XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La IV Commissione,
premesso che:
l'articolo 1, commi 40-44, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, recante misure di razionalizzazione della finanza pubblica, ha delegificato la materia dei contributi a carico del bilancio dello Stato a favore degli enti e degli organismi meritevoli del sostegno pubblico, prevedendo che tali contributi siano iscritti in un capitolo di spesa unico dello stato di previsione di ciascun Ministero interessato e attribuendone il riparto ad un decreto annuale del ministro competente, da adottare di concerto con il ministro del tesoro, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti;
gli enti beneficiati sono elencati nella tabella A, allegata alla citata legge 28 dicembre 1995, n. 549, in modo generico, lasciando a ciascun Ministero la responsabilità di una adeguata ripartizione delle risorse fermi restando i vincoli legislativi disposti per ciascun accantonamento;
il comma 43 della citata legge prevede, in particolare, che la dotazione dei capitoli allocati nei vari stati di previsione dei ministeri interessati è quantificata annualmente dalla Tabella C della legge finanziaria;
per quanto riguarda il Ministero della difesa, è possibile osservare che la Tabella «C» allegata alla legge finanziaria per il 2009 ha assegnato, per il citato anno finanziario, la somma di euro 521.000 per contributi agli enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi vigilati dalla difesa;
al riguardo, si osserva che le Associazioni d'Arma, in base alla normativa vigente, possono essere destinatarie solo dei limitati contributi tratti dalle disponibilità previste nella indicata Tabella «C», da ripartire con numerosi altri soggetti vigilati dalla difesa e che la quota parte spettante di tali contributi si è ridotta per l'anno 2008 a soli 182 mila euro, mettendo diverse associazioni a rischio di non poter proseguire pienamente la loro attività;
per quanto riguarda le Associazioni combattentistiche, l'articolo 14, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2008, n. 207, raccogliendo i contenuti di un emendamento proposto dal centro-sinistra, ha autorizzato in loro favore uno specifico ed esclusivo contributo di 1.500.000 euro annui per il triennio 2009-2011;
appare assolutamente doveroso rispettare il valore del ruolo e degli impegni assunti dalle varie associazioni combattentistiche nei diversi momenti del nostro Paese, tenendo conto che dare seguito all'attività di tali associazioni assume anche il significato di continuare a far vivere la memoria storica di cui sono testimonianza;
appare anche opportuno valorizzare le finalità sociali svolte dalle associazioni d'arma, tenendo conto della loro attività, del numero degli iscritti e delle risorse economiche e finanziarie di cui possono disporre nel complesso,
impegna il Governo:
a promuovere ogni possibile iniziativa volta a favorire l'attività delle associazioni combattentistiche, anche mediante la concessione, in comodato gratuito o con forme equivalenti, di beni strumentali al fine di assicurare un più funzionale utilizzo delle risorse previste dall'articolo 14, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2008, n. 207, che sono state e restano, stanziate e ripartibili a loro esclusivo vantaggio;
ad avviare ogni iniziativa di propria competenza affinché, siano incrementati contributi da destinare alle associazioni d'arma prevedendo anche in questo caso la concessione in comodato gratuito o con forme equivalenti, di beni strumentali utili
alla loro attività, anche al fine di favorire forme d'integrazione tra le associazioni medesime.
(7-00135) «Villecco Calipari, Garofani, La Forgia, Laganà Fortugno, Recchia, Rosato, Rugghia».
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 4 marzo 2009, il Procuratore Generale dell'Aquila ha inviato al Presidente della Corte di Appello di sede la Comunicazione prot. n. 1804/5 gamm/2008, avente ad oggetto «Considerazioni sul decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92 e sugli effetti della sua applicazione»;
nella predetta Circolare il Procuratore Generale, oltre a suggerire diverse misure per l'applicazione dei «criteri di priorità» nella trattazione dei procedimenti, propone - per scoraggiare l'asserita «aspettativa di accoglimento delle impugnazioni pretestuose» - quanto segue (testuale); «senza ovviamente prevaricare la libertà di giudizio dei magistrati giudicanti il Presidente della Sezione Penale potrebbe indire riunioni periodiche dei magistrati addetti in cui discutere regole astratte di giudizio idonee a rendere più uniformi e consolidate le decisioni della Corte in tema di misura della pena (evitando l'eccesso di «buonismo» che porta spesso a ridurre comunque la sanzione), di riconoscimento di attenuanti (ad esempio quelle di cui all'articolo 73, 5o comma, decreto del Presidente della Repubblica 309/90, all'articolo 648 secondo comma del codice penale e all'articolo 625 del codice penale), di applicazione della continuazione (che secondo il costante insegnamento della Suprema Corte potrebbe essere applicata con maggiore rigore), di giudizio di valenza delle attenuanti rispetto alle aggravanti e alla recidiva; in tale modo l'aspettativa di accoglimento delle impugnazioni pretestuose si ridurrebbe e il numero dei gravami man mano dovrebbe ridursi e nello stesso tempo i tempi per le singole decisioni e per le motivazioni si contrarrebbero. Nello spirito di collaborazione tra Corte e Procura Generale anche quest'ultimo Ufficio potrebbe, quando ce ne fosse fondata ragione, aumentare il numero dei propri appelli incidentali e sollecitare le Procure territoriali ad incrementarli, per chiedere riforme in peius ad esempio nei casi di pena troppo mite, di concessione di attenuanti non dovute, di omissione di pene accessorie e di mancata revoca di sospensioni condizionali delle pene, perché così, senza aumentare il numero delle impugnazioni già proposte, il timore di riforme peggiorative scoraggerebbe le impugnazioni principali infondate»;
la proposta rivolta dal Procuratore Generale dell'Aquila al Presidente della Sezione Penale di indire «riunioni periodiche dei magistrati addetti» al fine di concordare regole «astratte» di giudizio su come decidere sulle materie e per le finalità indicate nella circolare stessa, è gravemente lesiva del precetto costituzionale della «indipendenza funzionale interna» dei singoli giudici;
è, ad avviso degli interroganti, semplicemente sconcertante che nella Magistratura si sviluppino in modo del tutto incontrollato dinamiche di questo genere e che un Procuratore Generale possa manifestare propositi come quelli indicati nel documento citato circa, ad esempio, l'uso da parte dell'organo inquirente dell'istituto dell'appello incidentale;
documenti di questo tipo sono la spia di come all'interno della Magistratura stia
ormai venendo meno il senso della giurisdizione, ciò sotto la spinta sempre più forte del convincimento che il giudice, al pari del pubblico ministero, debba farsi carico non tanto del giudicare, quanto del perseguire i reati e del punire;
ad avviso degli interroganti le dinamiche evidenziate nel documento citato - peraltro non certo casuali ma favorite secondo gli interroganti da un assetto interno dell'ordine giudiziario di obsoleta impronta autoritaria ed alimentate da una distorta concezione per cui accusare e giudicare sarebbero funzioni fra di loro indistinguibili - sono eliminabili soltanto con una riforma generale degli assetti giudiziari, come da sempre sostenuto dai radicali insieme alle Unioni delle Camere Penali Italiane;
peraltro come evidenziato nell'esposto che sulla vicenda le predette Camere Penali Italiane hanno opportunamente inviato al Consiglio Superiore della Magistratura, non è immotivato porsi l'inquietante interrogativo se quanto avvenuto all'Aquila sia un caso isolato o la classica punta dell'iceberg -:
quale sia, fatte salve le prerogative del Consiglio Superiore della Magistratura, la valutazione giuridica che il Governo dà della comunicazione rivolta dal Procuratore Generale dell'Aquila al Presidente della Corte di Appello;
se quanto esposto in premessa sia un caso isolato o soltanto l'esemplificazione massima di una prassi diffusa operante anche presso altri distretti di Corte di Appello;
che valutazioni dia il Governo delle possibili conseguenze ordinamentali che documenti come quelli indicati in premessa denotano e se pertanto intenda assumere iniziative normative ordinarie, anche d'urgenza, volte a porre in essere meccanismi di netta separazione fra magistratura inquirente e giudicante.
(4-02621)
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta scritta:
GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Collegio d'Europa, il più antico istituto indipendente di studi europei post-universitari con sede a Bruges (Belgio) e a Natolin (Polonia), e un polo di eccellenza accademica senza pari in Europa;
è noto che gli studenti italiani che hanno frequentato i collegi di Bruges e Natolin hanno dato e danno un apporto estremamente positivo all'Italia e all'Unione europea;
dai media si apprende la notizia dei tagli alle borse di studio che il Ministero degli esteri elargisce per il campus del collegio europeo di Bruges;
altri Paesi europei, a partire dalla Spagna, garantiscono una copertura totale delle spese (21.000 euro per il soggiorno presso il campus di Bruges e 19.000 euro per il soggiorno a Natolin);
i tagli alle borse di studio europee danno un segnale di rinuncia da parte italiana a puntare sulla formazione europea dei giovani italiani presso una delle istituzioni più accreditate;
con la sospensione dei contributi da parte del Ministero degli esteri si rischia di aggravare le ineguaglianze sociali poiché solo i candidati economicamente più agiati potranno permettersi di studiare al Collegio d'Europa;
l'Italia rischia così di restare fanalino di coda nella formazione e di non essere rappresentata in maniera significativa e adeguata nelle realtà comunitarie -:
se il Governo non ritenga urgente investire di più nella formazione accademica delle menti eccellenti italiane, garantendo un sostegno economico a tutti i candidati italiani ammessi a Bruges e Natolin.
(4-02614)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta orale:
VOLONTÈ. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 29 del decreto legislativo n. 185 del 2008 stabilisce che al fine della detrazione del 55 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti, viene stabilito il principio di monitoraggio dei crediti d'imposta in base al quale le agevolazioni sono riconosciute nei limiti dei fondi stanziati per ciascun anno di vigenza delle stesse;
sulla base di tale principio la detrazione con riferimento alle spese sostenute nel periodo d'imposta 2008 non è più riconosciuta automaticamente al contribuente ma verrà accordata, previa verifica, del rispetto dei limiti di spesa fissati in 82,7 milioni di Euro per il 2009, 185,9 per il 2010 e 314,8 per il 2011;
quanto previsto dalle disposizioni sopra menzionate rende difficile l'accesso ad un'agevolazione che in questi anni ha dato risultati estremamente significativi sia in termini numerici, con più di 200.000 interventi promossi tra aziende e privati, sia in termini di sostenibilità ambientale attraverso la riduzione delle emissioni inquinanti e un conseguente avvicinamento agli obiettivi di Kyoto;
secondo le stime citate da ENEA il numero di interventi stimati nell'intero anno 2008 sono stati circa 138.000, per una spesa complessiva sostenuta di circa 1.950 milioni mentre i limiti introdotti dall'articolo 29 del decreto legislativo in questione porterebbero il limite di spesa complessivo previsto per l'anno 2009 a consentire non più di 35.000 interventi;
la previsione di limitare il ricorso al 55 per cento per i lavori già iniziati nel 2008 risulta essere penalizzante innanzi tutto per i cittadini, che dovranno così sopportare un forte aggravio di spesa in un momento congiunturale particolarmente delicato e anche per i professionisti e le imprese, che hanno investito negli ultimi anni in termini di formazione e di attrezzature ed infine, inoltre, per l'ambiente che ci circonda -:
quali iniziative intenda adottare per ripristinare il sistema di finanziamento della spesa per le iniziative di riqualificazione energetico agli standard previsti prima dell'introduzione delle disposizioni previste dall'articolo 29 del decreto legislativo n. 185 del 2008 e quali eventuali misure alternative prevede di emanare per rilanciare il sistema delle incentivazioni ambientali.
(3-00447)
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CECCUZZI, CENNI e NANNICINI. - AI Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16 della Costituzione sancendo che «ogni cittadino può circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale», salvo deroga imputabile a motivi di sanità e sicurezza, configura il diritto alla mobilità, ponendo conseguentemente allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto che lo rendano effettivo;
per promuovere il diritto alla mobilità e superare alcune criticità della rete viaria interregionale del territorio della Val di Chiana, l'Amministrazione Provinciale di Siena, di concerto con la Regione Toscana e le Amministrazioni comunali di Sinalunga, Torrita e Montepulciano, si è fatta promotrice dell'intervento di realizzazione di un nuovo tratto stradale alternativo alla attuale strada provinciale numero 326;
l'obiettivo prioritario di tale intervento è quello di edificare una strada di scorrimento esterna ai centri abitati, capace di costituire un moderno sistema di comunicazione per tutta la zona, snellendo i flussi di traffico di area vasta;
il nuovo tragitto collegherebbe i centri di Bettolle e di Chiusi: due località strategiche per l'intera mobilità del centro Italia: Bettolle rappresenta infatti il nodo viario che collega l'autostrada A1 con l'E78 Fano-Grosseto (individuata come itinerario europeo attualmente in fase di completamento), ed in particolare con la città capoluogo di Siena; mentre Chiusi è uno dei principali snodi ferroviari interregionali situato lungo la linea direttissima Milano-Napoli;
il nuovo tragitto permetterebbe di deviare il traffico attualmente in transito nei centri abitati, (alcuni dei quali ad alta densità demografica) tra cui Bettolle, Torrita di Siena, ed Acquaviva di Montepulciano. Flussi di traffico caratterizzati frequentemente anche da «trasporti eccezionali», tir e camion che servono le zone industriali presenti nella zona e quindi particolarmente pericolosi per gli abitanti di tali insediamenti residenziali che sorgono spesso ai margini della strada;
il nuovo tragitto rappresenterebbe inoltre uno strumento indispensabile per promuovere e migliorare la viabilità verso e da il plesso degli Ospedali Riuniti della Valdichiana, in località Nottola (nel comune di Montepulciano): un centro sanitario di primo livello moderno e funzionale, che ha sostituito ed accorpato sei ospedali presenti nei territori limitrofi e la cui utenza complessiva verte adesso su questa struttura. Va poi aggiunto che tale plesso ospedaliero presenta l'unico pronto soccorso dell'intera Val di Chiana e con l'attuale rete viaria non è raggiungibile, dai centri limitrofi, dalle autoambulanze nei 20 minuti previsti. Si evince quindi la necessità di velocizzare al più presto la viabilità dell'intera area, smistando e snellendo il traffico locale che attraversa attualmente i centri abitati circostanti, per rendere più agevoli i flussi veicolari che vertono su tale plesso ospedaliero;
per la realizzazione dell'opera, suddivisa in tre lotti dei quali già uno in corso di realizzazione all'altezza dell'abitato di Torrita di Siena, sono state stanziate ingenti risorse finanziarie complessive pari ad oltre 38 milioni di euro, con il concorso diretto dell'Amministrazione Provinciale di Siena, della Regione Toscana e della Fondazione Monte dei Paschi (il cui contributo è comunque legato all'effettiva e completa realizzazione dei lavori);
per garantire la qualità progettuale, riferita non soltanto all'aspetto strettamente ingegneristico e logistico ma anche paesaggistico e ambientale, l'Amministrazione Provinciale di Siena ha inoltre espletato una gara di livello europeo per il conferimento dell'incarico di progettazione;
per quanto riguarda il secondo lotto del tracciato nel 2003 il Comune di Torrita di Siena ha dovuto adottare una variante al Piano Regolatore Generale;
in questo contesto nel 2003 è pervenuta all'amministrazione comunale di Torrita di Siena un'osservazione da parte della signora Zamperini, proprietaria del «Podere Molinaccio»: con tale osservazione si chiedeva l'allontanamento del tracciato stradale dall'edificio di proprietà, ipotizzando un presunto danno alle attività da porre in essere nell'immobile, nonché un danno di natura ambientale. A tale osservazione è stata inoltre allegata una planimetria che richiedeva lo spostamento modesto dell'infrastruttura e non una delocalizzazione del tracciato;
trascorso il periodo di deposito, e prima dell'approvazione della variante, il Comune di Torrita ha richiesto un parere tecnico all'Amministrazione Provinciale di Siena sull'osservazione inviata dalla signora Zamperini;
l'Amministrazione Provinciale di Siena esprimeva, in merito, un parere tecnico favorevole all'accoglimento dell'osservazione della signora Zamperini;
con delibera CC n. 77 del 30 dicembre 2003 il Comune di Torrita di Siena approvava comunque in via definitiva la Variante al Piano Regolatore Generale, non accogliendo l'osservazione della signora Zamperini in quanto la soluzione proposta era localizzata in parte al di fuori del corridoio urbanistico individuato dal progetto;
in seguito a tale decisione la signora Zamperini decideva di non inoltrare ricorso nei tempi e nelle modalità stabilite dalla legge;
l'Amministrazione Provinciale di Siena si è comunque dichiarata disponibile a predisporre alcuni accorgimenti urbanistici e realizzare le opere necessarie per mitigare l'impatto ambientale della strada rispetto a versante in cui è presente il «Podere Molinaccio»;
la progettazione in itinere di tale tracciato (compatibilmente con la necessità di ottimizzare il tratto secondo parametri di sicurezza, costi, impatto ambientale ed efficacia di percorrenza preposti dalla normativa vigente) prevede infatti anche una rotatoria posizionata in prossimità del lato opposto rispetto al fabbricato in questione, allontanando di fatto l'asse stradale dal manufatto;
in data 14 agosto 2007 è stato notificato al Comune di Torrita di Siena l'avvio dei procedimento di apposizione del vincolo sul «Podere Molinaccio» (previsto dall'ex legge numero 39 del 1989 confluita nel decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 490, «Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352») L'avvio del procedimento blocca di fatto da subito ogni trasformazione del resede dell'immobile, anche se il testo del provvedimento non nomina la strada ed elenca solamente tra gli interventi vietati quelli di tipo pertinenziale;
con atto della Giunta Provinciale n. 43 del 1o aprile 2008 viene approvato il progetto definitivo dell'opera viaria. Va segnalato che la Soprintendenza competente non ha preso parte alla preliminare Conferenza tecnica dei servizi tenuta il 27 febbraio 2008 che ha di fatto approvato il progetto in questione. La consegna del progetto esecutivo viene indicata per il mese di dicembre 2008;
successivamente la signora Zamperini richiede che venga applicato al terreno circostante il «Podere Molinaccio» il vincolo di tutela indiretta (previsto dal decreto legislativo 42/2004 denominato «Codice Urbani») che impedisce di fatto qualsiasi intervento o trasformazione del suolo;
la Sovrintendenza di Siena avvia prima le procedure per estendere tale vincolo, poi le blocca e successivamente le riattiva, interpellando la direzione regionale di Firenze che si esprime con due pareri di esito contrastante;
in data 10 settembre 2008, nel corso di una riunione fra i soggetti interessati la Sovrintendenza di Siena comunica che intende procedere comunque all'apposizione definitiva del vincolo relativo al terreno circostante il «Podere Molinaccio». Dall'incontro emerge sulla vicenda un «interessamento diretto del Ministero dei Beni culturali»;
viene a questo punto interpellato il Ministero dei Beni culturali il cui comitato scientifico competente, il 23 febbraio 2009, convoca gli enti locali interessati alla realizzazione della nuova infrastruttura viaria. Nel corso della riunione sembrano emergere ancora posizioni contrastanti;
alle luce di questa situazione di incertezza emerge in tutta la sua gravità l'impossibilità di procedere alla gara d'appalto per il secondo lotto, in quanto l'apposizione del vincolo sul terreno circostante il «Podere Molinaccio» bloccherebbe di fatto i lavori causando anche contenziosi fra la pubblica amministrazione e le ditte appaltanti;
da questa situazione di incertezza si evince quindi che la definizione di un nuovo tracciato creerebbe ritardi di anni
alla realizzazione di una infrastruttura indispensabile, per i motivi sopracitati, per lo sviluppo sociale, economico, produttivo ed occupazionale dell'intero territorio;
questa situazione di incertezza rischia di compromettere e vanificare il lavoro svolto in questi anni per promuovere il diritto alla mobilità di un area vasta e la perdita di finanziamenti pubblici e privati;
il Governo ha più volte ribadito l'importanza dell'ammodernamento infrastrutturale del paese quale volano insostituibile per il rilancio complessivo dello sviluppo economico e sociale;
come più volte ribadito dall'amministrazione provinciale di Siena verranno predisposti tutti gli accorgimenti e le opere necessarie per mitigare l'impatto visivo dell'infrastruttura in esame, nel tratto che interessa il «Podere Molinaccio» -:
se sia a conoscenza della situazione di stallo che caratterizza la corretta realizzazione del nuovo tratto stradale alternativo alla attuale strada provinciale numero 326, quale indispensabile infrastruttura viaria per lo sviluppo socioeconomico dell'intera Val di Chiana e volano fondamentale per promuovere la mobilità del centro Italia.
se non reputi che gli impedimenti che si frappongono alla realizzazione di un'opera che consentirebbe di spendere molti milioni di euro di lavori non sia da annoverare in quei casi di cantieri da sbloccare, più volte citati dal Governo come cattivi esempi di egoismi individuali e di intralci procedurali, che hanno rallentato per decenni la realizzazione di infrastrutture del nostro paese relegandolo ad una posizione arretrata rispetto al resto d'Europa,
quali provvedimenti urgenti intenda pertanto assumere per evitare che venga posto il vincolo al terreno adiacente al «Podere Molinaccio» e consentire la realizzazione della infrastruttura viaria nei tempi stabiliti, promuovendo al tempo stesso le peculiarità architettoniche e paesaggistiche del manufatto in oggetto e le esigenze di mobilità e la sicurezza stradale dei cittadini interessati.
(5-01174)
MELANDRI, TOCCI, POMPILI, MORASSUT e SARUBBI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla pubblicazione dell'ordinanza n. 3147 del 12 marzo 2009 il Presidente del Consiglio, su indicazione del Ministro per i beni e le attività culturali e in accordo con il Sindaco Alemanno, ha disposto il commissariamento delle aree archeologiche di Roma e di Ostia antica;
a giustificare la nomina di un commissario straordinario e scavalcare così le istituzioni preposte alla tutela, l'ordinanza evidenzia la necessità di «realizzare degli interventi urgenti necessari per il superamento della situazione di grave pericolo in atto nelle aree archeologiche di Roma e di Ostia»;
tale presunta «emergenza» contrasta sia con la scelta dello stesso Ministero di non bandire alcun posto per archeologi nel Lazio in occasione del concorso nazionale in espletamento proprio in questi mesi, che con la drastica riduzione di fondi attribuiti dalla finanziaria al MIBAC per il prossimo triennio;
infatti, la politica attuata nell'ultimo anno dal Governo Berlusconi ha recato gravi tagli alla spesa statale nel settore dei beni e delle attività culturali: il decreto-legge n. 93 del 2008 ha tagliato 45 milioni di euro che erano destinati al ripristino dei paesaggi, per finanziare l'esenzione dall'ICI; 15 milioni di euro dal 2008 al 2010 e altri 90 nel triennio di riferimento - sono stati dirottati dai beni culturali al Fondo per gli interventi strutturali di politica economica; inoltre, l'approvazione della manovra finanziaria prevista dal decreto-legge n. 112 del 2008, comporterà nel 2009 una riduzione del bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali di ben 236 milioni di euro, concentrati in un settore nevralgico come quello della
tutela e della conservazione del patrimonio culturale, che perderà 205 milioni nel 2009 e 376 nel triennio;
il Ministero per i beni e le attività culturali, pur essendo dotato di archeologi e di personale scientifico di altissimo profilo, preferisce affidare la gestione di aree archeologiche così complesse a figure esterne al Ministero stesso, prive di qualsivoglia competenza nel settore della tutela dei beni culturali;
tale azione appare come uno svilimento delle competenze scientifiche e professionali degli archeologi e di tutto il personale tecnico-scientifico impegnato quotidianamente per la tutela del patrimonio archeologico e culturale all'interno della Soprintendenza speciale di Roma, Ostia e di tutte le altre Soprintendenze italiane;
altresì, fatti i necessari riscontri, la citata ordinanza appare palesemente illegittima sia perché non si ravvede nessuna questione di protezione civile che giustifichi l'assunzione di provvedimenti commissariali sia perché la Costituzione, il codice dei beni culturali e del paesaggio, e numerose sentenze della Corte costituzionale, attribuiscono le funzioni di tutela, in primo luogo, allo Stato, rappresentato al più alto livello dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, presente sul territorio tramite le Soprintendenze regionali e di settore -:
quali siano le ragioni oggettive della «situazione di grave pericolo in atto nelle aree archeologiche di Roma e di Ostia» che hanno indotto il Ministro interrogato a prevedere il commissariamento;
se, inoltre in questo modo, il Ministro non pensi di esautorare il corpo degli Archeologi, degli Architetti e di tutto il personale tecnico-amministrativo delle Soprintendenze Archeologiche di Roma ed Ostia dalla pienezza del proprio ruolo istituzionale determinando uno svuotamento di funzione in contrasto con i criteri di economicità e di controllo della pubblica amministrazione, oltre che con la valorizzazione della produttività spesso invocata dal Governo ed in particolare dal Ministro della funzione pubblica;
infine, si danno al Commissario i poteri straordinari per agire in deroga, tra le altre norme, anche ai piani urbanistici vigenti. Ma, trovandosi in aree di demanio archeologico, non si comprende come si possa pensare ad una concorrenza dei piani urbanistici: se ci si riferisse alle opere urbanistiche elementari quali, ad esempio, la costruzione di vie di accesso ai siti, per queste opere la deroga è già prevista e di certo non merita scomodare la Protezione civile. Ci si chiede, allora, quale sia la razionalità, l'utilità o lo scopo di consentire una simile licenza;
se, altresì, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, non abbia valutato il rischio, più volte denunciato dal settore, che le suddette scelte politiche possano, di fatto, delegittimare la tutela pubblica portando alla privatizzazione commerciale dei beni culturali «ricchi» e a nuovi assetti gestionali di tipo privatistico.
(5-01177)
TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2010
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta orale:
SANTELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 17 ottobre 1922 con Regio Decreto n. 1401, viene istituito il Fondo di previdenza a favore degli impiegati dipendenti dalle esattorie e ricevitorie delle imposte dirette, poi modificato nell'attuale denominazione di «Fondo di previdenza per gli impiegati dipendenti dai Concessionari del servizio di riscossione dei tributi e delle altre entrate dello Stato e degli Enti Pubblici»;
successivamente il regio decreto n. 971 del 1936 affida al Fondo il compito
di corrispondere, in aggiunta alle pensioni, anche un capitale a titolo di indennità di anzianità di servizio;
la legge 2 aprile 1958, n. 377 stabilisce il principio innovativo della pensione retributiva e trasforma il fondo in integrativo dell'A.G.O., stabilendo la misura della pensione, per un massimo utile di 35 anni di servizio, nella percentuale del 63 per cento (successivamente elevata al 65 per cento) dell'ultima retribuzione mensile ragguagliata ad anno, retribuzione comunque non superiore alla media delle retribuzioni percepite nell'ultimo triennio di servizio, maggiorata del 20 per cento;
la legge 29 luglio 1971, n. 587 modifica sia la normativa della gestione delle prestazioni di capitale (attuale Trattamento di Fine Rapporto), sia la normativa del trattamento integrativo di pensione, elevando la percentuale del 63 per cento al 65 per cento (aliquota di rendimento 1,857 per cento per ogni anno di contribuzione);
il Fondo deve corrispondere agli iscritti un'integrazione alla pensione AGO, per la quale integrazione riceve una contribuzione pari al 5,50 per cento delle retribuzioni (3,30 a carico aziende e 2,20 a carico lavoratori). Il Fondo eroga la pensione di invalidità e di vecchiaia, ma non prevede la pensione di anzianità;
il Fondo eroga inoltre un capitale comprensivo dell'indennità di anzianità (TFR) e dell'integrazione dovuta nel caso in cui la cessazione del rapporto di lavoro dell'iscritto sia avvenuta per morte o invalidità permanente;
il Fondo Nazionale non prevede la pensione di anzianità, ma solo quella di vecchiaia, oltre all'ipotesi dell'invalidità, l'iscritto che voglia ottenere la pensione di anzianità e ne abbia maturato i requisiti può chiedere il rimborso dei contributi versati al Fondo (articolo 32 secondo comma), purché non sia decorso il quinto anno precedente il compimento dell'età pensionabile secondo le norme del Fondo stesso e cessi dal prestare servizio in un'azienda del settore (in tale modo si determina la cancellazione dal Fondo e la conseguente applicazione integrale della normativa dell'A.G.O., compresa pertanto la previsione della pensione di anzianità) ovvero la ricongiunzione gratuita dei periodi contributivi del Fondo nell'A.G.O., a condizione che l'iscritto possa vantare almeno una settimana di contributi A.G.O., effettiva, figurativa (servizio militare...), o da riscatto (laurea). La ricongiunzione è condizionata alla cessazione dal servizio ed alla maturazione immediata del diritto alla pensione A.G.O.
nella stragrande maggioranza dei casi, le lavoratrici ed i lavoratori del comparto riscossione non maturano il diritto ad alcuna integrazione e, a fronte del pesante onere sostenuto negli anni, possono chiedere il rimborso del 75 per cento dei contributi versati, non rivalutato, solamente qualora cessino dal prestare servizio prima d'avere compiuto il 56o anno d'età se donne, il 61o anno d'età se uomini. Chiedendo il rimborso del 75 per cento dei contributi versati il lavoratore provoca la sua cancellazione dal Fondo di settore e chiede di fare valere la contribuzione versata all'AGO e, allo stesso tempo, la corresponsione della pensione INPS, se ne ha maturato il diritto, anche per quegli istituti (anzianità ed inabilità) che il Fondo stesso non prevede;
nel frattempo, la legge 30 aprile 1969, n. 153, «revisione degli ordinamenti pensionistici e norme in materia di sicurezza sociale» introduce il calcolo della pensione retributiva (aliquota 2 per cento) anche per l'A.G.O., che prima invece liquidava in forma contributiva, e stabilisce la misura della pensione nell'80 per cento della media delle retribuzioni indicizzate degli ultimi 5 anni con 40 anni di contributi; fissa inoltre un tetto pensionabile (che successivamente - legge 67 del 1988 - verrà parzialmente abolito);
si susseguono interventi di riforma della normativa previdenziale pubblica che modificano progressivamente le condizioni (limiti d'età e requisiti contributivi) per
l'accesso al pensionamento del regime generale (decreto legislativo - Amato - 30 dicembre 1992, n. 503; legge - Dini - 23 dicembre 1994 n. 724; legge - Maroni - 23 agosto 2004, n. 243);
conseguentemente, cambiano le cose anche per i dipendenti del settore, il Fondo perde progressivamente la sua funzione integrativa, limitando le proprie erogazioni a coloro che, avendo retribuzioni significativamente elevate, sfondano il tetto AGO;
con l'elevarsi del requisito minimo d'età richiesto per il pensionamento d'anzianità, si determina l'impossibilità di chiedere il rimborso del 75 per cento dei contributi versati, infatti la normativa del Fondo ammette tale richiesta solamente qualora cessino dal servizio prima di avere compiuto il 56o anno di età se donne o il 61o anno di età se uomini;
il recupero dei contributi versati si perde con le successive modifiche della disciplina previdenziale pubblica e con il mancato adeguamento a tali modifiche delle previsioni della legge del fondo;
nel 2007, le Segreterie Nazionali delle Organizzazioni Sindacali del settore, concordarono con le Holding di settore (Equitalia SpA e Riscossione Sicilia SpA) l'avvio del confronto, per la realizzazione di un progetto condiviso di previdenza complementare che utilizzi quote di contribuzione già poste a carico degli Agenti della Riscossione per il Fondo Nazionale di Previdenza;
le Segreterie Nazionali hanno presentato alla controparte, all'INPS ed al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali una proposta che mira alla realizzazione di una forma di previdenza complementare (con l'utilizzo delle risorse contabilizzate e previste per il Fondo integrativo di previdenza Nazionale) o comunque ad una reale integrazione al trattamento dell'AGO, e che poggia sui seguenti punti fermi:
garanzia dell'erogazione delle pensioni integrative in essere, ed individuazione della percentuale di contribuzione necessaria a tale fine;
riconoscimento e valorizzazione di quanto nel tempo versato dalle lavoratrici e dai lavoratori del comparto;
individuazione dell'aliquota di contribuzione (residuale) utile a realizzare una previdenza complementare -:
quale sia l'ammontare dell'avanzo patrimoniale alla data del 31 dicembre 2008 derivanti da tale gestione;
dove siano collocate - anche sotto forma di prestiti ad altri Fondi di Previdenza - le risorse versate dai lavoratori e accantonate, nel corso degli anni, nel Fondo di settore;
se corrisponda al vero la notizia che circola da oltre un anno secondo cui la volontà dell'INPS, in applicazione di una mai indicata e mai identificata norma di legge, di pervenire alla chiusura di detto Fondo al fine di incamerare l'avanzo patrimoniale costituito dalle risorse versate dalle aziende e dai lavoratori della Riscossione, all'interno del bilancio generale dell'INPS.
(3-00449)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAZZERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il giorno 8 settembre del 2003, i Comuni tarantini di Castellaneta, Massafra, Mottola, Palagianello, Palagiano e Taranto, quest'ultimo limitatamente alla borgata di Lido Azzurro, vennero investiti da un violento nubifragio;
l'evento alluvionale e le consequenziali esondazioni di corsi d'acqua, oltre ad alcune vittime, provocarono smottamenti del terreno e seri danni agli edifici pubblici e privati, alle infrastrutture elettriche e telefoniche, al sistema di comunicazione stradale e ferroviario, ai terreni agricoli;
attraverso una nota stampa, pubblicata sul sito del proprio Comune il 28
settembre, il Sindaco di Palagiano, Rocco Ressa, rese nota l'assegnazione di risorse finanziarie stanziate dal Cipe per affrontare la calamità nell'ammontare di oltre 10 milioni di euro, di cui «8,5 milioni da destinare ai lavori per la costruzione di impluvi ai piedi del costone collinare di Mottola, 1,7 milioni agli interventi sul fiume e sul canale Marziotta»;
nella stessa nota stampa venne, inoltre, riferito di interventi nell'intero ambito di Palagiano, realizzabili sulla base di un progetto dell'importo di 30 milioni di euro a fronte del quale la Regione avrebbe reso disponibili ulteriori due milioni per la messa in sicurezza del territorio;
sempre secondo il Sindaco di Palagiano, altri 2,5 milioni di euro sarebbero stati resi disponibili dal Comune;
a quanto risulta all'interrogante, le suddette risorse non avrebbero trovato giusta collocazione e sarebbero state destinate a fini diversi da quelli per i quali vennero stanziate, tanto che, a tutt'oggi, il territorio pugliese verserebbe in condizioni difficili per effetto dei danni causati dall'alluvione del 2003;
il Comune di Palagianello, sempre nel contesto dell'evento alluvionale in questione, verso la fine dello scorso anno, provvide ad ultimare le opere di manutenzione straordinaria del canale intercorrente le masserie Torrata e Petrosa, il cui intervento venne inserito dalla Regione Puglia (n. 21 dell'elenco, all. alla nota 755 del Commissario delegato) tra quelli di risanamento APQ;
l'intervento farebbe parte di un progetto del complessivo importo di ben 565.000 euro circa (355.711 per lavori, 22.000 per oneri sicurezza, 48.200 per spese tecniche), redatto, per conto dello stesso Comune di Palagianello, da parte di tre tecnici facenti capo a tale «ARKE»;
le opere eseguite, per una spesa considerevole e con fondi pubblici, probabilmente non vennero effettuate in maniera adeguata alle esigenze alle quali avrebbero dovuto rispondere, in quanto sarebbero bastate le recenti piogge a vanificarle e far tornare la zona all'originario stato;
da parte del Comune di Castellaneta, sono in corso lavori per il ripristino e la riproposizione idraulica del fiume Lato monte-valle attraversamento SS 106, nel cui contesto è previsto l'innalzamento del ponte per un'altezza di ottanta centimetri;
gli stessi tecnici redattori nella relazione annessa agli elaborati progettuali - scrittografici e tavole - si limitano ad affermare che «l'intervento serve a migliorare e comunque a non peggiorare le condizioni di funzionalità idraulica»;
secondo il parere di diversi tecnici e dello stesso direttore dei lavori (quest'ultimo con relazione scritta inviata al Comune di Castellaneta e al Tavolo Verde Puglia), alzare quel ponte sarebbe uno spreco, mentre sarebbe più opportuno, oltre che utile, necessario e funzionale alla massima sicurezza, dragare il fondo e allargare la foce e la portata e, conseguentemente, il franco tra le acque e le campate del ponte, tenuto conto che l'innalzamento è inutile e sarebbe dannoso per la transitabilità da e per l'agro;
in un periodo nel quale il Paese attraversa un gravissimo stato di crisi economica, assume particolare gravità spendere un milione di euro, per un'opera inutile, fondi che potrebbero essere invece destinati al consolidamento del territorio e, per esempio, al dragaggio del letto, pieno di canne, o al ripristino del delta del fiume, ridotto a foce;
i suddetti lavori sono stati oggetto di interrogazioni presentate da consiglieri provinciali e regionali allo stesso Presidente dell'Amministrazione provinciale competente per territorio, mentre il Tavolo Verde Puglia ha interessato della questione la Magistratura ordinaria e quella contabile, nonché gli organismi nazionali e regionali preposti al controllo;
il Consorzio di Bonifica Stornara e Tara di Taranto, sin dall'estate del 2002, non riesce a portare a termine, per ragioni
che non si conoscono, i lavori per la costruzione di vasche di accumulo in località Difesella opera, appaltata dal Consorzio, già finanziata dal Ministero dei lavori pubblici, per un importo di euro 12.000.000 circa, ideata per raccogliere acqua, che evitasse inondazioni nel corso dell'inverno e potesse essere utilizzata per scopi irrigui durante la stagione estiva -:
se al Cipe risulti, anche in virtù di appositi rendiconti, quali siano state le modalità di utilizzo dei fondi pubblici destinati al ripristino del territorio tarantino colpito dalla calamità del 2003 e il modo mediante il quale le stazioni appaltanti hanno gestito il denaro della comunità, che, in molti casi, sarebbe sperperato;
se, anche ai sensi dell'articolo 63, comma 8, del decreto legislativo n. 152 del 2006, risulti quali siano le ragioni del ritardo nel completamento dei lavori in località difesena.
(5-01180)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERRETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 25 febbraio 2009 pubblicato in Gazzetta Ufficiale 7 marzo 2009, applicativo dell'articolo 12 (sottoscrizione pubblica di obbligazioni bancarie speciali) del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, dispone al comma 3 dell'articolo 4 che «la Banca d'Italia trasmette al Ministero, con cadenza trimestrale, dati relativi all'andamento, su base regionale, del credito all'economia, documentando laddove necessario i volumi e i costi dei prestiti a famiglie e imprese»;
la conoscenza di tali dati è fondamentale sia per comprendere i comportamenti sul territorio del sistema bancario nei confronti dei privati e del mondo produttivo, tanto più in questo periodo in cui si manifestano globalmente rischi di severo razionamento del credito, sia per verificare consistenza e dinamica della «forbice» fra le condizioni applicate dalle banche al Nord e al Sud ed i flussi di trasferimento di risparmio fra le diverse aree del Paese -:
se non intenda trasmettere senza ritardo al Parlamento ed a diffondere all'opinione pubblica i dati regionali su quantità e tassi del credito;
quali dovranno venire per il futuro rilevati trimestralmente dalla Banca d'Italia.
(4-02612)
CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate, con bando prot. n. 2008/20893 avviava una procedura concorsuale «per l'assunzione di 1180 unità per la terza area funzionale F1, profilo professionale funzionario, per attività amministrativo-tributaria»; a meno di un anno di distanza da questa, che risulta ancora in corso ed in presenza di centinaia di idonei al tirocinio ma esclusi per mancanza di posti disponibili per pochissimi centesimi di punto, veniva pubblicato un nuovo concorso per l'assunzione di altri 825 funzionari;
la scelta operata dall'Agenzia delle entrate non sembra rispondere del tutto a quei criteri di economicità ed efficienza che dovrebbero ispirare l'azione della pubblica amministrazione;
con questo atto l'Agenzia sembra aver ritenuto più conveniente impegnare importanti risorse economiche per indire un nuovo concorso anziché attingere dalla graduatoria precedente, mai formalizzata e resa pubblica, composta da giovani, prevalentemente avvocati e dottori commercialisti, laureati con una votazione minima di 100 che già hanno superato brillantemente 2 prove selettive;
l'Agenzia non ha reso pubbliche le valutazioni che hanno giustificato l'avvio di una nuova procedura concorsuale piuttosto che procedere allo scorrimento delle
graduatorie regionali di candidati risultati idonei; tutto ciò, a parere dell'interrogante, sembra essere in contrasto non solo con le finalità del decreto-legge n. 112 del 2008 incentrato, tra l'altro, sul contenimento degli sprechi nella pubblica amministrazione, ma finanche con le semplici regole di trasparenza e buon andamento che stanno alla base di qualsiasi provvedimento amministrativo;
risulta all'interrogante che i candidati, che hanno partecipato alla procedura concorsuale e non ammessi a partecipare al suddetto tirocinio, perché non rientranti nei posti previsti dal bando, abbiano costituito un apposito Comitato che si fa portavoce degli interessi e delle loro legittime speranze -:
quali siano state le valutazioni alle quali è giunta l'Agenzia delle entrate che l'hanno portata ad indire una nuova procedura concorsuale invece di procedere allo scorrimento delle graduatorie regionali di candidati risultati idonei;
se intenda intervenire per sospendere l'iter della nuova procedura concorsuale al fine di evitare che vengano elusi i princìpi di economicità, efficienza, efficacia, equità e trasparenza, ai quali deve uniformarsi l'amministrazione pubblica nell'esercizio della propria attività;
se non sia il caso di valutare, accanto alle ragioni giuridiche, quelle di responsabilità morale fissate da regole non scritte ma ugualmente vincolanti verso tanti concorrenti risultati idonei che hanno dovuto sostenere notevoli sacrifici per ottenere questo risultato per poi dover subire l'umiliazione di questa scelta.
(4-02616)
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante da notizie ed informazioni raccolte da ambienti giudiziari di Como l'evidente preoccupazione manifestata da vari operatori del diritto in riferimento ad una futura e ipotizzata soppressione e chiusura delle sezioni distaccate dei Tribunali di Cantù, Erba e Menaggio, con una chiara ridefinizione peggiorativa della geografia giudiziaria del circondario del Tribunale di Como;
appare evidente come tali sedi si considerino direttamente minacciate qualora tale decisione venisse realmente adottata, considerato che innegabili sarebbero gli effetti negativi sul funzionamento della giustizia comasca, sui territori interessati e per i cittadini ivi residenti;
le sedi distaccate dei Tribunali di Cantù, Erba, Menaggio, rappresentano una realtà vitale, con un elevatissimo numero di cause pendenti, con elevati standard di efficienza in termini di risoluzione dei procedimenti giudiziari superiori alla media nazionale la cui soppressione andrebbe a gravare sugli utenti e sugli stessi operatori del diritto;
si consideri inoltre la particolare estensione e la morfologia del territorio comasco, la densità demografica, nonché le importanti peculiarità commerciali ed economiche rappresentate dalla realtà lariana, circostanze queste che impongono necessariamente il mantenimento di tutte le strutture giudiziarie oggi esistenti sul territorio;
l'eventuale soppressione delle sezioni distaccate sopra citate sta suscitando notevole preoccupazione presso gli avvocati comaschi, gli amministratori locali, la cittadinanza, il personale dipendente, timorosi delle gravi e pesanti ripercussioni che tale circostanza determinerebbe su tutto il territorio;
presso tali sedi distaccate le amministrazioni locali hanno già predisposto e stanno predisponendo onerosi interventi di ristrutturazione e di riqualificazione delle strutture giudiziarie medesime attraverso lo stanziamento di ingenti fondi pubblici
comunali (a tal proposito evidenzio che il comune di Cantù sta investendo la non esigua cifra di 400 mila euro al fine di ammodernare e mettere in sicurezza la sede del Tribunale di Cantù);
presso la sede distaccata del Tribunale di Menaggio insistono ben 50 comuni, su un territorio esteso lungo la sponda occidentale del lago di Como che va da Argegno sino a Sorico e collocata a circa 80 chilometri di distanza da Como, con evidenti difficoltà di collegamento con il capoluogo lariano -:
quale sia il parere del Ministro interrogato sull'ipotesi della soppressione delle sezioni distaccate dei Tribunali di Cantù, Erba e Menaggio;
se non ritenga opportuno evitare che i cittadini e gli operatori del diritto vengano privati di un servizio pubblico importante, che potrebbe causare un evidente ed ulteriore indebolimento nel rapporto con il servizio giustizia;
quali atti il Ministro intenda adottare per mantenere nell'area territoriale di Como tutte le strutture giudiziarie esistenti con particolare riferimento alle sedi distaccate di Menaggio, Cantù e Erba, sedi vitali per un efficiente funzionamento del sistema giustizia comasco.
(5-01178)
PAOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Segreteria regionale del Sindacato Autonomo di Polizia penitenziaria (SAPPE) da tempo ha denunciato le gravi condizioni operative in cui versa il personale in servizio presso la Casa di reclusione di San Gimignano;
presso la Casa lavorano attualmente 144 operatori di Polizia penitenziaria a fronte delle 233 unità previste dalla pianta organica del Ministero della Giustizia, e tra queste 97 unità ricoprono a turno i circa 85 posti di servizio giornaliero, 32 unità si suddividono tra incarichi speciali ed amministrativi, ed infine 12 unità sono attribuite al Nucleo traduzioni in supporto a tutto il territorio della provincia;
tale deficienza organica, quantificabile in termini di circa il 40 per cento delle previsioni ministeriali, si colloca in un contesto di eccezionale sovraffollamento della popolazione detenuta, rilevato che solo negli ultimi tre mesi si è registrato un aumento di 120 detenuti;
la carenza di organico costringe il personale del Corpo ad estenuanti turnazioni di lavoro, in cui deve ricoprire simultaneamente molteplici posti di servizio, con un inevitabile aumento dei carichi di lavoro gravanti su ciascuno;
la situazione descritta sta provocando all'interno dell'istituto uno stato di generale malessere e tensione psicologica che va a ripercuotersi negativamente, oltre che sul personale, anche sulla pienezza del livello di sicurezza che dovrebbe garantire la intera struttura;
risulta pertanto necessario assumere iniziative urgenti per ristabilire l'efficienza della sede toscana e la serenità lavorativa di chi al suo interno opera, sia disponendo un incremento del personale finalizzato a colmare i vuoti in organico sia rivisitando l'organizzazione dei vari servizi, anche attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali rappresentative del Corpo -:
quali iniziative urgenti, a fronte delle problematiche segnalate, il Ministro intenda assumere riguardo la pianta organica per ristabilire la piena funzionalità e sicurezza della struttura penitenziaria di San Gimignano e la serenità lavorativa del personale operante.
(5-01179)
Interrogazione a risposta scritta:
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia,
al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Giuseppe Sgroi, nato a Carini (Palermo) il 5 agosto 1951 è attualmente sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere presso la Casa Circondariale «Ucciardone» di Palermo nell'ambito del procedimento penale n. 541/08 R.G.N.R. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (PP.MM. titolari delle indagini: dottor Domenico Gozzo, dottor Antonino Di Matteo e dottor Gaetano Paci), in forza del fermo di indiziato di delitto emesso in data 14 gennaio 2008 sulla base degli articoli 384 e seguenti del codice procedura penale;
nell'ambito del citato procedimento penale, con ordinanza del 2 dicembre 2008, il Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Palermo, dottor Fabio Licata, rigettava l'istanza di revoca della misura cautelare proposta nell'interesse del signor Sgroi con ciò disponendone «il ricovero immediato presso un C.D.T. specializzato da individuarsi a cura dell'Amministrazione Penitenziaria, allo scopo di eseguire tutti gli accertamenti diagnostici indicati in perizia e di praticare le terapie ritenute necessarie»;
ed invero prima che fosse emessa la predetta ordinanza, il perito medico nominato dal G.I.P. aveva rilevato la necessità di sottoporre il signor Sgroi ad un costante controllo sanitario di natura specialistica, nonché la necessità di eseguire nel minor tempo possibile tutti gli accertamenti diagnostici indicati nella perizia stessa; a tale scopo lo stesso perito suggeriva il ricovero del detenuto «presso un C.D.T. specializzato dell'amministrazione penitenziaria dotato di personale qualificato ed attrezzature idonee a stabilizzare le patologie meglio descritte nella relazione peritale e ad eseguire i relativi accertamenti diagnostici»;
a distanza di quasi quattro mesi dalla citata ordinanza del Giudice delle Indagini Preliminari, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria non ha ancora individuato la struttura dove eseguire il trasferimento del detenuto, sicché il signor Sgroi Giuseppe si trova tutt'ora recluso nella struttura carceraria palermitana all'interno della quale, come evidenziato nella relazione peritale, non possono essere praticate sul paziente le terapie ritenute necessarie, né possono essere adeguatamente curate le patologie di cui lo stesso è affetto;
inoltre, allo stato attuale delle risultanze medico-legali, le patologie di cui risulta essere affetto il signor Sgroi si presentano in forma tale da determinare l'urgenza di un suo immediato ricovero presso un C.D.T. specializzato anche al fine di eseguire i relativi accertamenti diagnostici indicati nella perizia medico-legale allegata agli atti di causa;
la Costituzione della Repubblica tutela il diritto alla salute e uno Stato in cui prevalga la certezza del diritto non può, e non deve, avallare inumane ingiustizie -:
per quali motivi il signor Giuseppe Sgroi si trovi ancora recluso nella Casa Circondariale di Palermo nonostante il Giudice delle Indagini Preliminari ne abbia disposto, con ordinanza del 2 dicembre 2008, l'immediato ricovero presso un C.D.T. specializzato al fine di garantire allo stesso la prestazione delle terapie ritenute necessarie ed adeguate al suo stato di salute nonché tutti i relativi accertamenti diagnostici indicati nella perizia medico-legale;
se il Ministro della Giustizia non intenda procedere all'accertamento di eventuali responsabilità, comportamenti omissivi o inadempienze che hanno impedito un tempestivo trasferimento del signor Sgroi presso una struttura ospedaliera idonea a fornire al detenuto quel costante controllo sanitario di natura specialistica di cui ha urgente bisogno;
quali iniziative il Ministro competente intenda intraprendere affinché al signor Sgroi Giuseppe venga garantito il diritto alla salute.
