XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 17 marzo 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio e la Direzione generale per lo studente del Dipartimento per l'Istruzione del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, considerato il popolare interesse per l'attuazione di programmi operativi nel campo delle tossicodipendenze, hanno proceduto, in base ad un accordo di programma, alla definizione di un progetto denominato «Programma di prevenzione delle tossicodipendenze: rafforzare i fattori protettivi nella famiglia»;
tale progetto ha lo scopo di sperimentare nuovi modelli e metodi di intervento di prevenzione delle tossicodipendenze;
in base a tale accordo di programma è stata indetta una gara a procedura aperta per l'affidamento di un Servizio sperimentale di progettazione, realizzazione, gestione e adattamento del programma relativo al rafforzamento dei fattori di protezione della famiglia, (SFP) Strengthening Families Program, da attuarsi in circa 40 centri di sperimentazione in tutta Italia, mettendo in tal modo in risalto la sinergia tra il sistema educativo di istruzione e di formazione e i centri di aggregazione sociale;
la gara è stata aggiudicata dal Raggruppamento Temporaneo di Scopo (RTS) composto dal Centro Sportivo Italiano (CSI), dalla Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (FICT), e dal Forum Oratori Italiani (FOI), il quale nei primi cicli formativi è intervenuto con successo sui genitori e sulle famiglie, rafforzando i fattori protettivi e incrementando la capacità di ascolto e di comunicazione;
il percorso sinergico fra il Raggruppamento Temporaneo di Scopo (RTS) con i suoi componenti e il sistema scolastico è stato valutato positivamente dai dirigenti scolastici coinvolti;
è stato altresì ritenuto importante che l'attuazione di progetti che coinvolgono in particolare le famiglie, attraverso la formazione dei genitori, deve rivolgersi soprattutto ai nuclei familiari che sono difficilmente raggiungibili dalle istituzioni e inseriti in condizioni socio-ambientali difficili -:
se non ritengano utile trasformare tale progetto sperimentale in una risorsa duratura includendolo nelle linee delle politiche sociali per la famiglia, valorizzare le professionalità maturate durante la sperimentazione e promuovere, con soggetti che abbiano maturato una adeguata esperienza e una confermata capacità di promozione e gestione del metodo SFP, tutte le azioni necessarie per la diffusione dello stesso in Italia.
(5-01140)

Interrogazione a risposta scritta:

ANTONINO FOTI, TRAVERSA, GIBIINO e TORRISI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 15 agosto 2007 a Duisburg (Germania) è stata consumata una strage l'omicidio con l'uccisione di sei giovani calabresi e le immediate indagini hanno collegato alla conflittualità esistente tra cosche della 'ndrangheta di San Luca;
quell'orribile fatto di sangue, per il suo modo cruento ed efferato ha fatto il giro del mondo attraverso i canali di informazione che non hanno mancato di sottolineare la responsabilità di individui di origine calabrese, gettando discredito sull'intera Nazione e in particolare su una

regione che intende liberarsi dal giogo della schiavitù criminale, che vuole ribellarsi alla logica della sopraffazione e della violenza dietro cui si nascondono interessi miliardari che si fondano sui più svariati traffici illeciti, non certamente ultimo quello delle sostanze stupefacenti; una terra che vuole riappropriarsi di regole civili e che giorno dopo giorno vede incrementare la schiera di coloro che vogliono ribellarsi al sistema della 'ndrangheta;
dal giorno della strage incessanti sono state le attività di indagine da parte di tutte le forze di polizia, finalizzate alla cattura di colui che è indicato essere il responsabile di quell'odiosa strage;
l'impegno profuso dall'apparato investigativo era certamente finalizzato ad assicurare alla giustizia il presunto autore del crimine ma anche a dimostrare al mondo intero l'innegabile, riconosciuta professionalità delle forze di polizia italiane;
il successo si è concretizzato giovedì 12 marzo in terra olandese, in una giornata che il ministro dell'interno ha definito «da incorniciare», culminata con la cattura del ricercato numero uno della strage e del cognato di costui, latitante da dodici anni;
la brillante operazione ha ricevuto unanime, generale e convinto plauso da parte di tutte le istituzioni che hanno sottolineato la straordinaria valenza e l'eccellente capacità delle forze di polizia -:
nella convinzione di interpretare i sentimenti della quasi totalità degli italiani, se, alla luce di quanto sopra esposto, non ritengano di dovere gratificare tangibilmente quanti hanno operato alla cattura dell'accusato principale della strage di Duisburg e del di lui cognato, anch'esso latitante - a partire dal personale della Squadra mobile di Reggio Calabria - e del Servizio Centrale Operativo (Sco) con la promozione per meriti straordinari di coloro che hanno, con questa azione conclusa positivamente, dimostrato al mondo intero - dandone quindi lustro - l'efficienza della Polizia italiana e assicurando alla giustizia due tra i più pericolosi ricercati.
(4-02561)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Governo italiano e lo schieramento che lo sostiene ha sempre molto enfatizzato il tema della libertà d'impresa;
lo stesso Presidente del Consiglio spesso mena vanto di essere un imprenditore «che si è fatto da sé» (quanto poi questa affermazione corrisponda alla realtà non è - a parere degli interroganti - dimostrato);
spesso confondendo i principi dell'economia liberale con un liberismo senza principi, già il governo di centro-destra degli anni 2001-2006 si è reso responsabile di una deregulation ad avviso degli interroganti cinica (a partire dalle riforme del diritto societario e fallimentare) che oggi il Ministro Tremonti denuncia come inammissibili rinunce all'etica pubblica (TG1 delle 20 del 14 marzo 2009);
in questo contesto, deve essere ricordato che l'articolo 47 della Costituzione prevede che la Repubblica tutela il risparmio. Tale disposizione è sempre stata interpretata come l'assoluta necessità che l'attività creditizia (che si esercita mediante il prestito che le banche fanno con i danari dei depositanti) debba essere svolta oculatamente e sotto la vigilanza di un organo indipendente. In Italia quell'organo è sempre stato la Banca d'Italia, la quale ha generalmente - tranne episodi

non commendevoli del 2005 - esercitato l'attività di supervisione in modo corretto e istituzionalmente orientato;
la vicenda Ambrosoli e le successive dimissioni di Baffi e Sarcinelli stanno a ricordarlo;
tutto ciò non toglie che l'attività creditizia è attività squisitamente imprenditoriale, la quale risponde a criteri di gestione economica e obbedisce a scelte aziendali compiute sulla base della professionalità e delle ambizioni di quanti vi si dedicano;
pur nel rispetto dei requisiti di solidità patrimoniale e delle riserve che le banche devono tenere da parte per far fronte a eventuali rischi (di credito, di tasso o di cambio), gli imprenditori bancari decidono in autonomia a chi prestare il danaro, a che tasso e con quali garanzie;
a parere degli interroganti è quindi del tutto irragionevole e connotata da uno statalismo d'antan l'idea, lanciata dal Ministro Tremonti e recepita in atti normativi, per cui i prefetti dovranno controllare a chi le banche eroghino il credito e perché;
si tratta di un controllo non su dati aggregati (peraltro già ora ampiamente possibile per la pubblicità di tali dati - v. al proposito l'intervento di L. Spaventa su Repubblica del 14 marzo 2009, pagina 1) ma di controlli su singole operazioni. In pratica, i prefetti potranno sapere nomi e cognomi dei soggetti cui è attribuito il credito e cui invece esso è rifiutato, come nei Paesi comunisti di più stretta osservanza -:
quali misure possano prendere i prefetti nel caso in cui non ritengano congrui gli esiti delle verifiche compiute;
se possano dare indicazioni - o suggerire al Tesoro di darle - alle banche di concedere il credito a individui determinati;
di quali competenze tecniche siano dotati i prefetti per svolgere simili compiti;
quali risorse umane e organizzative saranno distolte dagli ordinari compiti di ordine e sicurezza pubblica per svolgere i nuovi compiti.
(4-02565)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Corte d'appello di Catanzaro, da diversi mesi, non sta elargendo i rimborsi spese e le competenze giudiziarie per l'ammissione al gratuito patrocinio;
appare inspiegabile la mancata elargizione del dovuto a residenti in decine di uffici giudiziari di quel distretto -:
quali siano le motivazioni delle citate inadempienze;
quali siano i tempi previsti per l'elargizione delle spettanze.
(4-02558)

LOMBARDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale «Piazza Lanza» di Catania presenta livelli di evidente e storico degrado. È fatiscente nelle strutture, con pessime condizioni sia interne sia esterne, aggravate dallo stato di sovraffollamento. Con una presenza media di 480 detenuti per una capienza regolamentare di 241 unità, ha celle sovraffollate (anche 8 detenuti), servizi igienici inadeguati, spazi per la socialità inesistenti. Osservatori del settore lo qualificano come uno delle peggiori carceri italiane;
la situazione generale, ampiamente compromessa come già ricordato, è ulteriormente aggravata dalla mancata attivazione dell'impianto termico per la climatizzazione degli ambienti di detenzione e dei luoghi di lavoro del personale di polizia penitenziaria, a quel che si è appreso

per l'insufficienza di fondi specifici assegnati alla direzione della stessa casa circondariale;
infine, fatto di cui si sono occupate anche le cronache nazionali, lo stabile è infestato dai ratti, sulla cui pericolosità (specie in ambienti a così elevato affollamento e degrado) il Ministro sarà certamente informato -:
se intenda procedere con i mezzi più opportuni per accertare fatti e responsabilità e per porre fine a uno stato di degrado oggettivo, che certo ha poco a che fare con i principi di umanità e di rispetto della dignità della persona, regolamentate a norma della legge del 26 luglio 1975, n. 354.
(4-02563)

BERNARDINI, ZAMPARUTTI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, MECACCI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante la puntata di Porta a Porta andata in onda il 10 marzo 2009 è stato trasmesso il video-interrogatorio di Alexandru Isztoika Loyos, uno dei principali indagati, insieme al connazionale Karol Racz, dello stupro avvenuto a Roma all'interno del parco della Caffarella;
prima della messa in onda, il conducente della predetta trasmissione televisiva si limitava a comunicare ai telespettatori, invero in modo alquanto generico, che il video veniva trasmesso «in quanto era stato messo a disposizione degli organi di informazione»;
la consegna da parte delle forze di polizia o dell'autorità giudiziaria delle immagini del predetto video-interrogatorio ai mezzi di informazione costituisce episodio oltremodo grave e preoccupante, trattandosi nel caso di specie di un atto relativo ad una inchiesta giudiziaria in corso di cui è vietata per legge la pubblicazione, anche parziale, del contenuto (articolo 114, comma 2, codice procedura penale);
peraltro pur durando il video qualche ora, ne sono stati resi pubblici solo i minuti finali, quelli nei quali l'imputato risponde alle domande del pubblico ministero confessando di essere l'autore della violenza sessuale di cui veniva accusato;
la riproduzione parziale e sintetica del predetto documento audio-video dà al telespettatore una ricostruzione inevitabilmente alterata, parziale, non obiettiva e/o comunque incompleta delle modalità con cui si è svolto l'atto di indagine in questione e dei risultati ai quali questo è poi giunto;
invero è stato lo stesso Alexandru Isztoika Loyos a ritrattare la confessione resa nel corso del richiamato interrogatorio sostenendo di non aver reso quelle dichiarazioni auto ed etero accusatorie in modo libero e spontaneo ma solo in quanto precedentemente, sottoposto a maltrattamenti;
l'indebita diffusione del video-interrogatorio avvenuta in modo parziale e, per gli interroganti, in aperta violazione del segreto istruttorio solleva qualche dubbio sulla correttezza formale e sostanziale della condotta tenuta dalle forze di polizia e dall'organo inquirente durante lo svolgimento delle indagini -:
se i Ministri interrogati intendano attivare, negli ambiti di rispettiva competenza, le opportune iniziative ispettive al fine di accertare le eventuali specifiche responsabilità nella diffusione del video-interrogatorio meglio indicato in premessa;
quali interventi i ministri interrogati, nei limiti delle proprie competenze, intendano adottare nel momento in cui tali responsabilità siano state individuate.
(4-02566)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
decisivo è il contributo che gli investimenti in infrastrutture possono dare in una fase di profonda crisi finanziaria, economica e occupazionale, quale quella che stiamo attraversando;
la provincia di Teramo ha da tempo individuato una serie di interventi infrastrutturali già programmati e cantierabili necessari per lo sviluppo del settore, ma soprattutto per la crescita dell'intera economia regionale;
l'elenco di detti interventi è stato già da tempo inoltrato dalla Provincia di Teramo all'Ance nazionale che, per il tramite dell'Ance Abruzzo, aveva chiesto di individuare delle opere strategiche da indicare al Governo centrale, su espressa richiesta di quest'ultimo;
all'interno del suddetto elenco troviamo tra gli altri: interventi relativi alla Pedemontana Abruzzo-Marche (costruzione di un ulteriore tratto da Floriano di Campoli alla strada provinciale n. 8; costruzione di un ulteriore tratto dalla zona industriale di Castilenti alla zona industr. Di Castiglione M.R.); la variante plano-altimetrica della strada statale n. 150 (nel tratto strada statale n. 16 ed il casello autostradale; aggiramento abitato di Castelnuovo); allargamento e consolidamento ponte a 9 archi strada regionale 491; lavori di consolidamento, rettifiche plano-altimetriche ed eliminazione viziosità a favore della sicurezza stradale strade regionali n. 259-491-553-365-262; lavori di consolidamento, rettifiche plano-altimetriche ed eliminazione viziosità a favore della sicurezza stradale strade provinciali n. 1-19-8-28-23/A;
è importante sostenere le opere già programmate delle quali la provincia di Teramo necessita, e la cui mancata realizzazione lascerebbe l'intero territorio provinciale in una non più sopportabile situazione di criticità infrastrutturale e di residuale posizionamento in ordine alla mobilità e alla viabilità rispetto a province e regioni limitrofe -:
se non si intendano inserire dette opere già cantierabili, nel piano di priorità del Governo.
(4-02562)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

NUCARA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto-legge il Governo ha dato il via libera alle cosiddette «ronde» o «volontari per la sicurezza», con il compito di tutelare la sicurezza dei cittadini, segnalando alle forze dell'ordine situazioni di reato e tentativi di violenze;
in uno Stato di diritto sono le forze dell'ordine incaricate di garantire la libertà e la sicurezza dei cittadini;
ogni cittadino è obbligato a segnalare agli organi preposti ogni tipo di reato e di violenza di cui è a conoscenza;
ad avviso dell'interrogante, si rischia di creare un precedente pericoloso per cui oggi si va a caccia di violentatori e criminali e domani contro chi la pensa diversamente da noi;
in tal modo si accentuerà ulteriormente la distanza tra il Nord del Paese e il Sud, dove sicuramente non ci sarebbe spazio per nessuna di queste associazioni, in quanto il territorio risulta già troppo controllato dalla criminalità organizzata, che taglieggia tutti i giorni onesti cittadini, commercianti ed imprenditori -:
se con queste norme lo Stato non abbia abdicato ad una delle sue funzioni

essenziali, delegando ad associazioni, anche se regolarmente costituite e munite di regole scritte, compiti strettamente connessi alle attività delle forze dell'ordine.
(3-00434)

