XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 4 febbraio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 31 MARZO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
con un'intervista apparsa sul quotidiano La Repubblica, di venerdì 30 gennaio 2009, Francesco Pazienza, ex braccio destro del generale Giuseppe Santovito, dichiara che il depistaggio del treno Taranto-Milano del gennaio 1981, fu opera del Sismi per non far emergere la verità della bomba alla stazione di Bologna;
sempre il Pazienza afferma che il depistaggio fu necessario per non coinvolgere la Libia, che in quel momento storico avrebbe voluto dire tragedia per due delle maggiori aziende italiane, Fiat ed Eni;
lo stesso Pazienza afferma che la notizia la ebbe dall'allora prefetto di Bologna, Domenico Sica, già sostituto procuratore della Repubblica di Roma;
in base a quanto riportato da notizie di stampa secondo Pazienza ci sarebbe una interrogazione parlamentare, presentata da Giovanni Spadolini il 4 agosto del 1980 - due giorni dopo la strage di Bologna - in cui si attribuiva la matrice dell'attentato ad origini straniere mediorientali;
le dichiarazione di Pazienza sono gravissime e meritano un immediato e approfondito riscontro per far luce su uno dei crimini più efferati della storia repubblicana;
quanto emerge dall'intervista dell'ex-agente dei servizi coincide inequivocabilmente, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, con i documenti e i fatti riprodotti nella relazione conclusiva della Commissione Bicamerale Mitrokyn nel capitolo riguardante la strage del 2 agosto 1980,

impegna il Governo

ad attivarsi affinché venga rimosso il segreto di Stato sui rapporti che l'Italia aveva, all'epoca, con le fazioni più estreme del terrorismo mediorientale, così da dissolvere le zone d'ombra che hanno suscitato perplessità crescenti nell'opinione pubblica intorno all'accertamento della verità sulla strage.
(1-00105)
«Biava, Moffa, Bellotti, Beccalossi, Saglia, Perina, Nola, Saltamartini, Proietti Cosimi, Raisi, Catanoso, Patarino, Scapagnini, Castellani, Landolfi, Corsaro, Laffranco, Bianconi, Frassinetti, Ghiglia, Tommaso Foti, Aracri, Ascierto, Zacchera, Piso, Bernini Bovicelli, Lo Presti, Sbai, Mussolini, Minasso, Sammarco, De Corato, Bernardini, Zamparutti, Mecacci, De Angelis, Rampelli, Lamorte».

La Camera,
premesso che:
il Ministro dell'interno ha recentemente affermato che ci sono dei dati molto concreti che evidenziano uno stretto rapporto tra la scomparsa di bambini immigrati dai diversi centri di accoglienza e il traffico d'organi legato alla chirurgia dei trapianti;
la normativa italiana in materia di trapianti è tra le più avanzate e garantiste del mondo e prevede una serie di norme costantemente aggiornate nel tempo, anche per quanto attiene ai trapianti che coinvolgono norme di tipo internazionale;
in Italia dal 1999 è stato attivato il sistema informativo del Centro nazionale trapianti (CNT), che regola la donazione e il trapianto degli organi e ha il compito di armonizzare le attività degli ospedali, l'emissione di regole comuni e condivise, la verifica del processo di donazione e trapianto, il controllo della qualità dei per

corsi ospedalieri, il miglioramento della trasparenza e dell'informazione nei confronti del cittadino. Il Centro nazionale trapianti, organo tecnico del Ministero della salute, promuove e coordina e indirizza l'attività di donazione e trapianto di organi e tessuti a livello nazionale attraverso l'emanazione di linee guida e protocolli. Con la consapevolezza che le tecnologie informatiche possono fare molto in un settore in cui la condivisione delle informazioni e soprattutto la velocità della comunicazione sono decisive, il sistema informativo del CNT ha obiettivi molto precisi:
a) registrare e raccogliere le dichiarazioni di volontà di donazione di organi e tessuti da parte dei cittadini;
b) raccogliere in modo automatico tutti i dati sull'attività di prelievo e trapianto svolta dalle strutture distribuite sul territorio (rianimazioni degli ospedali, centri trapianto coordinati a livello regionale e interregionale);
c) mettere in collegamento domanda e disponibilità di organi (raccolta delle liste di attesa standard, gestione liste di attesa delle urgenze, gestione programmi di trapianto a valenza nazionale, gestione del registro trapianti da vivente);
d) permettere la condivisione di informazioni tra tutti i soggetti del «sistema trapianti» e la loro cooperazione a livello regionale, nazionale e internazionale;
i soggetti attualmente coinvolti nell'utilizzo del Sistema informativo trapianti sono: il Ministero della salute, il Centro nazionale trapianti, 3 centri di coordinamento interregionale, 23 centri di coordinamento regionali, 197 ASL;
in Italia il coordinamento delle attività di donazione, prelievo e trapianto è articolato su quattro livelli: locale (Asl, centri trapianto), regionale, interregionale (centri regionali ed interregionali di riferimento per i trapianti) e nazionale (Centro nazionale trapianti);
il coordinamento locale si avvale di medici esperti nel processo di identificazione del potenziale donatore, con il compito di seguire le fasi del processo di donazione tra cui il rapporto con le famiglie dei donatori, l'espletamento di tutte le procedure connesse al prelievo e la trasmissione al centro regionale dei dati relativi ai potenziali donatori, e di promuovere sul territorio le iniziative di informazione;
il coordinamento regionale trapianti coordina le attività di raccolta e di trasmissione dei dati delle persone in attesa di trapianto, l'attività di prelievo e i rapporti con le rianimazioni del territorio, controlla l'esecuzione dei test immunologici per il trapianto, procede all'assegnazione degli organi, cura i rapporti con il centro interregionale di riferimento, con le autorità sanitarie regionali e con le associazioni di volontariato;
è il coordinamento interregionale che si avvale delle tre organizzazioni interregionali attualmente esistenti, che con la loro attività coprono l'intero territorio nazionale: nitp, airt, ocst;
ogni fase è quindi accompagnata da strutture che fanno capo al Centro Nazionale/trapianti nonché al Ministero della salute;
le attività di prelievo e di trapianto, interessano un grande numero di specialisti che cooperano e formano dando vita ad un processo articolato e complesso nel quale sono coinvolte diverse strutture e competenze. Per cui prima di giungere al trapianto, si passa attraverso fasi diverse, tutte essenziali per il buon esito dell'intervento e tutte controllate dal CNT attraverso le sue articolazioni:
a) diagnosi e cura dei riceventi in attesa;
b) gestione delle liste d'attesa secondo criteri condivisi e trasparenti;
c) diagnosi e cura del futuro donatore in rianimazione e accertamento collegiale della morte;

d) prelievo degli organi nell'ospedale che ha trattato il donatore;
e) individuazione dei riceventi dalla lista d'attesa e loro preparazione al trapianto;
f) analisi, conservazione, trasporto e distribuzione degli organi;
g) trapianto dei singoli organi;
h) cura post-operatoria dei trapiantati e loro riabilitazione;
due sono i soggetti che nel processo di trapianto hanno un ruolo prioritario: il donatore e i riceventi e si procederà al prelievo solo dopo che un'apposita commissione di tre medici, neurologo, rianimatore e medico legale, avrà accertato la morte effettiva. Solo a questo punto il potenziale donatore verrà segnalato al centro di riferimento dei trapianti che si occupa di effettuare ulteriori analisi, dopo avere ricevuto campioni di sangue e tessuto linfatico. Solo dopo aver effettuato i debiti controlli il centro si preoccupa d'informare i vari «trapiantatori» sulla disponibilità degli organi da trapiantare e con loro individua a chi debba essere data la priorità tra i riceventi in lista d'attesa;
per eseguire i trapianti l'ospedale ha bisogno di un'autorizzazione del Ministero della salute sia per effettuare il trapianto sia nella fase operatoria; esso necessita di strutture ben organizzate e all'avanguardia, perché l'intervento va fatto velocemente da parte di un'organizzazione efficiente e preparata, dal momento che gli organi una volta prelevati deperiscono in fretta; e ciò anche nella successiva fase, di riabilitazione che rappresenta un elemento essenziale per la piena riuscita dell'intervento;
nel 2008 sono stati segnalati: 2273 donatori, 2817 trapianti, di cui 129 da vivente, nel 2009 sono stati segnalati: 128 donatori, 111 trapianti di cui 1 da vivente, ad oggi sono 10278 le persone in lista d'attesa e 86279 i cittadini che si sono registrati presso le ASL per dare il loro consenso alla donazione d'organi,

impegna il Governo:

ad assumere tutte le misure atte a garantire ai minori presenti nei Centri di accoglienza non solo tutte le condizioni indispensabili alla loro qualità di vita, così come sono previste dalla Carta dei diritti dei minori, ma anche e prima di tutto la sicurezza personale che consenta di escludere a priori che i minori presenti nei centri di accoglienza possano essere sottratti alla necessaria vigilanza per qualsiasi tipo di sfruttamento, tra cui quello denunciato dal Ministro appare come il più disumano e il più indegno della cultura e della tradizione italiana;
ad evitare che questa oggettiva frammentazione della rete di sicurezza che circonda i bambini nei Centri si risolva in una sorta di schedatura in cui la privacy dei bambini viene violata per coprire una istanza di sicurezza che potrebbe e dovrebbe essere gestita in modo diverso;
a garantire che i Centri di Trapianti operino sempre e solo in conformità della normativa vigente, avendo sempre perfettamente sotto controllo la tracciabilità di tutti gli organi impiantati;
a potenziare la campagna per la donazione degli organi in Italia, chiarendo una volta per tutte che il prelievo degli organi avviene solo in presenza di certa e documentata diagnosi di morte cerebrale, in cui sono coinvolti tutti e solo gli esperti delle diverse aree previste dalla legge, sia a livello medico che a livello di tecnici di neuro-fisio-patologia;
ad adottare iniziative per prevedere che i pazienti che abbiano subito un intervento di trapianto all'estero siano muniti di una documentazione clinica che garantisca che le modalità di intervento sono avvenute nel pieno rispetto dei diritti umani: di quelli del donatore e di quelli del ricevente;
a coinvolgere in occasione del prossimo G8, nella sezione che più specificamente si occuperà dei grandi temi della salute, tutti i Capi di Governo perché si

impegnino a stroncare qualsiasi tipo di traffico d'organi, offrendo ai potenziali donatori concrete ed effettive alternative per affrontare la loro povertà e denunciando qualsiasi clinica o ospedale che si presti a questo infame mercato umano.
(1-00106)
«Binetti, Bossa, Grassi, Berretta, Pedoto, Servodio, Mosella, Calgaro, Enzo Carra, Marco Carra, Bobba, Livia Turco, Narducci, Farinone, Corsini, Lenzi, Concia, Cavallaro, Letta, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Garofani, Boccuzzi, Causi, Mura, De Pasquale, De Torre, D'Incecco, Mosca, Murer, Migliavacca, Coscia, Sbrollini, Calearo Ciman».

La Camera,
premesso che:
va riconosciuta l'urgenza di riforma della disciplina del trasporto aereo con particolare riguardo alle materie della tutela della concorrenza, della sicurezza, dell'ordinamento civile e dell'organizzazione amministrativa centrale;
l'aumento del numero di vettori nazionali ed internazionali accresce l'importanza del ruolo dell'Ente nazionale aviazione civile (ENAC) nell'ambito delle funzioni ispettive e di controllo e certificazione;
è necessaria una normativa che tuteli gli utenti consumatori del servizio del trasporto aereo con particolare attenzione al rispetto delle condizioni contrattuali, alla qualità del servizio, alle carte dei servizi adottate dai singoli erogatori del servizio di trasporto aereo;
appare non rinviabile la predisposizione di un piano nazionale degli aeroporti mirato a garantire un ordinato e coordinato sviluppo del sistema aeroportuale ed un riordino dei criteri per la classificazione degli aeroporti e dei sistemi aeroportuali nazionali;
occorre assicurare la concorrenza, la trasparenza del mercato e la tutela degli utenti consumatori, ivi compresi quelli diretti a garantire un'equa e non discriminatoria assegnazione degli slot, anche ai fini di una efficiente gestione degli stessi, ad un soggetto indipendente dagli interessi regolati e operante con meccanismo di autofinanziamento a carico del mercato;
si sottolinea l'importanza strategica di un miglioramento dell'efficienza della gestione dello spazio aereo;
la diffusione di operatori low cost che propongono, soprattutto attraverso sistemi innovativi, una vasta offerta di voli rende necessaria la previsione di interventi regolamentari volti ad accrescere la qualità dei servizi resi all'utenza, prevedendo la certificazione di qualità,

impegna il Governo:

ad adottare, nel rispetto delle prerogative costituzionali delle Regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, ed in coordinamento con la normativa comunitaria ed internazionale, iniziative di riforma della disciplina del trasporto aereo, delle relative disposizioni contenute nel codice della navigazione e dell'ulteriore normativa di settore, con particolare riguardo alle materie della tutela della concorrenza, della sicurezza, dell'ordinamento civile e dell'organizzazione amministrativa centrale;
ad assumere ogni iniziativa utile al potenziamento dei poteri di indirizzo, vigilanza e controllo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel settore dell'aviazione civile;
ad adottare misure volte al riordino dell'assetto ordinamentale, amministrativo ed organizzativo dell'Ente nazionale aviazione civile (ENAC), al potenziamento delle funzioni ispettive, di regolazione tecnica, di controllo e certificazione già previste ed attribuite all'ENAC dal decreto legislativo del 25 luglio 1997 numero 205 e dal decreto del Ministero della funzione pubblica del 3 giugno 1999;

ad assicurare l'indipendenza dell'ENAC dagli interessi regolati nonché l'effettività e l'incisività della sua azione, anche a tutela della qualità dei servizi di trasporto aereo resi all'utenza, ai sensi dell'articolo 783 del codice della navigazione;
ad assumere ogni iniziativa utile alla ridefinizione delle modalità di esercizio del potere sanzionatorio dell'ENAC, da esercitare nel rispetto di procedure di garanzia e di previa contestazione degli addebiti con attribuzione di rilevanza alle condotte poste in essere in violazione dei diritti del passeggero e/o alla sistematica elusione delle disposizioni relative alla qualità del servizio di trasporto aereo ed alla tutela del consumatore;
ad adottare misure volte a garantire gli utenti consumatori del servizio del trasporto aereo da eventuali inadempienze degli erogatori del servizio di trasporto aereo, rispetto alle obbligazioni nascenti dalla violazione delle disposizioni relative alla qualità del servizio di trasporto aereo ed alla tutela del consumatore, stabilite dal Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 febbraio 2004, n. 261 del 2004 e successive modifiche ed integrazioni, nonché dalle altre norme legislative statali e comunitarie vigenti, dagli atti di regolamentazione adottati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ovvero dall'ENAC, dalle condizioni contrattuali e dalle carte dei servizi adottate dai singoli erogatori del servizio di trasporto aereo relative alla qualità del servizio;
ad introdurre la regolamentazione di un meccanismo di soluzione non giurisdizionale delle controversie che possano insorgere fra utenti o categorie di utenti ed un soggetto autorizzato o destinatario di licenze;
a predisporre un piano nazionale degli aeroporti mirato a garantire un ordinato e coordinato sviluppo del sistema aeroportuale nazionale, al fine di garantire una più razionale ed efficace distribuzione dei flussi di traffico aereo;
ad avviare il riordino dei criteri di cui all'articolo 698 del codice della navigazione per la classificazione degli aeroporti e dei sistemi aeroportuali nazionali, tenendo conto della capacità aeroportuale, della specializzazione funzionale e del suo sviluppo compatibile con l'ambiente, delle interconnessioni con altre modalità di trasporto;
a predisporre la revisione della normativa in materia di diritti, tasse, tariffe aeroportuali, corrispettivi, canoni di concessione secondo criteri di efficienza economica e di non discriminazione tariffaria;
ad adottare misure volte a promuovere la concorrenza, la trasparenza del mercato e la tutela degli utenti consumatori, ivi compresi quelli diretti a garantire un'equa e non discriminatoria assegnazione degli slot, anche ai fini di una efficiente gestione degli stessi, ad un soggetto indipendente dagli interessi regolati e operante con meccanismo di autofinanziamento a carico del mercato;
ad assumere ogni iniziativa utile all'individuazione ed attuazione di misure volte al miglioramento dell'efficienza della gestione dello spazio aereo anche attraverso la ridefinizione della natura, del ruolo e dei compiti di Enav Spa;
ad adottare interventi regolamentari volti ad accrescere la qualità dei servizi resi all'utenza, prevedendo la certificazione di qualità e sistemi premiali tariffari.
(1-00107)
«Berretta, Laratta, Grassi, Barbi, Bellanova, Causi, Marco Carra, Trappolino, Gatti, Genovese, Samperi, Siragusa».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 16 della Costituzione sancendo che «Ogni cittadino può circolare ...liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale», salvo deroga imputabile

a motivi di sanità e sicurezza, configura il diritto alla mobilità ponendo conseguentemente in capo allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto ad esso conseguenti;
un sistema di mobilità pubblica moderna ed efficiente rappresenta un obiettivo strategico per la costruzione di politiche tese a promuovere sviluppo sostenibile, strategie di crescita economica e di progresso sociale, migliori condizioni di tutela della salute dei cittadini nell'ottica e nel rispetto degli accordi del protocollo di Kyoto e del programma di riduzione di gas dannosi dell'Unione europea. Il trasporto su rotaia produce infatti il 92 per cento in meno di anidride carbonica rispetto alle automobili e 88 per cento in meno rispetto all'aereo;
secondo i dati resi noti dal CENSIS nel mese di marzo 2008, sono più di 13 milioni i pendolari in Italia (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone. Secondo l'indagine ISTAT il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, cioè più di 1,9 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
l'offerta di servizi per i pendolari è basata essenzialmente sul trasporto pubblico regionale su ferro, finanziato dalle regioni, e dall'interazione con i treni intercity che, sulle lunghe percorrenze di carattere interregionale, rappresentano, per altro, l'unico mezzo disponibile presso molte stazioni capoluogo di provincia o con un bacino di area vasta anch'esso interregionale;
il servizio intercity utilizzato ormai quasi esclusivamente dai pendolari su tratte interregionali più brevi rispetto all'effettiva più lunga percorrenza di tali treni rimane quindi escluso dalla copertura finanziaria del trasporto universale a carattere regionale e dai vantaggi competitivi dell'alta velocità pur assumendo un carattere insostituibile dal punto di vista della mobilità dei pendolari tra più regioni ed insieme una valenza sociale identica a quella del suddetto trasporto universale;
secondo una indagine svolta, nei mesi scorsi, dalle associazioni dei consumatori, a fronte di una crescita esponenziale delle tariffe i treni intercity impiegano maggior tempo, rispetto a 20 anni fa, per compiere le medesime tratte. Nello specifico per percorrere il tragitto Roma-Milano nel 1987 erano necessarie 5 ore e 5 minuti mentre ora ne occorrono mediamente 5 ore e 56 minuti; nel tratto Torino-Milano siamo passati da 1 ora e 35 minuti del 1985 agli attuali 1 ora e 47 minuti; nel tratto Roma-Napoli siamo passati da 1 ora e 50 minuti a 2 ore e 40;
dal 1o febbraio 2009 è scattato l'aumento dei prezzi per i treni su tratte interregionali: il biglietto ha registrato un rincaro del 6 per cento mentre gli abbonamenti sono stati interessati da una crescita del 10 per cento. Gli aumenti riguardano i biglietti e gli abbonamenti relativi a viaggi su treni regionali con partenza e arrivo da regioni diverse;
secondo una indagine di Legambiente è emerso che il 30 per cento dei treni utilizzati dai pendolari sul territorio nazionale arriva in ritardo;
si sono costituiti numerosi comitati spontanei di pendolari su tutto il territorio nazionale. Si tratta in particolar modo di utenti che usufruiscono prevalentemente e quotidianamente del servizio intercity;
si sono poi moltiplicate, negli ultimi anni, le denunce di associazioni di consumatori, comitati di pendolari e singoli utenti sulle fatiscenti condizioni igieniche dei vagoni. Una situazione riconosciuta da Trenitalia che, nel mese di giugno 2008, ha annunciato di aver stanziato 73 milioni di euro per individuare, attraverso gare europee, nuove imprese di pulizia a cui affidare i servizi;
nei mesi scorsi Trenitalia ha provveduto al taglio di numerosi treni intercity ed eurocity su tutto il territorio nazionale.

