:
se il Ministro intenda accogliere, come promesso, le richieste dei genitori

che hanno iscritto i loro figli al primo anno di scuola elementare chiedendo il tempo scuola di 27, 30 e 40 ore;
se i tagli previsti per la Sicilia corrispondano a quanto pubblicato in questi giorni sulla stampa;
in caso positivo, come intenda far fronte agli impegni assunti pubblicamente con i genitori che anche in Sicilia hanno fatto richiesta di tempo pieno o di 30 ore settimanali.
(5-01223)

Interrogazione a risposta scritta:

MISIANI e MIOTTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 368 del 1999 disciplina lo status giuridico dei medici in formazione specialistica, dettagliando all'articolo 35 la procedura per l'avvio dei concorsi annuali di ammissione alle scuole di specializzazione, prevedendo che con cadenza triennale ed entro il 30 aprile del terzo anno, le regioni e le province autonome individuano il fabbisogno dei medici specialisti da formare, ed entro il 30 giugno del terzo anno il Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica e con il Ministro del tesoro, sentita la conferenza Stato-Regioni, determina il numero degli specialisti da formare annualmente;
l'articolo 2, comma 1, del decreto ministeriale 6 marzo 2006, n. 172, modificato dal «Regolamento concernente modalità per l'ammissione dei medici alle Scuole di Specializzazione in Medicina», prevede l'obbligo di superare l'esame di Stato per l'abilitazione alla professione, da parte dei laureati nelle Facoltà di medicina e chirurgia, entro il termine fissato per l'inizio delle attività didattiche delle scuole di specializzazione;
ai sensi del comma 2 del suddetto articolo, il calendario delle prove dovrebbe essere predisposto dal MIUR (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) entro il 31 luglio di ciascuno anno (per il successivo anno accademico) in modo da poter adeguatamente pubblicizzare, con congruo anticipo, la data, nonché il numero dei posti di specializzazione assegnati a ciascun ateneo, e in modo che l'università possa pubblicare il relativo bando almeno 60 giorni prima della prova;
nell'anno accademico 2007-2008 la Conferenza Stato-Regioni ha deliberato in ordine al fabbisogno dei medici da formare in data 1o agosto 2007 e successivamente, con decreto del Ministro dell'università e della ricerca 22 novembre 2007, sono stati assegnati agli atenei i fondi per l'attivazione dei contratti di formazione specialistica e sono state autorizzate le Università ad avviare le procedure per l'ammissione. Le prove concorsuali si sono svolte nel mese di febbraio 2008 e le attività didattiche delle scuole di specializzazione sono state avviate nel mese di marzo 2008;
in difformità a quanto previsto dalla normativa vigente, per l'anno accademico 2008-2009 la pubblicazione del calendario delle prove è slittata di diversi mesi. Il ritardo nella procedura indicata che si registra è di oltre 10 mesi, poiché le date delle prove concorsuali dovevano essere rese note il 31 luglio 2008;
l'ennesimo rinvio crea una gravissima situazione per tanti giovani, laureati in medicina da oltre un anno, perché impedisce loro di iniziare la specializzazione per l'esercizio della professione causando lunghi periodi di inattività -:
quali iniziative il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca intende adottare affinché siano attuate tempestivamente tutte le procedure necessarie alla pubblicazione del bando fissando la prova d'esame a giugno, con una tempestiva delibera, in conferenza Stato-Regioni, delle ripartizioni dei posti, per evitare che i laureati del 2007 debbano aspettare tutto il 2009.
(4-02659)

