XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 9 febbraio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
l'articolo 37 dello Statuto della Regione siciliana dispone che: «Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima»;
il decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241 («Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, recanti attuazione dell'articolo 37 dello Statuto e simmetrico trasferimento di competenze») ha stabilito che: «In base all'articolo 37 dello Statuto della Regione siciliana, le relative quote di competenza fiscale dello Stato sono trasferite alla Regione. Simmetricamente sono trasferite alla Regione competenze previste dallo Statuto fino ad ora esercitate dallo Stato», e che: «Con decreto dirigenziale del ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze, si provvede alla definizione delle modalità applicative»;
la Corte costituzionale, con sentenza 16 maggio 2008, n. 145, nel giudizio di legittimità costituzionale relativo all'articolo 1, comma 661, della legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296), nel giudicare infondata la questione sollevata dalla Regione siciliana, chiarisce tuttavia che le «competenze previste dallo Statuto sino ad ora esercitate dallo Stato» da trasferire «simmetricamente» alla Regione siciliana, quale condizione per la piena attuazione dell'articolo 37 dello Statuto, come previsto dal decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, siano da intendersi esclusivamente «le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta» e non altre competenze relative ad altre materie;
l'interpretazione contenuta nella citata sentenza, sia pure incidentalmente, fa giustizia di un tentativo perpetrato attraverso l'articolo 1 del decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, volto ad annullare, attraverso una sorta di partita di giro, un diritto della Regione siciliana sancito dallo Statuto e più volte riconosciuto con sentenze della Corte costituzionale;
la conseguente controversia in merito all'interpretazione della disposizione contenuta nel citato decreto legislativo è stata la causa del ritardo nel dare piena attuazione all'articolo 37 dello Statuto;
è necessario, pertanto, procedere alla definizione delle modalità applicative del citato decreto legislativo, mediante l'emanazione del decreto dirigenziale del ministero dell'economia e delle finanze ivi previsto,

impegna il Governo

a completare, in tempi brevi, la definizione delle modalità applicative in relazione a quanto disposto dal decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241.
(1-00114) «Capodicasa, Berretta, Burtone, Cardinale, Enzo Carra, Causi, D'Antoni, Genovese, Levi, Pierdomenico Martino, Antonino Russo, Samperi, Siragusa».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 37 dello Statuto speciale della Regione siciliana, approvato con regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, e convertito in legge costituzionale dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2, dispone che l'accertamento dei redditi

per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione ma che in essa hanno stabilimenti e impianti, deve essere determinato in modo da evidenziare la quota di reddito da attribuire agli stabilimenti e impianti medesimi e l'imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della stessa;
la procedura di riparto dei redditi è indicata dall'articolo 7 delle norme di attuazione, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1965, n. 1074, che dispone che: «per le imprese industriali e commerciali private e pubbliche che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, l'ufficio competente ad eseguire l'accertamento procede, d'intesa con l'ufficio nel cui distretto si trovano gli stabilimenti ed impianti, al riparto dei redditi soggetti ad imposta di ricchezza mobile. Il riparto è comunicato agli uffici nei cui distretti l'impresa ha stabilimenti ed impianti, agli effetti della conseguente iscrizione a ruolo (...) Spettano, altresì, alla Regione i tributi sui redditi di lavoro dei dipendenti delle imprese industriali e commerciali di cui al comma precedente, che sono addetti agli stabilimenti situati nel suo territorio»;
scopo di tali interventi normativi è quello di garantire che alla Regione siciliana non venga sottratta la quota di imposta derivante da redditi prodotti all'interno della Regione medesima;
l'articolo 1 del decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, in attuazione dell'articolo 37 dello Statuto, prevede che le quote di competenza fiscale dello Stato siano trasferite alla Regione simmetricamente alle competenze stabilite dallo Statuto e finora esercitate dallo Stato, demandando il compito di provvedere alla definizione delle modalità applicative del trasferimento ad un decreto dirigenziale del ministero dell'economia e finanze, adottato d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze;
detta norma risulta diversa rispetto a quella già determinata dalla Commissione paritetica stessa in data 24 luglio 2005, che pure aveva avuto adesione dell'amministrazione statale competente e dall'amministrazione regionale, e tuttavia l'intervento normativo in questione può interpretarsi nel senso di una riaffermazione del diritto della Regione alla percezione dell'imposta sulla quota di reddito prodotta dagli stabilimenti e impianti siti nel territorio regionale, da imprese che abbiano la sede fuori dallo stesso;
ad oggi non si conosce ancora lo schema di provvedimento o la proposta ministeriale da valutare da parte regionale, ai fini dell'attuazione pratica dell'articolo 37 dello Statuto;
il criterio proposto, con immediatezza, dalla Regione, per procedere alla regionalizzazione del reddito di impresa (cioè ricorrere al meccanismo, stabilito per l'irap, di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 446 del 1997), è lo stesso criterio applicato, per la ripartizione regionale del gettito irpeg, dal gruppo di esperti costituito presso il dipartimento per le politiche fiscali, nel contesto della pubblicazione dal titolo «La regionalizzazione delle entrate erariali», datata ottobre 2003;
risulta apparire pretestuosa la richiesta rivolta dallo Stato alla Regione siciliana, nel mese di aprile 2006, con la quale è stato posto in evidenza che anche da parte della Regione si debbano avanzare proposte più puntuali rispetto a quelle formulate in senso generico con la nota del 6 dicembre 2005, dalle quali emergono le motivazioni della scelta adottata per l'attuazione dello stesso criterio legislativo, e che è stata esaminata l'opportunità di individuare meccanismi di calcolo che consentano di rendere ragionevolmente stabile nel tempo il gettito da attribuire alla Regione, considerata la variabilità del gettito ires e tenuto conto che simmetricamente dovranno essere trasferite alla stessa funzioni amministrative, i cui oneri hanno per natura carattere di stabilità;

relativamente al trasferimento delle funzioni, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 145 del 2008, ha reso un'interpretazione dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, del tutto diversa da quella assunta dai rappresentanti ministeriali, espressamente affermando, al paragrafo 4.2 delle considerazioni in diritto, che il «criterio di simmetria», ivi previsto, «riguarda solo la specifica ipotesi di trasferimento, dallo Stato alla Regione delle funzioni di riscossione delle imposte in conseguenza della devoluzione di "quote di competenza fiscale dello Stato"» e non l'ipotesi del trasferimento di funzioni diverse da quelle della riscossione,

impegna il Governo

a provvedere al più presto alla definizione delle modalità applicative del trasferimento alla Regione siciliana delle quote di competenza fiscale spettanti ai sensi del decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, in attuazione dell'articolo 37 dello Statuto, affinché la Regione non venga privata di un'importante entrata che ad essa legittimamente spetterebbe, considerato che il reddito su cui è calcolata l'imposta è prodotto da società operanti con stabilimenti insediati nel suo territorio, sebbene aventi sede sociale in altra regione italiana.
(1-00115) «Romano, Drago, Mannino, Naro, Ruvolo, Vietti».

La Camera,
premesso che:
la Corte costituzionale, con sentenza del 16 maggio 2008, n. 145, ha chiarito, con riferimento all'articolo 1, comma 661, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che in caso di trasferimento dallo Stato alla Regione della quota di gettito di imposta da attribuire agli stabilimenti ed impianti siti in Sicilia di imprese industriali e commerciali che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione siciliana, sono trasferite «simmetricamente» solo le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta;
tale interpretazione si era resa necessaria in quanto:
a) l'articolo 37 dello Statuto speciale della Regione siciliana, approvato con regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, e convertito in legge costituzionale dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2, recita: «Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota di reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima»;
b) il decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, recante «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, recanti attuazione dell'articolo 37 dello Statuto e simmetrico trasferimento di competenze», prevede che: «in base all'articolo 37 dello Statuto della Regione siciliana, le relative quote di competenza fiscale dello Stato sono trasferite alla Regione. Simmetricamente sono trasferite alla Regione competenze previste dallo Statuto fino ad ora esercitate dallo Stato»;
il citato decreto legislativo prevedeva, inoltre, che «con decreto dirigenziale del ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze, si provvede alla definizione delle modalità applicative»;
è all'esame della Camera dei deputati il disegno di legge n. 2105, già approvato dal Senato della Repubblica, «Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione», che ridisegna i rapporti finanziari Stato-regioni e che prevede, in particolare, all'articolo 25, il coordinamento della finanza delle regioni a statuto

speciale e delle province autonome per il loro concorso al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà ed all'esercizio dei diritti e dei doveri da essi derivanti,

impegna il Governo

ad emanare in tempi brevi il decreto dirigenziale del ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze, previsto dal decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, avuto anche riguardo alle esigenze di coordinamento di cui al disegno di legge di delega al Governo in materia di federalismo fiscale.
(1-00116) «Messina, Leoluca Orlando, Scilipoti, Evangelisti».

La Camera,
premesso che:
nel corso del 2009 si svolgerà il vertice annuale del G8, ospitato e presieduto dall'Italia, che avrà una responsabilità centrale nella fissazione dell'agenda e delle priorità del summit, concorrendo così in maniera significativa alla ricerca di soluzioni e approcci condivisi ai temi della governance mondiale e delle grandi questioni globali;
particolare rilievo in seno al vertice rivestirà il tema della lotta ai cambiamenti climatici, sia a seguito del presumibile diverso approccio della nuova amministrazione americana, sia in conseguenza dell'approssimarsi di importanti scadenze politiche internazionali, quali il vertice di Copenhagen nel dicembre 2009 e la scadenza del trattato di Kyoto nel 2012, rispetto ai cui parametri e standard l'Italia vanta già un enorme ritardo, dovuto alla mancata adozione dei necessari provvedimenti per rispettare gli impegni assunti e rispetto ai quali si rischia di incorrere in pesanti sanzioni a livello internazionale;
il cambiamento climatico è una delle sfide più importanti che abbiamo davanti e che pone gravi minacce alla prosperità ed alla stabilità della nostra società: i più recenti rapporti elaborati dagli scienziati dell'Onu e dall'economista inglese Nicholas Stern forniscono dati allarmanti, sia sul futuro climatico, sia sulle conseguenze che l'effetto serra avrà sullo sviluppo economico delle nostre società;
gli stessi scienziati dell'Onu hanno anche presentato le nuove proiezioni sui cambiamenti climatici, che dicono che l'aumento probabile della temperatura sarà tra 1,8 e 4 gradi entro il 2100 e che l'aumento del livello degli oceani, dovuto al riscaldamento dell'atmosfera ed allo scioglimento dei ghiacci, sarà compreso tra un minimo di 18 centimetri ed un massimo di 58 centimetri, sempre per la stessa data, con conseguenze per decine di milioni di persone, che dovranno abbandonare le aree sommerse;
la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera (380 parti per milione), secondo l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), è la più alta mai registrata negli ultimi 650 mila anni e l'aumento dell'anidride carbonica è stato di oltre il 35 per cento negli ultimi 200 anni;
nello stesso tempo l'economista inglese Nicholas Stern ha valutato che bloccare il cambiamento climatico in atto costerebbe oggi il 2 per cento del prodotto interno lordo mondiale, ma se lo si facesse tra 10 o 20 anni i costi sarebbero tra il 5 e il 20 per cento del prodotto interno lordo, con risultati minori perché parte del cambiamento sarebbe irreversibile;
secondo il rapporto 2005 dell'Agenzia internazionale dell'energia, il consumo mondiale di energia da qui al 2030 aumenterà del 55 per cento, determinando un pari aumento delle emissioni globali di anidride carbonica, e a fare la parte del leone saranno proprio le economie emergenti: appunto Cina, India, Brasile, Sudafrica, Indonesia che contribuiranno ai due terzi dell'aumento dei consumi e delle relative emissioni;

mancano meno di quattro anni alla scadenza del protocollo di Kyoto: molti Paesi hanno cominciato un cammino responsabile, che non solo li ha avvicinati ai rispettivi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, ma ha prodotto sensibili miglioramenti dell'efficienza energetica e un significativo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili;
questo scenario, insieme agli ultimi rapporti, sollecita, quindi, ad agire con maggiore risolutezza, ma occorre essere tutti consapevoli che se si vuole affrontare il problema climatico in maniera credibile e pragmatica si deve costruire oggi una prospettiva per il dopo Kyoto, che coinvolga il maggior numero possibile di Paesi;
la strategia europea si fonda sulla base delle energie rinnovabili (energia eolica e fotovoltaica, geotermica e idroelettrica) per aumentare l'efficienza e la sicurezza energetica del continente, diminuendo le emissioni che inquinano e contribuiscono a surriscaldare il pianeta;
uno dei tre principali obiettivi dell'Unione europea in materia di clima e energia (il cosiddetto pacchetto «20-20-20»), varato nel mese di gennaio 2009 dall'Unione europea per il periodo post Kyoto, riguarda le fonti rinnovabili. Entro il 2020 i 27 leader comunitari si sono impegnati a portare dall'attuale 8,5 per cento al 20 per cento la quota di energie rinnovabili utilizzate, oltre a impegnarsi a diminuire del 20 per cento le emissioni di anidride carbonica e ad aumentare del 20 per cento l'efficienza energetica. Per i singoli Paesi europei sono poi stati fissati 27 sotto-obiettivi, per ripartire equamente gli sforzi per aumentare l'utilizzo delle energie rinnovabili, e quello dell'Italia sarà del 17 per cento;
il settimo programma quadro (2007-2013) per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico dell'Unione europea ha messo in atto politiche per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Oggi le imprese ai primi posti in Europa in campo ecologico sono quelle tedesche: secondo un sondaggio realizzato da Tnt infratest, il 45 per cento delle società edili tedesche è impegnato nella costruzione di edifici ad alta efficienza energetica, che sfruttano fonti di energia pulita;
la crisi finanziaria internazionale sta producendo pesanti conseguenze sull'economia reale, con una caduta della domanda globale e conseguenti diminuzioni della produzione industriale: il miglior investimento per contrastare la recessione è rilanciare lo sviluppo, puntando sulla modernizzazione ecologica dell'economia;
lo sviluppo sostenibile è una vera e propria strategia che richiede un nuovo tipo di imprenditorialità e consente di conciliare risultato economico, responsabilità sociale e tutela esemplare dell'ambiente. Considerati da questa nuova prospettiva, gli investimenti legati ad uno sviluppo sostenibile offrono notevoli opportunità di investimento;
esistono consumi ed investimenti particolarmente positivi che andrebbero promossi e sostenuti perché anche eco-compatibili, capaci cioè di promuovere sia i consumi, sia la salvaguardia dell'ambiente, sia il contenimento delle emissioni dannose e il risparmio energetico;
investire in efficienza energetica consente di alleggerire, in tempi relativamente brevi, i costi energetici a carico delle famiglie e delle imprese; promuovere un maggiore sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili può avere, come ha già avuto in altri Paesi, conseguenze positive sul piano dell'occupazione, dell'innovazione tecnologica, dell'affermazione di nuovi settori industriali, al tempo stesso ad alto contenuto di tecnologia e ad elevata intensità di lavoro;
la mobilità rappresenta un essenziale diritto di cittadinanza, tutelato e promosso dalla Costituzione e dal diritto comunitario. Un sistema di mobilità pubblica moderna ed efficiente rappresenta un obiettivo strategico per la costruzione di politiche volte a promuovere sviluppo

