XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 16 marzo 2009

TESTO AGGIORNATO AL 17 MARZO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
i comuni sono l'istituzione più vicina ai cittadini che può fronteggiare in modo efficace la crisi economica, con investimenti che siano un volano per l'economia e con politiche sociali che sostengano famiglie e persone in difficoltà, garantendo una comunità coesa e solidale;
i comuni hanno partecipato più di altri comparti al risanamento della finanza pubblica, essendo il comparto che ha realizzato un surplus rispetto all'obiettivo assegnato dal patto di stabilità;
i comuni sono in difficoltà per i tagli ai trasferimenti, per la non ancora avvenuta completa compensazione Ici sulla prima casa, che vale 800 milioni a livello nazionale, per i tagli al fondo delle politiche sociali, per la sopravvalutazione delle entrate presunte dell'Ici ex-rurale e della riduzione dei costi della politica;
la situazione è critica ed è ben delineata nel rapporto redatto dall'Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel). Si tratta di una progressiva diminuzione di risorse ai comuni:
a) meno 451 milioni per il 2009 sul contributo ordinario;
b) meno 800 milioni di Ici non compensata;
c) minor corresponsione sul fondo delle politiche sociali, con tagli del 35 per cento per il 2008 e del 37 per cento per il 2009;
tutto questo mentre la crisi evidenzia una crescente fascia di povertà e, quindi, una maggior richiesta ai comuni di sussidi ed una maggior spesa proprio rivolta al sociale;
i comuni devono, altresì, confrontarsi, a causa delle regole del patto di stabilità, con una difficoltà sempre maggiore ad effettuare investimenti;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, rappresenta una parte rilevante della manovra finanziaria per il triennio 2009/2011;
in particolare, ai commi da 2 a 31 dell'articolo 77-bis, è prevista la disciplina del patto di stabilità interno degli enti locali per gli anni 2009/2011, in base al quale il settore della finanza locale concorre alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2009/2011 in misura pari a 9.690 milioni di euro;

la manovra finanziaria 2009 del Governo ha, dunque, previsto per gli enti locali uno sforzo di riequilibrio dei conti molto pesante nel 2009 e decisamente insostenibile nel 2010-2011:
a) 1.650 milioni nel 2009 (di cui 1.340 a carico dei comuni e 310 delle province);
b) 2.900 milioni nel 2010 (di cui 2.370 a carico dei comuni e 530 delle province);
c) 5.140 milioni nel 2011 (di cui 4.145 a carico dei comuni e 995 delle province);
il contributo richiesto agli enti locali non è proporzionato al loro peso sull'insieme delle amministrazioni pubbliche e non tiene conto che tra il 2004 e il 2007 i comuni sono passati da un deficit di 3.689 milioni ad un avanzo di 325 milioni, mentre le province hanno ridotto il loro deficit da 1.968 a 1.270 milioni;
per effetto della sospensione dell'autonomia impositiva degli enti locali, la manovra di riequilibrio verrà realizzata quasi esclusivamente sul lato delle uscite e gran parte della riduzione delle uscite avverrà sul conto capitale, attraverso la riduzione degli investimenti e il blocco dei pagamenti in conto capitale effettuati da comuni e province;
in particolare, il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dalla legge finanziaria per il 2009, dispone che le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate in mercati regolamentati, e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare non sono conteggiate nella base assunta a riferimento nel 2007 per l'individuazione degli obiettivi e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno, se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito;
la riformulazione del comma 8 era stata finalizzata all'esclusione dalla base di calcolo per il patto di stabilità interno (anno 2007) di una serie di entrate di carattere straordinario, che rischiavano di alterare in molte realtà il saldo finanziario di partenza per il conteggio degli obiettivi 2009-2011;
la Ragioneria generale dello Stato, con la circolare n. 2 del 27 gennaio 2009 sul patto di stabilità interno 2009-2011, ha interpretato il dettato letterale del comma 8 in senso fortemente restrittivo, stabilendo che l'esclusione delle risorse straordinarie di cui sopra deve essere riferita non solo al saldo finanziario dell'anno base, ma anche a quello degli anni 2009-2011;
in pratica, stando alla circolare della Ragioneria generale dello Stato, i comuni e le province, nel triennio 2009-2011, non potranno conteggiare tra le entrate valide, ai fini del patto di stabilità interno, le vendite del patrimonio immobiliare. Per i comuni soggetti al patto (che nel 2006 hanno realizzato il 73 per cento delle spese in conto capitale dell'insieme dei comuni) e le province diventerà sostanzialmente inutilizzabile un'importante (e virtuosa) fonte di finanziamento delle spese in conto capitale, mettendo a rischio investimenti per circa 2 miliardi di euro;
si cancellano così dai bilanci dei comuni italiani due miliardi di euro, con un'interpretazione ministeriale che, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, è in contrasto con alcuni ordini del giorno presentati da parlamentari di diversi gruppi e accolti dal Governo come raccomandazione nel corso della discussione sulla legge finanziaria per l'anno 2009;
una recente pronuncia della Corte dei conti della Lombardia, che definisce - in contrasto con la legge finanziaria 2009 - la circolare emanata dal Ministro Tremonti

il 27 gennaio 2009, conferma che le proteste espresse in quei giorni dai comuni italiani e dall'Anci erano giuste e motivate;
ma agli amministratori locali servono certezze;
alcuni comuni hanno consistenti risorse, che non possono utilizzare proprio per i vincoli del patto di stabilità;
alcuni provvedimenti del Governo hanno ripianato gestioni deficitarie e di dissesto finanziario, come nel caso del comune di Catania, o hanno escluso dal rispetto delle regole del patto di stabilità il comune di Roma, senza modificare le regole per tutti, lasciando così spazio a gravi fenomeni di irresponsabilità amministrativa e di discriminazione su base geografica;
la situazione è paradossale: il quadro generale è tale che l'aver bene amministrato risulta oggi addirittura penalizzante. Roma, Catania ed altre città ancora, che erano in situazioni di dissesto, hanno avuto quanto chiedevano. Altre realtà non possono neppure utilizzare risorse proprie e ciò appare francamente inaccettabile;
di fronte a questi fatti l'Anci ha deciso dal 5 febbraio 2009 di sospendere le relazioni istituzionali col Governo, in attesa di un confronto finalizzato al cambiamento delle regole del patto di stabilità;
un ulteriore fattore di riduzione degli investimenti è rappresentato dalla crisi del mercato immobiliare, destinata a ripercuotersi negativamente sui proventi per concessioni edilizie, che nel 2006 hanno coperto il 9,7 per cento delle riscossioni in conto capitale dei comuni;
per quanto concerne le province, la crisi economica in corso incide sull'imposta provinciale di trascrizione (Ipt), il cui gettito 2008 è diminuito dell'8 per cento rispetto al 2007, mentre il dato di gennaio 2009 è addirittura inferiore del 25 per cento rispetto allo stesso mese del 2008; ancor meno confortante è il dato relativo all'imposta responsabilità civile auto, dove annualmente il 2008 ha chiuso con un -5 per cento e la differenza tra gennaio 2009 e gennaio 2008 è addirittura del 14 per cento;
secondo i dati Istat, gli enti locali realizzano la maggioranza degli investimenti fissi lordi delle amministrazioni pubbliche: 18,4 miliardi di euro nel 2007, pari al 50,9 per cento del totale (15,5 miliardi i comuni e 2,9 le province);
le grandi opere decise nell'ultima riunione del Cipe entreranno in campo tra tre anni; servono, invece, opere cantierabili subito: le opere medio-piccole (realizzate, nella gran parte dei casi, dai comuni e dalle province) producono un effetto moltiplicatore sul sistema economico e sull'occupazione molto più elevato delle grandi infrastrutture e distribuito in modo diffuso sul territorio. Tra queste, l'Ance, l'Associazione nazionale dei costruttori edili, ne ha indicate 166, che hanno i progetti pronti, che potrebbero partire subito, ma non sono finanziate;
le difficoltà finanziarie dei comuni e delle province pesano negativamente sull'attività di molte piccole e medie imprese: secondo una recente indagine dell'Ance sui ritardi nei pagamenti da parte delle stazioni appaltanti per lavori pubblici eseguiti, il patto di stabilità interno è una delle cause maggiormente segnalate dalle imprese (46,3 per cento),

impegna il Governo:

ad attuare un confronto con i comuni e le province per:
a) la definizione di un patto di stabilità territoriale che abbia l'obiettivo di premiare gli enti virtuosi e sostenere gli investimenti;
b) la modifica delle regole del patto di stabilità, permettendo alle province ed ai comuni virtuosi di effettuare investimenti ed accelerare i pagamenti delle opere e dei servizi in corso;
a garantire ai comuni l'integrale copertura del minor gettito derivante dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa;

ad adottare iniziative normative volte a superare, d'intesa con le associazioni delle autonomie locali, le criticità derivanti dall'applicazione del comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, anche tenendo conto dei bilanci approvati;
ad adottare iniziative per escludere il più possibile dai saldi utili del patto di stabilità interno i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa, a fronte di impegni regolarmente assunti ai sensi dell'articolo 183 del testo unico degli enti locali;
ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo degli avanzi di amministrazione per la spesa in conto capitale, in particolare per lavori di medio importo realizzabili entro il 2009.
(1-00134) (Nuova formulazione) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Cambursano».

La Camera,
premesso che:
la situazione della finanza locale è giunta ad un punto molto critico, dovuto al gravoso contributo imposto ai comuni ai fini del risanamento dei conti pubblici, all'abolizione dell'Ici sulla prima casa, ai vincoli stringenti sul nuovo patto di stabilità interno;
le gravi condizioni di bilancio in cui versano gli enti locali, che hanno effettuato investimenti e programmazioni economiche-finanziarie sulla base delle previste entrate Ici e dei trasferimenti dello Stato che poi sono venuti a mancare, rendono consistente il rischio collasso di tutto il sistema;
la manovra di contenimento della spesa delle autonomie territoriali ha conseguenze rilevanti sulla spesa sociale e sugli investimenti degli enti locali, che rappresentano il 70 per cento del complesso degli investimenti realizzati sul territorio nazionale;
questo è particolarmente grave in una situazione di crisi economica internazionale, nella quale gli investimenti pubblici anche locali sono considerati in tutti i Paesi un importante sostegno all'economia;
le opere infrastrutturali locali rappresentano, inoltre, un volano per lo sviluppo del territorio di riferimento, anche ai fini del rilancio occupazionale;
l'Anci, attraverso la Fondazione Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel), ha condotto un'indagine tra i comuni soggetti al rispetto del patto di stabilità interno, al fine di comprendere nel miglior modo possibile l'impatto della manovra finanziaria per l'anno 2009, analizzare la struttura e le dinamiche dei trasferimenti ricevuti dagli enti locali, gli effetti sull'autonomia tributaria derivanti dalla soppressione dell'Ici sulla prima casa, le conseguenze del nuovo patto di stabilità interno sulla spesa per investimenti;
il rapporto dell'Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel) 2008 ha evidenziato che, per quanto concerne il quadro di finanza dei comuni, dopo un trend finanziario declinante dal 1990 al 2002, si è avuta una tendenza migliorativa dei bilanci culminata nel 2007, quando i comuni sono stati l'unico comparto della pubblica amministrazione ad aver raggiunto un avanzo di bilancio, dovuto ad un minimo utilizzo della leva fiscale e ad un massimo controllo della spesa, compresa quella per investimenti;
nonostante tale comportamento virtuoso dei comuni, la recente programmazione

di bilancio, sebbene orientata a rafforzare la solidità dei conti pubblici, ha ridotto l'autonomia tributaria e la necessità di sviluppo degli enti locali, obbligandoli ad uno sforzo superiore al peso del comparto;
infatti, il documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, ripartendo gli obiettivi di finanza pubblica sui diversi livelli di governo, a fronte di una riduzione complessiva del deficit di circa 1,6 punti percentuali in rapporto al prodotto interno lordo, ha imposto ai comuni un risanamento pari al 25 per cento del totale, ben superiore al peso relativo di comparto, pari invece al 7 per cento, e tale contrazione riguarda necessariamente il versante della spesa, rappresentata per circa la metà da quella per investimenti;
le misure dell'ultima manovra di bilancio generano nel 2011 un taglio della spesa finale dei comuni pari ad oltre il 18 per cento di quella realizzata nel 2008, anno già caratterizzato da un forte declino degli investimenti;
l'entità della manovra imposta si connette con la riduzione di risorse messe a disposizione dei comuni, realizzata sia attraverso una progressiva riduzione dei trasferimenti in quota al prodotto interno lordo, sia mediante l'abbattimento dell'autonomia tributaria indotto dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa, mettendo a serio rischio il sistema finanziario delle amministrazioni comunali e la loro posizione debitoria;
per molti comuni il livello di indebitamento è maggiore del 200 per cento delle entrate proprie correnti e per essi a breve si potrebbe configurare la necessità di utilizzare risorse aggiuntive, creando ulteriori pressioni sui loro bilanci e sulla tenuta dei servizi locali;
il gettito Ici rappresentava per i comuni un'importante fonte di entrata e ne garantiva buona parte dell'autonomia tributaria, permettendo di disporre delle risorse necessarie all'erogazione dei servizi pubblici di prossimità, quali servizi sociali, servizi scolastici, trasporto pubblico locale e servizi ambientali;
secondo il rapporto dell'Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel) sul dato Ici relativo al 2006, pari per l'insieme dei comuni a 3,3 miliardi, l'abolizione decisa con il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, genera un taglio del 7 per cento delle entrate correnti (solo in parte compensato da trasferimenti erariali) e comunque del 13 per cento di quelle tributarie, riducendo l'autonomia tributaria degli stessi di cinque punti percentuali;
le difficoltà finanziarie dei comuni e i problemi di liquidità connessi al mancato gettito Ici, non ancora completamente coperto, sono andati peggiorando, a causa delle stringenti regole connesse al nuovo patto di stabilità;
ad essere penalizzati sono, soprattutto, gli investimenti degli enti locali, per il fatto che le norme sui saldi finanziari impediscono di utilizzare risorse che i comuni hanno a disposizione, a partire dagli avanzi di amministrazione;
l'articolo 77 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha definito gli obiettivi finanziari del patto di stabilità interno per le regioni e gli enti locali per il triennio 2009-2011, fissando il concorso del settore locale alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, in termini di indebitamento netto, in misura pari a 1.650 milioni di euro per l'anno 2009, 2.900 milioni di euro per l'anno 2010 e 5.140 milioni di euro per l'anno 2011;
l'articolo 77-bis del medesimo decreto-legge detta le regole relative al nuovo patto di stabilità interno per gli enti locali, al fine di garantire il conseguimento degli obiettivi finanziari stabiliti per il triennio 2009-2011;
gli obiettivi programmatici imposti dal patto di stabilità a ciascun ente locale

consistono nel raggiungimento, ai sensi dei commi 6 e 7 dell'articolo 77-bis, per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, di un saldo finanziario in termini di competenza mista pari a quello del 2007, migliorato per gli enti in disavanzo o peggiorato per gli enti in avanzo della misura determinata dall'applicazione di specifici coefficienti al saldo 2007;
il comma 8 del medesimo articolo 77-bis ha stabilito che le risorse derivanti dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali e le risorse derivanti dalla vendita del patrimonio immobiliare non sono conteggiate nei saldi rilevanti ai fini del patto di stabilità interno, qualora siano destinate alla riduzione del debito o alla realizzazione di investimenti strutturali;
l'articolo 2, comma 41, della legge finanziaria 22 dicembre 2008, n. 203 (legge finanziaria 2009), ha modificato il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, escludendo dai saldi anche le risorse provenienti dalla distribuzione dei dividendi derivanti da operazioni straordinarie poste in essere dalle società di servizi pubblici locali, purché quotate nei mercati regolamentati, a condizione che tali risorse siano destinate alla realizzazione di investimenti a qualsiasi titolo (e non solo di quelli infrastrutturali) o alla riduzione del debito;
in base alla nuova formulazione del comma 8, tali voci risulterebbero escluse dal computo del saldo finanziario 2007, preso a base di riferimento per l'individuazione dei saldi obiettivo e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno;
il comma 8 dell'articolo 77-bis dispone in questo modo la neutralità dei proventi da alienazioni per la costruzione dei saldi rilevanti ai fini del rispetto del patto di stabilità interno;
questa disposizione, che genera un effetto positivo per gli enti che nel 2007 hanno operato dismissioni in misura consistente, ha effetti negativi, invece, per gli enti che faranno alienazioni dall'anno 2009, in quanto non potranno computare questi proventi straordinari come entrate utili ai fini del patto e per finanziare spesa per investimenti;
se si considera che negli anni scorsi l'incidenza di tali entrate sul totale della spesa è stata pari in media all'11 per cento, con picchi superiori al 25 per cento, si può intuire quali saranno gli effetti sulla spesa per investimenti dei comuni nei prossimi anni;
infatti, qualora tale dispositivo non venga modificato, rendendolo facoltativo come richiesto dall'Anci, i comuni soggetti ai vincoli del patto di stabilità interno avranno grandi difficoltà a compensare la spesa per investimenti programmata;
questo risultato appare in palese contrasto con quanto stabilito dall'articolo 58 dello stesso decreto-legge n. 112 del 2008, che incentiva le dismissioni del patrimonio immobiliare locale;
la circolare n. 2 del 27 gennaio 2009, emanata dalla Ragioneria generale dello Stato, concernente il patto di stabilità interno per il 2009-2011 per province e comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, disciplinato dall'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla legge finanziaria per il 2009, contiene al punto C.2, - Esclusione dal saldo delle entrate rivenienti dalle alienazioni mobiliari e immobiliari e da dividendi -, un'interpretazione restrittiva del comma 8 dell'articolo 77-bis, secondo la quale l'esclusione delle suddette risorse deve essere riferita non solo al saldo finanziario preso a base di riferimento, ossia l'anno 2007, ma anche al saldo di gestione degli anni del patto, ossia gli anni 2009-2011, cosa che limita fortemente l'opportunità degli enti locali di destinare ad investimenti le risorse conseguite con dismissioni di azioni, quote e immobili;
la restrittiva interpretazione deriverebbe dal fatto che nel comma 8, come modificato dall'articolo 2, comma 41, della legge finanziaria per il 2009, sono state inserite le parole «e dei saldi utili per il

rispetto del patto di stabilità interno», il che implicherebbe che l'esclusione non debba riferirsi solo al saldo finanziario 2007, ma ad entrambe le tipologie di saldo;
la circolare spiega, inoltre, che escludere le entrate straordinarie solo dal saldo preso a riferimento per la determinazione degli obiettivi (anno 2007) e non anche dalla verifica comporta un peggioramento dei saldi di finanza pubblica, in quanto verrebbero significativamente ridimensionati gli obiettivi degli anni 2009, 2010 e 2011; peggioramento che, nella fase di approvazione legislativa, avrebbe richiesto un'adeguata compensazione finanziaria. Le entrate straordinarie, infatti, devono essere escluse anche dai saldi utili per la verifica del rispetto del patto, in quanto solo in tale circostanza è sostenibile la tesi della neutralità della disposizione, in ragione del fatto che i benefici di alcuni enti locali sarebbero compensati dagli svantaggi di altri;
tale interpretazione, essendo gli investimenti realizzati in più anni, rende difficile la programmazione delle spese in conto capitale da sottoporre a revisione ogni anno del triennio 2009-2011 per la verifica del rispetto del patto di stabilità;
non consentire l'utilizzo dei proventi derivanti dalle alienazioni immobiliari per finanziare la spesa per investimenti significa cancellare dai bilanci degli enti locali una base di riferimento significativa e consistente, nonché bloccare le opere pubbliche già programmate, causando così seri problemi in termini di servizi, di sicurezza e di sviluppo del territorio, oltre che in termini di rispetto del patto di stabilità per circa l'80 per cento dei comuni italiani, con ulteriori ripercussioni sulla tenuta dei saldi di finanza pubblica;
le suddette misure non permettono alle amministrazioni locali un'immediata spendibilità di quelle risorse che gli stessi enti avrebbero la possibilità di attivare sbloccando una parte dei residui passivi relativi alla spesa in conto capitale, per portare a termine opere già cantierate e non concluse perché i comuni non possono spendere risorse che sono già in loro possesso, pena il superamento dei vincoli posti dal patto di stabilità,

impegna il Governo:

ad assicurare ai comuni la totale compensazione delle minori entrate derivanti dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa, che rappresentava un'importante fonte di entrata e ne garantiva buona parte dell'autonomia tributaria;
ad introdurre, ai fini del computo del saldo finanziario, criteri più flessibili per favorire le spese di investimento sostenute dagli enti locali, che rappresentano il 70 per cento del complesso degli investimenti realizzati sul territorio nazionale;
ad interpretare la norma contenuta nel comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, nel senso che l'esclusione delle risorse derivanti dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle suddette società e dalla vendita del patrimonio immobiliare sia applicata solo alla base di riferimento anno 2007 e non anche in rapporto al saldo degli anni di gestione del patto per il triennio 2009-2011, al fine della verifica degli obiettivi di finanza pubblica;
a definire nuovi meccanismi finanziari che consentano agli enti locali virtuosi di poter incrementare la spesa per i propri investimenti attraverso l'utilizzazione dei proventi derivanti dall'attuazione del comma 8 dell'articolo 77-bis;
ad adottare iniziative per escludere dai saldi utili del patto di stabilità interno degli enti locali i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti, ai sensi dell'articolo 183 del testo unico degli enti locali;
ad attuare una rimodulazione degli obiettivi di finanza locale in misura equa per tutto il comparto e compatibile con le realtà di bilancio dei singoli enti, nonché un riproporzionamento dei contributi di ciascun livello di governo al perseguimento degli obiettivi di risanamento pubblico più rispondente al peso effettivo di ciascuno all'interno della pubblica amministrazione.
(1-00135) (Nuova formulazione) «Galletti, Vietti, Ciccanti, Occhiuto, Tabacci, Tassone, Compagnon, Naro, Volontè».

La Camera,
premesso che:
per garantire uno Stato soddisfacente per i tutti i cittadini è necessario operare affinché ogni Paese partecipi in modo diretto e senza ostacoli alle reti, ai programmi di cooperazione internazionale in materia di salute, soprattutto tenuto

conto del fatto che oggi sono maggiori le possibilità di una propagazione transfrontaliera di varie malattie infettive;
tra le malattie infettive l'HIV/AIDS, conosce una diffusione sempre maggiore a livello mondiale e un aumento, anche, nei Paesi europei;
il Parlamento europeo il 24 aprile 2007 ha adottato la risoluzione sulla lotta all'HIV/AIDS all'interno dell'Unione europea e nei Paesi vicini per il triennio 2007-2009;
il Parlamento europeo il 21 novembre 2008 ha adottato la risoluzione sull'HIV/AIDS - Diagnosi precoce e cure tempestive;
in occasione della giornata internazionale della lotta all'HIV/AIDS 2008 la Commissione europea e il Consiglio dell'Unione europea hanno sottolineato l'importanza della diagnosi precoce attraverso la facilitazione dell'accesso al test ed hanno invitato tutti gli Stati membri a portare i loro risultati nel campo alla Conferenza di Vienna che si terrà nel 2010;
le conclusioni delle Conferenza «2008 HIV Diagnosis HIV Summit» della presidenza francese dell'Unione europea tenuta a Parigi nel novembre 2008, nello stigmatizzare il ritardo nella diagnosi per l'HIV/AIDS, invitano gli Stati membri a mettere in atto con urgenza tutte le azioni per migliorare l'accesso al test in un sistema che lascia in Francia nell'ignoranza del proprio stato almeno 40.000 sieropositivi all'anno, permettendo quindi attraverso la diagnosi precoce di migliorare la qualità della loro vita e allo stesso tempo ridurre la trasmissione della malattia;
in base ad alcune recenti ricerche si stima che nel nostro Paese siano circa 130.000 mila le persone sieropositive, poiché i casi accertati sono soltanto 65.000, il 50 per cento dei sieropositivi presenti in Italia risultano, attualmente, non identificati;
in Italia, come negli altri Paesi dell'Unione europea il numero di nuovi contagi HIV continua a crescere, nel 2008 secondo gli ultimi dati del COA (Centro operativo AIDS dell'Istituto superiore della sanità), oltre 4.000 persone si sono infettate con l'HIV;
nel 2008 il COA comunica che sono state 1.400 le persone sieropositive che si sono ammalate di HIV quelle cioè che durante lo scorso anno hanno manifestato i segni di malattie conseguenti all'infezione dell'HIV;
la diminuzione dei casi di AIDS conclamato, nel nostro Paese, appare sempre meno netta e in alcune regioni come il Lazio o la Toscana, si registra addirittura un nuovo incremento;

una larga percentuale di infezioni da Virus HIV non vengono diagnosticate e molte di queste persone, che non sanno di essere infette, scopriranno di esserlo solo quando saranno afflitte dalle patologie correlate;
l'HIV/AIDS è una malattia trasmissibile ed esiste quindi il rischio di contagio da parte delle persone infette che non sanno ancora di esserlo;
l'introduzione di misure efficaci e realistiche di salute pubblica per facilitare la diagnosi precoce dell'infezione da HIV è indispensabile per evitare una inconsapevole diffusione della malattia, dare migliori possibilità di cura e dare al sieropositivo maggiore possibilità di tutela dei propri diritti;
la lotta all'HIV/AIDS è una sfida complessa che comprende un numero infinito di fattori in campo, il punto essenziale per affrontare la diffusione della malattia appare il raggiungimento della consapevolezza dello stato di sieropositività attraverso la diagnosi precoce e l'accesso ai test per l'HIV;
la piena tutela dei diritti umani e del diritto alla riservatezza è essenziale in

ogni aspetto della risposta al virus dell'HIV;

impegna il Governo:

ad adottare le strategie necessarie per combattere in modo efficace l'HIV/AIDS attraverso prevenzione, educazione sanitaria, assistenza e cure favorendo il ricorso a farmaci più avanzati;
a promuovere campagne di informazione e prevenzione dell'Hiv in collaborazione con i medici sia di base che specializzati, coinvolgendo i docenti delle scuole secondarie;
a promuovere campagne di informazione, affidando anche alle associazioni onlus le campagne della promozione del test Hiv nelle persone con comportamento a rischio includendo nelle campagne di informazione anche i cittadini extracomunitari, i nomadi e le persone detenute nelle carceri;
ad affidare alla Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS, organo tecnico del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il compito di elaborare le Linee guida nazionali per garantire, indurre e facilitare l'accesso al test, affinché tali Linee guida individuino i gruppi di fragilità sociale verso le quali indirizzare le azioni strategiche di informazione, prevenzione e cura;
a definire strumenti chiari e modalità innovative per la garanzia per l'accesso informato quale l'introduzione di procedure standard nell'accettazione per il ricovero ospedaliero;
ad avviare procedure standard di test informato all'interno delle strutture carcerarie, nel momento dell'accoglienza delle persone immigrate in situazione di conclamato disagio sociale o, ad esempio, in presenza di patologie psichiatriche;
a trasmettere le conclusioni della Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS, sulle sunnominate Linee guida ogni sei mesi;
a migliorare la prevenzione e l'informazione sulle malattie sessualmente trasmesse e in particolare sull'HIV/AIDS e sulle epatiti, sottolineando la necessità di sottoporsi al test per permettere una diagnosi precoce;
a presentare una relazione annuale al Parlamento sulla diffusione e sulle campagne di prevenzione adottate.
(1-00136)
«Mancuso, Palumbo, Barani, Laura Molteni, Mussolini, Baccini, Iannaccone, Di Virgilio, Abelli, Bocciardo, Castellani, Ciccioli, Stagno d'Alcontres, De Luca, Fucci, Garofalo, Girlanda, Lussana, Patarino, Porcu, De Nichilo Rizzoli, Rondini, Saltamartini, Scapagnini».

La Camera,
premesso che:
il comune di Palermo presenta una gravissima situazione finanziaria e amministrativa tale da spingere il Sindaco di Palermo, avv. Diego Cammarata, ad avanzare al Governo nazionale, così come riportato da numerosi organi di stampa, la richiesta di un contributo straordinario di 200 milioni di euro per far fronte all'emergenza del Comune;
il Sindaco non ha ritenuto di informare di tale richiesta e delle sue motivazioni il Consiglio comunale;
nessuna analisi è stata fatta sulle cause che hanno portato alla situazione di difficoltà finanziaria né, tantomeno, alcun piano è stato presentato per modificare le condizioni che hanno portato all'attuale situazione di difficoltà;
la città di Palermo vive una situazione di drammatica crisi: l'amministrazione per questo ha ridotto drasticamente i servizi, dal sociale alle scuole, dallo sport alla cultura;
alcune inchieste giornalistiche hanno portato alla luce gli sprechi dell'amministrazione

comunale, non ultimi l'acquisto per 22 milioni di euro di locali di proprietà delle Poste italiane mai utilizzati come uffici tecnici dell'amministrazione comunale e l'affidamento a privati della manutenzione degli impianti sportivi senza la pubblicazione di un bando di gara;
le condizioni di vita della popolazione, come impietosamente evidenziate da recenti ricerche riportate da autorevoli quotidiani, la pongono al terzultimo posto tra i 103 capoluoghi di provincia, riconoscendole il peggiore tenore di vita degli abitanti (98 su 103), evidenziando drammaticamente la sua posizione in relazione a ricchezza prodotta, qualità dell'ambiente, servizi della pubblica amministrazione, densità demografica, numero di protesti e di insolvenze;
particolarmente drammatica è la situazione della partecipata Amia, la partecipata incaricata della raccolta dei rifiuti, per la quale sono stati chiesti ed ottenuti dal Governo nazionale 80 milioni di euro per scongiurarne il fallimento, ma nonostante ciò sono stati appaltati ad esterni la pulizia degli automezzi, dei propri locali e la pulizia dei cassonetti;
la procura di Palermo ha aperto una indagine su due presunti falsi in bilancio contestati al presidente dell'Amia Galioto e ai 4 ex componenti del Consiglio di amministrazione dell'ex municipalizzata che gestisce i rifiuti. Il Sindaco Cammarata, in quanto persona offesa dal reato, ha deciso di non sporgere denuncia portando così alla prescrizione del reato, inevitabile in assenza di esposto della parte offesa, ovvero il Comune di Palermo;
un esposto presentato alla Corte dei conti sulla gestione dell'Amia dagli eletti del Partito Democratico in Consiglio comunale, all'Assemblea regionale e al Parlamento nazionale, ha evidenziato una gestione fatta di sprechi, di mancata raccolta differenziata, di scarsa produttività;
la società dei trasporti urbani Amat ha avuto un crollo di passeggeri da 24 a 19 milioni, utilizza solo 235 autobus avendone a disposizione 598, copre con gli incassi dei biglietti solo il 18 per cento delle spese (e per di più ha assunto alla vigilia delle elezioni 110 autisti d'autobus senza la patente per guidarli);
l'amministrazione comunale ha preannunciato un aumento della tarsu del 30 per cento (entro il 31 marzo ovvero quando verrà varato il bilancio di previsione dell'amministrazione) tutto ciò perché il comune in questi anni non ha adottato una politica di lotta all'evasione; anche se il bilancio di previsione del 2008 prevede un incasso di 118 milioni di euro a pagare saranno il 61 per cento degli abitanti che porteranno alle casse dell'amministrazione non più di 70 milioni di euro;
come rilevato dalla Corte dei conti il comune ha residui attivi, cioè crediti, per circa 400 milioni di euro e la riscossione dei crediti è andata progressivamente scemando negli ultimi cinque anni, contribuendo non poco all'attuale situazione di dissesto del comune;
il comune presenta un bilancio formalmente in attivo ma, se si guarda al complesso delle attività ad esso riconducibili ed in particolare alla situazione patrimoniale, emerge una situazione di gravissima difficoltà finanziaria. In particolare il bilancio dell'Amia, nonostante il contributo statale, presenta debiti per 150 milioni, mentre l'Amat vanta un credito di circa 100 milioni nei confronti del comune e la Gesip di 60 milioni mentre continua a perdere 700 mila euro al mese e non meno gravi sono le situazioni delle altre partecipate;
il comune spende per la manutenzione di poco più di 2 mila ettari di verde urbano 27 milioni di euro l'anno, Torino per una quota simile di verde urbano spende 12 milioni di euro;
l'amministrazione, fra dipendenti diretti, delle aziende partecipate e precari, paga circa 21.895 stipendi e il 72 per cento

delle spese è rappresentato da spese correnti mentre non riesce a far fronte alla manutenzione ordinaria della città: recentemente sono stati addirittura affidati degli incarichi esterni per la lettura dei contatori dell'acqua per una spesa di circa 90 mila euro;
il rinvio a giudizio del Sindaco per non aver adottato misure incisive contro l'inquinamento della città nonostante fosse stato più volte sollecitato, l'incapacità gestionale dell'amministrazione, il rischio di fallimento del Comune rendono urgente e necessario procedere al conseguente scioglimento del suo consiglio comunale e alla rimozione del sindaco della città di Palermo;
appare necessario procedere alla rimozione di chi ha oggettive responsabilità per tutto quanto sin qui verificatosi e si evidenzia l'urgenza di creare le condizioni per un immediato ritorno alla normalità amministrativa,

impegna il Governo:

a valutare se sussistano i presupposti, ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», per lo scioglimento del consiglio comunale di Palermo;
ove, pur condividendo le motivazioni di cui in premessa, non ritenesse di avviare immediatamente le procedure per la rimozione del sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale di Palermo, ad inviare a Palermo una commissione ministeriale con ampi poteri di accertamento e indagine nell'ambito delle proprie competenze;
a riferire sulla questione alla Camera dei deputati con la massima urgenza.
(1-00137)
«Antonino Russo, Siragusa, Genovese, D'Antoni, Capodicasa, Berretta, Burtone, Samperi, Causi, Cardinale».

