XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 12 marzo 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

BOCCIA, MASTROMAURO, GINEFRA, CONCIA, VICO e SERVODIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 28 febbraio 2009, intorno a mezzogiorno, nella città di Bisceglie, nel salone di un barbiere ubicato nel pieno centro urbano, un giovane di 30 anni, coniugato con un figlio, pregiudicato, è stato colpito alla testa da uno o due colpi di pistola mentre si trovava all'interno del locale del barbiere per il taglio dei capelli;
in particolare, le cronache raccontano che un uomo sarebbe entrato nel salone vestito in modo elegante con un cappello sulla testa e un grosso paio di occhiali scuri, si sarebbe rivolto alla sua vittima dicendo di essere un carabiniere, gli avrebbe intimato di alzarsi, avrebbe estratto una pistola puntandola alla tempia della sua vittima ed esplodendo un colpo mortale;
l'assassino, chiaramente un sicario professionista, si sarebbe successivamente dileguato a piedi facendo perdere le proprie tracce;
tale violentissimo atto delinquenziale è solo l'ultimo di una serie di episodi che negli ultimi anni hanno portato la città di Bisceglie alla ribalta delle cronache per vicende legate all'azione della criminalità organizzata;
tuttavia, a fronte di un diffuso senso di insicurezza della cittadinanza, alle prese con innumerevoli micro e macro reati che spesso si consumano in loro danno, le istituzioni pubbliche (dal Comune di Bisceglie al Governo) sembrano voler sminuire o nascondere, con dichiarazioni fuorvianti e totale assenza di politiche per la sicurezza, la portata di un fenomeno che rischia rapidamente di raggiungere le dimensioni di una vera e propria emergenza;
a riguardo, a fronte di irrilevanti attività di prevenzione da parte dell'ente locale, l'azione di repressione è esclusivamente affidata al locale presidio dei carabinieri, costituito in Tenenza, che, in modo encomiabile, a causa di un organico ridotto non riesce a dare risposte alla domanda di sicurezza dei cittadini; a Bisceglie, una città di circa 55.000 residenti che nel periodo estivo quasi si raddoppiano, non v'è presidio alcuno della Polizia di Stato e della Guardia di finanza;
sulla situazione del crimine a Bisceglie e sull'ultimo episodio accaduto si è recentemente elevata anche l'autorevole voce del Responsabile area internazionale di Libera, Don Antonio Dell'Olio, che ha dichiarato: «... Da tempo questa città vive il degrado dell'illegalità diffusa dove se sei amico di qualcuno la fai franca e puoi vantarti di permetterti di fare ciò che vuoi. Il messaggio del killer e della sua organizzazione è chiaro: possiamo uccidere nel centro della città, a volto scoperto e nell'ora di punta. Non temiamo di essere riconosciuti e acciuffati. Noi possiamo permetterci tutto...» Un monito che non può rimanere inascoltato;
quali azioni si intendano mettere in atto per rispondere alle necessità di sicurezza dei cittadini di Bisceglie;
quali iniziative si intendano intraprendere per potenziare l'organico dei carabinieri di Bisceglie;
quali atti si intendano compiere per assicurare la rapida presenza di un presidio della Polizia di Stato a Bisceglie.
(3-00431)

Interrogazione a risposta scritta:

SBROLLINI, DAL LAGO, CALEARO CIMAN e LANZARIN. - Al Presidente del

Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica mondiale acutizzatasi nell'ultimo trimestre del 2008 ha ulteriormente aggravato lo stato del comparto editoria, già da tempo in sofferenza per la contrazione dei livelli di lettura e della raccolta pubblicitaria;
con questa premessa la dirigenza de Il Gazzettino ha deciso di chiudere le redazioni locali di Vicenza e di Bassano del Grappa (Vicenza), creando le inevitabili conseguenze sul piano lavorativo;
l'edizione di Vicenza-Bassano del Gazzettino è presente e punto di riferimento per una parte importante e consistente della popolazione del Veneto fin dalla fondazione del quotidiano del Veneto avvenuta nel 1887: sono 122 anni di storia e di informazione che hanno fatto del Gazzettino per il territorio di Vicenza e Bassano una voce autorevole, accreditata e - nei decenni o in singole aree, come quella del Bassanese - quella prevalente;
attualmente tra le redazioni di Vicenza e Bassano che concorrono alla produzione dell'edizione di Vicenza-Bassano del Gazzettino sono impegnati 6 giornalisti professionisti, 2 giornalisti part-time e 1 giornalista corrispondente, che possono contare complessivamente su un gruppo di collaboratori (meno di una cinquantina tra cronaca e sport) che hanno acquisito negli anni una professionalità di altissimo livello qualitativo (alcuni sono già professionisti, e altri lo diventeranno a breve) riconosciuta da tutti gli attori politici, sociali, economici, culturali e sportivi, che poi sono il tessuto vitale della società vicentina;
tutto questo «patrimonio» di lavoratori e di lavoratrici, vedono di punto in bianco sbarrata la possibilità di una continuità lavorativa in un settore non semplice che richiede passione e impegno quotidiano profuso in anni di servizio all'interno delle redazioni locali di Vicenza e di Bassano;
consapevoli del momento difficile gli stessi lavoratori hanno fatto una controproposta seria per arrivare a un accordo finalizzato alla salvaguardia dei posti di lavoro -:
sesiano al corrente del nuovo «Piano di riorganizzazione in presenza di crisi de Il Gazzettino»;
se intendano attivarsi per la salvaguardia dei posti di lavoro che si andrebbero a perdere con la chiusura delle Redazioni di Vicenza e di Bassano;
se il Governo intenda essere parte attiva per giungere ad una conclusione positiva, accogliendo la proposta fatta dai lavoratori che suggeriscono la soluzione del telelavoro; ipotesi che garantirebbe la continuità lavorativa ma anche il risparmio dettato dall'assenza fisica delle redazioni e quindi dei relativi costi di gestione degli immobili;
se il Governo stia monitorando il settore dell'editoria, adottando provvedimenti idonei, per evitare crisi come questa con le relative ricadute occupazionali.
(4-02524)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la ristrutturazione della rete consolare ai sensi del comma 404 dell'articolo 1 della legge finanziaria del 2007, è stata appena conclusa con il conseguente accorpamento di alcune rappresentanze presso organizzazioni internazionali e con l'accorpamento di alcuni consolati;
non esistono altri obblighi normativi che prescrivano nuovi obiettivi di risparmio da raggiungere mediante la chiusura di sedi consolari;

i risparmi operati nel rispetto del comma 404 dell'articolo 1 della legge finanziaria del 2007, secondo quanto reso noto dalla Farnesina, sono stati utilizzati per aumentare l'ISE del personale in servizio all'estero;
la terza fase della rimodulazione della rete ha previsto, per garantire un'adeguata assistenza alla comunità italiana all'estero, nonché l'allocazione del personale a contratto assunto in loco, l'istituzione in città quali Bastia, Innsbruck, Edmonton e Bedford di «sportelli», ovvero agenzie consolari, in grado di erogare servizi ai cittadini residenti;
la comunità italiana residente in Germania è la più numerosa all'estero e presenta tuttora enormi difficoltà ad integrarsi nel contesto scolastico, sociale, lavorativo e linguistico (ad avvalorare questa affermazione possono essere consultate le statistiche predisposte dalle autorità tedesche sul numero impressionante di ragazzi che vengono espulsi dal sistema scolastico tedesco o sul tasso elevato di disoccupati che caratterizza la nostra comunità rispetto alle altre nazionalità);
le giovani generazioni non usufruiscono delle procedure di naturalizzazione offerte dalle norme locali e le statistiche dimostrano, di fatto, che i nostri cittadini si trovano all'ultimo posto della classifica dei cittadini stranieri che richiedono il passaporto tedesco e, a differenza delle altre nazionalità, i nostri connazionali continuano a far riferimento alle autorità consolari italiane;
la preannunciata chiusura di sedi consolari quali Norimberga, Hannover e Saarbrücken costituirebbe un grave danno ai rapporti politici, economici, culturali e commerciali esistenti con il nostro Paese;
il personale a contratto assunto in loco verrebbe sradicato, con i propri familiari, dalla realtà socio-lavorativa che ha caratterizzato finora il suo rapporto di lavoro col Ministero degli affari esteri, per essere probabilmente trasferito in sedi (Monaco di Baviera, Amburgo) non in grado di assorbire logisticamente gli stessi eventuali trasferimenti -:
quali siano le reali intenzioni della Farnesina rispetto al mantenimento in servizio delle sedi sopracitate e quali soluzioni concrete intenda adottare per continuare a garantire in loco sia l'erogazione dei servizi alla comunità italiana, sia la sicurezza del posto di lavoro per il personale a contratto;
se non intenda rispettare i rigorosi vincoli di bilancio imposti al Ministero degli affari esteri adottando una più oculata e attenta politica di contenimento delle spese ed una maggiore coerenza con i criteri di gestione economica del personale inviato all'estero, limitandone di conseguenza gli effetti sulla rete consolare che deve invece rispondere ai bisogni delle nostre comunità.
(4-02523)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Torre del Cerrano è una delle antiche torri costiere del regno di Napoli, si trova sulla costa dell'Adriatico, in provincia di Teramo, tra Silvi Marina e Pineto, a due chilometri dall'abitato, essa spicca nettamente all'orizzonte su una piccola collina a ridosso della spiaggia, tra i pini marittimi e in un contesto bellissimo;
l'area era il sito dell'antico porto di Atri e nello specchio di mare vicino alla torre ed al torrente si trovano i resti sommersi di un molo a forma di «L», opere murarie e diversi altri manufatti;
nel maggio 1997 l'onorevole Gerardini presentò la proposta di legge «Istituzione del parco marino Torre di Cerrano» e nell'ottobre dello stesso anno esso fu

inserito nella legge 344, all'articolo 4 comma 4 (Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale);
nel febbraio 2008, dopo un lungo e tortuoso iter, è stato costituito il Consorzio di gestione dell'area marina protetta «Torre del Cerrano» che, dopo l'approvazione dello schema di decreto da parte della Conferenza Stato-Regioni, è l'ultimo atto amministrativo propedeutico alla firma da parte del Ministero dell'ambiente del decreto istitutivo del Parco;
con l'area marina della Torre del Cerrano si completa un programma di protezione e valorizzazione del mare e della costa teramana che già ha visto la realizzazione di una rete di oasi marine della zona;
le strutture subacquee hanno consentito, in questi anni, la salvaguardia ambientale, il ripopolamento e lo studio dell'ecosistema marino;
la costituzione dell'area marina di Torre Cenano ha come fini la realizzazione di attività per la tutela e la valorizzazione delle caratteristiche naturali e fisiche e delle biodiversità marine e costiere, per la promozione dell'educazione ambientale e la diffusione della conoscenza degli ambienti marini e costieri, anche attraverso programmi divulgativi, nonché per la realizzazione di un processo di sviluppo sostenibile - con il coinvolgimento delle associazioni di categoria della pesca, i Consorzi, gli stessi pescatori e con la partecipazione degli operatori turistici e delle associazioni ambientaliste - che faccia leva sulle attività locali e tradizionali, sulle culture locali, sul turismo ecocompatibile;
nel febbraio 2008 è stato costituito il Consorzio di gestione dell'area marina protetta «Torre del Cerrano» che, dopo l'approvazione dello schema di decreto da parte della Conferenza Stato-Regioni, è l'ultimo atto amministrativo propedeutico alla firma da parte del Ministero dell'ambiente del decreto istitutivo del Parco;
l'iter per l'istituzione del Parco marino Torre di Cerrano è iniziato nel 1997, ma a tutt'oggi il decreto ministeriale finale non è stato firmato -:
se il Ministro non reputi opportuno intervenire per chiarire i motivi del ritardo del perfezionamento del decreto istitutivo del Parco marino Torre del Cerrano, e non ritenga di provvedere affinché esso venga al più presto firmato.
(4-02532)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

