XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 11 febbraio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
la grave situazione di crisi economica ha assunto ormai i livelli di una recessione strutturale la cui intensità non ha pari nella storia recente;
i livelli di contrazione degli ordini all'industria ha subito un'intensità tale da mettere a repentaglio la sopravvivenza stesse delle imprese;
è assolutamente urgente introdurre un sostegno alle imprese che permetta loro di far fronte agli obblighi finanziari fino a che la fase più acuta della crisi non sia superata e il meccanismo di generazione del valore possa rimettersi in movimento, garantendo la generazione di quelle risorse necessarie ad ottemperare gli impegni finanziari che sono naturali in un circuito economico evoluto,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di concordare con il sistema del credito, anche attraverso l'eventuale stipula di un'apposita convenzione con l'Associazione Bancaria Italiana, una moratoria, per tutte le pratiche di finanziamento alle imprese, delle rateizzazioni della parte capitale fino al 31 dicembre 2009, limitando per tutto il periodo i pagamenti dovuti alla sola parte interessi.
(7-00119) «Fava, Caparini, Torazzi, Fugatti, Bonino, Guido Dussin, Bragantini, Montagnoli, Negro».

La X Commissione,
premesso che:
il polo della calzetteria femminile italiana ed europea ha il suo maggior centro di produzione nella Regione Lombardia ed, in particolare, nel distretto produttivo di Castel Goffredo, in provincia di Mantova, dove è realizzato oltre l'80 per cento del fatturato italiano del settore;
le imprese attive nel distretto sono circa 400 ed impiegano oltre 6.640 addetti per un giro di affari di 930 milioni di euro e una produzione annua di oltre 1 miliardo di paia di calze, dato quest'ultimo certamente rilevante se confrontato con l'intera produzione annua italiana, la quale ammonta a circa 1,4 miliardi di paia, di cui sono esportate il 92 per cento, ovvero 1,3 miliardi di paia;
in questi numeri è racchiusa la storia di quello che, ad oggi, è uno dei distretti produttivi più importanti del Paese; nato da una spontanea aggregazione di piccole imprese, che sono via via cresciute attraverso processi di collaborazione e scambio di informazioni, è divenuto, oggi, un sistema produttivo di eccellenza nel settore, espressione del nostro made in italy, apprezzato e richiesto in tutto il mondo;
la calzetteria femminile lombarda rappresenta circa il 30 per cento della produzione mondiale e il 70 per cento di quella europea ed annovera alcuni dei più importanti marchi italiani del settore. Le esportazioni annue del distretto produttivo ammontano a circa 651 milioni di euro;
la recente crisi finanziaria internazionale, che ha avuto importanti ripercussioni sul sistema economico del Paese, non ha mancato, tuttavia, di investire anche le imprese della filiera del tessile nella provincia di Mantova; il settore più colpito risulta quello delle esportazioni finali dove oltre il 40 per cento delle imprese ha fatto registrare lo scorso anno un crollo del fatturato;
la crisi dei consumi interni e la forte concorrenza proveniente dai Paesi produttori a basso costo hanno certamente avuto un impatto negativo sulla consistenza industriale del distretto mantovano, mettendo in grave difficoltà le imprese di

settore, che hanno subito una perdita di competitività rispetto ai concorrenti internazionali;
già nella seconda metà degli anni novanta l'area del distretto è stata interessata da una crisi dei consumi a cui le imprese, tuttavia, hanno risposto modificando le proprie strategie produttive e commerciali attraverso la realizzazione prodotti diversificati di elevata qualità ed alto contenuto di innovazione;
nell'evoluzione del distretto mantovano gioca, quindi, un ruolo cruciale la capacità delle imprese di puntare alla qualità dell'offerta e all'innovazione del prodotto, nonché la loro abilità di fare sistema e di collegarsi, attraverso la promozione dei prodotti italiani, alle reti lunghe della competizione internazionale; tutti elementi questi che devono necessariamente essere supportati da chiari ed univoci indirizzi del Governo;
la disciplina sui distretti produttivi è stata introdotta dall'articolo 1, commi 366 e seguenti, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006), da ultimo modificata con il decreto - legge 25 giugno 2008, n. 112, che ha introdotto importanti norme di semplificazione volte al riconoscimento e alla tutela dei distretti produttivi, demandando, tuttavia, l'entrata in vigore della nuova disciplina all'adozione di specifici decreti attuativi, non ancora emanati;
la mancata realizzazione della riforma rischia di mettere in pericolo la competitività delle imprese che operano in distretti produttivi, con particolare riferimento al distretto di Castel Goffredo, che rappresenta uno dei maggiori punti di forza del sistema produttivo italiano, recando un serio danno non solo allo sviluppo di queste eccellenze locali ma anche all'apparato produttivo del Nord e dell'intero Paese,

impegna il Governo

ad adottare, nell'immediato, opportuni incentivi, anche di natura finanziaria, per la crescita ed il rafforzamento delle piccole e medie imprese che operano nel distretto produttivo di Castel Goffredo, che rappresenta una delle più importanti eccellenze produttive del Paese, da cui è necessario ripartire per restituire maggiore competitività all'intero sistema imprenditoriale italiano;
a completare quanto prima, anche attraverso l'adozione di specifici decreti attuativi, la riforma introdotta dalla legge 23 dicembre 2005, n. 266, come modificata dal decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 per quanto concerne lo sviluppo e la tutela dei distretti produttivi nazionali.
(7-00120) «Fava, Reguzzoni, Torazzi, Allasia, Caparini».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI, DE MICHELI e POLLEDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Intergas S.A., società cilena costituita da capitali italiani, ha investito ad oggi 70 milioni di dollari (a fronte di un ammontare globale del progetto stimato in 270 milioni di dollari), costruendo e gestendo reti per la distribuzione di gas naturale nel centro-sud del Cile al fine di servire utenze residenziali, commerciali ed industriali;
non vi è dubbio che Intergas è uno dei più importanti investitori italiani in Cile, leader del settore - oltre che punto di riferimento - nella zona di pertinenza, ed ha contribuito al miglioramento del servizio pubblico del gas;

prima di iniziare l'attività sopra indicata, Intergas S.A. ha effettuato studi dettagliati di natura tecnica, giuridica, fiscale e di mercato, e si è peritata di verificare l'interesse anche delle autorità politiche per il proprio progetto;
anche l'Ambasciata Italiana a Santiago ha, in più occasioni, assicurato Intergas S.A. sulla stabilità economica e politica del Cile, paese in cui è stato evidenziato essere possibile realizzare buoni investimenti anche in ragione della stabilità giuridica e della certezza del diritto. Ne è riprova il fatto che, ancora oggi, l'ambasciata italiana in Cile promuove periodiche missioni d'intercambio commerciale e d'investimenti italiani in quel paese;
quanto al caso di cui si tratta, il principale problema è dato dal fatto che il Cile non possiede gas naturale nel centro-sud (lo possiede solo nella zona sud, ma non è possibile integrarlo con il resto del paese per problemi geoambientali e di distanza) e che lo stesso viene acquistato interamente dall'Argentina;
Intergas S.A. ha, quindi, innanzitutto attentamente valutato il contesto giuridico energetico che regola la commercializzazione del gas nell'area sopra detta: l'esistenza di un Protocollo facente parte di un trattato internazionale bilaterale che assicura una regolamentazione delle quantità e del prezzo del gas naturale dall'Argentina ha rappresentato l'elemento decisivo per suggerire a Intergas S.A. di intraprendere l'investimento, essendo il gas naturale la materia prima che consente lo sviluppo degli investimenti di Intergas S.A.;
come accennato più sopra si evidenzia che il Protocollo Sostitutivo n. 2 sulla «Integrazione Gasifera» è parte integrante dell'Accordo di Complementazione Economica n. 16 del 1991 (ACE n. 16) firmato tra Argentina e Cile. A sua volta, gli ACE sono accordi di esecuzione del Trattato di Montevideo del 1980, che è stato ratificato dal Cile nel 1981 e che ha permesso la creazione dell'Associazione Latinoamericana d'Integrazione (ALADI). Giova evidenziare, in merito, che le norme del Protocollo sull'Integrazione gasifera sono equivalenti a leggi di adempimemo obbligatorio in Cile;
il predetto Protocollo Cile-Argentina sul Gas Naturale garantisce, in primo luogo, il trattamento paritario e non discriminatorio tra i consumatori di gas naturale dei due Paesi, Cile e Argentina, sicché, anche a fronte di qualsiasi evento di forza maggiore o caso fortuito, si deve mantenere la proporzionalità. In secondo luogo il protocollo stabilisce che il trattamento fiscale all'esportazione di gas non può essere superiore al trattamento fiscale delle esportazioni dei derivati del petrolio, né maggiore a quello dei prodotti che utilizzano gas come materia prima, che - rispettivamente - sono in vigore in ciascun paese;
dall'anno 2004 in Argentina si è verificata una progressiva insufficienza di gas naturale per sostenere la domanda interna argentina e conseguentemente per i volumi esportati in Cile;
a seguito di ciò, il Governo Argentino non ha applicato la proporzionalità come stabilita nel Protocollo di cui sopra (e, cioè, l'applicazione di una restrizione proporzionale in entrambi i paesi di circa il 15 per cento). Nei fatti, dunque, l'Argentina ha applicato restrizioni del 93 per cento per le esportazioni verso il Cile e solamente del 5 per cento al consumo interno e ciò nonostante il fatto che i volumi di gas che l'Argentina sta esportando oggi in Cile, in forma restrittiva, rappresentano solo l'1 per cento dell'offerta Argentina di gas;
oltre alle sopra citate restrizioni asimmetriche dei volumi di gas, a partire dal 2006 il Governo Argentino ha introdotto una barriera doganale all'esportazione del gas naturale verso il Cile che, nell'anno 2008, ha raggiunto livelli insostenibili, triplicando il costo base del gas esportato dall'Argentina, rendendone quindi estremamente difficoltosa la commercializzazione in Cile e, conseguentemente,

pregiudicando in modo sostanziale il ritorno degli investimenti realizzati da Intergas S.A.;
in particolare il Governo Argentino, nel corso del 2008, ha applicato una tassa sulle esportazioni del gas superiore di circa il 200 per cento in estate ed il 300 per cento in inverno rispetto al normale costo del gas (5.5 US$/MM BTU) e cioè tra gli 11 e i 17 dollari per milione di BTU;
neppure nel suesposto caso il Protocollo Cile-Argentina sopra evocato risulta essere rispettato in quanto, applicando le regole relative al trattamento fiscale delle esportazioni di gas argentino, le imposte non avrebbero dovuto superare il 5 per cento del costo normale. Ne è la riprova che prodotti petrolchimici derivati dall'uso del gas come materia prima quali il polietilene, i polimeri e l'urea hanno un gravame fiscale non superiore al 5 per cento;
pare evidente che l'applicazione di gravami impositivi tanto estremi impedisce di fatto la sostenibilità economica delle poche esportazioni, esportazioni che risultano però indispensabili a Intergas S.A. per esercitare la propria attività;
il Cile, dunque, a tutt'oggi non ha preteso l'adempimento del Protocollo Cile-Argentina sul gas naturale e non ha attivato nei confronti del Governo Argentino le procedure di risoluzione delle controversie previste nello stesso Protocollo, ovvero la procedura arbitrale;
non solo, ma il governo cileno, anziché esigere come detto l'adempimento del Protocollo Cile-Argentina sul Gas Naturale, ha preferito sviluppare l'importazione di gas naturale liquido via nave (cosiddetto «LNG») da destinazioni diverse dell'Argentina;
l'importazione di gas naturale via nave servirà a rifornire, tuttavia, la sola zona centrale del Cile ma non quella del centro-sud, e pertanto non potrà costituire una soluzione alla fornitura di gas naturale a prezzi ragionevoli nelle regioni dove Intergas S.A. ha sviluppato gli investimenti. Inoltre, anche nel caso in cui il «LNG» potesse rifornire la zona centro-sud del Cile, il costo sarebbe il doppio di quello argentino;
è a questo punto doveroso ricordare che il gas necessario per rifornire la regione centro-sud del Cile oggi rappresenta solamente lo 0,2 per cento della produzione di gas argentina;
Intergas S.A. ha sollecitato in diverse occasioni l'intervento del Governo Cileno, sia con note sia con specifici incontri, con l'obiettivo dichiarato di vedere aperta una vertenza arbitrale con l'Argentina o ricercata una soluzione volta a garantire l'investimento realizzato da Intergas S.A.;
nonostante le rassicurazioni di comprensione della situazione e di condivisione delle ragioni di Intergas S.A. alle richieste, nulla in concreto è stato promosso dalle competenti autorità cilene per rimediare la situazione sopra descritta, come risulta chiaramente dal documento inviato dal CNE Commissione Nazionale dell'Energia alla predetta società -:
se e quali urgenti iniziative intenda promuovere al fine di verificare la volontà o meno da parte del Cile di esigere dall'Argentina il compimento del Protocollo bilaterale Cile-Argentina che regolamenta la «interconnessione gasifera e la fornitura di Gas Naturale», ovvero dare corso ad una soluzione equivalente, in modo di dare sicurezza giuridica agli investimenti che vengono realizzati in Cile, nella fattispecie a quello realizzato dalla Intergas S.A.;
se e quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo italiano rispetto al caso descritto in premessa, la gravità del quale non può certamente sfuggire e la cui omessa risoluzione, a giudizio dell'interrogante, oltre a danneggiare in modo irreversibile Intergas S.A. rischia di scoraggiare l'imprenditoria italiana ad investire in Cile.
(5-00986)

Interrogazione a risposta scritta:

TIDEI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con l'avvento al potere nel 1974 della giunta militare si instaurò in Etiopia un regime dittatoriale che durò sino al 1991;
tra le conseguenze dell'evento del regime militare fu la cacciata dei cittadini italiani che vivevano in Etiopia dove essi stessi e i loro padri rappresentavano un pilastro dell'economia etiopica;
questi nostri connazionali cacciati dall'Etiopia persero le loro case, il loro lavoro e tutti i loro beni;
il Parlamento italiano, di fronte a questa gravissima situazione, ha dapprima approvato, la legge del 9 dicembre 1977 n. 961, con la quale riconosceva un acconto sugli indennizzi spettanti ai cittadini italiani per i beni perduti e successivamente ha approvato la prima legge organica in materia di indennizzi il 28 novembre 1980 n. 16, la legge del 5 aprile 1985 n. 135 e la legge del 29 gennaio 1994 n. 98;
ciò nonostante il problema degli indennizzi ai cittadini italiani esuli dall'Etiopia non è stato sino ad oggi risolto in modo definitivo in quanto, nonostante le numerose leggi, gli indennizzi corrisposti hanno costituito un risarcimento assolutamente parziale e del tutto insufficiente rispetto all'entità dei beni perduti ad opera dei provvedimenti limitativi emanati dalle autorità etiopiche;
il Governo italiano è stato più volte sollecitato ad adoperasi per conseguire una risoluzione definitiva della questione ma nessuna reale ed efficace azione è stata intrapresa nei confronti dei cittadini italiani esuli dall'Etiopia;
con l'approvazione dell'articolo 4 della legge di ratifica del Trattato di amicizia partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, stipulato a Bengasi il 30 agosto 2008 riconosce un ulteriore indennizzo ai cittadini italiani espulsi dalla Libia nel 1970 è stata realizzata un ingiustificata disparità di trattamento tra questi ultimi cittadini e quelli dell'Etiopia colpiti da analoghi provvedimenti restrittivi -:
se non ritengano di fornire chiarimenti in merito a quali provvedimenti intendano assumere per l'integrale soddisfazione dei danni patiti dai nostri connazionali rimpatriati dall'Etiopia a seguito delle nazionalizzazioni operate dal Governo etiopico a partire dal 1975 ed allo stato rimasti sostanzialmente privi di adeguati indennizzi.
(4-02283)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VELO e REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dal 1996 l'isola e il mare di Pianosa sono compresi nel Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, garanzia questa per la salvaguardia e il mantenimento del notevole patrimonio archeologico e ambientale presente sull'isola;
nel 1998 il carcere è stato quasi definitivamente chiuso, non essendo rimaste sull'isola che poche forze dell'ordine con compiti di vigilanza e di guardia alle strutture;
nel corso di questi anni sono stati presentati progetti di riqualificazione dell'isola tesi a valorizzare lo splendido patrimonio ambientale, culturale e turistico al fine di restituirlo al «mondo libero»;
da notizie di stampa di questi giorni, si apprende l'ipotesi di un ritorno nel penitenziario dei detenuti in regime 41-bis;
il progetto dell'isola basato sul delicato equilibrio ambientale nonché sulle prospettive e sulle potenzialità di uno

sviluppo turistico di qualità che tiene conto di un patrimonio di risorse ambientali unico nel suo genere e per questo prezioso e delicato, non è certo compatibile con il carcere duro;
nel 2007 i visitatori di Pianosa sono stati complessivamente 12.500 e impedire tali flussi causerebbe sicuramente un danno per l'economia dell'Arcipelago -:
quali siano gli intendimenti del Ministero rispetto alle sorti dell'Isola di Pianosa;
se sia fondata la notizia del ritorno sull'Isola dei detenuti in regime 41-bis.
(5-00988)

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel centro abitato di Podenzano (Piacenza), in zona denominata Colombaia, dal 1995 è attivo uno stabilimento della società River s.p.a., classificato come industria insalubre di prima classe, con attività di decapaggio, verniciatura e depolimerizzazione del Teflon, che usa grosse quantità di Solventi e Vernici al Politetrafluoroetilene/Teflon;
la River s.p.a. era precedentemente insediata a S. Stefano Lodigliano e dopo un aspro confronto con le autorità e la popolazione locali a causa degli elevati disturbi che provocava, avanzava l'istanza di insediarsi nella località di Podenzano;
l'industria in oggetto, emette materiale particellare (particolato totale solido o PTS, polveri sottili PM10, PM2.5, PM1 nonché idrocarburi policiclici aromatici, IPA) monitorato grossolanamente come parametro aspecifico (Nmg/m3), sostanze organiche volatili, sostanze alcaline, aldeidi e composti fluororati pericolosi per la salute dell'uomo dati in formazione dalle schede tecniche a partire da 350oC e difficili da monitorare all'esterno;
si evidenzia che il testo unico delle leggi sanitarie vieta l'insediamento in centro abitato di «industrie insalubri di prima classe», specialmente di quelle che usano Fluoro e suoi derivati, e che altresì il decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988 imponeva che il rilascio dell'autorizzazione edilizia fosse subordinato al previo ottenimento dell'autorizzazione alle emissioni;
risulta tuttavia che il Comune di Podenzano, abbia rilasciato lo stesso le concessioni edilizie relative allo stabilimento, non attenendosi al rispetto dell'iter previsto dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988, e così consentendo l'insediamento dell'impianto della River spa a ridosso delle abitazioni civili, in zona classificata «D2 - esterna al centro edificato», in sostanza in centro abitato;
la Provincia, a sua volta, faceva seguito rilasciando le autorizzazioni ad emettere, senza tener conto che la localizzazione prescelta era priva dei requisiti di legge, garanzia e sicurezza, quali le distanze di sicurezza, la valutazione d'impatto ambientale e del carico genotossico che l'industria avrebbe creato nel territorio circostante, non valutando inoltre: la conformità degli impianti (privi perfino del controllo delle temperature nei forni della teflonatura, poi imposte a 480/490oC contro i 350oC, limite di sicurezza delle schede tecniche); fattore di emissione inteso come quantità di sostanza riferita al processo produttivo considerato nella sua globalità e nelle sue fasi tecnologiche, escludendo di fatto dalle valutazioni dell'impatto ambientale, le quantità sostenute di inquinanti sia emesse dai raffreddatori (che seppure convogliati sono tuttora privi di sistemi di abbattimento e monitoraggio in continuo), sia dalle emissioni diffuse (già vietate dal decreto del Presidente della Repubblica 203/88) prive tuttora di convogliamento, come invece prevede il decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 per i siti con diritto a maggiore tutela, ritenute, insieme alle precedenti, le più pericolose perché si riversano direttamente sul centro abitato in condizioni di sottovento allo stabilimento stesso; qualità delle sostanze,

reali e presunte, emesse dal processo produttivo in cui in primis figurano le Polveri; caratteristiche climatiche della zona (Pianura Padana) particolarmente soggetta all'inversione termica favorevole al ristagno prolungato negli strati più bassi dell'atmosfera del materiale particellare in emissione;
da allora e fino ai giorni nostri l'impianto è stato più volte interessato da superamenti (anche del doppio) di diversi parametri autorizzati, da dosi massicce di inquinanti non contenuti nella delibera autorizzativa emerse dalle indagini, dalla conclamata fuoriuscita di inquinanti dai raffreddatori e da quantità sostenute di emissioni diffuse ed incontrollate di sostanze insalubri, le quali sono una costante nell'ordinario funzionamento dell'industria e che i cittadini respirano;
le emissioni inquinanti diffuse non sono tuttora convogliate perché la Provincia non ha preteso un piano organico del loro contenimento come prevede il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, pur avendolo ritenuto necessario dopo le indagini ARPA 2005, costringendo gli abitanti a vivere nel disagio e nel pericolo, spesso in condizioni di trincea o di nomadismo temporaneo;
di fronte a queste avversità hanno reagito i cittadini con formali denunce ed esposti alle autorità politiche e giudiziarie competenti, evidenziando danni alla salute, malessere incessante, impossibilità di condurre una vita serena e senza disturbi ambientali o alla coesione sociale;
anche il comitato predetto ha provveduto a fare svolgere indagini sulla pericolosità della massa delle emissioni diffuse emesse dalla River spa, monitorate solo per quanto riguarda l'inquinante sostanze organiche volatili, evidenziando che si tratta di mix di sostanze che unite tra loro e ripetute nel tempo, sono estremamente pericolose per la salute pubblica e non a caso sono stati e sono numerosi gli episodi di cittadini che hanno accusato malattie gravi ed irreversibili alle vie respiratorie;
anche le autorità locali competenti, segnatamente le strutture sanitarie e gli organi amministrativi per la tutela dell'ambiente, hanno effettuato indagini sulla qualità delle emissioni diffuse provocate dalla River spa, ma nonostante esse abbiano riscontrato quantità sostenute di sostanze inquinanti inammissibili per un centro abitato, le stesse non hanno mai provveduto ad intraprendere azioni per contenere le criticità rilevate e per far cessare lo stato di insicurezza e di pericolosità per la salute e l'ambiente provocato dai cicli di lavorazione della River spa, se non da ultimo con un provvedimento parziale riguardante le sole emissioni diffuse da lavaggio impianto ancora non attuato;
la situazione di rischio costante per la salute dei cittadini ed i fatti negativi che continuano a caratterizzare il funzionamento quotidiano della River spa non sembrano più essere tollerabili e si ritiene che sia giunto il momento di porre fine a questa tormentata vicenda che perdura ormai da oltre un quindicennio e da cui i cittadini di Podenzano devono urgentemente ed inderogabilmente essere tenuti fuori -:
di quali elementi disponga in relazione alla situazione ambientale ricordata in premessa e quali iniziative intenda adottare per contribuire a far cessare il perdurante stato di incompatibilità sanitaria ed ambientale provocato dalla River spa nel centro abitato di Podenzano;
se non intenda attivarsi in maniera effettiva, affinché, entro i limiti delle proprie competenze, si facciano cessare le emissioni diffuse e dannose per la salute pubblica emesse ad ogni modo dalla River spa, se del caso attivando poteri sostitutivi per proteggere i cittadini e l'ambiente;
se sia stato accertato un danno ambientale e quali iniziative siano state assunte per farvi fronte, anche per consentire una valutazione sull'opportunità di un'eventuale delocalizzazione dell'impresa.
(5-00994)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
il Ministro per i beni e le attività culturali ha nominato, d'intesacon il Sindaco del comune di Roma, un commissario straordinario nella persona di Guido Bertolaso, direttore del Dipartimento delle protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, coadiuvato dall'Assessore all'urbanistica del comune, per risolvere le problematiche dell'intera area archeologica di Roma e di Ostia Antica;
da anni la città di Roma attende una legge speciale che possa garantire nel tempo una manutenzione ordinaria e straordinaria dell'enorme patrimonio archeologico della città e gli interventi fatti in tal senso finora, che hanno consentito di intervenire sulla maggioranza dei monumenti archeologici di proprietà comunale, sono stati fatti all'interno di leggi non direttamente finalizzate ai soli beni culturali e spesso penalizzati a favore di altri grandi progetti;
la proposta di nominare un commissarioad acta nascerebbe dalla scarsa capacità di spesa delle Soprintendenze statali, dovuta alla cronica carenza di personale tecnico ed amministrativo capace di appaltare lavori di restauro;
la situazione, invece, è ben diversa perché sarebbe sufficiente potenziare i finanziamenti concessi e snellire le procedure burocratiche che ne impediscono una rapida ed efficace utilizzazione;
inoltre il restauro dei monumenti antichi della città necessita di elaborati progetti redatti da ingegneri e architetti esperti nel settore del restauro coadiuvati da archeologi e non si comprende quali possano essere in tal senso le competenze della Protezione civile;
il comitato scientifico che dovrebbe affiancare il commissario straordinario è composto da studiosi altamente qualificati ma che non hanno la minima esperienza nel campo del restauro, mentre sono stati esclusi i funzionari interni delle sovrintendenze dello Stato e del Comune di Roma e gli studiosi che hanno per decenni collaborato nell'ambito del restauro;
il tavolo tecnico, composto da Bertolaso e dall'Assessore comunale Corsini andrebbe, inoltre, a sovrapporsi alle funzioni e alle competenze demandate alle Sovrintendenze di Stato con le quali la Sovrintendenza comunale collabora da anni nella comune volontà di valorizzare il patrimonio monumentale ed archeologico di Roma;
per ottenere poi una fruizione unitaria dell'area archeologica centrale di Roma sarebbe bastato un semplice protocollo d'intesa tra uffici statali e comunali che adesso se ne dividono la gestione;
forte è la preoccupazione tra gli archeologi e il personale tutto delle sovrintendenze che ha lanciato un appello al Ministro affinché riveda il provvedimento di per sé così grave -:
quali siano le motivate ragioni che hanno indotto il Ministro a decidere il commissariamento;
se siano state valutate attentamente le competenze dei componenti il tavolo scientifico;
se non ritenga che tale decisione svilisca le competenze e la professionalità del personale della sovrintendenze che ha svolto in questi anni il proprio lavoro con dedizione e competenza;
se non ritenga, al contrario, di sollecitare maggiori finanziamenti di cui viene da anni denunciata la carenza.
(2-00308) «Ciocchetti, Dionisi».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da un'indagine dell'istituto «Guglielmo Tagliacarne», pubblicata dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, sui tassi di interessi applicati dalle banche, emerge che contrarre un prestito bancario in Calabria costa il 10 per cento in più rispetto ad altre città italiane come ad esempio Trieste, Firenze e Bologna;
nella provincia di Cosenza, per un credito da restituire in 18 mesi, le banche applicano un tasso d'interesse medio del 9,32 per cento, mentre, per esempio, a Trento il tasso applicato è del 5,46 per cento con una differenza, quindi, di quasi quattro punti in percentuale in meno rispetto alla Calabria;
la situazione è pressoché identica anche nelle altre quattro provincie che occupano gli ultimi posti nella graduatoria sul costo del denaro stilata dall'Istituto «Guglielmo Tagliacarne» con Reggio Calabria l'8,97 per cento, Crotone con il 9 per cento, Catanzaro con il 9,10 per cento e Vibo Valentia con il 9,12 per cento;
nella regione, nel 2008, la media dei tassi di interesse a breve termine è stata del 10,6 per cento ovvero qualche decimo di punto in meno rispetto al 2007, anno in cui la stessa sfiorava, invece, l'11 per cento;
questa media è sicuramente la più alta tra tutte le regioni del Mezzogiorno, in cui il dato dei tassi a breve termine è del 9,82 per cento, mentre il dato del tasso medio del Paese è del 7,82 per cento;
questi dati confermano ancora una volta la differenza esistente nell'applicazione dei tassi di interesse da parte delle banche tra le regioni del nord e centro Italia e quelle del sud che risultano essere particolarmente penalizzate da una politica di applicazione dei tassi di interesse che non contribuisce al rilancio ed allo sviluppo compiuto del sistema produttivo locale ed in particolare di quello calabrese che subisce la contrazione maggiore -:
quali iniziative il Ministro dell'economia e delle finanze, intenda porre in essere affinché l'Associazione Bancaria Italiana corregga questa forte penalizzazione che colpisce la Calabria dove il costo del danaro raggiunge percentuali ingiustificabili.
(4-02272)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come già ricordato in altri atti di sindacato ispettivo presentati dal sottoscritto, nel 1992, con Decreto Ministeriale 1386/92, l'allora Dipartimento delle Dogane bandì un concorso a 746 posti per l'ammissione alla VIII qualifica funzionale di Funzionario Tributario, riservato a personale di VII qualifica funzionale che avesse maturato 5 anni di servizio nel Ministero delle Finanze alla data del 31 dicembre 1990;
nel 1994 il Dipartimento delle Dogane elevò gli iniziali 743 posti a 1343, mantenendo inalterati i requisiti di ammissione;
alcuni Collaboratori Tributari (VII qualifica funzionale) impugnarono il bando di concorso innanzi al TAR contestando il requisito dell'anzianità, che li penalizzava, in quanto erano in servizio alle Dogane fin dal 1978 e nonostante nel 1982 fossero risultati vincitori di Concorso, bandito ex legge n. 285 del 1977 (Provvedimenti per l'occupazione giovanile) per Segretari di Dogana (VII qualifica funzionale) furono inquadrati nella VII qualifica funzionale solo nel1986, in violazione di quanto disposto dall'articolo 3 della Legge n. 138 del 1984, che testualmente decretava: «espletate le procedure di cui agli articoli precedenti e, comunque, con effetto non posteriore al 1o giugno 1985, gli idonei, che non siano stati ancora