I tagli hanno causato di fatto gravi disagi e disservizi nei confronti soprattutto degli utenti pendolari;
grazie all'iniziativa degli enti locali, delle regioni e dei parlamentari, Trenitalia, d'intesa con le regioni interessate, ha reintegrato parte dell'offerta sostituendo ai treni soppressi nuovi servizi intercity su tratte interregionali più brevi;
nel 2009 si sono prodotti ulteriori disagi per i viaggiatori dal momento che il servizio utilizzato dai pendolari, con l'effettiva introduzione delle linee e dei treni ad alta capacità in particolar modo sulla direttrice nord-sud Milano-Napoli di Trenitalia, è stato spostato dalle linee «veloci» a quelle «lente». È entrato a regime infatti un modello duale di trasporto ferroviario: l'alta velocità per i treni Eurostar e quella bassa, che riguarderà essenzialmente i pendolari con il trasporto regionale che, per le ragioni suddette non può ricomprendere tutti i bisogni di trasporto universale;
con l'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, legato all'introduzione dell'alta capacità la qualità del servizio intercity ha continuato a peggiorare in tutte le regioni d'Italia come testimoniano le interrogazioni di parlamentari in materia e le iniziative di protesta sostenute da numerosi enti locali;
la frequenza dei treni ad alta capacità che ha riscosso molto apprezzamento nella clientela e che rappresenta un fattore di modernizzazione nella mobilità del paese presenta comunque anche elementi di forte criticità che, a causa dell'inadeguatezza infrastrutturale delle ferrovie italiane, stanno creando ulteriori disagi al trasporto locale. In molte tratte è infatti impossibile garantire anche il transito degli intercity, soprattutto nelle tratte orarie di maggiore affluenza, con la conseguenza che dovranno essere spostate sulle linee lente a loro volta già sature per la presenza dei treni regionali;
tale «declassamento infrastrutturale» ha causato inevitabilmente ulteriori disagi o tagli ai servizi per i pendolari. A partire da una riduzione dell'offerta e da un ulteriore allungamento dei tempi di percorrenza che in alcuno tratte strategi che saranno raddoppiati riportando di fatto la frequenza del servizio agli anni '30 del secolo scorso;
secondo quanto reso noto dalle associazioni sindacali del settore, con l'avvio dell'alta velocità sono stati infatti penalizzati moltissimi servizi per i viaggiatori dei treni regionali, che sono l'80 per cento del totale e svantaggiati i pendolari che rappresentano il 90 per cento dell'utenza di chi utilizza frequentemente il treno come mezzo di trasporto;
la carenza infrastrutturale ferroviaria nazionale è allarmante: circa il 57 per cento delle ferrovie italiane è a binario unico (9.282 su 16335 chilometri complessivi);
il 23 ottobre 2007 è entrata in vigore la direttiva 2007/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/440/CEE del Consiglio relativa allo sviluppo delle ferrovie comunitarie e la direttiva 2001/14/CE relativa alla ripartizione della capacità di infrastruttura ferroviaria e all'imposizione dei diritti per l'utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria;
la finalità di tale direttiva è «l'apertura del mercato dei servizi ferroviari internazionali di trasporto passeggeri all'interno della Comunità» attraverso la promozione di iniziative volte ad incentivare la concorrenza fra le imprese ferroviarie a partire dal «diritto di accesso alle infrastrutture»;
l'articolo 3 della direttiva sopracitata dispone che gli Stati membri devono provvederne al recepimento entro il 4 giugno 2009;
fino ad oggi, a meno di 5 mesi dalla data ultima per recepimento della direttiva 2007/58/CE, il Governo non ha ancora predisposto le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative per conformarsi alla citata direttiva;

nel mese di luglio 2009 una nuova compagnia privata di treni (NTV) ha annunciato che dal 2011 inaugurerà il trasporto viaggiatori sulla tratta ad alta velocità;
a circa 3 anni dalla entrata in servizio della compagnia privata si registrano già alcune problematiche relative alla reale sostenibilità delle attuali infrastrutture ferroviarie che sembrano oggi insufficienti per poter programmare efficacemente la presenza di più gestori nel trasporto pubblico;
alla luce della attuale carente situazione infrastrutturale ferroviaria nazionale, incapace di sostenere contemporaneamente una concorrenza efficace sulla linea ad alta velocità e l'erogazione di un servizio accettabile per i pendolari, riveste una importanza cruciale l'ammodernamento e il potenziamento di gran parte delle linee nazionali a partire dalla direttrice Firenze-Roma (che presenta ad oggi soltanto due binari, uno per direzione di marcia);
nello scorse settimane l'Autorità per la tutela del mercato e della concorrenza ha avviato infatti una istruttoria nei confronti di Fs e Rfi per ipotesi di abuso di posizione dominante. Secondo l'authority, sul mercato nazionale dell'accesso alle infrastrutture ferroviarie necessarie allo svolgimento dei servizi di trasporto, e sul mercato nazionale del trasporto ferroviario di passeggeri, con particolare riferimento al trasporto ad alta velocità, l'atteggiamento del gruppo Ferrovie dello Stato, per il tramite delle controllate Rfi Rete Ferroviaria italiana Spa e Trenitalia Spa, potrebbe configurare un abuso di posizione dominante, in violazione delle norme europee;
il 14 marzo 2008 è stato sottoscritto un accordo tra il Ministro dei trasporti e l'amministratore delegato di Trenitalia Spa. Tale accordo ha individuato un perimetro di servizi di trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza mantenuti in esercizio (caratterizzati da risultati economici negativi) a fronte dello stanziamento di 104 milioni di euro disposto dalla legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, comma 252, della legge 24 dicembre 2007, n. 244);
la legge finanziaria per il 2009 prevede una riduzione del 32,5 per cento delle risorse inizialmente previste per le Ferrovie dello Stato che passano da 3500 milioni di euro a 2363 milioni di euro;
un servizio di trasporto pubblico su rotaia efficace ed efficiente è un volano insostituibile per promuovere modelli di sviluppo di comunità locali decentrate. La mancanza di infrastrutture viarie capaci di supportare le necessità dei pendolari rappresenta infatti anche un elemento di disgregazione che rischia di compromettere l'equilibrio, le opportunità di crescita e lo sviluppo socio-economico di moltissime realtà di piccole o medie dimensioni: centri che testimoniano e valorizzano la varietà di ricchezze culturali, ambientali e territoriali del nostro Paese,

impegna il Governo:

a recepire in tempi brevi la direttiva comunitaria 2007/58/CE al fine di promuoverne i princìpi e le finalità espresse realizzando una effettiva concorrenza nel trasporto pubblico ferroviario;
a riconoscere un contributo quindicennale al gruppo Ferrovie dello Stato Spa, dell'importo di 50 milioni di euro annui, finalizzato all'acquisto di nuovi veicoli ferroviari per realizzare una migliore correlazione tra lo sviluppo economico, l'assetto territoriale e l'organizzazione dei trasporti, favorendo il riequilibrio modale degli spostamenti quotidiani in favore del trasporto ferroviario;
a destinare un centesimo di euro di accisa di benzina e benzina senza piombo, olio da gas o gasolio usato come carburante, gas di petroli liquefatti usati come carburante, per l'acquisto di nuovi treni per i pendolari e per il servizio pubblico locale;
a promuovere in tempi brevi tutti gli atti normativi necessari per estendere il

servizio universale, allo stato ricompreso solo all'interno dei confini regionali, anche alle percorrenze interregionali utilizzate quotidianamente dai pendolari, affidando la programmazione dei servizi alle intese tra le regioni interessate e affidando alle stesse le risorse necessarie per la copertura del disavanzo di esercizio che si dovesse verificare;
ad intervenire presso la società Trenitalia, in concorso con le Regioni interessate, per rimodulare l'offerta intercity che risulterà residuale rispetto alla quota che verrà ricompresa nel servizio universale al fine di verificarne la validità commerciale e di affidare la copertura dei costi di esercizio ai ricavi della bigliettazione;
ad intervenire presso la società Rfi affinché lo Stato si riservi una quota di tracce sulle linee veloci per consentire la percorrenza dei treni intercity che verranno ricompresi sia nella nuova tipologia di servizio universale risultante dalle intese tra le regioni interessate che quelli inseriti nella programmazione in virtù della loro validità commerciale;
ad intervenire presso la società Trenitalia al fine di garantire la piena compatibilità degli orari fra le due tipologie di servizio, ovvero quello pendolare e l'alta capacità, nonché l'integrazione del biglietto e dell'abbonamento;
a reperire ulteriori risorse da destinare ai servizi ferroviari regionali in modo da assicurare la copertura del servizio anche per tutto il 2009 a livello di quello espletato nel corso del 2008 nonché per l'acquisto di nuovo materiale rotabile destinato al servizio universale;
a redigere, in tempi brevi, uno studio di fattibilità propedeutico alla realizzazione di nuove stazioni ferroviarie «in linea» in prossimità della linea di alta velocità ed in corrispondenza della più vantaggiosa intersezione tra la stessa ed il territorio di ciascuna provincia che ne viene attraversata, per garantire, ai sensi dell'articolo 16 della Costituzione, pari opportunità di accesso a tutti i cittadini italiani ai vantaggi del trasporto ferroviario di alta velocità.
(1-00108)
«Ceccuzzi, Trappolino, Velo, Cenni, Nannicini, Cavallaro, Sani, Quartiani, Mattesini, Gatti, Bocci».

La Camera,
premesso che:
in data 2 febbraio 2009, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inviato una sua segnalazione (AS496) al Parlamento, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, alla Banca d'Italia e alla Consob in merito alla governance degli istituti di credito e delle assicurazioni del nostro Paese, anche alla luce dell'indagine conoscitiva (IC36) «La corporate governance di banche e assicurazioni», conclusa dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato in data 23 dicembre 2008;
nell'attuale fase di crisi del settore finanziario, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato condivide che priorità improrogabile del Governo e di tutte le istituzioni sia quella di predisporre misure che portino a risolvere la crisi, riducano al minimo gli effetti di quest'ultima sull'economia reale e ripristinino la fiducia nel corretto funzionamento dei mercati finanziari, ma nel contempo ritiene che la crisi in corso - diversamente da quanto da più parti sostenuto - richieda interventi in grado di affrontare alcune distorsioni del mercato e del settore del credito, così da assicurare nel futuro il recupero della reputazione collettiva e individuale del sistema bancario, oggi fortemente compromessa e causa della sfiducia diffusa sia dal lato della domanda - risparmiatori/investitori - sia dal lato dell'offerta a livello di sistema interbancario;

la capacità di rinnovamento non può che partire dall'affrontare temi solo apparentemente poco urgenti, ed invece centrali, come gli assetti di governance che presentano diversi profili critici:
a) l'ampia diffusione di legami azionari e personali fra concorrenti, soprattutto laddove creano nuclei stabili e intrecci non chiari tra soggetti finanziati e soggetti finanziatori;
b) la scarsa trasparenza nell'operato di alcuni centrali azionisti (si veda il ruolo essenziale ma non sempre chiaro delle fondazioni);
c) il mancato adeguamento della normativa sulle banche cooperative - in specie delle banche popolari quotate - la cui operatività concreta è oramai largamente assimilabile alle società per azioni;
questi profili critici erano stati più volti segnalati dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, in particolare:
a) in seguito alle indagini conoscitive IC32 (gennaio 2006), riguardante i prezzi alla clientela dei servizi bancari, e IC25 (novembre 2004), relativa agli ostacoli alla mobilità della clientela nell'ambito dei servizi di intermediazione finanziaria;
b) con la segnalazione del 28 maggio 2007 (Ostacoli allo sviluppo concorrenziale dei mercati dei servizi bancari per la clientela retail);
c) con frequenti audizioni parlamentari, tra le quali si ricordano quelle del 10 ottobre 2006 sull'attuazione della legge n. 262 del 2005, recante «disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari», e del 10 luglio 2007, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'evoluzione del sistema creditizio italiano;
nonostante le anomalie del sistema evidenziate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, l'autoregolamentazione collettiva e individuale non ha trovato rapidamente la forza di una spontanea reazione, sia pure a livello di intento, e poiché è mancata tale reazione spontanea del sistema finanziario, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato chiede ora che il progettato intervento pubblico a sostegno delle banche sia inserito in un quadro di misure finalizzate a eliminare i conflitti di ruolo, a riformare assetti di governance ormai superati, a garantire la nozione di indipendenza e a introdurre maggiore trasparenza nel ruolo degli azionisti;
in base ai cosiddetti «decreti anticrisi» recentemente emanati (decreti-legge n. 155, 157 e 185 del 2008), sono stati predisposti una pluralità di strumenti volti a iniettare, in presenza di specifici presupposti, capitale pubblico nelle banche:
a) l'entrata dello Stato nel capitale di banche in crisi attraverso la sottoscrizione o prestazione di garanzie per gli aumenti di capitale;
b) la prestazione di garanzie da parte dello Stato a passività delle banche;
c) le forme di finanziamento da parte della Banca d'Italia (cosiddetta emergency liquidity assistance);
d) la sottoscrizione da parte dello Stato di obbligazioni speciali bancarie convertibili, in talune circostanze, in azioni ordinarie;
i cosiddetti «decreti anticrisi» che introducono questi strumenti necessitano poi di successiva attuazione per il tramite di decreti del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché della specifica applicazione caso per caso, anche sulla base di protocolli da stipulare con le banche interessate. Parrebbe, dunque, opportuno - secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato - che l'intervento pubblico sia inserito, alla luce della specifica realtà italiana, nell'ambito di misure volte a realizzare radicali cambiamenti nella governance e non solo;
per quanto concerne la governance degli istituti di credito l'Autorità garante della concorrenza e del mercato propone:
a) di investire la struttura stessa del sistema bancario/finanziario, eliminando i conflitti di ruolo/incarico e garantendo la trasparenza nel ruolo degli azionisti/finanziatori rispetto ai soggetti finanziati;
b) sempre nella prospettiva di rendere chiaro e ridurre il fenomeno dei legami azionari, un intervento regolatorio che riduca la soglia del 2 per cento, oltre la quale devono essere dichiarate le partecipazioni rilevanti;
c) di rivedere radicalmente la normativa sull'amministratore indipendente, che oggi consente il verificarsi di situazioni non limpide, nelle quali il medesimo soggetto assomma cariche diverse in società concorrenti;
occorrono - secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato - interventi normativi sulle fondazioni bancarie:
a) le fondazioni devono rendere chiaro il processo decisionale sulle modalità con le quali esercitano i diritti di voto nelle società partecipate e devono definire i criteri in base ai quali selezionano i candidati da proporre per le cariche degli organi di governo delle società partecipate, anche alla luce dell'esigenza di non candidare soggetti caratterizzati da conflitto di ruoli;

b) è indispensabile che la nomina degli stessi organi di governance delle fondazioni e la gestione del patrimonio siano ispirate a criteri oggettivi e trasparenti. Anche la trasparenza sui criteri di gestione del patrimonio e la completezza informativa rendono auspicabili interventi normativi, eventualmente di settore;
occorre avviare anche una riforma delle banche popolari; i diversi disegni di legge presentati in Parlamento possono costituire un utile punto di partenza per un tempestivo intervento normativo: le banche popolari quotate sono infatti sempre più assimilabili a società per azioni e, quindi, ormai prive di quelle caratteristiche che ne giustificavano la forma assunta e le specificità in termini, ad esempio, di voto capitario, di clausola di gradimento, di limiti al possesso di partecipazioni azionarie e all'uso delle deleghe. Occorre, dunque, un intervento normativo che adegui il regime legale vigente, che rischia di essere solo uno strumento per evitare cambiamenti efficienti negli assetti azionari e di governo societario, alla realtà attuale;
ma l'Autorità garante della concorrenza e del mercato propone anche misure a favore della clientela degli istituti di credito e, in particolare:
a) che gli interventi normativi sulla materia dei mutui immobiliari (rinegoziazione/portabilità) siano attuati in modo da consentire ai clienti di confrontare agevolmente le diverse opzioni e scegliere quella più competitiva in termini di miglior prezzo (vale a dire, in termini di minore tasso applicabile), anche al fine di evitare effetti distorsivi sugli spread;
b) di introdurre un chiaro ed unico indicatore sintetico che riunisca le diverse voci di spesa a carico del cliente che vada in scoperto. La clientela avrebbe un'immediata e chiara percezione del prezzo complessivo dei servizi bancari, necessaria per confrontare tra loro le diverse offerte presenti sul mercato e per rapportare il prezzo rispetto al livello dei tassi individuati come usurari. Occorre un chiarimento legislativo che dia un'indicazione precisa e tassativa dei criteri di calcolo del tasso usurario e interventi regolatori che esplicitino un indicatore sintetico di tutte le voci di spesa a carico dei clienti finali, comprensivo delle commissioni di massimo scoperto. In un'ottica concorrenziale si tratta di una misura che appare necessaria non solo per il cliente/consumatore finale, ma anche per il cliente/piccola e media impresa;
il 25 marzo 2009 è stato sottoscritto dal ministero dell'economia e delle finanze e dall'Associazione bancaria italiana un accordo quadro, che, di fatto, rinvia a forme di autoregolamentazione la soluzione di parte delle criticità segnalate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato,

impegna il Governo:

ad assumere le opportune iniziative, anche legislative, ferme restando le prerogative del Parlamento, superando le carenze dello stesso accordo quadro sottoscritto il 25 marzo 2009 dal ministero dell'economia e delle finanze e dall'Associazione bancaria italiana, al fine del pieno inserimento delle regole suggerite dalla citata segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, relative alla governance degli istituti di credito, all'effettiva portabilità dei mutui immobiliari per la prima casa di abitazione, all'introduzione di un chiaro ed unico indicatore sintetico che riunisca le diverse voci di spesa a carico del cliente che vada in scoperto;

ferme restando le prerogative del Parlamento, ad assumere le opportune iniziative anche legislative, al fine di - secondo le indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato - riformare le fondazioni bancarie e riformare le banche popolari quotate.
(1-00109) (Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Borghesi».