sostenibile, strategie di crescita economica e di progresso sociale, migliori condizioni di tutela della salute dei cittadini, nell'ottica e nel rispetto degli accordi del protocollo di Kyoto e del programma di riduzione di gas serra;
mobilità sostenibile significa, soprattutto, poter offrire un ventaglio di scelta fra soluzioni e strumenti innovativi in grado di ridurre significativamente la propensione all'uso dell'autovettura privata, privilegiando modi «sostenibili», quali il trasporto collettivo pubblico ed aziendale, il trasporto intermodale, con l'incentivazione dei mezzi a basso impatto ambientale, come i veicoli elettrici, ibridi o a gpl;
l'Agenzia europea dell'ambiente, con l'ultimo rapporto del 9 gennaio 2009, ha spiegato che i trasporti sono la seconda causa di inquinamento dell'aria, subito dopo l'emissione energetica, specificando la necessità di far fronte ai problemi legati allo spostamento di merci e persone, per arrivare agli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2020. Questo equivale a ridurre le emissioni dei trasporti in ogni parte d'Europa: tentativo ambizioso, ma necessario, visto che solo in Italia incidono sull'inquinamento per il 24 per cento;
nel quadro della politica energetica, il settore della mobilità su gomma si contraddistingue per la sua potenziale capacità di ridurre l'emissione di gas serra e l'inquinamento, soprattutto nelle aree urbane, se adeguatamente razionalizzato, promuovendo così una mobilità «pulita» e sostenibile;
secondo le statistiche pubblicate dalla direzione energia e trasporti della Commissione europea, la mobilità delle persone su autovettura privata (espressa in passeggeri per chilometro) è aumentata in Italia del 214 per cento, rispetto alla media dell'Unione europea del 140 per cento;
dalla medesima fonte si evince che l'Italia risulta il Paese, fra i 15 dell'Unione europea, in cui il «consumo» di mobilità è maggiore (16.200 chilometri pro capite rispetto ai 13.800 della media dell'Unione europea), con conseguente incremento di uso delle automobili, aumentato nel nostro Paese di oltre il 235 per cento, a fronte della media europea stimata al 150 per cento;
il gas naturale conosce un sempre crescente successo anche come combustibile per gli autoveicoli. Oggi nel mondo circolano oltre un milione di vetture a gas naturale (370.000 circa in Italia) e le case automobilistiche investono sempre maggiori risorse nella progettazione di nuovi modelli con questo tipo di alimentazione. Per le sue qualità ecologiche, il metano è destinato a svolgere un ruolo sempre più importante nel mercato dei veicoli a minimo impatto ambientale, in particolare nelle grandi aree urbane afflitte dal problema dell'inquinamento atmosferico;
in Italia dal 2007 lo scenario che viene prospettato dalla ricerca delle nuove case automobilistiche in fatto di abbassamento delle emissioni è il più vario: attualmente un'auto a gpl permette un abbattimento del 50-60 per cento del monossido di carbonio e una riduzione del 20 per cento degli ossidi di azoto. Queste, però, riguardano auto nuove: un'auto trasformata a gpl permette riduzioni inferiori. Resta, però, sempre il problema della rete di distribuzione, che sul territorio nazionale è insufficiente o mal dislocato a livello locale,

impegna il Governo:

ad intraprendere un'azione coordinata e mirata in campo ambientale, che da un lato metta al più presto l'Italia nelle condizioni di colmare i gravissimi ritardi fin qui accumulati rispetto alla piena attuazione dell'accordo di Kyoto, dall'altro faciliti il raggiungimento di un nuovo accordo globale, che impegni anche le economie emergenti ad una significativa riduzione dei gas ad effetto serra e che, promuovendo la competitività internazionale del sistema produttivo europeo, consenta, altresì, di inaugurare un nuovo

corso anche in tema di trasferimento tecnologico per l'efficienza energetica e lo sviluppo di fonti di energia pulita;
a creare le condizioni necessarie affinché si possano potenziare le azioni che esortino la crescita delle energie rinnovabili, sia nelle applicazioni civili che in quelle industriali, unica risposta reale al sempre crescente bisogno di energia elettrica e ai gravi problemi del riscaldamento globale-effetto serra;
ad intraprendere adeguate ed efficaci politiche fiscali in grado di incentivare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, anche alla luce degli effetti pubblici che lo sviluppo di queste nuove tecnologie hanno in tema occupazionale;
ad incrementare gli interventi di immediata messa in sicurezza degli edifici scolastici, anche costituendo un fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti per investimenti degli enti locali finalizzati alla messa in sicurezza, la coibentazione e l'alimentazione con energie rinnovabili degli edifici scolastici, con prestiti a tasso zero, i cui interessi siano a carico dello Stato, ed escludendo tali investimenti dal calcolo dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno;
a mettere in atto iniziative di sostegno al settore automobilistico, con misure di politica fiscale e industriale, che non si traducano in aiuti «a pioggia», ma che siano in grado di incentivare la produzione di auto a basso impatto ambientale, l'utilizzo di tecnologie verdi e il sostegno a progetti di auto a idrogeno o elettriche;
ad intraprendere opportune iniziative, anche d'intesa con le regioni, volte al potenziamento della rete di distribuzione del metano per autotrazione ad uso pubblico e privato, prevedendo, altresì, incentivi ad enti pubblici e a società commerciali che intendano realizzare impianti di distribuzione di metano;
a valutare, qualora si prorogassero le misure fiscali per la rottamazione auto, che dette misure e incentivi vengano effettivamente previsti unicamente per autovetture che riducano in maniera più significativa l'impatto ambientale, con particolare riguardo alle autovetture che ricorrono all'alimentazione a gpl.
(1-00117) «Piffari, Scilipoti, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Cimadoro».

La Camera,
premesso che:
la tutela della qualità ambientale costituisce obiettivo prioritario nell'ambito di un patto generazionale che coniughi sviluppo e qualità della vita nel quadro di un piano di sviluppo sostenibile, inteso come «uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie»;
gli obblighi assunti dal nostro Paese in sede internazionale impongono la realizzazione di obiettivi di tutela ambientale che determinano la necessità di politiche coerenti in quattro settori di intervento prioritario e precisamente: cambiamenti climatici ed inquinamento atmosferico, natura e biodiversità, ambiente e salute, gestione delle risorse naturali e dei rifiuti;
la realizzazione di politiche ambientali e l'investimento nell'innovazione ecologica costituiscono strumenti in grado di coniugare obiettivi di rilancio di settori industriali ad alto livello occupazionale e di risparmio di future spese per il ripristino dei coefficienti ambientali imposti dalla normativa nazionale ed internazionale;
l'attuale sfavorevole andamento congiunturale dell'economia internazionale impone di integrare la politica ambientale nell'ambito di strategie di tutela dell'occupazione e di prevenzione di fenomeni di degrado sociale e di rallentamento della crescita, in modo che le tre componenti fondamentali dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) possano essere affrontate in maniera equilibrata a livello politico come pure richiesto;

la definizione di obiettivi di politica ambientale volti all'adempimento degli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese è in grado di stimolare l'economia se integrata nell'ambito di una chiara strategia di investimento, che impegni le risorse pubbliche e private in un quadro condiviso e stabile di interventi mirati;
una chiara strategia di investimento per lo sviluppo sostenibile impone la definizione di un quadro normativo omogeneo, tale da assicurare certezza di tempi nel rilascio dei necessari provvedimenti abilitativi e garanzia di omogeneità dell'intervento pubblico, in modo da evitare distorsione della concorrenza nel mercato;
qualsiasi politica ambientale è in grado di realizzare gli obiettivi fissati solo in presenza di una condivisione sociale dei valori e ciò implica la realizzazione di adeguate campagne di sensibilizzazione dei cittadini e di educazione ambientale dei giovani e degli studenti;
la protezione dell'ambiente costituisce un tema fondamentale del prossimo G8 e questo può costituire la sede per la ridefinizione a livello internazionale degli obiettivi di tutela ambientale, nel quadro del nuovo scenario determinato dalla crisi economica che sta attraversando le economie occidentali,

impegna il Governo:

ad assicurare adeguate risorse finanziarie e organizzative per la definizione di una strategia di investimento per lo sviluppo sostenibile che sia volta alla realizzazione degli obiettivi fissati in sede internazionale e che, al tempo stesso, si ponga quale volano di una crescita occupazionale dei settori industriali e commerciali coinvolti;
a realizzare politiche volte al miglioramento della qualità dell'aria e alla riduzione dei gas serra attraverso la definizione di obiettivi di mobilità sostenibile e di incentivazione della produzione di energie rinnovabili;
a realizzare politiche volte a proteggere la biodiversità e combattere l'estinzione delle specie animali e vegetali;
a realizzare politiche volte alla tutela del suolo dai fenomeni di erosione, perdita di materiale organico, smottamenti e contaminazioni, in modo da prevenire eventi catastrofici quali quelli verificatisi nelle ultime settimane;
a realizzare politiche volte alla riduzione della produzione dei rifiuti e alla definizione di soluzioni, economicamente ed ecologicamente compatibili, per il loro riciclaggio;
a ridefinire il quadro normativo in materia ambientale, in modo da assicurare certezza e flessibilità alle imprese che intendono investire nelle produzioni eco-compatibili e sostenere, anche attraverso forme di incentivazione all'acquisto, la domanda di consumi di tali produzioni;
a definire un quadro di interventi di sensibilizzazione della popolazione sulla natura strategica delle politiche ambientali e sull'essenziale importanza dei comportamenti virtuosi individuali;
a definire un quadro di interventi in materia di educazione ambientale che miri alle scuole anche attraverso il coinvolgimento delle imprese e delle associazioni ambientaliste.
(1-00118) «Ghiglia, Guido Dussin, Iannaccone, Alessandri, Baldelli, Tortoli».

La Camera,
premesso che:
la società in cui viviamo ed i nostri stili di vita sono caratterizzati da elevati consumi in campo energetico, oltre che da relazioni con l'ambiente tali da compromettere l'equilibrio sostenibile tra necessità di sviluppo ed il contesto biologico globale;
i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) coprono oltre l'80 per cento dei

consumi energetici del pianeta, ma al loro consumo è tuttavia collegato una parte del problema dell'emissione di anidride carbonica, la cui concentrazione in atmosfera è considerata la causa principale dei cambiamenti climatici;
come sottolineato dall'economista Herman Daly, solo «se riusciremo ad arrivare ad una economia da equilibrio sostenibile, le future generazioni potranno avere almeno le stesse opportunità che la nostra generazione ha avuto»;
dopo una lunga fase di espansione, con ritmi di crescita economica senza precedenti, che hanno interessato anche quei Paesi che oggi sono definiti emergenti, ci si trova di fronte ad una recessione altrettanto unica, che rischia di bloccare i processi di sviluppo del commercio e delle produzioni globali;
per fronteggiare la crisi e creare le condizioni per una rapida ripresa delle economie mondiali, i Paesi stanno adottando piani volti a sostenere la domanda e gli investimenti, declinando misure diversificate a seconda delle necessità e delle emergenze dei singoli Paesi;
gli Stati Uniti d'America stanno orientando le strategie per il rilancio della loro economia verso il business eco-sostenibile: si tratta di un programma di 150 miliardi di dollari, incentrato sulle politiche per lo sviluppo delle energie rinnovabili e su incentivi economici per sostenere la transizione energetica degli Usa verso un'economia a basso contenuto di anidride carbonica, con l'obiettivo dichiarato di creare migliaia di nuovi posti di lavoro;
a seguito dell'approvazione del pacchetto europeo su clima ed energia, i 27 Paesi comunitari si sono impegnati a portare dall'attuale 8,5 per cento al 20 per cento la quota di energie rinnovabili utilizzate entro il 2020, oltre a impegnarsi a diminuire del 20 per cento l'emissione di anidride carbonica ed a aumentare del 20 per cento l'efficienza energetica;
per ripartire equamente gli sforzi diretti all'incremento dell'utilizzo delle energie rinnovabili sono stati, tuttavia, previsti degli obiettivi intermedi, che, su richiesta dell'Italia, non saranno vincolanti e comunque da sottoporre a revisione nel 2014;
il settimo programma quadro 2007-2013 per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico dell'Unione europea ha messo in atto politiche per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili;
in un periodo di crisi come quello che si sta attraversando è fondamentale cogliere l'opportunità storica di trasformare e rendere meno energivore le nostre società, prevedendo un massiccio intervento che agevoli investimenti in campo ambientale: dall'infrastruttura energetica ai contatori di elettricità intelligenti, dall'isolamento delle abitazioni agli elettrodomestici che consumano meno elettricità;
nel 2008 sono stati installati in Italia circa 18.000 impianti fotovoltaici, pari a 237 megawatt di potenza, che, sommati a quelli censiti al 9 gennaio 2008, portano a 24.367 gli impianti esistenti, pari a 300 megawatt di potenza installata, ma occorre sottolineare che, nonostante un trend di crescita positivo, c'è ancora un enorme gap nei confronti degli altri Paesi europei: infatti, rispetto ai 35 metri quadri di fotovoltaico per abitanti in Europa, in Italia siamo ancora a 9 metri quadri per abitante;
il contributo decisivo che può arrivare dal nucleare al contenimento delle emissioni dei gas serra è stato più volte sottolineato nel dialogo tra i Paesi maggiormente industrializzati: inoltre, l'Italia è l'unico Paese del G8 che non utilizza l'energia nucleare. È necessario, quindi, procedere, in un arco temporale coerente con le grandi urgenze e con i tempi tecnici necessari, all'adozione di opzioni sicure, evitando continui rinvii, in attesa di soluzioni futuristiche, come la fusione nucleare, o che si rinvii ogni concreta decisione in previsione dell'avvento di una nuova generazione di reattori (la cosiddetta Generation IV), i cui primi impianti

su scala industriale non entreranno in funzione prima di venti o, più probabilmente, trenta anni;
la generazione distribuita e, nello specifico, la microgenerazione avranno un ruolo di crescente importanza all'interno dei sistemi energetici nazionali e locali: tuttavia, affinché la microgenerazione possa realmente rappresentare una valida alternativa ai tradizionali sistemi di produzione di energia elettrica, è necessario investire nella ricerca, al fine di rendere disponibili macchine ad alto rendimento, come le microturbine di piccola taglia, in grado di utilizzare un ampio spettro di combustibili e, quindi, consentire l'impiego di quote crescenti di fonti rinnovabili;
strettamente legato allo sfruttamento delle energie da fonte rinnovabile (dal solare attivo, come il fotovoltaico ed il termico, agli impianti a biomassa, dai sistemi geotermici alle tecnologie della microgenerazione, fino ai più futuribili sistemi che utilizzano l'idrogeno) è il settore dell'edilizia: dai criteri base che regolano i comportamenti fisici dell'edificio alle principali metodiche della disciplina bioclimatica, come l'influenza della forma, dallo sfruttamento dei sistemi passivi all'uso dell'illuminazione naturale ai fini del risparmio energetico;
si stima che il settore edilizio sia anche responsabile di circa il 40 per cento dei rifiuti prodotti nei Paesi europei e di un elevato inquinamento, per cui è necessario prevedere provvedimenti opportuni anche da questo punto di vista;
uno studio dell'Istituto ambiente Italia, redatto per conto di Kyoto club, stima che il riciclo abbia garantito nel 2007 un risparmio per l'Italia di 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e di 55 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica, che altrimenti sarebbero finite nell'atmosfera: basterebbe aumentare il livello di riciclo dal 48 per cento attuale al 55,2 per cento per riuscire entro il 2020, a tagliare le emissioni di oltre 8 milioni di tonnellate;
diversi impianti sperimentali stanno verificando una possibile soluzione al problema dell'effetto serra, attraverso la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica sotto forma liquida: l'Istituto di geofisica e vulcanologia è ricco di competenze in questo campo, soprattutto per l'elevata sismicità della penisola e la presenza nel suo sottosuolo di numerosi giacimenti naturali di anidride carbonica. Le obiezioni al sequestro di anidride carbonica sembrano essere più dettate da motivi ideologici e dal fatto che esso potrebbe perpetuare il consumo di combustibili fossili o che la tecnologia della cattura e sequestro possa sottrarre risorse alle energie rinnovabili, ma resta il fatto che potrebbe essere uno strumento utile al fine di ridurre le emissioni nell'atmosfera e che non si tratta di una fonte di energia, per cui nel lungo periodo è necessario puntare su fonti alternative e rinnovabili;
nel settore della cattura, trasporto e sequestro geologico dell'anidride carbonica l'Italia è all'avanguardia con l'Eni e l'Enel, che hanno unito le forze per realizzare il primo progetto italiano. Enel costruirà un impianto di cattura e liquefazione dell'anidride carbonica a Brindisi, mentre Eni inietterà l'anidride carbonica all'interno del giacimento esaurito di Stogit di Cortemaggiore (Piacenza);
investire solo nelle energie rinnovabili non basta se si vuole risolvere il problema dell'anidride carbonica, poiché il settore dei trasporti, per esempio, da solo contribuisce per più del 30 per cento alle emissioni di anidride carbonica. Secondo il dipartimento tecnologie per l'energia dell'Enea, per una mobilità sostenibile occorre mettere in atto interventi strutturali, quali: un'efficace pianificazione della domanda di mobilità e dell'uso del territorio; politiche integrate per l'effettiva riduzione dell'utilizzazione del veicolo privato (sistemi logistici, teleservizi, riorganizzazione degli orari ed altro); investimenti per la realizzazione di infrastrutture di trasporto collettivo su ferro e di parcheggi di scambio;

decisa incentivazione dell'uso, almeno in ambito urbano, di veicoli a bassissimo consumo e a emissioni zero;
lo stoccaggio dell'energia in combinazione con impianti fotovoltaici decentralizzati potrebbe aumentare l'efficienza energetica e ridurre i consumi di fonti fossili, con conseguenti minori emissioni e con l'ulteriore vantaggio che l'eccesso di elettricità solare da conservare potrebbe poi essere erogato in modo programmato, in modo da renderlo disponibile all'utente in base alla domanda, massimizzando così l'elettricità prodotta localmente;
i circa due miliardi di euro di incentivi contenuti nel pacchetto di misure varate dal Governo per sostenere e rilanciare l'economia interessano, soprattutto, i settori dell'industria automobilistica e dei motocicli e della produzione di elettrodomestici: si tratta di incentivi per l'acquisto di auto «euro 4» ed «euro 5» e per l'acquisto di auto ecologiche senza rottamazione, mentre per l'acquisto degli elettrodomestici è previsto uno sconto irpef, ma solo se effettuati nell'ambito di una ristrutturazione dell'immobile,

