Allegato A
Seduta n. 122 di mercoledì 28 gennaio 2009

MOZIONI LIVIA TURCO ED ALTRI N. 1-00071; DELFINO ED ALTRI N. 1-00079, MURA ED ALTRI N. 1-00082 E LAURA MOLTENI N. 1-00084 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la Commissione europea, in accordo con le Nazioni Unite, dal 1993 ha istituito il 3 dicembre quale Giornata europea delle persone disabili;
il tema del 3 dicembre 2008 sarà «la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità: dignità e giustizia per tutti noi». «La dignità e la giustizia - si legge nella nota delle Nazioni Unite - sono principi universali e consolidati e fin dalla sua nascita l'Onu ha stabilito che la dignità e i diritti inalienabili e uguali per tutti i membri del consorzio umano fossero alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Il 2008, poi, è un anno particolarmente significativo per il movimento internazionale dei diritti umani, alla luce dell'entrata in vigore, il 3 maggio scorso, della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e del suo protocollo opzionale, uno strumento legale concretamente vincolante per tutti gli Stati a far sì che essi promuovano e tutelino i diritti delle persone con disabilità». A tutt'oggi sono 37 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione; l'Italia non ha ancora ratificato la Convenzione;
fin dal 17 giugno 2008 è stata presentata alla Camera dei deputati la proposta di legge Atto Camera n. 1311 di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, a firma di deputati appartenenti sia alla maggioranza che all'opposizione parlamentare;
il Governo il 28 novembre 2008 ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nella seduta del Consiglio dei ministri;
la parità delle opportunità è l'obiettivo della strategia a lungo termine dell'Unione europea riguardante la disabilità, che intende garantire la dignità e il rispetto della persona disabile, la sua autonomia e la sua partecipazione alla vita civile, politica del Paese, per una «vita indipendente»; le azioni dell'Unione europea, permettendo ai disabili di sfruttare le loro capacità e di partecipare alla vita della società e all'attività economica, contribuiscono a rafforzare i comuni valori economici e sociali su cui essa si fonda;
la strategia dell'Unione europea si basa su tre pilastri:
a) la legislazione e le iniziative miranti a combattere la discriminazione, che garantiscono i diritti individuali;
b) l'eliminazione degli ostacoli di natura ambientale che impediscono ai disabili di sfruttare le loro capacità;

c) la considerazione dell'aspetto della disabilità in tutte le politiche comunitarie, che promuove l'inclusione attiva dei disabili;
il piano d'azione dell'Unione europea a favore dei disabili, che la Commissione europea ha istituito per dare un seguito coerente all'anno europeo dei disabili nell'Europa allargata, costituisce un quadro dinamico per l'elaborazione di una strategia europea della disabilità; in un contesto economico e sociale in mutazione, come quello dell'Unione europea, è indispensabile prendere in considerazione in maniera strutturata la questione della disabilità. In questo campo le iniziative sono principalmente di competenza degli Stati membri, ma le politiche e le azioni dell'Unione europea hanno molteplici incidenze sulla situazione dei disabili e, consapevole di questo, il Consiglio ha raccomandato agli Stati membri di tenere pienamente conto del piano d'azione dell'Unione europea a favore dei disabili nell'elaborazione delle loro politiche per i disabili;
nella situazione demografica attuale, il potenziale economico delle persone disabili e il contributo che esse possono dare alla crescita economica e all'occupazione devono essere meglio sfruttati, sulla base dell'agenda sociale 2005-2010. Inoltre, nell'ambito del rilancio della strategia di Lisbona, la comunicazione invita gli Stati membri a promuovere l'inclusione dei disabili nei loro futuri programmi di riforma per la crescita e l'occupazione. Questa comunicazione è anche la prima delle relazioni dell'Unione europea sulla situazione generale delle persone disabili, che la Commissione europea si è impegnata a pubblicare ogni due anni in occasione della Giornata europea delle persone disabili;
in base alle stime ottenute dall'indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005, emerge che in Italia le persone con disabilità che vivono in famiglia sono circa 2 milioni 600 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia; considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni 800 mila persone con disabilità;
rispetto al passato, in cui i soggetti con difficoltà fisiche o psichiche erano privi di tutela, non riconosciuti i loro diritti e in condizione di isolamento e di istituzionalizzazione, nel nostro Paese si è ormai di fronte ad un presente che non pone più in discussione il diritto, per i disabili, ad essere parte reale della vita sociale, a possedere tutte le opportunità di qualunque altro cittadino, a richiedere, volere e pretendere la piena integrazione quale elemento costituente la qualità della vita di tutti;
