XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 11 marzo 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
una contravvenzione talvolta può essere un vero e proprio dramma: in un periodo di crisi economica sanzioni pecuniarie di elevata entità rappresentano una spesa eccezionale, talvolta insostenibile per alcune famiglie in disagiate condizioni;
ferma restando la necessità della prevenzione e dell'incremento delle misure volte a garantire la sicurezza stradale, è lecito interrogarsi su quali siano i mezzi più adatti per perseguire tali scopi e quelli che, al contrario, sono soltanto degli escamotage per rimpinguare le casse dissestate di molti enti locali;
l'eccesso di velocità è una delle prime cause di incidenti mortali sulle strade italiane e tuttavia va distinto quello che rappresenta un comportamento occasionale da una violazione sistematica delle norme;
nel contempo, nonostante i limiti di velocità vengano rilevati tenendo conto di una certa soglia di tolleranza, risultano ormai inadeguati;
vi sono, per esempio, strade all'esterno di centri urbani o ampie vie a 2 corsie senza un'eccessiva presenza di traffico che hanno una limitazione della velocità a 50 km/h, e molte volte si applica il segnale dei 70 Km/h anche ove potrebbe essere utilizzato quello dei 90;
tali situazioni non consentono all'automobilista di condividere la ratio delle scelte dell'amministrazione e, molto spesso, è proprio in questi punti, con limitazioni che è difficile rispettare, che i guidatori vengono sorpresi ad effettuare violazioni di poco momento;
è indubbio, a tal proposito, che l'utilizzo sempre più intenso di dispositivi elettronici di rilevamento della velocità e delle infrazioni semaforiche proprio su questo genere di strade generi tensioni tra automobilisti e Pubblica Amministrazione, dato che questi vengono percepiti come mezzi per riscuotere balzelli impropri in alcuni casi difficilmente ricollegabili ad una reale prevenzione degli incidenti sulla strada;
le statistiche, peraltro, non consentirebbero di collegare logicamente l'utilizzo di sistemi elettronici di rilevamento e il numero d'incidenti, dato che la mera rilevazione di un'infrazione non ha nulla a che fare con la prevenzione;
è necessario anche ribadire che una violazione occasionale può non essere la dimostrazione di un comportamento illecito sistematico;
una semplice distrazione può rivelarsi fatale e la sanzione si abbatte sul malcapitato automobilista, con tanto di sanzioni (decurtazione punti) accessorie sulla patente di guida, che provocano spesso danni significativi, soprattutto per quanti lavorano con l'auto o non hanno un tenore di vita elevato;
andrebbe rilevato inoltre che le sanzioni suddette vanno a colpire in modo maggiore le fasce di popolazione che non godono di alto reddito dato che proprio per queste alcune contravvenzioni possono incidere in modo drammatico sul bilancio familiare;
la contravvenzione è spesso iniqua per un altro ordine di ragioni: per un individuo dal reddito elevato essa pesa proporzionalmente in modo diverso rispetto a quello che può incidere su un cittadino dal basso reddito;
differenziare le sanzioni pecuniarie rispetto alla frequenza con cui l'automobilista incorre in violazioni del codice della strada e prevedere la possibilità di rateizzare le contravvenzioni più onerose per i soggetti con basso reddito appare una decisione di giustizia ed equità,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative per la revisione delle sanzioni pecuniarie di cui all'articolo 142 del codice della strada, al fine di

operare un ridimensionamento delle suddette ove siano conseguenza di violazione occasionale e un aggravio in caso di recidiva;
a prevedere per i soggetti a basso reddito la possibilità di rateizzare le sanzioni pecuniarie derivanti da violazione del codice della strada, ove queste siano superiori al 2 per cento del loro reddito annuo.
(1-00132)
«Bellotti, Divella, D'Ippolito Vitale, Catanoso, Saltamartini, Lamorte, Polidori, Lisi, Laboccetta, Cristaldi, Biava, De Camillis».

La Camera,
premesso che:
il Parlamento europeo ha approvato il 6 luglio 2006 la risoluzione sull'HIV/AIDS: «tempo di agire»;
il Parlamento europeo il 24 aprile 2007 ha adottato la risoluzione sulla lotta all'HIV/AIDS all'interno dell'UE e nei Paesi vicini per il triennio 2007-2009;
il Parlamento europeo il 21 novembre 2008 ha adottato la risoluzione sull'HIV/AIDS: diagnosi precoce e cure tempestive;
il 1o dicembre 2008, giornata internazionale della lotta all'AIDS, la Commissione europea e il Consiglio dell'Unione europea hanno ribadito la necessità della diffusione del test per la diagnosi precoce e hanno richiesto a tutti gli Stati membri di mettere in atto tutte le azioni per la diffusione del test e di riferire sui risultati nel corso della prossima Conferenza internazionale sull'AIDS che si svolgerà a Vienna nel 2010;
lo scorso novembre si è tenuta a Parigi, sotto l'egida della Presidenza francese la Conferenza «2008 HIV Diagnosis Summit» dove tutti gli Stati membri sono stati invitati a far emergere, sempre attraverso la diffusione del test, il sommerso della sieropositività che oggi, nella sola Francia è stimato in 40.000 persone ignare della propria condizione in modo, attraverso la diagnosi precoce, di aumentare le loro aspettative di vita e nel contempo di diminuire le possibilità di trasmissione della malattia;
il 19 marzo 2009 si terrà a Roma l'HIV Summit Italia 2009: «Diagnosi precoce, qualità della vita»;
secondo le ultime ricerche del Reparto epidemiologia Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (ISS), si stima che nel nostro Paese siano, in realtà, almeno 130mila le persone sieropositive, mentre i casi diagnosticati sono soltanto 65mila;
nel 2008, secondo i dati del COA (Centro operativo AIDS dell'istituto superiore di sanità), più di 4.000 persone si sono infettate con l'HIV, con un aumento dei nuovi contagi (alla pari delle altre nazioni europee);
il COA indica che nel 2008 sono state 1.400 le persone sieropositive che si sono ammalate di AIDS;
un'elevata percentuale di infezioni da virus HIV non sono diagnosticate e queste persone, ignare del proprio stato, scopriranno di essere sieropositive solo quando saranno vittima di altre gravi patologie (l'ISS stima che il 50 per cento dei sieropositivi presenti in Italia siano non identificati);
l'HIV/AIDS è una malattia trasmissibile e esiste quindi il grave rischio di contagio da parte di queste persone infette che non sanno ancora di esserlo con grave nocumento della salute pubblica;
la riduzione degli ostacoli per l'accesso al test per l'HIV e la conseguente diagnosi precoce appaiono essere la strada auspicabile per dare adeguate possibilità di cura al sieropositivo insieme alla indispensabile consapevolezza e tutela dei propri diritti e per rallentare la diffusione della malattia;
la piena tutela dei diritti umani e il rispetto della riservatezza e la protezione

dei dati personali, è alla base di ogni azione contemplata nella risposta al virus dell'HIV;

impegna il Governo

a richiedere con urgenza alla Commissione nazionale per la lotta contro l'Aids, organo tecnico-scientifico del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di definire le linee guida nazionali per indirizzare, indurre e garantire l'accesso al test dell'HIV, tali da indicare altresì i gruppi socialmente vulnerabili sui quali orientare le prime azioni, gli strumenti e le procedure consigliabili per la garanzia dell'accesso informato, come l'introduzione di innovative procedure standard nell'accettazione per il ricovero ospedaliero, un piano di azione per la richiesta standard di test informato all'interno delle strutture carcerarie, nel momento dell'accoglienza delle persone immigrate e nelle aree di evidente disagio sociale, test i cui risultati, oltre a migliorare la prevenzione dell'HIV/AIDS, permetteranno anche di raccogliere dati scientifici importanti per la identificazione, da parte dell'Istituto superiore di sanità, di ceppi e sottoceppi dei virus presenti in Italia;
a richiedere alla Commissione nazionale per la lotta contro l'Aids di completare tali linee guida entro sei mesi;
a provvedere alla applicazione delle linee guida da parte delle istituzioni preposte;
a monitorare la puntuale applicazione delle linee guida su tutto il territorio nazionale, da parte delle Istituzioni preposte;
a redigere una Relazione Annuale sulla applicazione delle linee guida al Test dell'HIV in Italia da presentare alla Camera dei Deputati.
(1-00133)
«Farina Coscioni, Maurizio Turco, Zamparutti, Bernardini, Marrocu, Mecacci, Melis, Touadi, Tullo, Mario Pepe (PD), De Poli, Beltrandi, Duilio, Calvisi».

Risoluzioni in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
il comma 1-septies dell'articolo 29 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, dispone l'ulteriore proroga dal 30 giugno 2009 al 30 giugno 2010 delle disposizioni transitorie in materia di norme tecniche per le costruzioni, di cui al comma 2-bis dell'articolo 5 del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136;
appare rilevante ricordare che la richiamata disciplina è stata adottata al fine di «assicurare uniformi livelli di sicurezza» nella progettazione di edifici e opere;
nonostante la nota e scientificamente provata criticità del nostro territorio rispetto al rischio sismico, causa di diverse situazioni di crisi e di vera e propria emergenza, dall'anno 2004, tale previsione è stata oggetto di molteplici rinvii, in un contesto di diffusa difficoltà anche nell'assicurare l'ordinaria manutenzione degli edifici adibiti a servizi primari come la scuola e la salute;
in realtà, è addirittura dal 2003 che il settore delle norme tecniche italiane, in particolare per quanto riguarda le norme sismiche, è, di fatto, in regime di prorogatio e ciò determina uno stato di grave disagio ed incertezza fra gli operatori dell'industria delle costruzioni e delle amministrazioni pubbliche. Si pensi che allo stato attuale è possibile applicare tre corpi normativi diversi che determinano livelli di sicurezza molto differenziati e standard industriali non coerenti tra loro. Inoltre i continui rinvii, se inizialmente giustificati, oggi fanno temere che le nuove norme di aggiornamento non entreranno

mai in vigore, elemento che, peraltro, rappresenta anche un fattore di condizionamento nel contesto europeo, dove vigono eurocodici strutturali, ben più avanzati rispetto al quadro normativo che si viene a mantenere con la proroga;
dal 2003 in Italia le norme sulla edilizia in zone sismiche hanno permesso di superare il vincolismo della precettività, passando sulle garanzie prestazionali che devono essere assicurate dal progettista. Allo scopo, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 marzo 2003, n. 3274, recante primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, ha rappresentato la prima importante novità nel panorama della normativa in tema di prevenzione antisismica;
tale normativa è stata adottata dopo il terremoto che colpì i territori al confine fra il Molise e la Puglia il 31 ottobre 2002, durante il quale crollò la scuola elementare «Jovine» del comune di San Giuliano di Puglia (Campobasso), provocando la morte di 27 bambini e di una maestra. Anche la precedente classificazione sismica nazionale, peraltro, era stata varata poco dopo un terremoto, quello del 1980 in Irpinia. L'ordinanza 3274/2003 fu, pertanto, predisposta dalla Protezione civile in tempi molto ristretti proprio per fornire una risposta immediata alla necessità di aggiornamento di due importanti strumenti normativi per la riduzione del rischio sismico;
nelle premesse all'ordinanza, si specifica che essa rappresenta una prima e transitoria disciplina della materia, motivata dalla volontà di recuperare rapidamente un divario che negli ultimi due decenni si era creato tra il livello delle conoscenze scientifiche e tecniche e quello normativo, in attesa di una disciplina organica della materia. Un'esigenza, nata, come rilevato, all'indomani del sisma in Molise e Puglia in una zona, tra l'altro, non ancora classificata come sismica (pur essendo nota come tale, come risulta dalle proposte di riclassificazione sismica del territorio nazionale già predisposte nel 1998 e da circolari del Ministero degli interni). Da qui la natura urgente del provvedimento, redatto da un gruppo di lavoro di esperti che in appena quaranta giorni ha predisposto i quattro allegati tecnici dell'ordinanza sulla base degli articoli 2, comma 1 e 5, comma 2, della legge n. 225 del 1992 che conferisce al Dipartimento della protezione civile poteri straordinari per fronteggiare determinate situazioni di emergenza;
successivamente, con il decreto ministeriale 14 settembre 2005 sono state riformate definitivamente le norme tecniche per le costruzioni in zona sismica, allo scopo di riunire in un testo unico disciplina tecnica relativa alla progettazione ed all'esecuzione delle costruzioni e di realizzarne nel contempo l'omogeneizzazione e la razionalizzazione;
da ultimo, con il decreto del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008, è stato approvato il testo aggiornato delle norme tecniche per le costruzioni, di cui alla legge 5 novembre 1971, n. 1086, alla legge 2 febbraio 1974, n. 64, al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, ed alla legge 27 luglio 2004, n. 186, di conversione del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, allegato al decreto ministeriale, ad eccezione delle tabelle 4.4.III e 4.4.IV e del Capitolo 11.7. e contestualmente sono state sostituite quelle approvate con il decreto ministeriale 14 settembre 2005;
le nuove norme tecniche in materia di costruzioni rappresentano, pertanto, la messa a punto, per la prima volta nella legislazione nazionale, di una normativa complessa e completa in materia di costruzioni relativa alla progettazione strutturale degli edifici ed alle principali opere di ingegneria civile, alle caratteristiche dei materiali e dei prodotti utilizzati. Essa costituisce, inoltre, un aggiornamento del quadro normativo nazionale in materia strutturale, basato essenzialmente sulle leggi fondamentali n. 1086 del 1971 recanti

norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica 2 febbraio 1974, n. 64, relativa a provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche e relative norme di attuazione;
il decreto 14 gennaio 2008, al pari di quello del 14 settembre 2005, ha la finalità di riunire la normativa tecnica relativa alle costruzioni civili al fine di fornire un corpus normativo quanto più possibile coerente, ispirato al criterio «prestazionale» piuttosto che «prescrittivo» e di semplificazione legislativa, cercando di individuare con chiarezza i livelli di sicurezza delle costruzioni ed il loro comportamento a seguito di sollecitazione esterna;
l'aver privilegiato, con le nuove «norme tecniche per le costruzioni», la normativa a indirizzo «prestazionale», marginalizzando invece quella di tipo «prescrittivo», significa che, se finora il progettista riteneva di poter garantire la sicurezza delle costruzioni seguendo rigide regole preordinate a tal fine, d'ora in avanti sarà egli stesso che potrà decidere quali procedimenti di calcolo e verifica e quali modelli adottare per garantire il livello di sicurezza dell'opera da realizzare richiesto dalle norme in relazione alla sua vita nominale e alla sua destinazione d'uso;
l'unico motivo che poteva giustificare un'ulteriore proroga, ossia la mancanza della circolare esplicativa delle norme tecniche contenute nel decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, è decaduto, poiché il 26 febbraio 2009 è stata pubblicata la circolare 2 febbraio 2009, n. 617, istruzioni per l'applicazione delle «nuove norme tecniche per le costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2009 - suppl. ordinario n. 27). Ciò non osta ad ogni modo a valutare che si possa prevedere una breve proroga che non superi il 30 ottobre 2009 ove si rendesse necessaria per apportare possibili correzioni al decreto ministeriale 14 gennaio 2008;
qualificati e prestigiosi organismi associativi afferenti al settore dell'edilizia hanno fermamente espresso, al Parlamento ed al Ministro, la loro contrarietà alla proroga che permette la coesistenza fino al 30 giugno 2010 delle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008 con la normativa previgente;
tali segnalazioni evidenziano come tale proroga comporti un grave rallentamento del processo di crescita qualitativa del sistema italiano delle costruzioni, una forte penalizzazione dei segmenti produttivi più qualificati rispetto a quelli che lo sono meno o che sono arretrati, un sensibile aggravamento del settore del calcestruzzo fondamentale per l'economia del Paese. Inoltre, tra le criticità che comporta la predetta proroga, si evidenzia altresì l'aumento ingiustificato dello stato di confusione e di incertezza già creatasi per via delle lungaggini della procedura di approvazione della nuova normativa antisismica risalente al 2003, l'influenza negativa su tutto il settore delle costruzioni, la contraddizione circa la domanda di sicurezza auspicata negli ultimi anni soprattutto nel campo dell'edilizia scolastica in quanto tale spostamento di termine causa difficoltà nel ricercare la corretta applicazione in sede di verifica preventiva, collaudo e verifica delle responsabilità in caso di incidenti;
è indispensabile, anche per evitare il ripetersi di eventi sciagurati quali quelli di San Giuliano di Puglia, rendere obbligatorie per tutte le costruzioni le disposizioni dettate dal decreto ministeriale 14 gennaio 2008,

impegna il Governo:

a prevedere, anche in considerazione delle peculiari caratteristiche del nostro territorio, l'adozione di criteri tecnici che garantiscano nella progettazione di edifici pubblici e privati e delle opere infrastrutturali

il rispetto dei più elevati livelli di sicurezza sismica e statica, quali quelli assicurati dalle norme contenute nel decreto ministeriale 14 gennaio 2008;
a tal fine, a richiedere che i progetti di opere sviluppati utilizzando norme tecniche in prorogatio siano accompagnati da una relazione tecnica che dimostri il raggiungimento di un livello di sicurezza pari a quello ottenibile con le norme tecniche contenute nel summenzionato decreto ministeriale 14 gennaio 2008 e che tale relazione possa essere richiesta dal Consiglio superiore dei lavori Pubblici per l'approvazione dei progetti;
ad intraprendere le occorrenti e più celeri iniziative normative atte a rendere nel più breve tempo possibile obbligatoria l'applicazione del decreto ministeriale 14 gennaio 2008, allo scopo rivedendo la proroga che ne sposta l'attuazione al 30 giugno 2010 a non oltre il 30 ottobre 2009 al fine di apportare le opportune correzioni allo stesso decreto 14 gennaio 2008.
(7-00131)
«Guido Dussin, Lanzarin, Togni».

La VIII Commissione,
premesso che:
la consistente accentuazione di eventi meteo climatici, per molti aspetti anomali, aggrava costantemente la vulnerabilità del territorio del nostro Paese;
nell'ambito dei rischi geologici che caratterizzano il nostro Paese, uno di quelli che comporta un maggior impatto socio-economico è il rischio geologico-idraulico. Con questo termine si fa riferimento al rischio derivante dal verificarsi di eventi meteorici estremi che inducono a tipologie di dissesto tra loro strettamente interconnesse, quali frane ed esondazioni;
le dimensioni del fenomeno vengono rese chiaramente da una panoramica di alcuni degli eventi che hanno interessato l'area italiana: 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni;
le recenti piogge autunno-invernali, che hanno colpito con singolare intensità quasi tutti i territori, determinando allagamenti, frane e danni diffusi alle infrastrutture insediative e produttive oltre a disagi notevolissimi per la popolazione, hanno imposto ancora una volta l'assunzione di provvedimenti di emergenza da parte del Governo, con conseguente destinazione di risorse finanziarie per alleviare le conseguenze dei danni;
la pericolosità e i danni diffusi si manifestano, peraltro, anche a seguito di eventi non particolarmente intensi ma localizzati in aree fortemente urbanizzate e vulnerabili le cui cause sono, fra l'altro, da imputare alla inadeguatezza del reticolo idraulico urbano e secondario nonché ad uno sviluppo urbanistico impetuoso che, unitamente alla contrazione complessiva del presidio agricolo, aumentano consistentemente il rischio idraulico;
di recente, il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, insieme agli Enti istituzionalmente competenti, hanno condotto un'analisi conoscitiva delle condizioni di rischio su tutto il territorio nazionale con lo scopo di giungere ad una sua mitigazione attraverso una politica congiunta di previsione e prevenzione;
tale studio ha portato all'individuazione e perimetrazione dei comuni con diverso «livello di attenzione per il rischio idrogeologico» (molto elevato, elevato, medio, basso, non classificabile);
l'aggiornamento effettuato nel gennaio del 2003 mostrava che 5.581 comuni italiani (68,9 per cento del totale) ricadevano in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. Di questi, il 21,1 per cento dei comuni aveva nel proprio territorio di competenza aree franabili, il 15,8 per cento aree alluvionabili e il 32,0 per cento aree a dissesto misto (aree franabili e aree alluvionabili);