SORO, SERENI, BRESSA, AMICI, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LANZILLOTTA, LO MORO, MINNITI, NACCARATO, PICCOLO, POLLASTRINI, VASSALLO, ZACCARIA, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 3 del 2009, attualmente all'esame del Parlamento per la conversione in legge, il Governo ha deciso di abbinare elezioni amministrative ed elezioni europee in un'unica data, il 6-7 giugno 2009;
il Ministro interrogato, in occasione della presentazione alla stampa del citato decreto-legge, parlò di una scelta dettata anche dall'esigenza di garantire risparmi alle casse dello Stato per circa 150 milioni di euro;
lo stesso Governo, abbandonando secondo gli interroganti la politica di responsabile riduzione della spesa, ha deciso di non procedere all'abbinamento dei referendum elettorali con le elezioni europee e con il primo turno delle elezioni amministrative;
la scelta di fissare una data separata per lo svolgimento dei referendum elettorali avrà un costo elevatissimo per le casse dello Stato e per la collettività -:
se il Governo intenda confermare questa decisione, ad avviso degli interroganti costosa e insensata, di fissare la data dei referendum elettorali in una giornata diversa dal 7 giugno 2009 e, in caso affermativo, quali siano le reali ragioni di tale scelta.
(3-00435)

DI PIETRO, PALADINI, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la situazione in cui versano le forze di polizia del nostro Paese appare sotto diversi aspetti disastrosa: mancano in tutta Italia le risorse indispensabili affinché gli agenti di pubblica sicurezza possano svolgere la loro attività in modo decente e si evidenzia l'inadeguatezza sia degli organici sia dei mezzi a disposizione degli agenti, tale inadeguatezza non consente di affrontare con la dovuta efficacia i diversi fenomeni di micro-criminalità, che, infatti, continuano ad aumentare, né tanto meno di controllare i flussi di immigrazione clandestina, anche questa in continua crescita;
un articolo de Il Sole 24 ore del 17 febbraio 2009 denuncia: «tagli e turn over bloccato, forze di polizia in affanno»; nell'articolo si rappresenta che mancano agli organici di polizia 21 mila uomini e nei prossimi due anni, in previsione del pensionamento di ulteriori unità, in un numero compreso tra 12 mila e 16 mila uomini, questi numeri aumenteranno vertiginosamente;
in un articolo de Il Tirreno del 23 febbraio 2009 si legge: «In Toscana i tagli del Governo costringono gli agenti a lavorare in condizioni penose: macchine guaste e poche munizioni, a Pisa scarseggiano le divise, a Prato mancano i soldi per cambiare il toner all'ufficio delle volanti, a Livorno mancano i fondi per riparare le macchine della polizia»;
dalla stampa locale di Brescia (4 marzo 2009) si apprende che un'auto su tre della polizia di Stato è indisponibile e fuori servizio e che nei prossimi tre anni verranno a mancare trenta agenti;
secondo notizie apparse su la Repubblica del 6 marzo 2009, sembra che la polizia non disponga dei fondi per poter

pagare le spese di missione della «squadra catturandi» di Palermo, che i 30 poliziotti della questura palermitana che hanno catturato il boss Lo Piccolo attendono da un anno parte degli straordinari e che quelli che hanno arrestato Provenzano li abbiano avuti solo dopo una protesta in piazza dei sindacati. Inoltre, si dice che a Rimini ai poliziotti stiano togliendo dalla busta paga gli anticipi che hanno ottenuto per una missione di polizia giudiziaria svolta per la direzione distrettuale antimafia di Bologna e che a Genova il comune abbia dovuto stanziare 300 mila euro per garantire ai poliziotti le attrezzature minime, torce, moto e computer;
Il Secolo XIX del 24 febbraio 2009, infine, riporta la notizia che, sempre a Genova, «in questura la banca dati è ferma» a causa delle modifiche di accesso alla banca dati del ministero dell'interno: non potendo più appoggiarsi ad una linea dedicata, la questura è costretta ad usare la normale rete internet;
sono solo alcuni esempi, la stampa ne riporta diversi altri, che rendono bene l'idea della situazione in cui si trovano attualmente le forze di polizia;
nello scenario sopra descritto si inserisce la decisione del Governo di dare il via all'istituzione delle cosiddette «ronde», «associazioni di volontari», che, però, rischiano inevitabilmente, secondo gli interroganti, di risultare particolarmente vicine ai partiti politici e che, agendo da dilettanti, potrebbero, inoltre, costituire un ulteriore appesantimento per il lavoro delle forze dell'ordine, come già d'altra parte è avvenuto a Padova, dove scontri tra no global e addetti alle ronde hanno creato preoccupazione ai cittadini e un dispendioso lavoro alle forze dell'ordine intervenute per sedare i tafferugli;
anche l'Associazione nazionale dei funzionari di polizia recentemente ha lamentato il rischio di una progressiva politicizzazione nella gestione della sicurezza pubblica -:
se il Governo non ritenga di dover intervenire con misure specifiche e con gli opportuni provvedimenti affinché si riconoscano alle forze dell'ordine quelle risorse economiche, umane e strumentali, necessarie ed urgenti per garantire le condizioni professionali minime per esercitare il proprio dovere ed assicurare il giusto livello di sicurezza pubblica.
(3-00436)

CICCHITTO, BOCCHINO, FRASSINETTI e DE CORATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 10 marzo 2009, all'Università statale di Milano, nella sede di via Celoria, una cinquantina di appartenenti ai centri sociali, quasi tutti esterni all'università, dotati di caschi ed oggetti contundenti, hanno accerchiato un banchetto di raccolta firme, regolarmente autorizzato, organizzato da studenti di Azione universitaria-movimento della libertà, organizzazione universitaria riconducibile al Popolo della libertà;
il gruppo di facinorosi, forti della propria superiorità numerica, dopo aver minacciato ed insultato per tutta la durata dell'iniziativa i ragazzi di Azione universitaria, mentre questi ultimi, conclusa la raccolta firme, stavano smontando il gazebo, hanno distrutto il banchetto e aggredito con calci, pugni, colpi di casco, aste di bandiera ed altri corpi contundenti gli studenti di Azione universitaria, alcuni dei quali riportavano contusioni e lesioni varie;
le forze dell'ordine presenti non provvedevano con adeguata tempestività a contenere, identificare ed allontanare il gruppo di violenti, mentre questi aggredivano gli studenti di Azione universitaria -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di simili episodi di violenza ed intolleranza all'interno dell'Università statale di Milano ed affinché venga garantita l'agibilità politica ad Azione universitaria ed a tutte le organizzazioni studentesche presenti nell'ateneo.
(3-00437)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la grave congiuntura economico-finanziaria che sta attraversando il nostro Paese ha determinato, e determinerà ancora di più nei prossimi mesi, rilevanti ricadute negative sull'occupazione;
i lavoratori più a rischio - anche per la tipologia delle loro mansioni e dei relativi contratti - sono sicuramente i lavoratori stranieri: i lavori interinali, che per primi subiscono gli effetti negativi della crisi, sono per circa un quarto affidati a lavoratori stranieri; anche nelle situazioni economiche non associate ad una crisi, la disoccupazione degli stranieri è in media due punti superiore a quella dei lavoratori italiani;
molti Paesi stranieri stanno adottando politiche di controllo dell'immigrazione e dell'accesso degli stranieri ai posti di lavoro, sia al fine di evitare che un incremento dell'offerta di lavoro comprometta ulteriormente il tasso di disoccupazione, sia al fine di prevenire il rischio attuale che molti stranieri, perdendo il posto di lavoro, in assenza di altri ammortizzatori sociali, quali la famiglia e la comunità di appartenenza, finiscano per compromettere i livelli di sicurezza pubblica;
gli Stati Uniti d'America, patria dell'immigrazione e dell'anti-proibizionismo, hanno assistito da ultimo all'approvazione, nel Senato federale, con l'avallo del Presidente Obama, di un emendamento al pacchetto di stimoli all'economia che limita le assunzioni di studenti stranieri usciti dalle università americane (i cosiddetti «H-1B») da parte delle aziende che ricevono aiuti pubblici; nello stesso ministero della homeland security, responsabile delle politiche per l'immigrazione, si sta discutendo sull'abolizione della lotteria annuale per l'assegnazione delle green card, che consente agli stranieri di lavorare legalmente negli Usa;
anche l'Australia ha preannunciato l'adozione di politiche di controllo dell'immigrazione, riducendo, per la prima volta in otto anni, la quota annuale di permessi di ingresso agli immigrati. Il Ministro dell'immigrazione Chris Evans ha giustificato tale misura osservando che i programmi migratori australiani sono legati al mercato del lavoro, sicché si rende necessaria una riduzione degli arrivi in risposta alle difficoltà economiche. Le nuove quote saranno stabilite con il bilancio di previsione a maggio 2009;
in Europa, significativa è l'esperienza della Spagna, che ha di recente elaborato un piano di rimpatrio volontario, che consentirà a circa 100.000 immigrati regolari attualmente senza lavoro di tornare in patria, se lo vorranno, coperti da un indennizzo di disoccupazione pagato dal Governo spagnolo. In cambio, dovranno aspettare cinque anni prima di poter tornare stabilmente in Spagna. Secondo calcoli del Ministro del lavoro e dell'immigrazione, Celestino Corbacho, al piano aderiranno circa 20.000 immigrati;
anche in Italia è opportuno intervenire in via preventiva bloccando temporaneamente i flussi di ingresso per motivi di lavoro sul nostro territorio, al fine di favorire il reinserimento lavorativo degli stranieri interessati dai procedimenti di mobilità lavorativa;
già nel corso dell'esame del cosiddetto «disegno di legge sicurezza» al Senato della Repubblica (Atto Senato n. 733)

è stato accolto un ordine del giorno, che impegna il Governo: valutare l'opportunità di sospendere per due anni l'adozione di nuovi decreti di determinazione dei flussi di ingresso -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere l'adozione di misure di sospensione o contenimento dei flussi di ingresso di cittadini stranieri.
(3-00438)

VIETTI, ROMANO, VOLONTÈ, TASSONE, MANNINO, RAO, COMPAGNON, CICCANTI, OCCHIUTO, NARO, RUVOLO e DRAGO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli sbarchi registratisi nel fine settimana scorso di circa 500 clandestini in Sicilia confermano tutte le perplessità, già espresse in precedenti atti di sindacato ispettivo, rispetto alla reale efficacia delle politiche del Governo in tema di immigrazione;
gli sbandierati accordi con i Paesi nord-africani e i proclami di questi mesi non stanno arrestando i flussi di clandestini, che, dopo aver saturato il centro di Lampedusa, ora stanno interessando anche molte altre località della costa siciliana;
non si ha ancora contezza dei tanto attesi pattugliamenti misti che avrebbero dovuto, secondo le previsioni del Governo, dare risposte adeguate al problema degli sbarchi clandestini;
il Ministro interrogato ha dichiarato che ci sarebbero «due milioni di clandestini pronti a partire» dalle coste africane, ma che il flusso degli sbarchi sarà interrotto a breve con l'entrata in vigore dell'accordo con la Libia -:
se non ritenga che, dopo i tanti proclami e i vari tentativi fatti dal Governo, anche con provvedimenti d'urgenza, per bloccare gli sbarchi di clandestini sia non solo illusorio, ma anche fallimentare confidare nell'entrata in vigore di un accordo bilaterale per la soluzione del problema dell'immigrazione clandestina in Italia.
(3-00439)

Interrogazioni a risposta scritta:

PELUFFO e MINNITI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i carabinieri di Monza, a seguito di un'indagine avviata oltre due anni fa dalla Compagnia Carabinieri di Sesto San Giovanni nei confronti di una presunta associazione di 'ndrangheta, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di oltre venti persone, tra Milano, Taranto, Crotone e Catanzaro, indagate per associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio, estorsione;
nel corso dell'operazione, denominata «Isola», sono stati inoltre eseguiti diciotto decreti di perquisizione a carico di altri indagati a vario titolo coinvolti nell'indagine, in domicili e sedi d'imprese in provincia di Milano, Como, La Spezia, Bergamo e Alessandria;
le indagini hanno portato al sequestro di numerose armi e all'arresto in flagranza di reato di nove persone. Le ordinanze sono state emesse dal Gip di Milano su richiesta del pm della Direzione distrettuale antimafia, Mario Venditti;
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, le indagini sono partite dopo che, nella notte tra il 3 e il 4 ottobre scorso, colpi di arma da fuoco vennero esplosi a Cologno Monzese contro l'abitazione e l'auto di Marcello Paparo, imprenditore ed esponente di una storica famiglia della 'ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto da tempo contrapposta a un altro dan di quella stessa area della Calabria;
gli elementi raccolti hanno confermato la presenza nel territorio di Cologno Monzese di clan collegati alle famiglie Nicoscia e Arena della 'ndrangheta calabrese

e le loro attività finalizzate al riciclaggio di denaro sporco, favoreggiamento di latitanti e sfruttamento dell'immigrazione clandestina;
nel corso delle indagini i carabinieri, secondo quanto riportato dall'agenzia stampa, hanno potuto delineare i sistemi d'intimidazione mafiosa con i quali l'organizzazione esercitava il controllo del territorio e riusciva a inserirsi nelle procedure di assegnazione di appalti d'importanti società impegnate nella realizzazione di opere pubbliche, tra le quali quelle della realizzazione di alcune tratte dell'alta velocità delle Ferrovie italiane;
per expo 2015 sono previsti tra opere essenziali, connesse e necessarie, appalti per circa 20 miliardi di euro -:
quali urgenti iniziative intendano intraprendere affinché si eviti l'infiltrazione mafiosa negli appalti previsti nelle opere di expo 2015;
se non ritengano opportuno istituire un ente di controllo degli appalti di expo 2015, in collaborazione con la Direzione investigativa antimafia, con il compito di verificare le procedure di affidamento degli appalti e degli incarichi per il raggiungimento di expo 2015, anche quelle in deroga alla legislazione vigente dovute a interventi in emergenza previste dalla normativa sui «grandi eventi».
(4-02560)

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Galati Rando Santo detto Dino ha partecipato alla competizione elettorale per l'elezione del Presidente e del Consiglio della Provincia regionale di Messina, svoltasi in data 15 e 16 giugno 2008, candidandosi nella lista n. 8 (Partito repubblicano italiano), collegio n. 5 - Patti, a ricoprire la carica di Consigliere provinciale;
per un errore materiale, a conclusione delle operazione elettorali, l'Ufficio elettorale provinciale ha proclamato eletto il candidato Natalino Natoli, nato a San Piero Patti il 11 dicembre 1961 ed ivi residente sin dalla nascita;
al fine di ottenere la correzione del risultato elettorale il signor Galati è stato costretto a proporre ricorso al TAR di Catania;
la notizia della presentazione del ricorso è stata riportata da diversi organi di stampa;
al fine di effettuare la notificazione del ricorso al signor Natoli, il ricorrente signor Galati ha fatto affidamento sul domicilio che lo stesso Natoli aveva dichiarato al momento dell'accettazione della candidatura;
inopinatamente, pochi giorni prima della notificazione del ricorso, il signor Natoli ha trasferito la sua residenza dal Comune di San Piero Patti al Comune di Librizzi;
il complesso procedimento, come disciplinato dalla legge e dal regolamento vigenti, è iniziato in data 3 settembre 2008 e si è concluso il 5 settembre 2008;
il difetto di notificazione presso la residenza, secondo il ricorrente verosimilmente all'uopo trasferita in altro Comune, ha determinato il rigetto da parte del Tar del ricorso proposto dal signor Galati;
il ricorrente ha preannunciato appello dinanzi al Consiglio di giustizia amministrativa per la regione siciliana;
sussistendo fondate ragioni per ritenere che il trasferimento della residenza ottenuto dal signor Natoli fosse avvenuto in difetto dei necessari requisiti previsti dalla legge e dal regolamento vigenti, il signor Galati nel mese di novembre del 2008 ha formalmente sollecitato il Prefetto della Provincia di Messina ad effettuare le necessarie verifiche ed adottare i provvedimenti conseguenti;
nella specie, l'iscrizione e la successiva cancellazione dai registri anagrafici

dei due comuni del signor Natoli sarebbe avvenuta in difetto dei seguenti requisiti:
a) presenza stabile;
b) esercizio di un'attività lavorativa o la locazione di un immobile;
c) consuetudini di vita e lo svolgimento delle relazioni sociali;
secondo il signor Galati l'immobile in cui il signor Natoli avrebbe trasferito la propria residenza nel comune di Librizzi, appartiene o comunque è utilizzato in modo esclusivo da un familiare di una amministrazione comunale dello stesso comune;
il ricorrente inoltre fa presente che il signor Natoli, al di là delle dichiarazioni formali, ha continuato a mantenere la propria dimora abituale nel territorio comunale del Comune di San Piero Patti, coabitando con la sua famiglia anagrafica nell'abitazione, verosimilmente di sua proprietà, in via Toscana n. 27;
nelle more della verifica presso gli uffici competenti dei due comuni, la Commissione regionale antimafia ha disposto la convocazione dell'Ufficiale dell'anagrafe del Comune di Librizzi, verosimilmente al fine di sollecitare il ripristino della legalità;
successivamente, per quanto è stato possibile apprendere, l'Ufficiale dell'anagrafe del Comune di Librizzi, con l'ausilio di alcuni vigili urbani avrebbe disposto ulteriori accertamenti al fine di verificare l'effettiva presenza stabile del signor Natoli;
i predetti agenti accertatori avrebbero redatto, in modo assolutamente incompleto, il verbale di accertamento previsto dalle vigenti disposizioni;
anche a seguito di dettagliate denuncie sono in corso indagini della competente autorità giudiziaria;
il ricorrente invoca l'adozione dei provvedimenti previsti dagli articoli 52 e 55 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989 n. 223 -:
se non ritenga, con la massima urgenza, attesa la gravità delle irregolarità ed inadempienze anagrafiche da parte dei Comuni di San Piero Patti e Librizzi, di porre in essere ogni azione prevista dalla legge e dal regolamento tendente a garantire la regolare tenuta delle anagrafi anche mediante l'adozione di idonei provvedimenti di annullamento degli atti di trasferimento della residenza sopra richiamata.
(4-02567)