tale processo d'integrazione non si manifesta in modo spontaneo ed automatico, ma richiede un impegno attivo e permanente affinché le affermazioni, le annunciazioni di principio non rimangano lettera morta, ma si traducano in atti concreti, e la cultura dell'integrazione della persona disabile sfoci nel diritto reale ed esigibile della stessa persona disabile ad «essere parte» a pieno titolo del mondo sociale, scolastico, sportivo, lavorativo;
tutto questo è un processo che non ha termine, ma si snoda nel tempo e nell'evoluzione, non sempre lineare e non ugualmente diffusa su tutto il territorio nazionale, della concezione che ha portato dal rifiutare (nascondere, segregare) al riabilitare, dal riabilitare all'inserire, dall'inserire all'integrare la persona disabile all'interno della società;
il mondo della disabilità ha vissuto in Italia negli ultimi trentacinque anni profonde trasformazioni. È, infatti, a partire dagli anni '70 che prende corpo un'importante azione di rinnovamento di servizi ed interventi, che coincide con la prima fase del decentramento delle competenze dallo Stato alle regioni. La costruzione di una rete di servizi sul territorio, in attuazione delle prime leggi regionali, prende
poi ulteriormente slancio dopo la riforma sanitaria del 1978, con la costituzione delle unità sanitarie locali. Si manifesta in questa fase un approccio innovativo al problema, non finalizzato più al ricovero, all'istituzionalizzazione o comunque a delineare percorsi paralleli o speciali, ma, al contrario, teso a costruire una rete di sostegno e di opportunità per la persona disabile e la sua famiglia, per rendere possibile e facilitare il processo d'integrazione. Fu, però, la legge n. 104, approvata nel 1992 dopo un lungo confronto parlamentare, a delineare per la prima volta nel nostro ordinamento un quadro organico di norme che fissavano principi ed indirizzi in tutti i campi della vita sociale per la prevenzione e la riabilitazione, l'accesso ai diversi gradi di istruzione e formazione, il lavoro, la mobilità, la fruizione delle strutture sportive turistiche e ricreative, l'accesso alle informazioni e alla comunicazione, il sostegno alle famiglie, il servizio di aiuto alla persona, residenzialità. Il nuovo quadro legislativo ha consentito poi a regioni, aziende sanitarie locali, enti locali di predisporre tutta una serie di servizi per migliorare l'assistenza sanitaria e sociale, l'autonomia e l'integrazione della persona disabile, il sostegno al nucleo familiare, attraverso l'assistenza domiciliare, l'aiuto personale. Solo con un'azione certosina di sensibilizzazione dell'opinione pubblica parallela a rivendicazioni ben precise si è potuto arrivare a un complesso di norme (legge n. 517 del 1977 sulla piena integrazione scolastica dei bambini disabili, prescindendo dalle difficoltà di apprendimento e da tutte le altre eventuali difficoltà derivanti dalla loro disabilità, legge n. 13 del 1989 sull'eliminazione delle barriere architettoniche, legge n. 104 del 1992, legge quadro sull'assistenza, legge n. 68 del 1998 sul collocamento obbligatorio), che nel loro insieme hanno creato un complesso sistema di tutele della persona disabile; tale azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per un'integrazione reale e piena dei disabili nella nostra società non può che essere sempre in continuo divenire, come in continuo divenire è la nostra stessa società,

impegna il Governo:

a presentare alle Camere nel più breve tempo possibile un disegno di legge di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e del suo protocollo opzionale, che è stata aperta alla firma a New York il 30 marzo 2007 ed è entrata in vigore il trentesimo giorno successivo al deposito del ventesimo strumento di ratifica o di adesione (3 maggio 2008), visto che l'Italia ha provveduto ad apportare la sua firma già dal 30 marzo 2007;
ad adottare, nel più breve tempo possibile, tutte le misure atte alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, così come previsti all'articolo 22 della legge quadro n. 328 del 2000 e dall'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, al fine di avere su tutto il territorio nazionale una rete integrata di servizi che fissi i livelli essenziali delle prestazioni sociali sia quantitativamente che quantitativamente omogenei in tutto il Paese, nonché al reperimento di risorse finanziarie adeguate del fondo nazionale per le politiche sociali, di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000, al fine di poter garantire reali opportunità di inserimento sociale delle persone disabili;
a sviluppare ed a promuovere un'azione di programma per le politiche dell'handicap, attraverso tutti gli elementi ritenuti necessari, affinché all'interno della nostra società si sviluppi una reale e concreta cultura volta al superamento delle problematiche dell'integrazione delle persone disabili, anche mediante:
a) l'inserimento, per rendere più efficace la lotta contro le barriere architettoniche, nei programmi delle scuole medie superiori tecniche, quali geometri e tecnici per l'edilizia, nonché nei corsi di laurea universitari, quali ingegneria civile e ambientale, scienze dell'architettura, scienze della pianificazione territoriale, urbanistica, paesaggistica e ambientale,
scienze e tecniche dell'edilizia, lo studio dell'universal design, inteso come progettazione di un ambiente «accessibile» sicuro, confortevole e qualitativamente migliore per tutti i potenziali utilizzatori;