(4-02606)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
VOLONTÈ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2009 ha previsto tagli di risorse da destinare ai servizi di navigazione sui laghi di Como, Garda e Maggiore per una stima complessiva di circa 14 milioni di euro per il triennio 2009-2011;
i tagli costituiscono la metà delle risorse necessarie per garantire il trasporto e i collegamenti nell'area lacustre e vanno ad incidere sulla riduzione dei servizi agli utenti, sul trasporto pubblico locale e turistico, compromettendo fortemente lo sviluppo economico e sociale dell'area in questione, basato in particolar modo sulle attività esercitate nel territorio lacuale;
l'attuazione dei suddetti tagli comporta il rischio di compromissione dell'intero sistema del trasporto lacuale in Lombardia con forti ripercussioni sulla qualità del servizio e sulle potenzialità turistiche a danno dei lavoratori, dei cittadini e dell'intero tessuto economico del territorio coinvolto;
la regione Lombardia con alcune note è già intervenuta presso il Governo per sollecitare una soluzione tesa al ripristino delle risorse tagliate per riportarle in linea con quelle stanziate nel 2007 e 2008 -:
se non ritenga opportuno ripristinare le risorse sottratte al settore della navigazione al fine di garantire la continuità del servizio di navigazione sui laghi di Como e sugli altri laghi lombardi.
(3-00446)
...
INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il Corpo Nazionale Vigili del fuoco, sul quale si incentra e ruota l'intero sistema di soccorso tecnico urgente del Paese a garanzia di sicurezza di tutti i cittadini, versa attualmente in uno stato di profondo disagio operativo tale da pregiudicare l'efficacia e l'efficienza nello svolgimento dei compiti assegnati;
entro la fine del 2011, se si procederà con l'attuale normativa che blocca il, seppur parziale, ripristino del turn over, ci saranno 5.000 uomini in meno. Un organico che, se pure sanato, risulterebbe essere comunque sotto la media europea che prevede un vigile del fuoco professionista ogni 1.500 abitanti (la media italiana è di 1/2.500);
la pianta organica attuale conta 32.000 unità; essa però è comprensiva del personale tecnico ed amministrativo che non partecipa alle operazioni di soccorso: solamente 26.000 sono, infatti, gli operatori preposti al soccorso, suddivisi in 4 turni, per coprire il servizio delle 48 ore;
se si considerano i riposi compensativi, le licenze, le malattie e soprattutto i continui infortuni (generati anche da un maggior carico di lavoro per gli operatori) ne consegue che in Italia, giornalmente, a garantire il soccorso, l'incolumità delle persone, l'integrità dei beni nonché la salvaguardia del territorio vi sono solamente 4.000 unità dislocate su tutto il territorio nazionale;
per tamponare la continua emergenza, dovuta ad un'atavica crisi di organico, che entro la fine dell'anno raggiungerà margini apicali per il previsto pensionamento del 12-15 per cento del personale operativo, i Comandi Provinciali, distribuiti su tutto il territorio, si avvalgono
quotidianamente del ricorso straordinario ai Vigili del fuoco discontinui;
si tratta di personale richiamato in servizio (in virtù dell'articolo 70 della legge 469/61), originariamente solo dopo il verificarsi di gravi accadimenti emergenziali (micro e macro calamità, terremoti, alluvioni), oggi molto più frequentemente per far fronte ai vari servizi operativi;
il mancato accesso ad una carriera stabile da parte di tale personale comporta prima di tutto una mancata partecipazione a quella formazione professionale continua e completa, necessaria per la tutela e la protezione dei cittadini, nonché un valore fondamentale per la salvaguardia e l'incolumità degli operatori stessi;
efficienza e tempestività nel Soccorso tecnico urgente ai cittadini sono perseguibili solo prospettando una carriera stabile ai suoi addetti;
la situazione, oramai drammatica in tutto il Paese, risulta essere ancor più aggravata nelle Regioni di Nord e del Centro con gravissime ripercussioni sulla qualità del servizio espletato;
sarebbe, pertanto, indispensabile operare da subito a favore del Corpo Nazionale il recupero del 100 per cento del turn over maturato a partire dall'anno in corso, attraverso la progressione verticale del personale discontinuo risultato idoneo a seguito della procedura selettiva prevista dal comma 519 articolo 1 legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007);
con l'assorbimento del personale discontinuo si avrebbe l'opportunità di sanare, almeno in parte ed in tempi brevi la grave emergenza di organico ripristinando l'operatività minima di tutti i comandi e distaccamenti permanenti presenti sul territorio e di colmare quello sbilanciamento appena descritto;
tale intervento comporterà di fatto un notevole risparmio per le casse dello Stato, infatti:
per la copertura annuale di un Operatore permanente occorrono oltre 2 unità di vigili discontinui (ciascun discontinuo può essere richiamato per un massimo di 160 gg/anno) che gravano sulla collettività per un costo pari quasi al doppio rispetto a quello del singolo operatore permanente (si consideri che ciascun discontinuo beneficia annualmente anche di un'indennità di disoccupazione). Lo Stato spende annualmente oltre 100 milioni di euro per i soli emolumenti del personale discontinuo, ai quali vanno aggiunti i costi di vestizione e formazione;
non occorre reperire risorse aggiuntive per il ripristino del turn over;
si garantirebbe l'assorbimento di personale già formato con anni di esperienza maturata sul proprio territorio, per i quali la legge prevede un corso di formazione/aggiornamento in forma ridotta (3 mesi) rispetto al personale con accesso esterno (9 mesi) -:
quante unità di vigili discontinui provenienti dalla graduatoria della stabilizzazione saranno inseriti nel prossimo corso di vigili permanenti (67o), in programma di svolgimento nel maggio prossimo;
quante delle 297 unità previste nel decreto-legge n. 11 del 23 febbraio 2009, saranno assunte attingendo ai vigili discontinui idonei;
quali siano le intenzioni di questo Governo nel prossimo triennio in merito al ripristino del personale operativo mancante attraverso l'assunzione di personale discontinuo dalla graduatoria approvata con Decreto del Ministro dell'Interno 28 aprile 2008, n. 1996;
come intenda intervenire a fronte della grave situazione denunciata in premessa per salvaguardare un livello qualitativo adeguato del servizio dei Vigili del fuoco garantendo loro nel più breve tempo possibile le risorse umane necessarie allo svolgimento del prezioso ed insostituibile ruolo ad essi affidato a protezione della incolumità e sicurezza dei cittadini, ristabilendo la certezza del servizio, ed una risposta professionale attraverso un utilizzo razionale delle risorse;
se non ritenga necessario procedere in tempi brevi alla convocazione di tutto il personale discontinuo presente nella graduatoria approvata con decreto ministeriale n. 1996, per l'accertamento dell'idoneità motoria e dell'idoneità psico-fisica così da poter contare su una riserva di personale già formato, in vista anche dell'approssimarsi della stagione estiva e dei rischi inerenti alle emergenze degli incendi boschivi.
(2-00344) «Tassone, Volontè».
Interrogazione a risposta orale:
VOLONTÈ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con il recepimento degli accordi relativi al Trattato di Schengen sono stati aboliti i controlli statici e sistematici di polizia sulla libera circolazione delle persone presso il valico doganale di Bizzarone;
per ovviare alla smobilitazione del presidio doganale fisso è stato previsto il pattugliamento del territorio da parte della Polizia di Stato, al fine di garantire maggior sicurezza e controllo ai cittadini già fortemente preoccupati dai continui fenomeni di criminalità, in parte legati proprio alla presenza del confine italo-elvetico;
il ricorso alle pattuglie mobili lungo la fascia di confine non ha però previsto l'utilizzo della sede di Bizzarone che, data la sua particolare dislocazione, potrebbe assumere una rilevanza strategica per facilitare il raggiungimento dei comuni limitrofi da parte delle pattuglie di servizio, al fine di contrastare la continua escalation di fenomeni criminosi di sempre maggiore gravità;
l'assoluta rilevanza strategica della sede in questione, con un assetto del tutto funzionale, permetterebbe la riduzione dei tempi di intervento nonché eviterebbe lo spreco di ulteriori risorse economiche, rispetto a quanto accadrebbe con l'impiego di forze provenienti da sedi centrali più lontane;
in un periodo in cui si assiste a continui tagli risulta assurdo ipotizzare l'attivazione di nuovi commissariati ignorando presidi già attivi -:
quali iniziative in suo potere intenda adottare per la risoluzione della problematica sopraesposta al fine di garantire il ripristino dell'operatività della sede di Bizzarone e un maggiore ed efficiente servizio di controllo del territorio limitrofo.
(3-00448)
Interrogazioni a risposta scritta:
CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base ad una direttiva ministeriale emanata il 9 maggio 2003 dall'allora Ministro dell'interno Giuseppe Pisanu, la concessione del porto d'armi e il nulla osta al loro acquisto sono subordinati alla sussistenza di una serie di requisiti;
tra i requisiti richiesti ve ne sono alcuni di carattere psico-fisico, da comprovare con certificazione medica prodotta sulla base delle verifiche richieste dal decreto del Ministro della sanità del 28 aprile 1998;
tra i requisiti psico-fisici richiesti i più importanti sono quelli concernenti l'assenza di alterazioni neurologiche, di disturbi mentali, della personalità o comportamentali, e di situazioni di dipendenza da sostanze psicotrope, alcool e stupefacenti;
in base alla medesima direttiva è prevista altresì l'adozione di provvedimenti inibitori in presenza di segnalazioni qualificate di eventi o condotte che possano far dubitare, anche per indizi, del possesso o della permanenza dei requisiti di affidabilità richiesti per la detenzione di armi;
tra i provvedimenti inibitori figurano anche la revoca del porto d'armi e l'imposizione del divieto di detenere armi;
il potere di effettuare le segnalazioni qualificate è stato attribuito al personale delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare -:
quale sia l'opinione del Governo in merito ai fatti generalizzati nella premessa e sull'opportunità di modificare la direttiva ministeriale del 9 maggio 2003, o almeno le modalità della sua applicazione;
quale sia il numero delle revoche di porto d'armi effettuate sulla base del predetto atto amministrativo.
(4-02617)
COMPAGNON. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 7 dicembre 2008 presso il Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo in provincia di Gorizia si verificavano gravi incidenti tra gli immigrati e tra questi ultimi e le forze di polizia;
tali incidenti rendevano inagibile la mensa del Centro, evidenziando palesi sofferenze sotto il profilo della sicurezza tanto per gli operatori quanto per gli stessi immigrati;
in data 16 dicembre 2008, il Comitato provinciale dell'ordine e sicurezza pubblica chiedeva formalmente agli organi competenti dell'amministrazione centrale l'autorizzazione a ripristinare gli offendicula e le cosiddette camere di parcellizzazione e/o compensazione, al fine di dividere i trattenuti, prevenire eventuali nuovi disordini, nonché evitare che l'etnìa più numerosa assumesse pericolosamente predominanza sulle altre;
in tale circostanziata richiesta, era altresì evidenziata la necessità di avviare alcuni importanti interventi infrastrutturali, quali il ripristino del sistema antincendio e di anti-intrusione, nonché di installare delle telecamere;
nonostante il tempo trascorso e gli impegni formali assunti dal Ministero dell'interno di realizzare i predetti interventi, tali lavori non sono mai stati avviati, nemmeno a fronte della riconversione della struttura in parola da CPA - Centro di prima accoglienza a CIE - Centro di identificazione ed espulsione;
tale riconversione ha peraltro comportato l'incremento numerico delle unità di immigrati dalle precedenti 130 unità agli attuali 210 trattenuti, i quali, stanti anche le modifiche normative introdotte dal decreto-legge n. 11 del 23 febbraio 2009 che eleva il trattenimento a 180 giorni, hanno dato inizio ad un preoccupante innalzamento della soglia della tensione e della litigiosità all'interno del Centro, ingenerando un notevole appesantimento dell'attività degli operatori in servizio presso la Questura di Gorizia, impegnati nella gestione amministrativa degli stranieri, nelle numerose scorte dei trattenuti alla frontiera, presso i locali nosocomi, presso le autorità consolari e la Commissione territoriale del capoluogo isontino;
prima della riconversione, presso il Centro di prima accoglienza di Gradisca d'Isonzo prestavano servizio le seguenti unità di addetti: tre carabinieri per la vigilanza, cinque agenti della Questura, tre agenti del reparto mobile e sedici militari. Dopo la riconversione, prestano servizio: tredici militari e dieci aggregati del reparto mobile in via del tutto temporanea. Presso l'Ufficio immigrazione sono operativi undici agenti di PS e due ispettori per il coordinamento;
lo scorso 4 marzo 2009 il Questore di Gorizia chiedeva al Prefetto di disporre l'impiego del personale del Settore Polizia di frontiera terrestre di Gorizia (circa 70 unità) per il concorso nei servizi connessi al CIE isontino, dal momento che gli aggregati del reparto mobile sono assegnati solo in via temporanea e vengono progressivamente sottratte delle unità -:
quali determinazioni intenda assumere in merito alla delicata situazione descritta in premessa e se valuti l'opportunità di accogliere tempestivamente le richieste del Questore di Gorizia.
(4-02618)
PAOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Livorno si ripetono episodi di minacce e di violenza in danno di esponenti politici ed in particolare di esponenti della Lega Nord. Le contestazioni del febbraio 2006 per impedire un incontro pubblico di Borghezio, in cui vennero lanciate anche bombe carta con chiodi, e vennero feriti moltissimi poliziotti, furono così violente da meritare di essere collocate tra le notizie di apertura di molti telegiornali nazionali. Episodi di aggressioni e danneggiamenti in danno di militanti della Lega Nord e P.d.L, di sedi, tavoli, gazebo, camion vela, hanno costellato anche la campagna elettorale della primavera 2008;
domenica 16 marzo 2009, in piazza Cavour, si è verificato un episodio che segna un ulteriore gradino nella escalation della intimidazione, essendosi giunti alle minacce di morte nei confronti di esponenti locali della Lega Nord laddove «osassero» dare seguito al progetto di far svolgere un comizio in quel di Livorno all'onorevole Borghezio;
in vari siti riconducibili all'area dei cosiddetti «antagonisti» e/o «centri sociali» si dà ampio spazio a commenti ed interventi che propagandano l'uso della violenza per impedire ogni attività politica della Lega Nord. Da ultimo in uno di questi siti è comparsa una inquietante vignetta in cui è raffigurato un soggetto che nel montare un mitra afferma «...vorrà dì che la guerra civile comincerà a Livorno... e non sarà affatto civile...»;
più in generale, in Toscana, i fenomeni di intimidazione e aggressione politica ai danni di esponenti della Lega Nord sono una costante. Ancora il 7 febbraio 2009, una manifestazione di commemorazione di Oriana Fallaci in Piazza Strozzi a Firenze si è potuta svolgere solo grazie alla presenza di blindati della polizia e decine di agenti in assetto anti-sommossa che hanno impedito ai soliti «antagonisti» di aggredire i pacifici manifestanti -:
se sia informato e se possa riferire circa il numero complessivo, la gravità e la matrice politica o ideologica degli autori - ove identificati - di episodi di intimidazione politica avvenuti negli ultimi anni a Livorno ed in altre località della Toscana;
se dietro i bellicosi contenuti della citata vignetta - che ne ricorda di simili diffuse all'inizio degli «anni di piombo» e la cui valenza istigatoria fu sottovalutata - agiscano persone o gruppi intenzionati a ricorrere alla violenza armata come strumento di lotta politica;
se risultino relazioni di qualsiasi genere tra gli autori di fatti di intimidazione o violenza politica e la cosiddetta «area antagonista» ed in particolare con i cosiddetti «centri sociali» insistenti sul territorio livornese;
in che modo il Governo intenda garantire, anche a Livorno, il libero esercizio dei diritti politici da parte delle opposizioni in particolar modo in occasione delle imminenti elezioni amministrative ed europee.
(4-02620)
...
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che i dirigenti scolastici soffrano da tempo una grave situazione di precarietà;
spesso trattasi di persone che da anni prestano servizio quali presidi incaricati, inseriti in graduatorie provinciali, senza godere di stabilità lavorativa;
dette persone, prestano servizio anche in sedi disagiate sia per contesto sociale che per complessità territoriale, rappresentando sempre degnamente l'istituzione scolastica assegnata e garantendo, con la loro presenza, che non vengano affidate a reggenze non funzionali dal punto di vista gestionale;
in particolare, i membri del coordinamento nazionale dei presidi incaricati dichiarano che la competenza, la capacità e l'esperienza acquisite renderebbero opportuna la loro stabilizzazione lavorativa, considerato che ciò non creerebbe oneri aggiuntivi perché attualmente prestano servizio e sono retribuiti quali presidi incaricati;
inoltre risulterebbero posti vacanti disponibili per le nomine in ruolo;
con la loro stabilizzazione si eviterebbe anche un contenzioso con l'Amministrazione, visto che tutti hanno presentato ricorso giurisdizionale -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare la condizione lavorativa dei presidi incaricati, che da troppo tempo vivono in una grave condizione di instabilità, nonostante prestino servizio garantendo competenza, capacità ed esperienza.
(5-01176)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
benché negli scorsi anni, grazie ai contributi statali, in diversi Comuni si sia lavorato per la messa a norma e in sicurezza di edifici scolastici, ora tali strutture rischierebbero la chiusura, in base ai nuovi programmi di accorpamento;
questi locali scolastici, specie nei Comuni più piccoli, svolgono - oltre a quella didattica - anche una funzione di aggregazione, integrando la comunità locale col più vasto tessuto territoriale;
considerati i concomitanti piani di riordino e razionalizzazione già attivati da istituzioni quali l'Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato e le Asl, si rischierebbe di lasciare piccoli Comuni - specie in zone periferiche come quelle montane - privi di una qualsiasi concreta presenza e funzione dello Stato;
il disagio determinato da una tale evenienza rischia di isolare ulteriormente tali località, già negativamente caratterizzate da difficoltà di collegamento con centri abitati più ampi -:
in base a quali parametri e metodologie strategiche complessive siano stati elaborati tali paventati accorpamenti, affinché non costituiscano una forma di eccessiva penalizzazione dei centri abitati da essi coinvolti;
in particolare, sulla base di tali valutazioni, se non si reputi opportuno smentire ogni tipo di illazione circa il futuro della scuola posta nel Comune montano di San Godenzo (Firenze), struttura che rappresenta un insostituibile presidio sociale e didattico per la locale comunità.
(4-02610)
JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel corrente anno accademico, l'università degli studi di Bergamo compie 40 anni di attività. Negli ultimi dieci anni, la piccola università è passata da 15 mila a 52 mila metri quadrati, da un bilancio di 30 miliardi di lire a uno di 75 milioni di euro, arrivando ad accogliere circa 15 mila studenti;
il bilancio del 2009 sembra chiudersi in pareggio, mentre emergono delle forti perplessità per quello che riguarderà la chiusura del 2010. Dai primi conteggi, sembra che l'idea della creazione di un campus universitario, sia da rinviare, in quanto occorrerà gestire in modo molto oculato le spese, sebbene l'Università bergamasca sia una delle poche università italiane a poter vantare un credito (circa 11 milioni di euro) nei confronti del Ministero dell'Istruzione;
l'Università di Bergamo è cresciuta in misura esponenziale e il Ministero non ha
avuto il tempo e le disponibilità finanziarie per collocarla sul piano di una corretta competizione con gli altri atenei italiani. Tuttavia, in tutto il territorio nazionale, quella di Bergamo risulta essere la sede con il credito più alto, proporzionalmente al bilancio complessivo;
per riuscire ad attirare un maggior numero degli studenti, il rettore vuole puntare ad una maggiore qualità della ricerca, e ad una più vasta offerta formativa, ma con l'aumento delle spese di gestione per il personale amministrativo (scatti di anzianità ed aumenti stipendiali) e con la mancanza di una cospicua parte di fondi, questi obiettivi sembrano allontanarsi dal fattibile;
per quanto riguarda l'offerta formativa invece la Regione Lombardia, ha riconosciuto l'Università di Bergamo tra quelle con i migliori risultati in quanto a programmi di apertura all'Europa, ma anche agli Stati Uniti e al resto del mondo. Qui è stato attivato, primo in Italia, il programma «Erasmus mundus», una fattispecie di corsi, molto simili a master, finalizzati a studiare all'estero in collaborazione con le principali sedi europee, ottenendo ottimi risultati in merito alla preparazione degli universitari -:
se, alla luce di quanto descritto dai bilanci dell'Ateneo di Bergamo e dagli ottimi risultati dei programmi di studio ottenuti dagli studenti, il Ministro intenda erogare al suddetto ateneo parte di quanto richiesto, sulla base dei parametri esposti, dal rettore in carica.
(4-02615)
VERSACE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, con decreto rettorale n. 73 del 26 febbraio 2008, ha indetto un posto per la copertura di un posto di ricercatore universitario nel settore scientifico-disciplinare ICAR/12 - Tecnologia dell'Architettura;
nominata la commissione nelle persone del professor architetto Attilio Nesi, professor architetto Tiziana Ferrante e professor architetto Erminia Attaianese, si è dato seguito alla selezione comparativa consistente e dichiarato vincitore la dottoressa Giglio Francesca;
con ricorso del 9 marzo 2009, l'architetto Nicosia, partecipante a detto concorso, ha lamentato dinanzi al TAR di Reggio Calabria, l'incompatibilità del presidente della commissione, professor Attilio Nesi, il quale, risultava destinatario da parte del dirigente dell'ufficio tecnico del comune di Fuscaldo, geometra Ezio Giglio, padre della citata vincitrice, dottoressa Giglio Francesca, dell'incarico di progettazione della Piazza De Seta del citato comune;
con la successiva convenzione stipulata tra il predetto geometra Ezio Giglio e il professor Nesi, veniva introdotto l'obbliga di inserire nel gruppo di lavoro un collaboratore iscritto all'Albo professionale da meno di 10 anni;
il professor Nesi individuò quale collaboratore proprio l'architetto Francesca Giglio, con la quale ha condiviso il lavoro e le competenze economiche, a tal punto che la dottoressa Giglio ha riportato nel proprio curriculum allegato alla domanda di partecipazione al concorso per ricercatore le collaborazioni svolte col professor Nesi tra gli incarichi di maggior prestigio;
tale comunanza di interessi, ingenerando il sospetto che la vincitrice sia stata giudicata non in base alle risultanze oggettive della procedura, ma in virtù della conoscenza personale col professor Nesi (originario anch'egli di Fuscaldo) e dalla presenza in loco del genitore di lei, dirigente di quell'ufficio competente alla gestione degli incarichi, è stata prospettata dinanzi al TAR quale evidente violazione del codice di comportamento dei dipendenti della pubblica amministrazione;
in forza di ciò è stato eccepito che il professor Attilio Nesi, ordinario di Tecnologia dell'Architettura della Facoltà di Architettura
dell'Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, designato dal Consiglio di Facoltà componente della commissione ed eletto presidente della stessa, avrebbe dovuto astenersi;
tale gravissima contestazione rende urgente un intervento teso ad impedire il reiterarsi di situazioni di incompatibilità tali da inficiare le procedure concorsuali -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se non ritenga opportuno acquisire elementi informativi sul corretto andamento delle procedure concorsuali per l'assegnazione delle cattedre, se risulti se l'Università Mediterranea di Reggio Calabria abbia attivato nei confronti del professor Attilio Nesi le conseguenti procedure disciplinari e quali interventi o iniziative intenda assumere al fine di rafforzare il sistema delle incompatibilità dei professori designati nelle commissioni di selezione comparativa per l'assegnazione delle cattedre universitarie.
(4-02622)
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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
DELFINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si avvicina rapidamente il periodo più intenso dei lavori in agricoltura, in particolare la raccolta della frutta, attività di rilievo nel cuneese ed in generale in molte parti d'Italia;
da diversi anni tale raccolta viene effettuata con l'importante apporto di manodopera straniera -:
se non ritenga urgente sollecitare l'emanazione di un decreto sui flussi dei lavoratori stagionali, come previsto dall'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (testo unico sull'immigrazione) nonché fornire indicazioni operative agli uffici provinciali (sportelli unici presso le prefetture), al fine di rendere più rapidi e con tempi certi i successivi passaggi volti, per quanto di competenza, ad una sollecita disponibilità dei lavoratori stagionali per le aziende.
(5-01181)
GNECCHI, BELLANOVA, MIGLIOLI, CODURELLI, RAMPI, BOBBA, MADIA, BOCCUZZI, BERRETTA, DAMIANO, SCHIRRU, GATTI e MATTESINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
pur essendo le donne già penalizzate in termini di retribuzioni e mancata carriera, l'attuale Governo - prendendo a spunto una sentenza della Corte di giustizia europea - ha pubblicamente dichiarato che intende procedere all'innalzamento graduale del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia delle donne nella pubblica amministrazione, dagli attuali 60 ai 65 anni;
non si comprende, a tale riguardo, come mai il Governo non si sia attivato per dimostrare in sede di Corte di giustizia che il regime pensionistico Inpdap non è un regime professionale, ma è un vero e proprio pilastro autonomo previdenziale (fondo previdenziale sostitutivo), al pari quindi dell'Inps e, in quanto tale, soggetto alla direttiva 79/7 CEE del Consiglio europeo del 19 dicembre 1978, che all'articolo 7 riconosce la facoltà degli stati membri di fissare l'età per la pensione di vecchiaia e i vantaggi per periodi di congedi per educazione dei figli;
non si comprende perché il Governo non abbia immediatamente confutato l'assunto della Corte specificando che le donne non vengono collocate obbligatoriamente in pensione a 60 anni, anzi è loro riconosciuto il diritto di proseguire il lavoro
fino a 65 anni, possono quindi, su richiesta, avere l'identica età anagrafica per la pensione dei colleghi maschi;
inoltre il Governo, senza alcuna ratio rispetto all'obiettivo del risparmio di spesa pensionistica, attraverso il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, articolo 72 consente il collocamento in posizione di esonero dal servizio ai dipendenti pubblici, nel quinquennio antecedente la data di maturazione dell'anzianità contributiva massima di 40 anni, garantendo una retribuzione pari al 50 per cento (70 per cento se impegnato in attività di volontariato in una onlus) per un massimo di 5 anni, senza alcuna prestazione lavorativa, garantendo inoltre la copertura in misura intera dei contributi per la pensione;
sulle donne, che già sono penalizzate da retribuzioni più basse, vengono per la quasi totalità scaricate tutte quelle attività di assistenza e cura all'interno delle famiglie, per mancanza di servizi adeguati, impedendo loro di poter lavorare e versare contributi per la pensione con continuità;
nel nostro ordinamento, esiste la differente età di pensionamento per le donne, riconosciuta anche dalla Corte costituzionale in quanto mira a soddisfare esigenze peculiari della donna, non contrasta con il fondamentale principio di parità e trova particolare giustificazione nell'articolo 37 della Costituzione -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, per quanto di competenza, prevedere misure idonee a garantire ulteriori benefici previdenziali - anziché il peggioramento del regime attuale - per le donne nel pubblico impiego, valutando semmai la possibilità di presentare un'istanza di revoca della sentenza richiamata in premessa, nei tempi e nei modi prescritti dagli articoli 98, 99 e 100 del regolamento di procedura della Corte di giustizia europea e dall'articolo 44 dello statuto della stessa.
(5-01182)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BURTONE e DAMIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in base alle norme previste dall'articolo 19, commi 9, 9-bis e 10 del decreto-legge 29 ottobre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono stabiliti i requisiti per l'accesso agli ammortizzatori in deroga e, quale requisito per accedervi vi è la diminuzione del 10 per cento della platea rispetto all'anno precedente oltre alla predisposizione da parte delle regioni di apposti corsi di formazione;
in un contesto di normalità il perseguimento di tale obiettivo sarebbe possibile con maggiore facilità, ma è invece del tutto evidente, che in un contesto di crisi economica i requisiti per accedervi diventano assai complicati soprattutto in regioni in cui la situazione occupazionale versa in uno stato allarmante;
il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha emanato lo scorso 19 febbraio, a firma del sottosegretario Viespoli, il decreto di ripartizione di una parte del finanziamento alle regioni;
a tutt'oggi non sono chiare le modalità di erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga in favore dei lavoratori interessati soprattutto per coloro la cui proroga in deroga si sussegue già da diversi anni e per questo si stanno creando situazioni di allarme in diversi territori, come ad esempio in Basilicata per i lavoratori Valbasento, provincia di Matera, in Sicilia, in Puglia, proprio a causa della mancanza di chiarezza delle procedure -:
se non ritenga, almeno per il biennio 2009-2010, laddove più forti saranno gli effetti della crisi economica in atto soprattutto sul versante dell'occupazione, di dover assumere iniziative volte a rivedere la disciplina prevista dal citato articolo 19 commi 9, 9-bis e 10 al fine di prevedere una riformulazione del vincolo del 10 per cento, anche prevedendo per i lavoratori già in deroga tempi certi per la materiale
e tempestiva erogazione dell'indennità di mobilità.
(5-01184)
Interrogazioni a risposta scritta:
MURGIA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 1o gennaio scorso l'organo politico dell'Istituto nazionale di previdenza sociale della provincia di Nuoro, non riceve un emolumento;
i venti componenti che ne fanno parte, rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, nuoresi, ogliastrini, del Marghine come pure della Baronia, vanno avanti a forza di volontariato, senza gettoni di presenza - che peraltro erano già ridotti a 27 euro;
nel Comitato provinciale Inps, trovano posto le diverse espressioni - tutte le categorie degli operai come pure degli imprenditori - di un territorio, come quello nuorese e l'Ogliastra, già in recessione per una crisi economica imperante e dove due terzi delle famiglie sono «inpsdipendenti»;
il Comitato in sostanza è i trait d'union tra la realtà economica operativa sul campo e lo stesso Istituto;
di fatto questo sta a significare un commissariamento straordinario sia del CIV che del C.d.A.;
tale decisione fa seguito alla Legge n. 133/2008 di conversione del decreto-legge n. 133/2008 il quale, tra l'altro, all'articolo 20, comma 11, prevede che dal 1o gennaio del 2009 è esclusa la derogabilità di emolumenti - ivi compresi i rimborsi spesa anche per indennità chilometrica - spettanti ai soli componenti dei Comitati Provinciali;
le suddette decisioni perseguono una linea strategica finalizzata ad affossare, definitivamente, il progetto di riordino degli Organi Collegiali dell'Istituto portato avanti, in questi anni, dal CIV;
questo progetto, pur prevedendo la razionalizzazione e la semplificazione dei Comitati Provinciali, comportava la valorizzazione delle Parti Sociali (viste giustamente come risorse e non come mero costo) e prevedeva soprattutto:
a) il mantenimento del principio di separazione delle funzioni di indirizzo da quello di gestione;
b) il mantenimento del principio di terzietà nella gestione del contenzioso amministrativo;
la norma legislativa adottata nei confronti dei Comitati provinciali, motivata da esigenze di razionalizzazione delle spese - peraltro esigue e ben poco rilevanti ai fini del contenimento della spesa pubblica - comporterà un forte rallentamento, se non addirittura la paralisi, dei Comitati Provinciali e delle Commissioni CIG/CISOA con conseguenti gravi ed irresponsabili effetti sia delle aspettative dei cittadini assicurati e pensionati, sia circa le spese giudiziarie che subirebbero - sicuramente - un incremento in termini reali;
in tale contesto l'INPS perde di fatto la sua forte e riconosciuta caratterizzazione di soggetto garante dei diritti dei cittadini -:
se il Governo abbia realmente intenzione di cancellare i Comitati Provinciali;
se il Ministero ed il Governo non considerino, l'attuazione delle norme citate, fortemente lesive ed un palese disegno per eliminare la partecipazione delle rappresentanze sociali e del mondo del lavoro alla vita dell'Istituto.
(4-02607)
PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le Hospice sono strutture capaci di fornire particolari modalità di assistenza sanitaria per pazienti in fase terminale o non soggetti a guarigione, degenti presso il proprio domicilio o ricoverati non dimissibili;
la rilevanza strategica e l'impatto sociale della continuità assistenziale garantita da tali strutture è di fondamentale rilevanza vista la natura complementare e integrativa agli ospedali e/o al domicilio privato;
il primo Hospice italiano nacque a Brescia nel 1987 e che il primo «Piano Sanitario Nazionale» a occuparsi della questione risale al periodo 1998-2000;
il decreto-legge n. 450 del 1998, convertito con legge n. 39 del 26 febbraio 1999, avviò il programma di finanziamento per la realizzazione di tali strutture su tutto il territorio nazionale;
con l'articolo 3 del decreto ministeriale 28 settembre 1999, il Ministero della Sanità ha assegnato alle Regioni le risorse finanziarie relative agli anni 1998 e 1999, rinviando all'accordo Stato-Regioni la puntualizzazione di aspetti tecnici e organizzativi;
da un articolo del Corriere della Sera, dell'8 giugno 2004, risulta che dal 2001 al 2004 gli Hospice in Italia siano aumentati da 3 a 70 unità, prevedendo un aumento a 200 unità entro il 2009;
dalla stessa fonte si rileva la caratterizzazione di una distribuzione territoriale a macchia di leopardo, con un divario inquietante tra nord e sud, 29 i centri lombardi contro nessuno in Calabria o Molise;
il libro bianco degli Hospice, pubblicato nel novembre 2007 a cura della Società Italiana Cure Palliative, ha sintetizzato che nel dicembre 2006 sul territorio nazionale, delle 243 strutture programmate dalla legge n. 39 del 1999, solo 105 sono effettivamente operative, per un totale di 1229 posti letto disponibili a fronte dei 2736 previsti;
dalla stessa fonte si apprende che dei rimanenti 138 Hospice programmati, non ancora operativi, nello stesso mese di dicembre 2006, 32 risultano già realizzati, 64 in fase di realizzazione e 42 in progettazione o programmazione;
la maggior parte delle strutture Hospice previste dai programmi regionali sono finanziate dal Ministero della salute secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale 28 settembre 1999 e dal decreto ministeriale 5 settembre 2001;
il succitato Ministero tra gli anni 1998 e 2002 ha assegnato alle Regioni circa 206 milioni di euro, ammettendo al finanziamento 187 progetti, pari a 2044 posti letto;
lo Stato, mediamente, ha messo a disposizione delle regioni un milione di euro a struttura, capace di offrire in media 11 posti letto, pari a 92.500 euro a posto letto;
alla fine del 2006, dei 187 Hospice finanziati dal Ministero della salute, solo 62 risultano operativi, offrendo 680 posti letto, ovvero il 33 per cento di quelli previsti;
per la fine dell'anno 2008 è stata prevista l'entrata in funzione di altre 94 strutture, con 1720 posti letto, che rappresentano l'84 per cento di quelle previste e finanziate (187) -:
se e quando il suddetto Ministero intenda provvedere all'erogazione dei 150 milioni di euro previsti dalla finanziaria 2007 per la realizzazione della rete delle cure palliative, ricorrendo anche all'uso dei fondi residui previsti dalla legge n. 39 del 1999 per portare a compimento la costruzione delle strutture Hospice previste e finanziate;
se e quando codesto Ministero intenda provvedere alla verifica dell'adeguamento da parte delle Regioni agli «8 standard qualitativi e quantitativi relativi all'assistenza ai malati terminali in trattamento palliativo», secondo quanto previsto dal decreto ministeriale n. 43/07.
(4-02608)
MURA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2006 l'Italia ha recepito, con il decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, la Direttiva europea relativa al Codice comunitario concernente tutti i medicinali per uso umano;
fine di questa direttiva è quello di armonizzare e parificare - anche nel nostro Paese rispetto a quanto accade già nel resto d'Europa - la normativa sui farmaci;
alcuni articoli contenuti nel suddetto decreto legislativo, fanno specifico riferimento alla regolamentazione del «farmaco omeopatico», tra cui la possibilità di pubblicità del farmaco stesso; l'introduzione nella confezione del foglietto illustrativo, e soprattutto si fa riferimento alle procedure di registrazione ed immissione in commercio di nuovi farmaci;
la direttiva europea recepita con il suddetto decreto 219/06, si pone tra l'altro l'obiettivo (di eliminare le «discriminazioni» che il settore dei farmaci omeopatici subisce e che ricadono non solo sulla produttività, sull'occupazione, sulla ricerca scientifica, ma soprattutto sui milioni di italiani (circa 9 milioni, ovvero più del 20 per cento della popolazione) e su migliaia di medici che vedono diminuite le possibilità di scelta terapeutica;
ricordiamo - tra l'altro - che tutto il comparto produttivo dei farmaci omeopatici, costituito da circa 30 aziende, non ha possibilità di registrare nuovi farmaci fin dal lontano 1995;
le procedure di registrazione, secondo la Direttiva europea, vengono suddivise in: registrazione con procedura semplificata e registrazione con procedura non semplificata;
nel breve periodo successivo al recepimento della direttiva, venne creato presso AIFA un tavolo tecnico che si componeva di esponenti dell'associazione di categoria e di esponenti della stessa Agenzia, al fine di dare corso alla piena applicazione degli articoli riferiti all'omeopatia;
i lavori del tavolo tecnico producevano la documentazione completa per quanto concerne la registrazione con procedura semplificata, mentre per tutti gli altri aspetti (procedura non semplificata ed altro) non si fece in tempo a concludere i lavori;
sottolineiamo che l'articolo 17, comma 2 del suddetto decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, ha stabilito la possibilità di utilizzare una procedura semplificata di registrazione per alcuni farmaci omeopatici, prevedendo espressamente che il relativo modello di registrazione semplificata, stabilito dall'AIFA, dovesse essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, entro tre mesi dall'entrata in vigore del suddetto decreto n. 219 del 2006. Sono quindi passati invano 3 anni;
ad oggi quindi, nonostante il lungo periodo intercorso, manca di fatto solamente la ratifica (ossia la pubblicazione nel sito ufficiale di AIFA) della documentazione per la registrazione semplificata (ovvero la parte di lavoro conclusa e pronta prodotta dal suddetto tavolo tecnico);
questo semplice atto burocratico da parte di AIFA consentirebbe all'intero settore di liberare risorse in ambito occupazionale, proprio nel momento in cui il nostro Paese vive un momento di gravissima crisi economica -:
quali siano le ragioni per cui, ad oggi, l'AIFA non ha ancora provveduto a pubblicare il modello di registrazione semplificata per i farmaci omeopatici, impedendo di fatto la registrazione di nuovi prodotti;
se non si intenda provvedere in tempi rapidi alla pubblicazione del suddetto modello di registrazione semplificata.
(4-02609)
ROSATO, CODURELLI, MONAI, VELO, BOSSA, MONDELLO, VICO, MOTTA, MARAN, MIGLIOLI, MARGIOTTA, CRISTALDI, GIULIETTI, LENZI, DE BIASI, BOFFA, SIRAGUSA, GNECCHI, VIOLA, FIANO, SCHIRRU, VILLECCO CALIPARI, MASTROMAURO, LOVELLI, MOSELLA, PIFFARI, TULLO, ENZO CARRA, CASTAGNETTI, TRAPPOLINO, SBROLLINI, STRIZZOLO e ROSSA. - AI Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
non sembra ancora profilarsi una soluzione all'umiliante situazione dei circa trentamila marittimi i quali, sia pur avendo atteso più degli altri lavoratori, erano giunti ad un passo dalla concessione dei benefici previdenziali per l'esposizione all'amianto;
recependo lo spirito della risoluzione approvata il 13 aprile 2005 dalle Commissioni IX ed XI della Camera dei Deputati, la legge n. 266 del 2005 (Finanziaria 2006) all'articolo 1, comma 567, aveva stabilito che: «per i lavoratori marittimi assicurati presso l'Istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA), la sussistenza e la durata dell'esposizione all'amianto sono accertate e certificate dall'Ipsema. Per i predetti lavoratori, restano valide le domande di certificazione già presentate all'INAIL, in ottemperanza al decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 27 ottobre 2004, emanato in attuazione dell'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004»;
in seguito, trattando del trasferimento da INAIL ad IPSEMA della competenza sulla procedura di accertamento dei requisiti per la concessione ai lavoratori marittimi che risultano essere stati esposti all'amianto (Legge 23 dicembre 2005, articolo 1, comma 567), il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell'Ipsema, con la deliberazione n. 91/2006 della seduta del 10 febbraio 2006, ha posto l'interrogativo (al comma 6) se il curriculum lavorativo fornito dal datore di lavoro possa essere sostituito da altre forme di dichiarazioni e (al comma 9) se per il curriculum lavorativo, la cui compilazione è posta a carico dell'azienda, possa considerarsi l'opportunità di prevedere un intervento di natura tecnico amministrativo dell'Istituto stesso diretto al completamento dell'istruttoria delle domande presentate dai lavoratori marittimi;
con un ordine del giorno del 13 dicembre 2006, il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell'Ipsema ha rilevato che «nonostante le reiterate sollecitazioni rivolte al Ministero del Lavoro, la proposta di utilizzare l'estratto matricolare o la fotocopia del libretto di navigazione, quale documento probante di presunta esposizione all'amianto da parte del marittimo, non registra alcun passo avanti», denunciando che «tale situazione che impedisce di poter dare una risposta concreta alle attese dell'utenza marittima» ed ha auspicato che «vengano trovate delle soluzioni, amministrative o legislative, alle problematiche sollevate»;
in particolare, nel citato ordine del giorno, il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell'Ipsema rende noto che, qualora il quadro normativo vigente, dovesse rimanere invariato, l'Istituto «si troverebbe in forte difficoltà e sarebbe costretto a declinare qualsiasi responsabilità anche di fronte al rischio di un contenzioso, con conseguenti notevoli oneri, stante le aspettative dei marittimi che quotidianamente reclamano il rilascio della certificazione»;
a distanza di quasi due anni, in data 7 novembre 2008 l'Ipsema ha inviato la lettera CED 172237 a tutti i lavoratori marittimi che, nelle forme e con i metodi di rito, hanno chiesto certificazione per esposizione all'amianto, invitandoli a integrare la domanda con il curriculum lavorativo rilasciato dal datore di lavoro, in quanto «l'Istituto non potrà avviare il procedimento amministrativo diretto alla emanazione del provvedimento di certificazione, attesa la mancanza di un documento indispensabile a tal fine»;
riscontrando una nota della Federazione Nazionale Dirigenti Aziende Industriali, l'Ipsema, con lettera dell'11 febbraio 2009, prot. n. DCAPSI/929/09, ha sostenuto di essere «perfettamente a conoscenza delle difficoltà che i marittimi hanno nel reperire il curriculum lavorativo, nonché delle iniziative parlamentari che sono state assunte nel passato per risolvere alcune delle problematiche che l'applicazione della disciplina vigente comporta»;
nella stessa lettera l'Ipsema, che ricorda di essersi «fatto promotore, presso le sedi competenti, di iniziative volte alla soluzione di tali difficoltà, nella speranza di risolvere almeno quelle di carattere procedurale», ribadisce come «la normativa vigente (...) non consente di poter avviare il procedimento allorché le domande stesse siano prive del curriculum»;
la lettera dell'Istituto si conclude ribadendo di essere «in attesa di una possibile ed auspicata modifica della disciplina contenuta nel decreto ministeriale 27 ottobre 2004» -:
se il Ministro dei lavoro, della salute e delle politiche sociali intenda por fine all'odissea di tanti marittimi e, compiendo un atto di giustizia, provvedere con la massima urgenza a modificare la disciplina contenuta nel decreto ministeriale 27 ottobre 2004, stabilendo l'estratto matricolare o la fotocopia del libretto di navigazione quale documento probante di presunta esposizione all'amianto da parte del marittimo.
(4-02611)
MARSILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 19 ha abolito i limiti al cumulo tra pensione e redditi di lavoro;
in particolare, a decorrere dal 1o gennaio 2009, le pensioni dirette di anzianità a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima sono totalmente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente;
si prevede, inoltre, che dal 1o gennaio 2009 siano totalmente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente le pensioni dirette conseguite nel regime contributivo in via anticipata rispetto ai 65 anni per gli uomini e ai 60 anni per le donne a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima nonché della gestione separata di cui alla legge 8 agosto 1995, n. 335, a condizione che il soggetto abbia maturato taluni requisiti e fermo restando il regime delle decorrenze dei trattamenti disciplinato dalla legge n. 243/2004;
sempre con effetto dalla medesima data, con riferimento alle pensioni liquidate interamente con il sistema contributivo, sono poi interamente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente: a) le pensioni di vecchiaia anticipate liquidate con anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni; b) nonché le pensioni di vecchiaia liquidate a soggetti con età pari o superiore a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne;
per quanto riguarda la pensione ai superstiti, la legge n. 133 del 2008 lascia inalterata l'attuale disciplina di cui alla legge n. 335 del 1995 che riduce la misura della pensione in presenza di redditi che superano determinate soglie annue;
la riduzione, a seconda dei casi, è del 25 per cento, del 40 per cento e del 50 per cento dell'importo pensionistico;
a giudizio dell'interrogante tale previsione nega agli interessati diritti acquisiti da tempo, e pertanto intoccabili -:
se non ritenga opportuno intervenire da un punto di vista normativo al fine di
eliminare la riduzione della pensione a carico dei superstiti che lavorano, con particolare riferimento ai vedovi soli i quali si troverebbero a subire un trattamento del tutto ingiusto e discriminatorio.
(4-02613)
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
BERTOLINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da un'analisi, effettuata dall'associazione Coldiretti sull'elenco delle sentenze penali passate in giudicato a carico di produttori alimentari emergono dati preoccupanti;
nel 2008, infatti, un reato su quattro per frode e sofisticazione alimentare è stato commesso in bar e ristoranti gestiti da stranieri, nonostante questi rappresentino una esigua minoranza in Italia;
tra i reati segnalati emerge soprattutto la vendita di kebab in cattivo stato di conservazione, di spiedini di pollo con tracce di salmonella, di ravioli cinesi farciti con imballaggi non idonei per gli alimenti, di panini con feci di ratto, di cozze con cariche microbiche di coliformi fecali superiori ai limiti consentiti;
in questo genere di negozi e punti di ristoro vengono spesso utilizzati prodotti di importazione, che non garantiscono gli stessi standard di qualità di quelli nazionali;
la Coldiretti ha richiesto l'estensione dell'obbligo di indicare la provenienza in etichetta per tutti gli alimenti, al fine di garantire più controlli e verifiche sulla qualità dei cibi prodotti, confezionati e somministrati nelle attività suddette, considerata la massiccia proliferazione in Italia di spacci e negozi alimentari etnici;
la Cina risulta essere il Paese che ha ricevuto dalla UE il maggior numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari;
risulta, quindi, necessario incrementare i controlli nei confronti di tutti i negozi e spacci alimentari etnici, nei quali si somministrano cibi e la cui proliferazione risulta essere rapida ed incontrollata -:
se sia a conoscenza dei dati diffusi dalla Coldiretti e quale giudizio ne dia;
se sia in possesso di dati e analisi relativi al tasso di irregolarità diffuso tra i negozi alimentari etnici nelle varie regioni;
quante siano le attività dedite alla produzione, al confezionamento e alla somministrazione di generi alimentari etnici presenti sul territorio nazionale;
se non ritenga, alla luce dei dati sopra esposti, di attivare una campagna di controlli straordinaria e capillare nei confronti di negozi, ristoranti e spacci alimentari etnici, anche d'intesa e con il coinvolgimento delle amministrazioni locali, le quali possono avvalersi dei corpi di Polizia municipale;
se concordi nel ritenere che la proliferazione di tale genere di attività rappresenti un fenomeno che necessiti di una precisa e rigorosa regolamentazione;
come giudichi la proposta, avanzata dalla Coldiretti, di estendere l'obbligo di provenienza in etichetta di tutti gli alimenti per favorire i controlli per la sicurezza dei cittadini;
quali iniziative intenda adottare per sostenere questa proposta.
(4-02619)
POLITICHE EUROPEE
Interrogazione a risposta in Commissione:
ZAMPA e GOZI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento europeo ha preparato una campagna di comunicazione in vista della prossime elezioni europee di giugno indicando una serie di questioni, su cui gli eurodeputati si sono espressi nel corso della legislatura che sta per chiudersi;
la campagna è stata presentata ufficialmente lo scorso 18 marzo 2009 dai vicepresidenti del Parlamento, il popolare spagnolo Alejo Vidal-Quadras e la socialista tedesca Mechtild Rothe, insieme al direttore generale della comunicazione Francesca Ratti, dopo l'approvazione da parte dell'ufficio di presidenza dello stesso europarlamento, dove sono rappresentati tutti i maggiori partiti;
tra i temi prescelti, figurano quelli considerati di maggiore impatto sui cittadini come l'immigrazione, la sicurezza, compreso quella alimentare, o l'energia;
tra le novità, a quanto si è appreso, anche l'installazione nelle diverse città europee di choice box, ossia di cabine dove chi vuole può entrare e dire cosa si aspetta dall'Europa su una serie di temi d'attualità;
il Governo italiano è al momento, l'unico Governo europeo, che non ha voluto aderire alla campagna, rinunciando così ai fondi previsti per la comunicazione;
il Ministro per le politiche europee Andrea Ronchi ritiene che «i contenuti della campagna di comunicazione promossa dal Parlamento europeo, nella sua attuale formulazione, non siano idonei a migliorare la percezione e la conoscenza dei valori e delle opportunità derivanti dall'appartenenza all'Unione europea» ed ha annunciato la preparazione di una «diversa e più appropriata campagna di comunicazione» -:
se non ritenga doveroso, per il Governo italiano, uniformarsi a tale decisione al fine di dare prova concreta dello spirito europeista del nostro Paese e nello specifico evitare la strumentalizzazione di una campagna elettorale rivolta esclusivamente ad interessi interni e non ad un confronto sulle tematiche europee.
