XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 19 febbraio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
l'obbiettivo strategico di interesse generale che si prefigge il Governo ed il Parlamento con il disegno di legge, n. 1195, già approvato dalla Camera dei deputati - all'articolo 14 (delega al Governo in materia nucleare), all'articolo 15 (Energia nucleare), ai commi 6 e 7 dell'articolo 16 (riorganizzazione della SOGIN), all'articolo 17 (costituzione della nuova Agenzia per la sicurezza nucleare) e all'articolo 20 (rinnovamento dell'ENEA come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) - è la ricostruzione di un sistema nucleare nazionale, organizzato ed efficiente, di competenze e di tecnologie, per il rientro del nostro Paese nella produzione elettronucleare, sistema che è stato «disfatto», a seguito del referendum del 1987 (riguardante l'abrogazione delle leggi sulla localizzazione delle centrali nucleari), sotto la spinta emotiva dell'incidente di Cernobyl del 26 aprile del 1986, e che ha avuto come conseguenza l'abbandono in Italia della produzione elettronucleare;
la SOGIN SpA, società a capitale pubblico al 100 per cento, incaricata alla messa in sicurezza e lo smantellamento (decommissioning degli impianti nucleari dimessi, è finanziata annualmente attraverso il prelievo sulla componente A2 degli Oneri generali di Sistema della bolletta elettrica a carico dei consumatori e quindi potenzialmente in grado di svolgere la missione assegnatagli;
negli ultimi due anni, cioè dal rinnovo del Consiglio di Amministrazione da parte del precedente governo, la SOGIN ha mostrato, secondo i sottoscrittori del presente atto, una inerzia nell'ottenimento delle autorizzazioni di sicurezza e nell'attuazione dei progetti - a suo tempo predisposti - di assoluta priorità per messa in sicurezza degli impianti nucleari, venendo meno a precise ordinanze del Commissario per la messa in sicurezza dei materiali nucleari e a prescrizioni tecniche di sicurezza del MAP/APAT;
in questi ultimi mesi, in relazione all'approvazione del disegno di legge in questione, che prevede all'articolo 16 il commissariamento della Società ai fini della sua riorganizzazione, il Consiglio di Amministrazione della SOGIN ha avviato o sta avviando in modo affrettato e confuso gare di appalto, sottoscrivendo i relativi contratti, con l'unico fine di porre il Commissario ed il prossimo Consiglio di Amministrazione davanti ad uno stato di fatto;
le suddette azioni potranno comportare ritardi nell'attuazione del programma di decommissioning e danni economici;
non si hanno notizie di contatti con le autonomie locali per un preventivo consenso all'installazione sul territorio di impianti ad elevato impatto ambientale e suscettibili di generare allarme sociale quali vetrificatori o altri impianti di trattamento dei residui nucleari e quindi pare contrario ad ogni principio di prudenza la sottoscrizione di contratti per decine di milioni di euro che forse non potranno essere realizzati;

impegna il Governo

nelle more dell'approvazione di una disciplina della materia da parte del Parlamento, a dare istruzioni alla SOGIN SpA affinché si astenga dall'indire gare di appalto o sottoscrivere contratti per nuove

realizzazioni soprattutto se non concordati con gli Enti locali
(7-00124)
«Raisi, Minasso, Martinelli, Polledri, De Angelis, Lo Presti ».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

RENATO FARINA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
gli «atti interni», redatti da personale dell'Arma dei Carabinieri e da essa custoditi, concernenti le indagini sui delitti commessi da brigate terroriste negli anni '70 e '80, rappresentano una preziosa documentazione non totalmente trasposta negli atti giudiziari;
indipendentemente dalla conclusione della vicenda giudiziaria, con sentenze passate in giudicato o in prescrizione, essa è materia che non deve essere sottratta alle prerogative parlamentari e che rappresenta una fonte importante per la ricerca storica su un capitolo fondamentale per la democrazia italiana e per la ricostruzione di vicende che tuttora sono al centro di dibattito e di approfondimento storico;
il caso dell'assassinio il 28 maggio 1980 del giornalista del Corriere della Sera, e Presidente dell'Associazione lombarda dei Giornalisti, Walter Tobagi, rappresenta una di queste vicende. Soprattutto alla luce del fatto che, ancora il 28 maggio 2004, il Dr. Stefano Folli, in qualità di Direttore del Corriere della Sera, dichiarò: «Noi pensiamo che si debba approfondire la vicenda in tutti i suoi aspetti e nello stesso momento noi rispettiamo le acquisizioni fatte dalla magistratura, che ha fatto indagini in tutte le direzioni. Ma riteniamo che non si tratti di una storia che possa considerarsi completamente chiusa» -:
con quali criteri vengano conservati gli «atti interni» redatti da personale dell'Arma dei Carabinieri concernenti le indagini sui delitti commessi da brigate terroriste negli anni '70 e '80 e se sia prevista parziale o totale distruzione;
se non intendano riferire circa il contenuto delle informative redatte dall'ex sottufficiale dell'antiterrorismo Dario Covolo, tra il dicembre 1979 e il febbraio 1980, - testi la cui esistenza è stata confermata per la prima volta dal Ministro dell'interno Oscar Luigi Scalfaro il 19 dicembre 1983, e per le due successive dallo stesso Dario Covolo presso il Tribunale di Monza nell'udienza del 16 gennaio 2008 - e se e in che modo sia possibile accedere a tali atti.
(4-02350)

RICARDO ANTONIO MERLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
al comizio di chiusura della campagna elettorale del candidato alla Presidenza della Sardegna del PdL, Ugo Cappellacci, il presidente del Consiglio onorevole Silvio Berlusconi ha affermato «la sinistra mi paragona a quel dittatore che portava gli oppositori in aereo con un pallone e diceva: «È una bella giornata, andate fuori un po' a giocare», evocando la vicenda dei vuelos de la muerte;
tali affermazioni sono state riportate, sabato 14 febbraio 2009, sull'Unità, dal giornalista Marco Bucciantini, e mercoledì 18 febbraio 2009 sul Clarìn, quotidiano argentino, dal giornalista Julio Algañaraz;
a seguito di queste dichiarazioni, il Governo argentino ha convocato urgentemente l'Ambasciatore d'Italia a Buenos