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
l'integrazione degli obiettivi di protezione del suolo e di salvaguardia del territorio nelle politiche di sviluppo suggeriscono di individuare una strategia politica ed operativa rivolta maggiormente alla prevenzione, alla cura del territorio, all'adozione di pratiche di vigilanza attiva e di manutenzione costante del suolo;
opportune iniziative vanno assunte anche ai fini di meglio definire le condizioni minimali in presenza delle quali sia possibile consentire la residenza, con specifico riferimento a quelle aree particolarmente sensibili al rischio idrogeologico;
allo stato attuale, gran parte del territorio nazionale, è soggetto a cicli annuali di eventi eccezionali (allagamenti ed inondazioni, frane e dissesti di varia natura) al cui verificarsi si richiede l'intervento del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, che svolge una funzione meritoria ed essenziale che non merita solo plauso ma concreto sostegno;
detto Dipartimento, tuttavia, si trova costretto, sempre più spesso, ad affrontare situazioni di emergenza con vari livelli di gravità, in assenza di una efficace azione di contrasto e di prevenzione dei fenomeni calamitosi;
la crisi che sta mettendo a dura prova l'economia mondiale, con i suoi inevitabili riflessi anche sull'Italia, suggerisce l'adozione di una politica oculata nell'investimento e nell'utilizzo delle risorse che, tuttavia, non può toccare il Dipartimento della Protezione Civile, come, invece, evidenziato dal Sottosegretario Bertolaso nella seduta della Commissione Ambiente del 19 dicembre 2008;
appare pertanto necessario che il Governo individui e renda disponibili adeguate risorse economiche per l'ordinario e lo straordinario funzionamento del sistema della Protezione Civile, soprattutto in ragione di quanto riferito dal Sottosegretario Bertolaso nella seduta della Commissione Ambiente del 19 dicembre 2008;
non si può rimanere insensibili rispetto ai tagli disposti dal decreto-legge n. 112/2008, convertito in legge con modificazioni dalla legge n. 133/2008, che riducono le risorse a disposizione della Protezione Civile del 30 per cento nel 2009, del 50 per cento nel 2010 e del 70 per cento nel 2011. A ciò si aggiunge il mancato stanziamento per il 2009 del contributo statale al Fondo regionale di Protezione Civile, istituito ai sensi dell'articolo 138, comma 16, della legge n. 388 del 2000;
la prospettata riduzione dei finanziamenti mette fortemente a rischio non solo lo svolgimento delle attività della Protezione Civile, ma anche ogni seria attività di prevenzione degli eventi calamitosi,

impegna il Governo:

a verificare la possibilità di provvedere nell'immediato ad individuare ed assegnare nuove e più consistenti risorse in favore della Protezione Civile;
ad individuare, per il futuro, adeguati stanziamenti volti a garantire le attività di previsione e lotta contro le calamità naturali e le correlate attività di ripristino delle condizioni di sicurezza;
a provvedere a rifinanziare il Fondo regionale di Protezione Civile, istituito ai

sensi dell'articolo 138, comma 16, della legge n. 388 del 2000.
(7-00117)
«Tommaso Foti, Germanà, Ghiglia, Bonciani».

TESTO AGGIORNATO ALL'11 FEBBRAIO 2009

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedo di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la Corte d'appello di Milano, su disposizione della Corte di Cassazione, ha stabilito che la signora Englaro debba essere privata degli alimenti onde giungere alla morte;
la Suprema Corte ha valutato le disposizioni costituzionali sul potere di accettare o meno le cure, senza considerare che esiste in Italia una normativa sul fine vita che si chiama «omicidio», senza considerare che per tale diritto la Costituzione tutela la salute con norma di pari rango e che le cure sono cosa diversa dalla mera alimentazione, sia pure assistita. In sintesi, si è ritenuto di introdurre l'istituto dell'eutanasia per giurisprudenza, con disprezzo - secondo gli interpellanti - della tassatività delle fonti;
tutto ciò è aggravato dal fatto che la signora Englaro non ha potuto, con un minimo di attualità, esprimere in modo ragionevole la propria volontà;
evidente l'urgenza di provvedere posto che, ove non considerata, ciò porterebbe alla morte della persona oggetto di questa cupa attenzione eutanasica;
ad avviso degli interpellanti è dovere morale, culturale e politico del Governo intervenire con iniziative normative urgenti per scongiurare tale evento;
questa iniziativa è necessaria anche al fine di preservare una vita innocente dall'eutanasia (leggi omicidio) forse sul punto di essere portata a compimento da medici per mandato o con l'autorizzazione di giudici irresponsabili, nonché per il rispetto dei valori propri degli elettori che hanno eletto la maggioranza del Parlamento di cui essi sono espressione e che ha concesso loro la fiducia, ma anche per chi comunque esprime questi valori in altre formazioni;
inoltre tale intervento si giustifica per il rispetto dovuto ai princìpi della Costituzione che tra le missioni dello Stato comprende la tutela della salute e della vita dell'uomo e non invece, neanche per atto di un giudice, l'uccisione dell'uomo anche sotto forma di così detta «dolce morte» o eutanasia o suicidio assistito, pur con la cessazione dell'alimentazione e della idratazione assistita: ciò in armonia con la Dichiarazione dei diritti universali dell'Uomo delle Nazioni Unite e della Carta europea dei diritti umani (Cedu) e in coerenza con i princìpi fondamentali della cultura giudaico-cristiana della civiltà del nostro Paese che deve considerarsi posta dalla nostra Storia culturale, giuridica e civile;
occorre infine evitare e, oggi, porre rimedio ad ogni forma di usurpazione della sovranità del Popolo con l'umiliazione del Parlamento e del potere esecutivo da parte dell'ordine giudiziario -:
se non intendono adottare un decreto-legge le cui norme, dando parziale e provvisoria attuazione ai disegni di legge all'esame del Parlamento in materia di «testamento biologico»:
a) ribadiscano il carattere di reato del suicidio assistito e dell'eutanasia, chiarendo con un atto di interpretazione autentica fin d'ora, che nella fattispecie di tali delitti è compresa anche l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione assistita;

b) stabiliscano altresì che ogni disposizione «ante mortem» relativa alle proprie cure mediche deve essere contenuta in un atto pubblico avente validità determinata non superiore a tre anni, rinnovabile ma anche in ogni momento revocabile;
c) stabiliscano inoltre la chiusura definitiva delle aziende sanitarie pubbliche e private, convenzionate o meno, in cui si pratichino queste forme di eutanasia, nonché, salva la responsabilità penale, il divieto a vita dell'esercizio della professione per i medici e gli infermieri che siano autori del delitto o che concorrano al suo compimento, ed anche il divieto a vita dei loro amministratori ad esercitare le loro funzioni in altre aziende;
d) prevedano peraltro, per motivi di umanità, la non punibilità dei genitori, sorelle, fratelli e sorelle, figli e figlie, nipoti coniugi tutti di detti soggetti che compiano o concorrano a compiere detti delitti.
(2-00302) «Renato Farina, Abelli, Aprea, Barbato, Biancofiore, Bocciardo, Brigandì, Buttiglione, Centemero, Ciccioli, Frassinetti, Goisis, La Loggia, Lunardi, Lupi, Malgieri, Mazzocchi, Mazzoni, Mazzuca, Binetti, Pagano, Palmieri, Polledri, Rivolta, Romele, Rosso, Speciale, Stucchi, Toccafondi, Torazzi, Vaccaro, Vella, Versace, Volontè, Mussolini, Di Virgilio, Paroli, Vignali, Marinello».

Interrogazione a risposta in Commissione:

NANNICINI, AMICI, POLLASTRINI e ZACCARIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007), all'articolo 2, comma 463, ha istituito un fondo, presso la Presidenza del Consiglio, per la realizzazione di un piano contro la violenza alle donne stanziando a tal fine 20 milioni di euro per l'anno 2008;
si tratta di un fondo istituito in risposta ai dati drammatici sulla violenza contro le donne che indicano in ben 14 milioni le vittime in Italia e che è destinato alla realizzazione di un piano per la prevenzione, l'informazione, la tutela delle donne che si sentono minacciate, la creazione di numeri verdi, centri antiviolenza e case per le donne maltrattate e per il monitoraggio delle molestie;
pur essendoci le risorse il piano non è mai stato realizzato dato che al 31 dicembre 2008 i fondi risultavano ancora totalmente attribuiti al relativo capitolo di bilancio della Presidenza del Consiglio;
la Presidenza del Consiglio, a differenza delle altre amministrazioni, può esercitare il cosiddetto istituto del «riporto» che consiste nella facoltà di mantenere in bilancio risorse non utilizzate in un determinato anno anche in quello successivo;
tale facoltà consentirebbe l'utilizzo dei 20 milioni di euro non spesi nel 2008 nel corso dell'anno 2009 per realizzare il piano di contrasto alla violenza sessuale;
le risorse stanziate con la legge finanziaria per il 2008 si aggiungono a quelle già previste dalla legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 1461), nell'ambito del fondo per le pari opportunità sempre della Presidenza del Consiglio, per la lotta, la prevenzione ed il contrasto della violenza sessuale e di genere;
risultano, quindi, svariate le risorse indirizzate per dare solidità ad un piano di azione che affronti il tema essenziale della prevenzione, dell'educazione civile, dell'informazione, della formazione, della tutela delle vittime, della certezza della pena, del coordinamento e riconoscimento di centri, associazioni e competenze indispensabili per governi, regioni, province e città che ritengano centrali i temi della dignità e della sicurezza delle donne -:
se sia intenzione del Presidente del Consiglio dei ministri esercitare l'istituto del riporto per l'anno 2009 delle somme

non spese nel 2008 relative al fondo per la realizzazione di piano contro la violenza alle donne al fine di assicurare una disponibilità di risorse pari ad almeno 20 milioni di euro;
in che modo e in quale quantità siano state utilizzate le risorse previste dalla legge finanziaria per il 2007;
quali siano gli interventi che il Ministro ritiene prioritari per contrastare la violenza alle donne e quali siano gli strumenti con cui intende concretizzarli.
(5-00956)

Interrogazioni a risposta scritta:

LAZZARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 31 gennaio a Castro, in provincia di Lecce, è crollato un costone roccioso provocando, in piazza Dante, ingenti danni e la distruzione di alcune abitazioni e di locali commerciali per un totale di 21 edifici, secondo i sopralluoghi effettuati dai Vigili del fuoco e dal Genio civile;
questo nuovo evento di carattere calamitoso si va ad aggiungere a quello del novembre 2008, quando forti mareggiate avevano causato gravi danni al porto, agli stabilimenti balneari, alle imbarcazioni e alle strade;
la città di Castro è universalmente conosciuta ed apprezzata per le sue bellezze naturali ed architettoniche e la ricchezza della sua storia;
quest'ultimo evento calamitoso ha finito per causare danni così ingenti da mettere in forte rischio la prossima stagione estiva;
l'economia di Castro si basa soprattutto sul turismo e sulla pesca -:
se non ritengano necessario ed urgente intervenire dichiarando lo stato di calamità naturale affinché venga ripristinato lo stato dei luoghi entro l'estate e vengano accolte le richieste fatte dall'amministrazione comunale di Castro per la salvaguardia del territorio e delle attività economiche dei propri cittadini.
(4-02226)

ESPOSITO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Regione Puglia, ha recentemente approvato la legge 19 dicembre 2008 n. 44 con la quale ha fissato per il proprio territorio regionale e per la sola industria del ferro e dell'acciaio valori limite di emissione nell'atmosfera per diossine e furani;
la relazione che ha accompagnato il disegno di legge d'iniziativa della Giunta regionale pugliese ha motivato il provvedimento legislativo con «lacune della legislazione statale» in materia, con «l'esigenza di dare attuazione ai princìpi comunitari», con l'esistenza di un «quadro normativo statale contraddittorio, lacunoso e di per sé insufficiente», oltre che non rispettoso dei principi dell'ordinamento comunitario;
ad avviso dell'interrogante i presupposti assunti dalla Giunta della Regione Puglia per tentare di motivare la propria iniziativa legislativa sono discutibili, in quanto il legislatore statale ha, da tempo, fissato i valori limite emissivi per diossine e furani per tutto il territorio nazionale sulla base di studi scientifici nazionali ed internazionali; tali limiti, da ultimo, risultano stabiliti dalla parte V del decreto legislativo n. 152/06 (classe I, tabella A2, punto 1.2, parte II, Allegato I), mentre con il decreto ministeriale 31 gennaio 2005 il Governo nazionale ha emanato le BAT (Best Available Technologie) per il settore siderurgico, sulla base delle BREF comunitarie;
la legge della Regione Puglia si pone in contrasto con la normativa comunitaria e con la convenzione di Aarhus, ratificata

dall'Italia con la legge 6 marzo 2006, n. 125, in quanto detti corpi normativi non fissano limiti emissivi in materia ma indicano limiti obiettivo da raggiungersi nel 2014 o, per le fonti fisse esistenti, al termine del periodo di ammortamento;
la legge emanata dalla Regione Puglia si pone anche in contrasto con l'articolo 117 della Costituzione in quanto in materia ambientale lo Stato ha competenza legislativa esclusiva -:
se il Governo, a fronte dell'invasione della competenza assegnata dall'articolo 117 della Costituzione allo Stato da parte della Regione Puglia con la legge regionale in questione, non ritenga opportuno proporre ricorso alla Corte costituzionale nel termine di legge.
(4-02229)

SARUBBI, MAZZARELLA, BARBATO, PICCOLO, BOFFA, CESARIO, MOSELLA, BOSSA, VACCARO e IANNUZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 249 del 1997 ha istituito l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) e il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 1998 ne ha individuato la sede in Napoli, nel rispetto delle prescrizioni di cui alla legge generale istitutiva delle autorità indipendenti 14 novembre 1995, n. 481, che all'articolo 2, comma 3, stabiliva che le autorità di servizi non potessero avere sede nella medesima città in ragione dell'esigenza di distribuire sull'intero territorio nazionale tali organismi;
la legge stabilì, inoltre, che la pianta organica del personale provvisoria fosse di 320 unità, dato poi confermato dalla legge finanziaria del 2004;
nel 1999 fu istituita anche la sede di rappresentanza di Roma dove vennero destinati inizialmente circa 40 unità stabili (staff del Presidente e Commissari) ed altrettante con assegnazioni temporanee;
tra il 1999 e il 2007 si è assistito ad un continuo decentramento delle funzioni e degli uffici a Roma in danno della sede napoletana. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 luglio 2007 sancisce definitivamente questo stato di cose e definisce Roma «sede secondaria» della Autorità;
ad oggi presso la sede di Napoli sono impiegate circa 100 unità mentre a Roma è concentrata la maggior parte del personale, vi si svolgono la quasi totalità delle riunioni del Consiglio e delle Commissioni e vi sono stabiliti il Segretario generale ed il Servizio giuridico, l'intera dirigenza vi permane stabilmente con sporadiche presenze a Napoli (in alcuni casi 1 volta ogni 1 o 2 mesi!);
nella sede di Roma, che sta per essere ampliata - mentre quella di Napoli ridotta - si svolgono formalmente tutte le competenze in materia di audiovisivo e, de facto, le funzioni di telecomunicazione di competenza della sede di Napoli per effetto del trasferimento continuo di unità di personale dalla sede napoletana agli uffici di Roma che, continuando a svolgere le medesime funzioni, surrettiziamente depaupera le attività di competenza napoletana creando non pochi problemi di coordinamento con i colleghi napoletani. A ulteriore testimonianza del progressivo svilimento della sede principale sta il fatto che le grandi compagnie telefoniche, che prima avevano le loro sedi di rappresentanza a Napoli, le hanno spostate su Roma -:
se il Presidente del Consiglio non ritenga di dover chiarire i limiti dell'autonomia organizzativa propria dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni affinché sia rispettata la volontà del legislatore con l'equilibrata distribuzione delle funzioni fra le due sue sedi dell'Autorità così come - peraltro - previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 luglio 2007 «decreto di esecutività della delibera n. 315/07/CONS del 6 giugno 2007, recante la definizione della nuova dotazione organica dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni» per fare

in modo che Napoli non perda una così importante risorsa occupazionale e di prestigio istituzionale.
(4-02232)

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AFFARI ESTERI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il ministro della difesa, per sapere - premesso che:
i combattimenti nella regione di Muhajeria, nel Sud del Darfur - come appreso nell'audizione, in data 3 febbraio 2009, con le Ong presenti nella regione e come dichiarato dall'alto commissario per le Nazioni Unite per i diritti umani Pillay - hanno causato negli ultimi due mesi un centinaio di morti e 30.000 sfollati;
la preoccupazione per il peggioramento della situazione nella regione, dove dal 15 gennaio scorso sono ripresi i combattimenti tra le truppe governative e i ribelli del Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem), è sempre più diffusa tra gli analisti sudanesi e i vertici dell'Unanid;
le forze di sicurezza sudanesi hanno bombardato anche ieri una zona periferica della città di Muhajeria, con raid aerei indiscriminati da parte di Khartoum, che hanno causato almeno 30 morti, tra cui donne e bambini;
le organizzazioni umanitarie hanno dovuto evacuare il loro personale dalla regione per motivi di sicurezza, su suggerimento del Governo che ha annunciato una nuova e più violenta rappresaglia;
il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha affermato che i caschi blu non lasceranno la regione di Muhajeria, come invece chiesto all'Unamid dalle autorità sudanesi -:
se e quali iniziative il Governo intenda attuare immediatamente in tutte le sedi, europea e internazionale, affinché venga attivato ogni possibile intervento politico e diplomatico volto a fare pressione sul Governo centrale sudanese e sul presidente Al Bashir chiedendo l'Immediata cessazione dei bombardamenti e di ogni genere di violazione dei diritti umani nella regione.
(2-00299)«Pianetta, Nirenstein».

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano francese Le Monde dello scorso 16 gennaio riporta la notizia che nelle carceri francesi dall'inizio dell'anno si sono registrati ben 12 suicidi;
in 13 giorni ben 12 suicidi;
tra il 2007 ed il 2008 la popolazione carceraria è cresciuta in Francia dell'8 per cento e, secondo l'osservatorio internazionale delle prigioni, il numero dei suicidi è aumentato del 20 per cento;
trattasi di cifre significative di una gravissima situazione che finisce per ledere i diritti basilari dei reclusi;
se, in base a tali dati, non si reputi opportuno sia assumere iniziative, in sede europea, volte a rivedere ogni tipo di automatismo circa le estradizioni di cittadini francesi reclusi in Italia verso il loro Paese, sia richiedere alle autorità francesi l'effettivo stato di salute della brigatista rossa Petrella non estradata in Italia causa le supposte «deficienze» del nostro sistema carcerario.
(4-02227)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Calabria è stata colpita di recente da alluvioni e mareggiate, che hanno provocato

caduta di ponti stradali, danni all'agricoltura, alle strutture turistiche e frane, tra cui quella di Rogliano che ha bloccato l'Autostrada Salerno-Reggio Calabria provocando tre morti e alcuni feriti;
le mareggiate di fine dicembre 2008 e inizio gennaio 2009 hanno cagionato sul litorale ionico reggino la distruzione d'infrastrutture con particolare riferimento a quelle turistiche e di protezione. Nella sola Marina di Caulonia, la mareggiata ha causato enormi danni sul lungomare, distruggendo tutte le protezioni del centro abitato, esponendo così i cittadini a pericoli imminenti per la loro incolumità;
i comuni, le provincie e la regione hanno aperto dei tavoli tecnici per quantificare i danni subiti e per creare le condizioni necessarie e sufficienti per una difesa strutturale dei centri abitati, chiedendo lo stato di calamità naturale delle zone colpite -:
se il Governo intenda provvedere, con ordinanza complessiva di protezione civile, a far fronte ai lavori più urgenti onde evitare gravi pericoli per la popolazione.
(5-00953)