(5-01183)
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta orale:
STRIZZOLO, GOTTARDO, DI CENTA e COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nello stato di precarietà in cui versano i lavoratori del Gruppo Safilo occupati negli stabilimenti di Martignacco e Procenicco in provincia di Udine;
il 14 marzo 2009 la Guardia di finanza di Trieste, a conclusione di un sopralluogo effettuato nello stabilimento di Precenicco, ha apposto i sigilli al magazzino che contiene i materiali lavorati;
secondo indiscrezioni di stampa, alla base di tale operazione vi sarebbe un carico di occhiali con marchio contraffatto sequestrato al Sud e destinato ai rivenditori del napoletano;
detta operazione getta un'ulteriore e inquietante ombra sulla già precaria situazione dei lavoratori del Gruppo Safilo presso lo stabilimento di Precenicco;
in detta situazione si moltiplica una ridda di voci relative ad un paventato rischio di chiusura dello stabilimento;
alcuni lavoratori del citato stabilimento di Precenicco hanno dato vita ad un sit-in spontaneo all'esterno dei cancelli della fabbrica per chiedere alla dirigenza
di manifestare gli intendimenti relativi alla strategia aziendale -:
se siano a conoscenza di tutto quanto sopra esposto e, del caso: se e in quali modi intendano intervenire al fine di dare piena attuazione alle normative vigenti in tema di difesa del «made in Italy» tutelando, in tal modo, sia i prodotti certificati italiani sia il reddito di tutti quei lavoratori che tali prodotti concorrono a fabbricare, in special modo quelli degli stabilimenti Safilo di Precenicco e Martignacco;
se e in quali modi intendano adoperarsi al fine di evitare che il sequestro citato in premessa possa compromettere la già delicata situazione industriale del Gruppo Safilo, allo stato in fase di ricapitalizzazione finanziaria - necessaria per il prosieguo dell'attività lavorativa;
se e in quali modi intendano intervenire al fine di assicurare, preso atto del particolare momento di crisi, il mantenimento delle fabbriche Safilo in Friuli e, in parallelo, anche la tutela e il rilancio dell'intero comparto industriale friulano.
(3-00450)
Interrogazione a risposta in Commissione:
TOGNI, ALLASIA, MACCANTI e FAVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società Comdata Care Spa, con sedi a Milano, Padova, Ivrea, Roma e Napoli, facente parte del gruppo Comdata Spa gruppo che opera nella gestione di servizi per diverse multinazionali (esempio Telecom-Tim, Vodafone, Wind), deriva da una cessione di ramo d'azienda effettuata dal gruppo Vodafone NV che ha comportato, a far data dal 9 novembre 2007, il passaggio di 914 lavoratori, di cui 283 della sede di Ivrea. La cessione era accompagnata da un contratto di fornitura di servizio tra Comdata e Vodafone e da un accordo sindacale concluso il 25 ottobre 2007 presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza dei rappresentanti del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. In tale contratto, al punto 11, si affermava testualmente che «il contratto di servizio tra Vodafone Italia e Comdata Spa potrà essere rinnovato e non prevede il ricorso al subappalto per l'esecuzione delle attività oggetto del trasferimento»; inoltre al punto 7 «... Vodafone Italia e Comdata Care garantiscono la piena stabilità occupazionale per tutta la durata del contratto di servizio pari a 7 anni...»;
la capogruppo Comdata Spa ha comunicato il 10 marzo 2009 in un incontro nazionale con le rappresentanze sindacali, l'intenzione di trasferire l'esecuzione di tutte le attività svolte per il gruppo Vodafone, ad una società collegata sita in Romania, la Bitech Company srl; queste attività consistono nell'«Acquisizione consumer», consistente nell'inserimento dati finalizzato all'assegnazione della linea alla clientela individui, appaltata ancora prima della cessione di ramo di azienda. La capogruppo Comdata Spa gestisce tuttavia attualmente anche altre attività consistenti nella gestione delle richieste inoltrate dalla clientela aziendale. Queste ultime sono state appaltate a Comdata Care a seguito della cessione di ramo di azienda suddetta, tuttavia sono state successivamente passate in gestione a Comdata Spa a seguito di un profondo riassetto organizzativo, tuttora in corso, che di fatto sta ridefinendo il perimetro aziendale di Comdata Care che nell'intesa sindacale si sarebbe dovuto mantenere corrispondente al ramo di azienda ceduto da Vodafone. Dalle dichiarazioni rese il 10 marzo sono da ricomprendersi tra le attività trasferite in Romania anche queste ultime;
la partecipazione alla società Bitech, così come la costituzione di una società in Bulgaria, appaiono agli interroganti finalizzate al dumping;
il gruppo Comdata nel proprio bilancio 2006 (bilancio chiuso il 31 dicembre 2006) a pag. 181 e seguenti, nella «Relazione di gestione» compiaceva gli azionisti dichiarando «L'attività svolta nel corso dell'esercizio 2006 ha consentito alla vostra
società il raggiungimento di alcuni importanti risultati, tra i quali segnaliamo: (...) - avviamento del processo di delocalizzazione produttiva all'estero, mediante una partnership in Romania con un imprenditore italiano e la costituzione di una nuova società in Bulgaria, interamente controllata. (...). Inoltre come ricordato in precedenza nel corso dell'esercizio si è costituita mediante sottoscrizione integrale del capitale sociale, la società Comdata Bulgaria, che alla data di chiusura dell'esercizio non risulta ancora operativa»;
nel successivo bilancio (Relazione di gestione: pag. 66 bilancio chiuso il 31 luglio 2007) Comdata Bulgaria risultava operante e inoltre si iniziavano a percepire dividendi dalla collegata rumena Bitech srl;
il gruppo Comdata ha dichiarato nei bilanci 2005 e 2006 (con chiusura al 31/12) utili annui per quasi 1.600.000 euro. Nel bilancio 2007 (chiuso il 31 luglio 2007) utili per 667.993 euro. Tuttavia nei bilanci è costante un elevato costo di produzione;
solo considerando gli ultimi bilanci, nel 2006 innanzi ad un valore della produzione di 95.730.259 euro, il totale costi della produzione era di 89.782.425 euro, mentre nel 2007, un valore della produzione di 66.888.846 euro veniva eroso da un totale costi di produzione per 63.643.669 euro;
questa era la situazione ancora prima che il gruppo Comdata, mediante la sua controllata, acquisisse i 915 dipendenti di cui al ramo d'azienda Vodafone;
nel frattempo, il gruppo Comdata ha continuato ad acquisire aziende o rami di esse: oltre al ramo di azienda di Vodafone (acquisto particolarmente oneroso), ha acquistato Selfin (circa 130 dipendenti) e Met Sogeda (circa 550 dipendenti);
la situazione attuale appare notevolmente peggiorata dalla crisi: la controllante Comdata Spa è ricorsa alla Cassa integrazione sulla sede di La Spezia per 150 dipendenti e si parla di ulteriori esuberi nella misura di 1.000 unità;
la controllata Comdata Care, chiude il primo anno di attività (bilancio chiuso il 30 giungo 2008) con una perdita di 729.062 euro, verosimilmente come conseguenza dell'eccessivo costo del personale acquisito da Vodafone;
in relazione al continuo acquisto di società da parte del gruppo Comdata è da segnalare l'interrogazione 4-01863 presentata dal deputato Porfidia al Ministro dello sviluppo economico (seduta n. 102 dell'11 dicembre 2008), circa le difficoltà economiche, denunciate in relazione ad una sua controllata (Selfin), e che tuttavia non impediscono al gruppo di continuare nell'acquisto di aziende o rami di essa;
appare fondato il timore che il gruppo Comdata, per far fronte ad una crisi inaspettata ma sfruttando una delocalizzazione già avviata, stia passando attività dalla controllata Comdata Care alla capogruppo Comdata Spa per poi cederle alla collegata rumena -:
se il passaggio delle attività cedute con il ramo d'azienda alla società partner in Romania costituisca violazione dell'impegno a non ricorrere al subappalto, in violazione del punto 11 dell'accordo sindacale 25 ottobre 2007 o comunque non si sia innanzi ad un progetto mirante a far saltare la garanzia occupazionale prevista per 7 anni nel suddetto accordo sindacale;
se il Ministro sia informato circa la situazione dell'azienda o se intenda informarsi circa la volontà di Comdata di cedere parte delle attività ed in che misura alle sedi dislocate nell'Est Europa, stante il completo silenzio della stessa nei confronti delle rappresentanze sindacali, e fatta salva la necessità di adottare tutte le misure atte a far riprendere i tavoli di confronto;
qualora si sia davanti ad una misura temporanea dettata dalla contingente crisi, salvo il rispetto comunque dovuto all'accordo del 27 ottobre 2007, se il Ministro, nell'ambito delle proprie competenze, ritenga di poter intervenire presso il gruppo Comdata affinché indichi un termine entro cui le attività possano rientrare in Italia.
(5-01175)
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
BARBATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le circostanze dell'incidente avvenuto il 24 gennaio sul treno Frecciarossa Napoli-Bologna si presentano avvolte dal mistero. Secondo quanto diffuso dal comunicato delle Ferrovie dello Stato: «le prime verifiche condotte dagli stessi macchinisti del treno hanno consentito di individuare nell'ultima carrozza il freno di emergenza indebitamente azionato». Questo «è verosimilmente la causa di quanto accaduto perché in grado di bloccare immediatamente la parte di treno frenata»;
«i macchinisti - spiegano le Ferrovie - avevano resettato il sistema dopo le verifiche nel "posto movimento" di Anagni e valutato di poter ripartire. Mentre davano lo spunto di trazione (il momento in cui il treno riprende a muoversi), nell'avvio il treno si è spezzato tra la sesta e la settima carrozza». Una circostanza che al momento è tutta da chiarire, anche perché «la ricerca del responsabile di questo atto doloso - così lo definisce Ferrovie dello Stato - non ha ancora avuto alcun esito, ma in ogni caso la società procederà ad esporre denuncia presso le autorità competenti. L'incolumità dei passeggeri non è mai stata a rischio, né avrebbe potuto accadere»;
il treno, infatti, partito da Napoli, in viaggio sulla linea dell'alta velocità e diretto a Bologna, fermatosi nella stazione di Anagni per delle verifiche tecniche, come spiegato nel comunicato delle Ferrovie, nel momento di ripartire si sarebbe spezzato in due, all'altezza della sesta e settima carrozza. Fortunatamente l'incidente non ha danneggiato nessuno, ma gli interrogativi sulla sicurezza per i passeggeri permangono;
indagini sono attualmente in corso, ma l'ipotesi diffusa dalle Ferrovie non convince molti lavoratori dell'azienda, ed in particolare i macchinisti di una storica rivista del trasporto su rotaia «Ancora in marcia», che replicano alle dichiarazioni dei rappresentanti delle Ferrovie: «è un'ipotesi fuorviante, perché l'azionamento della maniglia è sempre possibile da parte di qualsiasi viaggiatore e gli effetti sono i medesimi anche nel caso di uso legittimo e giustificato»;
a sostegno di questa tesi anche Raniero Casini, responsabile nazionale dei ferrovieri e membro della segreteria nazionale del Sindacato dei Lavoratori che, manifestando un'aperta diffidenza verso un episodio che parrebbe avere dell'incredibile, ha espresso le sue perplessità a diversi quotidiani nazionali, sostenendo che dietro l'incidente «potrebbe esserci un problema di manutenzione: oggi i controlli sono più diradati e questo aumenta le probabilità che si verifichino danni di questo genere»;
episodi analoghi sono avvenuti quest'estate il 14 e il 22 luglio, quando si ruppero i ganci che tenevano unite le carrozze di due Eurostar vuoti in manovra
tra la Stazione centrale di Milano e il deposito. Legato a questa vicenda vi fu il clamore del licenziamento del delegato alla sicurezza Dante De Angelis deciso dalle Ferrovie a Ferragosto, dopo che costui aveva definito l'incidente avvenuto un mese prima «il campanello d'allarme sulla questione della manutenzione, della progettazione e dei controlli sugli Etr». Allora l'azienda attribuì la causa alla «mancata osservanza delle procedure operative del personale» ed escluse che con il treno in marcia sarebbe potuto accadere -:
quali indagini si stiano portando avanti per accertare le responsabilità di un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime per i passeggeri, e soprattutto quali elementi di verifica si stanno seguendo, nella speranza che le ipotesi presentate dall'azienda di Moretti non siano le uniche tenute in considerazione nello svolgimento delle analisi del caso, e che anzi vengano valutate ipotesi a 360 gradi senza preclusione alcuna;
quali misure si intendano prevedere per vigilare sulle misure di sicurezza che ogni servizio di trasporto dovrebbe garantire, ogni giorno, per la tranquillità e la tutela dei cittadini che utilizzano il treno;
quali iniziative intenda assumere nei confronti di Trenitalia spa affinché vengano effettuati maggiori controlli sui treni e sulle linee, come caldeggiato anche dal responsabile nazionale dei ferrovieri e membro della segreteria nazionale del Sindacato dei Lavoratori, dai lavoratori stessi, e dai viaggiatori, nonché affinché siano stanziate maggiori risorse al fine di incrementare il livello qualitativo (inclusivo di una maggiore sicurezza) di tutto il sistema ferroviario italiano.
(4-02135)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto concerne la sicurezza della circolazione ferroviaria in generale, si fa presente che con il decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162 è stata istituita l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (ANSF) a cui sono assegnati i compiti di autorità preposta alla sicurezza per il sistema ferroviario italiano; il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha funzioni di indirizzo e sorveglianza dell'agenzia stessa nonché, attraverso apposito organismo investigativo, svolge indagini al fine di fornire eventuali raccomandazioni finalizzate al miglioramento della sicurezza ferroviaria e alla prevenzione di incidenti.
In considerazione di quanto sopra e tenuto conto dell'attuale transizione verso le nuove tecnologie di sicurezza e del conseguente attrezzaggio in corso delle rete ferroviaria e dei rotabili con le tecnologie per la sicurezza ed il controllo della marcia dei treni, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con apposito atto di indirizzo del 30 giugno 2008, ha previsto, tra l'altro, che l'agenzia:
provvede ad una prima organizzazione delle strutture avendo cura di garantire la terzietà, la non discriminatorietà, l'indipendenza e l'autorevolezza delle decisioni;
assicura la cura dei rapporti con l'agenzia ferroviaria europea in materia di sicurezza della circolazione dei treni e dell'esercizio ferroviario, fornendo al Ministero le necessarie informazioni per lo svolgimento delle attività volte all'integrazione ed all'interoperabilità dei sottosistemi coinvolti nella realizzazione e nella gestione della sicurezza ferroviaria;
cura il monitoraggio delle attività in corso ed interviene al fine di favorire il processo di migrazione verso le nuove tecnologie per il controllo della marcia dei treni, promuovendo anche l'emanazione di eventuali prescrizioni di esercizio;
avvia il riordino del quadro normativo concernente la sicurezza ferroviaria.
L'agenzia ha correttamente avviato le proprie attività e sta quindi rilasciando le certificazioni di sicurezza per la circolazione
del materiale rotabile, ha assunto importanti decisioni, in particolare circa l'utilizzo di dispositivi atti al controllo della vigilanza del macchinista nell'ambito del sottosistema di bordo dei rotabili.
L'agenzia, inoltre, si è immediatamente adoperata per la soluzione delle principali criticità relative alla sicurezza della circolazione ferroviaria emerse nel corso dell'attività ispettiva avviata, quali ad esempio le questioni relative alle porte di accesso delle carrozze adibite al trasporto viaggiatori ed alle operazioni di manutenzione svolte dalle imprese ferroviarie. L'Agenzia, infine, si è attivata per favorire l'attuazione dei programmi delle imprese ferroviarie per il completamento della installazione a bordo dei treni dei sistemi di protezione della marcia del treno.
Il Ministero, attraverso la direzione generale per il trasporto ferroviario che svolge operativamente le funzioni di vigilanza sull'Agenzia, collabora attivamente alle attività avviate dall'ANSF.
Per quanto riguarda gli episodi di «spezzamento» di treni ETR500 il Ministero, anche a fronte di quanto riferito dall'agenzia in merito agli episodi di cui trattasi è intervenuto direttamente, non solo a fronte dei propri compiti istituzionali di vigilanza e di regolazione, ma anche in qualità di azionista di Ferrovie dello Stato.
Tra l'altro si è provveduto a richiamare l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato s.p.a. affinché siano attivati tempestivi provvedimenti per conseguire la necessaria efficienza ed efficacia dei processi volti al mantenimento di idonei livelli di sicurezza.
In relazione agli episodi avvenuti nel luglio 2008 sono stati effettuati immediati accertamenti diretti finalizzati a verificare la necessità di interventi urgenti. La problematica all'epoca verificatasi era quella di indebito inserimento del sottosistema di bordo di controllo marcia treno sulla locomotiva di coda. Tale locomotiva ha pertanto comandato la frenatura di emergenza dei convogli all'avvio della locomotiva di testa. La frenatura comandata dalla coda ha indotto una sollecitazione dinamica anomala sui convogli che ha generato uno sforzo di trazione superiore al limite di rottura per il quale i «tenditori» posti tra le vetture sono progettati.
Tale problematica è stata risolta con interventi sulle tecnologie di bordo.
Va rilevato che per entrambi i convogli per i quali si è verificato lo spezzamento non sono emerse non conformità di attuazione dei programmi manutentivi; in particolare i «tenditori» vengono revisionati fuori opera anche con sistematici controlli non distruttivi ed eventualmente sostituiti in occasione degli interventi di manutenzione.
Per quanto riguarda l'episodio di «spezzamento» avvenuto il 24 gennaio 2009 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha immediatamente attivato apposita indagine nominando una commissione composta da tecnici esperti dell'organismo investigativo istituito presso il Ministero stesso.
L'organismo investigativo, al termine delle indagini, fornirà le necessarie raccomandazioni per il miglioramento della sicurezza ferroviaria e la prevenzione di incidenti simili.
Per quanto riguarda la questione della guida dei treni con doppio agente o con macchinista solo si evidenzia che la direttiva emanata il 20 ottobre 2006 dall'allora Ministro dei trasporti non disciplina affatto tale fattispecie, ma era tesa a risolvere le criticità per l'utilizzo del «dispositivo vigilante» per la rilevazione della presenza e della attenzione del macchinista. Ciò in quanto erano state sollevate alcune problematiche legate alla presenza di dispositivi con caratteristiche tecniche non idonee dal punto di vista ergonomico e, quindi, della sicurezza del lavoro.
Tale direttiva ministeriale, pertanto, indicava come l'impiego del dispositivo potesse trovare una giustificazione temporanea finché non fosse compiutamente implementato il sistema di sicurezza di controllo della marcia del treno e che, per quanto riguarda il controllo effettivo della vigilanza del macchinista, sarebbero stati esplorati altri possibili sistemi atti a discriminare tempestivamente condizioni di ipovigilanza con metodi non invasivi e non disturbanti l'operatività della persona.
Allo stato attuale, peraltro, è stato completato il programma di attrezzaggio della rete ferroviaria nazionale con le nuove tecnologie di controllo marcia del treno (SCMT) e di supporto alla condotta (SSC). Risultano inoltre a buon punto i programmi di installazione dei sottosistemi di bordo da parte delle imprese ferroviarie.
Il completamento dell'installazione di tali sistemi e sottosistemi costituisce una assoluta priorità per la sicurezza della circolazione ferroviaria in quanto consentirà di disporre della protezione della marcia del treno in caso di mancato rispetto delle limitazioni imposte dai segnali.
Come già riportato l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie sta effettuando un attento monitoraggio dell'attrezzaggio tecnologico in corso ed il Ministero provvederà a definire ulteriori indirizzi e orientamenti in relazione alle criticità che dovessero essere riscontrate.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le piogge abbondanti cadute ininterrottamente nelle ultime ventiquattro ore in provincia di Lecce, unite a forti raffiche di vento, hanno causato gravi danni e disagi in gran parte dei comuni salentini dove intere comunità locali sono rimaste per ore isolate;
ad esser stretto nella morsa del prolungato maltempo è soprattutto il Sud Salento ed i comuni maggiormente colpiti risultano essere ad oggi Gagliano del Capo, Andrano, Castrignano del Capo, Patù, Poggiardo, Uggiano La Chiesa, Otranto, Minervino e Bagnolo del Salento;
lo scenario che si presenta in queste ore nei suddetti comuni risulta essere quasi apocalittico: si registrano, difatti, frane, allagamenti su strade e campi coltivati, strade invase dal fango e dai detriti, mareggiate che hanno completamente distrutto strutture pubbliche e private;
inoltre nel comune di Gagliano del Capo si è registrato, sempre a causa dei copiosi eventi atmosferici, il deragliamento di una littorina delle Ferrovie Sud-Est che solo per un caso fortuito non ha generato un vero e proprio disastro;
ai danni precedentemente esposti si aggiungono, peraltro, anche quelli irreversibili subiti dall'intero comparto agricolo -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire con urgenza per attuare una stima esatta dei danni provocati, nell'intento di intraprendere successivamente le necessarie iniziative per dichiarare lo stato di calamità naturale esteso all'intera zona del Sud Salento al fine di intervenire con tutte le necessarie iniziative per pianificare gli interventi idonei ed utili a garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-02038)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame con la quale vengono richiesti elementi concernenti le piogge alluvionali unite a forti raffiche di vento che hanno colpito la provincia di Lecce nella prima metà del mese di gennaio del corrente anno, si rappresenta quanto segue.
Relativamente agli interventi di soccorso alle imprese agricole colpite, si fa presente che potranno essere attivati gli interventi del fondo di solidarietà nazionale, qualora a conclusione dei rilevamenti da parte degli organi tecnici della Regione Puglia, territorialmente competente, verranno accertati danni superiori al 30 per cento della produzione lorda vendibile ordinaria.
Alla data odierna, ancora nessuna richiesta formale d'intervento è pervenuta a questa amministrazione. Non appena perverranno le proposte regionali, nei termini e con le modalità prescritte dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, modificato dal decreto legislativo 18 aprile 2008. n. 82, questo Ministero provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione dei decreti di declaratoria.
Ai sensi della vigente normativa, a favore delle aziende agricole danneggiate possono essere concessi i seguenti aiuti:
a) contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria;
b) prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo;
c) proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso;
d) contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte.
Compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, con onere della spesa a carico del fondo di solidarietà nazionale.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
BERNARDINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
martedì 22 giugno la signora Mia Copalea, cittadina romena di etnia Rom, si è recata con il figlio Ionitz Ciuraru presso l'Ospedale San Salvatore di Pesaro per richiedere una visita medica urgente ed un eventuale ricovero in seguito a fortissimi dolori alla testa che da giorni la tormentano a causa di un cancro al seno sviluppatosi con metastasi cerebrale;
secondo quanto riportato da alcune notizie stampa, la signora ha subito un delicato intervento alla testa, a Milano, poco prima di trasferirsi pochi mesi fa, a Pesaro, con la famiglia;
la signora Mia Copalea, recatasi presso il distaccamento oncologico, è stata affidata alle cure della dottoressa Baldelli, la quale - sempre secondo notizie di stampa - le ha rifiutato le cure presso la struttura sanitaria pubblica, perché priva di un documento attestante la propria residenza in Italia;
il signor Ciuraru, suo figlio, ha dichiarato inoltre che i dipendenti ospedalieri hanno rifiutato il ricovero alla madre pur avendo egli mostrato i documenti d'identità romeni, giustificando tale comportamento omissivo con il fatto che la famiglia Ciuracu non ha a Pesaro una casa presso la quale poter prendere la residenza;
alla signora Copalea, secondo le affermazioni del figlio, il personale sanitario si è rifiutato di prescrivere le medicine più urgenti spiegando inoltre che per poter avere accesso privatamente ad una visita oncologica sarebbe stato necessario disporre di una somma non inferiore ai 400 euro;
la Costituzione, con gli articoli 2, 3 e 32, riconosce come fondamentale il diritto alla salute e lo tutela anche nell'interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti;
i cittadini comunitari, come sono i rumeni, godono dello stesso status dei cittadini italiani -:
se intenda adottare un'iniziativa ispettiva presso il distaccamento oncologico del San Salvatore di Pesaro per accertare quanto riportato in premessa e se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per assicurare le cure alla signora Copalea;
quali iniziative intenda mettere in atto per prevenire discriminazioni sanitarie ai danni dei cittadini comunitari di etnia rom.
(4-00779)
Risposta. - Dai dati acquisiti dall'azienda ospedaliera «Ospedale San Salvatore» di Pesaro, risulta che nella tarda mattinata del 21 luglio 2008 si presentava
al pronto soccorso dell'azienda citata una persona che si qualificava come referente locale della comunità Rom, e che accompagnava la signora in questione, affetta da patologia neoplastica. Dagli stessi soggetti venivano richieste informazioni circa la possibilità di un riferimento oncologico presso la città di Pesaro.
Il medico primario, facente funzioni del pronto soccorso, contattava il reparto di oncologia, che nell'assicurare la propria disponibilità, sollecitava il medico ad inviare subito la donna presso la stessa struttura, per eventuali necessità assistenziali.
Pertanto, il referente Rom veniva invitato ad accompagnare subito la paziente presso la struttura del presidio (in località Muraglia), in quanto il suddetto medico, al termine del proprio turno di servizio, si sarebbe trattenuta perché gradiva accettare personalmente la donna. La paziente non veniva presa in carico ufficialmente al pronto soccorso, perché era stata formulata esclusivamente una richiesta di informazione circa un riferimento oncologico a Pesaro.
La dottoressa prendeva in carico la paziente, ne verificava le condizioni generali, peraltro discrete, e, ravvisando la necessità di una valutazione più approfondita, la invitava a produrre la documentazione relativa ai precedenti interventi chirurgici e alle terapie seguite; veniva quindi fissato un nuovo appuntamento per il giorno successivo alle ore 13.00.
In data 22 luglio 2008 veniva valutata la documentazione clinica presentata dalla paziente, nuovamente visitata, e veniva aperta una cartella clinica ambulatoriale con la registrazione dei dati anamnestici remoti e recenti e delle risultanze dell'esame obiettivo, alla quale era allegata copia di tutta la documentazione sanitaria presentata.
Il medico rilasciava alla paziente la propria dettagliata relazione clinica, la quale riportava: «attualmente le condizioni sono discrete, l'obiettività è negativa».
Le informazioni circa le modalità di accesso gratuito alle prestazioni ambulatoriali, dopo la conferma fornita dalla direzione medica di presidio, erano comunicate alla paziente e al figlio ed erano riportate al termine della relazione clinica.
La paziente e il figlio venivano congedati con assoluta disponibilità per le ulteriori necessità.
Il direttore generale ha sottolineato che né il medico in questione né alcun altro sanitario dell'azienda ospedaliera «Ospedale San Salvatore» ha mai richiesto ad alcun titolo compensi economici.
Il giorno 23 luglio 2008, alle ore 14.00, la paziente ritornava al pronto soccorso ospedaliero con codice colore verde, per «riferita sintomatologia dolorosa addominale da due settimane e sensazione come di malessere generalizzato». Dopo gli accertamenti del caso, alla luce dei quali venivano escluse patologie acute in atto, si ravvisava la necessità di ulteriori accertamenti e la paziente era trattenuta in ambiente ospedaliero.
La paziente veniva dimessa in data 25 luglio 2008 con diagnosi di «colica addominale in paziente con esiti di quadratectomia sinistra per ca.duttale infiltrante; esiti di craniotomia per cisti colloide del III ventricolo. Importante abitudine tabagica».
Si precisa, inoltre, che l'azienda ospedaliera «Ospedale San Salvatore» ha consegnato al comando Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS) la documentazione sanitaria relativa alla vicenda.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Eugenia Maria Roccella.
BORDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Strada Statale 89 è una delle arterie stradali maggiormente trafficate della provincia di Foggia, poiché è la principale via di collegamento tra l'autostrada A14-Adriatica e i centri turistici del Gargano, la base aeronautica «Amendola», l'area industriale di Manfredonia;
uno studio commissionato dalla Provincia di Foggia ha fatto emergere che sulla stessa statale 89, nel periodo 1993-2004,
si sono verificati 482 incidenti, che hanno provocato 100 morti e 925 feriti;
l'ANAS ha impegnato ingenti risorse nel parziale ammodernamento della SS89, consistito nell'allargamento della carreggiata, per portare le corsie da 2 a 4, nei tratti che vanno dalla circonvallazione di Foggia alla base aeronautica di «Amendola» e dallo svincolo della stazione balneare di Siponto all'area ASI di Monte Sant'Angelo, e nella realizzazione delle annesse complanari e degli spartitraffico;
il completamento dell'ampliamento, relativamente al tratto compreso tra la base aeronautica di «Amendola» e lo svincolo della stazione balneare di Siponto, era parte integrante del progetto di ammodernamento della strada statale 273, nel tratto che collega la strada statale 89 al Comune di San Giovanni Rotondo, polo di attrazione del turismo spirituale;
quest'ultimo progetto è stato, successivamente, accantonato per la sua eccessiva onerosità, fatta salva la parte che riguarda il completamento dell'ammodernamento della statale 89 nel tratto compreso tra la base aeronautica di Amendola e il primo svincolo per Manfredonia, che comprende anche il tratto che corre parallelo alla nuova zona industriale, nata con gli investimenti collegati all'attuazione del Contratto d'Area di Manfredonia;
il progetto-stralcio, dell'importo di circa 50 milioni di euro, è stato inserito nella convenzione tra la società ANAS SpA e la Regione Puglia già nel 2004, dove risultava nel novero delle opere a finanziamento ANAS;
il 10 marzo 2006 (delibera n. 112) la Giunta del Comune di Manfredonia ha approvato la progettazione definitiva dell'opera in questione, cui nel frattempo è stata sottratta la dote finanziaria che l'ANAS SpA avrebbe dirottato su altri progetti;
il 23 aprile 2007, rispondendo ad un'interrogazione dello scrivente, il ministero delle Infrastrutture dichiarò di avere inserito i lavori di ammodernamento del tratto compreso tra lo svincolo Sud di Manfredonia e l'aeroporto militare di Amendola nell'elenco delle priorità, assegnando un finanziamento di 44 milioni di euro;
nel medesimo atto ministeriale erano elencati i documenti di programmazione in cui era inserito l'intervento in parola: bozza del programma ANAS 2007-2011, previsto dalla legge Finanziaria 2007; accordo preliminare per l'individuazione e la selezione degli interventi da inserire nei programmi nazionali di attuazione «Reti e Mobilità» del Quadro di Sostegno Nazionale 2007-2013, siglato dal ministero delle Infrastrutture e dalla Regione Puglia il 28 febbraio 2007;
il 17 ottobre 2007 veniva pubblicato sui quotidiani l'avviso con cui l'Anas - Compartimento della viabilità per la Puglia - formalizzava l'attivazione delle procedure per la cantierizzazione dei lavori di messa in sicurezza della statale 89, nel tratto che collega l'aeroporto di Amendola alla tangenziale di Manfredonia;
il decreto n. 112 del 2008, meglio noto come «manovra finanziaria di luglio», ha drasticamente ridotto i fondi a disposizione di Anas SpA per il triennio 2009-2011, limitando la dotazione del 2009 al solo fondo stanziato con la Finanziaria 2007, pari a 1.560 milioni di euro, comunque insufficiente a soddisfare il fabbisogno della società, pari a 3.560 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2009-2010-2011 -:
se ed in quali termini l'ANAS SpA intenda procedere con la realizzazione del completamento delle opere di ammodernamento della strada statale 89.
(4-01183)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Azienda nazionale autonoma strada (ANAS) ha predisposto il progetto definitivo relativo all'ammodernamento della strada statale 89 «Garganica», nel tratto tra l'aeroporto di Amendola e la tangenziale di Manfredonia. Detto progetto, che ha ricevuto
tutti i pareri favorevoli prescritti dalla vigente normativa, ha un costo complessivo di 57.338.000 euro ma non dispone di completa copertura finanziaria.
All'opera era stato stanziato l'importo complessivo di 44 milioni di euro a valere delle risorse del Quadro strategico nazionale 2007/2011, inserendolo nella tabella I del contratto di programma ANAS 2008, in quanto appaltabile entro l'anno.
Tuttavia, l'indisponibilità dei fondi del Quadro strategico nazionale ha comportato il differimento dell'appalto all'anno 2009 rispetto al quale il costo aggiornato presenta un residuo da finanziare pari a 13,4 milioni di euro. È in corso l'aggiornamento del progetto definitivo ai fini del successivo bando di appalto integrato.
Al riguardo, in accordo con quanto comunicato dalla Ragioneria dello Stato, si ritiene che il finanziamento di tale incremento di costo possa essere proposto a valere delle poste finanziarie destinate al prossimo contratto di programma ANAS 2009, qualora sia verificata la disponibilità dei fondi del Quadro strategico nazionale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Padova è stato realizzato il servizio di metro-tram (Translohr), la cui soluzione tecnica, del tutto innovativa, prevede il ricorso ad una monorotaia;
fin dall'inizio dei lavori avviati da qualche anno, si sono evidenziati numerosi disagi per i cittadini in quanto il suo attraversamento in particolare con biciclette e motorini ha generato numerose cadute di ciclisti ed anche motociclisti con lesioni rilevanti per gli infortunati;
in base ad evidenze empiriche risulterebbero 269 incidenti, che hanno comportato il ricovero, quanto meno in pronto soccorso delle persone coinvolte e purtroppo anche di un decesso avvenuto il 5 giugno 2008;
risulta altresì che almeno in 65 casi i danneggiati abbiano presentato una richiesta di risarcimento danni al comune di Padova;
numerosi articoli dei giornali locali a partire dal 2004 hanno segnalato il problema qui presentato che sembra essere legato alla larghezza delle fosse laterali di destra o sinistra della rotaia, pari a cm. 4,5;
la soluzione tecnica scelta per la tramvia è di tipo assolutamente innovativo e finora ancora in fase di sperimentazione;
sembra che non esista omologazione del mezzo da parte del Ministero ma solo due pareri favorevoli, uno rilasciato da una commissione formatasi a Padova ed uno relativo alla città di Latina, sottoscritta dall'ingegnere Immacolata Paola Ventola e dall'ingegnere Elena Molinaro del Ministero dei trasporti per altro non riguardanti in modo specifico né il mezzo di trasporto in questione né la monorotaia che ne costituisce il supporto;
in data 24 marzo 2007 è stato inaugurato in blocco tutto il sistema Translohr;
non risulta esistere né l'omologazione della monorotaia (causa dei numerosi incidenti), né la relativa certificazione di un ente tipo C.E.R.T. o SINCERT UNI ISO 2000 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se il Ministro confermi la mancanza di omologazione da parte del Ministero sia del mezzo che della monorotaia;
se non ritenga che in carenza di omologazione deva essere sospeso l'esercizio del mezzo in via cautelativa, anche a salvaguardia della sicurezza pubblica.
(4-01962)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda le notizie generali relative alla presunta pericolosità del sistema
o il disagio che esso arrecherebbe ai cittadini, si rimanda a quanto precedentemente comunicato in data 4 agosto 2008 in risposta ad analoga interrogazione n. 4-00276 presentata dall'interrogante e relativa al medesimo oggetto.
Quanto alle «omologazioni», citate nella interrogazione, si fa presente che per i sistemi tranviari non sono previste dalle norme procedure di omologazione.
Più specificatamente per i sistemi tranviari, intesi come veicolo, sede, alimentazione elettrica ed impianti tecnologici connessi, le norme prevedono:
a) che il progetto completo venga esaminato dai competenti uffici ministeriali per il rilascio del nullaosta tecnico per la sicurezza ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 del 1980, articolo 3;
b) che il sistema nel suo complesso ed ogni sua sottoparte vengano sottoposti a prove alcune in fase di costruzione, altre direttamente in sito ai fini del rilascio del nullaosta all'esercizio, ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 del 1980; dette prove vengono seguite sempre dagli uffici territorialmente competenti, con il supporto, nel caso di tecnologie innovative o di particolare complessità, di una «commissione di agibilità» appositamente istituita.
Nel caso della tramvia padovana, dato il suo carattere fortemente innovativo, si è ritenuto, all'atto dell'approvazione del progetto, di rilasciare solo un nullaosta preliminare, subordinando quello definitivo agli esiti dei lavori di una commissione di sicurezza appositamente istituita per l'approfondimento degli aspetti tecnologicamente innovativi.
La commissione di sicurezza ha espletato pertanto una serie di attività che, in alcuni casi, hanno condotto a implementazioni/modifiche del sistema proposto, fino ad arrivare ad esprimere un parere favorevole all'approvazione, che, condiviso dalla commissione interministeriale di cui alla legge 1042 del 1969, come integrata dall'articolo 5 della legge 211 del 1992, ha permesso alla struttura ministeriale competente di rilasciare il nullaosta alla sicurezza di cui al punto a).
La stessa «commissione di sicurezza» è stata investita inoltre dei compiti di «commissione di agibilità» e, come tale, effettuate tutte le prove previste dagli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 del 1980, ed altre, ritenute indispensabili in relazione alla particolarità del sistema, ha espresso parere favorevole al rilascio del nullaosta ai fini dell'apertura all'esercizio di cui al punto b) per la tratta stazione - Guizza (capolinea sud), in esercizio ormai dal marzo 2007.
Alla data odierna, la commissione di sicurezza sta continuando il suo lavoro, sia seguendo e studiando le varianti di componenti o sottosistemi che, con l'esercizio, si sono rivelate opportune ai fini di una sua sempre più spinta ottimizzazione, sia seguendo le prove finalizzate all'immissione in servizio di nuovi veicoli e all'agibilità della seconda tratta progettuale che prolunga la linea verso nord.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 19 novembre 2007 in località Capo Schino del Comune di Gioiosa Marea (Messina) una frana di vaste proporzioni è caduta sulla sede stradale della SS. 113 Messina - Palermo, presso il chilometro 87+650, interrompendone il transito ed isolando di fatto il Centro Urbano e tutto il territorio del settore Ovest del Comune di Gioiosa Marea, dagli importanti collegamenti viari, in direzione Messina, con il rimanente Territorio Comunale;
l'attuale situazione di «isolamento» territoriale pone cogenti problematiche principalmente in ordine alla salute e sicurezza oltre che alla economia del territorio comunale;
nel rispetto di quanto concordato nell'incontro tenutosi presso il Ministero delle infrastrutture, il Comune di Gioiosa Marea ha predisposto la progettazione di
«Lavori provvisionali e di primo intervento per l'apertura al transito dopo il dissesto avvenuto al chilometro 87 + 650 in località Capo Schino» per l'importo di euro 318.912,47 richiedendo al dipartimento di protezione civile regionale il relativo finanziamento;
il dipartimento di protezione civile regionale con nota del 28 gennaio 2008, ha comunicato la impossibilità a finanziare l'intervento, causa la ridotta disponibilità di bilancio, demandando ad altri Enti (Anas e protezione civile nazionale) di provvedere al finanziamento in oggetto;
il dipartimento nazionale della protezione civile non ha tutt'oggi finanziato l'intervento;
l'Anas si è limitata ad emettere una ordinanza di chiusura al transito (n. 59 del 19 novembre 2007), nonché a predisporre spediti e doverosi sopralluoghi tecnici al fine di stabilire l'iter tecnico procedurale per porre rimedio all'annosa questione, senza seguito di alcun concreto intervento;
gli interventi da porre in essere al fine di porre definitivo rimedio alla ormai annosa problematica, passano sicuramente attraverso interventi di consolidamento di estesi tratti della falesia sia a monte che a valle della SS. 113 nel tratto ricadente tra località Capo Schino e località Capo Calavà con impegni finanziari notevoli e tempi di realizzo, come evidenzia l'Amministrazione comunale;
per quanto emerso da sopralluoghi tecnici effettuati, nonché da una serie di incontri tenutisi presso il dipartimento di protezione civile regionale, sembra si possano mitigare i disagi sofferti dalla popolazione residente attraverso la realizzazione dei «Lavori provvisionali e di primo intervento per l'apertura al transito dopo il dissesto avvenuto al chilometro 87 + 650 in località Capo Schino», finalizzati all'apertura al transito, in tempi ragionevolmente brevi, della strada statale 113 in località Capo Schino, ricostituendo un collegamento fisico viabile che possa servire a mitigare, con le dovute limitazioni d'uso, la incresciosa situazione di isolamento esistente;
l'Amministrazione comunale fa presente altresì che i disagi subiti dalla cittadinanza, sia per il danno sociale, sia per il danno economico che per la sicurezza hanno superato ogni sorta di sopportazione (sono stati attivati diversi comitati spontanei di cittadini che preannunziano azioni eclatanti su diversi fronti - Restituzione certificati elettorali, occupazioni di sedi istituzionali eccetera) -:
quali urgenti iniziative e provvedimenti, anche per il tramite del dipartimento protezione civile, intenda assumere per fare fronte alla grave situazione sopra descritta.
(4-01524)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri del 31 novembre 2008, si forniscono i seguenti elementi di risposta per quanto di competenza.
Il tratto di statale interessato da frequenti movimenti franosi si estende in provincia di Messina dal km. 78+000 (comune di Patti) al km. 89+500 (comune di Gioiosa Marea) e si sviluppa, quasi interamente, a mezza costa su versanti rocciosi a strapiombo sul mare.
Nel corso degli ultimi anni, lungo l'estesa chilometrica citata, si sono verificati diversi dissesti naturali che hanno comportato la frequente interruzione al transito della strada statale n. 113, con gravi rischi e disagi per le popolazioni dei comuni di Gioiosa Marea, Piratino e Patti.
In data 19 novembre 2007, la strada statale n. 113 è stata chiusa al traffico a causa di un ulteriore crollo verificatosi al km. 87+650, originato dalla ripa di monte interamente di proprietà privata.
L'amministrazione comunale di Gioiosa Marea, pertanto, ha realizzato sulla zona del dissesto lavori tesi alla mitigazione del rischio di nuovi crolli, che hanno comportato la chiusura al traffico della strada. La statale nel tratto interessato dall'intervento è stata riaperta nel mese di giugno 2008;
all'attualità si procede a senso unico alternato (regolato da un impianto semaforico) a causa della incompletezza della sede stradale all'altezza del km. 87+480.
L'Azienda nazionale autonoma strade (ANAS) ha redatto un progetto per un importo lavori di 1.500.000,00, riguardante il completamento della sede viaria ed il consolidamento geostrutturale del versante su cui insiste la statale. È in corso di pubblicazione il relativo bando.
L'intervento, il cui completamento è previsto entro il 2009, consentirà di ripristinare il doppio senso di circolazione con la rimozione del senso unico alternato.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 17 febbraio 2009 i militari della Guardia di Finanza di Trani hanno sequestrato un camion carico di rifiuti pericolosi, che viaggiava sprovvisto di documentazione specifica, e un'area adibita a discarica abusiva;
si tratta dell'ennesimo episodio di «pirateria ambientale» che avviene nel territorio di Trani, dove dall'inizio dell'anno sono state scoperte e sequestrate almeno altre due discariche abusive, una delle quali con d'una estensione di ben 1.500 mq e situata nella zona dell'ex-mattatoio comunale;
in quest'ultimo sito i carabinieri del Commando Carabinieri per la tutela dell'ambiente di Bari hanno rinvenuto rifiuti speciali anche pericolosi, quali batterie al piombo, parti elettromeccaniche per veicoli, oli per auto e una ingente quantità di pneumatici esausti;
numerose sono altresì le discariche a cielo aperto situate nelle campagne e nelle zone periferiche e industriali della città, dove - oltre a scarti edilizi, vecchi elettrodomestici e rifiuti chimici - sono state rinvenute massicce quantità di Eternit, la cui pericolosità e nocività per la salute umana è nota a tutti;
nonostante le forze dell'ordine abbiano messo in campo ingenti risorse umane strumentali per contrastare l'azione di questi criminali è ormai chiaro che nel territorio di Trani si è passati da una situazione di allarme ad una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria, che danneggia la città anche sotto il profilo turistico con pesanti ripercussioni anche a livello economico e sociale -:
quali tempestive iniziative intenda porre in atto, nell'ambito delle proprie competenze, per salvaguardare l'equilibrio ambientale e la salubrità della città di Trani e del suo territorio e se, in particolare, non ritenga ci siano i presupposti per provvedimenti di urgenza per salvaguardare i diritti costituzionalmente garantiti delle popolazioni interessate.
(4-02378)
Risposta. - Per quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante il pericolo in cui incorre l'equilibrio ambientale e la salubrità della città di Trani a causa del fenomeno dell'abbandono incontrollato di rifiuti, occorre premettere che quanto riportato nell'interrogazione trova effettiva conferma anche nelle notizie che sono state fornite dagli enti locali, dalle amministrazioni e dalle Forze di Polizia interessate. In particolare, si rappresenta quanto segue.
L'amministrazione comunale di Trani ha fatto presente che, nell'ambito della tutela ambientale sono stati eseguiti numerosi interventi di bonifica, a partire dal 2004 ad oggi, a cura e spese dello stesso comune, alla luce delle varie segnalazioni giunte e/o a seguito di interventi diretti dell'autorità giudiziaria riguardanti aree comunali e non (strade provinciali e aree demaniali), oggetto di discariche abusive di rifiuti di vario genere. A seguito dell'entrata in esercizio dell'isola ecologica, vi è stata una netta diminuzione del fenomeno.
Con riferimento al sequestro dell'area «ex mattatoio comunale», effettuato in data 5 ottobre 2005 dal Comando carabinieri
del Nucleo operativo ecologico di Bari, unitamente al Comando Carabinieri di Trani, la stessa amministrazione comunale, ha precisato che il relativo decreto di sequestro preventivo, emesso in data 10 ottobre 2005 a firma del giudice per le indagini preliminari, dottor Michele Nardi, fu notificato all'amministrazione comunale il 14 novembre 2005 e contestualmente venne nominato custode giudiziario il Sindaco pro-tempore, con l'obbligo di provvedere, a spese del comune, alla bonifica del sito.
Alla luce di quanto ordinato, furono programmati i lavori da realizzarsi, consistenti nella rimozione dell'eternit presente all'interno dell'area, nella rimozione di tutti i materiali ferrosi e nella messa in sicurezza dell'area mediante la realizzazione di opere edili.
Relativamente alla rimozione dei pannelli di eternit costituenti le coperture di alcuni immobili insistenti nell'area comunale sottoposta a sequestro, nonché delle cisterne, pluviali e lastre di eternit abbandonate sulla stessa area, l'ufficio tecnico, con determinazione dirigenziale n. 643 del 18 novembre 2005, affidò i lavori all'impresa «Viso al Servizio dell'Ecologia di Viso Nicolò & s.a.s.» che furono eseguiti, dopo l'ottenimento delle autorizzazioni sanitarie previste, dal 17 al 21 marzo 2006.
La rimozione dei materiali ferrosi fu, invece, effettuata a cura del locale comando di polizia municipale e per tale operazione risulta agli atti apposito verbale del 19 gennaio 2005.
Anche i lavori di bonifica e messa in sicurezza dell'area furono aggiudicati in data 4 ottobre 2006, aventi ad oggetto la realizzazione di un piazzale e la posa in opera della pubblica illuminazione, al fine di sfavorire il ripetersi degli scarichi abusivi di rifiuti.
Poiché l'esecuzione dei lavori suddetti è tutt'oggi subordinata al dissequestro dell'area, che può avvenire solo dietro presentazione di un piano di bonifica, nell'agosto del 2008, l'ufficio tecnico comunale, avvalendosi della collaborazione del laboratorio «Archimede S.r.l.», e alla presenza dei tecnici dell'Azienda regionale protezione ambientale Puglia, ha effettuato un campionamento dell'intera area al fine della caratterizzazione dei rifiuti presenti in loco. I risultati hanno evidenziato la presenza di rifiuti pericolosi (eternit) solamente in tre punti, mentre la quasi totalità dei restanti rifiuti sono assimilabili a quelli urbani.
Secondo i programmi dell'amministrazione comunale, i rifiuti in legno, plastica e vetro verranno conferiti presso il centro di raccolta comunale, mentre per quelli in eternit l'ufficio tecnico ha affidato i lavori ad una ditta specializzata, che provvederà alla loro rimozione entro questa settimana.
Completate tali operazioni, dopo la verifica in loco da parte dell'Arpa, si potrà ottenere il dissequestro dell'area e dare esecuzione ai definitivi lavori di sistemazione che, come sopra detto, sono stati già appaltati.
Per maggiore chiarezza, si precisa che il medesimo sito fu oggetto di sequestro da parte della Guardia di finanza nell'aprile del 2004 e che, anche se nel relativo verbale di sequestro non furono indicate le particelle catastali, in linea generale l'area comunale è sempre quella «dell'ex mattatoio Comunale».
In ordine alla stessa zona, recentemente, in data 2 febbraio 2009, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Bari ha eseguito un nuovo provvedimento di sequestro emesso dal tribunale di Trani (Bari), riguardante una porzione di area, di pertinenza, sempre, del dismesso mattatoio comunale, poiché interessata dalla presenza di una «discarica equivalente», abusiva, di rifiuti speciali.
L'operazione condotta dal comando compagnia della Guardia di finanza di Trani in data 26 febbraio 2009, di cui è cenno nell'interrogazione, invece, fa riferimento ad un episodio accaduto ad una pattuglia in servizio di controllo del territorio nel corso del quale è stato fermato ed ispezionato un autocarro carico di terra miscelata con materiale bituminoso ed asfalto, proveniente da un cantiere dell'autostrada A/14 e diretto ad una cava in agro di Trani, scortato da un documento di trasporto ordinario, avente per oggetto «terra» e non dal formulario identificativo per il trasporto di rifiuti - FIR.