La Camera,
premesso che:
il patto di stabilità per gli enti locali (regioni, province e comuni sopra i 5.000 abitanti) ha lo scopo di coordinare la finanza degli enti locali con quella dello Stato, al fine di ottemperare al patto di stabilità europeo;
in base al patto di stabilità europeo, gli Stati membri che, soddisfacendo tutti i cosiddetti parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l'euro, devono continuare a rispettare quelli correlati alla finanza pubblica, ossia un deficit pubblico non superiore al 3 per cento del prodotto interno lordo e un debito pubblico al di sotto del 60 per cento del prodotto interno lordo (o, comunque, un debito pubblico che dia segnali di rientro);
da più parti si è sottolineato il fatto che il meccanismo rigido e quasi automatico del patto di stabilità rischia di riflettersi in termini negativi sui tassi di sviluppo del Paese e di agire in termini prociclici. È, invece, indispensabile, soprattutto in un periodo di crisi economica come l'attuale, adottare politiche anticicliche finalizzate a contrastare il decremento dello sviluppo;
a tal fine si deve valutare l'opportunità, per quanto concerne l'Italia, di rimodulare internamente i vincoli del patto di stabilità, che valgono rigidamente per i saldi di finanza pubblica statale, al fine di premiare gli enti più virtuosi e non comprimere eccessivamente gli investimenti, che possono avere non solo funzione anticiclica, ma costituire un'importante massa d'urto, tenendo anche conto del fatto che, a differenza dei pur essenziali interventi infrastrutturali di grande rilievo, essi rappresentano somme immediatamente spendibili e quindi hanno un impatto immediato;
il patto di stabilità interno per gli enti locali relativo agli anni 2009-2011, introdotto con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, al fine di evitare eccessive correzioni nell'ambito della struttura dei conti di tali enti, non poteva che muoversi, nelle grandi linee, se non in armonia con il contenuto del precedente patto di stabilità e quindi ha mantenuto il meccanismo della competenza mista - competenza per la spesa corrente e cassa per quella in conto capitale - per la definizione dei saldi-obietttivo della manovra;
tale sistema, per quanto concerne la spesa per investimenti, rischia di danneggiarla a vantaggio della spesa corrente e, d'altro canto, non è idoneo a garantire flussi adeguati ai pagamenti in relazione all'effettivo realizzarsi della spesa in conto capitale;
malgrado le modifiche e le innovazioni introdotte sia nel citato decreto-legge n. 112 del 2008, sia nella legge finanziaria per il 2009, risultano comunque difficoltà ad incrementare la spesa per investimenti e quindi è opportuna un'ulteriore revisione in materia;
a tale proposito, il comma 8 dell'articolo 77-bis del già citato decreto-legge

n. 112 del 2008, pur avendo la finalità di consentire incrementi della spesa di investimento, con copertura riferita ad entrate di carattere straordinario, ha dato luogo ad interpretazioni difformi (si veda quella data dalla sezione regionale lombarda della Corte dei conti, interpellata dal sindaco di Varese) e, in particolare, la sua applicazione rigida contenuta nella circolare in materia della Ragioneria generale dello Stato ha lasciato insoddisfatti molti enti locali;
una maggiore autonomia di spesa, soprattutto per investimenti degli enti locali, è in linea con i nuovi principi del federalismo fiscale che la Camera dei deputati si accinge a discutere e ad approvare;
per risolvere alcune situazioni di crisi di specifici comuni italiani, il Governo è dovuto intervenire con specifiche dotazioni finanziarie, che si sono dovute porre al di fuori dei meccanismi del patto di stabilità, creando un certo grado di malcontento, soprattutto da parte degli enti locali più virtuosi;
gli stretti vincoli del patto di stabilità per il triennio 2009-2011 non consentono alle amministrazioni locali di utilizzare i residui passivi relativi alla spesa in conto capitale per portare a termine opere già programmate, nonché regolare i pagamenti alle imprese fornitrici, che sono in grave difficoltà per mancanza di liquidità;
gli enti locali potrebbero essere «costretti» a contrarre non solo i pagamenti alle aziende fornitrici, ma anche l'erogazione di servizi sociali essenziali, pur di rispettare il patto di stabilità per il triennio 2009-2011 ed evitare le applicazioni di sanzioni amministrative;
per un efficace rilancio degli investimenti, anche ai fini anticongiunturali, è necessario che queste risorse, già in possesso degli enti locali, possano essere almeno in parte utilizzate al fine di effettuare investimenti necessari in infrastrutture, scuole, manutenzioni ordinarie e straordinarie, ritenute essenziali per l'erogazione dei servizi ai cittadini,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte a rivedere i criteri su cui si basa la disciplina del patto di stabilità (calcolo del saldo finanziario e principio della competenza mista, nonché riferimento ad un solo anno per il calcolo dei saldi-obiettivo), introdotta dal Governo Prodi, per renderla più idonea all'adozione di politiche dinamiche della spesa, atte a premiare gli enti virtuosi e a selezionare positivamente le tipologie di spesa più adeguate a promuovere lo sviluppo economico del Paese, nonché per tenere anche conto delle variazioni demografiche dei comuni;
a definire gli interventi da adottare per ovviare alla grave situazione in cui versano gli enti locali, assumendo, nei tempi utili alla predisposizione dei bilanci di previsione per il 2010, iniziative normative urgenti di riordino della finanza locale volte a garantire l'autonomia finanziaria di tali enti nel quadro della concreta attuazione del federalismo fiscale;
a operare, sin da subito, con un'immediata iniziativa normativa, per poter ampliare il più possibile, ferme restando le compatibilità finanziarie complessive, gli attuali vincoli del patto di stabilità interno, al fine di incentivare la spesa di investimento degli enti locali virtuosi;
ad adottare iniziative normative volte a superare, d'intesa con le associazioni delle autonomie locali, le criticità derivanti dall'applicazione del comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, anche tenendo conto dei bilanci approvati;

a valutare l'adozione di strumenti che consentano, in tale quadro, la liquidazione della maggiore quantità possibile di crediti maturati dalle piccole e medie imprese nei confronti dei comuni, eventualmente mediante l'intervento della Cassa depositi e prestiti oppure mediante il rilascio di forme di garanzia dello Stato, al fine di sopperire alla grave mancanza di liquidità delle piccole e medie imprese.
(1-00138) (Nuova formulazione) «Cicchitto, Cota, Lo Monte, Bitonci, Bocchino, Iannaccone, Osvaldo Napoli, Fugatti, Baldelli, Lorenzin, Zorzato, Gava, Milanato».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Niscemi (Caltanissetta) già dal 1991, è in funzione un centro trasmissioni radio navali (NRTF) Usa, composto da 41 antenne, dipendente dalla Navcomtelsta Sicily situata a Sigonella (a circa 70 chilometri da Niscemi);
la Navcomtelsta Sicily di Sigonella è una delle più potenti realtà nel settore delle comunicazioni militari nel mondo;
i vertici militari statunitensi hanno individuato in un primo momento Sigonella, quale sito dove installare una delle stazioni terrestri del Muos (Mobile User Objective System), il sistema di telecomunicazioni a banda stretta di nuova generazione della Marina statunitense in grado di collegare, in modo capillare, le forze navali, aeree e terrestri in movimento;
la scelta di Niscemi quale alternativa alla base di Sigonella, sembra sia dettata dai risultati di uno studio sull'impatto delle onde elettromagnetiche generate da questo tipo di antenne, commissionato all'AGI - Analytical Graphics Inc., che pone quale ostacolo alla realizzazione dell'impianto, le fortissime emissioni elettromagnetiche preventivate, con serio rischio di detonazione degli ordigni presenti nella base militare, insieme ad interferenze prodotte a svantaggio del traffico aereo militare;
le ricerche di settore effettuate sulle emissioni dei sistemi radar e di telecomunicazione militare di tipo M.U.O.S., hanno dimostrato la nocività dei campi elettromagnetici sia in bassa che in alta frequenza, individuando come possibili conseguenze dovute a questa forma d'inquinamento, gravi patologie quali, leucemie infantili, tumori del sistema nervoso, tumori mammari ed altro;
è comprovato che i rischi da esposizione aumentano vertiginosamente per i bambini residenti in un raggio di 4/5 chilometri circa intorno ai trasmettitori;
le autorità militari statunitensi sembrano aver provveduto ad iniziare i lavori

con opere di movimentazione terra e predisposizione piattaforme -:
quali autorità amministrative abbiano autorizzato il progetto di installazione del sistema radio satellitare M.U.O.S. a Niscemi;
quali siano le ragioni in base alle quali è stata scelta la città di Niscemi come sede dell'impianto, diversamente da quanto originariamente previsto;
in conformità a quali criteri medico-scientifici siano state valutate le possibili conseguenze sulla salute della popolazione residente nell'immediata prossimità della nuova stazione di telecomunicazione;
quali analisi di impatto ambientale siano state previste o attuate, considerato che l'area indicata come luogo di possibile installazione del sistema satellitare militare M.U.O.S. ricade all'interno della Riserva naturale orientata, denominata «Sughereta»;
qual'è, al momento, il livello di realizzazione dell'eventuale progetto di installazione;
quali siano le priorità che vincolano il progetto M.U.O.S. a Niscemi al segreto militare, a danno della salute dei cittadini italiani.
(4-02540)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il Presidente francese, Nicolas Sarkozy, hanno firmato un accordo di cooperazione che prevede lo sviluppo di centrali nucleari in Italia e in Francia;
il Presidente Sarkozy ha dichiarato nel corso della conferenza stampa che: «Il nucleare ci permetterà di collaborare attivamente con l'Italia, è qualcosa di storico per i due Paesi, quindi per il 2020 bisognerà sviluppare in maniera massiccia centrali nucleari e nessuna persona deve assolutamente porre veti a una decisione che è molto importante, è fondamentale per Italia e la Francia»;
EDF e Areva si trovano in una grande difficoltà industriale e finanziaria: secondo la rete ambientalista Sortir du nucléaire Areva è alla ricerca di circa 3 miliardi di euro per cercare di tenere in equilibrio il bilancio 2009 dopo che lo scorso 25 novembre è stata costretta ad annullare il suo progetto di sfruttamento della miniera di uranio Midwest in Canada; il cantiere EPR di Areva in Finlandia, avviato nel febbraio 2005, che dovrebbe servire da modello per il nucleare italiano di terza generazione, è un vero e proprio disastro: 38 mesi di ritardo nella costruzione, 2,4 miliardi di euro di penalità richieste dai finlandesi ai francesi per un reattore venduto a 3 miliardi di euro e che in realtà ne costa già ora 5,4 in attesa che i lavori proseguano; a gennaio la Siemens ha annunciato che abbandonerà il progetto, prendendo alla sprovvista Areva che ora deve trovare altri 2 miliardi di euro per rimpiazzare le quote detenute dal suo vecchio partner;
Areva è stata rovinosamente colpita anche sul mercato americano: il piano di rilancio economico di Obama non stanzia nemmeno un centesimo per il nucleare, mentre l'industria atomica si aspettava 50 miliardi di dollari. La stragrande maggioranza dei progetti nucleari Usa era già congelata e per quelli che restano Areva dovrà affrontare una concorrenza all'ultimo sangue, visto che ci si gioca la sopravvivenza, con la concorrenza nippo-americana di Westinghouse/Toshiba e di General Electric/Hitachi. Puntando tutto sul «rinascimento» nucleare propagandato da Bush, Areva aveva investito su un mercato nucleare Usa che si sta rivelando virtuale. Il colosso nucleare pubblico francese, solo nel maggio 2008 aveva annunciato di aver acquisito il sito di Bonneville, nell'Idaho, per produrre combustibile nucleare, ad ottobre, in piena campagna presidenziale Usa, Areva aveva reso noto un investimento di oltre 360

milioni di dollari in Virginia per produrre i componenti «pesanti» per il settore nucleare Usa;
anche Edf è pesantemente indebitata in particolare per operazioni effettuate in Gran Bretagna dove ha acquistato, subito prima del crollo dell'economia mondiale, British Energy e le sue centrali a fine vita ad un prezzo esorbitante (tre se non quattro volte superiore al costo attuale) e negli USA dove ha sborsato 5 miliardi per acquistare il 50 per cento delle attività nucleari dell'americana Constellation rivenduta dal miliardario Buffet ad un prezzo molto più alto rispetto a quello a cui l'aveva acquistata nel corso della crisi. Inoltre l'EPR di Flamanville, lanciato nel dicembre 2007 ha già accumulato un anno di ritardo e il suo prezzo è passato dai 3,3 miliardi ai 4 e tutto fa pensare che ne costerà almeno 5;
la maggioranza dei progetti di costruzione di centrali nucleari francesi all'estero (Libia, Algeria, Marocco, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania, Sudafrica ed addirittura l'Estonia sfiancata da una crisi economica devastante) restano annunci e i volenterosi tour del presidente Sarkozy fino ad ora non hanno sortito che semplici «accordi di cooperazione», che non impegnano a niente e l'eventualità di costruire EPR in giro per il mondo è meramente virtuale; in particolare - a quanto consta agli interroganti - la «vendita» annunciata da Sarkozy di due EPR all'India consiste solo nella firma di un protocollo che non impegna a nulla e anche i due EPR venduti alla Cina nel 2007 restano allo stadio di progetto essendo stato eseguito solo qualche lavoro di terrazzamento nel 2008 a Taishan;
il nucleare richiede enormi investimenti pubblici per una produzione di energia che darà i suoi frutti tra gli 8 e i 10 anni con un ritorno degli investimenti a distanza di 30 anni, che tali risorse, già difficili da programmare prima della crisi sono ancora più improbabili oggi, comprese la Cina e l'India;
il nucleare è un'energia del passato, inquinante e che a parità di investimento crea occupazione 15 volte inferiore ad investimenti in energie alternative quali l'efficienza energetica e le rinnovabili -:
se siano al corrente di quanto sopra riportato;
se non ritengano, a fronte di quello che si rivela essere il rovinoso fallimento del nucleare francese, di riconsiderare la decisione del ritorno dell'Italia al nucleare ed in particolare gli accordi recentemente siglati con il Presidente francese Sarkozy e le aziende francesi;
se non ritengano infine più conveniente e risolutivo dei problemi energetici del nostro Paese, nel rispetto anche degli impegni internazionali, puntare ad un piano straordinario per migliorare l'efficienza energetica in tutti gli ambiti, da quello dell'edilizia a quello industriale.
(4-02555)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

CASTAGNETTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi 25 anni più di 70.000 persone hanno perso la vita nello Sri Lanka, più di 2.000.000 di civili sono stati costretti a fuggire, e centinaia di persone restano attualmente sfollate, mentre continuano a perpetuarsi gravissime violazioni del diritto internazionale, dalle sparizioni, alle torture, alle violenze su donne e bambini, dall'utilizzo dei rifugiati come «obiettivi» all'intensificarsi dell'arruolamento di bambini soldato, come recentemente denunciato dall'Onu e dall'Unicef;
il conflitto in atto tra il Governo a maggioranza cingalese e i ribelli appartenenti al movimento delle Tigri del Tamil ha subito una nuova recrudescenza nelle scorse settimane, a causa dei pesanti combattimenti avvenuti nella regione del

Vanni, nel Nord-est dello Sri Lanka, che hanno causato la fuga di 30.000 persone verso la zona di Vavuniya, mentre oltre 200.000 persone restano attualmente intrappolate e prive di qualsiasi assistenza, come denunciato anche da Medici senza frontiere;
il 25 febbraio 2009 la Caritas Internationalis, fortemente preoccupata per la situazione dei civili a causa della scarsità di cibo, dell'assenza di acqua potabile e della comparsa di malattie collegate alle precarie condizioni igieniche, ha esortato tutte le parti in causa a rispettare i diritti dei civili e a spingere per un'immediata cessazione delle ostilità. Forte preoccupazione e un appello affinché i civili siano risparmiati dai pesanti attacchi che ormai durano da più di sei settimane è stato avanzato dall'inviato Onu nel paese;
le misure adottate nel settembre del 2008 dal Governo in carica, ossia l'espulsione di tutte le organizzazioni umanitarie e l'imposizione di severe restrizioni sia sull'invio degli aiuti umanitari ai civili sia sulla libertà di stampa, hanno ulteriormente aggravato una popolazione stremata da decenni di conflitti, mentre sembrano fin qui essere caduti nel vuoto tanto gli appelli delle principali organizzazioni internazionali, quanto i richiami recentemente avanzati dal Papa;
in un comunicato congiunto del 4 febbraio i capi della diplomazia statunitense e britannica avevano chiesto un cessate il fuoco temporaneo per ragioni umanitarie, invitando le due parti a permettere ai civili e ai feriti di lasciare la zona del conflitto e di aprire alle organizzazioni umanitarie;
gli sforzi e gli appelli fin qui fatti si sono rivelati insufficienti a fronte del rapido deteriorarsi delle condizioni umanitarie e sanitarie di numerosi civili -:
quali urgenti iniziative intenda assumere nelle opportune sedi internazionali al fine di consentire in tempi brevi il realizzarsi delle condizioni per un immediato cessate il fuoco per ragioni umanitarie e se si stia valutando il possibile invio di una forza di interposizione sotto l'egida dell'Onu al fine di ripristinare le condizioni minime di assistenza e protezione nei confronti della popolazione civile.
(4-02546)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'impianto industriale di Campomaggiore - formato da 7 torri eoliche della potenza di 1,5 megawatt l'una - minaccia direttamente un noto dormitorio invernale frequentato da un centinaio di esemplari di Nibbio reale (specie in grave declino a livello europeo). Il progetto inoltre, pur avendo ottenuto formale autorizzazione dalla Regione Basilicata, ma con un percorso amministrativo tutt'altro che lineare, non è stato sottoposto né a Via (valutazione impatto ambientale) né a valutazione di incidenza, quest'ultima prevista dalla direttiva comunitaria «habitat» per quei progetti che possono avere impatti negativi sui siti di Rete Natura 2000;
l'impianto eolico si trova infatti a breve distanza da tre aree che sono sia Sic (siti di importanza comunitaria) che Zps (zone protezione speciale): «Bosco Cupolicchio», «Dolomiti di Pietrapertosa», «Foresta Gallipoli-Cognato», due delle quali sono anche Parco Regionale e caratterizzate dalla presenza, fra le altre, di specie come Biancone, Gufo reale, Cicogna nera, Lanario e Nibbio bruno. La centrale eolica ricade inoltre all'interno di un'Area importante per gli uccelli (Important Bird Areas, Iba), dove è situato il dormitorio di Nibbio reale, per la quale le norme comunitarie

impongono l'adozione di misure per prevenire danni agli habitat e agli uccelli;
il progetto di Campomaggiore non fa alcun approfondimento sull'impatto che l'impianto avrebbe sulla biodiversità e sul paesaggio. Ignora la presenza di un'area importante per gli uccelli e non prevede l'effettuazione della valutazione di incidenza obbligatoria per qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito di Rete Natura 2000. È evidente che in questo modo si rischia una procedura d'infrazione da parte della Commissione europea per violazione delle normative comunitarie;
la centrale eolica di Campomaggiore fa parte di un progetto complessivo formato da due impianti proposti e autorizzati alla stessa società, la Cre-Project: il primo è, appunto, a Campomaggiore, l'altro a Rotondella, in provincia di Matera, costituito da 12 torri a 1,5 megawatt. Due impianti autorizzati prima dell'approvazione della legge regionale n. 9 del 2007, che ha bloccato tutti i progetti eolici in quanto eccedenti la soglia individuata dal piano energetico regionale;
la presente interrogazione ripropone integralmente il testo dell'atto ispettivo presentato il 27 settembre 2007 dagli onorevoli Mellano e Turco (4-04977), che nonostante diversi solleciti non ha ancora ricevuto risposta dal Ministro competente -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se il Governo non ritenga urgente l'attivazione di un tavolo comune per un approfondito esame del progetto e l'individuazione di soluzioni soddisfacenti per la salvaguardia dell'area.
(5-01134)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
il presidente del premio letterario Grinzane Cavour è attualmente detenuto presso il carcere torinese delle Vallette, accusato di violenze e abusi sessuali, sfruttamento del lavoro clandestino, malversazione e appropriazione indebita dei fondi pubblici erogati al Premio dall'82 a oggi;
in particolare l'accusa di malversazione mossa dalla Procura di Torino si riferirebbe ai fondi ricevuti dal Ministero dei beni culturali, Regione Piemonte e altri enti pubblici -:
a quanto ammontino i fondi erogati dallo Stato nel corso degli anni;
se sia stata fornita un puntuale rendicontazione dell'impiego di tali fondi;
se possano individuarsi precise responsabilità rispetto alla omessa o insufficiente vigilanza sulla destinazione delle risorse pubbliche erogate.
(2-00338) «Vietti».

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 5 marzo 2009 La Stampa ha pubblicato un articolo intitolato «Al ministero una Ghedini per Bondi»;
il summenzionato articolo rende noti i nuovi membri del Consiglio superiore dei beni culturali, per ora non ancora insediatisi;
i neo eletti sarebbero: il professor Andrea Carandini, il professore ordinario all'Università di Napoli Emanuele Angelo Greco e Elena Francesca Ghedini, direttore del Dipartimento di archeologia di

Padova nonché sorella dell'avvocato del Presidente Berlusconi onorevole Niccolò Ghedini;
nell'intervista al giornale la stessa Ghedini dichiara di essere amica di tutti quanti, da anni anche del Presidente dimissionario Settis, e di essere «una seria ed appassionata professionista»;
risulta che Francesca Ghedini sia un professore ordinario, coordinatore del Dottorato in Scienze archeologiche, direttore della Scuola di conservazione dei beni archeologici e architettonici, nonché Presidente del Corso di progettazione e gestione del turismo culturale e autrice di oltre 200 pubblicazioni;
l'articolo non menziona nominativi di eventuali ulteriori candidati, né le modalità di selezione degli stessi -:
se la notizia riportata nella presente interrogazione corrisponda al vero e se il Ministro non ritenga opportuno far conoscere il curriculum vitae della signora Elena Francesca Ghedini e i criteri di selezione dei candidati al ruolo di membri del Consiglio superiore dei beni culturali;
se il Ministro non intenda chiarire l'esistenza di eventuali ulteriori professionisti aspiranti all'importante incarico di cui sopra.
(5-01135)

Interrogazioni a risposta scritta:

GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende l'intenzione da parte del Ministero di autorizzare, su richiesta del Presidente del Consiglio, il trasferimento di quattro statue romane dal Museo delle Terme di Diocleziano a Palazzo Chigi;
tali statue, tra cui l'imponente gruppo colossale di età antonina proveniente da Ostia «Marte e Venere», fanno parte e sono organiche alle collezioni pubbliche di scultura romana del Museo nazionale romano, fortemente storicizzate e non a caso sistemate negli spazi delle Terme di Diocleziano le cui sale ospitarono il primo Museo nazionale di Roma, dopo l'Unità d'Italia;
tali sale, a partire dall'inaugurazione del Museo nel 1890 divennero il più importante spazio museale statale di Roma e furono al centro negli anni seguenti di un articolato progetto espositivo tanto da ospitare in occasione delle celebrazioni per il cinquantenario dell'Unità d'Italia nel 1911, la grande Mostra archeologica, curata dall'ingegner Rodolfo Lanciani in persona;
l'attuale impossibilità di fruizione di tali spazi, che in nessun modo possono essere considerate «depositi», è causata dalla trentennale chiusura al pubblico dovuta alla cronica carenza di fondi destinati al Ministero e alle soprintendenze di Stato, ulteriormente e drasticamente aggravata a seguito dei tagli per circa un miliardo di euro per il prossimo triennio (228 milioni nel 2009, 240 milioni nel toto e 423 milioni nel 2011), come stabilito dall'approvazione del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
il prelievo di statue dalle collezioni pubbliche a decoro di dimore o residenze private, per quanto di proprietà pubblica o in uso a personaggi pubblici, non può assolutamente essere considerato «un progetto di risistemazione»;
nel corso della precedente legislatura l'allora Ministro Francesco Rutelli aveva istituito una commissione di esperti al fine di predisporre un prontuario dei beni trasportabili -:
se il Ministro interrogato non convenga sulla necessità di non smembrare le collezioni archeologiche pubbliche ma semmai, di avviare, prevedendo necessari finanziamenti, la riapertura al pubblico di tali spazi oggi chiusi per carenza di fondi, consentendo così la fruizione di tali e molte altre collezioni, tanto più che ci si avvia a festeggiare il centocinquantesimo

anniversario dell'Unità d'Italia che vide la nascita del Museo nazionale romano proprio nella sede del Museo delle Terme di Diocleziano, dove furono finalmente esposte e consegnate alla pubblica fruizione le suddette collezioni;
se, altresì, il Ministro interrogato non debba rendere noto l'elenco dei beni trasportabili richiesto dall'allora Ministro Rutelli.
(4-02544)

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a Bergamo, in giugno 2008, a seguito della delibera di approvazione del progetto esecutivo da parte della Giunta Comunale, hanno avuto inizio i lavori per la realizzazione di un parcheggio multipiano nell'area compresa tra via Fara e la Rocca di Città Alta;
da un articolo del quotidiano online Bergamo News, del 5 gennaio 2009, si apprende che i cittadini residenti nella zona adiacente al cantiere hanno presentato ricorso, il 16 settembre 2008, al Tar di Brescia, chiedendo la sospensione dei lavori e l'annullamento della delibera esecutiva di cui sopra, ricorso respinto dal Tar di Brescia in data 16 ottobre 2008;
sempre dalla stessa fonte si apprende che, in data 4 febbraio 2009, il ministero della cultura ha avviato un'istruttoria urgente per verificare la situazione del cantiere di via Fara, dando incarico alla Direzione regionale per i beni paesaggistici della Lombardia, con sede a Milano, di accertare eventuali negligenze in fase progettuale, autorizzativa ed esecutiva;
ancora su Bergamo News on line, in un articolo comparso l'11 marzo 2009, è stata riportata la notizia che la fase istruttoria affidata alla Direzione regionale per i beni paesaggistici della Lombardia si è conclusa, avvalendosi delle valutazioni espresse da parte della sovraintendenza ai beni architettonici e della Sovraintendenza ai beni archeologici;
entrambe le valutazioni delle due Sovraintendenze saranno presentate al ministro della cultura nella prossima settimana -:
quale sia il contenuto di entrambe le relazioni di valutazione finali e la decisione cui, di conseguenza, è pervenuta la Direzione regionale per i beni paesaggistici della Lombardia;
quali siano i criteri di analisi e di valutazione con cui le Sovraintendenze hanno portato avanti il loro studio.
(4-02549)

TESTO AGGIORNATO AL 14 SETTEMBRE 2009

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
l'Acea è un gruppo industriale, il cui core business è concentrato nella produzione, vendita e distribuzione di energia elettrica, dl illuminazione pubblica e artistica e di servizi idrici integrati, a favore dei cittadini e delle imprese della città di Roma e di altre realtà territoriali;
la società è quotata in Borsa dal 1999, con un andamento di crescita che ha portato, dal 2003 ad oggi, a più che triplicare il valore del titolo;
nel 2001, il gruppo Acea ha acquistato da Enel Spa il ramo distribuzione di energia elettrica nell'area di Roma e con tale operazione l'Acea Distribuzione Spa è divenuto il secondo operatore nazionale di distribuzione di energia elettrica;
nel 2002, il gruppo Acea ha costituito con la società belga Electrabel SA la joint venture AceaElectrabel con il compito di operare nel campo della generazione, trading e vendita di energia elettrica e combustibili vari ai clienti liberi e vincolati;

questa joint venture industriale ha consentito ad Acea di decuplicare il suo potenziale di produzione elettrica;
il gruppo Acea è inoltre tradizionalmente specializzato nella gestione industriale del ciclo integrato delle acque, che, affiancato a quello della filiera dell'energia, ha portato la società ad essere uno dei maggiori operatori italiani di riferimento nel servizi di pubblica utilità;
nel corso degli ultimi mesi, in linea con le strategie adottate dalle più importanti imprese multiservizi del Paese, l'Acea ha avviato alcune iniziative per realizzare la piena integrazione del settore dell'elettricità con quello del gas;
nel mese di ottobre 2008, la società Eni ha acquisito dalla società Suez-Gaz de France la belga Distrigaz, rafforzando la propria leadership sul mercato del gas europeo;
tale acquisizione si è perfezionata prevedendo la cessione alla società francese di alcuni beni di proprietà dell'Eni, tra cui la società Romanagas;
la base economica del reciproco interesse allo sviluppo della rete romana si basava con ogni evidenza sulla consolidata partnership industriale fra Suez-Gaz de France ed Acea;
nel corso degli ultimi giorni, l'andamento del titolo azionario dell'Acea ha subito un forte rallentamento, registrando in data 2 marzo 2009 un crollo del 7,89 per cento e in data 3 marzo del 4,6 per cento, tanto da spingere la Consob a chiedere puntuali chiarimenti alla Società in questione;
le joint venture tra Acea e Suez-Gaz de France sono a forte rischio in conseguenza di recenti orientamenti assunti dal Comune di Roma, azionista di maggioranza assoluta del Gruppo Acea, con ciò rischiando di compromettere anche l'accordo già siglato tra Eni e la società francese;
ci si chiede quali siano gli scenari industriali alternativi che possano rendere conveniente per Acea un cambiamento così radicale di rotta in termini di strategia industriale e quale impatto potrebbero avere tali scenari alternativi sulla gestione e sullo sviluppo della rete romana del gas -:
quali siano le valutazioni del Ministro interpellato sui fatti riportati in premessa e se intenda adottare apposite iniziative volte a garantire le operazioni di sviluppo in ambito internazionale già assunte dalla società Eni Spa, che rischiano di essere compromesse da scelte adottate al di fuori di una strategia nazionale di sviluppo del settore del gas;
se intenda rendere noto, in caso di insuccesso dell'operazione concordata da Eni con Suez-Gaz de France, quali siano gli oneri e il presumibile danno finanziario e strategico a carico della società Italiana, e conseguentemente per il sistema Paese.
(2-00339)
«Causi, Sereni, Argentin, Bachelet, Carella, Coscia, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Giachetti, Madia, Meta, Morassut, Pompili, Recchia, Rugghia, Tidei, Tocci, Touadi, Veltroni».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCHIONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
La Repubblica di San Marino ha recentemente avviato la distribuzione di una card (Smac - San Marino Card) che al momento dell'effettuazione di acquisti presso esercizi convenzionati viene dall'esercente caricata di un importo equivalente allo sconto predeterminato, successivamente spendibile in uno dei punti vendita affiliati all'iniziativa;
i carburanti per autotrazione in vendita nell'ambito del predetto Stato, sia in ragione di un loro minore costo in confronto a quello dei carburanti venduti nel territorio italiano, sia in conseguenza dell'iniziativa «Smac Card», hanno un

prezzo inferiore di circa 16 centesimi di euro al litro rispetto a quello praticato in Italia;
l'ulteriore diminuzione del prezzo dei carburanti a San Marino ha ancora di più penalizzato i gestori degli impianti di distribuzione nelle aree confinanti, che hanno visto crollare il volume dei carburanti venduti -:
se non ritenga di predisporre nuove iniziative legislative volte a ridurre il prezzo dei carburanti nelle aree confinanti con la Repubblica di San Marino, in analogia con le disposizioni già adottate con l'articolo 2-ter del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito dalla legge n. 189 del 4 dicembre 2008, al fine di diminuire la concorrenzialità delle rivendite di carburanti situate nel territorio elvetico.
(5-01131)

Interrogazioni a risposta scritta:

BUCCHINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con regolamento del 2007 per la concessione di mutui ipotecari (articolo 1, comma 245, della legge n. 662 del 1996; decreto ministeriale 27 luglio 1998, n. 463) l'Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica) ha previsto la concessione di mutui ipotecari destinati all'acquisto di unità abitative da adibire a prima casa, site sul territorio nazionale a favore degli iscritti alla propria gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
i mutui possono essere richiesti dagli iscritti alla gestione su indicata che soddisfino determinati requisiti e per l'acquisto di immobili privi delle caratteristiche delle abitazioni di lusso;
le domande di mutuo sono definite nell'ambito delle disponibilità finanziarie assegnate a ciascun compartimento ed a ciascuna sede del territorio di riferimento in rapporto al bacino di utenza;
il mutuo per acquisto di un'unità immobiliare è erogabile per l'importo massimo di euro 300.000,00 con riferimento a ciascun nucleo familiare, l'importo erogabile non può superare il 90 per cento del valore di perizia dell'immobile e l'importo delle rate da pagare annualmente non può superare la metà del reddito netto annuo del nucleo familiare dichiarato ai fini IRPEF;
i tassi di interesse dei mutui ipotecari sono stabiliti con delibera del Consiglio di amministrazione dell'Inpdap;
per le domande pervenute a decorrere dal 19 aprile 2007, e fino ad oggi il tasso fisso è stato stabilito al 4,15 per cento; per i mutui a tasso variabile, di durata di 10/15/20/25/30 anni, il tasso è fissato al 3,75 per cento per il primo anno e, con decorrenza dalla terza rata, tasso variabile pari all'euribor a 6 mesi, calcolato su 360 giorni, maggiorato di 100 punti base, rilevato il 30 giugno o il 31 dicembre del semestre precedente la delibera ed applicato sul debito residuo a tale data;
l'ultima delibera del Consiglio di amministrazione dell'Inpdap relativa ai tassi sui mutui ipotecari si riferisce all'anno 2007;
per l'anno in corso il Consiglio di amministrazione dell'Inpdap non ha ancora provveduto ad emanare la delibera in questione;
dal 2007 ad oggi i tassi di interesse sui mutui ipotecari si sono notevolmente ridotti grazie alla costante discesa dell'euribor;
un aggiornamento dei mutui ipotecari dell'Inpdap in conformità agli attuali tassi di interesse regolati dalla Banca

centrale europea beneficerebbe migliaia di lavoratori e pensionati -:
quali misure il Ministero interrogato intenda adottare:
a) per verificare i motivi per i quali il Consiglio di amministrazione dell'Inpdap non abbia ancora emanato il regolamento 2009 per la concessione dei mutui ipotecari agli iscritti alla propria gestione creditizia;
b) per sollecitarne l'emanazione;
c) per accertarsi che la nuova delibera tenga debitamente conto dell'evoluzione dei tassi di interesse dei mutui ipotecari per garantire un trattamento equo e corretto ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati iscritti alla gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali dell'Inpdap.
(4-02541)

STUCCHI, CONSIGLIO, PIROVANO e VANALLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Prealux Srl, di Bergamo produce e commercializza articoli per il settore della segnaletica stradale e per la sicurezza del traffico, ovvero pellicole rifrangenti retroriflettenti, pellicole complementari e pellicole per targhe automobilistiche omologate in tutta Europa;
nel 2002 ha richiesto all'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. di sottoporre i propri prodotti all'omologazione per la produzione di targhe automobilistiche;
in data 22 febbraio 2007 vengono eseguite le prove tecnologiche sulle pellicole, come previsto dall'articolo 3.2 e secondo le istruzioni riportate nell'articolo 5 del disciplinare tecnico dal decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 1992 e successive modifiche con decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1998, n. 335, Gazzetta Ufficiale n. 240 del 14 ottobre 1998, che hanno riportato tutte un «esito positivo»;
in data 26 aprile 2007 la Prealux Srl, riceve dall'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. il riconoscimento all'idoneità delle pellicole e delle vernici per la fabbricazione delle targhe per gli autoveicoli;
i test industriali, per problemi logistici dell'istituto Poligrafico di Foggia, non sono mai stati realizzati totalmente in presenza dei delegati della ditta ed i vari elementi utilizzati non erano tutti appartenenti alla fornitura della Prealux Srl;
dopo il superamento di tutte le prove così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1998, n. 335, Gazzetta Ufficiale n. 240 del 14 ottobre 1998, è stata richiesta dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. una fornitura di materiali, tutt'oggi ancora non saldata, di circa 1000 metri quadrati, con relativo clear di protezione ed inchiostro nero; detta fornitura è stata realizzata appositamente in USA per inserire in maniera indelebile il numero che il Poligrafico ha attribuito alla Prealux Srl, D1 D2;
in data 30 ottobre 2008 la Prealux Srl, riceve a mezzo raccomandata dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A di Roma una lettera con protocollo n. 0059420 con la quale si comunica che, con riferimento alla precedente fornitura, sono state eseguite le prove di utilizzo, durante le quali sono emersi numerosi inconvenienti, e pertanto l'istituto ha ritenuto che i prodotti forniti non abbiano superato il test;
anche altre aziende che hanno richiesto lo stesso riconoscimento di idoneità, hanno svolto lo stesso percorso sottoponendosi alle medesime verifiche tecniche (con risultati positivi), hanno successivamente ricevuto le identiche risposte di diniego -:
se il Ministro dell'economia e delle finanze intenda verificare quanto sopra descritto, alfine di chiarire le motivazioni che hanno giustificato la decisione dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato SpA, il quale in un primo momento rilascia l'attestazione di idoneità dei materiali, per poi comunicare a distanza di poco più di un anno che i suddetti materiali non sono più idonei;

se il Ministro per le infrastrutture ed i trasporti ritenga necessito supervisionare o integrare le procedure descritte in premessa con adeguate consulenze tecniche vincolanti, con particolare riferimento a quanto accaduto alla Prealux s.r.l., alfine di garantire una maggiore trasparenza e un più alto standard qualitativo nella scelta dei materiali da utilizzare per la produzione di targhe automobilistiche.
(4-02551)

LOVELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la circolare del 23 dicembre 2008 n. 36 il Ministero dell'economia e delle finanze ha fornito alcune indicazioni per «l'applicazione delle disposizioni concernenti ulteriori misure di riduzione della spesa ed abolizione della quota di partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza specialistica in riferimento all'applicazione delle disposizioni contenute nell'articolo 61 del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;
in particolare la circolare si propone di fornire un chiarimento in merito all'applicazione del comma 8 del menzionato articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, disciplinante la riduzione degli incentivi alla progettazione ex articolo 92 del decreto legislativo n. 163 del 2006 precisando che «la riduzione del compenso incentivante operante a partire dal 1o gennaio 2009 si ritiene debba trovare applicazione a tutti i compensi comunque erogati a decorrere dalla predetta data e non solo ai lavori avviati dopo l'entrata in vigore della nuova disciplina» con ciò introducendo un regime retroattivo della norma stessa che si applica all'attività progettuale già espletata ma non remunerata al 1o gennaio 2009 -:
se non ritenga che tale circolare introduca un regime normativo che di fatto amplia la portata della disposizione di legge in premessa citata intervenendo su un diritto di remunerazione già sorto e relativo ad attività progettuale realizzata in base alla previgente disciplina;
se non ritenga opportuno un chiarimento di merito che tenga conto delle osservazioni che sono in tal senso pervenute dagli enti locali e dalle associazioni professionali dei tecnici degli enti locali;
se non ritenga fondato il pericolo che l'attuale interpretazione sia foriera di contenzioso giudiziario sotto possibili profili di illegittimità della circolare evidenziati dai commentatori.
(4-02552)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCHIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Meta System Scrl è una piccola società cooperativa che svolge servizi per enti pubblici e privati, prevalentemente per il Tribunale di Rimini, ma anche per i Tribunali di Forlì e di Ravenna dai quali riceve incarichi peritali o di consulenza per trascrizioni, in particolare da parte della sezione penale;
l'attività della cooperativa si svolge attraverso le seguenti fasi: dopo il conferimento, la cooperativa espleta l'incarico nei termini concessi dal Giudice, deposita l'elaborato e presenta un'istanza per la liquidazione del compenso ai sensi della legge 8 luglio 1980, n. 319, del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 e del decreto ministeriale 30 maggio 2002; il Giudice, o in pubblica udienza o in separata sede o in fase di sentenza, liquida l'importo in conformità o che ritiene più congruo. Successivamente si attende che il decreto di liquidazione diventi eseguibile, dopodiché la cooperativa emette la relativa fattura; infine tutta la pratica, corredata da fattura, viene inviata alla Corte d'appello di Bologna, la quale, verificato che tutto sia regolare, invia il bonifico per il pagamento della fattura;

questo iter, piuttosto complesso, e che determina già di per sé tempi dilatati di pagamento, è al momento bloccato dall'ingiustificabile ritardo nel pagamento delle fatture. L'ultima, riscossa dalla Meta System è una fattura del marzo 2008, saldata a novembre 2008; ad agosto era stata saldata quella precedente, che era del febbraio 2008;
al momento, la cooperativa attende la riscossione di fatture per un importo di oltre 73 mila euro, oltre ad incarichi di cui sta aspettando il decreto di liquidazione del Giudice (oltre 27 mila euro) e quelli di cui sta aspettando di poter emettere fattura (oltre 7 mila euro);
stanti questi importi, si può ben comprendere come una piccola impresa con 4 dipendenti si trovi in gravi difficoltà di liquidità, tanto che non vengono pagati gli stipendi dal settembre 2008;
la Corte d'appello di Bologna, interpellata, ha risposto che non sta emettendo i mandati di pagamento perché non riceve dal Governo i fondi necessari -:
quali urgenti provvedimentiil Ministro intenda adottare per porre rimedio alla situazione suesposta, che danneggia in modo grave ed ingiusto modesti lavoratori.
(5-01130)

FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro della giustizia, Angelino Alfano ha reso noto, il 9 marzo 2009, nel corso del meeting «Governo incontra», che lo Stato ha un debito «accertato» di circa 400 milioni di euro nei confronti delle società che hanno realizzato intercettazioni;
le affermazioni del Ministro sono secondo l'interrogante gravi non solo perché parziali, ma specialmente perché partono da una impostazione di base inaccettabile in uno Stato democratico: la monetizzazione della lotta alla criminalità;
il dato dell'elevato costo delle intercettazioni è per l'interrogante utilizzato strumentalmente dal Governo per giustificare innanzi all'opinione pubblica l'esigenza di ridurre drasticamente la possibilità di ricorrere a tale fondamentale strumento di indagine;
sempre secondo l'interrogante anche in questo caso il Governo compie una operazione di disinformazione finalizzata al raggiungimento dell'obiettivo politico di depotenziare gli strumenti d'indagine giudiziaria;
il Ministro, per informare correttamente i cittadini, avrebbe dovuto fornire anche i dati relativi alle somme incamerate dallo Stato - o che lo Stato ha i titoli per incamerare - derivanti dalle indagini condotte attraverso le intercettazioni che hanno portato a confische di beni a seguito di sentenze di condanna, di patteggiamento o all'applicazione di misure di prevenzione;
il Ministro avrebbe dovuto informare i cittadini che le spese delle intercettazioni rientrano tra le spese processuali che lo Stato anticipa per poi recuperarle dal condannato;
la gravità del dato dell'entità delle spese delle intercettazioni che gravano sul bilancio del Ministero della giustiziaderivadalla circostanza che non si è proceduto alla riduzione dei costi attraverso una operazione di razionalizzazione delle spese relative al noleggio delle apparecchiature necessarie, presso le società che gestiscono i servizi di telefonia e dal fatto che lo Stato, per carenze organizzative e/o amministrative, omette di avviare e di coltivare adeguatamente le procedure recupero delle spese di giustizia anticipate in ciascun processo penale (nelle quali rientrano quelle relative alle intercettazioni telefoniche) a carico dei condannati, responsabili per legge in solido;
a tale inerzia e cattiva gestione, che può comportare anche responsabilità amministrativo-contabili,

corrisponde in ogni caso una inerzia del Ministro politicamente censurabile -:
a quale periodo si riferiscano i costi delle intercettazioni riferiti dal Ministro e quando sia stata stipulata la convenzione che regola il costo attuale del noleggio delle apparecchiature utilizzate per le intercettazioni e quale ne sia il contenuto;
a quanto ammonti, per il medesimo periodo, il valore dei beni confiscati;
quanti siano i procedimenti per cui si è provveduto al recupero delle spese processuali (comprese le spese per le intercettazioni) a carico dei condannati, specificando se la procedura di recupero sia stata solo incardinata ovvero sia stata anche proseguita;
se il Ministro abbia mai disposto ispezioni presso gli uffici giudiziari al fine di accertare le cause ed eventuali responsabilità per omesso recupero delle spese e se sia noto quali siano i provvedimenti assunti all'esito.
(5-01132)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Governo italiano, con dichiarazioni di vari suoi ministri, ha molto enfatizzato il tema della sicurezza;
nel mese di luglio 2008 ha varato un decreto-legge sulla presenza dei militari nelle strade delle città, misura tanto sbandierata quanto rivelatasi poi costosa e inutile. Nessun delitto è stato prevenuto dagli uomini in divisa e infatti nessuno li menziona più;
il Governo ha predisposto un disegno di legge, l'A.C. 2180, che prevede una miriade di misure, talora anche contraddittorie tra loro, che prevede tra l'altro l'installazione di videocamere nelle strade per riprendere eventuali reati. Tale misura è in netto contrasto con quanto scritto nel disegno di legge di iniziativa governativa sulle intercettazioni (A.C. 1415), nel quale riprese televisive e intercettazioni vengono inopinatamente accomunate e sottoposte al presupposto dei gravi indizi di colpevolezza;
è stato poi adottato il decreto legge cosiddetto antiviolenza (A.C. 2232) proprio mentre il Presidente del consiglio ha pubblicamente affermato che non ve n'era bisogno. Egli ha testualmente affermato alle agenzie di stampa: «Il decreto è nato per il clamore suscitato dai recenti casi di violenza, anche se gli stupri sono diminuiti dei 10 per cento anche a Roma, come risulta dai dati più aggiornati forniti dal ministero dell'interno»;
il Governo ha sempre taciuto il vero fenomeno delle violenze domestiche, che ammontano a un numero largamente superiore a quello delle aggressioni per strada. È del 13 marzo la notizia (l'ennesima) di un uomo di 40 anni che stuprava le figlie di 17 e 18 anni e che - ormai scoperto - si stava per dare alla fuga (Corriere della sera, 13 marzo 2009, sito web);
in questo quadro di assoluta confusione politica e normativa indotto dal Governo, si apprende (la Repubblica del 13 marzo 2009) che il procuratore della Repubblica di Roma, Giovanni Ferrara abbia inviato una circolare ai suoi sostituti volta a disporre che essi si oppongano sempre e comunque alla concessione degli arresti domiciliari agli accusati di violenza sessuale. Si tratta - in sé - di un'istruzione che potrebbe avere una sua ragionevolezza a patto che fosse chiaro che comunque i soggetti la cui innocenza sia indiscutibile devono essere rilasciati;
risulta invece che i due cittadini rumeni ingiustamente accusati degli stupri della Caffarella e di Primavalle siano ancora ristretti in carcere per ulteriori accuse non ben definite;

risulta invece (Corriere della sera, 13 marzo 2009) che un medico specializzando - reo confesso - di 32 anni a Messina abbia violentato un ragazzo di 15 anni e sia stato messo agli arresti domiciliari;
si pone un evidente problema di amministrazione della giustizia secondo il principio di uguaglianza. Occorre ristabilire il più elementare rispetto dei diritti umani e di pari trattamento davanti alla legge, che il Governo - con la sua improvvida campagna mediatica - ha, ad avviso degli interroganti, dato licenza di violare -:
di quali notizie disponga circa le direttive del procuratore della Repubblica di Roma;
per quali motivi risulti che i due romeni (Loyos e Racz) siano ancora ristretti in carcere o quanto meno non inviati ai domiciliari;
per quali motivi risulti che il medico messinese reo confesso di stupro non sia in carcere e comunque sottoposto a giudizio immediato ai sensi dell'articolo 453 del codice di procedura penale;
quale sia il vero dato degli stupri in Italia e quanti di questi siano commessi entro le mura domestiche.
(4-02553)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

GRAZIANO, PICIERNO e PORFIDIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i Centri di identificazione e di espulsione, così denominati dall'articolo 9 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, in luogo degli ex Centri di permanenza temporanea ed assistenza sono strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione. Previsti dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998, come modificato dall'articolo 13 della legge n. 189 del 2002, tali centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell'ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari;
i requisiti richiesti per tali Centri li vedrebbero sorgere lontano dai centri abitati, vicini a zone aeroportuali o portuali e alla sede di un reparto mobile della polizia;
resta da chiarire quale sia, nell'ambito della politica migratoria perseguita dal Governo, la strategia di azione e di programmazione nei riguardi del contrasto all'immigrazione clandestina e, in particolare, quale sia la logica sottostante alla realizzazione di un Centro di identificazione e di espulsione nella provincia di Caserta, dal momento che la stessa non è un territorio di frontiera geograficamente caratterizzato dall'arrivo di immigrati, ma un territorio solo di passaggio degli stessi;
nel caso di specie, come si evince dalla stampa nazionale e locale, funzionari ministeriali avrebbero individuato, quale Centro di identificazione e di espulsione degli irregolari, l'area militare da tempo abbandonata, detta anche «la Polveriera», che sebbene ricada nel territorio del Comune di Caserta si trova posizionata a ridosso dell'abitato del Comune di San Nicola la Strada e del galoppatoio del viale borbonico. Il luogo individuato è posto a pochi centinaia di metri dalla Reggia Vanvitelliana di Caserta, patrimonio dell'UNESCO, si affaccia sul viale Carlo III, arteria di accesso al centro storico di Caserta e al monumento, insistendo sull'abitato del Comune di San Nicola la Strada. La collocazione della ex «Polveriera», nel caso di specie, mancherebbe del primo requisito, per cui i Centri dovranno sorgere lontano dai centri abitati;
la localizzazione, come individuata, appare del tutto singolare dal momento che, oltre a non rispettare alcun vincolo di

distanza dal centro abitato, riguarda una zona sottoposta a vincoli sia architettonici sia militari che ne impedirebbero qualsiasi destinazione, ampliamento e cambio di utilizzazione. La stessa area non è particolarmente idonea a soddisfare lo scopo insito nel Centro di identificazione e di espulsione, non potendo ospitare fabbricati aggiuntivi rispetto ai già esistenti capannoni, vecchi edifici di deposito in stato di abbandono denominati «casermette», inadatti ad ospitare persone e a svolgere servizi;
la vicinanza al Palazzo Reale della zona individuata richiederebbe per la struttura abbandonata consistenti e prioritari interventi di bonifica, al fine di rimuovere l'attuale presenza di amianto;
i Sindaci dei Comuni interessati e la Regione, come si apprende anche dalla stampa locale, hanno manifestato la loro contrarietà alla realizzazione di un Centro di identificazione e di espulsione presso la ex «Polveriera», giudicandola non soltanto illogica e giuridicamente non conforme alla normativa sulla tutela paesaggistica, ma anche contrastante con l'azione di rilancio dell'area da parte della Regione;
l'individuazione di un Centro di identificazione e di espulsione nella provincia di Caserta avrebbe, in ogni caso, un impatto ulteriormente negativo sull'equilibrio complessivo di un territorio già duramente compromesso dall'emergenza dei rifiuti e dall'allarme criminalità;
la realizzazione di un Centro di identificazione e di espulsione comporterebbe un massiccio impiego di Forze dell'ordine nel garantire la sicurezza del luogo e della comunità territoriale, le quali verrebbero così sottratte alle azioni di contrasto alla criminalità organizzata, obiettivo, questo, prioritario per garantire lo sviluppo di una società moderna e il diritto dei cittadini alla qualità della vita -:
se il Ministro interrogato non ritenga doveroso intervenire, con la massima urgenza, per rivedere la sua posizione, al fine di cercare soluzioni diverse da quella dichiarata, evitando comunque che ulteriori simili previsioni di iniziativa centrale, che non passano per la riqualificazione del territorio, possano interessare i Comuni della provincia di Caserta.
(4-02548)

IANNACCONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alla fine del mese di febbraio il dottor Vincenzo Madonna, Commissario prefettizio dell'amministrazione provinciale di Avellino, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico, restando alla guida dell'ente fino alla nomina del nuovo commissario;
nulla è dato sapere sulle motivazioni che hanno spinto il dottor Madonna a rassegnare le dimissioni;
dagli organi di stampa locali si apprende stamani che il dottor Maurizio Bruschi, direttore dell'Ufficio centrale automatizzato del Ministero dell'interno, ha rinunciato all'incarico di commissario prefettizio attribuitogli dal Ministero dell'interno;
l'amministrazione provinciale di Avellino da oltre un mese è priva di una guida -:
quali siano le ragioni che hanno spinto il dottor Madonna a rassegnare le dimissioni dall'incarico di commissario prefettizio dell'amministrazione provinciale di Avellino;
quali siano le ragioni che hanno spinto anche il dottor Bruschi a rinunciare all'incarico;
quali siano le iniziative che il ministero intende adottare per ridare una guida all'amministrazione provinciale di Avellino.
(4-02550)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che numerosi docenti contestino le ultime scelte del Governo volte a ridurre drasticamente lo studio del diritto e dell'economia negli istituti tecnici ed essenzialmente ad annullarlo nei licei;
alle nuove generazioni pertanto, durante la principale fase di apprendimento, verrà negato lo studio di scienze che da sempre ricoprono un ruolo fondamentale nella nostra società;
la conoscenza delle nozioni base di dette materie è molto importante non soltanto perché consente di acquisire gli strumenti necessari per comprendere dinamiche fondamentali della società, ma anche perché agevola gli studenti durante il percorso universitario;
dalla statistica Istat si evince che nel 2006/2007 la percentuale di immatricolati nei settori giuridico, politico-sociale, ed economico-statistico è molto alta rispetto ad altre facoltà;
in particolare, nel periodo 2006/2007 gli immatricolati in giurisprudenza sono stati 33.682, mentre quelli alle facoltà di economia-statistica 43.095;
se detti studenti non avessero acquisito le nozioni principali delle materie oggetto dei corsi menzionati, non avrebbero avuto la minima base per affrontare lo studio universitario;
inoltre la maggioranza dei concorsi pubblici prevede la conoscenza di nozioni giuridico-economiche;
in questo senso lo studio del diritto e dell'economia appare davvero fondamentale;
alla luce di queste considerazioni per la preparazione culturale di base delle future generazioni non appare sufficiente lo studio della nuova disciplina «Cittadinanza e Costituzione» ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 137 del 1o settembre 2008, convertito con modificazioni dalla legge n.169 del 30 ottobre 2008, rientrante nel piano di studi del primo e del secondo ciclo di istruzione;
la disciplina sarà inserita nelle ore di «Storia» ed impartita da insegnanti non specializzati nella materia (docenti di lettere) -:
se i fatti riportati nella presente interrogazione corrispondano al vero, ed in caso affermativo, se il Ministro non ritenga opportuno introdurre lo studio del diritto e dell'economia come discipline obbligatorie nelle scuole secondarie di I e II grado, allineando così la formazione scolastica italiana alle competenze richieste a livello europeo;
se non ritenga opportuno affidare la nuova materia «Cittadinanza e Costituzione» ai docenti a ciò specializzati ed abilitati, ossia gli appartenenti alla classe di concorso A019, al fine di non rendere vani i percorsi di specializzazione post-universitari nonché garantire il reale esaurimento delle «graduatorie ad esaurimento» relative alla Classe di concorso A019.
(5-01123)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dalla bozza ministeriale relativa ai nuovi curricula dei licei italiani, si evince la drastica riduzione delle ore di studio della storia dell'arte;
la diminuzione delle ore di insegnamento della materia è prevista addirittura nei licei classici ed artistici, in grave pregiudizio alle ragioni di indirizzo di studi;
in particolare, il nuovo programma didattico dei licei classici prevede soltanto

un'ora a settimana di insegnamento di storia dell'arte, per cinque anni, senza considerare peraltro, l'oggettiva impossibilità per i docenti di concentrare in maniera efficace l'enorme carico di lavoro, trovandosi a gestire anche 18 classi;
la scelta del Governo di penalizzare così grandemente lo studio di una disciplina che riflette il nostro inestimabile patrimonio culturale, è fortemente criticata non soltanto dalle categorie direttamente interessate, ma anche da professionisti di ogni genere, studenti e genitori;
la campagna informativa a salvaguardia della storia dell'arte lanciata dall'Associazione nazionale insegnanti storia dell'arte (ANISA) ha ricevuto riscontri a livello mondiale (dal Canada, dall'America del Nord e America Latina, dai Paesi dell'Est Europa) nonché il contributo di persone operanti in tutti i livelli, dalla gente comune a rappresentanti di organi istituzionali;
come dichiarato da Clara Rech, Presidente dell'ANISA in un'intervista rilasciata sul sito «Tafter», «...l'educazione all'arte svolge un ruolo insostituibile nella formazione dei giovani grazie al suo essere disciplina trasversale a tutte le altre, che sollecita tanto la sfera cognitiva analitica quanto quella intuitiva», «Libertà e fantasia sono complementari nell'attività creativa ma sono anche necessarie nei processi di apprendimento...» e ancora «...fin dai primi anni di scuola... può essere l'asse privilegiato attorno a cui far muovere l'intero processo di apprendimento» -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto nella presente interrogazione e se non ritenga opportuno restituire allo studio della storia dell'arte nei licei italiani la dignità e l'importanza che tale disciplina merita, incrementando le ore di insegnamento ad essa dedicate, soprattutto nei licei classici, modificando in tal senso le bozze dei quadri orario sui nuovi curricula dei licei italiani.
(5-01125)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dagli schemi di regolamento sui nuovi curricula della scuola superiore di secondo grado, discussi il 18 dicembre dal Consiglio dei ministri, emerge una drastica riduzione delle ore di insegnamento della storia dell'arte. Per gli studenti del triennio liceo classico, ad esempio, si prevede una sola ora a settimana dell'insegnamento suddetto, a fronte delle attuali due;
nella gran parte dei licei classici e degli istituti tecnici da anni sono in corso sperimentazioni consolidate che vedono la presenza della disciplina di storia dell'arte per due ore settimanali per cinque anni: pertanto, le previsioni del nuovo regolamento provocherebbero una indiscutibile riduzione dell'insegnamento e una conseguente diminuzione dell'efficacia didattica e formativa della materia, specialmente nell'ultimo anno, quando la storia dell'arte diventa fulcro intorno al quale ruotano la maggior parte dei percorsi interdisciplinari che gli studenti elaborano per gli esami di Stato;
ridurre le suddette ore di insegnamento è in netta controtendenza con le competenze chiave stabilite dalla strategia di Lisbona (principio ribadito dalla raccomandazione 2006/962/CE) con altri Paesi europei nei quali, invece, la storia dell'arte è obbligatoria in tutti i percorsi formativi;
l'insegnamento di tale disciplina nell'ultimo decennio è andato arricchendosi di una nuova consapevolezza pedagogica, dimostrato anche dal fatto che, rispetto alla tradizionale lezione frontale, i docenti utilizzano le nuove tecnologie, producono materiali o Cd-rom come elaborato finale di un progetto, organizzano visite guidate, sopralluoghi o sperimentano il metodo CLIL (Content and Language Integrated Learning) che consiste nel fare insegnamento mediante una lingua straniera;
tra i quattro assi culturali stabiliti dal Ministero della pubblica istruzione, quello denominato «asse dei linguaggi» prevede

esplicitamente «le conoscenze fondamentali delle diverse forme di espressione e del patrimonio artistico» nonché «la sensibilità alla tutela e alla conservazione dei beni culturali e la coscienza del loro valore» (decreto del 22 agosto 2007 e conseguente documento tecnico);
per la formazione delle giovani generazioni, la scuola deve promuovere il senso di appartenenza comunitaria, di cui identità culturale e coesione sociale rappresentano i cardini: pertanto, dal punto di vista educativo, le istituzioni scolastiche devono promuovere un processo di identificazione nei confronti delle radici storiche e culturali del nostro Paese. Il linguaggio dell'arte e la conoscenza diretta delle testimonianze artistiche del nostro ricchissimo territorio sono gli strumenti privilegiati cui ricorrere per realizzare questo percorso di crescita e formazione;
i giovani sono tenuti in prima persona a difendere i principi enunciati nell'articolo 9 della Costituzione, e potranno farlo consapevolmente solo se educati alla conoscenza e alla tutela del patrimonio storico e artistico;
l'Associazione nazionale degli insegnanti di storia dell'arte (Anisa), allarmata per tale drastica riduzione, ha promosso un appello «per la storia dell'arte nella scuola» affinché lo sviluppo della cultura e la tutela del paesaggio e de patrimonio storico-artistico della nazione debbano avere la prima enunciazione nelle aule scolastiche -:
come il Ministro interrogato intenda assicurare agli studenti della scuola italiana un adeguato insegnamento della storia dell'arte, affinché possa essere loro garantita la giusta formazione disciplinare e culturale, anche in difesa dei princìpi enunciati nell'articolo 9 della Costituzione.
(5-01127)

ZAMPA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la valutazione degli studenti - elemento centrale del processo di apprendimento e del dialogo didattico - è espressione dell'autonomia professionale del docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale, nonché dell'autonomia didattica delle istituzioni scolastiche;
il regolamento concernente «Coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia, ai sensi degli articoli 2 e 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169», approvato dal Consiglio dei ministri in data 13 marzo 2009, prevede che «Il collegio dei docenti definisce modalità e criteri per assicurare omogeneità, equità e trasparenza della valutazione, nel rispetto del principio della libertà di insegnamento. Detti criteri e modalità fanno parte integrante del piano dell'offerta formativa» (articolo 1, comma 5) e che «Le istituzioni scolastiche assicurano alle famiglie una informazione tempestiva circa il processo di apprendimento e la valutazione degli alunni effettuata nei diversi momenti del percorso scolastico» (articolo 1, comma 7);
l'Ufficio scolastico regionale ha predisposto l'invio di un dirigente tecnico per verificare l'ottemperanza alle norme circa le valutazioni quadrimestrali degli alunni da parte dei docenti della scuola primaria Longhena di Bologna, in seguito all'approvazione in data 29 gennaio 2009 da parte del collegio docenti del suddetto istituto (istituto comprensivo n. 8 di Bologna) di una delibera in merito alla valutazione e dichiarata nulla dall'Ufficio scolastico provinciale di Bologna -:
quale sia il mandato e su quali presupposti normativi si regga il provvedimento ispettivo in corso promosso dall'Ufficio scolastico regionale;
quali siano le ragioni dell'annullamento della delibera del collegio docenti citata in premessa (che renderebbe nulle anche le pagelle consegnate ai genitori).
(5-01133)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge del 6 agosto 2008, n. 133, ha sospeso, per l'anno accademico 2008/2009, le scuole di specializzazione, nell'attesa dell'avvio di una nuova procedura di reclutamento per gli insegnanti;
successivamente, il decreto-legge 1°settembre 2008, n. 137, convertito con modificazioni dalla legge del 30 ottobre 2008, n. 169, all'articolo 5-bis ha previsto l'iscrizione nelle graduatorie ad esaurimento per i soggetti che hanno frequentato un corso di specializzazione nell'anno accademico 2007/2008;
il suddetto provvedimento non regolamenta il diritto degli specializzandi al conseguimento dell'abilitazione nel caso in cui risultino avere congelato l'iscrizione per motivi di studio (dottorato di ricerca), maternità o salute, ai sensi della normativa previgente, sospendendo il decreto ministeriale del 7 maggio 2009 che determinava il numero dei posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario per l'anno accademico 2008/2009;
il Tar Lazio con ordinanza n. 773 del 2009 ha disposto l'annullamento della nota n. 1726 del 31 luglio 2008 del Direttore generale dell'università con cui si vietava alle SSIS di far proseguire il percorso abilitante a coloro che, regolarmente iscritti, ai sensi di legge avevano congelato la loro iscrizione per la frequenza del dottorato di ricerca o per la maternità, ritenuto che non appare «normativamente giustificata la linea adottata dall'Amministrazione, secondo la quale possono completare il percorso SSIS solamente gli studenti che nei precedenti cicli hanno sospeso le frequenze del II anno [...] che sussiste quindi l'esigenza di un riesame della questione anche sotto il profilo organizzativo», ordinando al Direttore generale del MIUR entro venti giorni dalla notifica di proporre una soluzione praticabile per consentire l'immediato conseguimento dell'abilitazione, come già richiesto dall'interrogante, peraltro, nell'ordine del giorno 9/1634/38 dell'8 ottobre 2008 -:
se il Ministro interrogato, al fine di porre fine a tale annosa questione, non convenga sulla necessità di intervenire e far così proseguire il percorso abilitante a coloro che, regolarmente iscritti, avevano congelato la loro iscrizione.
(4-02543)

MURGIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con una serie di leggi erano state istituite, negli anni scorsi, delle graduatorie permanenti finalizzate alla stabilizzazione, nel tempo, del rapporto di lavoro dei docenti precari;
la legge n. 296 del 2006 ha trasformato le suddette graduatorie in «graduatorie ad esaurimento» senza la possibilità, cioè, per chi non vi fosse incluso, di entrarvi in seguito (salvo alcuni specifici casi già previsti dalla legge, ad esempio persone che nel frattempo stavano conseguendo l'abilitazione o l'avrebbero conseguita nel biennio);
nella bozza predisposta dal Ministero dell'istruzione, e diffusa ai sindacati, viene prevista, per i cittadini comunitari, la possibilità di presentare domanda di inserimento a «pettine», vale a dire con l'eventuale scavalcamento di quelli già inseriti;
paradossalmente questo sistema crea, per i cittadini stranieri, una situazione di privilegio a danno di quelli italiani che, pur possedendo gli stessi requisiti, non potrebbero avere ora accesso alle graduatorie;
è evidente che si tratta di una sanatoria a favore degli stranieri del tutto immotivata e bizzarra, anche perché, già in sede di domanda presentata precedentemente

nel 2007, i cittadini comunitari in possesso dei titoli, erano stati inseriti regolarmente (ad esempio, quest'anno, due cittadini romeni sono stati ammessi in ruolo, in provincia di Pordenone, sulla base della graduatoria ad esaurimento);
una riapertura, per i soli stranieri, della graduatoria potrebbe creare, nelle province del confine orientale, addirittura delle situazioni di pendolarismo da parte dei Paesi comunitari confinanti;
un ulteriore fatto grave è l'inserimento, sempre «a pettine», dei cittadini italiani in possesso di abilitazioni conseguite all'estero (si tratta di abilitazioni che non sono equiparabili a quelle italiane; si cita - quale esempio - le abilitazioni spagnole che si conseguono con due sessioni di 45 giorni e che sono oramai oggetto di vendita in Italia, sia a Roma che a Milano);
nella bozza predisposta dal Ministero è anche previsto l'inserimento a pieno titolo, e cioè sempre con la possibilità di scavalcare chi è già presente nella graduatoria ad esaurimento, dei cittadini italiani o comunitari che ottengano il riconoscimento del servizio prestato in Paesi extracomunitari (ciò significherebbe che un algerino, con nazionalità francese, può farsi riconoscere i titoli conseguiti in Kenia ed entrare di ruolo nelle scuole italiane) -:
se il Ministero interrogato non ravveda, in particolare nella previsione dell'articolo 4, comma 1, lettera c) della bozza di provvedimento, una palese disparità di trattamento a danno degli aspiranti docenti in possesso di titoli abilitanti validi ai fini dell'accesso all'insegnamento;
se il Governo non ritenga che questa incresciosa situazione sia in aperta violazione con il principio di solidarietà di rango costituzionale;
se il Ministro ed il Governo non credano sia giusto valutare la possibilità di accesso alle graduatorie anche ai soggetti che hanno conseguito tardivamente i titoli abilitanti riservati, a causa dei ritardi organizzativi dell'amministrazione.
(4-02547)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CODURELLI, BRAGA e MOSCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli ultimi indicatori economici confermano un impressionante aggravamento della crisi economica in atto;
i 10 milioni di euro stanziati dal Governo per finanziare la cassa integrazione in deroga, peraltro largamente insufficienti per le esigenze di aziende e lavoratori, non sono ancora arrivati e le nuove domande istruite nel territorio della Lombardia sono già senza copertura;
il costo reale della cassa in deroga nel 2008 è stato di circa 15 milioni di euro, che corrispondono a una media di 700 lavoratori sospesi mensilmente. Solo nei primi due mesi del 2009, le richieste di cassa integrazione in deroga da parte di aziende lombarde sono state 941, per un totale di 8.435 lavoratori coinvolti. Ad oggi il flusso di richieste è molto forte e continuo, concentrato principalmente sulle province di: Brescia, Bergamo, Milano. Seguono Lecco, Mantova, Cremona, Varese, Como, Monza e Pavia;
tra gennaio e febbraio sono stati licenziati e iscritti alle liste di mobilità 9.719 lavoratori, mentre le richieste di cassa integrazione in deroga da parte di aziende lombarde sono state 941, per un totale di 8.435 lavoratori coinvolti;

questi dati e non solo indicano un inasprimento del clima sociale in atto se le risorse non saranno immediatamente disponibili -:
se non reputi urgente intervenire per erogare immediatamente le risorse necessarie per fronteggiare la grave crisi che stanno vivendo aziende e lavoratori.
(5-01124)

TOCCAFONDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
leggendo l'editoriale del quotidiano Avvenire, pubblicato in data 11 marzo 2009, si è appreso che il signor Cesare Lia di Tricase, in Puglia, ha ricevuto una lettera dall'INPS, con la quale venivano richieste informazioni urgenti sul reddito della figlia Emanuela Lia altrimenti si minacciava la sospensione della pensione di invalidità;
Emanuela Lia, 37 anni, vive dal 1993 in stato vegetativo dopo un incidente;
la raccomandata chiedeva quindi il reddito di una persona che si trova in coma da 16 anni;
il padre di Emanuela, signor Cesare Lia, ogni giorno accudisce la figlia, leggendole - come riportato nell'editoriale - brani di libri e non lasciandola mai sola, sacrificando la propria vita e il proprio lavoro -:
se corrisponda a verità e se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare che in futuro possano ripetersi atti di questo genere.
(5-01126)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008 dispone «Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di Sanità Penitenziaria»;
a quasi un anno dalla sua entrata in vigore, eccetto che in alcune Regioni virtuose come ad esempio la Toscana e nelle strutture di competenza in particolare l'Asl 5 di Pisa, il suddetto decreto ancora non ha trovato applicazione;
in alcune Regioni come ad esempio Lombardia, Veneto, Calabria, Lazio non si è dato luogo alla puntuale applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ed anzi si è assistito a comportamenti in apparenza del tutto contraddittori rispetto al citato decreto, come testimoniano i casi di imposizione delle scadenze delle convenzioni con cui era operativo il servizio di assistenza sanitaria penitenziaria e minacciando la «incompatibilità» del personale che dovrebbe essere integrato nel Servizio sanitario nazionale;
tali comportamenti da parte degli enti chiamati ad applicare la nuova normativa fa prefigurare sia una situazione di conflittualità sindacale che può portare fino alla paralisi dei servizi stessi, sia una lesione inaccettabile del diritto alla salute ed alle cure da parte delle persone detenute;
parrebbe naturale e logico, oltre che stabilito dalla legge, continuare ad impiegare, per il servizio di assistenza sanitaria all'interno degli istituti di pena, il personale medico e paramedico già attualmente impiegato, per la particolarità della situazione e le caratteristiche del servizio, rispetto al quale è ovvio presupporre almeno la rilevanza della esperienza già maturata oltre che stabilire le indispensabili e specifiche attività formative;
il principio della continuità assistenziale, cioè di dover assicurare uno schema organizzativo di operatività medica ed infermieristica

adeguata alle esigenze del paziente, è uno dei principi su cui si è incardinata la riforma realizzata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008 -:
se il Ministero non intenda avviare misure volte a rendere più omogeneo sul territorio nazionale il servizio di assistenza sanitaria presso i penitenziari, affinché si giunga ad una uniforme applicazione della normativa richiamata su tutto il territorio nazionale come positivamente avvenuto nel caso di Pisa.
(4-02542)

IANNACCONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, «Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali», prevede che:
«1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi al fine di istituire, per le professioni sanitarie di cui all'articolo 1, comma 1, i relativi ordini professionali, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, nel rispetto delle competenze delle regioni e sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi:
a) trasformare i collegi professionali esistenti in ordini professionali, salvo quanto previsto alla lettera b) e ferma restando, ai sensi della legge 10 agosto 2000, n. 251, e del citato decreto del Ministro della sanità 29 marzo 2001, l'assegnazione della professione dell'assistente sanitario all'ordine della prevenzione, prevedendo l'istituzione di un ordine specifico, con albi separati per ognuna delle professioni previste dalla legge n. 251 del 2000, per ciascuna delle seguenti aree di professioni sanitarie: area delle professioni infermieristiche; area della professione ostetrica; area delle professioni della riabilitazione; area delle professioni tecnico-sanitarie; area delle professioni tecniche della prevenzione;
b) aggiornare la definizione delle figure professionali da includere nelle fattispecie di cui agli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 10 agosto 2000, n. 251, come attualmente disciplinata dal decreto ministeriale 29 marzo 2001;
c) individuare, in base alla normativa vigente, i titoli che consentano l'iscrizione agli albi di cui al presente comma;
d) definire, per ciascuna delle professioni di cui al presente comma, le attività il cui esercizio sia riservato agli iscritti agli ordini e quelle il cui esercizio sia riservato agli iscritti ai singoli albi;
e) definire le condizioni e le modalità in base alle quali si possa costituire un unico ordine per due o più delle aree di professioni sanitarie individuate ai sensi della lettera a);
f) definire le condizioni e le modalità in base alle quali si possa costituire un ordine specifico per una delle professioni sanitarie di cui al presente comma, nell'ipotesi che il numero degli iscritti al relativo albo superi le ventimila unità, facendo salvo, ai fini dell'esercizio delle attività professionali, il rispetto dei diritti acquisiti dagli iscritti agli altri albi dell'ordine originario e prevedendo che gli oneri della costituzione siano a totale carico degli iscritti al nuovo ordine;
g) prevedere, in relazione al numero degli operatori, l'articolazione degli ordini a livello provinciale o regionale o nazionale;
h) disciplinare i princípi cui si devono attenere gli statuti e i regolamenti degli ordini neocostituiti;
i) prevedere che le spese di costituzione e di funzionamento degli ordini ed albi professionali di cui al presente articolo siano poste a totale carico degli iscritti, mediante la fissazione di adeguate tariffe;

l) prevedere che, per gli appartenenti agli ordini delle nuove categorie professionali, restino confermati gli obblighi di iscrizione alle gestioni previdenziali previsti dalle disposizioni vigenti.

2. Gli schemi dei decreti legislativi predisposti ai sensi del comma 1, previa acquisizione del parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia, che sono resi entro quaranta giorni dalla data di trasmissione. Decorso tale termine, i decreti sono emanati anche in mancanza dei pareri. Qualora il termine previsto per i pareri dei competenti organi parlamentari scada nei trenta giorni che precedono o seguono la scadenza del termine di cui al comma 1, quest'ultimo s'intende automaticamente prorogato di novanta giorni.»;
in data 17 ottobre 2007 è stata approvata la legge n. 189 recante «Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 260 dell'8 novembre 2007. L'articolo 1 di detta legge prevede che: «All'articolo 4, comma 1, della legge 1o febbraio 2006, n. 43, le parole: "sei mesi" sono sostituite dalle seguenti: "ventiquattro mesi."»;
alla luce della proroga di cui alla legge 189, il termine è scaduto il 4 marzo 2008 -:
se il Governo abbia adottato i provvedimenti di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 43 del 1o febbraio 2006 e, in mancanza, quali provvedimenti intenda adottare in ossequio a quanto previsto dalla legge n. 43.
(4-02554)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

CESARO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento della funzione pubblica ha di recente reso il parere n. dip-0049361-04/11/2008-1.2.3.3. nel quale si legge testualmente: «In base al principio fissato dal decreto legislativo n. 502 del 1992 la carica di direttore generale è incompatibile con la sussistenza di altro rapporto di lavoro, dipendente o autonomo (articolo 3-bis, comma 10), salva l'ipotesi contemplata per i lavoratori dipendenti di essere posti in aspettativa senza assegni (comma 11 del medesimo articolo 3-bis). Nel medesimo decreto legislativo n. 502 del 1992, è prevista poi un'ulteriore specificazione delle cause di incompatibilità per la carica di direttore generale, posta dall'articolo 3, comma 9 («La carica di direttore generale è altresì incompatibile con la sussistenza di un rapporto di lavoro dipendente, ancorché in regime di aspettativa senza assegni, con l'unità sanitaria locale presso cui sono esercitate le funzioni»);
a mente del successivo articolo 4, le disposizioni contenute nel decreto legislativo. n. 502 del 1992 relative alle unità (ora aziende) sanitarie locali si applicano, salvo che sia diversamente previsto, anche alle aziende ospedaliere di rilievo nazionale o interregionale costituite o confermate in aziende;
da ciò ne discende che le cause di incompatibilità previste per il direttore generale delle aziende sanitarie locali dall'articolo 3, comma 9, del decreto legislativo n. 502 del 1992 si applicano anche al caso del direttore generale presso le aziende ospedaliere predette;
il parere di cui si tratta prende le mosse da una richiesta del consigliere

regionale della Calabria, onorevole Domenico Tallini, in merito alla vicenda di seguito esposta;
con decreto del Presidente della Regione Calabria n. 170 del 3 agosto 2007 è stato nominato Direttore generale dell'Azienda ospedaliera «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro il dott. Vincenzo Antonio Ciconte, già Presidente del Collegio commissariale, nonché Direttore della struttura complessa di cardiologia della stessa Azienda ospedaliera «Pugliese-Ciaccio» e Presidente dell'Ordine dei medici della Provincia di Catanzaro. Agli atti d'ufficio risulta che lo stesso dottor Ciconte era, all'atto della emissione del provvedimento di nomina - 3 agosto 2007 -, direttore di cardiologia UTIC dell'Azienda ospedaliera «Pugliese-Ciaccio», e cioè dirigente della medesima Azienda ospedaliera di cui è divenuto Direttore generale e che il rapporto permane poiché a decorrere dal 10 agosto 2007 vi è stato solo il suo collocamento in aspettativa senza assegni con data retroattiva di circa sei mesi;
sussisteva e sussiste dunque la incompatibilità di cui si tratta nel citato parere ministeriale, e ciò nonostante che con decreto del Dipartimento tutela della salute, politiche sociali n. 6896 del 28 maggio 2007 fossero stati resi noti i requisiti necessari per poter partecipare all'avviso pubblico per l'acquisizione della disponibilità a ricoprire l'incarico di Direttore generale presso le aziende sanitarie provinciali della Regione Calabria e che il detto bando prevedesse, tra l'altro, a corredo della domanda di partecipazione, la sottoscrizione da parte del nominando di una dichiarazione attestante di non trovarsi in una delle condizioni di incompatibilità previste dal comma 9 dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 502 del 1992;
con atto n. 5553 del 13 novembre 2008 il Consigliere regionale della Calabria, onorevole Domenico Tallini, ha formalmente chiesto al Presidente della Giunta regionale della Calabria di riconoscere la esistenza della eccepita causa di incompatibilità con tutte le conseguenze di legge, e con la conseguente declaratoria immediata di nullità e revoca della nomina del dott. Vincenzo Antonio Ciconte a direttore generale dell'azienda ospedaliera «Pugliese Ciaccio». Ciò nonostante il dottor Ciconte ha continuato e continua ad espletare le funzioni di direttore generale pur in presenza della causa di incompatibilità e della conseguente nullità del provvedimento di nomina e ponendo in essere rilevanti e decisivi atti di gestione e di finanza;
il suddetto stato di incompatibilità appare pienamente confermato dalla nota ministeriale sopra citata -:
se il Ministro interrogato possa confermare il contenuto e la correttezza della nota del Dipartimento della funzione pubblica sopra citata e se e quali iniziative di propria competenza intenda assumere con riferimento a quanto esposto in premessa.
(4-02557)

...

RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
si deve rilevare il mancato ripristino dei 120 milioni di euro che la legge finanziaria aveva stanziato per le scuole paritarie: detto ripristino era subordinato al raggiungimento di un'intesa in Conferenza Stato-Regioni;
va rilevato, in particolare, l'ingiustificato ritardo, che può apparire quale vero e proprio ostruzionismo, con cui le Regioni procrastinano il loro parere, e ciò nonostante, nel caso in questione, tutti i gruppi parlamentari avessero dichiarato il proprio consenso al provvedimento, stante la funzione sociale delle scuole paritarie le quali svolgono un ruolo pubblico a tutti gli effetti, come riconosciuto dalla legge n. 62

del 2000, e intervengono in settori nei quali lo Stato è assente consentendo al medesimo di risparmiare risorse significative -:
se il Governo non intenda farsi carico in modo deciso del problema assumendo ogni utile e dirimente iniziativa in Conferenza Stato-Regioni.
(4-02545)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:

QUARTIANI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Unilever Italia Manifacturing s.r.l. opera sul mercato italiano nel settore chimico ed alimentare, con strutture produttive a Roma, Casalpusterlengo, Pozzilli, Caivano, Cisterna Latina, Sanguinetto;
il 23 gennaio 2009 la direzione di Unilever Italia s.r.l di Casalpusterlengo ha comunicato l'apertura di mobilità che interessa 209 lavoratori su 515 dipendenti, mettendo così, a giudizio degli interroganti, a rischio l'esistenza futura dello stabilimento;
l'attività dell'azienda lodigiana determina un indotto che impiega almeno altrettanto dipendenti e interessa numerose imprese, il cui futuro è in parte legato alla stabilità della Unilever;
la Unilever di Casalpusterlengo produce detergenti in polvere per tessuti e liquidi per tessuti, piatti, pavimenti e detergenti per la casa;
la direzione aziendale intende chiudere il reparto polveri, ridurre l'utilizzo degli impianti e razionalizzare altri costi aziendali, inducendo una iniziale mobilità per 209 dipendenti, cessando la produzione delle polveri e ridimensionando il processo di fabbricazione di semilavorati chimici per la produzione di detergenti in polvere;
appare agli interroganti che l'azienda in oggetto persegua l'obiettivo di trasferire le produzioni in Romania e nella fabbrica inglese di Warrington, così riducendosi la produzione dell'azienda di Casalpusterlengo, oltre ai laboratori di ricerca e sviluppo, alla produzione di liquidi e degli «intermedi»;
non risulta chiaro quali siano gli investimenti previsti per il sito di Casalpusterlengo, né si conosce con esattezza il piano industriale a fronte del ridimensionamento aziendale, piano essenziale per il rilancio dell'azienda lodigiana e per garantire la continuità produttiva, nonché per evitare la chiusura del sito produttivo;
non risulta un calo degli utili realizzati dal gruppo Unilever, anche solo riferendosi al 4o quadrimestre 2008;
avendo le rappresentanze sindacali dei dipendenti incontrato rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, ma non essendo, a quanto risulta agli interroganti, ancora stato attivato il tavolo di crisi presso il Ministero delle attività produttive;
non risulta inoltre al momento una disponibilità dell'azienda in questione ad utilizzare altri strumenti e ammortizzatori, quali cassa integrazione guadagni straordinaria o contratti di solidarietà -:
quali provvedimenti e iniziative intenda assumere il Governo al fine di evitare il radicale ridimensionamento delle attività produttive della Unilever di Casalpusterlengo, la cui crisi si riverbera negativamente su tutto il territorio lodigiano, sull'occupazione e sulla competitività delle imprese del medesimo territorio.
(5-01128)

FAVA, ALLASIA, REGUZZONI e TORAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la vicenda Ineos, multinazionale inglese attiva nel settore dell'industria chimica, sembra non essersi esaurita con la firma dell'accordo tra la stessa società, le società ENI Spa e la veneta SAFI per il rilancio della chimica italiana;
l'oggetto del contendere, secondo notizie di stampa, riguarderebbe l'ammontare della prima tranche che l'imprenditore Fiorenzo Sartor dovrebbe corrispondere alla società ENI Spa per l'acquisizione delle attività nella filiera del cloro, in seguito all'impegno assunto di gravarsi di oltre 80 milioni di euro di debito accumulati da Ineos nei confronti dell'azienda ENI Spa;
dall'accordo dipende il futuro della chimica italiana ed è impensabile che si possa lasciar fallire un piano di rilancio dell'intero settore per ragioni che sembrano in primo luogo legate alla mancata accettazione da parte della società ENI Spa di una richiesta di dilazione di pagamento;
l'ENI Spa risulta di fatto impegnata, anche conformemente a quanto auspicato dalle istituzioni nazionali che hanno accompagnato tutte le difficili fasi della trattativa, a favorire il passaggio di proprietà degli impianti; pertanto il comportamento assunto dall'azienda rischia di ostacolare la realizzazione di un grande progetto industriale per il rilancio del settore della chimica italiana;
il piano industriale prospettato dalla società SAFI, dovrebbe garantire infatti il salvataggio ed il rilancio produttivo ed occupazionale della filiera del cloro in tutto il Paese (con innegabili ricadute per i cicli industriali dei poli chimici di Mantova, Ferrara e Ravenna), ponendo le basi per riaprire le trattativa relativa all'accordo sulla chimica;
eventuali esiti negativi delle trattative in corso rappresenterebbero quindi un danno per il Paese ed impedirebbero di affrontare le problematiche che attualmente investono il settore, le quali tolgono all'Italia, in questa fase di profonda difficoltà economica, la possibilità di avere una industria chimica altamente competitiva -:
se il Ministro in indirizzo voglia far chiarezza sulle ultime vicende descritte in premessa e sui dettagli dell'accordo firmato tra le società INEOS, ENI e SAFI, al fine di apprendere quali possano essere gli esiti futuri delle trattative e quali soluzioni siano maggiormente praticabili per salvaguardare l'importante realtà industriale e occupazionale della chimica italiana.
(5-01129)

Interrogazione a risposta scritta:

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli abitanti della frazione di Manzano nel comune di Mori (Trento) denunciano da più di un anno un grave disturbo alla linea telefonica, che è quasi sempre interrotta, lasciando gli abitanti isolati per intere settimane;
a fronte delle continue richieste di intervento, i tecnici della compagnia telefonica Telecom Italia sono intervenuti con riparazioni d'emergenza che hanno ripristinato il servizio solo per pochi giorni, senza risolvere definitivamente il problema;
i guasti tecnici che causano questo grave disservizio sono probabilmente imputabili ad una linea telefonica che necessiterebbe di una manutenzione straordinaria;
l'isolamento telefonico che perdura da oltre un anno è particolarmente grave per le persone anziane;
la compagnia telefonica Telecom Italia esige regolarmente il pagamento da parte dei cittadini di Manzano, anche se poi gli stessi sono impossibilitati ad usufruire del servizio;

a fronte del cospicuo canone corrisposto mensilmente all'azienda telefonica, gli abitanti di Manzano pretendono di ricevere il servizio adeguato con la tempestiva riparazione del danno;
alcune famiglie di questa frazione sono state costrette, per vedere tutelati i propri diritti, a presentare un ricorso d'urgenza attraverso il Codacons per chiedere il ripristino del servizio telefonico -:
con quali misure il Ministro intenda far rispettare gli impegni che la compagnia telefonica Telecom Italia ha assunto in termini di garanzia nell'erogazione del servizio universale, al fine di tutelare i diritti degli utenti consumatori di Manzano che subiscono da oltre un anno disagi nella propria vita personale e professionale a causa del grave disservizio della Telecom Italia.
(4-02556)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Palumbo e altri n. 1-00124, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cristaldi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta scritta Quartiani n. 4-02526 del 12 marzo 2009.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BARBARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 16 aprile 2008 il Ministro dello sport ed attività giovanili, onorevole Giovanna Melandri, il Ministro dell'economia e delle finanze, professor Tommaso Padoa Schioppa, ed il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, onorevole Cesare Damiano, hanno firmato un decreto congiunto sulle «assicurazioni dello sport dilettantistico»;
tale decreto, evidentemente elaborato in fretta, ignora completamente i pareri emendativi di buona parte del mondo sportivo, enti di promozione sportiva in testa;
esso provoca seri problemi di gestione alle organizzazioni sportive nazionali, stabilendo in particolare l'equiparazione dei massimali di copertura (80.000 euro in caso di decesso, ed 80.000 euro in caso di invalidità permanente), ed altri oneri di copertura aggiuntivi, per federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate e enti di promozione sportiva;
tale equiparazione non tiene evidentemente conto della diversa natura delle attività praticate da queste realtà e dei rischi conseguenti, producendo un automatico aumento dei costi delle attività sportive che ricadono sul cittadino;
tale soglia di copertura è comprensibile soltanto per alcune federazioni, con atleti impegnati in attività nazionali di alto livello, con margini di rischio elevato, ed appare invece ingiustificata per tutte quelle attività con margini di rischio quasi inconsistente, di svago, tutela della salute, o di carattere amatoriale, che interessano enti di promozione sportiva, discipline associate e numerose attività di base di federazioni sportive nazionali -:
se i Ministri interessati e la Presidenza del Consiglio non giudichino eccessive le modifiche introdotte dal decreto del 16 aprile 2008 per quelle realtà sopracitate, che già dedicano particolare attenzione alla tutela del proprio corpo sociale e se gli stessi non pensino di intervenire per impedire che queste modifiche, producano come unico effetto il rialzo di tutti i contratti assicurativi, ed un guadagno per le compagnie di assicurazione.
(4-00642)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue.
Con decreto interministeriale adottato, in data 16 aprile 2008, in attuazione dell'articolo 6 del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito, con modificazioni dalla legge 17 agosto 2005, n. 168, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - struttura di missione «dipartimento per le politiche giovanili e le attività sportive» - di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ed il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sono

state stabilite le nuove modalità tecniche per l'iscrizione all'assicurazione obbligatoria degli sportivi dilettanti, tesserati con le federazioni sportive nazionali, con le discipline sportive associate e con gli Enti di promozione sportiva, nonché i termini, la natura, l'entità delle prestazioni.
L'assicurazione copre gli infortuni occorsi in occasione ed a causa dello svolgimento delle attività agonistiche ed opera anche a condizione che gli infortuni stessi avvengano in occasione di trasferimenti, con qualsiasi mezzo effettuati, come passeggeri o in forma individuale, verso e dal luogo di svolgimento delle predette attività, fatta eccezione degli incidenti verificatisi in conseguenza di infrazioni o comunque di inosservanza delle norme che regolamentano il trasferimento.
Il decreto in questione, in particolare, agli articoli 10 e 11 prescrive che le prestazioni assicurative consistono, in caso di morte del soggetto assicurato, nella erogazione, in favore degli aventi diritto, di un capitale non inferiore a 80 mila euro e, in caso di infortunio determinante una invalidità permanente del soggetto assicurato, nella erogazione, in una unica soluzione, di un indennizzo determinato in proporzione al predetto capitale, la cui misura viene calcolata facendo riferimento ad apposite «tabelle lesioni», allegate ai citato decreto, elaborate con i criteri utilizzati dai giudici civili ai fini della determinazione del risarcimento del danno biologico.
A tale riguardo, si fa presente che la previsione, di cui all'articolo 10, comma 1, lettere
a) e b), del decreto interministeriale 16 aprile 2008, di un importo, pari a 80 mila euro, da corrispondere sia in caso di decesso che in caso di infortunio comportante invalidità permanente del soggetto assicurato, è da considerare il massimale di copertura unico per tutte le fattispecie di discipline sportive.
E ciò in quanto detto importo è da ritenersi, infatti, derogabile
in melius, ovvero soggetto ad elevazione a maggior garanzia per il soggetto assicurato, attraverso la stipula di appositi contratti con le compagnie assicuratrici, anche in relazione al minore o al maggiore livello di rischio degli infortuni in cui gli sportivi assicurati potrebbero incorrere nelle varie discipline. Pertanto, il costo della polizza di assicurazione risulterà proporzionale agli effettivi rischi legati alla natura dell'attività sportiva praticata.
Giova, da ultimo, segnalare che la scelta dell'istituto assicuratore ai fini della copertura dei rischi assicurativi deve avvenire attraverso una apposita procedura competitiva, con l'obiettivo di privilegiare lo spirito concorrenziale, nonché la partecipazione del maggior numero di compagnie di assicurazione, con la conseguente offerta «economicamente» più vantaggiosa per l'atleta assicurato e, dunque, con una diminuzione dei costi dei contratti assicurativi.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

BOSI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 152 del 2006, al Titolo III, prevede la suddivisione del territorio nazionale in «distretti idrografici» e la contemporanea abolizione delle autorità di bacino;
tale legge scaturisce dalla direttiva europea sulle acque n. 60 del 2000;
la suddetta direttiva, recepita dalla legge, non ha ad oggi trovato attuazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le sanzioni per questa mancata applicazione verranno applicate a carico dell'Italia a partire dall'inizio del 2009 -:
quali siano le ragioni per le quali non è ancora stata data attuazione alle disposizioni di cui alla citata legge n. 152 del 2006;
se intenda procedere alla istituzione dei «distretti idrografici» in luogo delle «autorità di bacino» ed entro quali termini.
(4-01421)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante l'istituzione dei distretti idrografici ex decreto legislativo n. 152 del 2006, si rappresenta quanto segue.
Il decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 63, prevedeva la soppressione delle autorità di bacino
ex legge n. 183 del 1989 e l'istituzione delle nuove autorità di bacino distrettuali, rimandando ad un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanarsi entro 30 giorni dalla emanazione della parte III del decreto legislativo, la regolazione del trasferimento e le attribuzioni delle funzioni e del personale dalle vecchie autorità a quelle nuove.
La ripartizione geografica del territorio nazionale in distretti idrografici è, invece, definita dall'articolo 64 dello stesso decreto, che prevede l'istituzione di otto distretti attraverso la razionalizzazione e l'accorpamento delle esistenti autorità di bacino di rilievo nazionale, interregionale e regionale.
Come è noto, il citato decreto legislativo è entrato in vigore alla fine della XIV legislatura e l'atto costitutivo delle nuove autorità non fece in tempo ad essere emanato.
Nella XV legislatura, il Governo Prodi ha emanato un provvedimento, il decreto legislativo correttivo n. 284 del 2006 dell'8 novembre 2006, di proroga delle esistenti autorità di bacino, che, di fatto, non ha risolto la questione dell'attribuzione delle competenze ai nuovi distretti che, ai sensi delle disposizioni comunitarie, risultano formalmente istituiti. La sopravvivenza transitoria è stata prevista sino all'entrata in vigore di un apposito decreto legislativo correttivo, che avrebbe regolato i nuovi enti.
Il termine della delega è tuttavia trascorso e con esso deve ritenersi esaurito il periodo transitorio per il quale le autorità di bacino potevano agire in pienezza di poteri.
Pertanto, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di dare piena e corretta attuazione alle previsioni del decreto legislativo n. 152 del 2006 e superare l'attuale situazione di
impasse dettata dalla vigenza della direttiva n. 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 (cosiddetta direttiva acque) che prevede la scadenza per le autorità di bacino attuali nel dicembre 2009, ha promosso la regolazione della materia di cui è stato approvato il decreto-legge n. 208 del 22 dicembre 2008, attualmente in corso di conversione, recante: «Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente».
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica del 31 maggio 2008 pubblica la notizia che il ministro Scajola intende attivare n. 6 centrali nucleari da 1.500 MW cadauna nei prossimi 5 anni di cui 3 al nord, 2 al centro ed una al sud;
Radio popolare, riprendendo «voci ben informate già citate da Jacopo Giliberto su Il Sole 24 Ore» citava n. 5 centrali da riconvertire al nucleare, tutte situate al nord del Paese, e più precisamente:
Centrale Edipower di Chivasso, provincia di Torino;
Centrale Edipower di Sermide, provincia di Mantova;
Centrale Endesa di Ostiglia;
Centrale Endesa di Tavazzano, provincia di Lodi;
Centrale Sogim e poi A2A di Caorso, provincia di Piacenza;
la individuazione di tali centrali esistenti sarebbe dettata dall'urgenza di dotare il Paese in un arco temporale di cinque anni, di impianti in grado di produrre energia non più dipendenti dal gasolio e/o dal gas metano;

altri Paesi europei, come per esempio l'Inghilterra, da anni non investono più in impianti di produzione di energia con propellente nucleare, ma investono sul vento, cioè in centrali eoliche;
ad oggi non esistono centrali nucleari sicure, in quanto a tecnologie obsolete e pericolose e l'esempio di quanto avvenuto il 4 giugno 2008 in Slovenia e più precisamente nell'Impianto Nucleare di Krsko, confermerebbe quanto affermato;
non esistono ancora impianti cosiddetti di Quarta Generazione -:
se quanto detto in premessa corrisponda a verità;
se sia a conoscenza dello stato dei luoghi ove si trovano le 5 centrali esistenti;
se conosca il pesante impatto ambientale di cui già soffre il Chivassese ed il Vercellese Occidentale;
se non ritenga più opportuno investire in energie alternative.
(4-00310)