immessi nei ruoli per mancanza di posti ad essi attribuibili in applicazione dei precedenti articoli, sono collocati in soprannumero nei ruoli organici del personale di pari qualifica nell'amministrazione che ha indetto gli esami previsti dall'articolo 26-ter del decreto-legge 30 dicembre 1979, n. 663, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 29 febbraio 1980, n. 33»;
il TAR del Lazio, con Sentenza n. 185/94, accolse le ragioni dei ricorrenti ed annullando il vincolo dei requisiti d'anzianità, determinò la loro partecipazione al concorso;
successivamente l'Amministrazione tenne un comportamento intrinsecamente contraddittorio: presentò appello avverso la Sentenza del TAR innanzi al Consiglio di Stato ed allo stesso tempo immise tutti i Segretari del concorso ex Legge n. 285 del 1977, tra cui i ricorrenti, nella graduatoria dei vincitori sanando apparentemente il contenzioso;
nel 1996, alcuni candidati, non risultati vincitori, proposero ricorso al TAR, sostenendo che i 123 concorrenti ex Legge n. 285 del 1977 sarebbero stati immessi in graduatoria privi del requisito dell'anzianità richiesta, il Tribunale Amministrativo accolse il ricorso, con Sentenza n. 3679/00, passata in giudicato in quanto l'Amministrazione propose intempestivo appello;
il 16 ottobre 2001, il Capo del Dipartimento per le Politiche Fiscali - Ufficio Amministrazione delle Risorse presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, Dott. Tagliaferro, inviò una nota alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica proponendo una soluzione per la grave lesione dei diritti dei lavoratori retrocessi, consistente nell'adozione di un nuovo provvedimento d'inquadramento nella VIII qualifica funzionale dei 123 dipendenti, motivato sulla base di valutazioni di opportunità, relative all'efficienza ed all'organizzazione degli Uffici, connesse al superiore interesse pubblico;
il 13 ottobre 2005, il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo per i dipendenti dell'Agenzia delle Dogane, all'articolo 4 ha disposto che «entro il 30 giugno 2006 le parti si impegnano ad affrontare e risolvere la problematica del riconoscimento economico della professionalità acquisita dai funzionari «retrocessi» di cui al concorso a 746 posti, elevati a 1343, nel profilo professionale di Funzionario Tributario (ex VIII qualifica funzionale)»;
a distanza di ben 16 anni dal bando del concorso ed a ben oltre 2 anni dalla data fissata come termine ultimo dal C.C.N.I. per la definitiva soluzione di questa annosa ed incresciosa situazione che ha gettato in un impietoso limbo oltre un centinaio di dipendenti dell'Agenzia delle Dogane, non è stato assunto alcun provvedimento;
questa situazione sta portando a grave sconcerto tra gli interessati che non hanno alcuna certezza del proprio futuro -:
quali iniziative abbia intenzione di intraprendere il Governo, per risolvere, finalmente, questa lunga vicenda che interessa un centinaio di famiglie italiane, vittime dell'inerzia e del comportamento non propriamente lineare dell'Amministrazione.
(4-02273)

BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
di recente, la Guardia di finanza è stata incredibilmente oggetto di critiche e pressioni, anche da parte di esponenti della SVP, volte a lamentare il suo presunto eccessivo zelo nel territorio dell'Alto Adige o un asserito e indimostrato sbilanciamento territoriale nelle sue attività di verifica;
il Comando provinciale della Guardia di finanza della Provincia autonoma di Bolzano sta svolgendo da oltre un anno un'indagine sulle consulenze d'oro e incarichi

esterni pari a circa 100 milioni elargiti dall'ente pubblico Provincia autonoma di Bolzano a terzi, cifra ritenuta particolarmente elevata anche dalla Corte dei Conti di Roma in sede di controllo del bilancio dell'ente;
detto tema è peraltro di scottante attualità politica e da varie indagini sarebbe già emerso un danno erariale di oltre mezzo milione di euro nel 2004 e di altrettanti nel 2005, più altri ascrivibili all'università di Bolzano eccetera;
pertanto recentemente la Guardia di finanza, nell'ambito delle proprie prerogative e delle norme dell'ordinamento giudiziario italiano ha ritenuto di predisporre una nuova indagine su aggiuntivi 58 milioni di euro con i quali la Provincia autonoma di Bolzano ha finanziato la società mista pubblico-privato Alto Adige Marketing, preposta alla divulgazione del marchio Alto Adige che spesso però, come il Governo sa, viene divulgato con la sola dizione «Südtirol» facendo immaginare una sorta di «Stato indipendente». A tal proposito esiste un ordine del giorno parlamentare, votato da tutto il Parlamento con il parere positivo del Governo, palesemente contrario alla dizione monolingue;
la lotta alla evasione fiscale è obiettivo prioritario del Governo che, secondo il Comando provinciale, ha portato peraltro un aumento alla Guardia di finanza dei carichi operativi nell'ordine del 30 per cento;
secondo i controlli delle Fiamme gialle in provincia una persona su tre non rispetta le norme che regolano la materia fiscale;
oltre a ciò, anche il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano si rese protagonista di dichiarazioni inaudite rispetto al lavoro della Guardia di finanza spingendosi ad affermare che non spetta alle Fiamme Gialle dire come «spendere i soldi della Provincia» e facendo ravvisare nelle azioni della Guardia di finanza un'attitudine a fare «politica»;
al contrario, la Guardia di finanza ha il compito di vigilare sulla legalità della spesa effettuata con danaro pubblico, e di riferire eventualmente agli organi giurisdizionali competenti per le azioni consequenziali -:
se il Governo italiano intenda preservare l'azione di polizia finanziaria nazionale da tentativi più o meno palesi di intimidazione politica;
come intendano tutelare l'immagine e i compiti della Guardia di finanza in Alto Adige.
(4-02279)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Vanoli Valter, ditta individuale di Vogogna (Verbania) operante nel settore metalmeccanico è stata a suo tempo ammessa alle agevolazioni della legge n. 488 del 1992, bando industria 14o, decreto ministeriale 123963 del 26 marzo 2003 su progetto 002299/12;
la banca concessionaria fu designata nel Mediocredito Lombardo con sede a Milano che ebbe a delegare all'operazione la propria filiale di Bari;
con tutte le necessarie certificazioni si attestò che i lavori terminarono il 21 giugno 2007 e successivamente il Mediocredito, quale banca concessionaria, ha provveduto al sopralluogo e relativa verifica di tutta la documentazione contabile relativa al finanziamento;
successivamente, nell'ottobre 2007, funzionari del ministero procedettero presso l'azienda ad una ulteriore verifica del progetto finanziato, a quanto risulta verificando l'assoluta correttezza di tutte le operazioni;
a tutt'oggi, però, i fondi spettanti alla ditta Vanoli Valter non sono stati ancora versati, causando indicibili difficoltà aziendali anche perché - per realizzare il

progetto finanziato - l'azienda si è esposta verso il settore bancario confidando in una liquidazione di quanto a lei dovuto;
per le vie brevi si è saputo che i fondi della predetta normativa potrebbero essere stati «congelati» da una norma finanziaria che però parrebbe riferirsi a progetti successivi a quelli realizzati dalla ditta in esame, mentre quelli della Vanoli sono progetti che sono stati conclusi e certificati prima della legge finanziaria 2007 e comunque in presenza di un decreto che autorizzava l'azienda a svolgere i lavori, finanziandoli secondo le procedure fissate;
la mancanza del finanziamento comporterà la messa in crisi dell'azienda con pesanti ripercussioni dal punto di vista lavorativo in un'area dove aziende industriali ed imprese artigiane già soffrono di una grave crisi preesistente a quella più in generale in atto negli ultimi mesi -:
se non si intenda intervenire con urgenza nello specifico caso indicato, al fine di liquidare all'azienda quanto a lei dovuto;
se non si reputi che ritardi così lunghi nella effettiva liquidazione dei contributi spettanti siano in assoluto contrasto con la volontà governativa di un rilancio delle imprese e della economia italiana e creino pesanti difficoltà ad aziende che - con correttezza e puntualità - hanno operato nei modi e nei tempi previsti dalla legge a cospicui e positivi interventi di riqualificazione e potenziamento.
(4-02281)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
i tempi fortemente abbreviati del decesso di Eluana Englaro inducono a supporre significativi spostamenti dal protocollo descritto nel provvedimento giudiziario;
in ragione di ciò, al fine di conoscere le precise ragioni del decesso parrebbe necessario procedere ad una ampia verifica, anche attraverso le risultanze dell'autopsia e l'acquisizione degli elementi tossicologici;
conseguentemente, anche in ragione del dibattito in corso nel Paese, sarebbe opportuno che in tali verifiche venissero impiegati periti di variegata esperienza e provenienza culturale a garanzia dell'oggettività delle verifiche stesse -:
se la procura della Repubblica di Udine abbia avviato indagini in merito al decesso di Eluana Englaro.
(2-00309) «Vignali, Catone, De Luca, Ghiglia, Abrignani, Jannone, Bertolini, Lehner, Renato Farina, Migliori, Pianetta, Germanà, Soglia, Tortoli, Ceroni, Simeoni, Frassinetti, Minasso, Raisi, Ravetto, Polidori, Laffranco, Zacchera, Barba, Bernardo, Toto, Conte, Franzoso, Gregorio Fontana, Mariarosaria Rossi, De Corato, De Girolamo, De Angelis, Polledri, Castellani, Savino, Mottola, De Nichilo Rizzoli, Bocciardo, Vincenzo Antonio Fontana, Di Virgilio, Toccafondi, Palmieri, Sbai, Vella, Cazzola, Bragantini, Fugatti, Negro, Rivolta, Munerato, Brigandì, Delfino, Adornato, Bosi, Compagnon, Galletti, Libè, Occhiuto, Ruvolo, Zinzi».

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo n. 146 del 2000 sono stati istituiti i ruoli direttivi

ordinario e speciale del Corpo di Polizia penitenziaria, ruoli che sin dalla riforma del 1990 (con la quale è stato sciolto il Corpo degli Agenti di custodia per dar vita al nuovo Corpo di Polizia penitenziaria), costituivano il passo necessario, a lungo atteso, per una effettiva parificazione della Polizia penitenziaria alle altre Forze di polizia ad ordinamento civile;
l'emanazione di detto decreto attuativo della legge delega n. 266 del 1999, doveva rappresentare la possibilità per il Corpo di Polizia penitenziaria di avere una propria classe dirigente con attribuzioni funzionali e di carriera analoga a quella riservata al personale direttivo e dirigenziale delle altre Forze di polizia ad ordinamento civile, quali Polizia di Stato e Corpo forestale dello Stato;
infatti i ruoli direttivi, ordinario e speciale, del Corpo di Polizia penitenziaria, sono stati istituiti giusta la legge delega, che li concepiva «articolati in qualifiche con ordini gerarchici e con livelli analoghi a quelli dei corrispondenti ruoli dei commissari della polizia di Stato»;
con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 334 del 2000 e del decreto legislativo n. 155 del 2001, disciplinanti i nuovi assetti della Polizia di Stato e del Corpo forestale dello Stato, si è determinata per i funzionari della Polizia penitenziaria una esiziale sperequazione di trattamento che mortifica i ruoli direttivi nello status giuridico, nelle attribuzioni funzionali e nel trattamento economico. A tanto aggiungasi come, stranamente i funzionari del Corpo di polizia penitenziaria sono parificati nell'accesso al ruolo, per effetto della tabella di equiparazione di cui al decreto legislativo n. 297 del 2000, al personale delle forze armate inquadrato nel grado di «sottotenente», anziché di tenente, tant'è che più di parificazione si deve parlare di sott'ordinazione;
sebbene siano trascorsi otto anni da tale gravissima sperequazione normativa, nessun intervento legislativo è stato sostenuto per ridare pari dignità, in termini di equiparazione alle altre forze di polizia, alla classe dirigente della Polizia penitenziaria quando anche un mero richiamo all'ordinamento della Polizia di Stato e segnatamente agli articoli 22-bis e 22-ter del decreto legislativo n. 334 del 2000 sarebbe stato sufficiente per sanare lo squilibrio esistente;
in via meramente schematica si evidenzia che:
1. i funzionari della Polizia penitenziaria sono penalizzati rispetto ai colleghi della Polizia di Stato e del Corpo forestale dello Stato per quanto attiene alla qualifica iniziale nei ruoli, successiva ai corsi di formazione, che risulta di «vice commissario» per la Polizia penitenziaria (parametro stipendiale 133,25) e di «commissario capo» per le altre Forze di Polizia ad ordinamento civile (con parametro stipendiale 144,50);
2. sono previsti sviluppi di carriera notevolmente più lenti per i funzionari della Polizia penitenziaria, considerato che il personale del ruolo dei commissari della Polizia di Stato e del ruolo direttivo del Corpo forestale dello Stato raggiunge il livello apicale (rispettivamente di «vice questore aggiunto» e di «vice questore forestale») in ruolo aperto (cui hanno accesso tutti i funzionari) maturando cinque anni e sei mesi di effettivo servizio, laddove per la Polizia penitenziaria è prevista la promozione al livello equivalente (di «commissario coordinatore», oggi da aggiornare con la qualifica di «vice questore aggiunto penitenziario»), attraverso uno «scrutinio per merito comparativo» in ruolo chiuso (consentendo solo ad un numero esiguo di funzionari), dopo una permanenza nella qualifica doppia a quella prevista nelle altre forze di polizia -:
quali iniziative intenda adottare al fine di adeguare l'inquadramento dei funzionari della Polizia penitenziaria a quello delle altre forze di polizia, per rendere coerente la progressione di carriera e le attribuzioni funzionali sinotticamente considerate.
(3-00371)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli Uffici Giudiziari della città di Prato vivono da tempo una situazione di emergenza per costante mancanza di organico;
questa emergenza è testimoniata in modo inequivocabile dall'enorme divario fra i bisogni (180.000 abitanti solo nel capoluogo, di cui oltre il 10 per cento stranieri; circa 26.000 imprese iscritte alla Camera di commercio; 3.119 cause civili iscritte solo nel 2001) e il numero di magistrati e di personale amministrativo in organico;
per quanto riguarda la situazione della Procura della Repubblica, da tempo è stata denunciata la totale inadeguatezza di una pianta organica che preveda sette magistrati a fronte di un carico di lavoro che, al 31 ottobre 2004, ammontava a circa 21.000 notizie di reato pendenti;
l'imminente trasferimento di due sostituti procuratori che lasceranno gli Uffici di Prato in questi mesi è destinato a rendere ancor più pressante la necessità di un intervento per far fronte a questa situazione;
il settore del personale amministrativo versa, se possibile, in condizioni ancora più drammatiche;
anche qui la pianta organica, già di per sé insufficiente, risulta in buona parte scoperta;
l'unità UNEP (Ufficio Notifiche Esecuzione e Protesti) del Tribunale di Prato ha ricevuto nel 2003 circa 80.000 atti da notificare con 116.000 destinatari e per il 2004, ad oggi, ci sono circa 66.000 atti registrati con quasi 100.000 destinatari;
per contro, sono previsti sulla carta 23 Ufficiali Giudiziari, mentre ne risultano impiegati soltanto otto e manca uno dei quattro operatori UNEP in organico;
non migliore è la situazione del personale amministrativo delle cancellerie dove risulta vacante più del 30 per cento della pianta organica prevista (sono impiegate 56 delle 72 unità previste);
in questa situazione l'amministrazione della giustizia a Prato è destinata a subire disfunzioni e ritardi sempre maggiori -:
se il Governo intenda prendere misure per rispondere in maniera più adeguata alle esigenze degli Uffici Giudiziari della città di Prato e della sua provincia;
se in particolare, intenda rivedere la dotazione organica del Tribunale, della Procura e del personale amministrativo che appare gravemente sottostimata rispetto a qualsiasi criterio e parametro quantitativo e qualitativo;
se quantomeno intenda garantire la totale copertura dei posti previsti nell'organico della Procura e del personale amministrativo delle cancellerie del Tribunale e della Procura di Prato;
se, in particolare siano previste assunzioni per l'Ufficio Notifiche Esecuzioni e Protesti di Prato a seguito del concorso per 443 Ufficiali Giudiziari espletato lo scorso anno e in che tempi si sia previsto di agire.
(4-02276)