Il controllo, proseguito nel luogo di destinazione, ha permesso di appurare che il materiale trasportato era costituito da miscele bituminose di catrame e terra, classificabile, ai sensi del decreto legislativo n. 156 del 2006 (allegato D, parte II), come rifiuto pericoloso.
Analogo materiale con pezzi di asfalto stradale era stato già scaricato precedentemente all'interno della cava, formando un cumulo di 15 metri cubi.
Pertanto, i militari operanti hanno proceduto al sequestro dell'autocarro e dell'area di 220 metri quadri adibita a discarica, denunciando all'Autorità giudiziaria quattro persone per concorso nei reati previsti dall'articolo 256 del citato decreto legislativo (attività di gestione di rifiuti non autorizzata) e dell'articolo 483 del codice penale (falsità ideologica commessa da privati in atti pubblici).
Al fine di porre freno all'annosa vicenda dell'abbandono incontrollato di rifiuti e promuovere le opere di bonifica dei siti interessati dal problema il Comando carabinieri tutela ambiente, l'A.R.P.A. Puglia, il Consiglio nazionale delle ricerche, il Corpo forestale dello Stato e la Guardia di Finanza, hanno stipulato con la regione Puglia una «Convenzione quadro», seguita da singole convenzioni «di obiettivo» per forza di polizia, inerente il «monitoraggio dei siti inquinati in Puglia».
Tali accordi sono finalizzati a:
acquisire una visione integrale e costantemente aggiornata del territorio pugliese in relazione allo stato di salute ambientale;
alimentare con informazioni aggiornate l'anagrafe dei siti da bonificare, così come disposto dal comma 1 dell'articolo 17 del decreto Ministero dell'ambiente;
individuare le principali «cause di inquinamento» presenti in Puglia e/o derivanti da attività illecite, anche attraverso attività investigative, allo scopo di eliminare i pericoli per la salute umana e per l'ambiente;
consegnare alla magistratura elementi dettagliati e completi allo scopo di ridurre notevolmente i tempi di giudizio ed incrementare l'efficacia dell'azione di contrasto ai fenomeni;
ottenere informazioni utili per la definizione delle priorità d'intervento relative alla caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei siti contaminati;
raccordarsi con le amministrazioni provinciali e comunali per promuovere il rapido risanamento di situazioni di minor rischio (ad esempio abbandoni di rifiuti).
L'attività, dal punto di vista pratico, prevede la pianificazione e realizzazione di missioni di ricerca e monitoraggio dei siti potenzialmente inquinati, realizzate anche per mezzo di ricognizioni aeree, campionamenti, determinazioni analitiche, nonché la valutazione delle condizioni di rischio per la popolazione e per l'ambiente per l'adozione dei consequenziali provvedimenti e, non ultima, l'attività investigativa e di raccordo con gli enti locali.
Il lavoro di perimetrazione e schedatura dei siti soggetti ad abbandono, con opportuna strumentazione informatica, andrà ad implementare un apposito database.
Con lo scopo di facilitare i compiti nell'esecuzione dei programmi, è in corso di redazione, da parte di Arpa Puglia, un manuale operativo, concepito per fornire indicazioni sulle procedure amministrative, oltre che penali, da porre in essere da parte degli organi preposti agli interventi sui luoghi, sulla tipologia e sugli impatti delle varie categorie di rifiuti riscontrabili.
Da quanto esposto, appare evidente che vi sia un impegno diffuso tra tutte le amministrazioni a vario titolo investite dal problema, teso ad arginare il fenomeno «rifiuti».
Va segnalata anche l'esecuzione minuziosa dei compiti di repressione, legati al censimento e alla successiva rimozione e bonifica dei siti, importantissima per scongiurare il verificarsi di una situazione emergenziale.
Ad ogni buon fine, comunque, non mancherà un attento controllo del fenomeno da
parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per vigilare sulla salvaguardia della salute e dell'ambiente.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.
CATANOSO. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere- premesso che:
lo scorso 8 settembre i Vigili del fuoco hanno registrato l'ennesimo decesso in servizio di un collega di 48 anni che ha lasciato la moglie e due figli adolescenti di 15 e 16 anni;
il Capo squadra esperto, in servizio presso il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Enna, dopo aver fatto rientro da un intervento, si è accasciato a terra esanime;
vani sono stati i tentativi dei colleghi di prestargli immediato soccorso trasportandolo presso il vicino ospedale che dista dalla sede centrale meno di 500 metri dal momento che il giovane sottufficiale è giunto cadavere a seguito di un infarto fulminante;
tale tragico evento mette in evidenza il forte tasso di mortalità da lavoro usurante al quale la categoria è soggetta;
una statistica istituzionale nazionale, infatti, evidenzia per la categoria gravi tassi di mortalità, di malattia e invalidità conseguenti a lesioni in attività operative e addestrative;
di contro gli appartenenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco non hanno riconosciuto lo status di categoria speciale così come individuata per gli operatori del Comparto sicurezza e difesa. A tali appartenenti hanno riconosciuto 1 anno di beneficio previdenziale ogni 5 di servizio proprio in ragione della peculiare attività che svolgono;
i Vigili del fuoco non rientrano neppure nel novero delle attività riconosciute nel decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, pubblicato nel supplemento ordinario n. 90 della Gazzetta ufficiale n. 224 del 23 settembre 1993, che reca attuazione dell'articolo 3, comma l, lettera f), della legge 23 ottobre 1992, n. 421, recante benefici per le attività usuranti;
tale decreto è stato modificato a seguito dell'approvazione della legge 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio complementare - commi 34, 35, 36 e 37 dell'articolo 1), e successivamente integrato dal cosiddetto «decreto Salvi» sui lavori usuranti (decreto ministeriale 19 maggio 1999 pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 208 del 4 settembre 1999 e che reca criteri per l'individuazione delle mansioni usuranti);
secondo tali disposizioni è riconosciuto ai lavoratori lo status di categoria particolarmente usurante e un beneficio previdenziale pari a 2 mesi per ogni anno di attività fino ad un massimo di 60 mesi;
recentemente il decreto-legge 112 del 2008, pubblicato nel supplemento ordinario, n. 152/1 della Gazzetta ufficiale n. 147 del 25 luglio 2008 ha trattato i Vigili del fuoco alla stessa stregua degli altri dipendenti pubblici con l'applicazione dell'articolo 70 e 71 (esclusione di trattamenti economici aggiuntivi per infermità dipendenti da causa di servizio) escluso per gli appartenenti al Comparto sicurezza e difesa;
da anni ormai i Vigili del fuoco chiedono a gran voce l'equiparazione dei benefici normativi, economici e previdenziali ad appannaggio degli appartenenti alle Forze di polizia;
in tal modo, come sostiene il sindacato di categoria Federazione nazionale Confsal-Vigili del fuoco che tra l'altro ha dichiarato lo stato di agitazione lo scorso 8 settembre, sarebbero sanate tutte le
assurde ed ingiustificate sperequazioni a partire dal riconoscimento della categoria speciale, al ripristino dell'indennità di missione, sospesa per tutto il pubblico impiego ma ristabilita per il Comparto sicurezza e difesa ad eccezione dei Vigili del fuoco, al miglioramento delle condizioni economiche, ecc; tutti benefici che da anni gli enti deputati alla sicurezza della collettività ed alla salvaguardia di beni e cose (Comparto sicurezza e Comparto difesa) hanno avuto riconosciuto, eccezion fatta per i soli vigili del fuoco -:
quali provvedimenti intendano adottare il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri interrogati per far sì che il personale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco abbia riconosciuti gli stessi benefici degli operatori del Comparto sicurezza e difesa.
(4-01092)
Risposta. - Nell'ambito del disegno di legge AC 1441-quater, recante la «delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali» il comma 2 dell'articolo 23 - nel testo approvato dalla competente Commissione della Camera dei deputati - prevedeva una specifica delega al Governo per il riordino in materia di lavori usuranti, riferita solo alle forze dell'ordine.
Questa amministrazione, nel ritenere l'attività del personale operativo dei Vigili del fuoco per definizione usurante (basti guardare il numero di feriti e morti per servizio), aveva chiesto l'estensione della disposizione al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, sebbene poi, in Assemblea, il comma relativo alla specifica delega sia stato soppresso.
Per la definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica dei vigili del fuoco, nel testo licenziato dalla Camera dei deputati e attualmente al vaglio del Senato della Repubblica (A.S. 1167), è stata inserita, all'articolo 14, una disposizione che prevede il riconoscimento della specificità del ruolo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al pari di quello delle forze armate e delle forze di polizia. Ciò, in ragione della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti ed i correlati impieghi in attività usuranti.
Con riferimento al decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge 133 del 2008, si fa presente che secondo quanto previsto dall'articolo 74, comma 6, il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, analogamente al personale del comparto sicurezza e difesa, è stato escluso dall'applicazione delle disposizioni relative alla riduzione degli assetti organizzativi.
Inoltre, nel testo del disegno di legge A.S. 1167, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rientra nelle categorie escluse dalla portata dell'articolo 71 del citato decreto legge, relativo alle assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Per quanto concerne l'esclusione di trattamenti economici aggiuntivi per infermità dipendente da causa di servizio, parimenti disciplinata dal predetto decreto legge, questo Ministero - in occasione dell'esame da parte della Camera del disegno di legge n. 1441-quater - ha presentato un emendamento per l'estensione al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco delle disposizioni già previste per gli altri Corpi dello Stato del comparto sicurezza e difesa, in considerazione della similarità delle funzioni da essi espletate, a difesa dei valori fondamentali della Repubblica. Tuttavia la proposta non ha trovato idonea copertura finanziaria.
Per quanto riguarda, invece, la questione più generale dell'inclusione del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nel comparto sicurezza, si fa presente che la legge n. 252 del 2004 ha introdotto un'incisiva riforma del Corpo attraverso la riconduzione del rapporto di impiego di detto personale dal regime privatistico a quello di diritto pubblico, in ragione del fondamentale
ruolo svolto in funzione di tutela della sicurezza della collettività e dei beni che il predetto Corpo è tenuto ad assicurare, al pari di quanto già previsto per gli altri Corpi dello Stato.
Con il decreto legislativo n. 217 del 2005, concernente l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è stato istituito un apposito comparto di negoziazione per la definizione degli aspetti economici e la disciplina di parte del rapporto di impiego.
Con la richiamata legge n. 252 del 2004 e il decreto legislativo n. 217 del 2005 è stato avviato un processo che, compatibilmente con le risorse finanziarie del Paese, possa portare ad un giusto riconoscimento, anche sul piano economico, delle peculiari e delicate funzioni attribuite al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Alla luce di quanto sopra, si ribadisce la scelta operata in passato del non inserimento del Corpo in tale comparto, in coerenza con il ruolo e le funzioni ad esso affidati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10 del decreto ministeriale del 26 luglio 1995 autorizza ad esercitare la pesca locale nel solo compartimento marittimo di iscrizione;
a giudizio dell'interrogante e delle associazioni di categoria la previsione normativa rappresenta una restrizione alla stessa pesca;
vi sono compartimenti marittimi che per le più svariate ragioni sono ricchi di pesci ed altri che sono soggetti a numerose altre limitazioni, pensiamo alle riserve marine od ai tratti di mare inquinato;
a giudizio dell'interrogante si dovrebbe estendere l'autorizzazione alla pesca costiera locale a tutto il territorio regionale al fine di garantire pari opportunità a tutta la marineria regionale -:
quali iniziative normative intenda adottare il ministro interrogato per venire incontro alle richieste della pesca costiera locale.
(4-01970)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, si fa presente che il Dipartimento delle politiche europee ed internazionali, con nota n. 4221 del 10 febbraio 2009, ha rappresentato quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che il decreto ministeriale del 26 luglio 1995 relativo alla «Disciplina del rilascio delle licenze di pesca» (G.U.R.I. 31 agosto 1995 n. 203), all'articolo 10, prevede espressamente che la licenza per la pesca costiera locale consente di esercitare l'attività nel compartimento di iscrizione della nave e anche nei compartimenti immediatamente contigui.
Al riguardo, si fa presente che questa amministrazione sta valutando possibili iniziative normative in merito alla questione rappresentata.
Tali modifiche necessitano della massima cautela in quanto incidono oltre che su aspetti relativi alla risorsa ittica anche su questioni attinenti la sicurezza della navigazione e i titoli professionali.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore agricolo vive in una situazione di grave e permanente difficoltà, aggravata ulteriormente dal trend negativo dell'economia nazionale e mondiale che ha portato alla riduzione dei consumi agro-alimentari;
l'andamento oscillante del prezzo del petrolio ha, comunque, determinato un aumento generalizzato dei costi dell'energia, dei trasporti, dei prodotti per l'agricoltura: dai concimi, ai fitofarmaci, alla
plastica per le produzioni protette, determinando un aumento dei costi complessivi di produzione;
l'aumento dei costi di produzione e la contestuale diminuzione dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli hanno determinato una netta riduzione del reddito degli agricoltori;
il 31 dicembre 2008 sono scaduti, per i datori di lavoro agricoli ricadenti nelle zone montane e svantaggiate e nelle regioni dell'ex-Obiettivo 1, le agevolazioni contributive previste dall'articolo 1, comma 1 e 2 del decreto-legge n. 2 del 2006, convertito con la legge n. 81 del 2006;
le aziende agricole ricadenti nei territori dei comuni di queste aree non potranno far fronte al pesante aumento degli oneri contributivi e previdenziali che dal 1° gennaio 2009 andrebbero ad essere operativi e tutto ciò avrebbe una pesante ricaduta, in termini occupazionali e di competitività, sul settore agricolo -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-02214)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta indicata in oggetto, si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che con l'articolo 1-ter della legge n. 205 del 30 dicembre 2008, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 2008, le agevolazioni contributive previste dall'articolo 1, comma 1 e 2 del decreto-legge n. 2 del 2006, convertito dalla legge n. 81 del 2006, sono state prorogate al 31 marzo 2009.
Un provvedimento necessario e importante senza il quale, a partire dal 1o gennaio 2009, il suddetto regime di agevolazione, indispensabile per la crescita occupazionale e competitiva delle imprese agricole in aree montane e svantaggiate localizzate principalmente nel Mezzogiorno, non avrebbe avuto copertura finanziaria.
La legge 81 del 2006, infatti, aveva previsto una validità triennale degli sgravi previdenziali. In termini finanziari, la proroga ha impegnato risorse per 51,5 milioni di euro.
Questo Ministero, inoltre, intende continuare il percorso intrapreso a sostegno del lavoro in agricoltura per assicurare un contributo di efficienza e trasparenza al settore. In tal senso si stanno predisponendo gli strumenti normativi necessari a prorogare oltre il 31 marzo 2009 le agevolazioni previste dalla legge 81 del 2006.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
CERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di San Marco in Lamis (Foggia) è debitore, nei confronti di diversi soggetti, di varie somme per prestazioni e servizi che, in alcuni casi, hanno avuto luogo in annualità antecedenti al 2007;
tali passività non sono configurabili come «debiti fuori bilancio» (senza alcun impegno di spesa) o come «passività pregresse» (nel senso di maggiori somme rispetto all'impegno iniziale), ma come normali spese correnti;
a titolo di esemplificazione vale la somma dovuta per il conferimento dei rifiuti solidi urbani in discarica, così come disposto dal Commissario Straordinario (presidente della Regione) e che pertanto discende da un obbligo consolidato, lo stesso; lo stesso vale per altri debiti che discendono da contratti e disposizioni regolarmente adottati e che quindi fanno parte delle spese correnti;
le somme riscosse per alienazione e affrancazione di terreni già gravati da usi civici e vincolate per scopi ben definiti sono state impegnate come anticipazione di cassa e non sono state reintegrate;
per l'anno 2008 figurano previsioni di somme in entrata, derivanti da convenzioni per impianti eolici, che non sono
state ancora riscosse in quanto subordinate all'autorizzazione regionale per i suddetti impianti;
è stata effettuata una variazione di bilancio, in entrata e in uscita, che comprende circa 144.000 euro derivanti da una convenzione per un impianto fotovoltaico, che però non sono stati ancora riscossi (al momento della variazione di bilancio non era stata sottoiscritta nemmeno la convenzione);
è stata da tempo notificata al Comune di San Marco in Lamis una sentenza passata in giudicato che condanna l'ente al pagamento di circa 60.000 euro per indennità di esproprio;
in data 21 ottobre 2008 il Consiglio comunale ha approvato il rendiconto per l'anno finanziario 2007 ed ha effettuato la verifica degli equilibri di bilancio senza tener conto di quanto sopra indicato;
in altri termini, nei documenti contabili del Comune, di fatto, non si fa menzione dei debiti, delle anticipazioni e della mancata riscossione di entrate così come sopra precisato -:
se non si ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, ogni utile provvedimento, compresa un'eventuale ispezione tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di verificare la regolare gestione contabile del comune di San Marco in Lamis.
(4-01537)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, con la quale si chiede l'intervento dei Servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di verificare la regolare gestione contabile del comune di San Marco in Lamis (Foggia).
Al riguardo, in via preliminare, si fa presente che l'attività di acquisizione di informazioni sul comportamento degli enti ed organismi pubblici, affidata ai Servizi ispettivi di finanza pubblica, ha la finalità di verificare l'andamento delle spese e dei bilanci di tali organismi allo scopo di assicurare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
Tali accertamenti sono strumenti di controllo privi di poteri coercitivi e sanzionatori, che esauriscono di norma i loro effetti entro la sfera delle attività referenti, demandando alla competenza degli enti e delle amministrazioni interessate l'adozione dei provvedimenti correttivi sulla base dell'esito degli accertamenti eseguiti.
Con riferimento al caso specifico, si precisa che, considerata la numerosità delle segnalazioni che pervengono su questioni riguardanti gli enti locali, in sede di programmazione annuale vengono selezionate quelle che presentano particolari criticità e, al fine di un eventuale inserimento nel programma ispettivo si valuta se le problematiche segnalate siano compatibili con gli obiettivi fissati dalla direttiva ministeriale sull'azione amministrativa, cui la programmazione annuale si ispira.
Pertanto, per quanto di competenza, nel prendere atto della questione segnalata, si assicura che si valuterà la rilevanza di tali criticità e l'eventuale inserimento del predetto ente nelle future programmazioni.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Giuseppe Vegas.
CICCANTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con la legge 2 aprile 2007, n. 40, di conversione del cosiddetto «decreto-legge Bersani» sulla liberalizzazione di alcune attività, tra cui quella di autoscuola, è stato disposto che l'accesso all'esame di abilitazione alle funzioni di insegnante ed istruttore di autoscuola sia subordinato alla frequenza al corso di formazione iniziale;
la stessa legge ha fissato il termine di novanta giorni per l'emanazione del decreto del Ministro dei trasporti, che dispone in materia di corsi di formazione iniziale e periodica con i relativi programmi;
nonostante siano ormai passati circa diciotto mesi, tale decreto non ha visto la
luce, sebbene una bozza definitiva dello stesso sia stata inviata all'UPI alla fine dello scorso anno, affinché venisse espressa una valutazione, puntualmente pervenuta al Ministero dei trasporti;
l'attuale stato d'incompletezza regolamentare impedisce al cittadino che aspiri a svolgere le funzioni di docente in un'autoscuola, di poter frequentare il corso di formazione iniziale e, conseguentemente, accedere alla verifica dell'idoneità per essere abilitato e, a cascata, le autoscuole non trovano sul mercato soggetti che siano titolati per svolgere le funzioni di istruttore ed insegnante;
in conseguenza di questo stato di cose, le Province, organo deputato per gli esami ed il rilascio delle abilitazioni, sono sottoposte ad insistenti sollecitazioni da parte dell'utenza, con non poche polemiche. Parte di queste sollecitazioni pervengono dallo stesso mondo delle autoscuole che denuncia la difficoltà di reperire nuovi docenti da impiegare nelle proprie strutture;
a queste considerazioni se ne potrebbe aggiungere un'altra, forse meno cogente ma certo non secondaria, sul mancato avvio di un processo di aggiornamento periodico degli insegnanti di autoscuola, che il legislatore ha introdotto certo con occhio attento alla sicurezza stradale ma, allo stato, vanificato da ritardi nella emissione di atti pur dovuti in forza di legge;
non emergono peraltro attendibili previsioni sulla pubblicazione del decreto né si ha certezza che questo abbia concluso l'iter per la pubblicazione, quindi l'attuale situazione di stallo potrebbe perdurare, in teoria, sine die -:
se non ritenga necessario ed urgente che si provveda ad emanare il decreto di cui alle premesse;
quali siano i motivi dell'enorme ritardo rispetto al termine pur fissato dalla legge 40 del 2007 per la emanazione del provvedimento;
quali siano i tempi tecnici ancora occorrenti per l'emanazione del provvedimento in questione, considerata la ricaduta in termini di sicurezza stradale e di svolgimento delle funzioni demandate alle autoscuole che, si ricorda, svolgono un'attività riconducibile ad un servizio pubblico e svolto a favore della collettività.
(4-01502)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'articolo 5 del decreto legge 31 gennaio 2007, n. 7 recante «Misure urgenti a tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese», convertito con modifiche dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, ha approvato importanti modifiche all'articolo 123 del codice della strada che fissa i principi per lo svolgimento di attività di autoscuola.
Tra le principali novità vi è, tra l'altro, la previsione che l'abilitazione di insegnante e istruttore si consegua previo svolgimento di un corso di formazione iniziale e superamento di un esame di idoneità. È previsto, inoltre, che il personale docente delle autoscuole abbia l'obbligo di svolgere corsi di formazione periodica.
A tal fine, è fatto rinvio ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per la disciplina dei «requisiti di idoneità, i corsi di formazione iniziale e periodica con i relativi programmi, degli insegnanti e degli istruttori delle autoscuole per conducenti».
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, consapevole dell'urgenza del provvedimento in parola, atteso che, per espresso dettato del decreto-legge n. 7 del 2007 come convertito dalla legge n. 40 del 2007, possono accedere all'esame di insegnante ed istruttore solo coloro che hanno presentato la domanda antecedentemente alla data di entrata in vigore del decreto legge stesso, ha predisposto nel mese di febbraio 2008 uno schema di regolamento sulla base di un proficuo confronto con le associazioni di categoria delle autoscuole e previa acquisizione del parere dell'Unione province italiane (UPI).
Nel mese di novembre 2008 si è giunti alla definitiva formulazione del testo e attualmente il provvedimento è all'esame del Consiglio di Stato per il prescritto parere.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
CICCANTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), istituito con decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454, con sede in Roma, è un Ente di ricerca di diritto pubblico sottoposto alla vigilanza del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. L'Istituto è dotato di autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria. Svolge attività di ricerca, informazione e promozione nel campo degli alimenti e della nutrizione, ai fini della tutela del consumatore e del miglioramento qualitativo delle produzione agroalimentari. In particolare, l'INRAN promuove e sviluppa attività di ricerca sulla qualità, nonché sulla sicurezza degli alimenti in collaborazione con l'Istituto Superiore della Sanità, finalizzate alla certificazione, etichettatura nutrizionale e valorizzazione delle specificità dei prodotti nazionali, nonché allo sviluppo delle applicazioni biotecnologiche nel settore agroalimentare. L'Istituto promuove inoltre l'educazione nutrizionale ed alimentare, anche mediante la preparazione e diffusione periodica di linee guida, di raccomandazioni nutrizionali e di tabelle di composizione degli alimenti. Per il raggiungimento delle sue finalità l'INRAN promuove attività di ricerca in collaborazione con le università e altre istituzioni scientifiche, nazionali, comunitarie e internazionali, anche istituendo borse di studio. L'Istituto è tenuto a predisporre un piano triennale di attività aggiornabile annualmente con cui determina obiettivi, priorità e risorse che è trasmesso per l'approvazione al Ministero, che provvede a sentire la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Decorsi sessanta giorni, senza osservazioni, il piano diventa esecutivo;
in data 7 marzo 2007 è stato nominato presidente dell'INRAN il Prof. Carlo Cannella, docente di Scienza della Alimentazione all'Università degli Studi di Roma La Sapienza. L'insediamento del Prof. Cannella è avvenuto il 30 maggio 2007 con mandato quadriennale. Da tale nomina si è registrata una preoccupante mancanza di indirizzo e di strategia che ha determinato un gravissimo stato di disorganizzazione dell'Ente e ha contribuito a produrre un dissesto finanziario, che ha costretto l'INRAN a ricorrere, per la prima volta dalla sua costituzione nel 1999, all'accensione di un fido bancario di 5.000.000,00 euro, pari al 103 per cento della contribuzione totale annua ricevuta dall'Istituto negli ultimi due anni. Risulta, infatti, che, a riprova della totale disorganizzazione in cui versa l'Ente, dopo un anno e otto mesi dall'insediamento del Presidente Cannella, lo stesso non ha ancora presentato il Piano Triennale di attività richiesto espressamente dalla legge e propedeutico a una seria attività necessaria per uno sviluppo razionale e organico delle risorse materiali e umane (la mancata presentazione di evince dal fatto che tali documenti non sono contenuti nel sito web dell'INRAN, dove devono essere inseriti, in analogia con quanto avviene per altri Enti, per il rispetto delle norme di trasparenza). Inoltre si rileva che il Presidente no ha ancora ottemperato ai rilievi della Corte dei conti. Nello specifico tale organo, per l'esercizio 2007, aveva segnalato che l'INRAN non aveva costituito il Comitato di Valutazione per la Ricerca e il servizio preposto al sistema di controllo interno. Risulta, altresì, che il comportamento tenuto in Istituto dal Prof. Cannella ha creato spesso un profondo malcontento tra i dipendenti dell'INRAN e ha provocato in alcuni casi forti tensioni con le organizzazioni sindacali. A riprova degli atteggiamenti poco istituzionali del Presidente,
si segnala un fatto sconcertante, anche in riferimento al ruolo del Prof. Cannella quale massimo rappresentante dell'Ente, di cui per l'interrogante evidentemente si cura poco;
infatti, in data 29 agosto 2008, il Prof. Cannella rilasciava all'AGI una dichiarazione, secondo l'interrogante, assurda e di cattivo gusto da richiamare l'attenzione di un quotidiano di caratura nazionale come l'Unità, che, il giorno dopo, riportava in prima pagina con enorme evidenza, sulla striscia rossa posta sotto il titolo del quotidiano, il seguente commento redazionale fortemente critico: «Un insulto alla miseria». Tale commento precedeva la citazione, riportata di seguito, tratta dalla dichiarazione rilasciata dal presidente dell'INRAN il giorno precedente: «Non siamo preoccupati perché la gente compra meno alimenti, lo eravamo quando ne comprava in sovrappiù. Lo siamo per l'obesità sempre più diffusa, per i rischi derivanti da un'alimentazione troppo ricca. Oggi questa austerità obbligata ci ritorna tutta in salute». Si evidenzia in modo palese il gravissimo danno di immagine arrecato all'INRAN da una simile inopportuna affermazione, censurabile nel tono e nel contenuto. Infatti è ben risaputo dagli esperti di nutrizione (ma, a quanto sembra all'interrogante, non dal Prof. Cannella) che ridurre gli acquisti di generi alimentari a causa del pesante incremento dei loro prezzi non comporta assolutamente che i consumatori seguano un dieta più sana e che quindi si riduca il rischio di obesità nella popolazione. Piuttosto gli studiosi del settore ci ricordano che in situazioni di questo genere l'alimentazione diventa ancora più sbilanciata e dannosa per la salute, danneggiando in particolare gli anziani. È quindi assurdo affermare, come fa Cannella, che l'attuale situazione «ci ritorna tutta in salute!». Inoltre l'approccio adottato, superficiale e irridente, di fronte al problema della povertà, costituisce una inammissibile offesa verso una ampia fascia di popolazione che subisce gli effetti negativi dell'attuale crisi economica (non a caso l'intera dichiarazione rilasciata all'AGI ci risulta essere stata oggetto di pesanti critiche anche negli ambienti scientifici italiani);
occorre, secondo l'interrogante, restituire credibilità agli organi che rappresentano e determinano le strategie dell'Istituto, la cui immagine è stata fortemente compromessa da tali episodi e comportamenti molto negativi: tale richiesta è indispensabile per far iniziare una nuova fase dall'ente, affinché l'INRAN ritorni a svolgere con efficacia la sua essenziale missione istituzionale che lo pone tra i maggiori attori di importanza strategica nel comparto agroalimentare italiano e che configura l'Istituto come uno dei massimi poli scientifici in materia di qualità, sicurezza ed educazione alimentare -:
se non ritenga opportuno sottoporre a verifica l'intero operato del Presidente Cannella, dal suo insediamento a oggi, con particolare riferimento alle strategie poste in essere per la conduzione dell'Ente, al corretto uso dei finanziamenti ottenuti dal ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per le attività di ricerca e di comunicazione e ai comportamenti tenuti dentro e fuori l'Istituto, che hanno arrecato grave danno allo stesso;
quali ulteriori iniziative intenda assumere per il rilancio dell'INRAN.
(4-02106)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, si fa presente che il Dipartimento delle politiche di sviluppo economico e rurale, con nota n. 18762 del 31 dicembre 2008, ha comunicato quanto segue.
In primo luogo si fa presente che, prima della designazione del professor Carlo Cannella a presidente dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN), avvenuta il 7 marzo 2007, una ispezione del Ministero dell'economia e delle finanze (nota n. 44500 del 28 marzo 2006) aveva evidenziato la disorganizzazione e le irregolarità amministrativo-contabili nell'Inran per la eliminazione delle quali questa amministrazione aveva richiesto di
adottare le opportune iniziative (nota n. 72667 del 25 maggio 2006).
Successivamente, a seguito delle dimissioni dell'allora presidente (professor Ferdinando Romano) - avvenute in data 15 gennaio 2007 - veniva nominato un commissario straordinario che ha gestito l'ente fino alla ricostituzione degli organi di amministrazione, avvenuta il 30 maggio 2007.
L'indirizzo e la strategia perseguita dal professor Carlo Cannella è stata quella di un riposizionamento dell'ente nel mondo della ricerca scientifica del sistema agroalimentare italiano, in stretto raccordo con gli indirizzi di questo Ministero.
Il recupero della credibilità dell'istituzione si è realizzato progressivamente grazie all'avvio di una gestione partecipativa e trasparente che ha fatto ritrovare la necessaria motivazione del personale, sia amministrativo che ricercatore, per il riordino dell'ente ed il rilancio della ricerca e delle attività istituzionali.
Tutto ciò è stato reso ancor più difficile nel corso degli ultimi anni in conseguenza dei tagli consistenti alla contribuzione ordinaria e straordinaria di questo Ministero, imposti dalle leggi finanziarie, che hanno reso indispensabile il ricorso al fido bancario per far fronte alla liquidità di cassa.
Nell'ultimo anno le difficoltà amministrative si sono accentuate con l'avvio dei lavori di adeguamento alla sicurezza e messa a norma dell'edificio, rinviati dalla precedente gestione ed iniziati tardivamente nell'estate 2007 in quanto non ulteriormente procrastinabili.
Il ricorso alle anticipazioni è pertanto un evento eccezionale messo in atto solo per far fronte ad una momentanea crisi di liquidità dovuta a ritardi nella riscossione dei finanziamenti in alcuni casi attribuibili soprattutto alle lungaggini burocratiche imposte dalle norme.
Relativamente al fido bancario di euro 5.000 si precisa che tale fido è stato acceso per un fine precauzionale e che il suo utilizzo è stato solo parziale ed in particolare, nell'esercizio 2008, impiegato per far fronte alle spese di ristrutturazione e messa a norma dell'edificio che trovano copertura sui residui attivi in fase di riscossione.
Inoltre, il citato ente, in ottemperanza a quanto disposto in relazione al contenimento della spesa dalle normative vigenti, ha cercato di ridurre le uscite al minimo indispensabile.
Tale intervento ha portato a un notevole risparmio già nei primi sette mesi di presidenza del professor Cannella (da giugno a dicembre 2007) rispetto all'esercizio precedente. Tale contenimento della spesa è continuo, ed in atto ancora oggi, per ridurre al minimo l'eventuale necessità di ricorso all'anticipazione bancaria.
Come sopra riportato, il rilancio e la valorizzazione del potenziale di ricerca dell'ente nel sistema agro-alimentare e della nutrizione umana ha offerto un valido contributo all'esigenza di ricondurre in equilibrio la gestione finanziaria di parte corrente in quanto, da quando il professor Cannella in qualità di presidente si è insediato, i finanziamenti per la ricerca ammontano complessivamente a più di 25.000 euro.
Per quanto riguarda l'utilizzo dei finanziamenti per la ricerca, compresi quelli erogati da questo Ministero, sono a disposizione gli stati di avanzamento delle attività dai quali risulta che l'ente si trova perfettamente in linea con la tempistica e la correttezza operativa stabilita per la realizzazione delle attività progettuali previste.
In merito ai rilievi della Corte dei conti, per l'esercizio 2007, sul non avere ancora adempiuto alla costituzione del Comitato di valutazione per la ricerca (CIVR), si precisa che, come indicato nella relazione della Corte dei conti per l'esercizio 2007 (a pagina 14), non è stato possibile costituire il Comitato in quanto il CIVR non ha ancora stabilito i criteri e le modalità generali per tutti gli enti di ricerca, limitandosi solo a quelli vigilati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR).
In merito al Sistema di controllo interno si fa presente che il Regolamento approvato dal precedente Consiglio d'amministrazione, di cui alla delibera n. 7 del 20 luglio 2006, non poteva essere ragionevolmente messo in esecuzione per l'assoluta contraddittorietà della sua impostazione; in particolare l'articolo 1 inserisce tra i compiti del Nucleo
il «Controllo di regolarità amministrativo-contabile» in violazione del principio cardine della materia di cui all'articolo 1, lettera 2, del decreto legislativo 30 settembre 1999 per cui: «...è fatto divieto di affidare verifiche di regolarità amministrativa e contabile a strutture addette al controllo di gestione, alla valutazione dei dirigenti, al controllo strategico». Tali compiti sono infatti esclusiva responsabilità del Collegio dei revisori.
Inoltre le modalità di funzionamento del Nucleo non potevano essere stabilite in quanto la medesima disposizione non delimita, e non distingue, il campo di azione del Nucleo di valutazione, attribuendo in maniera indistinta funzioni assolutamente non assimilabili quali quelle concernenti i controlli di gestione e quelle relative ai controlli strategici, che invece avrebbero dovuto essere separati.
Tra le incongruenze teoriche e sistematiche contenute in questa delibera si evidenzia che la composizione del nucleo di valutazione individua il «Direttore Generale, in qualità di Presidente e di Valutatore di prima istanza per la valutazione dei Dirigenti e il Controllo di Gestione» mentre afferma che «Il Servizio opera in posizione di autonomia e risponde esclusivamente agli organi di direzione politica».
Sono queste le motivazioni all'origine del ritardo, in attesa di predisporre una nuova delibera di attuazione del Sistema di controllo interno che si porterà ad un prossimo Consiglio di amministrazione.
In risposta a quanto sostenuto nell'interrogazione parlamentare sul «profondo malcontento tra i dipendenti dell'INRAN che ha provocato in alcuni casi forti tensioni con le organizzazioni sindacali», si fa presente che a partire da giugno 2007 sono ripresi i contatti periodici con le organizzazioni sindacali che hanno consentito di superare le tensioni preesistenti (dovute a carenza di comunicazione con la Presidenza) e il raggiungimento di accordi di reciproca soddisfazione sulle questioni pendenti in merito al trattamento economico del personale e alla stabilizzazione dei precari.
In particolare in occasione dell'ultimo incontro con le organizzazioni sindacali è stato riconosciuto il miglioramento dei rapporti che si sono concretizzati tra l'altro con la partecipazione delle organizzazioni sindacali all'articolazione della macrostruttura dell'ente.
Per quanto concerne la recente vicenda del personale precario si ritiene opportuno riportare che le organizzazioni sindacali hanno affermato che «l'ente è riuscito a trovare la soluzione più favorevole per i lavoratori e che in merito alla stabilizzazione del personale precario si è ottenuto un risultato al di sopra delle aspettative» (verbale riunione 8 gennaio 2009).
Per quanto concerne l'intervista telefonica rilasciata all'Agi e riportata in evidenza dall'«Unità» il 29 agosto 2008 riguarda la risposta al quesito «se l'aumento del prezzo dei cereali comporterà una riduzione dei consumi alimentari degli italiani», si fa presente che la risposta del presidente, il professor Cannella, iniziava con il riportare che in Italia ogni anno finiscono nella spazzatura 1,5 milioni di tonnellate di beni alimentari per un controvalore di oltre 4 miliardi di euro e pertanto si precisa che il commento «un insulto alla miseria» è una affermazione del presidente e non del giornalista, come erroneamente riportato dall'interrogazione, in conseguenza dello spreco del cibo.
Poiché tra gli scarti alimentari figura il 15 per cento del pane immesso al consumo, il presidente continuava nel considerare che non c'è da preoccuparsi se la gente potrà comperare meno alimenti perché ne compra e ne mangia più di quanto è necessario e la conseguenza è lo spreco e l'obesità.
Neppure può essere fonte di preoccupazione un ulteriore deterioramento dello stato di nutrizione delle fasce economicamente più deboli della popolazione in quanto gli alimenti che costituiscono fonte di proteine «nobili» quali l'uovo, le carni ed il pesce non risentono dell'aumento della quotazione del greggio come i cereali che possono invece competere nell'utilizzo come biocarburanti finché il prezzo del petrolio è superiore ai 90-100 dollari/barile.
Si ricorda che l'attuale presidente è stato fin dall'inizio del mandato particolarmente sensibile al diritto all'alimentazione non solo da un punto di vista della ricerca ma anche della comunicazione.
A cominciare dal 2007 in occasione delle celebrazioni ufficiali italiane alla Giornata mondiale dell'alimentazione, ha avviato l'elaborazione annuale di un dossier sul tema «Il contributo italiano al diritto all'alimentazione, a tutela delle fasce più deboli della popolazione».
Questo documento, presentato nella Biblioteca del Senato sia nel 2007 che nel 2008, è stato riconosciuto come importante indicatore della qualità della vita dei cittadini italiani e in tal modo l'Inran ha assunto un ruolo di osservatorio del rispetto di un diritto così essenziale come quello alimentare.
La competenza dell'attuale presidenza sul tema dell'educazione alimentare e delle modalità di comunicazione con il pubblico è stata apprezzata da questo Ministero che ha, infatti, chiamato il professor Cannella a far parte dell'Ufficio per la comunicazione nonché a far parte della giuria del concorso Food-4U.
La valutazione complessiva di quanto sopra esposto in risposta alle osservazioni dell'interrogazione parlamentare dimostra che la presidenza dell'ente ha operato fin dal suo insediamento in sintonia con questo Ministero e in trasparenza con il personale e le organizzazioni sindacali con il fine primario di valorizzare il ruolo istituzionale dell'Inran nel mondo della ricerca.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 novembre 2007 i consiglieri di maggioranza della comunità montana Alento Monte Stella hanno sottoscritto una mozione di sfiducia costruttiva contro il presidente della comunità montana;
la mozione era sottoscritta da 27 consiglieri;
facendo seguito alla mozione il presidente dell'ente comunità montana Alento Monte Stella, signor Michele Apolito, ha provveduto alla convocazione del consiglio generale con l'ordine del giorno «mozione di sfiducia costruttiva presentata il 28 novembre 2007» per i giorni 14 dicembre 2007 in prima convocazione e 15 dicembre 2007 in seconda convocazione;
in data 10 dicembre 2007 perveniva alla presidenza la nota Prot. 23928 del Comune di Castellabate con la quale si comunicava la revoca, immediatamente esecutiva, da rappresentante della minoranza consiliare del consigliere Cannalonga Rosetta, che aveva sottoscritto la predetta mozione di sfiducia, a seguito di richiesta del proprio gruppo di appartenenza;
poiché ai fini della legittimità della mozione di sfiducia occorre la maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati (nel caso in specie 27 su 53) la quale, ai sensi dell'articolo 9 dello Statuto, deve sussistere fino al momento della data in cui dovrà essere tenuto il consiglio generale (14 e 15 dicembre), atteso che la consigliera Rosetta Cannalonga era stata revocata, preso atto che la revoca faceva venir meno la maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati firmatari della mozione, il presidente Apolito dichiarava inammissibile la mozione di sfiducia per causa sopravvenuta e contestualmente disponeva la revoca della convocazione del Consiglio generale del 14 e 15 di dicembre;
nell'atto di revoca veniva disposta la sospensione degli avvisi di convocazione ed a seguito di ciò alcuni consiglieri non hanno mai ricevuto la notifica dell'avviso di convocazione per il giorno 14 dicembre 2007;
a seguito di ricorso al TAR di alcuni consiglieri, la revoca dell'avviso di convocazione viene sospesa dal TAR stesso; tale circostanza viene comunicata alla comunità montana a mezzo fax che risulta pervenuto dopo le ore 13,30 del 14 dicembre 2007, ma mai notificato né al presidente né ad altri funzionari della comunità;
non vi è stato, tra l'altro, il tempo materiale per notificare il detto provvedimento a tutti i consiglieri e, soprattutto, non è stato possibile notificare lo stesso ai consiglieri che non avevano ricevuto la convocazione del consiglio del 14 dicembre 2007 anche perché non vi erano nemmeno le 24 ore previste per l'urgenza;
il giorno 14 dicembre 2007 non si è tenuto il consiglio generale in prima convocazione ovvero non vi è stato verbale di diserzione ma il Prefetto, non tenendo conto di tutto quanto sopra né dei tempi tecnici necessari ad aderire all'ordinanza del TAR, con una nota inoltrata ai Carabinieri della stazione di Torchiara (Salerno) in data 15 dicembre 2007, nel pomeriggio, «invitava» il presidente a tenere il consiglio in seconda convocazione così come stabilito nel provvedimento di convocazione iniziale;
tale nota, peraltro, essendo di sabato prevista la chiusura degli uffici della comunità montana, non è mai pervenuta al presidente ed infatti la stessa nota è stata notificata dai Carabinieri della stazione di Torchiara alle ore 21,30 del 15 dicembre 2007 al direttore generale dell'ente dottor Mari Tiso;
tale nota, però, è stata artatamente utilizzata dai componenti della fazione politica avversa: infatti, questi reiterando un comportamento già tenuto in precedenza (per il quale è stata presentata una querela denuncia innanzi ai Carabinieri di Ogliastro Cilento in data 7 novembre 2007) hanno ritenuto di convocare loro stessi, senza alcun diritto ed autorizzazione, una seduta di consiglio e pare che siano entrati nei locali dell'ente comunità montana senza alcuna autorizzazione;
a questa seduta erano presenti i Carabinieri della stazione di Torchiara;
a questa seduta non hanno preso parte i consiglieri dell'attuale maggioranza in quanto essi non hanno mai ricevuto una convocazione ufficiale ed alla stessa seduta non ha preso parte neanche il segretario generale dell'ente comunità montana in quanto anch'egli non è stato raggiunto da convocazione ufficiale;
alla predetta seduta i consiglieri presenti hanno nominato presidente il signor Pietro Lisi e sono state conferite tutte le cariche politiche del caso;
il signor Pietro Lisi ha convocato infine alle ore 22,30 dello stesso giorno, il dipendente Lucibello Francesco ed ha preteso da questi la consegna delle chiavi, consegna che pare sia avvenuta a seguito di un ordine di servizio scrittogli dal Lisi nonostante fosse stato diffidato dal presidente in carica dell'ente Apolito;
dei fatti sopra esposti sono a perfetta conoscenza i Carabinieri di Torchiara i quali hanno presenziato dall'inizio alla fine alla vicenda;
il presidente della comunità montana Apolito inoltrava alla stazione dei Carabinieri di Agropoli un esposto nel quale denunciava i fatti sopra esposti;
il giorno seguente, in data 16 dicembre 2007, i consiglieri che si erano autoconvocati al predetto consiglio del giorno 15 dicembre 2007 hanno tenuto addirittura una riunione di giunta esecutiva e nella mattinata di lunedì 17 dicembre 2007, alla presenza di sei pattuglie dei Carabinieri si sono ripresentati presso la sede della comunità montana per prendere possesso degli incarichi che arbitrariamente si erano conferiti;
inoltre, pare che siano state cambiate tutte le chiavi dell'ente ed il presidente Apolito non può, da allora, accedere alla sua stanza perché presidiata a turno dai consiglieri di minoranza e quindi è impossibilitato a prendere possesso della propria documentazione;
dei fatti su citati, come già premesso, il presidente Apolito sporgeva querela denuncia al Tribunale di Vallo della Lucania per tramite del comando stazione Carabinieri di Agropoli, al Ministro dell'interno, al Ministro di grazia e giustizia e al signor Prefetto di Salerno;
sembrerebbe che nel predetto esposto a firma del Presidente Apolito, quest'ultimo abbia denunciato al Ministro dell'interno il comportamento del Prefetto di Salerno che, in più di un'occasione, pare abbia assunto un comportamento non paritario nei confronti dei due schieramenti politici, intervenendo in modo determinante nella vicenda a favore dello schieramento politico avverso al presidente Apolito;
Apolito, nell'esposto inviato al Ministro, lamenta numerosi atti che dimostrano questo comportamento non paritario, ad iniziare dalla decisione del Prefetto di non intervenire, sebbene richiesto, allorché nel maggio 2006 la coalizione politica che sosteneva il Presidente Apolito presentò una mozione di sfiducia costruttiva firmata da 27 componenti (ai sensi dell'articolo 19 dello Statuto) e tale mozione fu dichiarata inammissibile senza alcuna articolata motivazione dall'allora presidente Vassallo; il Prefetto ritenne, allora, di non intervenire riconoscendo legittima la dichiarazione di non ammissibilità della mozione che vedeva il consigliere Della Pepa Giuseppe candidato presidente;
lo stesso Prefetto, però, in quest'ultimo caso non ha tenuto lo stesso comportamento nei confronti della mozione di sfiducia presentata contro il presidente Apolito nel 2007, in quanto non ha tenuto conto di un articolato provvedimento di inammissibilità, dichiarando che dovesse essere il consiglio generale a valutare l'ammissibilità o meno della mozione di sfiducia e di conseguenza nominando un Commissario ad acta per la convocazione del consiglio;
dall'esposto citato, che è stato già inoltrato al Ministero dell'interno, si evincono altri fatti che attestano la disparità di trattamento del Prefetto nei confronti delle forze politiche che compongono il consiglio della comunità montana -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se gli stessi corrispondono al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare ed in particolare se non ritenga opportuno valutare se l'operato del Prefetto di Salerno nel corso della vicenda esposta sia conforme alla normativa vigente.
(4-00673)
Risposta. - La questione segnalata dall'interrogante può considerarsi superata, in quanto, con decreto del Ministro dell'interno del 19 febbraio 2008, è stata sciolta la Comunità Montana «Alento Monte Stella», per mancata adozione degli atti necessari per il riequilibrio di bilancio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.
FOGLIARDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della prevenzione e lotta al fenomeno del randagismo canino, i canili sanitari rivestono un ruolo fondamentale perché è in questi presidi che viene effettuato il primo controllo dei cani vaganti catturati sul territorio di competenza, parte dei quali - quando correttamente identificati - vengono restituiti al legittimo proprietario;
dette strutture assicurano, di norma, anche l'attività di pronto soccorso - con reperibilità notturna e festiva - sugli animali non di proprietà, gli interventi di sterilizzazione chirurgica per il controllo demografico sia della popolazione canina che felina, i trattamenti immunizzanti e antiparassitari a tutela - anche - della salute pubblica, il monitoraggio delle zoonosi (malattie infettive e parassitarie trasmissibili dagli animali all'uomo);
per l'intera provincia di Verona queste ed altre prestazioni di carattere amministrativo, quali il rilascio di passaporti e altra documentazione per l'espatrio di cani e gatti o l'implementazione e il mantenimento dell'anagrafe canina, vengono erogate - con risultati più che soddisfacenti - presso una struttura che versa da anni in condizioni scandalose e non più tollerabili per una comunità che possiede
una grande sensibilità nei confronti degli animali domestici testimoniata dall'elevato numero di cani e gatti posseduti e dalle numerose associazioni di volontariato animaliste operanti sul territorio;
presso detto canile operano professionisti qualificati che vantano una formazione medico-scientifica di tutto rispetto e che in questi anni, a fronte di evidenti carenze igienico-sanitarie, sono stati in grado di assicurare un apprezzabile livello di prestazioni clinico-chirurgiche;
dette prestazioni necessitano di essere ulteriormente incrementate anche alla luce della sopravvenuta esigenza di prevenire fenomeni preoccupanti quali l'aggressività canina non controllata, il perdurare di una percentuale consistente di cani non identificati e a rischio di abbandono e l'importazione e la commercializzazione illecita di cuccioli -:
quali interventi si intendono eseguire nell'immediato, per far fronte alle carenze strutturali richiamate, posto che, ammesso che i lavori di realizzazione vengano intrapresi in tempi brevi, la nuova sede non sarà utilizzabile prima di 2 o 3 tre anni.
(4-01765)
Risposta. - Il direttore generale dell'Azienda unità locale socio sanitaria (ULSS) n. 20 di Verona, che cura la gestione del canile sanitario segnalato nell'interrogazione parlamentare in esame, ha reso noto che l'Azienda ha già inserito nella programmazione triennale il progetto di costruzione del nuovo canile sanitario, da realizzarsi in un'area individuata di concerto con il comune di Verona, sita in località Binelunghe, allo scopo di realizzare un complesso che possa accordare fattività sanitaria vera e propria con quella di pertinenza comunale.