TESTO AGGIORNATO AL 7 APRILE 2009

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ e BUTTIGLIONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i volontari del Centro di aiuto alla vita di Albenga (Savona) denunciano l'eccessiva facilità con cui, ad Albenga, vengono rilasciati dalle istituzioni dell'ASL, certificati attestanti l'urgenza ad interventi di interruzioni volontarie di gravidanza;
il presidente del Centro di aiuto alla vita (Cav) Ingauno e di Federvita Liguria dichiara, che «negli ultimi tre anni una decina di donne si sono rivolte al Centro, per un sostengo alla loro gravidanza, segnalando di aver ottenuto dal consultorio il certificato per abortire, senza una visita ginecologica, né un controllo di esami ematochimici che accertassero la gravidanza»;
di recente è stata effettuata una verifica, da parte del centro Cav di Albenga, che ha mandato una donna, non incinta, a richiedere un certificato attestante l'urgenza per procedere all'interruzione volontaria della gravidanza;
la donna ha ottenuto il certificato richiesto, anche se il medico del Consultorio familiare pubblico, non solo non ha riscontrato le condizioni tali da rendere urgente l'intervento di ivg, ma non ha neanche verificato l'esistenza della gravidanza;
quest'ultimo caso, si aggiunge alla lista dei numerosi in cui, i consultori pubblici, di fatto disattendono la legge 194, perché non contribuiscono a far superare le cause che potrebbero indurre le donne all'interruzione della gravidanza -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire la corretta applicazione della legge 194, la cui parte a favore della prevenzione dell'aborto è a quel che pare agli interroganti spesso disattesa in modo vergognoso;
se non ritenga opportuno, ai fini di una reale tutela sociale della maternità, sollecitare un protocollo di intesa tra Asl, Comuni e Centri di aiuto alla vita per aiutare le donne che, di fronte ad una gravidanza inattesa, si trovano in circostanze talvolta psicologicamente rilevanti.
(3-00459)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRATTI e ZAMPA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 76 della legge n. 388 del 2000 (finanziaria 2001) - i giornalisti che svolgono attività nella pubblica amministrazione sono stati trasferiti obbligatoriamente dall'Inpdap all'Inpgi senza alcuna possibilità di scelta;
la ricongiunzione può essere economicamente sostenibile solo per una piccola parte di questi e cioè per coloro che hanno un limitatissimo numero di anni di anzianità di lavoro;
l'unica alternativa è la totalizzazione contributiva che provoca una grave perdita dei diritti pensionistici acquisiti;
il numero dei giornalisti che si trovano in questa situazione, indipendentemente dalla propria volontà, è limitato -:
se il Ministro intenda adottare un provvedimento che, in analogia a quanto disposto dalla legge sopracitata, consenta la ricongiunzione da Inpdap a Inpgi senza oneri per i lavoratori che si trovano nella situazione sopra descritta, in particolare per coloro che hanno maturato una contribuzione Inpdap di almeno 18 anni.
(5-01219)

FRASSINETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 40 del decreto legislativo n. 81 del 2008, meglio conosciuto come

testo unico di salute e sicurezza sul lavoro, prevede l'obbligo, per i Medici Competenti, di trasmettere ai Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro delle ASL, entro il primo trimestre dell'anno successivo a quello di riferimento, i dati sanitari e di rischio dei lavoratori secondo i contenuti minimi presenti nel modello in allegato 3B del citato Decreto;
un gruppo di lavoro, su incarico del Coordinamento Tecnico delle Regioni, ha redatto uno schema sotto forma di «griglie» per la raccolta, ad opera dei Medici Competenti, dei suddetti dati aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori;
tale schema, redatto senza alcun coinvolgimento delle parti sociali interessate, quali il Coordinamento Nazionale dei Medici Competenti (Co.Na.Me.Co) che rappresenta l'unica organizzazione sindacale di categoria, prevedrebbe l'inserimento e la comunicazione di una eccessiva quantità di informazioni e dati tale da andare ben oltre i contenuti minimi indicati dall'allegato 3B del citato Decreto Legislativo;
la compilazione delle suddette «griglie», per la sua complessità, difficoltà e indaginosità, rappresenterebbe in capo al Medico Competente una incombenza particolarmente gravosa e difficoltosa, impedendo, di fatto, a questi di potersi fare carico di quelli che sono i suoi ruoli e doveri «naturali» che in sintesi si concentrano nella reale tutela della salute dei lavoratori;
gravi criticità sono emerse circa le modalità di invio, esclusivamente per via telematica, dei citati dati sanitari, nonché circa l'opportunità di affidare tali obblighi alla figura dei Medici Competenti, nella maggior parte dei casi liberi professionisti nominati dal titolare della stessa azienda da monitorare -:
se non ritenga opportuno attivarsi con tempestività perché sia predisposto un modello e delle modalità di invio più agevoli e rispondenti alla ratio dell'articolo 40 del decreto legislativo n. 81 del 2008, e ciò con un maggiore coinvolgimento delle parti sociali interessate, e nelle more, assumere iniziative normative urgenti volte a sospendere temporaneamente l'obbligo di invio dei dati aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori.
(5-01221)