Risposta. - In merito alla richiesta dell'interrogante, contenuta nell'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, circa la volontà del Governo di attivare n. 6 centrali nucleari da 1.500 MW cadauna, nei prossimi 5 anni, di cui 3 al nord, 2 al centro ed una al sud, si fa osservare, in via preliminare, che la capacità totale di tali nuove centrali nucleari (9.000 MW), è da ritenersi adeguata per realizzare una diversificazione significativa del mix energetico italiano, potendo corrispondere a circa il 20 per cento dell'attuale produzione elettrica. Si fa osservare, tuttavia, che le centrali nucleari stesse non potranno certo essere attivate entro i prossimi 5 anni. In questo arco di tempo, infatti, saranno create le condizioni per l'avvio, entro il 2013, della loro costruzione.
Riguardo alla collocazione nel territorio nazionali delle centrali elettronucleari, si fa presente che, nel disegno di legge Atto Senato n. 1195, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», all'esame del Parlamento, è previsto, all'articolo 14, che venga conferita delega al Governo in materia nucleare e che il Governo, nel rispetto delle norme in tema di valutazione di impatto ambientale e di pubblicità delle relative procedure, sia delegato ad adottare uno o più decreti legislativi, recanti criteri per la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione elettrica nucleare. Il medesimo disegno di legge, all'articolo 15, prevede, inoltre, che siano definite le tipologie degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare, che possono essere realizzati nel territorio nazionale.
Per quanto riguarda gli investimenti degli altri Paesi europei nel nucleare, si fa presente che, oltre alla Finlandia (Olkiluoto) e alla Francia (Flamanville), che hanno avviato rispettivamente il 12 agosto 2005 e il 3 dicembre 2007 la costruzione di un nuovo reattore EPR da 1600 MWe, è proprio l'Inghilterra, contrariamente a quanto rilevato nell'atto in questione, ad aver pubblicato, in data 9 gennaio 2008, il Libro Bianco del Governo britannico per annunciare la decisione di assegnare un ruolo strategico all'energia nucleare. La decisione è stata presa a seguito di consultazione pubblica avvenuta tra maggio e ottobre 2007. Il giorno successivo all'annuncio, il Segretario di Stato inglese ha invitato le società del settore a proporre piani per la costruzione e l'esercizio di nuove centrali nucleari. Secondo il programma del Libro Bianco, la prima nuova centrale nucleare sarà operativa entro il 2020. Peraltro, allo stato attuale, sono 35 gli impianti nucleari in costruzione nel mondo.
In merito alla sicurezza delle centrali di ultima generazione, si precisa che le garanzie già alte, messe a punto per gli impianti di seconda generazione, sono state ulteriormente incrementate per far fronte ad eventi incidentali. Gli attuali 439 impianti nucleari in esercizio nel mondo, diversi dei quali sono collocati vicino ai confini italiani, hanno, infatti, assicurato condizioni di esercizio senza conseguenze e pericoli gravi per i cittadini e l'ambiente, ivi compreso il guasto avvenuto a Krsko, in Slovenia, il 4 giugno 2008, dal quale non sono

stati rilevati effetti sulla salute delle persone e sull'ambiente, per cui, dopo il ripristino della funzionalità dell'impianto, il reattore è stato riavviato e connesso alla rete elettrica il 9 giugno 2008.
Si precisa, altresì, che, in attesa che si sviluppino, nei prossimi 20 anni, nuove tecnologie di quarta generazione per i reattori nucleari, è parere anche della Commissione europea che debba essere perseguita la strategia dell'energia nucleare con la migliore tecnologia attualmente disponibile. Con l'ultima comunicazione sul «Programma Illustrativo Nucleare» (PINC), del gennaio 2007, si evidenziano i vantaggi dell'energia nucleare, in termini di contributo all'attenuazione dei cambiamenti climatici, di economicità e di riduzione della dipendenza energetica dalle fonti fossili. Pur se la decisione sull'utilizzo del nucleare rimane in capo ai singoli Stati membri, la Commissione ha il compito di definire gli obiettivi comuni di produzione di elettricità e le priorità su sicurezza,
decommissioning e gestione dei rifiuti radioattivi.
Si sottolinea, infine, che, fermo restando il ritorno al nucleare, il Governo ha ripetutamente manifestato l'intenzione di promuovere massicciamente le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, come evidenziato dall'articolo 7 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge n. 133 del 6 agosto 2008: dall'attivazione del programma di Industria 2015 denominato «Efficienza energetica» all'avvio del processo di attuazione delle norme della legge n. 244 del 2007 in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il comitato interministeriale per la Programmazione economica (CIPE) con deliberazione del 28 settembre 2007 ha stabilito i criteri di ripartizione delle misure compensative destinate ai Comuni e alle Province ospitanti gli impianti di cui all'articolo 4, comma 1-bis del decreto-legge n. 314 del 2003, convertito con modificazioni dalla legge 368 del 24 dicembre 2003 (siti materiali radioattivi);
alla Provincia di Vercelli, considerata tra i soggetti beneficiari di tali finanziamenti viene destinato l'importo di euro 9.766.200,00;
il Consiglio Provinciale di Vercelli, con propria deliberazione di variazione del Bilancio di previsione 2008 ha proceduto alla ripartizione di tali finanziamenti e più precisamente:
a) redazione accordo di programma per riqualificazione ambientale e urbana della città di Trino mediante rifunzionalizzazione immobili pubblici per finalità scolastiche-formative-culturali euro 6.427.000,00;
b) trasferimenti a comuni per opere di viabilità: Livoro Ferraris (opere di viabilità) euro 415.000,00; Bianzè (opere di viabilità) euro 235.000,00; Ronsocco (opere di viabilità) euro 200.000,00; Crescentino (Piazza Municipio) euro 690.000,00;
c) trasferimenti a comuni per interventi su beni architettonici: Palazzolo (interventi su beni architettonici) euro 475.000,00; Fontanetto Po (sistemazione teatro/collegamenti informatici) euro 324.200,00; Fondo di dotazione «Fondazione Terre d'Acqua» euro 1.000.000,00;
lo stoccaggio sul territorio della Provincia di Vercelli delle scorie nucleari non può che essere considerato assolutamente temporaneo, visto che il Comune di Saluggia è collocato geograficamente alla confluenza di due fiumi, il Po e la Dora Baltea, e ha già corso e continua a correre il rischio di subire inondazioni e di causare disastri e ecologici in tutto il Nord d'Italia;
la decisione di come impiegare i fondi deve essere presa per agevolare le operazioni strutturali per il territorio vercellese;

l'ultimo stanziamento sopra menzionato a favore della «Fondazione Terre d'Acqua» nulla ha a che vedere con interventi a favore degli enti locali ospitanti gli impianti di cui alla citata Legge 368/2003 -:
se i Ministri interrogati non ritengano quest'ultimo stanziamento mera erogazione clientelare del tutto incomprensibile, così come in sostanza affermato anche dall'ufficio Diocesano della Curia Arcivescovile di Vercelli (vedere La Stampa del 12 ottobre 2008, pag. 56), e che una decisione così importante non debba essere raggiunta in modo concordato superando le logiche di parte per cercare di conseguire il reale bene comune, e dunque se non ritengano opportuno richiedere revoca della citata Deliberazione in quanto non rientrante nei criteri previsti dalla legge 368/2003.
(4-01366)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue:
La legge n. 368 del 2003 (articolo 4) stabilisce misure di compensazione territoriale a favore dei siti che ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare.
In particolare, il comma 1-
bis del medesimo articolo stabilisce che l'ammontare annuo del contributo venga ripartito con deliberazione del Cipe sulla base delle stime di inventario radiometrico dei siti determinato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare su proposta dell'Agenzia per la protezione ambientale e per i servizi tecnici (Apat).
La ripartizione va effettuata in pari misura tra il comune e la provincia nel cui territorio sono ubicati gli impianti interessati.
Per quanto concerne la ripartizione 2004-2006, il Ministro dell'ambiente - in data 17 luglio 2007 - sulla base dei criteri elaborati dall'Apat, ha emanato il decreto previsto dalla legge ed ha trasmesso la proposta di riparto al Cipe per l'approvazione.
Gli uffici di segreteria del Cipe hanno espletato l'istruttoria tecnico-amministrativa, coinvolgendo - per quanto di competenza - le amministrazioni interessate (Ambiente, Sviluppo Economico, Economia - nella componente Ragioneria generale -, Apat e cassa conguaglio per il settore elettrico) ed hanno definito contenuti e modalità del riparto dei contributi spettanti, richiedendo contestualmente alla cassa conguaglio per il settore elettrico la quantificazione dei fondi da ripartire.
La cassa conguaglio del settore elettrico, in data 27 luglio 2007, ha comunicato l'entità delle somme da ripartire precisando che, per l'anno 2003 non risultava alcun gettito riconducibile all'applicazione della legge, in quanto quest'ultima approvata, nel mese di dicembre 2003 ed entrata in vigore nel gennaio 2004, non ha efficacia retroattiva. Di conseguenza, l'Autorità per l'energia e il gas ha fissato la decorrenza degli effetti del sistema di compensazione dal 1o gennaio 2004.
Per l'anno 2004 le risorse finalizzate al finanziamento delle misure di compensazione territoriale risultavano pari a 39 milioni di euro mentre quelle relative agli anni 2005 e 2006 erano pari a 16 milioni di euro ciascuno.
Tali risorse, per complessivi 71 milioni di euro, sono state ripartite con la delibera Cipe n. 101 del 2007 tra i nove siti nucleari individuati dal Ministero dell'ambiente, secondo le indicazioni della legge 368 del 2003, (50 per cento al comune e 50 per cento alla provincia) facendo proprie le percentuali proposte dall'Apat che il Ministro dell'ambiente ha recepito con proprio decreto 17 luglio 2007.
Si fa presente che la norma di riferimento, la citata legge n. 368 del 2003, sulla base della quale vengono stanziati i fondi a favore degli enti locali interessati, non prevede vincolo alcuno sull'utilizzo delle somme erogate e, quindi, dopo che il Cipe ha approvato la ripartizione, gli enti beneficiari delle somme erogate a titolo di compensazione hanno la facoltà di destinare queste ultime ad interventi di vario tipo sulla base di una scelta discrezionale effettuata secondo le priorità stabilite dall'ente.


Di conseguenza, nel caso specifico, oggetto della interrogazione in esame, l'importo spettante alla provincia di Vercelli è stato destinato dal Consiglio provinciale alla realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale, opere di viabilità, trasferimenti a comuni per interventi su beni architettonici e, per la cifra di euro 1.000.000,00 alla «Fondazione Terre d'Acqua».
Si segnala, comunque, che il Cipe, al punto 4 della delibera n. 101 del 2007, ha stabilito che entro il 30 aprile 2009 e a seguire entro il 30 aprile di ogni anno, il Ministro dell'ambiente trasmetta al Cipe una relazione sull'utilizzo dei fondi da parte degli enti locali interessati dalla ripartizione.
In tale contesto, quindi, la provincia di Vercelli dovrà relazionare ai Ministeri dell'ambiente e dell'economia circa gli interventi realizzati con gli importi che la legge n. 368 del 2003 destina a titolo di compensazione del disagio cui sono soggetti tutti i siti che ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare.
Un'importante novità sul tema in oggetto riguarda il riparto delle misure compensative relative all'anno 2007, approvato dal CIPE in data 18 dicembre 2008.
Nel merito si segnala che, al punto 3, della delibera il predetto comitato ha disposto - onde evitare assegnazioni di risorse prive di un'adeguata finalità - che le risorse finanziarie ripartite tra gli enti locali interessati dovranno essere destinate alla «realizzazione di interventi mirati all'adozione di misure di compensazione in campo ambientale».

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

CARLUCCI e MANTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si è diffuso sul mercato il modello delle «residenze turistiche alberghiere», che risponde utilmente alle esigenze di incrementare l'offerta turistica con una formula che garantisce la proprietà e gli investimenti e innova rispetto alla tipologia tradizionale dell'albergo, che ha costi gestionali specifici e un significativo impatto ambientale;
il modello delle residenze turistiche alberghiere (R.T.A.) si è largamente imposto anche nella programmazione urbanistica comunale e sono stati realizzati molti interventi sull'intero territorio nazionale;
anche a causa dei nuovi artt. 117 e 118 della Costituzione, che affidano alle Regioni la competenza esclusiva in materia di turismo, la disciplina di questa tipologia risulta però incerta, vaga, frammentaria, diversa da caso a caso, poiché non c'è una normativa chiara e precisa sugli obblighi di gestione che gravano sui proprietari degli alloggi in genere affidati a convenzioni civilistiche diverse tra loro;
questo diffuso stato di incertezza determina interpretazioni differenti da caso a caso, anche da parte della magistratura penale, che hanno ad oggetto ipotesi di mutamento di destinazione d'uso o addirittura di lottizzazione abusiva anche quando non vi sono opere abusive;
questo stato di cose determina pertanto gravi effetti negativi sulla programmazione urbanistica e territoriale, la realizzazione di infrastrutture turistiche, lo stesso diritto di proprietà e la chiarezza delle norme penali -:
quali iniziative intenda assumere, con la necessaria sollecitudine, per risolvere le problematiche evidenziate in materia di residenze turistiche alberghiere.
(4-01349)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, si fa presente quanto segue.
Da indagini effettuate dal dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, emerge che esistono attualmente in Italia circa 6000 residenze turistiche alberghiere (RTA), quasi tutte associate alla Confederazione generale italiana del commercio, del turismo, dei servizi, delle professioni

e delle piccole e medie imprese (Confcommercio), sebbene attraverso sigle diverse: 2500 attraverso l'associazione di categoria che rappresenta residence, residenze turistico alberghiere e case ed appartamenti per vacanze in Italia (Rescasa), un migliaio con la federazione delle associazioni italiane alberghi e turismo (Federalberghi), altre con le Associazioni commercianti, per finire con le associazioni locali di bed & breakfast.
Le RTA, realtà giuridicamente molto simili agli alberghi ai quali, in quasi tutte le regioni, vengono accomunate, si sono sviluppate soprattutto negli ultimi anni, in parte per far fronte a una nuova tipologia di domanda che cerca un'accoglienza più informale e più adatta ad interi nuclei familiari, in parte per superare i limiti imposti in molte regioni alla costruzione di nuovi alberghi, in presenza di una crescente domanda turistica.
Si tratta, in sostanza, di realtà costituite da più appartamenti nell'ambito di uno o più stabili, o di costruzioni separate ed indipendenti, con una gestione unitaria dell'attività.
Per operare il gestore delle RTA necessita di una licenza.
Le pieghe e gli spiragli offerti dalle leggi regionali e la stessa frammentazione del sistema normativo hanno consentito, purtroppo, a diverse RTA di effettuare abusi o di operare non nel pieno rispetto delle leggi.
Le violazioni più diffuse sono il cambio di destinazione d'uso, la mancanza della cosiddetta «gestione unitaria» delle strutture, o infine l'assenza della necessaria licenza.
Nella consapevolezza che le RTA offrono un reale contributo d'offerta alla crescente domanda turistica, andrebbe redatto in modo più preciso ed articolato un apposito capitolato nazionale che definisca termini, condizioni, limiti, vincoli, eccetera, a cui esse debbano attenersi, anche sulla base delle normative vigenti in materia in altri paesi, in particolare negli Stati Uniti in Francia.
Tutto ciò premesso, ferma restando la competenza regionale in materia, il dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo di questa Presidenza si riserva di procedere alla costituzione di un apposito tavolo di coordinamento con le amministrazioni regionali e le più rappresentative associazioni di categoria, al fine di pervenire in tempi rapidi all'adozione di un provvedimento nazionale che possa disciplinare con più fermezza e omogeneità il settore delle RTA.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

CICCIOLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con decreto del 1° febbraio 2007 il ministro Bersani poneva in liquidazione coatta amministrativa la società Cearpes Cooperativa Sociale a r.l. con sede in San Giovanni Teatino (Chieti);
alcuni soci della Cooperativa hanno segnalato al ministero, con missiva dell'8 gennaio 2008, una serie di anomalie nel comportamento dei liquidatori chiedendo la revoca dei liquidatori e la contestuale nomina di altri;
a tutt'oggi nessun provvedimento in merito è stato adottato, mentre le conseguenze dei denunciati comportamenti dei commissari rischiano di aggravarsi, sino a diventare irreversibili;
in particolare si segnala l'assoluto disinteresse mostrato dai commissari per le conseguenze della loro decisione di non approvare il contratto d'affitto di ramo di azienda stipulato dalla Cearpes prima della messa in liquidazione con la Cooperativa Lilium per il ricovero e la cura di minori con gravi problemi psichici. Questa decisione, in assenza di capacità della procedura di gestire quel ramo d'azienda, rischia di costringere i minori ricoverati ad abbandonare il centro, con evidenti ripercussioni sulle patologie di cui sono portatori e sulle famiglie di provenienza (dislocate in tutta Italia), considerato che sono pochissimi i centri accreditati per la cura ed il ricovero di minori con gravi disturbi psichiatrici;

inoltre, tutti i dipendenti del centro di altissima specializzazione rischierebbero di perdere il posto di lavoro, considerato, come detto, che la procedura liquidatoria è incompatibile con la prosecuzione dell'azienda;
la decisione dei commissari risulta a quanto consta all'interrogante essere stata avallata dal Ministero -:
se il Ministro sia a conoscenza della procedura e se condivida l'operato dei commissari e se il Ministro non ritenga di doverli sostituire sulla base dei comportamenti denunciati dai soci, in particolare ai sensi del combinato disposto degli articoli 37, 38 e 199 L.F;
se il Ministro intenda intervenire a tutela del prevalente interesse dei minori ricoverati e dei lavoratori dipendenti alla prosecuzione dell'azienda rispetto alla restituzione, che non porterebbe alcun beneficio per la procedura stante l'impossibilità per quest'ultima di proseguirla.
(4-00376)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
La cooperativa Cearpes è stata posta in liquidazione coatta amministrativa con decreto ministeriale n. 40 del 2007, in data 1° febbraio 2007, a seguito della dichiarazione di stato, di insolvenza dell'ente cooperativo dichiarato dal Tribunale di Chieti in data 20 gennaio 2007, su istanza del liquidatore ordinario Domenico Quattrocchi.
Le attività della cooperativa consistevano nella gestione del ramo d'azienda alberghiera «Hotel Villa Immacolata» sito in Pescara, in un immobile non di proprietà della cooperativa, e nella gestione del ramo d'azienda esercente attività socio-sanitaria incentrata sulla cura di minori disabili e sull'attività di recupero di tossico dipendenti. Tale ultimo settore,
core-business della cooperativa, era sostenuto da diversi contributi erogati dalle aziende sanitarie.
La società è entrata in crisi in coincidenza con la differente dislocazione, decisa dal Tribunale dei minori dell'Aquila, dei ragazzi afflitti da patologie psichiatriche gravi, già ospiti presso le comunità terapeutiche-riabilitative della Cearpes, con la conseguente perdita di una quota consistente del fatturato connesso, così come risulta dalla Relazione sulla procedura stilata dai commissari liquidatori l'11 giugno 2007.
In data 8 novembre 2007, a seguito alla dichiarazione dello stato di insolvenza e ai sensi dell'ex articolo 33 della legge fallimentare, i commissari hanno depositato la relazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale penale di Chieti, mentre il 13 novembre 2007, hanno depositato lo stato passivo della procedura presso il Tribunale di Chieti.
Per quanto riguarda il secondo ramo d'azienda, incentrato sulla attività di assistenza socio-sanitaria ai minori disabili, la Cearpes, in data 29 dicembre 2006, pochi giorni prima la dichiarazione del proprio stato di insolvenza, ha stipulato un contratto di affitto di ramo d'azienda con la cooperativa Lilium. Pertanto, il ramo d'azienda in questione non è nella disponibilità della procedura.
Tale contratto d'affitto, attentamente analizzato dai commissari liquidatori, ha consentito agli stessi di constatare profili di illegittimità delle clausole in esso contenute. In particolare, l'analisi dei commissari ha evidenziato che, in base a tali clausole contrattuali, la cooperativa Lilium non avrebbe pagato alcun canone d'affitto alla Cearpes e che sarebbe stato particolarmente problematico per la cooperativa Cearpes vendere i singoli cespiti tenuto conto che nell'affitto del ramo di azienda era stato incluso l'intero suo patrimonio immobiliare.
Oltre a quanto sopra evidenziato, i commissari hanno anche constatato che la prelazione prevista nel contratto di affitto per l'acquisto del ramo di azienda era più vantaggiosa per l'affittuaria, rispetto a quanto alla stessa spettante per legge, e rilevato, altresì, una serie di carenze sul parere di congruità del canone di affitto.
Alla luce di tutto quanto evidenziato dall'analisi effettuata e, soprattutto, in considerazione

del fatto che il contratto era stato sottoscritto quando la situazione di insolvenza era ormai conclamata, i commissari, in data 28 giugno 2007, hanno fatto istanza al Ministero affinché fossero autorizzati, ai sensi dell'articolo 26 del contratto in questione che prevedeva che: «qualora una delle due parti, in pendenza del contratto stesso, sia sottoposta a procedura concorsuale sarà sottoposto alla approvazione degli organi preposti alla procedura concorsuale stessa», alla risoluzione del contratto di affitto e alla proposizione ci azioni legali nei confronti della cooperativa Lilium.
In data 23 luglio 2007 il Ministero ha autorizzato i commissari ad esprimere il diniego all'approvazione del contratto d'affitto, ai sensi dell'articolo 26 del contratto in questione e dell'articolo 72 della legge fallimentare e a convenire in giudizio con la società cooperativa Lilium.
Ciò rappresentato, si fa presente che riguardo alle questioni pendenti tra la procedura e la cooperativa Lilium inerenti all'affitto del citato ramo d'azienda, il Ministero dello sviluppo economico, al fine di dare soluzione alla vicenda, ha, di recente, convocato i liquidatori della cooperativa Cearpes e i rappresentanti della cooperativa Lilium.
Nel corso delle riunioni svolte, dopo aver ribadito che una liquidazione coatta amministrativa può prendere atto dei problemi sociali ma non può anteporre questi ultimi agli interessi del ceto creditorio, è stata prospettata la possibilità di stipulare un nuovo contratto d'affitto, previa perizia suppletiva per la valutazione dei beni materiali e immateriali costituenti il ramo d'azienda in questione.
Premesso che:

a) dalla data del commissariamento e nonostante la risoluzione del contratto d'affitto del ramo d'azienda, la cooperativa Lilium ha continuato a gestire l'attività oggetto del contratto risolto;
b) la cooperativa Lilium non ha mai versato alcun canone d'affitto;
c) la Lilium ha continuato ad occupare senza alcun titolo strutture immobiliari rientranti nel patrimonio della Cearpes;
d) la cooperativa Lilium ha percepito continua a percepire i fondi pubblici versati dalla Azienda Sanitaria Locale ASL competente per lo svolgimento dell'attività in oggetto;

il Ministero dello sviluppo economico, tenuto conto degli interessi sociali sottostanti, sta mediando per una soluzione che soddisfi sia gli interessi dei creditori che quelli dei disabili rappresentati dalla cooperativa Lilium.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

DIVELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
con legge regionale 1° gennaio 2003, n. 11, la Regione Puglia ha disciplinato l'esercizio dell'attività commerciale, gli indirizzi di programmazione della rete distributiva e gli interventi volti alla qualificazione e allo sviluppo del commercio;
con successiva legge regionale 7 maggio 2008, n. 5, la Regione Puglia ha modificato e integrato la legge regionale n. 11/2003;
l'articolo 5 della citata legge regionale n. 11/2003 classifica le strutture commerciali e, al comma 2, lettera d), individua i settori merceologici non alimentari a basso impatto urbanistico nei seguenti settori: 50.1) commercio autoveicoli; 52.46.3) articoli igienico sanitari; 52.46.4) materiali per l'edilizia; 52.46.5) materiali termoidraulici; 52.46.6) macchine, attrezzature e prodotti per l'agricoltura e il giardinaggio; 52.48.8) natanti e accessori, nel caso in cui siano commercializzati solo i prodotti di cui al presente settore;
per questi settori definiti a basso impatto urbanistico la legge regionale stabilisce che la superficie di vendita dell'esercizio sia calcolata nella misura di 1/10° della

superficie di vendita come definita dall'articolo 4, comma 1, lettera c);
l'articolo 5 della citata legge regionale n. 5/2008 ha modificato e integrato l'articolo 5 della legge regionale n. 11/2003 confermando l'elenco dei settori merceologici cosiddetto a basso impatto urbanistico con l'aggiunta dei seguenti ulteriori settori: commercio di ferramenta, vernici, vetro piano; e commercio di materiale elettrico;
sebbene il cosiddetto impatto urbanistico del settore merceologico 52.44 («mobili ed articoli per l'illuminazione») sia di portata largamente inferiore rispetto a quello esercitato dagli altri settori inclusi nell'elenco, l'articolo 5 della legge n. 5/2008 ha escluso dall'elenco delle categorie a basso impatto urbanistico quest'ultimo settore con evidente contraddittorietà, errata valutazione, illogicità manifesta;
la citata legge regionale n. 5/2008 è carente di qualsiasi analisi o considerazione sui presupposti che determinano il basso impatto urbanistico;
né tanto meno nelle suddette leggi regionali è individuato e descritto un metodo di valutazione dell'impatto urbanistico;
orientamenti puntuali e precisi sono disciplinati dalle leggi sul commercio di altre regioni. Ad esempio con estrema linearità l'articolo 2, comma 4, della legge regionale 7 gennaio 2000, n. 1, della Regione Campania afferma: «La superficie di vendita degli esercizi commerciali che trattano esclusivamente merci ingombranti delle quali il venditore non è in grado di effettuare la consegna immediata, come auto, mobili ed elettrodomestici, legnami e materiali per l'edilizia, è limitata alla dimensione massima degli esercizi di vicinato attribuendo la restante superficie a magazzino, deposito o superficie espositiva (...)»;
l'impatto urbanistico è oggettivamente determinato dal rapporto che intercorre tra quantità di utenti e dimensione della superficie espositiva;
nel settore dei mobili, relativo a merce ingombrante, gli spazi espositivi sono necessariamente più ampi rispetto ad altri settori, quindi ne discende che il rapporto tra quantità di utenti e dimensione della superficie espositiva resti molto basso con un impatto urbanistico nettamente inferiore;
è notoriamente acquisito che i settori commerciali di vendita di mobili e di veicoli, per la notevole dimensione della merce che trattano, sono quelli a più basso impatto urbanistico;
il minor impatto urbanistico del settore dei mobili si registra decisamente inferiore rispetto a molti settori inseriti nell'elenco delle due leggi regionali pugliesi sopra citate e, in particolare, rispetto ai seguenti settori: ferramenta, materiale elettrico, commercio al dettaglio di parti o accessori per autoveicoli, materiali per l'edilizia, articoli igienico sanitari;
l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito nella legge 4 agosto 2006, n. 248, recita: «Ai sensi delle disposizioni dell'ordinamento comunitario in materia di tutela della concorrenza e libera circolazione delle merci e dei servizi ed al fine di garantire la libertà di concorrenza secondo condizioni di pari opportunità ed il corretto ed uniforme funzionamento del mercato, nonché di assicurare ai consumatori finali un livello minimo ed uniforme di condizioni di accessibilità all'acquisto di prodotti e servizi sul territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, comma secondo, lettere e) ed m), della Costituzione, le attività economiche di distribuzione commerciale, ivi comprese la somministrazione di alimenti e bevande, sono svolte senza i seguenti limiti e prescrizioni» poi indicati nel seguito dello stesso articolo;
al contrario la legge regionale n. 5/2008 introduce gravi limitazioni al funzionamento dinamico del mercato del «mobile e dell'imbottito», traducendosi in una barriera all'entrata a tutto vantaggio delle imprese già operanti determinando una forte diminuzione nella nascita di nuovi operatori;

a causa delle limitazioni introdotte dall'ordinamento regionale sono «ferme» le licenze per l'apertura di nuove attività commerciali in un clima di contingentamento e di cristallizzazione degli assetti concorrenziali, circostanza che ha causato un forte rallentamento del mercato con grave perdita di concorrenzialità e rilancio economico e occupazionale;
la legge regionale n. 5/2008 è antitetica ad ogni logica di libertà di concorrenza secondo condizioni di pari opportunità e di uniforme funzionamento del mercato italiano in quanto determina condizioni di accessibilità all'acquisto dei prodotti del settore del mobile diverse (non uniformi) dal resto del territorio nazionale -:
se i Ministri interrogati ravvedano un contrasto tra la legge della Regione Puglia n. 5/2008 e la legge n. 248/2006 in riferimento alla esclusione del settore «mobili ed articoli per l'illuminazione» dall'elenco dei settori a basso impatto urbanistico e non intendano pertanto impugnare la medesima legge ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione anche per il pieno rispetto del principio di concorrenza sancito dal Trattato di Roma, dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato.
(4-00562)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente che la regione Puglia, con le disposizioni richiamate nell'atto medesimo - legge regionale n. 11 del 2003 e successiva legge n. 5 del 2008 - ha stabilito meccanismi incentivanti per il calcolo della superficie autorizzabile nel caso di esercizi specializzati nella vendita esclusivamente di determinate merceologie di prodotti.
Il legislatore regionale nell'assumere tale scelta ha tenuto conto del minore impatto urbanistico che determinano le strutture distributive individuate da tali norme che, per le tipologie dei prodotti venduti, inevitabilmente necessitano di un maggiore spazio espositivo e sono caratterizzate da un minore afflusso di clientela.
In tal senso, si ritiene che i criteri posti a fondamento dell'individuazione delle strutture a basso impatto urbanistico potrebbero essere applicati anche agli esercizi specializzati nella vendita della merceologia «mobili e articoli per l'illuminazione».
Si rileva, tuttavia, che, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, rientra nella sfera di competenza regionale porre in atto tutti gli interventi necessari a favorire la realizzazione di una rete distributiva che, in collegamento con le altre funzioni di servizio, sia in grado di assicurare la migliore produttività del sistema e di garantire un corretto impatto territoriale e ambientale degli insediamenti commerciali in relazione a fattori quali la mobilità, il traffico e l'inquinamento.
Riguardo al possibile contrasto delle disposizioni dettate dalla legge regionale n. 5 del 2008, con la normativa sulle liberalizzazioni recata dal decreto-legge n. 223 del 2006, convertito con modificazioni dalla legge n. 248 del 2006, cui si fa riferimento nell'interrogazione in esame, si precisa che tale legge non introduce alcuna disposizione riferita alla misurazione della superficie di vendita e, pertanto, l'articolo 5 della legge regionale n. 5 del 2008, non è da ritenersi in contrasto con la stessa.
Tale presunto contrasto non può essere rilevato neppure conferimento alla disposizione contenuta nell'articolo 3, comma 1, lettera
e) del citato decreto-legge n. 223 del 2006, convertito dalla legge n. 248 del 2006, che, ai fini della tutela della concorrenza, sancisce il divieto di imporre ai titolari attività commerciali «limitazioni quantitative all'assortimento merceologico offerto (..)» all'interno del settore alimentare e non alimentare.
Nel caso di specie, infatti, si rileva che la disposizione regionale si è limitata ad individuare all'interno del settore non alimentare alcune attività alle quali, in relazione alle merceologie vendute e per i motivi su esposti, si applica un diverso calcolo ai fini della determinazione della superficie autorizzabile.
Il legislatore regionale non ha, quindi, previsto l'impossibilità all'avvio di esercizi di vendita dei prodotti appartenenti all'intero settore non alimentare, né ha introdotto

limitazioni all'avvio di tali esercizi, ma ha previsto per l'apertura degli stessi una procedura che dovrà fare riferimento alla superficie del locale intesa nel suo complesso.
Per quanto sopra precisato, si ritiene che non sono ravvisabili gli estremi per promuovere la questione di legittimità costituzionale della norma in questione davanti alla Corte costituzionale ai sensi dell'articolo 127 Costituzione per contrasto con i principi costituzionali e con la esclusiva competenza statale in materia di concorrenza.
Si precisa, infatti, che la legge regionale di cui trattasi (legge regionale n. 5 del 2008) è stata esaminata dal Consiglio dei ministri in data 7 luglio 2008, che ha deliberato la non impugnativa della stessa con il parere favorevole di tutti i Ministeri interessati, accogliendo quanto più volte affermato dalla Corte costituzionale circa la competenza esclusiva delle regioni in materia di commercio.
In merito ai diversi criteri di calcolo della superficie di vendita adottati dalle varie regioni, si ritiene che tali difformità possano generare differenze sul territorio nazionale che - combinate con le disposizioni che già prima della legge n. 248 del 2006, hanno parzialmente liberalizzato l'apertura degli esercizi di vendita utilizzando anche la superficie quale parametro per applicare procedure più o meno gravose - potrebbero provocare, nella loro applicazione concreta, una alterazione del corretto funzionamento delle dinamiche concorrenziali derivanti dal concretizzarsi di differenti assetti commerciali nell'ambito dei diversi ambiti territoriali regionali.
Stante quest'ultima considerazione, si fa presente che la questione potrà naturalmente essere riconsiderata e meglio disciplinata nell'ambito dell'attuazione della direttiva servizi nel mercato interno (2006/123/CE) che definisce il quadro giuridico necessario per consentire la libertà di stabilimento dei prestatori e la libera circolazione dei servizi e impone di armonizzare e coordinare i sistemi nazionali che disciplinano le corrispondenti attività.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Eaton Automotive Srl è un'azienda meccanica che si occupa di componentistica di automobili presente dal 1985 nel comprensorio massese e, dal 1987, parte integrante della più ampia realtà industriale statunitense rappresentata dalla multinazionale Eaton;
nel corso degli anni '80 e '90 lo stabilimento di Massa ha registrato notevoli margini di crescita, arrivando a rappresentare per l'intero territorio apuano non solo una importante risorsa occupazionale, ma anche un valido fattore di valorizzazione economico-industriale;
le ottime condizioni di sviluppo dell'azienda sono testimoniate anche dalle concessioni in termini di flessibilità che sin dal 1997 hanno caratterizzato il rapporto tra lavoratori e dirigenti;
la prima inclinazione in questo rapporto si registra nel 2000, quando l'azienda di Massa subisce un primo processo di razionalizzazione che riduce i 750 dipendenti di circa un terzo;
la crisi di domanda sul mercato internazionale e l'avvio dei processi di delocalizzazione che investono l'intero sistema produttivo europeo portano presto i vertici dell'azienda ad operare un ulteriore taglio al personale che nel corso del 2006 si traduce nel passaggio da 570 a 350 lavoratori;
a questa progressiva e preoccupante riduzione, la Provincia di Massa Carrara risponde con la sigla, nel marzo 2007, di un patto di consolidamento che impegna i vertici aziendali a garantire la salvaguardia dello stabilimento;
nonostante l'accordo del 2007, la perdita nel corso dell'ultimo anno del 40 per

cento delle commesse, tre quarti delle quali provenienti dalla Fiat e il restante da altre aziende sul territorio nazionale, espone l'azienda toscana ad una pesante e preoccupante riorganizzazione che prevede, oltre al dimezzamento dei dipendenti, la chiusura dell'intero stabilimento;
dal Presidente della Provincia di Massa Carrara è stato prontamente convocato, in data 8 ottobre 2008, un tavolo istituzionale che coinvolge i rappresentanti politici nazionali e locali, quelli industriali e sindacali, nonché quelli della Comunità montana e della Camera di Commercio per affrontare in maniera coordinata e condivisa la vicenda dell'Eaton -:
se il Ministro sia a conoscenza della delicata condizione in cui versano i 350 dipendenti della Eaton srl di Massa e quali provvedimenti abbia intenzione di approntare affinché i lavoratori, e con essi l'intera comunità territoriale apuana, non corrano il rischio di un tracollo socio-economico di tale portata.
(4-01242)