LO MONTE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro della giustizia nel 2003 ha bandito un concorso pubblico a 33 posti di statistico, categoria professionale C1, giusto bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 52 del 4 luglio 2003 - 4a serie speciale, per la copertura di 25 posti vacanti, di seguito elevati al numero di 33 con integrazione del bando, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 83 del 24 ottobre 2003 - 4a serie speciale;
dopo avere espletato le procedure concorsuali e la pubblicazione della graduatoria di merito, la cui validità scadrà il 31 dicembre 2009, nel 2007 sono state

autorizzate le assunzioni dei primi 10 vincitori, mentre a tutt'oggi i rimanenti non sono stati ancora immessi in servizio e questo sebbene il Ministero della giustizia, con nota AAA/MC/dm1271 del 13 ottobre 2008, ha richiesto al Consiglio dei Ministri l'autorizzazione per l'assunzione di tutti vincitori;
non si hanno notizie, a tutt'oggi, che il Consiglio dei ministri abbia concesso la predetta autorizzazione, per cui la scadenza della graduatoria vanificherebbe gli sforzi profusi dalla stessa amministrazione della giustizia, che subirebbe un doppio danno erariale (spese sostenute per l'espletamento del concorso e spese da sostenere per un nuovo concorso rimanendo i vuoti in organico);
la mancata assunzione di questo personale, vanifica le aspettative legittime di lavoro dei vincitori di un concorso svoltosi, cosa più unica che rara oggi, con procedura pubblica, i quali hanno investito impegno, risorse intellettuali ed economiche;
la non assunzione dei rimanenti vincitori, nel caso con qualifica tecnica altamente specializzata, non contribuisce a sanare la ormai cronica carenza di personale, all'interno degli uffici giudiziari e questo con grave danno per il funzionamento del sistema giustizia, ormai pressoché al collasso -:
se il Ministro della giustizia non intenda attivarsi per trovare le risorse necessarie, in modo che il Consiglio dei ministri autorizzi l'assunzione del predetto personale tecnico, così da dare un segnale concreto e reale per il buon funzionamento del sistema giustizia e nei confronti di cittadini che, avendo vinto un concorso pubblico, nutrono legittime aspettative e speranze per l'immissione del mondo del lavoro.
(4-02278)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

VIETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
mancano ancora 55 km al completamento dei lavori di ammodernamento dell'autostrada Torino-Milano che, è opportuno ricordarlo, registra 60 mila passaggi al giorno per ogni direzione di marcia (solo 45 mila nel tratto piemontese);
saranno, infatti, inaugurati a breve i 20 km del tratto ammodernato tra Santhià e Greggio ma se il Ministro delle infrastrutture e trasporti non autorizzerà lo sblocco delle tariffe autostradali, i cantieri si fermeranno e non verranno completati i 55 km tra Greggio e Milano;
si tratta di un investimento di 600 milioni di euro che potrebbe svanire se non verrà presto risolta la vicenda;
la realizzazione delle tre corsie tra Greggio e Marcallo Mesero e le quattro corsie fino alla barriera della Ghisolfa sono fondamentali per la mobilità tra le due regioni -:
se non ritenga di intervenire in tempi rapidi al fine di risolvere questo stallo che rischia di compromettere l'ammodernamento di una arteria di comunicazione fondamentale per la mobilità e l'economia non solo delle regioni Piemonte e Lombardia, maggiormente interessate, ma di tutto il Nord.
(3-00372)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:

MISITI e MESSINA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i continui disagi che affliggono quotidianamente i pendolari e in generale i viaggiatori che utilizzano il proprio veicolo per accedere alle navi-traghetto per l'attraversamento dello Stretto di Messina per

l'antiquato e obsoleto sistema di pagamento del titolo di viaggio, alle due società ivi operanti. Infatti l'attuale disposizione delle infrastrutture ove effettuare le operazioni di pedaggio porta gli utenti all'abbandono momentaneo del veicolo sulle corsie di marcia, non essendoci altro spazio a disposizione, arreca notevole disagio agli automobilisti, costituisce intralcio alla circolazione, pericolo alla salvaguardia e alla sicurezza dei pedoni-automobilisti e violazioni delle norme del codice della strada;
le attuali modalità di accesso alle navi-traghetto appaiono quindi non più sostenibili dagli utenti che al disagio quotidiano devono aggiungere il rischio di incidenti -:
se il Governo non ritenga opportuno che i concessionari si impegnino, in tempi brevi, a realizzare opere che regolano l'accesso ai moli di imbarco, con modalità simili agli accessi autostradali soggetti al pedaggio, nonché considerare di implementare modalità di pagamento tipo telepass impegnando i concessionari a garantire tali servizi agli utenti al fine di ridurre i disagi ed aumentare la sicurezza stradale.
(5-00989)

COMPAGNON, DRAGO e RUVOLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre del 2008 è scaduta la convenzione tra lo Stato, la Tirrenia e le collegate regionali, conseguentemente il servizio dei collegamenti delle isole minori per mezzo di traghetti e aliscafi sarà sospeso da metà del mese di gennaio per mancanza di fondi;
sono a rischio circa 500 posti di lavoro dei marittimi impiegati alla Siremar (Sicilia regionale marittima Spa del gruppo Tirrenia), compagnia che assicura i collegamenti tra la Sicilia e le isole minori (Eolie, Ustica, Egadi, Pantelleria e Pelagie) con traghetti e aliscafi;
si preventiva per la prossima estate un calo del 70-80 per cento del flusso turistico diretto alle isole e tutta la Sicilia corre il costante rischio di rimanere isolata;
non è sufficiente la proroga di un anno prevista per la convenzione, inoltre, il taglio di 80 milioni annunciato determinerebbe un azzeramento dei collegamenti -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per impedire il grave danno, causato dal taglio previsto dei collegamenti da e per le isole minori, per il turismo e per l'occupazione delle isole con particolare riferimento alla Sicilia e se non sia il caso di migliorare la programmazione dei servizi turistici e di prorogare la convenzione al 2012.
(5-00990)

VALDUCCI e BIASOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il regolamento (CEE) n. 3118/1993, del 25 ottobre 1993, ha previsto la possibilità per i vettori di uno Stato membro dell'Unione europea di effettuare servizi di trasporto (cabotaggio) stradale all'interno di un altro Stato membro;
la normativa nazionale di attuazione di tale disciplina, dettata con il decreto ministeriale 18 marzo 2005, recante «Disposizioni concernenti l'esecuzione in territorio italiano dell'attività di cabotaggio stradale di merci a titolo temporaneo», prevede che le imprese stabilite in uno Stato membro dell'Unione europea o dell'Accordo sullo spazio economico europeo, che effettuano attività di cabotaggio stradale sul territorio italiano per autotrasporto di cose in conto terzi, possono utilizzare ciascun veicolo in propria disponibilità per lo svolgimento di tale attività per un numero totale di giorni, anche non consecutivi, non superiore a trenta nell'arco di un periodo di sessanta giorni consecutivi; pertanto, l'attività di

ciascun vettore nel nostro territorio può svolgersi per un periodo massimo di 6 mesi all'anno;
altri Paesi membri, quali, ad esempio, Austria e Francia, hanno fissato limiti temporali assai più restrittivi;
l'applicazione della disciplina comunitaria in materia di cabotaggio stradale, che al momento interessa tra i nuovi Stati membri soltanto Slovenia, Cipro e Malta, ha determinato un impatto pesante per il settore dell'autotrasporto nazionale, in particolare per alcune aree del Paese, come il Friuli-Venezia Giulia, nelle quali la concorrenza dei vettori provenienti dalla Slovenia, avvantaggiati da costi di esercizio degli automezzi notevolmente inferiori ha determinato una rilevante contrazione delle attività di autotrasporto italiane nella Regione;
la situazione è resa ancor più preoccupante dal fatto che a partire dal maggio 2009 anche gli altri Paesi dell'Europa orientale saranno gradualmente ammessi alle attività di cabotaggio nel territorio italiano, con ciò aggravando le difficoltà del settore per le imprese nazionali -:
quali misure intenda adottare per far fronte ai problemi evidenziati in premessa e, in particolare, se non ritenga opportuno ridurre il periodo di attività di cabotaggio stradale sul territorio italiano per le imprese di altri Stati membri, avviare, con particolare riferimento alla situazione creatasi in Friuli-Venezia Giulia, la procedura di applicazione della clausola di salvaguardia, prevista dall'articolo 7 del citato regolamento (CEE) n. 3118/1993 in caso di grave perturbazione del mercato dei trasporti nazionali all'interno di una determinata zona geografica, e assumere le opportune iniziative per differire l'ammissione di nuovi Stati membri all'attività di cabotaggio per il tempo necessario a pervenire ad una omogeneità di condizioni per quanto riguarda i costi di esercizio.
(5-00991)

VELO e META. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
anche per effetto delle sollecitazioni provenienti dalle istituzioni comunitarie, è stato avviato il processo di privatizzazione di Tirrenia di Navigazione S.p.A.;
la Commissione Trasporti della Camera, nella seduta di mercoledì 19 novembre 2008, ha approvato una risoluzione con la quale si impegnava il Governo, da un lato, a procedere in tempi rapidi all'operazione di privatizzazione e, dall'altro, ad assicurare, anche attraverso lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie, che, per tutta la fase che precederà la privatizzazione, continuino ad essere prestati i servizi attualmente offerti e a garantire, anche oltre la scadenza delle nuove convenzioni, il mantenimento in esercizio dei collegamenti necessari ad assicurare la continuità territoriale e il diritto alla mobilità dei cittadini; con la medesima risoluzione si richiedeva altresì al Governo di prevedere, nell'ambito della privatizzazione, adeguate misure di salvaguardia dei livelli occupazionali e di tutela nei confronti dei dipendenti del gruppo Tirrenia;
successivamente, in data 3 dicembre 2008, la Commissione ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta indirettamente dal ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Tirrenia di Navigazione S.p.A., ribadendo contestualmente l'esigenza che il processo di privatizzazione debba accompagnarsi all'adozione di adeguate misure per assicurare, sia nella fase che precede la privatizzazione sia in quella successiva, il mantenimento dei collegamenti che risultano indispensabili per assicurare la continuità territoriale e il diritto alla mobilità dei cittadini residenti nelle isole maggiori e minori;
da quanto si apprende da organi di stampa, la Commissione europea ha