Interrogazioni a risposta scritta:

RUBINATO, FOGLIARDI, BENAMATI e VIOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con circolare n. 11 del 12 marzo 2009 l'INAIL, in ottemperanza al decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ha fornito chiarimenti in ordine agli adempimenti posti a carico dei datori dei lavoro e dei dirigenti ai fini della comunicazione dei nominativi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
l'articolo 18, comma 1, lettera aa) del decreto legislativo n. 81 del 2008 stabilisce che il datore di lavoro e i dirigenti, che organizzano e dirigono le stesse attività secondo le attribuzioni e competenze ad essi conferite, devono comunicare annualmente all'INAIL i nominativi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
l'articolo 47 stabilisce i criteri e le modalità di elezione e designazione di tali Rappresentanti nelle aziende e/o nelle unità produttive; lo stesso articolo, al comma 3, dispone che nelle aziende o unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è di norma eletto direttamente dai lavoratori al loro interno oppure è individuato per più aziende nell'ambito territoriale o del comparto produttivo secondo quanto previsto dall'articolo 48 del medesimo decreto;
tale articolo 48 prevede che il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale di cui all'articolo 47, comma 3, esercita le competenze del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di cui all'articolo 50 con riferimento a tutte le

aziende o unità produttive del territorio o del comparto di competenza nelle quali non sia stato eletto o designato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
lo stesso articolo 48 al comma 6 prevede che l'organismo paritetico comunichi alle aziende e ai lavoratori interessati il nominativo del rappresentante della sicurezza territoriale;
l'articolo 55 del decreto legislativo n. 81 prevede per la violazione dell'articolo 18 comma 1, lettera aa) (mancata comunicazione all'INAIL del nominativo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) la sanzione amministrativa pecuniaria di euro 500 a carico della singola azienda;
la circolare 11 del 12 marzo 2009 prevede che la comunicazione da inviare all'INAIL vada riferita esclusivamente ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali e non anche a quelli territoriali;
tale erronea interpretazione che la circolare dà dell'articolo 18 del testo unico, oltre a determinare un ulteriore appesantimento burocratico a carico delle piccole aziende, verrebbe ad eliminare il sistema dei rappresentanti territoriali attualmente operante da molti anni in alcune regioni, che di fatto costituisce l'unico modo per garantire l'applicazione della normativa in questione nelle microimprese che non sono adeguate ad avere un proprio rappresentante aziendale;
il mancato riconoscimento dei Rappresentanti territoriali renderebbe automaticamente inadempienti all'obbligo di comunicazione previsto dall'articolo 18 le imprese aderenti agli enti bilaterali, e quindi soggette alla citata sanzione pecuniaria, oltre che assoggettarle, ai sensi del comma 3 del citato articolo 48, al versamento di un contributo obbligatorio al Fondo nazionale di Sostegno di cui all'articolo 52 del predetto testo unico per la mancata designazione del Rappresentante per la sicurezza, e ciò in un momento di crisi che non legittima ulteriori, ingiustificati oneri a carico delle aziende -:
se non ritenga di adottare ogni urgente iniziativa atta a sollecitare l'INAIL a provvedere immediatamente alla modifica ed integrazione della citata circolare, al fine di mettere in condizione le aziende sotto i 15 dipendenti e gli enti bilaterali di adempiere nei termini previsti al predetto obbligo della comunicazione, in via semplificata, al fine di non incorrere in modo ingiustificato nella sanzione e negli oneri previsti per la mancata designazione e comunicazione.
(4-02650)

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sui tavoli istituzionali della Regione Abruzzo, la Federconsumatori ha dichiarato la propria preoccupazione per i gravi ritardi nei pagamenti di quanto dovuto dal sistema delle amministrazioni pubbliche alle imprese private;
ma non vengono trattenute solo quelle risorse, bensì anche i fondi relativi al 5x1.000 per cui si pensa ad un vero e proprio sistema di comportamento, e molte risorse, che i cittadini direttamente hanno erogato già da due anni, attraverso la denuncia dei redditi, pur non appartenendo alle amministrazioni pubbliche, sono da loro trattenute;
si può ormai parlare di una appropriazione non accettabile di risorse altrui, di un disegno perverso, di indebolimento dell'intero mondo del volontariato che potrebbe non essere più in grado di erogare utili servizi alla cittadinanza, poiché tutto ciò comporterà una forte riduzione dell'attività prevista, con un ridimensionamento dei servizi alla cittadinanza anche attraverso riduzione di personale dedito ad attività meritorie di grande valore sociale. Un intero sistema, di grande supporto alla funzionalità di importanti attività