impegna il Governo:

a considerare la cosiddetta green economy un'occasione da cogliere sia per far transitare l'Italia da Paese dipendente da combustibili fossili ad un Paese energicamente sostenibile, che per rilanciare la nostra economia;
a sollecitare gli attori interessati ad una maggiore attenzione alle possibilità offerte dal settimo quadro strategico nazionale 2007-2013, in tema di incentivi per lo sviluppo delle risorse rinnovabili, intervenendo su quelli che operano nel Mezzogiorno, in cui sono presenti grandi opportunità di sviluppo connesse all'innovazione tecnologica nell'uso delle risorse ambientali;
a prevedere ulteriori interventi legislativi per estendere la possibilità di usufruire delle agevolazioni previste in caso di acquisto di elettrodomestici a basso consumo di energia elettrica e a valutare l'opportunità di estendere le agevolazioni già previste per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici;
a predisporre, d'intesa con gli enti locali interessati, un programma di mobilità urbana sostenibile che preveda non solo un nuovo sistema di infrastrutture più adeguate ed efficienti, di tariffe o della diffusione di veicoli a basso impatto, ma che ridefinisca anche le funzioni urbane e veda affermarsi una «nuova cultura» del vivere nella città;
a predisporre iniziative atte ad incoraggiare la sostenibilità in edilizia e favorire uno sviluppo dell'urbanizzazione eco-compatibile, anche attraverso un rigido sistema di certificazione, tenuto conto degli stretti legami che il settore vanta in tema di eco-sostenibilità, come citato in premessa;
ad investire nella ricerca di sistemi volti ad aumentare l'efficienza energetica e ridurre i consumi di fonti fossili, con conseguenti minori emissioni, come, per esempio, quello dello stoccaggio dell'energia in combinazione con impianti fotovoltaici decentralizzati;
a sviluppare ogni utile iniziativa volta ad incrementare e sostenere la raccolta ed il riciclo di rifiuti, al fine di prevenire la dispersione di materiali potenzialmente utili, ma anche nocivi se abbandonati, e di ridurre il consumo di materie prime e l'utilizzo di energia;
a valutare l'opportunità di sviluppare programmi di investimento nella microgenerazione e nell'efficienza energetica, attraverso interventi sostenibili, se si pensa all'abbassamento, nel caso della microgenerazione, dei costi di trasmissione e distribuzione;
a colmare i deficit infrastrutturali che impediscono, o rallentano pesantemente, le connessioni alla rete di distribuzione da parte di impianti di generazione di energia elettrica, soprattutto da fonti rinnovabili, in quanto tali problemi riguardano connessioni di bassa, media ed

alta tensione, pur vigendo, per legge, una priorità di connessione per impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, alla quale le imprese distributrici devono attenersi;
a sostenere i programmi e gli studi condotti da istituti di ricerca italiani nel campo del sequestro e dello stoccaggio di anidride carbonica quale strumento alternativo e aggiuntivo alla lotta alla limitazione delle emissioni di anidride carbonica;
a ripercorrere la strada del nucleare senza pregiudizi, adoperandosi per una maggiore integrazione del nostro Paese a livello europeo sul fronte tecnologico;
a supportare la ricerca condotta da università, centri di ricerca ed imprese di piccole, medie e grandi dimensioni, finalizzata alla riduzione dei costi di produzione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di sostenere il raggiungimento della massa critica necessaria alle nostre imprese per competere nel mercato domestico ed internazionale.
(1-00119) «Libè, Vietti, Dionisi, Cera, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Galletti, Occhiuto».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2009, il Vice-Primo ministro e il Ministro degli affari esteri della Repubblica turca di Cipro del Nord, Turgay Avci, ha dichiarato alla radiotelevisione turco-cipriota Bayrak che nonostante il proseguimento dei negoziati assistiti dall'ONU per trovare una soluzione alla questione cipriota, la parte greca dell'isola continua la sua politica dell'armamento per rinforzare le sue forze armate. Avci ha riferito che Cipro del Sud ha riservato 368 milioni e 600 mila euro per gli acquisti dei carri armati ed i missili, modernizzati dalla Federazione di Russia. Avci, inoltre ha ricordato che le autorità greco-cipriote, non essendo soddisfatte nemmeno di questi «grandi» acquisti, hanno iniziato ad ordinare gli aerei militari, i sistemi mobili d'illuminazione per gli atterraggi, i missili di tipologia «Commando» di diametro di 60 mm -:
se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
se intenda porre la questione del riarmo della Repubblica di Cipro in seno all'Unione europea e alla NATO.
(4-02259)

BERNARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
risulta essere prassi di talune procure regionali della Corte dei conti svolgere indagini volte ad appurare supposti profili di danno erariale aventi ad oggetto anche periodi risalenti nel tempo e finanche palesamente anteriori a termini di prescrizione già maturati, con la conseguenza di far permanere aperti pressoché indefinitivamente taluni procedimenti, a dispetto delle più elementari esigenze di certezza dei tempi, speditezza, efficienza ed efficacia dell'attività medesima;
in particolare la generalizzazione di quelle che all'interrogante appaiono malintese esigenze investigative ha portato alla proliferazione presso le procure in questione di un numero che appare anomalo di procedimenti aventi ad oggetto ogni contratto di collaborazione stipulato presso i ministeri (con esiti già in passato smentiti in sede processuale) ed in special

modo, presso il Ministero dell'economia e della finanze, al punto di coinvolgere persino le condotte risalenti ad oltre sei anni or sono;
tale ultima situazione ha portato a reiterate richieste di acquisizione di atti ed informazioni formulate, a quanto risulta agli interroganti, in maniera indiscriminata, al punto di ricomprendere tutti i contratti di collaborazione professionale stipulati dal 2002 ad oggi, con evidente, ad avviso dell'interrogante, superamento dei limiti di legge di prescrizione, e con il risultato di far proliferare oltre misura il numero di tali accertamenti fino a coinvolgere centinaia di rapporti, talvolta riguardanti o soggetti ormai a riposo, ovvero che rappresentano il nostro paese nei più importanti organismi internazionali e persino, a quanto risulta all'interrogante, coinvolgendo persone ormai decedute;
tale attività di indagine, per quanto risulta all'interrogante, si traduce di fatto nella monopolizzazione dell'attività delle principali strutture amministrative chiamate a fronteggiare le emergenze dettate dalla recente crisi finanziaria globale, alle quali viene imposta la produzione di atti, documenti ed informazioni anche di non agevole reperimento così costringendo più di cento dirigenti, oltre ad un numero imprecisato di impiegati, a dedicarsi esclusivamente a tali compiti anziché alle mansioni di istituto, particolarmente preziose nell'attuale congiuntura;
tale situazione, sempre a quanto risulta all'interrogante, recentemente aggravata per la diffusione indiscriminata, per la persistenza nel tempo, per il suo carattere sistematico e per le modalità con le quali viene gestita, finisce di fatto per ledere comunque l'onorabilità dei dirigenti coinvolti e rischia di compromettere l'attività istituzionale delle strutture amministrative interessate, tanto da determinare, come comprensibile reazione difensiva, l'astensione dal continuare ad avvalersi di collaborazioni professionali pur indispensabili per mantenere inalterato il livello di produttività finora assicurato, con pregiudizio quindi per la stessa capacità operativa richiesta -:
se non intenda adottare iniziative di propria competenza in relazione alla situazione descritta in premessa;
se non intenda farsi promotore di iniziative normative per evitare il ripetersi di situazioni analoghe.
(4-02266)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

LO MONTE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
per richiedere il visto all'ambasciata d'Italia al Cairo bisogna preventivamente concordare un appuntamento attraverso il call center Vodafone, numero 090070678, al costo di circa 30 centesimi di euro al minuto;
il call center, oltre ai cittadini egiziani che vogliono entrare in Italia (come turista o lavoratore), è utilizzato anche da quei cittadini italiani che hanno bisogno di supporto dall'ambasciata e pertanto anch'essi vengono obbligati a chiamare tale numero a pagamento;
inoltre chi chiama, spesso viene lasciato per alcuni minuti in attesa oppure ottiene risposte che invitano a richiamare questo numero, mantenendo sempre il costo di 30 centesimi al minuto;
il call center, come appare sul sito dell'ambasciata d'Italia in Egitto è gestito dall'operatore telefonico Vodafone e attraverso i lunghi tempi d'attesa a cui si è soggetti o l'invito a richiamare, gode di un ulteriore beneficio economico;
tutto ciò avviene contrariamente alle dichiarazioni del Ministero degli affari esteri, che ritiene il call center delle ambasciate solo uno strumento a supporto e non obbligatorio, ma soprattutto avviene dimenticando che l'uso del telefono è il

primo contatto che, nel caso, si ha con l'Italia all'estero, per cui richiedere il pagamento dei costi telefonici non depone favorevolmente per il nostro Paese -:
se il servizio di call center dell'ambasciata d'Italia in Egitto sia stato affidato con bando di gara pubblica o trattativa privata;
se sia intenzione del Ministero degli esteri di intervenire per eliminare una tassa, che ha il sapore di un vero e proprio balzello, rivolta agli egiziani che vogliono venire in Italia come turisti o lavoratori o a quegli italiani, che trovandosi in terra straniera, possono avere la necessità di avere un contatto con l'ambasciata.
(3-00359)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il progressivo e continuo abbassamento delle acque del Lago Albano di Castel Gandolfo sta provocando una grave situazione di sofferenza idrica per tutto il sistema dei bacini dell'area interessata;
dal 1981 ad oggi, mentre la popolazione residente nell'area è rimasta pressoché invariata, la densità abitativa degli altri comuni è cresciuta in modo esponenziale, comportando un uso indiscriminato delle risorse idriche, impoverendo le falde acquifere che alimentano il lago con una progressiva diminuzione del livello delle acque di 6-7 metri;
l'area in questione si contraddistingue particolarmente dal punto di vista naturalistico, in quanto area SIC e ZPS, per la presenza di nidificazioni di specie volatili protette e necessita di tutela per prevenire fenomeni di distruzione costante dell'intero ecosistema;
senza un intervento chiaro e risolutore, l'inesorabile impoverimento del lago provocherebbe ripercussioni sull'intero sistema dei bacini lacustri della zona e un inevitabile disastro ambientale;
numerose sono state le richieste da parte degli amministratori e delle forze politiche locali al Governo nazionale, per la risoluzione della problematica con interventi di carattere straordinario, con lo stanziamento di fondi per il salvataggio e la nomina di un commissario speciale per la gestione del bacino;
ad oggi non risultano essere stati presi provvedimenti in funzione della risoluzione della situazione emergenziale che impone la messa in campo di strumenti che permettano di contrastare il fenomeno dell'emungimento, e un sistema di monitoraggio e controllo dell'utilizzo abusivo di numerosi pozzi non censiti -:
se sia a conoscenza della problematica sopra esposta e quali urgenti iniziative in suo potere intenda adottare per fronteggiare l'emergenza in atto del Lago di Albano, ed evitare un inesorabile disastro ambientale, che metterebbe in ginocchio l'intero sistema naturalistico dell'area.
(3-00360)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SANTELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Parco nazionale del Pollino, comprendente ben 56 Comuni di Calabria e di Basilicata, è stato istituito con decreto provvisorio nel 1990 e con decreto del Presidente della Repubblica definitivo il 15 novembre 1993;
tale decreto non tenne in nessun conto le istanze dei territori, né fu il frutto di alcuna fase concertativa;

per tali fondati motivi, lo stesso venne impugnato da alcuni comuni e da numerosi cittadini avanti il TAR del Lazio, che, accogliendo il ricorso, nel 1997, annullò il decreto, avendo effettivamente riscontrato il difetto di istruttoria e la mancata volontà di recepire le istanze del territorio;
con inusitata tempestività, in data 2 dicembre 1997, venne firmato il nuovo decreto, senza tenere ancora una volta in alcun conto le istanze di molti territori che, tra l'altro, erano state alla base delle motivazioni della sentenza del TAR del Lazio, lasciando quindi immutata la perimetrazione provvisoria originaria del 1993;
nell'occasione delle interpellanze, in data 20 gennaio 1998, degli on.li Gianni Pittella e Mario Tassone, i quali ammisero sin da allora il deficit di consultazione e di concertazione e le tante difficoltà che sarebbero potute sorgere qualora lo strumento Parco non fosse visto come il frutto della volontà e della scelta dei cittadini, si evidenziò dunque che, dopo la forzatura iniziale, il Ministero dell'ambiente avrebbe dovuto farsi carico della richiesta di modifica dei confini portata avanti sui territori, in relazione alla cosiddetta riperimetrazione e nel rispetto della legge quadro nazionale sui Parchi;
a distanza di molti anni, nel 2003, con la Presidenza Fino si riapre la problematica e si formula una prima proposta di riperimetrazione che però discrimina senza motivazioni plausibili alcuni comuni tra i quali Mormanno e Papasidero;
tale situazione «discriminatoria», tra le volontà disattese di alcuni comuni e la proposta di riperimetrazione avanzata dall'Ente Parco, emerge con chiarezza in data 19 dicembre 2005, in sede di riunione tecnica della Conferenza unificata, a seguito della quale, su richiesta dei Sindaci, il procedimento di fatto si riapre;
in quella occasione, né i rappresentanti tecnico-istituzionali del Ministero, né gli altri rappresentanti istituzionali presenti, evidenziarono alcun problema tecnico rilevante rispetto a quanto affermato dai Sindaci dei Comuni esclusi dalla predetta proposta;
il Ministero dell'ambiente confermò, con nota del 10 luglio 2006 che, come da segnalazioni dei Comuni di Mormanno, Papasidero e Orsomarso effettivamente, all'interno dei territori di cui si richiede l'esclusione insistono, oltre ad impianti già esistenti, una discarica - appena costruita - di smaltimento dei rifiuti, costruita e finanziata dalla Regione Calabria, un'area PIP in espansione industriale, una centrale idroelettrica di produzione industriale e due cave autorizzate con attività cantieristica;
ancora, in data 4 ottobre 2007 fu presentata sull'argomento una interrogazione al Ministro dell'ambiente, il quale rispose, con nota del 27 novembre 2007, riferendo che si era provveduto, per approfondire la problematica, a svolgere, dal 20 al 22 novembre 2006, sopralluoghi tecnici nelle aree interessate, e che allo stato era in atto la valutazione delle conclusioni tecniche conseguenti alle informazioni e ai dati in tal modo acquisiti;
va considerato, in conclusione che il 15 febbraio 2008 il Ministero dell'ambiente comunica all'Ente Parco, ai Comuni interessati ed alle Regioni Calabria e Basilicata che, sulla base di quanto stabilito dalla Conferenza Unificata del 19 dicembre 2005, si sta procedendo alla valutazione delle richieste e delle proposte, e invita l'Ente Parco a voler analogamente provvedere espletando la dovuta istruttoria e dando comunicazioni dell'esito, poiché, ad acquisizione del parere, predisporrà una nuova proposta di riperimetrazione -:
quale sia lo stato attuale dell'istruttoria della perimetrazione definitiva del Parco nazionale del Pollino;
se intenda altresì verificare la bontà o meno delle istanze di quei Comuni, Mormanno, Papasidero e altri, esclusi dalla predetta proposta di riperimetrazione;

quali siano i tempi e modi di completamento di un iter che le comunità locali del Pollino attendono da ormai oltre quindici anni, e che finalmente ripristini la democrazia e i dettami inevasi della legge quadro sui Parchi Nazionali.
(5-00973)