Risposta. - In merito alla richiesta dell'interrogante, contenuta nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si rappresenta quanto segue.
La Eaton SRL appartiene al Gruppo Eaton Corporation di Cleveland, multinazionale americana
leader nel settore della meccanica.
La Eaton srl, controllata al 100 per cento dalla Eaton Corporation, è articolata in due divisioni: Automotive e Fluid Power.
Il settore della componentistica per auto, al quale la società menzionata appartiene, è afflitto da notevoli difficoltà di mercato, dovute sia all'insorgenza di nuovi competitori sia al maggior costo delle materie prime.
Tale quadro generale, con la concomitante crisi dei mercati americani, ha probabilmente contribuito a generare lo stato di crisi, in cui la società in questione è venuta a trovarsi.
Il ministero dello sviluppo economico, pertanto, anche su sollecitazione delle istituzioni territoriali, ha aperto un «tavolo di confronto nazionale» con l'azienda, a seguito della decisione della Eaton di procedere all'apertura della procedura di mobilità per tutti i dipendenti dello stabilimento di Massa.
L'azienda ha motivato tale decisione, dichiarando che non era più in grado di mantenere aperto lo stabilimento di Massa, a seguito della forte crescita del costo delle materie prime, la sempre più agguerrita concorrenza proveniente dai Paesi dell'Est e le pesanti perdite subite, dal 2003 in poi.
Successivamente, è stato istituito, presso il comune di Massa, un «Gruppo tecnico di lavoro» tra il ministero dello sviluppo economico le istituzioni locali, l'associazione industriali e le parti sociali.
Nell'ultima riunione del «Gruppo tecnico di lavoro», le parti si sono impegnate a sottoscrivere un protocollo di intesa nel quale saranno individuati tempi e modi del progetto di reindustrializzazione dell'area attualmente occupata dallo stabilimento Eaton di Massa ed eventuali, ulteriori iniziative.
L'azienda si è riservata, infine, di richiedere la concessione della cassa integrazione straordinaria per cessazione dell'attività per la durata di due anni, in modo tale da consentire il processo di riutilizzazione dell'area stessa.
Il Ministero dello sviluppo economico seguirà con la massima attenzione l'evoluzione della vicenda dello stabilimento della Eaton di Massa, al fine di dare una positiva soluzione alla problematica occupazionale e produttiva.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI e MECACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Liberazione nella sua edizione del 2 gennaio 2009 ha pubblicato un lungo articolo della giornalista Angela

Mauro, intitolato: «Diossina, abbattuti un migliaio di capi. Allo stremo gli allevatori del Tarantino. Mattanza per l'inquinamento dell'Ilva, viaggio nella masseria della famiglia Fornaro: 504 tra pecore e capre finite al mattatoio»;
nel lungo articolo si riferisce che «i camini del gigante siderurgico dei Riva di Taranto diffondono da anni emissioni nocive "a ombrello": cioè su tutto il territorio circostante. Non solo morti sul lavoro, positivo ai controlli dell'Arpa il bestiame dell'area»;
oltre al bestiame della famiglia Fornaro, sono stati abbattuti altri 700 capi circa, individuati dalla procura di Taranto sulla base dei test dell'ARPA sul latte e il grasso degli animali. È la prima volta che accade. E adesso i Fornaro e le altre due aziende più colpite (quelle dei Quaranta, 330 capi abbattuti, e quella degli Sperti, 130 capi) non sanno più che pesci prendere;
la famiglia Fornaro ha indirizzato al Ministro Fitto una lettera aperta nella quale si sostiene: «Vediamo un governo che prima contesta la realtà del problema relativizzando i dati raccolti dall'ARPA, poi si eclissa completamente, e oggi, usando il pretesto della crisi economica permette di porre in secondo piano la vita, la salute, il futuro e paradossalmente il lavoro, proprio quel lavoro che ci si vanta di preservare» -:
se quanto riferito nell'articolo corrisponda al vero;
in caso affermativo quali urgenti provvedimenti si intendano adottare;
che risposta intendano dare le istituzioni alla lettera aperta scritta dalla famiglia Fornaro qualche giorno prima di Natale.
(4-01995)

Risposta. - Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla sicurezza alimentare nella provincia di Taranto, è opportuno precisare che la presenza di diossine in alcune aree del Tarantino è all'attenzione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali fin dal marzo del 2008, quando l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise, in qualità di Laboratorio nazionale di riferimento (LNR) per il monitoraggio della presenza di diossine e policlorobifenili (PCB) in mangimi ed alimenti destinati al consumo umano, ha segnalato il riscontro di due non conformità, in latte ovi-caprino, per diossine e PCB diossina-simili (DL-PCB).
I campioni risultati positivi provenivano da un allevamento ovi-caprino sito in prossimità del polo siderurgico ed erano stati prelevati da operatori dell'Azienda Sanitaria Locale Asl di Taranto nel corso dei consueti controlli.
Questo Dicastero ha seguito l'evoluzione della situazione e, a tal fine, sono state periodicamente convocate specifiche riunioni di coordinamento con rappresentanti della regione Puglia.
Nel mese di maggio 2008 sono state formulate sollecitazioni circa il potenziamento delle attività di controllo regionali, attraverso l'adozione di un piano di sorveglianza per la ricerca di diossine e PCB diossina-simili in matrici di origine animale, da effettuarsi in collaborazione con il citato Laboratorio nazionale e l'Azienda Regionale Protezione Ambientale ARPA competente, al fine di valutare l'entità del fenomeno riscontrato.
Tale piano prevede controlli ufficiali su alimenti ad uso umano e zootecnico, nonché controlli ambientali su suolo superficiale ed acque sotterranee, in aree ricomprese nel raggio di 5 e 10 km dall'area industriale.
I primi risultati hanno condotto al riscontro di n. 7 allevamenti non conformi, i quali sono attualmente sottoposti a vincolo sanitario per animali e prodotti da essi derivati.
Sono stati effettuati ulteriori 41 campionamenti che, in riferimento alle matrici, sono così distinti: n. 9 campioni di latte bovino, n. 7 campioni di latte ovi-caprino, n. 3 campioni di uova di galline ovaiole e n. 22 campioni di fieno. I risultati hanno consentito di individuare un ulteriore allevamento non conforme, posto sotto vincolo sanitario.

Ai sensi del regolamento CE 1881 del 2006, il quale definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, il superamento dei limiti per diossine e PCB diossina-simili nei prodotti alimentari comporta la loro esclusione dal consumo umano e il successivo trattamento, ai sensi del regolamento CE 1774/2002, come materiali di categoria 2.
Per quanto riguarda la presenza di diossine e PCB nei mangimi destinati agli animali, si precisa che, nell'ambito del piano nazionale di controllo sugli alimenti per animali 2007, la regione Puglia ha effettuato 31 campionamenti, dei quali nessuno è risultato positivo alle analisi di laboratorio.
A fronte dei risultati ottenuti, la regione Puglia si propone di proseguire e potenziare l'attività di monitoraggio di tali contaminanti, attraverso l'adozione di un «piano straordinario di monitoraggio e di sorveglianza nelle aziende zootecniche della provincia di Taranto», in particolare nelle aree a maggiore impatto industriale.
Per tale piano che dovrebbe prevedere interventi mirati al controllo della contaminazione da diossina e DL-PCB negli animali produttori di alimenti per l'uomo e negli alimenti da essi derivati (latte, prodotti a base di latte, carni, uova, pesci e molluschi), nei mangimi ad essi destinati, negli alimenti di origine vegetale (in particolare olive ed olio di oliva), nonché matrici ambientali, è prevista un'area di campionamento fino ad un raggio di 20 km dalla zona industriale di Taranto.
La prefettura - ufficio territoriale del Governo di Taranto ha comunicato che, a seguito della rilevazione nel marzo 2008 delle due non conformità in campioni di latte ovino e caprino, già richiamate in precedenza, è stato deciso, al fine di delineare un quadro più attendibile della situazione, di eseguire ulteriori accertamenti su campioni provenienti da aziende zootecniche della zona ed è stato contestualmente approntato un piano di campionamento sulle matrici ambientali.
Di conseguenza l'ARPA e il dipartimento di prevenzione della ASL TA1 hanno sottoposto a campionamento 14 allevamenti (8 siti nell'agro di Taranto-Statte e altri 6 dislocati nel territorio di comuni del circondario quali Crispiano, Massafra e Mottola) ed inoltre è stato altresì oggetto di indagine il prodotto commercializzato dalla centrale del latte di Taranto.
I risultati relativi alle aziende di Crispiano, Massafra e Mottola ed alla centrale del latte hanno evidenziato parametri nella norma, mentre per alcune aziende site in prossimità della zona industriale di Taranto sono stati riscontrati valori non conformi, alla luce dei quali il dipartimento di prevenzione ha inviato ai sindaci di Taranto e di Statte le proposte di ordinanze sindacali di divieto di pascolo nelle zone a rischio, successivamente adottate dalle amministrazioni interessate e tuttora vigenti.
Inoltre lo scorso dicembre, a seguito degli esiti del campionamento, la Regione Puglia, d'intesa con la locale direzione del dipartimento di prevenzione della ASL, ha disposto, a tutela della salute della cittadinanza locale, l'abbattimento di 1122 capi di bestiame (per lo più ovini e caprini), appartenenti ad allevamenti ubicati a ridosso dell'area industriale.
Il dipartimento di prevenzione ha altresì avviato un'attività di campionamento dell'olio di oliva prodotto con materia prima coltivata nelle zone a rischio di contaminazione.
Poiché si è registrato un ulteriore innalzamento dei livelli di attenzione sulla problematica, sia da parte dell'opinione pubblica sia da parte delle istituzioni regionali, direttamente coinvolte in relazione alla verifica degli adempimenti previsti dai vari accordi di programma e in relazione alle specifiche competenze regionali in materia di salute e ambiente, il 16 dicembre 2008 è stata approvata una legge regionale che ha fissato limiti più severi per le emissioni industriali di diossina e individuato i tempi entro i quali devono essere realizzati gli abbattimenti dei livelli attuali.
Peraltro, nei giorni precedenti l'approvazione della legge, si erano registrate posizioni diversificate tra Ministero dell'Ambiente, che richiamava l'applicazione, per le riduzioni delle diossine, dei limiti fissati dai parametri europei con i relativi tempi di

attuazione, e la stessa regione, che invece ha preferito seguire una linea più rigida.
La recente normativa regionale prevede l'obbligo di ridurre le emissioni di diossina a un nanogrammo per metro cubo d'aria entro il 31 dicembre 2009 e a 0,4 nanogrammi per metro cubo d'aria entro il 2010, con l'obiettivo finale di emissioni di diossina pari a 0,1 nanogrammi per metro cubo d'aria entro la fine del 2011.
Nella consapevolezza dell'importanza, ai fini della tutela della salute pubblica, di provvedere, nell'ambito delle attività di gestione del rischio sanitario, ad un idoneo controllo ambientale per l'individuazione delle sorgenti di contaminazione, questo Ministero ha avviato i necessari contatti con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di definire congiuntamente misure appropriate per contrastare e risolvere la persistenza della contaminazione, allo scopo di garantire un elevato livello di sicurezza per la salute umana, fra cui l'attività di monitoraggio del settore veterinario.
Tra le altre iniziative intraprese, si segnala l'accordo di programma per l'«Area industriale di Taranto e Statte», firmato in data 11 aprile 2008, ai sensi dell'articolo 5, comma 20, del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, oltre che da questo Ministero e dal Ministero dell'ambiente, dalle amministrazioni locali interessate e da rappresentanze industriali.
Inoltre, nel 2008 è stato avviato il programma strategico «Ambiente e Salute»; nel cui ambito viene sviluppato lo specifico studio (Sentieri), relativo al progetto «Il rischio per la salute nei siti inquinati: stima dell'esposizione, biomonitoraggio e caratterizzazione epidemiologica», che coinvolge anche il sito di Taranto.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

GARAGNANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente) è sempre stato contraddistinto, tra gli Enti di Ricerca Nazionali, dalla disponibilità di grandi impianti e laboratori pesanti come lo dimostrano le strutture presenti nei Centri che possiede in tutto il territorio italiano (Casaccia, Frascati, Brasimone, Trisaia, Saluggia) caratterizzati tutti da grandi impianti per la ricerca tecnologia;
in particolare il Centro del Brasimone, sorto per ospitare un reattore nucleare sperimentale denominato PEC, possiede una delle maggiori concentrazioni di infrastrutture, impianti e laboratori in Italia. In questo Centro sono stati spesi negli anni 80 circa 2.000 miliardi di lire per la costruzione del reattore sperimentale Pec e molte centinaia di miliardi di lire per la costruzione delle infrastrutture, degli impianti e laboratori di sperimentazione sorti a supporto della progettazione del reattore stesso nell'ambito del programma Reattori Veloci portato avanti insieme ai francesi del CEA;
attualmente queste risorse, insieme alle competenze presenti, sono impegnate in ricerche a supporto dei principali programmi mondiali sui reattori a fissione di IV generazione e sui reattori dimostrativi a fusione (ITER e DEMO);
già da alcuni anni il mancato turn over del personale ha continuamente ridotto le risorse umane presenti che attualmente risultano costituite da poco più di 90 dipendenti, cioè circa un terzo di quelli presenti negli anni 80;
la situazione è resa critica dalla mancata sostituzione del personale, tanto da rendere problematico lo svolgimento delle attività, che rischiano così di essere annullate rendendo inoltre inutilizzabile un cospicuo patrimonio di impianti, infrastrutture e laboratori;
oltre a tutto ciò il Centro del Brasimone è parte fondamentale del sistema della ricerca della Regione Emilia-Romagna, completando ed integrando le risorse presenti negli altri centri ENEA in regione (Bologna e Faenza);

tenendo conto che gli indirizzi programmatici del nuovo Governo si differenziano in modo sostanziale da quelli del Governo precedente in materia di energia, compresa l'affermata necessità di tornare a sviluppare il Nucleare, e che, come già detto, il Centro Brasimone ha le infrastrutture, gli impianti ed i laboratori adatti a supportare le ricerche dei reattori di III+ e IV generazione sembrerebbe ovvio utilizzare queste risorse destinandovi fondi e nuovo personale, sfruttando al meglio gli ingenti investimenti che il paese ha fatto nel passato;
va tenuto conto che la scelta di rivalorizzare il Centro Brasimone rappresenta anche un grande aiuto economico per le popolazioni che vivono nel territorio montano circostante, tanto da essere visto dal punto di vista occupazionale come una media azienda -:
se intenda fornire chiarimenti riguardo la situazione descritta e quali azioni il Governo e l'Ente intendano intraprendere per rilanciare e rafforzare le attività del Centro del Brasimone per il quale negli anni 80 erano stati spesi 2.000 miliardi di lire per la costruzione dell'impianto sperimentale PEC e altre infrastrutture.
(4-02109)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in oggetto, si rappresenta quanto segue.
Il Centro Enea del Brasimone rappresenta uno dei principali centri italiani, attrezzato per la ricerca su scala ingegneristica e preindustriale. Il centro dispone di importanti infrastrutture quali: laboratori di ricerca dotati di apparecchiature e strumentazioni avanzate ed impianti sperimentali di taglia significativa ad alta tecnologia.
Dal 1990 le attività del Centro sono state orientate, prevalentemente, verso la fusione termonucleare controllata. Ciò ha permesso di realizzare ulteriori investimenti che hanno profondamente modificato il tessuto del Centro e le sue capacità operative.
Accanto alla realizzazione di impianti dedicati alle sperimentazioni di prototipi di componenti di reattori a fusione (ITER e DEMO), sono stati realizzati laboratori ed impianti per ricerche tecnologiche di carattere più trasversale.
A supporto del Progetto Solare Termodinamico, finalizzato allo sviluppo di sistemi solari a concentrazione, sono state anche avviate attività sperimentali per lo studio del comportamento dei materiali esposti.
Recentemente, sono state avviate attività nel settore della tutela del patrimonio naturale e del monitoraggio ambientale. Il Centro ospita anche due laboratori che hanno ottenuto dal CERMET la certificazione di qualità (secondo la norma UNI EN ISO 9001:2000), sia per attività di analisi metallografiche e strutturali che per attività di radioprotezione e monitoraggio ambientale.
Si segnala, inoltre, che il personale del Centro partecipa alle spedizioni in Antartide fornendo supporto specialistico, nel settore della sicurezza.
Gli indirizzi forniti all'ENEA, nell'ambito della finalizzazione del Piano Triennale 2008-2010 dell'Ente, individuano una serie di priorità, tra le quali si evidenzia il rilancio dell'opzione nucleare, decisa dal Governo, che riguarda l'analisi comparata delle attuali opzioni scientifiche e tecnologiche per la produzione di energia nucleare, sotto il profilo della sostenibilità e della convenienza e la definizione dei requisiti minimi dei siti produttivi e di stoccaggio.
In tale prospettiva, il Centro del Brasimone, con le infrastrutture civili e impiantistiche, realizzate a supporto della costruzione del reattore PEC, attualmente utilizzate in parte, dispone di significative possibilità di accoglienza di personale e di attività sperimentali, in relazione all'evoluzione dei futuri programmi internazionali e comunitari di ricerca, sia sul nucleare di fissione che sulla fusione termonucleare controllata.
Per quanto riguarda il rilancio del Centro del Brasimone, si evidenzia che il Piano Triennale dell'ENEA prevede la valorizzazione del ruolo di tutti i Centri, quali strutture territoriali, in grado di rappresentare l'Ente sul territorio, in termini sia di interlocuzione con le istituzioni locali

che di incubatore di nuove iniziative, tramite la diffusione di nuove tecnologie.
La possibilità di concorrere, con le imprese, nel perseguimento di obiettivi comuni, con effetti positivi sulla competitività, l'innovazione tecnologica del sistema produttivo e l'occupazione, rappresenta, quindi, per il Centro del Brasimone una ulteriore prospettiva concreta di riposizionamento strategico.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

HOLZMANN. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
da anni si parla del disagio del gruppo linguistico italiano in Alto Adige, una minoranza territoriale che vive la propria condizione in un contesto dove l'autonomia dovrebbe fungere da motore per una crescita equilibrata dei gruppi linguistici;
la situazione presenta aspetti assolutamente degni di attenzione e questa affermazione non è dovuta solo ad un'interpretazione politica, bensì dall'esame dei dati statistici;
in trent'anni il gruppo linguistico italiano è passato da 160.000 abitanti a 110.000, la percentuale del 36 per cento, riferita al censimento del 1971 è scesa al 26,7 per cento del censimento 2001;
le imprese di lingua italiana soffrono anche per una legislazione provinciale che le penalizza, mentre la grande industria è stata gradualmente smantellata;
il governo Prodi istituì nel 2000 il cosiddetto «tavolo dell'autonomia» per verificare le condizioni del disagio del gruppo linguistico italiano, affidandone la regia al sottosegretario Bressa ma il poco tempo a disposizione prima della fine della legislatura non consentì di passare dalle audizioni, peraltro avvenute, alle proposte concrete;
successivamente all'inizio del nuovo mandato nel 2006 il Presidente del Consiglio dei ministri Prodi si recò a Bolzano ed inaugurò un nuovo «tavolo» che però non si concretizzò a causa della prematura fine della legislatura;
è giunto il momento, in vista di una legislatura che ha tutte le premesse per durare a lungo, di riprendere l'iniziativa e di cominciare a sentire il polso della situazione affinché il Governo sia posto nelle condizioni di interloquire con cognizione di causa nelle questioni della politica locale che assai più spesso si connette con i rapporti a livello nazionale -:
se il Ministro per i rapporti con le regioni intenda riflettere sull'opportunità di istituire un «tavolo di confronto» per scandagliare la complessa realtà altoatesina nell'ottica di offrire maggiori tutele alla vera minoranza linguistica, quella italiana, incaricando o provvedendo a far nominare un sottosegretario per i problemi delle minoranze linguistiche.
(4-01335)

Risposta. - In riferimento all'atto parlamentare di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
È un dato di fatto che la consistenza del gruppo italiano in Alto Adige è diminuita progressivamente, come si può desumere dai dati ufficiali dell'Istituto provinciale di Statistica (ASTAT).
La questione del disagio del gruppo italiano è sorta dopo l'entrata in vigore del secondo Statuto d'autonomia del 1972, che ha trasferito la quasi totalità delle competenze dalla regione (dove la maggioranza della popolazione è di lingua italiana) alle province di Bolzano (dove la maggioranza della popolazione è di lingua tedesca) e Trento. L'aumento progressivo di coloro i quali si sono dichiarati appartenenti al gruppo tedesco è dovuto anche all'incremento delle famiglie mistilingue, i cui componenti prevalentemente si dichiarano appartenenti al gruppo linguistico tedesco, poiché lo stesso, quale gruppo di maggioranza, ha più vantaggi nella applicazione del criterio della proporzionale.


È pur vero che per le questioni dell'Alto Adige operano attualmente due organismi di raccordo con il Governo e cioè la Commissione paritetica, prevista dall'articolo 107 del decreto del Presidente della Repubblica 670 del 1972, che esprime parere obbligatorio in ordine ai decreti legislativi recanti norme di attuazione dello statuto speciale di autonomia e la Commissione permanente per i problemi della provincia di Bolzano, prevista dalla Misura n. 137 del Pacchetto a suo tempo varato a favore delle popolazioni altoatesine, cui è demandato l'esame dei problemi connessi con la tutela delle minoranze linguistiche locali.
Tuttavia per affrontare la questione sollevata, appare proficuo, allo stato attuale, nell'ottica della parità di trattamento di tutti i gruppi linguistici presenti nel territorio, procedere ad una attenta attività di monitoraggio che consenta di porre in evidenza quei vari settori della vita civile ed economica, dove tale obiettivo è di difficile realizzazione e, al fine predetto, attivare strumenti idonei a rimuoverne gli ostacoli.

Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.

LAMORTE e POLIDORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il sistema delle piccole e medie imprese sta attraversando, in Italia, un momento particolarmente critico soprattutto per le crescenti difficoltà di accesso al credito finanziario;
in particolare, le piccole e medie imprese che operano nella Regione Basilicata sono quasi tutte sottocapitalizzate e molte di esse hanno la necessità di una adeguata ed immediata ristrutturazione finanziaria al fine di garantire la sopravvivenza economica della stessa Regione;
l'applicazione della legge n. 108 del 1996, a favore «delle piccole e medie aziende ad elevato rischio finanziario», ha subìto notevoli restrizioni con riferimento «ai finanziamenti a medio termine e all'incremento di linee di credito a breve termine»;
il sistema bancario, convenzionato con i Consorzi di garanzia per le piccole e medie imprese che operano nel territorio lucano, ha più volte manifestato la disponibilità a concedere crediti a medio/lungo termine con garanzie a valere anche sulle leggi regionali -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di rilanciare il settore delle piccole e medie imprese nella Regione Basilicata che, alla luce di quanto esposto, riveste una connotazione del tutto peculiare ed urgente.
(4-01454)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si comunica quanto segue.
In questo difficile momento congiunturale, al fine di rilanciare il settore delle piccole e medie imprese e favorire il loro accesso al credito, alcune banche stanno programmando, di concerto con le associazioni di categoria più rappresentative ed in collaborazione con confidi, di rendere disponibili i fondi destinati al finanziamento, mentre altri istituti stanno lanciando offerte di credito con la garanzia da parte di Eurofidi.
Si segnala inoltre che, lo scorso giugno 2008, la Commissione europea ha presentato una importante comunicazione relativa ad una serie di misure da adottare, a livello comunitario, per favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese (PMI).
Tale documento, denominato
Small Business Act per l'Europa, mira a dare nuovo impulso alle pratiche di sostegno per le PMI, al fine di promuovere la crescita sostenibile a lungo termine e la creazione di un maggior numero di posti di lavoro.
Il documento comunitario contiene un elenco di principi-guida relativi alla definizione e all'attuazione delle politiche comunitarie e nazionali a sostegno delle PMI. Tali linee guida prevedono:

un regolamento generale di esemplificazione procedurale in tema di «aiuti di Stato» alle PMI;
una direttiva di carattere fiscale che preveda specificamente la riduzione delle aliquote IVA per le microimprese;
una rivisitazione della direttiva che disciplini i cosiddetti ritardi nei pagamenti;
un programma rafforzato mirante sia a semplificare la regolamentazione esistente, sia a ridurre gli oneri amministrativi per le PMI (in questa ottica, è in via di stesura il regolamento relativo al cosiddetto sportello unico per le imprese ai sensi della legge n. 133/2008);
un «codice» delle migliori prassi operative in materia di appalti pubblici.

Sono inoltre da ricordare i progetti di innovazione industriale, noti come «Industria 2015» i quali rappresentano un intervento volto a coniugare l'evoluzione strutturale del sistema produttivo, verso assetti più compatibili con i nuovi scenari competitivi e l'esigenza di rafforzamento complessivo del sistema delle imprese, in particolare delle PMI, favorendone l'inserimento in un circuito virtuoso «università-centri di ricerca-grande impresa».
Il Ministero dello sviluppo economico, al fine di tradurre in termini operativi i principi contenuti nello
Small Business Act, ha istituito un tavolo di concertazione con le organizzazioni rappresentative delle PMI e le istituzioni direttamente interessate per la valorizzazione ed il rilancio delle politiche in favore delle PMI italiane che costituiscono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell'occupazione e per la crescita economica del nostro Paese.
È da segnalare, infine, l'intenzione di questa amministrazione di convocare a breve una prima riunione del tavolo, per un confronto sulla definizione di un quadro organico di misure a favore delle PMI.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

LENZI, ZAMPA e CODURELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le Comunità terapeutiche Narconon sono strutture terapeutiche e di riabilitazione da droghe e alcol, legate alla controversa setta americana, Scientology, ideata da Ron Hubbard, setta accusata, in diversi Paesi del mondo, di frode, induzione al suicidio, pubblicità ingannevole, associazione a delinquere;
in Italia, nel 1998, il Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale, ha avviato un'indagine sulle sette, pubblicando un preoccupante rapporto, nel quale a Scientology viene dedicato lo spazio più ampio. E sempre in Italia, nel novembre 2004, un ex dirigente della Chiesa di Scientology è stato riconosciuto responsabile del reato di estorsione ai danni di un giovane di 19 anni - poi suicidatosi (18/2/97) - ed è stato condannato dal Tribunale di Cagliari a 4 anni e 6 mesi di carcere;
è notizia di questi giorni che queste comunità terapeutiche sono annoverate tra gli interlocutori ufficiali del Governo italiano, in relazione alle pre-consultazioni che stanno precedendo l'organizzazione della V Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze, prevista dal 12 al 14 marzo prossimo a Trieste;
già lo scorso 18 luglio, in un incontro organizzato dal sottosegretario con delega alle tossicodipendenze, Carlo Giovanardi, le comunità terapeutiche Narconon, hanno acquisito ufficialmente diritto di parola in un contesto governativo. In Italia lo Stato attraverso le Regioni richiede alle comunità terapeutiche standard molto elevati, per le strutture, per il personale e per il livello dei programmi educativi e di recupero applicati, il tutto per una retta che nella maggior parte dei casi non supera i 45 euro al giorno. Inoltre esegue controlli rigorosi;
diversamente le comunità Narconon non sono accreditate, non hanno in essere

nessuna convenzione con lo Stato, richiedono somme esose a chi aderisce ai loro programmi e i loro metodi sono alquanto discutibili;
Narconon, inoltre, è considerata generalmente fuori da ogni consesso scientifico e istituzionale a livello europeo: non è stata ammessa nel Forum of Civil Society, un coordinamento di 35 grandi associazioni che operano sulle dipendenze costituito dalla Commissione europea -:
se non reputi inopportuno e pericoloso considerare come interlocutore, su una questione delicata come la riabilitazione dagli stupefacenti, un'associazione come Narconon, alla luce di tutti gli episodi discutibili denunciati in premessa;
se non ritenga che si debba chiedere a tutti coloro che lavorano in questo delicato settore gli stessi alti livelli di qualità.
(4-02322)

Risposta. - Gli interroganti, alla luce di alcune presunte censure mosse nei confronti della setta americana Scientology, asseritamente collegata a Narconon, chiedono al Governo di chiarire circa l'opportunità di considerare tali comunità terapeutiche quali interlocutori del Governo sulle delicate questioni della riabilitazione dagli stupefacenti nella fase di interlocuzione antecedente alla conferenza di Trieste.
Viene, inoltre, chiesto se lo stesso Governo non debba richiedere ai soggetti che operano nel settore del recupero i medesimi elevati livelli di qualità nelle prestazioni socio-sanitarie e negli interventi.
A tal proposito, come riportato da alcune agenzia di stampa del giorno 16 febbraio 2009, lo stesso capo del dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, smentendo le voci di un diretto coinvolgimento dell'organizzazione Narconon nelle pre-consultazioni in vista della conferenza di Trieste, ha dichiarato di aver incontrato i rappresentanti di Narcotici Anonimi e Co-Dipendenti Anonimi ma di non aver avuto alcun contatto con i responsabili o referenti delle comunità terapeutiche facenti capo alla citata Narconon.
Il dottor Serpelloni ha, inoltre, chiarito che l'associazione Narconon non ha mai chiesto di essere inclusa nelle consultazioni preliminari alla conferenza e che le allarmistiche dichiarazioni del dottor Coletti sono senz'altro frutto di un malinteso o di una sovrapposizione di sigle o denominazioni.
È stata, invece, confermata la partecipazione e l'intervento di Narconon all'incontro con le comunità terapeutiche italiane svoltosi a Roma il 18 luglio 2008. In quell'occasione le convocazioni e gli inviti furono predisposti sulla base degli elenchi e degli albi regionali degli enti ausiliari al fine di consentire la più ampia e diffusa partecipazione di tutte le realtà del privato sociale esistenti sul territorio.
Come facilmente riscontrabile, nell'elenco della regione Puglia, nella posizione n. 60, è presente, infatti, l'associazione denominata «Narconon - Il Gabbiano» iscritta con determinazione del dirigente n. 266 del 12 maggio 2005, pubblicata sul BURP (Bollettino Ufficiale Regione Puglia) n. 79 del 12 giugno 2005.
Quanto all'invito a pretendere alti livelli di qualità nelle prestazioni di coloro che si battono per strappare le persone dalla loro tossicodipendenza, il Governo se, da una parte, è certamente determinato a migliorare i sistemi di valutazione dei risultati ottenuti nonché la circolazione delle informazioni scientifiche e delle buone prassi, tanto nel servizio pubblico quanto nel privato sociale, dall'altra, è altrettanto impegnato a garantire la sopravvivenza della tantissime comunità terapeutiche che, pur strette in endemiche difficoltà di carattere economico, rappresentano oggi, in Italia, non solo un esempio di efficienza e di integrazione ma anche una delle più nobili e tangibili espressioni di dedizione e di servizio verso il prossimo in difficoltà.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