di relazioni sociali, viene rimesso in discussione da questa grave mancanza di sensibilità sociale -:
se il Ministro non intenda intervenire urgentemente attraverso immediata erogazione dei fondi del 5x1.000 per tutelare le associazioni di volontariato e il grave disagio provocato alle attività sociali proprio a causa della mancata erogazione di questi fondi, peraltro previsti dalle normative vigenti.
(4-02652)

PISACANE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 27 ottobre 2004 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 dicembre 2004 (n. 295) è stata data attuazione all'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003 n. 326, riguardante i benefici previdenziali per i lavoratori marittimi esposti all'amianto;
l'articolo 3 del citato decreto-legge individua le procedure e le modalità per l'accertamento e la certificazione della sussistenza e della durata dell'esposizione all'amianto del personale marittimo da parte dell'Inail;
la Finanziaria 2006 ha trasferito dall'Inail all'Ipsema le competenze relative all'accertamento ed alla conseguente certificazione dell'esposizione all'amianto dei lavoratori marittimi, ai fini della concessione del beneficio previdenziale, ex decreto-legge n. 269 del 2003, conseguentemente nel corso del 2006 le sedi territoriali dell'Inail hanno trasmesso all'Ipsema le domande presentate dai lavoratori marittimi;
si registrano proteste da parte dei lavoratori marittimi interessati che non hanno ottenuto la certificazione da parte dell'Ipsema -:
quali siano i motivi che hanno indotto l'Ipsema a non rilasciare agli aventi diritto la certificazione attestante il periodo di esposizione all'amianto, prevista dalla normativa vigente.
(4-02653)

PICCHI e DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società Alitalia SpA, prima della richiesta di fallimento e della nomina del commissario straordinario Fantozzi e della successiva cessione di alcuni asset alla società CAI SpA, si avvaleva di numerosi collaboratori per svolgere le proprie attività nel Regno Unito;
tali lavoratori oltre a numerosi ex collaboratori, in buona parte italiani, ma anche di altre nazionalità, erano regolarmente iscritti ad un fondo pensione di diritto inglese cui contribuivano o avevano contribuito con il lavoro svolto per la compagnia aerea;
con il fallimento dell'azienda, non è avvenuto il passaggio del fondo pensione a CAI ed i Trustees (i gestori del Fondo) sono stati costretti ad annunciarne la chiusura e a presentare domanda di ammissione al passivo presso il Tribunale Fallimentare di Roma;
inoltre sebbene esista nell'ambito del sistema pensionistico inglese una forma di salvaguardia (Pension Protection Fund), i relativi termini sono limitativi e tali comunque da pregiudicare significativamente le prestazioni attese;
infine nonostante il fondo pensione si sia insinuato nel passivo dell'azienda, vi figura non come un debito a caratteristica previdenziale, e quindi privilegiato, ma come un normale debito aziendale con evidente pregiudizio di questa categoria di lavoratori -:
se e quali iniziative saranno intraprese per verificare i fatti in premessa;
se e come intenda intervenire per tutelare i diritti previdenziali dei lavoratori

iscritti al fondo pensioni e non discriminarli rispetto alle altre categorie di lavoratori della società Alitalia SpA.
(4-02655)

MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento di Savignano sul Panaro, in provincia di Modena, del Gruppo Italcementi occupa in questo momento trentacinque persone;
il 22 gennaio 2009 la Direzione del Gruppo Italcementi ha annunciato che lo Stabilimento di Savignano sul Panaro è a serio rischio di chiusura;
dopo aver comunicato l'imminente chiusura anche all'Amministrazione Comunale di Savignano, la Direzione ha dato un barlume di speranza facendo intendere una possibile proroga della data di chiusura;
lo Stabilimento, attualmente, ha sede in un'area molto vasta occupata dagli impianti, in parte dismessi, di un vecchio stabilimento che in passato ha occupato centinaia di lavoratori;
è noto da molto tempo che questa grande area sia diventata, con il passare degli anni, oggetto d'interesse per futuri sviluppi urbanistici e presa in considerazione dagli enti Locali per un utilizzo a lungo termine;
l'impresa e il territorio in cui è insediata hanno avuto per anni uno stretto rapporto e l'Azienda ha tratto, dall'utilizzo delle risorse umane e materiali del territorio, importanti risultati economici;
attualmente parte di queste risorse devono essere impiegate in vista di un futuro produttivo che sia funzionale a strategie di mercato volte a presidiare la suddetta area strategica in previsione di un imminente rilancio economico;
è necessario, inoltre, scongiurare l'impoverimento delle famiglie degli attuali dipendenti coinvolte, loro malgrado, ma anche quelle dei lavoratori dell'indotto rappresentato dai lavoratori delle imprese di trasporto e di servizio all'impresa;
parte di quelli che sono, inoltre, i prevedibili guadagni derivanti dalla valorizzazione di questo patrimonio, devono essere necessariamente investiti per garantire un'attività produttiva adeguata al reimpiego delle maestranze in forza lavoro -:
se i Ministri siano a conoscenza delle gravi problematiche occupazionali dello stabilimento di Savignano sul Panaro, certamente complesse come in molte altre aree del Paese, che non possono ricadere esclusivamente sulla comunità locale ma devono vedere anche il Gruppo Italcementi impegnato con progetti e risorse atti a risolvere l'annosa questione e come il Governo intenda intervenire perché la situazione venga risolta nella maniera più consona per i lavoratori, in tempi il più possibile brevi.
(4-02660)

FEDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, recante «conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59», all'articolo l'articolo 142, lettera h) conserva nell'ambito delle competenze dello Stato «l'istituzione e il finanziamento delle iniziative di formazione professionale dei lavoratori italiani all'estero»;
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con l'Avviso n. 1/2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 180 del 4 agosto 2007, ha fissato le modalità e i termini per la presentazione dei progetti per «Interventi per la formazione professionale degli italiani residenti in Paesi non appartenenti all'Unione europea. Selezione di progetti da ammettere a finanziamento»;

il D.D. n. 31/Segr./08 del 14 febbraio 2008 ha istituito il Comitato tecnico di valutazione dei progetti in questione;
il D.D. n. 191/V/08 del 17 luglio 2008 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, supplemento ordinario n. 198 del 25 agosto 2008 - serie generale) ha approvato la graduatoria degli interventi previsti dal sopracitato Avviso n. 1/2007;
il decreto 29 novembre 2008 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 38 del 16 febbraio 2009) ha rettificato la graduatoria precedentemente approvata dal D.D. n. 191/V/08 del 17 luglio 2008;
sono trascorsi quasi due anni dalla pubblicazione dell'Avviso n. 1/2007 e si è in presenza di fondi residui che dovevano essere già stati utilizzati entro il 2005-2006;
l'intervento in questione deve essere considerato una delle poche misure sopravvissute dopo la rilevante decurtazione operata nel bilancio del Ministero Affari Esteri per il 2009 sui capitoli di spesa a favore degli italiani nel mondo;
lo stanziamento previsto, peraltro ridotto dall'ultimo decreto di correzione, è appena sufficiente a mantenere i livelli precedentemente acquisiti in tale settore;
non si ha notizia del nuovo bando, annunciato per il 2008, che dovrebbe consentire l'utilizzazione dei residui accantonati dal 2004 in poi per le stesse finalità;
nell'uno e nell'altro caso si tratta di finanziamenti stanziati per l'emigrazione italiana e non spesi tra il 2003 e il 2006 -:
quali siano le ragioni per cui a distanza di 19 mesi dalla pubblicazione dell'Avviso, tale Bando non ha avuto alcun seguito amministrativo, anche a causa della mancata firma del decreto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
entro quali tempi il ministro interrogato intenda dare attuazione al provvedimento e consentire la realizzazione degli interventi;
entro quali tempi il ministro interrogato intenda emanare il prossimo Avviso, già annunciato in più occasioni, per consentire il pieno utilizzo dei fondi per la realizzazione degli interventi a favore dei lavoratori italiani residenti nei paesi extracomunitari.
(4-02661)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