b) il potenziamento dei corsi di formazione e specializzazione degli insegnanti, attraverso la definizione di qualificati percorsi universitari, a partire dalla formazione di base, non solo per gli insegnanti di sostegno ma anche di quelli curricolari, con il coinvolgimento pieno delle facoltà di scienze dell'educazione e del sistema universitario nel suo complesso, tenendo come punto di riferimento i diversi bisogni educativi specifici conseguenti alle diverse tipologie di disabilità;
c) la definizione di corretti strumenti di valutazione e verifica degli interventi educativi, didattici ed organizzativi messi in atto dalle singole scuole, avendo cura poi di prevedere standard adeguati a valutare i processi di insegnamento ed apprendimento, i risultati raggiunti sul piano individuale e collettivo, in quanto il processo di integrazione scolastica degli allievi in situazione di handicap deve ormai essere considerato come uno dei fattori di qualità del piano dell'offerta formativa dell'istituzione scolastica;
d) la piena attuazione dell'integrazione scolastica degli oltre centonovantamila studenti disabili presenti nelle scuole italiane attraverso la realizzazione di un progetto di vita di presa in carico integrata dell'alunno disabile da parte di tutti gli insegnanti che interagiscono con lui, nonché assegnazione delle ore di sostegno sulla base delle «effettive esigenze» dell'alunno disabile, soprattutto per i gravi, assicurandone anche la continuità didattica tra alunno ed insegnante di sostegno;
e) azioni volte a sensibilizzare le imprese circa le opportunità offerte dalla legge n. 68 del 1999 sul collocamento dei lavoratori disabili, anche ripristinando l'obbligatorietà della certificazione di ottemperanza sul rispetto delle norme della legge n. 68 del 1999 rilasciata dai centri dell'impiego alle imprese che vogliono partecipare ad appalti pubblici;
f) l'istituzione, presso il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di un Osservatorio nazionale per i diritti dei disabili con compiti di monitoraggio, studio, ricerca, documentazione e formulazione di proposte, in merito alla corretta applicazione della legge n. 68 del 1999, nonché di ogni altro aspetto inerente l'occupazione dei lavoratori disabili, sugli interventi previdenziali e assistenziali, onde porre le basi per il loro adeguamento, sulla rete sanitaria e assistenziale regionale e la sua adeguatezza nel rispetto dei livelli essenziali, ponendo così le basi per un quadro informativo completo sulla condizione di vita delle persone con disabilità, elemento preliminare e necessario per qualsiasi intervento legislativo;
g) l'emanazione di linee guida per orientare le diverse amministrazioni nei vari aspetti applicativi e progettuali, nonché per ottenere un riordino delle provvidenze economiche, attualmente del tutto inadeguate;
h) la garanzia di adeguate risorse finanziarie alla legge n. 13 del 1989 sull'abbattimento delle barriere architettoniche, nonché la concessione di mutui agli enti locali per finanziare programmi di abbattimento delle barriere architettoniche;
i) il potenziamento della rete telematica di comunicazione, per rendere sempre più possibile il contatto con mille realtà socio-professionali, legate sia alla rete dei servizi, di cui hanno più immediato bisogno, sia a forme sociali di tempo libero;
ad adottare una politica efficace di sostegno alla non autosufficienza e alla vita indipendente, attraverso lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate atte ad integrare i cofinanziamenti degli enti territoriali interessati, nonché attraverso un programma di intervento diretto a favore delle famiglie e degli anziani con il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, con il sostegno economico alle famiglie per cura e assistenza, con la prevenzione, il contrasto e la riabilitazione degli stati di
non autosufficienza, con la realizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali, affinché si possa realizzare su tutto il territorio nazionale una rete integrata di servizi anche con l'aiuto ed il sostegno del cosiddetto «terzo settore» e con la creazione di cooperative in cui tutti, persone disabili e non possano, ognuno secondo le loro capacità, trovare la propria dimensione lavorativa ed umana;
a predisporre linee guida nazionali atte a delineare programmi di integrazione e di presa in carico del disabile grave, in particolar modo nel momento in cui viene a mancare il supporto del nucleo familiare, il cosiddetto «dopo di noi», anche attraverso una politica di interventi in materia di solidarietà sociale con la creazione di comunità alloggio, a carattere familiare, case-famiglie, piccoli gruppi in appartamento gestiti attraverso la supervisione e il controllo delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni familiari affinché le persone disabili gravi o gravissimi dopo la perdita dei loro familiari possano trovare assistenza ed accoglienza.
(1-00071)
(Nuova formulazione) «Livia Turco, Argentin, Binetti, Boffa, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Calvisi, Schirru, Madia, Ghizzoni, Coscia, Rossa, Pes, Strizzolo, Motta, Bellanova, Rampi, Codurelli, Gnecchi, Cenni, Ginefra, Mattesini, Gatti, Pollastrini, Concia, Siragusa».

