XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 2 febbraio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la condizione della salute della donna nel nostro Paese, nell'ambito dello stato generale di salute dell'intera popolazione, presenta le particolari problematiche riferite a specifiche patologie femminili;
la differenza sessuale segna e investe tutti gli ambiti della vita, determinando una profonda diversità di problematiche, di atteggiamenti e di condizioni nell'esperienza personale di uomini e donne, in particolar modo per quanto riguarda sessualità e procreazione;
tutto questo si inquadra in una situazione complessivamente soddisfacente del nostro sistema sanitario nazionale, la cui efficienza è stata giudicata in modo positivo, anche recentemente, dall'Organizzazione mondiale della sanità e il cui indicatore incontrovertibile è l'aumento progressivo della durata della vita media che nel nostro Paese si attesta ormai attorno agli ottanta anni e che evidenzia un'asimmetria a favore delle donne, la cui aspettativa di vita è più alta;
in tale contesto è indubbio che le donne siano colpite da particolari patologie, in prevalenza rispetto agli uomini, quali l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi e soprattutto l'osteoporosi, cui si aggiungono le patologie tipiche dell'apparato riproduttivo femminile, con particolare riferimento all'endometriosi ed alle patologie oncologiche;
è evidente, quindi, che nell'ambito di un'azione complessiva per migliorare l'efficienza e l'efficacia del nostro servizio sanitario nazionale, è necessario dedicare una maggiore attenzione e maggiori risorse per la prevenzione e cura delle tipiche patologie femminili;
il doppio impegno che spesso caratterizza la condizione femminile nel lavoro e nella famiglia comporta una condizione di stress e affaticamento, che incide negativamente sulla condizione generale della salute delle donne e accresce alcune patologie che in precedenza erano prevalenti nell'uomo, quali quelle riguardanti l'apparato cardiovascolare, situazione che è peggiorata per la crescente diffusione del fumo tra le donne, in particolare fra quelle più giovani;
si rileva il progressivo aumento dell'infertilità e della sterilità, dovuto sia a cause ambientali, sia a diagnosi tardive, inadeguata valutazione di sintomi, scarsa conoscenza dei rischi;
altro problema da affrontare è quello della sicurezza del parto, per l'aumento dei tagli cesarei, e della prevenzione delle patologie neonatali, per l'incremento dei nati pretermine come strumento per ridurre la mortalità materna e quella neonatale ed infantile,

impegna il Governo:

a favorire ed incentivare la ricerca clinica e farmacologica per le patologie tipiche della donna come strumento fondamentale per migliorare prevenzione e cura in questo particolare ambito;
a considerare prioritari in ambito sanitario la tutela della salute materno-infantile, con l'obiettivo specifico di favorire l'analgesia in travaglio di parto, di ridurre i tagli cesarei e progressivamente la mortalità da parto e quella neonatale e infantile, con la diminuzione dei nati pretermine;
a potenziare il sistema di screening per poter prevenire e curare tempestivamente le tipiche patologie femminili, con particolare riferimento a quelle oncologiche del sistema riproduttivo e a quelle oncologiche della tiroide, in quanto una

diagnosi precoce consente nella maggior parte dei casi di curare la malattia e di salvare la vita del paziente;
a promuovere una campagna d'informazione capillare sui problemi dell'osteoporosi e della endometriosi, delle abitudini di vita e delle patologie associate e dei farmaci che possono causarle, al fine di migliorare la prevenzione e la cura come strumento importante per migliorare le condizioni di salute e di vita delle donne;
a promuovere campagne di informazione capillare sui problemi dell'infertilità e della sterilità della coppia, per aumentare la consapevolezza dei meccanismi che regolano la fecondità umana, e delle conseguenze connesse a comportamenti a rischio;
a promuovere una cultura della salute tra i giovani, programmando un intervento di screening di patologie di interesse sociale nei ragazzi e nelle ragazze, con particolare riferimento al sovrappeso, all'obesità e alle patologie ad esse associate (diabete, ipertensione, cardiopatie ed altre), promuovendo anche interventi di educazione sanitaria, al fine di diffondere stili ed abitudini di vita più corretti, predisponendo adeguati meccanismi volontari di controllo, attraverso la creazione di un cosiddetto «buono prevenzione giovani»;
a migliorare l'informazione e la prevenzione sulle malattie sessualmente trasmesse e, in particolare, sull'hiv/aids e sull'epatite C, considerando anche le gravi patologie associate alla luce della non trascurabile prevalenza della epatite C in Italia, sulle quali è necessario non abbassare la guardia dopo l'introduzione di farmaci efficaci, ma tuttora non risolutivi;
a migliorare la rete territoriale di servizi a sostegno della non autosufficienza, in quanto il peso maggiore per accudire un familiare disabile o ammalato cronico ricade ancora prevalentemente sulle donne;
a migliorare la rete degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, in quanto le carenze rendono tuttora più difficile per le donne conciliare i loro impegni fra casa e lavoro, il che incide negativamente sul loro stato di salute.
(1-00097)
«Barani, Iannaccone, Palumbo, Baldelli, De Nichilo Rizzoli, Di Virgilio, Abelli, Bocciardo, Castellani, Ciccioli, De Luca, Fucci, Garofalo, Girlanda, Saltamartini, Mancuso, Mussolini, Patarino, Porcu».

La Camera,
premesso che:
l'entrata in esercizio della tratta ad alta velocità Milano-Bologna, nel mese di dicembre 2008, ha destato legittima soddisfazione da parte di Trenitalia e ha arricchito, oggettivamente, l'Italia di un'indispensabile opera infrastrutturale;
tecnologicamente all'avanguardia e con standard di sicurezza superiori, la nuova tratta rappresenta solo un passo avanti rispetto al progetto della grande «T» ad alta velocità, che dovrebbe collegare la direttrice Torino-Venezia e quella Milano-Napoli, in quanto non è ancora terminato il nodo Bologna-Firenze, sulla cui tratta viaggeranno ancora sia gli eurostar che gli intercity e i treni regionali;
la realizzazione della tratta non è esente da problematiche e criticità: il servizio offerto con la Frecciarossa è rivolto, infatti, ad una categoria di utenza di fascia medio-alta e per essere sfruttato pienamente deve avere davanti a sé la strada libera e priorità di ingresso nelle stazioni. Questo comporta, ovviamente, un danno nei confronti di tutta l'utenza pendolare, che viaggia sulle stesse linee ad alta velocità e che dovrà, quindi, dare sempre precedenza alla Frecciarossa;
sui disagi dei pendolari si sono espressi anche il presidente della regione Lombardia, Formigoni, ed il presidente della provincia di Milano, Penati, ricordando come il Governo abbia stanziato

con la legge finanziaria 480 milioni di euro per i contratti di servizio, che comprendono anche quelli regionali;
le proteste dei pendolari riguardano anche la soppressione di diverse linee locali per far posto al nuovo orario incardinato sull'alta velocità;
la competitività di un Paese si misura in base al livello del sistema infrastrutturale delle sue vie di comunicazione e su questo il trasporto italiano ha necessità di modernizzare il proprio sistema di collegamenti per colmare il gap che ci separa dal resto dell'Europa;
in Italia ci sono 28 chilometri di strada ferrata ogni 100 mila abitanti, contro i 43,4 chilometri dei tedeschi e i 51 chilometri dei francesi;
la realizzazione del corridoio 5, in tale contesto, rappresenta un asse di sviluppo, tecnologico e produttivo, di importanza fondamentale perché «garantirà una maggiore competitività alle imprese, che potranno trasportare più velocemente i propri prodotti, ed una migliore mobilità delle persone, che beneficeranno di tempi di percorrenza estremamente ridotti per viaggiare in Italia e in Europa. Inoltre, la riduzione dell'inquinamento e del rumore provocato dal passaggio di migliaia di camion porterà in valle di Susa un miglioramento delle condizioni abitative e residenziali», come si legge sul sito ufficiale della regione Piemonte, e ogni rifiuto pregiudiziale o strumentale che potrebbe comprometterne la realizzazione va fermamente contrastata;
i veti incrociati di popolazione e partiti politici (che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in questi anni hanno fondato le loro fortune elettorali su questa vicenda), arrivato a lanciare la cosiddetta «opzione zero», che prevedeva di non fare assolutamente nulla e lasciare che il collegamento tra Torino e Lione si svolgesse con la linea attualmente esistente e in via di ammodernamento, hanno di fatto rallentato il completamento dei lavori;
il livello di congestione e le relative conseguenze in termini di costi e inefficienza di tutto il sistema logistico richiede un forte impegno per la modernizzazione delle reti e il potenziamento delle porte che collegano il Piemonte alle altre regioni ed all'Europa: verso la Svizzera, verso la Lombardia e l'Est europeo, verso la pianura padana, verso la Liguria e verso la Francia;
fondamentali per l'efficienza delle reti sono: lo spostamento di traffico merci dalla gomma al ferro e l'adeguamento delle strutture intermodali per lo scambio tra gomma e rotaia, fra mezzi di lunga percorrenza e mezzi di distribuzione sub-regionale e locali;
la centralità del trasporto ferroviario richiede per il suo adeguamento nuove opere: il completamento della Torino-Milano e il collegamento verso la Francia, il nuovo valico ferroviario tra la Liguria e l'area alessandrina, l'adeguamento (raddoppio binari tra Cuneo e Fossano, elettrificazione su tutta la tratta) della ferrovia Torino-Cuneo-Nizza,
il 23 gennaio 2009 si è svolto a Roma l'atteso incontro tra la delegazione della conferenza dei sindaci della Valle di Susa ed il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli, al termine del quale si è giunti ad un testo finale condiviso, che dovrebbe far ripartire i lavori dell'osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, all'indomani del nuovo incarico affidato dal Consiglio dei ministri all'architetto Virano: maggiori poteri come commissario straordinario per la definizione del progetto preliminare della linea, che dovrà essere redatto entro il 30 giugno 2009;
secondo il documento «il Governo ritiene necessario proseguire con la progettazione con i tempi indicati dal dossier europeo, mentre saranno valutate la localizzazione e le tempistiche delle indagini geognostiche in funzione delle risultanze successive degli studi preliminari». Una frase che sembrerebbe accontentare le richieste delle amministrazioni valsusine,

perché non definisce come tassativa la data del gennaio 2009 per l'apertura del cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte;
un secondo punto del documento riconosce le istanze dei sindaci, dove «considera la proposta »fare« un contributo interessante e la ritiene inseribile negli scenari che saranno sviluppati dal progetto unitario». Un altro importante punto è che «il Governo recepisce la sollecitazione dei sindaci all'unitarietà di finanziamento dell'intera linea, compatibilmente con le regole comunitarie», il che introduce la possibilità che i fondi europei siano spesi anche per la tratta nazionale;
viene infine ribadita la funzione dell'osservatorio nella predisposizione di tutte le fasi progettuali, fino al termine della progettazione preliminare;
il 4 febbraio 2009 il Ministro Matteoli sarà a Torino per incontrare i sindaci ed i vertici di regione e provincia ed il presidente della comunità montana Antonio Ferrentino, per definire l'accordo raggiunto e far ripartire il cammino della Torino-Lione;
si stima che la ricaduta diretta della realizzazione dell'opera per la Val di Susa sia pari a 4,5 miliardi di euro da qui al 2023;
si paventa il tentativo di alcuni amministratori e di alcune formazioni politiche radicali di adottare misure di ritorsione politico-elettorali, qualora dovesse riprendere il cammino della Tav Torino-Lione,

impegna il Governo:

a sollecitare Trenitalia ad una maggiore attenzione affinché la realizzazione della linea alta velocità Milano-Bologna sia compatibile con le esigenze del trasporto locale e affinché l'assegnazione delle tracce orarie dell'alta velocità non aggravi i già evidenti disagi per i pendolari che hanno dovuto anche sopportare un aumento delle tariffe con l'avvento del nuovo orario imposto da Trenitalia;
relativamente alla realizzazione della Tav Torino-Lione, ad una definitiva interlocuzione con il territorio, al fine di consolidare il consenso degli enti locali, ferma restando la prioritaria necessità della realizzazione dell'opera nel rigoroso rispetto dei tempi previsti;
ad impegnarsi sul piano comunicativo per diffondere e far crescere tra le popolazioni interessate la consapevolezza dei vantaggi e le ricadute in termini occupazionali ed economici che la realizzazione dell'opera comporterà inevitabilmente;
a prevedere misure e provvedimenti che tutelino le aziende locali nel senso di favorirne maggiormente la partecipazione alla realizzazione dell'opera, garantendo l'affidamento dei lavori a chi opera sul territorio;
ad adottare iniziative al fine di evitare strumentalizzazioni della protesta dei cittadini.
(1-00098)
«Vietti, Delfino, Compagnon, Volontè, Libè, Ciccanti».

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della programmazione sociale e sanitaria, è possibile ritagliare uno specifico ambito di riflessione ed intervento a favore dell'universo femminile, che, sia sotto il profilo medico-scientifico, sia dal punto di vista socio-culturale, presenta una propria specificità che ne giustifica, a vario titolo, una presa in carico mirata;
le più recenti politiche di prevenzione e campagne di comunicazione pubblica testimoniano il crescente interesse per le tematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile;
il ministero della salute, in particolare, si è attivato negli ultimi anni sia a livello normativo che nell'ambito della comunicazione pubblica per informare le donne su alcune problematiche sanitarie emergenti, sensibilizzandole sull'importanza della promozione di stili di vita salubri;
è necessario sottolineare quanto sia importante la promozione di azioni di prevenzione secondaria dei tumori femminili, realizzatesi sino ad oggi attraverso l'attuazione di diversi sistemi di screening del cancro. Questi interventi sono destinati

ad ottenere un doppio effetto benefico nell'ambito della popolazione femminile: in primo luogo, perché, aumentando i controlli, consentono di monitorare la diffusione di forme tumorali nella popolazione femminile, intervenendo tempestivamente nelle cure; in secondo luogo, perché favoriscono il consolidamento di una nuova cultura di assistenza sanitaria, incentrata sulla prevenzione e sui servizi territoriali, più che sulle tradizionali cure ospedaliere;
sotto il profilo della comunicazione pubblica, il riferimento è, in particolare: all'efficace azione intrapresa nella lotta contro il fumo e contro il tabagismo e allo specifico sguardo dedicato alle donne nell'ambito di questo intervento a carattere generale; alla comunicazione sull'importanza di una corretta alimentazione quale strumento di promozione di stili di vita salubri, che trova nelle donne come mogli e come madri i propri fondamentali riferimenti; alle più recenti iniziative del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali sul tema della nati-mortalità e sulla procreazione medicalmente assistita;
la specificità dell'universo femminile nel più ampio contesto della programmazione socio-sanitaria viene in rilievo sotto due distinti profili: per la presenza di patologie e problematiche di ordine sanitario, che, per la loro natura o la loro incidenza statistica, sono legate alla donna, nelle sue diverse età e fasi evolutive; per lo specifico rilievo che la patologie e le problematiche socio-sanitarie comuni ai due generi assumono in rapporto all'universo femminile;
vi sono patologie che colpiscono statisticamente le donne in prevalenza rispetto agli uomini (come l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi); tra queste, in particolare, si segnala l'osteoporosi, che costituisce un rilevante problema di salute pubblica diffuso, in particolare, tra le donne, di regola associato a fratture da fragilità, che a loro volta si traducono in un elevato incremento della morbilità, in un vario grado di inabilità permanente e nei casi più gravi addirittura in un eccesso di mortalità;
il Senato della Repubblica ha approvato, in data 3 dicembre 2008, due mozioni che impegnano il Governo ad implementare gli studi epidemiologici relativi alla patologia osteoporotica, ad approfondire i costi diretti ed indiretti della patologia, a monitorare l'offerta assistenziale nel settore, a promuovere campagne di informazione e di prevenzione rivolte anche a diffondere la diagnosi tempestiva attraverso il ricorso alla densitometria ossea e all'indagine mineralometrica, che consentono di misurare con precisione la densità del tessuto osseo;
innegabile è, inoltre, la specificità dell'universo femminile sotto il profilo delle problematiche relative alla procreazione: oltre alle patologie che attengono all'apparato riproduttivo femminile, emerge il nodo della tutela della salute in ambito materno-infantile, che indubbiamente costituisce un impegno che assume una rilevanza strategica nel sistema socio-sanitario per il riflesso che tali interventi hanno sulla qualità del benessere psicofisico dei cittadini;
il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino, nel quale l'Organizzazione mondiale della sanità individua un obiettivo primario a livello mondiale, impone di focalizzare l'attenzione sul percorso nascita, che costituisce l'aspetto più complesso e delicato per le implicazioni sulla salute della donna, del feto, del neonato e del bambino e, di conseguenza, sui tassi di natalità, di mortalità e morbilità infantile e di incidenza degli handicap;
la mortalità materna, la mortalità neonatale, perinatale e la nati-mortalità rappresentano indici importanti per valutare lo stato dell'assistenza socio-sanitaria nel settore materno-infantile e il grado di civiltà di una nazione. In Italia dagli anni '80 ad oggi si è registrata un'esponenziale riduzione del numero dei nati vivi, pari ad un decremento del 6,4 per cento, mentre

la mortalità materna è passata dal 53 per cento per 100.000 nati vivi a circa il 5 per cento; allo stesso tempo, tuttavia, i mutamenti delle condotte riproduttive delle coppie e l'innalzamento dell'età media al parto per le prime nascite tendono a determinare una forte riduzione del numero di nascite;
fin dalla XIV legislatura si è avviato, nelle competenti commissioni parlamentari ed anche in ambito ministeriale, un dibattito sulla centralità che il momento della maternità e della nascita assumono per la donna e, quindi, sull'adeguatezza dei servizi di assistenza al parto rispetto alle esigenze emergenti di una società in continuo mutamento. Gli obiettivi prioritari riguardano: la riduzione del tasso di ospedalizzazione per gravidanza e parto attraverso la valorizzazione delle strutture socio-sanitarie alternative; la riduzione della frequenza dei parti per taglio cesareo; la promozione delle strutture competenti in materia di «parto indolore»; l'ottimizzazione dei punti nascita;
particolarmente rilevante ai fini della salute al femminile anche il tema della chirurgia plastica, soprattutto a carattere ricostruttivo, che costituisce un settore ad oggi ancora poco esplorato sotto il profilo della regolamentazione delle procedure, del controllo sui livelli di qualità delle prestazioni, dell'analisi delle implicazioni psicologiche sulla donna (soprattutto per la chirurgia conseguente a traumi o interventi di chirurgia oncologica);
nell'ambito della programmazione socio-sanitaria al femminile, appare prioritaria anche una riflessione sulla salute psicologica delle donne, che, secondo studi recenti, presentano un rischio circa triplo di sviluppare una depressione maggiore rispetto agli uomini; molte pazienti manifestano i primi sintomi depressivi tra i 20 ed i 30 anni; quando una donna lamenta una crisi depressiva, presenta il 50 per cento di possibilità di avere ricadute di malattia nel corso della vita; per quanto riguarda la depressione in gravidanza: i disturbi depressivi maggiori possono essere associati a parto prematuro, basso peso alla nascita del neonato, rischi suicidari; diffusa è anche la presenza di depressione associata a disturbi dell'alimentazione;
soprattutto nelle aree metropolitane, le donne appaiono particolarmente esposte a forme di disagio sociale derivanti dalla difficoltà di adattamento alle dinamiche e alle sollecitazioni di una società post industriale sempre più complessa ed in continua trasformazione; il risultato disadattivo delle donne, che non riescono a rispondere a tali sollecitazioni contestuali, si traduce in costi collettivi particolarmente elevati in termini di aumento dell'aggressività sociale manifesta o mascherata, di regola associata a stati depressivi che spesso rischiano di tradursi in disturbi della psiche;
l'esigenza di uno sguardo mirato alle patologie e alle problematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile nell'ambito della programmazione nazionale deve trovare il proprio naturale e necessario compimento a livello regionale, in quanto anche le regioni, con il contributo degli enti locali per la parte di più specifico rilievo sociale, hanno una responsabilità diretta nei confronti della tutela e della garanzia dei bisogni sanitari emergenti della popolazione femminile,

impegna il Governo:

a promuovere, nella programmazione socio-sanitaria nazionale, il consolidamento di un approccio mirato al tema della salute della donna, al fine di offrire risposte effettive alle patologie, che, di natura o per la loro incidenza statistica, riguardano in particolare l'universo femminile, favorendo anche in ambito medico una nuova sensibilità nei confronti delle esigenze assistenziali della donna, nelle successive fasi evolutive ed in rapporto alla diversa intensità dei bisogni;
a sottolineare l'importanza delle problematiche relative alla procreazione come strumento chiave per la promozione del

benessere della donna, proseguendo ed implementando gli interventi di prevenzione e cura delle patologie dell'apparato riproduttivo, anche nella prospettiva della riduzione del rischio di infertilità, legato, in particolare, all'innalzamento dell'età media al parto;
a promuovere un nuovo approccio al tema della nascita e del parto incentrato, in particolare, sulla riduzione dei fattori di rischio materno in gravidanza e di quelli del feto e del neonato in epoca perinatale, sulla diffusione dei corsi di preparazione al parto, sulla promozione del parto fisiologico, sulla corretta informazione in relazione alla demedicalizzazione del parto, sull'importanza di una corretta nutrizione e stile di vita, sulla promozione, sostegno e protezione dell'allattamento al seno;
a prevenire e contenere il ricorso delle donne allo strumento dell'interruzione volontaria di gravidanza, favorendo l'adozione di forme di supporto alla donna dal concepimento alla nascita e realizzando lo spirito originario della legge n. 194 del 1978, che fin dall'articolo 1 evidenzia che l'interruzione volontaria di gravidanza non costituisce uno strumento per il controllo delle nascite;
a proseguire l'efficace azione di prevenzione delle patologie oncologiche del genere femminile, potenziando il sistema di screening e promuovendo campagne informative volte a consolidare abitudini alimentari e di vita atte a contenere l'esposizione ai tumori;
a valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce di patologie, quali l'osteoporosi, le disfunzioni metaboliche, l'artrosi, che mostrano una spiccata prevalenza all'interno del genere femminile;
a proseguire e promuovere nuove campagne informative sull'importanza, per le donne, dell'adozione di una corretta e sana alimentazione quale strumento di prevenzione delle patologie, soprattutto a carattere cronico, e di promozione di più elevati livelli di benessere;
a proseguire e ulteriormente implementare campagne di sensibilizzazione sull'astensione dal fumo di sigaretta, informando le donne sui rischi di infertilità ad esso connessi e sulle possibili correlazioni con l'incremento della mortalità fetale e neo-natale (sids);
ad approfondire le problematiche relative alla chirurgia plastica ricostruttiva, soprattutto se conseguente a patologie oncologiche, individuando nuovi protocolli assistenziali atti a garantire alle donne, che si rivolgono a tali interventi, massima trasparenza circa le implicazioni anche di lungo periodo, elevati livelli di affidabilità e sicurezza nell'accesso alle cure;
a promuovere programmi integrati in ambito sociale e sanitario atti a fornire una risposta effettiva agli stati di disagio psico-sociale delle donne (donne vittime di violenze, stati di depressione conseguenti a divorzi, vedovanza o altri eventi familiari traumatici, donne affette da patologie oncologiche, soprattutto se soggette ad interventi chirurgici di asportazione del seno, donne vittime di mobbing, depressione post partum ed altre situazioni analoghe), anche attraverso il ricorso a forme di consulenza informatica che utilizzino la rete quale strumento di rilevazione delle situazioni a rischio e di sostegno psicologico a carattere continuativo, attraverso un accesso riservato e protetto a consulenze psicologiche on line;
a promuovere la piena attuazione anche a livello regionale delle politiche integrate di assistenza sociosanitaria alla donna elaborate a livello nazionale, attraverso il ricorso ad intese ed accordi da stipularsi presso la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, quale strumento di definizione di comuni obiettivi e linee di indirizzo atte a garantire più elevati livelli di salute al femminile.
(1-00099)
«Laura Molteni, Lussana, Munerato, Comaroli, Goisis, Lanzarin, Maccanti, Negro, Pastore, Rivolta».

La Camera,
premesso che:
la comunicazione dell'8 marzo 2007 della Commissione al Parlamento europeo

e al Consiglio ha sottolineato come la parità tra donne e uomini sia un valore essenziale di crescita e di riduzione della povertà, nonché una delle chiavi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio;
detta parità non è stata ancora raggiunta e, in particolare, vi sono una serie di fattori, quali la scarsità di potere economico delle donne, il loro ruolo sociale, la limitata partecipazione delle medesime agli studi clinici, che finiscono per influire negativamente sulla salute femminile;
la salute delle donne è la misura dell'equità, della qualità e dell'efficacia del servizio sanitario nazionale e deve essere considerata in tutte le politiche. Il miglioramento del servizio sanitario nazionale passa, quindi, anche per un innovativo approccio «di genere», che permetta di riconoscere le differenze non solo biologiche, ma anche relative alla dimensione sociale del genere stesso;
un numero crescente di studi conferma quanto le donne risultino svantaggiate rispetto agli uomini relativamente alla tutela della salute e quanto è importante promuovere e sviluppare una maggiore consapevolezza sociale e individuale sui fattori di rischio legati alla salute e alle condizioni di vita femminili. Detti fattori di rischio non riguardano, infatti, solamente gli aspetti della salute in senso stretto, ma sono anche intrinsecamente legati al ruolo sociale della donna sempre più impegnata in ambito lavorativo e alla propensione femminile ad occuparsi dei bisogni altrui, spesso anteponendoli ai propri;
il lavoro svolto dall'osservatorio nazionale sulla salute della donna, attraverso, tra l'altro, il libro bianco «La salute della donna. Stato di salute e di assistenza nelle regioni italiane», presentato nel luglio 2007, e il libro verde presentato nel settembre del 2008, ha contribuito positivamente a fotografare la condizione di salute delle donne nel nostro Paese, «pesando» una serie di bisogni e di servizi per le donne, analizzando le diverse patologie che colpiscono l'universo femminile, proponendo strategie di prevenzione e una cultura della salute di genere;
dai suddetti lavori, viene evidenziato - tra le altre cose - come la salute della donna è in parte cambiata, perché è mutato il suo ruolo nella società. Sempre più presenti nel mondo del lavoro, ma impegnate contemporaneamente nel suo ruolo in casa, le donne si trovano oggi ad essere attive su più fronti contemporaneamente, con inevitabili situazioni di stress che finiscono per avere un riflesso negativo sulla loro salute;
nel nostro Paese le donne vivono più a lungo degli uomini (nel 2006 la loro speranza di vita alla nascita era di 84 anni, contro i 78,3 anni degli uomini), ma spesso vivono peggio. Secondo l'ultima indagine Istat su «condizione di salute e ricorso a servizi sanitari», un'indagine che viene svolta con cadenza quinquennale, già a partire dalle classi centrali di età le donne hanno rispetto agli uomini una percezione negativa del proprio stato di salute. In effetti, se si eccettuano le malattie respiratorie e l'infarto del miocardio, esse sono affette con maggiore frequenza degli uomini da quasi tutte le patologie croniche e, in particolar modo, da patologie osteo-articolari, malattie neurodegenerative, diabete, disturbi della funzione tiroidea, ipertensione arteriosa, vene varicose, osteoporosi e cefalea;
vivendo mediamente di più degli uomini, le donne si ammalano maggiormente, in particolare di patologie croniche e degenerative, e, paradossalmente, vengono curate con farmaci non testati specificamente su di loro. Le donne, a causa del loro complesso sistema ormonale, prolungano i tempi necessari per una sperimentazione, necessitano di regole ben più precise, devono usare un anticoncenzionale per evitare gravidanze durante lo studio e così creano troppi problemi alle lobby, per cui più semplicemente non vengono inserite nelle sperimentazioni farmacologiche. Ma gli ormoni femminili possono interferire con il metabolismo di

molti farmaci, come gli antistaminici, gli antibiotici e gli antipsicotici: di conseguenza, gli effetti farmacologici ne potranno risultare amplificati o ridotti. In sostanza, vengono prescritti farmaci di cui si conosce perfettamente il meccanismo d'azione sull'uomo, ma non sulla donna;
si ricorda che un documento del dicembre 2008 del Comitato nazionale di bioetica rilevava come, sebbene le donne siano le maggiori consumatrici di farmaci, le sperimentazioni dei medicinali tendono a non tenere in sufficiente considerazione la loro specificità e il cambiamento delle condizioni di salute femminile, con un conseguente incremento di effetti collaterali;
tra le cause della maggiore morbilità femminile, oltre ai fattori biologici, devono essere ricordati alcuni rischi specifici:
a) il lavoro domestico, con i conseguenti rischi in termini sia di esposizione ad agenti nocivi, che in termini di incidenti domestici (il 70 per cento dei quali riguarda le donne);
b) la coesistenza di più ruoli lavorativi (domestico e professionale);
c) il fatto che le donne adulte, per il loro ruolo centrale nella famiglia, sono più soggette a subire gli effetti debilitanti, psicologici ed emotivi di una patologia e/o delle tensioni familiari;

si ricorda che un dato evidenziato nel 2007 dal dipartimento di salute mentale dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano indicava come il 23 per cento delle donne soffre di insonnia, ansia e depressione, spesso per un eccesso di lavoro e per uno stile di vita «sregolato»;
per quanto riguarda la mortalità nella popolazione femminile, la prima causa resta legata alle malattie cardiovascolari, seguita dai tumori. Oltre al tumore al seno, sono in aumento nelle donne i tumori al polmone, legati all'aumento delle fumatrici, e sono ancora troppi i tumori del collo dell'utero. Se complessivamente, infatti, la mortalità per tumori è in diminuzione, i nuovi casi, ed in particolare per il tumore al seno, all'utero, al colon e al polmone, sono in aumento: in sostanza, fortunatamente, si muore di meno, ma ci si ammala di più, e ciò è spiegabile grazie alla diffusione della cultura della prevenzione e alla diffusione dei programmi di screening;
l'informazione e la diagnosi precoce sono, quindi, senza dubbio, «l'arma vincente». Va ricordato che in Italia solo poco più della metà dei soggetti, nelle fasce di età a rischio, si sottopone agli screening per la diagnosi precoce dei tumori del seno e dell'utero;
purtroppo in questo ambito permangono forti ed inaccettabili differenze fra Nord e Sud del Paese. Se a livello nazionale, nel 2005, la percentuale di donne tra i 50 e i 69 anni inserite in un programma di screening è risultata mediamente pari al 76,4 per cento, al Nord e al Centro la copertura è stata di oltre il 90 per cento, mentre al Sud la copertura si è fermata al 39 per cento. Emergono, quindi, forti disparità regionali anche nei confronti dell'assistenza offerta che dovrebbero essere urgentemente colmate;
vanno, inoltre, considerate alcune ulteriori patologie che colpiscono prevalentemente le donne. Tra queste si ricorda:
a) l'endometriosi, una malattia cronica e complessa, originata dalla presenza anomala del tessuto della mucosa dell'utero in altre sedi, quali gli organi pelvici, le ovaie, l'intestino, ma anche il peritoneo. Poiché provoca un'infiammazione cronica della sede colpita, è responsabile di dolori pelvici, cisti ed aderenze. Nei casi più gravi l'endometriosi può essere invalidante, incidere sulla qualità della vita della donna ed essere associata ad una condizione di sterilità (30/35 per cento). Si calcola che, nella popolazione occidentale, 10-15 donne su 100 sono affette da endometriosi, almeno 3 milioni in Italia;
b) l'osteoporosi, una malattia coniugabile prevalentemente al femminile, che colpisce il 23 per cento delle donne

sopra i 40 anni (circa 3,5 milioni di donne) e ha una incidenza quattro volte maggiore rispetto agli uomini;
c) l'artrite reumatoide, una patologia infiammatoria cronica che colpisce circa lo 0,4 per cento della popolazione e, in particolare, le donne con un rapporto di 4:1 rispetto agli uomini. Anche in questo caso risulta particolarmente importante la diagnosi precoce per poter prevenire i danni articolari;
d) l'Alzheimer, una malattia degenerativa che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello. Siamo di fronte a una patologia principalmente femminile (si calcola che il 7,5 per cento delle donne ultra 65enni ne siano colpite contro il 5,2 per cento degli uomini);
e) depressione e ansietà cronica. Anche in questo caso sono molto di più le donne a soffrirne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età;

attualmente è disponibile un ulteriore strumento per la prevenzione secondaria e lo screening, l'hpv test: l'esame che rileva la presenza di dna dei virus prima che insorga un tumore, consentendo pertanto di identificare con grande anticipo le donne a rischio di sviluppare la malattia. Si ricorda che oltre 1400 nuovi casi di tumore al collo dell'utero e 500 decessi possono essere evitati, ogni anno in Italia, per effetto della vaccinazione contro il virus hpv, principale responsabile di questa neoplasia;
in Italia il vaccino contro l'hpv, il primo in grado di prevenire un tumore, è offerto gratuitamente alle dodicenni dal 2008. Sono circa 280.000 le ragazzine interessate dalla campagna vaccinale e, secondo i primi dati, diffusi a Nizza nel mese di novembre 2008, in occasione del congresso dell'Organizzazione europea per la ricerca sulle infezioni e neoplasie genitali (Eurogin), nelle regioni che per prime hanno avviato il programma di vaccinazioni (Veneto, Basilicata) si è già raggiunta una copertura attorno all'80 per cento. In 12 regioni è stato attivato un prezzo agevolato per donne fra i 13 e i 26 anni che vogliono vaccinarsi, 5 hanno già esteso la copertura gratuita ad altre fasce d'età;
rimane il fatto che il prezzo del vaccino contro il papilloma virus umano (hpv) è ancora elevato, soprattutto in questa fase iniziale di messa in commercio, dove la sua diffusione non è ancora elevata,

impegna il Governo:

a realizzare un'efficace politica di prevenzione e una cultura della salute di genere e di diffusione di campagne e programmi di screening, uniformemente su tutto il territorio nazionale, avendo come priorità la drastica riduzione delle attuali inaccettabili disparità regionali relative all'assistenza socio-sanitaria offerta;
ad impegnarsi al fine di attivare, di concerto e in coordinamento con le regioni, nuovi servizi sanitari strutturati in base all'età della popolazione e alla composizione per sesso, al fine di ridurre le differenze di genere e per un sistema socio-sanitario che non può più essere gestito in modo indistinto;
a conseguire obiettivi di salute, tali da garantire che tutti i cittadini possano accedere ai servizi di diagnosi precoce e di prevenzione;
a garantire una diffusione capillare a livello regionale, che consenta la riduzione del prezzo del vaccino hpv, nonché la sua effettiva diffusione, incentivando così lo sviluppo di politiche di prevenzione integrate, che affianchino la vaccinazione anti-hpv al pap-test;
ad ampliare le fasce di giovani a cui offrire gratuitamente il vaccino, che dovrebbe essere garantito nei livelli essenziali di assistenza, in via di approvazione dal Governo, solamente alle dodicenni;
a promuovere un'organizzazione sociale tesa a supportare la donna nei suoi molteplici ruoli (asili nido, orari flessibili, scuole con possibilità di orario prolungato);

ad adoperarsi affinché gli istituti di ricerca, ed in particolare le industrie farmaceutiche, conducano equamente i loro programmi di sperimentazioni farmacologiche anche sul genere femminile, alla luce dei pericoli di una farmacologia «neutrale» e indifferente rispetto alle differenze sessuali;
a promuovere una campagna di istruzione, informazione e prevenzione delle malattie della donna già in ambito scolastico;
a incentivare la ricerca scientifica sui metodi che favoriscono l'ottenimento di una gravidanza anche dopo chemioterapia;
a riconoscere l'endometriosi come malattia sociale, istituire un registro nazionale dell'endometriosi per valutare l'incidenza sulla popolazione femminile italiana e per l'inquadramento delle forme severe e promuovere una campagna di sensibilizzazione e d'informazione su questa malattia, anche attraverso una giornata nazionale per la lotta all'endometriosi;
ad attuare una campagna d'informazione e di prevenzione nei confronti dell'osteoporosi ed istituire un registro nazionale, al fine di inquadrare la malattia e la diffusione delle sue complicanze sul territorio nazionale;
a consentire a tutte le donne che vivono o soggiornano, anche temporaneamente, nel nostro Paese di avere un'assistenza sanitaria adeguata, nel rispetto della vita della donna e, spesso, anche di un'altra che sta per nascere.
(1-00100)
«Palagiano, Mura, Donadi, Evangelisti, Borghesi».

La Camera,
premesso che:
la città di Napoli, così come l'intera regione Campania, vive oramai da diversi anni una situazione di crisi profonda: in particolare, nei mesi passati si è assistito e si continua ad assistere alle enormi difficoltà legate allo smaltimento dei rifiuti. L'intera città, così come la regione, si sono ritrovate assediate, sommerse in un'emergenza gravissima, che ha colpito in maniera inaccettabile i cittadini campani e napoletani. Al di là di proclami propagandistici, l'emergenza rifiuti non pare affatto risolta, non solo nei suoi effetti pratici (molti rifiuti, infatti, sono stati semplicemente spostati), ma neanche nelle ragioni profonde che l'hanno provocata;
Napoli, ad ogni modo, ha rappresentato e continua a rappresentare un importante riferimento storico, culturale ed economico per l'intero Paese da preservare e custodire; è un patrimonio dell'umanità che tutti hanno il dovere di difendere, ma è anche una risorsa economica fondamentale per la possibile risoluzione della questione meridionale. Napoli può essere e deve essere considerata come risorsa fondamentale per il rilancio economico e produttivo del Mezzogiorno;
la crisi che ha colpito la città e che si manifesta sotto gli occhi di tutti non è solo crisi economica, né tanto meno esclusivamente legata all'emergenza rifiuti: è una crisi profonda, di sistema, che nella sua drammaticità ha evidenziato la debolezza etica e morale dell'intero sistema politico ed istituzionale della città e della regione;
di fronte ad un sistema complessivo di relazioni politiche e sociali, nonché economiche e di gestione, che troppo spesso ha mostrato i segni di evidenti collusioni ed ha evidenziato quanto forti e ramificate siano le infiltrazioni di carattere criminale sull'amministrazione della cosa pubblica e, più in generale, nel tessuto sociale della città, apparirebbe strumentale ed irresponsabile addossare la responsabilità ad una sola parte politica, avviando un colpevole ed interessato atto di accusa di parte: di queste strumentalizzazioni pagano, come sempre, le conseguenze solo i cittadini;
essendo la crisi di Napoli - è bene ribadirlo - crisi di sistema, che coinvolge le logiche ed i rapporti del sistema politico ed istituzionale nel suo complesso, apparirebbe

indecoroso che una parte della classe dirigente della città e della regione tentasse di scaricare le proprie responsabilità solo sulla controparte politica: esiste, infatti, ed è sotto gli occhi di tutti, una corresponsabilità generale nella pessima gestione della città, che coinvolge anche le forze dell'attuale opposizione;
è inaccettabile, e sinceramente paradossale, che esponenti politici napoletani che, a quanto consta ai firmatari del presente atto di indirizzo, attualmente risultano sotto inchiesta per aver avuto rapporti poco chiari con imprenditori locali e per aver costituito legami e sodalizi illeciti, pretendano le dimissioni dei soli amministratori locali;
il cosiddetto «sistema Romeo», va sottolineato, così come appare emergere dalle inchieste in corso, fermi restando i rilievi penali che verranno accertati nelle sedi competenti, appare come sistema complessivo capace di coinvolgere maggioranze ed opposizioni;
è necessario ricordare che alla base delle indagini nei confronti di alcuni esponenti politici che oggi chiedono lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli, vi sarebbe, secondo gli organi inquirenti, una «commistione impressionante tra politici di ogni colore e provenienza, organi istituzionali, pubblici funzionari, appartenenti alle forze di polizia». Quei politici che ieri rivendicavano con forza di essere «un sodalizio» proprio con imprenditori napoletani al centro di importanti inchieste giudiziarie, oggi chiedono che venga sciolto il consiglio comunale di Napoli. «La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia». Questo l'obiettivo denunciato nell'inchiesta che vede coinvolto chi, oggi, chiede le dimissioni del sindaco di Napoli;
«il saccheggio sistematico» della città è un obiettivo ed un risultato che purtroppo non è riferibile alla singola inchiesta, ma che, al contrario, può essere esteso per intero alla crisi profonda che vive la città di Napoli;
di fronte a tale situazione è necessaria una presa di coscienza e di responsabilità collettiva. La politica deve assumersi le proprie responsabilità: non è accettabile pensare di scaricare le proprie su altri, secondo schemi e logiche di mera strumentalizzazione partitica,