oggi, almeno il 60 per cento dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico molto elevato;
la superficie nazionale, classificata a potenziale rischio idrogeologico più alto, è pari a 21.551,3 chilometri quadrati (7,1 per cento del totale nazionale) suddivisa in 13.760 chilometri quadrati di aree franabili e 7.791 chilometri quadrati di aree alluvionabili; le aree a potenziale rischio di valanga ammontano a 1.544 chilometri quadrati, accorpate a quelle di frana;
nel quadro dei fattori che concorrono a definire la pericolosità di una area rispetto ad eventi di dissesto idrogeologico, l'attività antropica ha un ruolo determinante;
spesso l'incidenza umana modifica le dinamiche naturali, incrinando i delicati equilibri di un territorio ad alta fragilità e quindi inducendo nuovi fattori di rischio oppure incrementando la pericolosità di fenomeni di dissesto già presenti;
sarebbe in tal senso necessario intervenire tramite pertinenti mezzi di informazione e di sensibilizzazione, rivolti sia alle autorità competenti in materia di gestione del territorio, sia alla collettività, affinché entrambe le categorie assumano comportamenti e decisioni sull'uso del territorio maggiormente diretti alla salvaguardia degli equilibri naturali e a vietare interventi che possano mettere a rischio la sicurezza delle aree interessate, ciò soprattutto inibendo le iniziative che possono calarsi in aree sensibili o sottoposte a tutela;
i costi delle emergenze sono notevoli e possono essere ridotti solo se si interviene in via preventiva attraverso una costante manutenzione;
nel territorio del nostro Paese gli scenari di pericolosità e di criticità territoriale impongono scelte specifiche di politica territoriale indirizzate alla prevenzione;
la prevenzione dovrebbe basarsi su uno sforzo di ricerca e di studio per dotarsi di adeguati strumenti conoscitivi, sia per il controllo dei fenomeni sia e soprattutto per gli interventi di salvaguardia;
nella consapevolezza che le risorse finanziarie sono limitate e quindi bisogna scegliere, tra i diversi settori di intervento, quelli ai quali va riconosciuta priorità, non può non ritenersi che in tale ambito rientri la difesa e conservazione del suolo in quanto la sicurezza territoriale è indispensabile alla vita delle popolazioni ed agli insediamenti produttivi;
la sicurezza territoriale peraltro va perseguita attraverso una saggia politica di prevenzione per la quale sono necessarie ma non sufficienti le imposizioni di vincoli e limitazioni di uso. L'efficacia di tali regole è subordinata a una costante azione di manutenzione delle opere, degli impianti, delle reti, dei collettori e dei corsi d'acqua naturali che assicurano lo scolo delle acque attraverso un'idonea regolazione idraulica, oltreché alle più rilevanti opere di difesa idrogeologica;
particolare attenzione ai problemi della sicurezza idraulica del territorio è stata dedicata dal Parlamento europeo che ha approvato un importante Direttiva relativa alla valutazione e la gestione dei rischi di alluvione nonché una proposta di direttiva per la conservazione del suolo;
la riduzione del rischio idraulico quale fondamentale strumento di prevenzione è costantemente affermato in tali direttive secondo le quali occorre predisporre i piani di rischio di alluvione incentrati sulla prevenzione, protezione e preparazione. È ormai universalmente riconosciuto che la protezione e conservazione del suolo richiedono costante manutenzione;
si pone con urgenza un duplice problema: evitare che la grave situazione di degrado territoriale peggiori ulteriormente e ridurre il grado di rischio idrogeologico esistente. Tali finalità possono proseguirsi solo attraverso un idoneo programma

di azioni di manutenzione del territorio sul quale la popolazione vive, opera e produce;
un organico programma di manutenzione (adeguamento ed ammodernamento di canali, impianti idrovori, sistemazioni idrauliche, canali collettori, vasche di laminazione, consolidamento, eccetera) dovrebbe avere una durata poliennale e coinvolgere nella realizzazione i soggetti competenti già individuati dalla legislazione vigente;
da una indagine sulle esigenze manutentorie è emerso che occorre un programma poliennale di interventi che, nell'attuale situazione della finanza pubblica, potrebbe essere finanziato attraverso limiti di impegno di durata quindicennale;
l'importo globale dovrebbe consentire investimenti per almeno 5.000 milioni di euro per le azioni di maggiore urgenza (come ad esempio le azioni nei territori soggetti alla subsidenza, gli scolmatori ed impianti per lo scolo ed il sollevamento delle acque);
per la definizione del suddetto programma, da affidarsi ai competenti organi di distretto, sarebbe necessario prevedere che le proposte, nel rispetto del principio di sussidiarietà, provengano dal territorio ossia dai soggetti istituzionali specificamente competenti, previsti dal Decreto legislativo n. 152 del 2006 per la realizzazione della difesa del suolo (Comuni, Province, Consorzi di bonifica e Comunità montane) e siano riferite ad ambiti territoriali definiti idraulicamente;
la previsione e l'esecuzione di un ampio programma nazionale di interventi relativi alla manutenzione del territorio per prevenire i danni da dissesti idrogeologici potrebbe rappresentare uno strumento fondamentale per concorrere a contenere l'attuale situazione di crisi economica, favorendo investimenti in tutti i settori che si interfacciano con le opere idrauliche e con gli interventi di bonifica;
l'azione concertata dello Stato con le altre istituzioni competenti finalizzata alla realizzazione dell'auspicato programma di manutenzione andrebbe ad aggiungersi all'imprescindibile agire ordinario delle Amministrazioni regionali e locali e potrebbe arrecare un concreto contributo alla complessiva azione pubblica in un settore di fondamentale importanza per garantire la tutela degli interessi delle nostre popolazioni, nonché per salvaguardare la loro generale sicurezza,

impegna il Governo

ad intraprendere le occorrenti iniziative, anche di natura normativa volte a promuovere, sostenere ed attuare un organico programma di interventi diretti principalmente alla prevenzione del rischio idrogeologico ed alla manutenzione del territorio ed in tale ambito ad individuare confacenti risorse economiche, in particolare effettuando una ricognizione con finalizzazione convergente di quelle esistenti ma allocate in maniera non coordinata tra differenti regie, oppure valutando l'opportunità di autorizzare pertinenti limiti di impegno o mutui quindicennali, tali da permettere un investimento di almeno 5.000 milioni di euro attraverso cui i soggetti competenti ai sensi della normativa vigente in materia di difesa del territorio e tutela dell'ambiente, segnatamente il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, tra cui i Comuni, le Province, i Consorzi di bonifica e le Comunità montane, possano provvedere all'adeguamento ed all'ammodernamento delle strutture deputate alla funzione di regimazione delle acque quali canali, impianti idrovori, sistemazioni, idrauliche, canali collettori, vasche di laminazione, sistemi di consolidamento, ed altre opere con analoghe finalità.
(7-00132)
«Guido Dussin».

TESTO AGGIORNATO AL 9 GIUGNO 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCILIPOTI e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione della Repubblica Italiana assicura primaria considerazione e previsione al diritto alla salute dell'individuo (articolo 32 Costituzione), apprestando, in tal senso, una completa e piena tutela di fronte alle molteplici aggressioni dirette ed indirette che la stessa rischia di subire;
la Costituzione riconosce, altresì espressamente, la libera iniziativa economica che deve nondimeno svolgersi in armonia con i diritti e le libertà primarie in capo agli individui ed, in particolare, in conformità con le esigenze della sicurezza e della dignità umana (articolo 42, secondo comma, Costituzione);
il concetto tradizionale di salute va oggi integrato con il cosiddetto «stato di benessere», così come individuato dall'OMS, che fa riferimento, complessivamente, ad una situazione caratterizzata da «benessere completo dal punto di vista fisico, mentale e sociale e non, semplicemente, l'assenza di malattie o infermità»;
la salute dell'individuo è condizionata, come da copiosa letteratura medica, dalle condizioni ambientali, territoriali, paesaggistiche in cui il soggetto si trova ad espletare le normali attività quotidiane della vita;
in località Rivara, frazione del Comune di San Felice sul Panaro, comune popolato da 10.000 abitanti circa, è, da anni, in progettazione un massiccio stoccaggio sotterraneo di gas in acquifero, ammontante a complessivi 3 miliardi e 200 milioni di metri cubi di gas, peraltro il primo di questo genere in Italia;
a supporto dell'opera principale dovrebbero trovare realizzazione una imponente ciminiera, capannoni dotati di potenti turbine per immettere nel sottosuolo gas, e numerose centrali di monitoraggio in grado di mortificare ulteriormente il paesaggio e la salubrità dell'aria;
tale realizzazione investirebbe, di fatto, l'ampia zona che annovera i Comuni di Caposanto, Mirandola, Finale Emilia, Medolla, Crevalcore; in buona sostanza, gran parte dell'area nord della provincia di Modena dove risiede una popolazione complessiva di oltre 50.000 abitanti;
l'opera, che potrebbe finire per occupare una superficie assai vasta, è sostanzialmente riconducibile a capitale estero, trattandosi di investimento e capitale di una società inglese, la Independent Resources, risultando la concessione di stoccaggio in capo alla «Independent Gas Management» srl;
detta realizzazione presenta numerose problematiche che possono mettere in serio pericolo lo sviluppo armonico e progressivo del territorio sul quale dovrebbe insistere e più in dettaglio: seri problemi di natura ambientale, dovendosi dotare di particolari strumenti (turbocompressori, inceneritori, torce, rigeneratori, turbine, motocaldaie, compressori ed altro), con emissioni di sostanze altamente inquinanti quali ossidi di azoto e polveri sottili; seri problemi geologici, considerata la natura sismica della zona e le possibili ripercussioni negative che l'opera potrebbe arrecare al già precario equilibrio idrogeologico del luogo;
l'impianto verrebbe ubicato a ridosso di case e vicinissimo ai paesi sopra indicati, in un comprensorio già martoriato da un altissimo tasso di malattie tumorali, tant'è che numerose riserve sono state avanzate, nel tempo, da insigni primari,

medici e geologi in merito alla eventuale presenza di simile struttura in quest'area ad alta densità abitativa;
nella fascia insediativa di riferimento le problematiche dovute all'alto tasso di inquinamento, originato dalle emissioni di sostanze nocive e pericolose per l'organismo umano, addebitabili ad una notevole serie di fattori, quali attività, industrie e stabilimenti dell'uomo con annesso inquinamento chimico, acustico e da polveri sottili, hanno, ormai da tempo, superato la soglia di normale tollerabilità;
diverse pubblicazioni e numerosi studi a carattere scientifico indicano come l'emissione di polveri sottili sia stretto fattore di nocumento per la salute dell'uomo, essendo causa diretta di malattie pericolose e mortali alle vie respiratorie quali la broncopneumopatia cronica ostruttiva;
l'esigenza di immediata tutela della salute della collettività residente e limitrofa ha trovato, non a caso, riscontro nella costituzione di appositi comitati civici che hanno esternato, fattivamente e motivatamente, prima perplessità, indi dura opposizione, unitamente a tutti gli Enti locali interessati (Comuni, Unioni di comuni, Provincia e Regione) che hanno espresso pareri nettamente contrari al progetto;
per di più la società interessata alla realizzazione, a fronte delle manifestazioni di aperta contrarietà, si è posta in forte antitesi con il contesto sociale locale, arrivando a citare in giudizio il sindaco pro tempore del Comune di Finale Emilia, comune limitrofo al luogo in cui dovrebbe insistere l'opera, e il relativo comitato, determinando, per ciò stesso, diffuso sconcerto e ulteriori perplessità;
nel corso dell'ultimo lustro, numerose interrogazioni parlamentari presentate ai Governi che si sono via via succeduti, non hanno portato ad una soluzione definitiva o, quanto meno, a delle certezze in merito all'eventuale realizzazione dell'opera, a tutt'oggi ancora ipoteticamente realizzabile;
più precisamente nel 2007, Governo Prodi, la commissione ministeriale competente a valutarne l'impatto ambientale (VIA) esprimeva parere negativo interlocutorio, bocciando il primo progetto, ma consentendone la predisposizione e la presentazione, a cura degli interessati, di ulteriori che sembrano essere in dirittura d'arrivo;
sarebbe, altresì, trapelata una corrente, animata da insigni esponenti dell'attuale Parlamento e Governo, favorevole alla realizzazione del progetto che si porrebbe in netto contrasto con le più recenti politiche nel settore energetico, orientate sempre più verso forme di energia rinnovabile ed alternativa rispetto alle fonti tradizionali fossili, altamente nocive ed inquinanti;
tutto ciò richiederebbe, in tempi estremamente contenuti, una posizione coerente da parte di questo Governo che dovrebbe, pertanto, manifestarsi con un fermo, chiaro ed inequivocabile diniego al compimento della struttura di stoccaggio -:
quali risultino essere le informazioni in possesso del Governo sullo stato attuale dell'iter autorizzativo e quali valutazioni, dati ed elementi raccolti in atti siano, eventualmente, a suffragio dell'indispensabilità dell'opera;
come intenda meglio intervenire il Governo per impedire l'introduzione di un sistema altamente invasivo, in una zona interessata da notevoli fattori inquinanti, e quali misure e/o provvedimenti si intende adottare per evitare il netto aumento dello squilibrio idrogeologico e paesaggistico che potrebbe verificarsi;
quali risultino al Governo essere le conseguenze, in caso di realizzazione dell'opera, sulla salute e sul benessere della popolazione ivi residente ed, in ogni caso, quali concreti provvedimenti verranno adottati a tutela delle stesse.
(5-01106)

GIORGIO MERLO e GIULIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
recenti disposizioni di Poste Italiane rischiano di mettere in ginocchio migliaia di testate a livello locale, aggravando la già precaria salute dell'editoria locale;
infatti, a partire dal 1o aprile prossimo Poste Italiane impone, per la postalizzazione di stampe periodiche, una serie di disposizioni tecnico-logistiche che rischiano di mettere in crisi numerose testate settimanali di informazione locale. Mentre per quotidiani e bisettimanali esiste un'altra corsia specifica, senza dover ottemperare a particolari vincoli. Si tratta sostanzialmente di due questioni: a) l'omologazione delle singole testate quanto a modalità di applicazione dell'indirizzo ed al confezionamento dei pacchi; b) la cellophanatura obbligatoria di ogni copia. Se per l'omologazione non ci sono particolari difficoltà, per la cellophanatura si evidenzia un'insopportabile imposizione;
secondo Poste Italiane non ci sono questi obblighi per quotidiani o bisettimanali. Infatti quotidiani e bisettimanali sono esenti da queste imposizioni e possono fruire di un recapito tempestivo. Il nodo cruciale è appunto l'assimilazione dei settimanali locali di informazione ai quotidiani o ai bisettimanali. Perché, di fatto, hanno le stesse caratteristiche di informazione, di foliazione, di taglio redazionale, di servizio capillare sul territorio. Da sottolineare, inoltre, nel caso dell'obbligo del cellophane, l'impatto antiecologico dell'operazione, che diventa inoltre costoso per le testate, comportando in più l'allungamento dei tempi di allestimento e quindi di postalizzazione;
ma l'aspetto di maggior criticità è dovuto all'aggravio di costi per delle testate - i settimanali locali, appunto - che sono colpiti da una forte caduta degli introiti pubblicitari. In questi frangenti di crisi appare quindi davvero un controsenso gravare di costi e problemi testate che rischiano di veder salire i costi di allestimento, di dover ridimensionare forse nella tiratura e di cercare soluzioni tipografiche diverse e più dispendiose. Ora, l'unica richiesta per non indebolire in modo irreversibile un settore decisivo per la libertà di informazione nel nostro paese è quella di garantire una sospensione - o una proroga - del termine del 1o aprile. Puntando, poi, in tempi brevi, a far equiparare le testate ai quotidiani e ai bisettimanali -:
quali siano alla luce di queste considerazioni, le iniziative concrete che il Governo intende mettere in campo per evitare uno stillicidio incomprensibile di moltissime testate locali che possono indebolire lo stesso pluralismo editoriale e culturale nel nostro paese.
(5-01110)

Interrogazioni a risposta scritta:

RONDINI e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'attività di vendita della stampa quotidiana e periodica è disciplinata dal decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170;
l'attività di vendita esclusiva, come definita dall'articolo 1, comma 2, lettera a), del sopracitato decreto legislativo, negli ultimi anni ha subito le conseguenze della crisi generale che ha colpito il settore dell'editoria, con un lento, ma costante calo del venduto, senza contare la diffusione, soprattutto nelle grandi città, del fenomeno della Free Press che, pur non avendo generato un significativo ritorno economico agli editori, ha tolto ulteriori clienti alla categoria degli edicolanti;
all'incremento dei punti vendita, in particolare quelli non esclusivi, dovuto al sopracitato decreto che ha previsto l'autorizzazione all'esercizio di punti vendita presso bar, distributori, librerie e supermercati, non è seguito un proporzionale incremento del venduto, con la conseguenza di ridurre il ricavo medio del singolo esercente;

il diritto all'informazione è sancito dall'articolo 21 della Costituzione e ribadito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 420 del 1994;
le rivendite di stampa rappresentano una garanzia per la salvaguardia del diritto all'informazione, e va in particolare ricordato che, in virtù dell'Accordo Nazionale in vigore dal 2006 e sottoscritto da FIEG, categorie dei rivenditori e distributori, la rete di vendita esclusiva ha l'obbligo di porre in vendita tutto il prodotto inviato dalle agenzie di distribuzione, garantendo parità di trattamento tra tutte le testate presenti nel punto vendita;
le rivendite di stampa offrono alla comunità un importante servizio di diffusione dell'informazione, della conoscenza e del sapere, oltre ad essere, nell'ambito degli abitati in cui insistono, un punto di aggregazione sociale di significativa importanza -:
se sia intenzione del Governo rivedere la disciplina che definisce il mercato dell'editoria al fine di tutelare in particolare gli esercizi che svolgono attività di vendita esclusiva della stampa quotidiana e periodica;
se sia intenzione del Governo prevedere, a partire dalla prossima legge finanziaria, forme di agevolazioni e finanziamenti per gli esercenti che svolgono attività di vendita esclusiva della stampa quotidiana e periodica per incoraggiare l'aumento delle superfici espositive, la ristrutturazione di chioschi e negozi e l'acquisto di nuove strutture più moderne al fine di favorire il rilancio delle attività non solo dal punto di vista commerciale, ma anche come elemento essenziale dell'aggregazione sociale e della vita collettiva in ambito locale.
(4-02495)

MISIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
gli enti accreditati di servizio civile devono, per la gestione ordinaria di ogni attività connessa al servizio civile stesso, avvalersi di un apposito sistema informativo, utilizzabile mediante internet, denominato «sistema Helios»;
a tale sistema è possibile accedere tramite il sito di Ufficio Nazionale per il Servizio Civile;
su tale sito è possibile trovare una breve presentazione del sistema informativo Helios che recita «Il sistema informativo Helios, nasce come risposta tecnologica all'esigenza di cambiamento del Servizio Civile, da "obbligatorio" a "volontario" (legge 6 marzo 2001, n. 64) e al conseguente aggiornamento delle procedure operative che mettono i "Progetti" al centro del sistema Servizio Civile Nazionale. Helios, nell'ottica della semplificazione burocratica, privilegia i diritti del cittadino mediante l'attuazione di una politica di gestione amministrativa trasparente ed agile automatizzando una serie di processi interattivi tra l'UNSC, gli Enti e i Volontari. È un sistema integrato in grado di soddisfare contemporaneamente le diverse esigenze permettendo al tempo stesso di condividere, coordinare e controllare le informazioni con semplicità e facilità d'uso. L'uso del sistema tende a minimizzare la forma cartacea, attraverso la acquisizione delle informazioni direttamente da chi le genera, con notevolissimi vantaggi in termini di precisione, coerenza e tempestività dei dati. Le principali caratteristiche tecniche sono una soluzione basata su Internet, l'uso di tecnologie all'avanguardia, l'utilizzo di una piattaforma di ultima generazione e l'impiego di un solido DBMS»;
nonostante quanto scritto nella presentazione riportata, il sistema informativo Helios ha una strana particolarità: l'accesso è possibile esclusivamente tramite il browser Internet Explorer, versione 6 e successive;
tentare l'accesso al sistema informativo Helios con browser diversi, ed in specifico con browser utilizzabili gratuitamente

da parte degli enti accreditati (come ad esempio Mozilla Firefox) fa comparire la scritta «attenzione! Il browser utilizzato non è compatibile con il sistema Helios»;
risulta pertanto evidente come l'utilizzo, oltretutto obbligatorio per una gestione ordinaria del servizio civile, del sistema informativo Helios presupponga l'onere, per l'ente accreditato, di dotarsi di una licenza a pagamento rilasciata esclusivamente da un'unica azienda privata (in questo caso Microsoft);
ciò comporta non solo un vantaggio esclusivo, nella gestione di un sistema informativo pubblico, per un'azienda, ma fa gravare costi sugli enti accreditati, che in alta percentuale sono enti pubblici, facilmente evitabili utilizzando browser gratuiti e tecnologicamente affidabili quanto quelli di Microsoft;
il «documento relativo alla programmazione finanziaria per l'anno 2009» di Ufficio Nazionale per il Servizio Civile stabilisce una dotazione finanziaria di euro 1.650.000 alla voce 46 recante «spese per l'adeguamento, la gestione e il funzionamento del sistema informatico» specificando che «si prevede di finanziare con l'importo di euro 500.000 il contratto per assistenza tecnica al sistema Helios comprensivo di attività di analisi per la digitalizzazione delle procedure di approvazione dei progetti, con eliminazione dei cartaceo. Tale contratto sarà assegnato a seguito di gara europea, sulla base di un capitolato tecnico già predisposto» -:
quali siano le ragioni che hanno portato alla scelta tecnologica descritta in premessa, palesemente in contrasto sia con i principi della libera concorrenza e dell'oculato utilizzo della risorsa pubblica;
quali provvedimenti si intendano adottare per sanare l'anomalia descritta, anche utilizzando le risorse dedicate all'aggiornamento del sistema Helios e già contenute nel documento di programmazione finanziaria 2009 di UNSC.
(4-02496)

MURGIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
contro la crisi economica, il Cipe il 10 marzo 2009, ha sbloccato decine di opere pubbliche, per un investimento di 17 miliardi e 800 milioni di euro;
il Governo, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, ed i consensi raccolti, ha «dimenticato» la Sardegna;
tra i 17 miliardi e 800 milioni stanziati dal Cipe, c'è spazio solo per un intervento nell'isola: il sistema urbano e metropolitano di Cagliari;
ovviamente la maggior parte degli investimenti sbloccati, sono destinati al Nord Italia: dalla nuova strada Brescia, Bergamo, Milano alla tangenziale est di Milano per l'accessibilità all'aeroporto di Malpensa;
lo stesso finanziamento per il ponte sullo stretto - circa un miliardo di euro - non lascerà un'impronta indelebile in quanto i soldi stanziati servono solo per la progettazione di massima, dunque, non aprirà alcun cantiere, non partiranno i lavori, non ci saranno operai assunti;
questo «intervento pubblico per l'economia», al quale si è rapidamente convertito il Governo, ha cancellato l'unica opera, almeno in Sardegna, pronta a partire, a dare lavoro e creare sviluppo: la Olbia-Sassari a 4 corsie;
con un atto ufficiale del 29 agosto del 2008, lo stesso Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si era impegnata firmando un'ordinanza, con cui finanziava tutte le opere per il G8, compresa la Olbia-Sassari;
proprio in relazione a quest'ordinanza che la struttura di missione del G8, ha avviato le gare d'appalto per gli 8 lotti della nuova strada;

le 800 imprese che hanno presentato le offerte, aspettano solo l'esito della gara per partire con i lavori -:
se il Governo intenda dare seguito all'impegno assunto dal Presidente del Consiglio il 29 agosto 2008 e dare al nord della Sardegna un asse viario capace di collegare in sicurezza e velocità i due aeroporti (Olbia e Alghero), i due porti (Olbia e Porto Torres) e i due capoluoghi (Olbia e Sassari);
se il Governo non ritenga necessario attuare un «piano di rinascita» per il nord della Sardegna anche in vista di un evento unico e irripetibile come il G8.
(4-02512)