La decisione è stata formalizzata tra il comune e l'azienda solo nel 2008, in quanto per molti anni nessun comune o circoscrizione ha mai individuato nel proprio territorio la localizzazione idonea a questa struttura mista.
L'azienda ha sottolineato che il canile ha sempre assicurato nella struttura di via Campo Marzo, 20 (di proprietà mista Comune/ULSS), il servizio veterinario multizonale di controllo del randagismo canino e degli animali da affezione, pur con le carenze e le limitazioni derivanti dalla suddetta localizzazione e dalla inadeguatezza delle strutture.
Il servizio erogato, nonostante la limitatezza degli ambienti disponibili, è risultato di qualità più che sufficiente, come risulta dal verbale (disponibile presso il Servizio Assemblea), redatto dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni (NAS) di Padova in data 12 luglio 2008.
Nelle more della realizzazione del nuovo canile sanitario (prevista in non meno di tre anni), l'azienda si è già attivata per assicurare il miglioramento della situazione ambientale e dei sottoservizi, mediante la realizzazione di nuovi spogliatoi e di servizi igienici per gli addetti e i visitatori; stanno per essere ultimati, inoltre, i lavori per l'allacciamento della nuova rete fognaria alla rete comunale.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.
TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta che la sezione polizia stradale di Pavia abbia elevato in data 7 agosto 2008 il verbale n. 700007592199 contestando a chi guidava che «utilizzava veicolo per destinazione o uso diversi da quelli indicati nella carta di circolazione. Al momento del controllo effettuava un trasporto di n. 1 carrello elevatore non immatricolato del peso di quintali 39,90. L'infrazione accertata da informazioni raccolte tramite D.T.T. di Pavia da operatore sala radio Pavia»;
nel caso che qui interessa il veicolo utilizzato (Volvo FL280), con massa complessiva di 16.000 Kg, risulta immatricolato come «autoveicolo per uso speciale -
uso di terzi», è carrozzato con un «pianale parzialmente scarrabile con verricello dietro cabina» e classificato «attrezzato per soccorso stradale»;
la società proprietaria del detto veicolo risulta regolarmente iscritta all'albo autotrasportatori per attività di trasporti per conto terzi, senza alcuna limitazione;
al momento in cui è stato elevato il predetto verbale non risultava superata la massa complessiva del veicolo (16.000 Kg.) ed il carrello elevatore trasportato era in avaria: in ragione di detti presupposti la sanzione risulta poco comprensibile;
cercando di «interpretare» le argomentazioni che possono avere spinto alla contestazione di cui in premessa, la stessa potrebbe trovare ragione ed il provvedimento accessorio di sospensione della carta di circolazione risultare comprensibile soltanto a condizione che ai carrelli elevatori non targati non sia riconosciuta la possibilità di essere soccorsi per avaria; tuttavia detta condizione non trova supporto alcuno nella lettera del codice della strada;
soltanto in ragione dell'esiguità dell'importo della contravvenzione e del periodo in cui si è verificato il fermo del veicolo la società proprietaria del veicolo non ha adito il Giudice di pace -:
se un carrello elevatore senza targhe e/o con le targhe possa essere soccorso con un veicolo avente uguali caratteristiche a quello citato in premessa;
in caso di risposta negativa, quale classificazione debba essere attribuita ad un veicolo affinché lo stesso possa effettuare il soccorso di carrelli elevatori con e senza targhe, in avaria.
(4-01262)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda l'operato della sezione di polizia stradale di Pavia, è stato interessato il Ministero dell'interno che ha rappresentato quanto segue.
La pattuglia del distaccamento di polizia stradale di Vigevano in data 7 agosto 2008, sulla ex strada statale 596 in località Garlasco, ha proceduto al controllo del veicolo targato DJ639AH, immatricolato quale «autoveicolo per uso speciale - uso terzi» ed avente sulla carta di circolazione la trascrizione «attrezzata per soccorso stradale».
Al momento del controllo, il veicolo in argomento effettuava un trasporto di un carrello elevatore, non immatricolato, del peso di quintali 39,90 diretto a Piacenza presso la sede della ditta proprietaria del veicolo con il quale si stava svolgendo il trasporto.
Dagli accertamenti effettuati sul posto, si riscontrava che il veicolo trasportato non si trovava in stato di avaria e riportava il numero identificativo non correttamente leggibile.
Tale accertamento evidenziava che il trasporto in essere risultava contravvenire al disposto dell'articolo 82 del codice della strada che consente, per la tipologia di veicolo in argomento, unicamente il trasporto di veicoli in avaria e non di veicoli impossibilitati alla circolazione solo a causa della mancata immatricolazione oppure trasportati ai fini di allestimento.
Per meglio chiarire la vicenda, si riporta a quanto stabilito all'articolo 82 del codice della strada in materia di uso e destinazione di veicoli, il quale specifica che:
a) «per uso speciale» si intende il veicolo non idoneo al trasporto di merci munito di particolari attrezzature;
b) «per uso terzi» si intende il veicolo che viene utilizzato dietro corrispettivo nell'interesse di persone diverse dall'intestatario del veicolo.
La tipologia riportata sulla carta di circolazione, al punto J.1, dove vengono indicate la destinazione e l'uso del veicolo, «attrezzata per soccorso stradale», viene disciplinata dall'articolo 54 del codice della strada dove trova collocazione al comma 1, lettera g), come «autoveicolo per uso speciale».
Per poter effettuare il trasporto in argomento, senza incorrere nelle violazioni
previste dal codice della strada, la carta di circolazione del veicolo in questione avrebbe dovuto riportare alla voce J1 la dicitura «autoveicolo trasporto specifico» che, conseguentemente, avrebbe comportato, a differenza della situazione attuale, la necessità dell'iscrizione all'albo autotrasportatori ai sensi della legge n. 298 del 1974, per lo svolgimento dell'attività di autotrasporto per conto terzi.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
all'attività di Trenitalia Spa di pubblicazione di «bandi di gara» relativi a «servizi di pulizia del materiale rotabile e degli impianti industriali di Trenitalia» fa seguito - puntualmente - la pronuncia di organi amministrativi (Tar o Consiglio di Stato) - aditi dalle parti che ritengono di essere lese nei propri diritti - del tutto sfavorevole alla detta società;
non si capisce l'accanimento con cui si persegue a tutti i costi, da parte di Trenitalia Spa, la volontà di affidare un servizio cosi delicato sul territorio nazionale in ragione di un appalto diviso in più lotti, la qual cosa non risulta assentita qualora si verta nell'ipotesi di affidamento di un servizio rientrante nell'ambito dei settori cosiddetti «speciali»;
detta valutazione trova puntuale conferma al punto 6, lettera e) dell'allegato XIII del decreto legislativo n.163/06. In detto caso, infatti, non risulta possibile suddividere l'appalto in più lotti, mentre la possibilità di presentare offerte per una parte dei servizi va intesa come una facoltà per l'operatore economico interessato, concessa - se del caso - alla stazione appaltante, la quale ha come alternativa quella di esigere che l'operatore economico presti offerta per l'intero servizio -:
se non ritenga, a fronte di atti più volte censurati dal giudice adito, di dovere richiedere a Trenitalia Spa i motivi di una siffatta condotta superficiale, atteso che dette censure minano la credibilità dell'azienda e radicano il legittimo sospetto che - a parere dell'interrogante - dette gare si vogliano a tutti i costi celebrare solo per mettere in difficoltà gli attuali esercenti del servizio;
se non ritenga invece di intervenire affinché l'azienda valuti attentamente i rischi che si accolla passando da un numero ristretto di qualificati esercenti il servizio di pulizia ad una pletora di operatori che, proprio in ragione delle minori dimensioni delle proprie aziende, fatalmente finiranno per negativamente riversare sul servizio la modesta capacità di svolgerlo.
(4-01399)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In premessa, si fa presente che gli aspetti riguardanti scelte gestionali ed organizzative dell'impresa ferroviaria, alla luce dei principi di autonomia recati dalle norme vigenti, non appaiono suscettibili di diretto controllo da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In particolare, si richiama l'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, che espressamente sancisce il principio di «autonomia e indipendenza gestionale amministrativa e contabile delle imprese ferroviarie». Tali scelte possono eventualmente essere soggette a valutazione nell'ambito dell'esercizio dei poteri dell'azionista della holding Ferrovie dello Stato.
Al fine di fornire comunque le informazioni relative ai quesiti posti, è stata interessata la società Ferrovie dello Stato la quale ha fatto conoscere di aver lanciato nell'ottobre del 2007 l'operazione «Obiettivo treni puliti» attraverso la novazione dei contratti in essere con le imprese appaltatrici del servizio, l'inasprimento delle penali rivolte a quelle ditte che non avessero garantito gli standard prefissati e l'incremento dei controlli sulle prestazioni rese.
A seguito dei rigorosi controlli di qualità eseguiti sia da Ferrovie dello Stato sia da
una qualificata società di certificazione esterna al gruppo FS è stata confermata la non conformità dei livelli di pulizia con quelli stabiliti contrattualmente.
Nel giugno 2008, Ferrovie dello Stato ha indetto una gara europea per individuare le nuove società a cui affidare questo delicato e fondamentale servizio.
I primi lotti di gara riguardano la pulizia dei treni, sia regionali sia di media/lunga percorrenza, che dipendono dagli impianti ferroviari di Lombardia, Liguria, Lazio, Campania, Puglia, Molise e Basilicata ove è stato effettuato il sopracitato controllo di qualità.
Seguiranno lotti successivi per tutte le altre regioni. I punti di maggiore rilievo del bando di gara sono:
già in fase di prequalifica è richiesta ai partecipanti una elevata capacità tecnica e una adeguata solidità finanziaria;
a gara sono stati posti soltanto i servizi di pulizia e non più anche le attività accessorie;
il criterio di aggiudicazione non sarà quello del massimo ribasso ma dell'offerta economicamente più vantaggiosa;
le tariffe delle prestazioni sono state adeguate con revisione prezzi e sulla base del costo del personale previsto dal contratto di settore;
non si potrà partecipare a più di due lotti per ogni regione e a non a più di tre lotti distribuiti su diverse regioni;
è prevista la clausola sociale a garanzia dei lavoratori oggi impiegati nel settore.
Per quanto concerne specificatamente quest'ultimo aspetto, Ferrovie dello Stato evidenzia che la gara prevede la clausola sociale che, ai sensi dell'articolo 2 - appalti - dell'accordo di settore per la confluenza nel Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) delle attività ferroviarie del 19 novembre 2005, stabilisce: «...In caso di cambio appalto sarà garantito il passaggio diretto di tutti i lavoratori occupati all'atto della pubblicazione del bando di gara delle attività oggetto dell'appalto, dall'impresa cessante all'impresa subentrante. In occasione di tale passaggio diretto saranno garantiti i trattamenti normativi, retributivi e le anzianità possedute dai singoli lavoratori all'atto del passaggio. Nell'eventualità che siano intervenute modifiche alle condizioni di appalto, l'impresa subentrante e le organizzazioni sindacali si incontreranno per concordare le soluzioni possibili. I cambi di appalto si realizzeranno senza soluzione di continuità del rapporto di lavoro».
L'obiettivo che Ferrovie dello Stato vuole perseguire con le nuove gare è soprattutto quello di aprire al mercato specializzato il settore del servizio pulizie del materiale rotabile al fine di elevare gli standard di qualità, attraverso capitolati rigorosi, prestazioni facili da verificare e da sanzionare in caso di risultati inadeguati.
La selezione di una pluralità di fornitori affidabili e l'apertura del mercato, realizzata favorendo la partecipazione di una pluralità di aziende anche di media dimensione, può contribuire a migliorare il livello qualitativo del servizio e allo sviluppo delle imprese. L'adozione di criteri di partecipazione più restrittivi avrebbe invece limitato la concorrenza comportando il rischio della prosecuzione di situazioni di «oligopolio».
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
FRASSINETTI, MARSILIO, RAMPELLI, BIAVA e DE ANGELIS. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - Premesso che:
l'Ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI) è associazione di diritto privato nata nel 1882 come Kennel Club Italiano, che ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica, secondo il codice civile del 1865, con regio decreto 13 giugno 1940 n. 1051;
la natura privata dell'associazione, che ha lo scopo di tutelare le razze canine riconosciute pure, è stata riconosciuta anzitutto ai fini della individuazione dei cosiddetti «enti inutili» perché in quella
circostanza fu ritenuto «ente di preesistente natura privatistica»;
questa natura è stata affermata poi dalla giurisprudenza ordinaria (Cassazione sezioni unite civili 2 marzo 1972 n. 1404; Cassazione sezioni unite civili 4 luglio 1987 n. 5866) e dalla giurisprudenza amministrativa (Tar Lombardia, sezione I ordinanza, 19 aprile 2006, n. 924; Cons. Stato, sezione VI, ordinanza 28 febbraio 2006, n. 1042; Tar Lombardia, sezione I, 30 aprile 2004, n. 1554);
l'ENCI cura la tenuta del libro genealogico nel rispetto della normativa vigente sulla base di appositi disciplinari approvati con decreto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF). La gestione del libro genealogico non comporta mutamento della natura giuridica dell'ENCI, né sottintende una delega di poteri pubblici da parte dello Stato (disponibile solo per legge) poiché detta attività non deriva dallo Stato ma dai soci cinofili che ne sopportano i costi individuali per la selezione e collettivi per la gestione ed i servizi forniti dall'ente. Il decreto legislativo 529 del 1992 afferma infatti che i libri genealogici sono istituiti dalle associazioni nazionali di allevatori di specie e razza;
solo sulla tenuta di questi libri si esercita il controllo formale dello Stato (donde la vigilanza del MIPAAF e le occorrenti approvazioni ministeriali dei disciplinari) per la possibile rilevanza pubblica che l'attività in parola, che resta comunque privata, può rivestire per l'affidamento dei terzi sui documenti e le certificazioni che tale libro rilascia (quest'ultimo paragrafo è tratto dalla memoria di costituzione dell'Avvocatura Generale dello Stato nel giudizio di impugnativa del decreto ministeriale 6 aprile 2006 n. 21075 promossa contro il MIPAAF, dunque dall'avvocato difensore del Ministero);
il 14 aprile 2008 perviene nota all'ENCI dal Ministero delle politiche agricole e forestali, con la quale, in riferimento a una comunicazione di un socio, il geometra Reggiani, si chiedono informazioni all'Ente in merito alla denuncia presentata dallo stesso Reggiani contro il Vice Presidente dell'Ente, signor Balducci. L'ENCI risponde il 24 aprile che l'esposto in argomento è stato tempestivamente trasmesso agli organi statutariamente competenti. Nel merito, il Consiglio direttivo dell'ENCI (18 aprile) ha preso atto dell'archiviazione disposta dalla commissione di disciplina. Si comunicano al ministero le motivazioni alla base della decisione di archiviazione. L'ENCI comunica altresì che il Comitato consultivo degli esperti sta trattando la questione (oggi esaurita);
il 21 aprile 2008 giunge all'ENCI nota del Ministero avente per oggetto «Assemblea ENCI». Nella nota si legge: «in vista della prossima assemblea, indetta per il giorno 19 aprile 2008, onde evitare qualsiasi rischio di contenzioso, si invita codesto Ente ad effettuare una verifica accurata della regolare titolarità dell'esercizio del diritto di voto da parte dei soci con riferimento a quanto lamentato nella nota del 9 aprile 2008 inviata dal signor Franceschetti direttamente a codesto stesso ente e per conoscenza alla scrivente Amministrazione (...)». II Consiglio direttivo dell'ente ha ritenuto di non dover rispondere alla nota ministeriale poiché la questione, meramente associativa, è di stretta competenza dell'ente. Il Consiglio direttivo dell'ENCI ha sottolineato che si sarebbe potuto rispondere nel merito senza difficoltà. Nessuna azione è stata intentata sulle questioni indicate. Una azione giudiziaria è stata invece successivamente intentata sul conteggio dei voti assegnati alle diverse liste: il giudice ha considerato legittimo il conteggio dei voti e il comportamento del Presidente dell'assemblea, dando pienamente ragione all'ENCI;
il 30 maggio 2008 perviene all'ENCI nota del Ministero, con la quale, diversamente dalla precedente nota del 23 febbraio 2007 (nella quale si precisa che, ferma restando la continuità dell'azione di tutela per le razze, le valutazioni su come tutelare meglio le stesse rientrano «nell'assoluta autonomia statutaria» dell'ente)
si invita l'ENCI a riesaminare il dossier dei rapporti tra ENCI e la Società Italiana pro segugio. L'ENCI risponde il 4 giugno sottolineando che per due volte la questione è stata sottoposta all'attenzione del giudice ordinario che ha riconosciuto pienamente legittimo l'operato dell'ente. Inoltre, l'ENCI riafferma la propria autonomia e la spettanza meramente interna di tante questioni che periodicamente vengono poste all'attenzione del Ministero, nell'intento di pochi di rafforzare contestuali iniziative giudiziali intraprese avverso l'ente, o di ribaltare il probabile esito negativo delle stesse;
il 30 giugno 2008 perviene all'ENCI nota dal Ministero con la quale si richiedono all'ente utili elementi informativi in merito ai quesiti posti dall'interrogazione a risposta scritta n. 4-00218 dei senatori Carrara e altri. L'ENCI risponde il 2 luglio sui seguenti punti: trasparenza gestione Libro genealogico, rispetto disposizioni anagrafe canina, inoculazione microchip e certificazione veterinaria, rapporti con Società Italiana pro segugio, regolarità del funzionamento della commissione di disciplina ENCI, regolarità del funzionamento dell'ufficio centrale del libro genealogico, regolarità rispetto alle problematiche in tema di conchectomia, pieno funzionamento del registro allevatori;
il 30 giugno 2008 perviene all'ENCI nota dal Ministero con la quale si richiedono all'ente utili elementi informativi in merito ai quesiti posti dall'interrogazione a risposta scritta n. 4-00418 degli onorevoli Alessandri e Rainieri. L'ENCI risponde il 2 luglio sui seguenti punti: trasparenza gestione libro genealogico, rispetto disposizioni anagrafe canina, inoculazione microchip e certificazione veterinaria, rapporti con Società italiana pro segugio, regolarità del funzionamento della commissione di disciplina ENCI, regolarità del funzionamento dell'ufficio centrale del libro genealogico, regolarità rispetto alle problematiche in tema di conchectomia, pieno funzionamento del registro allevatori;
il 30 giugno 2008 perviene nota dal Ministero con la quale si richiedono all'ENCI utili elementi informativi in merito ai quesiti posti dall'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00138 degli onorevoli Caparini e altri. L'ENCI risponde il 2 luglio sui seguenti punti: presunto stato di crisi dell'allevamento italiano (azioni dell'ENCI a favore degli allevatori), regolare istituzione del registro allevatori e suo funzionamento dinamico;
per cercare di fare chiarezza sulla vicenda ENCI/Società italiana pro segugio (SIPS), più volte sollevata dal Ministero anche a seguito di interrogazioni parlamentari, il 5 agosto 2008 l'ENCI invia comunicazione al Ministero, su delibera del Consiglio direttivo del 7 luglio 2008 a firma del proprio legale, in relazione sia al contenzioso in corso tra la Società italiana pro-segugio e l'ENCI, sia all'autonomia dell'ente di organizzazione interna ai fini della valorizzazione delle singole razze canine;
relativamente al primo aspetto, l'ENCI evidenzia ancora che la Società italiana pro segugio ha promosso giudizio avanti il Tribunale di Milano, il quale: a) in sede cautelare, per due volte (ordinanze del 9 maggio e 27 settembre 2007) ha ritenuto del tutto corretto l'operato dell'ENCI; b) nel merito, ha ritenuto la causa matura per la decisione, fissando udienza di precisazione delle conclusioni al 7 gennaio 2009, presumibilmente condividendo quanto per due volte deciso dal Tribunale di Milano, in sede cautelare. Relativamente al secondo aspetto l'ENCI ha messo in evidenza che non pare di competenza del Ministero entrare nel merito delle scelte di una associazione di diritto privato, di preferire o meno un'associazione specializzata di razza, e così, più nello specifico, di invitare formalmente l'ENCI a rivedere le proprie decisioni relativamente alla pro segugio, tra l'altro senza una necessaria considerazione di quanto già accertato e statuito dal Tribunale di Milano;
l'ENCI ha ribadito che l'articolo 21 dello statuto prevede che vi sia una sola
associazione a seguire una certa razza o gruppo di razze, ossia non vi siano due associazioni che fanno la stessa cosa. È invece errata l'interpretazione più volte ribadita dal ministero secondo cui il Consiglio direttivo dell'ENCI, eletto democraticamente dai propri associati, non possa modificare le deleghe attribuite agli associati, relativamente alla cura e valorizzazione di una o più razze. Le razze affidate non sono di «proprietà» degli associati e, agli occhi del sistema pubblico, il referente è l'ENCI, e non i suoi singoli associati. Attraverso la propria nota, l'ENCI ha affermato che ogni precisazione viene effettuata ai fini del confronto costruttivo tra l'ente e il Ministero, fermo il riconoscimento in concreto degli spazi di libertà associativa che connotano l'ENCI;
il giorno 11 agosto 2008 il Ministero invia all'ENCI nota, con la quale si chiedono spiegazioni all'ente circa la risposta negativa fornita dal Consiglio direttivo del 25 luglio alla richiesta del geometra Reggiani di revoca dei provvedimenti a carico dello stesso. In particolare, il Ministero scrive: «si comunica che non risulta possibile comprendere il significato dell'espressione: anche l'attività dell'esperto giudice rientra nella sfera di assoluta autonomia dell'Ente, così come stabilito dall'ordinanza 28 febbraio 2006 del Consiglio di Stato». L'ENCI ha risposto, attraverso il suo legale, sottolineando come il Consiglio di Stato nel 2006 è intervenuto, accogliendo ricorso dell'ENCI a seguito di ordinanza del TAR su ricorso dello stesso geometra Reggiani contro la sospensione dall'Albo dei giudici ENCI. Nell'ordinanza del Consiglio di Stato si legge: «appare dubbia la sussistenza della giurisdizione amministrativa, non rinvenendosi, nell'oggetto della controversia, una connessione diretta con l'esercizio di pubbliche funzioni da parte di un'associazione che appare permanere nella sua originaria natura privatistica». Il provvedimento cautelare del Consiglio di Stato nega l'esistenza della giurisdizione del giudice amministrativo per questioni legate a provvedimento disciplinare nei confronti di iscritto all'Albo degli esperti ENCI, non essendoci esercizio di pubbliche funzioni, ma attività di natura privatistica, legata al dato associativo. Peraltro, la posizione assunta dal Consiglio di Stato, a favore della natura privatistica dell'ENCI e perlomeno di alcune delle sue attività, ha trovato recente sottolineatura e sviluppo da parte dell'Avvocatura di Stato, che in recenti contenziosi (da ultimo, nel giudizio promosso dal signor Veronesi e altri avverso il decreto ministeriale n. 10056 del 6 luglio 2007, avanti il Tar Lazio: sezione II-ter; R.G. 9857/07) ha evidenziato che l'ENCI non esercita funzioni pubbliche delegate ma attività privata, pur se di rilevante interesse pubblico collettivo;
il giorno 1° settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI nota, a firma del Direttore generale Giuseppe Blasi, con la quale si richiedono all'ente utili elementi informativi in merito ai quesiti posti dell'interrogazione a risposta scritta (seduta 48 del 24 luglio 2008) dei senatori Carrara e altri. Nell'interrogazione vengono richiesti chiarimenti contabili in relazione all'attività dell'OCIM e ai crediti relativi dell'ENCI nei confronti del Ministero. Vengono inoltre richiesti chiarimenti sui crediti nei confronti delle delegazioni inadempienti. L'ENCI ha formulato dettagliata risposta nel merito;
il giorno 4 settembre 2008 il Ministero invia nota, con la quale si richiede all'ENCI quali iniziative l'ente abbia adottato per l'avvio del procedimento in merito alla pratica del signor Guerrieri relativa a questioni riguardanti rapporti tra lo stesso Guerrieri, l'allevatore di un cane di razza Golden Retriever e la persona che materialmente avrebbe venduto il cane al Guerrieri. L'ENCI ha risposto che, per quanto di competenza, il certificato genealogico risulta regolare, considerato che il proprietario della fattrice risultava, al momento dell'iscrizione del soggetto al libro, quello indicato sul certificato;
il giorno 9 settembre 2008 il Ministero invia nota, con la quale si richiedono all'ENCI utili elementi in merito all'esposto nei confronti degli esperti giudici Raimondi
Giancarlo e Ghidelli Antonio. L'ENCI ha risposto che l'esposto inoltrato in data 10 dicembre 2007 dal dottor Vincenzo Ferrara è stato esaminato dalla Commissione di disciplina di 1° istanza dell'ente che 1° aprile 2008 ha disposto l'archiviazione della pratica e la trasmissione della denunzia, per competenza, al Comitato consultivo Esperti poiché gli addebiti sollevati dal denunziante riguardano l'espletamento dell'attività di esperti-giudici. Il Comitato consultivo degli esperti - al quale era contestualmente indirizzato l'esposto - ha attualmente in corso di istruttoria la pratica;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI nota (n. MIPAAF 10971) avente per oggetto «denuncia geometra Donato Reggiani nei confronti dell'esperto giudice Francesco Balducci». L'ente ha risposto che la comunicazione del geometra Reggiani è datata 6 settembre 2008 e che la stessa è stata già portata all'attenzione del Comitato esecutivo, riunitosi il 16 settembre. Le proposte formulate dal Comitato esecutivo vengono poi esaminate dal Consiglio direttivo. La stessa comunicazione del geometra Reggiani è stata dallo stesso indirizzata al Comitato Consultivo degli Esperti e alla Commissione di disciplina di prima istanza che ha provveduto alla rubricazione della pratica;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI nota (n. MIPAAF 10969) avente per oggetto «sollecito esposto per irregolarità esperti giudice» effettuata dal signor Nicolelli. L'ENCI ha risposto che la comunicazione del signor Nicolelli è stata portata all'attenzione degli organi competenti. La stessa comunicazione, dallo stesso indirizzata al Comitato consultivo degli esperti, è stata esaminata nella riunione del 4 settembre 2008. La commissione di disciplina di prima istanza, messa in indirizzo dallo stesso signor Nicolelli, ha provveduto alla rubricazione della pratica. Per quanto riguarda l'effettuazione di verifiche da parte degli uffici sul possesso dei requisiti sulla formazione e nomina degli esperti giudici già nominati antecedentemente all'introduzione del disciplinare del corpo degli esperti approvato con decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile 2000, l'ENCI ha riportato il contenuto dell'articolo 20, decretato dallo stesso Ministero, che recita quanto segue: «(...) Gli esperti già nominati Giudici dell'ENCI all'atto dell'approvazione del presente disciplinare conservano a tutti gli effetti detta qualifica». Gli esperti giudici Cavicchi Aldo, Mantovani Alvaro e Gaggi Vitaliano erano già stati nominati esperti giudici antecedentemente al 18 aprile 2000. L'ENCI ha anche segnalato al Ministero che, a fronte di denuncia in sede penale, sostanzialmente per i medesimi fatti, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia ha presentato richiesta al GIP di archiviazione il quale vi ha provveduto con ordinanza del 12 maggio 2008;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI nota (n. MIPAAF 10967) avente per oggetto «sollecito esposto per irregolarità di vari esperti giudice» effettuata ancora dal geometra Reggiani, su cui, giova precisare, grava una proposta di esclusione, promossa dalla Commissione di disciplina dell'ente, su cui deve pronunciarsi l'Assemblea dei soci. Lo stesso Reggiani è radiato dell'attività giudicante. L'ENCI ha risposto che la comunicazione del geometra Reggiani è stata esaminata dagli organi competenti. La stessa comunicazione, inviata anche al Comitato consultivo degli sperti è stata esaminata nella riunione del 4 settembre 2008. La Commissione di disciplina di prima istanza ha regolarmente provveduto alla rubricazione della pratica. Per quanto riguarda l'effettuazione di verifiche da parte degli uffici sul possesso dei requisiti sulla formazione e nomina degli esperti giudici già nominati antecedentemente all'introduzione del disciplinare del corpo degli esperti approvato con decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile 2000, l'ENCI ha riportato ancora il contenuto dell'articolo 20, decretato dallo stesso Ministero, di cui sopra. Gli esperti giudici citati anche in questo esposto erano già stati nominati esperti giudici antecedentemente al 18 aprile 2000. L'ENCI ha ancora
segnalato al Ministero che, a fronte di denuncia in sede penale, sostanzialmente per i medesimi fatti, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia ha presentato richiesta al GIP di archiviazione, il quale vi ha provveduto con sentenza del 12 maggio 2008;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI nota (n. MIPAAF 10964) avente per oggetto «sollecito esposto per irregolarità esperti giudice», effettuata ancora dal geometra Reggiani. L'ENCI ha risposto che anche questa comunicazione del geometra Reggiani è stata esaminata dagli organi competenti. Il Comitato consultivo degli Esperti ha trattato l'argomento nel corso della riunione del 23 luglio 2008. La Commissione di disciplina di prima istanza, messa in indirizzo dallo stesso geometra Reggiani, ha provveduto alla rubricazione della pratica. Per quanto riguarda l'effettuazione di verifiche da parte degli uffici sul possesso dei requisiti sulla formazione e nomina degli esperti giudici già nominati antecedentemente all'introduzione del disciplinare del corpo degli esperti approvato con decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile 2000, l'ENCI ha riportato ancora una volta il contenuto dell'articolo 20, decretato sempre dallo stesso Ministero. Gli esperti giudici citati erano già stati nominati esperti giudici antecedentemente al 18 aprile 2000. L'ENCI ha naturalmente segnalato al Ministero che, a fronte di denuncia in sede penale, sostanzialmente per i medesimi fatti, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia ha presentato richiesta al GIP di archiviazione, il quale vi ha provveduto con sentenza del 12 maggio 2008. Si precisa anche che l'esposto del signor Reggiani era indirizzato nei confronti del Presidente e del Vicepresidente dell'ENCI, oltre che della Presidente del Comitato degli esperti giudici dell'ente;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI una nota (n. MIPAAF 11328) avente per oggetto «atto integrativo all'esposto inoltrato nei confronti dell'esperto giudice Matilde Capparoni in data 15 gennaio 2008» effettuata ancora una volta dal geometra Reggiani. L'ENCI ha risposto che il Consiglio direttivo, nella riunione del 25 luglio 2008, alla luce delle considerazioni e delle valutazioni del Comitato consultivo degli esperti del 23 luglio 2008, recependo la proposta formulata da quest'ultimo, in applicazione del disposto dell'articolo 10, lettera f), ultima parte, del disciplinare del corpo degli esperti del libro genealogico del cane di razza approvato con decreto ministeriale 20 febbraio 2004 n. 20633, ha deliberato la sospensione dell'esperto giudice signora Capparoni Matilde dall'attività giudicante sino alla comprovata rimozione dell'impedimento ostativo attualmente esistente. L'ENCI ha inoltre risposto che la Commissione di disciplina di prima istanza e il Comitato consultivo degli esperti hanno ricevuto l'integrazione del geometra Reggiani all'esposto in argomento;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI nota (n. MIPAAF 11310) avente per oggetto «Richiesta del signor Reggiani di revoca dei provvedimenti disciplinari e mancato accoglimento da parte del Comitato Direttivo». Il Consiglio direttivo dell'ente ha deliberato di non rispondere ulteriormente a detta nota in quanto già esaustivamente trattata in altre precedenti risposte;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI note (n. MIPAAF 11314 e 11319) aventi per oggetto «ulteriore diffida del signor Amendola - Cagna Wafa di casa Cacozza». L'ENCI ha risposto che ha provveduto nuovamente a dare riscontro alle comunicazioni del signor Amendola, allegando l'ultima comunicazione. Nella nota, il Ministero stigmatizza il comportamento dell'ENCI che fornirebbe informazioni agli interessati solo ove richiesto dal Ministero stesso. Si sottolinea che l'ENCI riceve in entrata circa 35.000 comunicazioni protocollate ogni anno, a cui si devono aggiungere le e-mail non protocollate e le richieste telefoniche di informazioni. L'ENCI evade ogni richiesta. Nel caso specifico, si tratta di un allevatore in causa con altro allevatore per questioni di proprietà su un cane;
il giorno 23 settembre 2008 il Ministero invia all'ENCI nota (n. MIPAAF 11316) avente per oggetto «articolo 21 dello Statuto. Rapporti ENCI/SIPS». Su delibera del Consiglio direttivo, il legale dell'ente, avvocato Luigi Gili, si occupa di inviare risposta con la quale si precisa che non pare spettare al Ministero entrare così nel merito in vicende pendenti avanti un Tribunale della Repubblica, di matrice privatistica e che vede coinvolti tanto la SIPS quanto la CIBG, altro associato ENCI. Il legale dell'ente rappresenta anche le difficoltà organizzative che l'ENCI sta vivendo, per fare fronte all'incremento di richieste di chiarimenti e di sollecitazioni formali del Ministero, anche per vicende di cui il Ministero è già a conoscenza o di rilievo meramente associativo, incremento che si è manifestato proprio nell'ultimo periodo. L'ENCI continua a rappresentare la massima disponibilità collaborativa verso il Ministero, come sinora mostrata a questo ultimo e, pur se a diverso titolo, a Regioni, a Enti locali e Guardia di finanza, nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze;
nella risposta all'interrogazione dell'onorevole Alessandri del 5 agosto 2008, lo stesso ministro Zaia, oltre a riconoscere la natura privatistica dell'ENCI (sottolineando che l'Ente non esercita funzioni pubbliche delegate ma attività privata, pur se di rilevante interesse pubblico collettivo), evidenzia anche il sostanziale corretto funzionamento del libro genealogico. A tale proposito si riporta, integralmente, quanto scritto nell'occasione dal Ministro in merito alle attività dell'Ufficio centrale del libro: «Attività dell'Ufficio centrale del Libro genealogico»;
a garanzia della trasparenza e della correttezza della gestione del libro genealogico, l'albo degli allevatori e dei proprietari è pubblicato sul sito internet www.enci.it, nell'ambito del nuovo servizio «libro genealogico on line» e risulta quindi facilmente consultabile da chiunque a far data dal 1° ottobre 2006 e ciò vale anche per tutti i cani iscritti al libro genealogico i cui dati anagrafici e genetici sono rintracciabili sul sito medesimo a partire dalla stessa data. Le informazioni relative alla ubicazione degli allevamenti sono pubblicate solo a richiesta degli stessi allevatori che consentano il trattamento dei dati nel rispetto della normativa in vigore. Tale servizio on line nel periodo dal 1° giugno 2007 al 28 agosto 2007 ha fatto registrare 658.000 contatti e di recente anche la Federazione cinologica internazionale (FCI), con proprio comunicato, ha manifestato il più ampio apprezzamento per l'iniziativa in parola. Per quanto concerne l'attività l'Enci sta, già da tempo, potenziando numero e qualità dei controlli integrati, realizzati all'atto dell'inserimento dei dati relativi al libro genealogico. Il sistema effettua un controllo automatico mirato su tutti i campi che compongono la modulistica di denuncia e di iscrizione, producendo circa 100 controlli (coerenza tra data di monta, di nascita, di deposito; proprietà stallone e fattrice, coerenza date tra una cucciolata e l'altra, eccetera). A titolo di esempio, nel caso di mancanza di microchip, oggi il sistema genera automaticamente un'anomalia che produce una comunicazione inviata all'allevatore ed alla delegazione competente. La pratica viene sbloccata solo a fronte della documentata inoculazione del microchip da parte del veterinario. Ciascuna anomalia viene registrata dal sistema e produce un insieme di statistiche che consentono all'ufficio centrale del libro di inviare comunicazioni mirate alle delegazioni, al fine del corretto invio delle pratiche all'Enci. Tali statistiche prodotte attraverso il Sistema di gestione di qualità UNI EN ISO 9001:2000 consentono di individuare la tipologia dell'errore e le percentuali di diffusione (Allegato 5 Manuale gestione qualità). Parallelamente si sta lavorando alla informatizzazione delle delegazioni. Si precisa che anche le verifiche sui requisiti per l'accesso e la permanenza nel registro allevatori sono realizzate automaticamente dal sistema informatico;
sembra che non vi siano pertanto, su dichiarazione dello stesso Ministro, oggettivi
malfunzionamenti dell'ENCI per questioni attinenti al libro genealogico tali da rendere necessario l'invio all'ente di ben 18 note formali in soli cinque mesi. Anche perché il Ministero, che ha il compito di effettuare la vigilanza in relazione alle questioni attinenti al libro, ha propri rappresentanti, così come sottolineato dallo stesso Ministro, negli organi amministrativi e tecnici dell'ente: il Consiglio direttivo, il Comitato degli esperti, la Commissione tecnica centrale dove possono comunicare il punto di vista del Ministero stesso e realizzare compiutamente la funzione di vigilanza attribuita. Il Ministero è altresì rappresentato da due membri del Collegio dei sindaci, di cui uno è Presidente;
non si può non richiamare la circostanza che numerose note ministeriali, alcune delle quali conseguenti a strumentali sollecitazioni scritte da pochi associati, fanno riferimento a fatti su cui è già intervenuta la giustizia ordinaria dando piena ragione all'ENCI. È il caso delle continue note relative ai requisiti degli esperti giudici (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia - sentenza del 12 maggio 2008) e alla questione della Società italiana pro segugio (Tribunale di Milano - ordinanze del 9 maggio e 27 settembre 2007). Posto che le stesse questioni, entrando nella sfera privatistica e associativa dell'ente, non sembrano rientrare nell'esercizio delle funzioni di vigilanza di cui sopra, in accordo anche a quanto rilevato dal Consiglio di Stato (ordinanza 28 febbraio 2006) e dallo stesso Ministro interrogato, in occasione della citata risposta all'interrogazione dell'onorevole Alessandri, nella quale ha sottolineato la persistente natura privatistica dell'ente;
attraverso il sistema delle associazioni individuali e di quelle collettive, i quasi 100.000 soci dell'ENCI hanno scelto nell'ultima, affollata, assemblea elettiva (13-14 aprile 2007) l'attuale Consiglio direttivo, le cui cariche sono gratuite, con più dell'80 per cento delle preferenze -:
se non ritenga che questo proliferare delle sollecitazioni formali da parte del Ministero possa essere strumentalmente cercato da una assai esigua minoranza di associati all'Ente e possa avere come conseguenza quella di rafforzare contestuali iniziative intraprese dagli stessi avverso l'ENCI o di ribaltare l'esito negativo di azioni giudiziarie e/o associative;
se intenda intervenire per ripristinare il corretto rapporto tra il Ministero e l'ente dei cinofili italiani;
se intenda garantire, come i predecessori del Ministro interrogato e come dallo stesso affermato, quell'autonomia associativa che è alla base delle normali attività dell'ente, posto che l'ENCI, nato nel lontano 1882, è infatti un'ente privato, solido e completamente autonomo sotto il profilo economico, oggi letteralmente ingolfato, vista la struttura non paragonabile a quella di un ministero, dalle continue osservazioni richiamate nella presente interrogazione, tutto ciò a discapito dello svolgimento normale dei lavori e, conseguentemente, a danno di tutti gli allevatori cinofili.
(4-01651)
Risposta. - In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che gli interroganti, nel ripercorrere, dall'aprile 2008 alla data dell'interrogazione, la corrispondenza intercorsa tra questa amministrazione e l'Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci) e nel rilevare che, a loro avviso, alcune delle numerose ministeriali sembrerebbero affiancarsi a strumentali sollecitazioni di pochi soci, per di più su questioni che fuoriescono dalla sfera di vigilanza pubblica, chiedono che venga ripristinato un corretto rapporto tra questo Ministero e l'ente, con espresso riferimento alla necessità di garantire l'autonomia privata di cui è espressione questo ultimo.
Al riguardo, appare necessario rilevare che l'Enci è stato riconosciuto con regio decreto 13 giugno 1940, n. 1051, acquisendo personalità giuridica secondo il codice del 1865; è sottoposto alla vigilanza di questo Ministero ai sensi del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 1665 dei 23 dicembre 1947; ai fini della individuazione degli «enti inutili» è stato
considerato ente di «preesistente natura privatistica». Tale natura privatistica è stata affermata dalla Corte di Cassazione, sezioni civili riunite, con sentenza n. 1404 del 2 marzo 1972. La personalità giuridica privata è stata sempre riconosciuta in occasione dell'approvazione delle modifiche statutarie fino al 2000, approvazioni avvenute prima con decreto del Presidente della Repubblica 20 aprile 1960, n. 553 e 8 giugno 1982, n. 693 e, da ultimo, con decreto ministeriale 24 aprile 2000, n. 20640. Con decreto ministeriale n. 21909 del 28 giugno 2006 è stato ratificato il nuovo regolamento di attuazione del predetto statuto.
Il fatto di gestire il libro genealogico del cane di razza non comporta mutamenti nella natura giuridica dell'ente, né, tantomeno, sottintende una delega di poteri pubblici da parte dello Stato, in quanto l'attività in parola non deriva dallo Stato, ma dai soci cinofili che hanno istituito il libro in questione, sopportandone i costi individuali per la selezione, e collettivi per la gestione ed i servizi forniti dallo stesso ente. Infatti, il decreto legislativo n. 529 del 1992 afferma che i libri genealogici sono istituiti dalle associazioni nazionali di allevatori di specie e razza. Le richieste approvazioni ministeriali, della istituzione del libro e dei disciplinari che ne regolano la tenuta, sono legate alla possibile rilevanza pubblica che l'attività in parola, che resta comunque privata, può rivestite per l'affidamento dei terzi sui documenti e le certificazioni che tale libro rilascia. Trattandosi, quindi, di attività di interesse pubblico e non di attività pubblica, la scrivente Amministrazione provvede ad approvare i disciplinari delle associazioni di allevatori (nel caso l'Enci) che istituiscono e gestiscono libri genealogici (articolo 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 529) e conseguentemente a vigilare sugli adempimenti previsti agli stessi disciplinari.
Il disciplinare del libro genealogico del cane di razza è stato approvato con decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996, successivamente modificato con decreto ministeriale 22383 del 3 giugno 2003 e da ultimo con decreto ministeriale 25786 del 31 dicembre 2004. Il disciplinare all'articolo 3 stabilisce che all'attività del libro genealogico l'Enci provveda con:
a) la commissione tecnica centrale;
b) l'Ufficio centrale del libro genealogico;
c) il corpo degli esperti.
In applicazione del predetto disciplinare, con decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile 2000, sono state approvate le norme tecniche del LG., successivamente sostituite con quelle approvate con decreto ministeriale 21203 dell'8 marzo 2005. Con decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996 è stato approvato il disciplinare del corpo degli esperti, il cui testo è stato sostituito con quello successivamente approvato con decreto ministeriale 20633 del 20 febbraio 2004 ed aggiornato, da ultimo, con decreto ministeriale 20653 dell'8 marzo 2006.
Senza entrare nel merito di ogni singola questione, va evidenziato che le richieste di informazioni inviate all'Enci erano volte a conoscere le iniziative adottate su esposti di propri soci, oppure finalizzate ad ottenere elementi di risposta alle numerose interrogazioni parlamentari (ben 20 negli ultimi due anni, più una risoluzione in sede di Commissione Agricoltura alla Camera dei deputati).
In particolare trattasi di esposti in merito a:
mancanza di requisiti di alcuni esperti giudici;
assenza di allineamento tra la banca dati Enci e l'anagrafe canina ufficiale;
non correttezza nelle procedure di registrazione dei passaggi di proprietà dei cani;
uso strumentale delle commissioni di disciplina per sanzionare meri comportamenti di critica;
conflitti con i propri soci collettivi con ripercussioni sullo svolgimento dell'attività tecnica;
disparità tra soci allevatori.
Si sottolinea che questo Ministero esercita un potere di vigilanza con particolare riferimento alle vicende che si riflettono sulla gestione del libro genealogico e in particolare riferite a:
1) Esperti giudici.
Questa amministrazione ha sempre ritenuto l'assenza di giurisdizione da parte del giudice amministrativo, nei confronti di provvedimenti disciplinari comminati da un'associazione con personalità giuridica privata, a carico di un socio dell'associazione stessa.
Tuttavia va ricordato che lo stesso giudice amministrativo ha, in passato, qualificato come attività di rilievo pubblicistico quelle svolte dall'Enci con riferimento alla tenuta del libro genealogico e dell'albo degli esperti, anche in quanto regolamentate da appositi disciplinari approvati da questo Ministero (cfr. sentenza TAR Lombardia del 7 aprile 2004).
Da ciò discende che anche nell'attività svolta dagli esperti potrebbero individuarsi aspetti di rilevanza pubblica con riferimento alla vigilanza sulla regolarità ed imparzialità nella valutazione degli animali e nel rilascio di titoli e riconoscimenti che ne aumentano il valore genetico ed economico.
L'autonomia organizzativa e decisionale, legittimamente rivendicata dall'Enci rispetto a controversie che rivestono natura privatistica, trova comunque un limite nella necessità di garantire la corretta applicazione, per quanto riguarda requisiti, curriculum e formazione degli esperti, di tutte le disposizioni contenute nei relativi disciplinari.
A fronte della presentazione di esposti che mettono in dubbio la regolarità degli esperti giudici, con riferimento al mancato possesso dei requisiti previsti dalle norme tecniche, sarebbe stato, prima di tutto, interesse dell'Enci procedere tramite gli uffici, ad effettuare, come peraltro suggerito da questa amministrazione, tutte le verifiche necessarie ad escludere l'esistenza di irregolarità. Ciò al fine di poter garantire credibilità e trasparenza all'intero settore allevatoriale di riferimento.
Gli esposti in questione non hanno, invece, formato oggetto di alcuna verifica da parte degli uffici poiché l'Enci ha sostenuto che gli esperti giudici in parola, nominati prima dell'approvazione del nuovo disciplinare, manterrebbero comunque la loro qualifica (valutazione errata e non conforme alle norme dall'articolo 22 del disciplinare del libro genealogico a suo tempo approvato con decreto ministeriale n. 21095 del 5 febbraio 1996).
2) Allineamento banca dati ENCI e anagrafe canina.
L'accordo tra il Ministero della salute e le Regioni, sottoscritto il 6 febbraio 2003 e recepito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2003, in materia di benessere degli animali da compagnia, all'articolo 4 ha previsto l'introduzione del microchip, quale unico sistema ufficiale di identificazione, a decorrere dal 1o gennaio 2005.
In tal senso le nuove norme tecniche del libro genealogico, approvate con decreto ministeriale 21203 del 2005, hanno previsto, all'articolo 6, l'identificazione dei cuccioli tramite microchip uniformandosi così alla predetta normativa nazionale. Pertanto la banca dati dell'Enci fino al 31 dicembre 2004 avrebbe dovuto necessariamente essere in linea con l'anagrafe canina detenuta dalle regioni, laddove il sistema risultava attivato. Dal 1o gennaio 2005 la banca dati Enci e l'anagrafe canina avrebbero invece dovuto essere completamente allineate sull'intero territorio nazionale.
Proprio ad evitare elusioni in materia di anagrafe, la Commissione tecnica centrale nel 2004 e 2005 (deliberazioni del 20 dicembre 2004 e del 2 febbraio 2005), ribadì l'esigenza di attenersi anche per la gestione del libro genealogico, a quanto previsto dalla legge n. 281 del 1992, affermando che unitamente al modello B di denuncia delle cucciolate, previsto dalle norme tecniche del libro genealogico, il proprietario della fattrice doveva allegare certificazione veterinaria di avvenuta identificazione ed iscrizione all'anagrafe canina.
Invece, con circolare n. 3241 del 24 gennaio 2005, il Direttore generale dell'Enci
e responsabile dell'Ufficio centrale del libro genealogico, richiamando una precedente nota del 1o giugno 2004, informava le delegazioni Enci che gli allevatori titolari e/o associati d'affisso riconosciuto da Enci/Fci avevano la facoltà di registrare al libro genealogico cucciolate identificabili anche attraverso l'apposizione della sigla assegnata dall'Enci stesso. È evidente che con lo stesso strumento informativo l'ente avrebbe potuto dare istruzioni diverse.
Solo in data 21 aprile 2006 il Consiglio direttivo dell'Enci ha deliberato di dare attuazione alle norme tecniche del libro genealogico a decorrere dal 1o ottobre 2006, ben 19 mesi dopo la loro approvazione da parte di questo Ministero, richiedendo per i nuovi nati l'identificazione tramite microchip. La delibera è stata portata a conoscenza delle delegazioni Enci con circolare n. 18860 dell'11 maggio 2006.
Almeno fino al 1o ottobre 2006, data in cui sono entrate in funzione le nuove norme tecniche del libro genealogico, migliaia di cuccioli sono stati iscritti al libro genealogico, senza risultare all'anagrafe canina o essendo stati identificati tramite un microchip non applicato da veterinari delle aziende sanitarie locali o accreditati.
La scrivente amministrazione, preso atto di ciò, contestava all'Enci il persistere dell'inerzia nell'attivazione di qualsiasi adeguamento della propria banca dati, anche perché l'ente dichiarava di considerarsi svincolato dal richiamato obbligo di identificazione ufficiale che, a suo avviso, avrebbe dovuto gravare solo sull'allevatore, al quale però non veniva, peraltro, imposto alcun onere di informare l'Enci stesso dell'avvenuta applicazione del microchip ufficiale.
Non c'è dubbio che questo Ministero abbia esercitato la prevista vigilanza sull'Enci, nonché abbia contestato l'inosservanza della normativa sull'anagrafe canina. Peraltro, volendo conseguire l'obiettivo di giungere all'applicazione della citata normativa, questa amministrazione non poteva non partire da constatazioni di fatto, rappresentate, da un lato, dalla necessità di smuovere l'inerzia dell'ente, vincolandolo a precise scadenze temporali di adeguamento, fino alla applicazione a regime, dall'altro, dall'opportunità di servirsi delle banche dati esistenti presso l'Enci stesso, trasferendo le informazioni sia alle regioni che avevano attivato l'anagrafe, che, come tali, potevano verificare l'avvenuta o meno iscrizione degli animali, sia alle regioni fino allora inattive che potevano così dotarsi di un iniziale base dati su cui costruire le proprie banche.