impegna il Governo

a valutare se, di fronte alla crisi complessiva politica, morale ed istituzionale, che colpisce la città di Napoli non sia necessaria, nel rispetto della legge e delle prerogative di riferimento, come segnale di responsabilità collettiva, ogni iniziativa possibile per restituire, dunque, alla cittadinanza la possibilità di esprimere la propria sovranità e procedere ad un veloce ed efficace rinnovamento della classe politica locale.
(1-00101)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
secondo i dati del Censis nel mese di marzo 2008, i pendolari in Italia sono più di 13 milioni (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento, pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone. Secondo un indagine dell'Istat il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, cioè più di 1,9 milioni di persone, per viaggiare in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;

la domanda di mobilità delle persone è aumentata in misura anche maggiore di quella delle merci, a causa della crescita sia del numero degli spostamenti sistematici per motivi di studio e di lavoro, sia degli spostamenti non sistematici dovuti allo sviluppo di nuovi bisogni culturali e sociali legati all'uso del tempo libero (turismo, sport, intrattenimenti ed altro);
inoltre, anche per il trasporto passeggeri, l'abbattimento dei costi della mobilità, generato dal progresso tecnologico, e l'aumento generalizzato del reddito pro-capite hanno contribuito ad accrescere il livello della mobilità fra le diverse aree geografiche. Tutte queste trasformazioni hanno prodotto non solo una maggiore domanda di trasporto, ma anche l'affermarsi di una nuova organizzazione logistica dei servizi di trasporto ed una maggiore attenzione alla qualità del servizio;
i disagi di chi ogni giorno si sposta per raggiungere il posto di lavoro sono diventati insopportabili: l'alta velocità e il nuovo orario invernale impongono un nuovo assetto del servizio ferroviario locale. Con l'alta velocità si sono avvantaggiati i collegamenti tra i grandi centri urbani, trascurando quelli di cui si servono i pendolari, costretti a viaggiare su treni sempre più lenti, vecchi, sporchi e spesso anche più cari;
l'offerta di servizi per i pendolari è basata essenzialmente sul trasporto pubblico regionale su ferro, finanziato dalle regioni, e dall'interazione con i treni intercity, che sulle lunghe percorrenze di carattere interregionale rappresentano, peraltro, l'unico mezzo disponibile presso molte stazioni capoluogo di provincia o con un bacino di area vasta anch'esso interregionale;
è necessario creare una serie di interventi infrastrutturali finalizzati al mantenimento di un adeguato servizio di trasporto ferroviario almeno nelle stazioni di media grandezza, ubicate su tale asse (Milano-Napoli) e poste tra i vari capoluoghi di regione, dov'è già annunciata la fermata dei nuovi treni ad alta velocità;
l'articolo 25 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, approvato il 27 gennaio 2009 al Senato della Repubblica, prevede l'istituzione di un fondo per gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato, con una dotazione di 960 milioni di euro per l'anno 2009. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, si provvederà alla ripartizione del fondo e si definiranno tempi e modalità di erogazione delle risorse, relativi sia ai contratti di servizio che al contratto di programma, rispettando le quote di investimento riservate al Nord e al Sud del Paese, anche per avviare finalmente la predisposizione dei progetti di alta velocità-alta capacità tra Napoli e Palermo. Inoltre, per assicurare i nuovi contratti di servizio sono stati stanziati ulteriori 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011,

impegna il Governo

ad intervenire al fine di ridurre i disagi dei lavoratori pendolari, scongiurando il rischio della marginalità dei territori attraverso un nuovo assetto che prefiguri nuove categorie di servizi di lunga percorrenza su tratti interregionali, e possibilmente consentire sulla linea ad alta velocità il transito dei treni pendolari, in alcune fasce mattutine e pomeridiano-serali.
(1-00102)
«Misiti, Di Pietro, Favia, Donadi, Borghesi, Evangelisti».

La Camera,
premesso che:
lo Stato, per la realizzazione della rete ferroviaria nazionale nel suo complesso e, in particolare, per la realizzazione della nuova rete alta velocità/alta capacità, ha investito ed investe risorse finanziarie di enorme entità, con l'obiettivo

di migliorare significativamente i servizi di trasporto ferroviario per tutti i cittadini;
il 14 dicembre 2008 è stato attivato l'esercizio passeggeri sulla nuova rete ferroviaria alta velocità/alta capacità sull'asse Milano-Bologna, con l'utilizzo di 64 convogli, che quotidianamente viaggiano sui binari;
l'attivazione di questo servizio di trasporto veloce, peraltro di rilievo cruciale ai fini della modernizzazione del sistema di trasporto del Paese, interferirà inevitabilmente, nei nodi, con i treni di interesse regionale e, in particolare, con quelli destinati al traffico dei pendolari;
da tale interferenza possono derivare effetti indesiderati che vanno attentamente presi in considerazione, dal momento che l'orario ferroviario 2008-2009 prevede, al fine di favorire al massimo la circolazione dei treni ad alta velocità, variazioni di orari per gli altri treni, con conseguenti disagi e allungamenti dei tempi per l'utenza;
questa situazione sta producendo peggioramenti soprattutto per i traffici che gravitano sui nodi di Bologna e Milano, nonché sulla tratta Roma-Firenze;
in particolare, da dicembre 2008 sul nodo di Bologna, con le infrastrutture dell'alta velocità/alta capacità ancora da completare, transitano senza fermarsi diciotto nuovi treni eurostar, che dovranno «convivere» con gli altri treni, prevalentemente regionali;
Trenitalia, per compensare gli effetti indesiderati derivanti dalla riorganizzazione del sistema dei trasporti a seguito dell'avvio dell'esercizio dei treni ad alta velocità/alta capacità sulla tratta Milano-Bologna, ha previsto l'introduzione di alcuni treni aggiuntivi, i cui costi dovrebbero ricadere sulle regioni interessate e sui viaggiatori;
non appare, peraltro, corretto chiedere ai cittadini ed alle regioni di sopportare i costi derivanti dalla riorganizzazione dei servizi ferroviari posta in essere da Trenitalia;
più in generale, il gruppo Ferrovie dello Stato, nonostante il processo di riequilibrio in atto, si trova ancora in una situazione economica e finanziaria difficile; sotto questo profilo, una delle cause di maggiore problematicità è rappresentata dai ritardi e dalle incertezze relative all'erogazione dei corrispettivi previsti dai contratti di servizio;
in questo contesto, anche l'esigenza di una riduzione dei costi operativi, ha portato ad una programmazione per la fine del 2008 e per il 2009 dei servizi del trasporto ferroviario sulle tratte regionali e interregionali, basata su criteri che oggettivamente hanno creato difficoltà rilevanti in diverse aree del Paese, in particolare per l'utenza costituita dai pendolari negli orari di più intenso affollamento;
i servizi ferroviari regionali risultano, altresì, penalizzati dall'impiego di treni di vecchia data, con carrozze che non di rado sono in cattive condizioni; l'esiguità delle risorse disponibili rappresenta anche in questo caso l'ostacolo principale per un ricambio del materiale rotabile;
con un recente intervento nell'ambito del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono state finalmente destinate risorse finanziarie di notevole importo, per un periodo pluriennale, a sostegno del trasporto ferroviario; in particolare, è stata prevista l'istituzione di un fondo per gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato, con una dotazione di 960 milioni di euro per l'anno 2009, ed è stata autorizzata la spesa di 480 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011 per la stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni con Trenitalia, relativi ai servizi ferroviari di trasporto pubblico;

nel frattempo la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati ha avviato, a partire dalla discussione di due risoluzioni presentate da deputati dei gruppi di opposizione (la risoluzione Meta n. 7-00061 e Lovelli 7-00070), un approfondito esame delle questioni connesse alla riorganizzazione del trasporto ferroviario e alla qualità del servizio sui collegamenti regionali;
la discussione delle citate risoluzioni si è accompagnata ad un'ampia attività conoscitiva, nell'ambito della quale è stata effettuata l'audizione del presidente e dell'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e dell'amministratore delegato di Trenitalia, ed è stata programmata per mercoledì 4 febbraio 2009 l'audizione di alcune delle regioni di maggiori dimensioni;
è stata, altresì, prospettata la volontà della Commissione, sulla base degli elementi raccolti attraverso l'attività conoscitiva richiamata, di impegnarsi nella definizione di un intervento normativo, che garantisca, da un lato, la possibilità per il gruppo Ferrovie dello Stato di definire una programmazione finanziaria pluriennale fondata su risorse certe ed adeguate e, dall'altro, assicuri il mantenimento di livelli di servizio adeguati per quanto concerne, in particolare, il trasporto ferroviario regionale;
le competenti Commissioni parlamentari rappresentano la sede appropriata nella quale possono essere definiti interventi, anche di carattere normativo, volti a garantire che la completa attivazione dei collegamenti nella rete alta velocità/alta capacità e la complessiva razionalizzazione dell'organizzazione del trasporto ferroviario non pregiudichino la qualità del servizio pubblico nelle tratte regionali e interregionali e il diritto alla mobilità per tutti i cittadini, in particolare per i pendolari,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative nei confronti delle società del gruppo Ferrovie dello Stato affinché siano rapidamente completati gli investimenti in corso di realizzazione, con particolare riguardo ai nodi urbani ed alle rimanenti tratte ferroviarie ad alta velocità/alta capacità e, insieme a tali investimenti, siano poste in essere le azioni organizzative necessarie per garantire lo svolgimento dei servizi ferroviari ad un livello qualitativamente adeguato;
ad adottare le opportune iniziative nei confronti delle società del gruppo Ferrovie dello Stato, anche con un attento monitoraggio, per assicurare l'attuazione degli interventi necessari a garantire la piena compatibilità degli orari tra le diverse tipologie di servizio, in particolare il servizio destinato ai pendolari e quello dell'alta velocità/alta capacità, ponendo a tal fine in essere azioni che garantiscano, in continuità con gli assetti preesistenti, il recupero, il mantenimento della dovuta attenzione per il traffico pendolare e la destinazione di specifiche fasce orarie ai servizi intercity o regionali veloci;
a verificare tutte le possibilità di reperimento di ulteriori risorse da destinare ai servizi ferroviari regionali, in modo da assicurare non soltanto il mantenimento, anche nel 2009, del livello dei servizi in essere nel corso del 2008, ma anche da individuare specifiche forme di finanziamento per il miglioramento ed il rinnovo del materiale rotabile destinato ai servizi regionali.
(1-00103)
«Valducci, Moffa, Baldelli, Montagnoli, Buonanno, Bergamini, Crosio, Salvini, Biasotti, Cesaro, Colucci, Antonino Foti, Garofalo, Iapicca, Landolfi, Nizzi, Piso, Proietti Cosimi, Simeoni, Taglialatela, Tommaso Foti».

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i rapporti con le regioni, per sapere - premesso che:
nonostante dieci anni di commissariamento e la spesa di somme ingenti, nella regione Calabria il sistema regionale di smaltimento dei rifiuti non è stato ancora completato;
nell'anno 2000 il servizio di smaltimento dei rifiuti nel bacino Calabria Sud - che comprende circa metà della popolazione calabrese e dei rifiuti prodotti complessivamente nella Regione - è stato assegnato in concessione alla società Tec S.p.a., oggi controllata dalla multinazionale Veolia;
non è mai stata assegnata la concessione del servizio di smaltimento dei rifiuti per il bacino Calabria Nord e gli impianti inizialmente previsti sono stati successivamente sostituiti con il progetto di una nuova linea di termovalorizzazione da realizzare a Gioia Tauro, sede dell'impianto del sistema Calabria Sud;
la realizzazione di tale linea di termovalorizzazione è ancora allo stadio iniziale a causa delle continue sospensioni disposte dalle leggi regionali, dichiarate successivamente illegittime dalla Corte costituzionale;
il sistema di smaltimento dei rifiuti della regione Calabria è ai limiti del collasso proprio in ragione del fatto che non tutti gli impianti e le discariche previsti nel Piano regionale dei rifiuti sono stati realizzati;
in questo quadro si registra anche la creazione di una grave situazione debitoria (oltre 80 milioni di euro) della concedente regione Calabria nei confronti della società concessionaria Tec S.p.a., con il rischio concreto che questa possa fallire e la sua attività venga sospesa, aggravando in tal modo l'attuale stato di crisi ambientale;
per scongiurare tale pericolo di recente ha preso il via un tavolo fra Tec S.p.a., il commissario per l'emergenza rifiuti e la regione Calabria, per la verifica di tutti i problemi che stanno mettendo a rischio il futuro della Tec S.p.a. e, di conseguenza, la prosecuzione del servizio di smaltimento rifiuti -:
quali iniziative, anche di carattere finanziario, intendano adottare - nell'ambito delle proprie competenze - al fine di accelerare il completamento del Piano rifiuti della regione Calabria nonché di promuovere una rapida conclusione dei lavori del tavolo di verifica, scongiurando in tal modo l'aggravarsi dell'attuale stato di crisi ambientale nella regione le cui conseguenze sanitarie e sociali ricadrebbero inevitabilmente sui cittadini.
(2-00289)
«Tortoli, Santelli, Palmieri, Barani, Lisi, Stradella, Armosino, Germanà, Pizzolante, Di Cagno Abbrescia, Mondello, Ceroni, Berruti, Fallica, Mazzuca, Cicu, Scandroglio, Tommaso Foti, Ghiglia, Pili, Vella, Massimo Parisi, Bonciani, Stracquadanio, Migliori, Testoni, Boniver, Picchi, Toccafondi, Gioacchino Alfano, Traversa, Mazzoni».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni articoli sulla stampa nazionale viene riportato che i ritardi relativi

all'espressione della commissione VIA sulla compatibilità ambientale della riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle non sarebbero dovuti a situazioni procedurali, così come dichiarato dal Ministro Prestigiacomo, ma dal fatto che l'impatto delle polveri sottili e di CO2 che verrebbero prodotte sarebbero particolarmente significative tanto da indurre la commissione VIA, di recente nomina da parte del Ministro dell'ambiente, a produrre una relazione tecnica negativa o fortemente prescrittiva sul progetto dell'ENEL. Tesi anche avvalorata da una perizia tecnica fatta eseguire dalla Procura della Repubblica di Rovigo. Sempre dagli articoli si evince che il Consiglio dei Ministri intende avvalersi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 349 del 1986 in quanto non intende uniformarsi alle decisioni della commissione e quindi licenzierebbe la procedura anche in contrasto con il parere dei tecnici. È nota la portata di carattere sanitario e ambientale dell'impatto della Centrale situata all'interno del Parco del Delta del Po -:
se non intenda illustrare e rendere disponibile i risultati dell'intera istruttoria tecnica eseguita rispetto alla riconversione a carbone dell'impianto in oggetto.
(5-00926)

GHIGLIA e CALDORO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
risulta che il Ministero dell'ambiente, la Regione Puglia e gli enti locali della provincia di Taranto abbiano sottoscritto con ILVA atti di intesa finalizzati a mitigare l'impatto ambientale dello stabilimento siderurgico di Taranto;
in questo contesto, con decreto ministeriale 31 gennaio 2005, il Ministero dell'ambiente ha emanato la BAT (Best Available Technology) per il settore siderurgico ed ILVA, nella propria domanda per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, si è impegnata a realizzare detti interventi di adeguamento ambientale già validati con la relazione 5 dicembre 2006 dalla segreteria tecnica istituita con decreto ministeriale 15 novembre 2005 ed alla quale ha partecipato attivamente anche la Regione Puglia;
nel mentre ILVA stava realizzando gli interventi di adeguamento ambientale condivisi anche dalla Regione Puglia, quest'ultima ha emanato con la legge regionale n. 44/2008 limiti più restrittivi di quelli nazionali ed europei in materia di emissioni di diossine;
tale provvedimento modifica in corso d'opera le condizioni dell'operatore economico ILVA, senza apparenti ragioni tecnico-scienifiche, in forma non coerente con gli atti di intesa precedentemente sottoscritti e con il metodo concertativo precedentemente disposto con l'operatore economico -:
quali iniziative il Ministero intende assumere per assicurare le prerogative dello Stato in materia ambientale ed univocità di disposizioni a livello nazionale, anche in considerazione della competenza legislativa esclusiva che l'articolo 117 della Costituzione assegna allo Stato.
(5-00927)

GUIDO DUSSIN e FUGATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi ha fatto molto clamore in Trentino dell'inchiesta svolta dalla Procura della Repubblica di Trento su una cava sita in località Marter, nel comune di Roncegno in Valsugana;
secondo l'inchiesta, da quanto si apprende da fonti di stampa, pesanti sono i dubbi su come venivano effettuati i controlli e le certificazioni da parte degli uffici competenti, sui campioni di materiale prelevati dalla cava, che sarebbero stati opportunamente modificati al fine di ottenere valori delle analisi a norma;
la popolazione locale è scossa per questa vicenda, anche perché da molto tempo aveva avanzato denunce alle autorità

competenti trentine senza però ottenere nulla in termini di controlli effettuati sulla cava;
su questo punto occorre far rilevare che a far partire l'inchiesta è stato l'intervento del Corpo Forestale di Vicenza, dopo che le autorità forestali e provinciali trentine non avevano ritenuto necessario intervenire;
la Procura della Repubblica di Trento, secondo quanto ha riportato la stampa locale, avrebbe riferito che le autorità provinciali trentine non hanno fatto nessun tipo di controllo sulla cava in questione, dove sarebbero finiti anche terreni impregnati di idrocarburi;
questa vicenda ha messo in forte dubbio l'efficienza e la serietà dei controlli effettuati dalle autorità provinciali trentine accusate da più parti di essere «collegate» al sistema politico provinciale Trentino, e quindi di non effettuare controlli corretti ed efficienti tanto da dover «subire» l'intervento dei colleghi veneti. In definitiva, queste sono le accuse mosse da più parti, si è assistito sostanzialmente all'asservimento dei tecnici provinciali al potere politico;
questi fatti hanno riportato all'ordine del giorno la «questione morale» in Trentino, tanto che alcuni consiglieri del Partito Democratico, appartenenti alla maggioranza di centrosinistra che governa il Trentino, hanno richiesto la istituzione di una commissione di inchiesta sui fatti della cava di Roncegno;
nei mesi scorsi il Trentino aveva visto scoppiare una inchiesta sulle tangenti, con il coinvolgimento di esponenti del centrosinistra, che forte clamore aveva causato nell'opinione pubblica trentina -:
quale che sia l'esito della vicenda giudiziaria, appare all'interrogante evidente che il sistema dei controlli provinciali non ha funzionato;
se il Ministro abbia avuto segnalazioni su questa vicenda dalle autorità forestali venete, e se risulti che vi siano rischi per la popolazione locale.
(5-00928)