La Camera,
premesso che:
nel luglio del 1993 è stato istituito, dalla Commissione europea, in accordo con le Nazioni Unite, il 3 dicembre quale Giornata europea delle persone disabili, che ha grande rilevanza sociale e che si rivolge ad un pubblico ampio e variegato non solo di persone diversamente abili, ma anche di famiglie, di operatori, di professionisti che operano nel sociale e di gente comune sensibile alle tematiche connesse alla disabilità;
a livello europeo è stata una grande dimostrazione di solidarietà e di sensibilità al problema della disabilità, anche alla luce del fatto che un europeo su dieci è affetto da un handicap più o meno pronunciato; la collettività ha preso coscienza di quanto sia necessario che la comunità internazionale riconosca la specificità delle persone disabili e che esse possano pienamente usufruire dei diritti di ogni cittadino e assumere liberamente e senza condizionamenti le loro decisioni;
rimane forte la necessità di procedere con decisione alla loro migliore integrazione nella società; in questa direzione dall'aprile 2006, il Consiglio d'Europa ha adottato un piano d'azione per le persone disabili (2006-2015), con l'intento di tutelare e garantire la partecipazione alla vita politica, pubblica e culturale, l'educazione, l'informazione e la comunicazione, l'impiego, l'accesso agli edifici e ai trasporti delle persone con disabilità;
secondo l'Organizzazione mondiale della sanità ci sono in Europa 37 milioni di persone con disabilità, pari al 10 per cento della popolazione complessiva e al 14 per cento della popolazione con età compresa tra i 16 e i 64 anni, tutto ciò a testimonianza del fatto che il problema della disabilità non investe solo il disabile e la famiglia di appartenenza, ma l'intera collettività;
il 3 maggio 2008 è stata una data importante per i 650 milioni di disabili di tutto il mondo; è, infatti, entrata in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006 da 192 Paesi e già ratificata da 20 Stati;
l'Italia ha firmato la Convenzione il 30 marzo 2007; solo nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione siglata nel 2006 a New York;

a causa della mancanza, nel documento, di un divieto esplicito sull'aborto, la Santa Sede non ha firmato la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, pur avendo partecipato attivamente alla stesura del testo;
l'obiettivo della Convenzione è quello di promuovere e garantire alle persone con disabilità il pieno godimento dei diritti nei diversi ambiti: vita, salute, lavoro, istruzione, mobilità, manifestazione del pensiero, partecipazione alla vita sociale e politica; la Convenzione acquista valore legale e vincolante solo per i Paesi che l'hanno ratificata e che dovranno adeguare la loro legislazione interna ai dettami dei 50 articoli della Convenzione;
i principi proclamati nella Carta delle Nazioni Unite riconoscono la dignità il valore e i diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana come fondamento di libertà, giustizia e pace nel mondo;
le persone con disabilità tendono a restare disoccupate per un tempo due volte più lungo delle altre; il 42 per cento delle persone con disabilità hanno impiegato un anno per trovare lavoro, mentre il 27 per cento delle persone con disabilità hanno impiegato più di due anni per trovare lavoro; è una penalizzazione che anche nel contesto economico attuale risulta doppiamente immotivata perché ignora il contributo aggiuntivo alla crescita e all'occupazione che le persone con disabilità potrebbero fornire nel contesto europeo;
tutto ciò accade nonostante gli «Stati parti» della Convenzione abbiano riconosciuto il diritto delle persone con disabilità al lavoro, su base di parità con gli altri; ciò comprende il diritto all'opportunità di essere autosufficienti attraverso il lavoro che scelgono liberamente nel mercato del lavoro, finalizzato all'inclusione e all'accessibilità all'occupazione delle persone con disabilità;
la Convenzione prevede un impegno a garantire e favorire l'esercizio del diritto al lavoro anche per coloro che hanno acquisito una disabilità nell'esercizio della propria attività, prendendo a tal fine appropriate iniziative anche legislative;
i presidenti dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti e del Consiglio italiano dei disabili per i rapporti con l'Unione europea hanno evidenziato l'importanza della Convenzione, che «non è più concepita con il concetto di assistenza ma con quello del riconoscimento dei diritti umani»;
in occasione dell'anno europeo delle pari opportunità è stato ulteriormente rafforzato l'impegno dell'Unione europea verso i disabili e la loro non discriminazione, che si realizza, innanzitutto, con il potenziamento di un quadro giuridico europeo mirato a contrastare qualsiasi forma di discriminazione, anche nel lavoro;
il suddetto impegno si deve concretizzare in un forte sostegno dell'Unione europea alle pratiche innovative e alle nuove tecnologie per assicurare ai disabili il pieno esercizio dei diritti;
questo quadro culturale e politico costituisce un'opportunità importante per sostenere il lavoro effettuato a livello locale da tutti gli operatori professionali e dalle strutture operanti al servizio dei disabili;
nel nostro Paese, per ciò che riguarda la situazione delle persone con disabilità, sono state varate molte leggi che hanno fatto da apripista in Europa e nel mondo, ma che non hanno trovato completa applicazione a causa della mancanza di adeguate risorse;
negli anni è stato possibile valorizzare il mondo della disabilità, attraverso un'attenta e continua opera di sensibilizzazione con l'approvazione di norme specifiche che hanno permesso di poter garantire diritti essenziali, come l'integrazione scolastica dei bambini disabili (legge n. 517 del 1977), l'abbattimento delle barriere
architettoniche (legge n. 13 del 1989), il collocamento nel mondo del lavoro (legge n. 68 del 1999);
questo percorso si è realizzato soprattutto grazie al lavoro delle famiglie e di molteplici associazioni non-profit, che si sono battute perché i bambini disabili avessero pari diritti e dignità nella scuola, nella formazione e nel lavoro;