SIRAGUSA, ANTONINO RUSSO e SARUBBI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
laSocietà nazionale per l'assistenza al volo (ENAV) ha individuato un sito di proprietà della Marina militare italiana ricadente nell'Isola delle Femmine (Palermo) quale area prescelta per l'installazione di un radar meteo per la rilevazione del fenomeno meteorologico Wind Shear;
la sicurezza dei voli aerei è argomento di cui si condivide la preminente necessità. È altresì indiscutibile che qualsiasi innovazione tecnologica che possa produrre ulteriori garanzie per i passeggeri che utilizzano lo scalo aeroportuale «Falcone-Borsellino» non può che essere accolta favorevolmente dall'interrogante;
l'area di cui sopra, risulta di notevole pregio sotto il profilo ambientale e paesaggistico. Essa, infatti, oltre ad essere sottoposta a vincolo paesaggistico (come tutto il territorio comunale di Isola delle Femmine) è interessata dalla presenza di aree sottoposte a tutela ambientale appartenenti alla rete europea di zone di conservazione, denominata «Natura 2000»;
la direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, cosiddetta direttiva «Habitat», all'articolo 6, comma 3, recita testualmente: «Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell'opinione pubblica»;
in data 15 marzo 2006, a fronte del parere positivo espresso dalla Marina militare italiana, l'Agenzia del demanio ha concesso all'ENAV, all'interno del suddetto sito, un'area di metri quadrati 400 per l'installazione del radar;
si tratta della costruzione di un traliccio alto oltre 30 metri per un radar ad altissima frequenza che sprigiona onde elettromagnetiche e che attraversa, con un raggio di 360 gradi, tutto il territorio di Isola delle Femmine ad un'altezza di 25 metri e per un raggio di quasi 2km;
le emissioni elettromagnetiche sono altamente inquinanti;
in data 12 maggio 2006, l'ENAV ha inoltrato domanda di autorizzazione per l'avvio dei lavori presso il comune di Isola delle Femmine;
in data 10 gennaio 2007 l'amministrazione comunale ha rigettato tale richiesta in quanto l'intervento non è stato giudicato compatibile con il vigente strumento urbanistico e con i vincoli dettati dalla disposizione di cui all'articolo 15 della legge regionale n. 78 del 12 giugno 1976 - fascia di rispetto costiera;
la LIPU, ente gestore della RNO Isola delle Femmine, con la nota n. 33/07 del 7 febbraio 2007, in riferimento allo studio redatto dalla IDS spa per conto dell'ENAV sulla «analisi di visibilità ottica e compatibilità elettromagnetica del nuovo radar meteo per il rilevamento del "Wind Shear" sull'aeroporto di Punta Raisi» osserva che una parte della riserva suddetta potrebbe essere investita da onde elettromagnetiche e chiede che vengano valutati «i potenziali effetti di dette onde sugli organismi vegetali

ed animali e sull'ecosistema delle riserva oltre che sul personale addetto ed i visitatori»;
si paventano effetti negativi sugli apparati di ricezione TV satellitari, radio e telefonia ritenuti rilevanti nello studio della IDS. Effetti che, per quanto meno importanti rispetto a quelli che possono interessare la sfera della salute, rivestono comunque un significativo peso nel far ritenere la scelta del sito pregiudizievole per il paese di Isola delle Femmine;
l'impatto visivo della struttura a traliccio di altezza di metri 35,00 circa che sostiene il Radome sferico di circa 5 metri di raggio, posta in prossimità della linea di costa non potrà che essere devastante. Probabilmente, visto che l'area è sottoposta a vincolo paesaggistico, una collocazione più a monte, a ridosso delle pareti rocciose sub verticali dove esistono già altre antenne, consentirebbe di mitigare notevolmente l'impatto paesaggistico e di ridurre l'altezza del traliccio in quanto la base dell'antenna partirebbe da un'area già altimetricamente posta ad una quota più elevata;
in data 19 luglio 2007 si è tenuto un incontro tra i Presidenti della regione Sicilia e della provincia di Palermo e il sindaco del comune di Isola delle Femmine. Alla riunione hanno partecipato a supporto dell'azione ENAV, anche l'Ente azionale della aviazione civile (ENAC) e l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV);
in quella sede è stato richiesto ad ENAV di voler individuare eventuali siti alternativi a quello indicato dalla Marina militare italiana nonché di effettuare una ulteriore verifica circa l'emissione di campi elettromagnetici;
con nota del 10 settembre 2007, l'amministrazione comunale di Isola delle Femmine ha ribadito la sua posizione confermando il parere sfavorevole all'installazione del radar meteo;
ENAC, con disposizione del 13 settembre 2007, ha comunque dichiarato l'installazione in questione presso il sito prescelto, di pubblico interesse ai sensi e per gli effetti dell'articolo 696 del codice della navigazione;
ad ottobre 2007, ENAV ha dato avvio all'iter autorizzativo per l'installazione del radar sopra citato al fine di acquisire la prevista deroga tesa all'autorizzazione del progetto in variante allo strumento urbanistico vigente nel comune di Isola delle Femmine precedentemente menzionato;
in coerenza di tale iniziativa ad aprile 2008 l'ANSV ha emesso la raccomandazione di sicurezza n. ANSV-I/SA/08 in merito alla installazione di cui si discute;
con ulteriore nota del 30 aprile 2008 ENAV ha ribadito la richiesta formulata in proposito ed ha portato a conoscenza delle amministrazioni coinvolte l'emissione della raccomandazione di sicurezza sopra richiamata;
con nota dell'agosto 2008 ENAV ha ribadito che Isola delle Femmine costituisce l'unica soluzione possibile e che non è emerso al riguardo nessun problema inerente al profilo delle radiazioni magnetiche;
nel frattempo è stato presentato all'Assemblea regionale siciliana, un apposito disegno di legge al fine di modificare la procedura con la possibilità di concedere una deroga da parte dell'assessore regionale competente per la materia;
in data 6 agosto 2008 l'Assemblea della regione Sicilia ha approvato un disegno di legge a titolo «Legge per la sicurezza del volo negli aeroporti siciliani» che nell'articolato prevede che «con l'osservanza delle procedure previste dall'articolo 7 della legge regionale 11 aprile 1981, n. 65, e successive modifiche ed integrazioni, possono essere concesse deroghe a quanto previsto dalla lettera a) del primo comma dell'articolo 15 della legge regionale n. 78/76, per le opere di manutenzione straordinaria, di ammodernamento e di potenziamento, strettamente funzionali alla sicurezza dei voli negli aeroporti già in esercizio alla data di

pubblicazione della presente legge, munite delle autorizzazioni rilasciate dagli enti preposti»;
la suddetta norma precisa che «qualora per rilevante interesse pubblico sia necessario eseguire opere di interesse statale o regionale da parte degli enti istituzionalmente competenti in difformità delle prescrizioni degli strumenti urbanistici, i progetti di massima o esecutivi, ove compatibili con l'assetto territoriale, possono essere autorizzati dall'assessore regionale per il territorio e l'ambiente, sentiti i comuni interessati. Nel caso di avviso contrario da parte di uno o più comuni interessati, l'assessore regionale per il territorio e l'ambiente adotta le proprie determinazioni sentito il Consiglio regionale dell'urbanistica»;
per quanto detto, prevedendosi l'esito favorevole del descritto iter, già da tempo ENAV ha provveduto a effettuare i coordinamenti e la pianificazione delle attività con la società Selex-Si, al fine di contrarre al massimo i tempi di esecuzione;
ENAV S.p.A. si è adoperata con ogni strumento a disposizione per pervenire all'ottenimento della necessaria autorizzazione per l'installazione del radar non mancando di sottolineare ad ogni passaggio delle azioni intraprese la criticità e l'urgenza pertinente alla realizzazione del programma;
il dott. Sansone dell'ARPA Sicilia, nell'ambito della Conferenza dei Servizi tenutasi il 19 dicembre 2008 «rileva che lo studio fornito da GESAP nel corso della riunione risulta estremamente carente» mettendo in evidenza che manca, di fatto, uno studio sull'impatto elettromagnetico del radar meteo in progetto che possa fornire le indispensabili garanzie necessarie per la salvaguardia della salute umana dai possibili effetti prodotti dalle onde elettromagnetiche emesse;
la scelta di posizionare il radar meteo presso la ex base della M.M.I., appare estremamente pregiudizievole per la comunità isolana, in quanto l'intero abitato di Isola delle Femmine verrebbe a trovarsi, di fatto, fra la sorgente del fascio elettromagnetico generato dal radar e le piste aeroportuali, al di sotto di una «cappa» elettromagnetica dove, come asserito nello studio della società IDS a corredo del progetto, vengono superati i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici previsti dal decreto 10 settembre 1998, n. 381;
l'area della ex base M.M.I., che presenta delle caratteristiche naturali ed infrastrutturali uniche, è oggetto di uno specifico protocollo d'intesa tra Comune, Provincia e Regione al fine di realizzare in quel sito, che non risulta più d'interesse per la M.M. italiana, un centro di biologia marina a supporto dell'Area Marina Protetta Capo Gallo Isola delle Femmine. È palese che la realizzazione dell'antenna radar caratterizzata da cospicue emissioni elettromagnetiche andrebbe a vanificare indiscutibilmente l'intero progetto del centro di biologia marina: non si possono di certo realizzare strutture frequentate da turisti, scolaresche e dove si preservano esemplari viventi della fauna e della flora accanto a manufatti ad alto impatto elettromagnetico come può essere un radar meteo;
tale situazione desta, evidentemente, un senso di apprensione e timore sulla popolazione per i possibili effetti nocivi che le onde elettromagnetiche emesse dal radar potrebbero generare sulla salute umana;
Rete Lilliput, le associazioni ambientaliste, l'associazionismo di Isola delle Femmine, hanno espresso la loro contrarietà a tale provvedimento, sostenendo le iniziative dell'amministrazione comunale in difesa del primario diritto alla salute;
dal verbale della Conferenza dei servizi tenutasi il giorno 19 dicembre 2008 presso l'A.R.T.A. di Palermo, emerge che non saranno prese in considerazione le delibere nn. 44 e 45 del 17 ottobre 2008 del Consiglio comunale di Isola delle Femmine che si oppongono alla scelta del sito della ex base MMI per l'installazione del radar meteo per la rilevazione del Wind Shear -:
se non ritenga opportuno intervenire al fine di salvaguardare la salute degli

abitanti di Isola delle femmine, l'integrità dell'ecosistema e scongiurare in maniera assoluta condizioni di rischio e/o danno delle aree sottoposte a tutela, chiedendo alle autorità competenti che si effettui uno studio, affidato ad un ente pubblico, per la valutazione dell'impatto elettromagnetico del Radar meteo prima della sua installazione;
se non ritenga altresì opportuno che preliminarmente venga intrapresa qualunque azione utile e necessaria per informare correttamente e capillarmente la popolazione sulla problematica in oggetto;
se non reputi necessaria la valutazione dell'incidenza del radar su SIC, ZPS, AMP, tenendo conto degli obiettivi di conservazione di tali aree.
(5-00974)

TESTO AGGIORNATO AL 5 MAGGIO 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, DE BIASI, GIULIETTI, TOCCI, MADIA e SARUBBI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comunicato del MiBAC pubblicato il 30 gennaio scorso con cui si rende pubblica la volontà del Ministro Bondi, in accordo con il Sindaco Alemanno, di affidare a uno o più commissari straordinari le aree archeologiche di Roma e di Ostia Antica, ha destato nel settore preoccupazione e protesta, soprattutto per la scelta di ricorrere a strumenti legislativi e organismi differenti da quelli costituzionalmente e istituzionalmente preposti alla tutela del patrimonio culturale;
sia la costituzione che il codice dei beni culturali e del paesaggio, che numerose sentenze della Corte costituzionale attribuiscono le funzioni di tutela, in primo luogo, allo Stato, rappresentato al più alto livello dal Ministero per i beni e le attività culturali, presente sul territorio tramite le Soprintendenze regionali e di settore, a Roma con una Soprintendenza speciale;
a giustificare la nomina di un commissario straordinario e scavalcare così le istituzioni preposte alla tutela, il Mibac evidenzia una «condizione di straordinaria emergenza» delle aree archeologiche di Roma e di Ostia, senza però esplicitare adeguate argomentazioni tecniche, funzionali e giuridiche che dimostrino la necessità del provvedimento e quindi in aperto contrasto con ampia e consolidata giurisprudenza che ha sempre stigmatizzato l'assunzione di provvedimenti commissariali non motivati;
tale presunta «condizione di straordinaria emergenza» contrasta sia con la scelta dello stesso Ministero di non bandire alcun posto per archeologi nel Lazio in occasione del concorso nazionale in espletamento proprio in questi mesi, che con la drastica riduzione di fondi attribuiti dalla finanziaria al MIBAC per il prossimo triennio;
non si ravvede nessuna questione di protezione civile che giustifichi l'assunzione di provvedimenti commissariali, né di emergenze tanto gravi da richiedere l'impegno diretto del massimo responsabile nazionale di tale funzione pubblica, il quale verrebbe quindi inutilmente gravato di ulteriori compiti che renderebbero più difficile l'espletamento delle già delicate mansioni;
il Ministero per i beni e le attività culturali, pur essendo dotato di archeologi e di personale scientifico di altissimo profilo, preferisce affidare la gestione di aree archeologiche così complesse a figure esterne al Ministero stesso, prive di qualsivoglia competenza nel settore della tutela dei beni culturali;
tale azione appare come uno svilimento delle competenze scientifiche e professionali degli archeologi e di tutto il personale tecnico-scientifico impegnato quotidianamente per la tutela del patrimonio archeologico e culturale all'interno

della Soprintendenza speciale di Roma, Ostia e di tutte le altre Soprintendenze italiane;
numerose associazioni del settore e lo stesso Presidente del Consiglio superiore dei beni culturali da anni denunciano che un'azione di progressivo smantellamento del sistema statale di tutela dei beni culturali, tale che possa preludere ad un illegittimo trasferimento delle competenze di tutela agli enti locali e a nuovi assetti gestionali di tipo privatistico -:
quali siano le ragioni oggettive del «drammatico degrado» che hanno indotto il Ministro interrogato a prevedere il commissariamento, con poteri straordinari, «anche ai fini di protezione civile», delle aree archeologiche di Roma e di Ostia Antica;
se il Ministro interrogato, proponendo la nomina di un assessore comunale come Vice Commissario straordinario, non ravvisi incompatibilità, anche ai sensi degli articoli 9 e 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, tra il ruolo di «soggetto attuatore», nella condizione quindi di dover controllare le Soprintendenze, e quello di amministratore locale, istituzionalmente controllato dalle stesse Soprintendenze;
se, inoltre in questo modo, il Ministro non pensi di esautorare il corpo degli archeologi, degli architetti e di tutto il personale tecnico-amministrativo delle Soprintendenze archeologiche di Roma ed Ostia dalla pienezza del proprio ruolo istituzionale determinando uno svuotamento di funzione in contrasto con i criteri di economicità e di controllo della pubblica amministrazione, oltre che con la valorizzazione della produttività spesso invocata dal Governo ed in particolare dal Ministro della funzione pubblica;
se non si consideri opportuno esplicitare quali siano, oltre alle funzioni di protezione civile, gli altri ambiti di intervento straordinario, attualmente di competenza delle Soprintendenze, che saranno affidati al Commissario e quale ruolo, in questa nuova gestione, ricoprirà la Regione Lazio, fino ad oggi titolare della pianificazione territoriale, in questa fase esclusa dal tavolo Stato-Comune di Roma;
perché, mentre si tagliano pesantemente i fondi agli organismi tecnico scientifici delle Soprintendenze, si progetti di creare nuove strutture e di assegnare consulenze scientifiche esterne, destinate a sovrapporsi al lavoro già egregiamente svolto dalle Soprintendenze in attuazione della legge Biasini, dei programmi per il Giubileo e in via ordinaria (quando vi sono stati finanziamenti adeguati);
se, inoltre, il Ministro dei beni e le attività culturali non abbia valutato il rischio di dividere in tal modo il patrimonio culturale in due livelli: uno di «serie A» con beni culturali ad alto reddito (per esempio il Colosseo) e uno di «serie C» con beni senza reddito, causando, fra l'altro, l'abbandono al degrado di quel patrimonio archeologico, artistico e culturale diffuso, che costituisce la caratteristica storica e la risorsa fondamentale del nostro Paese e che determina un grande indotto turistico.
(5-00972)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE MICHELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 26 gennaio 2009, è scattato il ritiro dalla borsa delle azioni della vecchia Alitalia, cioè della compagnia svuotata degli asset che sono invece andati a formare il nuovo vettore targato Cai. L'operazione riguarda anche le obbligazioni convertibili 2002-2010 per 715 milioni di euro. Il titolo della vecchia società italiana era stato sospeso il 4 giugno scorso, quando era scattato il piano del governo per il salvataggio della compagnia, con la nomina di

Intesa SanPaolo quale advisor incaricato di elaborare un percorso di ristrutturazione;
un cospicuo numero di dipendenti di Alitalia possiede azioni della compagnia non per averle acquistate sul mercato borsistico, ma per averle ricevute a titolo di gratificazione e compenso per i numerosi sacrifici salariali e normativi;
a causa dell'iniziale vincolo temporale posto sulla vendita dei titoli del loro successivo accorpamento numerico, del susseguente deprezzamento e di altri «diabolici» meccanismi finanziari, sconosciuti ai più, gran parte dei dipendenti-possessori di azioni si sentono oggi ingannati e imbrogliati;
il Ministro interrogato in data 27 agosto 2008, a margine del meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, ha dichiarato - come riportato dagli organi di stampa - che i piccoli azionisti di Alitalia sarebbero stati «tutelati» nel passaggio di proprietà della compagnia -:
quali azioni e quali interventi siano stati messi in campo dal Governo al fine di dare concretezza alla promessa di tutela espressa dal Ministro nei confronti dei piccoli azionisti Alitalia, soprattutto per quelli che non lo divennero per scelta ma per imposizione.
(5-00968)