GAROFALO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso all'informazione, all'istruzione e alla cultura;
la televisione pubblica svolge un ruolo essenziale per il concreto esercizio del suddetto diritto da parte di telespettatori non udenti attraverso il servizio di sottotitolazione dei programmi televisivi;
in data 10 aprile 2008 il Parlamento europeo ha emanato una Dichiarazione sulla sottotitolazione di tutti i programmi televisivi del servizio pubblico nell'Unione europea attraverso la quale chiede alla Commissione di presentare una proposta legislativa con cui si richiede alle emittenti televisive del servizio pubblico nell'Unione europea di sottotitolare tutti i loro programmi;
nel contratto nazionale di servizio 2007-2009 tra il Ministero delle Comunicazioni e la RAI è esplicitamente previsto al comma 1 dell'articolo 8 che la Rai, «nel ribadire il proprio impegno di produzione e di programmazione nell'ambito e nel rigoroso rispetto delle normative antidiscriminatorie enunciate nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, nel Trattato di Amsterdam e nelle risoluzioni del Forum Europeo delle persone disabili di Madrid, dedica particolare attenzione alla promozione culturale per l'integrazione delle persone disabili ed il superamento dell'handicap eliminando

ogni discriminazione nella presenza delle persone disabili nei programmi di intrattenimento, di informazione, fiction, e produzioni Rai»;
nel medesimo contratto la RAI si impegna a raddoppiare i sottotitoli per non udenti (articolo 4, comma 4) e ad incrementare progressivamente, nell'arco del triennio di vigenza del contratto, il volume delle offerte specifiche destinate ai non udenti fino al raggiungimento di una quota pari ad almeno il 60 per cento della programmazione complessiva, nonché delle tipologie di generi di programmazione anche con riferimento alle trasmissioni culturali e a quelle di approfondimento e informazione a tema (articolo 8, comma 3);
per quanto riguarda altri Paesi europei pare che la BBC sottotitoli attualmente più del 90 per cento dei programmi, la televisione pubblica francese circa il 35 per cento, quelle della Spagna, della Svezia, della Danimarca e dei Paesi Bassi circa il 50 per cento -:
quale sia attualmente il volume dell'offerta televisiva complessiva delle tre reti televisive RAI con servizio di sottotitolazione;
se sia garantita ed in che percentuali la copertura nelle diverse fasce orarie e per ogni genere televisivo, film e telefilm, documentari e inchieste, intrattenimento e informazione, con particolare attenzione ai programmi per bambini.
(5-01216)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7 della legge 20 novembre 1982, n. 890, «Notificazioni di atti a mezzo posta e di comunicazioni connesse con la notificazione di atti giudiziari» dispone che l'agente postale consegni il piego nelle mani proprie del destinatario;
il medesimo articolo prevede che, in caso di assenza del destinatario, il piego può essere consegnato a persona di famiglia o addetta alla casa o al portiere dello stabile e l'agente postale provvede a dare notizia al destinatario dell'avvenuta notificazione dell'atto a mezzo di lettera raccomandata;
la notificazione si ha per eseguita decorsi dieci giorni dalla data di spedizione della lettera raccomandata ovvero dalla data del ritiro del piego, se anteriore;
nel caso in cui un cittadino sia assente dal proprio domicilio per un lungo periodo di tempo, potrebbe presumibilmente verificarsi la circostanza che il piego e la lettera raccomandata siano ricevute dalla medesima persona, sia essa familiare, addetta ai servizi o portiere dello stabile;
la terza persona che ha ricevuto il piego e la raccomandata potrebbe, per una dimenticanza o un disinteresse, non informare il destinatario e lasciarlo così all'oscuro di un procedimento che si è avviato nei suoi confronti;
molti cittadini lamentano l'elevata frequenza con cui si verifica questa particolare circostanza e i disagi e danni subiti, a volte addirittura in campo penale, a causa di queste omissioni -:
se il Ministro non ritenga che la normativa vigente in materia di notificazioni di atti a mezzo posta debba essere oggetto di riflessione, al fine di evitare la circostanza in cui un'omissione di un dipendente, sia esso portiere o addetto ai servizi, arrechi effetti, anche penali, al destinatario della missiva, e, se e quali iniziative normative intenda assumere in proposito.
(4-02658)

...

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Minasso n. 4-01160 del 29 settembre 2008.