LIBÈ. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da oltre 10 giorni il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in alcuni comuni della provincia di Catania è sospeso a causa dell'astensione dal lavoro degli addetti al servizio che lamentano il mancato pagamento di alcune mensilità di stipendio arretrate;
ci troviamo di fronte all'ennesima protesta che da alcuni mesi viene messa in atto a causa dell'impossibilità delle amministrazioni comunali, che versano in condizioni economico-finanziarie pesantissime, a corrispondere i fondi alle aziende municipalizzate e ai consorzi affidatari del servizio di gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti;
le criticità maggiori si riscontrano in alcuni comuni della fascia pedemontana etnea, alcuni dei quali per iniziativa delle giunte comunali hanno chiesto un intervento chiaro e risolutorio da parte del Governo nazionale, prevedendo, se necessario, l'invio dell'esercito e della protezione civile;
nella seduta di giovedì 30 ottobre 2008, in risposta ad una precedente iniziativa parlamentare presentata per chiedere chiarimenti al Governo sulla situazione di criticità in cui versava già da allora la città di Catania e il suo comprensorio provinciale, il sottosegretario di Stato alla politiche ambientali rispondeva che il Governo si era attivato per la risoluzione della problematica, che sembrava volgere alla risoluzione, garantendo inoltre continui interventi ispettivi al fine di monitorare lo stato delle cose, in base ai parametri igienico-sanitari e di verificare l'eventuale presenza di problemi di carattere ambientale anche con l'interessamento dell'amministrazione regionale e provinciale;

la situazione, allo stato attuale, non risulta essere stata risolta, e le continue proteste che bloccano il regolare servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti stanno provocando ulteriori disagi ai cittadini nonché forti preoccupazioni per le possibili ripercussioni sulla salute;
da quanto sopra esposto sarebbe opportuno un intervento chiaro, immediato e risolutorio per scongiurare il ripetersi di vicende, già tristemente note come quelle verificatesi a Napoli, che metterebbero ancora una volta a repentaglio l'immagine del nostro Paese -:
quali iniziative in suo potere intenda adottare per la risoluzione della problematica esposta e quali misure sono state già intraprese relativamente al monitoraggio e al controllo del rispetto dei parametri igienico-sanitari presenti attualmente nel territorio provinciale di Catania.
(5-00929)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che il 29 gennaio intorno alle 4 del mattino un'enorme frana si è staccata dal costone che sovrasta Tropea e si è abbattuta sulla sottostante provinciale arrivando fino al mare;
altre frane minori sono state segnalate in tutto il Vibonese;
a causa inoltre delle abbondanti precipitazioni che hanno colpito l'area di questi giorni sono ormai una sessantina i chilometri dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria chiusi al traffico per frane o pericolo di frane. Oltre al tratto Cosenza Nord-Falerna, ieri sera il prefetto di Reggio Calabria Francesco Musolino ha disposto la chiusura del tratto Scilla-Villa San Giovanni;
un'altra frana provocata dalle abbondanti piogge degli ultimi giorni ha invaso i binari fra le stazioni di Romagnano (Salerno) e Bella Muro (Potenza), costringendo le ferrovie a interrompere la linea Potenza-Battipaglia;
nel frattempo, tecnici delle Ferrovie dello Stato sono al lavoro per liberare i binari dai detriti dove si è sfiorato il peggio quando, ieri sera, il treno regionale 12439 Salerno-Potenza ha riportato danni in seguito all'urto con un masso, ma fortunatamente non vi sono stati contusi tra gli otto passeggeri che erano a bordo;
il 26 gennaio due persone sono morte e tre sono rimaste ferite a causa della frana nei pressi dello svincolo autostradale di Rogliano Grimaldi, nel cosentino che si è verificata intorno alle 21 di domenica sera quando una colata di fango, detriti e vegetazione, innescatasi da una altezza di circa sessanta metri sul versante prospiciente la carreggiata sud, ha invaso entrambe le carreggiate per una estensionedi circa 80 metri ed ha travolto e divelto un muro di sostegno investendo il furgone con sette persone a bordo che transitava nell'istante in direzione sud;
grossi problemi il maltempo li sta provocando anche a Napoli dove discesa Coroglio è stata chiusa al traffico in entrambi i sensi di marcia e una famiglia è stata evacuata a scopo precauzionale dopo il cedimento di parte della sommità del costone laterale dal lato della collina di Posillipo verificatosi la scorsa notte;
intanto in Sicilia si cerca ancora di individuare le responsabilità della tragedia avvenuta ieri quando una frana ha ucciso due operai a Caltanissetta;
il presidente dell'Ordine dei geologi della Calabria, Paolo Cappadona, facendo riferimento alla frana ad Altilia Grimaldi ha dichiarato di aver «più volte lanciato

l'allarme sulla devastazione del territorio calabrese, ma nessuno ci ha mai ascoltato»;
in base alla finanziaria 2009 gli stanziamenti attribuiti al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare sono stati complessivamente ridotti del 33 per cento rispetto alle assegnazioni del 2008 ma per la tutela dell'assetto idrogeologico sono stati addirittura dimezzati passando da 500 milioni di euro a 269 con una maggior riduzione riguardante gli interventi di tutela del territorio in Sicilia e Calabria (-151 milioni di euro);
inoltre, gli stanziamenti attribuiti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono stati complessivamente ridotti del 38,8 per cento rispetto alle assegnazioni del 2008 ma per i sistemi stradali, autostradali e intermodali gli stanziamenti sono stati addirittura tagliati di oltre l'87 per cento, praticamente tutto a scapito dei capitoli per le spese di ammodernamento e di potenziamento della viabilità secondaria esistente nella regione Sicilia e nella regione Calabria non compresa nelle strade gestite da ANAS SpA e per gli interventi infrastrutturali in Sicilia e Calabria, tutte risorse utilizzate, com'è noto, a copertura degli oneri recati dal decreto-legge n. 93 del 2008 (esenzione ICI prima casa);
nel decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente è stata accolta la richiesta di maggior dotazione finanziaria avanzata lo scorso mese di dicembre dal Sottosegretario Bertolaso che aveva sollevato il problema della scarsità di risorse per la protezione civile minacciando le sue dimissioni -:
se non ritengano i Ministri competenti che il dissesto idrogeologico in corso necessiti una immediata riconsiderazione di tutti gli investimenti a tutela del territorio del nostro Paese a partire dalle due regioni del Sud, Calabria e Sicilia, che sono state maggiormente penalizzate dall'ultima finanziaria;
se non ritengano i Ministri competenti che non ci si possa limitare ad aumentare le risorse per governare il territorio nell'emergenza dotando di maggiori risorse solo la Protezione civile senza al contempo aumentare le risorse del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, per governare il territorio con la prevenzione;
se non ritengano pertanto di provvedere ad una ridotazione degli stanziamenti dei Ministeri per l'ambiente a tutela del territorio e per le infrastrutture;
se non ritengano i Ministri interrogati, anche in vista delle proposte di legge in discussione alla Commissione ambiente alla Camera dei deputati sulla riforma delle norme in materia di governo del territorio, di promuovere entro l'anno una conferenza nazionale su questo tema che veda un massimo coinvolgendo dell'Ordine dei geologi e dell'Associazione nazionale urbanisti oltre che di tutte le associazioni ed organizzazioni impegnate nella difesa del territorio.
(5-00932)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Orchestra Sinfonica Siciliana è stata istituita nel 1951 con legge della Regione Siciliana e da allora è divenuta una significativa presenza nel panorama della musica italiana;
nel marzo 2003, l'Ente Autonomo Orchestra Sinfonica Siciliana è stato trasformato in Fondazione, in base alle specifiche disposizioni contenute nell'articolo 35 della L.R. 26 marzo 2002 n. 2 e in ottemperanza del Decreto legislativo 29 giugno 1996 n. 367;

il budget della Fondazione si basa su 13 milioni di euro annui erogati dalla Regione Sicilia (più 500 mila euro annui erogati dallo Stato);
su una pianta organica di 104 professori d'orchestra i precari sono circa un terzo, con contratti a termine che si protraggono in molti casi da quindici anni e che al momento risultano scaduti;
l'organico tecnico-amministrativo è salito negli ultimi anni a 51 impiegati, a fronte di un dimezzamento degli abbonati nelle ultime stagioni cartellonistiche;
dalle relazioni dei revisori dei conti è emerso un deficit compreso tra i 12 e i 14 milioni di euro, 9 dei quali per contributi non versati;
si attende che l'Avvocatura dello Stato esprima un parere per riaprire i termini di nuove assunzioni -:
se non ritenga utile intervenire e richiedere alla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana informazioni sulla gestione contabile ed amministrativa della stessa. Come intenda determinare un maggior controllo delle spese ed un più rigoroso rispetto dei costi e delle professionalità, al fine di rivalorizzare una istituzione culturale storicamente conosciuta a livello internazionale.
(4-02181)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, ZAMPARUTTI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella serata del 29 gennaio 2009, sono giunte all'interrogante, segnalazioni di possibili maltrattamenti di cui sarebbero stati fatti oggetto i sei rumeni accusati di violenza sessuale e rapina aggravata, arrestati tra lunedì e martedì scorso a Guidonia in provincia di Roma;
il giorno 30 gennaio, l'interrogante, assieme al Segretario di «Nessuno tocchi Caino», Sergio D'Elia, si è recata al carcere di Rebibbia per una visita ispettiva nel corso della quale ha anche chiesto di incontrare i sei rumeni;
l'interrogante ha potuto constare che su uno di loro, che zoppicava vistosamente, erano visibili i segni di percosse su un occhio, sulle gambe e sull'anca destra; altri due avevano gli occhi pesti, ma affermavano, uno di essere caduto e l'altro di essersi picchiato da solo per la disperazione;
il pestaggio, secondo quanto riferito da due delle sei persone arrestate, sarebbe avvenuto, a più riprese, nelle celle di sicurezza della caserma dei Carabinieri di Guidonia;
ulteriori maltrattamenti, sempre sulla base di quanto riferito dai due dichiaranti, sarebbero avvenuti nel momento dell'ingresso in carcere;
peraltro al momento dell'uscita dalla Caserma di Guidonia, gli arrestati sono stati fatti sfilare con le manette ai polsi davanti ai flash dei fotografi, ai cameraman e alla folla che li attendeva;
le foto e le immagini dei sei rumeni in manette sono così potute apparire sui principali quotidiani e sulle reti televisive nazionali contrariamente a quanto disposto dall'articolo 114, comma 6-bis del codice di procedura penale («è vietata la pubblicazione dell'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta») -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
se, ai fini dell'accertamento dei fatti, i Ministri interrogati non ritengano di dover disporre, negli ambiti di rispettiva

competenza, l'acquisizione delle cartelle cliniche relative alle condizioni fisiche degli arrestati sia al momento del loro ingresso nel carcere di Rebibbia, sia durante l'esecuzione della misura cautelare;
se e quali provvedimenti intendano prendere nel caso in cui i fatti descritti in premessa dovessero rivelarsi fondati.
(4-02193)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il 21 gennaio 2009 dopo oltre sette mesi di silenzio e di totale impossibilità di qualunque atto da parte dei possessori di azioni si comunicava che dal 26 gennaio 2009 il titolo Alitalia sarebbe stato eliminato dal listino di Borsa;
la Borsa italiana ha poi effettivamente revocato dal 26 gennaio scorso la quotazione dei titoli e delle obbligazioni convertibili;
tale revoca completa un iter avviato nel settembre 2008 con il commissariamento della società;
agli sportelli degli istituti di credito si risponde agli azionisti che il titolo Alitalia non esiste più;
questa vicenda è gravissima, senza precedenti in Italia e in Europa. Il titolo viene sospeso e mai più riammesso nel totale silenzio del Governo, della Consob, della Borsa e di tutte le altre organizzazioni di controllo e tutela messe in atto dopo i crack Cirio e Parmalat;
prima dell'estate il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia, in occasione del via libera al decreto legge sulla liquidazione della cosiddetta bad company dichiararono solennemente che «nessun risparmiatore ci rimetterà un euro»;
dal 4 giugno 2008, data in cui la Consob dispose la sospensione della quotazione delle azioni dell'Alitalia Spa «in via cautelativa» e a «tutela del mercato per scongiurare il rischio di eventuali speculazioni» i possessori di azioni Alitalia non le hanno più potuto negoziare, e non hanno neanche saputo nulla sul destino delle azioni in loro possesso;
oramai sono titoli di una società fallita che possiede solo qualche immobile e la somma versata da CAI; ma il Commissario straordinario deve rispettare l'ordine di risarcimento: i primi ad essere rimborsati saranno i crediti di Stato, poi ci sono i dipendenti, poi le banche, dopo gli obbligazionisti, poi vengono i fornitori e solo per ultimi gli azionisti. Gli obbligazionisti e gli azionisti non hanno nessuna speranza di recuperare anche solo in parte il loro capitale;
gli oltre 40.000 piccoli azionisti Alitalia - tra i quali molti dipendenti della nostra ex-Compagnia di bandiera che avevano ricevuto le obbligazioni al posto di voci del salario i cui titoli hanno un valore nominale di circa 300 milioni di euro - sarebbero stati salvaguardati dalla vendita ad Air France, secondo l'ipotesi originaria in seguito scartata dal presidente Berlusconi;
il Governo, sentita la Commissione nazionale per le società e la borsa, ha fatto presente che gli aspetti salienti dell'offerta presentata da CAI - Compagnia Aerea Italiana Spa, in data 31 ottobre 2008, per l'acquisto di complessi di beni e contratti di Alitalia Linee Aeree Italiane Spa, in amministrazione straordinaria e di altre società del gruppo Alitalia, sono stati resi noti al mercato dal Commissario straordinario di Alitalia Spa, con comunicato stampa del 3 novembre 2008. In tale comunicato stampa nessun riferimento è stato fatto in ordine all'eventuale emissione,

da parte di CAI, di warrant da scambiare con azioni od obbligazioni Alitalia Spa;
il Governo, per quanto concerne, invece, l'accesso ai benefici previsti dall'articolo 1, comma 343, della legge 266 del 2005 che ha istituito il fondo depositi dormienti, ha precisato che ai sensi dell'articolo 1, comma 345-decies, della citata legge, il Ministro dell'economia e delle finanze, con decreto di natura non regolamentare, determina il riparto del Fondo tra i diversi beneficiari previsti dalla legge, precisando altresì che mentre per i depositi di somme di denaro il termine per il versamento al Fondo è scaduto il 15 dicembre 2008, per assegni circolari non riscossi, polizze vita prescritte e strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009. Pertanto, considerato che soltanto dopo tale data sarà possibile determinare l'ammontare esatto delle risorse che affluiranno al fondo, conseguentemente sarà possibile dar corso alle successive operazioni solo dopo il 31 maggio 2009;
i fondi per eventuali risarcimenti devono dunque secondo il Governo arrivare unicamente dal trasferimento dei cosiddetti «conti dormienti» dalle banche allo Stato. Ma, da una parte, i fondi rimasti non rivendicati per oltre dieci anni si sono rivelati di ammontare limitato (solo 800 milioni di euro contro i 2 miliardi stimati dal Governo), dall'altra, le risorse del fondo depositi dormienti sono state dirottate verso altri utilizzi: risparmiatori vittime di frodi finanziarie, possessori di obbligazioni della Repubblica argentina, ricerca scientifica, carta acquisti (social card) ed infine azionisti Alitalia che hanno dunque una possibilità praticamente nulla di venire rimborsati;
ilrisultato di questa disastrosa operazione è davanti agli occhi di tutti: la nostra compagnia aerea venduta «per due soldi» a Air France che di fatto la controlla, l'aeroporto di Malpensa declassato, migliaia di lavoratori Alitalia e dell'indotto senza lavoro, miliardi di debiti a carico dei contribuenti italiani e migliaia di investitori che si ritrovano adesso non più titoli Alitalia, ma carta straccia e risparmi di una vita andati in fumo -:
in che modo il Governo intenda tutelare effettivamente gli oltre 40 mila piccoli azionisti Alitalia e quale bilancio tragga a conclusione dell'operazione CAI-Alitalia.
(2-00291)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
attraverso la direttiva comunitaria 1999/85 è stata introdotta la possibilità, nei Paesi della UE, di ridurre l'IVA per il settore del benessere (acconciatori ed estetiste);
tale possibilità è stata sperimentata, con successo, in diversi Paesi europei. Ad esempio, in Olanda l'IVA è stata portata dal 19 per cento al 6 per cento, ricavandone un aumento del fatturato del settore e, di riflesso, un analogo incremento di assunzioni di personale -:
se si intenda applicare tale direttiva anche in Italia prevedendo una riduzione dell'IVA per il settore del benessere dal 20 per cento al 10 per cento.
(5-00923)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

STRACQUADANIO e LANDOLFI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, almeno quindici giornalisti di agenzie di stampa e di testate quotidiane e periodiche sarebbero stati sottoposti per almeno due anni (2006 e 2007) - nell'ambito di indagini giudiziarie - al monitoraggio delle loro utenze telefoniche cellulari, con l'acquisizione dei tabulati riportanti le chiamate effettuate e ricevute, la data, l'ora e la durata delle conversazioni, i nomi degli interlocutori-:
se non intenda adottare iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio dei poteri di sua competenza.
(3-00345)

Interrogazioni a risposta scritta:

FUGATTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da informazioni a disposizione dell'interrogante si apprende che l'amministrazione penitenziaria, per tutto il Triveneto, dispone di un solo poligono di tiro ubicato presso la Casa circondariale di Udine per rispondere alle molteplici e diverse esigenze di tutti gli istituti penitenziari e servizi dell'area geografica di pertinenza del provveditorato, tenuto conto della situazione organica e delle esigenze operative di ciascun istituto in ragione alla loro distanza geografica dalla sede del poligono di tiro;
per ciò che riguarda il personale della Casa circondariale di Rovereto, questo viene inviato al suddetto poligono unitamente al personale della Casa circondariale di Trento, con una sola autovettura proveniente da questo ultimo istituto, nel pomeriggio della giornata che precede le esercitazioni di tiro, per consentire di arrivare in tempo utile presso la Casa circondariale di Udine, con il pernottamento presso la struttura dell'istituto sede del poligono;
il trasferimento settimanale di cinque unità di Polizia penitenziaria, che ogni lunedì si recano con i mezzi dell'amministrazione presso il poligono di Udine e vi rimangono fino alla sera del martedì per effettuare le operazioni di tiro, sembra concretizzare uno sperpero di risorse economiche;
tali operazioni potrebbero svolgersi, senza alcuna differenza sostanziale, in poligoni maggiormente vicini alle strutture di servizio, dove effettuano addestramenti le forze di polizia e le forze armate -:
quale sia l'ammontare annuo delle spese di mantenimento ed esercizio del poligono di tiro di Udine;
se i Ministri interrogati non ritengano maggiormente rispondente ad una politica di ottimizzazione dei costi l'invio del personale di polizia penitenziaria di cui in premessa presso i poligoni di tiro prossimi alle sedi di servizio.
(4-02180)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il testo unico sulle sostanze stupefacenti (decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 e successive modificazioni favorisce la sottoposizione a cura delle persone tossicodipendenti ristrette in carcere, sia con programmi territoriali che con ingresso in comunità terapeutiche;
l'affidamento in prova può essere concesso alla persona tossicodipendente, ex articolo 94 legge n. 309 del 1990, quando deve essere espiata una pena detentiva, anche residua e congiunta a pena pecuniaria, non superiore a sei anni od a quattro anni se relativa a titolo esecutivo

comprendente reato di cui all'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni;
nonostante le intenzioni espresse dal legislatore con la predetta normativa, gli extracomunitari clandestini con problemi di tossicodipendenza detenuti negli istituti penitenziari non hanno alcuna possibilità di usufruire di percorsi di cura; sicché gli stessi - fatta salva la somministrazione di metadone - sono destinati a rimanere in carcere anche se richiedono di sottoporsi ad un programma terapeutico;
come segnalato dai Ser.T, l'impossibilità per gli stranieri, irregolari e tossicodipendenti, di poter accedere a programmi terapeutici di recupero, dipende, oltre che da difficoltà di tipo economico, anche dall'ambiguità normativa del testo unico sull'immigrazione, il quale, all'articolo 35 - dopo aver previsto che «ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all'ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio» - elenca le prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale alle quali possono accedere ancorché gli extracomunitari non in regola con il permesso di soggiorno, il tutto senza però fare alcun riferimento alla tossicodipendenza;
la presenza rilevante di stranieri in carcere con problemi di tossicodipendenza, che sul territorio nazionale è nell'ordine di migliaia di casi, impone un chiarimento e un indirizzo sull'applicabilità dell'articolo 35 citato anche alle cure per i tossicodipendenti;
è del tutto evidente infatti che una lettura restrittiva della norma in questione pone seri problemi di compatibilità costituzionale, violando il disposto degli articoli 3 e 32 della Costituzione, anche con riferimento alla disciplina in materia di stupefacenti che pur favorendo, almeno nelle intenzioni espresse, la sottoposizione a cura delle persone tossicodipendenti in carcere, di fatto viene applicata solo a persone di nazionalità italiana o ad extracomunitari regolari sul territorio -:
ritengono gli interroganti che la tossicodipendenza debba rientrare tra le malattie per le quali va garantita la possibilità di cura, da ritenersi essenziale, per ovvi motivi, a tutela del diritto alla salute individuale e collettiva;
si tratta di un problema di gravità assoluta, che si inserisce in un contesto di forte disagio per la popolazione carceraria; problema che peraltro è già stato portato all'attenzione dei Ministri della giustizia e della salute dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna, avvocato Desi Bruno, con comunicazione del 15 gennaio 2009;
se e quali iniziative il Governo intenda adottare affinché sia garantita anche ai detenuti extracomunitari irregolari la possibilità di sottoporsi ad un programma terapeutico di recupero, così come previsto dall'articolo 94, decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 e successive modificazioni.
(4-02191)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Sole 24 Ore nella sua edizione del 24 gennaio 2009 ha pubblicato un articolo del giornalista Mariano Mauregi («Quella tangentopoli senza tangenti dove la politica muore»), nel quale tra l'altro si può leggere la seguente affermazione virgolettata: «Di Pietro è il talent scout del senatore Sergio De Gregorio: se ci avesse chiesto qualche informazione, gli avremmo fornito un dossier alto così sul suo conto. Politica e camorra sono intimamente legate: destra, centro o sinistra non fa differenza. Attraverso le relazioni ambigue con i clan si sono costruite le carriere di decine di politici, comprese quelle di due imprenditori come