Aires, Stefano Ronca per chiedere spiegazioni e per esprimere «profonda preoccupazione»;
tra le vittime della dittatura e i loro discendenti vi sono anche numerosi cittadini italiani;
tali affermazioni, non possono essere smentite, in quanto è presente una registrazione delle stesse sul web (YOUTUBE).
(http://www.youtube.com/watch?v=dV-aNoa_cWU) -:
se non ritenga opportuno rettificare tali affermazioni e se, e quali opportune iniziative intenda mettere in atto per evitare un deterioramento delle relazioni bilaterali Italia-Argentina.
(4-02351)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la libertà di religione è uno dei pilastri della Dichiarazione universale dei diritti umani, il cui articolo 18 recita: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
il dibattito su come garantire nel quotidiano la libertà di religione è di grande attualità in Italia e nel resto dell'Unione europea dove le imponenti ondate immigratorie, in particolare provenienti da Paesi di religione musulmana, aprono sfide che sono conseguenza diretta del processo di globalizzazione che da ormai molti anni vede ogni anno circolare per il mondo più di cento milioni di individui;
da decenni l'Italia e gli altri Paesi dell'Unione europea rispettano, in modo pieno e convinto, l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, come dimostra, nello specifico caso dell'Italia, la presenza di numerose ed importanti moschee, a partire da quella di Roma che è la più grande d'Europa;
in città importanti come Genova e in molti centri di dimensioni minori sparsi in tutto il territorio italiano sono sempre più numerose le richieste da parte delle locali comunità di immigrati di religione musulmana per l'apertura di nuove moschee e di nuovi centri culturali islamici in cui poter esplicare proprio il diritto alla libertà di religione sancito dall'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani;
benché ai principi della Dichiarazione universale dei diritti umani, di cui è stato da poco celebrato il 60o anniversario, si rifacciano in teoria tutti i Paesi della comunità internazionale, con specifico riferimento alla libertà di religione sono di fatto numerosissimi i casi di nazioni in cui, nella concreta vita di tutti i giorni, il diritto alla libertà religiosa non è davvero tutelato in modo pieno e completo;
significativo e paradigmatico è quanto si registra in numerosi Paesi arabi dove la presenza di una chiesa cristiana è assolutamente vietata e il solo professare un rito che non sia musulmano rappresenta una sorta di «attentato» all'integrità religiosa e culturale e perfino un reato;
alla piena libertà di religione e di culto che l'Italia e le altre nazioni dell'Unione europea garantiscono alle comunità musulmane non corrisponde quasi mai, nelle nazioni arabe e in quelle non arabe ma di religione musulmana, una simmetrica libertà e per questo apparirebbe opportuno prevedere forme di consultazioni popolari per chiedere alla gente del luogo, nei territori per i quali ci siano richieste di costruzione di moschee, se sia d'accordo o meno;

pare quanto mai necessario che finalmente in tutto il mondo sia garantita una piena e autentica reciprocità religiosa in modo che gli intangibili principi solennemente sanciti dall'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti siano davvero applicati in tutto il mondo -:
se si ritenga opportuno proporre agli altri Stati membri dell'Unione europea, nell'ambito della politica estera comune del Vecchio continente, l'avvio di una azione diplomatica ad hoc finalizzata a chiedere ai partner arabi che il principio di reciprocità religiosa sia garantito sempre e comunque nei loro territori;
se si intenda far presente al mondo arabo queste istanze anche nello specifico ambito delle relazioni diplomatiche bilaterali dell'Italia;
se sia valutabile l'ipotesi di iniziative normative volte a prevedere l'indizione di consultazioni popolari a livello locale per conoscere l'opinione dei cittadini sull'eventuale apertura di una nuova moschea.
(4-02345)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
è già stato dichiarato lo stato di emergenza del bacino idrografico del fiume Sacco a causa dell'accertato grave dissesto ambientale;
il fiume Sacco confluisce nel fiume Liri e con questo forma il lago di Isoletta S. Giovanni Incarico grazie alla diga Enel;
dalla confluenza del fiume Sacco con il fiume Liri deriverebbero gravi conseguenze per quest'ultimo e per i territori che esso lambisce;
a subirne le maggiori conseguenze sarebbero soprattutto gli allevatori anche se è tutto il contesto igienico-sanitario delle popolazioni residenti nell'area a poterne risentire -:
quali provvedimenti intenda adottare per la salvaguardia delle condizioni ambientali e igieniche sanitarie dell'area lambita dal fiume Liri e per la tutela delle attività economiche produttive e delle aziende agricole presenti nella zona interessata.
(3-00397)

TESTO AGGIORNATO AL 21 APRILE 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CARLUCCI, GARAGNANI, MURGIA, VELLA, SPECIALE, MAZZUCA, CENTEMERO, VITALI, SISTO, CONTE, LISI, BERNINI BOVICELLI, PILI, DI CAGNO ABBRESCIA, MAZZONI, MINARDO, BIASOTTI, MANNUCCI, BARANI, MOLES, PETRENGA, BARBIERI, LAINATI, TESTONI, ORSINI, MUSSOLINI, GERMANÀ, JANNONE, DEL TENNO, STASI, HOLZMANN, PALMIERI, CERONI, MARIO PEPE (PdL) e APREA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la società Vodafone ha presentato una denuncia di inizio attività per installare, presso un palazzo privato adiacente la Cattedrale della città di Ruvo di Puglia, un ripetitore di antenna UMTS e videochiamate che dovrebbe fare da ponte tra le due già esistenti nello stesso territorio;
nonostante le accorate proteste degli abitanti del centro storico della città e delle petizioni inviate alla Provincia di Bari e alla Regione Puglia e la conseguente sospensione dei lavori da parte dell'amministrazione comunale, si sta per

dare inizio ai lavori in quanto il Tar ha accolto il ricorso proposto dalla società Vodafone e l'amministrazione comunale non ha presentato ricorso al Consiglio di Stato;
tale struttura, che dovrebbe sorgere nella piazza centrale, a ridosso della Cattedrale, mal si concilia con il patrimonio artistico e culturale della città, rappresentandone pertanto un grave vulnus;
sarebbe opportuno collocare tali strutture in luoghi di minor pregio urba-nistico e architettonico e con minore densità abitativa -:
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno assumere tutte le iniziative necessarie, anche intervenendo presso la Sovrintendenza per i beni storici e artistici competente per territorio, al fine di salvaguardare il patrimonio culturale e storico della città di Ruvo di Puglia da questo scempio.
(5-01030)