l'Italia con la legge 5 febbraio 1992, n. 104, ha definito un quadro legislativo ampio e di grande qualità per il riconoscimento dei diritti e la tutela delle persone disabili;
in questa direzione sono già state ulteriormente emanate diverse disposizioni legislative, quali quelle che regolamentano la disciplina dei permessi per l'assistenza ai portatori di handicap (legge n. 53 del 2000), successivamente modificata con il decreto legislativo n. 151 del 2001, e la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (legge n. 328 del 2000);
le politiche economiche dell'attuale Governo a causa dei tagli indiscriminati al settore del welfare rischiano di determinare ricadute gravi e immediate sulle vite delle persone con disabilità e dei loro familiari;
l'allarme diffuso in tal senso è rivolto soprattutto al settore della scuola, dove il prospettato aumento del numero degli alunni per classe e la riduzione del numero dei docenti potrebbe ridurre la qualità dell'integrazione scolastica;
la centralità della famiglia nell'assistenza delle persone con disabilità è un dato consolidato che merita la massima considerazione con l'adozione di misure adeguate e in grado di conciliare lavoro, attività domestica e assistenza ai familiari dei portatori di handicap;
attualmente sono state presentate diverse iniziative legislative e sono all'esame in sede referente alla Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati le proposte di legge n. 82 e abbinate in materia di norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili, che prevedono, per i lavoratori che prestano assistenza e cura a familiari disabili, la possibilità di maturare anticipatamente il diritto al trattamento pensionistico o di fruire di altri benefici, quali congedi o aspettative;
in Assemblea alla Camera dei deputati sono stati presentati e accolti dal Governo diversi ordini del giorno mirati a promuovere un sempre più efficace riconoscimento dei diritti dei disabili e per sollecitare l'adozione di misure in linea con le politiche nazionali e comunitarie,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative normative volte ad adeguare in tempi brevi, così come previsto dal disegno di legge di ratifica (approvato il 28 novembre 2008 dal Consiglio dei ministri) della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, siglata nel 2006, la legislazione nazionale ai dettami della Convenzione, attuando misure a tutela delle persone disabili e abolendo le disposizioni legislative e le pratiche discriminatorie;
a garantire l'applicazione effettiva della legislazione europea relativa alla disabilità nei suoi numerosi aspetti: dalla lotta contro la discriminazione sul lavoro all'integrazione e alla protezione sociale, alla sanità e ai bisogni di lungo termine;
a rispettare le ragioni della mancata sottoscrizione della Convenzione da parte della Santa Sede di fronte al rischio di legittimazione dell'aborto che i sottoscrittori respingono;
a disporre misure urgenti finalizzate all'attuazione del «piano dell'Unione europea» a favore della disabilità con i seguenti obiettivi:
a) migliorare l'accessibilità al mercato del lavoro;
b) migliorare l'accessibilità dei beni, dei servizi e della infrastrutture;

c) rinforzare la capacità di analisi della Commissione, al fine di sostenere l'accessibilità, soprattutto finanziandone gli studi;
d) completare il quadro legislativo comunitario in materia di protezione contro le discriminazioni;
a ottimizzare e accrescere la disponibilità delle risorse pubbliche per migliorare la qualità di vita e l'inclusione sociale delle persone con disabilità, riconoscendone la sua centralità;
ad incentivare e investire sulla promozione e sull'attività di centri onlus, perché capaci di dare un sostegno concreto alle famiglie che affrontano ogni giorno innumerevoli difficoltà, sia nella vita sociale che nel mondo del lavoro;
a dare ulteriore e piena applicazione alla legge n. 104 del 1992, che, a distanza di anni dalla sua approvazione, presenta ancora molte carenze applicative;
ad adottare ogni possibile e puntuale iniziativa per dare efficacia alle misure previste dalla legge quadro n. 328 del 2000 per ciò che concerne i livelli essenziali delle prestazioni sociali, così come più volte richiesto anche dalle associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei disabili.
(1-00079)
«Delfino, Vietti, Capitanio Santolini, Poli, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Oppi, Volontè, Ciccanti, Naro, Buttiglione, Compagnon».

La Camera,
premesso che:
nel luglio del 1993 è stato istituito, dalla Commissione europea, in accordo con le Nazioni Unite, il 3 dicembre quale Giornata europea delle persone disabili, che ha grande rilevanza sociale e che si rivolge ad un pubblico ampio e variegato non solo di persone diversamente abili, ma anche di famiglie, di operatori, di professionisti che operano nel sociale e di gente comune sensibile alle tematiche connesse alla disabilità;
a livello europeo è stata una grande dimostrazione di solidarietà e di sensibilità al problema della disabilità, anche alla luce del fatto che un europeo su dieci è affetto da un handicap più o meno pronunciato; la collettività ha preso coscienza di quanto sia necessario che la comunità internazionale riconosca la specificità delle persone disabili e che esse possano pienamente usufruire dei diritti di ogni cittadino e assumere liberamente e senza condizionamenti le loro decisioni;
rimane forte la necessità di procedere con decisione alla loro migliore integrazione nella società; in questa direzione dall'aprile 2006, il Consiglio d'Europa ha adottato un piano d'azione per le persone disabili (2006-2015), con l'intento di tutelare e garantire la partecipazione alla vita politica, pubblica e culturale, l'educazione, l'informazione e la comunicazione, l'impiego, l'accesso agli edifici e ai trasporti delle persone con disabilità;