TESTO AGGIORNATO AL 2 LUGLIO 2009

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
Asia Neumann è una bambina di 14 anni portatrice di handicap grave, come riconosciuto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, a seguito di una malattia congenita chiamata sindrome di Grieg che determina una serie di gravi patologie come la stenosi polmonare cardiaca e la pervietà del foro di botallo;
la bambina ha una vista pari a 2/10 da un solo occhio ed è affetta da glaucoma, il che rende necessaria la somministrazione di gocce oculari ogni otto ore al fine di evitare il definitivo peggioramento del nervo ottico;
la malattia ha causato inoltre problemi uditivi che si riflettono nel linguaggio e per i quali la paziente svolge tre volte alla settimana attività psico-logo terapeutica di rieducazione ortofonica presso il Centro di rieducazione ortofonica di Firenze;
Asia non è autosufficiente a causa anche di deficit sensoriali concomitanti a danni neurologici e attraverso l'assiduo lavoro dei servizi socio-sanitari locali e dei genitori sta tentando di raggiungere obiettivi minimi di socializzazione e di autonomia;

ha frequentato la scuola materna a Roma per poi trasferirsi a Firenze per poter effettuare la logoterapia e dove usufruisce di un insegnante di sostegno, il cui compenso è ricavato da fondi regionali stabiliti dall'Unione europea;
l'anno prossimo frequenterà il liceo psico-pedagogico che prevede 30 ore settimanali di lezioni ma il provveditorato di queste 30 ore gliene vuole fornire solo nove -:
quali misure il Governo ritenga necessario prendere al fine di assicurare il sostegno necessario a questa ragazza per il suo inserimento sociale e per continuare ad esercitare il suo diritto allo studio come tutti i suoi coetanei.
(5-01136)

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 4 settembre 2008, è stata emessa la circolare ministeriale n. 71 del 2008, contenente disposizioni in merito alle sole elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica, e questa volta senza il solito rinvio alla circolare ministeriale n. 192 del 2000 la quale disponeva in maniera generica in merito alle elezioni degli organi collegiali della scuola;
quest'ultima circolare sottace e dimentica gli organi collegiali territoriali, pur nella consapevolezza della vigenza di una norma;
di riforma degli organi collegiali si discute ormai da anni, precisamente dal 1997, anno in cui è stata varata la legge n. 59 del 1997, detta legge Bassanini;
per gli organi collegiali, l'articolo 21 della legge n. 59 del 1997 conferiva una delega al Governo senza scadenza che si è concretizzata nel decreto legislativo del 30 giugno 1999, n. 233, il quale prevedeva l'istituzione di nuovi organi collegiali a livello centrale, regionale e locale;
in assenza di interventi legislativi di attuazione e modifica, il citato decreto resta pertanto l'unico vigente e, tra l'altro, ha prorogato la validità dei consigli distrettuali e provinciali fino all'insediamento dei nuovi organi territoriali -:
quali misure si ritenga necessario adottare per applicare la normativa esistente in attesa di una legge di riforma degli organi collegiali che consenta in particolar modo un'ampia capacità di auto determinarsi della scuola, in modo che nel più breve tempo possibile le componenti della scuola possano essere messe in grado di partecipare in piena legittimità ed autorevole responsabilità all'autogoverno della scuola.
(5-01137)

CAPITANIO SANTOLINI e TASSONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 10 marzo 2000, n. 62, che detta le «Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione» all'articolo 1, comma 1, afferma: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali»;
la stessa all'articolo 1, comma 3, afferma che la scuola paritaria svolge un servizio pubblico;
tra i requisiti richiesti alle scuole non statali per avere il riconoscimento di parità all'articolo 1, comma 4, si indica che esse debbano avere «personale docente fornito del titolo di abilitazione»;
si rileva un palese contrasto di tali disposizioni di legge con il comma 4 dell'articolo 1 della legge 11 gennaio 2007, n. 1, successivamente regolamentato dal decreto ministeriale n. 6 del 17 gennaio 2007 e confermato dalla ordinanza ministeriale n. 26 del 15 marzo 2006, all'articolo 10 in relazione ai criteri e alle modalità di nomina, designazione e sostituzione dei componenti delle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di

studio di istruzione secondaria superiore, dato che dai criteri di nomina dei commissari esterni sono esclusi i docenti delle scuole paritarie ancorché abilitati e con esperienza di numerosi anni di servizio preferendo loro secondo quanto stabilito all'articolo 6:
a) docenti con rapporto di lavoro a tempo determinato che insegnino fino al termine dell'anno scolastico o semplicemente dell'attività didattica e che insegnino non necessariamente in classi terminali;
b) se dovessero rimanere ancora nomine da effettuare si ricorrerà ai docenti pensionati;
c) docenti che abbiano prestato effettivo servizio almeno per un anno in istituti statali negli ultimi tre anni;
e prescindendo, in caso di necessità, persino dal requisito dell'abilitazione (articolo 6, comma 3) -:
quali iniziative urgenti intenda prendere il Ministro onde sanare rapidamente questa palese discriminazione derivante dalle inique citate disposizioni e dare, piena applicazione alla legge di parità succitata.
(5-01139)

CAPITANIO SANTOLINI e DELFINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo Schema di Regolamento recante «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», all'articolo 25 comma 3, stabilisce che «ai fini di cui al comma 1 viene effettuata, con apposita modifica al CCNI sulla mobilità, una riduzione dell'aliquota, che non deve superare il 20 per cento (1 cattedra su 5) dei posti disponibili, riservata ai trasferimenti interprovinciali» per l'anno scolastico 2009/2010;
la norma che sancisce l'abbassamento dell'aliquota, provoca un calo del numero delle cattedre fruibili per i trasferimenti, diminuendo la possibilità di spostamento da una località all'altra;
i docenti appartenenti poi alle classi di concorso con poche cattedre, che chiedono il trasferimento verso province di piccole dimensioni, dove i posti sono quindi inferiori rispetto ai grandi centri, risultano ancor più svantaggiati;
tale situazione sembra favorire l'aumento di richieste di assegnazioni provvisorie, con conseguente interruzione della continuità didattica e relativo abbassamento del livello qualitativo dell'istruzione -:
quali interventi il Governo intenda promuovere al fine di rivedere le norme previste dall'articolo 25 comma 3, riconsiderando l'aliquota del 50 per cento relativa al precedente anno scolastico 2008/2009, nel tentativo di garantire il rispetto della continuità metodologica.
(5-01141)

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'aprile del 2008 la Dirigente dell'Istituto Comprensivo «G. Sanarelli» di Stia (Arezzo), riferiva al Consiglio d'Istituto di aver approvato, insieme ai docenti della scuola secondaria di primo grado di un plesso dell'Istituto, un decalogo che prevede oltre ad una serie di doveri degli studenti anche un elenco di mancanze e relative sanzioni disciplinari;
approfondita la problematica in merito, veniva sollevata, presso la dirigente, una questione di legittimità del decalogo in questione e sua possibilità applicativa, inquadrabile nelle norme previste dal decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998 n. 249, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 21 novembre 2007 n. 235;
l'articolo 4 dei sopracitati decreti prevede che siano i regolamenti delle istituzioni

scolastiche, quindi quelli adottati dal Consiglio d'Istituto a configurare le mancanze disciplinari e le relative sanzioni, ad istituire gli organi competenti ad accertare le violazioni ed applicare le dette sanzioni con relativo procedimento;
il regolamento d'Istituto attualmente vigente, non prevede al suo interno niente in merito -:
se sia a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti il Governo intenda prendere al fine di prevenire simili fatti che non solo sono illegittimi ma possono danneggiare ingiustamente chi li subisce, oltre ad escludere in tali decisioni la presenza indispensabile delle famiglie.
(5-01142)

CAPITANIO SANTOLINI e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli insegnanti che hanno conseguito la maturità magistrale entro l'anno scolastico 2001/2002 posseggono, secondo il decreto interministeriale 10 marzo 1997, un titolo d'accesso valido all'insegnamento presso la scuola primaria e la scuola dell'infanzia;
tale titolo consente loro, inoltre, di partecipare alle sessioni di abilitazione all'insegnamento nella scuola materna secondo l'articolo 9, comma 2, della legge n. 444 del 1968 e ai concorsi per titoli ed esami per l'immissione in ruolo su cattedre di scuola d'infanzia ed elementare secondo gli articoli 399 e seguenti del decreto legislativo n. 297 del 1994;
in base alla nuova bozza di regolamento per la formazione e il reclutamento dei docenti, su cui stanno lavorando professionisti ed esperti, verrebbero fornite nuove disposizioni circa il conseguimento dell'abilitazione per l'insegnamento nelle scuole primarie e secondarie previa formazione universitaria e garantiti i percorsi didattici tutt'ora in corso per l'ottenimento di tale titolo professionale;
il regolamento non farebbe menzione alcuna dei vecchi diplomati in attesa di abilitazione e della messa a bando di nuovi concorsi;
i suddetti insegnanti non abilitati lavorano inoltre come supplenti di terza fascia, ovvero con supplenze temporanee presso le scuole dell'infanzia e primaria, non potendo accedere come i loro colleghi abilitati alle posizioni di prima e seconda fascia che garantirebbero loro una maggiore continuità lavorativa;
la bozza di regolamento per la formazione e il reclutamento dei docenti non contemplerebbe nemmeno la futura posizione professionale di tali insegnanti diplomati e non abilitati, non fornendo istruzioni riguardo a un loro ipotetico futuro di insegnanti supplenti -:
quali misure il Governo intenda prendere al fine di esaminare la situazione dei suddetti docenti permettendo loro di conseguire l'abilitazione all'insegnamento e di essere assunti, anche a livello di supplenze temporanee o annuali, presso le scuole dell'infanzia ed elementare.
(5-01143)

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto statale comprensivo «Magistri intelvesi» di San Fedele Intelvi (Como), in data 19 dicembre 2008, con delibera n. 3, ha stabilito i parametri sociali ed economici da adottare per l'ammissione dei bambini e delle bambine alla scuola dell'infanzia, riguardanti l'anno scolastico 2009-2010;
detti criteri danno precedenza assoluta a tre categorie di utenti, tra cui «i bambini stranieri appena giunti in Italia»;
la Circolare ministeriale n. 4, emanata dal Ministero dell'istruzione, università e ricerca, in vista delle iscrizioni

2009-2010 alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado, reca i seguenti criteri:
1) iscrizione dei bambini che abbiano compiuto o compiano, entro il 31 dicembre 2009, il terzo anno di età;
2) iscrizione dei bambini che compiono tre anni di età dopo il 31 dicembre 2009 e, comunque, entro il 30 aprile 2010, la cui ammissione alla frequenza può essere disposta, previo consenso dei competenti organi collegiali, alle seguenti condizioni:
a) disponibilità di posti;
b) accertamento dell'avvenuto esaurimento di eventuali liste di attesa;
c) disponibilità di locali e dotazioni idonei sotto il profilo dell'agibilità e della funzionalità e tali da rispondere alle specifiche esigenze dei bambini di età inferiore a tre anni;
d) valutazione pedagogica e didattica da parte del collegio dei docenti dei tempi e delle modalità dell'accoglienza;
3) accoglienza prioritaria delle iscrizioni dei bambini che compiono tre anni di età entro il 31 dicembre 2009, a condizione che il numero delle domande di iscrizione risulti superiore al numero dei posti complessivamente disponibili;
si ritiene pertanto pacifico che, alla luce di quanto sopra esposto, la circolare ministeriale n. 4, non indichi assolutamente tra i criteri di iscrizione alla scuola dell'infanzia parametri riferiti alla «precedenza assoluta dei bambini stranieri appena giunti in Italia»;
la suddetta Circolare sottolinea che «le iscrizioni, oltre ad impegnare le istituzioni scolastiche e l'Amministrazione nelle sue articolazioni centrali e regionali, chiamano in causa, in maniera sempre più ampia e partecipata, altri livelli istituzionali, soggetti ed organi a vario titolo competenti e interessati» facendo, in particolare, riferimento agli enti locali che, proprio in relazione alle iscrizioni, «debbono farsi carico di una molteplicità di interventi quali la messa a disposizione di locali, dotazioni e strumenti didattici, l'erogazione di servizi intesi a garantire la piena e generalizzata fruizione del diritto allo studio»;
la concessione della «precedenza assoluta» ai bambini stranieri rappresenta un «criterio discriminatorio» che viola il principio di equità, poiché introduce elementi di «particolarismo e di discriminazione», privilegiando una domanda di accesso ad un servizio in danno delle legittime esigenze di altri bambini che ne hanno uguale diritto;
in base alle dichiarazioni del presidente del Consiglio dell'istituto comprensivo in parola, la priorità concessa ai minori stranieri discenderebbe addirittura dall'anomala decisione di applicare autonomamente un provvedimento didattico di integrazione dei predetti bambini stranieri, al fine di prepararli dal punto di vista linguistico, onde evitare di «gravare le classi della scuola primaria, con alunni non in grado di seguire appieno le attività curriculari»;
detto «provvedimento didattico» costringe i bambini residenti nel comune di San Fedele Intelvi ad emigrare in altri comuni limitrofi per poter esercitare il diritto di frequentare la scuola dell'infanzia;
le famiglie pare abbiano intenzione di impugnare in via giurisdizionale il predetto «provvedimento» -:
se, alla luce di quanto espresso in premessa, non ritenga che la dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo «Magistri intelvesi» di San Fedele Intelvi abbia adottato un provvedimento viziato da un eccesso di potere, incoerente con le citate indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia e la situazione concreta, nonché un provvedimento discriminatorio nei confronti dei bambini italiani;
nel caso di specie, quali iniziative intenda intraprendere al fine di verificare la situazione della scuola dell'infanzia di S. Fedele Intelvi attraverso il competente

organo scolastico periferico, e se nell'immediato non ritenga opportuno procedere alla sospensione della citata delibera adottata dal consiglio dell'Istituto comprensivo in parola.
(5-01144)

CICCANTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ci sono circa 20.000 addetti che operano come lavoratori socialmente utili nelle attività di pulizia nelle scuole e nelle caserme del Ministero della difesa;
non ci sono le coperture finanziarie per pagare gli impegni assunti negli anni precedenti per garantire la continuità occupazionale delle attività stabilizzate dal 2001 nei consorzi di cooperative;
non sono stati mantenuti gli impegni assunti in data 22 ottobre 2008 da codesto Ministero con le rappresentanze sindacali dei lavoratori in parola, rinviando ogni decisione a data da destinarsi;
le cooperative, di fronte alle incertezze ministeriali, hanno minacciato le procedure di mobilità -:
quali impegni intenda assumere per fronteggiare i pagamenti finora dovuti e quelli futuri;
in quali termini temporali si intendono onorare detti impegni.
(5-01145)

Interrogazione a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella XV legislatura sono state presentate due interrogazioni relative alla vicenda che sta vivendo a tutt'oggi il Prof. Romano Di Salvo;
le due interrogazioni sono rimaste senza risposta e per tale motivo l'interrogante intende riproporne qui di seguito il contenuto all'attuale Ministro;
in esito ad un ultradecennale contenzioso giuslavoristico l'Ateneo «La Sapienza» con decreto rettorale 1o giugno 2000 dispensava dal servizio il ricercatore confermato Romano Di Salvo per «scarso rendimento» ex articolo 129 decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957;
in riforma del giudizio in sede cautelare il TAR respingeva il ricorso dell'interessato esprimendosi nel merito del provvedimento ma dichiaratamente non sulla sua legittimità in assenza di specifica censura da parte del ricorrente;
il MIUR - facendo proprio il giudizio di illegittimità dell'atto espresso all'esito di una indagine ispettiva - interveniva c/o «La Sapienza» a proporre il reintegro in servizio del Di Salvo, senza successo;
analogamente il CUN - verificato che il dottor Di Salvo era stato licenziato senza il conforme parere della Corte di disciplina - rivendicava al Ministro il proprio ruolo in tema di procedimenti disciplinari nei confronti dei docenti/ricercatori universitari senza risposta da parte del Ministro;
il Ministero vigilante sulla vicenda Di Salvo ha avviato in un decennio ben cinque indagini ispettive, l'ultima nel 1997;
da ultimo «d'ordine del Ministro» il MIUR avviava una ulteriore indagine ispettiva volta a verificare la legittimità del provvedimento di dispensa dal servizio comminato motu proprio dal rettore pro tempore de «La Sapienza»;
i risultati dell'indagine confermavano quanto già stabilito dalla precedente verifica riguardo la non applicabilità ai ricercatori universitari della normativa prevista per gli impiegati civili dello Stato;
nonostante i concordanti pareri degli organi tecnici del Ministero - pendente il giudizio di appello al Consiglio di Stato - risulta il Ministero essersi costituito in giudizio a favore dell'Ateneo «La Sapienza»;

eccependo una evidente contraddittorietà di comportamento il ricorrente diffidava il Ministro a costituirsi invece contro l'Ateneo, ad adiuvandum alle tesi del ricorrente;
in occasione dell'ultima udienza davanti al Consiglio di Stato il ricorrente chiedeva/otteneva un ulteriore rinvio del giudizio a data da destinarsi proprio in attesa della risposta del Ministro;
in pendenza di giudizio a tutt'oggi nessuna risposta è pervenuta da parte del Ministro, in danno alle attese di giustizia del ricorrente;
in seguito il responsabile CISL/Università si dichiarava disponibile ad intervenire presso «La Sapienza» per una «composizione transattiva del contenzioso», proponendo di propiziare il reintegro in servizio del ricorrente;
inoltre lo stesso Ministro Mussi invitava la Sapienza a riconsiderare il provvedimento di dispensa, dichiarato illegittimo sotto più profili;
l'ispettore MIUR dichiarava «eticamente necessario» un accertamento ispettivo sul merito dei fatti qualora la Sapienza non avesse provveduto «ad annullare il provvedimento illegittimo e sottoporre l'incolpato al giudice naturale (Corte di disciplina del CUN)»;
il Presidente FNOMCeO - considerate le reiterate istanze di «giustizia sostanziale» rivolte al Ministro IUR«La Sapienza» (cfr. note 10.9.08 °5193 + 15.10.08 °5233 + 6.11.08 °5258) rimaste senza esito nonché la «assoluta chiusura» delle Autorità accademiche ad ogni ipotesi di «iniziative congiunte» (cfr. note 11.7.08 °5184 + 14.5.08 °5185,) - chiedeva l'intervento del Ministro della Salute a tutela della vigente normativa ordinistica;
costa all'interrogante che il Consigliere CdA prof. Redler (+ 9 cofirmatari) chiedeva «una Commissione di saggi... che ripercorra tutte le fasi dell'iter procedurale del caso Di Salvo», richiesta negata dal Rettore Guarini in ragione di «una sentenza che si è definitivamente pronunciata sulla legittimità del provvedimento» -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato, considerata la situazione in epigrafe e la copiosa documentazione, perché la VI indagine ispettiva affidata al dottor Veneroso abbia a concludersi con un provvedimento motivato secondo legge, accertati dal Ministero vigilante gli elementi di fatto e di diritto che hanno indotto «La Sapienza» a disporre - è il primo caso in Italia - la dispensa dal servizio di un ricercatore medico universitario per «scarso rendimento» ex articolo 129 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957.
(4-02559)

TESTO AGGIORNATO AL 7 APRILE 2009

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il 2 dicembre 2008 il consiglio di amministrazione di Telecom ha varato al termine di una riunione fiume durata oltre nove ore il nuovo piano industriale per il triennio 2009-2011;
nella mattinata del 3 dicembre 2008, in vista della presentazione del piano stesso da parte dell'amministratore delegato Franco Bernabè a Londra, le agenzie riportavano la notizia secondo cui il piano industriale di Telecom Italia per il 2009/2011 approvato nel lungo Consiglio di amministrazione del giorno precedente prevedeva una crescita media annua dei ricavi di oltre il 2 per cento;
durante la conferenza stampa di presentazione del piano industriale l'Amministratore delegato Bernabè ha dichiarato che: «L'obiettivo del piano è di proseguire

nel miglioramento della dinamica di ricavi e margini avviata nel corso del 2008 e riprendere un percorso selettivo di crescita caratterizzato da una severa disciplina finanziaria del Gruppo Telecom Italia. Avevamo annunciato con forza un ritorno ai fondamentali, con l'obiettivo della generazione di cassa, della riduzione del debito, della corretta dinamica di ricavi e margini coerenti con la nostra dimensione e con la nostra capacità operativa. Le condizioni dei mercati e dell'economia reale nel frattempo intervenute hanno mostrato come sia necessario essere ancora più incisivi nell'affrontare in modo prioritario la riduzione dell'indebitamento. Alla luce dei risultati, che nel frattempo hanno mostrato la frenata dell'erosione dei margini, siamo oggi in condizione di proseguire con un piano triennale che conferma la direzione di questi ultimi mesi. Continueremo quindi con più determinazione sul lato del controllo dei costi operativi e degli investimenti, con un perimetro di business coerente con le nostre attuali necessità, e con l'obiettivo di abbattere il debito intorno al 2,3 in rapporto all'Ebitda»;
più nello specifico secondo il piano industriale dell'azienda: «I target per l'anno 2009 prevedono: ricavi organici tra 22,7 e 22,8 miliardi di euro, Ebitda organico tra 9,9 e 10 miliardi di euro, investimenti industriali per circa 3,3 miliardi di euro; i ricavi organici sono previsti in leggera crescita (0,2 per cento medio annuo) per il periodo 2008-2011 ed è atteso il raggiungimento di un Ebitda margin organico di circa il 46 per cento nel 2011 e gli investimenti rappresenteranno circa, il 13-13,5 per cento dei ricavi. Il primo obiettivo del piano sul mercato domestico è l'inversione del trend dei ricavi nel 2010 grazie alla crescita dei ricavi da servizi innovativi (BroadBand e business adiacenti) che al 2011 rappresenteranno circa il 28 per cento dei ricavi domestici totali.».;
in particolare, il ritorno alla crescita sul domestico, si dovrebbe fondare secondo quanto annunciato, su cinque punti: 1. la difesa della market share a valore grazie al nuovo approccio customer centric (consumer, business e Top Client) completamente operativo da gennaio 2009 con il varo della nuova organizzazione; 2. la chiusura del gap nella penetrazione nel broadband fisso rispetto alla media europea, sia aumentando la soddisfazione dei clienti grazie all'aumento della Qualità del Servizio, sia attraverso l'innovazione dell'offerta in termini di indirizzo di nuovi bisogni e di promozione di suite di servizi di VAS e Connettività per famiglie ed imprese; 3. lo Sviluppo del broadband mobile difendendo il premio di mobilità, il posizionamento di TIM sui servizi VAS Interattivi ed indirizzando la forte crescita dei clienti broadband convergenti; 4. lo sviluppo significativo nei business adiacenti (IPTV, ICT, Online Advertising, Digital Home, Service Exposure) per ampliare lo share of wallet sul cliente, la loyalty; 5. la revisione dell'Architettura di marca del Gruppo per una più coerente percezione del nuovo assetto dell'offerta convergente e della citata impostazione customer centri;
sempre l'amministratore delegato ha poi aggiunto: «Siamo fiduciosi su questo piano», sugli obiettivi di generazione di cassa e di riduzione del debito e non c'è la prospettiva di un aumento di capitale. Bernabè inoltre ha indicato che «nonostante lo scenario macroeconomico siamo fiduciosi sulle prospettive a lungo termine». Anche con riferimento alla crisi in atto, l'amministratore delegato Telecom ha rilevato che «la recessione interesserà soprattutto il mercato anglosassone»;
nonostante la fiducia espressa, tra gli obiettivi fissati ed annunciati vi è anche, quasi come presupposto al resto, una notevole riduzione del personale, il piano triennale di Telecom Italia, tra le altre cose, prevede infatti, anche un «ulteriore intervento di riduzione degli organici sul perimetro domestico», pari a «4 mila unità oltre alla già prevista riduzione di 5 mila risorse entro il 2010». I dipendenti di Telecom Italia scenderanno da 64 mila a circa 55 mila nel 2011, una riduzione complessiva del 14 per cento;

l'amministratore delegato ha poi specificato di volere procedere cercando il consenso delle parti, con l'obiettivo finale di rafforzare l'azienda, che può fare da volano per la crescita del settore Ict e quindi sostenere l'andamento del Pil. Il rafforzamento di Telecom Italia, ha specificato l'amministratore delegato è un grande obiettivo del Paese, cui tutti dovrebbero collaborare;
la collaborazione richiesta dall'azienda pare coinvolgere in primo luogo dipendenti e clienti: come detto sono stati dichiarati quindi 4.300 esuberi che si vanno ad aggiungere ai 5.000 già annunciati a settembre del 2008, è prevista una riduzione del 20 per cento delle risorse già stanziate per lo sviluppo e la manutenzione delle reti telefoniche che porterà presumibilmente ad un progressivo scadimento della qualità offerta ai clienti, è stata annunciata poi la chiusura di 22 sedi in Italia del servizio assistenza clienti, una decisione che anticipa quella di procedere alla completa esternalizzazione del servizio. Già oggi Telecom appalta parte del lavoro a call center esterni;
alcuni casi appaiono davvero particolari, come quello di Mantova dove, ad esempio, i dipendenti Telecom sono chiamati a trasferirsi nella sede di Verona, tenendo presente la turnistica a cui sono sottoposti dalle ore 6.50 alle ore 21.00, 7 giorni su 7. Di fatto tale trasferimento potrebbe costringere alle dimissioni molti lavoratori. Appare doveroso riflettere sulle ragioni di tale trasferimento perché non paiono direttamente connesse a motivi di risparmi economico visto che nel comune di Mantova, a quanto si apprende, vi sono spazi già occupati da personale Telecom in cui i dipendenti del 187 chiamati a trasferirsi potrebbero essere collocati;
quanto al consenso delle parti ricercato dall'azienda non pare affatto esserci, il giorno 5 febbraio a Roma si sono incontrate le Segreterie Nazionali e territoriali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL, insieme al Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom Italia, con i rappresentanti dell'azienda, al fine di completare gli approfondimenti relativi alle ricadute del piano industriale 2009-2011. Durante l'incontro sono stati illustrati gli intendimenti aziendali di riorganizzazione delle aree di staff, oltre che le prime «traduzioni» in numeri e sedi impattate, legate alla riorganizzazione. Il giudizio dei rappresentanti sindacali appare evidentemente molto critico. Secondo i sindacati per quanto riguarda le linee di sviluppo aziendale, il piano 2009-2011 presenta negatività e limiti evidenti si muove in una logica esclusivamente finanziaria con la vendita di asset fino a qualche mese fa definiti strategici (Sparkle, Germania, Cuba e Olanda), la riduzione drastica di investimenti (2 miliardi, di cui quasi 1 sulla rete), il «congelamento» della presenza in Brasile (la più importante in termini di ricavi e fatturato). Inoltre il piano si presenta totalmente contraddittorio tra obiettivi dichiarati e scelte economiche, industriali e organizzative annunciate. In particolare sembra del tutto evidente che l'obiettivo di migliorare da subito la qualità (soprattutto nei confronti del cliente finale) si scontra con una profonda riorganizzazione del customer e con l'uscita di migliaia di lavoratori (con ulteriori mobilità professionali aggiuntive, per riempire i vuoti); così come di difficile realizzazione saranno gli obiettivi dichiarati di puntare ad una più rapida penetrazione della banda larga e dei relativi servizi (e quindi ad una crescita dei ricavi sui servizi innovativi) a fronte di un calo di risorse per 900 milioni di euro proprio sulla manutenzione dell'attuale rete in rame e per la diffusione delle nuove tecnologie in centrali e aree attualmente non coperte o con evidenti problemi (ridondanza, lontananza tra centrale e utenza, scadimento del rame, eccetera). La stessa valorizzazione dell'informatica e dell'IT è contraddetta dall'eventuale internalizzazione di attività a basso valore, mentre continua il ricorso a consulenze esterne per quanto riguarda le attività più pregiate (a partire dalla costruzione della nuova piattaforma CRM). Le stesse scelte di intervenire sul mercato nel tentativo di meglio