Interrogazione a risposta scritta:

DE BIASI, DUILIO, FIANO e QUARTIANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 3 febbraio 2009, l'Assessore ai lavori pubblici del comune di Milano, Bruno Simini, ha annunciato che gli scavi per il parcheggio sotterraneo previsto in piazza Sant'Ambrogio, a pochi metri dall'omonima Basilica, capolavoro dell'arte romanica nota nel mondo, riprenderanno «entro l'estate, sempre che non vi siano altri impedimenti burocratici o politici»;
in data 3 febbraio 2009, Renzo Valtorta, della Direzione specialistica parcheggi e responsabile unico del procedimento, in accordo con l'Assessore ai lavori pubblici del comune di Milano, ha dichiarato che i lavori sarebbero partiti entro l'estate, in quanto sarebbero stati risolti, attraverso una nuova versione del progetto originario, i problemi insoluti ed ha aggiunto che tale versione è stata approvata da una conferenza dei servizi il 10 dicembre 2008;
tale progetto prevede un piano interrato in più rispetto ai quattro ipotizzati inizialmente e 320 box per i residenti a cui si aggiungono 200 posti a rotazione;
l'ultimazione dei lavori è prevista entro due anni;
l'associazione Italia Nostra ha inviato al Ministro interrogato una lettera nella quale esprime condivisione per le argomentazioni usate a sostegno del parere negativo alla realizzazione del progettato parcheggio sotterraneo al Pincio di Roma, fondato sui principi consolidati della «tutela» ed in particolare sul riconoscimento della speciale natura degli spazi aperti urbani delle città storiche italiane, considerati espressamente come oggetto di autonoma salvaguardia dal Codice dei beni culturali, per il quale vige «il divieto di trasformazioni incompatibili con la natura dei beni culturali pubblici e lesive della loro stessa integrità fisica quale è certamente l'edificazione sotterranea» (irreversibile ancora di più rispetto a quella in elevazione);
l'associazione Italia Nostra denuncia la violazione di questi principi per la realizzazione del progettato parcheggio sotterraneo che a Milano lambisce le fondazioni della Basilica di Sant'Ambrogio e svuota gli storici sedimenti della piazza adiacente, che si è nei secoli costituita sul sepolcreto proto cristiano (il Coemeterium ad Martyres);
gli organi del Ministero, innanzitutto il Soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio di Milano, avevano giudicato incompatibile con lo specialissimo luogo di intangibile valore simbolico a Milano, la conversione dell'area di Sant'Ambrogio ad edificio sotterraneo e a vasta «autorimessa»;
è inspiegabile la contraddizione tra la negazione del parcheggio al Pincio e la realizzazione del parcheggio sotterraneo a Milano, poiché viene violato il principio di

unitarietà del patrimonio storico e artistico della nazione che impone criteri unitari di considerazione e tutela;
dal 2005 fino ad oggi, architetti, storici dell'arte, cittadini, rappresentanti del mondo culturale, rappresentanti politici e istituzionali, di Italia Nostra, del Fai, molteplici delibere del Consiglio di Zona hanno ripetutamente espresso alle autorità competenti, dal sindaco di Milano al Ministro per i beni e le attività culturali, la propria indignazione per la grave offesa alla cultura della città chiedendo la chiusura dello scavo che da anni squarcia la piazza per preservare la Basilica di Sant'Ambrogio, simbolo religioso e storico fatto erigere nel IV secolo dal vescovo Ambrogio, patrono della città;
gli stessi soggetti denunciano l'inutilità di tale parcheggio, essendone presente un altro inutilizzato a poche centinaia di metri, in via Olona, e l'incongruenza della creazione di parcheggi nel centro storico in quanto la stessa Amministrazione comunale, con il provvedimento ECOPASS, cerca di dissuadere l'utilizzo dei mezzi privati;
proposte alternative sono state valutate e proposte dai soggetti qui menzionati, consapevoli che il problema dei parcheggi sotterranei a Milano vada affrontato con criteri di opportunità viabilistica, con competenze tecniche ma anche con sensibilità e rispetto per i monumenti più importanti della città e dell'intera Europa;
l'architetto Cini Boeri, presente al sopralluogo, il 3 febbraio 2009, insieme all'Assessore ai lavori pubblici del comune di Milano, giudica «assurda la realizzazione di un parcheggio al fianco della Basilica romanica più importante del mondo» -:
se non ritenga che le ragioni della tutela della piazza riconosciuta di valore storico-artistico e perciò considerata - in sé - come bene culturale - debbano prevalere sulle pretese esigenze del traffico automobilistico e della sosta fatte valere con «decisione politica»;
se non giudichi che la destinazione della stessa piazza a solaio di copertura di una vasta autorimessa multipiano si configuri come incompatibile con il carattere di spazio pubblico inedificato, elemento essenziale nella morfologia dell'insediamento urbano di antico impianto;
se non consideri tale opera un danno permanente e irreversibile all'integrità fisica del bene culturale, letteralmente svuotato delle sue millenarie fondazioni d'appoggio;
se non ritenga, quindi, che la questione attinente a un luogo di eccezionale interesse monumentale debba essere riconsiderata e sottoposta ad una nuova valutazione del Consiglio superiore, massimo Istituto di consulenza del Ministero per i beni e le attività culturali.
(4-02340)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

BENAMATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 507 del 1993 stabilisce che la pubblicità esterna e le pubbliche affissioni sono soggette ad un'imposta ovvero ad un diritto a favore del Comune nel cui territorio sono effettuate;
per le affissioni, in particolare sulle vetrine, l'imposta si determina in base alla superficie della minima figura piana geometrica in cui è circoscritto il mezzo pubblicitario indipendentemente dal numero dei messaggi in esso contenuti, le superfici inferiori ad un metro quadrato si arrotondano per eccesso al metro quadrato

e le frazioni di esso, oltre il primo, a mezzo metro quadrato;
il decreto specifica in modo puntuale, poi, una serie di parametri tariffari per ogni metro quadrato di superficie occupata in base anche alla popolazione residente nel Comune in questione;
occorre sottolineare, a tal proposito, come la norma attribuisca al Comune il potere di stabilire limitazioni e divieti per particolari forme di pubblicità, in relazione ad esigenze di pubblico interesse, ma non permetta a quest'ultimo la facoltà di disporre agevolazioni o esenzione in merito all'entità degli importi dovuti;
le lettere a) e b) dell'articolo 17 fissano inoltre una serie di esenzioni facendo una distinzione tra pubblicità realizzata all'interno dei locali adibiti alla vendita dei beni o alla prestazione di servizi ed avvisi al pubblico esposti nelle vetrine o sulle porte di interesso dei locali (ad es. listini di prezzi e orari, carte di credito, buoni pasto, ecc.);
tale differenziazione non appare del tutto chiara, in special modo perché non distingue tra la natura dei diversi avvisi, innanzi tutto tra informazioni (magari vantaggiose) per il consumatore e pubblicità in senso stretto. La stessa dovrebbe inoltre fornire ulteriori precisazioni in merito al distinto trattamento tra merci e marchi esposti;
a titolo esemplificativo basti citare i casi delle agenzie di viaggio o delle agenzie immobiliari in cui è spesso difficile fare una distinzione netta tra avvisi che contengono indicazioni sull'attività svolta dall'esercizio o sul servizio offerto ai clienti da quelli che contengono indicazioni su una particolare azienda o marchio (es. Costa crociere, Tecnocasa, ecc.);
un chiarimento normativo in tal senso, quindi, consentirebbe di far luce sulla corretta applicazione della norma giuridica in particolare rispetto agli operatori economici del settore -:
se il Ministro competente intenda assumere iniziative volte a fornire precisi elementi di identificazione al fine di permettere una corretta applicazione delle esenzioni contenute nell'articolo 7 del decreto legislativo n. 507 del 1993 e se, nel merito, intenda attivarsi, ove se ne rilevino la necessità ed i presupposti, attraverso l'emanazione di una circolare interpretativa.
(4-02344)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta da notizie di stampa riportate da numerosi quotidiani (La Sicilia, Il Giornale di Sicilia) e da numerosi servizi radiotelevisivi della RAI, che negli ultimi mesi nella sola Sicilia siano stati individuati oltre 56 mila assistiti «fantasma», cioè cittadini defunti e che continuavano a restare a carico del servizio sanitario;
si è scoperto che su 4.503.623 siciliani assistiti, ben 406.153 risultano sprovvisti di codice fiscale o il cui nominativo potrebbe essere inesistente, frutto di errore o una duplicazione; che 3.862 assistiti risultano avere un'età che supera i cento anni, e secondo la banca dati del ministero delle Finanze, solo 265 hanno il codice fiscale necessario per una qualunque ricetta medica, se ne deduce che in tutti questi anni errori, disorganizzazione o peggio hanno causato un evidente spreco di denaro pubblico;
gli assistiti privi di codice fiscale si concentrano soprattutto nella provincia di Palermo (116.832 casi), seguita da Messina (94.235 casi), Trapani (45.147 casi), Agrigento (44.484 casi), Enna (36.652 casi), Caltanissetta (27.432 casi); Siracusa (24.556 casi); Ragusa (16.815 casi) -:
di quali ulteriori elementi dispongano in relazione a quanto ricordato in premessa