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AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
a Camp Ashraf, nel Nord dell'Iraq, si trovano tuttora circa 3.500 rifugiati iraniani, oppositori del regime di Teheran e membri dell'Organizzazione dei Mojahidin del Popolo dell'Iran (OMPI), disarmati e sotto la protezione del diritto internazionale umanitario, e in particolare della IV Convenzione di Ginevra;
dall'inizio di gennaio 2009 la protezione di Camp Ashraf è stata trasferita dalle forze armate degli Stati Uniti a quelle dell'Iraq;
in questo periodo, il Ministro per i diritti umani iracheno ha visitato due volte Ashraf riaffermando l'impegno a rispettare la sicurezza dei residenti; tuttavia, il Commissario per la sicurezza nazionale Mowaffak al-Rubaie notoriamente molto vicino al regime iraniano, ha dichiarato di volere «porre fine ad Ashraf»;
Mowaffak al-Rubaie ha dichiarato fin dal 2006 di volere imporre un blocco all'accesso di cibo, medicinali e combustibile per i residenti di Ashraf;
la riduzione progressiva di medicinali, equipaggiamenti medici e visite di specialisti ad Ashraf ha effettivamente accentuato i problemi per la salute dei residenti;
nel corso di una cerimonia tenuta il 2 gennaio 2009 per il passaggio di consegne di una parte del territorio dalle forze armate statunitensi a quelle irachene, il primo ministro iracheno Al-Maliki ha dichiarato che i membri dell'OMPI non potranno restare in Iraq;
in un'intervista alla rete televisiva del regime iraniano in lingua araba Al-Aalam, il primo ministro Al-Maliki ha inoltre dichiarato a proposito dei rifugiati residenti ad Ashraf: «Non li costringeremo ad alcuna decisione contro la loro volontà, salvo che per una cosa: li costringeremo a non rimanere in Iraq»;
è universalmente noto che i membri dell'OMPI affronterebbero persecuzioni, tortura ed esecuzioni se dovessero essere consegnati al regime di Teheran;
il 19 gennaio 2009, il signor Al-Rubaie nel corso di una visita a Teheran ha attaccato più volte con varie dichiarazioni l'OMPI e i residenti di Ashraf;
il 23 gennaio 2009 l'agenzia France Press ha scritto da Teheran: «il consulente iracheno per la sicurezza nazionale ha affermato che l'Iraq pianifica di estradare i membri di un gruppo di opposizione iraniano che hanno "sangue iraniano sulle loro mani" ed ha aggiunto che il governo iracheno avrebbe chiesto agli Stati Uniti e a diversi Stati europei di accettare nel loro territorio una parte dei residenti di Ashraf;
Mouwaffaq Al-Rubaie ha ordinato alle forze armate irachene di non consentire l'accesso al campo di Ashraf ai familiari dei residenti, e il 9 febbraio 2009

quindici familiari - inclusi quattro minori - sono stati effettivamente fermati all'ingresso del campo;
tutti questi episodi formano il quadro di un Camp Ashraf trasformato in un'enorme prigione, con gravi carenze di rifornimenti, isolamento dei residenti e minacce di espulsione, contrariamente al diritto internazionale umanitario;
con la risoluzione in commissione n. 7/00047, approvata con modifiche dalla III Commissione della Camera il 3 dicembre 2008 (8-00019), il Governo si è impegnato a chiedere alle autorità irachene e statunitensi di tenere conto della esigenza di rigoroso accertamento di eventuali responsabilità di singoli appartenenti alla predetta OMPI e al contempo di garanzia dei diritti di difesa, e in particolare di non rimpatriare in modo forzato verso l'Iran qualsiasi membro dell'opposizione, profugo o richiedente asilo iraniano, il quale correrebbe, il grave rischio di subire persecuzioni, e di lavorare, in particolare, con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e altri soggetti al fine di trovare una soluzione duratura soddisfacente alla situazione delle persone attualmente ospitate presso il Camp Ashraf -:
se il Governo sia stato informato dal Governo iracheno circa tali sviluppi della situazione di Camp Ashraf e abbia ricevuto alcuna richiesta circa l'eventuale accoglienza in Italia di suoi residenti;
se il Governo abbia sollevato, in sede bilaterale con il Governo iracheno e con gli altri Governi interessati, la questione della necessità di assicurare un'effettiva protezione dei residenti di Ashraf nel quadro del diritto internazionale umanitario e in particolare della IV Convenzione di Ginevra e di smentire l'ipotesi di una loro espulsione.
(2-00334)
«Zamparutti, Ciccioli, Angeli, Bellanova, Beccalossi, Bernardini, Biava, Consolo, Cristaldi, Di Virgilio, Dima, Duilio, Fadda, Farina Coscioni, Lamorte, Lolli, Mancuso, Mazzocchi, Mecacci, Melis, Mosella, Angela Napoli, Piccolo, Porcu, Raisi, Saltamartini, Sbai, Schirru, Taddei, Tempestini, Tocci, Touadi, Tremaglia, Vannucci, Aracri, Barbaro, Malgieri, Mannucci, Proietti Cosimi, Castiello, Ceccacci Rubino, Landolfi, Moffa, Traversa, Granata, Luciano Rossi, Pizzolante, Berruti».

Interrogazione a risposta scritta:

TORRISI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il connazionale Francesco Cavallaro nato a Paternò il 3 gennaio 1965 da Salvatore Cavallaro e Rosa Messina, già deceduta nel 1986, dopo avere assolto agli obblighi di leva, si trasferiva stabilmente in Germania alla ricerca di una attività lavorativa. Dopo un lungo peregrinare in territorio tedesco, giungeva a Monchengladbach (Germania occidentale), dove ha svolto l'attività di pizzaiolo, regolarizzando la propria posizione di emigrato attraverso l'iscrizione all'A.I.R.E.;
nel corso dell'ultimo ventennio il Cavallaro tornava in Italia sempre meno spesso e ad intervalli di tempo assai lunghi, mantenendo con la sua famiglia di origine rapporti epistolari e telefonici. Va precisato che costui non si è mai sposato e non ha mai avuto figli;
il 12 settembre 2008 il Padre Salvatore Cavallaro scopre dalla lettura di uno stato di famiglia, richiesto al Comune di Paternò per altri motivi, che Francesco è deceduto in Germania il 10 aprile 2005, ne è conseguito un notevole choc per tutta la famiglia la quale, pur essendo abituata ai lunghi periodi di assenza di Francesco, era a lui molto legata;
immediatamente il signor Cavallaro si attiva per capire il motivo per cui nessuno della famiglia era mai stato avvertito della morte del proprio congiunto da parte delle Autorità, chiedendo spiegazioni

prima al Comune di Paternò, ma senza nessun riscontro, e poi recandosi direttamente presso il luogo della morte del figlio. Ivi ha appreso dalle Autorità tedesche che Francesco è deceduto per cause naturali e non violente, come è emerso dall'autopsia e che il cadavere è stato identificato per mezzo delle impronte digitali. Apprendeva inoltre che il corpo del proprio figlio era stato addirittura cremato in mancanza di ogni presupposto autorizzativo e che le sue ceneri giacevano presso il cimitero di Monchengladbach in una tomba senza foto né nome, contrassegnata solamente da un anonimo numero;
al rientro in Italia, si metteva subito in contatto con il Ministero degli Affari Esteri il quale indicava come Consolato competente per territorio quello di Colonia. Quest'ultimo, interpellato sulla vicenda, non forniva risposte esaurienti, scaricando la responsabilità ora sulle autorità tedesche ora sul comune di Paternò in ordine al mancato avviso alla famiglia dell'avvenuto decesso nonché riguardo alla cremazione certamente non voluta né dal defunto nè dalla sua famiglia;
attualmente le ceneri di Francesco si trovano ancora in Germania, nonostante il padre abbia fatto tutto quanto necessario dal punto di vista burocratico per il trasferimento in Italia delle ceneri;
il Consolato d'Italia in Colonia, sebbene interessato della vicenda e sollecitato diverse volte, tuttora non ha fatto nulla di quanto in suo potere per il rimpatrio delle ceneri di Francesco, negando ogni aiuto e mostrando un completo disinteresse a questa triste storia, nonostante l'interessamento dei mezzi di informazione a questo caso singolare;
la famiglia del defunto insiste innanzitutto nel volere restituito ciò che resta del proprio congiunto, in modo che le sia data la possibilità di provvedere ad una adeguata sepoltura presso il cimitero di paternò, oltre un adeguato risarcimento dei danni subiti sia sul piano morale e religioso sia sulle ripercussioni che la vicenda ha avuto sullo stato di salute dell'anziano padre -:
quali iniziative il Ministero degli Esteri intenda intraprendere per la soluzione di questa incresciosa vicenda.
(4-02501)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MAGGIO 2009

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LANZARIN, BITONCI e ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Regione Veneto, nell'ambito delle proprie competenze in materia di risorse idriche, ha proceduto alla definizione del Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (M.O.S.A.V.) approvato con DGR n. 1688 del 16 giugno 2000;
il progetto, realizzato dalla società Veneto Acque, prevede inoltre la contestuale realizzazione di un progetto di sistemazione del medio corso del Brenta fra Cartigliano e Piazzola Sul Brenta, con finalità principale la laminazione delle piene, che ha anche valenza di miglioramento della ricarica fiume-falda. Tale progetto prevede, in sostanza, la costruzione di cinque rampe stabilizzatrici del fondo (S3, S5, S6, S7, S9) lungo l'asta del fiume Brenta tra Nove e Cartigliano;
il progetto, di cui è stato chiesto il giudizio di compatibilità ambientale (VIA) di competenza regionale, è stato depositato, in data 25 giugno 2008, presso le amministrazioni provinciali di Padova e Vicenza, le Amministrazioni comunali, il Consorzio di bonifica e l'A.T.O. Brenta, con il titolo «Intervento finalizzato alla riqualificazione morfologica, alla laminazione delle piene ed alla tutela quantitativa della falda sotterranea del corso medio del fiume Brenta»;

nel territorio interessato dagli interventi è presente una falda indifferenziata che emerge in superficie immediatamente a valle di Camazzole e interagisce con il fiume per effetto della particolare idrogeologia del suolo; ossia la falda viene alimentata dal Brenta più a nord verso Bassano (fase disperdente) e drenata dallo stesso più a sud (fase drenante);
tale falda, negli ultimi anni ha mostrato segni di diminuzione del volume complessivo e, secondo gli enti locali territorialmente interessati ed in particolare il comune di Cartigliano, le traverse proposte ai fini della riduzione dell'incisione dell'alveo, potrebbero avere impatti significativi sul recupero della capacità di ricarica delle falde idriche;
il territorio compreso tra Bassano e Carmigniano, e più in generale tutta l'area pedemontano-veneta, custodisce la riserva idrica più importante della Regione Veneto ma allo stesso tempo presenta caratteristiche di vulnerabilità legate alla particolare conformazione geologica del suolo, tant'è che uno degli obiettivi principali del M.O.S.A.V. è quello del recupero della capacità di ricarica delle falde idriche;
il territorio dei comuni di Cartigliano e Nove presenta significative criticità sia per la localizzazione immediatamente a sud di una serie di impianti potenzialmente inquinanti, come il depuratore consortile, il digestore dei rifiuti solidi urbani del bacino bassanese, nonché la grande discarica intercomunale attualmente esaurita, sia per i preoccupanti fenomeni di erosione causati dalle escavazioni sul greto del fiume Brenta effettuate nei decenni precedenti;
l'asta del fiume Brenta ha una particolare valenza ambientale e naturalistica sostenuta da appositi programmi, finanziati con contributi regionali e comunitari, ai fini della promozione e della valorizzazione delle attrazioni turistiche della zona;
nella zona insistono importanti siti SIC e ZPS, con ambiti e specie di interesse prioritario, che non possono non risentire la modifica del sistema fluviale, visto che vengono modificati tre principali parametri come la profondità dell'acqua, la velocità della corrente e la tipologia di substrato; gli effetti cumulativi dei lavori sugli obiettivi di conservazione potrebbero provocare impatti irreversibili sugli ambiti e sulle specie protette che occorrerebbe mitigare e compensare secondo il disposto delle direttive comunitarie;
la pubblicazione del progetto di sistemazione del medio corso del Brenta fra Cartigliano e Piazzola Sul Brenta, effettuata nell'ambito della VIA ha suscitato enormi preoccupazioni ai cittadini locali portatori di interessi diffusi che hanno formulato osservazioni al progetto;
la delibera n. 37, del 24 settembre 2008, del Consiglio comunale del Comune di Cartigliano (Vicenza), approvata nell'ambito della procedura di VIA, chiede la subordinazione della realizzazione delle rampe S3, S5, S6, S7, S9 ai risultati del monitoraggio della prima fase dei lavori di realizzazione delle prime due rampe S1 e S2, in località Nove e Cartigliano, nonché all'istituzione di un tavolo istituzionale con la presenza della Regione, dell'A.T.O. Brenta e degli altri soggetti interessati, diretto a tutelare e compensare gli enti locali, per i vincoli ed i potenziali danni ambientali; tale tavolo dovrebbe prevedere anche l'individuazione di un soggetto terzo che garantisca il controllo e la corrispondenza dei prelievi dell'acqua sostenibili, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, secondo le osservazioni dell'A.T.O. Brenta;
le preoccupazioni del Comune di Cartigliano si ritengono fondate e infatti sarebbe opportuna e appropriata ai fini della tutela dell'ambiente la subordinazione dei lavori all'istituzione di un tavolo istituzionale e ai risultati del monitoraggio preventivo sulla realizzazione delle prime due rampe S1 e S2;
la delibera comunale chiede inoltre alla Regione Veneto garanzie per evitare l'eventuale inquinamento della falda e ulteriori

aggravi dei fenomeni di erosione, nonché un Piano di sistemazione generale, anche infrastrutturale, volto al mantenimento del valore naturalistico-ambientale e di attrazione turistica del sito -:
se il Ministro, nell'ambito delle proprie competenze per la tutela dell'ambiente, intenda appurare la fondatezza delle preoccupazioni dei cittadini portatori di interessi diffusi e degli enti locali territorialmente interessati ricordate in premessa, in particolare in merito agli effetti delle rampe sulla ricarica delle falde e sul fenomeno erosivo ai fini della tutela della risorsa idrica, nonché in merito all'incidenza dei lavori sugli ambiti prioritari dei SIC e ZPS presenti nella zona.
(5-01108)

MARIANI, BRATTI, BRAGA, REALACCI e MARGIOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 61 del 1994 all'articolo 1 attribuiva all'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (ANPA) «il compito della raccolta sistematica, anche informatizzata e della integrale pubblicazione di tutti i dati sulla situazione ambientale, anche attraverso la realizzazione del sistema informativo e di monitoraggio ambientale in raccordo con i Servizi tecnici nazionali; la elaborazione di dati e di informazioni di interesse ambientale, la diffusione dei dati sullo stato dell'ambiente, la elaborazione, verifica e promozione di programmi di divulgazione e formazione in materia ambientale»;
l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT) istituita dall'articolo 38 del decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999, nata dalla fusione tra ANPA ed il Dipartimento per i servizi tecnici nazionali della Presidenza del Consiglio dei ministri, secondo il dettato normativo contenuto nel decreto del Presidente della Repubblica n. 207 dell'8 agosto 2002 riprendeva le funzioni istituzionali dell'ANPA in tema di raccolta e diffusione dei dati ambientali;
nell'ambito dei propri compiti istituzionali l'ANPA prima e successivamente l'APAT avevano quindi avviato la pubblicazione dell'Annuario dei dati ambientali e del Rapporto rifiuti che costituiscono un punto di riferimento nel panorama degli strumenti di informazione ambientale, frutto dell'attività sinergica del sistema delle agenzie per l'ambiente;
l'Annuario dei dati ambientali e il Rapporto rifiuti vengono utilizzati a livello nazionale per la pianificazione delle politiche ambientali e per la comunicazione delle principali problematiche legate all'utilizzo delle risorse ambientali e alla gestione dei rifiuti;
la base informativa dell'annuario e del rapporto rifiuti viene aggiornata annualmente anche grazie alla messa a punto di nuovi strumenti di acquisizione dati e di meccanismi di reporting ambientale;
l'articolo 28, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, recante «disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», al fine di garantire la razionalizzazione delle strutture tecniche statali, ha istituito l'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale);
l'articolo 28, comma 2, del succitato decreto-legge, ha attribuito all'ISPRA le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale dell'APAT, dell'INFS e dell'ICRAM, i quali sono soppressi a decorrere dalla data di insediamento dei commissari di cui al comma 5 del medesimo articolo;
l'articolo 28, comma 4, del citato decreto-legge n. 112 del 2008, ha disposto che la denominazione «Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale», sostituisce ad ogni effetto ed ovunque presente le denominazioni APAT, INFS ed ICRAM;

l'ISPRA in forza delle suddette norme continua a svolgere le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici di cui all'articolo 38 del decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell'istituto nazionale per la fauna selvatica di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto che, ad oggi, marzo 2009, l'Annuario dei dati ambientali 2009 e il Rapporto rifiuti 2009 non sono stati ancora pubblicati, pur essendo stati raccolti da ISPRA tutti i dati relativi agli indicatori considerati attraverso l'attivazione di regioni, agenzie regionali per l'ambiente ed osservatori regionali e nazionali;
se il Ministro intenda chiarire le motivazioni della mancata pubblicazione dell'Annuario dei dati ambientali 2009 e il Rapporto rifiuti 2009;
se gli organi commissariali dell'ISPRA, alla luce dell'utilità dell'Annuario dei dati ambientali e del Rapporto rifiuti per la programmazione e lo sviluppo delle politiche ambientali nel nostro Paese, intendano impegnarsi a mantenerne la pubblicazione annuale.
(5-01109)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, ha introdotto un «bonus straordinario per famiglie, lavoratori, pensionati e non autosufficienti»;
la citata norma, al comma 3, lettera g) ha previsto che un beneficio di 1.000,00 euro spetti «al nucleo familiare con componenti portatori di handicap per i quali ricorrano le condizioni previste dall'articolo 12, comma 1, del citato Testo unico, qualora il reddito complessivo familiare non sia superiore a euro trentacinquemila»;
l'Agenzia delle entrate, con circolare n. 2/E del 3 febbraio 2009, ha fornito chiarimenti in ordine alle modalità applicative della disposizione in esame. In particolare, con riferimento alla tipologia sopra enunciata, ha chiarito che «il riferimento generico ai "componenti" del nucleo familiare porta a ritenere che la norma in esame sia applicabile in tutti i casi in cui nel nucleo familiare sia presente il coniuge, un figlio o altro familiare ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per i quali ricorre la condizione di persona fiscalmente a carico ai sensi dell'articolo 12 del Tuir» -:
se il Ministro sia a conoscenza del fatto che l'interpretazione della norma, così come formulata nella suddetta circolare, sembrerebbe escludere dal beneficio i casi in cui un portatore di handicap ai sensi della legge 104/92 sia l'unico componente il proprio nucleo familiare e cosa intenda fare per evitare che un portatore di handicap, che avesse la sventura di non avere familiari conviventi,sia oltremodo penalizzato nell'ambito del procedimento di erogazione del bonus rispetto ad analogo soggetto che invece fosse a carico di propri familiari;
se non ritenga opportuno che l'Agenzia fornisca precise istruzioni al riguardo, posti i termini ravvicinati per l'espletamento degli obblighi di richiesta.
(2-00335)
«Laratta, Graziano, Farinone, Froner, Marchi, Ria, Trappolino, Argentin, Marco Carra, Vassallo, Berretta, Schirru, Bucchino, Lenzi, Margiotta,

Grassi, Lucà, Esposito, De Torre, Lovelli, Baretta, Brandolini, Bossa, Concia, Servodio, Enzo Carra, Motta, Codurelli, Pes, Lo Moro, Cesare Marini, Boccuzzi, Laganà Fortugno, Minniti, Vaccaro, Fedi».