espresso parere contrario alla stipula di nuove convenzioni con scadenza in data non anteriore al 31 dicembre 2012, prevista dalla legge finanziaria per il 2007, e ha richiesto chiarimenti in ordine agli oneri di servizio pubblico, rilevando che, una volta completato il riassetto del sistema di cabotaggio marittimo, le convenzioni di servizio pubblico dovranno essere sostituite da procedure di messa in concorrenza;
l'articolo 26 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti, attualmente all'esame del Senato ai fini della conversione, ha prorogato al 31 dicembre 2009 le convenzioni attualmente in vigore;
nel frattempo si registrano scioperi e gravi situazioni di disservizio, in particolare per quanto concerne i collegamenti con le isole minori -:
quali iniziative intenda assumere per garantire, nell'ambito del processo di privatizzazione di Tirrenia di Navigazione S.p.A., il mantenimento dei servizi di collegamento ritenuti essenziali.
(5-00992)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRAGA e CODURELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ordine del giorno della IX Commissione Permanente della Camera dei Deputati, n. 0/5266-bis/001/09, accolto dal Governo (presidente D'Alema) in data 29 ottobre 1998, rilevava che «è assolutamente necessario potenziare ed integrare l'asse trasversale ferroviario pedemontano Brescia-Bergamo-Lecco-Como-Varese-Malpensa»;
l'articolo 3, comma 7, della legge n. 472 del 1999 autorizzava la spesa di lire 1.000.000.000 per ciascuno degli anni 1999, 2000 e 2001 «per l'urgente predisposizione degli studi di fattibilità del tratto ferroviario Lecco-Molteno-Como»;
con la DCR VIII/501 il Consiglio regionale della Lombardia ha impegnato la Giunta a prevedere «nel corso del 2008 maggiori risorse destinate a promuovere la futura costituzione di un sistema integrato nel settore dei trasporti, attuando gli interventi di potenziamento delle linee ferroviarie in funzione dell'integrazione del sistema ferroviario lombardo nelle reti europee, a partire dalle direttrici del Gottardo»;
il potenziamento della ferrovia pedemontana è funzionale ad un territorio come quello della Brianza lecchese, comasca e monzese tra i più densamente produttivi e sviluppati di tutta Europa, ma nettamente carente dal punto di vista infrastrutturale;
è sempre più urgente trasformare la linea ferroviaria pedemontana in servizio metropolitano di superficie, capace di garantire tempi di percorrenza contenuti, adeguata frequenza delle corse, puntualità ed elevati livelli di qualità, al fine di contribuire a risolvere i seri problemi di mobilità, occupazione ed inquinamento del territorio;
in seguito agli sviluppi della crisi di Alitalia, da più parti è stato riconosciuto che il miglioramento dei collegamenti con il territorio di riferimento è uno dei presupposti per la tutela e il rafforzamento del ruolo dell'aeroporto di Malpensa;
i Sindaci dei Comuni delle Province di Lecco e Como sul cui territorio transitano le linee Lecco-Molteno-Como e Milano-Asso hanno recentemente dimostrato l'intenzione di riunirsi in comitato per sollecitare le competenti istanze regionali e statali all'integrazione e al potenziamento in termini d'infrastrutture e servizi dei due tratti ferroviari -:
se abbia, ad oggi, informazioni in merito alla reale destinazione dei fondi previsti come da premessa per l'espletamento di studi di fattibilità, atti a potenziare l'assetto infrastrutturale, ancora carente, di una delle zone più produttive del paese.
(5-00993)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a giudizio dell'interrogante appare indispensabile addivenire ad un aggiornamento della normativa relativa ai controlli (revisioni annuali) da effettuarsi sugli autoveicoli pesanti con massa complessiva superiore ai 35 quintali;
in particolare ritiene l'interrogante che di tale onere si debbano investire le officine private autorizzate, in analogia a quanto avviene da tempo per le similari verifiche sulle autovetture (articolo 80 del Codice della Strada);
una decisione in tal senso determinerebbe alcuni significativi benefici che, qui di seguito, si evidenziano:
a) diminuzione del carico sulle unità tecniche della Motorizzazione Civile e Trasporti in Concessione (ormai giunte ad uno stato di grande difficoltà operativa) alle quali sarebbe demandato il solo onere, peraltro indispensabile, di ispezione e controllo per conto dello Stato;
b) assicurazione di un efficiente servizio all'utenza costituita ormai da ditte e consorzi di autotrasporto di notevoli dimensioni (si ricorda che, attualmente, le revisioni delle flotte vengono concentrate nel giorno di sabato il che comporta sia problemi di traffico sia impegni economici dovuti al pagamento di straordinari agli autisti);
c) creazione sia di figure professionali capaci di garantire la sicurezza dei controlli sia di un numero considerevole di nuovi posti di lavoro qualificati;
è solo il caso di far notare che gli automezzi industriali sono oggi macchine estremamente complesse il cui funzionamento è governato dall'elettronica e la cui manutenzione è ormai affidata a tecnici qualificati e specificatamente formati dalle case costruttrici (è sufficiente visitare l'officina di un concessionario per verificare di quale livello tecnologico siano i macchinari usati): solo detta specializzazione è in grado di garantire la sufficiente sicurezza di questi mezzi che circolano sulle strade con notevoli carichi -:
se non si ritenga di verificare la possibilità di affidare, in via sperimentale e ad un numero limitato di concessionari muniti delle idonee attrezzature (frenometri omologati e quant'altro previsto dalle norme), le verifiche annuali (revisioni) che qui interessano, fermo restando che le prove dovranno essere certificate da ingegneri abilitati all'esercizio della professione non dipendenti dei concessionari medesimi.
(4-02277)

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la sera del 25 gennaio 2009, secondo le ricostruzioni fornite dall'Anas, un costone di montagna dell'ampiezza di 60 metri si è riversato su un tratto dell'Autostrada Salerno/Reggio Calabria, compreso tra gli svincoli di Rogliano e Altilia Grimaldi, in provincia di Cosenza, ricoprendo, con più di 10.000 metri cubi di terra e di fango, le due corsie autostradali per circa 80 metri;
questo smottamento ha provocato la morte di due persone ed il ferimento, per fortuna non grave, di altre quattro che viaggiavano a bordo di furgoncino che transitava in quel tratto autostradale proprio nel momento del cedimento del fronte montagnoso;
la Procura della Repubblica di Cosenza, nel porre immediatamente in essere i primi atti necessari ed indispensabili a far luce su questo disastro, ha disposto il sequestro di 700 metri di tratto autostradale ed ha nominato un collegio di periti, esperti in materia di tecnica delle costruzioni e dissesto idrogeologico, che hanno già effettuato il primo sopralluogo nella giornata di martedì 27 gennaio 2009;

la stessa Procura della Repubblica di Cosenza, nell'aprire l'inchiesta giudiziaria, ha ipotizzato la commissione dei reati di disastro colposo ed omicidio colposo plurimo, notificando le relative informazioni di garanzia a due funzionari dell'Anas;
il Piano di Assetto Idrogeologico della Calabria, elaborato nel 2001 e costantemente aggiornato nel corso degli ultimi anni, individua, nella tavola cartografica dedicata al Comune di Altilia (Cosenza), diverse zone con frane definite «attive», alcune delle quali proprio a ridosso del tratto autostradale interessato dalla frana e posto sotto sequestro dalla magistratura;
la tragedia, dalle prime informazioni acquisite, sarebbe addebitabile al fattore dell'instabilità idrogeologica ed a quello delle pessime condizioni meteo, con le abbondanti precipitazioni piovose che ormai da due mesi colpiscono la Calabria e che hanno provocato sia disagi alla sicurezza della circolazione veicolare sia rischio per l'incolumità pubblica in seguito, anche, ai numerosi smottamenti che si sono registratati nei centri abitati calabresi;
nella provincia di Cosenza, si registrano le situazioni più critiche, con molti Comuni esposti a consistenti fenomeni franosi; con l'esondazione del fiume Crati che alla sua foce ha determinato forti criticità nei Comuni di Corigliano Calabro e di Cassano all'Jonio; con ben centoquaranta strade, su un totale di centosessanta, interessate da frane di diversa pericolosità; con trenta ordinanze di sgombero eseguite nelle abitazioni di diciotto Comuni e che hanno obbligato circa quattrocento persone ad abbandonare la propria abitazione;
l'Ordine dei Geologi della Calabria ha più volte denunciato lo stato di abbandono idrogeologico in cui versa il territorio regionale ed ha evidenziato, anche ultimamente, che ben il 68 per cento dei Comuni presenta almeno un'area a rischio frana con possibile pericolo per l'incolumità pubblica visto che gli smottamenti interessano direttamente i centri abitati;
sempre secondo l'Ordine dei Geologi, in Calabria non verrebbe applicata il decreto del Presidente della Repubblica che obbliga tutte le Regioni al controllo preventivo di tutti quei progetti che riguardano modifiche al territorio, tanto che quasi il 95 per cento degli interventi sfuggirebbero a qualsiasi tipo di controllo preventivo;
il Capo Dipartimento della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, in un'audizione presso la Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, ha dichiarato che in Calabria ci sono diecimila frane perimetrate, duemilacinquecento aree individuate come zone con elevato rischio franoso e che nessuno dei quattrocentonove Comuni calabresi può ritenersi al sicuro rispetto ad uno smottamento improvviso;
lo stesso Bertolaso ha affermato che è stato istituito un tavolo tecnico Regione Calabria/ Dipartimento Protezione civile al fine di fare un primo censimento dei «danni reali» provocati dall'ondata di maltempo e che sono stati già richiesti 15 milioni di euro per far fronte alle emergenze presenti nei vari territori;
la situazione di emergenza vissuta in questi mesi in Calabria, è anche e soprattutto il frutto dell'assenza o, comunque, della poca incisività di politiche per la difesa e la tutela del suolo che vadano nella direzione di garantire uno sviluppo sostenibile e rispettoso del territorio -:
quali iniziative urgenti intendano adottare al fine di realizzare una maggiore vigilanza sul territorio, contribuendo a scongiurare il verificarsi di analoghi tragici avvenimenti;
quali iniziative intendano adottare per dare una prima risposta immediata alla situazione di emergenza venutasi a creare nel territorio calabrese.
(4-02280)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VOLONTÈ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la nota casa automobilistica Land Rover si aggiudicò nel 2005 la gara per la fornitura di 25 fuoristrada blindati (contratto 28524 tra Ministero dell'interno e Land Rover Italia) con possibilità di estensione fino a 300 unità, destinati a sostituire i vecchi veicoli blindati Magnum ormai quasi tutti fuori servizio;
nel 2008 furono firmati altri due contratti per la fornitura di altri 21 veicoli blindati e per la fornitura di 60 fuoristrada per l'ordine pubblico con possibilità di estensione a 600 unità, destinati a sostituire i vecchi modelli Discovery;
si tratta di veicoli dotati di griglie protettive ai vetri, impianti antincendio, pneumatici anti-proiettile che si sono rivelati particolarmente utili in varie situazioni dove è necessario garantire l'ordine pubblico offrendo una buona protezione per le forze dell'ordine che li impiegano;
allo stato, tuttavia, nessun veicolo è stato consegnato, neanche quelli relativi al bando 2005, in assenza di assicurazioni di pagamento da parte dell'amministrazione -:
quale sia l'esatta situazione delle forniture citate nella premessa e, in caso fossero confermate tali premesse, come ritenga garantire l'incolumità delle forze di polizia senza adeguate protezioni dei veicoli con i quali operano, a volte in condizioni anche di conclamato pericolo per la loro incolumità.
(5-00981)

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ad Arconate, in provincia di Milano, amministra dal 2001 la lista Grande Arconate, guidata dall'ex europarlamentare di Forza Italia senatore Mario Mantovani, attualmente sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti;
il 9 novembre 2008, trascorsi meno di 2 anni e 6 mesi dall'inizio della legislatura, al termine del consiglio comunale, il capogruppo di maggioranza Samanta Rellamonti informa i cittadini presenti che l'indomani i consiglieri di maggioranza protocolleranno in comune le loro dimissioni permettendo così al sindaco Mantovani di ricandidarsi per la terza volta alle amministrative di giugno per completare il programma elettorale che altrimenti, in due anni e mezzo, termine naturale del secondo mandato, non riuscirebbero a finire;
tale proposito viene dettagliatamente esplicitato e comunicato alla cittadinanza in una lettera ufficiale del 9 novembre 2008;
a parere dell'interrogante tale comportamento tradisce il mandato elettorale che democraticamente è stato ricevuto dal voto libero dei cittadini, per un fine palesemente strumentale, e causa un danno alle casse dello Stato per l'indizione di nuove elezioni e l'invio del Commissario prefettizio -:
di quali elementi disponga il Ministro dell'interno con riguardo alla vicenda segnalata in premessa, in particolare in virtù dei poteri previsti dall'articolo 141 del TUEL e del procedimento che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Arconate;
se il Governo disponga di dati relativi ad altri casi in cui l'istituto delle dimissioni ultra dimidium sia stato impiegato sostanzialmente eludendo il divieto di rielezione del sindaco al «terzo mandato», e se comunque non intenda assumere iniziative normative che impediscano di eludere tale vincolo.
(5-00995)

Interrogazione a risposta scritta:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sindaco di Ancona Fabio Sturani ha rassegnato le proprie dimissioni in data 4 febbraio;
il termine di venti giorni per la eventuale conferma delle stesse scade quindi il 24 febbraio;
il 24 febbraio è il termine ultimo previsto dalle normative vigenti per prevedere il rinnovo del consiglio nel turno elettorale di primavera;
il sindaco Sturani sembra abbia assunto tale decisione nei tempi suddetti per favorire nell'eventualità il voto nel prossimo giugno;
successivamente alle dimissioni sono sorte polemiche circa la possibilità di concludere effettivamente il procedimento con gli atti conseguenti entro il 24 febbraio;
in particolare il consigliere regionale dottor Bugaro, esponente del PDL della città, ha denunciato le presunta «astuzia» del sindaco Sturani che avrebbe presentato le dimissioni sapendo che non sarebbe stato possibile votare a primavera;
il sindaco ha replicato di aver preventivamente verificato con gli uffici, sentita la Prefettura di Ancona, l'iter del provvedimento;
il consigliere Bugaro ha citato espressamente e mostrato al proposito una circolare del Ministero dell'interno Direzione Centrale per le Autonomie avente per oggetto: «Elezioni dei consigli comunali e provinciali che devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato» firmata dal Dirigente Angela Pria senza numero e data, che prevede che il 24 febbraio debba essere terminato il «procedimento in itinere» e non semplicemente il periodo per la conferma delle dimissioni;
al momento dell'annuncio e della diffusione di tale circolare da parte del consigliere Bugaro, la Prefettura di Ancona faceva sapere di non aver ricevuto alcuna circolare in proposito;
il giorno dopo in effetti la Prefettura riceveva la circolare in questione -:
come sia stato possibile che il consigliere Bugaro fosse in possesso della circolare prima che la stessa Prefettura la ricevesse;
quali azioni intenda prendere il Ministro per verificare l'andamento dei fatti e per assumere eventualmente i necessari provvedimenti.
(4-02284)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GOISIS e GUIDO DUSSIN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'anno scolastico 2009/2010 vedrà la prima applicazione del nuovo assetto organizzativo della scuola come disciplinato dalla recente riforma della scuola di cui al decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e al decreto-legge n. 137 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 169 del 2008;
ciò determinerà, come di seguito si darà conto, una riduzione di personale che nella Regione Veneto sarà più alta che in altre regioni, comportando un netto abbassamento dei livelli di tempo scuola;
la ripartizione di organico dei docenti tra le regioni è avvenuta, infatti, sino ad oggi abbinando il dato numerico degli alunni a degli indicatori socio-economici elaborati dall'Istat e da alcuni centri studi pubblicati tra il 1997 e il 2002. Tali indicatori tengono conto quasi esclusivamente di situazioni tipiche di alcune zone del territorio nazionale (tasso di criminalità 11