VILLECCO CALIPARI e RUGGHIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei reparti/enti e unità di campagna opera personale sia militare che civile, in paritaria posizione di impiego e di responsabilità;
al personale militare assegnato a tali strutture spetta, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 78 del 1983, una indennità mensile di impiego operativo, denominata «indennità di campagna»;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1995, all'articolo 5, comma 9, stabilisce che la predetta indennità di impiego operativo «...compete anche al personale che, nella posizione di forza amministrata, è impiegato in maniera continuativa nelle stesse condizioni ambientali, addestrative ed operative dei soggetti che sono in forza effettiva organica...». Il concetto «forza amministrata» si riferisce, inequivocabilmente, tanto al personale militare che a quello civile, come chiaramente indicato dall'articolo 65 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1076 del 1976 e dall'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 167 del 2006 - regolamento per l'amministrazione e la contabilità degli organismi della difesa -, laddove affermano

che «il personale militare e civile amministrato dagli Enti costituisce la forza amministrata»;
il diritto ad un trattamento paritario nel rapporto di lavoro pubblico, previsto dalla Costituzione, è costantemente affermato dalla giurisprudenza. Al riguardo, la Cassazione (sez. un. 6 febbraio 2003, n. 1807, e sez. lav. 5 giugno 2001, n. 7617) e la Corte costituzionale (n. 82 del 27 marzo 2003), nonché la giurisprudenza di merito, hanno affermato che la vigenza del principio di parità di trattamento costituisce ancora adesso uno dei tratti salienti della residua specialità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni in quanto «specificazione del principio di uguaglianza (articolo 3 Cost.) coniugato al generale canone di buon andamento della P.A. (articolo 97 Cost.)»;
il Tribunale di Lecce con sentenza n. 4899/05, confermata dalla Corte di appello di Lecce con sentenza n. 2307/06, ha riconosciuto il diritto a percepire l'indennità di impiego operativo al personale civile operante presso l'Aeroporto militare di Galatina;
il Tribunale di Roma con sentenza 18307/08 della prima sezione lavoro, ha riconosciuto il diritto dei ricorrenti civili: «a percepire l'indennità di cui all'articolo 5 comma 9 decreto del Presidente della Repubblica n. 394/5 come rideterminata dall'articolo 4 decreto del Presidente della Repubblica 360/96 e dall'articolo 5 comma 12 decreto del Presidente della Repubblica n. 163/02 nonché il diritto dei medesimi al computo di tale indennità nel trattamento di fine rapporto e nel trattamento pensionistico»;
con la stessa sentenza il Ministero delle difesa è stato condannato al pagamento dell'indennità per la quale è stata determinata la misura mensile spettante ai ricorrenti e nonché al pagamento delle spese processuali per complessivi 6.425 euro -:
quali iniziative il Ministro della difesa intenda assumere per poter corrispondere l'indennità mensile di impiego operativo, di cui all'articolo 3 della legge 23 marzo 1983, n. 78, anche al personale civile della Difesa impiegato a parità di condizioni presso reparti, enti o unità di campagna.
(4-02527)

BIANCOFIORE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il demanio militare possiede nella Provincia autonoma di Bolzano e precisamente nel centro del comune di Bressanone, la ex caserma dell'esercito «Reatto»;
il Comune di Bressanone e la Provincia autonoma di Bolzano vorrebbero entrarne in possesso al fine di costruirvi lo svincolo della nuova variante alla strada statale;
nell'area della ex caserma sono state costruite e ristrutturate alcune strutture tramutate in alloggi per il personale militare; in caso di costruzione dello svincolo, detti alloggi improvvisamente si svaluterebbero e ne deriverebbe non solo un danno erariale ai danni dell'amministrazione pubblica, ma gli stessi sarebbero afflitti da un crescente inquinamento acustico e stradale dovuto alla deviazione del traffico nel centro storico e dunque con passaggio obbligato innanzi alle abitazioni dei militari e delle loro famiglie;
la costruzione di detta infrastruttura è fortemente contestata da cittadini e associazioni tra le più trasversali essendo non solo superflua ma anche costosissima in quanto sarebbe meno di un chilometro la differenza tra il luogo di realizzazione dello svincolo in galleria e l'inizio o la fine della variante che indirizzerebbe comunque il traffico verso il centro;
militari, imprenditori e cittadini altoatesini sono contrari al passaggio gratuito delle aree militari alla Provincia autonoma, il che determina già un danno erariale in quanto alla Provincia lo Stato attribuisce un bilancio pubblico che non conosce pari in Italia;

le imprese - considerato il valore dei terreni demaniali -, gradirebbero che gli stessi fossero attribuiti con asta pubblica e i militari vorrebbero poterne entrare in possesso per tramite delle costituenti cooperative militari che costruirebbero in self financing gli alloggi destinati al personale militare in Alto Adige che ha drammatici problemi di reperibilità degli stessi e di esborso del canone a prezzi di mercato;
si è spesso assistito al paradosso di corpi militari o delle FFOO in Alto Adige costretti a pagare un canone esoso per le sedi in edifici della Provincia che appartenevano al demanio dello Stato -:
se l'area dell'ex caserma «Reatto» rientri tra i beni del demanio militare trasferiti alla Provincia con l'intesa raggiunta nel giugno scorso o se essa sia ancora oggetto di trattative con la Provincia;
se il Ministro intenda rivedere alla luce di quanto esposto e della richiesta che si leva da imprese, militari e cittadini, le trattative per il trasferimento dei beni demaniali militari alla Provincia autonoma;
se intenda intervenire al fine di evitare un nuovo danno erariale patrimoniale all'amministrazione e sociale ai militari e alle loro famiglie.
(4-02535)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da diverso tempo si susseguono periodicamente, su organi di stampa di rilievo nazionale e di diverso orientamento (dal Secolo XIX al Corriere della Sera a Repubblica, eccetera), notizie sul settore del gioco cosiddetto «automatico» (svolto con slot machine), in relazione all'indagine e al procedimento in corso presso la Corte dei Conti su presunti inadempimenti dei concessionari e ad altri aspetti dell'organizzazione del settore;
il tenore di detti articoli di stampa offre sistematicamente un'immagine negativa della predetta organizzazione;
nel merito delle indagini oggetto dei menzionati articoli, risulta dagli stessi un'analisi spesso imprecisa in ordine agli accertamenti di natura tributaria e a quelli di natura sanzionatoria;
tra le fonti citate nei medesimi articoli, risulta altresì sempre presente la relazione stilata nel 2007 dalla commissione d'indagine amministrativa sul settore presieduta dall'allora Sottosegretario Grandi;
dalla lettura di tale relazione, risulta, in materia di sanzioni, un'analisi «testuale» della convenzione allora vigente tra Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) e concessionari, senza le valutazioni «quantitative» riportate dalla stampa ed alle quali è pervenuta la Corte dei Conti (e che sono, al momento, oggetto di un iter processuale stabilito); mentre invece, per la parte fiscale, risulta una preoccupante quantificazione del volume d'affari (raccolta di gioco) relativo al settore slot: sulla base di stime della Guardia di Finanza, questo volume d'affari ammontava, nel 2006, a 43,5 miliardi di euro, a fronte di un fatturato «emerso» (dati AAMS) di 15,4 miliardi (corrispondente a 2 miliardi di PREU);
da tali dati consegue un'imponibile «evaso» per circa 28 miliardi di euro per il solo 2006;
i dati 2008 hanno riportato, per il settore, un volume d'affari di circa 20 miliardi, sempre ben al di sotto dell'imponibile segnalato dalla Guardia di Finanza;
sempre in riferimento a considerazioni di maggior valenza sul piano «tributario», la stessa relazione della commissione parlava della presenza sul mercato,

nel 2006, su dati ufficiali AAMS, di circa 200.000 macchine collegate alla rete, ma, dall'indagine svolta dalla stessa commissione, risultavano presenti sul mercato circa il doppio delle macchine risultanti collegate in rete;
da quest'ultimo dato si evince che circa il 50 per cento delle macchine sul mercato, funzionanti ma non «collegate», risultavano, nel 2006, «in evasione d'imposta», la qual cosa si aggiunge a quanto già indicato in materia di «evasione d'imponibile»;
come risulta dalla relazione, la commissione ha tratto i dati sopra esposti da un'attività di verifica ad ampio raggio, improntata su documenti e su audizioni di rappresentanti di tutte le parti della «filiera» di operatori coinvolti nel settore (concessionari, gestori, produttori, eccetera), eseguite anche su richiesta degli stessi: pertanto, l'analisi svolta avrebbe potuto essere oggetto di attenzione in sede politico/amministrativa;
la maggioranza, invece, ha a lungo dibattuto sul disposto aumento del prelievo erariale unico, ovvero dell'aliquota d'imposta, ma, in ordine all'effettivo versamento dell'imposta dovuta, e quindi al collegamento in rete delle macchine, indispensabile per calcolare l'imponibile, non risultano ad oggi elementi di novità tali da far ritenere la situazione sopra descritta come risolta; tanto che si è ritenuto di disporre con legge la sostituzione del parco macchine oggi sul mercato con le cosiddette videolottery, presumibilmente proprio per una relativa affidabilità del sistema vigente ai fini del collegamento alla rete, e quindi della riscossione del PREU dovuto;
sulla base di tutto quanto sopra, i citati articoli di stampa sulla materia continuano sistematicamente a fornire una pessima immagine del settore e della gestione dello stesso, senza che alcun organo preposto (di governo) sia mai intervenuto né a chiarire le valutazioni dei suddetti articoli, talvolta confuse in materia di sanzioni, né a fornire elementi di garanzia e trasparenza in ordine ai problemi di natura tributaria descritti -:
quali misure il Ministro interrogato, con specifico riferimento alle indicazioni formulate nella relazione della menzionata commissione, abbia adottato o intenda adottare in ordine alla presunta, ma imponente, evasione d'imponibile risultante, per il 2006, per il settore in argomento (tenendo anche conto, per l'Amministrazione, delle necessità finanziarie del momento);
se analoga valutazione della dimensione del problema sia stata fatta in ordine all'anno precedente (2005) e a quelli successivi (2007 e 2008), e quali iniziative siano state conseguentemente assunte;
se, sul presupposto di misure di garanzia e trasparenza già adottate o da adottare in materia di evasione d'imposta, non ritenga opportuno, anche a salvaguardia dell'immagine del settore, a seguito dei citati articoli di stampa, esprimere i propri intendimenti al riguardo;
se, proprio sul medesimo presupposto delle misure di garanzia e trasparenza di cui sopra, non possa, con maggior fondatezza, ipotizzarsi una riduzione dell'aliquota d'imposta a fronte del recupero della stessa;
se, stante il fatto che, da convenzione, risulta che il calcolo del PREU dovuto è a cura e responsabilità dei concessionari, siano state prese in considerazione, tra le proposte indicate nella relazione, quelle inerenti il divieto di assumere, da parte dei gestori (anche associati), la veste di concessionari (ovvero, controllato/controllore), e l'utilizzo di SOGEI per riscontrare i dati di gioco, dell'imposta conseguentemente dovuta e quella effettivamente dichiarata e versata;
se, stante la dimensione del problema della presunta evasione d'imposta, non ritenga opportuna, oltre che la dovuta attività di verifica sul territorio, la revisione della struttura organizzativa di AAMS, che includa, a tutela di AAMS

stessa, come suggerito nella medesima relazione, una struttura di audit centrale, presente in tutte le Agenzie fiscali e assente in AAMS.
(5-01111)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il 4 marzo 2005, in Sant'Egidio alla Vibrata (Teramo - Abruzzo), fu inaugurata la sede della Teramo Innovazione SpA, società a capitale e gestione interamente pubblica promossa dalla Regione Abruzzo e partecipata dal Consorzio industriale della Provincia di Teramo e dal Parco scientifico e tecnologico d'Abruzzo;
gli scopi iniziali della Teramo Innovazione SpA erano quelli di stabilizzare il personale in precedenza impegnato in lavori socialmente utili e già impegnati negli enti locali della Val Vibrata (Teramo), nei restanti enti della Provincia di Teramo e d'Abruzzo, man mano che la società stessa sarebbe riuscita ad acquisire incarichi e commesse sia con l'affidamento diretto di servizi pubblici «in house» da parte di enti locali che con l'aggiudicazione di gare pubbliche;
nella legge finanziaria regionale d'Abruzzo per il 2005 (legge regionale 15 del 2004), la Regione Abruzzo aveva previsto interventi per la stabilizzazione dei/lle lavoratori/trici ex LSU, LSU e svantaggiati/e d'Abruzzo, stanziando inizialmente 3 milioni di euro (poi diventati 2 milioni di euro con la legge regionale n. 41 del 2004), che a tutt'oggi non è dato sapere, né dove siano stati investiti e né dove siano stati spesi o spostati e da chi;
nel 2007 il Governo, nella persona del Sottosegretario di Stato al lavoro Rosa Rinaldi, ha stipulato una convenzione (prot. Ministro del lavoro n. 14/0013587 del 12 dicembre 2007) con la Regione Abruzzo, rappresentata per l'occasione dall'ex Assessore al lavoro, Fernando Fabbiani, che concedeva risorse economiche per l'ammontare di euro 500.000, per ulteriori misure di politiche attive del lavoro destinate agli, in precedenza regionalizzati, ex LSU, LSU e svantaggiati/e della Val Vibrata (Teramo), della Provincia di Teramo e d'Abruzzo, per la modica cifra di circa 38.000 euro cadauno a LSU regionalizzato abruzzese, misure ben inferiori ai 60 milioni di euro, stanziati in questi giorni, mediante convenzione, dal Ministero del lavoro per la Regione Calabria e dei 60.000 euro cadauno ad LSU campano, che lo stesso Ministero del lavoro ha convenzionato con la Regione Campania, sempre nel mese di ottobre 2008, per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili, direttamente presso enti locali campani e/o mediante società strumentali delle stesse istituzioni;
i lavoratori ex LSU, LSU e svantaggiati della Val Vibrata (Teramo) della provincia di Teramo e d'Abruzzo, a distanza di oltre 3 anni dall'inaugurazione della sede locale della società pubblica, che avrebbe dovuto, anzi aveva il dovere, di assumerli a tempo indeterminato full-time, precisamente la Teramo Innovazione SpA (oggi Innovazione SpA), temono, a ragion veduta, che i pur ingenti, ma a tutt'oggi insufficienti fondi, la non ancora attuata stabilizzazione lavorativa e lo stato di precarietà in cui vivono da anni, che si riversa nella maggior parte dei casi anche in ambito familiare e sociale, possa col tempo acuirsi ancor di più, vista anche la situazione economica e finanziaria internazionale, nazionale, regionale e locale -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti suddetti;
se il Governo intenda intervenire, anche con ulteriori nuove convenzioni e/o strumenti straordinari, a partire da una politica delle pari opportunità, e in relazione, giusti ed appropriati fondi e normative, per favorire la stabilizzazione dei regionalizzati lavoratori ex LSU, LSU e svantaggiate della Val Vibrata (Teramo), della Provincia di Teramo e d'Abruzzo,