Interrogazioni a risposta scritta:

PISICCHIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la drammatica crisi economica che attanaglia e stravolge le già precarie condizioni delle famiglie italiane, avrebbe dovuto trovare un sia pur minimo ristoro dalla istituzione da parte del governo della cosiddetta social card varata per sovvenire alle immediate necessità di 1.300.000 italiani, per lo più pensionati sopra ai 65 anni e famiglie con figli con età inferiore ai tre anni;
com'è noto la social card rappresenta un aiuto pari a 40 euro al mese che può essere richiesto allorquando ricorrano i requisiti stabiliti dalla legge. Si tratta dunque, di un intervento che ha un significato economico rilevante per una fascia sociale non irrilevante che versa in condizioni di povertà e rispetto a cui l'erogazione di un sia pur ridotto sostegno economico è sempre meglio che nulla;
l'introduzione della social card, tuttavia, comporta una riduzione ingente dei trasferimenti statali destinati ai servizi sociali dei Comuni, rischiando, così, di causare l'improcedibilità di ogni politica sociale da parte delle istituzioni locali, più consapevoli dei bisogni del territorio;
oltretutto l'utenza fino ad oggi registrata, pari a 423.000 indigenti, mentre resterebbero ancora 200.000 pratiche in attesa e 147.000 carte non ricaricate, dimostrerebbe come solo una quota minoritaria di indigenti abbia avuto la possibilità di fruirne, a fronte di un clamore mediatico molto acceso;
la crisi economico-sociale potrebbe avere tempi non brevi e che, anche in ragione di questa circostanza, potrebbe essere necessario prevedere una normazione che renda strutturale l'intervento di sostegno agli indigenti all'interno di un significativo e strategico ampliamento dell'intervento pubblico contro la povertà -:
se il Ministro non intenda assumere ogni utile iniziativa volta a snellire le procedure burocratiche per l'accesso alla social card, che oggi fanno registrare, come già sottolineato, tra domande inevase e carte prive di ricarica quasi 350.000 sofferenze di cittadini indigenti per i quali l'accesso al poco che passa il Governo rappresenta un essenziale aiuto alimentare;
quali urgenti e calibrati interventi il Governo intenda assumere per affrontare, in una dimensione strategica e non frammentaria e imposta dall'emergenza, il problema della povertà che attanaglia sempre maggiori quote di cittadini e di famiglie italiane.
(4-02498)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con sentenza n. 1402/09 la terza sezione del Tar del Lazio ha annullato le disposizioni contenute nel capo IV del regolamento di organizzazione del Ministero approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 31 gennaio 2008;
detto capo IV recava disposizioni sull'articolazione territoriale del Ministero dell'economia e delle finanze, con la previsione della soppressione di 80 uffici territoriali;
fonti sindacali asseriscono che sarebbe intenzione del Ministero di confermare la soppressione degli 80 uffici periferici di cui sopra a mezzo di un provvedimento diverso nella forma ma non nella sostanza -:
se e quali siano le effettive decisioni che il Ministro interrogato ha assunto o intende assumere al riguardo.
(4-02506)

FAVA, RONDINI, TORAZZI e BRIGANDÌ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
consta agli interroganti che siano in corso, da parte di numerose Agenzie delle entrate della Regione Lombardia, spedizioni di avvisi di liquidazione di imposta e sanzioni su compravendite immobiliari effettuate con il beneficio della prima casa (ovvero con imposta agevolata al 4 per cento anziché l'applicazione dell'Iva al 10 per cento);
in particolare, nei detti avvisi di liquidazione di imposta, ai sensi della normativa di cui all'articolo 6 decreto ministeriale 2 agosto 1969 del Ministero dei lavori pubblici, verrebbe applicata (oltre alle sanzioni di rito) l'Iva al 10 per cento anziché l'imposta di registro al 4 per cento prevista per l'acquisto di prima casa, sulla base del fatto che «le dimensioni degli immobili censiti al catasto fabbricati superano i 240 metri quadrati di superficie utile accatastata come residenziale nel suo complesso o la cui superficie esterna superi di sei volte quella coperta (articolo 5 e 6 decreto ministeriale 2 agosto 1969)» divenendo così detti immobili - per l'estensione della superficie utile - abitazioni di lusso;
le Agenzie delle entrate che stanno spedendo detti avvisi di liquidazione imposte e sanzioni, in particolare, intenderebbero calcolare la superficie utile residenziale ai sensi del solo articolo 6 decreto ministeriale 2 agosto 1969, del Ministero dei lavori pubblici (e quindi con la sola esclusione, dal calcolo della cosiddetta superficie utile, di «balconi, terrazze, cantine, soffitte, scale e posto macchina»), senza tenere conto della normativa successivamente intervenuta in materia;
in particolare, mentre prima del decreto ministeriale 2 agosto 1969, del Ministero dei lavori pubblici, per superficie utile delle abitazioni non esisteva una vera e propria definizione, e quindi si considerava tale la superficie libera da murature interne ed esterne, come previsto dall'articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica 1° dicembre 1949, n. 1142, successivamente è intervenuto il decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici n. 801 del 10 maggio 1977 (rubricato «determinazione del costo di costruzione di nuovi edifici»), che tra l'altro ha dettato per la prima volta le definizioni di «superficie complessiva» (SC) e «superficie utile abitabile» (SU), individuando quest'ultima come «la superficie di pavimento degli alloggi misurati al netto di murature, pilastri, tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre, di eventuali scale interne, di logge e di balconi», e la stessa legge regionale della regione Lombardia, n. 14 del 2003, ha previsto all'articolo 1, comma 2, che «ai fini della determinazione della superficie, utile residenziale, i Comuni possono fare riferimento al decreto ministeriale 10 maggio 1977 n. 801 (determinazione del costo delle costruzioni di nuovi edifici)»;
tuttavia le Agenzie delle entrate locali intenderebbero applicare restrittivamente la norma di cui all'articolo 6 decreto ministeriale 2 agosto 1969, del Ministero dei lavori pubblici, senza tenere conto della normativa successiva e delle definizioni di superficie catastale e di superficie utile abitabile, per esempio conteggiando nella superficie utile (per fare diventare gli immobili residenze di lusso e quindi applicare l'imposta al 10 per cento) anche le logge ed i porticati esterni agli edifici (che sarebbero invece esclusi dalla definizione di superficie utile abitabile ai sensi del successivo decreto ministeriale n. 801 del 10 maggio 1977), sulla base del solo fatto che le dette logge e/o portici o porticati non sarebbero comunque esclusi dal calcolo ai sensi del decreto ministeriale 2 agosto 1969;
inoltre, le dette Agenzie delle entrate non terrebbero conto - nella esclusione delle metrature ai sensi dell'articolo 6 decreto ministeriale 6 agosto 1969 - della effettiva destinazione d'uso delle singole porzioni immobiliari, qualora accatastate con nomi similari ma comunque diversi da quelli indicati nel decreto ministeriale stesso: così, se una cantina è stata accatastata come «rustico», verrebbe conteggiata

nella superficie utile anche se effettivamente avente la funzione di cantina, in quanto la qualificazione di «rustico» non figura nelle esclusioni contemplate nell'articolo 6 decreto ministeriale 6 agosto 1969;
per pochi metri quadrati, la medesima casa potrebbe essere considerata - a seconda di cosa debba intendersi effettivamente per superficie utile residenziale - come abitazione di lusso (e come tale esente da Iva e sottoposta all'imposta di registro al 4 per cento se prima casa), od invece più correttamente normale abitazione civile e come tale - se prima casa - sottoposta a sola imposta di registro al 4 per cento;
detto dubbio ed incertezza va a pregiudicare il mercato immobiliare, già tristemente e notoriamente coinvolto nella negativa congiuntura economica in corso, e si rende necessario pertanto, anche in ossequio ad un elementare esigenza di certezza e di uniformità delle valutazioni, attesi i notevoli riflessi economici da esse derivanti, chiarire in maniera definitiva come debba essere inteso il concetto normativo di superficie utile residenziale ai sensi dell'articolo 6 decreto ministeriale 6 agosto 1969 (caratteristiche delle abitazioni di lusso), e quali siano gli elementi del fabbricato che debbano essere esclusi ai fini del relativo computo metrico -:
se per calcolare la superficie utile complessiva, e stabilire così se la stessa non sia superiore a 240 metri quadrati in modo che le abitazioni civili possano beneficiare - come prima casa - all'imposta al 4 per cento, possa farsi riferimento alla definizione di superficie utile abitabile (SU) di cui al decreto ministeriale 10 maggio 1977, n. 801;
se quindi possano considerarsi esclusi dal calcolo della metratura ai fini che precedono, elementi ulteriori non previsti nel testo originario dell'articolo 6 decreto ministeriale 2 agosto 1969, quali ad esempio le logge;
se, indipendentemente dal nome sotto il quale le porzioni immobiliari sono formalmente accatastate, sia possibile calcolare la metratura utile al fine sopra detto guardando all'effettiva e materiale destinazione dell'elemento, a prescindere quindi dal nome: così, se ad esempio un elemento a livello catastale è stato definito e descritto come «porticato», ma in effetti trattasi di loggia (in quanto rientrante dal corpo di fabbrica), esso andrebbe escluso dal computo metrico della superficie utile complessiva; parimenti, se un elemento a livello catastale è stato qualificato come «rustico», ma in effetti è deputato a cantina, esso andrebbe ugualmente escluso dal calcolo;
se sia infine corretto escludere dal calcolo della superficie utile abitabile (o residenziale) ai sensi dell'articolo 6 decreto ministeriale 6 agosto 1969, del Ministero dei lavori pubblici eventuali aree scoperte (come giardini, cortili, eccetera...) di pertinenza dell'immobile, fermo restando il disposto dell'articolo 5 del medesimo decreto ministeriale 6 agosto 1969 del Ministero dei lavori pubblici.
(4-02514)

GALLETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in località Sottomarina di Chioggia (Venezia) sono sorti in questi ultimi anni alcuni parcheggi per autovetture in prossimità delle spiagge, utilizzate abitualmente dai bagnanti;
tali parcheggi insistono su aree di proprietà privata da sempre destinate ad uso agricolo giusta le disposizioni del locale strumento urbanistico;
gli stessi proprietari delle aree oggi trasformate in parcheggi, in precedenza utilizzavano i terreni ad esclusivo uso orticolo;
le aree sono state trasformate e vengono tuttora utilizzate secondo la nuova destinazione senza alcuna autorizzazione che legittimi il loro uso difformemente

dalle previsioni dei PRG e senza alcun titolo abilitativo all'esercizio dell'attività commerciale di parcheggio;
i gestori dei predetti parcheggi, onde evitare qualsiasi verifica e controllo, espongono cartelli in cui è indicata la gratuità dell'accesso al parcheggio;
i medesimi, peraltro, in accordo con qualche stabilimento balneare limitrofo o qualche tacita convenzione, provvedono ad incassare, per conto di quest'ultimo, senza emettere alcuna ricevuta fiscale pur operando sulla loro proprietà privata, i corrispettivi anche per tutti i servizi dallo stesso stabilimento balneare offerti, cui i bagnanti, utenti del parcheggio, vengono indirizzati, aggirando così gli obblighi fiscali sul vero presupposto che nelle aree demaniali ove insistono gli stabilimenti balneari, non vi sarebbe obbligo di emissione di ricevuta fiscale (articolo 21 legge 18 febbraio 1999 n. 28), mentre invece, costoro, operano esclusivamente, su proprietà privata e quindi esclusi dal citato articolo;
sono esclusi dalle previsioni di cui all'articolo 21 legge 18 febbraio 1999, n. 2, soltanto coloro che esercitano l'attività di autorimessa al di fuori del litorale demaniale oltreché, ovviamente coloro che come in questo caso non abbiano alcuna autorizzazione;
i fatti sopra esposti oltre che concretare un illecito ed una perdita per l'erario, danneggiano pure i parcheggi regolarmente autorizzati, che vedono la propria clientela dirottata e sviata dagli abusivi;
questo fatto potrebbe allargarsi in tutto il territorio di Chioggia, Sottomarina, Isola Verde e altri lidi del Veneto -:
se i soggetti che esercitano l'attività di parcheggio senza autorizzazione siano o meno soggetti all'emissione di ricevuta fiscale, ovvero ad altre preventive autorizzazioni, per l'attività e per le prestazioni svolte anche a favore di terzi su aree di proprietà privata;
quali controlli si intenda predisporre per reprimere fenomeni denunciati una volta verificata la sussistenza dei fatti.
(4-02517)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il certificato penale con il quale all'indagato, alla parte offesa e ai rispettivi legali vengono segnalate le iscrizioni suscettibili di comunicazione (articolo 335 del codice di procedura penale) rappresenta un importante strumento difensivo che consente di appurare, momento per momento, lo stato di avanzamento e/o la sussistenza dei vari procedimenti radicati presso ciascuna sede giudiziaria;
sino a qualche mese fa tali certificati venivano rilasciati all'interessato in un tempo relativamente breve (circa dieci giorni dalla presentazione dell'istanza);
da qualche tempo in varie sedi giudiziarie italiane la consegna del certificato ex articolo 335 del codice di procedura penale avviene in un arco di tempo molto più lungo rispetto al passato, ovvero dai trenta ai quarantacinque giorni dal momento del deposito della relativa richiesta;
appare evidente come una simile tempistica possa diventare deleteria rispetto all'efficacia dell'attività difensiva -:
se sia in possesso di dati ufficiali circa l'attuale tempistica media con la quale i plessi giudiziari nazionali consegnano al richiedente il certificato penale di cui all'articolo 335 del codice di procedura penale;
se, alla luce dell'incremento dei tempi di rilascio di tale documentazione, non intenda attivarsi per ridurre drasticamente l'attesa da parte dei cittadini e dei rispettivi difensori.
(5-01105)

Interrogazione a risposta scritta:

DE ANGELIS. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di gennaio il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al piano carceri dando al Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il dott. Franco Ionta, poteri straordinari al fine di addivenire in tempi celeri ad una nuova e più efficiente programmazione in tema di edilizia carceraria;
in data 13 febbraio 2009 il suindicato Commissario straordinario ha divulgato un dettagliato programma di massima per la realizzazione del Piano carcerario nazionale;
l'istituto penitenziario presente nel Comune di Latina, la cui costruzione risale al 1934, è oramai insufficiente ad ospitare una sempre maggiore platea di detenuti, con ripercussioni anche in termini di sicurezza per il personale della polizia penitenziaria in servizio;
da anni si parla della volontà di costruire nel comprensorio pontino un nuovo e più moderno complesso, decentrandolo dal centro città;
l'amministrazione comunale ha già individuato un'area idonea ad ospitare una nuova struttura -:
se all'interno del programma allo studio degli uffici del Ministero sia inserita la previsione di costruzione della nuova sede carceraria di Latina, e se non sia il caso di verificare direttamente sul posto l'attuale situazione dell'istituto.
(4-02494)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta che la flotta dei treni attivi in Calabria sia ormai vetusta, che i collegamenti nonché i servizi ai passeggeri si qualifichino come palesemente inefficienti se non inesistenti;
tale situazione critica sembra essere imputabile al progressivo abbandono del sistema ferroviario calabrese da parte di Trenitalia SpA concretizzatosi nell'assenza di significativi programmi d'investimento oltre che di scelte aziendali strategiche per rilanciare il territorio;
tutto ciò ha contribuito, in prima istanza, ad acutizzare ulteriormente la dicotomia fra il Nord e il Sud del Paese in termini di sviluppo economico e di servizi qualitativamente soddisfacenti per i cittadini;
inoltre, occorre rilevare che le avversità metereologiche, recentemente abbattutesi su tutta le regione calabrese, hanno danneggiato in modo rilevante alcune linee ferroviarie congestionando la già di per sé debole rete regionale e il poco efficiente sistema stradale ed autostradale, anch'esso, peraltro, profondamente colpito dalle intemperie;
contestualmente a tale condizione di estrema criticità, il nuovo piano di riorganizzazione degli scali ferroviari merce adottato da Trenitalia Cargo, Divisione di Trenitalia SpA, sembra delineare una situazione ulteriormente penalizzante per il territorio calabrese;
da ultimo, le organizzazioni sindacali dei lavoratori calabresi, impiegati presso il gruppo Trenitalia, hanno espresso disapprovazione e, al contempo, preoccupazione in merito ai programmi di Trenitalia SpA riguardanti il complesso dei trasporti ferroviari della regione -:
quali misure intenda adottare affinché Trenitalia SpA garantisca ai cittadini calabresi la fruizione di un servizio pubblico qualitativamente sostenibile;
quali interventi, anche di carattere finanziario, intenda prevedere per migliorare il sistema ferroviario regionale al fine

di costruire le basi per lo sviluppo competitivo dell'area e scongiurare, al tempo stesso, eventuali vertenze sindacali sul tema.
(3-00428)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI, BRAGA e META. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il consorzio del Lario e dei Laghi Minori è un ente istituito, su delega della Regione Lombardia, dall'associazione delle Province di Lecco e Como e di 63 Comuni che si affacciano sul Lario o su uno dei laghi Minori che si occupa della valorizzazione e della promozione del demanio lacuale e della navigazione interna;
nella Legge Finanziaria per il 2009 sono stati operati tagli per 14 milioni di euro di finanziamenti destinati alla navigazione per il triennio 2009-2011, pari alla metà delle risorse necessarie per garantire il trasporto sui laghi di Como, di Grada e Maggiore e mantenerne i collegamenti;
i tagli in questione vanno ad incidere sulla riduzione dei servizi agli utenti (residenti e turisti), sulla riduzione dei trasporti (pubblico locale e di tipo turistico) e vanno a compromettere lo sviluppo economico e sociale dell'area basato in gran parte sull'attrattiva esercitata dal territorio lacuale;
nonostante il decreto del Presidente della Repubblica n. 14 gennaio 1972, n. 55, il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 e il decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 abbiano previsto il trasferimento alle regioni competenti della gestione governativa per la navigazione dei laghi Maggiore, di Como e di Garda, ad oggi non è stata data ancora attuazione a tale previsione;
la legge regionale 29 ottobre 1998, n. 22, Riforma del trasporto pubblico locale in Lombardia, stabilisce che alle regioni e agli enti locali sono conferiti tutti i compiti e tutte le funzioni relativi al servizio pubblico di trasporto di interesse regionale e locale, in atto o esercitati da qualunque organo o amministrazione dello Stato, centrale o periferica, anche tramite enti o altri soggetti pubblici;
la mancata attuazione delle suddette disposizioni normative ed il forte ridimensionamento pari al 40 per cento delle risorse a favore della navigazione comportano, allo stato attuale, il rischio di compromissione del trasporto lacuale in Lombardia, con pesanti ripercussioni sulla qualità del servizio e sulle potenzialità turistiche delle aree interessate già a partire dalla prossima stagione turistica (primavera-estate), a danno dei lavoratori, dei cittadini e dell'economia dei territori coinvolti -:
se non ritenga necessario ripristinare le risorse sottratte al settore della navigazione dall'ultima legge Finanziaria al fine di garantire la continuità del servizio navigazione sui laghi di Como e sugli altri laghi lombardi, di fondamentale importanza per i cittadini, i lavoratori ed il tessuto economico dei territori interessati;
non reputi doveroso dare rapida attuazione al percorso di trasferimento alle regioni della gestione governativa per la navigazione dei laghi Maggiore, di Como e di Garda, come già previsto dalla legislazione nazionale e regionale vigente.
(5-01107)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione Comunale di Erto e Casso (Pordenone) si è recentemente lamentata della mancata corresponsione ad alcune famiglie del paese dei residui delle provvidenze previste dalla legge n. 1457 del 4 novembre 1963;
trattasi della norma relativa alla ricostruzione delle case private distrutte nella sciagura del Vajont del 9 ottobre 1963;

sostanzialmente, secondo la denuncia del locale Comune, ai cittadini che hanno realizzato le nuove abitazioni non è stato ancora liquidato il saldo del contributo di legge;
la situazione di cui sopra appare particolarmente grave, se si pensa che gli edifici in parola risultano ultimati alla fine degli anni Ottanta -:
se quanto segnalato in premessa corrisponda al vero e, in caso di risposta affermativa, quante siano le famiglie della zona del Vajont interessate a questo mancato riconoscimento di fondi e a quanto ammontino complessivamente le provvidenze ancora da erogare;
se i contributi in questione vadano considerati ormai soggetti a prescrizione e/o a perenzione amministrativa;
quali iniziative intenda assumere il ministro interrogato e secondo quale tempistica per addivenire ad una rapida soluzione del problema.
(4-02502)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
recentemente la segreteria di un deputato europeo del partito radicale ha ripetutamente provato ad acquistare un biglietto aereo per la giornata di domani 5 marzo da Roma a Bruxelles senza al momento potervi riuscire dalla biglietteria telefonica di Alitalia;
in un primo momento, la motivazione fornita riguardava una disfunzione del servizio carte di credito Mastercard del gruppo Intesa San Paolo;
successivamente anche il tentativo di acquisto con una carta di credito American Express non è andato a buon fine;
infine la biglietteria telefonica, dopo che era stata proposta la carta di credito KBC e dopo un'attesa di oltre dieci minuti, ha comunicato che tutti i circuiti di carte di credito, nazionali od esteri erano al momento inservibili;
non appare chiaro se la carta dei diritti del passeggero, redatta dall'ENAC, preveda forme di tutela per i cittadini che, a seguito di problemi come quelli sopra riportati, subiscano dei danni;
pare comunque agli interroganti che il servizio fornito dalla compagnia aerea Alitalia, recentemente privatizzata, non garantisca, in questo ed in altri casi, gli standard minimi necessari al servizio di trasporto pubblico nel nostro Paese -:
se disponga di elementi, anche tramite l'ENAC, con riferimento alla frequenza di disservizi quali quelli ricordati in premessa, e quali iniziative intenda assumere, anche in sede di revisione ed aggiornamento della carta dei diritti del passeggero, al fine di tutelare i cittadini che subiscano danni in ragione di disservizi come quelli ricordati in premessa.
(4-02519)