valorizzare marchio e il rapporto diretto con il cliente sono poi contraddette dalla scelte di riduzione della presenza, nelle aree di vendita, di dipendenti Telecom; in sintesi, per le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL «non vi è una linea di sviluppo industriale chiara e coerente, non vi è qualsivoglia strategia di rafforzamento su mercati esteri, non vi è alcuna valorizzazione delle peculiarità, tecnologiche e organizzative (a partire dalla presenza capillare sul territorio) di Telecom Italia. L'unica scelta chiara è quella di intervenire ulteriormente sul costo del lavoro, oltre che su un modello organizzativo che verrà completamente messo a soqquadro, con il rischio di paralizzare l'azienda attraverso l'ennesimo cambio di modello gestionale e divisionale»;
il piano industriale presentato da Telecom non pare aver convinto neanche il Governo tant'è che lo stesso Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha dichiarato al riguardo che: «Guarderemo con molta attenzione a questo ulteriore programma di ristrutturazione di Telecom, per vedere se sia davvero necessario alla sopravvivenza ed alla crescita di questa società. Lo dico per Telecom e per qualunque altra situazione - ha proseguito il Ministro Sacconi - la generosità degli ammortizzatori sociali non deve incoraggiare una facile espulsione dei lavoratori dai luoghi di lavoro, se non in presenza di una esigenza incontenibile per la sopravvivenza della società. Bisogna sempre entrare nel merito e non accettare acriticamente quello che il datore di lavoro decide, tanto più in una stagione in cui mettiamo generosamente a disposizione molti più ammortizzatori sociali»;
è bene ricordare che Telecom ha da poco dato vita ad una fondazione di cui Navarro Valls è presidente con lo scopo dichiarato di ridurre il disagio sociale e migliorare la qualità della vita delle persone. L'esubero di 10 mila dipendenti in tre anni, senza un'adeguata giustificazione nel piano industriale, se non quella di un mero risparmio economico avulso da una strategia coerente di rilancio aziendale, non sembra coerente con gli obiettivi della fondazione Telecom Italia -:
se non ritenga necessario controllare, così come annunciato, con la dovuta perizia ed attenzione, nei limiti delle proprie prerogative, la coerenza e la congruità, tra il piano industriale, e gli esuberi annunciati dalla Telecom;
se non ritenga altresì necessario verificare che, in questo specifico caso, il riconoscimento di ammortizzatori sociali, peraltro limitati e per il momento solo annunciati, non stia incoraggiando l'espulsione dei lavoratori dai luoghi di lavoro;
se non ritenga necessario disporre con la massima urgenza, per i prossimi, 24 mesi, misure a sostegno del reddito per i dipendenti Telecom a rischio di esubero finalizzate a mantenere in attività il maggior numero possibile di lavoratori sia dipendenti che parasubordinati, prevedendo, per l'azienda nel caso in cui rinunci agli esuberi e si impegni a mantenere in servizio i dipendenti con un orario ridotto, l'attivazione di specifici ammortizzatori sociali finalizzati a compensare la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa, garantendo così il mantenimento in attività, per i prossimi 24 mesi dei lavoratori sia dipendenti che parasubordinati.
(2-00340)
«Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nello scenario della generale crisi recessiva mondiale si aggiunge anche l'annunciato processo riorganizzativo deciso da Telecom Italia Spa nei mesi scorsi;
il 25 febbraio 2009 si è svolta a Milano la riunione di tutte le RSU Telecom della Lombardia, congiuntamente alle

organizzazioni sindacali territoriali, al fine di valutare i processi riorganizzativi prospettati dall'azienda;
il piano prevede la chiusura di 22 sedi del «187 commerciale» su un totale di 99, con relative mobilità territoriali quasi tutte tra province (Pavia e Monza verso Milano; Bergamo verso Brescia) e tra regioni (Novara verso Milano e Mantova verso Verona);
è stato dichiarato un esubero in ambito «1254» per 500 lavoratori (di cui 5 operano a Bergamo), con l'esigenza di ridurre l'organico già dal mese di marzo 2009;
nel corso del triennio 2009/2011 i tagli del personale comporteranno una perdita di circa diecimila posti di lavoro (di cui 5.000 già previsti dall'accordo sulla mobilità volontaria del 19 settembre 2008);
l'azienda Telecom ha inoltre annunciato una riduzione degli investimenti per circa due miliardi di euro e la vendita di importanti asset esteri, ritenuti strategici fino a pochi mesi fa;
la mobilità professionale di migliaia di lavoratori dalle varie aree (reti commerciale e staff) comporterebbe il rischio di concreti demansionamenti;
la chiusura della sede di Novara interesserà circa 80 lavoratori il cui trasferimento verso la sede di Milano appare particolarmente problematico, considerata anche l'organizzazione del lavoro per turni e la difficoltà dei collegamenti in determinate fasce orarie;
nella sede del «187» di Bergamo lavorano 64 persone, coprendo tutti i turni dalle ore 6.50 fino alle ore 21.00, per 365 giorni all'anno, festività comprese, garantendo alla clientela un livello di attenzione, qualità, efficienza, professionalità e presidio del territorio da sempre riconosciuto ed apprezzato, sia dalla clientela che dall'azienda;
il trasferimento a Brescia rischierebbe di costringere molte persone a dimettersi, con un conseguente aumento delle problematiche occupazionali della provincia, già pesantemente colpita dalla chiusura di numerose aziende -:
se i Ministri interpellati non ritengano opportuno aprire un confronto con Telecom relativamente alle ricadute occupazionali della ristrutturazione che l'azienda intende avviare, ai fine di trovare soluzioni compatibili con i costi che l'azienda deve sostenere, ma anche con l'obiettivo di mantenere sul territorio occupazione e professionalità;
se non ritengano urgente verificare a tutela dei livelli occupazionali le ragioni delle chiusure delle sedi previste dal piano di ristrutturazione dall'azienda Telecom, affinché queste non rispondano a meri requisiti contabili di riduzione dei costi industriali di gestione, ma tengano anche conto delle competenze dei lavoratori, che non sono soltanto numeri da sottratte, ma sono anche famiglie che vengono travolte dal dissesto finanziario.
(2-00341)
«Cota, Consiglio, Pirovano, Stucchi, Vanalli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI e DELFINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 1° dicembre 1997 n. 468 definisce i lavori socialmente utili e di pubblica utilità le attività che hanno per oggetto la realizzazione di opere e le forniture di servizi di utilità collettiva;
secondo la legge vigente (articolo 4 del decreto legislativo n. 81 del 2000) l'utilizzo di lavoratori nei lavori socialmente utili non determina l'instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato e non comporta quindi il riconoscimento di ferie, malattie e trattamento pensionistico;
la Regione Calabria integra di 40 ore mensili il sussidio per i lavori socialmente utili e quelli di pubblica utilità ma non assicura i comuni trattamenti previdenziali

e di malattia poiché si appella alla legislazione vigente che stabilisce che le ore integrative devono essere effettivamente svolte;
i lavoratori della Regione Calabria che svolgono lavori socialmente utili e di pubblica utilità lamentano, tuttavia, che dopo molti anni di servizio presso le pubbliche amministrazioni non vedono riconosciuti i diritti più elementari e disciplinati dalla nostra Costituzione -:
se il Governo non intenda assumere, per quanto di propria competenza, iniziative normative al fine di assicurare anche ai lavoratori di cui in premessa i minimi diritti garantiti dalla Costituzione.
(5-01138)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

NANNICINI e MISIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Polynt è un'industria chimica, nata da uno spin-off del colosso svizzero Lonza, che opera nel mercato di nicchia degli intermedi per la produzione di polimeri ed è uno dei principali operatori in alcuni altri settori delle anidridi, dei plastificanti, delle resine poliestere insature e dei Compound termoindurenti;
il gruppo multinazionale Polynt opera attraverso nove stabilimenti produttivi, di cui cinque in Italia: lo stabilimento di Scansorosciate (Bergamo) con 454 dipendenti, lo stabilimento di San Giovanni Valdarno con 242 dipendenti, lo stabilimento di Brembate Sopra (Bergamo) con 80 dipendenti, e lo stabilimento di Ravenna con 68 dipendenti e lo stabilimento di Cavaglià (Biella) con 48 dipendenti;
nel 2006 la Polynt - ex Lonza S.p.a - gruppo chimico, controllata al 100 per cento dalla olandese Lonza Europe BV a sua volta detenuta dalla svizzera Lonza Group A.G. - lanciò una IPO, cioè un'Offerta al Pubblico, dei titoli per quotarsi dall'ottobre 2006 alla Borsa di Milano;
dopo il collocamento sul mercato l'azionista di riferimento rimase la Lonza Europe B.V. con circa il 30 per cento. La Polynt non incassò nulla dall'operazione di IPO, ma addirittura ne sostenne i costi di circa 2 milioni di euro;
in occasione dell'approvazione del Bilancio 2005, propedeutico alla quotazione in Borsa, furono rivalutate le immobilizzazioni materiali rappresentate dagli impianti, terreni ed edifici dei siti industriali, con valori peritati a maggio 2006, ma riferiti al 31 dicembre 2002, oltre ad adottare diversi e più lunghi periodi di ammortamento ottenuti con l'applicazione dei principi IFRS;
da notare come nella perizia (disponibile nella sezione investor della società) non si riportano i valori contabili dei cespiti oggetto della perizia e questo genera qualche cattivo pensiero sui valori peritati;
la decisione del Consiglio d'amministrazione di sostituire il bilancio d'esercizio «chiuso al 31 dicembre 2005 redatto secondo i principi contabili italiani, già approvati dall'assemblea, con il bilancio individuale per l'esercizio chiuso al 31 dicembre 2005 redatto secondo gli IFRS» portò alle dimissioni del Collegio Sindacale. Tale collegio era composto dal Presidente Gianluca Ponzellini e dai sindaci Antonio Guastoni, Enrico Pierfrancesco Muscato, Emilio Fano e Guido Mori;
la diatriba si risolse quindi con la nomina da parte dell'assemblea dei soci che in realtà era composta dall'unico azionista Lonza Europe BV con la nomina di un nuovo Collegio Sindacale composto dal Presidente Fabrizio Gardi, dai sindaci effettivi Giovanni Monti, Ernesto Bosi e dai Sindaci supplenti Enrico Rimini e Paolo

Antonio Ranieri, i quali espressero parere favorevole sul bilancio IFRS del 2005;
in effetti nel 2006 fu distribuito un dividendo ordinario di 16 milioni di euro ed uno straordinario di 12 milioni di euro per un totale di 28 milioni di euro che andarono nelle i tasche del socio unico Lonza Europe BV;
per distribuire tali dividendi e quindi liquidità, la Polynt fece ricorso all'indebitamento verso il sistema bancario come si può leggere nel Prospetto Informativo: «La società ha proceduto alla distribuzione dei dividendi facendo ricorso a forme di finanziamento concesse da istituti bancari»;
le azioni furono collocate in Borsa nell'ottobre 2006 e vendute a 1,80 euro, con un incasso della Lonza Europe BV di circa 134 milioni di euro;
il 27 dicembre 2007 Polimeri Speciali S.p.a., società che fa capo indirettamente ad Investindustrial un fondo della famiglia Bonomi, si impegnò ad acquistare il 28 per cento di Polynt dalla Lonza al prezzo di euro 3,67 per azione;
in data 12 febbraio 2008 è stata data esecuzione agli accordi per l'acquisto della partecipazione e l'offerente è divenuto titolare di n. 28.896.047 azioni ordinarie Polynt, pari al 28 per cento circa del relativo capitale sociale, ad un prezzo unitario per azione pari ad euro 3,67;
tali azioni erano per il 27,61 per cento di proprietà di Lonza Europe BV ed il restante 0,39 per cento dall'Amministratore Delegato di Polynt, Rosario Valido e dei Direttori Generali di Polynt Mario Novelli, Paolo Carugati e Sergio Moreno;
la Lonza Europe BV incassò quindi per tale operazione circa 104 milioni di euro, con un utile di libro di 63 milioni di euro;
sempre in data 12 febbraio 2008, in adempimento degli obblighi precedentemente assunti gli amministratori ed i manager hanno stipulato accordi parasociali ed accordi sulla remunerazione;
nell'anno 2007 i compensi presi da amministratori e sindaci revisori e manager sono i seguenti:

Nome e cognome Carica ricoperta Totale compensi annui
Stefano Meloni Presidente 241.000 Euro
Rosario Valido Amministratore Delegato 1.022.460 Euro
Angelo Maria Triulzi Amministratore 71.000 Euro
Toralf Haag Amministratore 71.000 Euro
Cristian Dudeck Amministratore 71.000 Euro
Fabrizio Gardi Presidente del Collegio sindacale 65.623 Euro
Giovanni Monti Sindaco effettivo 47.050 Euro
Ernesto Bosi Sindaco effettivo 47.470 Euro
Paolo Carugati Direttore Generale Finanza e Contr. 423.373 Euro
Sergio Moreno Direttore Generale Corporate 465.702 Euro
Mario Novelli Direttore Generale Operations 343.491 Euro
  TOTALE . . . 2.878.169 Euro

(Fonte Comunicato del Consiglio di Amministrazione di Polynt, ai sensi dell'articolo 103, comma 3, del TUF, 11 marzo 2008);

in data 11 marzo 2008 il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di riconoscere all'Amministratore Delegato, Rosario Valido, ed ai Direttori Generali, Sergio Moreno, Mario Novelli e Paolo Carugati un corrispettivo aggregato lordo pari a complessivi euro 2.170.000 a fronte dell'impegno a restare in carica sino alla data di approvazione del progetto di bilancio di esercizio Polynt al 31 dicembre 2008;

il Consiglio di Amministrazione ha inoltre deliberato che sia riconosciuta ai manager una remunerazione fissa, cui potrà aggiungersi una remunerazione variabile, a seconda del raggiungimento degli obiettivi, fino ad un importo massimo di euro 3.040.000. La delibera prevede altresì che in caso di cessazione del rapporto di lavoro a ciascun manager sia dovuta un'indennità pari a 45 mensilità della remunerazione complessiva;
nel marzo 2008 Investindustrial, volendo togliere il titolo dalla Borsa, tramite Polimeri Speciale S.p.a, lancia un'OPA (Offerta Pubblica di acquisto) sulla parte restante del capitale sempre a 3,67 Euro per azione, prezzo a cui in effetti avvenne l'operazione. La Polynt era stata la matricola di maggior successo dal 2006, dopo la Kerself, avendo quasi raddoppiato il valore dell'IPO: +93 per cento;
in data 11 marzo 2008 in Milano, presenti o collegati in teleconferenza tutti gli amministratori, ad eccezione del consigliere Filippo Aleotti, che ha giustificato la propria assenza. Presenti o collegati in teleconferenza tutti i componenti del collegio sindacale si riunì il Consiglio di amministrazione di Polynt. Nel comunicato dello stesso, ai sensi dell'articolo 103, comma 3, del TUF al punto 1.12 dal titolo «Informazioni concernenti gli interessi dell'impresa, i livelli occupazionali e l'organizzazione dei siti produttivi» si precisava che «in base a quanto indicato nel Documento di Offerta, nonché nel Comunicato 12 febbraio 2008, l'Offerente non prevede che eventuali ristrutturazioni societarie possano avere un impatto sui livelli occupazionali del gruppo facente capo all'Emittente né sull'organizzazione dei siti produttivi dello stesso»;
la Polimeri Speciale S.p.A. diviene quindi il possessore del 100 per cento delle azioni Polynt;
i manager della Polynt reinvestendo in tutto o in parte i proventi loro derivanti da operazioni di compravendita delle azioni della Polynt stessa posseggono una partecipazione di Polimeri Speciali Holding (3 per cento) controllante la Polimeri Speciale S.p.a.;
Polimeri Speciali S.p.a., è una società a sua volta controllata da Investindustrial fondo di Private equity di diritto inglese, costituito nella forma di limited parternship e gestito, in qualità di General Partner, da Investindustrial partner Ltd che è a sua volta controllata da Bi-Invest Holding Ltd;
Investindustrial è attivo sul mercato dell'assunzione di partecipazioni, finanziarie e di controllo di medie imprese prevalentemente localizzate in Italia ed in Spagna. Il Private equity è un'attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una società, sia acquisendo le azioni, sia apportando nuovi capitali all'interno di una società (target). Generalmente le società target presentano un'elevata capacità di generare flussi di cassa (cash flow) costanti ed altamente prevedibili, ovvero importanti tassi di crescita potenziale. L'investitore si propone di disinvestire nel medio-lungo termine, realizzando una plusvalenza dalla vendita della partecipazione azionaria;
gli investimenti in private equity raggruppano un ampio spettro di operazioni, in funzione: sia della fase di sviluppo che l'azienda target attraversa durante l'operazione di private equity e sia della tecnica d'investimento usata;
generalmente, i fondi di private equity sono strutturati con particolari architetture societarie specializzate. In particolare le limited Partnership, del nostro caso, sono simili alla società in accomandita per azioni della disciplina italiana, con soci limitatamente responsabili e soci illimitatamente responsabili;
I General partners di un fondo ottengono i fondi da Investitori Istituzionali che formalizzano il loro investimento diventando dei limited partner ovvero senza responsabilità oltre a quanto versato. I General partners invece sono responsabili in solido per le attività dei fondi, quando