almeno come si è fatto di recente, nella Regione Calabria ed in Campania, con i rimasti lavoratori socialmente utili nazionalizzati e per i quali sono stati stanziati fondi per 60 milioni di euro per alcuni e contributi pari a 60.000 euro cadauno per altri, se stabilizzati in enti locali;
se il Governo ritenga opportuno aprire, con le rappresentanze dei lavoratori, la Regione Abruzzo e gli altri soggetti coinvolti, un tavolo di confronto al fine di individuare i mezzi più idonei alla soluzione del problema, atteso che sarebbe socialmente inaccettabile non dare pari opportunità ed un futuro lavorativo ai ex LSU, LSU e svantaggiate d'Abruzzo coinvolti/e ed alle loro famiglie.
(4-02531)

LULLI, VICO, FRONER, FEDERICO TESTA e SANGA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, prevedeva incentivi dello Stato in favore di imprese manifatturiere, di servizio, edili, turistiche e commerciali per l'attuazione di programmi di investimento, tramite aiuti a fondo perduto e a tasso agevolato;
a seguito di numerosi scandali si è da più parti avanzata l'ipotesi del superamento di questa legge controversa che ha di fatto favorito un numero altissimo di vere e proprie frodi a danno dello Stato e dell'Unione Europea o, nel migliore dei casi, l'approvazione di progetti privi di obiettivi realistici e concreti;
negli ultimi anni, alle imprese sono andati cinquanta miliardi di fondi straordinari, per metà europei, nei prossimi anni la cifra salirà a cento miliardi -:
quali iniziative intendano assumere relativamente all'effettivo utilizzo dei fondi stanziati dalla legge 488 del 1992 e se siano in grado di fornire urgentemente la rendicontazione dei soggetti che hanno usufruito della legge stessa.
(4-02534)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Gratian Gruia è un bambino di origini rumene di quasi quattro anni che era stato abbandonato in Italia dalla madre e trovato poi in condizioni pietose dalla Polizia di Roma a mendicare insieme alla nonna;
le autorità italiane avevano dichiarato decaduti dalla patria potestà i genitori e la nonna materna (procedimento n. 1839 del 2007) per i maltrattamenti inflitti al bambino che era stato affidato ad una casa famiglia dove erano migliorate le sue condizioni psico-fisiche;
mentre era in corso un procedimento per la dichiarazione di adottabilità di Gratian, la Romania si è costituita presso il Tribunale dei minori di Roma chiedendone la riconsegna. Una richiesta che il Tribunale ha accolto (sentenza 4370/08) nonostante la relazione psicodiagnostica indicasse la necessità di garantire stabilità e continuità di relazioni limitando ulteriori fonti di stress;
rientrato in Romania, Gratian è stato affidato prima ad un'assistente maternale e poi, su richiesta della madre, affidato dai Tribunali rumeni (sentenze del 3 dicembre 2008 Caras Severivin e del 3 febbraio 2009 Timosoara) al clan Gruia, a quegli stessi parenti che avevano perso la patria potestà nonostante, per il regolamento 2201/2003 del Consiglio, il provvedimento dovesse avere efficacia anche in Romania;
la Convenzione sui diritti del fanciullo dei 1989 dispone all'articolo 2 che «Gli Stati parte si impegnano a rispettare

i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo», all'articolo 3 che «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente» e all'articolo 19 che «Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare oppure che non può essere lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto a una protezione e ad aiuti speciali dello Stato»;
la Convenzione europea sull'esercizio dei diritti del fanciullo del 1996 all'articolo 6 dispone che: «Nei procedimenti che riguardano un minore, l'autorità giudiziaria, prima di prendere qualunque decisione, deve esaminare se dispone di informazioni sufficienti per decidere nell'interesse del minore»;
la Carta fondamentale dei diritti dell'UE del 2000 all'articolo 24 dispone che: «I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono esprimere liberamente la loro opinione. In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o istituzioni private, l'interesse superiore del bambino deve esser considerato preminente»;
la Carta europea sui diritti del fanciullo del 1992 all'articolo 8.14 dice che «ogni decisione familiare, amministrativa o giudiziaria che si riferisca al fanciullo dovrà essere ispirata in modo prioritario alla difesa e salvaguardia dei suoi interessi» e all'articolo 8.19 dice che «ogni fanciullo ha il diritto al rispetto dell'integrità fisica e morale della sua persona»;
altri quattro fratellini dai 2 ai 7 anni, Cristina Narcisa Raducan, Dobre Lorenzo Raducan, Romeo Raducan e Dobre Marinella Raducan sono stati rimpatriati i primi di agosto dal Tribunale per i minori di Roma in Romania e di essi non sa più nulla;
le autorità rumene parlano di 50 bambini già rimpatriati in seguito alla firma dell'accordo bilaterale Italia-Romania sulla cooperazione in materia di minori non accompagnati;
il Ministero degli esteri, in risposta a precedenti atti di sindacato ispettivo della sottoscritta interrogante, ha definito quello di Gratian Gruia un test-case del funzionamento dell'accordo italo-rumeno -:
se il Ministro ritenga che nella vicenda di Gratian Gruia siano stati rispettati i trattati internazionali sulla tutela dell'infanzia e che il bambino sia stato posto in una situazione di calma, armonia ed equilibrio adeguate allo sviluppo della sua personalità;
se non ritenga di assumere iniziative ispettive presso il Tribunale dei minori di Roma;
quanti minori siano stati rimpatriati da giugno ad oggi in Romania e da quali tribunali per i minori.
(4-02537)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ESPOSITO, PORTAS, BOCCUZZI e LUCÀ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 6 marzo 2009 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), ha dato il via libera ad investimenti pari a 17,8 miliardi di euro per finanziare la realizzazione delle opere pubbliche strategiche nel nostro Paese;
secondo quanto comunicato dal Governo la delibera Cipe stanzia 9.710 milioni di euro di contributo pubblico e prevede 8.090 milioni di euro di investimenti privati;
tra le opere finanziate sono citate le infrastrutture legate all'Expo 2015 (tra cui la metro C a Roma e reti metropolitane in

Campania e Sicilia e l'aeroporto di Vicenza) a cui andranno 1.510 milioni di euro, il ponte sullo Stretto, per il quale sono previsti 1.300 milioni di euro, l'edilizia scolastica con 1.000 milioni di euro, interventi ferroviari e stradali (tra cui la Salerno-Reggio Calabria, il tunnel del Frejus e la Pedemontana Lecco-Bergamo) per complessivi 4.750 milioni di euro, il Mose, l'edilizia carceraria, gli schemi idrici;
al momento non è ancora disponibile l'elenco completo delle opere individuate dal Cipe, né la scansione temporale degli interventi previsti e si rincorrono le voci su quali siano le opere ritenute prioritarie dal Governo -:
se tra le opere individuate dal Cipe vi siano l'ampliamento della rete metropolitana di Torino e, nello specifico, delle tratte Lingotto-Bengasi e Collegno-Rivoli;
se, tra le opere individuate dal Cipe vi sia la realizzazione del tratto ferroviario Novara-Malpensa;
se, in ogni caso, il Governo non ritenga di diffondere quanto prima il contenuto della delibera Cipe del 6 marzo 2009 al fine di evitare che si protragga inutilmente uno stato di incertezza tra gli operatori economici e i cittadini in merito alla programmazione infrastrutturale del nostro Paese.
(5-01121)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
l'articolo 17, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), così come modificato dal comma 29 dell'articolo 2, legge 24 dicembre 2007, n. 244, (Legge finanziaria 2008) prevede che i comuni con popolazione tra i 100.000 e i 250.000 abitanti possano articolare il territorio per istituire le circoscrizioni di decentramento a condizione che la popolazione media delle circoscrizioni non sia inferiore a 30.000 abitanti;
la norma in questione non prescrive quale debba essere il dato di popolazione da cui partire per determinare il numero delle circoscrizioni istituibili;
i comuni rientranti nella fascia che comprende tra i 100.000 e i 250.000 abitanti hanno quindi proceduto a rideterminare il numero delle proprie circoscrizioni in ottemperanza a tale previsione normativa;
poiché l'articolo 17 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, non contiene alcun tipo di indicazione rispetto al dato della popolazione da prendere come base di calcolo e poiché il comma 2 dell'articolo 156 dello medesimo decreto legislativo, nel disciplinare, ai fini dell'applicazione delle disposizioni in esso contenute, prevede che, per quantificare la popolazione residente essa vada «calcolata alla fine del penultimo anno precedente per le province ed i comuni secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica, ovvero secondo i dati dell'Uncem per le comunità montane», alcuni comuni, precisamente Reggio Emilia e Perugia, hanno rideterminato il numero delle circoscrizioni prendendo a riferimento la popolazione residente al 31 dicembre del penultimo anno precedente;
la scelta operata da queste amministrazioni deriva da una lettura dell'articolo 117, comma, 2, lettera p) della Costituzione, che riserva alle materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato la «legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane»;
com'è noto l'articolo 36 «Organi di Governo» del decreto legislativo n. 267/2000 stabilisce al comma 1, che «Sono organi di governo del comune il consiglio, la giunta, il sindaco» e non cita le circoscrizioni;