Nicola Cosentino, deputato di Casal di Principe e sottosegretario all'Economia, e Luigi Cesaro, ex sindaco di Sant'Antimo, deputato di Forza Italia e neo candidato del PdL alla presidenza e alla provincia di Napoli»;
detta affermazione, gravissima per vari aspetti viene genericamente attribuita a giudici napoletani, che - assicura il giornalista - nel farla, sorriderebbero;
va sottolineato che, pur se appare credibile che politica e camorra siano intimamente legati, non tutti i partiti e i politici si piegano a questa «logica», e in particolare i radicali, dei quali non è dato conoscere un solo iscritto, dirigente o eletto che sia stato condannato, inquisito, o semplicemente indagato per reati contro la pubblica amministrazione o di camorra -:
se il Governo disponga di elementi circa gli autori della gravissima affermazione riportata in premessa e quali iniziative di sua competenza intenda conseguentemente adottare.
(4-02199)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, BRATTI, MARIANI, MOTTA, LA FORGIA, VASSALLO, ZAMPA e LENZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da informazioni assunte dagli organi di stampa si apprende che esisterebbe un carteggio tra il Commissario Europeo per il mercato interno Charlie McCreevy ed il Ministro Matteoli relativamente alla variante del tracciato autostradale di collegamento tra la A1 e la A14 in corrispondenza dell'area di Bologna, il cosiddetto «Passante Nord»;
in tale carteggio risulterebbe un Giudizio negativo espresso da parte della Commissione Europea, in merito alla possibilità di procedere, mediante affidamento diretto da parte di ANAS ad Autostrade per l'Italia, ai lavori di realizzazione del «Passante Nord» -:
se questo corrisponda al vero e quali azioni il Governo intenda porre in essere per garantire l'esecuzione di questa opera di primaria importanza non solo per la città di Bologna ma per tutta la rete autostradale nazionale e per cui è necessario un impegno straordinario dell'esecutivo.
(5-00924)

Interrogazioni a risposta scritta:

TORAZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la situazione, da sempre precaria, dei collegamenti ferroviari da Cremona e Crema verso Milano e Bergamo è ulteriormente degenerata negli ultimi mesi sia per la riduzione delle corse, sia per il deterioramento del materiale rotabile, sia per la mancanza di informazione agli utenti relativamente a ritardi e annullamenti di corse;
è un degrado che si è manifestato negli ultimi mesi in situazioni inaccettabili, come, nella direzione di Milano, mancata segnalazione dell'annullamento di treni, utilizzo di bus sostitutivi dei treni annullati con capienza inferiore fino alla metà dei bisogni dell'utenza, in modo che molti passeggeri non potevano nemmeno salire;
la soppressione definitiva di quattro treni diretti nella direzione di Bergamo;
una gestione del nodo di Treviglio talmente insensata che, a fronte del ritardo, ampiamente previsto, dei treni provenienti da Cremona e Crema, faceva partire la relativa coincidenza per Milano col treno vuoto;
tutto ciò con un danno enorme per i lavoratori e gli studenti, col caso limite del comune di Capralba, dove a volte i bus

sostitutivi saltavano letteralmente la fermata causando agli studenti la perdita di 3-4 giorni di scuola ogni mese;
tutto ciò nel completo disinteresse di Trenitalia, come si evince dalla mancanza di informazione e di serie misure correttive, nonostante la pressione di Regione ed enti locali -:
chiede di sapere se il Governo, anche nella veste di azionista, sia al corrente di quanto esposto, quali misure il Governo intenda prendere in modo da richiamare Trenitalia ai suoi doveri di pubblico servizio, al rispetto del contratto con i cittadini viaggiatori che pagano un biglietto a fronte di un servizio che non viene garantito o lo è in forma largamente degradata.
(4-02194)

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Como-Cantù-Lecco pur rivestendo una importanza capitale per il territorio che attraversa, da oltre 15 anni si trascina in una situazione di immobilismo relativo non solo ad uno sviluppo o integrazione con altri sistemi di trasporto, ma addirittura di mantenimento in esercizio;
le amministrazioni locali, in primis l'amministrazione comunale di Cantù nel corso di questi 15 anni, ha investito ingenti risorse economiche (euro 1.084.559,00) per l'implementazione e l'ammodernamento delle strutture inerenti al servizio ferroviario Como-Lecco (realizzazione della struttura interscambio ferro-gomma in via V. Veneto), risorse che però non hanno sortito nessun beneficio per i cittadini, visto il totale immobilismo di Rfi e Trenitalia;
l'assoluto immobilismo del gruppo Ferrovie dello Stato ha comportato un'evidente disaffezione al servizio ferroviario con il naturale conseguente aumento del traffico stradale con tutte le inevitabili conseguenze del caso;
in data 22 gennaio 2009 l'amministrazione comunale di Cantù inviava apposita comunicazione nella quale da un lato provvedeva a sollecitare un intervento immediato con riferimento alle questioni di cui sopra e dall'altro invitava Ferservizi al rispetto degli accordi stipulati in data 1 settembre 1994;
la linea ferroviaria Como-Lecco ha bisogno di interventi di ammodernamento e di riqualificazione al fine di renderla efficiente e competitiva, il tutto finalizzato ad avere corse frequenti e puntuali, nonché carrozze pulite ed adeguate e ciò anche alla luce delle ricadute positive per il territorio canturino e comasco derivanti dai prossimi appuntamenti legati alla manifestazione universale di Expo 2015;
non si è in presenza di un ramo ferroviario secco, bensi di una linea strategica per la mobilità in Brianza, poiché la Como-Lecco interseca a Molteno l'altra linea FS Milano-Monza-Lecco e a Merone la linea delle Nord Milano-Seveso-Asso. Tutte queste linee costituiscono delle vere arterie per il traffico passeggeri e merci, che collegano tra loro (e con Milano) i capoluoghi di Como, Lecco e Monza, anche a servizio del territorio erbese e del Triangolo lariano;
con un servizio ferroviario efficiente (tipo metropolitana di superficie) si potrebbe andare da Cantù a Como in poco più di 10 minuti (oggi ce ne vogliono mediamente 18), così come da Oggiono a Como in soli 30 minuti (oggi ce ne vogliono 40, ma con poche corse al giorno). Oppure da Molteno a Lecco in soli 15 minuti (oggi ce ne vogliono circa 21);
in auto i tempi di percorrenza richiedono, specialmente nelle ore di punta, il doppio del tempo. Tale situazione ha portato i cittadini ad un inevitabile scarso utilizzo del treno in quanto le corse risultano essere poche, i treni sporchi, e le stazioni abbandonate. Ad aggravare ulteriormente

questa già drastica situazione vi è anche la modifica, ovviamente peggiorativa, degli orari di utilizzo del servizio: infatti, a quanto risulta, dal 14 dicembre sono state tagliate alcune corse e il servizio è stato sospeso durante le festività natalizie, lasciando i pendolari in una situazione di totale sconcerto;
il paradosso che sta spingendo i pendolari ad abbandonare il servizio ferroviario è dato anche dagli orari impossibili delle corse a loro destinate, infatti basti ricordare che il treno per Como parte dalla stazione di Cantù alle 7,04, il che comporta un arrivo nel capoluogo lariano con un notevole anticipo rispetto agli orari di apertura di scuole ed uffici -:
se il Governo sia a conoscenza dello stato di degrado, di abbandono ed inefficienza in cui versa la linea ferroviaria Como-Cantù-Lecco e quale intervento intenda predisporre nel merito;
che tipo di interventi intenda eventualmente sollecitare in merito alla lettera inviata a Ferservizi dall'amministrazione comunale di Cantù in data 22 gennaio 2009;
se il Governo, anche quale azionista di Ferrovie dello Stato SpA, non ritenga indifferibile ed urgente attivarsi immediatamente affinché un ramo importante del sistema ferroviario lombardo quale la linea Como-Lecco riprenda vigore ed efficienza individuando al contempo, al fine di rispondere alle legittime pretese e richieste della popolazione locale, azioni di riqualificazione ed ammodernamento della linea ferroviaria attraverso la predisposizione di un numero congruo ed efficiente di corse in orari in linea con le esigenze dei pendolari.
(4-02197)

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 31 agosto 2007 la S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, con sede in Verona, Via Flavio Gioia, 71 ha emesso una serie di decreti di esproprio riguardante alcuni fondi rustici di proprietà della ditta Tabarelli Mario Vivaio Piante;
in caso di conduzione da parte di soggetti aventi la qualifica di fittavolo è prevista l'indennità di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.327 del 2001 con liquidazione immediata;
con raccomandata a.r. dell'8 febbraio 2008 la S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova formulava una proposta di indennizzo pari ad euro 519.073,42;
la S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova aveva l'obbligo di deposito della somma di indennizzo proposta presso la Banca d'Italia, Tesoreria Provinciale dello Stato, a favore della ditta Tabarelli Mario Vivaio Piante;
la S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova dovrebbe, a richiesta, emettere provvedimento di svincolo della relativa somma anche in caso di espressa riserva di agire in sede giudiziale per gli ulteriori importi spettanti a titolo di indennità ex articolo 26, comma 5, del decreto del Presidente della repubblica n. 327 del 2001;
con raccomandata a.r. del 16 giugno 2008 la ditta Tabarelli Vivaio Piante trasmetteva alla S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova la certificazione attestante il possesso dei requisiti per ottenere l'emissione del provvedimento di svincolo;
nel caso in questione nonostante le ripetute diffide, la S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova non provvedeva ad emettere alcun provvedimento di svincolo;
stante la mancanza di un provvedimento di svincolo, ad oggi la ditta Tabarelli Mario Vivaio Piante si trova nell'impossibilità dì riscuotere la somma che la S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova gli ha riconosciuto come dovuta;
sulla base di quanto sopra esposto risulta del tutto pacifico ed incontroverso

che la ditta Tabarelli Vivaio Piante risulta essere creditrice nei confronti della S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova di una somma di denaro liquida ed esigibile, ammontante ad euro 519.073,42 a titolo di indennità ex articolo 42 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001;
tale credito risulta fondato su prova scritta come risulta inconfutabilmente confermato dalla raccomandata a.r. del 08 febbraio 2008 e dal fax del 18 aprile 2008 della S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova e dai quali emerge un riconoscimento di debito della stessa nei confronti della ditta Tabarelli Mario Vivaio Piante;
risulta altresì confermato che la ditta Tabarelli Mario Vivaio Piante non abbia potuto provvedere al relativo incasso della somma di euro 519.073,42 a causa dell'ingiustificato comportamento della S.p.A. Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova, la quale in maniera del tutto illegittima ed arbitraria non ha provveduto a svincolare la somma depositata presso la Banca d'Italia-Tesoreria Provinciale dello Stato a favore della ditta Tabarelli Mario Vivaio Piante così come previsto dall'articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga illegittimo tale comportamento da parte di un soggetto esercente un pubblico servizio in concessione;
se non ritenga che la violazione di norme di legge, da parte del concessionario possa essere motivo di intervento del concedente fino anche alla revoca della concessione;
cosa intenda fare per ottenere dal suddetto concessionario un comportamento rispettoso delle leggi vigenti.
(4-02198)

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2009

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:

MACCANTI e ALLASIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella serata di martedì 27 gennaio 2009, il centro di Torino è stato interessato da gravi disordini, alimentati da un'ottantina di immigrati extracomunitari e da una trentina di attivisti dei centri sociali cittadini, stando almeno alle valutazioni della stampa locale;
originariamente, gli immigrati intendevano protestare contro la decisione di sgomberare l'ex clinica San Paolo in corso Peschiera, dove attualmente alloggiano circa 250 persone, e se possibile ottenere la sospensione del provvedimento;
gli incidenti sono divampati a dispetto dell'esito positivo di un incontro avvenuto nel tardo pomeriggio tra gli immigrati e l'Assessore ai servizi sociali del comune di Torino, al termine del quale era stato garantito il rinvio dello sgombero dell'ex clinica San Paolo in corso Peschiera fino al momento in cui non sarà stata resa disponibile una sistemazione alternativa per le 250 persone che vi risiedono;
causa apparente dell'immotivato scoppio di violenza sarebbe stata la temporanea impossibilità del Prefetto di Torino a ricevere i rifugiati politici e a garantire ai manifestanti la conferma degli impegni assunti nei loro confronti dall'Assessore ai servizi sociali del comune;
prima di impegnare in scontri le forze dell'ordine che difendevano la sede della Prefettura di Torino, nei pressi di Piazza Castello, i manifestanti si sono calati sui volti sciarpe e passamontagna, rendendosi successivamente responsabili di un fitto lancio di cubi di porfido e del ribaltamento di numerosi cassonetti;
negli scontri, sei agenti della Polizia di Stato risultano essere stati feriti;

il Questore vicario di Torino, Spartaco Mortola, ha dichiarato alla stampa di ritenere gli scontri esito di un piano preparato in anticipo;
forte è il sospetto di una strumentalizzazione della manifestazione -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa, sul ruolo svolto dagli attivisti dei centri sociali cittadini nel favorire la degenerazione della manifestazione e sulle misure che si ritiene opportuno adottare per garantire il rispetto della legalità e la difesa delle istituzioni a Torino e nei confronti dei cosiddetti profughi che da mesi occupano stabili di proprietà pubblica.
(3-00343)

DIONISI e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il commissario prefettizio, Anna Infante, avrebbe avanzato la proposta di autorizzare un insediamento di nomadi rom nel comune di Vallerotonda (Frosinone);
si segnala che si tratta di un comune di circa milleottocento abitanti, di cui il 70 per cento composto da anziani che vivono soli e caratterizzato da una percentuale altissima di disoccupazione e non solo giovanile;
le pochissime attività presenti nel territorio comunale fanno fatica a restare in vita e l'unico sbocco è rappresentato dall'indotto Fiat, che purtroppo soffre della crisi economica in corso;
sono minime quindi le possibilità di integrazione dal punto di vista lavorativo;
la presenza di un insediamento rom acuirebbe le condizioni socioeconomiche del territorio ed andrebbe ad alterare l'equilibrio e la quiete sociale e soprattutto produrrebbe una forte inquietudine tra la popolazione anziana per il timore di possibili furti nelle case-:
chi abbia proposto l'insediamento del campo rom a Vallerotonda, con quali risorse si intenderebbe eventualmente far fronte a tale decisione e se siano valutate le conseguenze di tale scelta.
(3-00344)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO, GAROFANI, MELANDRI, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di sabato 31 gennaio 2009 i volontari della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova nello svuotare borse e zaini a loro destinati dall'Ufficio deposito bagagli delle FS di Genova Porta Principe, che con una prassi consolidata dopo mesi di giacenza vengono dati alla realtà sociale genovese come atto di beneficenza, hanno rinvenuto in uno zaino sessantaquattro candelotti di dinamite per un totale di dodici chili della stessa;
lo zaino non è stato rinvenuto quale oggetto smarrito ma appunto da molti mesi era in giacenza al deposito bagagli e da fonti giornalistiche pare che da tempo non vengano neppure chiesti i documenti a chi lascia gli oggetti;
gli artificieri hanno valutato la potenzialità dell'esplosivo accertando che era pari alla metà di quello usato drammaticamente per la strage alla stazione di Bologna nel 1980, la dinamite tra l'altro può esplodere non solo attraverso un detonatore, infatti se lasciata accidentalmente ferma per molto tempo comincia a rilasciare nitroglicerina e può esplodere in molti modi provocando un effetto domino dalla portata imprevedibile;
appare sconcertante quanto accaduto, e bene hanno fatto il Prefetto di Genova a convocare un Comitato per l'ordine e la sicurezza straordinario e il Questore a chiedere immediatamente l'installazione degli scanner;

sicuramente le procedure utilizzate dal depositi bagagli di Genova Principe sono simili a molte altre realtà italiane -:
se siano state avviate indagini;
quali misure intenda adottare da subito per evitare che la merce e gli oggetti, lasciati volontariamente o per dimenticanza, possano trasformarsi in oggetto di strage;
se non intenda intensificare le misure di controllo prevedendo l'installazione di scanner e l'identificazione dei soggetti che lasciano in deposito i bagagli per evitare che episodi del genere debbano più verificarsi.
(5-00931)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Montecatini Terme (Pistoia) versa in una grave situazione di degrado e soffre per la diffusa presenza di microcriminalità;
tale situazione, oggetto di quotidiana attenzione da parte della stampa locale, determina un pesante fardello per la locale amministrazione comunale, che non ha margini per intervenire concretamente sul problema -:
se non si reputi opportuno attivare un presidio della Polfer (anche per un numero limitato di giorni a settimana) presso tale stazione ferroviaria, onde contrastare efficacemente la summenzionata situazione.
(4-02179)

DE ANGELIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con nota datata 11 maggio 2005 il comitato per la Memoria della Bonifica Campi Minati, associazione di promozione sociale avente sede in Campobasso, inviava al prefetto di Bologna istanza documentata finalizzata a proporre la massima onorificenza al merito civile alla memoria del rastrellatore Gessi Niso;
con ulteriore lettera datata 5 dicembre 2006, prot. n. 52/06, la stessa associazione chiedeva al Prefetto lo stato della pratica a cui veniva risposto, in data 27 dicembre 2006, protocollo n. 993/21.2/Gab., che era in corso l'istruttoria per l'eventuale concessione dell'onorificenza in argomento;
constatata l'assenza di ulteriori comunicazioni relative al procedimento concessiorio il comitato suindicato riscriveva alla Prefettura bolognese, in data 7 agosto 2008, prot. n. 39/08, per chiedere, ancora una volta, l'esito di quella pratica e anche a quest'ultima missiva non veniva data alcuna risposta -:
quali misure il Ministro interrogato intende attivare per conoscere i motivi di tali ingiustificati ritardi nell'evasione della pratica in argomento e per risolvere, quanto prima, il caso in oggetto dato soprattutto il valore morale che essa vuol significare.
(4-02184)

FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, a Bolzano l'associazione islamica «Pace» in un immobile accatastato come laboratorio ha organizzato una moschea abusiva;
il presidente dell'associazione «Pace» il signor Zafar Zaheer, ha dichiarato in un intervista pubblicata su un giornale locale che l'attività della moschea è a pieno regime da più di un anno, e che in occasione della rituale preghiera del venerdì è frequentata da ben 250 persone;
l'associazione «Pace» attraverso il suo presidente, signor Zafar Zaheer ha fatto richiesta formale di cambio di destinazione dell'immobile in terziario di pubblico interesse, richiesta che è stata più volte rigettata;

sempre stando alle dichiarazioni rilasciate dal signor Zafar Zaheer all'interno del locale adibito a moschea durante la settimana molti fedeli si radunano per le pratiche di culto della preghiera giornaliera ed inoltre si svolgono lezioni di corano per i bambini (madrasa);
i cittadini di Bolzano hanno interessato le forze dell'ordine in merito alla situazione di illegalità nella quale opera l'associazione musulmana «Pace» sia per una questione di interesse generale considerato il rischio di incolumità per i frequentatori del locale non a norma sia in merito ad accertamenti dettagliati nei confronti dell'Associazione in questione volti ad accertare la natura di tale gruppo associativo nel rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza e ordine pubblico -:
se il ministro non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, avviare attraverso i propri uffici periferici appositi controlli volti ad accertare il rispetto della normativa vigente in materia da parte dell'associazione islamica «Pace» e qualora ne riscontrasse la necessità procedere all'immediata chiusura del centro islamico abusivo di Bolzano.
(4-02186)