DE MICHELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2007 il comune di Rottofreno (Piacenza) non ha rispettato i parametri del patto di stabilità interno;
nel corso del 2008 il comune in questione è rientrato completamente dallo sforamento dell'anno precedente partecipando all'obiettivo complessivo della finanza nazionale al pari degli enti che hanno rispettato il patto -:
che interpretazione il Ministro dia dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 e, in base a questa, se l'ente, per equità, possa essere considerato virtuoso al pari degli enti che nel 2007 hanno rispettato il patto ed avere, quindi, la possibilità di accedere alle deroghe sugli obiettivi del patto previsti dalla finanziaria o da successivi provvedimenti, con particolare riferimento agli investimenti, in quanto si precisa che l'ente in oggetto è in crescita demografica e deve garantire le infrastrutture sul territorio.
(5-00969)

TESTO AGGIORNATO AL 5 LUGLIO 2009

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale di Cantù, sezione distaccata del Tribunale di Como, sta vivendo una condizione di degrado tale da costringere i giudici a disporre il blocco delle udienze e la sospensione dei processi a causa delle copiose infiltrazioni di acqua che, sgorgando dal tetto, hanno reso inservibili le aule in conseguenza delle forti piogge dell'ultimo periodo nonché delle abbondanti nevicate che si sono riversate sul territorio comasco;
nella giornata del 3 febbraio 2009 tale situazione ha avuto un evidente peggioramento tale da indurre alcuni giudici a disporre il rinvio delle udienze ad altra data nonché a richiedere l'intervento dei Vigili del fuoco e dei tecnici del comune di Cantù;
l'edificio che ospita l'ufficio giudiziario, costruito da venti anni, necessita da tempo di consistenti interventi di manutenzione, di sistemazione, di ammodernamento dell'impianto di condizionamento d'aria per rendere confacenti le strutture all'evolversi delle esigenze organizzative e funzionali, nonché rispondenti alle normative

vigenti, in primo luogo sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e sull'abbattimento delle barriere architettoniche;
nei prossimi mesi dovrebbero avere inizio i lavori di sistemazione e adeguamento dell'edificio sede della sezione distaccata del Tribunale di Cantù;
l'importo del progetto ammonta a circa 400mila euro ed è stato finanziato con un mutuo concesso al comune dalla Cassa depositi e prestiti;
le condizioni dell'edificio sembrano richiedere tuttavia un ulteriore impegno economico, anche sulla base di sopravvenute esigenze funzionali ed organizzative -:
se il Ministro interrogato, per quanto di sua competenza, ritenga il finanziamento di 400mila euro adeguato per realizzare i programmati interventi di ristrutturazione al fine di rendere pienamente efficiente il servizio giustizia erogato ai cittadini della sezione distaccata del Tribunale di Cantù e se non ritenga auspicabile, anzi indispensabile, un rifinanziamento dei fondi stanziati sui capitoli di bilancio alla luce delle sopravvenute esigenze evidenziate in premessa.
(4-02257)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

GAROFALO, FALLICA, STAGNO d'ALCONTRES, GRIMALDI, GERMANÀ, MINARDO, GIUDICE, DE GIROLAMO, MOLES, CICU, MARINELLO e VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Tirrenia, di cui fanno parte anche le società regionali Caremar, Saremar, Siremar e Toremar, ha una flotta di 80 navi e trasporta ogni anno 12 milioni di passeggeri, 2 milioni di auto al seguito e 6,5 milioni di metri lineari di veicoli commerciali ricevendo sovvenzioni pubbliche nell'ordine dei 200 milioni di euro annui;
i commi 998 e 999 dell'articolo 2 della legge finanziaria per il 2007 (legge 296/2006) hanno disposto l'avvio della procedura di privatizzazione del suddetto Gruppo, da realizzarsi tramite la stipula di nuove convenzioni con scadenza non anteriore al 31 dicembre 2012;
in particolare, il suddetto comma 999 ha stabilito altresì che le nuove convenzioni venissero «notificate alla Commissione europea per la verifica della loro compatibilità con il regime comunitario»;
a seguito dell'avvenuta notifica, la Commissione europea ha affermato che la proroga delle convenzioni esistenti (e scadute il 31 dicembre 2008) prevista nella citata normativa rappresenta «una violazione del Regolamento e del Consiglio 3577/92 CEE concernente l'applicazione del principio della libera prestazione dei servizi ai trasporti marittimi all'interno degli Stati Membri (cabotaggio marittimo)»;
la Commissione europea ha altresì richiesto allo Stato italiano di fornire precise indicazioni sulle modalità attraverso le quali intende procedere alla privatizzazione della Tirrenia ed alla messa a gara dei servizi per i quali si intende prevedere l'utilizzo di convenzioni;
successivamente, il Governo, dopo aver prima disposto attraverso il decreto «anticrisi» convertito dalla legge 2/2009, stanziamenti per nuove convenzioni con Tirrenia per gli anni 2009-2011, ha poi inserito nel decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti, in via di conversione, una norma che prevede la proroga delle convenzioni appena scadute per tutto il 2009;
nel mentre lo status quo che, di fatto, proroga il regime convenzionale con le società del gruppo Tirrenia risulta palesemente confliggente con la normativa comunitaria,

si richiama l'attenzione sul fatto che, in pendenza di una pronuncia da parte delle autorità di Bruxelles, l'operatività stessa del gruppo è oggi fortemente in discussione;
ciò nonostante, in considerazione dell'ormai avvenuta scadenza delle convenzioni ventennali è necessario definire un quadro normativo il più trasparente possibile che assicuri la continuità territoriale, la libera concorrenza ed il rispetto delle leggi comunitarie;
risulta altresì di fondamentale importanza tenere separati due processi che, sebbene strettamente connessi, sono profondamente diversi: da un lato la privatizzazione del gruppo Tirrenia, dall'altro l'esigenza di assicurare la mobilità dei cittadini attraverso nuove gare aperte ai vettori comunitari per la stipula dei contratti di servizio pubblico sovvenzionati già per il 2009;
occorre ancora rilevare l'evidente immobilismo dei vertici Tirrenia considerando che da molti anni, sin dalle prime decisioni della Commissione europea nei confronti delle società regionali del gruppo (2004) ed ancor prima della Tirrenia stessa (2001) nulla è stato fatto per preparare l'azienda alla fine dell'era delle convenzioni ventennali -:
se il Governo, per il perseguimento dell'obiettivo della più rapida conclusione del processo di privatizzazione del gruppo Tirrenia, non ritenga opportuno procedere alla sostituzione dell'attuale vertice aziendale, constatato il relativo immobilismo, ed, in particolare, procedere alla nomina di un commissario straordinario, ponendo in essere la medesima strategia attuata per il processo di privatizzazione di Alitalia;
quali misure intenda porre in essere affinché nel processo di privatizzazione del gruppo Tirrenia vengano realmente salvaguardati i livelli occupazionali e di tutela dei dipendenti del suddetto gruppo;
quali misure intenda adottare al fine di garantire la continuità e la qualità del servizio per le tratte che non rivestono interesse di mercato ma che risultano indispensabili per assicurare la continuità territoriale, il diritto alla mobilità dei cittadini e l'erogazione dei servizi essenziali ed, in particolare, se per le suddette tratte intenda prevedere un regime di sovvenzioni.
(4-02253)

TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2010

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscrittori chiedono di interpellare il Ministro dell'Interno, per sapere - premesso che:
il Ministro dell'Interno Roberto Maroni, nel corso di un'assemblea pubblica dell'Unicef ha lanciato l'allarme secondo cui nel nostro paese esiste un traffico d'organi di bambini, che vede coinvolti minori extracomunitari;
parlando della situazione dei bambini migranti, il Ministro Maroni afferma che ci sono «evidenze di traffici di organi di minori rintracciati sul territorio». Evidenze che, a detta del Ministro, fanno riferimento alle informazioni derivanti dall'analisi incrociata dei dati sui ragazzi extracomunitari scomparsi dopo esser arrivati a Lampedusa e le segnalazioni relative al traffico d'organi inviate dai paesi d'origine alla polizia italiana tramite Interpol;
nel 2008, ha fatto sapere il titolare del Viminale, su 1.320 minori approdati a Lampedusa, circa 400 sono spariti senza lasciare traccia;
la Commissione Bicamerale Infanzia, nel corso delle audizioni relative all'indagine conoscitiva per approfondire la condizione dei minori stranieri non accompagnati nel territorio italiano, ha raccolto elementi di grave allarme sociale. In particolare è stato rilevato che una larga parte dei minori che vengono rilasciati dai centri di prima accoglienza affrontano un

destino incerto, allontanandosi in molti casi senza lasciare traccia dalle comunità alloggio che li ospitano ed esponendosi così a pericoli di sfruttamento da parte della criminalità organizzata o a gravi rischi per la loro stessa incolumità;
il nostro Paese, ad oggi, non ha gli strumenti a disposizione per accertare se effettivamente la scomparsa di questi minori sia da mettere in relazione ad un traffico di organi -:
se non sia necessario costituire immediatamente una task force del ministero dell'interno e di quello degli esteri per fronteggiare questo drammatico fenomeno, laddove ne fosse accertata la veridicità;
se non sia doveroso evitare l'espulsione coatta dei minori non accompagnati, predisponendo adeguate misure di accoglienza e di controllo nell'ambito delle strutture atte ad ospitarli.
(2-00304) «Zampa, Sereni, Codurelli, Lenzi, Braga, Villecco Calipari, Sbrollini, Brandolini, Cardinale, Di Giuseppe, Schirru, Livia Turco, Mosella, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Miotto, Mura, Murer, Mussolini, Pedoto, Palagiano, Concia, Capitanio Santolini, Viola, Rubinato, Mattesini, Farinone, Garavini, Giulietti, Velo, Benamati, Pes, Scarpetti, Leoluca Orlando, Tenaglia, Samperi, Motta, Madia, Marchignoli, Bernini Bovicelli, Ghizzoni, Fassino, Touadi, Rossa, Coscia, Rampi, De Torre, Soro».

Interrogazioni a risposta scritta:

CHIAPPORI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie acquisite presso la Questura di Genova si apprende la vicenda relativa al cittadino senegalese Mamadou Sow, nato a Dakar il 10 dicembre 1967, che pur essendo implicato in affari poco chiari in diverse circostanze, risulta titolare di un regolare permesso di soggiorno che sarebbe in fase di rinnovo;
il citato cittadino senegalese ha ricevuto denunce per truffa nel corso del 2004, in relazione ad attività di esportazione verso il Senegal avviate con partners italiani, da ultimo con l'azienda produttrice di piastrelle Gold Art ceramica s.p.a. con sede a Pavullo nel Frignano (Modena);
da un carteggio tra la citata società ed il Senegal appare evidente come il Sow abbia costituito una società non individuata da parte delle interpellate autorità senegalesi così cagionando, illecitamente, gravi danni ad alcuni imprenditori con i quali è entrato in contatto;
andrebbe pertanto accertato se sussistano precedenti penali relativi al signor Sow fornendo apposite direttive all'Ufficio immigrazione della Questura di Genova onde evitare un rinnovo del permesso di soggiorno, qualora questi precedenti penali dovessero essere accertati;
è noto infatti che il Testo Unico sull'immigrazione di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, subordina il rilascio ed il rinnovo del premesso di soggiorno, in particolare per lavoro autonomo, come in questo caso, a determinati requisiti che, considerati i precedenti penali e le pendenze giudiziarie del citato cittadino senegalese non sussisterebbero nel caso di specie;
secondo l'interrogante sarebbe una grave sconfitta dello Stato italiano se venisse rinnovato il permesso di soggiorno a persone rispetto alle quali siano stati accertati precedenti penali -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa e se non ritenga di dovere acquisire informazioni presso la questura di Genova al fine di fare chiarezza sulla vicenda in questione e verificare il rigoroso rispetto delle norme in materia di immigrazione.
(4-02252)

BOSI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella città di Firenze, come verosimilmente nelle altre maggiori città italiane, risulta di rilevanti proporzioni il problema alloggiativo degli immigrati extracomunitari, molti dei quali irregolari con donne e bambini;
negli anni questi immigrati hanno abusivamente occupato interi edifici quasi sempre pubblici: asili, scuole, ospedali dismessi, fabbriche;
il fenomeno delle occupazioni abusive, che a Firenze si calcola riguardare più di mille persone, pur contenuto e sorvegliato da un'azione tanto difficile quanto encomiabile delle forze dell'ordine, può costituire elemento di pericolosità sociale e di degrado ponendo a rischio le condizioni degli stessi occupanti in specie quelli che versano in stato di maggior debolezza, nonché turbativa della pacifica convivenza civile;
taluni sincronismi, fra improvvisi abbandoni dei siti occupati e rapide occupazioni di nuovi edifici provvisoriamente dismessi, destano perplessità e possono avvalorare l'ipotesi di una gestione concertata, sulla base di un bisogno reale cui altrimenti l'amministrazione comunale dovrebbe far fronte nell'ambito delle proprie competenze -:
se non ritenga necessario intervenire per dotare l'area fiorentina di un centro di identificazione, trattenimento ed eventuale espulsione degli immigrati clandestini alla stregua di quanto avviene in altre città e regioni.
(4-02255)

MADIA, SALTAMARTINI e LORENZIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Facebook è il più grande social network mondiale presente sulla rete internet (150 milioni di utenti). Ha avuto, nel corso degli ultimi mesi, una straordinaria diffusione nel nostro paese (secondo notizie di stampa il numero degli utenti è cresciuto del 963 per cento in un anno);
Facebook, a causa della sua estrema diffusione e della sua permeabilità a qualsiasi contenuto è stato protagonista di alcuni episodi controversi, anche oggetto di atti di sindacato ispettivo presentati nel corso della legislatura;
in particolare alcuni usi dell'applicazione di Facebook di creare dei «gruppi» di supporto a personaggi, cause o eventi hanno suscitato molto sconcerto nell'opinione pubblica. In particolare per la presenza di alcuni gruppi recanti sostegno alle famiglie mafiose o persino al boss Riina;
secondo l'atto di sindacato ispettivo 4-01985 (Bratti) «in questi mesi sono sorti diversi gruppi virtuali a sostegno di criminali mafiosi già condannati e per i quali la giustizia ha già espresso verdetti inequivocabili nelle sedi competenti; all'interno di questi gruppi la discussione è volta a difendere o sostenere il tipo di comportamento che ha portato alla condanna di quelle persone. Si tratta di manifestazioni vergognose che offendono la memoria delle vittime di mafia e la legalità;
i terribili fatti di Guidonia del 22 gennaio 2009 con lo stupro nei confronti di una giovane di 21 anni da parte di 4 cittadini romeni attualmente indagati e detenuti per i reati di violenza sessuale e rapina hanno prodotto, su Facebook, l'apparizione di alcuni gruppi di supporto sia a favore degli stupri sia, come controgruppi, incitanti all'eccidio nei confronti dei colpevoli della violenza;
si è avuto il caso estremo di un gruppo di sostenitori dello «stupro di gruppo» che è sopravvissuto per alcune ore in rete. In pratica si è consentita un'apologia della violenza sessuale e l'insulto delle donne vittime di questa terribile esperienza;
negli ultimi giorni utilizzando come pretesto i fatti di Guidonia sono apparsi su Facebook molti gruppi di supporto recanti

contenuti razzisti, xenofobi, incitanti all'odio etnico e alla violenza nei confronti dei migranti, comunitari ed extracomunitari;
in questi gruppi, dove vengono avviate delle «discussioni», la rabbia e il risentimento causato dall'evento di cronaca lasciano sempre più, col passare dei giorni, spazio alla pura invettiva razzista orientata verso tutti gli stranieri;
ne è la riprova, a giudizio degli interroganti, la presenza di un gruppo di supporto dall'eloquente titolo: «Magrebini, rumeni e tutte le altre m... fuori dai c.....;
il gruppo ha circa 8500 aderenti e proclama nella «descrizione» scritta dal promotore: «è ora di fare qualcosa! Perchè dobbiamo essere minacciati nel nostro paese? Noi italiani siamo i padroni dell'Italia, basta permettere a questi invertebrati di venire qui a terrorizzarci e minacciarci ... non se ne può più facciamo qualcosa o faremo la fine degli indiani»;
sono presenti migliaia di commenti da parte degli utenti. Alcuni ragionevoli (sulla scarcerazione degli accusati di favoreggiamento dei fatti di Guidonia: «vedi, in Italia vi è estrema arbitrarietà per quel che riguarda l'interpretazione e successiva applicazione»), altri persino di parere opposto rispetto alle idee promosse dal gruppo ma la maggior parte di segno violentemente razzista e xenofobo: «cecchini sulle coste! è l'unica»; «a ogni barca che cerca di avvicinarsi una bomba ed è bella che finita ...L'Italia agli italiani, non agli immigrati». «Organizziamo spedizioni punitive!!! Linciamoli!!! Facciamoli soffrire fino alla morte!!!!! «Ma a 8000 membri cosa si vince? Posso avere un marocchino tutto per me da picchiare con un randello?»;
tra gli altri gruppi presenti: «Quelli che prenderebbero a calci nel c... tutti gli albanesi e romeni!!»; «Via tutti i romeni nella zona della tiburtina...» (con simbolo una svastica); «basta con i romeni, gli albanesi e i popoli dell'est ... via dall'Italia» insieme a decine di altri di contenuto analogo. Sono persino presenti gruppi di supporto al rogo doloso nei confronti del cittadino indiano avvenuto a Nettuno lo scorso fine settimana (2 febbraio). Un atto questo gravissimo che ha ricevuto una fortissima condanna da parte del Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini -:
quali siano il giudizio e gli intendimenti del Governo sulla presenza e diffusione, fino ad ora libera ed indisturbata, di gruppi che incitano alla violenza sessuale, all'esaltazione del crimine organizzato di stampo mafioso, all'insulto razzista e alla violenza contro gli immigrati;
se a giudizio del Ministro interrogato la presenza di questi gruppi informatici organizzati (hanno amministratori, presidenti e portavoce) e la loro attività possa costituire una violazione della legge 25 giugno 1993, n. 205 che all'articolo 1, comma 2, vieta: «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi» e se ritenga che vi siano i presupposti per informare gli organi giudiziari di tale presunta violazione;
se non ritenga di operare - come la Polizia postale ha già fatto in altri casi - presso i responsabili della società proprietaria di Facebook al fine di sollecitare una maggiore vigilanza ed una eventuale attività preventiva e di censura nei confronti della diffusione di contenuti così vergognosi ed incivili.
(4-02258)