l'articolo 17 del decreto legislativo 267/2000, fonte primaria in materia di circoscrizioni di decentramento comunale, al comma 4 stabilisce che «Gli organi delle circoscrizioni rappresentano le esigenze della popolazione delle circoscrizioni nell'ambito dell'unità del comune e sono eletti nelle forme stabilite dallo statuto e dal regolamento» operando una delegificazione ed un rinvio che demanda all'autonomia normativa del comune, il sistema elettorale delle circoscrizioni (come peraltro confermato da pareri Ministero dell'Interno-Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del 7 novembre 2005 e del 13 aprile 2007);
peraltro, la scelta di prendere come base di riferimento la popolazione calcolata al 31 dicembre del penultimo anno precedente, contenuta nell'articolo 156 dello stesso decreto legislativo 267/2000, era supportata da due pareri del Ministero dell'Interno in materia di indennità degli amministratori locali e di Unioni di comuni emanati in data 12 luglio 2008 e 26 aprile 2005;
le amministrazioni comunali in questione hanno proceduto a ridurre il numero delle circoscrizioni, prendendo in considerazione la popolazione residente al 31 dicembre 2007, privilegiando dunque un dato sostanziale rispetto ad un dato formale, quello riferito al censimento 2001, risalente a ben 7 anni fa;
con parere n. 0002750 del 27 febbraio 2009 pervenuto dal Ministero dell'Interno-Dipartimento per gli Affari interni e territoriali-Direzione centrale per le Autonomie-Sportello delle Autonomie al Comune di Reggio Emilia si afferma che per il calcolo del numero delle circoscrizioni di decentramento comunale previsto dall'articolo 17 del decreto legislativo 267/2000 occorre prendere in considerazione il numero degli abitanti dell'ultimo censimento e non il numero dei residenti attuali;
a titolo di esempio, il Comune di Reggio Emilia aveva una popolazione al 31 dicembre 2007 di oltre 162.000 abitanti, divenuti 165.500 al 31 dicembre 2008, il che consentiva di istituire 5 circoscrizioni: qualora si fosse utilizzato il dato del censimento 2001, che prevedeva circa 141.000 residenti, Reggio Emilia avrebbe potuto istituire solo quattro circoscrizioni non tenendo conto di circa 25.000 nuovi residenti (165.500 al 31 dicembre 2008);
dunque utilizzando il criterio relativo al dato del censimento si potrebbe arrivare ad una situazione tale che, se pure un comune avesse visto diminuire il numero dei residenti rispetto al censimento 2001, quel comune potrebbe istituire un numero di circoscrizioni superiori a quello che sarebbe consentito utilizzando la popolazione attuale;
sorprende, inoltre, dover rilevare che il parere espresso dagli uffici del Ministero dell'Interno, privilegiando l'aspetto formale rispetto a quello sostanziale, ad avviso degli interpellanti, di fatto vanifichi i principi del federalismo e dell'autonomia statutaria e normativa e i principi di autodeterminazione territoriale formalmente sostenuti in ogni occasione dal Governo -:
se non ritenga di doversi attivare direttamente, con apposite iniziative normative anche con interventi di carattere interpretativo, in modo da salvaguardare i principi sopra ricordati, e in modo da consentire alle amministrazioni comunali di autodeterminare il numero delle circoscrizioni in base al numero degli abitanti realmente residenti sul territorio dei comuni interessati.
(2-00337)
«Sereni, Marchi, Castagnetti, Cenni, Capodicasa, Cavallaro, La Forgia, Causi, Fontanelli, Meta, Mariani, Bocci, Andrea Orlando, Gozi, Recchia, Nannicini, Miglioli, Verini, Ceccuzzi, Marchignoli, Garofani, Levi, Giacomelli, Amici, Gentiloni Silveri, Rossomando, Gianni Farina, Sposetti, Boffa, Fassino».

Interrogazione a risposta orale:

CESA, RUGGERI, CERA e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il crescente numero di furti che si sta verificando a Nardò, in provincia di Lecce, desta seria e crescente preoccupazione;
nelle scorse settimane, ci sono stati diversi raid ad opera di bande organizzate che hanno ripulito appartamenti e villette circoscritti in una vasta area che si estende da via Bellonci a via Albano;
gli abitanti di Nardò hanno perso la loro tranquillità, anche perché i furti non si verificano solo in villette isolate, ma riguardano palazzine con più appartamenti;
il modus operandi posto in essere dai malfattori, semplice ma efficace, lascerebbe pensare all'attività di professionisti e non di sbandati di turno, ed invero, in pochi minuti, i malviventi raggiungono camere da letto e arraffano gli oggetti di maggior pregio, così come accaduto nella villa del consigliere comunale Antonio Sabato al quale i ladri hanno portato via contanti e gioielli per un ammontare pari a 50 mila euro;
la rigorosa e costante attività di controllo svolta dal commissariato di polizia, dal gruppo dei Carabinieri e dagli altri organi di Stato operanti nel Comune di Nardò, che hanno dato prova di grande solerzia in queste settimane (la sola operazione War Games ha portato all'arresto di 18 persone), non si è rivelata sufficiente a fermare «i topi d'appartamento» che, nonostante il lavoro delle Forze dell'ordine, continuano ad agire «visitando» qualche abitazione più di una volta nell'arco di poche settimane -:
quali urgenti iniziative intenda attuare per il potenziamento di uomini e mezzi delle forze dell'ordine che operano nel Comune di Nardò, affinché sul territorio si possa esercitare un'azione di vigilanza e controllo sempre più incisiva e tale da porre fine alla corrente emergenza sicurezza.
(3-00433)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CARELLA, TIDEI, META, MORASSUT, ENZO CARRA e CAPODICASA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalle indagini del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri sugli ultimi fatti avvenuti a Colleferro relativamente allo smaltimento dei rifiuti presso gli impianti di termovalorizzazione è emerso che sono stati bruciati diversi quantitativi di combustibile da rifiuti (cdr) con una composizione non prevista dalla legge, provenienti soprattutto dalla Campania, dalla Puglia e dalla Calabria, violando più volte i valori limite delle emissioni;
dalle prime indagini della Procura di Velletri, coadiuvata dal Noe, risulta che tali traffici potrebbero essere organizzati, e comunque fortemente controllati, dalla criminalità organizzata, così come recentemente dichiarato dal Procuratore antimafia Piero Grasso;
gli impianti di trattamento, smaltimento, riciclaggio e valorizzazione energetica, se riforniti di cdr composto da materiali tossici non conformi alla legge, possono rappresentare un grave pericolo per la sicurezza e per la salute dei cittadini;
è quindi necessario mettere in atto misure straordinarie, presidiando 24 ore su 24 discariche, impianti di trattamento e selezione, impianti di termovalorizzazione in modo da controllare la provenienza e la composizione dei rifiuti e stroncare i traffici illeciti, che alimentano la criminalità organizzata -:
se non ritenga opportuno e urgente disporre il presidio delle Forze dell'ordine, a partire dagli impianti di Colleferro e del Lazio per poi estenderlo al resto del Paese, al fine di garantire il rispetto della legge e il diritto alla salute delle popolazioni.
(5-01118)

Interrogazioni a risposta scritta:

ALLASIA, MACCANTI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 22 gennaio scorso, Angelo Ferrero, Sindaco di Moncalieri, comune della cintura torinese, ha rivelato in Municipio di aver ricevuto un proiettile d'arma da caccia unitamente ad alcuni biglietti recanti minacce di morte;
il Sindaco di Moncalieri ha precisato altresì di esser già stato destinatario nel 2008 di altre minacce dello stesso tenore;
esiste il sospetto che le lettere minatorie siano da collegare ad alcune misure in discussione presso la Giunta comunale di Moncalieri: dal piano regolatore in via di definizione alla gestione del locale campo nomadi ed al ventilato sequestro di aree abusive;
analoghe minacce sarebbero state rivolte anche al Sindaco di Settimo Torinese, Aldo Corgiat -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa e sulle misure da assumere per assicurare il rispetto della legalità nei Comuni della Provincia di Torino.
(4-02529)

RUBINATO, MARTELLA, NACCARATO, FOGLIARDI, MURER, SBROLLINI, CALEARO CIMAN, FEDERICO TESTA e VIOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 7 marzo il capogruppo del partito di Forza Italia nel Consiglio regionale del Veneto Remo Sernagiotto ha promosso un incontro, in un luogo privato a Crocetta del Montello (Treviso), per fornire ai partecipanti indicazioni sulle modalità di organizzazione delle cosiddette ronde per il controllo del territorio da parte di privati cittadini;
tale incontro, secondo quanto dichiarato dal consigliere Sernagiotto, è stato organizzato in previsione dell'attuazione dell'articolo 52(«Concorso delle associazioni volontarie al presidio del territorio») del disegno di legge n. 733/2009, approvato dal Senato ed ora in discussione alla Camera dei Deputati (atto Camera 2180) e, infine, secondo quanto previsto dall'articolo 6, comma 6 del decreto legge n. 11 del 23 febbraio 2009 attualmente in vigore e in attesa di essere convertito in legge;
all'incontro promosso dal consigliere regionale Sernagiotto hanno partecipato alcuni amministratori locali, in particolare i Sindaci dei Comuni del Trevigiano di Crocetta del Montello, Conegliano, Vidor, Resana, Vazzola, San Biagio, Onè di Fonte, Volpago e Pederobba;
erano presenti anche il Prefetto, il Questore e il Comandante provinciale della Guardia di finanza di Treviso;
non sono stati ancora emanati, da parte del Ministero dell'interno, i decreti attuativi previsti dall'articolo 6, comma 6, del decreto-legge n. 11 del 23 febbraio 2009 che devono indicare i requisiti principali, soprattutto in termini di preparazione tecnica, richiesti agli affiliati delle associazioni di volontari per il presidio del territorio;
l'iniziativa del consigliere Sernagiotto crea confusione e allarme sociale nell'opinione pubblica e nei cittadini, disorientati dalla strumentalizzazione politica di alcuni partiti dell'attuale maggioranza parlamentare, che hanno promosso l'organizzazione di «ronde» con una precisa caratterizzazione partitica;
l'assenza di precise indicazioni sulle modalità di svolgimento delle cosiddette «ronde» per il pattugliamento del territorio, e la mancanza delle necessarie norme attuative del provvedimento aumentano la confusione e il disorientamento nell'opinione pubblica, nelle autorità e negli operatori di pubblica sicurezza;
le stesse autorità di pubblica sicurezza e i sindacati di polizia, oltre ai cittadini, hanno espresso in più occasioni forte preoccupazione di fronte alle prime

manifestazioni delle «ronde», tutte strumentalizzate da alcune forze politiche, proprio per la mancanza di indicazioni, criteri e linee guida chiare da applicare da parte del governo;
si è arrivati al paradosso per cui in diverse località, tra cui il Comune di Padova, le forze dell'ordine sono dovute intervenire con mezzi e uomini per controllare i cittadini partecipanti alle «ronde»;
in questo modo risulta evidente che le già carenti e insufficienti risorse di personale e mezzi delle forze dell'ordine vengono distratte dalla funzione di presidio del territorio per controllare le cosiddette «ronde»;
la sicurezza partecipata è un elemento importante per assicurare la collaborazione dei cittadini con le forze dell'ordine e le polizie locali per promuovere la civile convivenza e garantire la sicurezza urbana, e per questo va preservata dal rischio di strumentalizzazioni partitiche -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali immediate iniziative intenda assumere in proposito;
quali misure il Ministro intenda porre in essere per evitare la confusione generata dalle prime «ronde» promosse da gruppi organizzati da partiti politici;
quali misure il Ministro intenda adottare per evitare il dispendio di energie, mezzi e risorse delle forze dell'ordine per controllare e garantire la sicurezza dei partecipanti alle «ronde»;
quali indicazioni il Ministro intenda fornire ai Prefetti in merito alle misure da applicare per la regolamentazione dell'attività di presidio del territorio promossa da privati cittadini;
quali intese in tema di ordine pubblico il Ministro abbia promosso o intenda promuovere con la regione veneto, anche al fine di evitare che alcuni suoi rappresentanti istituzionali diano vita a iniziative, come i corsi organizzati dal consigliere Sernagiotto, non contemplate dalla normativa vigente, fermo restando che la competenza in materia di sicurezza spetta al Governo;
se il Ministro intenda dare disposizioni ai Prefetti e ai Questori per evitare che prendano parte ad iniziative simili a quelle promosse dal consigliere Sernagiotto che causano soltanto confusione nell'opinione pubblica e nei cittadini.
(4-02533)

CASTAGNETTI e MARCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel mese di ottobre 2008 il Prefetto di Reggio Emilia, Bruno Pezzuto, è andato in pensione;
da allora, il Ministero dell'interno non ha provveduto a nominare il nuovo Prefetto;
da dichiarazioni riportate nella stampa locale parrebbe che la sede di Reggio Emilia non rientrerebbe tra quelle urgenti che il Ministro dell'interno potrebbe definire entro aprile e che quindi la nomina non dovrebbe essere effettuata prima di agosto-settembre;
il Prefetto, quale autorità provinciale di pubblica sicurezza, ha la responsabilità dell'ordine e della sicurezza pubblica e presiede il Comitato Provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica;
il Prefetto cura, inoltre, l'organizzazione delle consultazioni elettorali e referendarie, unitamente agli appositi uffici elettorali e svolge funzioni di generale garanzia del normale funzionamento e costituzione degli organi elettivi -:
quale sia il motivo della perdurante vacanza del posto di Prefetto di Reggio Emilia;
quando il Ministro dell'interno intenda procedere alla nuova nomina stante l'importante ruolo che il Prefetto svolge in qualità di responsabile dell'ordine pubblico,