per cento di incidenza; aspetti socio-economici 51 per cento di incidenza; aspetti culturali 11 per cento di incidenza) permettendo conseguentemente a talune realtà regionali, negli anni in cui nelle stesse calava il numero degli alunni, di limitare notevolmente il numero dei tagli se non addirittura di aumentare l'organico;
i criteri di calcolo applicati finora hanno quindi penalizzato le Regioni con popolazione scolastica a forte e costante crescita e nelle quali, per andare incontro alle legittime aspettative organizzative ed educative delle famiglie, è stato incrementato consistentemente il tempo scuola;
negli ultimi 6 anni nella Regione Veneto, infatti, a fronte di un aumento di 55.738 unità della popolazione scolastica (con un trend medio annuo di crescita di 9.000 alunni), i docenti sono aumentati solo di 711 unità (1 docente ogni 78 nuovi alunni!);
questo aumento degli alunni inoltre è caratterizzato da un incremento esponenziale di alunni stranieri, il cui numero complessivo ha raggiunto le 61.592 unità pari al 10,8 per cento del totale degli alunni frequentanti;
emerge in tutta la sua evidenza e oggettività come i numeri sulla consistenza della popolazione scolastica e dei docenti assegnati agli istituti veneti non siano più dati di pura emergenza ma strutturali nella regione Veneto;
la realtà veneta è stata caratterizzata, negli anni, non solo da un profondo squilibrio tra la crescita degli alunni frequentati e l'attribuzione degli organici, ma anche dall'attivazione, in molti istituiti scolastici della scuola primaria, dei corsi di tempo lungo prevista dall'articolo 8 della legge n. 148 del 1990;
ciò si è reso necessario per rispondere alle richieste delle famiglie di allargamento del tempo scuola e al fine di supplire all'impossibilità di istituzione di nuove classi di tempo pieno che la citata legge n. 148 «congelava» nel numero esistente nell'anno scolastico 1989/1990;
l'organizzazione didattica del tempo lungo nella scuola è avvenuta utilizzando l'organico assegnato ai singoli istituti scolastici senza alcuna integrazione oraria;
nelle classi del tempo lungo è prevista la presenza a scuola degli alunni per un orario che varia dalle 35 alle 38 ore settimanali distribuite su 5 giorni (con chiusura sabato e domenica): si tratta di un articolazione simile al tempo pieno ma che si differenzia dallo stesso per il numero di ore settimanali (40 ore nel tempo pieno) e per il numero di insegnanti assegnati alle classi (2 insegnanti per ogni classe al tempo pieno/mediamente 3 insegnanti ogni 2 classi nel tempo lungo);
il tempo lungo è un'organizzazione didattica presente quasi esclusivamente in Veneto (si riscontrano limitatissime esperienze in altre regioni), con una consistenza numerica che supera le 1.000 unità;
il contingente di posti a tempo pieno assegnato per il corrente anno scolastico 2008/2009 si è dimostrato del tutto insufficiente per la copertura del tempo scuola funzionante nella regione Veneto;
in questa situazione si inseriscono i regolamenti di attuazione della recente riforma della scuola (decreto-legge n. 137 del 2008) che prevedono l'azzeramento delle compresenze di più insegnanti contemporaneamente nella stessa classe e la conseguente assegnazione dell'organico docente sulla base delle sole ore di docenza frontale;
la scomparsa delle ore di compresenza determinerà la fine della tipologia organizzativa del tempo lungo (in cui sono presenti, in compresenza, mediamente 3 insegnanti ogni 2 classi) e gli alunni frequentati tali classi saranno privati di un'organizzazione scolastica che garantisce, alle famiglie, una collocazione scolastica dei figli pressoché identica a quella funzionante nelle classi a tempo pieno;

secondo i dati del MIUR, il rapporto alunni/docenti sull'organico di diritto 2008/2009 (anno scolastico corrente) per il Veneto è di 10,92; per il Piemonte è di 10,34; per la Lombardia è di 10,92; per la Toscana è di 10,94 per cento; per la Calabria è di 9,43 per cento;
la stima di organico di diritto per il prossimo anno scolastico 2008/2010 sui posti assegnati in base alle recenti circolari ministeriali per le iscrizioni 2009/2010 porta ad un rapporto alunni/docenti per il Veneto di 12,18; per il Piemonte è di 10,80; per la Lombardia è di 11,17; per la Toscana è di 11,40 per cento; per la Calabria è di 10,07 per cento;
anche il confronto della spesa docente per alunno su costo medio docenti di euro 40.000 annui, vede per il Veneto una spesa di 3.284,07 euro; per il Piemonte di 3.703,70 euro (419,63 euro più del Veneto); per la Lombardia di 3.581,02 euro (296,95 euro più del Veneto); per la Toscana di 3,508,77 euro (224,70 euro più del Veneto); per la Calabria di 3,972,19 euro (688,12 euro più del Veneto);
per superere le sperequazioni esistenti nella regione Veneto rispetto ad altre regioni italiane nell'attribuzione degli organici degli insegnanti è opportuno e necessario:
a) che l'assegnazione degli organici avvenga in base al numero degli alunni effettivamente iscritti, per l'anno scolastico 2009/2010, a tutte le classi delle varie annualità presenti nei singoli ordini di scuola non tenendo conto del contingente di organico consolidatosi negli anni;
b) che si tenga conto, quale criterio correttivo, del tempo scuola presente nelle diverse realtà regionali nell'anno scolastico 2008/2009;
c) che le classi a tempo lungo della scuola primaria vengano trasformate in classi di tempo pieno;
d) che si chiudano le aree informatiche relative al trattamento dei dati sugli alunni, sulle assi e sugli organici contemporaneamente per tutti gli ordini di scuola per consentire agli uffici scolatici regionali di procedere alle necessarie compensazioni tra i vari ordini di scuola -:
quali misure intenda adottare il Governo per eliminare lo stato di squilibrio esistente tra le regioni italiane nell'assegnazione dell'organico decente ed evitare il suo progressivo peggioramento conseguente all'applicazione dei criteri contenuti nelle circolari ministeriali per le iscrizioni 2009/2010, riconoscendo e applicando criteri che tengono conto e garantiscono la realtà scolastica veneta e il diritto allo studio degli alunni e delle loro famiglie.
(5-00987)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'autunno del 2008 un privato - venendo a conoscenza che nella scuola del proprio paese vi era mancanza di computer per l'insegnamento dell'informatica - si offrì di fornire gratuitamente alla scuola primaria di Briga Novarese (Novara) alcune apparecchiature informatiche, usate ma in buono stato, affinchè potesse proseguire l'insegnamento di informatica agli studenti tenuto conto che alcuni computer della scuola non erano più funzionanti;
la Dirigenza scolastica della scuola però - e senza fornire motivazioni - respinse tale offerta e, nonostante reiterazioni da parte dell'offerente, non sono tuttora chiari i motivi del rifiuto, restando il fatto che ad oggi vi sono perduranti difficoltà nell'offrire agli studenti dotazioni informatiche adeguate per non aver voluto appunto accettare ed utilizzare i computer offerti dal privato;
tale atteggiamento appare singolare e contraddittorio -:
quali siano i motivi sottostanti al predetto rifiuto, se sussistano normative che precludano l'accettazione di doni e se

non si ritenga invece che debba essere favorita l'integrazione della scuola con le famiglie e - tenendo anche conto delle difficoltà economiche che affrontano le strutture scolastiche - se più in generale nel solo interesse degli alunni non sia da vedere sempre con favore l'offerta da parte di ditte o privati quando cedano gratuitamente al mondo della scuola materiale per la didattica.
(4-02274)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

STRIZZOLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'elezione per il rinnovo del Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici di Napoli per il triennio 2009-2011 è stato caratterizzata da numerose polemiche che sono sfociate, tra l'altro, in concrete ipotesi di brogli elettorali che hanno portato alla denuncia degli stessi all'Autorità Giudiziaria e, conseguenzialmente, alla sospensione dello spoglio per oltre due mesi;
tale situazione ha portato ad un'indagine della Procura della Repubblica di Napoli, attualmente ancora in corso;
il ministero del lavoro, della salute delle politiche sociali, ha ritenuto opportuno inviare una terna di Commissari Straordinari per riprendere le operazioni di scrutinio e assicurare la gestione ordinaria dell'Ordine;
tale Commissione Elettorale, pur sollecitata da alcuni rappresentanti di lista ha evitato di contabilizzare, in premessa, il numero dei votanti rispetto alla schede contenute nell'urna, elemento indispensabile per valutare preventivamente la presenza di eventuali, chiare anomalie già riscontrate, del resto, nella prima fase dello scrutinio;
durante la ripresa dei lavori è emersa nuovamente la presenza di ulteriori irregolarità, formalizzata a verbale, e sempre legata alla tutt'altro che ipotetica non corrispondenza tra schede e votanti;
allo spoglio hanno assistito, tra gli altri, due osservatori del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali che, a quanto sembra, appaiono orientati al proseguimento dei lavori ed alla successiva proclamazione, nonostante le evidenti irregolarità -:
quali iniziative intenda adottare a tutela della trasparenza di uno spoglio elettorale sul quale grava ancora un'inchiesta della Procura della repubblica di Napoli;
come ritenga possibile, in un contesto così delicato e confuso, che si possa sviluppare una qualsiasi proclamazione ufficiale degli eletti, soprattutto se, palesemente, il numero delle schede non corrispondesse a quello dei votanti;
quale funzione di garanzia avrebbero, in questo contesto, gli osservatori del ministero e quali indicazioni operative e di indirizzo abbiano ricevuto gli stessi ed i Commissari nominati rispetto alla delicatezza di una situazione di cui il ministero ha piena conoscenza;
se non ritenga opportuno, ove venissero confermate tali irregolarità, procedere al commissariamento dell'Ordine dei Medici di Napoli all'indizione di nuove elezioni.
(3-00373)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIGLIOLI, SANTAGATA, DAMIANO e GHIZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il distretto della ceramica, nelle province di Modena e Reggio Emilia fattura 5,7 miliardi di euro all'anno, per una produzione di 675 milioni di metri quadrati di piastrelle, il 74 per cento di questa produzione è destinato all'export. Il distretto

«mondiale» della ceramica rappresenta l'80 per cento delle aziende italiane. Gli occupati nel settore sono oltre 30mila, a cui si devono aggiungere i lavoratori occupati nell'indotto stimati in altri 10mila;
la crisi generale si sta ripercuotendo fortemente sul distretto: a gennaio 2009 sono oltre 10mila i lavoratori in cassa integrazione ordinaria e speciale: numerose le aziende interessate da processi di ristrutturazione mobilità, messi in liquidazione: Gruppo ceramiche Iris, Emil ceramica, Marassi, Marca Corona, Panaria, eccetera;
le imprese sono chiamate a una difficile sfida, e come è avvenuto nel passato è necessario affrontare la sfida della crisi innovando i prodotti, il modo di produrre la struttura stessa dell'impresa per questo è però necessaria un'azione coordinata del Governo, delle istituzioni locali del sistema creditizio e naturalmente delle forze sociali;
per questo è necessario rapidamente istituire un tavolo di concertazione sul distretto ceramico, che rappresenta una eccellenza del Paese, comprendente le associazioni delle imprese, le organizzazioni sindacali, oltre naturalmente al Governo (Ministero del lavoro e dello sviluppo economico) le istituzioni locali (comuni, province e regioni);
i nodi da affrontare rapidamente sono: i fondi a disposizione degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria e speciale, mobilità) largamente inadeguati, il costo dell'energia, la realizzazione del tecnopolo della ceramica, le infrastrutture a servizio del distretto, il sistema creditizio;
la stampa locale ha dato notizia nei giorni scorsi di un incontro tenutosi presso il Ministero del lavoro tra una rappresentanza di Confindustria ceramica e il Ministro Sacconi;
se il Ministro competente intenda convocare quanto prima il tavolo istituzionale sul distretto ceramico.
(5-00982)

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori e le lavoratrici della FINCANTIERI di Sestri Ponente-Genova sono in stato di agitazione: il 15 e 16 gennaio 2009 hanno scioperato bloccando il cantiere navale, presidiando gli scalandroni per accedere alle navi in costruzione e la protesta ha impedito l'accesso ai magazzini e l'arrivo del materiale dalle ditte esterne. Tutta la produzione è stata bloccata, compresi appalti e subappalti;
i lavoratori Fincantieri di Sestri Ponente chiedono al gruppo dirigente di Fincantieri di trattare su salario, contratto integrativo nazionale e sui carichi di lavoro; da una denuncia degli interessati pare, infatti, che l'azienda non voglia rinnovare il contratto integrativo - scaduto lo scorso giugno - o comunque intenda rinnovarlo concedendo ai lavoratori 1.500 euro in quattro anni a condizione che gli stessi aumentino la produttività del 20 per cento;
ad aumentare lo stato di agitazione è la notizia - ufficiosa per i lavoratori, in quanto oggetto di riunione sindacale nazionale ma non ancora ufficializzata con comunicato stampa da parte dell'azienda - della perdita di una commessa per il gruppo Oceania Cruises;
risulta, difatti, allo scrivente che erano previste 2 commesse per il gruppo Oceania Cruises, oltre a quella del gruppo Costa Crociere sulla quale i lavoratori della Fincantieri di Sestri Ponente stanno attualmente lavorando, ma che urna delle due navi del gruppo è stata congelata;
se così fosse, il rischio è che già a partire dal prossimo maggio ci saranno parecchi reparti fermi e, di conseguenza, si paventa per i lavoratori il pericolo della cassa integrazione -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito alla vicenda di cui in premessa e se il Governo intenda porre in essere attività di «moral suasion» nei confronti del gruppo Fincantieri, affinché

la vicenda di Sestri Ponente trovi una celere soluzione anche e soprattutto a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-00983)

VANNUCCI, BARETTA e BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i casi di doppio assoggettamento alla contribuzione previdenziale, nonostante i ripetuti pronunciamenti della Corte di Cassazione, non appaiono rari e richiedono, forse, un pronunciamento chiaro e definitivo al riguardo, al fine di superare inutili e costosi contenziosi;
come noto, in virtù dell'articolo 1, comma 208, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, i soggetti esercenti attività commerciali, qualora «esercitino contemporaneamente, anche in un'unica impresa, varie attività autonome assoggettabili a diverse forme di assicurazione obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, sono iscritti nell'assicurazione prevista per l'attività alla quale gli stessi dedicano personalmente la loro opera professionale in misura prevalente. Spetta all'Istituto nazionale della previdenza sociale decidere sulla iscrizione nell'assicurazione corrispondente all'attività prevalente»;
l'INPS, in taluni casi, interpreta la citata disposizione escludendo la doppia iscrizione solo se le due forme di assicurazione risultino incompatibili tra loro, ad esempio considerando compatibile l'iscrizione alla Gestione Commercianti e l'iscrizione alla Gestione Separata;
tale orientamento appare non coerente con quanto statuito dalla Corte di Cassazione, laddove si è ribadito che la funzione della norma è quella di risolvere la pluralità di attività autonome assoggettabili a diverse forme di assicurazione obbligatoria, ravvisando che rispetto alla Gestione Commercianti, anche la Gestione Separata costituisca «forma diversa di assicurazione obbligatoria» -:
quali iniziative intenda assumere al fine di addivenire ad un'applicazione della citata disposizione costante e coerente volta a scongiurare la doppia contribuzione anche per coloro che svolgano contestualmente attività commerciali e attività soggette all'iscrizione alla Gestione Separata, così prevenendo e scongiurando onerosi e inutili contenziosi.
(5-00984)