i General partner identificano un investimento idoneo alle finalità del Fondo, svolgono una serie di analisi e strutturano un processo al termine del quale «chiamano» quote di capitale dagli investitori (Capital Call) e ciascun investitore sottoscrive pro-quota;
tutte le decisioni di investimento, gestione e dismissione sono gestite dai General Partners, a volte raccolti assieme agli investitori principali nei Consigli di Amministrazione del Fondo, l'insieme degli investimenti di un fondo di private equity si definisce Investment Portfolio;
i fondi Private Equity come Investindustrial hanno, negli ultimi anni, acquistato aziende a ritmi via via crescenti;
gli utili sono stati enormi fino al 2005-2006, - essi sono stati gli anni in cui venne decisa l'OPA su Polynt e da allora l'acquisto di aziende è stato fatto a prezzi via via più elevati. Si pensi che la prima quotazione Polynt alla borsa di Milano era di euro 1,80 ad azione con attività valutate, diciamo, molto bene;
nonostante questo la Investindustrial ha comprato a 3,67 euro ad azione e cioè a + 27,80 per cento della quotazione di borsa nell'ultimo mese;
le private equity hanno spinto quindi molti investitori a mettere una parte dei capitali in questi fondi, o in strutture che investono in questo settore;
è evidente che la discesa delle borse mondiali ha portato e continua a portare ad una svalutazione del valore di tali partecipazioni;
la maggior parte delle operazioni dei Fondi sono state impostate con un utilizzo, secondo gli interroganti, sconsiderato della leva finanziaria;
nel documento di offerta si può leggere che «per coprire l'esborso massimo pari ad euro 272.695.508 l'offerente utilizzerà i mezzi finanziari propri fino ad euro 92.417.329 e per il residuo finanziamenti messi a disposizione da Intesa Sanpaolo S.p.A.»;
in particolare euro 50.000.000 di aumento di capitale dell'offerente ed altri circa euro 130.000.000 di debito sono stati finanziati dalla banca milanese. Pertanto il costo complessivo per l'acquisto del 100 per cento del capitale sociale di Polynt è stato pari a circa euro 379.000.000, comprensivo dell'importo della partecipazione, di cui circa euro 151.000.000 finanziati mediante mezzi propri dell'offerente e per la restante parte di circa Euro 228.000.000 mediante ricorso a mezzi finanziari;
questo credito è stato concesso dalle banche con la condizione di generare cash flow o redditività che devono essere rispettate dalle aziende acquisite;
gli interroganti si domandano se Intesa San Paolo, in caso di recessione prolungata possa ritenere necessario richiedere indietro il finanziamento col rischio che Investindustrial, per ripagare il debito, possa vendere a prezzi molto più bassi l'azienda;
se ciò si verificasse sarebbe prevedibile che gli investitori cercherebbero di uscire dal fondo provocando una crisi di liquidità che costringerebbe il fondo a vendere gli asset;
ulteriore conseguenza potrebbe essere che le banche, non riuscendo a farsi rimborsare i prestiti dal fondo, avendo a loro volta cartolarizzato quei crediti trasformati in obbligazioni piazzate ad istituzioni finanziarie - quali fondi pensione o fondi obbligazionari - scarichino tutto sui risparmiatori;
per evitare questi effetti, che appaiono nefasti agli interroganti, sarebbe opportuno favorire la rinegoziazione del debito della Polynt con le banche, in particolare il debito con Intesa San Paolo Spa, per permettere all'azienda di superare la congiuntura economica sfavorevole anche negli importanti settori della chimica nei quali gode di una posizione di eccellenza;
la Polynt è, secondo gli interroganti, l'esempio di come oggi le politiche industriali seguono una logica quasi esclusivamente di natura finanziaria;

le proprietà mirano a «fare cassa» nel breve periodo dopo aver lasciato le aziende sempre più svuotate ed indebitate;
secondo gli interroganti, il manager che ha guidato queste operazioni ha tralasciato la ricerca, la manutenzione ed il rinnovamento degli impianti, insieme ad una seria programmazione in grado di garantire un futuro all'azienda e quindi all'economia del Paese, come si desume dal fatto che dal 1o marzo 2009 sono stati e saranno messi in cassa integrazione, a rotazione, negli stabilimenti situati in Italia, complessivamente circa 800 dipendenti -:
se questo modo di operare sia compatibile con la costruzione di «un mondo basato sul primato dell'etica, sul primato delle leggi sulle prassi, sul primato dei valori sugli interessi», per citare la conclusione dell'intervento alla Giornata mondiale del risparmio del 31 ottobre 2008 del Ministro dell'economia e delle finanze;
se il passaggio dai principi contabili Europei a quelli internazionali IAS IFRS abbia favorito nelle aziende fenomeni di sopravvalutazione di attività e sottovalutazione di passività;
se l'azienda intenda rispettare il punto 1.12 del comunicato emanato ai sensi dell'articolo 103 del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, sopra citato, in modo da garantire la salvaguardia sia dei livelli occupazionali e sia di quelli organizzativi dei siti produttivi attraverso la redazione di un credibile Piano industriale, con un respiro strategico che favorisca la ricerca e la salvaguardia delle migliori professionalità;
quali provvedimenti intenda predisporre per una supervisione incisiva da parte pubblica, sui fondi di private equity, i quali comprando e vendendo società, senza avere alcuna partecipazione azionaria, vengono tuttavia ad assumere un ruolo dominante nella vita delle imprese;
se non intenda promuovere una nuova intesa con l'Abi per fare in modo di salvaguardare, mediante interventi volti ad evitare una eccessiva stretta sul rientro del credito, l'integrità del sistema industriale in una fase di gravissima crisi;
quali iniziative in definitiva si intenda porre in essere al fine di garantire dipendenti e risparmiatori, evitando che migliaia di famiglie si trovino a subire ulteriori conseguenze negative che andrebbero a incidere sulla fiducia nella ripresa di tutto il comparto.
(4-02564)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Franceschini ed altri n. 1-00123, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Samperi, Lovelli, Codurelli.

La mozione Cicchitto ed altri n. 1-00138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Zorzato, Gava, Milanato.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Rivolta n. 4-01965, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nicola Molteni.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Franceschini n. 1-00123, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 140 del 25 febbraio 2009.

La Camera,
premesso che:
i comuni e le province versano in una situazione di grave crisi economico-finanziaria, dovuta a scelte quali l'inadeguata copertura del mancato gettito derivante dalla soppressione dell'Ici sulla prima casa, il blocco dell'autonomia impositiva degli enti territoriali, il taglio dei trasferimenti erariali e dei fondi destinati alle politiche sociali, le regole fortemente restrittive del patto di stabilità interno;
dopo il significativo apporto reso dall'intero comparto al riequilibrio della finanza pubblica (secondo i dati Istat, tra il 2004 e il 2007 i comuni sono passati da un deficit di 3.689 milioni di euro ad un avanzo di 325 milioni, mentre le province hanno migliorato il loro deficit da 1.968 a 1.270 milioni), il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 77, ha imposto agli enti locali un contributo alla manovra finanziaria di 1.650 milioni nel 2009 (di cui 1.340 a carico dei comuni e 310 delle province), 2.900 milioni nel 2010 e 5.140 milioni nel 2011;
si tratta di un obiettivo che, se non sarà allentato, determinerà per molti enti l'oggettiva impossibilità di rispettare il patto di stabilità interno, un'ulteriore contrazione della spesa per investimenti, l'assenza di sostegno all'economia a fronte della crescente stagnazione produttiva;
con l'approvazione della legge finanziaria per l'anno 2008 (articolo 1, comma 5) e, successivamente, con l'approvazione del decreto-legge n. 93 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2008, l'abitazione principale è stata esentata dal pagamento dell'Ici, con l'eccezione di una piccola minoranza di immobili appartenenti alle categorie catastali A1, A8 e A9 (abitazioni signorili, ville e castelli);
il Governo, nel documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, ha assicurato l'integrale copertura finanziaria del minor gettito Ici ai comuni a partire dall'anno 2008;
in realtà, i trasferimenti compensativi per minori entrate Ici sull'abitazione principale previsti per l'anno 2009 nel bilancio dello Stato ammontano a 2.604 milioni di euro e, a legislazione vigente, coprono una percentuale pari a circa l'86 per cento del complessivo gettito attestato dai comuni nel corso del 2008. Appare, tuttavia, verosimile ritenere che l'importo che verrà certificato dai comuni entro il 30 aprile 2009, in esecuzione del comma 32 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, supererà addirittura quanto certificato nel 2008, perché, tenendo conto delle stime del gettito Ici sull'abitazione principale di fonte Istat (3.831 milioni di euro), Anci (3.200 milioni di euro) e del Servizio bilancio del Senato della Repubblica (3.738 milioni di euro), la copertura finanziaria per la compensazione del minor gettito Ici ai comuni è da ritenersi ampiamente insufficiente, specie a fronte dell'emergere di fenomeni di cambiamenti di residenza o di separazioni fra coniugi fittizie, che provocano un restringimento della base imponibile e una riduzione del gettito;
il combinato disposto della legge finanziaria 2008 (articolo 2, comma 31) e del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 (articolo 61, comma 11), impone un taglio dei trasferimenti per gli enti locali pari a 563 milioni di euro: 313 milioni (di cui 251 milioni a carico dei comuni e 62 a carico delle province) in relazione alla riduzione dei costi della politica (a fronte di risparmi effettivi conseguiti assai inferiori alle stime del Governo) e 250 milioni sotto forma di riduzione del fondo ordinario destinato ai comuni (200 milioni) e alle province (50 milioni);
per quanto riguarda le province, il fronte del calo delle entrate, principalmente

collegate a tributi relativi al mercato dei veicoli, sta determinando evidenti difficoltà a gestire i bilanci per l'anno 2009, inasprendo ulteriormente i già pesanti vincoli. Dalle rilevazioni effettuate dalle province, infatti, emerge che per quanto concerne l'Ipt, gli incassi 2008 fanno registrare un -8 per cento rispetto al 2007, mentre il dato di gennaio 2009 è addirittura inferiore del 25 per cento rispetto allo stesso mese del 2008; ancor meno confortante è il dato relativo all'imposta responsabilità civile auto, dove annualmente il 2008 ha chiuso con un -5 per cento e la differenza tra gennaio 2009 e gennaio 2008 è addirittura del 14 per cento;
il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dalla legge n. 203 del 2008 (legge finanziaria per il 2009), dispone che le risorse originate da una serie di operazioni di carattere straordinario (cessioni di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società qualora quotate sui mercati regolamentati e vendita del patrimonio immobiliare) non sono conteggiate nella base assunta nel 2007 a riferimento per l'individuazione degli obiettivi e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno, se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito;
con la circolare n. 2 del 27 gennaio 2009, sul patto di stabilità interno per il 2009-2011, la Ragioneria generale dello Stato ha interpretato il dettato letterale del comma 8 in senso fortemente restrittivo, stabilendo che l'esclusione delle suddette risorse deve essere riferita non solo al saldo finanziario preso a base di riferimento, ossia l'anno 2007, ma anche al saldo di gestione degli anni del patto 2009-2011, con il rischio di una vera e propria paralisi degli investimenti degli enti locali (che rappresentano una quota maggioritaria del totale degli investimenti pubblici);
la citata circolare ha evidentemente snaturato la portata della norma, poiché l'esclusione dei proventi di cui al citato comma 8 non solo dalla base di riferimento 2007, ma anche dai saldi utili ai fini del patto di stabilità interno 2009/2011, limita fortemente l'opportunità degli enti locali di destinare ad investimenti le risorse conseguite con dismissioni di azioni, quote di società, vendite di immobili e dividendi e rende difficile la programmazione delle spese in conto capitale, spese da sottoporre a revisione ogni anno del triennio 2009-2011 per la verifica del rispetto del patto;
questo significa cancellare dai bilanci dei comuni almeno 1.700 milioni di euro di operazioni virtuose, bloccando ulteriormente pagamenti di investimenti già realizzati e l'utilizzo degli avanzi di amministrazione proprio per quei comuni, che più hanno contribuito al patto negli anni scorsi;
al contrario, le analisi evidenziano che le opere medio-piccole producono un effetto moltiplicatore sul sistema economico e sull'occupazione molto più elevato delle grandi infrastrutture e distribuito in modo diffuso sul territorio, da cui le piccole e medie imprese potrebbero avere grande beneficio. Il Governo, invece, ha destinato le risorse (spesso sottratte alle destinazioni originarie, come nel caso del Fondo per le aree sottoutilizzate) per realizzare grandi infrastrutture, che produrranno effetti solo nel lungo periodo: secondo la Confindustria, dei 16,6 miliardi di euro stanziati sono effettivamente spendibili, nel 2009, solo 650 milioni e, nel 2010, 3,6 miliardi;
gli enti locali nel 2007 hanno realizzato il 50,9 per cento degli investimenti fissi lordi delle amministrazioni pubbliche (i comuni il 43 per cento e le province il 7,9 per cento). Molti enti locali hanno a disposizione risorse economiche libere ed utilizzabili per finanziare opere già progettate,

cantierabili immediatamente o già cantierate, ma ferme a causa dei vincoli posti dal patto di stabilità che bloccano gli investimenti locali (pari a circa l'80 per cento del totale della spesa pubblica per investimenti), riducendo gli esigui spazi di bilancio lasciati aperti per attivare nuovi impegni di spesa con le risorse disponibili. Inoltre, impediscono il pagamento dei lavori già eseguiti ovvero il proseguimento delle opere appaltate e in corso di realizzazione (si registra un'impennata nei ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e si stima che molti adempimenti verranno rinviati, trasformandosi in situazioni debitorie per i comuni, ma soprattutto di paralisi dell'attività aziendale, a causa dell'assenza di liquidità);
in tutti gli altri Paesi dell'Europa e dell'Occidente le misure di politica economica per contrastare la crisi comprendono l'attivazione di programmi infrastrutturali diffusi a valenza locale, a partire dalla manutenzione dei beni pubblici, dall'edilizia popolare, dalle opere di dimensione piccola e media;
andrebbe assegnata una corsia preferenziale all'utilizzo di quelle risorse, peraltro disponibili, che possono essere impegnate nella manutenzione dei beni pubblici, quali, ad esempio, scuole, reti idriche, strade, ovvero nella realizzazione di progetti già cantierati - ad esempio, edilizia residenziale pubblica - e in grado di essere ultimati velocemente, entro il 2010: è stato stimato che un allentamento del patto di stabilità per i comuni consentirebbe di mettere in moto opere medio-piccole pari a circa 4,5 miliardi di investimento finanziario complessivo, con sicuri effetti sul piano occupazionale in settori, quali quello dell'edilizia e il suo indotto, che, secondo stime Ance, ha già perso in questo inizio 2009 circa 130 mila posti di lavoro;
sarebbe necessario consentire alle amministrazioni locali un'immediata spendibilità di ulteriori risorse che gli stessi enti avrebbero la possibilità di attivare, sbloccando una parte dei residui passivi relativi alla spesa in conto capitale ovvero procedendo alla definizione di nuovi apporti finanziari tramite dismissioni o alienazioni patrimoniali per mettere in campo con immediatezza programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria: scuole, verde pubblico, beni artistici e culturali, periferie, edilizia pubblica;
inoltre, sul fronte del welfare sono proprio gli enti locali il primo fronte di lotta alla povertà e di argine alla preoccupante crescita del disagio economico, sociale ed occupazionale,

impegna il Governo:

a definire gli interventi da adottare per ovviare alla grave situazione in cui versano i comuni e le province, assumendo, nei tempi utili alla predisposizione dei bilanci di previsione per il 2010, iniziative normative urgenti di riordino della finanza locale volte a garantire l'autonomia finanziaria degli enti locali nel quadro della concreta attuazione del federalismo fiscale;
a garantire l'integrale copertura del minor gettito derivante dall'abolizione dell'Ici sulle abitazioni principali;
ad adottare iniziative normative volte a superare, d'intesa con le associazioni delle autonomie locali, le criticità derivanti dall'applicazione del comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, anche tenendo conto dei bilanci approvati;
ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo degli avanzi di amministrazione per la spesa in conto capitale, in particolare per lavori di medio importo realizzabili entro il 2009;
ad adottare iniziative per escludere il più possibile dai saldi utili del patto di stabilità interno i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa,

a fronte di impegni regolarmente assunti ai sensi dell'articolo 183 del testo unico degli enti locali;
a incentivare l'utilizzo, del patrimonio immobiliare per sostenere la spesa in conto capitale ed abbattere il debito, in particolare eliminando i vincoli che impediscono l'utilizzo dei proventi della vendita del patrimonio per finanziare la spesa per investimenti.
(1-00123)
(Nuova formulazione) «Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Amici, Baretta, Fluvi, Bersani, Fontanelli, Zaccaria, D'Antoni, Lanzillotta, Bordo, D'Antona, Ferrari, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Naccarato, Piccolo, Pollastrini, Vassallo, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Cesario, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura, Carella, Causi, Ceccuzzi, De Micheli, Fogliardi, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Pizzetti, Ria, Sposetti, Strizzolo».
(25 febbraio 2009)

Si pubblica il testo riformulato della mozione Donadi n. 1-00134, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 146 del 16 marzo 2009.