BRATTI, MIGLIOLI, GHIZZONI e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Italia così come tutti gli Stati membri dell'Unione europea ha ratificato, con la legge n. 120 del 1o giugno 2002 il Protocollo di Kyoto, sottoscritto l'11 dicembre 1997 ed entrato in vigore il 16 febbraio 2005, che prevede l'obbligo in capo ai Paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di gas climalteranti in misura non inferiore al 5 per cento rispetto ai livelli del 1990 permettendo il ricorso a meccanismi flessibili (clean development mechanism, joint implementation ed emission trading) per l'acquisizione di crediti di emissioni;
il 12 dicembre 2008 è stato raggiunto in seno al Consiglio europeo l'accordo sul pacchetto clima ed energia che prevede che entro il 2020 l'Ue riduca del 20 per cento le emissioni di gas serra, aumenti del 20 per cento l'efficienza energetica e porti al 20 per cento il ricorso alle fonti alternative nel mix energetico e comprende anche la revisione del sistema di scambio delle quote delle emissioni di gas serra (European Union Emisison Trading Scheme, EU-ETS), con una direttiva che modificherà la direttiva 2003/87/EC;
ICLEI ha pubblicato l'International Local Government GHG Emission Analysis Protocol per sottolineare l'importanza del ruolo delle amministrazioni locali nel raggiungimento degli accordi internazionali per la riduzione di gas climalteranti e fornire specifiche azioni di inventario e riduzione delle emissioni;
la Procura della Corte dei conti di Bologna nei giorni scorsi ha contestato la spesa della provincia di Modena finalizzata alla neutralizzazione di quota delle proprie emissioni -:
se il Ministro consideri l'intervento degli enti locali nel campo dei meccanismi previsti dal protocollo di Kyoto, in linea con gli impegni nazionali sottoscritti;
se sia stata definita, o si intenda definire, una linea di indirizzo nazionale relativa al contributo che gli enti locali possono fornire, per via diretta e indiretta, alla riduzione delle emissioni di gas serra applicando i meccanismi previsti dal protocollo di Kyoto.
(5-00955)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere:
quali siano i motivi per cui non risulti ancora formalizzata la soppressione del Laboratorio Pontieri di Piacenza e la

riconfigurazione dello stesso (sia dei compiti, sia del personale) all'interno del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza;
quali siano i motivi per cui non risulta tuttora avere avuto formale seguito la rideterminazione dell'organico del predetto Polo, giusto quanto previsto dai competenti uffici dello Stato Maggiore dell'Esercito e condiviso dalle organizzazioni sindacali.
(5-00947)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
in data 14 febbraio 2004 la società di trasporto pubblico bolognese ATC Spa stipulava, con la società Irisbus Spa, un contratto avente ad oggetto la fornitura di n. 49 veicoli elettrici denominati Civis e caratterizzati dall'essere dei tram su gomma a «guida vincolata»;
alla conclusione del contratto le parti pervenivano a seguito di aggiudicazione, ad opera della società Irisbus Spa, della pubblica gara d'asta indetta da ATC Spa - previa deliberazione del Comune di Bologna in tal senso;
in effetti, nel bando di gara la stazione appaltante ATC Spa aveva contemplato la possibilità di partecipare all'incanto per tutte le industrie che avessero potuto offrire la fornitura di tram su gomma, imprescindibilmente caratterizzati dalla cosiddetta «guida vincolata», ossia da un sistema di conduzione «monotraccia» in cui la sagoma del tram è obbligata a seguire un tracciato predefinito (è il caso, ad esempio, dei tram-bus circolanti su rotaia). Più in particolare, il bando di gara predisposto dalla stazione appaltante prevedeva esplicitamente che la «guida vincolata» avrebbe dovuto assicurare il rispetto delle due condizioni fondamentali di seguito riportate:
1) il rispetto della traiettoria prefissata (sagoma dinamica compatibile con le dimensioni trasversali della piattaforma di progetto);
2) il controllo continuo della traiettoria del veicolo (il che significa che l'impianto di guida elettronico avrebbe dovuto essere integralmente sostitutivo della guida manuale).
superfluo appare il sottolineare che, al di fuori della citata società Irisbus Spa, alcun'altra casa costruttrice di autobus (sia consentito l'utilizzo di un termine gergale invece del termine tecnico) fosse in grado di annoverare, fra i propri prodotti, un mezzo dotato delle caratteristiche richieste dall'appaltante ATC Spa;
parimenti superfluo è quindi evidenziare che alla gara d'appalto partecipò solo ed unicamente la Irisbus Spa alla quale, ovviamente, venne aggiudicata la fornitura;
quanto detto potrebbe indurre a ritenere che l'intera vicenda contrattuale testé riportata sia stata caratterizzata da estrema chiarezza e trasparenza, cioè da quegli elementi che dovrebbero costantemente governare l'operato della pubblica amministrazione;
in effetti, a livello formale, puramente formale, la vicenda appare esente da critiche: da un lato, infatti, ATC Spa ha acquisito, al proprio parco di veicoli, un mezzo - il Civis appunto - dalle caratteristiche avvenieristiche; dall'altro lato, poi, l'aggiudicataria Irisbus Spa ha ottenuto pubblico riconoscimento dei risultati delle proprie ricerche scientifiche nel campo della mobilità e del trasporto pubblico di persone, per essere stata l'unica ditta del settore a poter offrire, ad una amministrazione del trasporto pubblico, un mezzo davvero innovativo, per quanto costoso;

del resto, come non rimanere folgorati dalla descrizione che la stessa Irisbus Spa aveva fatto del progetto Civis in sede di presentazione del prodotto? A tale riguardo Irisbus Spa ha sostenuto che: «Il veicolo proposto [...] si posiziona in termini di lunghezza all'interno del limite di 18,75 metri previsto per la circolazione dei veicoli autosnodati: ciò comporta per lo stesso la possibilità di utilizzo sia a guida libera che vincolata [...] La scelta del sistema tranvia impone l'assunzione di alcune specifiche fondamentali [...] Ai fini dell'esercizio [...] la guida ottica costituisce la modalità di funzionamento prevalente. In questo modo operativo le direzionalità del veicolo è assicurata dal Sistema di guida ottico che pertanto sostituisce completamente la guida manuale [...] in prossimità degli scambi il conducente è chiamato a compiere l'operazione di scambio, intervenendo sul volante, per dirigere il veicolo sul percorso di linea previsto. L'attivazione del modo guidato avviene automaticamente, su iniziativa del sistema di guida ottica, previa abilitazione del conducente. In presenza di biforcazioni della via guidata, ad esempio a più linee operanti su una tratta comune, la gestione della direzione, che il veicolo deve intraprendere, è affidata al conducente che dovrà agire sullo sterzo, solo momentaneamente, per indirizzare il veicolo sul percorso predefinito di linea. Il riferimento normativo è quello dei veicoli destinati a circolare su strada, e quindi su gomma, adibiti al trasporto pubblico di persone [...] Il veicolo è classificabile ai sensi della direttiva europea 70/156/CEE come appartenente alla categoria M3 (articolo 47 del Codice della Strada - vedi Colonna I), è conforme alle leggi vigenti in Italia per tale categoria di veicoli e secondariamente al Regolamento ECE 36»;
limitando l'analisi ai dati tecnici dichiarati nella scheda tecnica descrittiva del Civis allegata alla domanda di partecipazione alla gara d'asta, il veicolo in questione avrebbe dovuto - il condizionale è d'obbligo - costituire un mezzo tanto avanzato tecnologicamente da richiedere l'intervento di un operatore-conducente solo in talune, limitate, ipotesi residuali (ad esempio, in prossimità degli scambi o per evitare ostacoli improvvisi); nella normalità del suo funzionamento di contro, il Civis avrebbe provveduto a gestire da sé la rotta da seguire in maniera «vincolata»;
la vicenda ha incontrato dei contrattempi;
in realtà, l'approssimarsi della messa in funzione dei veicoli Civis, in una frenetica apertura dei cantieri necessari a consentirne il passaggio all'interno dell'abitato cittadino (non solo del centro storico, quindi, ma anche di importanti vie di comunicazione quali via Arno, via Genova, via Emilia, via Marconi eccetera), ha posto in luce un aspetto del progetto rivelatosi completamente falso e, in ogni caso, assolutamente non corrispondente né conforme alle reali funzionalità tecniche del Civis;
contrariamente a quanto figurante nel bando di gara, nel contratto del febbraio dell'anno 2004 ed in ogni altro atto dell'amministrazione comunale, provinciale, regionale e, non ultimo, statale (si rammenta che circa il 60 per cento del costo delle opere relative al Civis e del prezzo di acquisto dei veicoli - in euro circa 110 milioni - è coperto da un finanziamento ministeriale), il veicolo denominato Civis non può essere qualificato fra i «tram a guida vincolata», esso rientrando, di converso, nella categoria dei «filobus» quale delineata dagli articoli 47, 55 e 61 del codice della strada, nonché risultando finanche privo di una vera e propria «guida vincolata»;
a questo punto sia consentito di aprire una breve parentesi tecnica utile a rendere meglio intelligibile il concetto di cui si tratta;
secondo la «proposta di classificazione dei sistemi di trasporto collettivo» redatta dall'Università degli studi di Roma - «la Sapienza», soltanto i «tram-bus» con rotaia possono essere compresi tra i sistemi a guida vincolata, e quindi assimilati

ai tram, restando da ciò esclusi altri tipi di «tram-bus» ed ovviamente i filobus;
per seguire le indicazioni di illustri docenti universitari che non tutelano «interessi di bottega», il veicolo Civis non può pertanto essere considerato a guida vincolata, perché il suo sistema di guida agisce soltanto sul primo asse e quindi soltanto il centro del primo asse segue (con l'incertezza propria e nei limiti del sistema) il tracciato definito a terra; i centri degli assi successivi percorrono traiettorie libere, determinate dal raggio di curvatura, alla stessa stregua di un comune autoveicolo articolato. Si perde così una caratteristica fondamentale dei veicoli a guida vincolata, ovvero la circolazione di tipo monotraccia;
sempre stando al disciplinare predisposto dall'Università «la Sapienza» va inoltre precisato, con riferimento ai veicoli a guida immateriale (ottica), che un veicolo a guida immateriale (senza ausilio del conducente, come quelli con telecamera) potrebbe considerarsi a guida vincolata soltanto qualora tutti i centri degli assi fossero guidati sulla stessa traccia ed il funzionamento fosse garantito in tutte le condizioni ambientali. Orbene il Civis non rientra in tale categoria di veicoli;
una conferma di quanto sin qui sostenuto, del resto, può essere agevolmente rinvenuta nelle recenti dichiarazioni ed esternazioni della Giunta Cofferati (fra tutte spiccano, ovviamente, quelle dell'Assessore Maurizio Zamboni) e del Comune di Bologna; tutti tali soggetti infatti, sia pur solo perché a tanto costretti dagli innumerevoli comitati di cittadini contrari al progetto Civis, hanno placidamente ed ufficialmente ammesso che il Civis non è un progetto di tram-bus a guida vincolata, bensì è un semplice «filobus» a guida ottica assistita;
immemore del contenuto dei propri atti ufficiali, quindi, il Comune di Bologna, senza ricevere smentita alcuna da parte di ATC Spa, nella sostanza ha - a parere dell'interpellante - sfacciatamente ammesso di aver dato esecuzione al bando di gara che ha portato all'aggiudicazione della fornitura in favore di Irisbus Spa, pur in assenza delle condizioni di legge; ATC Spa, pertanto, ha acquistato da Irisbus Spa ben 49 veicoli - il cui costo risulterebbe superiore ai 60 milioni di euro - nessuno dei quali può tecnicamente essere annoverato fra i mezzi di trasporto a guida vincolata;
sul punto, del tutto illuminante si palesa il contenuto della «relazione tecnica del ministero infrastrutture di accompagnamento nel N.O. ai fini della sicurezza» secondo cui, si cita testualmente, «Il veicolo Civis è da ritenersi a tutti gli effetti un veicolo filoviario dotato di un dispositivo che fornisce un ausilio alla guida del mezzo» secondo le seguenti specifiche:
a) entrata nella zona guidata: quando il veicolo entra nella zona guidata, il conducente segue la traiettoria naturale del veicolo impostata all'inizio della marcatura. L'inserimento nella traiettoria marcata a terra avviene rapidamente [...]. Il conducente ha il compito di allineare il veicolo in modo tale da consentire l'agganciamento della traiettoria da parte del sistema di visione;
b) uscita dalla zona guidata: il conducente riprende il controllo;
c) attraversamento deviatoi: in presenza di biforcazioni della via guidata, dovuta ad esempio a più linee operanti su una tratta comune, la gestione della direzione [...] è affidata al conducente che dovrà agire sullo sterzo. L'azione del conducente è sempre prioritaria rispetto al sistema di guida;
d) il principio fondamentale applicabile a questo tipo di sistema di guida è quello per cui la sicurezza di guida si basa sul conducente;
per il corretto funzionamento del mezzo denominato Civis è quindi necessario ottemperare alle seguenti prescrizioni:
1. devono essere predisposte da parte del direttore di esercizio precise

istruzioni in merito all'esercizio del sistema, da cui risulti evidente che la responsabilità della corretta conduzione del mezzo rimane completamente a carico del conducente;
2. [omissis];
3. tra le istruzioni di guida deve essere compreso l'obbligo per il conducente di mantenere sempre le mani sul volante, anche durante la guida in modalità automatica;
chiara appare, agli interpellanti l'ambiguità sottesa a tutta l'operazione denominata progetto Civis;
ci si chiede, infatti, in che modo l'amministrazione comunale di Bologna possa dare normale esecuzione al progetto Civis, acclarato ed ammesso che lo stesso presenta caratteristiche ontologicamente diverse rispetto a quelle richieste nel capitolato della gara indetta da ATC Spa vinta dall'unica concorrente, attuale aggiudicataria, Irisbus Spa;
altro non resta, allora, se non una considerazione finale: la società Irisbus Spa avrebbe partecipato (sola e senza concorrenti) alla gara pubblica indetta da ATC Spa sulla base della mendace dichiarazione di poter fornire un prodotto, il Civis, dotato di requisiti tecnici corrispondenti a quelli indicati nel capitolato del bando (in primis: la guida vincolata); nel far ciò, evidentemente, Irisbus Spa sarebbe stata ben consapevole che il proprio veicolo, lungi dal possedere i requisiti richiesti, avrebbe potuto al massimo essere catalogato come un «filobus a guida assistita» e che, comunque, lo stesso non avrebbe potuto in alcun modo essere ritenuto conforme alle specifiche tecniche richieste da ATC Spa, prima fra tutte la famosa, e famigerata, «guida vincolata monotraccia» (propria solo ed esclusivamente dei tram-bus su rotaia);
ciò che non è dato di comprendere, e che si vorrebbe che fosse accertato assieme ad ogni altro aspetto del tanto controverso «progetto Civis», è il motivo per cui il Comune di Bologna ed ATC Spa, nonostante la presa d'atto dell'assoluta mancanza di corrispondenza fra quanto Irisbus Spa ha dichiarato e quanto essa stessa è - ed è stata - in grado di realizzare, stiano egualmente proseguendo nell'intento di realizzare il «tracciato» su cui dovrebbe marciare il Civis, dando regolare esecuzione al contratto di fornitura sottoscritto con Irisbus Spa;
l'irragionevole condotta tenuta, ad avviso degli interpellanti, da Comune e da ATC Spa, infatti, sta portando allo sperpero di denaro pubblico concretantesi nell'acquisto di un ragguardevole numero di filobus a guida «assistita» (non vincolata) e nella realizzazione di lavori pubblici che, oltre a rendere invivibile il tessuto urbanistico della città, porteranno, in maniera ineluttabile, all'inutile devastazione del tessuto viario bolognese ed all'imposizione di enormi sacrifici a carico dei comuni cittadini e del tessuto commerciale;
per sottacere dello scempio cui, in assenza delle cautele del caso, potrebbe essere sottoposto il patrimonio architettonico/culturale bolognese (sotto tale profilo si evidenzia come, già nell'agosto dell'anno 2007, la Procura della Repubblica si sia dovuta interessare della spinosa questione dell'asfaltatura dell'ultimo tratto della via denominata strada Maggiore, arteria storica del centro cittadino bolognese di primaria importanza, spogliata dell'originario lastricato ed ancora oggi deturpata da un orrendo e presuntivamente (?) temporaneo manto di asfalto rosso);
da ultimo, al precipuo fine di fornire ulteriori indicazioni tecniche si riportano i seguenti dati:
a) secondo le disposizioni del codice della strada la lunghezza massima dei veicoli a guida libera non deve eccedere i 18 metri. Ne consegue che, al momento, la guida vincolata risulterebbe indispensabile al fine di consentire la circolazione del Civis, questo superando il predetto limite di 18 metri;

b) Sistema Civis: impiega veicoli filoviari o autobus a guida sussidiata ove necessario, in rapporto alla velocità di marcia sulla tratta, da cordoli disposti sulla sede stradale e rulli ad asse verticale applicati sul veicolo, il sistema a guida ottica lo pone a metà strada tra l'autobus e il tram. Tutti questi veicoli (Civis) non sono monotraccia, né in modalità guidata né in modalità non guidata, perché solamente l'asse anteriore è sterzante;
dell'«albero» della «guida vincolata» fanno parte: ferrovia, monorotaia, metropolitana, tram-treno, tram-bus con rotaia, tram ordinari;
dell'«albero» della «guida semi-vincolata» fanno parte: tram-bus, bus ad attrazione magnetica, filobus (sul punto un ulteriore contributo viene dalle informazioni date dall'ingegner Finocchio, direttore tecnico Unifer - Ente di unificazione del materiale ferrotranviario nel 2004, ad opinione del quale: «Nel momento in cui il veicolo in questione possiede un volante, quindi ha la possibilità di cambiare la sua direzione, non si può parlare di «guida vincolata». Sulla base del grado di libertà si possono quindi distinguere:
a) «guida libera», quando il veicolo ha due gradi di libertà nel piano in cui si muove potrebbero consentire;
b) «guida assistita», quando il veicolo ha un grado di libertà libero e il secondo «facoltativo» e assistito da una sistema tecnologico;
c) «guida vincolata», quando il veicolo ha solamente un grado di libertà nel piano.
c) al fine di ottenere velocità commerciali attrattive il Civis necessita di una sede propria e di un sistema di priorità semaforica;
è evidente una volta di più che il Civis non può essere qualificato come veicolo a guida vincolata; nel Civis, infatti, il sistema di guida prescrive sempre e comunque la presenza attiva del conducente, che non può mai abbandonare il volante, né durante la marcia guidata, né nelle fasi di entrata e uscita dalla zona guidata, e tanto meno in presenza di biforcazioni del tracciato (scambi).
infine, si riporta la «nota tecnica sul sistema di trasporto Civis di Irisbus» del professor ingegner Willi Husler: «Il sistema Civis offerto dalla società Irisbus nella gara bandita dall'ATC di Bologna non può essere ritenuto «sistema di trasporto pubblico a guida vincolata». Infatti il sistema Civis si caratterizza per i seguenti connotati:
è un filobus snodato, con qualche variazione per quello che riguarda la trazione e il disegno ma, nelle prestazioni generali, (misure esterne, capienze, velocità, ingombro e raggio di curvatura e comfort) senza differenze sostanziali rispetto ad altri prodotti sul mercato, salvo che sul prezzo, molto più alto per il Civis;
è dotato di una sorta di telecamera per la lettura di una linea di guida (di colore bianco) tracciata sulla sede stradale, e di un dispositivo elettronico che comanda le ruote del primo asse a seguire le linea di guida. Questo secondo elemento fornito da Matra-Siemens può essere montato anche su altri tipi di bus (adattando l'asse anteriore), come si verifica nella città di Clermont Ferrand, in Francia, dove oltre al Civis è stato adottato il meno costoso sistema a guida ottica Agora, della Renault;
la telecamera che segue la traccia viene usata (in diverse città francesi) in vicinanza di certe fermate per rendere più facile l'accostamento alle piattaforme. L'uso del sistema a guida ottica è limitato a questi casi specifici e a velocità basse. Non esistono esempi collaudati dell'uso di questo tipo di guida vincolata per velocità di crociera e non esiste nessuna proposta tecnica per la risoluzione dei problemi della via vincolata nel caso di scambi o incroci;
un sistema di trasporto con queste prestazioni non può essere considerato del tipo a «guida vincolata» ma piuttosto di