A seguito di approfondimenti con i responsabili dell'Enci, in una apposita riunione tenutasi il 2 giugno 2007 in cui è stata anche rappresentata la reale situazione dei cuccioli iscritti dall'8 marzo 2005 al 30 settembre 2006, con il decreto ministeriale n. 10056 del 6 luglio 2007 sono state emanate norme di raccordo tra il libro genealogico ed il sistema di identificazione dei cani previsto dall'anagrafe. Il predetto provvedimento innanzi tutto ribadisce il principio che il sistema identificativo recepito con l'innanzi citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, costituisce l'unico sistema ufficiale di identificazione dei cani, sia per le esigenze sanitarie che per quelle zootecniche. Lo stesso decreto prevede poi che a decorrere dal 1o ottobre 2007 venga avviato l'allineamento tra banca dati Enci ed Anagrafe canina, per quanto concerne, evidentemente, i dati del periodo 2005-2007, nonché stabilisce l'obbligo di identificare i cani già iscritti al libro genealogico e non all'anagrafe, a prescindere dalla loro data di nascita, ogni qual volta i proprietari dei cani stessi chiedono all'Enci un servizio (denuncia monta e nascita) o partecipano ad una manifestazione canina. In tal senso non solo è stato assicurato l'allineamento del libro genealogico all'anagrafe canina a decorrere dal 2005, ma si è estesa l'identificazione con microchip, per alcune situazioni, anche a cani nati in precedenza. Il decreto ministeriale è stato pubblicato sul sito web di questo Ministero e dell'Enci e lo stesso Enci ha predisposto una circolare esplicativa per i soci.
La situazione è stata così regolarizzata grazie al citato decreto ministeriale n. 10056 del 6 luglio 2007 ed ai successivi atti suggeriti all'Enci (circolari, eccetera) al
fine di dare corretta attuazione agli interventi nei termini stabiliti dal decreto.
È proceduta invece a rilento la regolarizzazione dei cani, riferiti ad allevatori titolari di affisso, identificati con il solo tatuaggio. Nel mese di luglio 2008 una nuova iniziativa ha consentito di superare questo ultimo ostacolo, iniziativa che ha cominciato a dare i suoi frutti a partire dal successivo mese di ottobre.
3) Enci/Sips.
La creazione ad hoc di una nuova associazione, su richiesta della interessata (Club Italiano Bleu di Gascogne) quale affidataria della tutela di alcune razze, già tutelate da preesistente associazione (Sips) non può che violare il principio statutario della non duplicità (articolo 21), laddove il venir meno dei compiti già attribuiti alla vecchia organizzazione non è giustificato, né dall'esistenza dei presupposti ricollegabili alla perdita di qualità di socio, né, tantomeno, alla violazione di alcuna normativa tecnica di settore. L'articolo 21 dello statuto stabilisce infatti che non possa essere riconosciuta più di una associazione specializzata per razza o gruppo di razze.
In nessuna parte dello statuto inoltre è data la possibilità al Consiglio direttivo Enci (articolo 13) di intervenire, senza motivo, sull'assetto sociale di un proprio socio collettivo, obbligandolo a subire una deminutio delle proprie competenze e dei propri associati, al solo fine di favorire altri soggetti.
Le funzioni svolte dalle associazioni specializzate di razza, che agiscono anche e soprattutto nell'interesse dei loro soci, non possono essere considerate «incarichi» magnanimamente attribuiti dal Comitato direttivo che, ai sensi di statuto, ha solo il potere di riconoscerle in presenza dei requisiti richiesti (articoli 4 e 21), di deliberarne la perdita della qualità di socio nei casi previsti (articolo 7) o di porre in essere quanto stabilito nelle norme che disciplinano i rapporti tra lo stesso Enci ed i soci collettivi (sezione IV del vigente regolamento di attuazione).
Ciò vale anche per il prospettato affidamento della tutela del segugio maremmano, razza in corso di riconoscimento da parte della Commissione tecnica centrale a nuova e costituenda associazione, a fronte di un'approfondita attività di ricerca, rilievi di campo e documentazione predisposta dalla richiedente Sips.
Al fine di reperire una possibile risoluzione presso questo Ministero si è tenuto un incontro tra i Presidenti di Enci e Sips in data 22 aprile 2008. A seguito di tale scambio di opinioni, la Sips si è riservata di formulare una proposta di ricomposizione dei propri rapporti con il Club Bleu de Gascogne, da inviare alla scrivente ed all'Enci il quale si è, a sua volta, impegnato a discutere detta proposta in sede di Consiglio direttivo. La proposta in questione è stata formulata ed inviata dalla Sips in data 8 maggio 2008. L'Enci è stato in grado di dare solo risposte negative all'iniziativa.
Preso atto delle ordinanze, favorevoli all'Enci, intervenute in sede cautelare, nella controversia Sips c/Enci occorre attendere comunque la decisione di merito che potrebbe anche contenere valutazioni diverse.
Nel frattempo l'Enci coglie le occasioni per delegittimare gli organi sociali della Sips rinviando alla Commissione di disciplina l'intero Consiglio di Amministrazione sulla base di esposti generici sottoscritti da un esiguo numero di soci Sips (30 su 15.000), molti dei quali, per di più, hanno segnalato che la loro firma era falsa, o ancora sospendendo il Presidente del sodalizio da socio per il solo motivo di aver criticato consiglieri Enci.
4) Commissioni di disciplina.
Si premette che l'attività svolta dalle Commissioni di disciplina è e resta quella di un organo sociale interno di una associazione giuridica di diritto privato, ambito, in cui questa amministrazione non può entrare (articolo 27 dello statuto).
Del resto non può dimenticarsi che il precedente testo di statuto, vigente fino al 1999, all'articolo 6-bis stabiliva la sospensione dell'attività sociale a carico dei soci che avessero ricorso contro delibere degli organi sociali avanti all'Autorità giudiziaria o all'Autorità amministrativa tutoria. A seguito
di espressa richiesta di questa amministrazione, basata sulla necessità di rispettare le libertà democratiche, tale previsione, in sede di revisione dello statuto, è stata cancellata.
In virtù dell'articolo 27 del nuovo statuto i soci sono tenuti a rispettare statuto, regolamenti e disposizioni sociali, nonché regole della deontologia e correttezza sportiva. Di fatto però le Commissioni di disciplina vengono investite spesso anche di questioni che dovrebbero essere trattate dal giudice ordinario civile o penale su istanza dell'interessato (presunti diffamazione, calunnia, conflitto d'interessi eccetera) con effetti impropri quali la sospensione dell'allevatore dall'apposito registro e dell'animale di sua proprietà dal libro genealogico.
5) Albo degli allevatori-soci allevatori.
Fin dal 2004, su richiesta dell'Enci sono state approvate con decreti ministeriali n. 21993 del 17 maggio 2004, n. 25786 del 31 dicembre 2004 e n. 21075 del 6 aprile 2004 proroghe al disciplinare del libro genealogico (articolo 22) al fine di poter completare l'adeguamento del sistema informatico in uso, per redigere l'elenco effettivo degli allevatori (registro degli allevatori) in possesso dei requisiti richiesti. Di fatto il persistere così a lungo di una situazione di indeterminatezza ha costituto fonte di possibile contenzioso, per disparità di trattamento tra i soci Enci per i quali il nuovo statuto prevede l'iscrizione al registro degli allevatori. Infatti risultavano equiparati soci in possesso di cani e soci che ne erano privi, continuando questi ultimi ad essere talora investiti di funzioni di responsabilità (consiglieri di amministrazione, esperti giudici, eccetera).
In realtà tale problema si sarebbe dovuto risolvere all'interno dell'Associazione senza stravolgere la nominativa tecnica. In ogni caso in quel momento era intuitivo che, senza un adeguato supporto informatico, le verifiche previste dal disciplinare del libro genealogico non potevano essere accurate e, pertanto, la citata ennesima proroga del termine in questione era stata ritenuta ancora necessaria.
È il caso di segnalare, però, che il decreto ministeriale n. 21075 del 6 aprile 2006, di approvazione dell'ultima proroga, è stato impugnato avanti al Tribunale amministrativo del Lazio, che, con sentenza n. 5240107 del 6 giugno 2007, ha accolto il gravame. Su consiglio dell'Avvocatura generale dello Stato, questa amministrazione non ha proposto appello al Consiglio di Stato. Il decreto ministeriale in questione è stato quindi annullato.
Il citato decreto ministeriale, poi annullato, così come risulta dal ricorso al Tribunale amministrativo regionale Lazio, attuava una ulteriore proroga per consentire l'accertamento dei requisiti necessari per essere iscritti al registro degli allevatori e quindi soci individuali Enci, ai sensi dell'articolo 3, comma 1 dello statuto. In realtà, con riferimento alla verifica del mantenimento dei requisiti di cui sopra, va sottolineato come questa Amministrazione, a seguito di segnalazioni, in vista dell'assemblea dell'aprile 2008, avesse inviato all'Enci apposita raccomandazione di verificare la regolare titolarità del diritto di voto ed in particolare di verificare che i soci allevatori singoli risultassero regolarmente iscritti al registro degli allevatori, in quanto in possesso dei requisiti richiesti.
Dal verbale del comitato esecutivo del 20 maggio 2008 risulta che il direttore generale si è limitato a dichiarare che la ministeriale in questione era pervenuta in data successiva allo svolgimento dell'assemblea. Ancora, nel verbale stesso si precisa che il consiglio direttivo, già in data 3 ottobre 2006, aveva sottolineato testualmente che «l'uscita dal registro degli allevatori non comporta la perdita della qualifica di socio allevatore Enci, in quanto questa ipotesi non è contemplata tra le cause espressamente previste dall'articolo 7 dello statuto soci dell'Enci». Da ciò si deduce che, anche ammettendo la regolare tenuta del registro allevatori, detto strumento non sembrerebbe essere utilizzato per lo scopo per il quale è stato istituito e cioè quello di costituire un requisito necessario perché i soci singoli possano essere considerati tali. Nel 2008 gli allevatori iscritti nel registro del libro genealogico sono 1270, mentre i
soci allevatori risultano 1692. Vi sarebbero quindi oltre 400 soci allevatori senza i requisiti previsti che esercitano il diritto di voto e ricoprono cariche sociali.
In conclusione si evidenzia quindi la correttezza di questa Amministrazione a tutti i livelli: giurisdizione amministrativa, osservazioni agli esposti di soci, correttezza improntata alla difesa dell'Ente quale istituzione, ma, soprattutto, al rispetto della legge e delle disposizioni tecniche, al di là di qualsiasi tentativo di strumentalizzazione.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
GALLETTI e RUGGERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è trascorso, ormai, un anno dalla conversione in legge del decreto 31 gennaio 2007, n. 7 (cosiddetto decreto Bersani), convertito, nella legge n. 40 del 2 aprile 2007, che liberalizzava anche il settore delle autoscuole;
molteplici sono state le difficoltà che si sono generate dopo la divulgazione della suddetta legge, e che continuano a far soffrire il settore autoscuole, sia per la mancanza di personale da avviare all'attività di istruttori di scuola guida, sia per la perdita di posti di lavoro da parte di giovani che intendono avviarsi verso questa professione;
sempre nella suddetta legge, all'articolo 10, comma 5-septies, si annunciava che sarebbe stato emesso un decreto entro novanta giorni, che provvedeva a fissare le nuove regole per l'esame di abilitazione per insegnanti e istruttori di scuola guida;
inoltre, sempre all'articolo 10, comma 5-novies, entro sei mesi si sarebbe dovuta emanare una o più direttive che avrebbero regolamentato l'attività dell'esercizio di autoscuola;
infine, all'articolo 10, comma 5-decies, si prevedeva, sempre, entro novanta giorni, un decreto che avrebbe stabilito un modello unificato di tariffe trasparenti;
pertanto la legge n. 40 ha liberalizzato il settore, permettendo nuove aperture di autoscuole in regime di DIA, ma non lo ha regolamentato, di fatto bloccando l'accesso alla professione di istruttore di scuola guida -:
se il Ministro interrogato intenda, in tempi brevi, emanare gli atti in cui premessa per evitare di mettere ancora di più in crisi questa categoria già fortemente penalizzata.
(4-01492)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'articolo 5 del decreto legge 31 gennaio 2007, n. 7 recante: «Misure urgenti a tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese», convertito con modifiche dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, ha approvato importanti modifiche all'articolo 123 del codice della strada che fissa i principi per lo svolgimento di attività di autoscuola.
Tra le principali novità vi sono, tra l'altro, la liberalizzazione dell'esercizio dell'attività di autoscuola, che può essere avviata mediante la presentazione di una dichiarazione di inizio attività, e la previsione che l'abilitazione di insegnante ed istruttore si consegua previo svolgimento di un corso di formazione iniziale e superamento di un esame di idoneità prevedendo, inoltre, corsi di formazione periodica per il personale docente delle autoscuole.
A tali fini, è fatto rinvio ad altri provvedimenti esecutivi e precisamente:
un decreto del Presidente della Repubblica di modifica della disciplina degli articoli 335 e 336 del regolamento di esecuzione del codice della strada, per disciplinare la dichiarazione di inizio attività in luogo di quella che prima si configurava come autorizzazione per l'avvio dell'esercizio dell'attività di autoscuola;
un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per la disciplina dei
requisiti di idoneità, i corsi di formazione iniziale e periodica, con i relativi programmi, degli insegnanti e degli istruttori delle autoscuole per conducenti;
una o più direttive di revisione dell'esercizio dell'attività di autoscuola, con riguardo alle prescrizioni sui locali.
Il citato articolo 123, comma 3, del codice della strada prevede, inoltre, che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti emani una o più direttive al fine di indirizzare in maniera uniforme i compiti delle province in materia di dichiarazioni di inizio attività e di vigilanza amministrativa sulle autoscuole e che siano predisposti con decreto modelli unificati delle tariffe praticate dalle autoscuole, ai fini di massima trasparenza dell'attività esercitata.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, consapevole dell'urgenza del provvedimento in materia di formazione degli insegnanti ed istruttori di autoscuole ed atteso che, per espresso dettato del decreto-legge n. 7 del 2007 come convertito dalla legge n. 40 del 2007, possono accedere all'esame di insegnante ed istruttore solo coloro che hanno presentato la domanda antecedentemente alla data di entrata in vigore del decreto legge stesso, ha predisposto nel mese di febbraio 2008 uno schema di regolamento sulla base di un proficuo confronto con le associazioni di categoria delle autoscuole e previa acquisizione del parere dell'Associazione Unione province italiane (UPI).
Nel mese di novembre 2008 si è giunti alla definitiva formulazione del testo e attualmente il provvedimento è all'esame del Consiglio di Stato per il prescritto parere.
Inoltre, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sta predisponendo lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante le modifiche agli articoli 335 e 336 del regolamento di esecuzione del Codice della strada e lo schema di decreto ministeriale che appresterà la nuova disciplina in materia di autoscuole in luogo del decreto ministeriale 317 del 17 maggio 1995 che sarà abrogato contestualmente all'entrata in vigore del nuovo decreto.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sta assicurando assistenza alle Province che hanno chiesto chiarimenti in merito al dettato normativo del nuovo articolo 123 del codice della strada ed alla migliore definizione delle situazioni giuridiche venutesi a determinare nell'attesa che i citati decreti entrino in vigore.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
GALLETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi con una nota il Ministro Matteoli comunicava il mancato finanziamento all'infrastruttura viaria volta a superare l'annoso problema relativo al nodo stradale di Rastignano (variante alla strada n. 65 «della Futa»), in provincia di Bologna;
a causa di questa situazione in questo ultimo periodo, oltre ai forti disagi per i cittadini, già molte aziende del territorio sono state costrette a chiudere o a trasferirsi perché costrette quotidianamente a fare i conti con una viabilità paralizzata e penalizzante dal punto di vista economico;
l'intervento segnalato non è quindi più dilazionabile e l'esigenza di un impegno immediato è condivisa da tutte le istituzioni politiche e le realtà industriali, economiche e sociali, del territorio bolognese -:
quali siano gli intendimenti del Governo su questa opera di cui Bologna ha urgente bisogno e che da oltre 20 anni attende di essere realizzata.
(4-02123)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con la convenzione del 28 luglio 1995, sottoscritta dalla società Tav, Azienda nazionale autonoma strade (ANAS), Ferrovie dello Stato, provincia di Bologna e comuni di Bologna, Pianoro, San Lazzaro di Savena, la società TAV ha assunto l'impegno
a finanziare la realizzazione della «variante alla strada statale 65 della Futa in corrispondenza dell'abitato di Rastignano» per complessivi 14 miliardi di lire (7.230.396,60 euro), mentre ANAS S.p.A. ha assunto l'impegno a realizzare l'opera ed a finanziarla per ulteriori 15 miliardi di lire (7.746.853,50 euro), ciò a fronte di una valorizzazione complessiva dell'intervento pari a 29 miliardi lire. L'impegno finanziario assunto da ANAS a seguito dell'accordo integrativo intervenuto nel 2004 ammonta a 8.984.065,21 euro.
Successivamente TAV, nell'ambito della conferenza di servizi del 25 maggio 2004 afferente la «interconnessione ferroviaria di San Ruffillo», ha confermato l'impegno a finanziare l'opera per complessivi 7.230.396,60 euro ed ha assunto l'impegno di realizzarla, tramite il consorzio CAVET, a patto che l'opera venga completata contestualmente alla conclusione dei lavori relativi alla tratta alta velocità/alta capacità Bologna-Firenze ad oggi prevista a giugno 2009. Tale impegno è subordinato alle seguenti condizioni: le occorrenti autorizzazioni devono pervenire in tempi compatibili con il programma di realizzazione dell'opera ferroviaria e la medesima opera deve trovare copertura economica certa.
Nell'ambito della conferenza di servizi per la «interconnessione ferroviaria di San Ruffillo», il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera prot. 3442 del 2004 del 25 maggio 2004, ha assunto l'impegno «a reperire entro l'anno 2005, a valere sulle future leggi di spesa, gli ulteriori finanziamenti necessari alla completa realizzazione della variante di Rastignano, al fine di garantire il completamento contestualmente alle opere ferroviarie». Nella medesima nota si legge che «il costo complessivo di realizzazione della variante alla strada statale 65 della Futa potrà essere determinato solo dopo il completamento da parte della provincia di Bologna del relativo iter autorizzativo e che comunque ad oggi è stimabile in via preliminare in circa 43 milioni di euro».
Sempre nel 2004, la provincia di Bologna ha approvato un progetto preliminare che comportava un notevole incremento di costi di realizzazione ed ha richiesto ad Anas di corrispondere un ulteriore contributo.
Con riferimento all'importo ridefinito, la società Anas ha richiesto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'autorizzazione ad erogare alla provincia l'ulteriore contributo richiesto.
In data 19 luglio 2004, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha posto come presupposto fondamentale per l'accesso al richiesto cofinanziamento Anas, l'inserimento della tratta nell'elenco delle strade di interesse nazionale previa intesa con la regione e, di conseguenza, la previsione dell'intervento nella programmazione Anas. La strada in questione in effetti è stata regionalizzata, in attuazione del decreto legislativo n. 112 del 1998, nell'anno 2001.
Nel marzo 2006, è stata convocata dalla regione Emilia-Romagna la conferenza di servizi alla quale hanno partecipato per l'approvazione della valutazione impatto ambientale (Via) la provincia di Bologna, i comuni di Bologna, Pianoro e San Lazzaro e gli enti azienda sanitaria locale (ASL), l'Azienda regionale protezione ambientale (Arpa), la soprintendenza ai beni artistici e ambientali, eccetera. Dopo un lungo iter di revisione ed aggiornamento progettuale, che ha comportato la radicale modifica del progetto originario della variante a favore della cosiddetta soluzione 3 in conseguenza delle numerosissime osservazioni presentate dai privati cittadini e dagli enti interessati, in data 5 settembre 2008 si è tenuta la seduta conclusiva di suddetta conferenza con l'approvazione del progetto della variante in questione ai fini della procedura di valutazione di impatto ambientale.
TAV, tramite il consorzio CAVET, ha finanziato l'intera fase progettuale dell'opera a valere sul citato contributo pari a 14 miliardi di lire (7.230.396,00 euro) di cui alla convenzione del 28 luglio 1995 sottoscritta da TAV, ANAS, Ferrovie dello Stato, provincia di Bologna, comuni di Pianoro e San Lazzaro di Savena e successive modifiche ed integrazioni. L'importo residuo del suddetto contributo, al netto delle progettazioni ad oggi sostenute dal consorzio CAVET, ammonta a 6.178.816,93 euro. Risultano
esclusi da detto importo gli oneri per la progettazione della cosiddetta soluzione 3 nonché gli ulteriori oneri sostenuti dal consorzio CAVET per gli aggiornamenti progettuali sino alla definitiva approvazione del progetto intervenuta il 5 settembre 2008, che saranno oggetto di successiva quantificazione.
La valorizzazione dell'intero progetto della variante approvato in sede di conferenza di servizi ammonta a circa 63,2 milioni di euro (valuta 2008, Iva compresa).
Anche se non sussistono più le condizioni previste dalla convenzione dell'8 giugno 2004 in quanto i tempi di realizzazione non risultano più compatibili con quelli di ultimazione della tratta alta velocità/alta capacità Bologna-Firenze, come già evidenziato agli enti interessati in sede di conferenza di servizi, resta fermo l'impegno di TAV a finanziare l'opera mediante l'importo che residuerà dal citato contributo di 7,2 milioni di euro, al netto degli oneri di progettazione sostenuti.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
GINEFRA, VICO, BOCCIA, BELLANOVA, CONCIA, CAPANO, BORDO, RIA, LOSACCO, GAGLIONE, GRASSI e SERVODIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la cancellazione di ventiquattro voli dagli aeroporti di Bari e Brindisi (quest'ultimo scalo verrebbe dal mese di dicembre addirittura cancellato dai programmi della CAI) contribuisce al progressivo isolamento della Puglia dal resto del Paese;
questo intervento dell'Alitalia non è isolato ma si colloca all'interno di una consistente riduzione anche dei collegamenti ferroviari. Negli ultimi nove mesi la regione Puglia ha, infatti, dovuto subire la cancellazione dei finanziamenti per l'alta velocità per la tratta Bari-Napoli, stanziati dal Governo Prodi, la sostituzione di treni veloci e moderni (gli ETR500 delle linee Lecce-Bari-Roma e Taranto-Bari-Milano), con locomotori e carrozze vetuste e la soppressione di fermate in città importantissime della nostra regione nelle percorrenze principali;
secondo un articolo de La Repubblica, gli slot, le bande orarie di decollo e atterraggio, congelati da Alitalia non potranno essere assegnati ad altre compagnie;
per almeno tre anni, se fosse confermato l'attuale contratto Governo-Cai, le norme sulla concorrenza verrebbero calpestate ed ignorate, a meno che Cai non volesse cedere parte degli slot entro i primi trentasei mesi. In questo caso, però, sembrerebbe che la società dovrebbe versare il 50 per cento del corrispettivo in denaro nelle casse dello Stato secondo l'accordo siglato con il commissario straordinario, il dott. Augusto Fantozzi;
questa condizione renderebbe impossibile tale opzione e SEAP non sarebbe messa in condizione di siglare intese con altri vettori che si sono già dichiarati ad essere pronti a sostituirsi all'ex compagnia di bandiera;
l'insieme delle misure sopra citate di fatto concorrono ad isolare nei collegamenti aerei e ferroviari una regione penalizzandola oltre modo nel sistema della mobilità nazionale ed internazionale nonostante gli indicatori di sviluppo della Puglia la pongano tra le prime in Italia nel trend di crescita e gli scali pugliesi siano passati in numero di passeggeri, in pochi anni, dal cinquantanovesimo al quattordicesimo posto nazionale. Il tutto a dimostrazione delle potenzialità di crescita del mercato del trasporto aereo;
infine, la Puglia sta pagando in egual misura rispetto le altre regioni italiane gli oneri del prestito ad Alitalia, nonché quelli derivanti dalla cosiddetta bad company e dall'insieme delle dette misure verrebbe ingiustificatamente colpita con il rischio concreto di un danno enorme alla sua crescita economica, rischio peraltro denunciato
da tutte le associazioni del mondo del lavoro e dell'impresa -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione attuale descritta in premessa e come il Ministro intenda intervenire nei confronti di Alitalia, CAI e Ferrovie dello Stato per evitare che una regione come la Puglia venga così ingiustificatamente penalizzata.
(4-01745)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario da e per la Puglia, Ferrovie dello Stato fa sapere che a partire da settembre 2008 per i collegamenti Eurostar Puglia-Milano, per due coppie di Eurostar - FS 9410/9417 (Taranto - Milano e viceversa) e FS 9418/9415 (Lecce - Milano e viceversa) - precedentemente effettuate con materiale rotabile ETR 500, è stato previsto l'utilizzo del nuovo materiale tipo Eurostar City.
L'impiego dei convogli Eurostar City per i collegamenti della Puglia con il Nord che percorrono la direttrice adriatica, risponde all'esigenza di ottimizzare l'utilizzo del materiale rotabile disponibile. Gli ETR 500, infatti, sono stati concepiti e costruiti per viaggiare sulle linee ad alta velocità, mentre il materiale Eurostar City è progettato per linee sino a 200 Km orari, come l'adriatica, la cui velocità massima consentita è di 180 km/h.
Si tratta di treni completamente rinnovati che offrono un comfort assolutamente in linea con quello della categoria Eurostar, alla quale appartengono. Gli interni sono stati interamente riprogettati in funzione delle esigenze della clientela: nuove poltrone dotate di prese elettriche, ampio spazio per i bagagli, un nuovo sistema di climatizzazione. Inoltre, tali treni possiedono analoghe prestazioni, ossia stessi orari, fermate e velocità commerciali, con una lieve riduzione di prezzo.
Detti interventi di specializzazione sono in corso su tutta la rete nazionale, come ad esempio tra Milano e Venezia, dove 5 coppie di treni Eurostar, in precedenza effettuate con materiale ETR 500, sono oggi realizzate con il nuovo materiale Eurostar City.
Per quanto riguarda i collegamenti Eurostar Puglia-Roma - con riferimento al solo servizio Eurostar - Ferrovie dello Stato fa sapere che con il vecchio orario la Puglia era collegata con Roma da cinque coppie giornaliere di eurostar (ossia dieci treni): in particolare, tre delle quali attestate a Lecce e una a Bari, mentre un'altra coppia, Taranto-Roma e viceversa, instradata via Salerno.
Con il cambio orario del 14 dicembre 2008:
gli Eurostar giornalieri in servizio tra la Puglia e Roma - via Bari/Foggia/Caserta - sono stati instradati sulla nuova linea alta velocità Roma - Napoli, con un recupero di 22 minuti di percorrenza;
tutti questi treni sono stati effettuati con i più moderni elettrotreni ad assetto cassa variabile oggi disponibili, ossia ETR 485/ETR 600 «Freccia d'Argento»;
solo per due - una coppia - di questi Eurostar (il primo della mattina da Lecce 9352 e l'ultimo del pomeriggio da Roma 9357), è stata attuata una velocizzazione che consentirà di collegare Bari con la capitale in meno di quattro ore e Lecce in cinque ore e venti minuti con un risparmio di circa un'ora di percorrenza.
Quest'ultimo risultato, che è stato ottenuto anche attraverso la riduzione del numero delle fermate limitate tra Lecce e Roma, ossia a Brindisi, Bari, Foggia e Caserta, risponde ad un'insistente esigenza espressa dalla clientela pugliese di ridurre i tempi di percorrenza con Roma e consentirà di attrarre ulteriore traffico su una coppia di collegamenti che opera in regime di mercato e, quindi, viene effettuata da Trenitalia a rischio di impresa.
Peraltro, i volumi di traffico delle stazioni in cui i due treni in questione non effettueranno più fermata risultano alquanto contenuti. Infatti, i dati rilevati dal sistema informatico di prenotazione per l'attuale coppia di eurostar Lecce-Roma, che sarà velocizzata, evidenziano, per un periodo compreso da gennaio a settembre
2008, una media (saliti/discesi per treno) di circa 17 passeggeri per Ostuni, 10 per Fasano, 12 per Monopoli e 35 per Barletta.
In ogni caso, partendo dalle suddette stazioni, sarà possibile utilizzare il nuovo eurostar veloce per Roma, attraverso interscambio a Bari o Foggia, con tempi di percorrenza complessivi comunque sensibilmente inferiori a quelli di oggi. Analogamente, per il rientro serale da Roma a Barletta, mentre le tre stazioni a sud di Bari saranno comunque raggiungibili utilizzando l'ultimo treno regionale della sera in partenza dal capoluogo pugliese.
Per quanto attiene, invece, al trasporto aereo da e per la Puglia, si porta a conoscenza che dalle verifiche esperite dall'Ente nazionale per l'aviazione civile è emerso che l'ultima settimana del mese di novembre 2008 è stata interessata da cancellazioni operate dalla società Alitalia, in quel momento in regime di amministrazione straordinaria, sugli operativi di Bari e Brindisi.
Tali cancellazioni sono da ascrivere alla contingente situazione che ha interessato le società del Gruppo Alitalia e in prevalenza da imputare alla situazione di agitazione del personale navigante che ha imposto la necessità di operare un ridimensionamento di tutta la rete di servizi di trasporto offerti.
Per soddisfare tale esigenza la compagnia aerea ha individuato, in via di principio, i voli da cancellare tenendo prioritariamente conto di assicurare la continuità dei servizi scegliendo quelle rotte dove è comunque presente un altro vettore.
In particolare, la situazione dell'ultima settimana di novembre 2008, che ha interessato i collegamenti tra gli aeroporti di Roma e Milano con gli scali pugliesi sopra citati, è quella riportata nel prospetto di cui alla Tabella «A».
Essendo stata appena avviata l'operatività di Alitalia-Cai, in network coordinato con AirOne, la situazione si dovrebbe a breve normalizzare; in particolare si porta a conoscenza che dal 13 gennaio 2008 la società aerea si è impegnata ad attuare il seguente piano delle rotte relativo ai collegamenti tra gli aeroporti di Roma e Milano con gli scali pugliesi di cui alla tabella «B».
Tabella «A»:
Rotta: BRI-FCO; Tratta operata da: Alitalia (5 voli di cui 3 cancellati), AirOne (4 voli) e Easyjet (3 voli a partire da 5/12/08);
Rotta: BDS-FCO; Tratta operata da: Alitalia (4 voli cancellati), AirOne (3 voli);
Rotta: BRI-LIN; Tratta operata da: Alitalia (7 voli di cui 4 cancellati), AirOne (3 voli);
Rotta: BRI-MPX; Tratta operata da: Alitalia (2 voli di cui 1 cancellato) e Easyjet (7 voli);
Rotta: BRI-BGY; Tratta operata da: Ryanair (1 volo);
Rotta: BDS-LIN; Tratta operata da: Alitalia (2 voli cancellati);
Rotta: BDS-MXP; Tratta operata da: Volareweb (4 voli), Easyjet (1 volo);
Rotta: BDS-BGY; Tratta operata da: (Myair (2 voli), Ryanair (1 volo).
Tabella «B»:
Rotta: BDS-FCO; Voli totali annui: 3.650; Frequenze settimanali Medie 35;
Rotta: BDS-LIN; Voli totali annui: 2.142; Frequenze settimanali Medie 21;
Rotta: BRI-FCO; Voli totali annui: 5.196; Frequenze settimanali Medie 50;
Rotta: BRI-LIN; Voli totali annui: 4.654; Frequenze settimanali Medie 45;
Rotta: BRI MXP; Voli totali annui: 1.244; Frequenze settimanali Medie 12.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
GNECCHI, DAMIANO, MADIA, GATTI, FRONER, BOBBA e CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 del decreto-legge 25 giugno 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede, all'articolo 72, comma 1, la possibilità per il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, di essere esonerato dal servizio nel corso del quinquennio antecedente la data di maturazione dell'anzianità massima contributiva di 40 anni;
il comma 3 stabilisce che durante il periodo di esonero nel caso in cui il dipendente svolga attività di volontariato in modo continuativo ed esclusivo presso organizzazioni non lucrative di utilità sociale, associazioni di promozione sociale, organizzazioni non governative che operano nel campo della cooperazione con i paesi in via di sviluppo, la misura del trattamento economico è elevata dal cinquanta al settanta per cento;
tali organizzazioni devono essere individuate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze e la domanda dei dipendenti deve essere presentata entro il 10 marzo di ogni anno, relativamente agli anni di riferimento, vale a dire il 2009, 2010 e 2011;
il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze non è ancora stato emanato e la scadenza per le domande di esonero dal servizio, come previsto dall'articolo 72, comma 1, scade, il 1° marzo è ormai prossima -:
quali iniziative intenda adottare per permettere ai dipendenti che hanno scelto di svolgere attività di volontariato e di avvalersi del settanta per cento della retribuzione, come previsto dalla legge, di presentare regolare domanda entro i termini stabiliti dalla legge.
(4-02318)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, con la quale - premesso che l'articolo 72 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2008, n. 133, stabilisce, al comma 3, che il dipendente pubblico che chiede l'esonero dal servizio nell'ultimo quinquennio, antecedente la maturazione della massima anzianità contributiva, può svolgere attività di volontariato utile ai fini dell'elevazione dal 50 al 70 per cento del trattamento economico percepito - si chiedono i motivi che impediscono l'emanazione del decreto di individuazione delle organizzazioni presso le quali svolgere tale attività di volontariato, stante la scadenza dei termini per la presentazione della domanda da parte dei dipendenti interessati.
Al riguardo, si fa presente che il citato decreto attuativo, recante «Individuazione degli ulteriori soggetti presso cui prestare attività di volontariato per l'elevazione del trattamento economico temporaneo spettante nel periodo di esonero dal servizio» è stato emanato in data 5 novembre 2008 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 296, del 19 dicembre 2008.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.
LA LOGGIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 8 settembre si è verificato l'ennesimo decesso di un vigile del fuoco per cause di servizio;
il Vigile del fuoco, un Capo squadra di 48 anni che lascia la moglie e due figli minorenni, prestava servizio presso il comando provinciale di Enna ed è deceduto in seguito ad un infarto verificatosi dopo aver fatto rientro da un intervento di soccorso;
tale tragico evento e le ultime statistiche in materia evidenziano, per la categoria dei Vigili del fuoco, inquietanti tassi di mortalità e di infortuni invalidanti;
si sta verificando una grave discriminazione nei confronti degli appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco che, oltre a non vedersi riconosciuto lo status di «Categoria Speciale», così come stabilito per gli operatori del Comparto difesa e sicurezza, non sono stati inseriti nel novero di coloro che svolgono delle attività riconosciute usuranti dal decreto-legge 11 agosto 1993, n. 374. Quest'ultimo provvedimento prevede riguardo a tale tipo di attività dei benefici per coloro che le esercitano;
recentemente il decreto-legge n. 112 del 2008 ha equiparato i Vigili del fuoco agli altri dipendenti pubblici, escludendoli in tal modo dal godimento di trattamenti economici aggiuntivi per infermità dipendenti da causa di servizio e creando una diversità di trattamento rispetto agli appartenenti al Comparto Difesa e Sicurezza -:
se non si ritenga necessario assumere iniziative affinché agli appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco si estendano i sopramenzionati benefici normativi e previdenziali, di cui usufruiscono gli appartenenti alle Forze di Polizia, con l'immissione a tutti gli effetti della categoria dei Vigili del fuoco nel «Comparto Sicurezza».
(4-01111)
Risposta. - Nell'ambito del disegno di legge AC 1441-quater, recante la «delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali» il comma 2 dell'articolo 23 - nel testo approvato dalla competente Commissione della Camera dei deputati - prevedeva una specifica delega al Governo per il riordino in materia di lavori usuranti, riferita solo alle Forze dell'ordine.
Questa amministrazione, nel ritenere l'attività del personale operativo dei vigili del fuoco per definizione usurante (basti guardare il numero di feriti e morti per servizio), aveva chiesto l'estensione della disposizione al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sebbene poi, in Assemblea, il comma relativo alla specifica delega sia stato soppresso.
Per la definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica dei vigili del fuoco, nel testo licenziato dalla Camera dei deputati e attualmente al vaglio del Senato della Repubblica (A.S. 1167), è stata inserita, all'articolo 14, una disposizione che prevede il riconoscimento della specificità del ruolo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al pari di quello delle forze armate e delle forze di polizia. Ciò, in ragione della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti ed i correlati impieghi in attività usuranti.
Con riferimento al decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 133 del 2008, si fa presente che secondo quanto previsto dall'articolo 74, comma 6, il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, analogamente al personale del comparto sicurezza e difesa, è stato escluso dall'applicazione delle disposizioni relative alla riduzione degli assetti organizzativi.
Inoltre, nel testo del disegno di legge A.S. 1167, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rientra nelle categorie escluse dalla portata dell'articolo 71 del citato decreto legge, relativo alle assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Per quanto concerne l'esclusione di trattamenti economici aggiuntivi per infermità dipendente da causa di servizio, parimenti disciplinata dal predetto decreto-legge, questo Ministero - in occasione dell'esame da parte della Camera del disegno di legge 1441-quater - ha presentato un emendamento per l'estensione al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco delle disposizioni già previste per gli altri Corpi dello Stato del comparto sicurezza e difesa, in considerazione della similarità delle funzioni da essi espletate, a difesa dei valori
fondamentali della Repubblica. Tuttavia la proposta non ha trovato idonea copertura finanziaria.
Per quanto riguarda, invece, la questione più generale dell'inclusione del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nel comparto sicurezza, si fa presente che la legge n. 252 del 2004, ha introdotto un'incisiva riforma del Corpo attraverso la riconduzione del rapporto di impiego di detto personale dal regime privatistico a quello di diritto pubblico, in ragione del fondamentale ruolo svolto in funzione di tutela della sicurezza della collettività e dei beni che il predetto Corpo è tenuto ad assicurare, al pari di quanto già previsto per gli altri Corpi dello Stato.
Con il decreto legislativo n. 217 del 2005, concernente l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è stato istituito un apposito comparto di negoziazione per la definizione degli aspetti economici e la disciplina di parte del rapporto di impiego.
Con la richiamata legge n. 252 del 2004, e il decreto legislativo n. 217 del 2005, è stato avviato un processo che, compatibilmente con le risorse finanziarie del Paese, possa portare ad un giusto riconoscimento, anche sul piano economico, delle peculiari e delicate funzioni attribuite al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Alla luce di quanto sopra, si ribadisce la scelta operata in passato del non inserimento del Corpo in tale comparto, in coerenza con il ruolo e le funzioni ad esso affidati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
MARINELLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare, successivamente convertito in legge con modificazioni, era prevista l'introduzione di una disposizione che riguardava l'assunzione di circa 300 operai a tempo determinato, dipendenti degli Uffici territoriali per le biodiversità (UTB) del Corpo forestale;
successivamente l'emendamento concernente tale norma, è stato eliminato dallo stesso testo, nonostante avesse la necessaria copertura finanziaria;
tale decisione ha provocato veementi proteste fra i lavoratori degli UTB di tutta Italia che auspicavano l'approvazione della suddetta disposizione, in considerazione del fatto che tale problematica si trascina da diversi anni -:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere al fine del raggiungimento di una rapida soluzione delle problematiche esposte in premessa;
se non ritenga opportuno prevedere attraverso un'iniziativa normativa ad hoc, l'introduzione della disposizione riportata in premessa, volta a garantire l'assunzione dei circa 300 operai dipendenti degli UTB, che da sempre costituiscono una forza di lavoro essenziale per il Corpo forestale.
(4-02033)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che il Corpo forestale dello Stato, con nota n. 35/M del 5 febbraio 2009, ha fatto presente quanto segue.
L'assunzione di personale operaio a tempo determinato da parte del Corpo forestale dello Stato, ai sensi delle legge n.124 del 1985, è autorizzata annualmente nell'ambito della legge finanziaria.
Nell'anno 2008, in particolare, l'assunzione di circa 300 unità di personale a tempo determinato è avvenuta in virtù dell'articolo 3, comma 111, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008).
Dalla data del 18 dicembre 2008, sono cessati i contratti di lavoro disposti in virtù dell'anzidetta norma; pertanto, in assenza di una disposizione legislativa che stanzi le necessarie risorse finanziarie, non sarà possibile assumere il personale a tempo determinato da preporre all'attività di gestione
delle riserve naturali statali affidate al Corpo ed all'attività antincendio boschivo.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
CESARE MARINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dei trasporti del precedente Governo, nel mese di febbraio del corrente anno, ha emanato un decreto per una manifestazione di interesse finalizzata alla istituzione di una linea merci via mare Corigliano Calabro-Catania;
la manifestazione di interesse prevedeva un contributo per tre anni al fine di incentivare la nuova via del mare;
alla manifestazione di interesse hanno partecipato sei armatori, mentre alla successiva gara per l'aggiudicazione del servizio non hanno inteso concorrere le sei imprese;
la tratta marina che si vuole istituire può decongestionare il traffico pesante della Salerno-Reggio Calabria e al tempo stesso è coerente con il programma di realizzazione delle autostrade del mare;
l'utilizzazione della via marina per i trasporti è una prospettiva importante da perseguire per ampliare il sistema intermodale esistente e completare la rete infrastrutturale del Mezzogiorno in previsione della creazione dell'area di libero scambio nel Mediterraneo;
l'esistenza di una rete portuale lungo le direttrici Tirreno, Mediterraneo, Jonio, attualmente del tutto sotto-utilizzata, rappresenta un'opportunità da valorizzare;
in particolare, il porto di Corigliano, con la sua area di circa duecento ettari riservati alle attività di stoccaggio e in grado di fornire tutti i servizi essenziali, è una infrastruttura rilevante che, per la posizione geografica, la sua dimensione, l'economia dell'area circostante, i tre agglomerati industriali prossimi, può guidare lo sviluppo dell'area jonica cosentina se venisse promossa una politica coerente di valorizzazione -:
se sia vero che la mancata partecipazione alla gara delle società che si erano dichiarate interessate sia dovuto alla revoca del contributo dirottato ad altre finalità;
quali iniziative intenda prendere il Ministro interrogato per attuare il disegno di realizzare le autostrade del mare, ad iniziare dalla linea Corigliano-Catania.
(4-01599)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Le imprese che hanno manifestato interesse alla gara pubblica per l'istituzione di un servizio di trasporto merci tra i porti di Catania e Corigliano Calabro sono state quattro; una di queste è stata esclusa dalla procedura per documentazione mancante mentre le altre tre non hanno partecipato al prosieguo della procedura di gara.
In seguito, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha attivato la procedura di invito diretto, ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 12 aprile 2006, i cui termini sono scaduti in data 3 dicembre 2008 senza che nessuna delle società invitate abbia aderito.
Ciò stante, si evidenzia che non è stata attuata alcuna revoca del contributo assegnato dalla legge sulla tratta Corigliano Calabro ma anzi, questo Ministero ha profuso il massimo sforzo consentito al fine di procedere all'attivazione della tratta in oggetto, così come previsto dalla legge ed auspicato dall'interrogante.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
MURGIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince da articoli di stampa sembrerebbe che, a seguito della catastrofica alluvione che ha interessato la
città di Orosei, in Sardegna, nel mese di novembre 2008, sia crollato il ponte di Sa Minda, situato sulla statale orientale 125;
il crollo del ponte ha causato l'interruzione dei collegamenti tra Orosei e le zone di Cala Liberotto-Cala Ginepro;
pare che i tempi previsti per la ricostruzione del ponte si siano notevolmente allungati a causa di errate valutazioni tecniche dell'ANAS effettuate nel corso del procedimento di ristrutturazione;
secondo alcune valutazioni sembrerebbe che il completamento dell'opera sia previsto non prima del mese di novembre 2009;
l'eccessivo allungamento dei tempi previsti per l'esecuzione dei lavori sarà evidente causa di problemi economici per le attività commerciali, turistiche, agricole ed imprenditoriali;
pare che siano previsti ingenti danni economici per gli operatori turistici che operano in quelle zone; infatti, secondo quanto affermato dall'imprenditore Piero Loi, contitolare della ITI Hotels, una delle più grosse catene alberghiere della Sardegna «...la mancanza di un adeguato collegamento tra Orosei e il comparto di Cala Liberotto-Cala Ginepro comprometterà seriamente tutta la stagione turistica non solo di Orosei ma di mezza provincia. I danni sarebbero incalcolabili, e non solo per noi albergatori ma per tutti gli operatori che dal turismo trovano sostentamento e per le centinaia di dipendenti che vi lavorano. Dai market ai servizi, dai campeggi ai ristoranti senza contare il mercato delle seconde case...»;
la bretella di collegamento che consente soltanto il passaggio delle autovetture, provvisoriamente realizzata in località Fuilè, versa in condizioni disastrose e non è adatta al passaggio dei mezzi pesanti che sono di fondamentale importanza per le attività commerciali, agricole, turistiche ed imprenditoriali in genere -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché sia possibile accelerare il completamento dei lavori di ricostruzione del ponte di Sa Minda;
se non intenda intraprendere iniziative di propria competenza volte alla realizzazione, in tempi brevi, di un ponte provvisorio che consenta il transito dei mezzi pesanti affinché sia possibile ridurre od evitare i disagi e i danni economici che potrebbero, altrimenti, interessare gli operatori dei settori turistici, commerciali, agricoli ed imprenditoriali delle zone indicate in premessa.
(4-02011)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri in data 21 gennaio 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Gli eventi alluvionali della fine del mese di novembre 2008 hanno determinato notevoli danni al territorio comunale ed allo stesso abitato di Orosei.
Si sono verificati diversi smottamenti e frane che hanno avuto conseguenze sulla viabilità minore ed il crollo del ponte sul rio «Sa Minda», situato al km 231+673 della strada statale n. 125 nella tratta compresa tra i comuni di Orosei e Siniscola. Tale evento, oltre ad interrompere la viabilità tra i due centri citati, ha determinato l'interruzione del collegamento tra l'abitato di Orosei e le località turistiche del territorio comunale di più alto pregio.
Il manufatto in oggetto, che scavalcava una stretta gola alla base della quale corre il rio «Sa Minda», corso d'acqua a regime torrentizio, era un ponte a due arcate risalente presumibilmente alla metà del 1800. La luce di ogni arcata originaria era di circa 5 metri che per la costruzione di ulteriori due contrafforti interni di epoca successiva si era ridotta a circa quattro metri. L'altezza del piano stradale sul corso d'acqua era di circa 10,00 metri.
Al ponte ad arco vero e proprio si accedeva mediante un terrapieno contenuto entro muri in pietrame della lunghezza di circa 45 metri sul lato sud e di circa 20 metri sul lato nord.
Il crollo della struttura è stato determinato dal trascinamento a valle da parte della massa d'acqua di grossi massi in pietra che hanno determinato l'abbattimento, della pila centrale e quindi il crollo delle volte.
Dai rilievi effettuati si è immediatamente constatato che le strutture non interessate dal crollo non risultano più idonee ad assolvere alle loro funzioni per cui devono essere totalmente demolite.
Al fine di accelerare i tempi della ricostruzione ed assicurare una celere riapertura della strada, si è previsto di realizzare il nuovo manufatto con un ponte prefabbricato in cemento armato.
La nuova opera avrà una luce unica di 24,5 metri, più che doppia rispetto alla precedente, e potrà assicurare lo smaltimento di piene notevolmente superiori a quella che ha provocato il crollo. I rilevati di accesso al ponte saranno contenuti entro muri anch'essi prefabbricati.
Tutti i paramenti sia del ponte che dei muri saranno rivestiti in pietra locale così da assicurare il minor impatto possibile sul paesaggio.
La nuova opera verrà realizzata con una carreggiata della larghezza di 9,5 m., anziché 6 metri come nella vecchia struttura, consentirà di migliorare in maniera sensibile le condizioni di sicurezza, raccordandosi,, inoltre, ad un analogo intervento in corso per l'adeguamento della carreggiata della strada statale n. 125.
Il progetto è stato completato e presentato alla regione Sardegna per l'iter approvativo.
Una volta ottenute le approvazioni, si procederà alla indizione della gara di appalto ed alla consegna dei lavori, la cui durata è stimata in circa tre mesi.
La riapertura al traffico è ipotizzata per i primi del mese di agosto 2009.
L'importo dell'intervento, valutato in circa 800.000 euro, è coperto a valere sui fondi ANAS per danni causati dagli eventi alluvionali verificatisi in Sardegna nei mesi di ottobre - dicembre 2008.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Rete Ferroviaria Italiana, la società controllata al 100 per cento dal Gruppo Ferrovie dello Stato, ritiene che il nodo di Novara sia una priorità per la logistica a livello nazionale cosi come recentemente confermato dall'amministratore delegato di Fs, dott. Mauro Moretti;
il predetto dirigente ha infatti recentemente dichiarato che considera Novara tra i primi cinque centri più importanti della rete logistica nazionale ed europea, in vista soprattutto della realizzazione del corridoio nord-sud che collegherà i due più grandi porti commerciali del continente, ovvero Rotterdam e Genova;
risulta importante evidenziare infatti che la città di Novara unitamente alla sua provincia rappresentano un polo di attrazione economico e finanziario di straordinario interesse e pertanto costituisce delle possibilità di sviluppo importanti, al fine di una creazione sinergica tra i programmi del Cim e quelli delle Ferrovie -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e se conseguentemente intenda attivarsi al fine della predisposizione degli atti necessari affinché la città di Novara sia annoverata tra i più importanti centri della rete logistica nazionale ed europea, in considerazione delle potenzialità che il polo logistico novarese, rappresenta per il Piemonte e il Nord d'Italia.