soprattutto in un momento di grande attenzione dei cittadini ai problemi della sicurezza, oltreché per la necessità di gestire le prossime consultazioni elettorali.
(4-02539)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi sono stati resi noti dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca i dati sulle iscrizioni degli alunni alle prime classi della scuola primaria per il prossimo anno scolastico 2009/2010 relativi ad un campione di circa 900 scuole rappresentative e distribuite su tutto il territorio nazionale;
da tali dati risulta che solo il 3 per cento delle famiglie che hanno iscritto i propri figli alla prima classe della scuola primaria ha scelto l'orario settimanale di 24 ore con il maestro unico, solo il 7 per cento ha scelto l'orario di 27 ore, ben il 56 per cento ha scelto l'orario con i moduli a 30 ore e oltre il 34 per cento ha scelto il tempo pieno con l'orario di 40 ore;
i dati dimostrano che è stata bocciata dalla quasi totalità delle famiglie italiane la scelta del Governo del maestro unico. Infatti, il decreto-legge 1o settembre 2008 n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 169 del 30 ottobre 2008 all'articolo 4 prevede che «le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali» e non il maestro unico di riferimento per tutte le tipologie di orario come si ostina a dichiarare il Ministro interpellato;
in data 27 febbraio 2009 il Governo ha approvato, in attuazione dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, i regolamenti relativi rispettivamente al primo ciclo dell'istruzione e alla rete scolastica;
i predetti regolamenti prevedono di attribuire alle scuole una dotazione organica di istituto in misura tale da garantire alle prime classi solo il personale corrispondente ad un orario settimanale medio di 27 ore settimanali;
è del tutto evidente che quanto previsto dai predetti regolamenti non si concilia con le richieste della famiglie e che anzi impedisce di tener fede alle promesse più volte fatte dal Governo, non solo dal Ministro dell'istruzione ma dallo stesso Presidente del Consiglio, di esaudire tali richieste non solo nella misura garantita nell'anno scolastico in corso ma anche e soprattutto di far fronte alle eventuali maggiori richieste per il tempo pieno fino ad un incremento del 50 per cento della sua attuale consistenza;
non sono stati ancora resi noti dati, seppur parziali, relativi alle iscrizioni alle prime classi della scuola secondaria di primo grado -:
se intenda riferite al Parlamento sui dati definitivi sulle iscrizioni alla scuola primaria e alla scuola secondaria di 1° grado e sulle misure che intende attivare per soddisfare, come promesso, le richieste dei vari moduli orari avanzate dalle famiglie, con particolare riferimento alle 30 e alle 40 ore per la scuola primaria e al tempo prolungato per la scuola secondaria di primo grado e se non ritenga al tal fine adottare iniziative per la modifica dei regolamenti approvati dal Consiglio dei ministri il 27 febbraio 2009.
(2-00336)
«Soro, Coscia, Ghizzoni, De Pasquale, De Torre, Pes, Tocci, Siragusa, Antonino Russo, Bachelet, De Biasi, Mazzarella, Rossa, Lolli, Nicolais, Ginefra, Levi, Picierno, Fluvi, Cesare Marini, Mogherini Rebesani, Scarpetti, Agostini, Melis, Marrocu, Tidei, Carella, Enzo Carra, Marco Carra, Lulli, Naccarato, Lanzillotta, Lovelli, Pedoto, Trappolino, Ria, Grassi, Binetti, Ventura, Bossa».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, SAMPERI e BERRETTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si richiama in premessa l'interrogazione 5-00318 presentata dall'interrogante;
i problemi finanziari della Scuola superiore di Catania persistono a causa dei tagli operati dal Governo all'Università e per il mancato ottenimento dell'autonomia;
il processo volto a rendere la Scuola superiore di Catania autonoma dall'Università - che darebbe alla Scuola l'accesso al Fondo di finanziamento ordinario per le scuole di eccellenza - è in fase di stallo: lo Statuto di autonomia, a quanto ci risulta, è stato approvato solo dal Senato Accademico dell'Università di Catania;
il Consorzio (cui partecipano anche le istituzioni locali) che dovrebbe contribuire al finanziamento al finanziamento della Scuola ha una disponibilità di denaro molto bassa -:
se e quando il Ministro interrogato intenda istituzionalizzare l'autonomia della Scuola superiore di Catania, al fine di consentire a quest'ultima di reperire le risorse necessarie al proprio funzionamento.
(5-01115)

ZAZZERA e GIULIETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dal 1o settembre 2007 veniva conferito alla professoressa Maria Conserva, utilmente collocata nella graduatoria del concorso per l'accesso alla qualifica di dirigente scolastico bandito con d.d.g. 22 novembre 2004, l'incarico di direzione del Circolo didattico «don L. Milani» di Villa Castelli (Brindisi);
l'articolo 25, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 dispone che «Il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell'istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio»;
il comma 4 del summenzionato decreto legislativo prevede inoltre che «Nell'ambito delle funzioni attribuite alle istituzioni scolastiche, spetta al dirigente l'adozione dei provvedimenti di gestione delle risorse e del personale»;
la professoressa Conserva sin dai primi giorni di insediamento nel Circolo didattico «don L. Milani» svolgeva il suo incarico assumendosi le responsabilità e le competenze attribuite per legge al dirigente scolastico, rilevando vistose incoerenze nella pregressa gestione amministrativa-contabile dell'istituto;
conseguentemente venivano attributi incarichi ispettivi presso il Circolo didattico relativi alla sfera dell'organizzazione della segreteria e della gestione amministrativa-contabile;
le relazioni ispettive conclusive confermavano numerose irregolarità negli adempimenti amministrativi e nella tenuta del conto consuntivo 2005-2006 dell'istituto;
ciononostante all'interrogante risulta che inspiegabilmente non siano ancora state sanate le gravi irregolarità amministrative e contabili evidenziate dalla Dirigente Conserva presso il Circolo didattico;
il persistente caos amministrativo e gli ammanchi contabili impediscono pertanto una serena e responsabile gestione finanziaria dell'istituto don Milani;
inoltre in seguito alle richieste di verifiche amministrative e contabili, nell'ambito dell'istituto scolastico si è creato un clima fortemente intimidatorio;

risulta infatti che dopo un incontro con i Revisori dei conti la sera del 5 dicembre 2007 la dirigente Conserva sia stata seguita da un'auto durante il tragitto verso la sua abitazione, e che l'intimidazione sia terminata solo quando gli inseguitori si sono accorti della deviazione della donna verso la stazione dei Carabinieri;
per tutto il percorso la vettura degli inseguitori puntava minacciosamente i fari abbaglianti diritti verso l'auto della dirigente scolastica;
questo fatto, come pure diversi episodi di furto verificatisi all'interno del Circolo didattico, sono stati regolarmente denunciati ai Carabinieri;
risulta inoltre che atti intimidatori siano stati compiuti anche verso l'ispettore tecnico nominato per espletare alcuni accertamenti sul funzionamento dell'organo collegiale dell'istituto;
in particolare, in concomitanza delle verifiche espletate l'ispettore avrebbe ricevuto sottili minacce personali e materiali (rottura del serbatoio del suo mezzo di trasporto e fuoriuscita del carburante con conseguente serio rischio di incendio, e danneggiamento delle gomme posteriori);
a ciò si aggiunga la quasi totale mancanza di disponibilità a collaborare professionalmente con la dirigente Conserva manifestata dagli altri organi scolastici, in particolare dal direttore S.G.A. Rocco Biondi;
basti considerare che il direttore Biondi utilizza il suo blog per arrecare seri danni all'immagine della Conserva, promuovendo pubblicamente la rimozione della dirigente dall'incarico all'interno del Circolo didattico;
il direttore S.G.A. Rocco Biondi è stato trasferito d'ufficio dal settembre 2008 in altra scuola;
un tale comportamento da parte del direttore di un istituto scolastico non può che danneggiare ulteriormente il buon funzionamento della struttura scolastica influenzando negativamente il giudizio dei familiari degli studenti e portandoli ad esacerbare il rapporto personale con la dirigente;
in data 10 marzo 2009 alla dirigente scolastica con nota AOODRPU Prot. 1962 del 9 marzo 2009 dell'USR (Ufficio Scolastico Regionale) per la Puglia è stato comunicato il decreto di mutamento dell'incarico con conseguente cessazione dalla direzione del Circolo didattico di Villa Castelli ed assegnazione della direzione dell'Istituto Comprensivo «Madonna della Camera» di Monteparano (Taranto) -:
se il Ministro interrogato non intenda far luce sui fatti descritti in premessa ed in particolare, se non intenda accertare le irregolarità nella gestione amministrativa e contabile del Circolo didattico «don L. Milani» di Villa Castelli (Brindisi) rilevate dalla dirigente Maria Conserva;
qualora le irregolarità amministrative e contabili dell'istituto dovessero essere confermate, se il Ministro non ritenga opportuno chiarire i motivi per i quali le stesse non siano ancora state ancora sanate;
se il Ministro interrogato non intenda adottare gli opportuni provvedimenti a carico degli eventuali responsabili di irregolarità finanziarie del Circolo didattico «don L. Milani», anche considerando l'inerzia nell'attività di risanamento della situazione amministrativa e contabile fino ad oggi dimostrata;
se il Ministro interrogato, considerati i fatti descritti nella presente interrogazione, non intenda sospendere d'urgenza il provvedimento di mutamento dell'incarico della dirigente Maria Conserva.
(5-01122)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è stato istituito, dal 2007, il Programma per l'Apprendimento Permanente

- LLP, che riunisce al suo interno tutte le iniziative di cooperazione europea nell'ambito dell'istruzione e della formazione dal 2007 al 2013, integrando in un unico programma i precedenti programmi Socrates e Leonardo da Vinci;
l'obiettivo principale del programma Leonardo da Vinci è l'attuazione di una politica di formazione professionale al fine di offrire ai giovani maggiori opportunità per lo sviluppo personale, l'occupabilità e l'ingresso nel mercato del lavoro europeo;
nell'ambito delle attività istituzionali di internazionalizzazione, molte Università italiane, tra le quali l'Università degli studi di Foggia, partecipano da diversi anni al Programma «Leonardo Da Vinci», con ottimi risultati in termini di opportunità lavorative post-tirocinio offerte ai beneficiari delle borse al loro rientro;
per l'anno accademico 2008-2009, l'Università degli Studi di Foggia, capofila di 17 Atenei italiani, ha ottenuto il finanziamento del progetto «Unientogether», per un totale di 1.365.900 euro e 400 borse di mobilità, finalizzato alla promozione della mobilità transnazionale di laureati disponibili sul mercato del lavoro;
le borse di mobilità Leonardo da Vinci sono soggette a tassazione Irpef (23 per cento) e Irap (8,5 per cento), con la prima che si applica solo a soggetti titolari di altro reddito, mentre la seconda è a totale carico dell'Ente beneficiario del finanziamento comunitario;
l'Università degli Studi di Foggia, ente contraente del progetto UNIENTOGETHER, dovrà versare circa 100.000 euro, su fondi extra-progettuali, per il pagamento dell'Irap applicato alle 400 borse finanziate dal predetto progetto;
l'Irap non si applica alle borse erogate dal programma settoriale Erasmus, né per i soggiorni di studio né per i periodi di tirocinio, ma continua ad essere applicata sulle borse Leonardo da Vinci, benché entrambi i programmi rientrino nel Programma per l'Apprendimento Permanente su citato;
l'Irap non si applica ai contributi per assegni di ricerca, dottorati di ricerca ed altri tipi di contributi di formazione post-laurea -:
se e come il Governo intenda intervenire affinché siano estese al programma settoriale Leonardo Da Vinci le agevolazioni fiscali previste per altri contributi, comunitari e non, destinati alla formazione post-laurea.
(4-02530)