BALDELLI, MOFFA, LORENZIN, LANDOLFI, DE NICHILO RIZZOLI e PROIETTI COSIMI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il T-Red è un sistema digitale di rilevazione delle infrazioni al passaggio con il rosso del semaforo e di identificazione di veicoli tramite lettura della targa;
il progettista dei T-Red è stato arrestato in data 29 gennaio 2009 nell'ambito dell'inchiesta della procura di Verona sui cosiddetti «semafori intelligenti» ed è accusato di frode nelle pubbliche forniture: non avrebbe chiesto e, quindi, mai ottenuto dal Ministero dei trasporti, l'omologazione dell'hardware dell'apparecchiatura che, sfruttando una durata del cosiddetto «giallo-breve», segnala un numero elevato di infrazioni;
sono circa venti le province nelle quali i carabinieri di San Bonifacio (Verona) sono intervenuti per sequestrare le apparecchiature incriminate e tra i 109 indagati dell'inchiesta figurano 63 comandanti di polizia municipale, 39 amministratori pubblici e 7 amministratori di società private;
le infrazioni venivano accertate da una società che percepiva il 30-35 per cento per ogni infrazione rilevata e solo in un secondo tempo, e dunque in violazione dell'articolo 12 del Codice della strada, la polizia locale prendeva visione delle immagini;
nella maggior parte dei casi i verbali di contestazione venivano redatti da società private (e non dai pubblici ufficiali), le quali svolgevano anche il servizio di notificazione (consegna alle Poste delle raccomandate), percependo un importo in media di 5 euro per ogni verbale sul quale, inoltre, veniva apposta dalla società privata una firma scannerizzata del pubblico ufficiale;
ci sono stati Comuni che, in due anni, alla voce contravvenzioni del codice della strada hanno visto un aumento del 300 per cento delle entrate dopo l'arrivo dei T-Red;
il meccanismo che prevede la percentuale di guadagno da parte delle società private che gestiscono l'accertamento delle infrazioni e i verbali di contestazione, unito all'aumento delle entrate di alcuni comuni legato al vertiginoso incremento dei proventi delle multe, ha introdotto pericolose disfunzioni nel sistema sanzionatorio previsto dalle leggi in materia, che si è impropriamente trasformato da giusto elemento di deterrenza e punizione dei comportamenti illeciti su strada a strumento a disposizione di alcuni comuni e società private del settore per fare cassa a spese dei cittadini -:
se il Governo non intenda chiedere ai comuni di attivarsi per rimuovere immediatamente i dispositivi T-Red oggetto dell'inchiesta in corso;

se il Governo non intenda intervenire per effettuare un monitoraggio e una accurata verifica sull'uso delle apparecchiature di rilevazione automatica dei comportamenti contrari al codice della strada;
se il Governo non intenda vietare espressamente il sistema di guadagno a percentuale da parte di società private che a qualsiasi titolo intervengano nella rilevazione dei comportamenti sanzionabili sulla base delle disposizioni del codice della strada.
(4-02187)

RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'ALF (Animal Liberation Front) nasce nei primi anni settanta in Inghilterra, dove giovani studenti iniziano a riunirsi in collettivi al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sullo sfruttamento degli animali in ogni campo, dall'allevamento di animali per carne da macello, alla produzione di pellicce, dalla vivisezione ai maltrattamenti sugli animali in genere;
per suscitare clamore tra l'opinione pubblica, l'ALF inizia a commettere azioni di protesta, quali la liberazione degli animali dagli allevamenti, l'incursione nei centri farmaceutici, il danneggiamento delle strutture di aziende il cui profitto sia legato ad attività di sfruttamento degli animali;
il movimento inizia a raccogliere un numero sempre maggiore di persone e in tutto il mondo, a partire dagli anni ottanta, si iniziano a creare spontaneamente gruppi animalisti che agiscono nello stesso modo, firmandosi come Animal Liberation Front;
con questa modalità inizia la storia dell'ALF come movimento internazionale;
il teorico dell'ALF era Barry Horne, uno spazzino che decise di dedicare la propria vita ai diritti degli animali. Catturato e condannato a 20 anni di carcere per terrorismo, muore in seguito ai ripetuti scioperi della fame a cui si sottopone per richiamare l'attenzione di Tony Blair, Primo Ministro dell'Inghilterra, sulle condizioni degli animali nei laboratori e negli allevamenti. Negli anni novanta, l'ALF inizia a diffondersi lentamente anche in Italia, dove ha portato a termine alcune liberazioni, tra cui la famosa liberazione dei 129 cani di razza beagle dall'allevamento Morini;
nel decalogo dell'affiliato ALF è auspicato espressamente di:
a) essere vegetariani o meglio vegani;
b) distruggere ogni forma di allevamento di animali;
c) trafugare gli animali dagli allevamenti;
d) sgabbiare gli animali con ogni mezzo;
e) creare massima diffusione mediatica delle loro azioni;
alla politica dell'ALF si ispirano o aderiscono in Italia molte sigle di animalisti ideologici, anche in forma di «onlus», godendo quindi anche del contributo del 5 per 1000 in quanto di utilità sociale, che diffondono secondo l'interrogante inequivocabilmente un messaggio violento che propone violazione della proprietà privata, danneggiamenti, minacce, abigeato e lesioni personali verso chi alleva e detiene animali -:
quali iniziative si intenda adottare per l'identificazione certa di questi gruppi, delle loro sedi e dei loro mezzi di informazione e propaganda al fine di stilare un elenco delle organizzazioni italiane ed estere che li sostengono e li fiancheggiano e quali provvedimenti urgenti si intenda mettere in atto per fermarne le attività illegali e porle sotto il controllo delle istituzioni ed escluderle in conseguenza da ogni forma di riconoscimento e finanziamento pubblico.
(4-02188)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 FEBBRAIO 2009

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
nonostante siano trascorsi più di vent'anni dalla tragedia della centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina - che generò, come è noto, una nube radioattiva che investì principalmente il territorio della Bielorussia, contaminando il 23 per cento del territorio nazionale con danni provocati alla salute di 2,5 milioni di persone tra le quali più di mezzo milione di bambini - ancora oggi su questi territori persistono effetti devastanti sotto il profilo sanitario, con continui aumenti, in particolare dei casi di cancro tiroideo, del cancro ai polmoni, al fegato e alla vescica;
a seguito del disastro sociale ed economico verificatosi in Bielorussia, accompagnato da altissimo tasso di abbandono di minori presso istituti e orfanotrofi, diverse associazioni e comuni italiani hanno organizzato ogni estate l'ospitalità per il risanamento, presso famiglie italiane, di bambini provenienti dalle zone di Chernobyl con l'obiettivo di diminuire la loro esposizione alla radioattività; negli ultimi 13 anni l'Italia ha ospitato più di 300.000 bambini bielorussi provenienti dalle zone colpite da Chernobyl, un processo che ha coinvolto più di 2 milioni di cittadini italiani residenti in tutte le aree geografiche;
in virtù dello stretto legame creatosi con alcuni bambini abbandonati ed ospitati presso istituti per orfani, diverse famiglie italiane hanno intrapreso l'iter di una adozione secondo quanto disposto dalla legge n. 476 del 1998 di ratifica della convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993, e dal 2000 ad oggi sono stati felicemente adottati più di 800 bambini bielorussi;
a partire dal 6 ottobre 2004 - un anno del blocco delle adozioni internazionali da parte della Bielorussia - e nonostante la sottoscrizione, solo con l'Italia, di due Protocolli Bilaterali di collaborazione sulle adozioni internazionali, il 12 dicembre del 2005 e il 22 marzo 2007, non si è giunti alla soluzione positiva, se non in un numero molto limitato di casi, delle pratiche adottive di bambini provenienti da quel Paese, con conseguenti gravi ripercussioni emotive sulle bambine e i bambini bielorussi, che hanno identificato come figure genitoriali di riferimento quelle stesse famiglie che li ospitano nei periodici soggiorni di risanamento;
sulla base di legami consolidati questi bambini, non avendo trovato in Bielorussia analoghi vincoli di riferimento e di affetto, avrebbero degli indubbi miglioramenti da periodi di soggiorno più lunghi in Italia se fosse semplicemente applicata una deroga alla vigente normativa italiana che limita il periodo di soggiorno a 90 giorni estendendolo a 150 giorni. Il riconoscimento di tali soggiorni per la loro reale natura, evitando l'uso del «visto turistico» per l'ingresso nel nostro Paese, garantirebbe, non essendoci elementi ostativi da parte bielorussa, agli stessi un miglioramento psicosocio sanitario per il loro futuro semprechè inseriti in attività progettuali che non releghino il soggiorno in Italia ad un solo momento ludico e/o ricreativo;
il primo Protocollo prevedeva altresì che entro la data del 1o marzo 2006, il Ministro dell'Istruzione bielorusso si impegnasse ad organizzare, nei limiti della propria competenza, l'esame di tutte le pratiche pervenute al «Centro nazionale per le adozioni» prima del mese di ottobre 2004, e di quelle giacenti al momento della sottoscrizione del Protocollo (in totale circa 600 domande), privilegiando il superiore interesse dei minori e tenendo conto dei legami affettivi ormai instauratisi tra i minori bielorussi e i candidati italiani all'adozione;
ad oggi, solo pochissime delle adozioni sospese, poco più di trenta nel 2007

e tre previste nel 2008, sono state portate a termine, e numerose non hanno neppure ottenuto risposta mentre la quasi totalità delle risposte è stata negativa ma con motivazioni secondo gli interroganti del tutto pretestuose e non reali, con gravissima lesione di quel «superiore interesse» dei minori i quali, a dispetto degli stretti legami ormai instauratisi con le famiglie italiane, continuano a vivere in disagiate condizioni all'interno di istituti di rieducazione o negli orfanotrofi, aggravati da una condizione di perenne incertezza circa la loro situazione, divenuta ormai insostenibile -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di avviare al più presto la positiva soluzione delle procedure di adozione avviate;
se intenda richiedere alle autorità bielorusse una missione urgente per richiedere il rispetto e la verifica dello stato di attuazione del Protocollo, come stabilito nello stesso;
se, visti i consolidati rapporti di amicizia con il popolo bielorusso, si intendano stanziare fondi volti al miglioramento dell'incisività della cooperazione italiana, attualmente svolta solo con fondi e contributi delle associazioni, degli enti e delle famiglie italiane, che potrebbero essere destinati al miglioramento delle condizioni di vita e scolastiche dei minori ospiti nei soggiorni di risanamento, e di quelli inseriti negli istituti per orfani;
se, a parziale riduzione degli effetti negativi sui minori derivante dal protrarsi di questa situazione, si intenda applicare, come più volte è accaduto nel recente passato, la deroga al limite dei 90 giorni, estendendolo a 150 giorni a partire dalle ospitalità del 2009;
se il Governo intenda presentare un disegno di legge in materia di affido internazionale che, se approvato rapidamente, potrebbe rappresentare una possibile alternativa per questi ragazzi bielorussi, tutti di età superiore ai nove/dieci anni, assicurando loro l'inserimento nelle famiglie italiane che da molti anni li ospitano e con le quali si sono realizzati solidi legami affettivi, in attesa che si concluda positivamente l'iter di adozione internazionale.
(2-00290) «Marco Carra, Zucchi, Cuperlo, Benamati, Misiani, Bratti, Vico, Froner, Capodicasa, Pizzetti, Pollastrini, Ceccuzzi, Vannucci, Enzo Carra, Carella, Meta, Miotto, Sbrollini, Federico Testa, Siragusa, Gozi, Livia Turco, Velo, Oliverio, Laganà Fortugno, Trappolino, Boccuzzi, Berretta, Binetti, Laratta, Bossa, Causi, Barbi, Pedoto, Mogherini Rebesani, Ferranti, Leoluca Orlando, Marinello, Lovelli, Schirru, Antonino Foti, Favia, Fava, Lisi, Rugghia, Marchignoli, Farinone, Rota, Codurelli, Minardo, Mancuso, Colaninno, Soro, Cardinale, Viola, Villecco Calipari, Fogliardi, Bosi, Mariani, Bitonci, Nunzio Francesco Testa, Ciccanti, Tassone, Cera, De Poli, Motta, Corsini, Braga, Mazzarella, Sardelli, Piffari, Marchi, Sereni, Tidei».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Società Inps Gestione Immobiliare Igei Spa è stata costituita il 12 febbraio 1992 a seguito dell'autorizzazione del 20 gennaio 1992 Prot. 222/D.G. del Ministero del lavoro di intesa con il Ministero del tesoro;
la compagine societaria è costituita da INPS 51 per cento, e il rimanente 49 per cento suddiviso tra soci privati (tra cui le società: Vianini Lavori Spa, BNL, Sovigest Spa; Pirelli RE, Manutencoop);
nel maggio 1992 l'INPS sottoscrive una convenzione con la quale affida all'IGEI SPA la gestione del suo intero patrimonio immobiliare, vietando alla società di partecipare a gare per la presa in gestione di immobili di alti enti o società rimanendo l'unico socio avente potere decisionale e di controllo;
il decreto-legge n. 104 del 1996, proposto dal Ministro del lavoro, in materia di dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici, dispone in base all'articolo 14 la liquidazione della IGEI SPA a far data dal 31 dicembre 1996;

l'IGEI, ancorché società in liquidazione, ha continuato a gestire il patrimonio immobiliare dell'INPS - con l'autorizzazione dei Ministeri vigilanti - fino ad oggi;
il 29 marzo 2000, con delibera n. 246, il consiglio di amministrazione segnalava ai Ministeri competenti la situazione del personale IGEI Spa affinché, nell'ambito della normativa vigente, fossero ricercate soluzioni idonee al recupero ed all'utilizzo del suo personale, anche mediante inserimento nei ruoli organici dell'INPS;
l'articolo 3, comma 29, della legge n. 244 del 28 dicembre 2007 ha previsto la dismissione di società a partecipazione pubblica (tra cui rientra anche la IGEI SPA), entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, ovvero entro il 30 giugno 2009;
la funzione e l'attività dell'IGEI sono destinate comunque ad esaurirsi in conseguenza del completamento dell'operazione-dismissione del patrimonio immobiliare disposto dalla legge;
attualmente la società in liquidazione IGEI SpA impegna una forza lavorativa di n. 17 lavoratori a tempo indeterminato e n. 1 lavoratore a collaborazione a progetto, personale di comprovata professionalità e pluriennale esperienza nel settore della gestione immobiliare con età media di 45/55 anni, quindi difficilmente ricollocabili nel mondo lavorativo e, per lo più, con situazioni familiari di monoreddito;
i portieri degli immobili man mano dismessi sono stati assunti dall'INPS (e dagli altri enti previdenziali interessati alla dismissione) in forza di specifiche disposizioni di legge;
i commissari liquidatori della ex IGEI SpA, alla data odierna, secondo quanto risulta all'interrogante, non sono in grado di fornire informazioni al personale dipendente circa la futura destinazione e la ricollocazione del personale ex IGEI. Questo, anche alla luce dell'attuale congiuntura economica che sta vivendo il nostro Paese, rappresenta un elemento di forte preoccupazione per i lavoratori e d'incertezza per il futuro delle loro famiglie -:
quali misure il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare con urgenza al fine di ricercare le soluzioni più idonee a favore del personale dipendente della IGEI SPA e della loro continuità d'impiego.
(5-00930)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Legler è attivo da anni nel settore tessile ed in particolare è specializzato nella fabbricazione e distribuzione del denim, del velluto a coste e del cotone piatto. I suoi clienti sono grandi produttori di capi di abbigliamento prêt-à-porter, soprattutto in Italia, in Germania e in Francia;
il tessile è uno dei settori tipici del sistema produttivo italiano e per anni ha rappresentato un'eccellenza del nostro Paese, continuando ad essere ancora oggi un patrimonio da tutelare e preservare;
negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crisi continua del settore che nel tempo ha continuato a peggiorare senza che venisse affrontata in maniera coerente ed efficace: abbiamo assistito al progressivo spostamento all'estero della produzione con la chiusura di diversi impianti nel nostro paese, in questo modo molti professionisti italiani hanno di fatto perso il proprio lavoro;
per quanto riguarda in particolare la Legler va ricordato che questa è una società leader in Italia e in Germania e svolge un ruolo di spicco in Francia e in Benelux e mantiene, a quanto si apprende, al contempo un ruolo attivo anche nel mercato statunitense;
attualmente, anche per la Legler una parte importante della produzione del settore è stata delocalizzata in Asia o nel bacino mediterraneo;

la Legler è composta da diverse entità giuridiche di diritto italiano e impiega complessivamente 1.344 dipendenti. La società Legler SpA, il cui capitale è detenuto principalmente dalla società Piltar Ltd, è responsabile della direzione del gruppo e controlla la produzione, suddivisa tra i siti di Ponte San Pietro (Bergamo) con 554 dipendenti, Macomer con 329 dipendenti, Ottana con 316 dipendenti e Siniscola con 132 dipendenti;
dal 1994 la società finanziaria pubblica della regione Sardegna SFIRS (Società Finanziaria Industriale Rinascita Sardegna) detiene il 40 per cento del capitale di Legler Ottana SpA;
il fatturato del gruppo Legler ammontava complessivamente a 167 milioni di euro nel 2004, a 124 milioni di euro nel 2005 e a 105 milioni di euro nel 2006, si è dunque registrata una perdita costante negli ultimi anni;
i siti di Macomer, Ottana e Siniscola sono situati nella provincia di Nuoro;
con una comunicazione ufficiale della Rappresentanza permanente del 10 ottobre 2006, le autorità italiane hanno notificato alla Commissione europea l'intenzione di concedere un aiuto al salvataggio a favore del gruppo Legler;
alla comunicazione delle autorità italiane ha fatto seguito una richiesta di informazioni complementari del 20 novembre 2006, alla quale le autorità italiane hanno risposto con lettera del 21 dicembre 2006, fornendo informazioni supplementari e confermando che il finanziamento in questione era stato concesso al beneficiario il 5 ottobre 2006;
secondo le informazioni trasmesse dalle autorità italiane, le difficoltà che l'impresa registra dal 2003 sono sostanzialmente divenute croniche legate in primo luogo al fatto che i diversi clienti hanno privilegiato produttori dell'Estremo Oriente, anche in ragione dei costi più bassi dei prodotti. In secondo luogo, secondo le autorità italiane, questa situazione è stata aggravata dall'eliminazione delle barriere doganali per i prodotti tessili nel 2005, che è andata a scapito dell'industria europea. Questi diversi fattori avrebbero provocato un crollo delle vendite di oltre il 50%, il che ha significato per l'insieme delle società del gruppo Legler la perdita di due terzi dei fondi propri tra il 2005 e la metà del 2006. «Pertanto, il gruppo Legler non è più in grado di riprendersi con risorse proprie o con i finanziamenti ottenuti dai suoi azionisti o creditori»;
la Commissione Europea ha deciso di considerare l'aiuto compatibile con il mercato comune;
nonostante tale intervento ad oggi la situazione non sembra affatto risolta tanto che si è arrivati alla cassa integrazione per ben 850 lavoratori ed al momento non paiono esserci soluzioni alternative;
secondo quanto riportato in un primo momento da alcune fonti di stampa (L'Unione sarda, il 24 novembre 2008) non pareva esserci una figura istituzionale capace di chiedere la proroga della cassa integrazione;
l'amministratore giudiziale Emanuele Rimini, nominato dai Tribunali di Bergamo e Nuoro, infatti non sarebbe stato titolato a prendere iniziative in materia. Per la legge con cui si avviava la procedura fallimentare (la stessa che è stata attivata per il caso Alitalia-Cai) la richiesta di una misura di intervento straordinario in proroga dovrebbe essere avanzata solo da un amministratore straordinario di nomina governativa;
successivamente altre fonti hanno riportato invece la notizia della firma da parte dell'assessore regionale al lavoro della Sardegna della cassa integrazione per i lavoratori per tutto il 2009;
in particolare: «Il provvedimento, che porta anche la firma dei segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e dei rappresentanti del commissario straordinario liquidatore della società, permetterà ai circa 800 lavoratori di ricevere l'assegno di sostegno al reddito per l'anno 2009.