PAOLO RUSSO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo i dettami dell'articolo 2-quater, comma 7, del decreto-legge n. 154 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 2008 n. 189, relativo all'imposta comunale sugli immobili, il collegio dei revisori dei conti del comune di Napoli avrebbe dovuto asseverare entro il 31 gennaio 2009 a pena di decadenza il

minor gettito ICI che il comune ha subito per effetto della modifica della determinazione della base imponibile ICI dei fabbricati appartenente al gruppo catastale D, non iscritti in catasto, ovvero iscritti in catasto ma privi di rendita catastale, interamente posseduti da imprese e distintamente contabilizzati e per i quali i contribuenti hanno effettuato l'autodeterminazione provvisoria delle rendite catastali;
per tale tipologia di immobile l'articolo 5, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, dispone che, fino all'anno nel quale i medesimi sono iscritti in catasto con attribuzione di rendita, la base imponibile ICI da assumere, alla data di inizio di ciascun anno solare, ovvero, se successiva, alla data di acquisizione, è rappresentata dal valore ottenuto applicando all'ammontare, al lordo delle quote di ammortamento, che risulta dalle scritture contabili di inizio anno i coefficienti determinati ogni anno con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze;
ilcomune di Napoli e di conseguenza il collegio dei revisori avrebbe dovuto asseverare il minor gettito ICI relativo agli anni dal 2001 al 2005 evidenziando, pertanto, le minori entrate ICI al fine di ricevere i relativi contributi statali;
ilcollegio dei revisori del comune di Napoli è composto dal presidente dottor Michele Saggese e dai componenti dottoressa Gabriela Napoli e dottor Roberto Trivellini;
il collegio dei revisori non ha asseverato così come previsto e richiesto per legge il relativo documento come sottolineato anche dalla nota del ministero dell'economia e delle finanze dipartimento delle finanze direzione federalismo fiscale prot. n. 27100/2008;
il collegio dei revisori avrebbe dovuto inequivocabilmente asseverare, così come recita anche il modello predisposto dai ministeri interrogati, la veridicità, l'esattezza e la completezza dei dati indicati nella dichiarazione del comune di Napoli;
l'asseverazione è un istituto giuridico chiaramente definito e attribuisce ed implica doveri e responsabilità contabili, civili e penali da parte dei soggetti asseveranti;
il solo presidente del collegio dottor Michele Saggese, unitamente al componente dottor Roberto Trivellini si è limitato ad attestare, e quindi non ad asseverare, peraltro prendendo impropriamente solo atto delle dichiarazioni predisposte dal dirigente del servizio ICI del comune di Napoli relative alle minori entrate registrate pari ad euro 7.747.737,36;
il revisore dottoressa Gabriela Napoli ha invece ritenuto opportuno non solo non asseverare come i predetti componenti del collegio, ma nemmeno procedere ad una impropria attestazione di presa d'atto non sottoscrivendo quindi quella documentazione prodotta dal dirigente del servizio ICI del comune di Napoli;
la documentazione prodotta in modo parziale dall'amministrazione comunale di Napoli ha indotto il collegio dei revisori a richiedere in quella sede unanimemente gli indispensabili chiarimenti giunti, evidentemente con qualche imbarazzo e colpevole ritardo, solo il giorno precedente il termine ultimo previsto per legge del 31 gennaio 2009;
pare superfluo significare come l'asseverare atti e documenti comporti un necessario approfondimento ed esame analitico che evidentemente, viste le incongruenze misurate, non si poteva celebrare in un così stretto lasso di tempo tanto da indurre un revisore dei conti a non asseverare alcunché e gli altri due ad utilizzare una fantasiosa, non prevista e non richiesta forma di surrettizia attestazione di presa d'atto;
pare così palese una impropria procedura, implicitamente viziata, nella forma e nella sostanza dei fatti;
va rammentato che già da tempo autorevoli organi di stampa hanno segnalato l'incapacità sistematica dell'amministrazione

comunale napoletana di esigere le imposte e i tributi alla stessa spettanti -:
di quali elementi disponga in relazione a quanto segnalato in premessa, e in particolare circa le comunicazioni fornite dal comune di Napoli al Ministero, che avrebbero dovuto essere corredate dall'asseverazione del collegio dei revisori;
se, esaminate le comunicazioni di cui in premessa, non ritenga che sussistano i presupposti per comunicare quanto avvenuto alla Corte dei conti per gli eventuali profili di competenza;
se - posto che ad avviso dell'interrogante emerge un grave elemento circa lo stato in cui versa la macchina amministrativa del comune di Napoli e i suoi uffici, tanto da deprivare i cittadini di Napoli di rilevanti risorse - non ritenga di valutare se sussistano i presupposti che, ai sensi dell'articolo 141 del testo unico sugli enti locali, potrebbero giustificare lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli.
(4-02265)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MAGGIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta orale:

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con Nota n. 12738 del 29 luglio la Direzione generale del personale della scuola del Ministero comunicava alle Direzioni regionali i nominativi dei neo dirigenti scolastici da nominare in ruolo in entrata presso i diversi Uffici scolastici regionali per l'anno scolastico 2008-2009, secondo le 157 disponibilità comunicate con nota specifica del 16 luglio;
la mattina del 30 luglio 2008 la Direzione generale del personale della scuola del MIUR informava con una nota diramata per le vie brevi che era stata sospesa la pubblicazione degli elenchi dei candidati idonei alle procedure concorsuali per dirigente scolastico da assumere per l'anno scolastico 2008-2009 su base interregionale. L'Ufficio si riservava di fornire al più presto ulteriori comunicazioni;
senza le preannunciate ulteriori comunicazioni (e doverose spiegazioni) il 31 luglio 2008 ricomparivano sui vari siti, con immutato protocollo, detti elenchi «opportunamente riveduti e corretti» in quanto tutti i malcapitati idonei del II settore del concorso ordinario erano stati scalzati da candidati idonei del I settore dei concorsi riservati del 2006 e 2002 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e come si spieghi questo cambiamento delle regole a gioco già iniziato, cioè a pubblicazione già avvenuta della primitiva graduatoria;
come intenda procedere al fine di regolare tale situazione.
(3-00357)

PAOLO RUSSO e ZAMPA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Decreto Ministeriale 231 del 1997 ed il Decreto Ministeriale 39 del 1998 stabiliscono che possono accedere all'insegnamento solo coloro che hanno conseguito la laurea in Scienze Politiche entro l'anno accademico 2000/2001, escludendo dalla possibilità di esercitare la professione di insegnante tutti coloro che si sono laureati successivamente a tale data ed indipendentemente se con un piano di studio elaborato con il vecchio o con il nuovo ordinamento;
nei confronti dei laureati in Scienze Politiche del vecchio ordinamento, nello specifico, si è prodotta una forte discriminazione, contraddicendo quanto previsto dall'articolo 3 della Carta costituzionale poiché a parità di condizione dello studente, appartenenza allo stesso ordinamento e con il medesimo piano di studi, si ha un differente trattamento da parte della legge;

gli studenti che nel 1997 (e negli anni successivi) si sono immatricolati al corso di laurea in Scienze politiche al momento dell'iscrizione hanno trovato indicato nelle guide universitarie tra gli sbocchi professionali ancora l'insegnamento, infatti, alla pagina 228 della guida all'Università del Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica anno 2000-2001, è inserita la possibilità di insegnamento nelle scuole secondarie tra le professioni a cui potevano accedere i laureati in Scienze Politiche. In questo modo molti studenti dopo il 1997 hanno continuato ad iscriversi alla facoltà di Scienze Politiche con la convinzione, confortata da quanto scritto nelle guide ufficiali, che tra gli sbocchi professionali ci fosse anche l'accesso all'insegnamento secondario;
è molto delicata la situazione di tutti quegli studenti che si sono iscritti a Scienze Politiche prima dell'emanazione della norma ma che, essendosi laureati successivamente all'anno accademico 2000/2001, ne hanno subito gli effetti. La lesione del diritto di queste persone, in tal caso, è ancora più evidente dato che, nel caso concreto, non si può parlare di ignorantia legis;
il discorso è diverso per quel che riguarda, invece, i laureati in Scienze Politiche del nuovo ordinamento. Qui si tratta di una questione di principio, e, infatti, non si capisce su quali basi si decida di escluderli dalla professione di insegnante. Il percorso curriculare, sostenuto da un laureato in Scienze Politiche, è tale da metterlo nelle condizioni di essere preparato e capace di insegnare ai ragazzi delle scuole medie superiori determinate materie, quali Diritto, Economia o Sociologia;
un gruppo di Dottori in Scienze Politiche, di tutta Italia, stanchi di vedersi limitato il proprio diritto al lavoro, con la conseguente frustrazione di essere considerati come una categoria di laureati di serie B, ha dato vita al Comitato Scienze Politiche» e lanciato una petizione on-line per portare avanti una battaglia in difesa dei propri diritti -:
se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali provvedimenti intenda adottare nell'immediato per consentire a tutti gli studenti che si sono laureati nella stessa disciplina e con lo stesso piano di studi di accedere all'abilitazione all'insegnamento eliminando discriminazioni che facciano riferimento al solo requisito temporale.
(3-00358)

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto statale comprensivo «Magistri intelvesi» di San Fedele Intelvi (Como), in data 19 dicembre 2008, con delibera n. 3, ha stabilito i parametri sociali ed economici da adottare per l'ammissione dei bambini e delle bambine alla scuola dell'infanzia, riguardanti l'anno scolastico 2009-2010;
detti criteri danno precedenza assoluta a tre categorie di utenti, tra cui «i bambini stranieri appena giunti in Italia»;
la Circolare ministeriale n. 4, emanata dal Ministero dell'istruzione, università e ricerca, in vista delle iscrizioni 2009-2010 alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado, reca i seguenti criteri:
1) iscrizione dei bambini che abbiano compiuto o compiano, entro il 31 dicembre 2009, il terzo anno di età;
2) iscrizione dei bambini che compiono tre anni di età dopo il 31 dicembre 2009 e, comunque, entro il 30 aprile 2010, la cui ammissione alla frequenza può essere disposta, previo consenso dei competenti organi collegiali, alle seguenti condizioni:
a) disponibilità di posti;
b) accertamento dell'avvenuto esaurimento di eventuali liste di attesa;
c) disponibilità di locali e dotazioni idonei sotto il profilo dell'agibilità e

della funzionalità e tali da rispondere alle specifiche esigenze dei bambini di età inferiore a tre anni;
d) valutazione pedagogica e didattica da parte del collegio dei docenti dei tempi e delle modalità dell'accoglienza;
3) accoglienza prioritaria delle iscrizioni dei bambini che compiono tre anni di età entro il 31 dicembre 2009, a condizione che il numero delle domande di iscrizione risulti superiore al numero dei posti complessivamente disponibili;
si ritiene pertanto pacifico che, alla luce di quanto sopra esposto, la circolare ministeriale n. 4, non indichi assolutamente tra i criteri di iscrizione alla scuola dell'infanzia parametri riferiti alla «precedenza assoluta dei bambini stranieri appena giunti in Italia»;
la suddetta Circolare sottolinea che «le iscrizioni, oltre ad impegnare le istituzioni scolastiche e l'Amministrazione nelle sue articolazioni centrali e regionali, chiamano in causa, in maniera sempre più ampia e partecipata, altri livelli istituzionali, soggetti ed organi a vario titolo competenti e interessati» facendo, in particolare, riferimento agli enti locali che, proprio in relazione alle iscrizioni, «debbono farsi carico di una molteplicità di interventi quali la messa a disposizione di locali, dotazioni e strumenti didattici, l'erogazione di servizi intesi a garantire la piena e generalizzata fruizione del diritto allo studio»;
la concessione della «precedenza assoluta» ai bambini stranieri rappresenta un «criterio discriminatorio» che viola il principio di equità, poiché introduce elementi di «particolarismo e di discriminazione», privilegiando una domanda di accesso ad un servizio in danno delle legittime esigenze di altri bambini che ne hanno uguale diritto;
in base alle dichiarazioni del presidente del Consiglio dell'istituto comprensivo in parola, la priorità concessa ai minori stranieri discenderebbe addirittura dall'anomala decisione di applicare autonomamente un provvedimento didattico di integrazione dei predetti bambini stranieri, al fine di prepararli dal punto di vista linguistico, onde evitare di «gravare le classi della scuola primaria, con alunni non in grado di seguire appieno le attività curriculari»;
detto «provvedimento didattico» costringe i bambini residenti nel comune di San Fedele Intelvi ad emigrare in altri comuni limitrofi per poter esercitare il diritto di frequentare la scuola dell'infanzia;
le famiglie pare abbiano intenzione di impugnare in via giurisdizionale il predetto «provvedimento» -:
se, alla luce di quanto espresso in premessa, non ritenga che la dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo «Magistri intelvesi» di San Fedele Intelvi abbia adottato un provvedimento viziato da un eccesso di potere, incoerente con le citate indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia e la situazione concreta, nonché un provvedimento discriminatorio nei confronti dei bambini italiani;
nel caso di specie, quali iniziative intenda intraprendere al fine di verificare la situazione della scuola dell'infanzia di S. Fedele Intelvi attraverso il competente organo scolastico periferico, e se nell'immediato non ritenga opportuno procedere alla sospensione della citata delibera adottata dal consiglio dell'Istituto comprensivo in parola.
(3-00361)