secondo l'Organizzazione mondiale della sanità ci sono in Europa 37 milioni di persone con disabilità, pari al 10 per cento della popolazione complessiva e al 14 per cento della popolazione con età compresa tra i 16 e i 64 anni, tutto ciò a testimonianza del fatto che il problema della disabilità non investe solo il disabile e la famiglia di appartenenza, ma l'intera collettività;
il 3 maggio 2008 è stata una data importante per i 650 milioni di disabili di tutto il mondo; è, infatti, entrata in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006 da 192 Paesi e già ratificata da 20 Stati;
l'Italia ha firmato la Convenzione il 30 marzo 2007; solo nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione siglata nel 2006 a New York;

a causa della mancanza, nel documento, di un divieto esplicito sull'aborto, la Santa Sede non ha firmato la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, pur avendo partecipato attivamente alla stesura del testo;
l'obiettivo della Convenzione è quello di promuovere e garantire alle persone con disabilità il pieno godimento dei diritti nei diversi ambiti: vita, salute, lavoro, istruzione, mobilità, manifestazione del pensiero, partecipazione alla vita sociale e politica; la Convenzione acquista valore legale e vincolante solo per i Paesi che l'hanno ratificata e che dovranno adeguare la loro legislazione interna ai dettami dei 50 articoli della Convenzione;
i principi proclamati nella Carta delle Nazioni Unite riconoscono la dignità il valore e i diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana come fondamento di libertà, giustizia e pace nel mondo;
le persone con disabilità tendono a restare disoccupate per un tempo due volte più lungo delle altre; il 42 per cento delle persone con disabilità hanno impiegato un anno per trovare lavoro, mentre il 27 per cento delle persone con disabilità hanno impiegato più di due anni per trovare lavoro; è una penalizzazione che anche nel contesto economico attuale risulta doppiamente immotivata perché ignora il contributo aggiuntivo alla crescita e all'occupazione che le persone con disabilità potrebbero fornire nel contesto europeo;
tutto ciò accade nonostante gli «Stati parti» della Convenzione abbiano riconosciuto il diritto delle persone con disabilità al lavoro, su base di parità con gli altri; ciò comprende il diritto all'opportunità di essere autosufficienti attraverso il lavoro che scelgono liberamente nel mercato del lavoro, finalizzato all'inclusione e all'accessibilità all'occupazione delle persone con disabilità;
la Convenzione prevede un impegno a garantire e favorire l'esercizio del diritto al lavoro anche per coloro che hanno acquisito una disabilità nell'esercizio della propria attività, prendendo a tal fine appropriate iniziative anche legislative;
i presidenti dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti e del Consiglio italiano dei disabili per i rapporti con l'Unione europea hanno evidenziato l'importanza della Convenzione, che «non è più concepita con il concetto di assistenza ma con quello del riconoscimento dei diritti umani»;
in occasione dell'anno europeo delle pari opportunità è stato ulteriormente rafforzato l'impegno dell'Unione europea verso i disabili e la loro non discriminazione, che si realizza, innanzitutto, con il potenziamento di un quadro giuridico europeo mirato a contrastare qualsiasi forma di discriminazione, anche nel lavoro;
il suddetto impegno si deve concretizzare in un forte sostegno dell'Unione europea alle pratiche innovative e alle nuove tecnologie per assicurare ai disabili il pieno esercizio dei diritti;
questo quadro culturale e politico costituisce un'opportunità importante per sostenere il lavoro effettuato a livello locale da tutti gli operatori professionali e dalle strutture operanti al servizio dei disabili;
nel nostro Paese, per ciò che riguarda la situazione delle persone con disabilità, sono state varate molte leggi che hanno fatto da apripista in Europa e nel mondo, ma che non hanno trovato completa applicazione a causa della mancanza di adeguate risorse;
negli anni è stato possibile valorizzare il mondo della disabilità, attraverso un'attenta e continua opera di sensibilizzazione con l'approvazione di norme specifiche che hanno permesso di poter garantire diritti essenziali, come l'integrazione scolastica dei bambini disabili (legge n. 517 del 1977), l'abbattimento delle barriere
architettoniche (legge n. 13 del 1989), il collocamento nel mondo del lavoro (legge n. 68 del 1999);
questo percorso si è realizzato soprattutto grazie al lavoro delle famiglie e di molteplici associazioni non-profit, che si sono battute perché i bambini disabili avessero pari diritti e dignità nella scuola, nella formazione e nel lavoro;
l'Italia con la legge 5 febbraio 1992, n. 104, ha definito un quadro legislativo ampio e di grande qualità per il riconoscimento dei diritti e la tutela delle persone disabili;
in questa direzione sono già state ulteriormente emanate diverse disposizioni legislative, quali quelle che regolamentano la disciplina dei permessi per l'assistenza ai portatori di handicap (legge n. 53 del 2000), successivamente modificata con il decreto legislativo n. 151 del 2001, e la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (legge n. 328 del 2000);
le politiche economiche dell'attuale Governo a causa dei tagli indiscriminati al settore del welfare rischiano di determinare ricadute gravi e immediate sulle vite delle persone con disabilità e dei loro familiari;
l'allarme diffuso in tal senso è rivolto soprattutto al settore della scuola, dove il prospettato aumento del numero degli alunni per classe e la riduzione del numero dei docenti potrebbe ridurre la qualità dell'integrazione scolastica;
la centralità della famiglia nell'assistenza delle persone con disabilità è un dato consolidato che merita la massima considerazione con l'adozione di misure adeguate e in grado di conciliare lavoro, attività domestica e assistenza ai familiari dei portatori di handicap;