un tipo a «guida autonoma» con sistemi di ausilio per casi specifici (del tipo «accostamento facilitato del mezzo alle fermate»). Questi casi specifici sono limitati a meno del 20 per cento del percorso delle linee. Questo fatto tecnico viene confermato dal fatto che nessuna altra casa produttrice di filobus (che avrebbe potuto attrezzare i propri filobus snodati con un sistema di guida per agevolare l'accostamento alle piattaforme) si è presentata alla gara, appunto perché nel bando veniva richiesto «un sistema di trasporto a guida vincolata»;
per concludere, l'ingegner Husler riporta la testimonianza di quanto accaduto in Francia: «I sistemi a guida ottica tipo Civis e Agora adottati in due città francesi (Clermond Ferrand con i due e Rouen) risultano collaudati soltanto per velocità sotto i 30 chilometri orari, e vengono usati generalmente fino a 25 chilometri orari per la fase di accostamento alle fermate. Il risultato dell'accostamento risulta soddisfacente soltanto se avviene in rettilineo e senza disturbo. Ciò è conseguenza del fatto che soltanto il primo asse è guidato. L'esperienza francese mostra anche le difficoltà di accostamento delle porte posteriori per i sistemi a guida ottica. Un accostamento con tolleranze da 5 a 10 centimetri tra porta e piattaforma sembra possibile soltanto per la porta anteriore o in condizioni ideali (accostamento in rettilineo). (21 ottobre 2003) Gli esiti dei collaudi in Francia impongono in presenza di marcia a guida ottica la sorveglianza continua del conducente per interventi manuali in caso di problemi. Un eventuale futuro collaudo per velocità superiori a 30 chilometri orari viene preso in considerazione solo per tratti in sede propria e senza nessuna promiscuità parallela o trasversale con altri mezzi, e solo se la sede può assicurare larghezze trasversali compatibili con la guida manuale. La città di Rouen ha sperimentato due Civis (entrate in servizio in febbraio 2002) e per motivi di esperienze negative (disturbi del funzionamento e costi alti) cerca di ritirarsi dal contratto su 55 unità Civis (entro quest'anno) in favore di bus snodati «classici» dotati dal sistema Matra-Siemens»;
anche nell'ipotesi di un futuro collaudo positivo per velocità superiori a 30 chilometri orari, e solo in sede propria, non risulta nessun vantaggio rispetto alla guida libera;
l'ingombro trasversale aggiuntivo e i problemi relativi alla circolazione di convogli più lunghi di 18 metri rimangono inconvenienti fortissimi rispetto a sistemi a guida vincolata di tipo fisico;
l'ipotesi del terzo asse sterzante per mezzi da 24 metri è tutta da dimostrare e fortemente a rischio di irrealizzabilità. Tra l'altro, come potrebbe il conducente guidare i due assi sterzanti in caso di inconvenienti sulla via guidata? Come si inserirebbe il secondo asse guidato sulla via guidata dopo incroci, scambi ed altre situazioni di promiscuità con altri mezzi stradali nei tratti dove la via guidata, magari non rettilinea, fosse interrotta?
gli specialisti francesi del Certu (Centro studi governativo sui trasporti e l'urbanistica) interpellati consigliano di essere molto rigorosi nel richiedere la dimostrazione del rispetto delle prestazioni che il Civis dice di poter garantire, perché in Francia anche il semplice requisito dell'accostamento alle fermate non ha avuto l'esito atteso;
da rilevare ancora i problemi di deformazione della carreggiata, se non adeguatamente rinforzata, lungo la guida in corrispondenza del passaggio obbligato delle ruote, perché tutto il peso di tutti mezzi si scarica sulle stesse strisce della carreggiata. Questo problema è ancora più avvertito in tratti di curva, accelerazione, frenate e sosta»;
in definitiva, a parere dell'interpellante, il «progetto Civis» attuato nella città di Bologna dimostra di essere una sorta di «grande bluff» i cui tratti salienti ben possono essere individuati in questi termini:
1) mancato rispetto del capitolato tecnico della gara indetta da ATC Spa da

parte di Irisbus Spa: in una gara per l'aggiudicazione di un sistema di trasporto pubblico a guida vincolata il sistema Civis non può soddisfare la prestazione base, quella cioè quelle di offrire un sistema a guida vincolata per la globalità del percorso; dunque l'offerta della società Irisbus non soddisfa i requisiti fondamentali richiesti dalla gara. Il fatto che il Civis sia dotato per qualche situazione specifica, e non per velocità di crociera, di un sistema di assistenza al conducente (via guidata per queste specifiche situazioni) approvato e collaudato in alcune città francesi non porta il Civis nella categoria dei sistemi di trasporto a guida vincolata; tali sistemi richiedono infatti una soluzione approvata e collaudata per la velocità di crociera e per tutte le situazioni tipo del percorso;
2) esecuzione di un progetto e di un contratto difformi dal capitolato tecnico di gara: se si fosse ritenuto accettabile un filobus con qualche sistema per migliorare l'accostamento alle piattaforme di fermata, bisognava dichiararlo nel capitolato della gara, e in questo caso si sarebbe aperto il mercato dei filobus assistiti nella guida anche alla concorrenza, che non si è presentata nella gara bandita da ATC proprio in ragione della richiesta di un «sistema di trasporto a guida vincolata» -:
se il Governo intenda valutare se sussistano i presupposti per revocare le concessioni o l'erogazione dei finanziamenti governativi, anche alla luce della relazione tecnica del Ministro delle infrastrutture evidenziata in premessa.
(2-00298)
«Garagnani, Torrisi, Pianetta, Iapicca, Speciale, De Angelis, Tommaso Foti, Garofalo, Minardo, Ghiglia, Mazzoni, Petrenga, Palmieri, Scalia, Nastri, Distaso, Osvaldo Napoli, Angela Napoli, Formichella, Scelli, Antonione, Di Virgilio, Cassinelli, Fucci, Pili, Vella, Sbai, Barbieri, Mistrello Destro, Cesaro, Giulio Marini, Ceroni, Vitali, Biasotti, Simeoni, Gottardo, Lehner, Cazzola, Vincenzo Antonio Fontana, Granata, Aracu, Barbaro, Bergamini, Calderisi, Caldoro, Carlucci, Castellani, Di Caterina, Del Tenno, Giammanco, Nirenstein, Stagno D'Alcontres, Ventucci».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRAGA, MARANTELLI e FIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2-ter «Disposizioni in materia di regime fiscale dei carburanti per autotrazione» della legge 4 dicembre 2009, n. 189 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 286 del 6 dicembre 2008, stabilisce, al comma 2, che a decorrere dal 1o gennaio 2009, al fine di adeguare le risorse destinate a ridurre la concorrenzialità delle rivendite di benzine e gasolio utilizzati come carburante per autotrazione situate nel territorio elvetico, venga attribuita alle regioni confinanti con la Svizzera una quota aggiuntiva di compartecipazione all'IVA determinata nella misura dell'onere finanziario relativo ai litri di carburante venduti a prezzo ridotto;
il successivo comma 3 stabilisce che la riduzione alla pompa del prezzo del gasolio e delle benzine per autotrazione utilizzati dai privati cittadini residenti nella regione per consumi personali, può essere disposta dalle regioni confinanti con la Confederazione elvetica con propria legge, nel rispetto della normativa comunitaria, in modo tale da garantire che il prezzo non sia inferiore a quello praticato nello Stato confinante e che la riduzione sia differenziata nel territorio regionale in maniera inversamente proporzionale alla distanza dei punti vendita dal confine;

lo stesso articolo, al comma 4, prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze provveda con proprio decreto a stabilire le modalità di applicazione delle disposizioni suddette, oltre che, annualmente, in sede del conguaglio di cui al comma 3, alla rideterminazione della misura della quota di compartecipazione all'IVA relativa ai quantitativi di carburante venduti a prezzo ridotto;
la Regione Lombardia con proprie DGR del 30 dicembre 2008, n. VIII/8850 e del 27 gennaio 2008, n. VIII/8911, nelle more degli adempimenti previsti dall'articolo 2-ter del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, come convertito dalla legge n. 189 del 2008, ha prorogato per ben due volte il termine di scadenza dell'iniziativa regionale in materia di sconto alla pompa di benzina per autotrazione nelle zone di confine con la Svizzera, di cui alla legge regionale 20 dicembre 1999, n. 28 «Disposizioni in materia di riduzione del prezzo alla pompa della benzina e del gasolio utilizzati per autotrazione»;
a circa due mesi dall'entrata in vigore della legge 4 dicembre 2008, n. 189 di cui sopra, il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora provveduto ad emanare il decreto contenente le modalità di attuazione del sistema per lo sconto sui carburanti per autotrazione utilizzati dai privati cittadini residenti nelle aree di confine delle province di Varese, Como, Sondrio, Brescia e Milano;
la riduzione alla pompa del prezzo del gasolio e delle benzine per autotrazione utilizzati dai privati cittadini residenti nelle aree di confine delle province di Varese, Como, Sondrio, Brescia e Milano di fatto si regge ancora oggi sulla base di proroghe di dispositivi regionali (scadenze fissate prima al 31 gennaio e successivamente al 28 febbraio 2009), in un quadro di incertezza e di precarietà -:
come intenda il Ministero dell'economia e delle finanze adoperarsi per risolvere il ritardo nell'emanazione del decreto di attuazione previsto dal citato articolo 2-ter, comma 4, della legge 4 dicembre 2008, n. 189, di conversione del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, al fine di sanare l'attuale carenza applicativa in materia di riduzione del costo di carburante per i cittadini residenti nelle aree di confine con la Confederazione elvetica.
(5-00944)

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Direzione provinciale servizi vari del Ministero dell'economia e delle finanze di Cosenza è locataria da oltre 35 anni di un immobile sito nel comune di Cosenza;
alla fine del 2005 l'amministrazione del comune di Cosenza ha manifestato la volontà di disporre di maggiori spazi da utilizzare ad uso archivio. Tale richiesta ha ricevuto riscontro positivo da parte del locatore dell'immobile che si è dichiarato disponibile a concedere in locazione nuovi locali del medesimo edificio precedentemente in fitto ad un istituto di credito. Conseguentemente, con ulteriore comunicazione del 29 agosto 2006 il Ministero ha concretato ulteriormente l'ipotesi di procedere nel prosieguo del rapporto di locazione anche per i nuovi ambienti;
la possibilità di estendere il rapporto di locazione ai nuovi immobili è stata tuttavia subordinata all'adeguamento dei nuovi locali in questione per la soddisfazione delle specifiche esigenze dell'amministrazione nonché per il rispetto della legislazione in materia di sicurezza;
il Dipartimento generale del personale e dei servizi del tesoro - Servizio centrale per gli affari generali e la qualità dei processi dell'organizzazione - ha predisposto, avvalendosi di propri tecnici, un sopralluogo al fine di visionare i locali in oggetto il cui esito è stata una valutazione dell'immobile «valida e degna di attenzione»;
a seguito della citata valutazione tecnica, il locatore ha predisposto un progetto dei lavori da realizzare con un preventivo

economico di spesa pari a 200 mila euro, rinunciando nel frattempo a considerare ulteriori offerte di richiesta di locazione dei locali;
pur manifestando con nota del 4 marzo 2008 il proprio benestare, il Dipartimento generale del personale e dei servizi del tesoro - Servizio centrale per gli affari generali e la qualità dei processi dell'organizzazione - successivamente ad una fase di stallo della contrattazione, ha comunicato con riscontro dell'11 dicembre 2008 di aver ricevuto solo da poco tempo il progetto relativo ai lavori e ha informato, inoltre, il locatore di aver avviato una procedura ad evidenza pubblica per vagliare ipotesi alternative di locazione nel comune di Cosenza-Rende;
tale decisione dell'amministrazione summenzionata è stata oggetto di osservazione anche da parte del Sindaco di Cosenza il quale nel rilevare l'assoluta inesistenza del comune Cosenza-Rende (allo stato enti locali distinti) ha sostenuto la necessaria ubicazione per legge degli uffici della Direzione provinciale servizi vari nel capoluogo di provincia, e pertanto ha richiesto esplicitamente il ritiro dell'avviso pubblico -:
se il Governo non ritenga che nel caso di specie siano stati violati i principi di correttezza e buonafede che caratterizzano l'azione della pubblica amministrazione ipotizzando una potenziale responsabilità precontrattuale, anche alla luce del fatto che ai contratti di locazione di beni immobili non si applicano le disposizioni del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (cosiddetto codice dei contratti pubblici), ai sensi dell'articolo 19, comma 1, lettera a), non vincolando l'amministrazione all'esperimento di una gara pubblica;
quale sia la ratio dell'indicazione del comune Cosenza-Rende nell'avviso pubblico nonché l'eventuale trasferimento della Direzione provinciale servizi vari dal comune capoluogo di provincia al comune confinante di Rende, posto che tutte le Direzioni provinciali servizi vari delle altre province dello Stato hanno sede nei relativi capoluoghi di riferimento;
quali misure intenda adottare per giungere ad una soluzione proficua della problematica descritta ed evitare altresì un eventuale contenzioso ed un probabile danno patrimoniale per l'Amministrazione.
(5-00952)

Interrogazioni a risposta scritta:

MOSELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dallo scorso 26 gennaio le azioni e le obbligazioni della compagnia aerea Alitalia sono state revocate dalle quotazioni nei listini di Borsa;
tale revoca reca un danno grave per gli investitori che ora rischiano di vedere completamente negato ogni valore ai propri investimenti;
l'operazione di salvataggio di Alitalia prevedeva che i piccoli azionisti e gli obbligazionisti potessero attingere per i rimborsi ai fondi ricavati dai cosiddetti conti dormienti;
secondo recenti dichiarazioni stampa rese da Franco Vecchi, Presidente dell'Associazione nazionale azionisti e obbligazionisti Alitalia, «i primi ad essere rimborsati saranno i crediti dello Stato, poi ci sono i dipendenti, poi le banche, dopo gli obbligazionisti, poi vengono i fornitori e solo per ultimi gli azionisti»;
secondo tale ordine di rimborso gli obbligazionisti, ma soprattutto gli azionisti, risulterebbero fortemente pregiudicati quanto alla possibilità di recuperare le somme investite;
allo stato parrebbe che la consistenza delle risorse derivanti dai conti dormienti sia tale da non consentire l'indennizzo di tutti gli obbligazionisti e men che meno

degli azionisti, il cui ristoro, secondo quanto innanzi citato, sarebbe posticipato in ultimo ordine -:
quali iniziative intendano intraprendere per:
a) chiarire i criteri di ristoro degli azionisti e degli obbligazionisti di Alitalia, tenendo nel debito conto l'esigenza di tutelare i diritti e gli interessi di migliaia di risparmiatori che nel corso degli anni hanno riposto fiducia nella società;
b) adeguare, nel caso incrementandole, le risorse da mettere a disposizione per consentire il più ampio ristoro degli obbligazionisti e, soprattutto, degli azionisti della compagnia aerea.
(4-02220)

BERTOLINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i fabbricati rurali, sia quelli iscritti nel catasto «fabbricati» sia quelli iscritti nel catasto «terreni» in base alla legislazione vigente, non sono soggetti all'applicazione dell'ICI;
l'Agenzia delle entrate, con circolare n. 7 del 2007, ha confermato che la rendita catastale di un fabbricato rurale assume rilevanza fiscale solo se il fabbricato perde il carattere di ruralità;
la Corte di cassazione, con sentenza n. 23596 del 15 settembre 2008, ha affermato che non sono soggetti al pagamento dell'ICI i fabbricati rurali privi di rendita catastale e iscritti nel catasto «terreni», mentre sono soggetti all'ICI i fabbricati rurali inseriti nel catasto «fabbricati»;
tale pronuncia, che contrasta evidentemente con la prassi fin qui seguita dall'Agenzia delle entrate, ha suscitato allarme e preoccupazione in tutto il comparto agricolo;
nell'estimo per il calcolo del reddito dominicale dei terreni è già compresa la rendita dei fabbricati rurali e un'ulteriore imposizione fiscale sul fabbricato rurale significherebbe una duplicazione della tassazione;
molti enti locali modenesi stanno avanzando, con valenza retroattiva, richieste di versamento agli agricoltori sui fabbricati rurali posseduti, in conformità ad una circolare dell'Anci dell'Emilia-Romagna, che intende dare applicazione alla sentenza della Corte di cassazione;
questa imposizione colpisce soprattutto i tanti piccoli coltivatori che costituiscono la maggioranza degli operatori del comparto agricolo e già sostengono oneri elevatissimi;
la Coldiretti, la Confagricoltura, la Cia e la Copagri di Modena ritengono la pretesa da parte dei Comuni un inasprimento fiscale iniquo ed illegittimo, poiché tali fabbricati, posti sui terreni agricoli, sono strumentali alle attività di coltivazione ed allevamento, pertanto non in grado di generare un reddito autonomo;
questa difforme interpretazione delle norme potrebbe provocare un elevato numero di contenziosi tributari;
il Governo si è impegnato ad affrontare la questione, assicurando un esplicito «chiarimento in materia di non assoggettabilità a ICI dei fabbricati rurali», ma che nel frattempo alcuni Comuni hanno deciso di continuare l'attività di accertamento per il recupero dell'ICI, senza eccezioni -:
se la circolare dell'Anci dell'Emilia Romagna e il comportamento degli Enti Locali modenesi siano corrispondenti alla normativa vigente e se l'iniziativa di alcuni Comuni della Provincia di Modena non rischi di comportare un trattamento diversificato per i contribuenti, che non può essere in alcun modo giustificato;
se non ritengano iniqua questa richiesta di pagamento dell'ICI sui fabbricati rurali, che comporta un ulteriore onere a carico del settore agricolo, già da tempo in grande difficoltà;
se intendano intervenire urgentemente, indicando con chiarezza che i fabbricati

rurali sono esclusi dall'applicazione dell'ICI sugli immobili.
(4-02222)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
presso l'Agenzia delle Dogane di Roma risultano svolgere attività di funzionari soggetti non qualificati (non laureati, ma di derivazione sindacale);
nell'ultimo concorso per dirigente, su 70 posti previsti, sono stati promossi agli orali solo 22 funzionari, al fine di garantire, secondo l'interrogante, le posizioni dirigenziali assegnate ai funzionari di cui sopra;
presso la stessa struttura risulterebbe che uffici di livello dirigenziale sono coperti contemporaneamente da due funzionari incaricati, uno dei quali in realtà in ferie, con duplicazione di spese per l'amministrazione;
risulterebbe inoltre che vi sono state procedure nazionali di interpello, presso l'Agenzia delle Dogane, riaperte dopo ben due anni e mezzo per funzionari di Area Terza F3, F2 e F1 (ex VII, VII bis e VIII livello) e non anche nei confronti di funzionari di fascia superiore F4, F5 ed F6 (ovvero IX, IX bis e IX ter);
si lamenta la mancata attuazione di una vice dirigenza dopo ben sei anni; in sede di discussione del disegno di legge n. 847 del Senato è stata prevista con un emendamento del Governo la sua abolizione. Le amministrazioni fiscali sono già state investite da una valanga di ricorsi da parte dei dipendenti per il riconoscimento della qualifica di vice dirigente;
si lamenta inoltre il fatto che incarichi dirigenziali siano stati assegnati a terzi esterni senza procedura comparativa tra i curricula, non sorretta da adeguata motivazione circa i criteri di scelta;
in aggiunta vengono segnalati casi di buoni pasto ed indennità di produttività assegnati a personale in distacco sindacale, distribuiti senza alcuna forma di controllo: il decreto legislativo 165/2001 vieta, all'articolo 7, espressamente l'erogazione di trattamenti economici accessori che non corrispondono a prestazioni effettivamente prestate;
si lamenta ancora l'effettuazione di procedure nazionali di partecipazione a gemellaggi internazionali, in cui la Direzione regionale del Lazio, tra vari funzionari di alto livello della Terza Area, ha scelto un dipendente di livello inferiore senza alcuna motivazione circa l'esclusione degli altri candidati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e che cosa intenda fare per risolvere quanto prima le questioni segnalate.
(4-02231)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere:
se sia vero quanto riferisce il giornalista Fabio Poletti nell'ambito di un'inchiesta sullo stato delle carceri in Italia, pubblicato dal quotidiano La Stampa il 29 gennaio 2009, a proposito del carcere di Latina, e in particolare che i detenuti hanno a disposizione «meno di tre metri quadrati ciascuno. Rinchiusi in sei per cella su letti a castello fino a tre piani, vivono la loro vita blindata in sedici metri quadrati» -:
quale sia l'opinione del ministro in merito a quanto sopra riportato e quali iniziative si intendano intraprendere o promuovere per superare questa situazione.
(4-02215)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere:
se sia vero che il nuovo carcere di Gela, la cui prima pietra venne posata nel 1959, attende ancora di entrare in funzione;
se corrisponda al vero quanto detto dal Garante siciliano dei detenuti e citato dal giornalista Fabio Poletti nell'ambito di un'inchiesta sullo stato delle carceri in Italia, pubblicato dal quotidiano La Stampa il 29 gennaio 2009: «Sono cinquanta celle. Ne hanno costruita una l'anno. Nel 2007 fecero una cerimonia per dare le chiavi della struttura all'allora Ministro della giustizia Clemente Mastella. In quasi due anni non hanno nemmeno finito l'impianto elettrico»;
quali iniziative intenda adottare o abbia adottato il Ministro, a fronte di una simile, incredibile situazione;
quanto sia finora costato il carcere di Gela;
quali siano le imprese a cui sono stati affidati i lavori;
a cosa si debba questo incredibile ritardo, e quali ragioni siano state addotte;
quali iniziative il ministro intenda adottare, per accertare, ed eventualmente, perseguire, le responsabilità per quanto accaduto.
(4-02216)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia «Ansa» in un suo flash del 29 gennaio 2009 ha riferito la notizia del presunto suicidio a Palermo di un detenuto di 27 anni, recluso nel carcere palermitano dell'Ucciardone;
l'avvenuta morte del giovane, detenuto per reati sessuali, sarebbe stata scoperta dai compagni di cella;
secondo il garante dei detenuti di Palermo, «questa ulteriore morte mette ancora in evidenza la carenza - o purtroppo l'assenza - di psicologi che possano adeguatamente seguire il percorso dei detenuti» -:
quale sia stata l'esatta dinamica del suicidio;
se il detenuto in questione fosse in attesa di giudizio o scontasse una pena passata in giudicato;
quanti psicologi siano assegnati al carcere dell'Ucciardone, e quanti detenuti seguano.
(4-02223)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ultimo rapporto curato dall'associazione «Ristretti orizzonti», risulta che nel solo 2008 sono morti «almeno» 121 detenuti, dei quali «almeno» 48 per suicidio;
dal 1990 al 2009 sono almeno 1.000 i suicidi in carcere;
il tasso di suicidio nella popolazione italiana è dello 0,51 ogni 10.000 abitanti, quindi in carcere i suicidi avvengono con una frequenza circa 21 volte superiore;
particolarmente a «rischio» risulta essere la condizione di isolamento, e nel 2008 un terzo dei suicidi sono stati messi in atto da detenuti che si trovavano soli in cella, o per disposizione giudiziaria, o per altri motivi: 16 erano «isolati» e tre di loro assegnati al regime di «41-bis»;
il tasso di suicidio nel «carcere duro» risulta essere di 4,45 volte rispetto al normale regime detentivo, e 93,45 volte superiore a quello riscontrato nella popolazione italiana;