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 11 dicembre 2008 il Miur ha emanato la circolare ministeriale n. 100 avente ad oggetto «Prime informazioni sui processi di attuazione del decreto-legge n. 137 del 1o settembre 2008, convertito

con modificazioni nella legge 30 ottobre 2008, n. 169»;
la suddetta circolare afferma che «nella scuola secondaria di primo grado - con decisione assunta se necessario a maggioranza dal Consiglio di Classe - sono ammessi alla classe successiva, ovvero all'esame di Stato a conclusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline»;
dalla lettura del testo, la circolare non sembra fornire nessuna nuova informazione alle scuole rispetto a quanto esse già conoscevano;
pertanto per l'anno scolastico in corso le scuole non hanno ricevuto alcuna indicazione esauriente e molti dirigenti scolastici sollecitano un chiarimento per comprendere, ad esempio, cosa vuol dire «Gruppo di discipline»;
in particolare si deve tener conto che le «pagelle» delle scuole secondarie di primo grado da quest'anno, in virtù della sopra richiamata normativa, saranno prive del giudizio globale del consiglio di classe che giustificava le promozioni e spiegava le eventuali bocciature;
inoltre risulta contraddittorio mantenere lo stesso tipo di valutazione per la secondaria di primo e secondo grado. La contraddizione sta nel fatto che la scuola secondaria di primo grado potrebbe diventare di fatto più selettiva di quella di secondo grado. Infatti nella scuola di secondo grado è possibile recuperare le insufficienze attraverso un percorso di recupero dei debiti formativi e un esame, mentre nella scuola di primo grado tutto questo attualmente non è previsto;
per di più la possibilità di trasformare i voti in sede collegiale si traduce di fatto in una contraddizione con la linea di pensiero che il ministero stesso sta sviluppando nei diversi regolamenti e atti circolari relativi alla valutazione degli apprendimenti, nei quali si attribuisce valore formativo alla valutazione. Il fatto che, senza che venga allegata alcuna spiegazione, una votazione insufficiente possa essere trasformata in sufficiente provoca nei ragazzi confusione e anche demotivazione. Cosa che nuovamente è in contraddizione con quanto viene affermato sulla valutazione formativa;
quindi nei consigli di classe, che saranno oltremodo difficili, potranno accadere due cose:
1) che alcuni voti negativi vengano trasformati, sia pure a maggioranza, in voti positivi e poiché nelle scuole di istruzione di primo grado non sono previsti debiti o corsi di recupero, le famiglie che per tutto l'anno hanno ricevuto notizie negative sull'andamento scolastico dei loro figli si troveranno una pagella pulita, piena di sei e non capiranno più se sono stati presi in giro prima o dopo, comunque, data la promozione, non si preoccuperanno più d'altro. Quindi la scuola farà una pessima figura e perderà ulteriormente di credibilità e la professionalità dei docenti verrà mortificata;
2) che i docenti invece non intendano cambiare i loro voti, se pur sostenuti dall'articolo 79 del regio decreto n. 653 del 1925, per affermare la propria dignità e credibilità ed in questo diventino solidali tutti, anche coloro che sarebbero stati propensi a promuovere. Il risultato potrà essere una «strage» inutile di bocciati che poi saranno i ragazzi più in difficoltà verso i quali era già stata intrapresa un'opera di recupero, basata anche sulla fiducia nelle proprie capacità;
la perplessità sull'assenza di un'idea chiara reca tanta incertezza e tensione nella scuola e tra le famiglie -:
se e quale soluzione intenda adottare il Ministro interrogato al fine di fornire alle scuole tutti i chiarimenti utili a comprendere l'applicabilità della legge ed evitare che si possa verificare quanto sopra paventato.
(5-00967)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse in questi giorni sulla stampa (Repubblica-Bologna del 18 settembre 2008) l'interpellante apprenderebbe l'ennesimo episodio di presunto nepotismo presso l'Ateneo Bolognese e concernente l'aggiudicazione (quattro candidati, due ritirati) da parte del figlio del preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, di uno dei due posti a disposizione come ricercatore di Ematologia;
per tale fatto il Rettore dell'università bolognese avrebbe annunciato che la questione finirà sul tavolo del Comitato etico che dovrà fare chiarezza sulle presunte situazioni di nepotismo;
fatto salvo che il grado di parentela con cattedratici non può essere penalizzante per la selezione dei docenti e la conseguente assegnazione di cattedre, a parere dell'interpellante, è doveroso esercitare la massima severità nel premiare chi ha effettivi meriti scientifici;
l'università di Bologna non sarebbe nuova ad episodi di questo genere che l'interpellante ha fatto oggetto di precedenti interpellanze in cui chiedeva una precisa verifica da parte del Governo;
alla luce di questo fatto, ma anche con riferimento alle situazioni di grave sofferenza in cui verserebbero, non solo la Facoltà di Medicina e chirurgia ma anche altre Facoltà del medesimo Ateneo, si confermerebbe la necessità, da tempo auspicata dall'interpellante, di avviare non solo un'indagine conoscitiva sul sistema universitario ma soprattutto un'ispezione ministeriale per accertare la realtà dei fatti per procedere ad una modifica del sistema di selezione del personale docente universitario -:
se il Ministro interpellato non intenda adottare, senza inutili tergiversazioni, iniziative normative volte a modificare dalle fondamenta il sistema di selezione del personale docente.
(4-02251)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro per le politiche europee, per sapere - premesso che:
in data 14 gennaio 2008 il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali indirizzava all'Associazione medici veterinari italiani (ANMVI) una nota sul possibile contributo da parte dei veterinari nel sensibilizzare i nuovi proprietari di animali d'affezione sui possibili rischi legati all'acquisto di cuccioli;
nella nota si evidenzia che dai controlli ufficiali effettuati dagli Uffici veterinari per gli adempimenti degli obblighi comunitari (UVAC), dai Servizi territoriali e dai Nas sulle partite di cuccioli introdotte da Paesi comunitari sono emerse alcune non conformità quali: l'assenza di certificazione «Traces» prevista dal Regolamento (CE) n. 599/2004 e dalla Direttiva 92/65/CE; l'assenza di vaccinazioni nei confronti della rabbia e assenza di attestazioni riguardo al vaccino utilizzato; la non corrispondenza tra l'età degli animali indicata nella documentazione di scorta e quella riscontrata all'esame clinico; l'effettuazione della vaccinazione nei confronti della rabbia prima dell'applicazione del microchip per la corretta identificazione; l'esistenza di animali dichiarati vaccinati ma aventi titolo anticorporale inferiore a 0,5UI/ml;
sarebbero, inoltre emersi alcuni fatti in contrasto sia con le direttive ed i regolamenti della Comunità europea;
risulterebbe, tra l'altro, infatti, che il Ministero del lavoro, attraverso gli Uffici veterinari per gli adempimenti comunitari,

avrebbe disposto controlli sulle partite di cuccioli importate che non risulterebbero sempre omogenei e non sempre sull'intera partita -:
se intenda verificare quanti casi di rabbia su cani oggetto di scambi commerciali tra Paesi membri, si siano registrati in Italia ed in Europa, negli ultimi anni;
se sia possibile che ad animali oggetto di scambio intracomunitario siano applicate norme nazionali e non quelle europee;
quali siano gli elementi in base ai quali viene delineato il reato di «importazione clandestina».
(2-00303) «Ruvolo».

Interrogazione a risposta orale:

GUZZANTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli psichiatri del Dipartimento di salute mentale di Trieste (presentato per decenni come struttura-modello della psichiatria basagliana), dopo aver disatteso per molti anni le richieste di aiuto della signora Darina Tercic per la propria figlia Eva Zafran, affetta da una grave forma di schizofrenia, irritati dalle insistenze della madre hanno sottoposto quest'ultima a ben tre TSO (trattamenti sanitari obbligatori) sebbene essa sia stata diagnosticata del tutto sana di mente dallo psichiatra padovano dottor Daniele Ramacciotti e dalla psichiatra Anna Maria Monti, perita del Tribunale di Busto Arsizio e le impediscono da lungo tempo ogni contatto con la figlia;
il caso è tutt'altro che isolato nelle roccaforti della psichiatria basagliana e fa seguito a quello, ancor più tragico, del giovane musicista Giulio Comuzzi, suicidatosi dopo gl'interventi di quegli psichiatri, e del padre Mario, maltrattato e denigrato per aver denunciato l'intollerabile comportamento dei responsabili del Dipartimento triestino di salute mentale -:
in particolare, quali provvedimenti si intendano prendere nei confronti dei suddetti psichiatri del Dipartimento di Salute mentale di Trieste;
in generale, se il Governo non ritenga urgente procedere al più presto mediante apposite iniziative normative, anche alla luce di questi comportamenti disumani, purtroppo lamentati da molti anni in molte altre regioni italiane, alla riforma della 180 solennemente promessa dal programma elettorale del PdL in materia sanitaria e richiesta dalle proposte già depositate alla Camera, considerando parte essenziale di tale riforma l'umanizzazione del rapporto tra l'operatore, il paziente e i familiari, così platealmente calpestata in questo e in tanti altri casi e così esplicitamente prescritta nel progetto di legge n. 1423, presentato dall'interrogante e sottoscritto da altri 30 deputati.
(3-00362)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAZZOLA e MAZZUCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Reno De Medici SpA (RdM), partecipato fra gli altri dalla multinazionale canadese Cascades S.A. al 30 per cento, è un'azienda che opera nel settore cartaceo attraverso la produzione e commercializzazione di carta e cartone da materie prime riciclate;
RdM è il primo gruppo in Italia e il secondo in Europa per la produzione di cartoncino da imballaggio di tutti i tipi utilizzando carta di riciclo ed ha cinque stabilimenti in Italia, uno in Germania, uno in Francia ed uno in Spagna;
a Marzabotto (Bologna) opera un impianto industriale appartenete al gruppo RdM che impiega 115 dipendenti e genera un indotto occupazionale per altre 40 persone;
i 115 dipendenti dello stabilimento di Marzabotto si trovano oggi, dopo aver già

utilizzato lo stesso strumento per diverse settimane lo scorso anno, in Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO) a zero ore per tredici settimane, sino al prossimo mese di aprile;
Marzabotto è l'unico stabilimento del gruppo in cui la CIGO è stata applicata con questa modalità;
il gruppo RdM ha evidenziato come nel 2008 vi sia stato un calo di produzione quantificabile in circa 100.000 tonnellate rispetto alla sua capacità produttiva;
lo stesso Gruppo ha prospettato alle organizzazioni sindacali nazionali una situazione in rapido peggioramento per il 2009, come conseguenza di un acuirsi della crisi, con una ulteriore perdita di circa 40.000 tonnellate/anno, che aggrava ulteriormente la riduzione del 2008;
oltre a ciò, durante una riunione del 16 gennaio 2008, RdM ha indicato alle organizzazioni sindacali nazionali ed agli enti locali, alcuni elementi di piano industriale che prevedono di far fronte al calo di produzione non mediante una riduzione nei diversi stabilimenti ma mediante la chiusura dello stabilimento di Marzabotto e lo spostamento di alcune attività in altri impianti del gruppo, indicando in alcuni mesi il tempo di osservazione necessario ad assumere una decisone definitiva in merito;
lo stabilimento di Marzabotto rappresenta attualmente l'ultimo impianto del polo cartario locale operativo dopo la chiusura degli stabilimenti della Burgo e del Maglio e costituisce un importante insediamento produttivo per tutta l'area del medio Reno bolognese;
l'industria cartaria italiana sta vivendo una fase di forte difficoltà sia per oggettivi problemi tecnici, come ad esempio gli alti costi dell'energia e dello smaltimento dei reflui di lavorazione, sia per una più generale contrazione di mercato che lascia presagire la necessità di provvedimenti di sostegno al settore -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere eventualmente di concerto con altri dicasteri e con le istituzioni locali, per favorire nell'immediato, una concertazione tra i vertici aziendali, le rappresentanze dei lavoratori e gli enti locali affinché vengano adottate adeguate iniziative per la salvaguardia occupazionale nell'area di Marzabotto e la tutela dei redditi dei lavoratori.
(5-00971)

Interrogazione a risposta scritta:

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana (CRI) possiede qualifica e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, espressamente richiamata dall'articolo 5 dello Statuto dell'associazione approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n. 97;
come riportato dal quotidiano la Stampa del 3 dicembre 2008 nel Canavese, a Feletto, lungo la provinciale che porta a Torino sull'ambulanza di soccorso avanzato c'erano l'infermiere, il barelliere, l'autista, ma non il medico, chi c'era si è arrangiato ed hanno rianimato un uomo di 73 anni che era stato investito a pochi passi da casa e alla fine, senza più speranza, l'hanno portato in ospedale «perché senza un medico a bordo non si poteva nemmeno constatare il decesso»;
dalle dichiarazioni dei colleghi rilasciate alla stampa, il medico che avrebbe dovuto coprire il servizio ha avuto un imprevisto all'ultimo momento, ma la centrale operativa di Grugliasco ha deciso di non sostituirlo - racconta uno di loro - e dire «che sei medici erano a riposo, pronti a rientrare in servizio»;
nell'area del Canavese, che conta più di duecento Comuni, il 3 dicembre 2008 erano in servizio - con medico - altre due ambulanze, ma quella della Croce rossa che ha come base l'ospedale di Cuorgnè

(dove poi il pensionato è stato trasportato) invece ne era rimasta priva per ben dodici ore;
i medici dell'emergenza territoriale, quelli che poche ore prima avevano scritto la lettera all'assessore Artesio, ricordano che «non era la prima volta che l'ambulanza di Cuorgnè interveniva senza medico, nell'ultimo anno sarà successo in una decina di occasioni»;
non si capisce se ci sia il preciso volere di togliere, nel tempo, il medico dall'ambulanza, se ci sia la necessità di risparmiare, ma così si mette a repentaglio la saluta pubblica, si uccidono le speranze delle persone;
è il caso di ricordare che la Croce rossa di Torino è stata al centro di un altro recente caso, avvenuto nell'agosto scorso, che ha visto l'arresto, nel Cie (Centro identificazione ed espulsione) di un milite italiano e incensurato, sorpreso in flagrante mentre passava una dose di droga, in cambio di soldi, a un clandestino in attesa di essere rimpatriato;
i particolari di cronaca di quest'inchiesta delicata sembrano avere rilievo secondario, a destare sorpresa e allarme è il fatto che un milite della Croce Rossa abbia gestito - in prima persona - un traffico di droga proprio all'interno del Centro che ospita gli stranieri fermati durante i controlli anti-clandestini;
non è la prima volta che sale alla ribalta una droga-connection all'interno degli ex Cpt, nel maggio 2008 all'interno del Centro torinese era morto in circostanze ancora da chiarire un tunisino di 38 anni, stroncato da una dose eccessiva di tranquillanti oltre che da una polmonite in fase acuta ed anche in questo caso la Croce Rossa era stata messa sotto accusa per il modo in cui era stata gestita la vicenda -:
quali iniziative i Ministri intendano assumere in merito ai casi esposti e se non ritengano che tali gravi episodi richiedano d'intesa con la regione interessata una inchiesta sull'operato dell'ente ed eventuali provvedimenti fino alla revoca delle relative convenzioni.
(4-02261)

TESTO AGGIORNATO AL 23 NOVEMBRE 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO e ROSSA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 2 febbraio 2009 l'Azienda FISA Italimpianti ha avviato la procedura di mobilità per 136 lavoratori, dei quali 78 della sede di Genova con lettera di «licenziamento per riduzione del personale ai sensi degli articoli 24 e 4 della legge 223/91»;
Fisia Italimpianti è una S.p.A. di proprietà al 100 per cento del gruppo Impregilo S.p.A.;
Fisia Italimpianti è una azienda di impiantistica proveniente dalla fusione di una parte del gruppo impiantistico genovese Italimpianti con la Fisia società di trattamento acque e fumi del gruppo FIAT di Torino;
al momento sono 2 i principali business della società: costruzione di impianti di dissalazione acqua di mare (prevalentemente in Medio Oriente) e costruzione di impianti di termovalorizzazione di rifiuti solidi urbani (RSU) e relativa selezione preventiva;
Impregilo S.p.A. è una società di costruzioni di grandi opere civili che opera sia in Italia che all'estero;
FIBE è nata come società partecipata da Impregilo e da Fisia Italimpianti allo scopo di gestire gli impianti di smaltimento RSU della Regione Campania costruiti da Fisia Italimpianti e Impregilo. Per la precisione Fisia Italimpianti e Impregilo hanno costruito 7 impianti di selezione RSU e produzione di CDR (Combustibile Derivato da Rifiuto) e stanno

ultimando il termovalorizzatore di Acerra (Napoli) che avrà lo scopo di bruciare i suddetti CDR;
le ditte costruttrici (Fisia Italimpianti e Impregilo) hanno realizzato a spese proprie la costruzione degli impianti di cui sopra e vantano a credito l'ammontare dei costi sostenuti, pari a circa 800 milioni di euro (dei quali circa 200 milioni vantati da Fisia Italimpianti);
il futuro di oltre 350 lavoratori è incerto a causa della suddetta mancanza di liquidità dell'azienda, causata principalmente dal mancato pagamento dei crediti relativi alla costruzione del termovalorizzatore di Acerra e di altri impianti realizzati in Campania, come sopra richiamato;
inoltre in azienda si assiste alla diminuzione del carico di lavoro, limitato, ad oggi, alle sole commesse già acquisite;
la carenza di liquidità, che per il suddetto blocco dei pagamenti perdura ormai da anni, ha ritardato irrimediabilmente la costruzione di 3 dissalatori in Dubai, Qatar e Kuwait con conseguenti perdite economiche e di immagine che, combinate con l'attuale crisi finanziaria mondiale, sta mettendo in ginocchio Fisia Italimpianti, ancora oggi unico leader italiano nel mondo di impianti di dissalazione acqua di mare -:
se sia a conoscenza della situazione in cui si trova Fisia Italimpianti;
quali misure si intendano adottare al fine di sbloccare i pagamenti a Fisia Italimpianti relativi alla costruzione del termovalorizzatore di Acerra per garantire il diritto dei lavoratori alla retribuzione e salvaguardare altresì una realtà produttiva che è esempio di altissima capacità tecnologica nel settore della dissalazione e trattamento acque.
(5-00970)

Interrogazioni a risposta scritta:

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
numerosi utenti lamentano disservizi da parte della società Telecom Italia e gli organi di informazione riportano spesso notizie sui molti utenti insoddisfatti;
fra i molti utenti vittime di disservizi, c'è un cittadino della frazione di Comasine, nel comune di Peio, che è da quasi tre mesi impossibilitato ad utilizzare le linee telefoniche su rete fissa Telecom Italia a causa, presumibilmente, di un filo interrotto;
i numerosi solleciti effettuati da questo utente attraverso gli sportelli telefonici della compagnia Telecom e attraverso l'invio di fax per chiedere spiegazioni sulle cause del guasto e soprattutto per chiedere un immediato intervento per ripristinare il servizio, sono rimasti inascoltati;
l'isolamento telefonico che perdura da alcuni mesi ha costretto questo utente ad utilizzare il telefono mobile, costringendolo di fatto a sostenere dei costi superiori per effettuare le chiamate locali, in aggiunta al pagamento della bolletta che comunque la società Telecom esige;
i cittadini, fra cui anche questo utente, a fronte del cospicuo canone corrisposto mensilmente all'azienda telefonica, ritengono sia loro diritto ricevere il servizio adeguato, la tempestiva riparazione dei danni alla linea e la tutela dei loro diritti;
la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale;
la società, a norma dell'articolo 61 del decreto legislativo n. 259 del 2003, ha l'obbligo di pubblicare informazioni adeguate ed aggiornate sulla propria efficienza nella fornitura del servizio universale e di informarne l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni -:
con quali misure il Ministro, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per tutelare i diritti degli utenti consumatori, fra cui anche il cittadino

della frazione di Comasine nel comune di Peio, che hanno subito disagi nella propria vita personale e professionale a causa del grave disservizio della Telecom Italia, vivendo una condizione di isolamento telefonico che perdura da mesi;
se il Ministro sia in possesso delle informazioni adeguate ed aggiornate sull'efficienza nella fornitura del servizio universale da parte di Telecom Italia e che cosa il Ministero intenda fare per far rispettare gli impegni che la medesima società ha assunto in termini di garanzia nell'erogazione del servizio pubblico.
(4-02254)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa, fra le cronache locali, riportano quasi quotidianamente episodi di cittadini vittime dei disservizi da parte della compagnia telefonica Telecom Italia che sono impossibilitati ad utilizzare le linee telefoniche e gli accessi ad internet anche per lunghi periodi a causa della mancata riparazione del guasto da parte della compagnia telefonica;
il collegamento ad internet si configura come un irrinunciabile strumento per rendere possibile una trasformazione del sistema culturale, economico-sociale e produttivo, senza il quale il nostro Paese rischia di essere escluso dalla competizione internazionale;
il collegamento alla rete internet è importante per tutti i cittadini, ed è assolutamente indispensabile per alcuni che, per impossibilità fisiche e gravi problemi di salute, sono costretti a lavorare dal proprio domicilio, utilizzando strumenti informatici e telematici;
internet, la posta elettronica, la linea per gli accessi rapidi sulla rete e sugli accessi sono diventati per gli imprenditori e per le piccole e grandi aziende uno strumento indispensabile, senza il quale si rimane esclusi dalla competizione commerciale;
numerosi cittadini ed imprenditori dei comuni della Valle del Ledro lamentano da oltre un mese problemi nell'utilizzazione del collegamento veloce ad internet nelle ore pomeridiane;
i tecnici intervenuti per valutare il danno hanno confermato che il problema consiste in un guasto alla linea che quindi deve essere risolto dalla società Telecom Italia;
le numerose telefonate di sollecito, così come le comunicazioni cartacee di denuncia del grave disservizio inoltrate dagli utenti insoddisfatti alla compagnia telefonica sono rimaste inascoltate;
i benefici della riorganizzazione e della digitalizzazione della pubblica amministrazione, così come prevista dal programma di governo, consistono anche nel miglioramento delle interrelazioni tra organismi ed utenti attraverso l'utilizzo di internet;
solo la parte della popolazione che usufruisce di una connessione adsl può effettivamente godere dei suddetti benefici, e questo presuppone che, per non operare una discriminazione nei confronti di alcuni cittadini, si debba garantire il servizio adsl a tutti gli utenti;
Telecom Italia, nonostante percepisca grazie al solo canone telefonico mensile circa 5 miliardi di euro annui per mantenere ed ammodernare la rete telefonica, ad oggi vede il 15-20 per cento delle sue centrali impossibilitate ad erogare i servizi adsl a causa di apparecchiature limitanti;
i cittadini della Valle di Ledro, corrispondendo mensilmente il canone all'azienda telefonica, ritengono sia loro diritto ricevere il servizio adeguato, la tempestiva riparazione dei danni alla linea e la tutela dei loro diritti -:
quali misure il Ministro intenda adottare per garantire a tutti gli utenti della compagnia Telecom Italia la tutela dei loro diritti di consumatori, anche in previsione

del processo di riorganizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione che il Governo sta avviando;
con quali misure il Ministro, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per tutelare i diritti degli utenti consumatori, fra cui anche gli abitanti dei comuni della Valle di Ledro che hanno subito disagi nella propria vita personale e professionale a causa del disservizio imputabile alla compagnia Telecom Italia.
(4-02256)

MARINELLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo un'analisi condotta dal Ministero dello sviluppo economico in una relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive, il mercato italiano si troverebbe di fronte ad una crisi di competitività che si rifletterebbe in una crescita inferiore rispetto quella degli altri Paesi europei: dal 2002 al 2007, infatti, il prodotto interno lordo, in Italia, è cresciuto in media dell'1 per cento all'anno, quasi un punto in meno rispetto all'incremento medio dell'Unione Europea (1,8 per cento);
il recupero di competitività delle imprese italiane richiede quindi di adattare la struttura produttiva alle nuove condizioni dei mercati;
una delle condizioni, se non la principale, è che vi sia un rapido, diffuso e pervasivo processo di innovazione, attuabile attraverso un incremento dei principali strumenti di agevolazione destinati alle imprese, costituiti da finanziamenti diretti e incentivi fiscali;
le esigenze di equilibrio della finanza pubblica e gli impegni assunti nell'ambito dell'Unione europea vedono, però, progressivamente ridurre le risorse finanziarie destinabili alle politiche degli aiuti pubblici alle imprese, mentre gli strumenti fiscali svolgono un ruolo insufficiente a livello nazionale, se si pensa che i costi di ricerca e di pubblicità, entrambi fondamentali nell'attività dell'impresa ma nettamente diversi per finalità, sono trattati con lo stesso criterio imponibile, così come si evince dall'articolo 108 del testo unico delle imposte sui redditi e dal fatto che tale accorpamento risulta anche nella dichiarazione annuale unica dei redditi delle imprese;
è opportuno pertanto migliorare radicalmente l'insieme degli strumenti posti a supporto della ricerca e sviluppo nelle imprese, anche in funzione del raggiungimento dell'obiettivo di spesa in ricerca e sviluppo al 3 per cento del PIL entro il 2010, così come fissato dal Consiglio europeo di Barcellona nel marzo 2002 -:
quali urgenti misure i ministri interrogati intendano adottare al fine di incentivare le piccole e medie imprese e assicurare così una rapida ripresa dell'attività produttiva;
se non reputino opportuno che i costi per la ricerca e lo sviluppo, sostenuti nell'esercizio dell'impresa, siano sottoposti ad un trattamento fiscale differenziato.
(4-02260)

NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Filippo Fochi, società bolognese con un passato di quotazione in Borsa, ha rappresentato un gruppo di primaria importanza nel settore degli impianti industriali fintanto che nel lontano 1995 veniva assoggettato alla procedura di amministrazione straordinaria a seguito di accertata insolvenza, situazione in cui si trova ancora oggi e nella quale potrebbe restare almeno fino al 2012, data entro la quale i commissari sperano di poter concludere la liquidazione;
la crisi finanziaria della società capogruppo ha avuto ripercussioni dirette anche su numerose società collegate;
al momento della dichiarazione dello stato di insolvenza, l'indebitamento della

Filippo Fochi fu calcolato in 1.200 miliardi di lire, di cui poco più della metà nei confronti di sette istituti di credito;
prima del fallimento della Cirio, il fallimento della Filippo Fochi ha rappresentato per lungo tempo la più grossa procedura fallimentare d'Italia, con trentuno società coinvolte;
nel 2003 il Ministro delle attività produttive ha provveduto a sostituire tutti i commissari liquidatori, tranne quattro;
ancora oggi l'incognita più grande è rappresentata dai tempi di chiusura delle revocatorie nei confronti delle banche, dato che, avviate nel 2000, per il 50 per cento hanno condotto ad accordi transattivi, mentre per la parte restante sono tuttora in corso e si stimano non possano chiudersi in tempi brevi, in ragione dell'arco temporale mediamente necessario per ottenere la sentenza, calcolabile intorno ai 10-12 anni;
si presuppone che la suddetta procedura dovrebbe essere finalizzata anche a tutela dei terzi (creditori, contraenti) per realizzare la legittima salvezza delle loro aspettative;
tale evenienza appare ancora lontana posto che il programma di ristrutturazione non sembrerebbe aver realizzato né il ritorno in bonis dell'impresa, né, tantomeno, il pagamento dei creditori concorsuali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda descritta in premessa e quali interventi di propria competenza intenda adottare per evitare ulteriori rallentamenti e disfunzioni nella conduzione delle procedure descritte, al fine di garantire la piena realizzazione della procedura di amministrazione straordinaria.
(4-02262)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa sarebbero circa 300 le bollette «pazze» del gas spedite lo scorso dicembre da ENEL SpA ai residenti dei comuni di Vattaro, Centa San Nicolò e Bedollo in Trentino-Alto Adige;
il fenomeno, che si sta spandendo in tutta la Regione, sta mettendo in stato di allarme i contribuenti che si sono visti recapitare bollette salatissime, con costi fino a 2.500 euro in più rispetto alla media;
la causa potrebbe essere legata al conguaglio deciso con una delibera dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas del 1o luglio scorso, con cui sono stati riorganizzati i contratti di compravendita di gas al dettaglio a partire dal 2005 e fino all'anno 2007;
secondo le denunce dei rappresentanti dei consumatori, le tariffe applicate per il ricalco del conguaglio risultano non corrette e sono attribuibili ad errori di calcolo commessi dalla società ENEL SpA, la quale, oltretutto, ha mancato di specificare in bolletta la possibilità di rateizzare il pagamento, violando quanto disposto dalla stessa delibera dell'Autorità;
i contribuenti non si sentono sufficientemente tutelati dal verificarsi di fenomeni come quello descritto, i quali contribuiscono poi ad aggravare lo stato di forte crisi economica che ha investito, negli ultimi tempi, il Paese;
singolare è il caso verificatosi nel comune di Brentonico dove nell'imposta relativa alla tariffa igienica ambientale sono state inserite alcuni voci a fronte delle quali il comune non ha mai corrisposto il servizio -:
se il Governo intenda, nell'ambito delle proprie competenze e anche in veste di azionista, svolgere opportuni controlli sulle attività svolte dall'impresa esercente il servizio di fornitura del gas, al fine di poter apprendere quali siano le eventuali responsabilità dell'impresa stessa in merito alla vicenda descritta in premessa;
quali misure intenda adottare presso ENEL SpA, affinché la società provveda, in

tempi brevi, ad un ricalcolo del conguaglio ed un eventuale rimborso nei confronti dei contribuenti danneggiati.
(4-02263)

GREGORIO FONTANA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
in data 16 dicembre 2008, il Consiglio della Regione Puglia ha approvato la legge regionale n. 44 del 2008, pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regione Puglia n. 200 del 23 dicembre 2008, recante «Norme a tutela dell'ambiente e del territorio: limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani», con cui ha fissato valori limite per le emissioni nell'atmosfera della policlorodibenzodiossina e dei policlorodibenzofurani derivanti dai cicli produttivi dell'industria del ferro e dell'acciaio riferiti, in particolare, allo stabilimento ILVA di Taranto;
tale legge regionale ha cambiato il criterio stabilito dal decreto legislativo n. 152 del 2006 per la determinazione dei limiti di emissione riferendosi a soli 17 cogeneri tossici espressi in TEQ (fattori di tossicità equivalente), piuttosto che ai 210 cogeneri come previsto alla classe I, tabella A2, punto 1.2, parte II, allegato I alla parte V del decreto legislativo n. 152/06; la stessa legge regionale ha stabilito in 2,5 ng TEQ/Nm3, a partire dal 1o aprile 2009, ed in 0,4 ng TEQ/Nm3, a partire dal 31 dicembre 2010, i limiti massimi di emissione indicando tali determinazioni come attuative di norme comunitarie e del protocollo di Aarhus ratificato dallo Stato italiano con legge 6 marzo 2006, n. 125, il che a parere dell'interrogante non è vero;
l'allegato I del decreto legislativo n. 152/06 fissa il limite emissivo pari a 0,01 mg/Nm3 (corrispondente a 10.000 ng/Nm3), determinato dal legislatore nazionale sulla base di idonei pareri dei competenti organi tecnici nazionali e per tutti i 210 cogeneri, che risulta essere uno tra i più rigorosi e tutelanti nell'ambito dell'Unione Europea;
non vi è alcuna situazione di effettivo allarme sanitario ed ambientale locale riconducibile alla responsabilità dell'unico operatore cui la legge è diretta - la società ILVA - che giustifichi l'iniziativa della Regione Puglia, dal momento che le tre specifiche campagne di rilevamento condotte nel 2007/2008 dall'Arpa Puglia hanno evidenziato il rispetto da parte dello stabilimento ILVA di Taranto dei limiti emissivi di legge vigenti per la diossina ed i furani, come dimostra la stessa iniziativa legislativa regionale di elevare notevolmente detti limiti per mettere «fuori legge» lo stesso operatore economico;
i casi di inquinamento da diossina rilevati nei terreni (e non nell'aria) dell'area di Taranto sono riconducibili a contaminazioni pregresse di alcuni siti limitrofi allo stabilimento siderurgico della società ILVA (come l'area del fallimento della società Matra, fortemente inquinata proprio da diossina, la discarica abusiva di S. Teresa in cui sono stati inceneriti rifiuti a cielo aperto e l'impianto di incenerimento rifiuti del Comune di Taranto che, per anni, ha funzionato senza post-combustore producendo diossina);
a parere dell'interrogante la legge della Regione Puglia n. 44/08 introduce inopinatamente nei confronti della società ILVA, il più importante operatore siderurgico nazionale, misure discriminanti ed arbitrarie, a differenza di quanto avviene verso gli altri concorrenti europei, tali da determinare una distorsione della concorrenza e del mercato in palese violazione del Trattato e della normativa comunitaria e senza che tali misure siano obiettivamente giustificate e motivate da comprovate ragioni riconducibili effettivamente allo stesso operatore -:
se il Governo abbia valutato i rilevanti effetti distorsivi della concorrenza e del mercato che la legge della Regione Puglia n. 44/08 introduce in danno del più importante operatore economico nazionale del settore siderurgico ed a vantaggio dei concorrenti degli altri Stati dell'Unione

Europea nell'attuale sfavorevole congiuntura economica e se ritenga che tale legge sia compatibile con le norme del Trattato, con la normativa comunitaria e con gli obblighi che ne derivano per lo Stato italiano, oltre che con la legislazione nazionale e, dunque, se, anche per tali motivazioni, il Governo non intenda sollevare, ai sensi della legge n. 87/1953 ed entro il termine di scadenza del 21 febbraio 2009, questione di costituzionalità o, qualora sussistano i presupposti, conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale;
se il Governo, considerando che le problematiche per l'emergenza ambientale in Puglia sono da tempo delegate in capo al Commissario straordinario nella persona del Presidente della Regione Puglia, non ritenga di chiedere conto delle iniziative da questi assunte anche per contrastare sul territorio fenomeni di inquinamento abusivi e generalizzati che non possono essere posti a carico di operatori economici di grande rilievo sotto il profilo occupazionale che, chiaramente, non ne sono responsabili;
se il Governo, considerato l'evidente e non motivato pregiudizio nei confronti di un singolo operatore privato che traspare dalla legge regionale in questione, tanto da poter essere qualificata come «legge ad personam», e l'evidenziarsi di un contesto locale che non consente di valutare obiettivamente la situazione, non ritenga di affidare ad organi tecnici nazionali, meno condizionabili da pressioni locali, lo svolgimento di una campagna di analisi sulla effettiva situazione ambientale a Taranto e sulle sue cause.
(4-02264)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Realacci e altri n. 1-00110, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gozi.

Ritiro di una firma da una mozione.

Mozione Boniver e altri n. 1-00086, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008: è stata ritirata la firma del deputato Gozi.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Paolo Russo n. 4-00533 del 3 luglio 2008 interrogazione a risposta orale n. 3-00358;
interpellanza Garagnani n. 2-00135 del 24 settembre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02251;
interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-01564 del 7 novembre 2008 interrogazione a risposta orale n. 3-00357.