TESTO AGGIORNATO AL 2 AGOSTO 2010

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la Corte Suprema di Cassazione, a sezioni unite, con sentenza n. 4466 del 25 febbraio 2009 ha stabilito che anche ai figli nati da donne italiane coniugate con cittadini stranieri prima dell'entrata in vigore della Costituzione (1o gennaio 1948) debba essere riconosciuta la cittadinanza italiana;
con tale sentenza non solo si risponde positivamente ai richiami della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (New York 18 dicembre 1979), ma si compie anche il percorso avviato

dalle sentenze della Corte Costituzionale n. 87 del 1975 e n. 30 del 1983, affermando in modo compiuto il principio di parità tra uomo e donna;
il pronunciamento della Corte di Cassazione, oltre a consentire il pieno riconoscimento del diritto della donna a essere soggetto di trasmissione di cittadinanza ai propri discendenti, risponde all'attesa di un numero consistente di cittadini italiani all'estero di potere sanare stridenti contraddizioni, come quella che ha portato a riconoscere la cittadinanza al figlio nato dopo il 1o gennaio 1948 e a negarla al figlio della stessa madre nato prima di tale data -:
se il Ministro dell'interno non ritenga di indicare al più presto, superando precedenti orientamenti, le procedure di ordine amministrativo che consentano di rendere operante il disposto della Corte di Cassazione anche al di là dell'ambito giurisdizionale nel quale si è espresso;
se non consideri il Ministro dell'interno opportuno ed urgente promuovere con il Ministero degli Affari Esteri gli indispensabili accordi volti a predisporre le soluzioni organizzative più efficaci per far fronte alle domande di riconoscimento della cittadinanza che prevedibilmente saranno presentate agli uffici consolari deputati a tale scopo;
se, in tale prospettiva, non ritenga il Ministro dell'interno di concorrere con il Ministero degli Affari Esteri a individuare le risorse finanziarie, umane ed organizzative necessarie a rafforzare le attività amministrative che si svolgono nei consolati, in particolare per quanto riguarda le richieste di cittadinanza;
se non ritenga il Ministro dell'interno di disporre nell'espletamento delle pratiche di riconoscimento della cittadinanza, d'intesa con il Ministero degli Affari Esteri, una priorità diretta a superare le situazioni di difformità esistenti in una stessa famiglia tra figli nati da una stessa madre.
(2-00333)
«Bucchino, Bossa, Sbrollini, Murer, Argentin, Fedi, Porta, Pollastrini, Concia, Angeli, Razzi, Ceccacci Rubino, Paglia, Di Biagio, Picchi, Luongo, Bratti, Garavini, Narducci, Calgaro, De Torre, D'Incecco, De Pasquale, De Micheli, Bordo, Cuomo, Cuperlo, Laganà Fortugno, Rampi, Colombo, Pistelli, Schirru, Rugghia, Antonino Russo, Boniver, Bergamini, Nirenstein, Speciale, Capano, Ferranti, Mosella, Motta, D'Antoni, Giovanelli, Ginoble, Santagata, Oliverio, Arturo Mario Luigi Parisi, Servodio, Siragusa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
di recente vari organi di stampa hanno dato ampio risalto all'asserito aumento degli episodi di conduzione di mezzi a motore in difetto della richiesta copertura assicurativa;
le trasgressioni alle disposizioni di cui all'articolo 193 del codice della strada (obbligo dell'assicurazione di responsabilità civile) sarebbero in netto incremento non solo tra la popolazione extracomunitaria residente nel nostro Paese ma anche tra i cittadini italiani, soprattutto dopo i primi effetti negativi sull'occupazione da parte della crisi economica mondiale attualmente in corso;
se tali dati dovessero venir confermati, occorrerebbe ipotizzare un intervento del legislatore volto a modificare l'attuale normativa di prevenzione di siffatti

comportamenti, non potendo più ritenersi sufficiente una mera sanzione amministrativa ancorché particolarmente pesante (il secondo comma dell'articolo 193 del codice della strada contempla, infatti, una sanzione pecuniaria che va da 779 euro a 3.119 euro);
va osservato come, con la legge n. 160 del 2 ottobre 2007, che ha convertito con modifiche il decreto-legge n.117 del 3 agosto 2007, la stessa fattispecie della guida senza patente sia stata supportata da sanzione penale, essendosi rivelata quella amministrativa del tutto inadatta allo scopo-:
se siano in possesso di dati ufficiali relativamente al fenomeno descritto in narrativa e se effettivamente le statistiche delle Forze dell'ordine consentano di dedurre un incremento dei casi di guida in assenza di congrua copertura assicurativa;
in caso di risposta affermativa al precedente quesito, se non ritengano ormai improrogabile un inasprimento del trattamento punitivo della fattispecie in esame, non escludendo al proposito il ricorso alla sanzione penale;
quali dati siano attualmente disponibili circa la quantificazione degli indennizzi sino ad oggi liquidati dal «Fondo di garanzia delle vittime della strada», costituito per legge tra le compagnie di manleva.
(5-01104)

Interrogazioni a risposta scritta:

RONDINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con precedente interrogazione 4/02218 rivolta al Ministro dell'interno, del 4 febbraio 2009, il sottoscrittore del presente atto segnalava al Governo le problematiche relative alla sicurezza e all'ordine pubblico del quartiere di via Di Vittorio nel Comune di San Donato Milanese;
con tale interrogazione si richiedeva al Governo se intendesse attivarsi per stabilire un presidio fisso di pubblica sicurezza nel citato quartiere;
il territorio del Comune di San Donato Milanese è nel suo complesso oggetto di episodi di microcriminalità dovuti essenzialmente alla presenza di campi nomadi che sorgono sul territorio del Comune di Milano, ma in prossimità dei confini di San Donato Milanese;
sempre sul territorio del Comune di Milano, in prossimità dei confini di San Donato Milanese, presso la stazione della Metropolitana, ha luogo il cosiddetto «mercato delle pulci», che il Sindaco di San Donato Milanese ha più volte chiesto di chiudere, in quanto, a quanto consta all'interrogante, luogo di ricettazione di merce rubata, e che contribuisce ad attirare su San Donato clandestini e personaggi coinvolti in atti di microcriminalità;
è necessario supportare l'azione dell'Amministrazione Comunale volta a contrastare i fenomeni di microcriminalità onde prevenirne il radicamento sul territorio -:
se sia intenzione del Governo rafforzare il presidio del territorio sul Comune di San Donato Milanese, istituendo un presidio fisso di pubblica sicurezza, o piuttosto rafforzando l'attuale organico della locale stazione dei Carabinieri.
(4-02497)

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le Caritas delle Diocesi di Concordia-Pordenone, Gorizia, Trieste e Udine, da anni sono impegnate a creare dei percorsi di ascolto, accoglienza, promozione e tutela delle persone e delle famiglie che vivono la povertà e l'esclusione sociale, sia italiane che straniere;
a conferma della disponibilità all'accoglienza e all'integrazione, sono stati e sono numerosi, gli esempi di collaborazione,

come i progetti di accoglienza inseriti nel sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) che molti enti locali condividono con le Caritas e altri soggetti del privato sociale della regione Friuli-Venezia Giulia;
in applicazione dell'articolo 5, comma 7, del decreto legislativo n. 140 del 2005, le Prefetture sono autorizzate a dimettere gli ospiti dei CARA, dopo sei mesi dalla richiesta dello status di rifugiato o dopo sei mesi dalla data di inizio del procedimento di ricorso al diniego;
a seguito dell'applicazione della disposizione normativa citata, si viene spesso a determinare nel territorio del Friuli-Venezia Giulia, con particolare riferimento alla provincia di Gorizia, una situazione emergenziale, poiché decine di richiedenti lo status di rifugiato vengono dimessi dal CARA di Gradisca d'Isonzo in ore serali, con qualunque situazione meteorologica e supportati unicamente dai loro esigui effetti personali;
a tale situazione emergenziale viene spesso data risposta dalle Caritas diocesane del Friuli-Venezia Giulia e in particolare dalla Caritas di Gorizia, che provvede all'accoglienza delle persone dimesse dal CARA di Gradisca d'Isonzo, prive di mezzi economici e ancora richiedenti lo status di rifugiato che non trovano alcuna istituzione pubblica disponibile a prenderle in carico;
da settembre 2008 al 28 febbraio 2009 solo la Caritas diocesana di Gorizia ha accolto 588 persone dimesse dal CARA e tuttora sono ospiti 92 persone dimesse dal centro di accoglienza di Gradisca d'Isonzo;
le Caritas sono pronte a continuare a mettere a disposizione le risorse umane (operatori e volontari) e finanziarie (l'otto per mille, la solidarietà delle comunità cristiane e di ogni persona), ma è necessaria la definizione di un piano straordinario nazionale, con il coinvolgimento delle Regioni interessate affinché tutta l'emergenza non ricada unicamente sulle Diocesi -:
quali siano gli indirizzi operativi disposti per far fronte alla pesante situazione sopra descritta e quali siano le disposizioni impartite agli organi periferici anche in relazione ai rapporti con le istituzioni pubbliche locali, con le strutture di volontariato quali la Caritas e le altre Associazioni umanitarie.
(4-02508)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
tre anni fa, i siti internet vicini al movimento no-global patavino hanno iniziato a rivendicare la paternità di contro-manifestazioni miranti ad ostacolare iniziative politiche assunte dalla Lega Nord sul territorio, come è accaduto il 4 marzo 2006, in occasione di un convegno promosso nella Fiera al quale era invitato il deputato europeo Mario Borghezio;
il carattere continuativo dell'offensiva antileghista degli antagonisti è comprovato dai numerosi comunicati pubblicati sul web dal sito www.globalproject.info;
il 24 gennaio 2007, il Centro sociale Pedro ha attivato una campagna significativamente intitolata «L'onda che spazza la ronda», in risposta all'annuncio, da parte della Lega Nord, dell'inizio dell'attività delle ronde anticriminalità a partire dal 2 febbraio seguente;
in data 27 febbraio 2009, i componenti dell'Associazione «Veneto Sicuro» sono stati aggrediti da una quindicina di giovani appartenenti apparentemente al medesimo Centro Sociale Pedro, mentre erano impegnati in un presidio pacifico a tutela della sicurezza degli utenti delle Ferrovie dello Stato. Successivamente, il già citato sito internet www.globalproject.info ha provveduto a denominare l'azione intrapresa dai «disubbidienti» come «Operazione Siberia»;

l'episodio non è quindi un caso isolato, ma pare rientrare in una precisa strategia di contrasto militare alle iniziative assunte dal movimento leghista nel pieno rispetto della legalità -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa e su quali misure si ritenga di poter assumere per garantire a Padova il pieno esercizio della libertà di manifestare il pensiero, e permettere altresì ai volontari privati di offrire il loro contributo al mantenimento della sicurezza cittadina.
(4-02513)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante si è recata nei giorni scorsi a visitare il CPA di Isola Capo Rizzuto (Crotone) il più grande d'Europa, in atto egregiamente gestito dalla locale Confraternita «Misericordia», appartenente alla Confederazione Nazionale delle Misericordie d'Italia;
il Centro ospita attualmente 1.171 immigrati, di ben 35 etnie diverse, più 99 in permanenza CIE; ben 625 unità risultano richiedenti asilo per cui si ritrovano a soggiornare in quel luogo per diversi mesi;
purtroppo, però, l'eccessivo numero delle ore di uscita (dalle 8.00 alle 21.00), peraltro senza alcuna sanzione per il ritardato o mancato rientro, ha portato gli immigrati ad invadere i marciapiedi della Città di Crotone e quelli della piccola località di Sant'Anna (territorio nel quale insiste il CPA), ed a vagabondare sulla statale 106 e nella stazione ferroviaria della Città;
conseguentemente sono aumentati sul territorio gli episodi di accattonaggio, di furti, di criminalità, di prostituzione; il tutto sta minando la sicurezza e l'ordine pubblico e sta mettendo a dura prova la convivenza;
le locali Istituzioni pubbliche, a dispetto dei proclami di solidarietà conclamati ad ogni convegno, e al di là di una inutile ordinanza del Sindaco di Crotone che prevede multe impossibili da pagare da parte degli immigrati nullatenenti e nulla facenti, non si sono prodigate per predisporre strutture di accoglienza diurna ne iniziative di aggregazione nella Città capoluogo;
le Forze dell'Ordine chiamate a presidiare il territorio risultano sicuramente insufficienti, non solo per il Centro di Sant'Anna, ma anche per il controllo della Città di Crotone, se si pensa che l'organico è simile a quello definito nel 1995, allorquando è nata la Questura in Città;
la Polfer di Crotone si sta ritrovando, con organico non adeguato (16 sole unità), a fronteggiare una situazione particolarmente aggravata, considerata la partenza e l'arrivo quotidiano di numerosi extracomunitari nonché la presenza di immigrati che si accampano nella stazione ferroviaria, creando pericolo anche per i comuni viaggiatori, in particolare nelle ore notturne;
non va, altresì, dimenticato che l'intero territorio crotonese è sede di potenti cosche della 'ndrangheta, le quali oltre alle illecite attività normalmente praticate dalla criminalità organizzata, stanno preoccupando i cittadini visto il pericoloso profilo di intimidazioni e attentati posti in essere -:
quali urgenti iniziative intenda attuare per adeguare alle necessità gli organici della Polizia di Stato e della Polfer di Crotone;
se non ritenga, altresì, necessario ed urgente modificare la normativa vigente, tanto per diminuire le ore di uscita dal CPA quanto per prevedere adeguate sanzioni per i mancati o tardivi rientri;
quali iniziative intenda, comunque, assumere al fine di scongiurare il crollo del già instabile equilibrio creatosi sul territorio crotonese tra la presenza di numerosi extracomunitari e la capacità di accoglienza e di accettazione sociale.
(4-02518)

RAMPELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 27 luglio 2007, I.D. di sedici anni, accompagnata da un gruppo di adulti e altri minori, subiva un incidente nel «Forest Park», parco avventura sito in via Lungolago 27, Molveno (Trento) gestito dalle «Funivie Molveno Pradel Spa»;
tale parco si caratterizza per percorsi ad alta quota tra gli alberi attraverso ponti tibetani eccetera con l'utilizzo di carrucole e altre attrezzature, ed è stato utilizzato più volte per l'allenamento anche dai concorrenti del reality «L'isola dei famosi»;
l'incidente di I.D. è diretta conseguenza della mancanza di condizioni di sicurezza atte a prevenirlo quali: la gestione del sito; la descrizione dei percorsi e delle regole di utilizzo; insufficiente allestimento dei passaggi; la formazione degli addetti al parco; la formazione e informazione all'utenza;
dalle informazioni raccolte dall'interrogante sono emerse diverse criticità nella gestione del parco che lasciano a dir poco perplessi sulla fruizione in sicurezza del medesimo: le procedure di accessibilità, le istruzioni fornite, oltre al breve percorso di pratica, sono apparse evidentemente insufficienti a tutelare l'incolumità di I.D.;
inoltre, a fronte dell'incidente si desume che le protezioni degli alberi che segnavano il punto di arrivo del percorso e che risultano necessarie ad attutire un eventuale impatto a terra non erano idonee a salvaguardare l'incolumità di chi ne fruiva;
consta all'interrogante che anche sotto il profilo organizzativo e dell'assistenza siano state rilevate gravi manchevolezze, ad esempio nel caso dell'incidente occorso a I.D. si è verificata l'assenza della dotazione di pronto soccorso (ivi compreso il ghiaccio);
a I.D., accompagnata dai genitori all'Ospedale di Trento, veniva riscontrata una frattura ossea, scomposta, al perone della gamba sinistra con lesione al legamento, a seguito della quale subiva due interventi chirurgici, il primo nell'agosto 2007 ed il secondo a marzo 2008, purtroppo non risolutivi per la presenza ancora di dolori e gonfiori che limitano le attività motorie della ragazza oltre al danno materiale, biologico e morale;
le «Funivie Molveno Pradel Spa», la «Eurorisk Broker» e la ITAS (26 settembre 2007) non hanno voluto riconoscere la responsabilità respingendo le richieste di risarcimento, che per le sole spese sanitarie per gli interventi chirurgici ammontano oggi a circa 10.000 euro;
il «Forest Park» alla data dell'incidente era sprovvisto dell'autorizzazione per l'apertura al pubblico rilasciata ai sensi degli artt. 68 e 80 del T.U.L.P.S. rilasciata secondo le norme a quel tempo vigenti (criteri di sicurezza previsti dalla norma tecnica AFNOR XP S 52-902-2 e XP S 52- 902-1 del dicembre 2005);
su sollecitazione del genitore di I.D., il Presidente della Provincia di Trento ha avviato un'articolata azione che ha portato solo nell'estate 2008 all'autorizzazione all'esercizio del parco avventura «Forest Park» di Molveno (Trento);
sono state emanate nel 2008 in lingua inglese le norme UNI EN 15567-1 e 2 ad aggiornamento della normativa tecnica in materia -:
quali azioni e quali iniziative, anche di carattere normativo, i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di rendere sicuro l'accesso ai parchi avventura;
se non ritengano necessaria una più attenta vigilanza e controllo dei parchi avventura, per garantire condizioni di maggior sicurezza per la collettività;
di quali elementi dispongano in ordine alla imprenditorialità e ai requisiti morali dei proprietari dei parchi avventura, alle condizioni per il rilascio e la

revoca delle autorizzazioni all'esercizio degli stessi, compresi i requisiti e le garanzie delle polizze assicurative nonché in ordine ai requisiti professionali e alla regolarità del rapporto di lavoro del personale dedicato all'assistenza nei parchi avventura;
se il Ministro per i beni e le attività culturali non ritenga di inviare precise direttive alle competenti sovrintendenze affinché siano valutati con estrema attenzione gli effetti sul paesaggio e su aree soggette a vincoli paesaggistici derivanti dall'installazione di parchi avventura;
se esistano i presupposti per l'irrogazione di sanzioni amministrative al «Forest park» in considerazione dell'attività svolta secondo l'interrogante senza le prescritte autorizzazioni e comunque senza il rispetto delle condizioni di sicurezza.
(4-02522)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'aprile del 2008 la Dirigente dell'Istituto Comprensivo «G. Sanarelli» di Stia (Arezzo), riferiva al Consiglio d'Istituto di aver approvato, insieme ai docenti della scuola secondaria di primo grado di un plesso dell'Istituto, un decalogo che prevede oltre ad una serie di doveri degli studenti anche un elenco di mancanze e relative sanzioni disciplinari;
approfondita la problematica in merito, veniva sollevata, presso la dirigente, una questione di legittimità del decalogo in questione e sua possibilità applicativa, inquadrabile nelle norme previste dal decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998 n. 249, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 21 novembre 2007 n. 235;
l'articolo 4 dei sopracitati decreti prevede che siano i regolamenti delle istituzioni scolastiche, quindi quelli adottati dal Consiglio d'Istituto a configurare le mancanze disciplinari e le relative sanzioni, ad istituire gli organi competenti ad accertare le violazioni ed applicare le dette sanzioni con relativo procedimento;
il regolamento d'Istituto attualmente vigente, non prevede al suo interno niente in merito-:
se sia a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti il Governo intenda prendere al fine di prevenire simili fatti che non solo sono illegittimi ma possono danneggiare ingiustamente chi li subisce, oltre ad escludere in tali decisioni la presenza indispensabile delle famiglie.
(3-00427)

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli insegnanti che hanno conseguito la maturità magistrale entro l'anno scolastico 2001/2002 posseggono, secondo il decreto interministeriale 10 marzo 1997, un titolo d'accesso valido all'insegnamento presso la scuola primaria e la scuola dell'infanzia;
tale titolo consente loro, inoltre, di partecipare alle sessioni di abilitazione all'insegnamento nella scuola materna secondo l'articolo 9, comma 2, della legge n. 444 del 1968 e ai concorsi per titoli ed esami per l'immissione in ruolo su cattedre di scuola d'infanzia ed elementare secondo gli articoli 399 e seguenti del decreto legislativo n. 297 del 1994;
in base alla nuova bozza di regolamento per la formazione e il reclutamento dei docenti, su cui stanno lavorando professionisti ed esperti, verrebbero fornite nuove disposizioni circa il conseguimento dell'abilitazione per l'insegnamento nelle scuole primarie e secondarie previa formazione universitaria e garantiti i percorsi didattici tutt'ora in corso per l'ottenimento di tale titolo professionale;

il regolamento non farebbe menzione alcuna dei vecchi diplomati in attesa di abilitazione e della messa a bando di nuovi concorsi;
i suddetti insegnanti non abilitati lavorano inoltre come supplenti di terza fascia, ovvero con supplenze temporanee presso le scuole dell'infanzia e primaria, non potendo accedere come i loro colleghi abilitati alle posizioni di prima e seconda fascia che garantirebbero loro una maggiore continuità lavorativa;
la bozza di regolamento per la formazione e il reclutamento dei docenti non contemplerebbe nemmeno la futura posizione professionale di tali insegnanti diplomati e non abilitati, non fornendo istruzioni riguardo a un loro ipotetico futuro di insegnanti supplenti -:
quali misure il Governo intenda prendere al fine di esaminare la situazione dei suddetti docenti permettendo loro di conseguire l'abilitazione all'insegnamento e di essere assunti, anche a livello di supplenze temporanee o annuali, presso le scuole dell'infanzia ed elementare.
(3-00429)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, in un istituto scolastico di II grado «Ipsia», sito nel comune di Saronno, a seguito di una petizione sottoscritta da più di seicento studenti è stato riesposto nelle aule il crocifisso, come del resto impone la normativa vigente;
sempre da quanto si deduce dalle fonti giornalistiche e dalle dichiarazioni rilasciate dai proponenti della petizione, alcuni docenti dell'istituto scolastico in aperta polemica con la decisione presa dall'ufficio di presidenza della scuola in merito all'esposizione dei crocefissi, hanno sottoscritto una lettera e ne hanno dato lettura nelle aule a tutti gli studenti utilizzando se non addirittura «abusando» in modo improprio del loro ruolo di docenti per manifestare la propria personale interpretazione su ciò che concerne il rispetto della laicità e criticando quindi la scelta di dar seguito alla richiesta degli studenti;
la presa di posizione da parte dei docenti e i modi utilizzati per renderla pubblica a tutti gli studenti attraverso la lettura in aula della lettera da loro sottoscritta fa presagire un atteggiamento ostile nei confronti di quegli allievi che si sono, nella legalità, fatti promotori dell'iniziativa;
come ha autorevolmente sostenuto il Consiglio di Stato, nel parere n. 63, espresso in data 27 aprile 1988: «Il Crocifisso, per i princìpi che evoca, fa parte
del patrimonio storico del nostro Paese» e «le norme del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965, e del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297, in cui si prevede l'esposizione obbligatoria del crocifisso nelle scuole sono ancora vincolanti e vigenti»;
l'iniziativa dei docenti è l'ennesimo esempio, purtroppo non isolato, di un utilizzo improprio di una professione che dovrebbe essere improntata a trecentosessanta gradi non soltanto all'istruzione fine se stessa ma ad una formazione ed educazione dei giovani al fine di prepararli ad affrontare le sfide che nella vita inevitabilmente gli si presenteranno davanti. Per queste ragioni è inaccettabile un atteggiamento di politicizzazione e strumentalizzazione degli studenti attraverso l'utilizzo di strumenti subdoli volti ad affermare una propria linea di pensiero che, in questo caso particolare, è contraria sia all'ordinamento giuridico e giurisprudenziale sia agli usi e alle consuetudini insiti nella tradizione storica, culturale e sociale del nostro Paese;
cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, in nome di una ideologica visione relativista