LISI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il comma 503 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 dispone che: «Il Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle infrastrutture, è autorizzato a procedere, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, alla trasformazione della Sogesid Spa, al fine di renderla strumentale alle esigenze e finalità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche procedendo a tale scopo alla fusione per incorporazione con altri soggetti, società e organismi di diritto pubblico che svolgono attività nel medesimo settore della Sogesid Spa.»;
il comma 12 dell'articolo 3 della legge n. 244 del 2007 dispone che le amministrazioni pubbliche statali che detengono, direttamente o indirettamente, il controllo di società, ai sensi, dell'articolo 2359, primo comma, numeri 1) e 2), del codice civile, promuovono entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, nelle forme previste dalla vigente normativa, anche attraverso atti di indirizzo, iniziative volte a ridurre il numero dei componenti degli organi societari a tre, se composti attualmente da più di cinque membri, e a cinque, se composti attualmente da più di sette membri;
con il decreto 17 gennaio 2008 del Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore, di concerto con il Ministro dell'ambiente pro tempore, è stato nominato il consiglio di amministrazione di Sogesid spa, conferendo al professor Cesaretti la carica congiunta di presidente ed amministratore delegato;
con il decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2008, n. 18, pubblicato in pari data sulla Gazzetta Ufficiale, sono state sciolte le Camere;
il comma 1 dell'articolo 6 della legge n. 145 del 2002, cosiddetta legge Frattini, dispone che le nomine degli organi di vertice e dei componenti dei consigli di amministrazione o degli organi equiparati degli enti pubblici, delle società controllate o partecipate dallo Stato, delle agenzie o di altri organismi comunque denominati, conferite dal Governo o dai Ministri nei sei mesi antecedenti la scadenza naturale della legislatura, computata con decorrenza dalla data della prima riunione delle Camere, o nel mese antecedente lo scioglimento anticipato di entrambe le Camere, possono essere confermate, revocate, modificate o rinnovate entro sei mesi dal voto sulla fiducia al Governo. Decorso tale termine gli incarichi per i quali non si sia provveduto si intendono confermati fino alla loro naturale scadenza;
occorre tenere conto dei contenuti della direttiva per l'anno 2008 emanata dall'ex Ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, nonché dei ripetuti articoli di stampa, e dei comunicati sindacali interni al Ministero dell'ambiente, nei quali si fa riferimento a Sogesid quale struttura duplicato di altre società di Stato e del Ministero dell'ambiente ed «agenzia di lavoro interinale» per l'ex Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
risulta all'interrogante che l'ex Commissario di Sogesid professor Pasquino, nominato su proposta dello stesso ex Ministro Pecoraro Scanio ai sensi del comma 504 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006,(finanziaria 2007), aveva proposto all'azionista Ministero dell'economia e delle finanze la liquidazione di Sogesid;
risulta altresì all'interrogante che, malgrado tale proposta del Commissario, gli organi politici dell'ex Governo non solo non hanno posto in liquidazione Sogesid, ma hanno deciso di dotare Sogesid di un consiglio di amministrazione a 5 membri, quintuplicando l'organo di vertice della società, ed in difformità al

disposto della citata legge n. 244 del 2007, dovendosi evidentemente intendere il Commissario quale amministratore unico;
l'ex Ministro Pecoraro Scanio ha qualificato con la direttiva citata in premessa, la società Sogesid spa quale società in house del Ministero dell'ambiente, al fine di far confluire in essa i finanziamenti connessi alle operazioni di bonifica ed alla quale offrire il supporto degli organi vigilati dal Ministro dell'ambiente (APAT ed ICRAM), come riportato su pluralità di articoli di stampa a tiratura nazionale;
risulta poi all'interrogante che il Piano Industriale di Sogesid spa, approvato nel marzo 2008, prevede l'ampliamento delle attività istituzionali di Sogesid, con particolare riferimento al settore delle bonifiche, dei rifiuti, dell'assistenza tecnica nell'ambito dei fondi di cui al QSN 2007-2013 e della cooperazione internazionale, determinandosi con ciò una duplicazione di strutture pubbliche, dal momento che esiste già una società a prevalente capitale pubblico che si occupa di bonifiche (Sviluppo Italia aree produttive) ed esiste una Direzione generale del Ministero dell'ambiente competente per legge nelle materie afferenti all'assistenza tecnica ed alla cooperazione internazionale in relazione alle tematiche istituzionali del Ministero dell'ambiente;
inoltre Sogesid spa, in virtù di convenzioni sviluppate con il Ministero dell'ambiente ed in particolare con la Direzione per la qualità della vita, ha assunto con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato ovvero con contratti di collaborazione a progetto 16 unità di personale afferente all'ufficio di gabinetto dell'ex Ministro Pecoraro Scanio e alla Direzione per la qualità della vita, come riportato su una pluralità di articoli a mezzo stampa, e che le procedure per tali assunzioni, avviate in corrispondenza del cambio di governo, siano state perfezionate nei primi giorni del Governo in carica;
parrebbe poi che sia stata intrapresa, da parte degli uffici dell'ex ministro ed in prossimità dell'avvio della nuova legislatura, un'azione intesa a far assumere a tempo indeterminato e/o con la qualifica di dirigente personale di staff del Direttore generale per la qualità della Vita e degli Uffici di gabinetto dell'ex ministro Pecoraro, come riportato su una pluralità di articoli di stampa;
sembrerebbe che i collaboratori di cui al punto precedente, nell'impossibilità di essere assunti con qualifica dirigenziale, sono stati recentemente assunti dalla medesima società con contratti di collaborazione di importo paragonabile o addirittura superiore a quanto previsto per i contratti di lavoro di tipo dirigenziale, o comunque con contratti particolarmente gratificanti, ed in ogni caso in difformità al disposto dell'articolo 18 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, nel quale è previsto, al comma 2, che le società a partecipazione pubblica totale o di controllo adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità -:
di quali elementi disponga sulle vicende segnalate in premessa;
se il Ministro non ritenga di esercitare un più autorevole controllo su quanto sta succedendo in Sogesid, considerato tra l'altro che il disposto della citata legge «Frattini» consente di revocare le nomine dell'attuale consiglio di amministrazione;
se il Ministro non ritenga di prendere in considerazione l'ipotesi di porre in liquidazione Sogesid spa o, in alternativa, di porre in essere azioni per ridefinire il piano industriale di Sogesid spa, in modo da evitare possibili sovrapposizioni e duplicazioni di strutture ed organismi pubblici;
se il Ministro non ritenga comunque maggiormente consono all'attuale situazione

della finanza pubblica ed al disposto del citato comma 12 dell'articolo 3 della legge n. 244 del 2007 ridurre l'attuale consiglio di amministrazione da 5 membri a 3, riducendo contestualmente l'onere relativo al sostentamento del consiglio;
se il Ministro non ritenga di fornire indicazioni riguardo l'opportunità di rendere pubblici i nominativi ed i relativi importi dei collaboratori a qualsiasi titolo impiegati da Sogesid spa.
(4-00591)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'interrogazione in esame, concernente l'attività gestionale della Sogesid, si rappresenta quanto segue.
Il comma 503 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) autorizza il Ministero dell'economia e delle finanze (MEF), di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), sentito il Ministero delle infrastrutture (MI), a procedere alla trasformazione della Sogesid al fine di renderla strumentale alle esigenze e finalità del MATTM. Il legislatore dunque ha voluto disporre la strumentalità della Sogesid a favore del MATTM per il perseguimento degli obiettivi istituzionali del suddetto dicastero che, pertanto, detiene il potere di indirizzo e di controllo sull'operatività della società.
In attuazione di questa disposizione il MEF, con decreto del 26 aprile 2007, ha provveduto a nominare, in sostituzione dell'intero consiglio di amministrazione, un commissario straordinario ed un sub commissario nelle persone dei signori dottor Franco Pasquino ed avvocato Andrea Falzone.
Il nuovo commissario straordinario nominato, in osservanza dei compiti assegnati, a sua volta, ha convocato l'assemblea straordinaria della Sogesid, come da lettera dell'8 ottobre 2007 inviata all'unico azionista MEF, affinché fossero deliberate le necessarie modificazioni dello statuto sociale.
L'assemblea straordinaria, nella seduta del 21 dicembre 2007, presieduta dal dottor Franco Pasquino, ha pertanto proceduto ad approvare le seguenti modifiche statutarie:
1) ampliamento dell'oggetto sociale introducendo nuove attività strumentali alle esigenze, finalità, competenze ed attribuzioni istituzionali del MATTM, nonché nel settore delle infrastrutture idriche e del MI;
2) composizione del consiglio di amministrazione con 5 amministratori di cui 3 indicati dal MATTM, uno dal MI ed uno dal MEF (articolo 21 dello statuto sociale);
3) attribuzione dell'incarico di presidente ed amministratore delegato ad un consigliere designato dal MATTM.

In forza di ciò, l'assemblea ordinaria del 18 gennaio 2008 ha deliberato di nominare un nuovo consiglio di amministrazione ai sensi del nuovo articolo 21 come sopra indicato e i tre dei 5 componenti indicati dal MATTM sono stati designati nelle persone dei signori professor Gian Paolo Cesaretti, al quale viene attribuita la carica di Presidente ed Amministratore Delegato, dottor Enzo Leone e avvocato Andrea Falzone.
Successivamente, è accaduto che, con lettera del 30 luglio 2008, il professor Gian Paolo Cesaretti ha rassegnato le dimissioni dalla citata carica e il consiglio di amministrazione della società, in data 4 agosto 2008, sempre su indicazione del MATTM, ha deliberato in sua sostituzione la designazione dell'avvocato Vincenzo Assenza, per la carica di presidente ed amministratore delegato.
L'assemblea ordinaria del 28 agosto 2008 ha confermato nella carica di amministratore e presidente l'avvocato Assenza ed il consiglio di amministrazione del 4 settembre 2008 gli ha attribuito la carica di amministratore delegato.
Anche il dottor Leone e l'avvocato Falzone, rispettivamente in data 5 agosto e 1o settembre 2008, hanno rassegnato le dimissioni da membri del consiglio di amministrazione e, in sostituzione di uno dei due, l'organo amministrativo nella riunione del 29 ottobre 2008 ha designato il dottor Dario Allegra quale componente del Consiglio di amministrazione.


L'assemblea ordinaria della società ha confermato la nomina del dottor Allegra ed ha nominato quale amministratore su indicazione del MATTM l'avvocato Luigi Pelaggi.
Per quanto precede, si evidenzia che gli amministratori indicati dal MATTM sono stati nominati successivamente al 14 aprile 2008, data in cui le Camere hanno votato la fiducia al Governo e che si ritiene congruo il numero degli amministratori attualmente in carica.
Il piano industriale di Sogesid è in fase di predisposizione da parte dell'attuale consiglio e, appena pronto, sarà sottoposto all'esame del MATTM, del MEF e del MI, quali Ministeri di riferimento, per l'esercizio finanziario 2009.
La Sogesid si qualifica dunque come società
in house providing, come riconosciuta dalla Commissione europea con atto n. 1585 del 16 ottobre 2002, avendo accertato che «il rapporto tra Governo centrale e Sogesid debba essere qualificato dal rapporto in house secondo l'orientamento della giurisprudenza Teckal». Dunque, la Sogesid, è strumentale al MATTM per il perseguimento degli obiettivi istituzionali del suddetto Dicastero che, a sua volta, esercita il potere di indirizzo e di controllo sull'operatività della stessa. Ne deriva che la Sogesid deve conformare la propria azione alle specifiche direttive ministeriali impartite, ed, in particolare, è tenuta a rispettare il principio di riduzione della spesa ai sensi e per gli effetti di quanto disposto dall'articolo 61, comma 7 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008.
Le modifiche apportate allo statuto sociale consentono di individuare gli obiettivi caratteristici delle nuove attività della Sogesid, pensati come applicabili trasversalmente a tutte le filiere produttive del MATTM, permettendo a quest'ultimo di optare di volta in volta per il tipo di assistenza tecnico più adatto per il perseguimento degli obiettivi prefissati.
La Sogesid con una struttura organizzativa di sede molto snella composta da 44 unità lavorative - di cui 41 con contratto a tempo indeterminato e tre a tempo determinato - comprensive del direttore generale, 3 dirigenti di sede e 2 dirigenti distaccati rispettivamente presso l'unità operativa di Napoli ed il MATTM, realizza le attività affidate attraverso le risorse professionali interne a cui si affiancano, di volta in volta, collaborazioni esterne per la durata necessaria ad assicurare il buon esito delle commesse. A tale proposito, si segnala che i contratti a tempo determinato di personale distaccato i cui costi sono interamente ricadenti sulle commesse in corso sono 54 con scadenze variabili sino al 31 dicembre 2009.
Infatti, al fine di non appesantire i costi di struttura e contestualmente all'evoluzione del portafoglio lavori, la Sogesid si avvale del contributo di risorse esterne non perseguendo, quindi, criteri di stabilità in materia di personale che, unitamente ad un aggravio del conto economico, connoterebbe la società di strutturale rigidità; ciò anche in adesione agli indirizzi in merito formulati in sede assembleare dal MEF nella sua qualità di azionista.
La Sogesid ha in portafoglio 71 commesse al 31 ottobre 2008 per un importo complessivo di lavori di 52,5 milioni di euro. Le commesse sono in gran parte di durata pluriennale e, tra queste, vi è quella sottoscritta nel dicembre 2002 con la Direzione generale qualità della vita MATTM relativa sia alla definizione degli interventi necessari per l'ottimizzazione tecnica, economica e funzionale del recupero delle acque reflue ai fini del loro riutilizzo, ivi compresa la predisposizione di analisi di fattibilità e progettazione, sia all'assistenza tecnica alla suddetta direzione.
Nel corso degli anni sono stati sottoscritti vari atti aggiuntivi a tale convenzione e, in particolare, nel marzo 2008 è stato formalizzato l'atto aggiuntivo n. 6 che, a seguito della trasformazione della Sogesid in società strumentale alle finalità del MATTM e del conseguente adeguamento dello statuto sociale, prevede il supporto e l'assistenza tecnica specialistica in materia di gestione integrata dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali, la programmazione ed attuazione degli interventi di bonifica finalizzati

al risanamento ambientale, il supporto tecnico allo svolgimento di attività internazionali di competenza e la costante assistenza tecnica al comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche.
Tutto ciò ha reso necessario nell'aprile 2008 il ricorso a 12 collaboratori esterni (compresi nei 54 sopracitati) con i quali sono stati sottoscritti relativi contratti a tempo determinato con scadenza al 31 dicembre 2009 attualmente distaccati presso la direzione qualità della vita.
La scelta dei candidati viene effettuata a seguito di avvisi pubblici e nel rispetto delle procedure indicate dal regolamento della società e delle intese negoziali intercorse con il MATTM che prevedono, al riguardo, la costituzione di una commissione mista Sogesid-MATTM, che previa valutazione dei
curricula dei candidati, procede alla valutazione ed alla selezione dei candidati stessi sottoponendo alla Sogesid le risorse ritenute idonee. Gli uffici della società provvedono quindi ad un ulteriore colloquio sia al fine di selezionare ulteriormente le risorse proposte sia ai fini dell'inquadramento contrattuale a livello impiegatizio del contratto collettivo di lavoro per i dipendenti del settore gas/acqua.
Si segnala che sul sito della società sono pubblicati i dati relativi a tutti gli incarichi conferiti dalla società (legge 24 dicembre 2007 n. 244, articolo 3, comma 44 e seguenti). Inoltre, la società ha provveduto all'aggiornamento delle procedure di assunzione e di selezione per il conferimento di incarichi ai fini della piena osservanza del punto 2 dell'articolo 18 della citata legge n. 133 del 2008 e delle direttive comunitarie in materia e, pertanto, le valutazioni sono effettuate in base alla corrispondenza dei profili dei candidati rispetto a quelli attesi, in ossequio ai principi dell'imparzialità e delle pari opportunità di tutti i soggetti interessati.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MURA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la legislazione vigente consente la vendita al pubblico di latte crudo non pastorizzato tramite l'uso di appositi distributori automatici;
tali distributori sono presenti su tutto il territorio nazionale e attualmente sono circa 2.000;
come riportato da notizie di stampa e da una dichiarazione ufficiale del sottosegretario onorevole Francesca Martini sono stati registrati negli ultimi due anni 9 casi di grave malattia renale provocata nei bambini dal batterio Escherichia coli O157 «collegati» al consumo di latte crudo, mentre sono fra 30 e 40 l'anno i casi segnalati all'Istituto Superiore di Sanità della malattia della sindrome denominata emolitica uremica, che si manifesta con una grave insufficienza renale che rende necessaria la dialisi, come dichiarato dal direttore generale della Sicurezza alimentare e nutrizione del ministero della salute;
alla luce di quanto sopra riportato sempre il sottosegretario alla salute onorevole Francesca Martini ha dichiarato che vi è allo studio del Governo un provvedimento «per sospendere la distribuzione di latte crudo fino a quando non ci sarà un adeguamento dell'informazione per la salute nella quale sia chiaro che il latte crudo va consumato solo dopo la bollitura» e che «non ci possono essere sul territorio distributori di latte crudo non pastorizzato esenti dalle normative sanitarie» -:
quali provvedimenti concreti intendano adottare i ministri in indirizzo per tutelare al meglio la salute dei cittadini, in particolare dei bambini, dai rischi di infezione che può comportare l'assunzione di latte crudo;

se non ritengano di adottare provvedimenti volti a limitare la vendita di tutti i prodotti privi di etichettatura presso distributori automatici e farmers market, al fine di garantire il percorso di filiera dei prodotti e di consentire ai cittadini di conoscere l'origine e la provenienza dei prodotti agroalimentari;
se non intendano adottare provvedimenti - sempre nel rispetto delle loro competenze - che consentano solo ai farmers market che si sottopongano ad adeguati controlli igienico sanitari di accedere alle eventuali agevolazioni concesse da Regioni e Province.
(4-01825)

Risposta. - Si risponde sulla base degli elementi di esclusiva competenza del Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali.
Questa amministrazione segue attentamente la situazione epidemiologica relativa all'insorgenza della sindrome emolitico-uremica (SEU), per la presenza del batterio
Escherichia coli 0157, produttore di vero-citotossine nel latte crudo.
Si precisa che già l'intesa tra Stato e Regioni e Province autonome, in materia di vendita diretta di latte crudo per l'alimentazione umana (provvedimento del 25 gennaio 2007) ha stabilito le procedure igienico-sanitarie concernenti la vendita di latte attraverso distributori automatici.
Sono previste in particolare, alcune prescrizioni a cui gli operatori del settore alimentare che commercializzano latte crudo devono attenersi; tra queste la verifica, in autocontrollo, della conformità dell'alimento ai requisiti generali di sicurezza alimentare, ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (CE) 178/2002, e ai criteri microbiologici volti a verificare l'assenza di microrganismi patogeni e delle loro tossine.
L'allegato alla stessa Intesa prevede, più in particolare, che ai fini della prevenzione delle infezioni da
Escherichia coli verocitotossici l'azienda di produzione, che intende commercializzare latte crudo, deve effettuare controlli analitici in allevamento, sulle feci e sul latte, volti ad escludere eventuali positività, e deve escludere dalla produzione per latte crudo gli animali portatori.
A seguito del continuo aumento nel territorio nazionale dei distributori automatici, il 30 maggio 2008 questo Ministero ha chiesto alle regioni l'attuazione di un programma straordinario di controllo sul latte crudo, da effettuarsi congiuntamente con i Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS); dal giugno 2008 sono state eseguite 156 ispezioni e sono stati effettuati 8 sequestri di distributori automatici.
Inoltre è stata segnalata agli enti territoriali l'insorgenza dei casi di sindrome emolitico-uremica assodati al consumo di latte crudo, ribadendo l'obbligo di escludere dalla produzione di latte crudo gli animali risultati positivi al campionamento per
Escherichia coli 0157.
In considerazione dei casi riscontrati di SEU, attribuibili al consumo di latte crudo (8 nel 2008) e alla luce di un parere espresso dal Consiglio superiore di sanità, è stata emanata l'ordinanza ministeriale 10 dicembre 2008, concernente «Misure urgenti in materia di produzione, commercializzazione e vendita diretta di latte crudo per l'alimentazione umana».
L'ordinanza contiene specifiche indicazioni a tutela della salute pubblica:
l'obbligo di riportare, sulle macchinette erogatrici e sulle bottiglie confezionate, l'indicazione «prodotto da consumarsi previa bollitura», con caratteri in rosso ben visibili;
la data di scadenza, non superiore ai tre giorni, dal momento della disponibilità dal prodotto per il consumatore;
il divieto di distribuire bicchieri tramite la macchina erogatrice, in modo da escludere il consumo
in loco;
il divieto di somministrazione di latte crudo nell'ambito della ristorazione collettiva.

Qualora il latte venga ceduto direttamente in allevamento senza transitare attraverso le macchine erogatrici, il produttore ha l'obbligo di comunicare le modalità di consumo all'acquirente.


Per quanto riguarda la vendita di prodotti presso i
farmers market, la vigente normativa comunitaria sulla sicurezza alimentare non si applica ai «piccoli quantitativi di prodotti primari ceduti dall'allevatore al consumatore», i quali ricadono nella definizione di commercio al dettaglio; analogamente non si applica anche alla definizione di ambito locale, con il quale si intende il territorio della provincia, ai sensi dell'accordo tra Stato, Regioni e Province autonome relativo alle «Linee guida applicative del regolamento 852/2004», nonché alle «Linee guida applicative del regolamento 853/2004».
Dette cessioni di prodotti primari costituiscono la cosiddetta «filiera corta», ossia il consumatore compra direttamente l'alimento dal produttore, acquisendo direttamente da quest'ultimo le informazioni relative all'origine e alla produzione.
Inoltre, i servizi veterinari istituiti nel dipartimento di prevenzione delle ASL Aziende Sanitarie Locali curano costantemente gli aspetti sanitari degli allevamenti, in particolar modo il monitoraggio e l'eradicazione delle malattie infettive che interessano il bestiame e l'uomo (brucellosi e tubercolosi), il miglioramento dell'igiene dei prodotti dell'allevamento, il corretto uso dei mangimi e dei farmaci somministrati agli animali.
I servizi suddetti devono inoltre verificare la corretta applicazione delle procedure di identificazione degli animali, grazie alle quali è possibile garantire la rintracciabilità dei prodotti anche a livello della produzione primaria.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

LEOLUCA ORLANDO e CIMADORO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel rapporto sulle presenze della criminalità organizzata a Roma e nel Lazio, redatto dall'Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità, è emersa una estesa e crescente infiltrazione della camorra e della 'ndrangheta nel tessuto economico e sociale dell'area del sud pontino;
in alcuni comuni della provincia di Latina - come peraltro riportato dalla stampa - sono state disposte commissioni di accesso e ne è stato richiesto il commissariamento; da informative dei carabinieri e da indagini delle Forze dell'ordine risultano infiltrazioni e condizionamenti nel tessuto politico o amministrativo locale da parte delle organizzazioni criminali. Si registra, inoltre, un alto numero di beni immobili sequestrati negli ultimi anni per violazioni gravi di norme ed autorizzazioni preposte alla tutela del territorio e riconducibili a pregiudicati provenienti dalla Campania o dalla Calabria;
in questa «area di infiltrazione», che molte indagini lasciano intuire essere connotata da «una forte stabilità intercosche», i settori di intervento della criminalità organizzata sono, tra gli altri: il mercato ortofrutticolo di Fondi, molte aziende di distribuzione di prodotti ortofrutticoli e agroalimentari, appalti per infrastrutture ed edilizia, «aggressione ai settore delle agenzie portuali e turistiche, considerate strategiche anche per altri traffici»;
da recenti inchieste giornalistiche nazionali, come quella comparsa il 28 agosto per il settimanale L'Espresso dal titolo «Circeo connection» o per il settimanale Left il 19 settembre dal titolo «Il crimine e l'attesa», e da ripetuti resoconti giornalistici locali risaltano denunce e filoni di indagini individuanti delitti contro la pubblica amministrazione con il concorso pesante di politici e funzionari delle amministrazioni locali;
il Presidente della Provincia di Latina Armando Cusani ha dichiarato senza che risulti alcun riscontro formale, in una intervista al quotidiano La Provincia di Latina il 31 agosto 2008, di avere l'avallo del Ministro Stefania Prestigiacomo e del Ministro Sandro Bondi per una serie di

interventi di «riqualificazione» del Lago di Sabaudia (detto Lago di Paola) consistenti in un fondamentale snaturamento della sua realtà di parco naturale e sito archeologico;
il Lago di Sabaudia è il centro del Parco nazionale del Circeo e l'Ente del parco ha più volte espresso contrarietà a ipotesi di alterazione strutturale del suo territorio, del lago e del suo micro-ambiente, continuando a preservarlo dai molteplici tentativi di speculazione e di trasformazione della zona in canale portuale;
le predette aree, tanto di proprietà privata, quanto di proprietà pubblica, sono comunque del tutto inviolabili come ribadito nel Piano territoriale paesistico;
nel Piano territoriale paesistico - ambito territoriale n. 13 - in vigore viene, infatti, riconosciuta l'inviolabilità dell'area in quanto zona sottoposta a vincolo totale. In particolare, dall'articolo 20 di tale testo normativo si evince come il Parco razionale del Circeo sia «l'unico Parco Nazionale costiero esistente in Italia e che le sue zone umide (Laghi di Sabaudia, Monaci, Caprolace)» sono definite di «importanza internazionale» in base all'accordo di Rasmar del 2 febbraio 1971. Da tale condizione ne deriva che l'area in questione, per l'appunto, è sottoposta a vincolo idrogeologico, archeologico, è zona SIC (Sito di interesse comunitario;
vincolato quindi dall'UE) e ZPS (zona a protezione speciale). Tutti vincoli che gli enti preposti, in primo luogo il Parco nazionale del Circeo, sono tenuti a far rispettare -:
se non intendano chiarire la posizione dei Ministeri anche con riferimento a dichiarazioni di amministratori locali e promuovere azioni di verifica e controllo sull'opportunità dei progetti e delle scelte provenienti dalle amministrazioni locali coinvolte anche nella strategia di riqualificazione del Lago;
come intendano far rispettare le leggi che regolamentano e preservano le riserve naturali e archeologiche;
se e come, infine, non ritengano necessario intervenire a ogni livello per sostenere il rispetto di principi di democrazia, di trasparenza e di legalità, principi che paiono abbondantemente pregiudicati, in un contesto territoriale assai condizionato da interessi criminali provenienti da altre zone e spaventosamente insinuatisi nella gestione politica delle amministrazioni locali.
(4-01172)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'interrogazione in esame, riguardante il progetto di riqualificazione e fruizione sostenibile del lago e del canale di Paola, ubicati nel comune di Sabaudia, si riferisce quanto segue.
La situazione si presenta molto complessa, basti pensare che, a tutt'oggi, risulta pendente la questione sulla proprietà del lago, ovvero se lo stesso abbia o meno natura demaniale e, a tal proposito, è stata verificata dal consiglio comunale del Comune di Sabaudia, con un documento presentato il 10 febbraio 2004 dal consigliere Luigi Iacuzzi, l'avvenuta iscrizione del lago di Sabaudia nel «Repertorio regionale dei corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775», quale bacino lacustre demaniale, riconosciuto tale con decreto in data 2 settembre 1946 del Capo provvisorio dello Stato. Il Dipartimento territorio e infrastrutture della regione Lazio, con nota del 17 luglio 2006, ha ribadito la validità dell'elenco delle acque pubbliche, sancito con il succitato DCPS del 2 settembre 1946, inserendo nella delibera di giunta regionale n. 212 del 2002 la dichiarazione che non conosce «l'esistenza di successivi provvedimenti statali modificativi di tali elenchi».
Nel contempo, però, va tenuta in considerazione anche una recente pronuncia della Cassazione sulla
qualitas soli che ha dato maggiore valenza alle argomentazioni della parte privata, la famiglia Scalfati, che, forte anche del principio espresso dalla pronuncia del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche che, dopo una opposta pronuncia del 1955, in secondo grado, sancì che «il lago di Sabaudia è privato, con conseguente illegittimità del provvedimento

di iscrizione del lago nell'elenco delle acque pubbliche» del 1946, da decenni, continua a contendere vittoriosamente la proprietà del lago alle istituzioni pubbliche.
Secondo la Corte, il lago non poteva essere definito «lago demaniale», poiché, non ne aveva le caratteristiche, essendo stato riconosciuto come lago salmastro, in comunicazione con il mare, e non lago di falda.
Negli anni '50, il comune di Sabaudia inoltrò una richiesta di pronuncia sulla demanialità del lago, che fu respinta dal Tribunale delle Acque, in quanto, il bene fu considerato di scarso interesse pubblico, con le seguenti motivazioni «d'insufficiente pescosità e di scarsa o nulla fruizione del bacino lacustre da parte dei cittadini».
Da allora, fino ad oggi, si sono succedute diverse pronunce giudiziali, per lo più confermative della proprietà privata del lago della famiglia Scalfati.
Da ultimo, c'è stata una pronuncia di inammissibilità, pronunciata per difetto di giurisdizione da parte del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche.
Ad oggi, essendo pendenti più ricorsi, non sembra sia possibile ancora esprimersi in modo definitivo sull'argomento, per cui sarà necessario attendere le diverse pronunce dei competenti organi giudiziari.
Ciò premesso, l'area di cui trattasi, facente parte del Parco nazionale del Circeo, gravata da numerosi vincoli paesaggistico-ambientali, nel corso degli anni, a seguito della «realizzazione di opere abusive», che hanno interessato l'alveo e la banchina del canale romano, è stata oggetto di numerose segnalazioni da parte del Corpo forestale dello Stato alla Procura della Repubblica di Latina.
Conseguentemente, la predetta Autorità Giudiziaria ha delegato quel comando all'espletamento di ulteriori indagini che sfociavano in provvedimenti di sequestro delle opere abusive, oltre alla «darsena» e al «ponte rosso» del lago di Paola, con la conseguente denuncia dei soggetti coinvolti nelle vicende.
Le attività poste in essere dal locale Comando del Corpo forestale dello Stato hanno permesso di evidenziare illecita attività di ormeggio e di rimessaggio di barche operato da parte di soggetti e società di servizi, attuate in strutture realizzate abusivamente nel corso degli anni negli ampi spazi limitrofi alla sponda lacuale. Nello specifico, la realizzazione e l'utilizzo di manufatti e pertinenze esterne, per la succitata attività, non risultano essere state autorizzate da parte dell'ente gestore dell'area protetta (ente Parco nazionale del Circeo).
Tuttavia, è emerso che, nonostante le definizioni dei procedimenti penali, non è stata avviata finora nessuna procedura di ripristino dello stato dei luoghi con l'abbattimento delle opere abusive.
Sarebbe, pertanto, auspicabile e doveroso che gli enti competenti (comune, ente parco) provvedessero, al più presto, al ripristino/demolizione delle opere abusive, previa la prevista acquisizione gratuita delle opere e delle relative aree di sedime.
Attualmente, presso la Procura della Repubblica di Latina, pendono, in fase dibattimentale, i procedimenti relativi ai reati concernenti:
i lavori abusivi interessanti il cosiddetto «Ponte Rosso», ad oggi sotto sequestro preventivo (RGN. 3302/06/21: reati di cui agli articoli 110, 81, 734, 635, comma 2, n. 3, codice penale; 44/c decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001; 181 decreto legislativo del 2004, n. 42; 13 e 30 legge 1991, n. 394);
l'abusiva realizzazione di una darsena con undici pontili per complessivi metri quadri 1938,81, area pur essa sottoposta a sequestro preventivo (RGN. 8613/05/21: reati di cui agli artt. 81, 734 codice penale; 44/c decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001; 181 decreto legislativo 2004, n. 42; 13 e 30 legge 1991, n. 394; 54 e 1161 Codice della navigazione), mentre sono in corso nuove indagini (proc. n. 12978/2008/21) tese ad accertare l'esistenza di eventuali ulteriori fatti e situazioni recenti, che presentino aspetti penali attualmente perseguibili, interessanti l'area del lago.