CAZZOLA e FEDERICO TESTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Decreto Ministeriale 29 dicembre 2003 recante «determinazione delle retribuzioni convenzionali dovute all'ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo, per la categoria dei cantanti» ha fissato delle tabelle di retribuzioni medie e convenzionali per particolari categorie di lavoratori dello spettacolo, tenendo conto delle specificità con cui questi lavoratori svolgono le mansioni attinenti alla propria professionalità;
per tali categorie e figure professionali è prassi eccezionale la presenza della contrattazione collettiva o di accordi interprofessionali;
le retribuzioni convenzionali sono, pertanto, un'esigenza imprescindibile per garantire un corretto rapporto contributivo con l'ente previdenziale;
le retribuzioni convenzionali per le categorie lo spettacolo, come cantanti musicisti (l'elenco non ha carattere tassativo) di cui all'elenco recato all'articolo 3 del Decreto Legislativo Capo provvisorio dello Stato del 16 luglio 1947 n. 708 hanno dato luogo a parecchi inconvenienti perché appare oggettivamente sproporzionato, con riferimento alla prima fascia, (da 0 a 30.000) il numero dei supporti fonografici venduti, in quanto non adeguata a cogliere le oggettive differenze di figure professionali che agiscono in un ambito tanto ampio;

inoltre, una siffatta ripartizione non prevede - come sarebbe invece opportuno - l'esenzione per le copie dei supporti fonografici che i professionisti producono a scopo di promozione e senza finalità di carattere commerciale;
sembra quindi necessario prevedere una fascia congrua di supporti esonerata da vincoli fiscali e contributivi modificando in tal senso il decreto ministeriale citato;
tale più realistica impostazione consentirebbe di contrastare i processi di evasione ora frequenti;
è possibile completare la manovra mediante una rimodulazione delle fasce, in accordo con le categorie interessate -:
se il Ministro intenda riformulare il Decreto Ministeriale del 23 dicembre 2003 al fine di prevedere - oltre ad una più adeguata rimodulazione delle fasce - una soglia d'esenzione fiscale e contributiva dei supporti fonografici prodotti che sia finalizzata a scopi promozionali e non commerciali, consentendo così un assetto meglio corrispondente alle caratteristiche del settore.
(5-00985)

Interrogazione a risposta scritta:

PISICCHIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6 del decreto-legge n. 212 del 2002, convertito con modificazioni, dalla legge 22 novembre 2002, n. 268 avente ad oggetto «Misure urgenti per la scuola, l'università la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione artistica e musicale», rubricato «Valenza dei titoli rilasciati dalle Accademie e dai Conservatori» novellando i commi 2 e 3 dell'articolo 4 della legge 21 dicembre 1999, n. 508 e aggiungendo i commi 3-bis e 3-ter al medesimo articolo, dispone che il diploma decennale di Conservatorio Musicale unito al diploma di Scuola Secondaria Superiore siano equiparati ed equipollenti al diploma di laurea triennale;
infatti il predetto articolo 6 stabilisce:
al comma a-bis) che tali diplomi hanno valore abilitante per l'insegnamento dell'educazione musicale nelle scuole e costituiscono titolo di ammissione ai corrispondenti concorsi a posti di insegnamento nelle scuole secondarie, al comma b) che i titolari di tali diplomi sono ammessi ai corsi di diploma di secondo livello di cui all'articolo 2, comma 5, nonché ai corsi di laurea specialistica e ai master di primo livello presso le università e al comma c) che, ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi i citati diplomi sono equiparati alle lauree, previste dal regolamento di cui al decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509 -:
se i Ministri interrogati non ritengano di intervenire per consentire che gli aventi causa possano esercitare pienamente i propri diritti ai sensi della normativa vigente atteso che istanze di riscatto volontario dei tre anni della durata della laurea di primo livello sono state respinte (si veda, ad esempio, il caso dell'istanza presentata il 31 dicembre 2002 all'INPS di Siena, con numero di pratica 17659/LA, rigettata con nota del 3 settembre 2008).
(4-02271)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LANZILLOTTA e AMICI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nell'articolo 19 del disegno di legge «disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile (AS 1082) approvato dalla Camera nell'ottobre 2008

e da vari mesi all'esame del Senato, era tra l'altro prevista una delega per riformare il CNIPA e il FORMEZ, due importanti istituzioni operanti - se pur con compiti e con rilievo molto diversi - nell'ambito della responsabilità del Ministro della pubblica amministrazione;
indiscrezioni segnalano che il Governo intenderebbe procedere alla riforma di tali enti in via amministrativa utilizzando il potere ad esso conferito con la norma contenuta nell'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, adottando in tal caso una procedura che evidentemente contraddirebbe l'intenzione tante volte proclamata dal Ministro di voler realizzare il cambiamento nelle amministrazioni pubbliche coinvolgendo al massimo tutti gli stakeholders, con il massimo di trasparenza e di partecipazione, anche mediante consultazioni via internet -:
se non intenda, considerato che il CNIPA svolge importanti e delicate funzioni in materia di innovazione tecnologica e acquisti delle pubbliche amministrazioni nel settore dell'ITC (settori quanto mai delicati che esigono il massimo di trasparenza e di concorrenza), confermare che si procederà al suo riordino sulla base di un atto legislativo e secondo chiari indirizzi dettati dal Parlamento e se non ritenga che debbano essere chiarite la natura giuridica, la missione e la sostenibilità economica del FORMEZ prima di procedere a qualsiasi ulteriore intervento.
(5-00996)

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
da fonti sindacali si apprende che l'ufficio provinciale dell'agenzia del territorio di Bolzano versi in una grave carenza di organico, a partire dal dirigente amministrativo, che andrà in pensione a giugno 2009, e un'impiegata della II area che è già stata collocata a riposo con decorrenza settembre 2009 per superamento dell'anzianità contributiva;
con settembre 2009 la struttura funzionerà dunque con soli 2 impiegati tecnici della II area, che non potranno assicurare la funzionalità dell'ufficio provinciale;
la situazione di cronica carenza di organico dell'Ufficio provinciale dell'agenzia del territorio di Bolzano è stata più volte rappresentata fin dal 2004 sia al Commissariato del Governo, in veste di garante della funzionalità di un pubblico servizio, sia al dipartimento della funzione pubblica;
da anni la Provincia Autonoma di Bolzano manifesta la propria disponibilità ad assumere il servizio dell'agenzia a proprie spese, nell'ambito di una delega di funzioni sul modello dell'ANAS, sia per contribuire al miglioramento dei conti pubblici sia per evitare inutili doppioni con la struttura provinciale, ma ad oggi non ha ancora ottenuto una risposta;
è indispensabile indire un concorso pubblico per il reclutamento del personale da assumere presso l'ufficio provinciale dell'Agenzia del Territorio di Bolzano e contemporaneamente, in attesa che venga conclusa la procedura concorsuale, autorizzare l'assunzione di personale già vincitore di concorso o risultato idoneo nelle graduatorie del Commissariato del Governo locale, anche tenendo conto della possibilità di esperire le procedure previste dall'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, n. 752, recante le norme di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige in materia di proporzione negli uffici statali siti nella provincia di Bolzano e di conoscenza delle due lingue nel pubblico impiego;
in attesa di nuove assunzioni, vanno esperite anche procedure di distacco temporaneo di personale bilingue da uffici dell'agenzia delle entrate o da altri uffici del comparto ministeri aventi sede nella provincia di Bolzano -:
quali siano le intenzioni del Ministro per risolvere la grave situazione di carenza

di organico degli uffici provinciali delle amministrazioni pubbliche di Bolzano.
(5-00997)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
è stata pubblicata la circolare n. 110 del 2008 con la quale sono stati forniti gli indirizzi applicativi sull'articolo 72 del decreto interministerialen. 112 del 2008 convertito nella legge n. 133 del 2008;
nella predetta circolare, indicando i vari comparti, si accenna al fatto che tra i destinatari vi sono anche i dipendenti del Ministero della Pubblica Istruzione;
successivamente, però, al paragrafo 1.3, si escludono «il personale del comparto scuola» il che apparirebbe incongruo con quanto ricordato in premessa -:
se i dipendenti di segreteria delle scuole di diverso ordine e grado siano o meno compresi nelle categorie dei pubblici dipendenti oggetto della circolare;
se tenuto conto che in numerose segreterie scolastiche vi sarebbe numeroso personale interessato a forme di prepensionamento il Ministro abbia in animo di considerare anche questa ipotesi, eventualmente con una riduzione dell'importo della pensione per i dipendenti che fruirebbero anticipatamente della messa in quiescenza.
(4-02275)

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con bando prot. n. 2008/20893, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 15 febbraio 2008 il Direttore dell'Agenzia delle Entrate ha indetto un concorso «per l'assunzione di 1180 unità per la terza area funzionale F1, profilo professionale funzionario, per attività amministrativo-tributaria». Tra i requisiti richiesti per la partecipazione alla predetta selezione vi era il possesso del diploma di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio, o diplomi di laurea equipollenti per legge, conseguiti presso una università o altro istituto universitario statale o legalmente riconosciuto, o i corrispondenti titoli di studio di I livello, denominati laurea (L), previsti dall'articolo 3 del regolamento adottato dal Ministro dell'Università, dell'Istruzione e della Ricerca con decreto del 22 ottobre 2004, n. 270, con votazione non inferiore a 100/110 o a 90/100 (articolo 2.1). Il punteggio richiesto per il superamento di ciascuna delle prime due prove è quello di 24/30 (articoli 5 e 6 del bando);
il suddetto regolamento concorsuale prevede un iter selettivo caratterizzato da due prove (quiz a risposta multipla) il superamento delle quali comporta l'ammissione ad un tirocinio presso gli uffici dell'Agenzia delle entrate di durata semestrale, all'esito del quale si accede ad una prova orale, il cui ulteriore superamento determina l'assunzione a tempo indeterminato presso l'Agenzia delle Entrate;
numerosissimi candidati hanno superato entrambe le prime prove con una votazione nettamente superiore a quella minima richiesta dal bando e, ciononostante non sono stati ammessi alla successiva fase di tirocinio;
non solo, ma questi giovani sebbene conoscano il punteggio da loro conseguito nelle suddette prove, allo stato attuale, non hanno conoscenza della loro precisa posizione numerica nella graduatoria interna. L'Agenzia delle entrate, infatti, contrariamente ai doveri di correttezza e di trasparenza tipici di tutte le pubbliche amministrazioni, non ha provveduto a pubblicare una graduatoria ufficiale degli idonei non ammessi al tirocinio;
l'Agenzia delle entrate con l'articolo 6.3 del bando di gara ha assunto l'impegno di «ammettere al tirocinio teorico-pratico

i candidati che riportano il punteggio di almeno 24/30 e rientrano in graduatoria nel limite massimo dei posti per i quali concorrono, aumentati fino al 40 per cento»;
al tirocinio in Agenzia delle entrate, iniziato in data 30 ottobre 2008, non si sono presentati, ingiustificatamente, un notevole numero di candidati in tutte le regioni per le quali era stato bandito il concorso. Si è in presenza, solo nella regione Lombardia, di ben 80 candidati rinunciatari e di altri numerosissimi in altre regioni d'Italia;
l'Agenzia delle entrate, in primis, che si è vincolata con l'articolo 6.3 del bando ad ammettere al tirocinio teorico-pratico un numero di candidati pari ai posti da coprire più il 40 per cento, attualmente non intende più rispettare l'impegno assunto che per la pubblica amministrazione ha la medesima forza vincolante della legge. Per rispettare questo vincolo autoimposto l'Agenzia fiscale dovrebbe almeno scorrere le graduatorie degli idonei non ammessi al tirocinio fino a coprire nuovamente quell'aliquota del 40 per cento di personale che è venuto meno per effetto delle rinunce avvenute a tirocinio già iniziato e senza giustificato motivo;
tutto ciò, oltre che palesemente ingiusto, sarebbe in netta controtendenza con la nuova politica finanziaria determinata dal decreto-legge n. 112 del 2008 del Ministro Renato Brunetta, che prevede, in un'ottica di risparmio di risorse finanziarie ed al fine di evitare inutili sprechi di denaro pubblico, un legittimo assorbimento di risorse umane dalle graduatorie composte da idonei non vincitori dei precedenti concorsi espletati fino ad assorbire tutto il personale di cui la pubblica amministrazione avrà bisogno per i prossimi anni. A conferma di quanto appena affermato, il suddetto decreto ha pertanto modificato l'articolo 35 comma 5 del decreto legislativo n. 165 del 2001, aumentando da tre a quattro anni, l'effettiva vigenza delle graduatorie dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale amministrativo;
l'Agenzia delle entrate, con bando prot. n. 2008/194720 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 30 dicembre 2008, ha appena indetto un nuovo concorso per l'assunzione di altri 825 funzionari, con le stesse modalità e per la medesima qualifica funzionale, a meno di un anno dalla precedente procedura concorsuale, tuttora in svolgimento, nonostante la presenza di centinaia idonei al tirocinio, ma esclusi per pochissimi centesimi di punto;
la scelta dell'Agenzia non sembra rispondere a quei criteri di economicità ed efficienza che dovrebbero ispirare l'azione della Pubblica Amministrazione; ha ritenuto più opportuno impegnare ingenti risorse economiche per indire un nuovo concorso invece di attingere dalla graduatoria, mai formalizzata e resa pubblica, composta da giovani, prevalentemente avvocati e dottori commercialisti, laureati, tra l'altro, con una votazione minima di 100/110 e che già hanno superato brillantemente due prove selettive;
per quanto riguarda il concorso bandito nel 2008, inoltre, va precisato che, gli attuali tirocinanti sono in numero di gran lunga inferiore a quello previsto originariamente nel bando (che prevedeva un numero di posti per ciascuna regione maggiorato del 40 per cento). Infatti, a seguito di numerose rinunce ingiustificate, che si sono verificate il primo giorno di tirocinio, l'Agenzia delle entrate non ha provveduto a colmare le stesse con lo scorrimento delle graduatorie regionali come prevedeva il bando;
non si capisce quali valutazioni abbiano determinato l'indizione di una nuova procedura concorsuale, invece di procedere con lo scorrimento delle graduatorie Regionali di candidati risultati idonei, considerando i notevoli costi già sostenuti per la loro selezione, tutto ciò secondo l'interrogante, in contrasto non solo con il decreto-legge 112/2008 e con il programma di Governo di qualunque orientamento incentrato sulla lotta all'evasione e agli sprechi nella Pubblica Amministrazione,