la «maglia nera» spetta all'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (tre casi) al pari della casa circondariale di Viterbo;
tra le 48 segnalazioni di suicidi in carcere arrivate nel 2008, i curatori di «Ristretti orizzonti» sono riusciti a ricostruire le «storie» di 37 persone: 21 erano in attesa di giudizio, e 16 stavano scontando una pena definitiva; 31 erano italiani, sei stranieri, 33 uomini e quattro donne. La frequenza maggiore si è registrata tra le persone in attesa di giudizio, per quanto riguarda la posizione giuridica; tra gli italiani, per quanto riguarda la nazionalità; tra le donne, per quanto riguarda il genere;
dei detenuti suicidi, undici avevano un'età compresa tra i 20 e i 30 anni; 12 un'età compresa tra i 30 e i 40 anni; nove un'età compresa tra i 40 e i 50 anni e cinque un'età compresa tra i 50 e i 60 anni. La frequenza maggiore si è verificata tra i 20-30enni, che rappresentano il 26 per cento dei detenuti, ma hanno messo in atto il 29,7 per cento dei suicidi;
il dossier «morire di carcere 2008» nel complesso ha «registrato» 90 decessi, di cui 37 per suicidio, 32 per cause ancora da accertare, 20 per malattia e uno per le complicazioni derivanti da uno sciopero della fame -:
se sia in grado di confermare la fondatezza delle notizie contenuto nel dossier di «Ristretti orizzonti»;
quali iniziative si intendano adottare a fronte della gravissima situazione denunciata.
(4-02224)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giornalista Fabio Poletti nell'ambito di una inchiesta sullo stato delle carceri in Italia, pubblicato dal quotidiano La stampa il 29 gennaio 2009, scrive che nel carcere di Frosinone ci sia un detenuto che per problemi congeniti dovuti alla poliomielite, ha una gamba più corta dell'altra, e che dipende in tutto e per tutto dal suo compagno di cella -:
se sia vero quanto riporta il giornalista Fabio Poletti;
quale condanna il citato detenuto deve scontare, e per quale reato;
se risulti per quale ragione non viene ritrovato almeno in infermeria.
(4-02225)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Piccolo nella sua edizione del 29 gennaio 2009 ha pubblicato un articolo nel quale si raccontava del tentato suicidio di un cittadino curdo, recluso nel carcere di Trieste salvato all'ultimo minuto dai soccorritori, che sono riusciti a toglierli il cappio dal collo e rianimarlo;
l'uomo per impiccarsi aveva utilizzato una specie di corda costituita da due federe ridotte in strisce;
qualcuno dell'amministrazione penitenziaria, con evidente asburgico senso della cosa pubblica, si è rivolto all'autorità giudiziaria per ottenere il risarcimento delle federe strappate e ormai inutilizzabili;
l'urgente e spinoso caso delle federe strappate è stato affrontato sia in primo grado che in Appello. Nella sentenza di rinvio a giudizio si parla di danneggiamento aggravato: «Con coscienza e volontà distruggeva un bene della pubblica amministrazione». Tesi accolta, con conseguente esemplare condanna: pagamento di ben trenta euro in primo grado. Anche in Appello l'imputato è stato riconosciuto colpevole del danneggiato volontario di un bene della pubblica amministrazione, e pena ridotta: venticinque euro;

a quanto risulta, i difensori del condannato stanno attendendo di conoscere le motivazioni della conferma della condanna per decidere un eventuale ricorso;
la vicenda sopra accennata, pare agli interroganti emblematica e spiega, più di tanti convegni giuridici, come vadano le cose di giustizia in questo paese -:
se si sia in grado di quantificare quanto sia costato il recupero della somma per le federe danneggiate;
quale sia il numero di udienze e di magistrati che sono stati impegnati in questa vicenda.
(4-02235)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il 20 novembre 2008 sono stati resi noti i dati dell'Istat circa gli incidenti stradali occorsi nell'anno 2007, che quantificavano in 203.871 gli episodi di sinistri gravi, in 5.131 le persone decedute, e in 325.850 coloro che hanno subito lesioni di diversa entità;
queste cifre fanno percepire l'estrema gravità della situazione e rinsaldano la convinzione che la sicurezza stradale sia un obiettivo irrinunciabile da perseguire con la massima fermezza;
è evidente che nella consapevolezza nella conoscenza del problema stia la chiave per porre in atto le misure più adeguate per fronteggiare il fenomeno e soprattutto per verificare la loro efficacia;
è quindi con un certo stupore che si apprende che siano in primo luogo i dati dell'Istat, che quantificano l'entità di questo vero e proprio bollettino di guerra, ad essere viziati da alcune anomalie;
innanzitutto va sottolineata discrasia temporale tra la data di rilevazione degli incidenti e quella di pubblicazione: la registrazione e classificazione dei sinistri, infatti, avverrebbe immediatamente per mano dei Carabinieri, della polizia stradale e della Polizia locale e le informazioni verrebbero poi trasmesse all'Istat entro 40 giorni;
l'Istituto nazionale di statistica, tuttavia, predispone la pubblicazione dei dati soltanto dopo un anno dalla scadenza del periodo temporale in esame: i dati del 2007 possono essere esaminati soltanto verso la fine del 2008;
rilievi vanno posti anche riguardo all'accuratezza dei dati pubblicati, dato che gli organi di polizia non sempre riescono a comunicare il decesso successivo di individui colpiti in incidenti da lesioni gravi;
inoltre vi sarebbero altre eccezioni da formulare circa l'inadeguatezza dei moduli di cui sono provviste le forze dell'ordine e il loro aggiornamento;
va anche posto in rilievo il fatto che gli stessi dati pubblicati dall'Istat subiscono ben tre revisioni, per cui si giunge in possesso di rilevazioni accurate soltanto dopo 3 anni, dalla conclusione del periodo in esame;
vi sarebbe, a conclusione di tutto questo, una permanente discrasia tra i dati sulle conseguenze dell'incidentalità del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, attinti dai pronto soccorso e quelli specifici dell'Istat;
il primo requisito per comprendere i problemi e le relative soluzioni è essere in possesso di dati affidabili con cui conoscere la realtà dei fatti, individuare anomalie, effettuare confronti su base locale, nazionale o internazionale, per tenere monitorate

le situazioni e verificare se le misure di prevenzione sortiscono gli effetti desiderati;
constatato che gli attuali strumenti conoscitivi sono inadeguati a svolgere in modo tempestivo una opportuna prevenzione con interventi pronti e mirati, è indubbio che vada riconsiderato il sistema di monitoraggio dell'incidentalità sulle strade italiane;
tali preoccupazioni sono condivise dalle associazioni in Italia firmatarie della Carta Europea per la sicurezza stradale che, di fronte alla gravità del fenomeno si sono autoconvocate e riunite in convegno a Cento (FE) in data 24 novembre 2007, ove, ascoltata la relazione del dr. Luigi Antonio Ciannilli, presidente del Comitato per la Sicurezza Stradale «F. Paglierini», hanno approvato un documento in cui si richiede, tra l'altro «l'adozione di un criterio di rilevazione e acquisizione dei dati relativi a morti e feriti conseguenti ad incidenti stradali che dia in tempo reale e su tutto il territorio nazionale la situazione del fenomeno, sostituendo ovvero integrando in tal modo i dati ISTAT la cui attendibilità e, soprattutto, disponibilità non sono rispondenti alla drammaticità della situazione e repentina mutevolezza del fenomeno»;
lo scopo sarebbe quello di poter approntare una pianificazione mirata attraverso la «prevenzione», soprattutto nel caso in cui si registrino una serie di incidenti che coinvolgono, per la prima volta, una medesima categoria di utenti, mai prima verificatisi con la stessa intensità e frequenza, in modo da studiare il fenomeno ed intervenire in tempo reale con opportuni correttivi, come tra l'altro dispone la Direttiva 2008/96/CE del Parlamento Europeo del 19 novembre 2008;
lo stesso documento sollecita pertanto «l'utilizzo dei dati acquisiti nei Pronto Soccorso e trasmessi al SSN, facendoli contemporaneamente confluire alle Prefetture ovvero alle Province, presso ognuna delle quali troveranno obbligatoriamente costituzione e sede gli Osservatori Provinciali per Sicurezza Stradale» -:
se non riscontri criticità nel sistema di rilevazione dei dati sull'incidentalità stradale attualmente in uso da parte dell'Istat;
se non ritenga di poter accogliere il suggerimento di utilizzare dei dati acquisiti nei Pronto Soccorso e trasmessi al SSN, facendoli contemporaneamente confluire alle Prefetture ovvero alle Province, presso ognuna delle quali troveranno obbligatoriamente costituzione e sede gli Osservatori Provinciali per Sicurezza Stradale.
(2-00301)
«Bellotti, Patarino, Saglia, Dima, Nola, Faenzi, Catanoso, Saltamartini, Di Caterina, Nicolucci, Scapagnini, Lamorte, Formichella, Nastri, D'Ippolito Vitale, Fucci, Beccalossi, De Camillis, Biava, Dell'Elce, Gava, Abrignani, Stanca, Calabria, Consolo, Sbai, Laboccetta, Moffa, Landolfi, Versace, Gottardo, Divella, Mancuso, Mistrello Destro, Ascierto, Lainati, Lunardi, Contento, Cristaldi, Angeli, Di Biagio, Paglia, Milanato, Scandroglio, Minasso, Pescante, Aracu, Polidori, Barbato, Briguglio, Cazzola».

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge regionale della Regione Friuli Venezia-Giulia del 5 dicembre 2008, n. 16, all'articolo 54, comma 3 (in seguito all'approvazione da parte del Consiglio regionale di un emendamento), modificava la legge regionale n. 23 del 2007 in materia di libera circolazione degli appartenenti alle Forze dell'ordine sui mezzi di trasporto

pubblico locale, semplificando le procedure di ammissione a bordo degli stessi mezzi pubblici.
le concessionarie del trasporto pubblico locale su gomma, in attesa della convenzione con la Giunta regionale Friuli Venezia-Giulia, danno già applicazione alla predetta disposizione di legge, a differenza di Trenitalia S.p.A., che, pur a conoscenza della determinazione di cui sopra, assume da tempo sul punto una inaccettabile ed incomprensibile prassi dilatoria.
la questione riveste carattere di urgenza, allorché le Forze dell'ordine attendono già dal 2007 la soluzione di questa annosa questione, fattasi più incalzante dopo la modifica in materia apportata con la succitata legge regionale n. 16 del 2008 -:
se non ritengano opportuno, per quanto di loro competenza, di sensibilizzare il management di Trenitalia S.p.A. al fine di dare immediata attuazione alla normativa richiamata in materia di gratuita circolazione degli appartenenti alle Forze dell'Ordine in divisa dal momento che tale presenza costituisce anche un efficace deterrente contro il fenomeno della dilagante criminalità comune.
(3-00353)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MISITI, MONAI e FAVIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'integrazione europea e l'allargamento ad Est apre scenari nuovi, particolarmente favorevoli per i trasportatori;
l'autotrasporto è comparto importante dell'economia nazionale e nel Triveneto il settore è molto sviluppato;
l'allargamento dell'Unione europea alla Slovenia e ai Paesi dell'Est ha determinato la libertà del cabotaggio, ovvero la possibilità di eseguire trasporti interni all'Italia, da una città all'altra, e tale regime è stato regolamentato in misura restrittiva in Austria o in Francia, mentre in Italia è stato consentito per sei mesi all'anno con una concorrenza sperequata degli operatori nazionali rispetto alle ditte di autotrasporto della Slovenia, alle quali si stanno per aggiungere quelle degli altri Stati di nuovo ingresso;
i controlli del rispetto della normativa non sono sufficienti e le sanzioni applicate non risultano efficaci e non comportano effetti deterrenti, come invece succede nella vicina Austria -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia a conoscenza di questo problema, che causa seri danni al comparto degli autotrasportatori del Friuli-Venezia Giulia e dell'intero Triveneto, più esposto alla concorrenza sperequata per ragioni fiscali e per il minor costo del lavoro e dei carburanti, dei Paesi dell'Est europeo;
quali iniziative concrete intenda adottare per porvi rimedio, come previsto dalla clausola di salvaguardia prevista dall'articolo 7 comma 1 del regolamento CEE n. 3118/1993 che, regolando l'ammissione di vettori non residenti ai trasporti nazionali di merci su strada in uno Stato membro, stabilisce: «In caso di grave perturbazione del mercato dei trasporti nazionali all'interno di una determinata zona geografica, dovuta all'attività di cabotaggio o aggravata da detta attività, qualsiasi Stato membro può ricorrere alla Commissione ai fini dell'adozione di misure di salvaguardia comunicandole le informazioni necessarie e le misure che intende adottare nei confronti dei vettori residenti».
(5-00948)

LENZI, LA FORGIA, ZAMPA e BENAMATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i cittadini di Casalecchio di Reno e dei comuni limitrofi in provincia di Bologna vivono una gravissima situazione di disagio, in quanto la realizzazione della

Nuova Porrettana non ha alcuna certezza di essere attuata e l'abitato è attraversato da 80.000 veicoli al giorno sull'Autostrada A1 Milano-Napoli, attualmente interessata dai lavori di realizzazione della terza corsia, e 35.000 veicoli al giorno sulla vecchia SS 64 Porrettana con frequenti momenti di totale paralisi del traffico;
l'attraversamento ferrostradale di Casalecchio di Reno è stato confermato nell'Atto Aggiuntivo all'Intesa Generale Quadro del 17 dicembre 2007 come facente parte delle opere necessarie alla risoluzione del Nodo di Bologna, tutte le procedure di VIA sono state completate e sono stati individuati i fondi necessari per finanziare l'opera a carico di ANAS e RFI per un totale di circa 150 milioni di euro;
la verifica dei costi dell'opera, effettuata da ANAS, Società Autostrade e RFI nel settembre 2008, ha portato ad una lievitazione dei costi dagli iniziali 147 milioni agli attuali 217 milioni di euro;
Società Autostrade ha manifestato in diverse sedi la volontà di tener fede ai propri impegni subordinandoli alla firma dell'Intesa Stato-enti locali e al reperimento delle risorse finanziarie ancora mancanti;
qualora non si giunga rapidamente a risposte soddisfacenti l'amministrazione comunale di Casalecchio di Reno si vedrà costretta a revocare la disponibilità e l'impegno fin qui profuso per facilitare il lavoro nei cantieri della terza corsia autostradale con deroghe notturne, chiusura di strade e autorizzazioni a superare i livelli massimi di rumorosità consentita -:
se non intenda rispondere positivamente alla richiesta di incontro urgente avanzata dal Sindaco di Casalecchio di Reno, Simone Gamberini, per giungere ad una positiva conclusione che individui la possibilità di finanziare completamente l'opera o, in subordine, di avviare i lavori per stralci utilizzando i finanziamenti attualmente disponibili;
se valuti possibile che, una volta terminati i lavori della terza corsia autostradale, il tratto di A1 che va da Casalecchio di Reno a Sasso Marconi sia «banalizzato» non facendo conseguentemente pagare il pedaggio, con la finalità di spostare su questa arteria gran parte del traffico di attraversamento proveniente dalle Valli del Setta e del Reno o diretto verso di esse;
se non intenda far rispettare l'impegno assunto da Società Autostrade e ANAS per la realizzazione del casello di sola entrata sull'A1 presso la località Borgonuovo di Pontecchio Marconi.
(5-00950)

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in passato - tra gli anni '50 e gli anni '80 - fu più volte avanzata la proposta di mettere in atto una surrettizia fusione di compiti e di comando tra l'Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato e a parere dell'interpellante soprattutto la sinistra italiana, in primis il Pci di Togliatti e di Berlinguer, tentò in tutti i modi l'unificazione, nella convinzione che avere a disposizione un'unica forza di polizia potesse essere, specialmente durante gli anni della Guerra Fredda, un ottimo deterrente nei confronti dei partiti facenti parte del fronte occidentale;
anche successivamente, con la scusa di razionalizzare le forze dell'ordine, propose - negli anni settanta - di «ruralizzare» l'Arma lasciando a quest'ultima il controllo delle piccole e piccolissime città e alla Polizia la gestione dei grandi centri;
alla fine degli anni novanta l'allora Presidente del Consiglio Massimo D'Alema concesse ai carabinieri di separarsi dall'Esercito - del quale avevano sempre fatto parte come prima Arma - per diventare la quarta Forza armata, e anche in quell'occasione si ventilò l'ipotesi che la concessione governativa avrebbe avuto

come contropartita l'annessione dei Carabinieri alla Polizia sotto un unico Ministro, quello appunto dell'interno;
secondo notizie giornalistiche, l'attuale Ministro dell'interno Roberto Maroni avrebbe spedito in Francia - dove nel frattempo l'unificazione tra le due forze (Gendarmeria e Polizia) si è consumata - due alti dirigenti del Viminale per valutare come quel nuovo modello di sicurezza possa essere esportato nel nostro Paese;
nonostante la riservatezza della «missione», la notizia ha giustamente provocato grande e unanime allarme fra i Carabinieri, anche con prese di posizioni pubbliche sui giornali;
l'Arma rappresenta l'Istituzione che raccoglie fra gli italiani il maggior consenso, grazie alla sua secolare fedeltà alle istituzioni, all'efficienza della struttura operativa, ai riconoscimenti internazionali che riceve ogni giorno per le sue missioni di pace all'estero, alla straordinaria professionalità dei suoi oltre 110 mila uomini dislocati sul territorio, con più di 5 mila tra stazioni e tenenze e ai risultati conseguiti nella lotta alla criminalità;
la doppia funzione dei Carabinieri - militari e agenti di polizia - fa di loro un'istituzione quasi unica nel mondo, tanto che molte Nazioni guardano all'Arma come a un modello di doppia forza di polizia da prendere ad esempio -:
se - nell'ambito della riforma del comparto sicurezza - esista un progetto del Ministro dell'interno che vada nel senso di unificare l'Arma dei Carabinieri con la Polizia di Stato, e se trovi conferma la notizia di una missione disposta dal Viminale per studiare il nuovo modello di sicurezza francese.
(2-00300) «Mazzoni».