e se tale situazione sia peculiarità della sola regione Sicilia, o se invece il fenomeno degli assistiti «fantasma» sia comune anche in altre regioni e quale ne sia l'entità.
(4-02346)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Riformista nella sua edizione dell'11 febbraio 2009 ha pubblicato una lettera a firma Tonino, proveniente dal carcere dell'Ucciardone;
nella lettera si racconta che nel carcere dell'Ucciardone il problema del sovraffollamento ha raggiunto livelli limite, al punto che in una cella per tre detenuti ne sono ristretti nove, una situazione definita «un vero e proprio inferno»;
«Viviamo», si legge nella lettera, «in celle che hanno i muri grezzi, senza intonaco, è desolante vivere in ambienti così degradati. Come le docce, che sono piene di muffa da fare schifo. Non a caso in diverse sezioni del carcere dell'Ucciardone si sente parlare di scabbia...»;
nella lettera si sostiene che qualche detenuto avrebbe provato a parlare con il direttore, e che «per tutta risposta è stato trasferito in un carcere lontano dalla propria famiglia, un modo come un altro per dirci che dobbiamo subire in silenzio» -:
se quanto sopra riferito sia vero;
in caso affermativo quali urgenti iniziative si intendano promuovere e adottare per sanare la situazione in cui versa il carcere dell'Ucciardone.
(4-02342)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Riformista nella sua edizione dell'11 febbraio 2009 ha pubblicato una lettera a firma Gaetano, proveniente dal carcere di Tolmezzo;
nella lettera, tra l'altro, si sostiene che le condizioni igieniche in cui si troverebbero le celle del carcere sarebbero «in condizioni pietose, i muri sono gialli dallo sporco e non vengono ripitturati da tantissimo tempo. Noi detenuti abbiamo fatto anche un esposto in merito, ma la direzione del carcere ci ha risposto che non avevano i soldi. Strano, perché i soldi per ripitturare gli uffici li hanno trovati e infatti sono tutti belli nuovi»;
nella lettera si sostiene che i detenuti sono costretti a dormire su cuscini e materassi scaduti nel 2005, «praticamente è come non averli. Per non dire come sono ridotte le docce che sono piene di muschio e sporcizia. Non a caso molti di noi hanno preso dei funghi sulla pelle, proprio a causa delle cattive condizioni delle docce. Ovviamente per lavare le nostre celle non ci viene dato nulla né detersivo o sapone. Nulla»;
sempre nella citata lettera, si sostiene che «parlare con la direttrice è impossibile e dirle solo queste cose è impossibile. Come è impossibile parlare con l'educatrice che ci fa le relazioni senza neanche incontrarci. Praticamente ci fa le relazioni in contumacia. Una novità assoluta» -:
se quanto sopra riferito sia vero;
in caso affermativo, quali urgenti iniziative si intendano promuovere o siano state promosse a fronte di una così grave situazione, e in particolare se non si ritenga di dover promuovere un'inchiesta amministrativa per accertare se sia vero che le relazioni degli educatori siano fatte, come efficacemente è stato definito, «in contumacia».
(4-02343)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il presidente della giunta provinciale di Bolzano incontrerà in questi giorni il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per - secondo quanto dichiarato dal medesimo presidente - «difendere» la prassi seguita dalla provincia autonoma in merito alla nomina del sovrintendente scolastico di lingua italiana, che non ha viceversa avuto rispetto per le disposizioni legislative;
il 28 luglio 2008 infatti, con deliberazione 2714 la giunta provinciale su proposta dell'assessore pro tempore, ha infatti stabilito che l'incarico di sovrintendente scolastico di lingua italiana per la provincia di Bolzano fosse conferito unicamente al dottor Ivan Eccli, dirigente scolastico elementare, senza aver avviato le procedure per addivenire alla preventiva intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca prevista dal decreto legislativo 24 luglio 1996 n. 434;
la prerogativa di nomina da parte della provincia autonoma è delegata e non trasferita così come le intere competenze sulla scuola;
il decreto legislativo sopra menzionato non modifica peraltro la lettera dello statuto d'autonomia della regione Trentino Alto-Adige, che è carta di rango costituzionale e che all'articolo 19 testualmente recita: «per l'amministrazione della scuola in lingua italiana... il Ministero della pubblica istruzione, sentito il parere della giunta provinciale di Bolzano, nomina un sovrintendente scolastico»;
nella stessa delibera n. 2714 si fa riferimento in via esclusiva al dottor Ivan Eccli quale dirigente in possesso dei titoli senza nessun raffronto con altri dirigenti che hanno maturato più esperienza anche nelle scuole superiori, in possesso addirittura della conoscenza delle tre lingue dell'autonomia;
il presidente della giunta provinciale ha affermato per via stampa, che anche in caso di mancato assenso da parte del Ministero dell'istruzione, la provincia autonoma avrebbe insediato ugualmente il dottor Ivan Eccli cagionando senza remore un conflitto interistituzionale;
secondo quanto risulta all'interrogante, l'attuale assessore alla scuola del PD, Cristian Tommasini, ha più volte ripetuto, anche in riunioni innanzi a dirigenti scolastici aventi titolo, che per lui il sovrintendente è il dottor Ivan Eccli, mancando, secondo l'interrogante, di rispetto istituzionale nei confronti del Ministero dell'istruzione -:
se non ritenga che la prassi seguita dalla provincia autonoma, non sia conforme alle disposizioni di legge e al galateo istituzionale, e se non ritenga che vadano fatte salve le prerogative del Ministero dell'istruzione come previsto dallo Statuto d'Autonomia del Trentino Alto-Adige e dai successivi decreti del Presidente della Repubblica 10 febbraio 1983, n. 89 e decreto legislativo 24 luglio 1996, n. 433;
se in caso di insediamento unilaterale da parte della provincia del sovrintendente scolastico, non intenda valutare il ritiro della delega sulle competenze in materia scolastica alla provincia autonoma di Bolzano;
se intenda valutare i curricula degli altri aventi diritto che risultano avere profili di assoluto valore;
se la provincia autonoma prima della delibera sopra menzionata si sia adoperata per raggiungere l'intesa con il Ministero dell'istruzione o vi siano stati contatti preventivi;
se intenda valutare, a norma di legge, di concerto col presidente della giunta provinciale, i curricula degli aventi diritto al fine del raggiungimento dell'intesa bilaterale.
(4-02352)

TESTO AGGIORNATO AL 19 OTTOBRE 2009

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta orale:

FARINONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nonostante la recente legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, e nonostante le più incisive norme e la maggiore attenzione riservata alla prevenzione, i dati del secondo semestre 2008 e dei primi mesi del 2009 relativi alle vittime sul lavoro sono poco confortanti, in quanto essi rappresentano ancora un dramma evidente, sociale e familiare;
in Italia, dal 1o gennaio 2008 al 31 gennaio dello stesso anno i morti sul lavoro sono pari a 639: di questi il 15 per cento è rappresentato da stranieri; e se si considerano quelli deceduti nel comparto agricolo si arriva al 22 per cento, mentre nel 2007 i decessi totali sono stati 986, calcolando solo quelli avvenuti entro 24 ore dall'infortunio;
in Brianza in nove mesi e mezzo, quindi da aprile del 2008, il bilancio delle morti bianche è pari a sette vittime: Raimondo Casati, Moussa Campare, Davide Martis, Patrizio Gugliemana, Paolo Garavaglia, Otokiti Ikwealtoy e Wade Savonhibou, tutti con un'età compresa tra i 22 e i 47 anni;
la morte di Otokiti Ikwealtoy, in particolare, ha fatto emergere una realtà inquietante: il nigeriano, infatti, aveva fornito false generalità e si era fatto assumere sotto altrui nome, appartenente a O.A., un connazionale, rimasto in Nigeria;
diversi sarebbero gli stranieri che si muniscono di identità, relativa ad un'altra persona, residente nello stesso Stato di provenienza, o deceduto, e sotto false generalità, apparentemente «regolari» e non riscontrabili dalle nostre istituzioni, ottenendo il permesso di soggiorno e, nel migliore dei casi, anche un posto di lavoro, fino a quando non si verifica il decesso o un grave incidente;
non si esclude, a tal proposito, il fenomeno del racket sui permessi di soggiorno relativo all'immissione nel comparto lavorativo;
in Brianza sono 11.000 i lavoratori stranieri registrati l'anno scorso nel mercato dell'occupazione locale, di cui un sesto cittadini romeni e bulgari;
il 60 per cento dei cittadini non appartenenti a Stati dell'Unione europea, residenti nel territorio brianzolo, ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato; il 40 per cento è a tempo determinato, in controtendenza rispetto ai lavoratori locali che per il 40 per cento hanno posti fissi e per il 60 per cento risultano impiegato a tempo;
gli stranieri impiegati nei settori più disparati del mercato locale, dalla meccanica al tessile, risultano per il 34 per cento laureato, per il 40 per cento diplomati, e solo per il 26 per cento non hanno raggiunto un'istruzione superiore -:
quale strategia, visto il reiterarsi su tutto il territorio nazionale e in particolare in Brianza degli infortuni e dei decessi sui posti di lavoro, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di garantire la rigorosa applicazione della legge vigente, ma soprattutto di eliminare il fenomeno delle morti bianche;
se gli stessi Ministri non ritengano doveroso attuare una politica del lavoro, con particolare attenzione ai cittadini provenienti da Stati non membri dell'Unione europea, orientata ad estendere la cultura della sicurezza, e soprattutto in grado di garantire la trasparenza del mercato occupazionale.
(3-00398)

TASSONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al

Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro, aderente al FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche) e riconosciuto ed accreditato come Organismo Ausiliario operante nel campo della prevenzione e del recupero di tossicodipendenti, opera da 23 anni con 6 strutture sul territorio catanzarese, di cui 3 terapeutiche, ed ha ospitato in questi anni oltre 2.000 ragazzi tossicodipendenti;
al momento si avvale del lavoro di circa 30 operatori, tra attività di recupero, prevenzione e orientamento, tutti regolarmente inquadrati con il contratto di categoria e ospita circa 100 ragazzi, di cui la metà provenienti da regioni diverse dalla Calabria;
il Centro è oggi entrato in una crisi economica, che rischia di essere irreversibile senza adeguati interventi di sostegno per il blocco totale di erogazioni finanziarie, che per la verità dura da anni mettendo costantemente il Centro in condizioni di grave difficoltà finanziaria e di cassa, situazione che si è acuita negli ultimi mesi del 2008 e rischia di diventare esiziale per il Centro all'inizio del 2009;
nel 2008 il Centro ha «fatturato», in continuità peraltro con gli anni passati, circa 1,1 milioni di euro di rette per i ragazzi ospitati nelle sue strutture, di cui 508.000 alle ASL Calabresi, 461.000 ad ASL fuori Regione, e 131.000 al Ministero della Giustizia per soggetti in carico all'autorità giudiziaria per misure alternative;
al 31 dicembre 2008, tuttavia, come risulta dai bilanci certificati e depositati, i crediti non incassati dalle ASL, nonostante i servizi regolarmente resi, ammontano a ben 1,376 milioni di euro, ben oltre quindi l'intero bilancio di un'anno della struttura, in questo quadro, drammatico per il corretto funzionamento della struttura, il Ministero della Giustizia ha accumulato debiti per 380.000 euro;
il Centro in tale situazione deve però garantire la continuità dei servizi, con un costo medio mensile di circa 130.000 euro, di cui 83.000 fissi per il costo degli stipendi degli operatori, costi cui ormai nemmeno il credito bancario riesce a far fronte;
al 31 dicembre 2008 il Centro era esposto con le Banche per 35.000 euro di scopertura di conto e per 205.000 euro di anticipi;
il Centro non riesce pertanto più a pagare da oltre 3 mesi gli stipendi al personale, ed ha accumulato, a fine anno, quasi 200.000 euro di debiti verso fornitori che hanno ormai di fatto bloccato le forniture di servizi e di generi alimentari: da 2 mesi ormai i ragazzi ospiti del Centro sono privati di una serie di servizi essenziali (tra cui il riscaldamento), e mangiano solo grazie alla carità di tanti benefattori privati che non potranno però continuare a sopperire in eterno ai mancati pagamenti degli organi statali e regionali;
il Centro ha già attivato diverse iniziative ingiuntive di pagamento nei confronti delle ASL, ma tali procedure richiedono tempi lunghi di esigibilità, dovendo regolarmente arrivare fino alle procedure di esecuzione forzata di dubbia solvibilità nella gran parte dei casi, e peraltro tali iniziative richiedono ulteriori anticipazioni ingiuste di spese legali, e mettono talvolta il Centro nell'incredibile situazione di rischio di revoca dei rapporti con le ASL inadempienti che ritengono incompatibile con la prosecuzione dei rapporti convenzionali la presenza di contenziosi legali;
una ricerca condotta a livello nazionale sulle comunità aderenti al FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche) ha confermato la situazione crediti vantati nei confronti degli enti pubblici da parte delle comunità aderenti che non riescono più a garantire quel servizio di qualità finora fornito;
secondo quanto denunciato in una lettera firmata da 41 associazioni ed enti

presenti in 17 regioni, l'ammontare di crediti vantati nei confronti di Regioni, ASL, Ministeri e DAP, è pari a circa 8 milioni di euro -:
se il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali sia a conoscenza della grave situazione denunciata dalla ricerca condotta a livello nazionale citata in premessa e della distribuzione dei crediti vantati dalle comunità aderenti al FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche) nei confronti degli organi del servizio sanitario nazionale;
se il Ministro della giustizia non ritenga di procedere con urgenza ai pagamenti delle spettanze dovute per le prestazioni di cui si è avvalso, dando così un primo concreto riconoscimento dei diritti del citato Centro, contribuendo ad evitare la chiusura di questo importante presidio sociale ed anche al fine di evitare i costi che potrebbero derivare da contenziosi giudiziari.
(3-00399)

Interrogazioni a risposta scritta:

GATTI e DAMIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 92, convertito con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, prevede all'articolo 2 la possibilità per il prestatore di lavoro di ottenere la defiscalizzazione degli straordinari e dei premi di produttività;
la norma specifica che, in riferimento alle prestazioni di lavoro straordinario, l'imposta sostitutiva del 10 per cento si applica ai compensi relativi a prestazioni effettuate nel periodo compreso tra il 1o luglio e il 31 dicembre 2008, a condizione che nel medesimo periodo (fatto salvo il criterio di cassa allargata) detti compensi vengano effettivamente erogati dal sostituto d'imposta;
in merito all'arco temporale cui si riferiscono le erogazioni alcune aziende hanno preso a riferimento il periodo 1o luglio-12 gennaio, per cui lo straordinario effettuato a dicembre 2008 ma pagato dopo il 12 gennaio 2009 (principio di cassa allargata) è escluso dalla tassazione agevolata, mentre quello effettuato a dicembre 2008 e retribuito entro il 12 gennaio 2009 rientra nel regime agevolato;
tale interpretazione non trova riscontro nella norma;
il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, all'articolo 5 ha previsto una ulteriore proroga, fino al 31 dicembre 2009, relativa alla detassazione dei contratti di produttività, che, secondo una dichiarazione rilasciata dallo stesso Ministro Sacconi, riguarderebbe anche gli straordinari, qualora questi abbiano contribuito all'incremento della produttività;
numerose aziende, per effetto della consuetudine di pagare gli straordinari dopo il 12 del mese successivo alle prestazioni effettivamente svolte, hanno, dunque mancato di applicare la detassazione, prevista, non solo, inizialmente, dal decreto n. 93 del 2008, ma anche prorogata dal successivo recente decreto n. 185 del 2008 -:
se non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze, di dover meglio specificare l'applicazione della normativa relativa alla detassazione degli straordinari nel settore privato, al fine di non creare discriminazioni tra gli aventi diritto, molti dei quali ne risultano illegittimamente esclusi in base all'errata interpretazione normativa effettuata dal sostituto di imposta.
(4-02341)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta da concordanti notizie di stampa e in particolare dal servizio della giornalista Elena Panarella, pubblicato su

Il Messaggero del 12 febbraio 2009, che sarebbero stati rinvenuti dai carabinieri del Nucleo antisofisticazioni (Nas) feti malformati e resti di corpi, chiusi in barattoli, e accatastati in una camera mortuaria dismessa del Policlinico Umberto I di Roma;
secondo quanto avrebbe riferito il direttore generale del nosocomio, Ubaldo Montaguti «sono solo materiale didattico. Si tratta di un'aula sigillata all'interno della quale erano stati collocati dei feti malformati, risalenti ad oltre 30 anni fa, e che venivano utilizzati in passato per la didattica, quando l'ecografia ancora non esisteva»;
tutto sarebbe stato originato da un'ispezione avviata dalla Commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale del Senato: «I carabinieri infatti stavano eseguendo un normale controllo nella struttura sanitaria quando sono arrivati davanti alla porta di una stanza. Entrati hanno scoperto i resti umani e i feti conservati dentro barattoli sanitari, abbandonati e accatastati dentro il magazzino»;
sempre secondo quanto avrebbe dichiarato il dottor Montaguti «Quei reperti si trovavano in quella stanza da almeno un anno. Avevamo fatto questa scelta perché tutto il materiale, dopo alcuni lavori di ristrutturazione, si trovava in un sotterraneo dell'ospedale»;
reperti anatomici come quelli trovati nel magazzino dell'Umberto I sarebbero normalmente utilizzati per scopi didattici nei policlinici universitari, e proprio nel pomeriggio del 12 febbraio al Senato la commissione di inchiesta presieduta dal senatore Ignazio Marino ha avviato gli accertamenti, e la vicenda sarebbe al vaglio della magistratura per gli eventuali aspetti penali;
il dottor Montaguti ha segnalato l'esigenza di evitare che si creino speculazioni su un fatto che succede in molti ospedali, spiegando che «i reperti anatomici possono derivare o da cadaveri o da interventi; c'è una normativa specifica che regola queste cose ma che riguarda non il prelievo di pezzi anatomici che servono per la didattica, che è un regolamento di polizia mortuaria che noi seguiamo pedissequamente, perché è una delle materie più delicate su cui una direzione ospedaliera s'impegna. Come siano stati ottenuti questi reperti io non sono in grado di dirlo. Sicuramente non sono reperti raccolti negli ultimi dieci giorni è tutto materiale di cui io non sono in grado di dire niente. E che fra l'altro non ho neanche visto. Di tutto questo sarà fatta un precisa relazione che io entro domani manderò al presidente Marino»;
da notizie di stampa emerge che sarebbe in corso un'indagine del Ministero della salute -:
quale sia l'orientamento del Ministro in ordine ai fatti sopra citati, quali siano le risultanze dell'indagine amministrativa avviata e se emergano eventuali responsabilità.
(4-02347)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato una lettera della signora Delia D'Ettore, insegnante in pensione affetta da 16 anni da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), successivamente ripresa anche dalle agenzie di stampa;
in detta lettera, la signora D'Ettore tra l'altro scrive di essere «fortemente tentata di riservare a me stessa il trattamento che i genitori di Eluana Englaro hanno voluto per la figlia», e questo per la scarsa assistenza che riceve dalle istituzioni sanitarie: «solo per due volte alla settimana», spiega la signora D'Ettore, «un infermiere assiste a domicilio per conto della ASL, mentre a noi malati di SLA spetterebbe l'assistenza domiciliare gratuita 24 su 24... la mia famiglia ha tutto il peso sulle spalle, tutti vivono in funzione della mia gestione... Perché i politici si sono affrettati a emanare un decreto-legge che bloccava la sospensione della sentenza