La Camera,
premesso che:
i comuni sono l'istituzione più vicina ai cittadini che può fronteggiare in modo efficace la crisi economica, con investimenti che siano un volano per l'economia e con politiche sociali che sostengano famiglie e persone in difficoltà, garantendo una comunità coesa e solidale;
i comuni hanno partecipato più di altri comparti al risanamento della finanza pubblica, essendo il comparto che ha realizzato un surplus rispetto all'obiettivo assegnato dal patto di stabilità;
i comuni sono in difficoltà per i tagli ai trasferimenti, per la non ancora avvenuta completa compensazione Ici sulla prima casa, che vale 800 milioni a livello nazionale, per i tagli al fondo delle politiche sociali, per la sopravvalutazione delle entrate presunte dell'Ici ex-rurale e della riduzione dei costi della politica;
la situazione è critica ed è ben delineata nel rapporto redatto dall'Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel). Si tratta di una progressiva diminuzione di risorse ai comuni:
a) meno 451 milioni per il 2009 sul contributo ordinario;
b) meno 800 milioni di Ici non compensata;
c) minor corresponsione sul fondo delle politiche sociali, con tagli del 35 per cento per il 2008 e del 37 per cento per il 2009;
tutto questo mentre la crisi evidenzia una crescente fascia di povertà e, quindi, una maggior richiesta ai comuni di sussidi ed una maggior spesa proprio rivolta al sociale;
i comuni devono, altresì, confrontarsi, a causa delle regole del patto di stabilità, con una difficoltà sempre maggiore ad effettuare investimenti;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, rappresenta una parte rilevante della manovra finanziaria per il triennio 2009/2011;
in particolare, ai commi da 2 a 31 dell'articolo 77-bis, è prevista la disciplina del patto di stabilità interno degli enti locali per gli anni 2009/2011, in base al quale il settore della finanza locale concorre alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2009/2011 in misura pari a 9.690 milioni di euro;

la manovra finanziaria 2009 del Governo ha, dunque, previsto per gli enti locali uno sforzo di riequilibrio dei conti molto pesante nel 2009 e decisamente insostenibile nel 2010-2011:
a) 1.650 milioni nel 2009 (di cui 1.340 a carico dei comuni e 310 delle province);
b) 2.900 milioni nel 2010 (di cui 2.370 a carico dei comuni e 530 delle province);
c) 5.140 milioni nel 2011 (di cui 4.145 a carico dei comuni e 995 delle province);
il contributo richiesto agli enti locali non è proporzionato al loro peso sull'insieme delle amministrazioni pubbliche e non tiene conto che tra il 2004 e il 2007 i comuni sono passati da un deficit di 3.689 milioni ad un avanzo di 325 milioni, mentre le province hanno ridotto il loro deficit da 1.968 a 1.270 milioni;
per effetto della sospensione dell'autonomia impositiva degli enti locali, la manovra di riequilibrio verrà realizzata quasi esclusivamente sul lato delle uscite e gran parte della riduzione delle uscite avverrà sul conto capitale, attraverso la riduzione degli investimenti e il blocco dei pagamenti in conto capitale effettuati da comuni e province;
in particolare, il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dalla legge finanziaria per il 2009, dispone che le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate in mercati regolamentati, e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare non sono conteggiate nella base assunta a riferimento nel 2007 per l'individuazione degli obiettivi e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno, se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito;
la riformulazione del comma 8 era stata finalizzata all'esclusione dalla base di calcolo per il patto di stabilità interno (anno 2007) di una serie di entrate di carattere straordinario, che rischiavano di alterare in molte realtà il saldo finanziario di partenza per il conteggio degli obiettivi 2009-2011;
la Ragioneria generale dello Stato, con la circolare n. 2 del 27 gennaio 2009 sul patto di stabilità interno 2009-2011, ha interpretato il dettato letterale del comma 8 in senso fortemente restrittivo, stabilendo che l'esclusione delle risorse straordinarie di cui sopra deve essere riferita non solo al saldo finanziario dell'anno base, ma anche a quello degli anni 2009-2011;
in pratica, stando alla circolare della Ragioneria generale dello Stato, i comuni e le province, nel triennio 2009-2011, non potranno conteggiare tra le entrate valide, ai fini del patto di stabilità interno, le vendite del patrimonio immobiliare. Per i comuni soggetti al patto (che nel 2006 hanno realizzato il 73 per cento delle spese in conto capitale dell'insieme dei comuni) e le province diventerà sostanzialmente inutilizzabile un'importante (e virtuosa) fonte di finanziamento delle spese in conto capitale, mettendo a rischio investimenti per circa 2 miliardi di euro;
si cancellano così dai bilanci dei comuni italiani due miliardi di euro, con un'interpretazione ministeriale che, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, è in contrasto con alcuni ordini del giorno presentati da parlamentari di diversi gruppi e accolti dal Governo come raccomandazione nel corso della discussione sulla legge finanziaria per l'anno 2009;
una recente pronuncia della Corte dei conti della Lombardia, che definisce - in contrasto con la legge finanziaria 2009 - la circolare emanata dal Ministro Tremonti

il 27 gennaio 2009, conferma che le proteste espresse in quei giorni dai comuni italiani e dall'Anci erano giuste e motivate;
ma agli amministratori locali servono certezze;
alcuni comuni hanno consistenti risorse, che non possono utilizzare proprio per i vincoli del patto di stabilità;
alcuni provvedimenti del Governo hanno ripianato gestioni deficitarie e di dissesto finanziario, come nel caso del comune di Catania, o hanno escluso dal rispetto delle regole del patto di stabilità il comune di Roma, senza modificare le regole per tutti, lasciando così spazio a gravi fenomeni di irresponsabilità amministrativa e di discriminazione su base geografica;
la situazione è paradossale: il quadro generale è tale che l'aver bene amministrato risulta oggi addirittura penalizzante. Roma, Catania ed altre città ancora, che erano in situazioni di dissesto, hanno avuto quanto chiedevano. Altre realtà non possono neppure utilizzare risorse proprie e ciò appare francamente inaccettabile;
di fronte a questi fatti l'Anci ha deciso dal 5 febbraio 2009 di sospendere le relazioni istituzionali col Governo, in attesa di un confronto finalizzato al cambiamento delle regole del patto di stabilità;
un ulteriore fattore di riduzione degli investimenti è rappresentato dalla crisi del mercato immobiliare, destinata a ripercuotersi negativamente sui proventi per concessioni edilizie, che nel 2006 hanno coperto il 9,7 per cento delle riscossioni in conto capitale dei comuni;
per quanto concerne le province, la crisi economica in corso incide sull'imposta provinciale di trascrizione (Ipt), il cui gettito 2008 è diminuito dell'8 per cento rispetto al 2007, mentre il dato di gennaio 2009 è addirittura inferiore del 25 per cento rispetto allo stesso mese del 2008; ancor meno confortante è il dato relativo all'imposta responsabilità civile auto, dove annualmente il 2008 ha chiuso con un -5 per cento e la differenza tra gennaio 2009 e gennaio 2008 è addirittura del 14 per cento;
secondo i dati Istat, gli enti locali realizzano la maggioranza degli investimenti fissi lordi delle amministrazioni pubbliche: 18,4 miliardi di euro nel 2007, pari al 50,9 per cento del totale (15,5 miliardi i comuni e 2,9 le province);
le grandi opere decise nell'ultima riunione del Cipe entreranno in campo tra tre anni; servono, invece, opere cantierabili subito: le opere medio-piccole (realizzate, nella gran parte dei casi, dai comuni e dalle province) producono un effetto moltiplicatore sul sistema economico e sull'occupazione molto più elevato delle grandi infrastrutture e distribuito in modo diffuso sul territorio. Tra queste, l'Ance, l'Associazione nazionale dei costruttori edili, ne ha indicate 166, che hanno i progetti pronti, che potrebbero partire subito, ma non sono finanziate;
le difficoltà finanziarie dei comuni e delle province pesano negativamente sull'attività di molte piccole e medie imprese: secondo una recente indagine dell'Ance sui ritardi nei pagamenti da parte delle stazioni appaltanti per lavori pubblici eseguiti, il patto di stabilità interno è una delle cause maggiormente segnalate dalle imprese (46,3 per cento),

impegna il Governo:

ad attuare un confronto con i comuni e le province per:
a) la definizione di un patto di stabilità territoriale che abbia l'obiettivo di premiare gli enti virtuosi e sostenere gli investimenti;
b) la modifica delle regole del patto di stabilità, permettendo alle province ed ai comuni virtuosi di effettuare investimenti ed accelerare i pagamenti delle opere e dei servizi in corso;
a garantire ai comuni l'integrale copertura del minor gettito derivante dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa;

ad adottare iniziative normative volte a superare, d'intesa con le associazioni delle autonomie locali, le criticità derivanti dall'applicazione del comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, anche tenendo conto dei bilanci approvati;
ad adottare iniziative per escludere il più possibile dai saldi utili del patto di stabilità interno i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa, a fronte di impegni regolarmente assunti ai sensi dell'articolo 183 del testo unico degli enti locali;
ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo degli avanzi di amministrazione per la spesa in conto capitale, in particolare per lavori di medio importo realizzabili entro il 2009.
(1-00134)
(Nuova formulazione) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Cambursano».
(16 marzo 2009)

Si pubblica il testo riformulato della mozione Galletti n. 1-00135, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 146 del 16 marzo 2009.

La Camera,
premesso che:
la situazione della finanza locale è giunta ad un punto molto critico, dovuto al gravoso contributo imposto ai comuni ai fini del risanamento dei conti pubblici, all'abolizione dell'Ici sulla prima casa, ai vincoli stringenti sul nuovo patto di stabilità interno;
le gravi condizioni di bilancio in cui versano gli enti locali, che hanno effettuato investimenti e programmazioni economiche-finanziarie sulla base delle previste entrate Ici e dei trasferimenti dello Stato che poi sono venuti a mancare, rendono consistente il rischio collasso di tutto il sistema;
la manovra di contenimento della spesa delle autonomie territoriali ha conseguenze rilevanti sulla spesa sociale e sugli investimenti degli enti locali, che rappresentano il 70 per cento del complesso degli investimenti realizzati sul territorio nazionale;
questo è particolarmente grave in una situazione di crisi economica internazionale, nella quale gli investimenti pubblici anche locali sono considerati in tutti i Paesi un importante sostegno all'economia;
le opere infrastrutturali locali rappresentano, inoltre, un volano per lo sviluppo del territorio di riferimento, anche ai fini del rilancio occupazionale;
l'Anci, attraverso la Fondazione Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel), ha condotto un'indagine tra i comuni soggetti al rispetto del patto di stabilità interno, al fine di comprendere nel miglior modo possibile l'impatto della manovra finanziaria per l'anno 2009, analizzare la struttura e le dinamiche dei trasferimenti ricevuti dagli enti locali, gli effetti sull'autonomia tributaria derivanti dalla soppressione dell'Ici sulla prima casa, le conseguenze del nuovo patto di stabilità interno sulla spesa per investimenti;
il rapporto dell'Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel) 2008 ha evidenziato che, per quanto concerne il quadro di finanza dei comuni, dopo un trend finanziario declinante dal 1990 al 2002, si è avuta una tendenza migliorativa dei bilanci culminata nel 2007, quando i comuni sono stati l'unico comparto della pubblica amministrazione ad aver raggiunto un avanzo di bilancio, dovuto ad un minimo utilizzo della leva fiscale e ad un massimo controllo della spesa, compresa quella per investimenti;
nonostante tale comportamento virtuoso dei comuni, la recente programmazione

di bilancio, sebbene orientata a rafforzare la solidità dei conti pubblici, ha ridotto l'autonomia tributaria e la necessità di sviluppo degli enti locali, obbligandoli ad uno sforzo superiore al peso del comparto;
infatti, il documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, ripartendo gli obiettivi di finanza pubblica sui diversi livelli di governo, a fronte di una riduzione complessiva del deficit di circa 1,6 punti percentuali in rapporto al prodotto interno lordo, ha imposto ai comuni un risanamento pari al 25 per cento del totale, ben superiore al peso relativo di comparto, pari invece al 7 per cento, e tale contrazione riguarda necessariamente il versante della spesa, rappresentata per circa la metà da quella per investimenti;
le misure dell'ultima manovra di bilancio generano nel 2011 un taglio della spesa finale dei comuni pari ad oltre il 18 per cento di quella realizzata nel 2008, anno già caratterizzato da un forte declino degli investimenti;
l'entità della manovra imposta si connette con la riduzione di risorse messe a disposizione dei comuni, realizzata sia attraverso una progressiva riduzione dei trasferimenti in quota al prodotto interno lordo, sia mediante l'abbattimento dell'autonomia tributaria indotto dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa, mettendo a serio rischio il sistema finanziario delle amministrazioni comunali e la loro posizione debitoria;
per molti comuni il livello di indebitamento è maggiore del 200 per cento delle entrate proprie correnti e per essi a breve si potrebbe configurare la necessità di utilizzare risorse aggiuntive, creando ulteriori pressioni sui loro bilanci e sulla tenuta dei servizi locali;
il gettito Ici rappresentava per i comuni un'importante fonte di entrata e ne garantiva buona parte dell'autonomia tributaria, permettendo di disporre delle risorse necessarie all'erogazione dei servizi pubblici di prossimità, quali servizi sociali, servizi scolastici, trasporto pubblico locale e servizi ambientali;
secondo il rapporto dell'Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel) sul dato Ici relativo al 2006, pari per l'insieme dei comuni a 3,3 miliardi, l'abolizione decisa con il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, genera un taglio del 7 per cento delle entrate correnti (solo in parte compensato da trasferimenti erariali) e comunque del 13 per cento di quelle tributarie, riducendo l'autonomia tributaria degli stessi di cinque punti percentuali;
le difficoltà finanziarie dei comuni e i problemi di liquidità connessi al mancato gettito Ici, non ancora completamente coperto, sono andati peggiorando, a causa delle stringenti regole connesse al nuovo patto di stabilità;
ad essere penalizzati sono, soprattutto, gli investimenti degli enti locali, per il fatto che le norme sui saldi finanziari impediscono di utilizzare risorse che i comuni hanno a disposizione, a partire dagli avanzi di amministrazione;
l'articolo 77 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha definito gli obiettivi finanziari del patto di stabilità interno per le regioni e gli enti locali per il triennio 2009-2011, fissando il concorso del settore locale alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, in termini di indebitamento netto, in misura pari a 1.650 milioni di euro per l'anno 2009, 2.900 milioni di euro per l'anno 2010 e 5.140 milioni di euro per l'anno 2011;
l'articolo 77-bis del medesimo decreto-legge detta le regole relative al nuovo patto di stabilità interno per gli enti locali, al fine di garantire il conseguimento degli obiettivi finanziari stabiliti per il triennio 2009-2011;
gli obiettivi programmatici imposti dal patto di stabilità a ciascun ente locale