(4-01507)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il nodo di Novara, costituisce uno dei crocevia principali della trasversale europea interessata dal progetto prioritario n. 6 Lisbona-Lione-Torino-Trieste-Kiev (Corridoio V), connettendola funzionalmente con il tracciato del progetto prioritario 24 Rotterdam-Genova (Corridoio dei due mari).
Inoltre, nell'ambito della rete ferroviaria nazionale, il nodo di Novara rappresenta il
punto d'interscambio fra la linea alta velocità/alta capacità Torino-Milano, la linea convenzionale e l'infrastruttura delle Ferrovie Nord Milano e, soprattutto, assume il ruolo di «cerniera ovest» del nodo di Milano per i traffici passanti merci instradati via Mortara.
La società Rete ferroviaria italiana ha previsto la riconfigurazione dei principali impianti del nodo di Novara al fine di eliminare le reciproche interferenze fra i diversi flussi di traffico, specializzando gli itinerari e, in particolare, realizzando un corridoio per i traffici merci, funzionale all'instradamento dei flussi provenienti da nord e da ovest.
Tale riconfigurazione è stata oggetto di accordi con gli enti locali; in particolare, il Protocollo d'intesa sottoscritto in data 28 luglio 2004 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Regione Piemonte, Regione Lombardia, Provincia di Novara, Comune di Novara, Comune di Galliate, Società FNM (Ferrovie Nord Milano), Società SATAP (Autostrada Torino-Alessandria-Piacenza), RFI, TAV SpA, prevede numerosi interventi per il riassetto ferroviario del Nodo di Novara.
In tale ambito, la società RFI ha sviluppato lo studio di fattibilità del passante ferroviario merci, la cui impostazione è stata condivisa con gli enti locali interessati.
Il progetto di sistemazione degli impianti del nodo include la realizzazione di una Bretella merci che si dirama dalla linea Domodossola - Vignale - Novara in corrispondenza della stazione di Vignale e, con un tracciato a doppio binario, si affianca alla linea esistente sotto passando prima l'autostrada Torino - Novara e la linea alta velocità/alta capacità Torino - Milano per innestarsi sull'interconnessione Ovest di Novara della linea alta velocità/alta capacità. Da qui il traffico diretto all'impianto di Novara Boschetto prosegue lungo l'interconnessione ovest, mentre il traffico merci passante viene instradato su un nuovo passante merci.
Il Contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2008, include il progetto in tabella A «Opere in corso» per la progettazione preliminare con un costo di 2 milioni di euro mentre in tabella C «Altre opere da realizzare» ricade il completamento progettuale e la realizzazione con un costo di 469 milioni di euro.
Un ulteriore intervento riguarda il potenziamento della linea ferroviaria Novara-Seregno. Questa linea è inclusa nella rete del sistema nazionale integrato dei trasporti prevista nel piano generale dei trasporti e della logistica (Gronda Nord merci: Novara-Saronno-Seregno-Carnate-Bergamo).
L'intervento prevede il potenziamento della linea Novara-Vanzaghello con funzione di collegamento tra Torino e Novara e l'aeroporto di Malpensa.
Il costo complessivo dell'opera è di 87,419 milioni di euro suddiviso nei seguenti interventi:
potenziamento linea-Novara-Seregno, variante di Galliate (43,118 milioni di euro;
tangenziale ovest di Galliate (1,937 milioni di euro;
collegamento diretto tra l'interconnessione RFI di Novara Ovest e la linea FNME Novara-Malpensa (42,364 milioni di euro);
collegamento pedonale, parcheggi a servizio delle stazioni e delle autostrade (SATAP). Il costo dell'intervento graverà sul Piano finanziario della Concessione SATAP Torino-Milano.
Il Comitato interministeriale per la programmazione economica con delibera n. 21 del 18 marzo 2005, ha approvato il progetto preliminare e gli interventi ed ha fissato in 43,118 milioni di euro il limite di spesa per il potenziamento della linea Novara-Seregno, variante di Galliate. Il soggetto attuatore è ferrovie Nord Milano Esercizio SpA che ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il progetto definitivo.
Infine, il Comitato interministeriale per la programmazione economica nella delibera del 22 marzo 2006, ha ricondotto ad unitarietà gli interventi relativi al Centro interportuale merci, al completamento del terminal ovest, nonché l'approvazione del
nuovo ponte sul torrente Terdoppio. Nella successiva delibera del 29 marzo 2006, il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha destinato alla Società Centro intermodale Merci, che gestisce il ramo ovest, i fondi richiesti, (21 milioni di euro) per il completamento dell'interporto ovest pari al 19 per cento dell'investimento che è di 108,33 milioni di euro.
Per quanto concerne il Ponte sul torrente Terdoppio, nella seduta del 29 marzo 2006 il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha approvato in linea tecnica, con prescrizioni, il progetto definitivo.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 10, comma 2, della legge n. 353 del 2000 è previsto il censimento, tramite apposito catasto, dei soprassuoli già percorsi dal fuoco nell'ultimo quinquennio;
il comitato «Addioincendio» ha chiesto formalmente il 12 dicembre a 82 comuni della provincia di Palermo, e per conoscenza ha informato la Prefettura del capoluogo siciliano e le procure della Repubblica di Palermo e di Termini Imerese, di comunicare con solerzia, entro e non oltre 30 giorni dalla ricezione della richiesta, la data della delibera di Consiglio comunale istitutiva del catasto di cui sopra e la data di costituzione dello stesso, nonché gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni dei soprassuoli già percorsi dal fuoco nell'ultimo quinquennio;
da anni molte associazioni lavorano per tenere alta l'attenzione su questo nuovo fronte di criminalità che vuole distruggere con gli incendi le attività agricole, turistiche, culturali ed ambientali di tutta l'Isola;
la Sicilia, nel processo di cambiamento climatico, è posta in una prospettiva di desertificazione accelerato dagli incendi;
i cittadini riuniti nel suddetto Comitato sono i destinatari e beneficiari della legge menzionata e gli stessi, a tutela dei loro diritti lesi, possono denunciare le mancate risposte come omissioni amministrative ai sensi dell'articolo 328 del codice penale -:
come i Ministri intendano, ciascuno secondo la rispettiva competenza, sollecitare i Comuni siciliani e palermitani, in particolare per procedere al necessario censimento dei terreni bruciati al fine di prevenire futuri incendi.
(4-01964)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta indicata in oggetto, si fa presente che il Corpo forestale dello Stato, con nota n. 23/M del 12 febbraio 2009, ha comunicato quanto segue.
Nel mese di agosto 2007, data l'assoluta gravità della situazione sugli incendi e l'eccezionale rischio di diminuzione degli interessi primari a causa del propagarsi degli incendi su tutto il territorio nazionale, il Presidente del Consiglio dei ministri ha varato un provvedimento normativo a carattere d'urgenza coinvolgendo tutte le strutture operative nazionali del Servizio nazionale di protezione civile ed individuando nella persona del Capo del dipartimento il soggetto responsabile per l'adozione di ogni indispensabile provvedimento per assicurare la tutela delle popolazioni interessate.
In data 28 agosto il Presidente del Consiglio dei ministri ha firmato l'ordinanza di protezione civile n. 3606 recante «Disposizioni urgenti per fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della regione Siciliana in relazione agli eventi calamitosi determinati dalla diffusione di incendi e dai fenomeni di combustione».
Con riferimento alle esigenze di natura tecnica, organizzativa ed informatica, con il decreto commissariale n. 1 (7 settembre
2007) il Corpo forestale dello Stato ha avviato specifiche attività di supporto alle Amministrazione preposte (Dipartimento PC, soggetti attuatori, comuni) per la consegna delle rilevazioni (perimetrazione incendi) effettuate dal Corpo forestale dello Stato e per la fornitura di servizi nel Sistema informativo della montagna.
In particolare, sulla base dei rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato alla data del 31 agosto 2007, e presenti nel Sistema informativo della montagna, sono stati individuati tutti i comuni, delle regioni interessate dall'ordinanza, nel cui territorio è stata effettuata la perimetrazione di almeno un incendio nel quadriennio 2004-2007. Per la Regione Siciliana, per la quale non erano disponibili perimetrazioni degli incendi, grazie ad un accordo tra l'agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), il Corpo forestale dello Stato ed il Corpo forestale della Regione Siciliana, è stato avviato uno specifico progetto finalizzato alla messa a disposizione dei Comuni sul Sistema informativo della montagna delle aree boschive percorse dal fuoco.
Nell'ottobre 2007 l'Agea ha effettuato il rilevamento aero-fotografico della Sicilia; il processo che ne è conseguito (telerilevamento, georeferenziazione e digitalizzazione dei poligoni) ha consentito di mettere a disposizione degli ispettorati dipartimentali forestali la perimetrazione delle aree percorse dal fuoco nel 2007. Tale banca dati, valicata nel dicembre 2007, è stata resa disponibile nel portale del Sistema informativo della montagna per la consultazione ed estrazione delle particelle catastali interessate all'apposizione del vincolo da parte dei comuni.
Ad oggi i comuni che hanno chiesto l'accredito al Sistema informativo della montagna (lista allegata) possono accedere al portale www.simontagna.it - Sistema informativo della montagna - per consultare gli incendi rilevati ed individuare le particelle incendiate ricomprese nel perimetro dell'incendio al fine di avviare l'istituzione del catasto incendi.
Per l'anno 2008, a fine dicembre è stato stipulato un accordo con la Regione Siciliana, che farà il rilevamento GPS a terra delle aree percorse dal fuoco la scorsa estate e fornirà al Sistema informativo della montagna i poligoni che, al termine del ciclo di caricamento, digitalizzazione e validazione, sarà messo a disposizione dei comuni che ne faranno richiesta.
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Agrigento (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Alessandria della Rocca (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Bivona (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Burgio (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Caltabellotta (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Cammarata (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Campobello di Licata (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Casteltermini (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Cattolica Eraclea (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Favara (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Grotte (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Joppolo Giancaxio(AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Licata (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Naro (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Palma di Montechiaro (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Raffadali (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Ravanusa (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di S. Stefano Quisquina (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Sambuca (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di San Biagio Platani (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di San Giovanni Gemini (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Sant'Angelo Muxaro (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Sciacca (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Siculiana (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Agrigento; Prv: AG; Denominazione Comune: Comune di Villafranca Sicula (AG);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Acquaviva Platani (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Bompensiere (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Butera (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Caltanissetta (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Campofranco (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Delia (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Gela (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Marianopoli (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Mazzarino (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Milena (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Montedoro (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Mussomeli (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Niscemi (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Resuttano (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Riesi (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di San Cataldo (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Santa Caterina Villarmosa (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Serradifalco (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Sommatino (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Sutera (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Caltanissetta; Prv: CL; Denominazione Comune: Comune di Villalba (CL);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Aci Castello (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Aci Catena (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Belpasso (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Bronte (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Castiglione di Sicilia (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Grammichele (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Licodia Eubea (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Linguaglossa (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Mascali (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Mineo (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Mirabella Imbaccari (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Misterbianco (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Pedara (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Ragalna (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Randazzo (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di S. Maria di Licodia (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di San Giovanni La Punta (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di San Pietro Clarenza (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Santa Venerina (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Scordia (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Trecastagni (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Catania; Prv: CT; Denominazione Comune: Comune di Zafferana Etna (CT);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Agira (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Aidone (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Assoro (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Barrafranca (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Calascibetta (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Catenanuova (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Cerami (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Enna (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Gagliano Castelferrato (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Leonforte (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Nicosia (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Piazza Armerina (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Pietraperzia (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Regalbuto (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di Troina (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune di
Valguarnera Caropepe (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Enna; Prv: EN; Denominazione Comune: Comune diVillarosa (EN);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Alì Terme (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Basicò (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Caronia (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Castell'Umberto (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Castelmola (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Cesarò (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Città di Mistretta (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Falcone (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Fiumedinisi (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Floresta (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Fondachelli Fantina (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Francavilla di Sicilia (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Furci Siculo (ME);
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Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Itala (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Librizzi (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Lipari (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Malvagna (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Mandanici (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Messina (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Milazzo (ME);
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Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Mirto (ME);
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Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Montalbano Elicona (ME);
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Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Novara di Sicilia (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Oliveri (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Pagliata (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Patti (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Roccalumera (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Roccella Valdemone (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Rometta (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di San Pier Niceto (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di San Pietro Patti (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di San Teodoro (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Santa Domenica Vittoria (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Santo Stefano di Camastra (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Scaletta Zanclea (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Sinagra (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Torrenova (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Tortorici (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Tripi (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Tusa (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Messina; Prv: ME; Denominazione Comune: Comune di Ucria (ME);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Alimena (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Caccamo (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Caltavuturo (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Camporeale (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Capaci (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Carini (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Castelbuono (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Casteldaccia (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Castronovo di Sicilia (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Cefalà Diana (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Cefalù (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Cerda (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Ciminna (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Gratteri (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Lercara Friddi (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Misilmeri (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Monreale (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Montemaggiore Belsito (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Palermo (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Petralia Soprana (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Piana degli Albanesi (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Polizzi Generosa (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Pollina (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Roccamena (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Roccapalumba (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di San Mauro Castelverde (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Sclafani Bagni (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Termini-Imerese (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Trabia (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Palermo; Prv: PA; Denominazione Comune: Comune di Villabate (PA);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Acate (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Chiaramonte Gulfi (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Comiso (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Giarratana (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Ispica (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Modica (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Monterosso Almo (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Pozzallo (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Ragusa (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Ragusa; Prv: RG; Denominazione Comune: Comune di Vittoria (RG);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Augusta (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Avola (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Buccheri (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Buscemi (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Canicattini Bagni (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Cassaro (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Ferla (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Floridia (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Lentini (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Melilli (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Noto (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Pachino (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Palazzolo Acreide (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Portopalo di Capo Passero (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Priolo Gragallo (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Rosolini (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Siragusa (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Solarino (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Siracusa; Prv: SR; Denominazione Comune: Comune di Sortino (SR);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Aci S. Antonio (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Alcamo (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Calatafimi Segesta (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Castellammare del Golfo (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Castelvetrano (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Città di Salemi (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Erice (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Marsala (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Paceco (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Pantelleria (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Poggioreale (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Salaparuta (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di San Vito Lo Capo (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Santa Ninfa (TP);
Regione: Sicilia; Provincia: Trapani; Prv: TP; Denominazione Comune: Comune di Valderice (TP).
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
PALADINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Porto di Lavagna è uno dei maggiori del Mediterraneo e protetto da un molo parallelo alla riva che si estende per oltre un chilometro comprendendo uno specchio acqueo di 290.000 metri quadri nonché dotato di 23 pontili con oltre 1.600 posti barca;
nel 2004 è stata completata un'opera marittima, consistente in una movimentazione complessiva di 600.000 metri cubi di litotipi in pezzatura diversa da terra verso mare, per il ripristino e rinforzo della diga di sopraflutto del porto in oggetto;
la diga di Lavagna è al centro di un progetto di rilancio del Porto che prevede nuove costruzioni su circa 6.000 metri quadri di area demaniale -:
se sia stata posta attenzione alla valutazione d'impatto ambientale dell'opera in oggetto;
quali imprese abbiano certificato la capacità tecnica del Porto di Lavagna e se sia stata richiesta l'informativa antimafia;
se sia stato effettuato il collaudo dell'opera in oggetto ed in caso affermativo a quali conclusioni siano pervenuti i tecnici;
se risulti, così come riportato da organi di stampa, che esista un progetto di costruzione di ulteriori 6.000 metri quadri di area;
se il ministro competente non ritenga opportuno avviare accertamenti in ordine ai fatti descritti.
(4-01759)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con decreto ministeriale del 13 luglio 1974 venne approvato l'atto n. 1680 del 22 giugno 1974, stipulato presso la Capitaneria di porto di Genova, con il quale veniva concessa alla società Cala dei Genovesi per 50 anni - quindi fino al 12 luglio 2024 -
un'area demaniale marittima di mq 23.000 ed uno specchio acqueo di mq 290.000 nel comune di Lavagna, per la realizzazione e la gestione del locale porto turistico.
Con sentenza del tribunale di Milano n. 291 del 3 aprile 1998, la predetta società concessionaria è stata dichiarata fallita ed il rapporto concessorio è proseguito, senza interruzione, in capo alla curatela fallimentare, la quale ha provveduto alla gestione della struttura affidandosi prima alla Lavagna Sviluppo S.r.l. e poi alla Porto di Lavagna S.p.A., previa autorizzazione dell'autorità competente ai sensi dell'articolo 45-bis del codice della navigazione.
Con sentenza n. 43766 del 6 aprile 2000, il tribunale di Milano omologava il concordato fallimentare disponendo il trasferimento all'assuntore di tutto l'attivo della procedura, tra cui il passaggio in proprietà alla Porto di Lavagna S.p.A. dei beni della Cala dei Genovesi S.p.A., ivi compresi quelli realizzati in forza di concessione demaniale marittima.
Il curatore fallimentare, in qualità di interlocutore dell'amministrazione e di garante dell'esecuzione del concordato, e la Porto di Lavagna S.p.A. presentava a questo ministero l'istanza per ottenere a favore della società il subingresso nella concessione ex articolo 46, secondo comma, del codice della navigazione. Detta istanza è stata sottoposta a rituale istruttoria, tesa ad accertare le capacità gestionali del richiedente, nel corso della quale sono state utilizzate anche le informazioni acquisite ai fini della già concessa autorizzazione ex articolo 45-bis del codice della navigazione.
In data 13 ottobre 2000, con provvedimento DEM 2o/2399, questo ministero, autorizzava il subingresso della Porto di Lavagna S.p.A. nella concessione già assentita alla Cala dei Genovesi S.p.A., ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del codice della navigazione.
Con sentenza n. 511 del 14 febbraio 2002, la Corte costituzionale, all'esito di giudizio per conflitto di attribuzione, annullava la suddetta autorizzazione dichiarando l'incompetenza dell'allora competente, ministero dei trasporti e della navigazione.
Con nota protocollo n. Dem 2A-0079 del 16 gennaio 2003, cessate le proprie competenze in materia di esercizio delle funzioni amministrative sul demanio marittimo nel territorio della Regione Liguria, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha provveduto a trasmettere al comune di Lavagna tutti gli atti relativi alla concessione demaniale in esame, ad eccezione di quelli relativi al contenzioso.
Nei residuali atti relativi al contenzioso risulta che:
la società Porto di Lavagna S.p.A. presentava, quindi, al comune di Lavagna nuova istanza di autorizzazione al subingresso, ai sensi del citato articolo 46, comma 2, del codice della navigazione, riscontrata positivamente con la determinazione dirigenziale del 7 agosto 2003, n. 19060, con la quale è stato disposto il subingresso nella concessione demaniale generale del porto turistico di Lavagna in favore proprio della Porto di Lavagna S.p.A.;
avverso le determinazioni del comune di Lavagna, la Cala dei Genovesi S.p.A. ha presentato ricorso giurisdizionale dinanzi al TAR della Liguria e, a seguito della dichiarata inammissibilità del ricorso proposto, ha successivamente proposto appello al Consiglio di Stato;
il Consiglio di Stato - Sez. VI, con decisione n. 6370/2005, ha respinto l'appello proposto, condividendo la gravata declaratoria di inammissibilità del ricorso di prime cure, in quanto «... il soggetto che abbia conseguito in sede di concordato la proprietà delle opere interessate dalla concessione è legittimato a chiedere l'autorizzazione al subingresso senza necessità di acquisizione del consenso della originaria concedente».
Tutto ciò premesso, si rappresenta che, a seguito della sentenza n. 511 del 14 febbraio 2002 della Corte costituzionale, questo ministero non è più competente in materia di esercizio delle funzioni amministrative sul demanio marittimo del porto in questione.
Il provvedimento in data 13 ottobre 2000, con il quale il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha autorizzato il subingresso della Porto di Lavagna S.p.A. nella concessione già assentita alla Cala dei Genovesi S.p.A. ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del codice della navigazione, è stato successivamente reiterato dal comune di Lavagna, subentrato nell'esercizio di funzioni sul demanio marittimo, sulla base dell'istruttoria svolta da questa amministrazione.
Il Consiglio di Stato con la decisione n. 6370/2005 ha sostanzialmente confermato la legittimità dei provvedimenti di subingresso adottati da questo Ministero, prima, e poi dal Comune di Lavagna.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
PINI, STUCCHI, GUIDO DUSSIN, FAVA, BRIGANDÌ, PIROVANO, STEFANI e CONSIGLIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 29 dicembre 2008 ed in data 30 dicembre 2008 è stato effettuato un sequestro di numerosi cani da un allevamento di cani di razza Pointer a Ravenna, da parte del NIRDA;
tale allevamento è iscritto all'ENCI ed è di proprietà del dottor Giorgio Guberti;
le autorità sanitarie locali non sono state interpellate (cfr. comunicato ENPA Ravenna del 3 gennaio 2009);
non è dato sapere quanti siano gli animali sottoposti a sequestro in quanto il NIRDA, interpellato in merito dalla stampa, non risponde;
il Corpo Forestale di Ravenna nel luglio 2008 ed i Nas hanno censito 252 cani di razza pointer presso l'allevamento in oggetto (dati ripresi da notizie di stampa, Resto del Carlino edizione Ravenna);
il custode giudiziale risulta essere l'associazione Anta onlus il cui responsabile è il signor Bruno Mei Tomasi, che non risulta avere proprie strutture in loco in quanto la sede dell'associazione è Carbonia (Cagliari);
l'Anta onlus non risulta all'interrogante essere nella lista delle associazioni autorizzate alla detenzione di animali sequestrati del Ministero della salute;
risulta all'interrogante che attivisti di tale associazione si siano mossi per trovare «corrieri» per il trasporto dei suddetti cani in Piemonte;
consta inoltre all'interrogante che sia stata data documentazione fotografica alla stampa, violando la proprietà privata, precedentemente al sequestro e poi pubblicata sul sito di Anta onlus con data 28 dicembre 2009 (e cioè 24 ore prima del sequestro);
parrebbe infine che alcuni cani siano nella disponibilità dei volontari di Animal Liberation che presidiavano l'allevamento da diversi giorni;
i cani di razza pointer allevati dal dottor Guberti sono famosi in ogni dove e sono patrimonio zootecnico della razza del mondo;
in considerazione di tale responsabilità di fronte agli altri paesi UE ed Extra UE è d'uopo garantire la salvaguardia e la tutela effettiva di tali cani, evitandone la dispersione;
questo ennesimo fatto di cronaca che ha risvolti di immagine non solo in Italia ma nel mondo, vista la notorietà dei cani di cui si sta trattando, evidenzia come il settore cinotecnico sia nel caos;
la legalità si favorisce con la convenienza e la tutela di un settore e dei suoi operatori -:
se il Governo abbia notizia dei fatti come descritti in premessa risultando molti di questi cani iscritti all'anagrafe canina e all'ENCI a mezzo tatuaggio d'allevamento si chiede, nell'operazione di
schedatura, come siano stati identificati i cani nel verbale e se siano state mantenute le identità originali degli animali o vi sia stato mutamento;
per quali ragioni il NIRDA abbia segnalato l'opportunità di appoggiarsi ad Anta onlus posto che tale associazione è priva di strutture e non presente in Romagna;
quanti siano esattamente, alla data odierna e dove siano ospitati tutti i cani posti sotto sequestro;
se sia noto quali siano le associazioni che gestiscono tali animali in eventuale vece del custode giudiziario e se le associazioni che gestiscono tali animali abbiano le professionalità e le competenze e le strutture per la gestione di cucciolate e per la gestione di cani particolari come i pointer inglese, posto che, nell'immediato del sequestro vi sono stati appelli per trovare sistemazioni, teloni per coprire gli animali, cibo e ingente richiesta di fondi;
se si sono evidenziate le cause della morte di alcuni cuccioli presso i custodi (cfr. notizie di stampa), quanti sono stati effettivamente i decessi e quale sia il risultato delle autopsie;
se l'Enci abbia mai accertato le consistenze e le ubicazioni degli allevamenti;
se l'Enci abbia agito a tutela di un allevatore iscritto alla propria compagine;
se l'Enci sia in grado di gestire la delega dei libri genealogici e la tutela della zootecnia dei cani di razza;
per quale motivo l'Enci non abbia favorito un'azione di tutela del patrimonio cinotecnico e dei cani Pointer da parte del Pointer Club d'Italia avendo quest'ultimo doveri di tutela nei confronti della razza;
se L'Enci abbia investito in Piani di emergenza e assistenza tutela dei patrimoni zootecnici;
se, in caso di accertata omissione di azioni a tutela del settore cinotecnico da parte dell'ENCI, il Ministro competente intenda procedere con la nomina di un commissario straordinario per la corretta applicazione della legge n. 529 del 1992 e del Disciplinare del Libro genealogico per la tutela dei cani di razza, nell'interesse pubblico e degli allevatori di cani di razza.
(4-02105)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, in merito alla vicenda dei cani di razza pointer detenuti presso l'allevamento Guberti in Ravenna, si rappresenta quanto segue.
In virtù delle normative vigenti, e in particolare della legge n. 36 del 6 febbraio 2004, della legge 189 del 20 luglio 2004 e del conseguente decreto del Ministero dell'interno del 23 marzo 2007, nonché del decreto del Ministero dell'interno del 28 aprile 2006, il Corpo forestale dello Stato è chiamato a svolgere, attraverso il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (Nirda) attività istituzionale per la tutela degli animali dai maltrattamenti.
I compiti istituzionali del Nirda sono quelli di contrastare e reprimere le fattispecie criminose in danno agli animali, con particolare riferimento alle norme previste dalla legge 189 del 20 luglio 2004, contenente «Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate», attraverso attività di indagine complesse, nell'ottica della difesa degli animali e dei diritti a essi riconosciuti dalla normativa in vigore.
Durante le operazioni svolte, il personale del Nirda si avvale, a seconda delle specifiche necessità, della collaborazione di tecnici altamente specializzati, ciascuno per le proprie competenze, ferma restando l'autonomia delle scelte della polizia giudiziaria nell'espletamento delle attività d'iniziativa e di accertamento tecnico.
Dal momento in cui il Corpo forestale dello Stato si è dotato di strutture con competenza esclusiva sui reati contro gli animali, cioè dalla seconda metà del 2005, sono stati sottoposti a sequestro giudiziario n. 9.150 esemplari, di varie specie, domestiche,
selvatiche ed esotiche, insieme alle strutture, circa 450, utilizzate per compiere i vari illeciti.
A fine dicembre 2008 il Nirda, di concerto con gli uffici territoriali del Corpo forestale dello Stato, ha effettuato un intervento di polizia giudiziaria riguardante due strutture, entrambe nel territorio del comune di Ravenna, dove erano detenuti più di duecento esemplari di razza pointer e alla fine degli accertamenti condotti insieme ai tecnici nominati ausiliari di polizia giudiziaria, ha provveduto, come da legge, a porre sotto sequestro le strutture e gli animali. I sequestri sono stati quindi convalidati dal giudice per le indagini preliminari competente, nonché, in seguito, dal tribunale del riesame.
Le indagini sono ancora in corso sotto le direttive del magistrato titolare al quale sono state riferite tutte le attività svolte, anche in merito alla custodia dei beni in sequestro.
Lo stato delle strutture di detenzione e dei cani erano già note da tempo e, al momento dell'intervento del Corpo forestale dello Stato, già soggetti a sequestro amministrativo da parte dei Carabinieri del nucleo antisofisticazioni e all'ordinanza del 19 dicembre 2008 del sindaco di Ravenna, con ingiunzione di cessazione delle attività «entro tre mesi dalla data della notifica». Risulta anche che il servizio veterinario territorialmente competente, verificato lo stato dei luoghi avesse espresso parere sfavorevole alle istanze autorizzative per sanare dette strutture.
La pressante informazione diffusa da certa stampa locale, evidentemente disgiunta dalla realtà oggettiva dei fatti, non rappresenta in alcun modo né l'azione istituzionale delle autorità competenti né le decisioni dell'autorità giudiziaria alla quale la fattispecie in esame è attualmente affidata.
Inoltre, relativamente all'attività connessa ai libri genealogici l'Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci) ha verificato le iscrizioni di cucciolata (modello A di monta e nascita e modello B iscrizione cuccioli) ricevute tramite la delegazione Enci di Ravenna riferite all'allevamento Guberti non riscontrando, dal 1o gennaio 2006 al 19 dicembre 2008, controlli ispettivi di cucciolata da parte della medesima delegazione. La predetta modulistica di iscrizione di cucciolata prevede che sia indicato l'indirizzo della struttura in cui la stessa può essere controllata. Le cucciolate iscritte dal dottor Guberti dal 1o gennaio 2006 sono 37, mentre la delegazione di Ravenna, dalla stessa data, ha effettuato, da quanto risulta ad oggi inserito nel data base Enci, il 24 per cento di controlli sul numero totale dei cuccioli (nel territorio di competenza) per i quali è stata richiesta l'iscrizione al libro genealogico. I controlli in allevamento sulle cucciolate, secondo quanto affermato dall'Enci, sono effettuati a campione dalle delegazioni. Nessun controllo risulta sia stato effettuato nell'allevamento del dottor Guberti. L'Enci, inoltre, sottopone a verifica della corretta attribuzione della paternità e maternità un campione di soggetti attraverso l'analisi del loro Dna.
Nei riguardi degli allevatori, l'Enci può solo ricorrere agli strumenti definiti dal proprio statuto e dalle norme che disciplinano il libro genealogico del cane di razza. L'ente associa, infatti, (articolo 3 dello statuto), oltre a gruppi cinofili ed associazioni specializzate di razza, anche singoli allevatori iscritti all'apposito registro previsto dal disciplinare del libro genealogico.
L'iscrizione a detto registro, previsto dall'articolo 7 del disciplinare, approvato con decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996, è regolamentata agli articoli 1 e 2 delle nuove norme tecniche, approvate con decreto ministeriale 21203 dell'8 marzo 2005. L'Ente, dispone quindi dell'archivio informatico degli allevatori con i relativi indirizzi. L'allevatore, all'atto dell'iscrizione, sottoscrive il codice etico (allegato alle norme tecniche), che prevede, tra l'altro, l'obbligo di mantenere i propri cani nelle migliori condizioni di benessere e salute, nel rispetto della normativa vigente sul benessere degli animali.
Per infrazioni agli obblighi, da parte degli allevatori, di osservare le disposizioni del disciplinare e delle relative norme tecniche, lo stesso disciplinare all'articolo 17
contempla provvedimenti disciplinari che vanno dall'ammonimento alla denuncia all'autorità giudiziaria nei casi di frode.
Il dottor Guberti è titolare dell'allevamento denominato «del Vento» fin dal 31 luglio 1969. Non appena avuta notizia, attraverso la stampa del 19 dicembre 2008, delle condizioni relative all'allevamento di pointer del dottor Guberti, la direzione generale dell'Enci, in pari data, ha trasmesso la segnalazione, in base all'articolo 36 del regolamento di attuazione dello Statuto, alla commissione di disciplina di prima istanza per denunciare quanto stava emergendo relativamente alla tenuta dei cani e alle condizioni igienico sanitarie in quella struttura.
Per quanto riguarda la tutela degli allevatori cinofili, l'Enci opera garantendo il rispetto delle regole per le iscrizioni di cucciolate così come previsto dalla norme tecniche del libro genealogico, fino ad attivare le proprie procedure disciplinari in caso di accertate violazioni.
La tutela zootecnica in funzione dei cani di razza è poi assicurata attraverso le innumerevoli attività svolte sul territorio (anche per il tramite delle associazioni specializzate di razza o gruppi cinofili), organizzando esposizioni per le verifiche morfologiche, e per prove di lavoro collegate alle verifiche attitudinali. L'ente è attivo, di concerto con la Federazione cinologica internazionale e nel rispetto dei disciplinari, per la gestione della riproduzione ordinaria e selezionata, quest'ultima atta a migliorare la selezione del cane di razza anche attraverso il controllo delle patologie genetiche al fine di ridurne l'incidenza.
Questa azione di tutela del patrimonio cinotecnico di tutte le razze (e tra queste la razza pointer) è favorita con un costante collegamento tra l'Enci e le associazioni specializzate di razza. Le associazioni sono sempre chiamate a fornire supporti tecnici per i lavori della Commissione tecnica centrale, dove vengono all'occorrenza convocate. Anche i comitati tecnici costituiti dall'Enci, tra cui il Comitato razze da ferma inglesi per il caso in argomento, richiedono costante supporto alle associazioni di razza.
Il comitato esecutivo nella seduta del 9 gennaio 2009, vista l'urgenza, ha deliberato la sospensione cautelare dell'allevamento «del Vento» intestato al dottor Guberti, in attesa della definizione dell'intera vicenda da parte delle autorità competenti. Lo stesso comitato esecutivo, in pari data, ha anche aperto un procedimento di vigilanza nei confronti del Pointer Club d'Italia (associazione specializzata di razza, socia Enci) per avere chiarimenti, in merito alla posizione del sodalizio assunta in tale circostanza. L'Enci ha dunque agito tempestivamente non appena informato delle condizioni dell'allevamento.
A tutela dei cani, degli associati e di tutti gli allevatori cinofili, l'Enci ha agito sulla base dei poteri statutariamente conferitigli, nei confronti di coloro che risultino aver adottato iniziative d'allevamento non conformi alle disposizioni di legge e sul benessere animale. Va evidenziato come l'Enci non disponga dei poteri propri della polizia giudiziaria, né di quelli attribuiti al Servizio sanitario nazionale, per verificare, all'interno degli allevamenti, le condizioni igienico-sanitarie e di benessere degli animali.
Con riferimento all'interessamento sui cani oggetto del sequestro, l'Enci è stato contattato dal Corpo forestale dello Stato, con il quale sta avendo un proficuo rapporto di collaborazione comunicando la propria disponibilità quale referente tecnico per una adeguata collocazione degli animali.
Per quanto concerne infine l'associazione A.N.T.A. onlus, che sembrerebbe sia stata nominata custode giudiziale dei cani sequestrati, l'Enci ha comunicato che la stessa non è socio collettivo riconosciuto e non risulta associata a nessun socio collettivo dell'ente. L'Enci precisa inoltre che il presidente dell'associazione in questione, Bruno Mei Tomasi, non risulta essere socio allevatore e socio aggregato e non risulta avere iscritto cucciolate al libro genealogico del cane di razza.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
QUARTIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 97 del 31 gennaio 1994 all'articolo 24 prevede che si adempia alla relazione sullo stato della montagna in Italia, predisposta annualmente dal Comitato tecnico interministeriale per la montagna (legge n. 97/94 - delibera CIPE 13 aprile 1994);
tale relazione concerne un periodo di riferimento relativo all'intervallo dal 1° luglio dell'anno precedente a quello oggetto di osservazione al 30 giugno dell'anno sul quale la relazione si definisce;
la relazione dà conto delle politiche e degli interventi posti in essere dalle amministrazioni centrali regionali e locali informandone puntualmente il Parlamento;
il Comitato tecnico interministeriale per la montagna, istituito con il compito di coordinare l'attuazione della legge 97/94, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2007 avente il compito, anche attraverso la relazione in oggetto, di riferire delle tematiche inerenti lo sviluppo e la tutela della montagna sotto il coordinamento e la valutazione svolta anche dalla segreteria del CIPE, al quale il CTIM afferisce, è collocato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, secondo quanto recato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 giugno 2007);
anche per lo scorso anno, così come costantemente avvenuto negli anni precedenti, della relazione il Parlamento avrebbe dovuto disporre sin dai primi giorni dell'anno nuovo, anche per potere legiferare con l'esatta cognizione del quadro evolutivo del sistema dei poteri ed istituzionale per la montagna, dato che la relazione sullo stato della montagna italiana dà conto delle attività in merito svolte dalle autonomie locali, dalle regioni e dagli organi centrali dello Stato, nonché delle azioni internazionali per la montagna, con particolare riferimento all'Unione Europea e informa sugli impegni assunti in tema di formazione, ricerca e informazione per i sistemi montani;
non essendo ancora stata resa disponibile la relazione sullo stato della montagna italiana, in considerazione del fatto che lo scorso anno sono intervenuti rilevanti modificazioni nell'assetto organizzativo e finanziario degli enti e delle comunità montane, e che numerose norme sono intervenute anche ultimamente modificando importanti aspetti del funzionamento della governance della montagna italiana, la pubblicazione della Relazione si rende ancor più urgente -:
se la Presidenza del Consiglio abbia provveduto attraverso il Dipartimento e il Comitato in premessa a predisporre la XIV relazione sullo stato della montagna italiana per l'anno 2008 nonché quando intenda renderne disponibile il testo alle istituzioni interessate e all'opinione pubblica.
(4-02119)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente le richieste di chiarimento sulla mancata presentazione al Parlamento della «XIV Relazione sullo stato della montagna italiana per l'anno 2008», il Corpo forestale dello Stato, con nota n. 107/M del 13 febbraio 2009, ha comunicato quanto segue.
Premesso che la predisposizione di tale documento è di diretta responsabilità del Comitato tecnico interministeriale per la montagna, in capo al Cipe, si precisa che questo ministero ha contribuito alla stesura di una parte della relazione in questione, per quanto di sua competenza, così come di consueto richiesto dal citato Comitato.
Al riguardo, si riferisce che questa amministrazione ha già fornito il proprio contributo per la redazione della citata relazione, in adempimento della richiesta della Presidenza del Consiglio dei ministri - segreteria del Cipe - Comitato interministeriale per la montagna di comunicazione delle azioni intraprese nel periodo 10 luglio 2007-30 giugno 2008, per il perseguimento
degli obiettivi di sviluppo della montagna ovvero degli ostacoli incontrati per la messa a punto delle azioni stesse.
Si coglie l'occasione per riferire che, stando ad informazioni provenienti dalla Segreteria del Comitato tecnico interministeriale per la montagna (CTIM), sarebbe in via di definizione un provvedimento di rideterminazione dei componenti del detto Comitato e sarebbero quindi state chieste alle varie amministrazioni interessate le necessarie designazioni.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
RAINIERI, ALESSANDRI, FAVA, LANZARIN, VOLPI, STUCCHI, PIROVANO, NEGRO, CALLEGARI, DOZZO, DAL LAGO, PINI, MACCANTI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, GOISIS, GRIMOLDI, NICOLA MOLTENI, CHIAPPORI, GIDONI, BONINO, TORAZZI, SALVINI, CONSIGLIO, ALLASIA e BRIGANDÌ. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
aumentano le preoccupazioni dei nostri consumatori e del pubblico in generale riguardo alla nuova vicenda di prodotti alimentari insicuri o insalubri provenienti dai paesi orientali;
mentre non è ancora terminato l'allarme del latte e dei prodotti a base di latte contaminati da sostanze tossiche provenienti dalla Cina, si apre in queste ore il caso del pesce cinese nelle mense scolastiche e sui mercati del consumo;
la vicenda riguarda il Pangasius, un pesce di dubbia salubrità, pescato nelle acque del Mekong, che desta molte perplessità e legittime incertezze a causa dell'impossibilità di conoscerne con certezza la provenienza, la modalità di allevamento del prodotto e la qualità del processo di lavorazione per la successiva commercializzazione;
un caso molto recente di possibili frodi legate alla commercializzazione del Pangasio è accaduto a Cassino (Frosinone) dove il 5 novembre 2008 i militari della Capitaneria di Porto di Gaeta hanno sequestrato in una pescheria, non responsabile direttamente dell'irregolarità iniziale, partite di filetti di pangasio venduti per filetti di cernia freschi;
questo pesce ha dieta onnivora, si nutre di resti vegetali così come di invertebrati, crostacei ed altri pesci. In allevamento su gabbie galleggianti viene alimentato anche con scarti di macellazione dello stesso pangasio, interiora e pelli;
si sarebbero verificati casi di intossicazioni di massa di consumatori che hanno utilizzato carni di questo pesce che era stato allevato in acque altamente inquinate, con indizi di impianti di allevamento asiatici realizzati in acque inquinate a livello batteriologico, tanto che alcuni paesi occidentali ne avevano bloccato le relative importazioni;
il pangasio si importa congelato dal Vietnam e non di rado si scopre che sia venduto sui nostri mercati di consumo come filetto di sogliola. Sono in tal senso sempre più frequenti frodi realizzate attraverso lo sfilettamento di pesci di scarsa qualità come il persico africano e la limanda cinese, poi commercializzati come platessa;
il pangasio risulta essere un pesce di scarse qualità nutrizionali, con percentuali di acqua che superano l'85 per cento, di scarso potere nutritivo in quanto poco ricco di grassi e proteine con l'aggiunta che deve essere trattato con conservanti (E45 - tripolifosfato di sodio) per essere trasportato dai paesi orientali fino ai nostri mercati e dove viene distribuito decongelato e, soprattutto nella grande distribuzione, distribuito senza l'indicazione dei conservanti;
sembra che a livello comunitario siano state più volte attivate delle allerta sulla presenza di lysteria monocytogenes nel pangasio, trattandosi di una malattia
paragonabile alla salmonellosi, che seppur rara può provocare danni gravi di tipo intestinali, al fegato ed al sistema nervoso centrale;
questo germe si può sviluppare anche durante la refrigerazione del prodotto ed è particolarmente resistente agli agenti fisico-chimici;
la garanzia della sicurezza alimentare di questo pesce potrebbe essere offerta solo tramite attenti controlli nei processi di lavorazione oltre che nelle fasi di allevamento e nell'osservanza della catena del freddo, ma ciò purtroppo nei paesi di provenienza non sempre viene assicurato;
va fatto presente che il pangasio è presente nei menù delle mense scolastiche e sempre più nelle preparazioni alimentari fuori casa -:
se non ritengano necessario intensificare i controlli sull'importazione del pangasio nel nostro paese verificando la regolarità della sua commercializzazione affinché non sia distribuito fraudolentemente come pesce di qualità delle nostre acque;
se non intendano controllare in maniera diffusa la presenza delle carni di pangasio nella distribuzione al consumatore ed eventualmente presso gli esercizi della ristorazione, oltre che nelle mense scolastiche, dove potrebbe giungere all'insaputa dei relativi esercenti, ciò al fine di verificarne la qualità generale e la sicurezza sanitaria.
(4-01554)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che presso questo ministero si è svolta, in data 11 settembre 2008, una riunione di coordinamento, sulla questione di cui trattasi alla quale hanno partecipato i rappresentanti del ministero della salute, dell'Istituto superiore di sanità e degli organi preposti alle attività di controllo.
Nel corso della predetta riunione è emerso come, durante gli ordinari controlli sanitari, non siano stati rilevati, nei prodotti di importazione monitorati, elementi di particolare pericolo o danno per la salute pubblica.
Inoltre, oltre all'ordinaria attività di controllo svolta lungo la filiera ittica, sono state condotte, ultimamente, due specifiche operazioni.
La prima, mirata a reprimere le frodi nell'attività di commercio del «pangasio», è stata disposta nel periodo agosto-settembre 2008 da questa amministrazione e ha portato alla effettuazione, da parte del personale del Corpo delle Capitanerie di porto, di 2084 controlli presso i punti vendita con l'accertamento di 34 violazioni.
Invece, nel periodo ottobre-novembre 2008, si è svolta un'ulteriore operazione che ha visto impiegati circa 2.000 uomini del Corpo della Capitanerie di porto, per cinque giorni, in una vasta serie di controlli (oltre 8.000) lungo la filiera della pesca. Tale attività ha comportato il sequestro di 20.860,37 Kg di prodotto ittico, non riferito esclusivamente al «pangasio», con un ammontare complessivo di sanzioni irrogate pari a 893.830,00 euro.
Nello specifico, i Centri di controllo area pesca (C.C.A.P.) del Corpo delle Capitanerie di porto, hanno coordinato le attività relative, non mancando di accentrare l'interesse anche sull'importazione dei prodotti ittici che transitano attraverso gli scali aeroportuali, con particolare riguardo a quelli provenienti dai Paesi terzi.
Infine, appare opportuno evidenziare che tutte le partite di «pangasio», così come tutti i prodotti di origine animale in importazione da Paesi terzi, prima di essere commercializzati sul territorio comunitario vengono sottoposte ai controlli ufficiali da parte degli ispettori veterinari presenti presso i Posti di ispezione frontalieri. Inoltre, qualora il prodotto provenisse da paesi comunitari, è obbligatoria la prenotifica della spedizione agli uffici veterinari per gli adempimenti comunitari (U.V.A.C.) che possono contestualmente disporre che le Asl, competenti per territorio di arrivo della
partita, effettuino specifici controlli compresi quelli di laboratorio.
Annualmente il ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali redige un piano di monitoraggio riguardante i controlli ufficiali da effettuarsi presso i posti di ispezione frontalieri, sugli alimenti di origine animale importati, sulla base del regolamento CE 136/2004 all'allegato II, al fine di individuare segnatamente: residui, agenti patogeni o altre sostanze nocive per l'uomo. Il piano di sorveglianza è basato sulla valutazione del rischio legata ai singoli prodotti ed alla loro provenienza e tiene conto della frequenza, delle quantità delle partite in arrivo e dei risultati di precedenti controlli.
Al riguardo, nel periodo gennaio-settembre 2008, tutti i controlli di laboratorio effettuati dai posti di ispezione frontalieri italiani non hanno evidenziato positività per presenza di sostanze chimiche o di agenti microbiologi.
In aggiunta ai suddetti controlli ordinari, il citato ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali sta effettuando ulteriori indagini conoscitive ad ampio spettro prevedendo in particolare la ricerca di:
contaminanti ambientali:
pesticidi organoclorurati;
metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio, arsenico) idrocarburi policiclici aromatici diossine e pcb diossino simili.
medicinali veterinari e principi attivi:
cloramfenicolo, metaboliti dei nitrofurani, stilbeni, etinilestradiolo, tetracicline, sulfamidici, chinolonici, benzimidazolici, avermectine, penicilline e verde malachite.
additivi:
polifosfati.
microrganismi:
i principali microrganismi patogeni.
Per l'anno 2009 è stato predisposto, inoltre, un piano di monitoraggio che prevede un'importante intensificazione dei controlli sul «pangasio» in importazione, tramite l'esecuzione di analisi microbiologiche e chimico-tossicologiche ad ampio spettro. Per quanto riguarda la «Listeria Monocytogenes», attualmente dal sistema di allerta comunitario (RASFF) non risulta notificato nessun preavviso sul prodotto in questione.
I controlli sanitari sul prodotto vengono quindi effettuati sia prima dell'immissione sul mercato nazionale che successivamente attraverso le attività di vigilanza dei dipartimenti di prevenzione delle Asl.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
RAMPELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2008, come ogni anno, il signor Luigi Colucci, si è presentato alla stazione S. Cristofaro di Milano per prendere il treno che lo avrebbe portato a Bari per le ferie estive;
il signor Colucci ha un'invalidità del 100 per cento;
a causa di questa condizione, l'interessato - per potere usufruire dei servizi ferroviari - viene aiutato dagli addetti all'assistenza disabili i quali, dopo aver caricato la sua macchina sul vagone auto, lo aiutano a salire nel vagone cuccetta;
quest'anno alla stazione S. Cristofaro di Milano tale servizio non è stato offerto;
il venir meno del servizio di assistenza disabili ha impedito al signor Colucci di poter raggiungere Bari, privandolo del diritto alle ferie -:
se non ritenga opportuno accertare presso l'azienda Trenitalia i motivi per cui il suddetto servizio è stato eliminato;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché vengano rimossi gli ostacoli materiali che impediscono ai diversamente abili di viaggiare dignitosamente.
(4-01542)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La stazione di Milano San Cristoforo non è inserita nel circuito delle 251 stazioni nelle quali Trenitalia effettua il servizio di assistenza alla clientela disabile anche se, in precedenza, Trenitalia ha effettuato ugualmente servizi sporadici di assistenza ai clienti disabili che avevano necessità di utilizzare il servizio «auto al seguito».
Trenitalia fa presente che nel mese di luglio 2008, non ha potuto fornire il servizio di assistenza disabili richiesto dal signor Colucci in quanto, nella predetta stazione, erano in corso lavori per il rifacimento dei cordoli dei marciapiedi e la passerella che consentiva l'accesso anche ai clienti disabili al secondo marciapiede era stata rimossa. Non sussistevano, pertanto, le condizioni per assicurare il servizio in sicurezza.
Tuttavia, Trenitalia ha informato il signor Colucci che avrebbe potuto usufruire del servizio di «auto al seguito» nella stazione di Milano San Cristoforo, facendo caricare l'autovettura sul vagone auto da una persona di sua fiducia e raggiungere per la partenza la stazione di Milano centrale con un servizio gratuito di taxi messo a disposizione dalla stessa Trenitalia.