REALACCI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARIANI, MARTELLA, MASTROMAURO, MORASSUT, MOTTA e VIOLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo italiano ha sottoscritto il Trattato antartico il 18 marzo 1981 e il 10 giugno 1985 è stata approvata la legge n. 284 che istituiva il Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA). Fin dal 1985 il suddetto Programma ha portato a termine, nell'arco di tempo 1985-2008, ventiquattro campagne scientifiche nazionali realizzando anche una base permanente denominata Baia Terra Nova, ora Stazione Mario Zucchelli;
la presenza permanente nella base di ricercatori italiani permette all'Italia di confrontarsi scientificamente e tecnologicamente con le nazioni più importanti presenti in Antartide;
l'Antartide è un continente vastissimo, con una superficie pari a 52 volte quella dell'Italia, coperto per il 98 per cento da una coltre di ghiaccio che, oltre a essere la più grande risorsa di acqua dolce del pianeta, costituisce la condizione ideale per lo studio dell'assottigliamento dello strato di ozono, dell'effetto serra e del cambiamento climatico dell'intero pianeta;
il progetto di cooperazione scientifica sottoscritto da Italia e Francia nel 1993 ha permesso la costruzione di «Base Concordia»,

che assieme alle altre due stazioni di ricerca russa e statunitense, è aperta anche nella stagione invernale. Essa rappresenta uno dei punti più avanzati per l'osservazione scientifica dalla costa e gode di una posizione ottimale, oltre che per gli studi di climatologia, sismologia e fisica dell'atmosfera dell'Antartide, anche per verificare l'adattamento umano a condizioni estreme;
il 28 febbraio 2009 nel corso della trasmissione «Tg2 Dossier - Laboratorio Antartide», a cura di Rossana Ciani, è emerso quanto sia rilevante scientificamente e politicamente una concreta presenza italiana al Polo Sud e quanto essa sia pregiudicata dalla penuria di risorse. Inoltre è stato sottolineato come l'attuale situazione economica determini la possibilità dell'aggravante che i risultati ottenuti dall'attività di ricerca italiana possano essere poi presentati alla comunità scientifica da altri soggetti appartenenti al progetto di cooperazione internazionale;
inoltre è necessario considerare che la logistica di una campagna scientifica in Antartide comporta dei costi fissi molto alti: la costante riduzione dei finanziamenti costringe le spedizioni annuali a garantire la presenza fisica del personale in missione, lasciando poche risorse al progetto di ricerca in loco;
secondo Carlo Alberto Ricci, Presidente della Commissione scientifica nazionale per l'Antartide (CSNA), nel 2006 con 19 milioni di euro a disposizione, la spedizione in Antartide ha dovuto tagliare l'80 per cento della ricerca scientifica programmata. Nel 2007, i milioni di euro disponibili sono stati 13,8 e l'attività scientifica è stata ridotta di oltre il 90 per cento. In assenza di risorse destinate al PNRA nella legge finanziaria per il 2008, la CSNA, che assicura il collegamento con gli organismi scientifici del sistema del trattato sull'Antartide ed il coordinamento fra il PNRA ed altre iniziative di ricerca nazionali, ha deciso nel gennaio 2008 di sospendere la programmazione triennale ed in extremis ha goduto di un finanziamento di 10 milioni di euro da parte del MIUR, recuperati dal Fondo ordinario degli enti di ricerca e non da uno stanziamento ad hoc;
l'attuale difficoltà economica, come confermato dal Direttore del PNRA, Antonino Cucinotta, ha anche un impatto diretto sulla credibilità internazionale dell'Italia e sulla qualità della ricerca nella regione polare; si pensi, ad esempio, a quanto accaduto in occasione dell'ultima spedizione italiana, la ventiquattresima, in cui i ricercatori italiani sono stati costretti ad anticipare il termine della campagna annuale per una riduzione del budget e la mancanza di pianificazione finanziaria -:
se i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dello sviluppo economico, ciascuno per la propria parte di competenza, non intendano ripristinare i fondi dedicati alla ricerca anche attraverso l'istituzione di iniziative normative in materia al fine di consentire una pianificazione finanziaria continuativa e adeguata per permettere al Consorzio PNRA di predisporre un'efficace attività di ricerca e programmazione pluriennale al pari degli altri Paesi presenti in Antartide.
(4-02536)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
per oltre cinquemila dipendenti dello stabilimento Fiat di Pomigliano D'Arco, che rappresenta il polo industriale più grande del Meridione, perduta, dallo scorso settembre, lo stato di cig;
le vicende che riguardano lo stabilimento di Pomigliano D'Arco coinvolgono

direttamente numerosissime altre aziende dell'indotto, che lavorano per lo più in regime di mono-committenza, cosa che le rende particolarmente esposte all'interruzione della produzione da parte dello stabilimento ex Alfa Romeo;
dal complesso industriale Fiat e dal pedissequo indotto dipende l'economia di Pomigliano e di gran parte dell'area vesuviana;
i provvedimenti a sostegno del settore automobilistico adottati dal Governo, non potranno avere alcuna incidenza sull'attività della fabbrica pomiglianese, dove sono in produzione automobili, l'Alfa 147 e l'Alfa 149, che non sono state investite dal piano di incentivi;
ad oggi, sussiste ancora uno stato di assoluta incertezza, peraltro aggravato dalle ultime dichiarazioni dell'amministratore delegato dell'azienda, sul futuro della Fiat di Pomigliano D'Arco, non avendo i vertici aziendali né presentato un adeguato piano industriale, né assegnato una nuova missione produttiva all'industria automobilistica napoletana;
alle già difficili, ed ora insostenibili, condizioni economiche delle migliaia di lavoratori della Fiat è conseguita nell'intera area, una preoccupante tensione sociale che ha portato anche a scontri con le forze di polizia -:
quali urgenti iniziative intendano adottare al fine di favorire la difesa dei livelli occupazionali tanto della Fiat di Pomigliano D'Arco quanto delle imprese dell'indotto.
(3-00432)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Agnati, storica azienda di Vimercate dal 1932, leader nella costruzione di macchinari per la produzione di ondulati, chiude i battenti e per i 130 dipendenti si è aperta la mobilità;
l'annuncio della «mobilità per cessata attività» e ai sindacati è stato dato lo scorso 24 febbraio dal Consiglio di amministrazione alle rappresentanze sindacali unitarie guidato da Vittorio Agnati, nel corso di un incontro con la Direzione aziendale per discutere le prospettive produttive ed occupazionali della ditta;
il giorno successivo, 25 febbraio 2009, è stato il mercoledì nero dell'azienda: sindacati e lavoratori hanno scioperato presidiando i cancelli aziendali, per chiedere alla proprietà un ripensamento e la stesura di un piano industriale di salvataggio;
per i 130 lavoratori, la maggior parte sui 45 anni e con una corposa presenza femminile, trattasi, infatti, di una scelta inaccettabile e paradossale, visto che le commesse non mancano. Secondo gli interessati, infatti, pare che a creare il corto circuito sia stato il ritardo nei pagamenti da parte dei clienti, e a cascata sui fornitori, che hanno tagliato le materie prime: per cui le commesse ci sono ma l'azienda non è in grado di soddisfarle per mancanza dei materiali, in quanto i fornitori, in difficoltà a loro volta, non hanno intenzione di anticipare. Le banche, peraltro, non aiutano: in un periodo di crisi finanziaria quale quello attuale stringono i cordoni e chiedono alle aziende di rientrare;
la situazione non è delle migliori in tutto il vimercatese: famoso fino a pochi anni fa come la Sifcon-Valley italiana, oggi il territorio conosce una crisi di proporzioni «devastanti», come la definiscono i sindacati. La Bames che ha preso il posto di Celestica ha già programmato cinque mesi di cassa integrazione a rotazione per 550 dei 660 dipendenti; a rischio anche i lavoratori di StMicroelectronics, la multinazionale franco-italiana numero uno al mondo nel mercato dei semiconduttori al silicio, con un piano di ristrutturazione mondiale che prevede 4.500 posti da tagliare nel 2009;
storicamente - si ricorda - il colosso Agnati nasce nel 1932 a Genova, città

natale del capostipite, Alessandro Agnati; è una piccola società che fornisce macchinari e servizi all'industria grafica del cartone ondulato e, negli anni del boom economico, approda in Brianza. Nel 1963 viene costruito lo stabilimento di Vimercate, in via Lecco, e l'azienda inizia a progettare e a realizzare macchinari in proprio, per trasformarsi in SpA, con marchio registrato, nel 1974. Negli anni '80 l'Agnati cresce affermandosi sui mercati mondiali, giungendo a contendersi la clientela globale con sole altre tre aziende, e nel 1996 il sito cittadino viene ampliato per la terza volta. In Agnate mai un minuto di cassa integrazione; solo nel 2005 c'è stata una «mobilità pilotata», un'operazione di svecchiamento del personale che ha coinvolto una piccolo numero di operai prossimi alla pensione -:
quali siano le intenzioni del Governo e quali misure intenda adottare in merito, per il mantenimento dell'unità produttiva e la salvaguardia dei livelli occupazionali dei 130 dipendenti interessati nonché di un patrimonio produttivo significativo per la città ed il territorio.
(5-01112)

FLUVI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio migliaia di ex dipendenti pubblici hanno ricevuto dall'INPDAP la pensione fortemente ridotta a causa della revoca delle detrazioni fiscali attribuita nel 2008;
in molti casi, infatti, si è trattato di una detrazione che ha ridotto quanto dovuto anche di due terzi, senza alcun preventivo avviso da parte dell'Istituto Previdenziale, che ha posto in grave difficoltà migliaia di famiglie, la cui pensione costituisce spesso l'unico mezzo di sostentamento;
lo stesso Istituto di Previdenza per i Dipendenti Pubblici ha ammesso che non ha funzionato il sistema di trasmissione dal Caf all'ente, delle richieste di detrazioni per carichi di famiglia, cosa che ha determinato, nel mese di febbraio, un taglio indebito di molte pensioni su cui l'Inpadap ha operato un conguaglio in diminuzione per recuperare quanto attribuito come detrazione lo scorso anno;
il Commissario straordinario dell'Istituto, Paolo Crescimbeni, come si legge in un comunicato diramato pochi giorni fa «ha dato disposizioni a tutta la tecnostruttura dell'Istituto, di attivarsi senza indugio per restituzione immediata ai soggetti interessati degli importi erroneamente trattenuti» -:
quali iniziative intende adottare, nell'ambito delle proprie competenze, affinché le migliaia di pensionati che hanno visto la loro pensione, in alcuni casi, più che dimezzata, possano essere rimborsati, in maniera diretta ed automatica, senza alcuna ulteriore procedura o richiesta supplementare, già entro il mese di marzo, al fine di ridurre le difficoltà ed i disagi già patiti dagli interessati;
quali provvedimenti intende adottare, nell'ambito delle proprie competenze, data la gravità sociale dell'errore in essere, affinché siano individuati e, nel caso, sanzionati, i responsabili di tale erronea procedura che ha determinato forti difficoltà ai pensionati ed alle loro famiglie.
(5-01113)

MANCUSO, PORCU e PAGLIA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il contrassegno per disabili utilizzato in Italia non è conforme al modello europeo (raccomandazione del Consiglio U.E. n. 8546/98 del 18 maggio 1998 - fascicolo interistituzionale n. 95 0353-SYN); di colore azzurro chiaro, tranne il simbolo della sedia a rotelle bianca su fondo azzurro scuro;
il disposto dell'articolo 74 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 «Codice in materia di protezione dei dati personali»

contraddice quanto previsto dalla raccomandazione del Consiglio U.E., di cui sopra -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per armonizzare la situazione italiana a quella europea, in materia di contrassegno per disabili.
(5-01114)

DAMIANO, FASSINO, ROSSOMANDO, BOBBA, LOVELLI, LUCÀ, BOCCUZZI, RAMPI, VERNETTI, ESPOSITO, PORTAS, CALGARO, GNECCHI e GIORGIO MERLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 15 marzo i vertici dell'azienda Indesit hanno confermato ai sindacati l'intenzione di chiudere lo stabilimento di None, sito nel pinerolese, dove sono impiegati circa 600 lavoratori tra impiegati ed operai. Le motivazioni addotte dal gruppo si riferiscono al livello di competitività della produzione di lavastoviglie che l'azienda giudica insufficiente;
negli ultimi tre anni l'azienda ha operato importanti investimenti, sia sul nuovo prodotto che sugli impianti, per un importo complessivo di circa 60 milioni di euro di cui 20 proprio nello stabilimento di None, ma nonostante questo i rappresentati del gruppo hanno ribadito che «malgrado gli sforzi, tuttavia, la domanda di mercato è stata molto al di sotto delle previsioni. Di conseguenza l'azienda non ritiene sostenibile la produzione in entrambi gli stabilimenti di None e di Radomsko, in Polonia. La decisione di mantenere lo stabilimento polacco a scapito di quello torinese è dovuto esclusivamente a criteri di competitività sui mercati internazionali»;
l'azienda Indesit, al momento, mantiene in Italia, oltre al quartiere generale di Fabriano, sette stabilimenti produttivi, in aggiunta a quello di None, il proprio centro ricerche, la logistica e le attività di marketing per un totale di circa 5.600 dipendenti;
nello stabilimento di None si producono circa 850 mila elettrodomestici l'anno, e fino alla vigilia delle ferie estive la Indesit affermava che, nonostante alcuni problemi di concorrenza, l'azienda era da considerarsi sana;
da notizie di stampa si apprende che la volontà del gruppo dirigente aziendale di chiudere lo stabilimento di None, mantenendo lo stabilimento di Radomsko, sarebbe anche legata alla possibilità di ricevere risorse statali in Polonia subordinate, tuttavia, ad un aumento della crescita occupazionale in quel Paese. Ne deriverebbe che la chiusura e il licenziamento di circa 600 lavoratori italiani corrisponderebbe ad un aumento delle assunzioni nello stabilimento in Polonia, con un vero e proprio «dumping sociale» a scapito dei nostri lavoratori;
il 10 febbraio 2009 il Governo ha varato il decreto legge n. 5 che, all'articolo 2, prevede incentivi anche per l'acquisto di elettrodomestici. Una misura sicuramente parziale, perché legata alla ristrutturazione dell'abitazione dell'acquirente, ma che sicuramente rappresenta un possibile incentivo all'aumento della domanda dei beni in questione;
la crisi economica in atto sta investendo in maniera pesante il mercato del lavoro nel nostro Paese con un aumento esponenziale del ricorso alla cassa integrazione ed alle forme di sostegno al reddito e si stima che, per l'anno in corso, la disoccupazione nel nostro Paese sarà superiore all'8 per cento. Una situazione, quella dell'Indesit, inoltre, che si innesta in un territorio piemontese già fortemente interessato alla crisi occupazionale, con un'altra grande azienda, come la Fiat, che nel mese di marzo ha fatto ricorso alla cassa integrazione per due settimane che ha interessato più di 5.000 dipendenti; il 60 per cento della cassa integrazione ordinaria, infine, è maturato negli ultimi quattro mesi del 2008 -:
quali provvedimenti intenda adottare per garantire i livelli occupazione nella Regione Piemonte;

se non ritenga, a fronte della grave situazione che si sta profilando in ordine allo stabilimento Indesit di None, di convocare con urgenza un tavolo di confronto tra l'azienda ed i sindacati al fine di scongiurare la chiusura dello stabilimento in oggetto e la conseguente perdita del posto di lavoro per più di 600 lavoratori;
se non ritenga di dover verificare se alla chiusura dello stabilimento in oggetto non corrisponderà un aumento dell'occupazione dello stabilimento di Radomsko, condizione indispensabile per ottenere specifici finanziamenti del Paese ospitante lo stabilimento, e quali provvedimenti intenda adottare al riguardo;
se non ritenga di dover verificare presso le istituzioni europee quali iniziative si stiano prendendo al riguardo.
(5-01119)