Interrogazione a risposta orale:

BOSSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella città di Ercolano, in provincia di Napoli, una villa denominata «Matarazzo» è stata negli anni scorsi sottratta alla camorra, ristrutturata e destinata ad un uso sociale con l'assegnazione alla Polizia di Stato;
tale presidio è stato destinato a «Posto di Polizia di Stato» in quanto doveva ospitare tanto alloggi di servizio per il personale quanto uffici preposti al rapporto con l'utenza, in modo da rappresentare, nella relazione con il territorio, un segno visibile dell'azione e della presenza dello Stato;
uno dei promotori più convinti dell'iniziativa, d'intesa con l'amministrazione comunale e il Siulp, fu l'allora Questore di Napoli, oggi vicecapo della Polizia, che ben conosceva la realtà di Ercolano e il suo bisogno di una presenza costante e organizzata sul territorio della forze dell'ordine;
allo stato attuale il «posto di Polizia» di Villa Matarazzo risulta ridotto ad un solo «dormitorio» per il personale della Polizia di Stato mentre non risultano attivi servizi per l'utenza e per il controllo del territorio;
la realtà di Ercolano rappresenta giorno per giorno un bisogno sempre crescente di sicurezza e presenza dello Stato e che anche il Consiglio comunale nel novembre scorso, con un documento votato all'unanimità, ha chiesto «una presenza più efficace e operativa sul territorio della Polizia di Stato con più uomini e mezzi nel Posto di Polizia locale»;
di recente ad Ercolano si è assistito ad una escalation di vicende criminali che hanno riguardato la camorra, con la esplosione di conflitti interni all'organizzazione e atti intimidatori, ma anche la microcriminalità, con sparatorie, rapine, ferimenti che insinuano nella vita civile allarme e tensione -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministero affinché al «Posto di Polizia» di Villa Matarazzo ad Ercolano siano garantiti

uomini, mezzi e organizzazione tali da renderlo pienamente operativo e al servizio del territorio, raccogliendo così la domanda di sicurezza e legalità che arriva dal Consiglio comunale e dalla intera comunità.
(3-00352)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
diversi giovani hanno partecipato al concorso indetto, nel dicembre 2005, dal Ministero della difesa per l'arruolamento in qualità di volontari di ferma breve triennale nell'Esercito italiano con possibilità di immissione nelle carriere iniziali della Polizia di Stato;
i posti messi a concorso nelle carriere iniziali della Polizia di Stato sono stati 408 nel mentre molti di più sono risultati i giovani risultati idonei;
nel mese di novembre 2008, nella Gazzetta Ufficiale, risulta pubblicato un nuovo concorso del Ministero dell'interno per il reclutamento di 907 allievi agenti della Polizia di Stato riservato ai volontari in ferma prefissata di 1 anno congedati o con almeno 6 mesi di servizio -:
per quale ragione non si sia fatto fronte alle nuove esigenze della Polizia di Stato attraverso lo scorrimento della graduatoria dei giovani in ferma triennale dichiarati idonei e forniti di un'esperienza triennale per il servizio prestato nell'Esercito;
se ritenga ragionevole aver escluso dalla possibilità di concorrere al nuovo bando giovani con maggior esperienza rispetto a quelli cui il medesimo è stato riservato;
quali iniziative intenda adottare per porre rimedio alla situazione denunciata con riferimento, tra l'altro, a quanto prevedeva il bando per i giovani in ferma triennale circa la possibilità di attingere agli idonei delle Forze Armate.
(5-00945)

Interrogazione a risposta scritta:

RONDINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del comune di San Donato Milanese si trova il quartiere di via Di Vittorio, un agglomerato di edifici popolari sorti negli anni `60 che insistono sulla sopraccitata via, abitati da circa 8.000 persone;
il quartiere è caratterizzato dunque da una densità abitativa elevata e i residenti appartengono per la maggior parte a fasce di reddito popolari;
il quartiere è separato dall'abitato di San Donato Milanese dalla linea ferroviaria, e collegato alla città solo da sottopassaggi pedonali, di conseguenza il centro cittadino è di fatto raggiungibile solo mediante lo spostamento in auto o con mezzi pubblici, la qual cosa crea ulteriore disagio tra i residenti che si sentono tagliati fuori dai servizi;
il quartiere negli anni è stato teatro di svariati episodi di criminalità, dovuti al radicarsi al suo interno di organizzazioni malavitose;
il 28 gennaio 2009, un'operazione condotta dai carabinieri all'interno del quartiere ha portato all'arresto di 37 persone, per la maggior parte italiane, coinvolte nel traffico organizzato di stupefacenti;
il 22 gennaio 2009, ignoti hanno esploso un colpo di pistola contro un autobus di linea, provocando il panico tra i residenti e, i conducenti per tutelare la propria incolumità hanno chiesto di poter deviare il percorso dei mezzi;
l'Amministrazione comunale ha messo in atto azioni volte ad intensificare la presenza della Polizia locale nel quartiere, ma gli stessi agenti sono in più occasioni stati fatti oggetto di minacce ed intimidazioni;
la condizione di disagio dei residenti è ormai giunta a livelli esasperanti e in

molti chiedono un intervento rapido per ripristinare la sicurezza e migliorare di conseguenza la qualità della vita;
la presenza di un presidio fisso di polizia nel quartiere otterrebbe il duplice risultato di scoraggiare attività illegali nel quartiere e incrementare il livello di sicurezza percepita dei residenti -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione in atto nel quartiere di via Di Vittorio in San Donato Milanese;
se il Governo intenda attivarsi per stabilire un presidio fisso di pubblica sicurezza nel quartiere di via Di Vittorio in San Donato Milanese.
(4-02218)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MAGGIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENTEMERO e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel decreto ministeriale n. 5 del 16 gennaio 2009 all'articolo 5 si afferma: «Ciascuna istituzione scolastica autonoma, nel rispetto dei princìpi e dei criteri di carattere generale previsti dal presente decreto e dalla normativa vigente, può determinare in sede di redazione del piano dell'offerta formativa, ulteriori criteri e iniziative finalizzate alla prevenzione, tenendo conto di quanto previsto dal regolamento d'Istituto, dal patto educativo di corresponsabilità e dalle specifiche esigenze della comunità scolastica e del territorio»;
il Ministro Gelmini ha dichiarato di voler portare a breve in Consiglio dei ministri una proposta di regolamento esplicativo relativo alla valutazione della condotta e per l'attribuzione del voto di cinque decimi e per rendere il criterio di assegnazione di detta valutazione meno rigida e allo scopo di lasciare alle scuole la valutazione caso per caso;
nel piano dell'offerta formativa degli istituti è prevista una parte relativa alla valutazione, con l'indicazione di criteri quantitativi e qualitativi che concorrono all'assegnazione di detta valutazione, anche elaborata per discipline. E il piano dell'offerta formativa è elaborato dai docenti dell'istituto e sottoposto ad approvazione degli organi di governance delle istituzioni scolastiche, Collegio dei docenti e Consiglio d'istituto, e viene presentato e consegnato alle famiglie prima dell'iscrizione, affinché sia conosciuto e condiviso da famiglie e studenti -:
se il Ministro intenda inserire nel regolamento esplicativo, anche in ottemperanza all'articolo 5 del decreto ministeriale in oggetto e alla funzione del piano dell'offerta formativa, l'indicazione della necessità di elaborare e di inserire nel piano dell'offerta formativa di ciascun istituto e per ogni grado di scuola, in ottemperanza con quanto stabilito dal Ministero, una griglia con indicatori quantitativi e qualitativi per la valutazione della condotta degli studenti.
(5-00951)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, vari comuni italiani lamenterebbero una grave difficoltà nell'arginare gli ormai diffusi episodi di sovraffollamento abitativo negli alloggi residenziali, occupati in prevalenza da cittadini extracomunitari;

verrebbero in particolar modo denunciate delle carenze normative in materia di abitabilità degli immobili, tali da impedire una convivenza di persone in soprannumero rispetto alle reali capacità dell'alloggio;
il comma primo dell'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 6 giugno 2001 fa, però, soggiacere il rilascio del certificato di agibilità «alla sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità... valutate secondo quanto dispone la normativa vigente»;
l'articolo 26 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 chiarisce, poi, che «il rilascio del certificato di agibilità non impedisce l'esercizio del potere di dichiarazione di inagibilità di un edificio o di parte di esso ai sensi dell'articolo 222 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265»;
il richiamato articolo 222 del regio decreto n. 1265 del 1934 consente, a propria volta, lo sgombero da parte dell'Autorità Sanitaria di un alloggio che non rispetti le condizioni igieniche;
infine, l'articolo 2 del decreto ministeriale del 5 luglio 1975 relativo ai principali requisiti igienico-sanitari dei locali di residenza prescrive testualmente che «per ogni abitante deve essere assicurata una superficie abitabile non inferiore a metri quadri 14 per i primi 4 abitanti e metri quadri 10 per ciascuno dei successivi»;
pertanto, allo stato, paiono sussistere dei precisi strumenti giuridici per garantire, anche con forme coattive, un buon livello di qualità della vita e per i diretti interessati e per le famiglie che vivono nelle adiacenze degli appartamenti con un'eccessiva presenza di ospiti;
nel caso specifico dei cittadini non comunitari, il comma terzo, lettera a), del decreto legislativo n. 286 del 25 luglio 1998 (testo unico sull'immigrazione) dispone che «lo straniero che richiede il ricongiungimento deve dimostrare la disponibilità di un alloggio che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge regionale per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica» -:
se la linea interpretativa adottata da alcuni Comuni italiani in merito alla presunta impossibilità di evitare il sovraffollamento, soprattutto da parte di cittadini stranieri, all'interno di uno stesso alloggio possa ritenersi corretta;
se, al contrario, non vada ritenuta congrua la ricostruzione delle norme in materia sanitaria, di agibilità e di urbanistica proposta in premessa e, in caso di risposta affermativa, per quali motivi non tutti gli Enti Locali applichino gli strumenti giuridici già in loro possesso al fine di evitare situazioni di disagio sociale, oltre che di rispetto dei più basilari principi igienici;
se, alla luce di quanto segnalato nel presente atto di sindacato ispettivo, i dati in possesso dei Ministri interrogati lascino presagire dei correlati episodi di false attestazioni circa la disponibilità di un adeguato alloggio da parte degli stranieri che in passato abbiano proposto istanza di ricongiungimento familiare ex articolo 29 del decreto legislativo n. 286 del 1998 e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative intendano adottare per reprimere il fenomeno.
(5-00946)

LENZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i dati forniti dall'Inps lo scorso 15 gennaio, sulla diffusione della social card evidenziano:
1) la ristrettezza della platea finora coinvolta, rispetto alle famiglie in condizioni di povertà presenti nel nostro Paese;
2) una disomogenea distribuzione sul territorio nazionale, con quasi il 70 per cento delle carte distribuite nel Mezzogiorno;

3) una limitata, ma non irrilevante, divergenza tra diffusione delle carte e diffusione degli indici di povertà sul territorio nazionale;
sono state 423.868 le carte caricate con i 40 euro mensili spettanti ai titolari comprensivi di requisiti, pari a non più di un terzo della platea originariamente stimata dal Governo e a meno del 16 per cento delle famiglie povere stimate dall'Istat (2 milioni 653 mila - anno 2007);
la social card è stata presentata anche come una iniziativa a sostegno delle famiglie povere e con bambini piccoli. Ora, l'interrogante ritiene che i limiti reddituali decisamente assai bassi, e gli ulteriori requisiti richiesti possano aver limitato, al di là del previsto, la platea dei richiedenti -:
quale sia il quadro numerico completo delle social card, realmente distribuite e attivate, sia per pensionati che per i bambini di età inferiore ai tre anni.
(5-00954)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e MECACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da un circostanziato articolo pubblicato sul quotidiano Il Messaggero nell'edizione del 25 gennaio 2009, firmato dal giornalista Claudio Marincola, si apprende che «un cuscino ortopedico acquistato a Udine, stesso codice, stesso prodotto, costa il triplo che a Biella. Un materasso antidecubito acquistato dalla Asl di Milano può costare anche il 30 per cento in più di quanto lo ha pagato la Asl di Varese ...e una carrozzina pieghevole ad autospinta stabilizzante per adulti (cod. 12.21.06.039, decreto ministeriale n. 322 del 1999) pagata cash 136 euro a Roma, può essere fatturata alla Asl 473,38 euro + Iva (4 per cento)»;
nel citato articolo si pubblica l'eloquente affermazione di un imprenditore romano costretto a chiudere il suo negozio di articoli sanitari: «Se avessi avuto soldi da investire oggi sarei ricco, mi sarei convenzionato con le Asl, avrei comprato a 100 per ricavare 500. Perché gli affari li fa chi può rimanere anche 2 o 3 anni senza incassare un euro per poi realizzare grandi utili. Soldi sicuri, perché le regioni pagano tardi. Ma pagano e con gli interessi. E se alla fine ti fai i conti è meglio che giocare in Borsa»;
secondo quanto avrebbe affermato la presidente del Centro Studi e ricerche della Confindustria, dottoressa Maria Teresa Agati, «Il sistema dell'assistenza protesica è fuori controllo, non ci sono più regole. Le Asl non sanno cosa comprano. Non controllano la qualità. Chi fa gli acquisti spesso non è competente e il servizio sanitario nazionale non sa quanto spende»;
il Nomenclatore è un sistema di norme datato 1999 con elenchi che risalgono al 1995, e fissa le tariffe di riferimento per le singole tipologie. La Corte dei conti lo ha sottoposto a revisione, e sotto il ministero dell'onorevole Rosy Bindi, venne posto, come limite di validità, il 31 dicembre del 2000, rilevando «disfunzioni nel corretto funzionamento del mercato»;
successivamente l'Antitrust distinse tra prodotti personalizzati da erogare a tariffa, e prodotti standard da acquistare con procedure pubbliche di gara. Ma attualmente, sempre secondo la denuncia della dottoressa Agati, «siamo all'assurdo che uno stesso articolo può essere pagato il doppio o il triplo da due Asl confinanti. E allora chi ha sbagliato? Chi ha pagato un letto 70 euro in cambio di un prodotto scadente o chi ne ha sborsati 200 scegliendo il migliore? Senza dire che molte gare sono fatte mettendo insieme decine di tipologie diverse e poche unità di un prodotto civetta»;
il Nomenclatore elenca le tipologie ma non definisce i requisiti essenziali del prodotto, come invece succede in altri paesi europei (Francia, Germania, Paesi scandinavi) che pongono da sempre un'attenzione al riutilizzo; vengono indicati

marchi, modelli, caratteristiche, prezzi. In Italia accade invece che a fronte di aziende che rispettano i parametri, curano i particolari, realizzano materiale riciclabile, ma magari non hanno accesso al credito, ve ne siano molte altre più spregiudicate: che costruiscono prodotti fatti su misura per il Nomenclatore che non sono efficaci. Un sistema che doveva finire otto anni fa ma che è già sopravvissuto agli ultimi tre governi; si determina così una situazione di carrozzine e materassi low cost per conoscerne la provenienza, spiega la dottoressa Agati, è sufficiente «guardare le nostre importazioni doganali e il dato diventa ineludibile. Ad una sala espositiva di una Asl del Centro Italia 3/4 dei prodotti erano cinesi»;
una realtà, peraltro documentata anche dal best seller dello scrittore Roberto Saviano «Gomorra», che nell'incipit del suo libro racconta di carrozzine, materassi antidecubito, letti ortopedici, busti, che sbarcano nei porti di Napoli, Taranto o Palermo. I camion scaricano i container con all'interno presidi made in China. Sono destinati a malati gravi, disabili, pazienti affetti da patologie invalidanti. Ma sono pensati per rientrare nei requisiti minimi, conformi alle nostre direttive, fatti per costare poco ai fornitori, molto alle nostre Asl. Un esempio su tutti un cuscino a disco elastico antidecubito, pagato 78 euro da Milano, è costato 36 euro a Biella ma è fatto con gli scarti dei tappi per le orecchie;
il Nomenclatore elenca vecchie tipologie che non tengono conto delle innovazioni intervenute negli ultimi 10 anni in un settore dove la tecnologia gioca un ruolo determinante -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
se risulti al Ministro che i costi di cuscini ortopedici, materassi antidecubito, carrozzine pieghevoli, e altre apparecchiature per malati e cittadini non ausufficienti, disabili e invalidi siano così difformi da Asl ad Asl e se ne conoscano le ragioni;
se non ritenga di dover aggiornare e adeguare il Nomenclatore;
quali iniziative intenda assumere nelle opportune sedi istituzionali - e in particolare in sede di Conferenza Stato-Regioni - per concordare misure di controllo e procedure che consentano la soluzione delle gravissime problematiche ricordato in premessa.
(5-00958)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comparto agricolo siciliano si sta con fatica adeguando alla rapida evoluzione dei mercati, alle nuove esigenze dei cittadini-consumatori ed alle sfide imposte da forme di globalizzazione sempre più esasperate;
questo sforzo è da tempo accompagnato dalle Direttive comunitarie e da iniziative della Regione Sicilia che supportano prevalentemente la concentrazione dell'offerta da parte dei produttori e, più in generale, di tutti gli attori del settore;
per questi motivi negli ultimi anni sono radicalmente mutate le consuetudini organizzative volte, soprattutto, a contenere i costi ed aumentare il grado di competitività delle imprese operanti nella filiera agroalimentare;
questo sforzo corale da parte di tutti gli attori del comparto agricolo tende a mantenere le attuali posizioni nazionali ed internazionali di mercato in una congiuntura economico-finanziaria mondiale di grande difficoltà;
tutto ciò rischia di essere vanificato da un atteggiamento ostativo dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale nei confronti delle cooperative operanti nel comparto e che ha effetti con reti nell'applicazione del C.C.N.L. agricolo;
partendo da una interpretazione errata dell'articolo 2135 del Codice Civile e

non tenendo in alcun conto la legge n. 92 del 1979 e la legge n. 240 del 1954, l'Inps vieta alle cooperative senza terra, ma anche alle cooperative agricole di conferimento, l'assunzione di lavoratori con i CCNL agricoli e pretende che gli stessi siano inquadrati nei settori commercio o industria;
una ipotesi del genere determinerebbe aumenti notevolissimi del costo del lavoro e, conseguentemente, un crollo della competitività del nostro sistema agroalimentare, per non citare il probabile aumento della disoccupazione e la recrudescenza di fenomeni di lavoro irregolare;
le cooperative agricole non sono marginali nella filiera agricola ma assumono ogni giorno di più un ruolo attivo nell'intera filiera a partire dalle fasi di programmazione e gestione delle produzioni, ai servizi di raccolta e di miglioramento fondiario ed alla commercializzazione dei prodotti;
a giudizio degli interroganti il Governo dovrebbe intervenire nei confronti dell'Inps affinché le norme citate in premessa vengano interpretate nel senso indicato dai lavoratori -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-02213)