ma anche con le più elementari regole di trasparenza e buon andamento della Pubblica Amministrazione, regole che stanno alla base di qualsiasi provvedimento amministrativo;
dal testo di una recente interrogazione parlamentare, infatti, si evince che il costo per bandire un concorso per 500 funzionari presso l'Agenzia delle entrate è quantificabile all'incirca in 1.500 euro per ognuno dei 500 posti da coprire ed, inoltre, devono essere considerati i costi del periodo formativo d'ingresso pari a circa 4.500 euro per ciascun candidato ed il costo della retribuzione del funzionario assunto, che assommerà, per tutto il periodo della sua carriera (presumibilmente di 40 anni), a circa 1.900.000 euro;
l'Agenzia delle entrate ha riservato da un anno all'altro in presenza di situazioni molto simili, se non addirittura identiche, una disparità di trattamento, secondo l'interrogante in palese violazione dell'articolo 3 della Carta Costituzionale. Incresciosa disparità di trattamento che verrebbe a crearsi, qualora non si dovesse dare seguito allo scorrimento delle attuali graduatorie, rispetto alla politica dell'Agenzia delle entrate dello scorso anno che ha visto l'assunzione presso l'Agenzia delle Dogane di un numero molto elevato di idonei non vincitori, tra l'altro, ammessi con una votazione di gran lunga inferiore a quella dei meritevoli idonei non ammessi di quest'anno -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quali iniziative intenda prendere affinché l'Agenzia delle entrate scorra le graduatorie in suo possesso permettendo, legittimamente ed in conformità agli impegni assunti, ai candidati di poter accedere al meritato tirocinio;
come si intenda agire per bloccare l'iter attivato dall'Agenzia delle entrate al fine di evitare che vengano elusi, ancora una volta, i principi di economicità, efficienza, efficacia, buon andamento, equità e trasparenza, ai quali deve uniformarsi l'Amministrazione Pubblica nell'esercizio della propria attività.
(4-02282)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
Enersys è una multinazionale USA quotata alla borsa di New York con un fatturato di 1.100 milioni di dollari e circa 6.500 dipendenti nel mondo e detiene il 25 per cento del mercato mondiale;
per Enersys il mercato europeo è il più importante in termini di vendite: vendite Europa 50 per cento, vendite USA44 per cento, vendite Asia 6 per cento;
nell'aprile 2005 Enersys acquisisce da Fiamm la produzione delle batterie Trazione (batterie per i carrelli elevatori) attraverso una newco appositamente costituita e vengono trasferiti alla nuova società denominata FMP n. 258 lavoratori;
con questa operazione Enersys acquisisce il dominio del mercato italiano, secondo mercato europeo delle batterie trazione e mantiene il marchio Fiamm, modificato in Fiamm Motive Power;
nel gennaio 2006 Enersys attraverso una fusione incorpora FMP con 264 dipendenti e trasferisce la propria sede legale da Villanova (Piacenza) a Montecchio Maggiore (Vicenza);
la sede di Villanova viene chiusa definitivamente con il licenziamento di circa 70 lavoratori;

Enersys in Europa possiede 5 stabilimenti che producono batterie trazione:
1) Francia 976 dipendenti (oltre alle batterie trazione si producono anche batterie stazionarie);
2) Germania 620 dipendenti;
3) Bulgaria 606 dipendenti (acquisizione recente);
4) Polonia 539 dipendenti;
5) Italia 304 dipendenti (di cui 268 fanno riferimento al sito di Montecchio Maggiore).
lo stabilimento di Montecchio Maggiore, che al momento dell'acquisizione da parte di Enersys risultava in perdita, ha registrato un sostanziale pareggio già nel secondo anno arrivando con un crescendo che ha fatto registrare un utile operativo nell'anno fiscale 2007/2008 di euro 5.482.000;
questo risultato, anche secondo le dichiarazioni della direzione, è frutto del fortissimo impegno dei lavoratori che hanno fatto performare lo stabilimento Vicentino molto meglio degli altri siti europei;
il 5 febbraio 2009 la direzione Enersys attraverso l'amministratore delegato Europa Lorenzo De Micheli ha comunicato a FIM, FIOM, UILM, e alle RSU di stabilimento, la decisione di cessare la produzione nel sito di Montecchio Maggiore al quale fanno capo 268 dipendenti;
le motivazioni che Enersys porta a sostegno di questa scelta riguardano il forte calo di mercato che si registra in questo momento (riguarda ancor di più gli altri siti europei) che secondo le loro previsioni vedrebbero una futura uscita dalla crisi con un abbassamento strutturale dei volumi offerti dal mercato della «Trazione»;
FIM, FIOM, UILM, si stanno opponendo con tutti i lavoratori a questa grave decisione che risulta del tutto immotivata sia sul piano delle prospettive di mercato sia per quanto riguarda la produttività e la redditività dello stabilimento che i dati dimostrano eccellenti -:
quali iniziative i ministri interrogati intendano assumere con urgenza per vagliare tutte le ipotesi tese ad evitare la perdita dei posti di lavoro;
attraverso quali altre forme i ministeri dello sviluppo economico e del lavoro della salute e delle politiche sociali intendano intervenire a favore dei lavoratori;
se esistano norme o condizioni che impediscano, o quantomeno rendano più difficili, la delocalizzazione di «attività produttive sane» delocalizzazioni motivate dall'apparente rincorsa al profitto che creano veri drammi tra i lavoratori, le famiglie e il territorio.
(2-00310) «Sbrollini, Calearo Ciman, Rosato, Soro».

Interrogazione a risposta orale:

RAINIERI e ALESSANDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli effetti della crisi economica si fanno sentire anche sul mondo del lavoro e delle imprese che svolgono attività di ricerca, sperimentazione ed innovazione, in particolare come servizio per le industrie meccaniche, manifatturiere ed agroalimentari;
dagli ultimi dati che l'Istat ha diffuso per il terzo trimestre del 2008, si evidenzia che il tasso di disoccupazione è salito al 6,1 per cento, con un incremento dello 0,5 per cento rispetto ad un anno prima;
il numero delle persone in cerca di occupazione ha registrato il terzo aumento tendenziale consecutivo, portandosi a 1.527.000 unità, il 9 per cento in più rispetto allo stesso periodo 2007;
i dati sulle forze di lavoro, a detta dell'Istat, tracciano «un quadro in deterioramento del mercato del lavoro: si riduce molto la crescita dell'occupazione e si associa a un ulteriore allargamento della disoccupazione»;

tra i settori professionali, l'agricoltura ha evidenziato un calo di occupati del 3,1 per cento (-29.000 unità), che ha interessato sia il lavoro autonomo sia quello dipendente e, sotto il profilo territoriale, il Nord e il Sud;
l'industria ha registrato un'ulteriore riduzione tendenziale dell'occupazione (-1,0 per cento, pari a 53.000 unità), concentrata nel lavoro indipendente;
d'altro canto, stando alle rilevazioni dell'Inps, anche il regime della cassa integrazione sta subendo incrementi eccezionali con altissimi ricorsi alla sospensione dal lavoro per effetto del calo dei consumi;
si evidenzia un forte incremento delle ore autorizzate rispetto al mese di gennaio del 2008 (+334,33 per cento, 14,4 milioni in totale contro 4 milioni di gennaio 2008), i settori di attività che hanno registrato gli incrementi più significativi, sempre nella gestione ordinaria, sono quelli dell'industria metallurgica (+719,08 per cento rispetto a gennaio 2008) e meccanica (+586,5 rispetto a gennaio 2008);
sia a livello europeo, sia a livello nazionale, sia regionale, si afferma che per fare fronte alla crisi in atto, una delle misure da sostenere è l'incremento delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico, prevedendo una linea privilegiata per il finanziamento pubblico alle azioni messe in atto dalle imprese che si orientano in questa direzione;
purtroppo però, gli effetti della crisi stanno mettendo in grande difficoltà proprio le attività private, soprattutto piccole e medie imprese di ricerca e di sperimentazione, che costituiscono l'offerta di tecnologia per le imprese della produzione, e spesso queste sono anche le uniche infrastrutture di ricerca a servizio del tessuto economico;
queste imprese ad elevatissimo investimento in forza lavoro specializzato e dotate di grandi patrimoni immateriali costituiti da brevetti, modelli e marchi, si sostengono con forti anticipazioni di risorse finanziarie da parte degli istituti di credito;
con la contrazione dei consumi, la chiusura di molte linee di produzione delle industrie meccaniche ed agroalimentari, anche le imprese che svolgono ricerca e sperimentazione per tali industrie, sono entrate in crisi e più celermente dei loro clienti corrono il rischio di chiudere per mancanza di risorse ordinarie;
bisogna urgentemente mettere in atto interventi finanziari per sostenere l'operatività delle imprese che svolgono ricerca, sperimentazione e sviluppo in nuove tecnologie, per l'immediato ed il medio periodo;
i settori strategici che bisognerebbe incentivare sono soprattutto salute e nuove tecnologie per la vita; efficienza energetica, energie rinnovabili e bioenergie; mobilità sostenibile; agro food e biotecnologie confinate; tecnologie dell'informazione e della comunicazione; nanotecnologie, nanoscienze e nano medicina; nuove tecnologie per il Made in Italy; tecnologie innovative per i beni culturali, nuovi materiali e nuove tecnologie di produzione e per la conservazione del patrimonio;
riguardo alla crisi delle imprese che svolgono attività di ricerca e di forniture tecnologiche alle industrie, si evidenzia una situazione di allarme soprattutto nell'area a vocazione agroalimentare ed agroindustriale della provincia di Parma, dove si sta assistendo al collasso del sistema delle imprese che svolgono ricerche in nuovi materiali e nuove tecnologie in favore dell'industria collegata, non solo di quella locale;
queste imprese sono il nostro migliore strumento di presentazione in tutto il mondo ed hanno grosse commesse soprattutto da clienti europei ed americani;
tali preziose imprese devono essere sostenute e si deve evitare che interrompano le loro importanti attività di ricerca e di sviluppo avanzato;

un caso evidente e preoccupante di come stiano soffrendo le imprese di ricerca e innovazione tecnologica è quello della AZ srl di Parma;
questa impresa di attività di servizio tecnologico è organizzata in 3 unità produttive, distribuite su 6.500 mq e si avvale della collaborazione di 40 addetti;
il gruppo è formato da una struttura per lo stampaggio di elastomeri con presse che vanno da 40 a 500 tonnellate e da una struttura di due unità per lo stampaggio di materiali termoplastici con presse che vanno da 30 a 650 tonnellate. Gli uffici commerciali, amministrativi, tecnici e del magazzino prodotti finiti gestiscono le richieste di circa 500 clienti, arrivando all'evasione di ordini per articoli standard anche in giornata;
molta attenzione dell'impresa in questione viene riservata al controllo qualità: un laboratorio interno e personale altamente qualificato controllano l'intero processo produttivo;
l'azienda ha ottenuto dall'ente certificatore DNV la certificazione del sistema del Sistema Qualità secondo la normativa UNI EN ISO9001:2000. Dal 15 dicembre 2004 AZ Gomma Ricambi ha ottenuto dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca la qualifica di: Laboratorio di ricerca per l'industria (articolo 14 del decreto ministeriale n. 593 dell'8 marzo 2000);
i prodotti del gruppo AZ vengono utilizzati con profitto in molteplici settori: nell'industria alimentare, dell'imbottigliamento, della robotica e dell'automazione, solo per citarne alcuni. Ma l'azienda è sempre pronta a rispondere velocemente e accuratamente alle più disparate richieste. Essa svolge per tale scopo:
a) progettazione stampi mould-flow per articoli, in termoplastico e prototipazione rapida;
b) centri di lavoro ad alta tecnologia per costruzione stampi;
c) stampaggio ad iniezione di particolari tecnici con materiali termoplastici;
d) stampaggio a iniezione di particolari tecnici con elastomeri;
e) saldatura a ultrasuono - alta frequenza - lama a caldo;
f) servizio qualità - analisi prodotti - test materiale in entrata e in uscita con manuale di procedura;
la AZ oggi, a causa dello stallo delle industrie collegate, sta soffrendo una gravissima mancanza di risorse per la gestione ordinaria, pur avendo numerose commesse in via di perfezionamento e forniture da completare ma bloccate a causa del fermo produttivo dei relativi clienti;
è importante mantenere in vita queste imprese, soprattutto facendo in modo che ricevano con urgenza ed immediatezza le necessarie risorse finanziarie, seppur temporanee e sotto forma di prestiti, in modo da permetterne la corretta ed efficace gestione ordinaria;
per tali scopi si potrebbe attivare uno specifico programma di interventi, partecipato, da un lato, dagli istituti di credito e dall'altro dal Governo, in maniera da permettere l'erogazione immediata e per breve durata, di fondi alle imprese in difficoltà momentanea, soprattutto quelle del settore della ricerca e della sperimentazione applicata, cui concedere prestiti se del caso a asso agevolato;
a riguardo, il Ministero dello sviluppo economico per il tramite dell'Agenzia nazionale per l'attrazione d'investimenti e lo sviluppo d'impresa SpA, già Sviluppo Italia, potrebbe attuare, su richiesta degli interessati, una campagna di interventi immediati prevedendo la concessione di agevolazioni finanziarie (contributo a fondo perduto e mutuo a tasso agevolato) e di servizi di assistenza tecnica per concorrere al superamento del

difficile momento di stallo che stanno attraversando le imprese predette, tra cui la citata AZ srl -:
se non intendano attivare un urgente programma di interventi finanziari volto a concorrere al superamento della congiuntura negativa che sta interessando le nostre piccole e medie imprese e se a riguardo non intenda attivarsi, anche stipulando apposite convenzioni, verso gli istituti di credito o verso l'Agenzia nazionale per l'attrazione d'investimenti e lo sviluppo d'impresa SpA, affinché alle aziende che operano nel campo della ricerca, dello sviluppo tecnologico e della fornitura di tecnologie innovative per il settore economico, siano concessi prestiti immediati per fare fronte alla loro mancanza di liquidità, e tra tali aziende tenere in debita considerazione la AZ srl di Parma.
(3-00374)

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Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Damiano e altri n. 7-00118, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Letta.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Marco Carra e altri n. 2-00290, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Sereni, Tidei.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Graziano e altri n. 3-00368, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Renato Farina e altri n. 2-00302 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 126 del 4 febbraio 2009. Alla pagina 4146, prima colonna, dalla riga trentaquattresima alla riga trentaseiesima deve leggersi: «Vella, Versace, Volontè, Mussolini, Di Virgilio, Paroli, Vignali, Marinello». e non «Vella, Versace, Volontè, Mussolini, Di Virgilio, Paroli, Di Centa»., come stampato.