attualmente sono state presentate diverse iniziative legislative e sono all'esame in sede referente alla Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati le proposte di legge n. 82 e abbinate in materia di norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili, che prevedono, per i lavoratori che prestano assistenza e cura a familiari disabili, la possibilità di maturare anticipatamente il diritto al trattamento pensionistico o di fruire di altri benefici, quali congedi o aspettative;
in Assemblea alla Camera dei deputati sono stati presentati e accolti dal Governo diversi ordini del giorno mirati a promuovere un sempre più efficace riconoscimento dei diritti dei disabili e per sollecitare l'adozione di misure in linea con le politiche nazionali e comunitarie,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative normative volte ad adeguare in tempi brevi, così come previsto dal disegno di legge di ratifica (approvato il 28 novembre 2008 dal Consiglio dei ministri) della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, siglata nel 2006, la legislazione nazionale ai dettami della Convenzione, attuando misure a tutela delle persone disabili e abolendo le disposizioni legislative e le pratiche discriminatorie;
a garantire l'applicazione effettiva della legislazione europea relativa alla disabilità nei suoi numerosi aspetti: dalla lotta contro la discriminazione sul lavoro all'integrazione e alla protezione sociale, alla sanità e ai bisogni di lungo termine;
a considerare le ragioni della mancata sottoscrizione della Convenzione da parte della Santa Sede di fronte al rischio di legittimazione dell'aborto che i sottoscrittori respingono;
a disporre misure urgenti finalizzate all'attuazione del «piano dell'Unione europea» a favore della disabilità con i seguenti obiettivi:
a) migliorare l'accessibilità al mercato del lavoro;
b) migliorare l'accessibilità dei beni, dei servizi e della infrastrutture;

c) rinforzare la capacità di analisi della Commissione, al fine di sostenere l'accessibilità, soprattutto finanziandone gli studi;
d) completare il quadro legislativo comunitario in materia di protezione contro le discriminazioni;
a ottimizzare e accrescere la disponibilità delle risorse pubbliche per migliorare la qualità di vita e l'inclusione sociale delle persone con disabilità, riconoscendone la sua centralità;
ad incentivare e investire sulla promozione e sull'attività di centri onlus, perché capaci di dare un sostegno concreto alle famiglie che affrontano ogni giorno innumerevoli difficoltà, sia nella vita sociale che nel mondo del lavoro;
a dare ulteriore e piena applicazione alla legge n. 104 del 1992, che, a distanza di anni dalla sua approvazione, presenta ancora molte carenze applicative;
ad adottare ogni possibile e puntuale iniziativa per dare efficacia alle misure previste dalla legge quadro n. 328 del 2000 per ciò che concerne i livelli essenziali delle prestazioni sociali, così come più volte richiesto anche dalle associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei disabili.
(1-00079)
(Testo modificato nel corso della seduta). «Delfino, Vietti, Capitanio Santolini, Poli, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Oppi, Volontè, Ciccanti, Naro, Buttiglione, Compagnon».

La Camera,
premesso che:
in base alle stime ottenute dall'indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari dell'Istat del 2004-2005, emerge che in Italia le persone con disabilità sono circa 2 milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione che vive in famiglia; considerando anche le oltre 190 mila persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni e 800 mila persone con disabilità;
si ricorda che le persone con disabilità possono essere ricondotte ai seguenti profili: disabilità sensoriali (vista, udito), disabilità motorie e disabilità psichiche o cognitive; spesso per caratterizzare le persone con varie disabilità concomitanti si usa introdurre una quarta categoria, quella delle disabilità multiple;
di questi, circa 221 mila non possono muoversi dal letto e oltre 520 mila non possono uscire di casa. La disabilità riguarda prevalentemente le persone di 60 anni e più: risulta disabile il 17 per cento degli ultrasessantenni (2 milioni 57 mila individui) e il 37,7 per cento delle persone di 75 anni e più;
il 31,9 per cento delle persone con disabilità vive da sola e la gran parte di queste persone sono costituite da donne anziane vedove;
per quanto riguarda la realtà scolastica, la percentuale degli studenti diversamente abili è dell'1,6 per cento;
le famiglie che devono affrontare quotidianamente i bisogni e i disagi che derivano dalla presenza di un disabile sono circa l'11,5 per cento delle famiglie italiane;
la famiglia rappresenta uno dei punti di riferimento essenziali per le persone con disabilità: infatti, il 68,2 per cento degli aiuti ricevuti provengono da parenti più o meno stretti. In generale, gli aiuti più frequenti che queste persone ricevono sono legati alle faccende domestiche (32,1 per cento di tutti gli aiuti) e all'assistenza ad adulti e bambini (28,2 per cento), mentre sono molto meno frequenti quelli di carattere economico (4,4 per cento);
una sfida importante per una società evoluta e per un sistema di welfare adeguato è quella di creare le condizioni culturali e ambientali affinché le persone con disabilità raggiungano la piena partecipazione
sociale. Un concetto, quest'ultimo, che coinvolge numerosi aspetti come, per esempio, quelli legati alla formazione, all'integrazione lavorativa, alla mobilità, alla possibilità di avere relazioni interpersonali e una soddisfacente partecipazione alla vita sociale;
la normativa attualmente in vigore nel nostro Paese nei riguardi del problema della disabilità, e per conseguenza le scelte operative che vengono quotidianamente effettuate dalle amministrazioni centrali e locali, tendono o dovrebbero tendere a realizzare i seguenti principi fondamentali:
a) principio della non discriminazione;
b) principio delle pari opportunità;
c) principio delle maggiori gravità;
d) principio della concreta inclusione;