e laicista significa unicamente svuotare di significato i principi su cui si fonda la nostra società -:
se il Ministro non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, intervenire al fine di fare chiarezza una volta per tutte in merito all'esposizione del crocifisso nelle aule nel rispetto della normativa vigente;
se non ritenga, inoltre, necessario provvedere ad un richiamo formale nei confronti degli insegnanti che in opposizione alle normative vigenti e senza rispetto per i principi e i valori insiti nella tradizione religiosa e culturale del nostro Paese, hanno operato per diffondere la propria personale convinzione «abusando» della posizione dominante insita nel loro ruolo di docenti.
(4-02510)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i malati di Sensibilità Chimica e di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), condizione più grave della Sensibilità Chimica, perché comporta reazione verso sostanze chimiche non correlate tra loro, versano in stato di grave abbandono socio-sanitario;
in Italia, un cittadino affetto da Sensibilità Chimica grave, non può neanche entrare in Pronto Soccorso a causa delle sostanze chimiche presenti in quell'ambiente (disinfettanti, insetticidi, plastiche, esalazioni tossiche dei macchinari, profumi) e, per le stesse ragioni ha difficoltà a mantenere il lavoro, a vivere in un condominio o ad andare a votare;
di recente l'INAIL di Caltanissetta ha prodotto un rapporto sulla MCS, individuandone le cause nella scarsa capacità di metabolizzare alcune sostanze chimiche, spesso per cause generiche;
attualmente sono in discussione alla Camera e al Senato le proposte di legge per la MCS AACC 1667, 1654 e 1621 e AS 1019 e 1165, per le quali si prospetta ancora un lungo iter e delle quali l'interrogante auspica una rapida trattazione;
l'Agenzia per la Protezione Ambientale Europea ha inserito nel 2005 la Sensibilità Chimica (verso profumi, detersivi, saponi, vernici, tessuti sintetici, additivi alimentari, eccetera) tra le patologie emergenti dovute all'esposizione quotidiana ad agenti chimici;
il 25 settembre scorso un parere sulla MCS del Consiglio Superiore di Sanità risulterebbe non compatibile con lo stato attuale delle conoscenze riguardo la malattia;
inoltre, il parere del Consiglio Superiore di Santità sostiene il mancato riconoscimento della MCS come malattia sociale a causa dell'assenza di un test diagnostico specifico, mentre altre malattie, come l'autismo, sono diagnosticate e riconosciute per le loro caratteristiche anche in assenza di detto test;
già oggi, i medici in Italia e nel mondo diagnosticano la MCS in base al quadro sintomatico, mentre il grado di invalidità viene giudicato dalle commissioni mediche in base alle diverse patologie croniche legate alle esposizioni chimiche: asma, rinite cronica, allergie, disfunzioni metaboliche, intossicazione, malattie autoimmunitarie, eccetera -:
il 4 settembre 2008, il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione sulla «Valutazione intermedia del piano d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010» in cui si citano come patologie in aumento: l'ipersensibilità chimica multipla, la sindrome degli amalgami dentali, l'ipersensibilità elettromagnetica, la sindrome degli edifici malati, patologie che

spesso si presentano tutte insieme nelle persone affette da Sensibilità Chimica Multipla (MCS);
quali iniziative urgenti intenda intraprendere considerato che in Italia ci sono decine di casi di invalidi al 100 per cento per MCS e se non sia il caso di predisporre misure normative tali da:
a) consentire l'inserimento di detti malati nell'elenco delle patologie che danno il diritto all'IVA al 4 per cento per l'acquisto di veicoli speciali per il trasporto;
b) garantire la possibilità di poter fruire del permesso di parcheggio e di accesso per invalidi motori, dal momento che la MCS è paragonabile ad un'invalidità motoria.
(3-00430)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Direzione generale dell'Inps, con circolare 27 relativa alle attività di vigilanza per l'anno 2009, comunica le linee di intervento ai dirigenti centrali e periferici, ai direttori delle agenzie, ai coordinatori generali, centrali e periferici dei ram professionali;
le principali aree di interesse su cui avviare l'azione 2009 degli interventi ispettivi sono 10 e tra queste si prevedono anche «cliniche private, centri fisioterapici e centri veterinari»;
nel nostro Paese non esistono «centri veterinari», ma ambulatori veterinari, cliniche veterinarie, ospedali veterinari;
più del 95 per cento delle 6.500 strutture italiane medico veterinarie vedono operare al loro interno medici veterinari singoli o associati, legati da rapporti professionali paritetici di collaborazione;
i medici veterinari italiani liberi professionisti sono iscritti obbligatoriamente (Legge n. 136 del 1991) alla Cassa di previdenza dei veterinari (Enpav) -:
se il Governo ritenga di intervenire sull'Inps segnalando quanto richiamato in premessa in modo da utilizzare al meglio le risorse umane impegnate in attività di vigilanza ed evitando interferenze con l'ente di previdenza obbligatoria Enpav.
(5-01103)

Interrogazioni a risposta scritta:

GALLETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo n. 194 del 2008, i costi relativi a funzione pubblica obbligatoria, diventano di fatto, un nuovo costo aziendale, introducendo una vera e propria tassa sulla produzione, sul commercio e sullo stoccaggio dei prodotti agroalimentari;
le aziende colpite da questo provvedimento, oltre alle risorse organizzative di formazione del personale e di strumentazione di controllo, messe in campo nel rispetto delle specifiche normative dell'HACCP, si trovano ora obbligate a sostenere anche il costo dell'intero sistema pubblico di vigilanza;
inoltre, gli Stati possono introdurre tasse o diritti in misura non superiori ai costi contenuti, ma nessuno, in questo caso, conosce il costo delle attività del ministero e delle AUSL relative alle funzioni svolte in materia di sicurezza alimentare, quindi, non si ha alcun parametro numerico per determinare la congruità delle somme da pagare, previste dal provvedimento per coprire il costo della vigilanza -:
se il Governo intenda revisionare nel complesso il provvedimento sopra citato, chiarendo le tempistiche di pagamento previste dall'articolo 10 comma 5 del decreto, che contempla una maggiorazione

del 30 per cento di quanto dovuto nonché la decorrenza degli interessi legali in caso di ritardo superiore ai 60 giorni.
(4-02500)

FEDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la campagna RED./EST. 2009 dell'INPS si pone l'obiettivo principale di verificare i redditi prodotti all'estero per gli anni 2006-2007-2008;
occorre inoltre procedere alla chiusura delle partite lasciate in sospeso in relazione agli anni 2002, 2004 e 2005 che, secondo i dati dell'Istituto, ammontano a circa 31.000 posizioni assicurative;
la verifica su base triennale comporta un lavoro enorme di ricostruzione dei redditi e determina il crearsi di indebiti nei confronti dell'Istituto, talvolta anche per importi considerevoli;
i Patronati sono autorizzati all'invio dei dati reddituali in forma elettronica, oltre alla compilazione in forma cartacea, da restituire all'INPS entro 90 giorni dalla data di ricevimento della richiesta;
i redditi derivanti da prestazione estera sono comunicati all'INPS dal pensionato e non dall'Istituto estero;
non vi è sufficiente chiarezza nelle comunicazioni relative ai redditi derivanti da specifiche prestazioni erogate dagli Istituti pensionistici, sia per l'INPS che per gli Istituti esteri: in particolare nella certificazione dell'articolo 10 relativa alla Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale in vigore tra Italia e Australia, laddove non vengono specificate le esclusioni da prestazioni derivanti da misure per contrastare la crisi economica come il «bonus» corrisposto dal Centrelink -:
se si intenda prevedere la verifica dei redditi prodotti all'estero su base annuale;
se si intenda verificare l'adeguatezza delle informazioni contenute nel certificato di pensione e nella certificazione relativa all'articolo 10 della Convenzione tra Italia e Australia relativamente a prestazioni specifiche come la 14esima corrisposta dall'INPS;
se si intenda estendere a 120 giorni il termine per la restituzione, garantendo quindi un più ampio periodo di tempo per la compilazione delle dichiarazioni reddituali, anche al fine di evitare l'eccessivo affollamento degli uffici di Patronato operanti all'estero.
(4-02504)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
alla Direzione provinciale del Lavoro di Forlì-Cesena è stata inoltrata, il 9 gennaio 2009, una segnalazione formale nei confronti del Comune di Cesena in merito alla gestione del personale co.co.co. in servizio presso l'Istituto musicale Corelli, inserito all'interno del Settore cultura dello stesso Comune;
l'articolo 49 della legge 133 del 6 agosto 2008 (finanziaria 2009) al comma 1 precisa che «per le esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario le pubbliche amministrazioni assumono esclusivamente con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato seguendo le procedure...», e ancora al comma 2 «per rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali, le amministrazioni pubbliche possono avvalersi delle forme contrattuali flessibili...»;
in data 11 ottobre 2005 è stato siglato tra l'Amministrazione comunale di Cesena e le organizzazioni sindacali un protocollo che disciplina il lavoro parasubordinato, dove all'articolo 1 si legge «...il Comune di Cesena potrà ricorrere a contratti diversi da quelli di lavoro dipendente... solo in casi straordinari...»;
la circolare della funzione pubblica n. 2/2008 detta vincoli precisi per le collaborazioni coordinate e continuative: viene, infatti, vietata la possibilità di conferimento di questi incarichi per lo svolgimento

delle funzioni ordinarie e i soggetti che dispongono questa utilizzazione diventano responsabili in via amministrativa e contabile;
la stessa sanzione deve essere irrogata nel caso di utilizzazione impropria dei collaboratori coordinati e continuativi, cioè con modalità analoghe a quelle adottate per i lavoratori subordinati;
per eliminare ogni residuo dubbio sulla possibilità di conferire incarichi di co.co.co. per lo svolgimento di funzioni ordinarie è stato abrogato il secondo periodo dell'articolo 1 comma 9, del decreto-legge n. 168 del 2004;
a seguito di detta abrogazione il conferimento di incarichi di collaborazione deve essere motivato esclusivamente sulla base delle ragioni previste dall'articolo 7, comma 7, decreto legislativo n. 165 del 2001;
il rapporto di lavoro tra il Comune di Cesena, responsabile dell'Istituto musicale Corelli, e gli insegnanti deve essere qualificato come rapporto di lavoro subordinato e non autonomo in quanto i docenti, pur avendo una certa autonomia e discrezionalità nell'esecuzione della prestazione, mettendo a disposizione le loro energie lavorative in modo continuativo e sistematico, devono svolgere il programma di insegnamento senza alcun rischio economico inerente la gestione della scuola;
in particolare, il professor Castri opera da oltre venti anni (anno 1986/1987) come co.co.co., come altri professori di musica che continuano a lavorare con forme di rapporto precario presso l'Istituto Corelli di Cesena;
secondo l'interrogante l'amministrazione comunale di Cesena sta contravvenendo alla normativa vigente sui rapporti di lavoro sul piano delle collaborazioni coordinate e continuative, penalizzando dal punto di vista normativo ed etico le posizioni di professori di musica in oggetto, il che giustificherebbe, sempre ad avviso dell'interrogante, un'iniziativa di verifica -:
se sia a conoscenza che a tutt'oggi la Direzione provinciale del lavoro di Forlì-Cesena non ha dato risposta alla segnalazione richiamata in premessa;
quali iniziative di competenza intenda assumere in ordine alla questione che qui interessa, anche al fine di un puntuale e doveroso rispetto della normativa vigente in materia.
(4-02505)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta che il Corpo forestale dello Stato ha recentemente dato esecuzione al sequestro degli allevamenti che ospitavano circa 250 cani a Osteria e Campiano (Ravenna) di cui era titolare il signor Giorgio Guberti;
in un comunicato diffuso dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali in data 30 gennaio 2009, testualmente si legge: «l'allevamento in questione era già stato oggetto di innumerevoli interventi da parte del servizio Veterinario della USL di Ravenna e dei Carabinieri del NAS con sanzioni e denunce all'Autorità giudiziaria, culminati in data 19 dicembre 2008 con provvedimento del Sindaco di Ravenna che ordinava di cessare entro 3 mesi dalla data della notifica l'attività di allevamento»; ed ancora: «il Ministero è intervenuto più volte, tramite l'operato dei NAS, e da ultimo, in data 29 dicembre 2008. Da tale sopralluogo è emersa una conferma della situazione già nota; pur non essendo stati rinvenuti animali morti nell'allevamento, veniva riscontrata la presenza di ossa riconducibili alla specie canina sul terreno confinante con ipotesi di smaltimento illegale delle carcasse»;

indipendentemente dalle vicende giudiziarie in essere che non potranno che risolversi nel contradditorio delle parti, rimane il fatto che l'allevamento in questione di cani pointer, gestiti a mo' di branco, era noto in tutto il mondo e la selezione animale ricavata di eccellenza -:
se risulti dove siano ospitati attualmente i cani pointer che facevano parte dei detti allevamenti, cani che costituivano - come detto - un patrimonio genetico che ha dato per anni lustro all'Italia e quali iniziative risultino assunte affinché gli stessi siano adeguatamente tutelati.
(4-02507)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo dichiarazioni attribuite al sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio, ampiamente riprese dalle agenzie di stampa, la modifica del Bando che esclude i progetti che prevedono l'utilizzo di staminali embrionali di origine umana sarebbe stata introdotta in seguito «alla espressa richiesta fatta al Governo dai presidenti delle Regioni nella riunione del 26 febbraio 2009 in sede della Conferenza Stato-regioni, alla quale il Bando stesso, come è previsto, è stato sottoposto»;
l'assessore al diritto alla salute della Regione Toscana Enrico Rossi, coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni, ha smentito in modo netto e reciso quanto affermato dal sottosegretario Fazio, sostenendo in particolare che «non è stata richiesta alcuna modifica al testo concordato in sede tecnica tra le Regioni e il Ministero del lavoro, salute e politiche», per quel che riguarda il bando di ricerca sulle cellule staminali; in particolare, «nella riunione della Conferenza Stato-Regioni del 26 febbraio è stato ratificato in modo unanime l'Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sulla proposta del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di bando di ricerca sanitaria per l'anno 2008 finalizzata per progetti di ricerca sulle cellule staminali e in quella sede non è stata richiesta alcuna modifica al testo concordato in sede tecnica tra le Regioni e il Ministero» -:
se sia vero quanto riferito dal sottosegretario Fazio o quanto affermato dal coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni Enrico Rossi, essendo di tutta evidenza che si tratta di affermazioni tra loro clamorosamente contraddittorie;
se dovesse risultare che il coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni Enrico Rossi corrispondano al vero, che cosa ha indotto il sottosegretario Fazio ad affermare cosa così clamorosamente non vera, e se non si ritenga di dover rettificare quanto da lui affermato.
(4-02511)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, MECACCI, ZAMPARUTTI e BERNARDINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano il Riformista, nella sua edizione del 28 febbraio 2009 ha pubblicato un articolo della giornalista Serenella Mattera, nel quale tra l'altro si riportano le dichiarazioni del signor Nevio Minici, tetraplegico, affetto di una malattia che gli impedisce di muovere le braccia e le gambe: «Non tutti sanno che la vita può diventare una questione di grammi o centimetri. I politici o gli amministratori sicuramente questo non lo sanno»;
il signor Minici ha bisogno di una carrozzina e di altri ausili che gli permettano di essere autonomo, e se li è dovuti acquistare pagando quasi tutto di tasca propria. Il signor Minici ha deciso di sobbarcarsi la spesa e smetterla di aspettare che il Governo si decida a rinnovare l'elenco delle protesi, delle carrozzine e di tutti gli altri ausili riconosciuti e garantiti

dal Servizio sanitario nazionale: «La carrozzina costa intorno ai 3.200 euro e il cuscino contro le piaghe da decubito circa 600. Lo Stato mi ha passato per la carrozzina 1.650 euro e per il cuscino 200» racconta il signor Minici. «Uno come me che lavora, oltre a guadagnare soldi, autostima e dignità, versa le tasse. Ma ho deciso di pagare di tasca mia quello che non mi garantiva lo Stato, perché ausili più adatti alle proprie esigenze fanno la differenza tra lavorare e non lavorare, tra essere di peso ai propri familiari ed essere autonomi, tra prendersi delle soddisfazioni o deprimersi, insomma tra vivere e vegetare»;
il cosiddetto nomenclatore tariffario attualmente in vigore è stato redatto nel 1995 e varato nel 1999; si tratta di un nomenclatore ormai superato, obsoleto, la ricerca intanto è andata avanti, ora ci sono strumenti che consentono ai disabili di «vivere davvero liberi». Strumenti che lo Stato non paga, o paga in parte. Oppure, riferisce Il Riformista, li paga per intero solo perché qualche funzionario si assume la responsabilità di interpretare la legge piegandola alle reali esigenze del malato;
il nuovo elenco è all'esame della conferenza Stato-regioni. Dopo dieci anni, ancora si discute;
secondo l'autorevole opinione della dottoressa Maria Agati, presidente della Commissione studi e ricerche sugli ausili tecnici di Confindustria. «Il nomenclatore tariffario va sostituito al più presto, perché è basato su presupposti culturali del tutto sbagliati; l'ausilio tecnico prima era considerato un risarcimento riconosciuto dallo Stato al disabile ed era scelto con criteri opinabili. Invece rientrano nella categoria tutti quegli strumenti indispensabili per ottenere una vita adeguata»;
il nomenclatore tariffario nel 2001 è stato inserito nei Lea, le prestazioni essenziali che lo Stato deve garantire a tutti, ma non è stato rinnovato;
anche se, come è stato annunciato e assicurato nell'ambito della conferenza Stato-regioni per trovare l'accordo sul testo del nuovo nomenclatore varato dal Governo, la parte tecnica è quasi ultimata e si prevede un'intesa entro un paio di settimane, resta aperta quella sulle risorse, perché, come sostiene Mario Romeri, coordinatore tecnico della commissione Salute che riunisce gli assessori regionali «è previsto un taglio drammatico per il 2010»;
il 26 gennaio 2009 una delegazione dei 5mila malati italiani di Sla ha effettuato un sit in davanti al ministero della Salute per sollecitare il Governo a fare presto;
questa inerzia grava in modo considerevole anche sulle casse dello Stato; risulta infatti che un corredo di ausili con alte performance per la gestione a domicilio di una persona con gravissima disabilità, costi dai 7 ai 13 mila euro, che potrebbero essere risparmiati, garantendo al tempo stesso dignità al malato -:
quali urgenti iniziative si intendano promuovere e sollecitare perché la situazione riferita sia finalmente sanata;
se sia in grado di fornire tempi certi per il varo del decreto sul nuovo nomenclatore;
se sia in grado di riferire quante persone, affette da malattie simili a quella del signor Minici, siano state costrette, da questi intollerabili ritardi, ad acquistare di tasca propria carrozzine, cuscini contro le piaghe di decubito e gli altri ausili che pur riconosciuti dal Servizio Sanitario Nazionale a causa di un nomenclatore superato, non vengono rimborsati o lo sono solo in minima parte.
(4-02516)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione del 9 marzo 2009 ha pubblicato