Beneficeranno dell'accordo siglato stamattina i lavoratori dello stabilimento di Ottana, di Macomer e di quello di Siniscola»;
va ricordato che il pagamento della cassa integrazione ha registrato spesso ritardi anche di diversi mesi, circostanza che ha creato enormi difficoltà ai lavoratori coinvolti;
si è creato un clima di profonda amarezza ed incertezza dovuto anche alle notizie a volte contraddittorie;
la vicenda dei lavoratori di Ottana, Macomer e Siniscola, non ha avuto parere dell'interrogante l'attenzione che invece avrebbe dovuto meritare. I lavoratori della Legler hanno affrontato mesi difficili, contraddistinti da una profonda incertezza, le vicende dell'azienda e dei possibili sostegni economici sono state e continuano ad essere travagliate, ad oggi l'intero comparto tessile resta in profonda crisi, la concessione della cassa integrazione per il 2009 non può certo essere considerata una soluzione definitiva -:
quali siano le intenzioni del Governo rispetto alla necessità di intervenire concretamente a sostegno dei lavoratori della Legler di Ottana, Macomer e Siniscola;
in quali tempi in coordinamento con le autorità regionali competenti, intenda delineare una soluzione coerente e definitiva che restituisca la serenità a centinaia di lavoratori del nuorese ed alle loro famiglie;
quali siano gli impegni del Governo a sostegno di un settore, come quello tessile, che in questi anni è stato caratterizzato nel nostro Paese da una profonda crisi strutturale.
(4-02190)

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Star Recycling S.r.l. Azienda Servizi, con sede a Padova in zona industriale di Camin, dal giugno 2001 raccoglie rifiuti tra i quali vetro, plastica, carta, ferro e alluminio, prodotti da attività industriali ed artigianali, negozi e centri commerciali;
sabato 10 maggio 2008 l'impianto in questione è stato interessato da un incendio di un certa rilevanza;
l'impianto di stoccaggio durante l'incendio, si può ragionevolmente paragonare ad un grande inceneritore, con la mancanza nella fattispecie di filtri e sofisticati sistemi di abbattimento dei fumi;
l'incenerimento non distrugge i rifiuti, ma li trasforma, dando origine a diverse migliaia di sostanze inquinanti;
durante la combustione dei rifiuti, non solo si liberano metalli tossici (arsenico, berillio, cadmio, cromo, nickel, mercurio, che sono classificati dalla IARC (International Agengy Research of Cancer) a livello I come rischio oncogeno documentato, ma si formano anche nuove sostanze cancerogene, come diossine, furani, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Gli studi epidemiologici hanno evidenziato una relazione lineare fra l'esposizione a tali particelle ed effetti sulla salute: quanto più alta è la concentrazione di particelle nell'aria tanto maggiore è l'effetto sulla salute della popolazione;
va ricordato che per quanto riguarda il monitoraggio dell'acqua, ARPAV (Azienda Regionale del Veneto) comunica che «Sono stati effettuati prelievi allo scarico delle acque di spegnimento all'ingresso nel bacino chiuso (chiuse del Brenta) dell'idrovia prelievi anche a monte e a valle del punto di immissione (acque superficiali). I dati allo scarico (immissione dalla linea acque bianche nel bacino dell'idrovia) hanno evidenziato, per l'acqua di spegnimento del 10 e 11 maggio, il superamento dei valori previsti dal decreto legislativo 152/06 per i parametri della Domanda chimica d'Ossigeno e la presenza, seppur nei limiti di legge, di cianuri»;
sempre in questa zona industriale, in prossimità dell'impianto di riciclaggio, ha sede la Società Acciaierie Venete S.p.a., la

quale produce circa 2400 tonnellate di acciaio al giorno e circa 250 tonnellate di scorie;
la stessa azienda è inclusa nel Piano Comunale di Protezione Civile di Padova, documento n. 16, come impianto in cui si svolge «attività a rischio di incidente rilevante»;
la Seveso 2 (decreto 334 del 1999 che recepisce la direttiva comunitaria 96/82/CE) prevede:
l'esistenza in ogni stabilimento a rischio di un piano di prevenzione e di un piano di emergenza;
la cooperazione tra i gestori per limitare l'effetto domino (ossia le possibili reazioni a concatena fra impianti a rischio di incidente rilevante);
il controllo dell'urbanizzazione attorno ai siti a rischio;
l'informazione degli abitanti delle zone limitrofe;
l'esistenza di una autorità preposta all'ispezione dei siti a rischio.

Va notato che la Seveso 2 introduce il concetto di «effetto domino» che è importantissimo;
anche ammesso che l'acciaieria sia sicura al 100 per cento dall'interno, non è detto che sia con ciò immune dall'essere coinvolta dall'esterno in eventi catastrofici e viceversa la Star Recycling può essere coinvolta da un evento catastrofico dall'esterno da un'altra azienda;
la sicurezza intrinseca dell'impianto conta poco se la catastrofe viene innescata dall'esterno, ossia da un altro impianto ad alto rischio;
la normativa obbliga il gestore di tali impianti a prendere tutte le misure idonee a prevenire gli incidenti rilevanti ed a limitarne le conseguenze per l'uomo e per l'ambiente;
a tale scopo, i Gestori di Stabilimenti a rischio di incidente rilevante devono integrare il proprio Documento di Valutazione dei Rischi (di cui al decreto legislativo 626/94) considerando anche i rischi di incidenti rilevanti e predisporre un Piano di Emergenza Interno;
la normativa in oggetto prevede inoltre la predisposizione da parte dell'Autorità competente, di un Piano di Emergenza Esterno, finalizzato a proteggere l'uomo e l'ambiente in caso di incidente, a limitarne le conseguenze ed a prevedere il successivo disinquinamento dell'area interessata;
la risposta fornita dalla Provincia di Padova (Prot. 109464 del 28 luglio 2008) evidenziava che la ditta Star Recycling è stata oggetto di 3 sopralluoghi dal 2001, anno della sua nascita, e che i controlli hanno determinato provvedimenti di diffida e sospensione dell'autorizzazione. La stessa ditta risulta al momento dell'incidente in possesso di un certificato di Prevenzione incendi rinnovato in data 25 settembre 2008 e con polizza fidejussoria per un ammontare di euro 100.000. Nella risposta fornita non è indicato l'orientamento della Giunta in merito alla valenza del principio di precauzione -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga opportuno acquisire i risultati delle emissioni di inquinanti previsti con frequenza annuale in base a quanto richiesto dall'autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Padova (prot. 144803 del 2 novembre 2006);
se non ritenga che la situazione delineata ponga gravi problemi in ordine alla salute dei cittadini della zona;
come intenda intervenire per evitare possibili danni alla salute.
(4-02195)

MIOTTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, al comma 11,

prevede che le amministrazioni pubbliche possano risolvere il rapporto di lavoro con i propri dipendenti che abbiano maturato l'anzianità contributiva di 40 anni;
in applicazione di tale norma alcuni Direttori generali hanno inviato la lettera di preavviso a dirigenti medici che hanno già maturato i 40 anni contributivi o che li matureranno fra breve;
nel frattempo, il progetto di legge AS 847 ha introdotto una esclusione dalla applicazione della predetta norma, all'articolo 5, comma 3, per i primari ospedalieri;
sarà affidato al lavoro parlamentare sull'atto Camera 2031 ogni modifica della formulazione introdotta dal Senato, superata da tempo, ma fin d'ora è necessario prevedere norme atte a rimuovere atti e procedure, nel frattempo attivate, in forza della precedente norma -:
quali inziative intenda assumere per consentire di rientrare in servizio ai dirigenti medici che cessano dal servizio in questi giorni o sono già cessati per dimissioni volontarie, a seguito del preavviso ricevuto ai sensi dell'articolo 72, comma 11, della legge n. 133 del 2008.
(4-02196)

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni, sin dall'anno 2002, lo IACP di Catania, ha stipulato contratti di lavoro a tempo determinato;
i predetti contratti hanno ad oggetto attività di collaborazione che, ciascuno per le proprie competenze e specializzazioni, incidono trasversalmente sull'attività amministrativa di tutti gli Uffici dello IACP di Catania, dall'Ufficio contabile all'ufficio contabile, dall'Ufficio patrimonio all'ufficio legale, dall'Ufficio del personale all'Ufficio Utenza;
il lavoro prestato da ciascuno dei lavoratori per l'Ente anzidetto oramai da anni, è perfettamente integrato con il normale espletamento delle funzioni pubbliche di IACP di Catania e dei suoi fini istituzionali, tanto da essere ricompresso nella Programmazione triennale 2007-2010 della Pubblica Amministrazione;
nel corso degli anni i contratti di collaborazione sono stati oggetto di rinnovi giusto le delibere del Consiglio di Amministrazione dell'Ente, ultimo dei quali è avvenuto nel mese di ottobre 2008 sino al 31 dicembre 2008;
con varie delibere il Consiglio di Amministrazione ha nel corso degli anni 2007 e 2008 espresso la volontà di avviare le procedure di stabilizzazione dei lavoratori, anche in considerazione della carenza di organico in cui versa lo IACP di Catania;
con la delibera n. 194 del 6 ottobre 2008, in particolare, il Consiglio di Amministrazione ha dato mandato alla Direzione Generale di procedere, prima della scadenza dell'ultimo rinnovo contrattuale (31 dicembre 2008), alla pubblicazione del bando di concorso per la stipula di contratti di formazione e lavoro;
con decreto presidenziale della Regione Siciliana n. 572/Serv. 1/S.G. veniva nominato un Commissario Straordinario dello IACP di Catania in sostituzione della terna di componenti del CdA di nomina politico-fiduciaria, nelle more che i predetti componenti vengano rinnovati dal neo-eletto Presidente della Provincia;
il Commissario ha sospeso unilateralmente senza tener conto dei sei membri del Consiglio di Amministrazione ancora in carica, le delibere precedentemente rese dal CdA dello IACP, tra le quali la n. 194 del 6 ottobre 2008 avente ad oggetto il «futuro» dei lavoratori;
il Commissario straordinario, chiamato a presiedere la Pubblica Amministrazione, dovrebbe provvedere a garantirne la funzionalità e l'efficienza nel periodo di transizione, e non la paralisi che, necessariamente, coinvolgerebbe lo IACP

di Catania all'indomani dell'interruzione del lavoro di quindici dei suoi dipendenti, anche se precari -:
quali iniziative - ferma restando l'autonomia regionale in materia - intenda adottare al fine di evitare che il momento di transizione politico-amministrativa di una pubblica amministrazione, quale è IACP di Catania, incida negativamente sulla vita e le famiglie di quindici lavoratori precari che per anni hanno prestato la propria attività lavorativa produttivamente, tanto da permettere al Consiglio di Amministrazione dello IACP di Catania di prevederne la stabilizzazione.
(4-02200)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NEGRO e RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i danni provocati dalle nutrie nelle regioni della Pianura padana, segnatamente nel Veneto, in Lombardia ed in Emilia-Romagna, arrivano annualmente anche alle decine di milioni di euro, con medie a decorrere dall'anno 2000, di 7 milioni di euro in Emilia-Romagna;
questi roditori, importati a fini di allevamento per la pelliccia e poi rilasciati nell'ambiente dagli stessi allevatori quando il loro sfruttamento è divenuto antieconomico, si sono rapidamente diffusi in tutta la Pianura padana, moltiplicandosi a dismisura a ragione dell'habitat favorevole;
la specie è presente in tutto il territorio padano con maggiori concentrazioni dove la presenza di acque lentiche crea un ambiente ideale alla vita della specie;
essa è comunque presente e vive negli ambienti più vari, dalle rogge dell'alta pianura alle aree argillose della bassa pianura, dai piccoli scoli di seconda raccolta ai fiumi principali quali gli affluenti del Po;
i primi danni causati dalle nutrie sono stati registrati nel 1996 e sono progressivamente aumentati negli anni con incrementi e diminuzioni dovuti al controllo della specie messi in atto dalle competenti autorità territoriali;
i principali inconvenienti causati dalla abnorme diffusione di questi animali sono rappresentati dai danni alle colture agricole e alle sponde dei canali di irrigazione e dei corsi d'acqua, a cominciare dal fiume Po;
in particolare le nutrie scavano profondi tunnel lungo gli argini per costruire le loro tane, compromettendo la stabilità dei manufatti e determinando concreto pericolo di crollo e di allagamenti, in particolare per le terre sotto il livello del mare, come il basso ferrarese ed il ravennate;
a questi gravi ed onerosi inconvenienti si aggiungono i problemi sanitari derivanti dalla diffusione di questa specie non autoctona essendo risultato che oltre il 60 per cento delle nutrie catturate sono portatrici sane di leptospirosi;
nel Veneto, in particolare in provincia di Padova, dall'anno 2000 sono state condotte delle osservazioni e dei rilevamenti sulle colture maggiormente interessate dal danno di questa specie, evidenziando soprattutto piante come il mais, le barbabietole e il radicchio. I danni su quest'ultima coltura a causa dell'elevato valore di mercato può talora incidere in maniera consistente sull'intero ammontare dei danni;
un caso di questi giorni che evidenzia l'incidenza del fenomeno è quello riguardante la rottura delle sponde del fiume Bussè, nel tratto che va da Legnago a Roverchiara, dove gli scavi delle nutrie

hanno concorso alla precarizzazione degli argini provocando danni quantificati in oltre 200 mila euro;
oltre ai danni alle colture si riscontrano anche gravi danni, spesso di difficile stima, al tessuto idrogeologico del territorio, in particolare alla rete scolante, ai canali che in alcune aree specifiche come quelle del Veneto, sono pensili e quindi maggiormente a rischio idraulico per lo scavo delle tane da parte del miocastoride;
riguardo al contesto normativo che riguarda la nutria, si segnala che al momento, la specie nutria risulta essere annoverata nell'elenco di cui all'articolo 18 della legge 157 del 1992 e, pertanto, ogni azione diretta all'abbattimento di questa specie è punito penalmente;
per prevenire i danni cagionati dalle nutrie le amministrazioni provinciali e comunali hanno adottato, dapprima, metodi ecologici e, successivamente, nel caso non si fossero raggiunti risultati soddisfacenti, hanno fatto ricorso alle trappole o agli abbattimenti selettivi;
spesso le ordinanze delle province e dei comuni sono oggetto di ricorsi delle associazioni animaliste ed ambientaliste dinnanzi ai Tar che pur nella loro legittima posizione di parte e stretta coerenza con i condivisibili fini etici di tutela della specie, non di rado sono strumentali e viziati da eccessivo fondamentalismo partigiano, al punto che in considerazione della persistenza del problema che riguarda anche altre specie opportuniste, parrebbe necessario inserirne alcune nella lista di quelle cacciabili di cui al predetto articolo 18 della legge n. 157 del 1992;
ad oggi, malgrado gli interventi di contenimento attuati per controllare la specie, il fenomeno della diffusione delle nutrie è ancora persistente e non accenna a diminuire;
la straordinaria diffusione della specie nutria preoccupa sempre più amministratori locali e istituzioni delle provincie dell'area della Valle del Po;
gli amministratori locali hanno segnalato più volte la necessità di trovare una soluzione idonea al grave problema;
la gravità del fenomeno ha raggiunto in alcune aree i connotati dell'emergenza, sì da richiedere l'adozione di interventi straordinari al fine di eliminare quanto prima questa grave minaccia -:
quali iniziative intendano assumere o promuovere per fronteggiare adeguatamente e portare a soluzione l'emergenza nutrie e se non ritengano di attivarsi in maniera pertinente, anche tramite iniziative normative, al fine di annoverare la nutria tra le specie cacciabili.
(5-00922)

Interrogazione a risposta scritta:

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi due mesi, in vasti territori della Sicilia si sono manifestati eventi atmosferici di inconsueta gravità sottoforma di persistenti e copiose piogge, gelate, grandinate, allagamenti, smottamenti e trombe d'aria di tale portata da compromettere irreparabilmente la produzione e le strutture agricole;
le province siciliane sono state letteralmente messe in ginocchio dalla violenza delle precipitazioni e milioni di euro di danni sono stati finora conteggiati dalle organizzazioni di categoria del settore agricolo per le centinaia di imprese agricole che rischiano il fallimento con conseguenze gravi dal punto di vista economico e sociale;
tali avversità, oltre a determinare danni ingenti agli imprenditori agricoli e ai coltivatori diretti, hanno visto ridurre il numero delle giornate lavorative ai braccianti, impediti, ormai, a raggiungere il quorum lavorativo previsto per ottenere il riconoscimento del diritto alle prestazioni assistenziali e previdenziali;

i sindaci dei comuni danneggiati, hanno da tempo sollecitato l'Assessorato regionale all'agricoltura e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali a riconoscere lo stato di eccezionalità degli eventi calamitosi che hanno disastrosamente investito la Sicilia;
tale riconoscimento consentirebbe alle aziende agricole di sopportare, anche se parzialmente, l'onere dei danni subiti e ai braccianti del settore di conservare il diritto a beneficiare della disoccupazione agricola (riconferma delle giornate maturate nell'anno 2003) e delle prestazioni previdenziali;
sta crescendo una preoccupante tensione tra i braccianti che rischiano di non beneficiare della disoccupazione agricola a causa del mancato riconoscimento dello stato di calamità -:
quali iniziative intenda adottare per sostenere le imprese agricole danneggiate e per provvedere, in tempi brevissimi, a riconoscere l'esistenza del carattere eccezionale degli eventi atmosferici registrati in Sicilia essendosi registrati danni alle strutture agricole.
(4-02183)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerosi i cittadini che quotidianamente lamentano i disturbi arrecati alla loro vita privata da innumerevoli call center dai quali ricevono, di solito in orari meno opportuni, offerte commerciali di prodotti e/o servizi;
non sono isolati i casi in cui l'operatore-venditore telefonico induce con subdole insistenze talune tipologie di consumatori particolarmente vulnerabili (per situazioni di infermità mentale e/o fisica, o per l'età o per semplice ingenuità) a modificare il proprio abituale comportamento di consumo;
le reiterate e non richieste sollecitazioni commerciali per telefono, via fax, per posta elettronica o mediante altro mezzo di comunicazione a distanza sono considerate «condotte aggressive» qualora non osservino quanto previsto dall'articolo 58 del Codice del consumo e ribadito dall'articolo 130, comma 1, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 - Codice in materia di protezione dei dati personali che recita: «L'uso di sistemi automatizzati di chiamata senza l'intervento di un operatore per l'invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale è consentito con il consenso dell'interessato»;
nell'estate del 2008, il Garante per la protezione dei dati personali, in seguito ad un'indagine condotta con il Nucleo speciale funzione pubblica della Guardia di finanza, emetteva cinque provvedimenti con i quali obbligava i gestori telefonici e le società che operano attraverso i call center ad interrompere l'uso indebito di tutti i numeri telefonici utilizzati a scopo commerciale senza aver ricevuto, come previsto dalla normativa sopra richiamata, l'autorizzazione al trattamento da parte degli utenti;
l'articolo 660 del codice penale dispone che: «Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a 516 euro» -:
se e quali iniziative, data la rilevanza e la crescita esponenziale del fenomeno descritto, ritengano di assumere, al fine di garantire il rispetto della riservatezza dei cittadini;
se non ritengano, inoltre, opportuno di avviare un'indagine, anche attraverso la Polizia postale, sulle suddette pratiche

commerciali aggressive ed illegittime che costituiscono un'inaccettabile turbativa della vita privata dei cittadini.
(3-00342)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, VASSALLO, ZAMPA, LENZI, LA FORGIA, LULLI e BERSANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per conoscere - premesso che:
il Gruppo Reno De Medici SpA (RdM), partecipato fra gli altri dalla multinazionale canadese Cascades S.A. al 30 per cento, è una società che opera nel settore cartaceo attraverso la produzione e commercializzazione di carta e cartone da materie prime riciclate;
RdM è il primo gruppo in Italia ed il secondo in Europa per la produzione di cartoncino da imballaggio di tutti i tipi utilizzando carta di riciclo ed ha cinque stabilimenti in Italia, uno in Germania, uno in Francia ed uno in Spagna;
a Marzabotto (Bologna) opera un impianto industriale appartenente al gruppo RdM che impiega 115 dipendenti e genera un indotto occupazionale per altre 40 persone;
i 115 dipendenti dello stabilimento di Marzabotto si trovano oggi, dopo aver già utilizzato lo stesso strumento per diverse settimane lo scorso anno, in Cassa Integrazione Ordinaria (CIO) a zero ore per tredici settimane, sino al prossimo mese di aprile;
Marzabotto è l'unico stabilimento del gruppo in cui la CIO è stata applicata con questa modalità;
il Gruppo RdM ha evidenziato come nel 2008 vi sia stato un calo di produzione quantificabile in circa 100.000 tonnellate rispetto alla sua capacità produttiva;
lo stesso Gruppo ha prospettato alle organizzazioni sindacali nazionali una situazione in rapido peggioramento per il 2009, come conseguenza di un acuirsi della crisi, con una ulteriore perdita di circa 40.000 tonnellate/anno, che aggrava ulteriormente la riduzione del 2008;
oltre a ciò, durante una riunione del 16 gennaio 2008, RdM ha indicato alle organizzazioni sindacali nazionali ed agli enti locali, alcuni elementi di piano industriale che prevedono di far fronte al calo di produzione non mediante una riduzione nei diversi stabilimenti ma mediante la chiusura dello stabilimento di Marzabotto e lo spostamento di alcune attività in altri impianti del gruppo, indicando in alcuni mesi il tempo di osservazione necessario ad assumere una decisone definitiva in merito;
lo stabilimento di Marzabotto rappresenta attualmente l'ultimo impianto del polo cartario locale operativo dopo la chiusura degli stabilimenti della Burgo e del Maglio e costituisce un importante insediamento produttivo per tutta l'area del medio Reno bolognese;
l'industria cartaria italiana sta vivendo una fase di forte difficoltà sia per oggettivi problemi tecnici, come ad esempio gli alti costi dell'energia e dello smaltimento dei reflui di lavorazione, sia per una più generale contrazione di mercato che lascia presagire la necessità di provvedimenti di sostegno al settore -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche in atto nell'azienda Reno De Medici, con riferimento specifico allo stabilimento di Marzabotto;
quali iniziative intenda assumere per favorire, nell'immediato, una concertazione tra i vertici aziendali, le rappresentanze dei lavoratori e gli enti locali affinché vengano adottate adeguate iniziative per la salvaguardia occupazionale nell'area di Marzabotto;
più in generale, se intenda prevedere specifici supporti all'industria cartaria, attualmente in forte crisi.
(5-00925)