consistono nel raggiungimento, ai sensi dei commi 6 e 7 dell'articolo 77-bis, per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, di un saldo finanziario in termini di competenza mista pari a quello del 2007, migliorato per gli enti in disavanzo o peggiorato per gli enti in avanzo della misura determinata dall'applicazione di specifici coefficienti al saldo 2007;
il comma 8 del medesimo articolo 77-bis ha stabilito che le risorse derivanti dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali e le risorse derivanti dalla vendita del patrimonio immobiliare non sono conteggiate nei saldi rilevanti ai fini del patto di stabilità interno, qualora siano destinate alla riduzione del debito o alla realizzazione di investimenti strutturali;
l'articolo 2, comma 41, della legge finanziaria 22 dicembre 2008, n. 203 (legge finanziaria 2009), ha modificato il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, escludendo dai saldi anche le risorse provenienti dalla distribuzione dei dividendi derivanti da operazioni straordinarie poste in essere dalle società di servizi pubblici locali, purché quotate nei mercati regolamentati, a condizione che tali risorse siano destinate alla realizzazione di investimenti a qualsiasi titolo (e non solo di quelli infrastrutturali) o alla riduzione del debito;
in base alla nuova formulazione del comma 8, tali voci risulterebbero escluse dal computo del saldo finanziario 2007, preso a base di riferimento per l'individuazione dei saldi obiettivo e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno;
il comma 8 dell'articolo 77-bis dispone in questo modo la neutralità dei proventi da alienazioni per la costruzione dei saldi rilevanti ai fini del rispetto del patto di stabilità interno;
questa disposizione, che genera un effetto positivo per gli enti che nel 2007 hanno operato dismissioni in misura consistente, ha effetti negativi, invece, per gli enti che faranno alienazioni dall'anno 2009, in quanto non potranno computare questi proventi straordinari come entrate utili ai fini del patto e per finanziare spesa per investimenti;
se si considera che negli anni scorsi l'incidenza di tali entrate sul totale della spesa è stata pari in media all'11 per cento, con picchi superiori al 25 per cento, si può intuire quali saranno gli effetti sulla spesa per investimenti dei comuni nei prossimi anni;
infatti, qualora tale dispositivo non venga modificato, rendendolo facoltativo come richiesto dall'Anci, i comuni soggetti ai vincoli del patto di stabilità interno avranno grandi difficoltà a compensare la spesa per investimenti programmata;
questo risultato appare in palese contrasto con quanto stabilito dall'articolo 58 dello stesso decreto-legge n. 112 del 2008, che incentiva le dismissioni del patrimonio immobiliare locale;
la circolare n. 2 del 27 gennaio 2009, emanata dalla Ragioneria generale dello Stato, concernente il patto di stabilità interno per il 2009-2011 per province e comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, disciplinato dall'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla legge finanziaria per il 2009, contiene al punto C.2, - Esclusione dal saldo delle entrate rivenienti dalle alienazioni mobiliari e immobiliari e da dividendi -, un'interpretazione restrittiva del comma 8 dell'articolo 77-bis, secondo la quale l'esclusione delle suddette risorse deve essere riferita non solo al saldo finanziario preso a base di riferimento, ossia l'anno 2007, ma anche al saldo di gestione degli anni del patto, ossia gli anni 2009-2011, cosa che limita fortemente l'opportunità degli enti locali di destinare ad investimenti le risorse conseguite con dismissioni di azioni, quote e immobili;
la restrittiva interpretazione deriverebbe dal fatto che nel comma 8, come modificato dall'articolo 2, comma 41, della legge finanziaria per il 2009, sono state inserite le parole «e dei saldi utili per il

rispetto del patto di stabilità interno», il che implicherebbe che l'esclusione non debba riferirsi solo al saldo finanziario 2007, ma ad entrambe le tipologie di saldo;
la circolare spiega, inoltre, che escludere le entrate straordinarie solo dal saldo preso a riferimento per la determinazione degli obiettivi (anno 2007) e non anche dalla verifica comporta un peggioramento dei saldi di finanza pubblica, in quanto verrebbero significativamente ridimensionati gli obiettivi degli anni 2009, 2010 e 2011; peggioramento che, nella fase di approvazione legislativa, avrebbe richiesto un'adeguata compensazione finanziaria. Le entrate straordinarie, infatti, devono essere escluse anche dai saldi utili per la verifica del rispetto del patto, in quanto solo in tale circostanza è sostenibile la tesi della neutralità della disposizione, in ragione del fatto che i benefici di alcuni enti locali sarebbero compensati dagli svantaggi di altri;
tale interpretazione, essendo gli investimenti realizzati in più anni, rende difficile la programmazione delle spese in conto capitale da sottoporre a revisione ogni anno del triennio 2009-2011 per la verifica del rispetto del patto di stabilità;
non consentire l'utilizzo dei proventi derivanti dalle alienazioni immobiliari per finanziare la spesa per investimenti significa cancellare dai bilanci degli enti locali una base di riferimento significativa e consistente, nonché bloccare le opere pubbliche già programmate, causando così seri problemi in termini di servizi, di sicurezza e di sviluppo del territorio, oltre che in termini di rispetto del patto di stabilità per circa l'80 per cento dei comuni italiani, con ulteriori ripercussioni sulla tenuta dei saldi di finanza pubblica;
le suddette misure non permettono alle amministrazioni locali un'immediata spendibilità di quelle risorse che gli stessi enti avrebbero la possibilità di attivare sbloccando una parte dei residui passivi relativi alla spesa in conto capitale, per portare a termine opere già cantierate e non concluse perché i comuni non possono spendere risorse che sono già in loro possesso, pena il superamento dei vincoli posti dal patto di stabilità,

impegna il Governo:

ad assicurare ai comuni la totale compensazione delle minori entrate derivanti dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa, che rappresentava un'importante fonte di entrata e ne garantiva buona parte dell'autonomia tributaria;
ad introdurre, ai fini del computo del saldo finanziario, criteri più flessibili per favorire le spese di investimento sostenute dagli enti locali, che rappresentano il 70 per cento del complesso degli investimenti realizzati sul territorio nazionale;
ad interpretare la norma contenuta nel comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, nel senso che l'esclusione delle risorse derivanti dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle suddette società e dalla vendita del patrimonio immobiliare sia applicata solo alla base di riferimento anno 2007 e non anche in rapporto al saldo degli anni di gestione del patto per il triennio 2009-2011, al fine della verifica degli obiettivi di finanza pubblica;
a definire nuovi meccanismi finanziari che consentano agli enti locali virtuosi di poter incrementare la spesa per i propri investimenti attraverso l'utilizzazione dei proventi derivanti dall'attuazione del comma 8 dell'articolo 77-bis;
ad adottare iniziative per escludere dai saldi utili del patto di stabilità interno degli enti locali i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti, ai sensi dell'articolo 183 del testo unico degli enti locali;

ad attuare una rimodulazione degli obiettivi di finanza locale in misura equa per tutto il comparto e compatibile con le realtà di bilancio dei singoli enti, nonché un riproporzionamento dei contributi di ciascun livello di governo al perseguimento degli obiettivi di risanamento pubblico più rispondente al peso effettivo di ciascuno all'interno della pubblica amministrazione.
(1-00135)
(Nuova formulazione) «Galletti, Vietti, Ciccanti, Occhiuto, Tabacci, Tassone, Compagnon, Naro, Volontè».
(16 marzo 2009)

Si pubblica il testo riformulato della mozione Cicchitto n. 1-00138, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 146 del 16 marzo 2009.

La Camera,
premesso che:
il patto di stabilità per gli enti locali (regioni, province e comuni sopra i 5.000 abitanti) ha lo scopo di coordinare la finanza degli enti locali con quella dello Stato, al fine di ottemperare al patto di stabilità europeo;
in base al patto di stabilità europeo, gli Stati membri che, soddisfacendo tutti i cosiddetti parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l'euro, devono continuare a rispettare quelli correlati alla finanza pubblica, ossia un deficit pubblico non superiore al 3 per cento del prodotto interno lordo e un debito pubblico al di sotto del 60 per cento del prodotto interno lordo (o, comunque, un debito pubblico che dia segnali di rientro);
da più parti si è sottolineato il fatto che il meccanismo rigido e quasi automatico del patto di stabilità rischia di riflettersi in termini negativi sui tassi di sviluppo del Paese e di agire in termini prociclici. È, invece, indispensabile, soprattutto in un periodo di crisi economica come l'attuale, adottare politiche anticicliche finalizzate a contrastare il decremento dello sviluppo;
a tal fine si deve valutare l'opportunità, per quanto concerne l'Italia, di rimodulare internamente i vincoli del patto di stabilità, che valgono rigidamente per i saldi di finanza pubblica statale, al fine di premiare gli enti più virtuosi e non comprimere eccessivamente gli investimenti, che possono avere non solo funzione anticiclica, ma costituire un'importante massa d'urto, tenendo anche conto del fatto che, a differenza dei pur essenziali interventi infrastrutturali di grande rilievo, essi rappresentano somme immediatamente spendibili e quindi hanno un impatto immediato;
il patto di stabilità interno per gli enti locali relativo agli anni 2009-2011, introdotto con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, al fine di evitare eccessive correzioni nell'ambito della struttura dei conti di tali enti, non poteva che muoversi, nelle grandi linee, se non in armonia con il contenuto del precedente patto di stabilità e quindi ha mantenuto il meccanismo della competenza mista - competenza per la spesa corrente e cassa per quella in conto capitale - per la definizione dei saldi-obietttivo della manovra;
tale sistema, per quanto concerne la spesa per investimenti, rischia di danneggiarla a vantaggio della spesa corrente e, d'altro canto, non è idoneo a garantire flussi adeguati ai pagamenti in relazione all'effettivo realizzarsi della spesa in conto capitale;
malgrado le modifiche e le innovazioni introdotte sia nel citato decreto-legge n. 112 del 2008, sia nella legge finanziaria per il 2009, risultano comunque difficoltà ad incrementare la spesa per investimenti e quindi è opportuna un'ulteriore revisione in materia;
a tale proposito, il comma 8 dell'articolo 77-bis del già citato decreto-legge

n. 112 del 2008, pur avendo la finalità di consentire incrementi della spesa di investimento, con copertura riferita ad entrate di carattere straordinario, ha dato luogo ad interpretazioni difformi (si veda quella data dalla sezione regionale lombarda della Corte dei conti, interpellata dal sindaco di Varese) e, in particolare, la sua applicazione rigida contenuta nella circolare in materia della Ragioneria generale dello Stato ha lasciato insoddisfatti molti enti locali;
una maggiore autonomia di spesa, soprattutto per investimenti degli enti locali, è in linea con i nuovi principi del federalismo fiscale che la Camera dei deputati si accinge a discutere e ad approvare;
per risolvere alcune situazioni di crisi di specifici comuni italiani, il Governo è dovuto intervenire con specifiche dotazioni finanziarie, che si sono dovute porre al di fuori dei meccanismi del patto di stabilità, creando un certo grado di malcontento, soprattutto da parte degli enti locali più virtuosi;
gli stretti vincoli del patto di stabilità per il triennio 2009-2011 non consentono alle amministrazioni locali di utilizzare i residui passivi relativi alla spesa in conto capitale per portare a termine opere già programmate, nonché regolare i pagamenti alle imprese fornitrici, che sono in grave difficoltà per mancanza di liquidità;
gli enti locali potrebbero essere «costretti» a contrarre non solo i pagamenti alle aziende fornitrici, ma anche l'erogazione di servizi sociali essenziali, pur di rispettare il patto di stabilità per il triennio 2009-2011 ed evitare le applicazioni di sanzioni amministrative;
per un efficace rilancio degli investimenti, anche ai fini anticongiunturali, è necessario che queste risorse, già in possesso degli enti locali, possano essere almeno in parte utilizzate al fine di effettuare investimenti necessari in infrastrutture, scuole, manutenzioni ordinarie e straordinarie, ritenute essenziali per l'erogazione dei servizi ai cittadini,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a rivedere i criteri su cui si basa la disciplina del patto di stabilità (calcolo del saldo finanziario e principio della competenza mista, nonché riferimento ad un solo anno per il calcolo dei saldi-obiettivo), introdotta dal Governo Prodi, per renderla più idonea all'adozione di politiche dinamiche della spesa, atte a premiare gli enti virtuosi e a selezionare positivamente le tipologie di spesa più adeguate a promuovere lo sviluppo economico del Paese, nonché per tenere anche conto delle variazioni demografiche dei comuni;
a definire gli interventi da adottare per ovviare alla grave situazione in cui versano gli enti locali, assumendo, nei tempi utili alla predisposizione dei bilanci di previsione per il 2010, iniziative normative urgenti di riordino della finanza locale volte a garantire l'autonomia finanziaria di tali enti nel quadro della concreta attuazione del federalismo fiscale;
a operare, sin da subito, con un'immediata iniziativa normativa, per poter ampliare il più possibile, ferme restando le compatibilità finanziarie complessive, gli attuali vincoli del patto di stabilità interno, al fine di incentivare la spesa di investimento degli enti locali virtuosi;
ad adottare iniziative normative volte a superare, d'intesa con le associazioni delle autonomie locali, le criticità derivanti dall'applicazione del comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, anche tenendo conto dei bilanci approvati;
a valutare l'adozione di strumenti che consentano, in tale quadro, la liquidazione della maggiore quantità possibile di crediti maturati dalle piccole e medie imprese nei confronti dei comuni, eventualmente mediante l'intervento della Cassa depositi e prestiti oppure mediante il rilascio di forme di garanzia dello Stato, al fine di

sopperire alla grave mancanza di liquidità delle piccole e medie imprese.
(1-00138)
(Nuova formulazione) «Cicchitto, Cota, Lo Monte, Bitonci, Bocchino, Iannaccone, Osvaldo Napoli, Fugatti, Baldelli, Lorenzin, Zorzato».
(16 marzo 2009)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Capitanio Santolini n. 2-00252 del 12 dicembre 2008;
interpellanza urgente Gottardo n. 2-00323 del 26 febbraio 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00189 del 20 ottobre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01140;
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00312 del 15 gennaio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01139;
interrogazione a risposta orale Nicola Molteni e Rivolta n. 3-00361 del 9 febbraio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01144;
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00383 del 12 febbraio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01138;
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00419 del 10 marzo 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01141;
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00427 dell'11 marzo 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01142;
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00429 dell'11 marzo 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01143.