un articolo del giornalista Claudio Marincola, nel quale si riferisce di un poliambulatorio da 14,5 milioni, inaugurato un mese fa, e già chiuso: un immobile di quattro piani acquistato e ristrutturato dalla ASL, nel quartiere romano del Prenestino: «otto anni di attesa ... è stato inaugurato il 28 gennaio scorso, un mese dopo è già chiuso. Inagibile. Molti non lo sanno e la mattina si mettono in fila. Qualcuno ha scritto al Messaggero: «L'acqua ha invaso il seminterrato e gli scantinati». Si narra di un tubo rotto nel reparto di radiologia, lastre che galleggiavano, strumenti per tac, ecografia, mammografia, risonanza magnetica, artoscan, pagati un occhio della testa che potrebbero essere danneggiati. Una sprecopoli»;
si denuncia inoltre che «in attesa della prossima gara, gli uffici continuano ad autorizzare gli acquisti per la protesica utilizzando i conti correnti impignorabili, quelli dove affluiscono gli stipendi del personale. Sulla bolla di accompagnamento c'è scritto "rinnovo". La gara del 2005 è continuata in prorogatio, come dire: una gara infinita». Il sistema informativo, 22 milioni di euro, secondo una testimonianza raccolta dal giornalista, «non ha mai funzionato. Ogni tanto si introduce qualche hacker. Tempo fa un virus scaricò immagini porno. Aprivi un file per verificare un ordinativo e ti appariva una scena hard»;
una carrozzina, sia pure definita «superaccessoriata», è stata fatturata alla ASL RMC ben 7.080 euro dalla ditta Sapio Life, una multinazionale di Monza che - riferisce il giornale - sarebbe specializzata in ossigeno. «L'IVA, che pure dovrebbe essere calcolata al 4 per cento, è stata calcolata al 20 per cento ... per avere quella sedia a rotelle che costa quanto un'utilitaria, è stato utilizzato un fondo speciale. Il colmo è, poi, che al momento della consegna gli addetti si sono dimenticati di rifornirla con lo speciale cuscino anti-decubito (costo 225 euro). Risultato: settemila euro fatturati alla ASL e il paziente che non sa ancora dove sedersi»;
riferisce ancora Il Messaggero, «diventare fornitori del servizio sanitario nazionale è molto semplice. Basta riempire qualche modulo e si finisce nell'elenco ministeriale. I controlli sono molto rari, mentre, fanno notare le stesse associazioni ortopediche, dovrebbero avvenire periodicamente per verificare locali, attrezzature e magazzini. Assortopedia qualche tempo fa chiese più controlli per combattere il fenomeno dell'abusivismo. Quando si scoprono i magazzini pieni di ausili inutilizzati, cioè quelli acquistati a gara per risparmiare - sostiene l'associazione delle aziende ortopediche - lo spreco mostra la propria evidenza. Il vero risparmio si raggiunge acquistando prodotti di qualità lavorati da professionalità competenti, in tal modo si evita l'ospedalizzazione dell'assistito, causa principale del collasso economico del SSN» -:
se, nell'ambito del piano di rientro dal deficit sanitario della Regione Lazio, ai ministeri interrogati risultino questi assurdi sprechi;
se il ministro dell'economia possa confermare che, per una carrozzina quale quella descritta in premessa, l'Iva sia pari al 4 per cento;
se al ministero risulti quanto denunciato da Assortopedia circa «magazzini pieni di ausili inutilizzati, cioè quelli acquistati a gara per risparmiare ... Il vero risparmio si raggiunge acquistando prodotti di qualità lavorati da professionalità competenti, in tal modo si evita l'ospedalizzazione dell'assistito, causa principale del collasso economico del SSN»;
se risulti vero quanto riferito da Assortopedia in relazione ai pochi controlli per verificare locali, attrezzature e magazzini, che sono rari e quasi inesistenti; quali siano i provvedimenti di competenza che il ministero intende adottare o sollecitare a fronte di questa situazione che si traduce in un enorme spreco di denaro pubblico e favorisce il fenomeno dell'abusivismo.
(4-02520)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, ZAMPARUTTI, BELTRANDI e BERNARDINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano II Riformista nella sua edizione del 1° marzo 2009, ha pubblicato un articolo della giornalista Serenella Mattera, nel quale tra l'altro si legge: «Quattro anni fa ho imparato a nuotare. Sono entrato in una piscina perché dovevo riabilitarmi, rimediare ai danni fisici che mi aveva causato una protesi obsoleta. La usavo perché era quel che passava la sanità italiana. E ne pagherò le conseguenze per il resto della mia vita. Così adesso per protesta nuoto. Nuoto per lunghi tratti, in mare aperto, nella speranza che qualcuno mi ascolti». Salvatore Cimmino ha 44 anni, una moglie, un figlio, un lavoro in Finmeccanica. Insomma una vita normale. Se non fosse per il fatto che da ragazzo a causa di un tumore ha perso la gamba destra e da allora si scontra ogni giorno con una società e una politica che «sembra non abbiano proprio sviluppato i sensi per percepire le problematiche di noi disabili»;
la barriera più alta che Salvatore ha incontrato sulla sua strada si chiama «nomenclatore tariffario» ed è l'elenco degli ausili e delle protesi che il Servizio Sanitario Nazionale riconosce ai disabili. Qual è il problema? Che quella lista risale al '99 e «intanto la tecnologia si è evoluta. Ma lo Stato continua a fornire protesi che sono vecchie e spesso, come nel mio caso, dannose». Perciò, da quando per curarsi ha dovuto imparare a nuotare, Salvatore non si è più fermato. Nel 2007 ha protestato facendo il giro d'Italia a nuoto. Da maggio sei tappe lo porteranno sulle coste d'Europa, «perché nel nostro paese per sollevare un problema servono gesti eclatanti. E spesso non bastano. Secondo fonti Inail, ogni giorno in Italia ci sono 147 nuovi disabili. Manca un censimento recente, ma si stima che in totale siano quasi tre milioni di persone. E per loro io chiedo maggiore sensibilità e che finalmente la politica si decida e approvi il nuovo nomenclatore»;
fino al 2005 Salvatore si è accontentato della protesi che gli passava lo Stato. «Leggevo sulle riviste delle evoluzioni della ricerca tecnologica, dei nuovi ausili elettronici e speravo che le ASL dessero anche a noi, Ma non è mai successo». La regione Lazio, dove Salvatore vive, gli aveva fornito una protesi scheletrica («in titanio alluminio, con rivestimento di gommapiuma. Roba da anni '80»). Però ha iniziato ad avere problemi a stare a lungo in piedi, a soffrire di fitte alla schiena causate proprio da quella protesi, che lo costringeva a movimenti poco naturali. Solo allora gli è stato riconosciuto un ausilio di nuova generazione, uno di quelli elettronici che aveva a lungo atteso, senza poterselo permettere. «Era però un'eccezione alla regola, che ancora costringe migliaia di disabili, quelli che non possono pagare di tasca propria, ad accontentarsi di strumenti superati»;
Nevio Minici, che non può muovere braccia e gambe a causa di una tetraplegia, conosce il problema per esperienza personale e per mestiere. Vende articoli per la riabilitazione nel centro Italia e assicura che ci sono «aziende straniere che procurano appositamente materiale di qualità inferiore per potersi aggiudicare le gare da noi. Ne ho la certezza». Colpa, lamentano i disabili dei nomenclatore mai aggiornato, e di una mentalità che punta al risparmio. Anche se è dimostrato che alla lunga si paga un più alto costo sociale. CGIL stima in 550 mila i disabili che se messi in condizione, lavorerebbero. E Cimmino ricorda uno studio fatto dall'Università Bocconi nel 2004, in base al quale i dispositivi elettronici in partenza costano di più («il mio circa 30 mila euro, riabilitazione compresa»), però poi fanno risparmiare: perché il disabile riesce a muoversi meglio e perché il mio fisico subisce danni minori e si stanca meno, anche sul lavoro. «Senza considerare il guadagno il termini di dignità della persona». Il nuovo nomenclatore tariffario, in realtà, è

pronto. È stato redatto, ma non è in vigore, perché attende il via libera della conferenza Stato-regioni...» -:
se quanto riferito dal Riformista corrisponda al vero e in caso affermativo se non ritenga incivile la situazione sopra descritta, e quali siano le iniziative che si intendano promuovere e sollecitare;
se sia vero che manca un censimento recente che possa consentire di conoscere quante siano le persone che, come il signor Cimmino hanno necessità di protesi, strumenti e ausili riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale;
se sia vero che, come sostiene il signor Minici, vi siano aziende straniere che producono appositamente materiale di qualità inferiore per potersi aggiudicare gare in Italia; in caso affermativo quali siano queste aziende straniere, e a quanto ammontino le offerte che hanno consentito loro di aggiudicarsi le gare e in quali regioni;
se sia in grado di fornire tempi certi per il varo del decreto sul nuovo nomenclatore.
(4-02521)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

PELINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da fonti di stampa della Provincia de L'Aquila, si apprende che, in attuazione della legge di riforma del Corpo Forestale dello Stato, per una migliore organizzazione dei compiti e delle risorse umane, sembra delinearsi l'ipotesi di una ristrutturazione degli Uffici presenti in Abruzzo, il che prospetterebbe la trasformazione del Distretto di Sulmona in semplice «Unità operativa Territoriale Antincendio»;
se detta operazione rientrasse realmente nel programma di riorganizzazione delle sedi del Corpo Forestale dello Stato, l'intero comprensorio peligno sarebbe fortemente penalizzato, poiché il Distretto di Sulmona svolge, attualmente, una funzione di coordinamento per tutti i Comandi-Stazione, senza considerare, inoltre, le gravi ripercussioni economiche ed occupazionali su un territorio già pesantemente penalizzato;
sarebbe, invece, auspicabile, al contrario, un potenziamento del Distretto Forestale di Sulmona, in considerazione della sua posizione strategica all'interno del territorio della vasta provincia aquilana e della prossimità alle aree territoriali gestite dall'Ufficio per la Tutela della Biodiversità di Pescara -:
se il Governo sia a conoscenza di detta situazione e quali misure intenda adottare, per scongiurare il declassamento del distretto del Corpo Forestale di Sulmona, per non penalizzare la già grave situazione del comprensorio peligno, a danno dei lavoratori, della sicurezza pubblica e degli interessi della collettività e regionali, e se non ritenga, al contrario, potenziare il distretto, altamente strategico territorialmente.
(4-02499)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCHI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
è stato recentemente comunicato al Parlamento l'andamento delle assenze degli impiegati delle amministrazioni centrali, delle regioni e degli enti locali, nonché degli enti sanitari locali;
il dato relativo al ministero degli affari esteri (MAE) è correttamente indicato

secondo la metodologia statistica in maniera aggregata come per gli altri ministeri;
all'interno del dato del MAE sarebbe tuttavia importante rilevare il dato puntuale relativo alla rete diplomatica e consolare, gli istituti di cultura ed enti affini, considerandone la specificità di pubblica amministrazione al servizio dei cittadini italiani residenti all'estero, troppo spesso oggetto di critica per i disservizi e l'assenza di personale da parte dei nostri connazionali;
anche le regioni, il ministero per lo sviluppo economico e l'Enit, hanno una massiccia presenza di dipendenti all'estero, dei quali, pur interagendo con le comunità italiane all'estero, sia nell'ambito dell'associazionismo, che della promozione imprenditoriale, turistica e culturale, ben poco è noto in termini di presenza sul posto di lavoro svolto e assenze per malattia -:
quale sia il dato relativo alle assenze per malattia del personale delle reti diplomatiche e consolari, degli istituti di cultura, e di altri enti pubblici se presenti e dipendenti del MAE e, qualora questo dato non fosse disponibile, se non ritenga opportuno iniziarne la rilevazione;
se non ritenga opportuno attivare un monitoraggio della presenza italiana all'estero dei dipendenti pubblici non appartenenti al MAE.
(4-02503)

GRIMOLDI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'utilizzo dell'informatica nella pubblica amministrazione e nel privato ha assunto negli ultimi anni un'importanza fondamentale per l'espletamento di ogni pratica e per la comunicazione fra persone ed enti;
l'azione di questo Governo è fortemente caratterizzata dall'incentivazione delle nuove tecnologie non solo per consentire un più rapido passaggio delle informazioni, ma anche per ottenere vantaggiosi risparmi economici;
l'utilizzo dei software open source, quali OpenOffice, Firefox e Linux, permette agli utenti finali di accedere ai documenti ed ai programmi senza rendere necessario l'acquisto delle licenze dei prodotti informatici;
l'open source consente il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti; inoltre, tale collaborazione rende il prodotto finale più completo e flessibile di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di lavoro;
l'open source garantisce una maggiore protezione dei dati sensibili e fornisce livelli di sicurezza più elevati;
numerose amministrazioni europee ed italiane (tra le quali i Comuni di Fano e Bollate) hanno già adottato i software open source con consistenti risparmi sui bilanci pubblici e senza riscontrare problemi gestionali -:
se il Ministro non ritenga opportuno attivarsi per incentivare l'utilizzo dei software open source nelle pubbliche amministrazioni.
(4-02509)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

CECCUZZI, CENNI, SANI e SPOSETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli effetti della recessione e della crisi internazionale si stanno manifestando in tutta lo loro gravità in tutte le zone ed in tutti i settori produttivi del Paese;
secondo i dati resi noti dall'Osce il tasso di disoccupazione salirà dal 6,9 per cento del 2008 al 7,8 per cento del 2009, una cifra che sale all'8,4 per cento se si considerano le stime di Confindustria;

secondo gli ultimi dati resi noti dall'Istat il prodotto interno lordo nazionale è calato nel 2008 dell'1 per cento rispetto all'anno precedente: il peggior dato registrato dal 1975;
secondo l'Inps le ore di cassa integrazione hanno fatto registrare, a febbraio 2009, un aumento di oltre il 200 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente passando da 12,8 milioni a 38,7 milioni di ore autorizzate;
esistono alcune categorie specifiche di lavoratori (oltre il 15 per cento del totale occupati), come molti addetti delle piccole imprese e soprattutto i cosiddetti «precari» ad oggi quasi 3 milioni assunti con contratti flessibili, che una volta licenziati non possono accedere a nessuna forma di ammortizzatore sociale;
gli effetti della recessione si stanno ripercuotendo con assoluta gravità anche nel settore della pelletteria: secondo i dati resi noti, nelle scorse settimane, dall'Aimpes (Associazione italiana pellettieri) il fatturato preconsuntivo 2008 del comparto, nonostante un primo semestre positivo, si assesta ad un -4,3 per cento rispetto all'anno precedente «mentre l'andamento del fatturato revisionale del primo semestre 2009 segna un -6,1 per cento. Nel periodo settembre-novembre 2008 gli ordini sono infatti calati del 7 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e le previsioni sul fatturato del quarto trimestre 2008 indicano una flessione del 10,7 per cento»;
secondo l'Aimpes il bilancio è negativo «soprattutto per quanto riguarda le piccole imprese che, se dovessero permanere le difficoltà di accesso al credito che stanno riscontrando oggi, entrerebbero in una crisi senza via di ritorno»;
è presente in provincia di Siena, nella zona del monte Amiata e precisamente nei comuni di Piancastagnaio ed Abbadia San Salvatore, un distretto della pelletteria che conta oltre 80 aziende e circa 800 addetti;
tale settore, per numero di fatturato e occupati, riveste quindi un ruolo determinante per lo sviluppo occupazionale, sociale ed economico locale, anche in relazione al territorio montano e marginale di appartenenza che non presenta una diversificazione di offerte lavorative e di insediamenti produttivi;
il distretto locale della pelletteria, nato negli anni '60, è caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese contoterziste, alcune delle quali a conduzione familiare, e si è sviluppato quasi esclusivamente grazie alle committenze con le grandi aziende nazionali ed internazionali del settore;
negli ultimi anni il distretto locale della pelletteria ha quindi risentito, più di altri comparti ed in analogia con gli altri settori manifatturieri, della concorrenza del mercato globale e della politica di delocalizzazione dei processi produttivi portata avanti dalle grandi aziende, soprattutto verso i paesi asiatici e dell'Est europeo;
in queste ultime settimane la crisi del distretto della pelletteria, a causa degli effetti della crisi economica e dei mercati sopracitata, si è particolarmente aggravata. Secondo quarto si apprende da organi di informazione entro il «mese di marzo il 70 per cento delle oltre 80 aziende del settore potrebbero chiudere i battenti con conseguenti massicci licenziamenti»;
secondo le notizie riportate da organi di informazione la crisi continua ad aggravarsi: «dai primi giorni dell'anno ad oggi nel settore pelletteria circa metà degli addetti sono in fondo di sostegno al reddito o in sospensione: circa trecento dipendenti di quarantacinque aziende, distribuite tra Piancastagnaio ed Abbadia San Salvatore». Viene inoltre sottolineato che i livelli di occupazione sono destinati a scendere entro il mese di marzo quando saranno operative la «maggior parte delle richieste di sospensione» avanzate dalle aziende committenti;
tali dati vengono confermati ed aggravati dalle associazioni di categoria e dagli enti locali territoriali secondo i quali

la crisi del distretto della pelletteria sta interessando, attualmente, circa il 50 per cento delle aziende ed il 45 per cento degli occupati (fra titolari e dipendenti) con licenziamenti, sospensioni e ricorso alla cassa integrazione;
altro fattore di preoccupazione è rappresentato dalla mancanza di efficaci ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori delle piccole e medie imprese locali del settore;
in questi anni le istituzioni locali hanno seguito con attenzione lo sviluppo e le problematiche del settore della pelletteria cercando di intervenire tempestivamente con politiche adeguate in grado di promuovere la qualità del prodotto, la crescita dei livelli occupazionali e la programmazione di infrastrutture logistiche sul territorio -:
se sia a conoscenza della grave situazione che interessa il comparto italiano della pelletteria ed in particolar modo delle piccole e medie imprese contoterziste del settore con riferimento al distretto presente nei comuni di Piancastagnaio ed Abbadia San Salvatore;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per salvaguardarne livelli occupazionali del comparto per evitare ulteriori possibili rischi di delocalizzazione salvaguardando conseguentemente gli investimenti delle istituzioni e delle imprese del settore, con particolare riferimento a quelle contoterziste;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per elevare ed uniformare, per tutte le tipologie di lavoratori colpiti dalla crisi, gli ammortizzatori sociali ed i livelli di tutela del reddito.
(4-02515)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Palumbo e altri n. 1-00124, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Aniello Formisano, Beltrandi, Di Stanislao, Scilipoti, Esposito, Zazzera, Barbato, Portas, Porfidia.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Mariani e altri n. 5-01092, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Biasi.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Donadi n. 1-00127, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 142 del 9 marzo 2009.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni il sistema della difesa nel suo complesso ha subito una serie di profonde e storiche trasformazioni, passando da un sistema di leva obbligatoria ad uno volontario, nell'ottica di un progetto di progressiva e generale professionalizzazione delle Forze armate;
il cosiddetto modello professionale prevedeva in una prima fase transitoria un sistema misto, per poi approdare ad un sistema totalmente professionale nel 2007: tale obiettivo è stato raggiunto con due anni di anticipo;
il processo di trasformazione ha riguardato per l'esercito 165 provvedimenti di soppressione e 165 di riorganizzazione, per la marina 40 di soppressione e 58 di riorganizzazione, per l'aeronautica 81 di soppressione e 68 di riorganizzazione, per un totale di 580 provvedimenti in meno di 10 anni;
questo processo si è sviluppato in una fase storica nella quale nelle relazioni

internazionali, con riguardo alle Forze armate e, più in generale, alla politica militare, si è passati dal concetto di difesa classico, inteso come difesa contro un nemico esterno, a quello di sicurezza;
all'esigenza di preservare e garantire un adeguato grado di sicurezza sociale all'interno del proprio territorio, con riferimento ancora al proprio Stato nazionale, si è affiancata l'esigenza di intervenire a livello internazionale in continue e ripetute missioni di pace;
negli ultimi anni si è, dunque, assistito ad una progressiva professionalizzazione delle Forze armate, ad una costante riduzione del loro numero e, nel contempo, ad una profonda diversificazione ed articolazione dei loro compiti tradizionali, con un impegno crescente, soprattutto sul piano internazionale;
a fronte di questa qualificante evoluzione professionale delle carriere militari, appare necessario riflettere su alcune possibili conseguenze e su alcuni necessari sviluppi;
in particolare, appare evidente come si riproponga con maggiore forza l'opportunità di estendere ai militari professionisti tutte quelle garanzie riconosciute dalla Costituzione ai cittadini ed ai lavoratori. Pur comprendendo le particolarità che contraddistinguono la condizione militare, la sua affermata professionalizzazione impone l'obbligo di estendere anche a questi, pur peculiari, lavoratori della pubblica amministrazione anche la possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti e delle proprie rivendicazioni, secondo quanto sancito dall'articolo 39 della Costituzione;
la possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti deve essere calibrata, tenendo ovviamente presenti i vincoli e le particolarità delle professioni militari;
a fronte delle evidenti esigenze del settore difesa si sono verificate costanti riduzioni di spesa nel settore della difesa, da ultime quelle intervenute con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
in questi ultimi anni le Forze armate hanno continuato ad assolvere i loro crescenti compiti ed impegni, nonostante i continui trasferimenti di personale ed anche la soppressione di diverse unità radicate sul territorio;
le Forze armate rappresentano una potenzialità di sviluppo strategico per il Paese, vanno valorizzate ed utilizzate in maniera attenta e mirata. I nostri militari rappresentano un patrimonio di civiltà e progresso per molti cittadini di Stati esteri, nei quali hanno contribuito e contribuiscono ad affermare e garantire condizioni di pace e di sviluppo,

impegna il Governo:

a rivedere, in virtù dei profondi cambiamenti intervenuti su scala mondiale, l'impiego delle Forze armate nel senso di svilupparne le potenzialità e l'impiego in termini di sicurezza nazionale ed internazionale, oltre che di semplice difesa;
a sviluppare politiche di efficace coordinamento, nelle missioni internazionali, tra l'intervento militare e quello della cooperazione, intendendo il secondo come sinergico al primo ed entrambi strumenti di rafforzamento della politica estera nazionale;
a destinare le risorse disponibili, in primo luogo, ai settori del reclutamento e dell'addestramento ai fini di una sempre maggiore professionalizzazione;
a rimodulare gli investimenti in relazione agli obiettivi da raggiungere sia a livello nazionale sia internazionale, in considerazione delle risorse attualmente disponibili e, in particolare, dei compiti attualmente svolti e garantiti dalle Forze armate, prevedendo espressamente un aumento graduale delle risorse economiche assegnate al comparto della difesa;
a prevedere per il personale del settore difesa la possibilità, in un primo

tempo, di dare vita ad organismi di rappresentanza rafforzati rispetto a quelli attuali, sia per autonomia sia per competenza e funzioni, e, in una fase successiva, a forme di rappresentanza associativa collettiva secondo il modello di riferimento già acquisito e sperimentato per i corpi di polizia non militari.
(1-00127)
(Nuova formulazione) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Di Stanislao».
(9 marzo 2009)

Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Peluffo n. 2-00331, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 143 del 10 marzo 2009.