Interrogazioni a risposta scritta:

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il precedente governo nazionale di centro sinistra, dopo una lunga e difficile trattativa con l'Unione Europea, ha previsto un finanziamento di 50 milioni di euro, per il 2008 e il 2009, per la creazione di 22 zone franche urbane (ZFU), aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove concentrare programmi di defiscalizzazione per la creazione e lo sviluppo di piccole e micro imprese;
le ZFU sono state finalizzate, nel Mezzogiorno, allo sviluppo economico e sociale di quartieri di aree urbane caratterizzate da disagio sociale economico e occupazionale;
nel dicembre 2008, è stato previsto dall'attuale Governo un passaggio al CIPE per l'approvazione del dispositivo finalizzato all'avvio all'attività;
il Ministro dell'economia e delle finanze, a seguito della suddetta infruttuosa riunione del CIPE, ha previsto un ulteriore decreto per definire le modalità di erogazione degli sgravi fiscali alle imprese che avranno attività nelle 22 aree;
in Sicilia le ZFU riguardano Librino (quartiere periferico di Catania), Gela ed Erice, realtà che hanno visto un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche e sociali, a causa della pesante crisi che attraversa la Sicilia -:
quali iniziative intenda assumere per superare le ingiustificate complicazioni e per accelerare i tempi al fine di rendere concreto finalmente un provvedimento utile a dare un'importante risposta ad una realtà pesantemente disagiata, economicamente e socialmente.
(4-02182)

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Adolfo Urso, rispondendo all'interrogazione n.3-00011 - Misure di sostegno a favore del Polo Tecnologico di Catania, con particolare riferimento al progetto di realizzazione dello Stabilimento M6, ha affermato: «Anche in occasione di verifiche dirette con i massimi responsabili dell'azienda, è emersa la volontà e l'impegno di ST Microelectronics a presentare un nuovo piano industriale e nuovi investimenti presso il sito di Catania che consentano, almeno in parte, di onorare l'impegno a creare nuova occupazione»;
nella stessa occasione il Sottosegretario di Stato ha annunciato la previsione della presentazione di un nuovo progetto che sarà esaminato con grande attenzione dal Ministero dello sviluppo economico;
ad oggi non risulta essere stato convocato un tavolo ministeriale con la presenza di tutte le parti (azienda e organizzazioni sindacali);
il 6 dicembre 2008, importanti quotidiani economici hanno dato notizia della dichiarazione del vicedirettore esecutivo della società giapponese Sharp, secondo produttore mondiale di celle solari, che ha annunciato una joint venture tra Enel, la ST e la stessa Sharp;
tali accordi secondo l'annuncio prevedono la realizzazione nella zona di Catania di un maximpianto per la produzione di celle solari;
entro dicembre 2008, sempre secondo notizie di stampa, la ST Microelectronics avrebbe dovuto sciogliere la riserva, e firmare l'accordo;
nei giorni scorsi, per gli stabilimenti di Catania la ST Microelectronics ha proposto ai sindacati il raffreddamento della produzione con il ricorso allo smaltimento

delle ferie per i lavoratori e alla chiusura «a tempo» degli impianti-:
se non intenda convocare, urgentemente, l'azienda e le organizzazioni sindacali per un confronto decisivo sulle reali intenzioni, alla luce di questo nuovo scenario, di ST Microelectronics e sul ruolo degli stabilimenti presenti nella realtà catanese, con riferimento agli impegni, più volte prospettati, di mantenimento e consolidamento dei livelli occupazionali.
(4-02185)

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
molti abitanti del comune di Castello Tesino, nella zona Ai Righi sono da oltre un mese impossibilitati ad utilizzare le linee telefoniche su rete fissa Telecom Italia;
le richieste degli utenti, vittime di questo grave disservizio, agli sportelli telefonici della compagnia Telecom per chiedere spiegazioni sulle cause del guasto e soprattutto per chiedere un immediato intervento per ripristinare il servizio, sono rimaste inascoltate;
l'isolamento telefonico che perdura da alcune settimane è particolarmente grave per le persone anziane che vivono sole in queste zone di montagna, dove anche i collegamenti stradali sono difficili a causa delle condizioni metereologiche;
i cittadini, a fronte del cospicuo canone corrisposto mensilmente all'azienda telefonica, ritengono sia loro diritto ricevere il servizio adeguato, la tempestiva riparazione del danno e la tutela dei loro diritti;
i problemi tecnici che causano questi disservizi potrebbero essere presumibilmente risolti con un semplice intervento che interri la linea per una distanza inferiore al chilometro -:
se il Ministro sia a conoscenza dell'accaduto e con quali misure, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per tutelare i diritti degli utenti consumatori del comune di Catello Tesino che hanno subito disagi nella propria vita personale e professionale a causa del grave disservizio della Telecom Italia, vivendo una condizione di isolamento telefonico che perdura da oltre un mese;
se vi siano altre situazioni analoghe in altre zone o territori del paese e che cosa il Ministero intenda fare per far rispettare gli impegni che Telecom ha assunto in termini di garanzia nell'erogazione del servizio pubblico.
(4-02189)

LOLLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la grave crisi economica mondiale coinvolge una Provincia come quella dell'Aquila, dove è in atto già da anni un significativo processo di deindustrializzazione, determinando una situazione che può rivelarsi devastante dal punto di vista sociale;
Micron, prima grande impresa della provincia dell'Aquila, è una azienda cardine del sistema economico abruzzese, anche perché da anni ha annunciato la volontà di realizzare un imponente piano di investimenti ai fini del consolidamento e del suo significativo allargamento;
la crisi industriale ha colpito duramente il settore dei semiconduttori restringendo il mercato e gli ordinativi in una misura valutata, in un primo momento dall'azienda, tale da poter essere compensata con la messa in ferie dei dipendenti nel periodo natalizio. Successivamente, invece, la crisi si è rivelata più profonda portando al conseguente avvio della cassa integrazione per 1500 lavoratori, alla mancata riconferma di oltre 100 contratti a termine e determinando ricadute negative su circa 500 lavoratori di altre aziende presenti in Micron i quali rischiano di rimanere senza alcun ammortizzatore sociale;
la salvezza e il rilancio di questa impresa affinché superi il periodo di crisi

e possa farsi trovare preparata all'appuntamento conla ripresa sono legati a diversi fattori indicati con grande serietà e senso di responsabilità dalle organizzazioni sindacali territoriali;
tra questi fattori è decisivo che si rimetta in moto il «contratto di programma» avviato dal Ministero dello viluppo economico guidato dal Ministro Bersani nel precedente Governo, che prevede investimenti pubblici molto importanti nel settore industriale produttivo, soprattutto nel comparto ricerca e sviluppo;
questa importante iniziativa procede con difficoltà e forte lentezza e anche se il contratto di programma non risponde in modo diretto all'attuale crisi congiunturale, esso rappresenta lo strumento per vincolare l'azienda ad una sua presenza strategica in Italia e nella Marsica divenendo, quindi, elemento decisivo affinché l'azienda stessa si senta impegnata a dare vita a tutti gli sforzi necessari anche in questo periodo di crisi;
la delibera Cipe n. 166 del 2007 e la successiva n. 61 del 2008 hanno previsto un «programma straordinario nazionale per il recupero economico-produttivo dei siti industriali inquinati» prevedendo uno stanziamento di circa 2 miliardi e mezzo di euro per il centro-sud destinati al disinquinamento e alle infrastrutture volte allo sviluppo dell'area;
la delibera demandava alle Regioni il compito di individuare i siti stessi;
i requisiti previsti per l'accesso allo stanziamento venivano individuati nell'inquinamento del sito e nella disponibilità delle aziende ad investire nella industrializzazione;
il nucleo industriale di Avezzano risponde ad entrambi i requisiti essendo inquinato e vedendo la presenza di aziende che, come in particolare la Micron all'interno del contratto di programma, hanno dichiarato il loro interesse all'investimento nell'area;
per questi motivi la Regione Abruzzo ha indicato 5 aree tra le quali è compreso il nucleo industriale di Avezzano -:
quale sia lo stato dell'iter per l'attuazione del contratto di programma e quali azioni intenda prendere il Ministro per accelerare il più possibile questo iter in considerazione della particolare urgenza e acutezza della crisi che si è determinata;
se il Ministero abbia individuato le aree prioritarie nelle quali avviare il programma straordinario per il recupero dei siti inquinati, tenendo anche conto del fatto che gli stanziamenti previsti per il piano risulta siano superiori alla somma di tutti i progetti presentati e che il piano di recupero previsto per l'area industriale di Avezzano offrirebbe ulteriori opportunità di accesso a finanziamenti per la Micron;
quali siano inoltre, data la particolare urgenza della situazione esposta, i tempi previsti per l'avvio del programma stesso.
(4-02192)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Marchignoli e altri n. 1-00095, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giachetti.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Causi n. 7-00112, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 122 del 28 gennaio 2009.

Le Commissioni VI e X,
premesso che:
dal 13 gennaio 2009 è operativa la nuova Alitalia: dopo mesi di incertezza, la vicenda Alitalia si è conclusa con un costo elevatissimo per i cittadini italiani, sia come contribuenti che come utenti del servizio aereo;
con diverse dichiarazioni pubbliche il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'economia e delle finanze hanno espresso la volontà di tutelare i piccoli azionisti e gli obbligazionisti che avevano investito in Alitalia;
l'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2008, n. 166, introduce una tutela del risparmio dei piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A. che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi ad oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, in particolare prevedendo che essi siano ammessi ai benefici di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, ossia a ricorrere alle disponibilità del Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie finanziato con i cosiddetti «conti dormienti»;
per le modalità di attuazione dell'indennizzo a favore dei piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A, il decreto-legge n. 134 fa rinvio ad un successivo decreto del Presidente del Consiglio, a tutt'oggi ancora non emanato;
la mancata adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri lascia gli obbligazionisti e i piccoli azionisti Alitalia in una situazione di completa incertezza riguardo alla sorte del proprio investimento ed alla possibilità, tramite il ricorso al fondo di garanzia, di ottenere il rimborso;
peraltro, il 29 luglio 2005 l'assemblea degli obbligazionisti di Alitalia aveva approvato la proroga dell'originario termine di scadenza del prestito obbligazionario dal 22 luglio 2007 al 22 luglio 2010, con il voto determinante del Ministero dell'economia e delle finanze, nella duplice veste di socio di controllo ed obbligazionista maggioritario di Alitalia, e dunque in palese conflitto di interessi, tanto che il voto degli altri obbligazionisti si è rivelato sostanzialmente ininfluente ai fini dell'esito della votazione. Si tratta di 715 milioni di euro di obbligazioni convertibili di cui 270 milioni di euro sottoscritti da piccoli risparmiatori quando lo Stato era socio maggioritario della compagnia e sembrava pertanto fornire garanzie in merito alla solidità del titolo;
gli obbligazionisti che hanno dovuto rinunciare al rimborso del prestito nel luglio 2007, si trovano oggi a concorrere con la massa dei creditori chirografari di Alitalia, tra i quali paradossalmente figura anche lo stesso Ministero dell'economia, con la prospettiva di non recuperare il capitale investito;
il corrispettivo per l'acquisto di asset Alitalia da parte di CAI prevede anche l'accollo liberatorio di alcune categorie di debiti, tra i quali figurano solo i debiti relativi ai contratti trasferiti e i debiti derivanti dai contratti di finanziamento ipotecario degli aeromobili trasferiti in proprietà;
anche la prospettiva per i piccoli risparmiatori di vedere convertiti i propri crediti in altri strumenti finanziari è rimasta frustrata dalla previsione contenuta nel decreto n. 134 che ha previsto la possibilità di procedere alla cessione dei beni aziendali, anche in assenza di una preventiva dichiarazione dello stato di insolvenza. Quest'ultima è invece il presupposto perché, ai sensi della legge Marzano, si possa pervenire a un concordato in cui,
tra le altre alternative, può figurare la conversione delle obbligazioni in altri strumenti finanziari;
il Commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi, ha recentemente dichiarato che gli attivi non basteranno

a pagare tutti i passivi, pari a 3,2 miliardi, che i primi creditori ad essere saldati saranno quelli che hanno continuato a rendere servizi durante il commissariamento e che, per quanto riguarda i risparmiatori, azionisti e obbligazionisti saranno trattati allo stesso modo con un indennizzo stabilito dal Ministero dell'economia a valere sul Fondo finanziato con i conti dormienti;
il 21 gennaio 2009, in risposta ad un'interrogazione presentata nella Commissione finanze della Camera dei deputati relativa alle misure che il Governo intende adottare a tutela degli oltre 40.000 piccoli azionisti, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che, mentre per i depositi di somme in denaro il termine per il versamento al Fondo depositi dormienti è scaduto il 15 dicembre 2008, per gli assegni circolari non riscossi, le polizze vita prescritte e gli altri strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009 e che solo allora sarà possibile determinare l'importo che affluirà complessivamente al Fondo;
a quanto si apprende, i conti dormienti in denaro ammontano a 798.404.099,50 euro, molto distante dalle stime ottimistiche dei mesi scorsi e dalle destinazioni del Fondo conti dormienti: oltre ai piccoli risparmiatori di Alitalia, i risparmiatori che siano rimasti vittime di frodi finanziarie e abbiano subito un danno ingiusto, i possessori di titoli obbligazionari della Repubblica argentina (cosiddetto tango bond), il finanziamento della ricerca scientifica, il finanziamento della carta acquisti per l'acquisto di beni e servizi con onere a carico dello Stato (cosiddetta social card), la quale dovrebbe assorbire da sola 450 milioni in base a quanto riportato dal sito web del Governo;
oltre all'assenza del decreto attuativo, pertanto, sembra quindi profilarsi un'incapienza del Fondo, tale da non assicurare il soddisfacimento integrale dei diritti dei piccoli risparmiatori;
inoltre, dal 26 gennaio, è operativo il ritiro dalla Borsa delle azioni e delle obbligazioni convertibili della vecchia Alitalia. Il titolo era stato sospeso il 4 giugno scorso, in via cautelativa ed a tutela del mercato dei titoli Alitalia, per scongiurare il rischio di eventuali speculazioni: all'epoca, il titolo era quotato 0,445 euro, per una ammontare complessivo in mano ai risparmiatori di 600 milioni di euro,

impegna il Governo:

a predisporre, anche nelle more del completamento delle procedure di individuazione dell'ammontare complessivo del Fondo finanziato con i conti dormienti, prime forme di riconoscimento di indennizzo dei risparmiatori (piccoli azionisti e obbligazionisti) rimasti esclusi dalla cessione di Alitalia;
anche al fine di prevenire e contenere il possibile formarsi di contenziosi giurisdizionali, a prevedere idonee forme di integrazione del suddetto Fondo, tenendo conto della particolare condizione degli obbligazionisti Alitalia.
(7-00112)«Causi, Benamati, Lulli».

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Burtone ed altri n. 3-00271, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 98 del 4 dicembre 2008.

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
numerosi Comuni della Sicilia sono invasi dai rifiuti con migliaia di sacchetti sparsi per le strade, che non vengono ritirati dai netturbini in sciopero, perché non vengono pagati regolarmente;
le ATO siciliane, ormai, sono al tracollo tanto temuto quanto previsto, ad eccezione delle due «virtuose» Catania 5 (Caltagirone) e Trapani 2;
i Sindaci, espropriati di specifica competenza, subiscono le proteste dei cittadini

per l'inadeguatezza dei servizi igienico-sanitari e per l'incertezza del regime di prelievo tra Tarsu e Tia con un incremento immotivato, comunque, del costo finale;
la crescita del pesante indebitamento complessivo del sistema ATO ha provocato un irrigidimento del sistema bancario con conseguente restrizione dei margini di esposizione presso lo stesso;
il reclutamento degli amministratori e del personale degli ATO è avvenuto con criteri palesemente clientelari, che hanno fatto crescere l'ostilità dell'opinione pubblica verso la gestione ATO;
il presidente della Regione siciliana ha emanato sulla materia i decreti n. 127 del 2008 e n. 298 del 2009, che di fatto non hanno sbloccato la situazione di grave difficoltà, anzi hanno ulteriormente complicato ed immobilizzato il sistema della raccolta dei rifiuti;
alcune recenti inchieste giudiziarie hanno confermato l'allarme sugli illeciti interessi di «Cosa nostra» nel campo dei rifiuti, più volte evidenziati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse;
le poche discariche sono in via di esaurimento e le stesse non sono sottoposte agli opportuni e necessari controlli;
la Regione siciliana dovrebbe approntare un nuovo piano per i rifiuti che, in coerenza con il decreto Ronchi, per poter superare l'attuale crisi di gestione attivi un ciclo integrato nella gestione dei rifiuti con la riduzione della produzione, la raccolta differenziata, il riciclaggio e il riuso dei materiali e la trasformazione in composti per l'agricoltura;
sarebbe auspicabile inoltre il definitivo superamento degli ATO, ad eccezione di quelli virtuosi, con l'introduzione legislativa di norme regionali, che ripristinino la centralità dei Comuni, veri soggetti direttamente coinvolti nella questione rifiuti -:
se non ritenga necessario assumere le opportune iniziative volte a promuovere un commissariamento della regione Sicilia onde poter dare soluzione alle problematiche ricordate in premessa. (3-00271)

Ritiro di firme da una mozione.

Mozione Livia Turco ed altri n. 1-00094, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2009: sono state ritirate le firme dei deputati: Mosella, Grassi, Calgaro, Binetti, Pedoto.