Interrogazioni a risposta scritta:

CODURELLI, MATTESINI, MADIA, SCHIRRU e BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 1o aprile 1998 il signor Damiano Di Lizio, mentre era sul posto di lavoro, è rimasto gravemente ustionato, riportando la perforazione di entrambi i timpani, con conseguente perdita permanente dell'udito, a causa dello scoppio di una cisterna;
dopo due anni di iter amministrativo si è visto negare dall'Inail il riconoscimento della rendita per l'ipoacusia riportata (ipoacusia bilaterale);
nel gennaio del 2000, il giudice del lavoro di Chieti, gli ha riconosciuto il diritto alla rendita, ma il consulente nominato dal tribunale, per valutare i postumi derivanti dall'infortunio, solo nel novembre del 2003, relazionò in maniera molto sbrigativa la non indennizzabilità delle lesioni riscontrate, le conclusioni del consulente del Tribunale, costrinsero il giudice a respingere il ricorso di Di Lizio, con una sentenza emessa nel 2005;
nel luglio del 2007, Di Lizio ha scoperto dell'esistenza di un verbale, redatto dai medici dell'Inail nell'ottobre del 2000, in cui gli veniva riconosciuta un invalidità del 17 per cento, per l'ipoacusia riportata, e di conseguenza il diritto alla rendita;
il Di Lizio ha fatto ricorso per revocazione straordinaria, chiedendo di revocare la precedente sentenza, in virtù della scoperta di questa relazione medica dell'Inail;
il giudice ha accolto il ricorso per revocazione, riconoscendo a Di Lizio la rendita del 17 per cento e all'Inail il pagamento di 8 anni di arretrati (ivi compresi gli interessi);
nella sentenza n. 835 dell'8 luglio 2008, del Tribunale di Chieti, si cita testualmente che l'Inail ha occultato una relazione medica, e si ribadisce che se il giudice adito nel primo provvedimento fosse stato a conoscenza del documento oggi prodotto, non avrebbe potuto far altro che accogliere la domanda del ricorrente e riconoscergli il diritto alla rendita per infortunio -:
se non reputi grave l'omissione da parte dell'Inail, istituto preposto a tutelare la sicurezza dei lavoratori, di una documentazione ufficiale, decisiva per il riconoscimento di un diritto, come quello alla rendita per infortunio, del lavoratore;
quali provvedimenti intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di individuare i responsabili di tale scorretto comportamento riportato in premessa.
(4-02525)

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Kara nasce a Roseto degli Abruzzi nel 1990, specializzata nella produzione

di intimo, interamente posseduta dal gruppo La Perla con sede a Bologna;
nel luglio 2007 viene siglato un accordo per la cessione dell'attività operativa aziendale ad una società di capitali di nuova costituzione inizialmente posseduta dal gruppo La Perla spa;
a seguito di detta operazione il gruppo La Perla spa cede la maggioranza della partecipazione al fondo di investimenti statunitense Jh Parters LLC che ha acquistato partecipazioni in numerose società anche nel settore moda, di cui tre quotate in borsa. Tra i soci fondatori di JHP figurano le prime cinque più prestigiose università americane: Harvard, Princeton, Stanford, Yale, Mit;
nel 2008 la JHP acquisisce l'intero pacchetto azionario;
l'azienda è costituita da 83 unità lavorative (1 dirigente, 4 dipendenti, 78 operai). Presenta l'intero ciclo produttivo che va dalla acquisizione di materie prime, taglio, confezione, controllo, stiro, imbusto, magazzino capi finiti, spedizioni; il budget produttivo dell'azienda è stato sempre mediamente di 5 milioni di minuti, dei quali circa 1 milione prodotto interamente ed il resto in laboratori esterni situati quasi tutti nel suolo della Puglia;
inoltre il controllo, l'imbusto, il magazzino capi finiti e le spedizioni si occupavano anche di numerosi quantitativi di capi confezionati all'estero;
l'azienda con sede in Roseto, quindi, rappresentava il supporto tecnico per i laboratori del Sud, sia come controllo della qualità del prodotto, sia come manutenzione delle macchine;
l'attuale progetto di riorganizzazione prevede la chiusura del magazzino capi finiti e delle spedizioni che vengono accorpati a Bologna ed esternalizzati, e l'intera linea di confezione, in quanto tutta la produzione viene delocalizzata. Vengono ridotte le attività di taglio, del magazzino materie prime al controllo ad al finissaggio anche se il budget produttivo dl Roseto passa a 7 milioni di minuti;
l'azienda resta, quindi, solo come polo tecnico di supporto ai laboratori del Sud Italia che assorbono tutta la produzione. La finanziaria americana JHP ha previsto il licenziamento di 59 degli 83 operai ed è irremovibile nel proposito di avviare le procedure di mobilità -:
se non intenda avviare ogni iniziativa di propria competenza per rafforzare la presenza di aziende come Kara-La Perla, affinché resti intatto il livello di occupazione e di produzione;
se non intenda avviare ogni iniziativa tesa a salvaguardare il patrimonio di professionalità, esperienza e competenza maturato in tanti anni di lavoro, garantire al personale, peraltro di assoluta qualità professionale, nella quotidianità del lavoro prestato i livelli irrinunciabili di stabilità nonché intraprendere ogni azione tesa alla non espulsione dal ciclo produttivo.
(4-02538)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GNECCHI, BELLANOVA, MIGLIOLI, CODURELLI, RAMPI, BOBBA, MADIA, BOCCUZZI, BERRETTA, DAMIANO, SCHIRRU, GATTI e MATTESINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
le donne sono già penalizzate in termini di retribuzioni e mancata carriera, l'attuale Governo prendendo a spunto una sentenza della Corte di giustizia europea, intende procedere all'innalzamento graduale del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia delle donne nella pubblica amministrazione, dagli attuali 60 ai 65 anni;

non si comprende, a tale riguardo, come mai il Governo non si sia attivato per dimostrare in sede di Corte di giustizia che il regime pensionistico Inpdap non è un regime professionale, ma è un vero e proprio pilastro autonomo previdenziale (fondo previdenziale sostitutivo), al pari quindi dell'Inps e, in quanto tale, soggetto alla direttiva 79/7 CEE del Consiglio europeo del 19 dicembre 1978, che all'articolo 7 riconosce la facoltà degli stati membri di fissare l'età per la pensione di vecchiaia e i vantaggi per periodi di congedi per educazione dei figli;
non si comprende perché il Governo non abbia immediatamente confutato l'assunto della Corte specificando che le donne non vengono collocate obbligatoriamente in pensione a 60 anni, anzi è loro riconosciuto il diritto di proseguire il lavoro fino a 65 anni, possono quindi, su richiesta, avere l'identica età anagrafica per la pensione dei colleghi maschi;
inoltre il Governo, senza alcuna ratio rispetto all'obiettivo del risparmio di spesa pensionistica, attraverso il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, articolo 72 consente il collocamento in posizione di esonero dal servizio ai dipendenti pubblici, nel quinquennio antecedente la data di maturazione dell'anzianità contributiva massima di 40 anni, garantendo una retribuzione pari al 50 per cento (70 per cento se impegnato in attività di volontariato in una onlus) per un massimo di 5 anni, senza alcuna prestazione lavorativa, garantendo inoltre la copertura in misura intera dei contributi per la pensione;
sulle donne, che già sono penalizzate da retribuzioni più basse, vengono per la quasi totalità scaricate tutte quelle attività di assistenza e cura all'interno delle famiglie, per mancanza di servizi adeguati, impedendo loro di poter lavorare e versare contributi per la pensione con continuità;
nel nostro ordinamento, esiste la differente età di pensionamento per le donne, riconosciuta anche dalla Corte costituzionale in quanto mira a soddisfare esigenze peculiari della donna, non contrasta con il fondamentale principio di parità e trova particolare giustificazione nell'articolo 37 della Costituzione -:
se non ritenga il Ministro, per le motivazioni sopra esposte, di presentare istanza di revoca della sentenza, nei tempi e nei modi prescritti dagli articoli 98,99 e 100 del regolamento di procedura della Corte di giustizia europea e dall'articolo 44 dello statuto della stessa, e se ritenga opportuno prevedere misure idonee a garantire benefici previdenziali, anziché peggiorarli, a chi si fa carico dei lavori di cura e assistenza così indispensabili per tutta la società.
(5-01117)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PROIETTI COSIMI, LAMORTE e MOFFA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono ormai quotidiane le denunce degli utenti e dei sindacati in merito al disservizio postale che si registra in particolare a Milano, dove sono stati rinvenuti chilogrammi e chilogrammi di lettere, cartoline, bollette, pacchi, multe, ed altri atti amministrativi, ammassati e abbandonati;
le cause di tale disservizio, che ha ormai raggiunto livelli di intollerabilità, appaiono riconducibili prevalentemente alla esternalizzazione voluta dalle Poste di alcuni servizi, a cominciare dalla consegna delle stesse raccomandate, che ha trasformato radicalmente il servizio aprendo la strada, si rileva a livello sindacale, «all'arrivo massiccio anche in questo settore di cooperative con dipendenti in nero, non assunti regolarmente»;
emblematica, sotto questo profilo, appare la vicenda collegata alla attività esercitata in subappalto da ditte dai contorni quantomeno singolari, trattandosi di aziende impegnate in precedenza in settori

come la «la manutenzione di cimiteri, somministrazione di bevande per mense scolastiche, derattizzazioni, forniture di segnaletica turistica, spurghi»-:
a fronte di questo generale disservizio, quali accertamenti e verifiche siano stati fatti da Poste italiane nei confronti delle ditte cui è affidato il servizio;
se non ritenga il Governo di avviare una indagine circa le modalità di esternalizzazione dei servizi di interesse pubblico che, peraltro, hanno comportato una forte contrazione degli addetti.
(5-01116)

CERA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con lettera del 12 gennaio 2009, Poste Italiane S.p.A ha comunicato, per il tramite della direzione di Foggia, che disattiverà il doppio turno dell'ufficio postale di San Marco in Lamis (Foggia);
è da segnalare che a seguito dell'avvio del doppio turno l'ufficio postale di San Marco in Lamis ha registrato un significativo aumento della produttività ed il raggiungimento degli obiettivi aziendali;
i dati relativi ai ricavi del 2008 dell'ufficio postale di San Marco in Lamis, infatti, mostrano un trend di crescita, rispetto all'anno precedente, superiore del 30 per cento circa;
la necessità del doppio turno era ed è motivata dal fatto che la presenza di questo ufficio, aperto nel pomeriggio, offre un servizio ad un bacino d'utenza consistente e che usualmente non può recarsi allo sportello in orari antimeridiani per motivi di lavoro;
l'incremento di clientela nel pomeriggio, il fatto che il comune di San Marco in Lamis è situato in una zona montana e quindi già difficilmente raggiungibile e l'alta presenza di soggetti anziani che con l'introduzione del turno pomeridiano hanno ricevuto indubbi vantaggi in termini di migliori condizioni di accesso, sono elementi che dovrebbero indurre ad un ripensamento di tale decisione -:
se non ritengano di intervenire presso Poste S.p.A. al fine di mantenere il funzionamento dell'ufficio di San Marco in Lamis su due turni evitando che l'operatività limitata dell'ufficio al solo turno antimeridiano possa tradursi in un grave disagio per la popolazione residente, soprattutto quella anziana.
(5-01120)