Nel mese di ottobre 2008 la passerella è stata riposizionata, completamente rinnovata con materiale antisdrucciolo; attualmente, sono in corso le procedure per l'inserimento anche della stazione di Milano San Cristoforo nel circuito di quelle abilitate al servizio di assistenza disabili.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
ROSATO e STRIZZOLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il recente ingresso nell'area Schengen della confinante Repubblica di Slovenia e di altri Stati dell'Europa centro-orientale ha esaltato il ruolo baricentrico della regione Friuli Venezia Giulia e del suo capoluogo rispetto a un bacino di milioni di abitanti, contraddistinto da una crescente esigenza di mobilità;
è noto il gap infrastrutturale del nordest in genere, e in particolare la strozzatura autostradale e ferroviaria tra Mestre e Trieste che, da tempo, gravemente ne ostacola lo sviluppo;
è tuttora mancante il collegamento ferroviario tra Trieste e Capodistria che, pur richiedendo la costruzione di soltanto 16 chilometri di strada ferrata, potrebbe dare un impulso notevole al porto di Trieste;
a fronte di questa già pesante situazione, notizie di stampa fanno trapelare l'intendimento di Trenitalia di sopprimere, con il prossimo cambio d'orario di dicembre, le relazioni diurne Venezia-Udine-Vienna e notturna Venezia-Udine-Praga;
a ciò si aggiungerebbe l'intendimento di limitare a Domodossola l'unica relazione internazionale rimasta a Trieste, quella assicurata con Zurigo dal «Cisalpino»;
lo scorso 1° aprile Trenitalia ha soppresso in corso d'orario l'eurocity «Casanova» Venezia-Villa Opicina-Lubiana, con atto - in base a quanto dichiarato alla stampa da dirigenti delle Ferrovie slovene - unilaterale, e nonostante gli accordi avessero previsto un periodo di prova più lungo, a coprire tutto il 2008;
da notizie di stampa si apprende che Trenitalia, interpellata in merito alle ventilate soppressioni, rinvia ai nuovi orari invernali che saranno presentati il 13 novembre e sostiene che «fino a quel giorno non c'è nulla di deciso e tutto può essere in discussione», laddove tuttavia afferma che «l'apertura della linea ad alta velocità Milano-Bologna-Roma farà sì che l'intera offerta verrà rivista tenendo sempre in primo piano la sostenibilità economica»;
da notizie di stampa si apprende inoltre che le Ferrovie slovene, le Slovenske Železnice, punterebbero a rilanciare il traffico passeggeri con l'Italia, e che, nel
corso di un incontro tenutosi a Lubiana, i vertici delle Ferrovie slovene avrebbero indicato ai rappresentanti di Trenitalia tre possibili linee di sviluppo, e precisamente: il prolungamento della linea Lubiana-Sesana fino a Trieste (o almeno fino a Opicina), la riapertura del collegamento Gorizia-Nova Gorica e il ripristino del citato eurocity «Casanova»;
sempre dalla stampa si apprende che Trenitalia si sarebbe riservata un mese di tempo per rispondere in merito ai collegamenti per Trieste e Gorizia, mentre, per ciò che concerne la reintroduzione del «Casanova», le Ferrovie slovene si sarebbero impegnate a presentare un piano che verifichi il numero di passeggeri interessati a viaggiare su questa linea e a definire anche il giusto prezzo di mercato del biglietto mentre Trenitalia dovrà approfondire i problemi tecnici e finanziari legati al rilancio del Venezia-Lubiana;
le Slovenske Železnice avrebbero motivato la richiesta di rilanciare i servizi per Trieste e Venezia, si apprende sempre dalla stampa, con la necessità di offrire una risposta alle esigenze dei passeggeri che provengono anche da tutta l'area della ex Jugoslavia, dal momento che i servizi verrebbero studiati in maniera tale da porsi in coincidenza con i treni da e per Zagabria e Belgrado -:
se il Ministro delle infrastrutture e trasporti condivida la strategia aziendale di Trenitalia rispetto ai tagli che il Friuli Venezia Giulia potrebbe subire nelle sue relazioni ferroviarie internazionali, in contrasto con l'esigenza di un forte avanzamento nel completamento di una rete di interconnessione europea;
se il Ministro delle infrastrutture e trasporti ritenga di intervenire presso Trenitalia, al fine di scongiurare la soppressione di relazioni ferroviarie internazionali che, soprattutto per l'area centroeuropea e danubiana, andrebbero invece rafforzate e rese competitive, al fine di innescare un virtuoso circuito che valorizzi le potenzialità logistiche della Regione Friuli Venezia Giulia e ne rilanci lo sviluppo.
(4-01464)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, relativa ad alcuni collegamenti internazionali che interessano il territorio della regione Friuli- Venezia Giulia, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Collegamento Venezia-Lubiana.
Il collegamento Venezia-Villa Opicina-Lubiana e viceversa, rappresentato dalla coppia di treni Eurocity «Casanova», è stato soppresso dal 1o aprile 2008 perché registrava volumi di frequentazione inadeguati che non consentivano la sostenibilità economica del servizio ed era effettuato con materiale rotabile delle Ferrovie slovene la cui circolazione non è più consentita dalla normativa europea vigente.
Collegamento Venezia-Udine-Vienna.
Con il nuovo orario ferroviario del 14 dicembre 2008, Trenitalia ha confermato soltanto una coppia di Eurocity in servizio tra Venezia e Vienna; 30-31 «Allegro Strauss», mentre è stata soppressa la coppia di Eurocity 32-33 «Allegro Stradivari», effettuata in compartecipazione con le Ferrovie austriache, che registrava una perdita di circa 2, 3 milioni di euro su base annua. Contestualmente Trenitalia, d'intesa con le Ferrovie austriache, ha istituito due coppie di servizi bus tra Venezia e Klagenfurt, con fermata a Udine, una delle quali è stata prevista in coincidenza a Villach con un Intercity da/per Vienna.
Collegamento Venezia-Udine-Praga.
Sempre dal 14 dicembre 2008, è stato soppresso il collegamento notturno Venezia-Udine-Praga e viceversa, effettuato da una sezione di due vetture della coppia di Euronight 236/239 «Allegro Don Giovanni» Venezia-Udine-Vienna-Praga. Tale provvedimento, attuato d'intesa con le Ferrovie austriache, si è reso necessario in quanto presentava un rapporto costi/ricavi notevolmente sbilanciato.
Collegamento Trieste-Zurigo.
Il collegamento Trieste-Zurigo e viceversa, effettuato dalla società italo-svizzera «Cisalpino» con la coppia di treni CIS 154/155, con il nuovo orario del 14 dicembre 2008 è stato attestato a Basilea anziché a Zurigo lasciando, comunque, al bacino triestino un collegamento diretto con la Svizzera.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
SALVINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in riferimento alla bozza d'orario della linea Tirano - Sondrio - Lecco - Monza - Milano emessa il 27 ottobre 2008, in ordine alla revisione del piano degli orari invernale, si constata con preoccupazione la proposta di Trenitalia di attuare una drastica diminuzione del servizio afferente la stazione ferroviaria di Calolziocorte;
in particolare riscontriamo la soppressione della fermata di tutti i treni diretti verso il capoluogo regionale ed, inoltre, la diminuzione delle corse dei treni regionali, in particolare al mattino;
è importante sottolineare quanti disagi porterebbe questa proposta, se venisse confermata, ai numerosi pendolari che da tutto il circondario della Val San Martino (un bacino di circa 45.000 abitanti) affluiscono presso la stazione di Calolziocorte per recarsi verso Milano;
la netta contrarietà alla predetta proposta trova sostegno anche in relazione agli ingenti investimenti che il gruppo Ferrovie Italiane ha effettuato sul nostro territorio, tra cui si ricordano i 220 milioni di euro circa, per il raddoppio definitivo dei binari della linea Milano - Carnate - Lecco, opera inaugurata lo scorso 10 settembre; i 20 milioni di euro, per la riqualificazione della stazione di Calolziocorte, ora migliorata nei suoi standard qualitativi e di fruizione;
è utile ricordare che il Comune di Calolziocorte, soggetto attuatore di un accordo di programma sottoscritto con Regione Lombardia, Provincia di Lecco e RFI, per un investimento di ulteriori 3 milioni di euro sta realizzando la stazione d'interscambio ferro-gomma, nei pressi della stessa stazione ferroviaria, con un potenziamento anche dell'offerta di parcheggi a disposizione dei pendolari;
grazie agli interventi evidenziati Calolziocorte diventerà dunque ancora di più un nodo strategico per la mobilità;
tutto il sistema di trasporto locale su gomma è stato configurato per gli arrivi degli autobus presso la stazione in concomitanza dell'arrivo/partenza dei treni; dunque la soppressione e drastica revisione di questi ultimi comporterebbe anche problemi nella stessa pianificazione del sistema di trasporto urbano -:
se il Ministro interrogato essendo a conoscenza della situazione non intenda intervenire al fine di fare in modo che la stazione ferroviaria di Calolziocorte possa diventare oggetto non di una penalizzazione bensì di un potenziamento del servizio, necessariamente anche mediante l'aumento di offerta dei treni diretti da e per Milano Centrale, che consentirebbe alle migliaia di pendolari che gravitano nella zona indicata di poter usufruire di un sistema ferroviario efficiente permettendo di alleggerire il sistema di trasporti su gomma che congestiona quotidianamente la viabilità stradale lombarda.
(4-01557)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, relativa ai collegamenti ferroviari regionali interessanti la stazione di Calolziocorte, occorre premettere che la programmazione dei servizi regionali compete alle singole Regioni che regolano i loro rapporti con Trenitalia mediante appositi contratti di servizio nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare sulla base delle risorse economiche disponibili.
La messa a punto del nuovo orario ferroviario della regione Lombardia, in vigore dal 14 dicembre scorso, è stata particolarmente complessa in quanto è stato necessario intervenire ripetutamente sulla struttura dell'offerta, anche a ridosso della data di entrata in vigore, al fine di pervenire ad una programmazione corrispondente alle esigenze e alle attese delle varie realtà territoriali.
In particolare, per quanto riguarda la direttrice Milano-Tirano, a fronte di una importante rivisitazione dell'offerta in vigore dal 14 dicembre scorso, avvenuta a seguito dei rilasci infrastrutturali sulla tratta Milano-Lecco (raddoppio della tratta Carnate-Airuno), nella fascia oraria mattutina è stato confermato il numero delle attuali fermate nella stazione di Calolziocorte sia in direzione Milano che in direzione Tirano.
Nell'arco dell'intera giornata, inoltre, il numero delle fermate nella stazione di Calolziocorte in direzione di Milano è stato incrementato mediante l'inserimento di 3 nuove fermate mentre resta invariato rispetto all'offerta del 2008 il numero delle fermate in direzione Tirano.
A partire dal nuovo orario 2009, peraltro, sono stati attivati 10 ulteriori collegamenti giornalieri tra Calolziocorte e Sondrio di cui 5 con un termine corsa a Calolziocorte.
Dopo il 30 marzo 2009, al termine del completamento dei lavori infrastrutturali sulla linea in questione, saranno ripristinati i collegamenti ferroviari che attualmente sono effettuati mediante servizi sostitutivi con bus.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
SPECIALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si è venuta a creare un'evidente condizione di disagio nel territorio della Valnerina in seguito alla riforma attuata da Trenitalia che prevede dei cambiamenti riguardo alle fermate degli Eurostar nella città di Spoleto;
con questo provvedimento la regione dell'Umbria rischia di rimanere isolata, in quanto non viene penalizzata solo la città del Festival ma un territorio, considerata anche tutta la zona della Valnerina e quella del Parco dei Monti Sibillini, in cui risiedono oltre sessantamila persone;
la decisione colpisce lavoratori, studenti, anziani che non hanno alternativa all'utilizzo dei mezzi pubblici;
l'Umbria continua a fare i conti con la carenza cronica delle infrastrutture viarie e le tante rimostranze fatte in passato dai cittadini per un servizio ferroviario già di per sé giudicato carente, a causa dei forti ritardi dei treni e di orari inadeguati, non hanno avuto alcuna adeguata risposta e anzi fino ad oggi non c'è stata la minima attenzione da parte di chi gestisce e organizza il servizio e la piena consapevolezza di ciò che è utile alla cittadinanza e di ciò che significa fornire un «servizio sociale» efficiente -:
se il Governo, pur comprendendo le legittime esigenze di razionalizzazione e di riduzione dei costi dei servizi, sia a conoscenza dei reali dati socio-economici del territorio e dei disagi che si stanno verificando in una zona già di per sé penalizzata orograficamente;
se il Governo sia a conoscenza dell'importanza del collegamento Roma-Ancona e viceversa e delle iniziative intraprese anche dalle regioni Marche e Lazio per non far sopprimere il servizio di fermata degli Eurostar nella cittadina umbra;
se il Governo, nonostante il contratto di servizio che l'Umbria ha stipulato con Trenitalia per avere livelli di servizio adeguati, ritenga opportuno assumere iniziative che facciano rispettare gli accordi siglati affinché la collettività umbra non rimanga isolata.
(4-01983)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si premette che l'intero sistema degli Eurostar in servizio tra Perugia-Ancona-Rimini e Roma è in forte perdita specie a causa delle frequentazioni insufficienti dei treni. Si evidenzia che per tale motivo il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha ammesso le due coppie di Eurostar da e per Perugia al contributo pubblico al fine di consentirne il mantenimento nel 2008.
In riferimento all'orario 2008/2009, Ferrovie dello Stato fa sapere che la rimodulazione del servizio intervenuta il 14 dicembre 2008 ha consentito di riorganizzare il servizio al fine di incrementare il numero dei viaggiatori.
In specifico la coppia di Eurostar 9335/9320 Roma-Rimini e viceversa, è stata resa periodica prevedendone l'effettuazione nel solo periodo estivo, con prolungamento su Ravenna nel, periodo di maggiore affluenza.
Per la coppia Roma-Rimini e viceversa nonché per le due coppie Roma-Ancona e viceversa, è stata attuata una velocizzazione che consente di ridurre sino a 30/40 minuti i tempi di percorrenza complessivi.
Ferrovie dello Stato è intervenuta sia mediante l'utilizzo di materiale rotabile che sfrutta appieno le caratteristiche della linea sia con la riduzione del numero delle fermate, tra cui Spoleto, al fine di rispondere all'esigenza manifestata dalla clientela di ridurre i tempi di percorrenza con la capitale. Inoltre, tale riorganizzazione consentirà di attrarre ulteriore traffico su collegamenti con un risultato economico negativo che grava pesantemente sul bilancio di Trenitalia. Questi treni, infatti, operano in regime di mercato e vengono effettuati a rischio di impresa senza alcuna contribuzione pubblica.
Ferrovie dello Stato sottolinea che i volumi di traffico espressi dalle stazioni in cui i treni non effettuano più fermata risultavano alquanto ridotti. In particolare, per ciascuno degli Eurostar velocizzati, i dati rilevati dal sistema informatico di prenotazione nel 2008 hanno evidenziato una media di circa 14 passeggeri al giorno che utilizzavano la stazione di Spoleto in arrivo o partenza.
Tuttavia, continuano a fermare a Spoleto 4 Eurostar giornalieri in servizio tra Perugia e Roma. A questi si aggiunge la fermata della nuova coppia di Eurostar Ancona-Roma e viceversa, sostitutiva del precedente collegamento regionale denominato «Gentile da Fabriano», nonché, nel periodo estivo, la fermata della coppia Eurostar periodica attestata a Ravenna. In totale, quindi; le fermate Eurostar di Spoleto sono otto.
Per quanto concerne invece l'andamento dei servizi ricompresi nel Contratto di servizio con la regione Umbria, Ferrovie dello Stato fa presente che nel 2008 la puntualità media dei treni regionali dell'Umbria risulta sostanzialmente in linea con quella del 2007 ossia 85,5 per cento di arrivi entro 5 minuti dall'orario previsto.
Il livello di puntualità raggiunto acquista rilievo soprattutto se si tiene conto di alcuni fattori che hanno influenzato l'andamento dei treni nel corso del 2008. Si considerino, in particolare, il maggior volume di lavori all'infrastruttura eseguiti nel periodo luglio/dicembre che hanno comportato alcune interruzioni e limitazioni di velocità, le numerose modifiche d'orario effettuate in occasione della nuova programmazione di dicembre che hanno richiesto un periodo di assestamento fisiologico, nonché il maggior numero di guasti determinati anche dalle avverse condizioni meteorologiche dell'ultima parte dell'anno.
Infine, si evidenzia che Trenitalia, d'intesa con la regione Umbria, effettua periodicamente incontri di verifica con i pendolari, nel corso dei quali vengono esaminate e discusse anche eventuali ipotesi di miglioramento della programmazione. Da questo lavoro congiunto sono scaturite alcune variazioni d'orario, in vigore da febbraio 2009, funzionali a specifiche esigenze rappresentate dai viaggiatori pendolari.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
SPECIALE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la nostra agricoltura, oltre ad essere il vero ed unico presidio sul territorio, è anche la sola a garantire certezza sanitaria degli alimenti oltre a certificarne provenienza, genuinità e qualità;
l'agricoltura italiana, al pari di altri settori produttivi, sta subendo i colpi di una crisi che se non si attivano prontamente strumenti correttivi può rivelarsi, per il settore, fatale;
la nostra agricoltura, a differenza di ciò che avviene in altri paesi dell'Unione europea, soffre: di una endemica polverizzazione a livello di aziende, di una debole e frantumata organizzazione delle strutture di servizio, di una forte e continua oscillazione dei costi dei mezzi tecnici e delle materie prime produttive, di una scarsa contrattualità a livello di mercato dei prodotti, per cui si assiste ad atti di grave speculazione a danno sia dei prodotti che dei consumatori (per esempio: latte, carne, cereali, uva, ortofrutta, eccetera sono ritornati ai prezzi all'origine di quasi 20 anni fa, i costi di produzione sono aggiornati al centesimo ed i prezzi al consumo in questo ultimo anno sono aumentati a dismisura creando, altresì, gravi disagi a milioni di famiglie italiane) -:
quali siano le motivazioni per cui ad oggi non sono stati erogati gli aiuti spettanti ai produttori per l'annata agraria 2008 (nella vicina Francia al 31 dicembre 2008, risulta erogato il 90 per cento del dovuto);
per quale strano motivo migliaia di pratiche, esattamente regolari, improvvisamente diventano anomale con evidente ulteriore ritardo nella immissione al pagamento, tra l'altro, dopo costosi quanto inutili sopralluoghi di verifica in quanto l'anomalia era ed è inesistente;
come mai, in particolare, la regione dell'Umbria ad oggi debba erogare una consistente parte di aiuti nei settori di rimboschimento ed agro-ambientale che riguardano per oltre il 50 per cento l'annata 2007 ed il totale dell'annata 2008;
se risponda altresì a verità la notizia di fonte giornalistica che una consistente somma dei fondi dell'AGEA, sembra diversi miliardi di euro, anziché erogarli ai produttori, siano stati destinati ad altri settori, e se sì, in che tempi ed in quali modi si intenda rimediare a questo gravissimo atto.
(4-02206)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che l'Agenzia per l'erogazioni in agricoltura (AGEA) con nota n. 238/UM del 10 febbraio 2009, ha rappresentato quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che attualmente per l'Organismo pagatore AGEA risultano liquidabili 1.825 milioni di euro pari all'89 per cento dell'importo richiesto al netto della trattenuta della modulazione, con percentuale pertanto analoga a quella citata ad esempio dall'interrogante.
Al 31 gennaio 2009 sono stati tuttavia pagati soltanto 1.205 milioni di euro (il 59 per cento del richiesto), a causa della parziale anticipazione dei fondi necessari.
Al riguardo, si fa presente che l'AGEA ha avviato sin dal 2007 e sta ampliando a partire dal 2008, in coordinamento e collaborazione con gli Organismi pagatori un progetto strategico - denominato «Progetto Refresh» - che consiste in una azione preventiva e sistematica di rilevazione dell'utilizzo del territorio e di condivisione dello stesso con l'agricoltore, in modo da certificare ex-ante l'effettiva consistenza aziendale (Fascicolo aziendale) per quanto attiene l'estensione del suolo ed il «macrouso» agricolo, e la sua ammissibilità e disponibilità ai fini della corretta richiesta e pagamento degli aiuti.
I risultati di questa operazione portano inevitabilmente ad evidenziare «inesattezze» dichiarative presenti sulle domande di aiuto e, di conseguenza, ne richiedono la correzione per poter procedere, ove possibile, al pagamento.
Inoltre, i controlli eseguiti nell'ambito del Sistema integrato di gestione e controllo
relativi alle domande di aiuto nei settori rimboschimento e agroambientale per l'anno 2007, hanno evidenziato un più che consistente volume di incongruenze tra quanto dichiarato e quanto riscontrato, tanto che con decreto ministeriale n. 1564, del 22 gennaio 2009, è stato consentito ai produttori di «rettificare» in diminuzione, a posteriori, quanto a suo tempo dichiarato in domanda, per consentire l'eliminazione delle anomalie ostative al pagamento.
In corrispondenza con il progredire degli adempimenti consentiti dal decreto ministeriale saranno eseguiti, ove possibile, i pagamenti 2007 ancora in sospeso. In conseguenza delle citata situazione non è stato possibile procedere al pagamento delle domande 2008 per i medesimi regimi di aiuto in quanto, trattandosi di aiuti pluriennali, la pagabilità delle domande 2008 è strettamente connessa alla regolarità delle domande 2007.
In esito agli adempimenti di cui sopra l'AGEA procederà quindi di conseguenza, nei tempi tecnici strettamente necessari.
Infine, si rileva che l'Agea, nella sua qualità di Organismo pagatore della Unione europea eroga, ai produttori aventi diritto, in stretta osservanza delle regole comunitarie, gli aiuti nelle misure e con le modalità prescritte dalle norme comunitarie.
Gli aiuti erogati sono a carico del bilancio della Comunità europea che esercita con propri,organi le funzioni di controllo sull'operato dell'Agea.
Contrariamente, quindi, a quanto riportato dall'interrogante, i fondi gestiti dalla citata Agenzia sono pertanto vincolati in quanto ai destinatari, ai criteri di istruttoria ed ai tempi di erogazione.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
STRIZZOLO, MARAN, ROSATO, MONAI e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni Trenitalia ha annunciato la soppressione del collegamento ferroviario Venezia-Pordenone-Udine-Vienna oltreché di un intercity, con partenza da Udine, per Milano;
tale scelta è in netto contrasto con i rilevanti investimenti effettuati in questi anni per potenziare la linea che, attraverso Udine, collega il Friuli con l'Austria;
è in corso una forte azione politico-amministrativa - di concerto tra la Regione Friuli-Venezia Giulia, lo Stato e le comunità locali - per sviluppare il progetto dell'Euroregione e, in tale contesto, i collegamenti ferroviari e stradali tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Austria e Slovenia assumono una particolare rilevanza strategica;
la soppressione delle tratte ferroviarie, specialmente quella con Vienna, fa seguito ad altri recenti tagli e ridimensionamenti - anche della qualità del servizio pubblico ferroviario - che penalizzano Udine, Pordenone e l'intera Regione Friuli-Venezia Giulia con conseguenze negative sulle attività culturali ed economiche, specie nei comparti del commercio e del turismo;
non risulta esservi stato alcun contatto tra Trenitalia e le istituzioni pubbliche locali e regionali del Friuli-Venezia Giulia per valutare preventivamente le conseguenze delle scelte annunciate tant'è che, in particolare, i sindaci di Udine Furio Honsell e di Pordenone Sergio Bolzonello hanno già espresso la netta contrarietà delle rispettive comunità alle scelte operate da Trenitalia -:
quali iniziative intenda assumere presso Trenitalia, società interamente partecipata dallo Stato, per far riconsiderare l'opportunità dei tagli preannunciati che determinano pesanti conseguenze economiche, sociali e culturali su Udine, Pordenone e sulla Regione Friuli-Venezia Giulia.
(4-01861)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con il nuovo orario ferroviario in vigore dal 14 dicembre 2008, Trenitalia ha attuato su tutto il territorio nazionale una riorganizzazione di alcuni servizi ferroviari di media/lunga percorrenza aventi un rapporto costi/ricavi negativo, soprattutto per effetto delle frequentazioni insufficienti, rilevate con precisione attraverso il sistema informatico di prenotazione.
Si tratta di treni operanti in regime di mercato, effettuati a rischio d'impresa, senza alcuna contribuzione pubblica e sostenuti esclusivamente dagli introiti da traffico.
Per quanto riguarda i collegamenti Venezia-Udine-Vienna e viceversa, sono stati adottati da Trenitalia i seguenti interventi: è stata confermata soltanto una coppia di Eurocity in servizio tra Venezia e Vienna (30-31 «Allegro Strauss») mentre è stata soppressa la coppia di Eurocity 32-33 «Allegro Stradivari», effettuata in compartecipazione con le Ferrovie austriache, che registrava una perdita di circa 2, 3 milioni di euro su base annua.
Contestualmente Trenitalia, d'intesa con le Ferrovie austriache, con le quali condivide paritariamente i relativi oneri economici, ha istituito due coppie di servizi bus tra Venezia e Klagenfurt, con fermata a Udine, una delle quali è stata prevista in coincidenza a Villach con un Intercity da/per Vienna.
Trenitalia, inoltre, fa sapere che non è stato soppresso alcun collegamento tra Milano e Udine; con il nuovo orario ferroviario è stato trasformato l'Intercity Plus 601 delle ore 5.16 in partenza da Udine in Eurostar City (p. Udine h. 5.40/a. Milano h. 9,55), migliorando la qualità del servizio e riducendo il tempo di percorrenza di circa 20 minuti.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania ha sottoscritto con i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze un accordo per l'approvazione del piano di rientro e l'individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;
al fine di risanare il debito sanitario la Regione Campania con l'articolo 6 della legge regionale n. 28 del 24 dicembre 2003 ha istituito la So.Re.Sa. Spa (Società Regionale per la Sanità), società a capitale completamente pubblico;
la So.Re.Sa. Spa ha posto in essere una ambiziosa operazione di cartolarizzazione finanziaria, per complessivi 2,2 miliardi di euro, volta a chiudere il contenzioso per i debiti maturati ed accertati al 31 dicembre 2005 ed ha avviato una seconda operazione finanziaria relativa ai debiti maturati da gennaio 2006 a marzo 2007;
per questa nuova operazione finanziaria, cosiddetta «Soresa 2», la Regione Campania dispone: di 1,2 miliardi di euro derivanti dal patto per la salute sottoscritto con i Ministeri dell'economia e della salute; di altri 650 milioni di euro resi disponibili attraverso un mutuo sottoscritto con la Cassa depositi e prestiti; di altri 150 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro sotto forma di annualità per il piano di rientro del debito;
l'obiettivo legato alla costituzione della So.Re.Sa. Spa e delle operazioni finanziarie ad essa affidate era quello di sanare il deficit strutturale della sanità campana e contemporaneamente consentire alla Regione Campania il regolare pagamento delle prestazioni e delle forniture;
negli ultimi mesi, così come riportato periodicamente dalla stampa locale, tutte le associazioni di categoria rappresentative della sanità convenzionata e delle società fornitrici di beni e servizi lamentano ingiustificati ritardi sia nell'applicazione degli accordi commerciali stipulati con la So.Re.Sa. Spa sia nel pagamento di quanto maturato a partire dal marzo 2007;
in particolare nelle ultime settimane, così come riportato dai quotidiani Il Denaro in data 8 ed il 27 maggio 2008, Il Mattino in data 28 maggio 2008 e Corriere del Mezzogiorno in data 29 maggio 2008, non poche sono state le manifestazioni di protesta delle associazioni di categoria della sanità convenzionata che lamentano ritardi nei pagamenti da parte della So.Re.Sa. Spa per quanto riguarda i debiti maturati dal 2006 al marzo 2007 e da parte delle Asl e delle Aziende ospedaliere per le prestazioni e le forniture effettuate successivamente;
tali ritardi continuano a determinare la proposizione di vertenze legali che alimentano l'aumento delle spese legali e l'emissione dei decreti ingiuntivi con grave pregiudizio per l'equilibrio dei bilanci correnti delle Asl e delle aziende ospedaliere;
l'Aiop, Associazione italiana ospedalità privata della Campania, lamenta il mancato pagamento dalle Asl di mensilità arretrate pari ad oltre un anno di fatturato, all'incirca un miliardo di euro, ed ha già dichiarato l'impossibilità di far fronte al pagamento delle forniture e degli stipendi al proprio personale;
questa situazione, secondo quanto denunciato sul quotidiano Il Denaro in data 8 maggio 2008 dai vertici dell'Aiop, attraverso il suo presidente Vincenzo Schiavone, ha costretto le cliniche private a finanziarsi soprattutto mediante istituti di credito che, però, a loro volta, vista la pressoché totale paralisi dei flussi di pagamento, hanno praticamente chiuso ogni canale di approvvigionamento;
di recente gli stessi rappresentanti della ospedalità privata campana hanno promosso pubbliche manifestazioni di protesta per invocare l'intervento degli organismi regionali preposti e per sottolineare che permangono più elementi di criticità nel rapporto tra Regione Campania e strutture convenzionate;
sempre l'Aiop, oltre a lamentare il mancato pagamento delle spettanze arretrate per gli anni 2006 e 2007 e di quelle correnti maturate, chiede di trovare modalità alternative di pagamento di quanto dovuto in modo da attuare i tempi previsti nei protocolli d'intesa e nei contratti di struttura sottoscritti tra Asl, Aiop e istituzioni sanitarie associate -:
quali iniziative i Ministeri competenti intendano assumere per determinare il rispetto del piano di rientro dal deficit sanitario della Campania e consentire alle Asl ed alle aziende ospedaliere di onorare i propri impegni, consentendo così alle strutture private di superare la crisi economica e scongiurare il blocco delle attività che determinerebbe l'interruzione dell'assistenza.
(4-00520)
TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania ha sottoscritto con i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze un accordo per l'approvazione del piano di rientro e l'individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;
al fine di risanare il debito sanitario la Regione Campania con l'articolo 6 della legge regionale n. 28 del 24 dicembre 2003 ha istituito la So.Re.Sa. Spa (società, regionale per la sanità), società a capitale completamente pubblico;
la So.Re.Sa. Spa ha posto in essere una ambiziosa operazione di cartolarizzazione finanziaria, per complessivi 2,2 miliardi di euro, volta a chiudere il contenzioso per i debiti maturati ed accertati al 31 dicembre 2005 ed ha avviato una seconda operazione finanziaria relativa ai debiti maturati da gennaio 2006 a marzo 2007;
per questa nuova operazione finanziaria, cosiddetta «Soresa 2», la Regione Campania dispone: di 1,2 miliardi di euro derivanti dal patto per la salute sottoscritto
con i Ministeri dell'economia e della salute; di altri 650 milioni di euro resi disponibili attraverso un mutuo sottoscritto con la Cassa depositi e prestiti; di altri 150 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro sotto forma di annualità per il piano di rientro del debito;
l'obiettivo legato alla costituzione della So.Re.Sa. Spa e delle operazioni finanziarie ad essa affidate era quello di sanare il deficit strutturale della sanità campana e contemporaneamente consentire alla Regione Campania il regolare pagamento delle prestazioni e delle forniture;
negli ultimi mesi, così come riportato dalla stampa, tutte le associazioni di categoria rappresentative della sanità convenzionata e delle società fornitrici di beni e servizi lamentano ingiustificati ritardi sia nell'applicazione degli accordi commerciali stipulati con la So.Re.Sa. Spa sia nel pagamento di quanto maturato a partire dal marzo 2007;
nelle ultime settimane, come riportato sul quotidiano Il Denaro in data 29 maggio 2008, non poche sono state le manifestazioni di protesta delle associazioni di categoria della sanità convenzionata che lamentano ritardi nei pagamenti da parte della So.Re.Sa. Spa per quanto riguarda i debiti maturati dal 2006 al marzo 2007 e da parte delle Asl e delle aziende ospedaliere per le prestazioni e le forniture effettuate successivamente;
tali ritardi continuano a determinare la proposizione di vertenze legali che alimentano l'aumento delle spese legali e l'emissione dei decreti ingiuntivi con grave pregiudizio per l'equilibrio dei bilanci correnti delle Asl e delle aziende ospedaliere;
particolare preoccupazione viene determinata dalla vertenza che investe i laboratori di analisi ed i centri provvisoriamente accreditati delle varie branche specialistiche che sono rappresentate dalla Federlab. Secondo quanto riportato sul quotidiano Il Denaro in data 10 giugno 2008 si lamentano mancati pagamenti di 23 mensilità da parte dell'Asl Na 1 (8 nel 2008 e 15 tra 2006 e 2007);
i laboratori di analisi, come i farmacisti, le Case di cura ed i centri di riabilitazione specialistici garantiscono milioni di prestazioni in Campania e quindi la crisi finanziaria rischia di determinare di fatto la paralisi del sistema sanitario regionale nel suo complesso;
persiste in questo scenario alquanto difficile la mancata attuazione del rispetto degli accordi tra Regione e associazioni di categoria relativamente alle modalità applicative delle regressioni tariffarie per prestazioni sanitarie effettuate oltre i tetti di spesa fissati annualmente dall'assessorato regionale alla Sanità. Così come riportato sul quotidiano Il Denaro in data 10 giugno 2008, a quanto affermano i rappresentanti della Federlab, per voce del presidente dottor Vincenzo D'Anna, «si pretende di far scattare i tetti di spesa anche quando la spesa stessa è sotto soglia e gli stessi limiti di spesa sono stati calcolati con un unico budget per la riabilitazione, la specialistica esterna e la specialistica interna»;
sempre secondo quanto riportato sul quotidiano Il Denaro in data 10 giugno 2008, il settore programmazione dell'assessorato regionale alla Sanità ha inoltrato una nota ai direttori generali delle Asl per definire la compensazione tra le Aziende sanitarie, relativamente alla spesa per le prestazioni di assistenza specialistica, di riabilitazione dell'handicap e di riabilitazione ospedaliera in convenzione ed avrebbe indicato una modalità di calcolo della regressione tariffaria unica definita dai rappresentanti della Federlab come «del tutto anomala ed in palese violazione della normativa regionale, dei protocolli di Intesa sottoscritti dalle associazioni di categoria e dei relativi contratti sottoscritti dalle strutture erogatrici di prestazioni». In particolare il metodo indicato dagli Uffici regionali, sommerebbe, impropriamente, la spesa tra la macroarea di riabilitazione, di specialistica ambulatoriale e del Sumai (Specialisti ambulatoriali interni)
anziché distinguere per le singole branche specialistiche così da determinare l'eventuale e puntuale violazione dei protocolli e dei contratti sottoscritti da ciascuna area specialistica (cardiologi, geriatri, laboratori di analisi, ginecologi eccetera) -:
quali iniziative i Ministeri competenti, intendano porre in essere per determinare il rispetto da parte della Regione Campania del piano di rientro dal deficit sanitario e permettere alle Asl ed alle Aziende ospedaliere di ottemperare ai propri obblighi verso i fornitori di beni e servizi, evitando la paralisi dell'attività che determinerebbe l'interruzione dell'assistenza sanitaria.
(4-00529)
TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania ha sottoscritto con i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze un accordo per l'approvazione del Piano di rientro e l'individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;
al fine di risanare il debito sanitario la Regione Campania con l'articolo 6 della legge regionale n. 28 del 24 dicembre 2003 ha istituito la So.Re.Sa. Spa (Società Regionale per la Sanità), società a capitale completamente pubblico;
la So.Re.Sa. Spa ha posto in essere una ambiziosa operazione di cartolarizzazione finanziaria, per complessivi 2,2 miliardi di euro, volta a chiudere il contenzioso per i debiti maturati ed accertati al 31 dicembre 2005 ed ha avviato una seconda operazione finanziaria relativa ai debiti maturati da gennaio 2006 a marzo 2007;
per questa nuova operazione finanziaria, cosiddetta «Soresa 2», la Regione Campania dispone: di 1,2 miliardi di euro derivanti dal Patto per la Salute sottoscritto con i Ministeri dell'Economia e della Salute; di altri 650 milioni di euro resi disponibili attraverso un mutuo sottoscritto con la Cassa Depositi e Prestiti; di altri 150 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro sotto forma di annualità per il piano di rientro del debito;
l'obiettivo legato alla costituzione della So.Re.Sa. Spa e delle operazioni finanziarie ad essa affidate era quello di sanare il deficit strutturale della sanità campana e contemporaneamente consentire alla Regione Campania il regolare pagamento delle prestazioni e delle forniture;
negli ultimi mesi, così come riportato dalla stampa locale, tutte le associazioni di categoria rappresentative della sanità convenzionata e delle società fornitrici di beni e servizi lamentano ingiustificati ritardi sia nell'applicazione degli accordi commerciali stipulati con la So.Re.Sa. Spa sia nel pagamento di quanto maturato a partire dal marzo 2007;
nelle ultime settimane non poche sono state le manifestazioni di protesta delle associazioni di categoria della sanità convenzionata che lamentano ritardi nei pagamenti da parte della So.Re.Sa. Spa per quanto riguarda i debiti maturati dal 2006 al marzo 2007 e da parte delle Asl e delle Aziende ospedaliere per le prestazioni e le forniture effettuate successivamente;
tali ritardi continuano a determinare la proposizione di vertenze legali che alimentano l'aumento delle spese legali e l'emissione dei decreti ingiuntivi con grave pregiudizio per l'equilibrio dei bilanci correnti delle Asl e delle Aziende ospedaliere;
particolare preoccupazione desta la vertenza tra la struttura denominata «Villa Russo», la Regione Campania e l'Asl Napoli 1 che, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Denaro in data 27 maggio 2008, risale al gennaio 2007
quando i vertici della struttura iniziarono a segnalare all'assessorato alla sanità ed all'Asl il persistente stato di crisi economico e finanziaria. Nella stessa nota venivano indicate le cause del dissesto, principalmente dovuto ai perduranti mancati pagamenti dell'Asl Napoli 1;
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Denaro in data 27 maggio 2008, circa un anno fa la società che controlla «Villa Russo» ha comunicato alle autorità competenti ed alle parti sociali la cessazione delle proprie attività. Il 4 luglio 2007, dopo un incontro convocato dall'assessore alla Sanità Montemarano, alla presenza dei rappresentanti dell'Asl Napoli 1 e delle parti sociali, fu stipulato un protocollo d'intesa con cui si dava atto della incongruità delle tariffe applicate rispetto alla effettiva tipologia di attività svolte presso «Villa Russo» che si interessa prevalentemente di lungodegenti e di pazienti geriatrici complessi;
in quel contesto si dava mandato all'Asl Na 1 di effettuare i necessari approfondimenti ed il giorno 5 luglio 2007 l'assemblea dei soci approvava una ricapitalizzazione con ripiano delle perdite e la revoca dello stato di crisi;
secondo quanto riportato in data 27 maggio 2008 dal quotidiano Il Denaro, il 19 luglio 2007 l'Asl effettuava gli approfondimenti sulle tariffe chiedendo all'assessorato di attuare un provvedimento di ratifica degli adeguamenti necessari. Intanto è proseguito lo stillicidio dei pagamenti ed anche a fronte del pagamento di nove mensilità (sei accordate a tutti i centri di riabilitazione in accreditamento provvisorio con le Asl più tre di bonus) la Casa di cura continua tuttora ad avere ingenti debiti con l'Ente previdenziale e con l'Agenzia delle Entrate;
la struttura «Villa Russo» è tuttora in liquidazione, nonostante un fatturato di circa 2 milioni di euro annui e di recente, allo scopo di evitare l'ennesimo blocco della struttura, il direttore generale dell'Asl Na 1, professor Giovanni Di Minno, in relazione ad una missiva dell'Aiop Regionale aveva provveduto a sbloccare i pagamenti per due mensilità a favore di «Villa Russo» -:
quali iniziative i Ministeri competenti intendono assumere per determinare il buon esito del Piano di Rientro dal deficit sanitario della Campania ed evitare che il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati col risanamento determini la paralisi del sistema sanitario regionale dovuto all'interruzione dell'assistenza offerta presso le strutture convenzionate.
(4-00590)
Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni parlamentari in oggetto, concernenti problematiche relative al piano di rientro della regione Campania.
A seguito della riunione tenutasi sul piano di rientro della regione Campania il 10 ottobre 2008 per la verifica trimestrale del raggiungimento degli obiettivi intermedi, il tavolo degli adempimenti ed il comitato per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, sulla base, della documentazione regionale, avevano valutato che rispetto alla manovra complessiva necessaria per l'anno 2008 di 815,5 milioni di euro la manovra effettuata dalla regione risultava pari a 507,8 milioni di euro.
Pertanto veniva rilevata l'esigenza di una manovra pari a circa 308 milioni di euro per l'anno 2008.
Conseguentemente il Presidente del Consiglio dei ministri, con nota dell'11 novembre 2008, diffidava la regione suddetta ad adottare, nei termini prescritti dall'articolo 4, comma 1, decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, tutti gli atti normativi, amministrativi e gestionali che risultassero produttivi di effetti finanziari nel 2008, nonché idonei alla correzione strutturale della spesa per gli anni successivi. A seguito della suddetta diffida, nel corso della riunione del 19 dicembre 2008, programmata per esaminare l'ulteriore documentazione prodotta, la regione manifestava l'esigenza di un rinvio al successivo mese di gennaio 2009, impegnandosi a trasmettere nuovi provvedimenti integrativi,
da assumersi da parte del consiglio regionale entro la data del 10 gennaio 2009, nell'ambito dell'approvazione della legge finanziaria e di bilancio per l'anno 2009.
Nella riunione del 23 gennaio 2009, preso atto delle criticità rappresentate dall'advisor contabile KPMG (connesse alla eccessiva produzione ospedaliera e grave carenza di flussi informativi) e atteso che la regione non aveva prodotto a tale data misure idonee e congrue a ridurre il risultato di gestione del 2008, è stata riconfermata la valutazione della riunione del 10 ottobre 2008.
Nella stessa sede i provvedimenti inviati dalla regione entro il 10 gennaio 2009 in materia di tetti di spesa sono stati presi in esame e considerati insufficienti, anche tenuto conto del possibile rischio di soccombenza della regione in eventuali prevedibili contenziosi; la manovra necessaria sui tetti di spesa, è stata rideterminata nell'intervallo di 124-188 milioni di euro.
Relativamente all'anno 2009 sono stati quindi esaminati i provvedimenti regionali concernenti il personale, i tetti di spesa e le tariffe, il personale, la farmaceutica convenzionata e il piano ospedaliero (peraltro ritenuti non essere produttivi di significativi effetti di risparmi per l'anno in corso).
Al termine della riunione, pertanto, il tavolo e il comitato hanno valutato che:
si profila, per l'anno 2008, un disavanzo ricompreso nell'intervallo di 306-370 milioni di euro;
gli atti prodotti per l'anno 2009 sono solo parzialmente idonei a produrre effetti strutturali per gli anni successivi. Taluni di essi, potrebbero comunque determinare il rischio di un effetto peggiorativo sull'andamento della spesa, permanendo una situazione di consistente contenzioso in materia di tetti di spesa e di tariffe; tale da produrre consistenti sopravvenienze passive a valere sugli anni futuri;
pertanto, in tale stato di cose, permangono criticità e inadeguatezze tali da confermare i presupposti, già manifestatisi nel mese di ottobre 2008, ai fini della procedura di commissariamento di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto legge n. 159 del 2007.
Per quanto riguarda la situazione della casa di cura «Villa Russo», la quale ha adito le vie legali per il riconoscimento di un adeguamento delle tariffe relative alle prestazioni di lungodegenza a partire dall'anno 2001, si ritiene opportuno allegare la dettagliata nota trasmessa dalla Azienda Sanitaria Locale Napoli I (disponibile presso il Servizio Assemblea).
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.
VANNUCCI e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) è organismo pagatore, per conto del Ministero, delle erogazioni in agricoltura;
l'Agenzia è espressione diretta del Ministero;
si registrano notevoli ritardi per il pagamento dei contributi medesimi;
in particolare nell'ultimo periodo sembrano essersi allungati i tempi (fino a 40 giorni) tra la decretazione dell'Agenzia e l'effettiva erogazione delle somme ai beneficiari;
i ritardi creano preoccupazione fra le aziende interessate ed incidono negativamente sulla loro attività;
nello specifico si è tenuto il 28 ottobre 2008 un incontro con AGEA presso la Regione Marche per affrontare sulla base delle disposizioni della Regione la liquidazione degli aiuti agli agricoltori relativamente alle misure a superficie del PSR Marche -:
DDS n. 414 del 3 dicembre 2008 Reg. CE n. 1698/05 - PSR Marche 2007-2013, Misure 211 e 212 - 1° Elenco beneficiari
2007 - invio ad AGEA della proposta di liquidazione dell'aiuto - importo euro 5.720.067,28;
DDS n. 411 del 1° dicembre 2008 PSR Marche 2000-2006. Aiuti di Stato aggiuntivi per il settore forestale. DGR n. 1496/2008. Modifiche al DDS n. 114/S10/06 e s.m.i. e liquidazione ad AGEA di 2 milioni di euro, cap. 30906709, UPB 30906, bilancio 2008/R06;
DDS n. 411 del 1° dicembre 2008 Reg. CE 1698/05 PSR 2007/2013 Asse II, Misure 2.1.4. sott. b) sostegno all'agricoltura biologica -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza della problematica espressa in premessa, se lo stesso intenda intervenire per abbreviare i tempi di attesa, se ritenga di attivarsi presso AGEA per accelerare la liquidazione degli elenchi definiti con la Regione Marche per recuperare i ritardi registrati fino ad oggi.
(4-01848)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si fa presente che l'Agea, con nota n. 153/M del 27 gennaio 2009, ha comunicato quanto segue:
la procedura Agea, concordata con le Regioni/Province autonome, prevede il pagamento degli elenchi inviati ad Agea entro il 5 di ogni mese, entro il 30 del mese successivo;
per quanto riguarda i punti 1) e 3) di detta interrogazione, la data di invio degli elenchi di pagamento e la successiva data di decretazione del pagamento di AGEA sono riassunti nella tabella seguente:
Data invio elenco di pagamento ad AGEA |
N. Decreto AGEA | Data Decreto AGEA | Importo |
4 e 11/12/2008 | 49 | 22/12/2008 | 4.290.050,46 |
4 e 11/12/2008 | 52 | 23/12/2008 | 2.315.873,51 |
per quanto riguarda il punto 2) dell'interrogazione, si comunica che l'accredito ad Agea della somma di euro 2.000.000,00, necessaria al pagamento di domande afferenti a trascinamenti della Misura i, b1 del PSR 2000/2006 finanziate con il ricorso ad aiuti di Stato, è avvenuto in data 22 dicembre 2008. Le domande interessate da tali pagamenti risultano ad oggi già liquidate.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.
ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge prevede che i giudici tributari appartenenti ad una determinata Commissione tributaria possano essere applicati, per periodi più o meno limitati, dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria ad altra Commissione provinciale, regionale o a Sezione distaccata della Commissione tributaria centrale;
la legge però prevede anche che «Nessuno può essere componente di più commissioni tributarie» (articolo 8, comma 3, decreto legislativo n. 545 del 1992);
sarebbe quindi più conforme alla lettera e allo spirito della legge che i giudici tributari, nel periodo di applicazione ad altra Commissione, venissero dispensati d'ufficio dall'esercitare le loro funzioni anche nella Commissione di titolarità o di appartenenza -:
se non ritenga, nell'esercizio dei poteri di competenza previsti dalla legge (articolo 29 decreto legislativo n. 545 del 1992), di dover segnalare al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria l'opportunità di evitare che, come risulta personalmente all'interrogante, sia situazione generale che tanti giudici tributari vengano impegnati contemporaneamente in due diverse Commissioni.
(4-01844)
Risposta. - Con l'interrogazione in esame si chiede un intervento al fine di evitare che i giudici tributari vengano impegnati
contemporaneamente in due diverse Commissioni tributarie.
Al riguardo, si evidenzia che l'istituto dell'applicazione rientra tra le attribuzioni che la legge riserva al Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria ed infatti l'articolo 24, comma 1, lettera m-bis), del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, prevede che il consiglio di presidenza «dispone, in caso di necessità, l'applicazione di componenti presso altra commissione tributaria o sezione staccata, rientrante nello stesso ambito regionale, per la durata massima di un anno».
In ordine a detto istituto, il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria, con la risoluzione n. 5 del 10 settembre 2002, ha diramato i criteri da seguire per l'applicazione dei magistrati tributari ad altra commissione tributaria e da ultimo, con le risoluzioni n. 3 del 27 marzo 2007 e n. 2 del 29 aprile 2008, ha provveduto ad integrarli al fine di fornire una puntuale lettura del combinato disposto dell'articolo 8, comma terzo, (il quale prevede che «Nessuno può essere componente di più commissioni tributarie») e dell'articolo 24, comma 1, lettera m-bis) del decreto legislativo n. 545 del 1992.
Il predetto Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria, con le due risoluzioni citate, ha ritenuto di affermare che «anche per i magistrati tributari, l'applicazione non comporta alcuna soluzione di continuità nel rapporto di servizio: i magistrati applicati continuano ad appartenere, durante l'applicazione, al ruolo della Commissione tributaria di provenienza» e che «negare ad un magistrato applicato di poter continuare ad esercitare la funzione che gli è propria anche presso la Commissione al cui ruolo continua ad appartenere risulterebbe, oltre che difficilmente giustificabile sul piano giuridico, anche gravemente illogico».
La contemporanea permanenza del magistrato tributario anche nella commissione in cui è di ruolo, oltre che in quella di applicazione, appare conforme ad una sistematica lettura dell'articolo 24, comma 1, lettera m-bis) del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545; lettura che, in quanto più coerente al principio costituzionale di cui all'articolo 107 della Costituzione, rappresenta per il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria oltre che un obbligo discendente dalle comuni regole ermeneutiche, anche un valido metodo per assicurare l'applicabilità dell'istituto e la funzionalità del servizio.
Quanto esposto risulta, peraltro, in linea con la disposizione, in materia di applicazione dei magistrati, contenuta nell'articolo 110 dell'ordinamento giudiziario (regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12).
Sull'argomento, il Dipartimento delle finanze ha, altresì, osservato che lo stesso Legislatore ha autorizzato ope legis un ulteriore caso dell'istituto dell'applicazione con riferimento all'attuazione del processo di delocalizzazione della commissione tributaria centrale, stabilito dall'articolo 1, commi 351 e seguenti, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, laddove ha stabilito che «...le predette sezioni hanno sede presso ciascuna commissione tributaria regionale avente sede nel capoluogo di ogni regione e presso le commissioni tributarie di secondo grado di Trento e di Bolzano: A tali sezioni sono applicati come componenti, ... i presidenti di sezione, i vice presidenti di sezione e i componenti delle commissioni tributarie regionali istituite nelle stesse sedi».
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.