NIRENSTEIN, PICCHI, PIANETTA e MALGIERI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4, comma 1, della legge 24 aprile 1967, n. 261, come sostituito dall'articolo 3 della legge 22 dicembre 1980, n. 932 «Integrazioni e modifiche alla legislazione recante provvidenze a favore dei perseguitati politici antifascisti e razziali», prevede che: «Ai cittadini italiani che siano stati perseguitati nelle circostanze di cui all'articolo 1 della legge 10 marzo 1955, n. 96, e successive modificazioni, verrà concesso, a carico dello Stato, un assegno vitalizio di benemerenza, riversibile ai familiari superstiti ai sensi delle disposizioni vigenti in materia, pari al trattamento minimo di pensione erogato dal fondo pensioni dei lavoratori dipendenti, nel caso in cui abbiano raggiunto il limite di età pensionabile o siano riconosciuti invalidi a proficuo lavoro. L'assegno di riversibilità compete anche ai familiari di quanti sono stati perseguitati nelle circostanze di cui all'articolo 1 della legge 10 marzo 1955, n. 96, e successive modificazioni, e non hanno potuto fruire del beneficio perché deceduti prima dell'entrata in vigore delle presente legge.»;
malgrado il legislatore abbia inteso stabilire, come requisiti per la concessione del vitalizio, il raggiungimento dell'età pensionabile oppure la condizione di inabilità a proficuo lavoro, risulta agli interroganti che la Commissione per le Provvidenze ai perseguitati politici italiani antifascisti o razziali abbia interpretato contra legem la norma in oggetto, nel senso della richiesta di un duplice requisito (il raggiungimento del limite d'età e, in aggiunta, l'inabilità al lavoro), e abbia imposto, su questa base, a richiedenti ultra-ottantenni una visita medico legale presso un'apposita commissione medica -:
se i fatti evidenziati rispondano al vero e se ciò corrisponda ad una prassi costantemente seguita dalla Commissione per le Provvidenze ai perseguitati politici italiani antifascisti o razziali, oppure ad errori in cui la suddetta Commissione è occasionalmente incorsa per un numero limitato di casi;
in che modo intenda intervenire per ripristinare un'interpretazione corretta della norma in oggetto e per riconoscere tempestivamente il vitalizio richiesto gli eventuali aventi diritto ingiustamente esclusi dal beneficio.
(4-02219)

CODURELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Plavix, medicinale che contiene il principio attivo clopidogrel, è indicato

nella prevenzione di eventi di origine aterotrombotica (problemi dovuti a coaguli di sangue e indurimento delle arterie) e può essere ottenuto solo dietro prescrizione medica;
ad oggi il Plavix è concesso gratuitamente solo previo piano terapeutico della durata di 6 mesi, prolungabile fin ad un massimo di 12 mesi, al termine dei quali il farmaco non è più a carico del Servizio sanitario nazionale;
per alcuni malati cardiopatici questo farmaco viene descritto come «necessario», pertanto trascorsi i 12 mesi, come previsto dal Piano terapeutico, queste persone continuano ad assumere il farmaco, con il costo del medicinale è interamente a loro carico;
una confezione di Plavix da 28 compresse costa 55 euro (660,00 euro all'anno) e solitamente chi acquista questi farmaci sono pensionati o persone anziane, con redditi bassi-:
se non ritenga doveroso che questo farmaco, definito necessario per la salute di alcuni pazienti, sia posto interamente a carico del Servizio sanitario nazionale per tutta la durata della prescrizione medica.
(4-02221)

BERTOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa, risulta che il 17 gennaio 2009, l'ex brigatista Renato Curcio, durante un incontro pubblico al centro sociale Oltrefrontiera a Pesaro, dal titolo «dannati del lavoro», ha lamentato che l'Inps avrebbe respinto la sua richiesta di pensione, poiché non sono stati versati contributi adeguati, nonostante abbia lavorato in diverse carceri;
ha lamentato, inoltre, di non avere nemmeno diritto alla pensione sociale, poiché sua moglie risulta percepire un reddito superiore al necessario;
le sue dichiarazioni hanno suscitato le giuste proteste del figlio di Lando Conti, ex Sindaco di Firenze, ucciso nell'86 dalle Brigate Rosse e di diversi esponenti politici -:
se sia in grado di garantire che Renato Curcio non percepirà alcuna pensione, né da lavoro dipendente, né sociale da parte dello Stato italiano;
se non ritenga ingiustificabile che Renato Curcio possa pretendere di percepire una pensione da parte dello Stato italiano, contro il quale ha combattuto per anni attraverso la lotta armata;
se altri ex terroristi percepiscano pensioni o indennità da parte dello Stato, di che tipo e di quale entità.
(4-02230)

BERTOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è del dicembre 2008 la direttiva del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che ha dichiarato illegale la sospensione della nutrizione e della idratazione dei pazienti disabili ricoverati nelle strutture sanitarie italiane;
Eluana Englaro è stata trasferita dalla Casa di cura «Beato Talamoni» di Lecco alla Casa di riposo «La Quiete» di Udine, dove nei prossimi giorni dovrebbe esserle interrotta la somministrazione dell'alimentazione e dell'idratazione, fino alla morte;
l'assessore regionale alla sanità del Friuli Venezia Giulia, Vladimir Kosic, ha ribadito che la Casa di riposo «La Quiete» è una struttura finalizzata all'accoglimento di pazienti per «il recupero funzionale e la promozione sociale dell'assistito» e per il «contrasto dei processi involuti in atto» e che le strutture residenziali come questa sono definite dalla regione come «strutture residenziali per persone non autosufficienti»;
questa struttura, inoltre, «ha natura pubblica ed è classificata Asp (Azienda per

i servizi alla persona), agisce in regime autonomo, ma le prestazioni di carattere sanitario sono assicurate dall'azienda socio-sanitaria di competenza attraverso atto convenzionale»;
pare allora che la Casa di riposo «La Quiete», diversamente da quanto sostenuto da alcuni suoi dirigenti, sia strettamente vincolata al sistema sanitario regionale e, quindi, a quello nazionale -:
se la Casa di riposo «La Quiete» di Udine sia titolata per ospitare Eluana Englaro, non per assisterla come disabile grave, ma per interromperle la somministrazione dell'alimentazione e dell'idratazione;
come possa una struttura vincolata al sistema sanitario regionale non rispettare una direttiva ministeriale;
a quali conseguenze giuridiche ed amministrative andranno incontro i dirigenti della Casa di riposo «La Quiete» ed i rappresentanti istituzionali della Regione Friuli Venezia Giulia, qualora procedessero a sospendere l'alimentazione ad Eluana Englaro;
se il Ministro intenda intervenire per far rispettare la propria direttiva anche nella Casa di riposo «La Quiete» e per impedire che in una struttura socio-sanitaria pubblica si pongano in essere azioni che portano alla morte un paziente.
(4-02233)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione del 20 gennaio 2009 ha pubblicato un articolo del giornalista Claudio Marincola, significativamente intitolato: «Al macero milioni di carrozzine, ma per ottenerne una c'è la fila»;
in particolare, si raccoglie la testimonianza di Alessandro Cossu, di Cittadinanzattiva: «Risale ormai a qualche tempo fa ma non potrei mai dimenticarlo: un paziente obeso, (che chiameremo Luca) richiese una sedia a rotelle molto particolare, adatta al suo notevole peso. Non rientrando nella categoria prevista la Asl competente pensò bene di autorizzare l'acquisto di due carrozzine. Due al posto di una». Come dire che il paziente avrebbe dovuto burocraticamente sdoppiarsi, spezzarsi in due; c'è poi il caso segnalato dalla signora Elena: «Mio padre è deceduto il 14 maggio 2008 - scrive - e subito dopo ho inviato alla Asl di Via Monza un fax con certificato di morte, affinché potessero provvedere al ritiro. A giugno mi venne risposto che se ne sarebbe parlato dopo l'estate perché la cooperativa non poteva subito provvedere. A dicembre li ho sollecitati, temendo di poter ritrovarmi in torto verso la Asl, e il dottore dell'Ufficio protesi mi ha detto che se la Cooperativa non aveva ancora provveduto al ritiro, molto probabilmente aveva i magazzini pieni e non sapevano dove metterla»;
secondo quanto riferisce Il Messaggero non si tratterebbero di casi isolati di gestione distorta che «tra non molto riguarderà circa 2 milioni e 700 mila italiani, quanti, secondo una stima del Censis, saranno il prossimo anno gli anziani non autosufficienti. Cui si aggiunge il numero incalcolabile di non deambulanti occasionali. Tradotto in carrozzine, in costosi materassi antidecubito, in letti ortopedici, in medicinali di ultima generazione o anche in semplici stampelle è uno spreco di dimensioni planetarie: milioni di euro buttati via. Come le sedie a rotelle, appunto»;
nel citato articolo si può ancora leggere: «La nostra sanità è una fabbrica degli sprechi: 13 milioni di ricoveri l'anno in ospedale; 79 milioni di giornate di degenza; 4 milioni e 700 mila interventi chirurgici, 1337 strutture pubbliche e private. È una sanità che non rottama, non rigenera e tutte le volte che può acquista ex novo. Un esempio? Se il malato guarisce, se si alza e cammina che fine fa la carrozzina? Si butta via come un rifiuto

ingombrante. Succede nel Lazio ma anche in altre regioni. Più sono indebitate più si prende la strada del cassonetto...»; e questo nonostante il decreto ministeriale, il cosiddetto Nomenclatore indichi tipologie e tariffe, e preveda per legge la restituzione e il riciclo; si riferisce inoltre di quanto accade nell'«Ufficio protesi» della Asl Rmc di viale Monza: ha un bacino di utenza di 550mila persone... «Per ottenere informazioni si prendono i numeretti, come all'alimentari. Quelli blu e quelli rossi». «Lavoro qui solo da qualche giorno ma sono già una ventina le persone che mi hanno posto lo stesso problema: che ne faccio della carrozzina? Dove lo metto il letto di mia madre che non c'è più?». Fino al gennaio del 2008 a ritirare gli ausili sanitari provvedeva una cooperativa di facchinaggio. Poi il contratto è scaduto e nessuno ha pensato di rinnovarlo. E non esiste un magazzino per lo stoccaggio. «Da tre mesi è stata bandita una gara - fa sapere la dottoressa Maria Ferraresi, una delle responsabili della Asl di via Monza -. Ma non sempre conviene ritirare gli ausili, costa più ritirarle e sanificarle che comprarle nuove»;
l'articolo prosegue riferendo che una sedia a rotelle pieghevole costa circa mille euro. Una elettrica anche 4/5 mila euro accessoriate per esempio di schienale reclinabile, poggia polpaccio, blocco cinture; e si raccoglie la testimonianza di un titolare di ditta fornitrice: «Vado contro i miei interessi perché sono anche un cittadino che paga le tasse e sono contro gli sprechi. Ci sono sedie a rotelle particolari che al contribuente costano migliaia di euro. A volte la prassi per averle è talmente lunga che quando l'autorizzazione arriva non servono più». Restano avvolte nel cellophane, nuove di zecca, nessuno se le viene a prendere. Alla Asl RmB, altro che si estende Pietralata a Torre Spaccata, il servizio, non è proprio previsto. Alla RmF si aspettano mesi e mesi e non è detto che ne valga la pena;
l'articolo si conclude con la testimonianza di Rossana Perini, presidente di un'associazione fondata in memoria del fratello morto di Sla: «Da noi, in Lombardia passano a ritirarle anche se ogni zona Asl ha il suo budget e un comportamento diverso. I parenti non sapendo cosa farne si rivolgono a noi. In questo momento, ad esempio, ho due letti nuovi, d'acciaio, rivestiti di legno. Appartenevano ad una coppia di coniugi. Nessuno li vuole, credo che anche noi cittadini abbiamo una parte di responsabilità. Quello che però non so spiegarmi - conclude la Perini - è come mai le Asl non cerchino di recuperare i medicinali. Siamo invasi dai farmaci, alcuni hanno un costo elevatissimo, roba da 800/1000 euro a confezione. Buttiamo via scatole intonse»;
appare scandaloso, in particolare in un momento di crisi quale quello che sta attraversando il paese, che carrozzine, materassi antidecubito, letti ortopedici, medicinali di ultima generazione e anche semplici stampelle invece di essere recuperati, siano rottamati e comunque non più utilizzati -:
se i fatti riferiti nel citato articolo de Il Messaggero corrispondano al vero;
se non si ritenga di dover accertare in quali regioni il decreto ministeriale (il cosiddetto Nomenclatore) che prevede la restituzione e il riciclo venga disatteso e quali iniziative intenda assumere, nelle opportune sedi istituzionali per individuare procedure e controlli adeguati per superare la situazione descritta in premessa.
(4-02234)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore agricolo vive in una situazione di grave e permanente difficoltà,

aggravata ulteriormente dal trend negativo dell'economia nazionale e mondiale che ha portato alla riduzione dei consumi agro-alimentari;
l'andamento oscillante del prezzo del petrolio ha, comunque, determinato un aumento generalizzato dei costi dell'energia, dei trasporti, dei prodotti per l'agricoltura: dai concimi, ai fitofarmaci, alla plastica per le produzioni protette, determinando un aumento dei costi complessivi di produzione;
l'aumento dei costi di produzione e la contestuale diminuzione dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli hanno determinato una netta riduzione del reddito degli agricoltori;
il 31 dicembre 2008 sono scaduti, per i datori di lavoro agricoli ricadenti nelle zone montane e svantaggiate e nelle regioni dell'ex-Obiettivo 1, le agevolazioni contributive previste dall'articolo 1, comma 1 e 2 del decreto-legge n. 2 del 2006, convertito con la legge n. 81 del 2006;
le aziende agricole ricadenti nei territori dei comuni di queste aree non potranno far fronte al pesante aumento degli oneri contributivi e previdenziali che dal 1o gennaio 2009 andrebbero ad essere operativi e tutto ciò avrebbe una pesante ricaduta, in termini occupazionali e di competitività, sul settore agricolo -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-02214)

BORDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il territorio della provincia di Foggia è stato colpito da fenomeni meteorologici, piogge intense e nevicate abbondanti, che hanno provocato diffusi e gravi danni alle coltivazioni agricole e alla rete viaria;
in particolare, i comuni costieri di Manfredonia, Margherita di Savoia e Zapponeta hanno subito il duplice e dannoso effetto delle mareggiate e dell'esondazione di alcuni fiumi e torrenti, che hanno provocato l'allagamento dei campi coltivati su un fronte lungo circa 30 chilometri;
l'evento calamitoso ha colpito un'area particolarmente vocata per la produzione di ortofrutta, dunque di coltivazioni ad elevato valore aggiunto commerciale, per la cui coltivazione sono impiegati migliaia di lavoratori agricoli;
le aziende agricole danneggiate rischiano il fallimento a causa dell'impossibilità di far fronte alle rate in scadenza dei prestiti agrari;
a causa di tali eventi, la Giunta della provincia di Foggia ha formalmente avanzato alla Regione Puglia la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per:
a) favorire il celere riconoscimento dello stato di calamità naturale a sostegno delle aziende agricole del territorio della provincia di Foggia;
b) promuovere un'intesa con i principali istituti di credito per il rinnovo dei prestiti agrari contratti dalle aziende colpite dagli eventi calamitosi;
c) attivare misure di sostegno al reddito dei lavoratori del comparto agricolo iscritti negli elenchi anagrafici dei Centri territoriali per l'impiego della provincia di Foggia e residenti nei comuni colpiti dagli eventi calamitosi.
(4-02217)

TESTO AGGIORNATO AL 30 APRILE 2009

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENTEMERO e APREA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione,

al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo le disposizioni ministeriali decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 23 agosto 1988, articolo 3, CM n. 319, del 24 ottobre 1991, CM n. 274 del 19 settembre 1994, il personale del comparto scuola, sia di ruolo che con contratto a tempo determinato nell'ambito della durata del rapporto di lavoro, può chiedere con riferimento all'anno solare, la fruizione di permessi straordinari retribuiti per il diritto allo studio, nella misura massima di 150 ore annuali individuali;
detti permessi sono rinnovabili con priorità rispetto agli altri richiedenti, per tutta la durata del corso prescelto;
un'apposita contrattazione integrativa, a cadenza quadriennale, svolta presso ciascun Ufficio Scolastico regione determina i criteri e le modalità di fruizione dei permessi;
su un orario di cattedra di 18 ore il monte ore complessivo di 150 ore può incidere per oltre due mesi ed in caso di non fruizione continuativa dei permessi incide significativamente sulla continuità didattica -:
se si intenda rivedere detta possibilità, il monte orario e gli eventuali criteri di fruizione dei permessi per garantire un servizio continuativo agli studenti e alle famiglie.
(5-00949)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi gli utenti residenziali di Telecom Italia hanno ricevuto, insieme all'ordinaria fatturazione dei consumi, una comunicazione di variazione del costo di abbonamento alla linea;
nella nota si evidenziava la facoltà di recesso dal contratto senza l'applicazione di penali, purché la stessa venisse esperita per iscritto entro il 1° febbraio;
risulta allo scrivente che il documento contabile in parola sia pervenuto a vari utenti tra le giornate di giovedì 29 e sabato 31 gennaio 2009, cioè poche ore prima (e, per giunta, in giornata prefestiva) rispetto al termine fissato unilateralmente dalla compagnia;
le ripercussioni negative per quanti astrattamente avessero inteso disdire il servizio appaiono, pertanto, evidenti,
quanto segnalato in premessa non sembra all'interrogante consono ai princìpi di buona fede contrattuale, non foss'altro in quanto ad un alto numero di clienti, magari anziani e/o con particolari deficit di mobilità, è stato reso più gravoso il rispetto delle condizioni imposte da Telecom Italia;
sarebbe necessario che situazioni di questo genere non abbiano più a verificarsi e sarebbe auspicabile un tempestivo intervento dell'AGCOM -:
se intenda verificare, anche tramite accertamenti svolti dal garante per la sorveglianza sui prezzi, a quali oggettive ragioni sia imputabile l'aumento delle tariffe di abbonamento alla linea fissa, atteso che in altri Paesi d'Europa gli oneri per l'utenza telefonica sarebbero, al contrario, in via di graduale riduzione.
(5-00957)

Interrogazione a risposta scritta:

PROIETTI COSIMI, LAMORTE e MOFFA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono ormai quotidiane le denunce degli utenti e dei sindacati in merito al

disservizio postale che si registra in particolare a Milano, dove sono stati rinvenuti chilogrammi e chilogrammi di lettere, cartoline, bollette, pacchi, multe, ed altri atti amministrativi, ammassati e abbandonati;
le cause di tale disservizio, che ha ormai raggiunto livelli di intollerabilità, appaiano riconducibili prevalentemente alla esternalizzazione voluta dalle Poste di alcuni servizi, a cominciare dalla consegna delle stesse raccomandate, che ha trasformato radicalmente il servizio aprendo la strada, si rileva a livello sindacale, «all'arrivo massiccio anche in questo settore di cooperative con dipendenti in nero, non assunti regolarmente»;
emblematica, sotto questo profilo, appare la vicenda collegata alla attività esercitata in subappalto da ditte dai contorni quantomeno singolari, trattandosi di aziende impegnate in precedenza in settori come la «la manutenzione di cimiteri, somministrazione di bevande per mense scolastiche, derattizzazioni, forniture di segnaletica turistica, spurghi»-:
a fronte di questo generale disservizio, quali accertamenti e verifiche siano stati fatti da Poste italiane nei confronti delle ditte cui è affidato il servizio;
se non ritenga il Governo di avviare una indagine circa le modalità di esternalizzazione dei servizi di interesse pubblico che, peraltro, hanno comportato una forte contrazione degli addetti.
(4-02228)

TESTO AGGIORNATO AL 5 FEBBRAIO 2009

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Mecacci e altri n. 1-00089, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sirubbi.

La mozione Livia Turco e altri n. 1-00094, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Binetti, Calgaro, Grassi, Mosella, Pedoto, Garavini, Braga, Rubinato, De Nichilo Rizzoli, Cenni, Rampi, Bellanova.

La mozione Marchignoli e altri n. 1-00095, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ghizzoni, De Micheli, Misiani, Braga, Mariani.

Apposizione di firme ad interpellanze.

L'interpellanza urgente Capitanio Santolini e altri n. 2-00286, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Brigandì.

L'interpellanza urgente Marco Carra e altri n. 2-00290, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bosi, Mariani, Bitonci, Nunzio Francesco Testa, Ciccanti, Tassone, Cera, De Poli, Motta.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Nicola Molteni e altri n. 5-00575, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rondini.

L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Ghizzoni e altri n. 3-00350, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Braga, Mariani, Strizzolo.