Interrogazioni a risposta scritta:

QUARTIANI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Unilever Italia Manifacturing s.r.l. opera sul mercato italiano nel settore chimico ed alimentare, con strutture produttive a Roma, Casalpusterlengo, Pozzilli, Caivano, Cisterna di Latina, Sanguinetto;
il 23 gennaio 2009 la direzione di Unilever Italia s.r.l di Casalpusterlengo ha comunicato l'apertura di mobilità che interessa 209 lavoratori su 515 dipendenti, mettendo così, a giudizio degli interroganti, a rischio l'esistenza futura dello stabilimento;
l'attività dell'azienda lodigiana determina un indotto che impiega almeno altrettanti dipendenti e interessa numerose imprese, il cui futuro è in parte legato alla stabilità della Unilever;
la Unilever di Casalpusterlengo produce detergenti in polvere per tessuti e liquidi per tessuti, piatti, pavimenti e detergenti per la casa;
la direzione aziendale intende chiudere il reparto polveri, ridurre l'utilizzo degli impianti e razionalizzare altri costi aziendali, inducendo una iniziale mobilità per 209 dipendenti, cessando la produzione delle polveri e ridimensionando il processo di fabbricazione di semilavorati chimici per la produzione di detergenti in polvere;

appare agli interroganti che l'azienda in oggetto persegua l'obiettivo di trasferire le produzioni in Romania e nella fabbrica inglese di Warrington, così riducendosi la produzione dell'azienda di Casalpusterlengo, oltre ai laboratori di ricerca e sviluppo, alla produzione di liquidi e degli «intermedi»;
non risulta chiaro quali siano gli investimenti previsti per il sito di Casalpusterlengo, ne si conosce con esattezza il piano industriale a fronte del ridimensionamento aziendale, piano essenziale per il rilancio dell'azienda lodigiana e per garantire la continuità produttiva, nonché per evitare la chiusura del sito produttivo;
non risulta un calo degli utili realizzati dal gruppo Unilever, anche solo riferendosi al 4o quadrimestre 2008;
le rappresentanze sindacali dei dipendenti hanno incontrato rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, ma non è, a quanto risulta agli interroganti, ancora stato attivato il tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico;
non risulta inoltre al momento una disponibilità dell'azienda in questione ad utilizzare altri strumenti e ammortizzatori, quali cassa integrazione guadagni straordinaria o contratti di solidarietà -:
quali provvedimenti e iniziative intenda assumere il Governo al fine di evitare il radicale ridimensionamento delle attività produttive della Unilever di Casalpusterlengo, la cui crisi si riverbera negativamente su tutto il territorio lodigiano, sull'occupazione e sulla competitività delle imprese del medesimo territorio.
(4-02526)

BOCCHINO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
per sostenere l'attuazione della programmazione 2007-2013, che vede la Regione Campania destinataria di ingenti risorse europee e nazionali per più di 14 miliardi di euro che, se investite rapidamente e proficuamente, potrebbero determinare una ripresa del processo di sviluppo, l'amministrazione regionale campana ha attivato diversi bandi per servizi di assistenza tecnica e consulenza;
sono stati emanati bandi per assistenza all'attuazione del programma operativo finanziato dal FESR, del programma operativo finanziato dal fondo sociale, delle misure riguardanti l'assessorato all'urbanistica ed, infine, per l'assistenza alla programmazione dei fondi FAS per il Mezzogiorno, per un importo di servizi da acquisire che la Giunta regionale ha ritenuto di determinare in più di 20 milioni di euro, con impiego di personale valutabile in 70-80 unità;
ferme restando le riserve sull'entità economica di tali bandi, i servizi che si chiede di realizzare sono effettivamente di estrema delicatezza, includendo attività di stesura dei bandi per elargire contributi e finanziamenti e anche attività di controllo; attività che dovranno assicurare necessariamente anche terzietà ed indipendenza, garantendo ad amministrazioni locali e cittadini condizioni paritarie di accesso, trasparenza e correttezza;
è pertanto indispensabile, nell'interesse pubblico e, in primo luogo, dell'istituzione regionale, che queste ingenti risorse per assistenza tecnica e consulenze siano impiegate al meglio, con procedure corrette, e che non si dia adito, in alcun modo, al sospeso che la presunta vicinanza all'attuale vertice politico regionale di alcune strutture operanti nel settore comporti ingiustificati vantaggi nelle citate procedure di evidenza pubblica; tale rischio è evitabile assicurando innanzitutto un'effettiva indipendenza delle commissioni aggiudicatrici e un loro trasparente e motivato operare nell'interesse della Regione; è necessaria, quindi, una vigilanza delle strutture amministrative e di quelle politiche affinché le procedure si svolgano correttamente nella forma e nella sostanza;
in questa situazione si dovrà anche evitare che le società aggiudicatarie, con

scelte che possano sembrare non ispirate da un logica operativa imprenditoriale, coinvolgano, con contratti di lavoro o di consulenza, nel corso o successivamente alla scadenza dell'attuale consiliatura regionale, persone attualmente impegnate a diverso titolo nei gabinetti dei componenti della Giunta ovvero nella struttura amministrativa con incarichi fiduciari -:
se non ritengano di monitorare, per quanto possibile e di competenza, anche mediante i propri rappresentanti negli organismi di vigilanza sul P.O.R., le procedure di gara citate in premessa affinché tutto si svolga nella totale correttezza e rispetto formale e sostanziale delle regole, e altresì per evitare che l'Italia possa essere destinataria di procedure di infrazione.
(4-02528)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Casini e altri n. 1-00093, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rugghia, Garofani.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00125, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lovelli, Codurelli, Concia.

La mozione Vietti e altri n. 1-00130, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Libè.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00131, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Stradella, Armosino.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Viola e altri n. 2-00332, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n. 5-01100, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 142 del 9 marzo 2009.

SIRAGUSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel corso della seduta dell'Aula del Senato n. 156 del 19 febbraio 2009, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - nell'ambito dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata sulla privatizzazione della società Tirrenia e sui collegamenti con le isole minori - incalzato da alcuni senatori, dichiarava: «Il Ministero non ha disposto tagli di risorse, né la soppressione dei collegamenti con le isole minori, ma al contrario sono state date precise direttive per il mantenimento degli stessi... è altresì aperto un tavolo di consultazione per il reperimento dei 46 milioni di euro necessari a garantire i collegamenti con le isole minori: sarà comunque cura del Ministero predisporre gli strumenti per evitare che la privatizzazione di Tirrenia abbia riflessi negativi in termini di erogazione del servizio, con particolare riguardo ai collegamenti con le isole minori. Esclude che la vicenda Tirrenia possa essere assimilata a quella dell'Alitalia. Per poter trattare in maniera più esauriente il tema in discussione, esprime la disponibilità a svolgere un'audizione nella Commissione di merito»;
le direttive che il Ministro dichiara di aver dato a Siremar - circa il mantenimento dei collegamenti - sono state, di fatto, disattese;

in questi mesi si registrerebbe - così come denunciato in un comunicato stampa del Comitato per la difesa dei Collegamenti Marittimi delle Isole Eolie - la soppressione delle seguenti linee: linea C/6 vel. Mtv. «Isola di Stromboli», per il periodo 1o aprile-31 ottobre 2008; linee C/2 e C/6, Mtv. «Isola di Stromboli», dal 28 ottobre 2008. La riduzione del servizio aliscafi che dalla primavera del 2008 ad oggi, per il 60 per cento, è stato effettuato con 3 (e in alcuni casi anche con 2) aliscafi anziché 4. Inoltre, secondo gli itinerari che a breve verranno pubblicati, risulterebbero: dal 24 febbraio 2009, ridimensionate le linee C/2 e C/6 che verrebbero, a seconda della disponibilità della nave per Napoli, a risultare operative solo 2 volte alla settimana anziché 7 (dette linee sono di fatto previste tutto l'anno); dal 1o aprile al 30 giugno, soppressa la linea C/6 Vel. «Isola di Stromboli», bi-giornaliera (fino al 30 giugno e tri-giornaliera per i mesi di luglio, agosto e settembre). Risulterebbe inoltre essere stata soppressa la seconda corsa dell'aliscafo per Ustica (come si evince da un articolo apparso il 3 marzo 2009 su il Giornale di Sicilia);
sempre nell'ambito della seduta del Senato sopra citata, il Ministro, in merito alla questione della privatizzazione di Tirrenia ha dichiarato: «L'Unione europea prescrive che la privatizzazione di Tirrenia avvenga entro il 31 dicembre 2009 e con una gara unica, il che impedisce al Governo di frammentare l'offerta. La proposta italiana presentata alla Commissione dell'Unione europea prevede di procedere alla privatizzazione del gruppo entro il 31 dicembre 2009 per avviare al 1o gennaio 2010 le nuove convenzioni e consentire alla nuova proprietà del gruppo di assestarsi e rendere competitivo il servizio offerto: sucessivamente si procederebbe alla liberazione dell'intero settore»;
il Ministro ricorda poi che: «Nel frattempo, il decreto-legge n. 112, convertito con la legge n. 133 del 2008, ha assegnato alle regioni interessate le funzioni ed i compiti di programmazione e di amministrazione dei servizi di cabotaggio marittimo di interesse pubblico da svolgere all'interno di una singola regione e previsto il passaggio a titolo gratuito di pacchetti azionari delle società locali del gruppo Tirrenia alle Regioni che ne facciano espressa richiesta. Fino ad ora Sicilia e Sardegna si sono dimostrate interessate, la Campania sta interloquendo con il Governo, la Toscana ha dichiarato di non essere interessata. Il Governo ha reperito risorse aggiuntive per la dotazione di bilancio destinata alla società e per la realizzazione del processo di privatizzazione»;
il Ministro Matteoli ha fornito degli elementi di certezza in merito ad alcuni aspetti della privatizzazione di Tirrenia: che non vi è intenzione di procedere allo scorporo di Siremar da Tirrenia né si intendono assumere iniziative comunitarie in tal senso. Tuttavia la risposta non può considerarsi soddisfacente per gli aspetti che sono stati omessi, in particolare rispetto alle risorse mancanti: se non si trovano fondi aggiuntivi è verosimile che continui la razionalizzazione delle rotte;
la Regione Sicilia si è più volte dichiarata pronta ad assumersi piena responsabilità attraverso una partecipazione in Siremar come si evince dalla dichiarazione del suo presidente, Raffaele Lombardo, del 20 febbraio scorso: «Se Tirrenia non è in grado di offrire qualità e tenere i bilanci della Siremar in ordine, noi siamo certi di fare meglio. Non staremo dietro ai capricci di Tirrenia. Non faremo mai mancare alle isole minori siciliane il nostro impegno per lo sviluppo del territorio»;
in data 19 febbraio 2009, in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 207 del 2008 «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti», il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/2198/45 a firma Capodicasa, Russo e Siragusa, con il quale si impegnava «ad assumere sollecitamente le opportune iniziative a livello europeo» finalizzate al rispetto del principio della continuità territoriale

e a rispondere alla domanda di mobilità dei cittadini delle isole minori siciliane al fine di garantire il soddisfacimento dei bisogni primari del cittadino (salute, istruzione, sicurezza, giustizia, lavoro), nonché l'uguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3 della Costituzione -:
se risponda al vero la notizia della riduzione dei collegamenti e, in caso affermativo, se non ritenga necessario intervenire in ordine al ripristino immediato dell'assetto dei collegamenti previsto;
se non intenda altresì convocare immediatamente un tavolo tecnico - peraltro già annunciato dal Ministro interrogato per i primi giorni di febbraio - nell'ambito del quale individuare, insieme alla Regione Sicilia e ai rappresentanti delle isole minori, le garanzie necessarie al reperimento delle risorse indispensabili al mantenimento degli attuali collegamenti negli anni successivi al 2009;
quali iniziative il Ministro interrogato abbia preso o intenda prendere, in sede europea, al fine di ottemperare all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno sopra citato;
se non ritenga necessario assumere iniziative normative urgenti, che prevedano la procedura di scorporo della Siremar dalla Tirrenia, con conseguente storno delle somme necessarie a garantirne la gestione.(5-01100)

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Osvaldo Napoli n. 1-00113 del 5 febbraio 2009.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Drago n. 5-01078 del 25 febbraio 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Proietti Cosimi e altri n. 4-02228 del 4 febbraio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01116.