L'esame del registro generale evidenzia, inoltre, una serie di procedimenti penali

pregressi, concernenti abusi di varia natura interessanti l'area del lago in questione, tutti definiti, in genere, con declaratoria di estinzione dei reati per decorsi termini di prescrizione.
Dalla verifica effettuata sul posto da parte di personale del Nucleo Operativo ecologico (N.O.E.) di Roma, è emerso che la darsena del lago di Paola, oggetto di sequestro dal 7 luglio 2006, è tutt'oggi utilizzata per l'ormeggio di natanti a motore e, per tale motivo, saranno effettuati ulteriori accertamenti per verificare eventuali violazioni di legge.
Ciò detto, sulle problematiche che sussistono per il lago di Paola, di recente, in data 25 novembre 2008, si è tenuta una riunione presso il Ministero dell'ambiente, con la partecipazione anche dei rappresentanti della Regione Lazio e dell'Ente Parco nazionale del Circeo, nel corso della quale il Presidente del Parco nazionale del Circeo ha presentato una serie di documenti, tra cui anche uno studio di fattibilità per un intervento strutturale sul canale romano e sul ponte rosso, effettuato dalla Provincia di Latina, nonché, uno studio di fattibilità, sempre della provincia di Latina, sugli interventi ambientali storici ed archeologici da applicare al citato lago di Paola.
È stato illustrato, inoltre, seppur a grandi linee, un ulteriore progetto, realizzato con la partecipazione della Regione Lazio, anch'esso, avente ad oggetto interventi sul Lago di Paola che, al momento, non risulta essere agli atti dell'amministrazione che rappresento.
Pertanto, il documento presentato dalla Provincia di Latina, denominato: «Programma di riqualificazione e fruizione sostenibile del lago e del canale di Paola - Comune di Sabaudia», versando ancora in una fase embrionale, in quanto allo stato dei fatti è stato redatto solo lo studio di fattibilità, non è suscettibile di essere considerato un vero e proprio progetto, non avendone la completezza, soprattutto per la mancanza di elementi analitici che ne sostengano la fattibilità.
Da qui, è evidente che ogni prospettiva di intervento rimane subordinata all'esito degli opportuni approfondimenti e verifiche, anche di carattere giuridico, attese le note ed annose complessità attinenti alla proprietà del lago. Tale fase, guidata dal Ministero dell'ambiente, involge una valutazione comparata con l'altra ipotesi di intervento che, come già detto, risulta elaborata dalla Regione Lazio.
Comunque, anche nella prospettiva di un accordo sulle linee di un intervento di riqualificazione, è da sottolineare che lo stesso presidente del Parco nazionale del Circeo ha precisato come una possibile intesa andrebbe a collocarsi in un quadro di riferimento che esclude
a priori una serie di interventi, quali, ad esempio, l'ipotesi di un porto all'interno del lago o l'ipotesi di ripristinare una navigabilità anche parziale ad uso dei privati.
In attesa della valutazione, preso atto di quanto emerso nel corso della riunione del 25 novembre 2008, la direzione protezione della natura del Ministero dell'ambiente, competente per materia, con nota del 4 dicembre 2008, ha ritenuto opportuno invitare le amministrazioni e gli enti coinvolti (Regione Lazio, Provincia di Latina, Comune di Sabaudia ed ente Parco nazionale del Circeo) a provvedere, ciascuno per la propria competenza, affinché l'attuale stato dei luoghi non debba esser oggetto di modificazione alcuna, attivando all'uopo specifica attività di vigilanza.
Dal canto suo, il Ministero per i beni e le attività culturali ha rappresentato che nel febbraio del 2003 l'amministrazione comunale di Sabaudia, a seguito di richiesta della locale azienda vallicola del lago di Paola, indisse una conferenza di servizi tesa alla demolizione della cateratta a mare (ponte della memoria), in quanto dichiarata pericolante.
Nel maggio del 2003, pur in assenza della definizione amministrativa della conferenza con relativi atti autorizzativi, la struttura venne demolita, originando anche strascichi amministrativo-giudiziari.
Successivamente, con decreto del soprintendente regionale per i beni e le attività culturali del Lazio del 1o dicembre 2003, su proposta della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, il canale romano in oggetto venne dichiarato di interesse particolarmente

importante, ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n 490.
Nel marzo del 2005 lavori abusivi determinarono, con una mirata demolizione della muratura, l'allargamento della luce dell'arcata di sinistra del ponte rosso.
Con nota in data 12 luglio 2006 la Soprintendenza da ultimo citata, alla luce dei cedimenti franosi verificatisi lungo le sponde e dell'evidente situazione di rischio delle murature antiche, ha inoltrato al proprietario del lago ed a tutti gli enti territorialmente preposti, proprie prescrizioni tese principalmente alla limitazione della navigazione nelle acque del canale.
In data 21 agosto 2007, su iniziativa progettuale della azienda cantieristica Rizzardi, è stata tenuta presso il comune di Sabaudia una nuova conferenza di servizi dichiaratamente tesa alla demolizione del secondo ponte interno (cosiddetto ponte della cateratta o ponte rosso) ed alla conseguente navigabilità del canale romano.
A seguito dell'esame del progetto, con nota 27 settembre 2007, indirizzata alla direzione regionale per i beni culturali paesaggistici del Lazio, istituzionalmente competente in sede di conferenza di servizi, la Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, al fine di una indispensabile azione di conservazione e limitazione delle situazioni di rischio per il bene tutelato, ha espresso il proprio parere negativo.
In merito alle commissioni di accesso citate nell'interrogazione, la Prefettura di Latina, nel precisare che è stato effettuato un accesso presso il Comune di Fondi e «non in alcuni comuni della provincia», ha fatto presente di esercitare una costante attenzione alla salvaguardia dei principi di trasparenza e di legalità nell'intero territorio della provincia.
In tale quadro non è mancata, nei confronti di sindaci e amministratori locali, un'azione di sollecitazione al rispetto dei doveri di ufficio e di richiamo alle connesse responsabilità, allorché le modalità di gestione di alcuni affari attinenti a settori sensibili, in particolare a quello edilizio e dei pubblici esercizi, hanno presentato profili di criticità. In taluni casi sono stati attivati i poteri monitori previsti dal Testo Unico Enti Locali, favorendo il ripristino di legalità.
Tale forma di vigilanza ha trovato riscontro, non esclusivamente in interventi di tipo repressivo, ma accompagnandosi ad un'attività collaborativa, consistente in iniziative di stimolo e di sostegno alle amministrazioni locali; sotto questo profilo, merita particolare menzione la sottoscrizione con il Comune di Aprilia di un protocollo di intesa per il monitoraggio dei bandi di gara di appalti pubblici.
Resta, tuttavia, in questa Provincia, acuito dalla contiguità fisica con l'area casertana, il problema di arginare i pericoli di infiltrazione criminale, la cui soluzione non può non vedere un'attiva, responsabile mobilitazione anche dei livelli di governo locale, a tutela dell'integrità dei loro territori, in un quadro di leale e reciproca collaborazione.
In conclusione, rientrando nel discorso delle criticità per il lago di Paola, con riferimento alle misure di prevenzione per il pericolo di infiltrazioni criminali nell'eventualità che venissero realizzate opere di riassetto ambientale, si evidenzia che vi sarà l'applicazione più estesa possibile delle cautele antimafia previste nel settore dei contratti pubblici, tramite intese protocollari con gli attori istituzionali coinvolti, al fine di un ampio monitoraggio delle imprese interessate a vario titolo ai lavori. Ciò, nell'ottica di promuovere, anche sul piano ambientale e della tutela del territorio, una maggiore consapevolezza del rischio mafioso.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

PIFFARI, CIMADORO e ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Comitato olimpico nazionale italiano è un ente pubblico a cui è demandata l'organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale, promuovendo la

massima diffusione della pratica sportiva in Italia, coordinando e sovrintendendo le varie organizzazioni sportive nazionali;
questa confederazione delle Federazioni sportive e delle Discipline associate riconosce 45 Federazioni sportive nazionali, 15 Discipline associate, 17 Enti di promozione sportiva nazionali e 1 territoriale, 18 Associazioni benemerite per un totale di circa 65.000 società sportive ed 8 milioni di tesserati;
nel prossimo mese di maggio 2009 si terranno le elezioni per il rinnovo dei vertici del Comitato olimpico nazionale italiano: il presidente e la Giunta nazionale per il quadriennio 2008-2012;
si annuncia la presenza di più candidati, in particolare per la presidenza dell'ente: una novità da tempo attesa ed auspicata che sicuramente permette di aumentare il dibattito e la partecipazione alla gestione della politica sportiva italiana con l'apporto di più contributi ideologici e culturali che possono portare anche ad una nuova primavera per lo sport italiano;
da un articolo del quotidiano La Repubblica dell'11 novembre 2008, pagina 38, risulterebbe che, nei giorni scorsi, si siano sviluppate iniziative estemporanee in Sicilia ed in altre parti d'Italia sviluppate da alcune federazioni sportive riconosciute dal Coni, finalizzate alla raccolta di firme a favore dell'attuale presidente del CONI, Giovanni Petrucci, preoccupate ed intimorite dal fatto che il possibile avvicendamento al vertice dell'ente sportivo possa produrre il drastico taglio dei finanziamenti che lo Stato, tramite il CONI, assicura alle singole federazioni nazionali ed all'organizzazione sportiva italiana per sostenerne l'attività;
lo stesso articolo lascia adito ad interrogativi preoccupanti sulle modalità ed i criteri che sono di norma utilizzati dal Presidente e dalla Giunta nazionale del CONI per erogare contributi e finanziamenti di risorse pubbliche -:
se il Governo sia a conoscenza di questa iniziativa, che non ha precedenti, e come la stessa possa essere tollerata in considerazione del fatto che le risorse finanziarie affidate al CONI per la gestione, di provenienza statale, fanno parte della disponibilità degli Organismi sportivi riconosciuti ed aventi diritto;
quali siano le modalità e criteri di norma adottati dai vertici del CONI per erogare contributi e finanziamenti alle varie Federazioni sportive nazionali, Discipline associate, Enti di promozione sportiva nazionali e territoriale, alle Associazioni benemerite ed ai Gruppi sportivi militari, in modo da chiarire qualsiasi dubbio a riguardo.
(4-01673)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue.
In vista delle prossime elezioni per il rinnovo dei vertici del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) si sono sviluppate iniziative estemporanee in Sicilia e altrove, da parte di alcune federazioni sportive volte alla raccolta di firme a favore della rielezione dell'attuale presidente del CONI dottor Giovanni Petrucci.
Al riguardo il CONI ha fatto presente che si è trattata di una iniziativa autonoma del presidente della Federazione ginnastica d'Italia, professor Riccardo Agabio, la cui spontaneità emerge dal contenuto della lettera di invito alla ricandidatura rivolta al dottor Petrucci dallo stesso professor Agabio e controfirmata dai vari presidenti delle federazioni sportive nazionali.
Riguardo, poi, ai criteri ed alle modalità utilizzate per erogare contributi e finanziamenti pubblici alle predette federazioni sportive nazionali, si precisa che in data 18 ottobre 2007 è stato predisposto ed approvato dalla giunta nazionale del CONI un «nuovo modello di allocazione dei contributi dell'ente CONI alle federazioni sportive nazionali», successivamente approvato, in data 9 novembre 2007, dal consiglio nazionale del CONI.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

QUARTIANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 all'articolo 1, comma 796, lettera n), secondo quanto stabilito dal Protocollo d'intesa tra Governo, regioni e province autonome per un patto sulla salute, in base a quanto condiviso dalla Conferenza delle regioni nella riunione del 28 agosto 2006, prevede, ai fini del programma pluriennale di intervento in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico, che sia data priorità ai settori inerenti le strutture sanitarie territoriali, residenziali e semiresidenziali, e che il Ministero della salute, attraverso la valutazione preventiva dei programmi d'investimento e il monitoraggio della loro attuazione, assicuri il raggiungimento dei predetti obbiettivi prioritari, verificando nella programmazione regionale la copertura del fabbisogno relativo anche attraverso i precedenti programmi di investimento;
si assume che tali valutazioni e monitoraggi siano stati efficacemente svolti, in ottemperanza a quanto previsto dalla norma;
la citata legge e le norme di riferimento in materia hanno come priorità la messa a norma delle strutture pubbliche ai sensi dell'atto d'indirizzo e coordinamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 pubblicato nel supplemento ordinario n. 37 alla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 dicembre 1997 ed in particolare il raggiungimento di adeguati standard di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni sanitarie;
a seguito della delibera CIPE del 25 gennaio 2008 concernente l'assegnazione e la ripartizione dei fondi alle regioni, in prosecuzione del programma pluriennale nazionale straordinario di investimenti in sanità di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988 n. 67 e successive modificazioni, e a seguito della ulteriore delibera CIPE del 2 aprile 2008 che rendeva disponibili risorse riferite alla legge 24 dicembre 2007 n. 244, la somma che dalle predette delibere CIPE risulta essere assegnata alla Lombardia consiste in 734.426.640,33 euro;
data la comunicazione dell'Assessore Bresciani di concerto con l'Assessore Boscagli, la Giunta della Regione Lombardia, nella seduta del 24 luglio 2008, di conseguenza si è apprestata a ripartire tale somma attraverso una serie di finanziamenti, secondo una lista di interventi di edilizia sanitaria (Nuovo piano pluriennale degli investimenti in sanità) come risulta da deliberazione della Giunta n. VIII/007750 del 24 luglio 2008 -:
di quali informazioni sia in possesso il Governo al fine di garantire l'osservanza da parte della Regione Lombardia delle norme surrichiamate, per assicurare che gli obiettivi prioritari, opportunamente verificati, siano raggiunti, nonché che rispettino i criteri adottati all'articolo 1, comma 796, lettera n), numero 4), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e, conseguentemente, di quali strumenti si sia avvalso o intenda avvalersi il Governo al fine di garantire che gli interventi finanziati con la deliberazione Giunta Regione Lombardia n. VIII/007750 del 24 luglio 2008 consentano il completamento della messa a norma ed in sicurezza di ogni presidio ospedaliero delle aziende ospedaliere della Regione Lombardia medesima.
(4-01031)

Risposta. - La legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), all'articolo 1, comma 796, lettera n), eleva a complessivi 20 miliardi di euro la dotazione di risorse per il programma pluriennale di interventi in sanità, previsto dall'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67; sono stati resi così disponibili ulteriori euro 2.424.971.723,98 ripartiti con delibera Comitato interministeriale programmazione economica (CIPE) n. 4 del 25 gennaio 2008.
Tale delibera è stata modificata nella parte relativa ai vincoli di destinazione, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 45 del 2008; la modifica non ha inciso sui criteri adottati per il riparto, il quale rimane invariato.


La legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), all'articolo 2, comma 279, ha incrementato la dotazione di risorse per il programma pluriennale di interventi in sanità per un totale complessivo di 23 miliardi di euro.
In relazione alle risorse stanziate dalla legge n. 244 del 2007, questo Ministero ha predisposto la proposta per il riparto, sulla quale in sede di Conferenza Stato-Regioni è stata sottoscritta l'intesa in data 18 settembre 2008.
Entrambi i provvedimenti (riparto risorse finanziaria 2007 e riparto risorse finanziaria 2008) sono stati sottoposti all'esame del CIPE nella seduta del 18 dicembre 2008 e attualmente sono in corso di perfezionamento.
A seguito del riparto, le risorse assegnate alla regione Lombardia sono pari a circa 731 milioni di euro.
La regione, per poter utilizzare le risorse assegnate, dovrà sottoscrivere un accordo di programma per il settore investimenti sanitari con questo Ministero e con il Ministero dell'economia e delle finanze, con la preventiva intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Il piano di investimenti contenuto nell'accordo dovrà opportunamente assumere come prioritari, modulandoli nella specifica realtà regionale, gli obiettivi dettati dal legislatore.
In data 12 gennaio 2009, la regione Lombardia ha trasmesso la delibera n. V1II/8726 del 22 dicembre 2008, recante «Nuovo piano pluriennale di investimenti in sanità. Determinazioni per la realizzazione degli interventi di edilizia sanitaria», precisando che la documentazione relativa all'accordo da stipulare è in fase di redazione.
Più in particolare, la regione Lombardia ha precisato di aver tracciato le linee di intervento finalizzate all'ammodernamento dell'intero patrimonio sanitario, attraverso strumenti programmatori (piano sanitario regionale e piano socio sanitario regionale), che hanno consentito nell'ultimo decennio programmi di intervento strutturale e tecnologico per un investimento complessivo di circa 2,6 miliardi di euro.
La regione, negli anni tra il 1996 ed il 2002, ha avviato il censimento dello stato delle strutture di edilizia sanitaria di proprietà del servizio sanitario regionale, in considerazione anche dell'impatto della normativa in materia di autorizzazione e di accreditamento. La superficie complessiva rilevata (oltre 5 milioni di metri quadri) appare sostanzialmente non più idonea (solo il 28 per cento ha meno di 60 anni), in uno stato di conservazione generale sufficiente, ma non adeguato alle esigenze tecnologiche di accreditamento.
Considerate, inoltre, le condizioni generali di manutenzione, la disponibilità delle risorse economiche, i tempi lunghi di programmazione e realizzazione delle opere pubbliche, nonché i continui adeguamenti della normativa in materia di «sicurezza», la dotazione delle risorse finanziarie per il programma pluriennale di interventi nel settore degli investimenti in sanità, in parte già attuati ed in parte in corso di attuazione, e gli interventi programmati nel nuovo piano degli investimenti, non coprono completamente il fabbisogno degli investimenti necessari al completamento del processo di messa a norma ed in sicurezza di ogni presidio delle aziende ospedaliere.
La repentina e continua evoluzione delle metodiche assistenziali conseguenti alle conquiste della ricerca e della clinica, associate alle sempre più efficienti tecnologie diagnostiche, hanno prodotto ricadute sui modelli organizzativi sanitari, determinando la necessità di ripensare e rimodellare la rete delle strutture ospedaliere della Regione, al fine di renderle funzionali a tali nuovi criteri, efficienti sotto il profilo clinico-sanitario e confortevoli e sicure dal punto di vista strutturale e tecnologico.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

TASSONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
non è stato ancora insediato il Consiglio nazionale per l'ambiente nonostante le Regioni, da tempo, abbiano designato i

Rappresentanti in seno allo stesso Consiglio;
risulta strano che, un organismo di tale importanza, non abbia ancora potuto operare a fronte dei compiti particolari che, secondo il Legislatore, dovrebbe svolgere -:
per quali ragioni, fino ad oggi, non sia stato insediato il Consiglio Nazionale per l'Ambiente, ai sensi dell'articolo 12 della legge 8 luglio 1986, n. 349;
se sia intenzione del Governo rispettare il dispositivo normativo e quali ne siano i tempi.
(4-01721)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, riguardante il mancato insediamento del Consiglio nazionale per l'ambiente, si rappresenta che già in data 19 marzo 2001, con proprio decreto, il Ministro pro tempore, anche a seguito di una diffida da parte del Codacons, aveva provveduto alla ricostituzione di tale organo.
Tuttavia, poiché nelle more della registrazione del provvedimento, pervennero diverse nuove designazioni da parte degli enti che avevano diritto a proporre delle nomine, con decreto ministeriale del 20 giugno 2001 fu revocato il precedente provvedimento di costituzione, senza provvedere ad una nuova ricostituzione dell'organo.
Solo di recente, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, conseguente ad un ricorso presentato dal Codacons, si è reso necessario ricostituire il Consiglio nazionale dell'ambiente e l'amministrazione sta procedendo in tal senso.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1° aprile 2008 il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha dichiarato a Sky Tg 24 che il Governo è pronto a valutare d'intesa con l'opposizione se vi siano margini per un provvedimento contro il rincaro delle tariffe di elettricità e gas: come per le accise sulla benzina, «con la sterilizzazione dell'Iva per evitare che lo Stato sia cointeressato agli aumenti», il Governo è pronto a valutare un analogo provvedimento «per quel che riguarda l'energia elettrica e il gas». Bersani ha poi aggiunto che «certamente siamo però in un'amministrazione di transizione, possiamo solo fare ordinaria amministrazione, quindi questi sono provvedimenti normativi che in una situazione del genere è difficile prendere. Comunque sentiremo l'opposizione se c'è una possibilità di questo genere» -:
se e quali siano le iniziative che il Governo intenda prendere in relazione alle gravi situazioni denunciate.
(4-00033)

Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In via preliminare, si fa presente che le cause generatrici dell'elevata incidenza dei consumi di tutte le fonti di energia e della percentuale di dipendenza da dette fonti, che assumono una particolare valenza nei confronti del petrolio e dei suoi derivati, vanno ricercate sia nella congiuntura internazionale sia nella struttura interna nel nostro Paese.
Per quanto riguarda l'aspetto internazionale, il notevole incremento della domanda dei prodotti petroliferi da parte dei Paesi emergenti e/o in via di sviluppo, unitamente ai consumi dei Paesi industrializzati occidentali, ha determinato un forte squilibrio tra domanda e offerta, fino alla prima parte del 2008. I livelli produttivi non hanno subito i necessari incrementi per motivazioni sia industriali (difficoltà tecniche a reperire nuovi giacimenti per incrementare il potenziale produttivo), sia economiche derivanti essenzialmente dalla strategia dell'offerta mirata a mantenere elevato il prezzo del greggio, assicurando cospicue rendite ai produttori.


A tutto ciò si aggiungono difficoltà di ordine pubblico che nello scacchiere internazionale si identificano nel dissidio fra alcuni Paesi produttori dell'area medio-orientale e i Paesi occidentali per i quali l'approvvigionamento di combustibili fossili ha assunto i contorni di una vera e propria emergenza.
Ciò premesso, tra le misure adottate dal Governo contro i rincari dei prezzi dei carburanti, si evidenzia la legge n. 133/2008 che ha introdotto la sterilizzazione dell'IVA, in caso di aumento del prezzo dei prodotti petroliferi. La citata legge, inoltre, con riferimento alle competenze statali, promuove anche una maggiore liberalizzazione del settore della distribuzione dei carburanti, incentivando la modernizzazione degli impianti al fine di favorirne la produttività e l'efficienza.
Lo scopo di tali misure è quello di eliminare ostacoli all'ingresso nel mercato della distribuzione carburanti e a favorire la concorrenza, con un conseguente abbassamento dei prezzi dei carburanti ai consumatori finali.
Negli ultimi tempi si è assistito, comunque, ad un notevole calo dei prezzi del petrolio, con la conseguente riduzione dei prezzi dei prodotti energetici. Recenti rilevazioni effettuate hanno evidenziato, infatti, una riduzione del prezzo dei carburanti del 30 per cento rispetto ai valori dello scorso luglio 2008.
Il ribasso dei prezzi del petrolio, e delle altre materie prime, rappresenta un sollievo per i consumatori che già dallo sorso mese di gennaio stanno beneficiando delle riduzioni delle bollette dell'elettricità e del gas che proseguiranno anche in primavera. È previsto, infatti, che con le revisioni di aprile e di giugno, le riduzioni saranno ancor più significative.
Si segnala, inoltre, che per le famiglie a basso reddito e per coloro che, affetti da gravi malattie, utilizzano apparecchiature mediche per il mantenimento della vita, sono previste tariffe agevolate per la fornitura di energia elettrica (
bonus elettricità), ai sensi del decreto ministeriale del 28 dicembre 2007.
Infine l'articolo 3, comma 9 del decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, recentemente convertito dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009, ha introdotto per le famiglie numerose e in condizioni di disagio economico anche il diritto alla compensazione della spesa per la fornitura di gas naturale, a partire dal 1o gennaio 2009.
Il bonus gas insieme al bonus elettricità, costituiranno, quindi, un nuovo significativo sostegno al reddito delle famiglie meno abbienti che beneficeranno di riduzioni aggiuntive del 15 per cento circa.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

VICO, BELLANOVA, SERVODIO, LOSACCO, BOCCIA, RIA, GRASSI, MASTROMAURO, GINEFRA, BORDO, CONCIA e GAGLIONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge finanziaria per il 2007), ha disposto, all'articolo 1, comma 461, la dismissione delle partecipazioni non strategiche dell'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa (ex «Sviluppo Italia») e, per quanto riguarda le società regionali, ha previsto che la dismissione possa avvenire anche tramite la loro cessione alle regioni. La stessa disposizione ha fissato al 30 giugno 2008 il termine finale per il riordino delle partecipazioni della capogruppo; termine differito più volte, da ultimo al 31 dicembre 2008 (legge n. 31 del 2008 e legge n. 129 del 2008);
il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 (cosiddetto decreto milleproroghe), all'articolo 28, prevedeva che al fine di salvaguardare l'equilibrio economico e finanziario delle società regionali, le società regionali continuassero a svolgere le attività previste dai contratti di servizio con l'Agenzia nazionale in materia di autoimpiego e autoimprenditorialità (di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000), vigenti all'atto del loro trasferimento alle regioni,

fino al subentro di queste ultime nell'esercizio delle funzioni svolte dalla suddetta Agenzia in relazione a tali interventi;
per garantire la continuità nell'esercizio delle funzioni, l'articolo 28 disponeva, infine, che il Ministro dello sviluppo economico, con decreto di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definisse le modalità, i termini e le procedure per il graduale subentro delle regioni nelle funzioni svolte in materia di autoimpiego e autoimprenditorialità, che dovrà completarsi entro il 31 dicembre 2010;
ad oggi, il piano di riordino delle società regionali controllate dalla capogruppo è in una fase di stallo, in attesa di un provvedimento che definisca il passaggio degli strumenti, delle funzioni e delle risorse alle regioni;
il Presidente della Conferenza Stato-regioni e delle province autonome con lettera del 15 maggio 2008 indirizzata al Ministro dello sviluppo economico, onorevole Scajola, rilevava le difficoltà di diverse regioni a recepire le formulazioni del ministero relativamente agli aspetti di natura istituzionale e finanziaria criticando nel metodo e nel merito l'impianto proposto e invitando il Ministro a riavviare il confronto con le regioni al fine di individuare un chiaro percorso per mantenere in tutte le regioni del Mezzogiorno l'operatività degli strumenti per l'autoimpiego e l'autoimprenditorialità;
nelle more del suddetto provvedimento, l'amministratore delegato di Invitalia (ex Sviluppo Italia) ha proceduto alla liquidazione di diverse società regionali (Sviluppo Italia Calabria, Sviluppo Italia Sardegna il 23 settembre 2008) operanti nel Mezzogiorno con la messa in mobilità e successivo licenziamento di centinaia di lavoratori e con il venir meno di importanti strumenti per l'occupazione (come le forme di autoimpiego, previste dal decreto legislativo n. 185 del 2000) in quelle regioni;
il processo di ristrutturazione della ex Sviluppo Italia oggi Invitalia, ha avuto ed ha ancora come unico obbiettivo la cancellazione delle strutture operanti nelle sedi regionali del mezzogiorno e la salvaguardia della struttura centrale, con compiti, funzioni e risorse che dovevano essere trasferiti alle regioni;
va sottolineata la gravità degli atti unilaterali posti in essere dalla società Invitalia (ex Sviluppo Italia) nei confronti della società regionale Sviluppo Italia Puglia, la quale si è vista esautorata del processo di valutazione degli strumenti di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000 e, al contempo, continua a subire la riduzione del proprio organico nonostante gli ottimi risultati economico-finanziari conseguiti ed il contenimento degli organici perseguito in questi anni, organici che contano trentadue dipendenti su tre sedi (Bari, Taranto, Casarano) - oltre a ventidue contratti di lavoro interinale - che potrebbero continuare a gestire gli strumenti di politica attiva del lavoro e rappresentare un presidio efficace per le azioni di sviluppo poste in essere dal governo;
la Regione Puglia, con lettera prot. n. 01/09406 del 23 ottobre 2008 inviata dalla presidenza della Regione Puglia all'amministratore delegato di Invitalia ha richiesto che l'organico della società Sviluppo Italia Puglia sia confermato in 65 unità lavorative - con reintegro di ulteriori 8 lavoratori interinali - fino alla data del 31 dicembre 2008 nelle more della definizione del passaggio di proprietà da Invitalia alla Regione Puglia;
Invitalia, in risposta alla lettera summenzionata, ha invece confermato solo 22 lavoratori interinali limitandone la proroga alla data del 30 novembre 2008 e creando ulteriori disservizi alla società regionale e conseguentemente all'intero territorio della Regione Puglia;
nella stessa Regione Puglia sono presenti due incubatori (Taranto e Casarano) più altri due in start-up a Bari e Manfredonia e che queste importanti infrastrutture

per lo start-up imprenditoriale (cosiddetto incubatore d'impresa) per la quale sono state spese svariate decine di milioni di euro di soldi pubblici e che a tutt'oggi attendono importanti lavori di manutenzione straordinaria e di ripristino degli organici per essere messi compiutamente al servizio delle imprese e del territorio pugliese;
al di là della nuova configurazione giuridica di Sviluppo Italia diventata Invitalia, il mancato trasferimento di risorse alle regioni con gli strumenti previsti dal decreto legislativo 185 del 2000, titolo I e II (fondi per il lavoro autonomo e l'autoimprenditorialità) impedisce alle regioni di farsi carico dei problemi del personale, mediante anche collocazioni in enti, agenzie o società a partecipazione regionale (in Puglia tali risorse permetterebbero il salvataggio di 65 posti di lavoro, non presentando la struttura problemi registrati in altre regioni del mezzogiorno, ma permettendo di salvaguardare importanti e qualificate professionalità e competenze) -:
se sia al corrente dei fatti esposti in premessa e, in particolare, della gravità degli atti unilaterali posti in essere dalla società Invitalia (ex Sviluppo Italia) nei confronti delle società regionali;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di garantire, anche per le regioni del Mezzogiorno, l'operatività degli strumenti di politiche attive del lavoro, che oggi rischiano di scomparire in tali realtà territoriali.
(4-01606)

Risposta. - In merito alle richieste contenute nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
La legge 296 del 2006 (legge finanziaria 2007 articolo 1, commi 460-463) ha attribuito al Ministero dello sviluppo economico il compito di definire, attraverso una specifica direttiva, priorità e obiettivi, in cui si articola la missione dell'Agenzia per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A (già Sviluppo Italia S.p.A), «nonché, il piano di riordino e dismissioni delle partecipazioni societarie».
L'agenzia, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 461 della legge su citata, ha predisposto il previsto «piano di riordino» dell'agenzia stessa e delle proprie partecipate, incluse le società regionali controllate dalla medesima.
Tale «piano di riordino» è stato approvato con decreto del Ministero dello sviluppo economico in data 31 luglio 2007.
Le dismissioni, operate dall'Agenzia, delle società controllate, inclusa «Sviluppo Italia Puglia», che formavano la rete regionale del gruppo, prescindendo dai risultati economico-finanziari raggiunti, costituiscono adempimento del dettato normativo.
In questa ottica, in data 14 febbraio 2008, la società Sviluppo Italia Puglia S.p.A., il Ministero dello sviluppo economico, la regione Puglia e l'agenzia hanno sottoscritto un protocollo d'intesa, finalizzato all'acquisizione della società da parte della regione.
Quanto, poi, alle preoccupazioni espresse dagli interroganti sulla situazione occupazionale, si segnala che le stesse sono state largamente condivise da tutti i soggetti coinvolti.
È con tali finalità, infatti, che in data 18 dicembre 2008, nella sede del Ministero dello sviluppo economico, si è svolta una riunione, con la partecipazione delle organizzazioni sindacali, dell'agenzia, della regione Puglia e di Sviluppo Italia Puglia, nel corso della quale, è stato sottoscritto un accordo, finalizzato alla salvaguardia occupazionale.
In particolare nell'atto sottoscritto, su richiesta della regione Puglia, l'Agenzia e Sviluppo Italia Puglia hanno concordato che si provvederà:
1. al mantenimento delle risorse attualmente impegnate a tempo indeterminato che, ad oggi, sono pari a n. 35 unità;
2. all'assunzione a tempo indeterminato, della risorsa contrattualizzata dalla società regionale Finpuglia S.p.A., ed adibita allo svolgimento delle attività di coordinamento tecnico e supporto all'internazionalizzazione,

in collaborazione con «Sviluppo Italia Puglia S.p.A»;
3. all'assunzione a tempo indeterminato del personale con contratto atipico (tempo determinato, interinali, Co.Co.Pro) alla data del 29 giugno 2008;
4. a ritenere come criterio prioritario, nel caso in cui «Sviluppo Italia Puglia S.p.A» avesse la necessità di ampliare il proprio organico, precedenti esperienze lavorative, svolte presso la medesima società dal 2006.

La regione Puglia, infine, si è impegnata al mantenimento delle condizioni contrattuali e retributive in essere, previste dal Contratto Collettivo Nazionale di lavoro (CCNL) dell'agenzia, recependone eventuali e successivi rinnovi per almeno tre armi.
Tali impegni rendono di fatto superati i timori espressi in ordine alla situazione occupazionale.
Quanto all'operatività degli strumenti di politica attiva del lavoro, si segnala che sono in corso di svolgimento iniziative di carattere normativo volte al rifinanziamento delle misure previste dal decreto legislativo n. 185 del 2000, titolo I e II (Incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego).

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.