che ha permesso a Eluana di porre fine al suo calvario, mentre non fanno niente per i malati che hanno la sventura di vivere in regioni più povere...» -:
quali urgenti provvedimenti e iniziative intendano adottare perché alla signora D'Ettore sia assicurata la assistenza che la sua grave malattia richiede;
se non ritenga di dover promuovere un'indagine per accertare quante siano le persone che, come la signora D'Ettore, necessitano di una assistenza domiciliare 24 ore su 24 in quanto malate di SLA, di quale assistenza effettivamente beneficiano e in quali regioni vivano e risiedano.
(4-02348)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si legge sul quotidiano Il Messaggero nella sua edizione del 1o febbraio 2009, e in particolare che «le Asl conoscono e applicano poco le norme che semplificano la vita dei cittadini invalidi e che eviterebbero, a persone con disabilità gravi e croniche, inutili revisioni per una patologia che non può migliorare;
emerge da una indagine condotta da «Cittadinanzattiva» e dall'Associazione nazionale infezioni osteoarticolari onlus, e in particolare che il 90 per cento degli uffici invalidi delle Asl non applica la legge 80 del 2006. E così i cittadini vengono richiamati, anche quando non è necessario, a visita annuale e fino al completamento delle pratiche vedono sospesa ogni forma di sostegno economico e sociale -:
se sia vero quanto ricordato in premessa e quali urgenti iniziative si intendano adottare e promuovere a fronte di questa situazione onde assicurare la necessaria informazione e i correttivi perché siano conosciute e applicate le norme che semplificano la vita dei cittadini invalidi.
(4-02349)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DELFINO e RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, della Liguria e della Valle D'Aosta con sede a Torino rappresenta un laboratorio di ricerca e di diagnostica applicata alla sanità animale e alla sicurezza alimentare che racchiude un importante patrimonio di competenze professionali e scientifiche maturate nel contesto delle regioni di riferimento;
l'investimento delle regioni ed in particolare del Piemonte nel miglioramento organizzativo e nelle garanzie di buon andamento dell'Istituto ha fornito risultati molto incoraggianti, inserendo a pieno l'ente nella programmazione economica della Regione;
tali risultati e le prospettive ulteriori per la valorizzazione dell'Ente nel contesto regionale rischiano di essere ignorate o svilite dalla volontà del Governo nazionale di dettare unilateralmente le norme per il riordino degli IZS, impropriamente assimilati ad organismi statali (come l'Istituto Superiore di Sanità) o soggetti a vigilanza statale;
già le ultime indicazioni nazionali in materia di riordino degli IZS (decreto legislativo n. 270 del 1993) erano state impugnate davanti alla Corte costituzionale, correggendo le tentazione di reinserire gli IZS in un quadro di riferimento statale, fatto che avrebbe compresso irrazionalmente e illegittimamente competenze regionali già allora stabilite;
nel momento in cui si sente più forte l'esigenza di completare il processo di regionalizzazione del governo degli IZS, pur nel rispetto delle esigenze di coordinamento nazionale, si prospetta invece un ulteriore arretramento rispetto alle posizioni già ratificate a seguito della passata

pronuncia della Corte costituzionale nel 1994, ignorando il processo da allora intercorso, le modifiche al Titolo V della Costituzione e gli orientamenti ad una più forte responsabilizzazione e salvaguardia dell'autonomia regionale -:
se non ritenga opportuno alla luce delle premesse promuovere un rafforzato coordinamento con la Conferenza Stato-Regioni per perseguire senza conflitti istituzionali un più alto ed efficace ruolo degli Istituti zooprofilattici citati.
(5-01029)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Paolo Russo n. 5-01002, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Caterina.

L'interrogazione a risposta scritta Benamati ed altri n. 4-02337, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Galletti.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Garagnani n. 4-02323, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 134 del 17 febbraio 2009.

GARAGNANI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 14 febbraio 2009 un cittadino tunisino si è reso responsabile di un episodio di violenza sessuale nei confronti di una giovane a Bologna;
al medesimo cittadino tunisino, dopo un periodo di carcere, era stata concessa la libertà, secondo l'interrogante sulla base di motivazioni poco chiare e riguardo alle quali il Ministro ha già richiesto un'ispezione presso il Tribunale penale di Bologna;
tali avvenimenti lasciano assai perplesso l'interrogante in considerazione di un'eccessiva indulgenza dei magistrati bolognesi verso comportamenti lesivi del diritto dei cittadini al rispetto della legge e della propria identità;
tale clima di indulgenza si affianca a quella che all'interrogante appare una contiguità politica di alcuni magistrati con le amministrazioni degli enti locali;
l'interrogante rammenta a questo proposito le esternazioni dell'ex Procuratore della Repubblica Di Nicola quando era in servizio e una serie di pronunciamenti di alcuni dei magistrati, che vanno dal sostegno al referendum sulla procreazione assistita (che l'interpellante aveva censurato nella XV legislatura con l'atto 2-00016), alla vicenda dell'offesa all'immagine della Madonna (di cui all'atto n. 2-00710 pubblicato nella XV legislatura);
ricorda altresì il mancato esercizio dell'azione penale (doverosa secondo l'interrogante) a fronte della condotta di molte scuole bolognesi nei primi tempi della Riforma Gelmini (episodi richiamati in atti a firma dell'interrogante pubblicati nella XVI legislatura tra i quali si ricordano gli atti n. 2-00213; 2-00184 e 4-01320);
rileva altresì come sia stata disposta l'incriminazione di un consigliere comunale della minoranza per avere, secondo quel che pare all'interrogante, fatto il suo dovere di fronte ad illegalità sulle quali è mancato il controllo della Giunta (atti pubblicati, a firma dell'interrogante, nella XV legislatura n. 2-00491 e n. 2-00498);
da ultimo, da notizie di stampa, si apprende che sia stato proprio un giudice del tribunale civile di Bologna a decidere, nel luglio scorso, di non rimpatriare il ventenne rumeno che ha recentemente confessato di aver violentato una giovanis sima romana nel parco della Caffarella nonostante questi fosse stato arrestato due volte per rapina con lesioni e furto aggravato,

denunciato per ricettazione e condannato a cinque mesi di carcere e nonostante il fatto che il prefetto di Roma ne avesse già disposto l'espulsione -:
se il Ministro intenda assumere, ove sussistano i presupposti di legge, iniziative ispettive con riferimento alle vicende sopra ricordate e se intenda comunicare le risultanze dell'ispezione concernente la vicenda della violenza sessuale verificatasi a Bologna richiamata in premessa.
(4-02323)