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 6 marzo 2009 si è riunito il Comitato interministeriale per la programmazione economica;
nella seduta del Cipe sono stati approvati, tra gli altri, gli interventi nei sistemi metropolitani di Palermo, di Catania, del Sistema regionale campano, di Bari, di Cagliari, di Roma e di Milano, con particolare attenzione alle opere connesse all'Expo 2015, per un importo globale di 1.500 milioni di euro;
nelle sedute del Cipe del 18 dicembre 2008 e del 6 marzo 2009 il commissario Letizia Moratti è stato ascoltato sull'aggiornamento delle opere relative all'Expo 2015;
nella risposta all'interpellanza n. 2-00242, il Sottosegretario Giacomo Caliendo, delegato del Governo, nella sua risposta sulle opere connesse o necessarie di Expo 2015, dichiarava: «In relazione al quadro totale delle esigenze finanziarie emerge un fabbisogno finanziario residuo pari a 2.763,2 milioni di euro»;
tra le infrastrutture per Expo 2015 è previsto il potenziamento delle infrastrutture di collegamento a Malpensa, attraverso il raccordo tra le linee Rfi e Fnm per la connessione ferroviaria diretta tra la stazione Rfi di Rho-Pero e l'aeroporto di Malpensa e il collegamento nord Malpensa con il Sempione e Gallarate, che dovrebbe essere completato nel dicembre 2013, e il triplicamento della Rho-Gallarate, la cui ultimazione dei lavori è prevista per settembre 2014;
la Corte dei conti, nella «Relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativi alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2008» del 16 gennaio 2009, ha richiamato l'attenzione sugli oneri relativi alla realizzazione delle opere connesse all'Expo Milano 2015, autorizzati dall'articolo 14, comma 1, del decreto legge n. 112 del 2008 per gli anni dal 2012 al 2015 «in misura largamente eccedente quelli autorizzati per gli anni compresi nel bilancio triennale 2009-2011»;
è passato ormai un anno da quando il Bureau international des expositions ha designato Milano quale sede per l'esposizione universale del 2015;
dopo le dimissioni di Paolo Glisenti, la Soge, società di gestione di Expo 2015, è praticamente inoperosa, a causa dell'incompleto assetto della governance -:
quali siano gli intendimenti del Governo per il raggiungimento dell'obiettivo Expo 2015;
circa l'importo di 1.500 milioni di euro approvato nella seduta del Cipe del 6 marzo 2009 per gli interventi nei sistemi metropolitani di varie città, quale parte di questa somma sia nel dettaglio destinata alla città di Milano ed a quali specifiche linee metropolitane;
quali siano le risorse a disposizione per le opere connesse e necessarie di Expo 2015 e, in particolare, se siano state reperite e dove le risorse necessarie a coprire il residuo fabbisogno finanziario

quantificato, nella risposta dell'interpellanza richiamata in premessa, in 2.763,2 milioni di euro;
come e quando il Governo intenda attuare iniziative affinché la governance della Soge sia definita, al fine di sbloccare una situazione ferma ormai da un anno senza una realistica programmazione del futuro di Expo 2015;
se alla data di oggi, stante il ritardo accumulato nella messa in moto della società di gestione di Expo 2015, il Governo ritenga che vi siano opere o parte di esse che non potranno essere realizzate in tempo utile;
se sia intenzione del Governo finanziare le opere per il potenziamento di Malpensa, per le quali risulta ancora mancante il finanziamento dell'intero costo d'opera.
(2-00331)
(Nuova formulazione) «Peluffo, Fiano, Letta, Quartiani, Binetti, Braga, Marco Carra, Codurelli, Colaninno, Colombo, Corsini, De Biasi, Duilio, Farinone, Ferrari, Lanzillotta, Lusetti, Mantini, Marantelli, Misiani, Mosca, Pizzetti, Pollastrini, Sanga, Soro, Zaccaria, Zucchi, Rampi, Martella, Calvisi».

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Pietro n. 1-00129, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 142 del 9 marzo 2009.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria internazionale, come era facile prevedere, si è trasformata in crisi economica e sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Diversi importanti istituti di previsione, della Banca d'Italia, della Confindustria, di enti di ricerca indipendenti, indicano un ulteriore aggravamento della crisi in Italia, con una caduta del prodotto interno lordo nel 2009 superiore al 2,5 per cento e un aumento della disoccupazione sopra l'8 per cento;
i dati sulla cassa integrazione, che a febbraio 2009 ha toccato un + 201,6 per cento, descrivono un mondo produttivo in forte difficoltà; le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553 per cento, quelle di cassa integrazione straordinaria del 44,8 per cento; ovviamente unito a ciò si deve aggiungere il calo dei consumi registrato da Confcommercio, che segnala a gennaio 2009 una riduzione tendenziale del 4,6 per cento sul piano quantitativo. Nonostante le affermazioni del Governo sulla cosiddetta cassa integrazione in deroga, che doveva estendere il trattamento di integrazione salariale ai settori di attività esclusi, le misure realmente applicate lasciano ancora molte imprese non coperte. In particolare, tutto il settore dell'artigianato è senza protezioni. Per gli apprendisti anche non artigiani non c'è alcuno strumento di protezione sociale e altrettanto si può dire per i contratti a termine e per i contratti di collaborazione;
nelle piccole imprese, che costituiscono l'80 per cento del totale delle imprese e assorbono il 90 per cento dell'occupazione, sono cominciati i licenziamenti e le cessazioni di attività. Gli ultimi dati resi noti dalla Banca d'Italia, ottenuti applicando il loro consolidato modello econometrico a quanto si rileva nell'andamento del terzo quadrimestre del 2008, dicono che la recessione si aggraverà e proseguirà almeno per tutto il 2009 e per il 2010. Oltre 1,2 milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro nel prossimo biennio, con conseguenze sociali devastanti e con un impatto sui consumi che farà da moltiplicatore della crisi;
tra gennaio e febbraio 2009 hanno subito un pesante ridimensionamento produttivo

ed occupazionale, spinto fino alla chiusura di molte attività, molte aziende del comparto delle medio-grandi imprese, distribuite in tutte le aree geografiche del Paese: la Benetton, la Indesit e la Valeo in Piemonte, gli stabilimenti della chimica di base di Porto Marghera e in Sardegna, la Euroalluminia di Cagliari, la Merloni elettrodomestici in Umbria e Marche e la Merloni metalmeccanica in Abruzzo e Marche, i cantieri Apuana, la Eaton di Massa Carrara, la Telecom, gli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Termini Imerese, l'Atitech e ancora una parte dell'occupazione ex Alitalia, che doveva essere assorbita dalla Cai e invece questo non è accaduto, le attività ex Ibm della Selfin, la Pininfarina e la Bertone;
entro luglio 2009 arriveranno a scadenza quasi un milione di contratti di lavoro a termine e nel secondo semestre dell'anno se ne aggiungeranno altri 1,4 milioni. È impossibile prevedere quanti di questi verranno confermati, ma è senza dubbio facile prevedere che la maggioranza di questi non verrà confermato ed in assenza di ammortizzatori sociali si tradurranno in «licenziamenti di fatto»;
i lavoratori «precari», in tutte le loro articolazioni rappresentano attualmente una categoria in costante crescita: il 12 per cento dell'occupazione complessiva e quasi l'80 per cento della nuova occupazione;
secondo le analisi effettuate da un osservatorio qualificato, come la Cgia di Mestre, i lavoratori precari hanno raggiunto a fine settembre 2008 quota 2.812.700, corrispondenti al 12 per cento del totale degli occupati in Italia, con una forte concentrazione nel Mezzogiorno, dal 2004 al settembre 2008 sono aumentati del 16,9 per cento: dunque cinque volte di più dell'incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, cresciuti nello stesso periodo del 3,1 per cento;
la presenza nel mercato del lavoro di questa nuova categoria di lavoratori è un fenomeno relativamente recente. È stato durante gli ultimi anni del secolo scorso che l'organizzazione tradizionale del mercato del lavoro ha iniziato la sua repentina trasformazione: alle due grandi categorie contrattuali, quella del lavoro autonomo e quella del lavoro subordinato, si sono affiancati tanti «nuovi lavori», e la necessità, quindi, di una molteplicità di nuove forme contrattuali;
attualmente il passaggio da lavoratori flessibili a lavoratori precari e da lavoratori precari a disoccupati appare uno dei percorsi più probabili a cui sono destinati nei prossimi mesi molti giovani lavoratori italiani;
la crisi che abbiamo di fronte si abbatterà, in particolare, sui lavoratori precari: saranno loro i primi a pagarne il prezzo. In alcune regioni il trend è già evidente: in Piemonte le assunzioni nel mese di dicembre del 2007 sono crollate del 20 per cento, tra ottobre e novembre del 2008 nel torinese, secondo i dati dei centri dell'impiego, si sono persi quasi 21 mila posti di lavoro;
nel Lazio i contratti che rischiano di non essere rinnovati sono più di 184 mila, in Toscana più di 56 mila, in Lombardia 188 mila, in Campania quasi 45 mila, in tutto il Paese sono quasi 850 mila;
a dicembre del 2007 sono già scaduti 300 mila contratti a termine: soltanto un terzo di questi lavoratori ha potuto contare su un sostegno al reddito;
per i cosiddetti contratti di collaborazione, di cui si stima che ne scadranno tra 300 mila e 400 mila all'anno, non c'è ovviamente alcuna possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga e per essi è stato previsto, nel decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, un sussidio quasi simbolico e di difficile applicazione, pari al 10 per cento del reddito dell'ultimo anno;
il mondo del precariato è una realtà complessa e variegata, oltre che in costante crescita. Ai lavoratori a tempo determinato si affiancano quelli con contratti

di somministrazione, i vecchi interinali e poi i lavoratori parasubordinati: con tutta la miriade di differenti tipologie contrattuali appare necessario fare chiarezza in questo universo contrattualistico, evitando abusi ed un utilizzo distorto della flessibilità contrattuale certamente necessaria allo sviluppo del nostro sistema impresa. Per i lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps appare necessario distinguere i liberi professionisti dai dipendenti, utilizzando, in caso di rapporto di monocommittenza, il concetto di dipendenza economica;
le misure attivate dal Governo sono state inefficaci a mettere un argine alla crisi in atto. Gli stanziamenti previsti sono totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale. Non saranno capaci di far fronte neppure alle esigenze di ammortizzatori sociali del primo semestre del 2009. Per di più, con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e col disegno di legge n. 1167 in Senato, è stato prima smantellato e poi abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi. Ciò, da solo, determinerà la perdita di lavoro per oltre 160 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
il Governo non sembra capire che l'attuale crisi dell'economia reale, in Italia e nel resto del mondo, deriva da una drastica e generale caduta dei redditi, che sta riducendo i consumi finali, quelli dei semilavorati e dei beni intermedi. Si sta assistendo ad uno shock da domanda;
le imprese che producono per il mercato finale hanno ridotto la produzione e hanno cominciato a svuotare i magazzini, in attesa di tempi migliori. La contrazione delle scorte si è tradotta in una riduzione della produzione di tutte le imprese che stanno a monte dei prodotti finali, fino a quelle che producono i beni energetici. La caduta dei prezzi del petrolio riflette proprio questa condizione. Si è messa in moto una spirale negativa, in cui tutti, famiglie e imprese, cercano di non spendere;
fin ora si sono fermati i consumi di sostituzione e questo ha dato la falsa impressione che, in fondo, il diavolo della crisi non era poi così brutto come lo si dipingeva. Ora potrebbero franare anche i consumi dei beni primari e questo sarebbe l'anticamera della recessione strutturale;
è necessario un profondo processo di ristrutturazione delle imprese per prepararle alla ripresa in condizioni di maggiore competitività. L'Italia dei Valori ritiene che sia interesse del Paese, oltre che del sistema delle imprese, che questa ristrutturazione avvenga rapidamente e sia profonda. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'accettazione di questo è in qualche modo dirimente. Fatta questa affermazione in modo esplicito e impegnativo, la questione di fondo immediatamente successiva è che le ristrutturazioni avvengano con un vincolo che è essenziale per la riuscita degli stessi processi di ristrutturazione e per non mettere in discussione, anzi accrescere la coesione sociale e il dialogo tra le parti sociali. Il vincolo è quello che, per il tempo necessario allo svolgersi dei processi di riorganizzazione aziendale, il maggior numero possibile di dipendenti siano mantenuti in attività. Ciò innanzitutto per salvaguardare il patrimonio di professionalità e di conoscenze che ci sono nelle maestranze e negli uffici. In secondo luogo perché, se aumentasse seccamente la disoccupazione molte famiglie, si ridurrebbero a vivere solo dei sussidi di disoccupazione. Diversa sarebbe la condizione se le imprese tendessero a mantenere in azienda la gran parte dei dipendenti, adeguando gli orari di lavoro al minor livello produttivo. In questo modo si stabilizzerebbe il monte retribuzioni complessive e la riduzione dei compensi erogati ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa sarebbe compensata con gli ammortizzatori sociali;
una politica adeguata di sostegno al lavoro è un'opportunità importante per

qualificare e rilanciare il sistema impresa italiano, per distinguere le imprese serie da quelle capaci solo di sopravvivere col lavoro nero e con l'evasione fiscale. I sostegni al lavoro dovranno essere erogati a condizione che le imprese sottoscrivano l'impegno a non diminuire i livelli occupazionali, quello a non esternalizzare la propria produzione all'estero oltre una percentuale fisiologica e che siano in regola con gli obblighi fiscali;
non occorre alcuno «zoo» di molti e strani strumenti di difesa del reddito. Gli ammortizzatori sociali devono essere adeguati ad una ristrutturazione profonda, semplici, automatici, meglio se gestiti direttamente dalle regioni, orientati a distribuire tra tutti i dipendenti il lavoro che c'è. Ne devono fruire tutti i lavoratori dipendenti e parasubordinati, nelle loro diverse fattispecie contrattuali, e tutti gli altri lavoratori precari in regime di monocommittenza e di piena dipendenza economica, senza distinzione di dimensione d'impresa e di settore d'attività;
serve allo scopo una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione e una durata insufficiente. La riforma dovrebbe puntare a migliorare, estendere e generalizzare i principi e le forme dei contratti di solidarietà. Tutti i processi di ristrutturazione dovrebbero avvenire distribuendo tra tutti il lavoro che realmente c'è, con la corrispondente riduzione dei compensi (salari e stipendi), che, quindi, dovrebbero essere assistiti da un'integrazione del reddito, a complemento dell'orario, previa definizione di accordi sindacali. Per tutti i rapporti di lavoro, non solo i contratti a tempo indeterminato, si dovrà procedere alla loro proroga, anche a orario ridotto, mediante intese sindacali, alfine di metterli nelle condizioni di poter fruire degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione avrebbe la funzione di fornire il complemento al reddito ridotto a seguito della diminuzione dell'orario di lavoro. In questo modo i livelli occupazionali sarebbero esattamente uguali a quelli necessari alle esigenze della produttività del lavoro e i redditi non sarebbero diminuiti quanto diminuiscono gli orari, con una sostanziale difesa del monte delle retribuzioni;
la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004 voluto dal secondo Governo Berlusconi conferma quanto già era stato denunciato dall'opposizione all'epoca: la politica dei condoni ha prodotto gravi danni alla finanza pubblica e ha aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e, di fatto, aumentando l'onere per i contribuenti onesti;
l'indagine ha confermato il carattere lassista delle norme grazie alle quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono. Il buco è stato stimato in 5,2 miliardi di euro, pari al 20 per cento delle entrate a suo tempo annunciate; particolarmente rilevante è risultato il mancato gettito relativo alla sanatoria degli omessi versamenti (3,5 miliardi di euro);
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, di fatto, un contribuente (in particolare se titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può:
a) integrare la propria dichiarazione entro l'anno successivo, pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente;
b) attendere l'eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase;

le nuove norme emanate costituiscono un'evidente conferma del lassismo fiscale cui sembra ispirarsi l'azione del Governo e non deve, dunque, meravigliare se l'evasione fiscale è negli ultimi mesi in costante aumento;
la nota informativa 2009-2011 sugli andamenti di finanza pubblica, presentata dal Governo il 6 febbraio 2009, contiene una stridente incongruenza tra le previsioni del quadro macroeconomico (consumi, importazioni, deflatori) e le previsioni sulle entrate, in particolare il gettito da imposte indirette. L'analisi dei dati ufficiali porta a concludere che per il periodo 2009-2011 la perdita di gettito prevista dal ministero dell'economia e delle finanze va molto oltre gli effetti dovuti alla recessione in corso ed attesa;
sulle sole imposte indirette, si registra un ampliamento dell'evasione ed elusione fiscale di 13 miliardi di euro nel 2008, 16 miliardi di euro nel 2009, 14 miliardi di euro nel 2010 e quasi 16 miliardi di euro nel 2011. Ovviamente, l'evasione delle imposte indirette, in particolare dell'Iva, si «tira dietro» evasione ed elusione delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali. Pertanto, l'allargamento dell'evasione e dell'elusione, conseguente alla rimozione delle principali misure di contrasto introdotte nella XV legislatura e all'abbattimento di controlli e sanzioni, è decisamente superiore ad un punto percentuale di prodotto interno lordo all'anno;
è ampiamente diffusa, non soltanto tra gli operatori del settore, ma anche a livello politico, la consapevolezza dei problemi che i ritardati pagamenti, da parte delle amministrazioni pubbliche, provocano alle imprese fornitrici di beni e servizi;
il mancato pagamento nei termini previsti comporta ricadute pesanti sull'operatività e sulle prospettive di sviluppo delle imprese fornitrici, le quali si vedono costrette ad indebitarsi ovvero a rinunciare alla realizzazione di investimenti per far fronte alla carenza di liquidità; si calcola, inoltre, che almeno un fallimento su quattro è dovuto a tale fenomeno;
l'attuale crisi finanziaria rende il problema ancora più grave: un'ingente somma di liquidità bloccata (la cifra ammonta a 70 miliardi di euro), soldi delle imprese che devono essere immessi al più presto nel circuito commerciale,

impegna il Governo:

a convocare un tavolo con tutte le organizzazioni sociali per definire un programma generale di uscita dalla crisi economico-finanziaria attraverso una complessiva ridefinizione del sistema degli ammortizzatori sociali, nonché ad adottare misure a favore della piccola e media impresa a partire dal tempestivo pagamento da parte di tutte le pubbliche amministrazioni dei debiti nei confronti dei prestatori di servizi beni e degli esecutori di appalti;
ad adoperarsi per sottoscrivere un patto strategico tra il Governo e le parti sociali per il mantenimento dell'occupazione, anche al fine di non disperdere le professionalità presenti nelle nostre imprese;
a disporre con la massima urgenza, per i prossimi 24 mesi, misure a sostegno del reddito finalizzate a mantenere in attività il maggior numero possibile di lavoratori dipendenti e parasubordinati, in particolare prevedendo, per le aziende che rinunciano al ricorso alla cassa integrazione e riducono l'orario di lavoro a seguito di documentata riduzione degli ordini, l'attivazione di specifici ammortizzatori sociali finalizzati a compensare la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa, garantendo così il mantenimento in attività, per i prossimi 24 mesi, dei lavoratori sia dipendenti che parasubordinati;
a prevedere una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione, allungandone la durata e portando il valore effettivo

dell'indennità all'80 per cento dell'ultima retribuzione, prevedendo, in particolare, la possibilità di estenderne l'utilizzo per i prossimi 24 mesi a tutti i lavoratori anche parasubordinati rimasti senza lavoro;
a predisporre, per i prossimi 24 mesi, per quei lavoratori, anche parasubordinati, per i quali non sarà possibile il mantenimento in attività, né l'utilizzo di ammortizzatori sociali esistenti per un periodo di almeno un anno, uno specifico assegno mensile di disoccupazione;
a predisporre specifici controlli degli organi competenti ed il rafforzamento di quelli attuali, ai quali debba essere vincolata l'erogazione degli ammortizzatori sociali proposti per i prossimi 24 mesi, vincolando l'erogazione di tali ammortizzatori esclusivamente per le imprese che assumeranno l'impegno a non diminuire i propri livelli occupazionali per il periodo in cui saranno erogati i contributi ed i sussidi, l'impegno a non esternalizzare la propria produzione all'estero, in particolare la mano d'opera, oltre una percentuale fisiologica del proprio personale, ed infine a condizione che le medesime imprese siano in regola con gli obblighi fiscali;
a coprire gli oneri immediati per il pagamento degli ammortizzatori sociali:
a) con gli 8 miliardi derivanti dall'accordo Stato-regioni;
b) con il recupero all'entrata del bilancio dello Stato delle somme dichiarate e non versate dai contribuenti che si erano avvalsi dei condoni e delle sanatorie di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, anche dopo l'iscrizione a ruolo e la notifica delle relative cartelle di pagamento, recupero da effettuarsi anche mediante ogni azione coattiva necessaria alfine dell'integrale recupero delle somme dovute e non corrisposte, maggiorate dagli interessi maturati, anche mediante l'invio, da parte del concessionario per la riscossione Equitalia spa, di un'intimazione a pagare quanto concordato e non versato alla prevista scadenza, a pena del venir meno dell'efficacia del condono e delle sanatorie di cui alla citata legge n. 289 del 2002;
c) tagliando del 10 per cento le spese della politica e delle pubbliche amministrazioni ad iniziare dalle retribuzioni delle figure apicali delle pubbliche amministrazioni: abolendo la previsione del rimborso elettorale ai partiti politici per le legislature conclusesi anticipatamente; diminuendo il numero dei consiglieri dei consigli di amministrazione delle municipalizzate, sopprimendo enti inutili, come, ad esempio, le comunità montane o le autorità di bacino, conferendo le loro funzioni a regioni e a consorzi tra comuni, tagliando così molti degli stipendi o prebende che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
a creare un fondo per il sostegno ai disoccupati con i proventi delle maggiori entrate derivanti dal ripristino delle misure contro l'elusione e l'evasione fiscale, nonché delle sanzioni in vigore precedentemente a carico dei contribuenti scorretti, quali l'elenco clienti/fornitori e la tracciabilità dei pagamenti.
(1-00129)
(Ulteriore nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Stanislao, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».
(9 marzo 2009)