la reale, costante, fattiva applicazione di tali principi nel contesto sociale incontra tuttavia - come possono testimoniare i disabili stessi e coloro che a diverso titolo, ma per comune finalità, sono quotidianamente coinvolti ed impegnati nel settore della disabilità (familiari, cooperative e operatori sociali, associazioni di volontariato ed altri) - una serie di difficoltà, di ritardi, di vincoli burocratici, di carenze di risorse finanziarie e spesso, forse cosa ancora più grave, di ostacoli e pregiudizi derivanti da riserve di ordine culturale;
la necessità di garantire a tutti i cittadini pari opportunità e dignità sociale è un obbligo sancito dalla nostra Carta costituzionale, la quale, all'articolo 3, ricorda come «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
un ruolo importante deve essere svolto dall'assistenza domiciliare integrata, che rappresenta un servizio sanitario di fondamentale importanza, soprattutto in una società come quella italiana, in cui il processo di invecchiamento della popolazione è molto evidente;
si assiste all'incremento delle strutture per l'assistenza semiresidenziale e residenziale, che svolgono un ruolo importante sia nel favorire il processo di deospedalizzazione, sia nel garantire una risposta alla domanda sanitaria proveniente da persone non autosufficienti o con gravi problemi di salute;
secondo l'Istat, nel periodo 2005-2006 si è assistito ad un potenziamento di questi servizi: i posti letto nelle strutture per l'assistenza residenziale sono passati da circa 170 mila nel 2005 a circa 181 mila nel 2006, con un incremento pari al 6 per cento in un solo anno; negli stessi anni i posti per l'assistenza semiresidenziale sono passati da 36 mila a 38 mila, corrispondente anche in questo caso a una variazione del 6 per cento;
in questi ultimi anni è fortunatamente aumentata a livello internazionale una sensibilità e una volontà sempre più condivisa circa la necessità di garantire una società senza esclusi, che offra pari opportunità, rimuovendo a tal fine tutte quelle barriere (sociali, ambientali, culturali, architettoniche ed altre) che impediscono o frenano l'integrazione e la piena partecipazione alla società di molti cittadini, quali sono, per esempio, i diversamente abili e gli anziani. Anche se a questa maggiore sensibilità e consapevolezza non sempre sono seguiti azioni concrete e conseguenti impegni finanziari;
la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e firmata dal precedente Governo
italiano il 30 marzo 2007, non è ancora stata ratificata dal nostro Paese;
la Convenzione rappresenta un importante risultato e pone tra i suoi principi ispiratori la necessità che le persone con disabilità possano godere, sulla base degli ordinamenti degli Stati di appartenenza, degli stessi diritti riconosciuti agli altri cittadini, in applicazione dei principi generali di pari opportunità per tutti, promuovendo e assicurando il pieno e uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità. Conseguentemente gli Stati membri si impegnano ad adottare tutte le misure legislative, amministrative e di altra natura che si rendano necessarie per realizzare i diritti riconosciuti dalla Convenzione;
per quanto riguarda le politiche di assistenza del nostro Paese, il fondo nazionale per le politiche sociali (le cui risorse sono ripartite annualmente con decreto del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali) rappresenta il più importante strumento per il finanziamento dei servizi sociali e degli interventi di solidarietà sociale;
in questo contesto le iniziative nell'ambito delle politiche sociali messe finora in campo dal Governo risultano del tutto insoddisfacenti;
il disegno di legge finanziaria per il 2009, la prima di questa legislatura, stanzia per il fondo per le politiche sociali 1.311.605.000 euro per il 2009 e, per il 2010 e 2011, rispettivamente 1.030.000.000 e 920.000.000 euro, con un'evidente vistosissima diminuzione. Si ricorda, infatti, che l'ultima legge finanziaria del Governo Prodi assegnava per il 2008, per il medesimo fondo, 1.582.815.000 euro;
il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, all'articolo 40, ha abrogato il previsto obbligo per le imprese, che vogliano partecipare a bandi per appalti pubblici o intrattenere rapporti convenzionali o di concessione con pubbliche amministrazioni, di presentare apposita certificazione che attesti di essere in regola con quanto previsto dalla legge n. 68 del 1999, in materia di diritto al lavoro dei disabili;
i tagli alle risorse per il comparto scuola e gli interveti di razionalizzazione sul personale, previsti principalmente con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, rischiano di coinvolgere gli insegnanti di sostegno, con effetti negativi anche nei confronti delle categorie più deboli della popolazione, quali i ragazzi con disabilità;
il disegno di legge delega presentato dal Governo in materia di lavoro, attualmente all'esame del Senato della Repubblica, prevede una modifica alla legge n. 104 del 1992 in materia di permessi per i soggetti portatori di handicap grave, prevedendo la quantificazione dei permessi per assistere i parenti disabili in 18 ore mensili e la restrizione al coniuge, ai parenti ed agli affini entro il secondo grado della platea di soggetti che possono fruire dei permessi per assistere il portatore di handicap;
le stesse risorse per le non autosufficienze sono del tutto inadeguate. Si ricorda che la famiglia rappresenta ancora oggi la principale risorsa a disposizione delle persone disabili e anziane per fronteggiare la propria non autosufficienza. Le famiglie con almeno un disabile grave sono circa un milione e mezzo, pari a quasi il 7 per cento delle famiglie italiane. I costi della cura sono, infatti, sostenuti principalmente dalle stesse famiglie attraverso il ricorso a familiari oppure a lavoro privato di cura in gran parte sommerso;
la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 1264) aveva istituito il fondo per le non autosufficienze, con una dotazione di 100 milioni di euro per l'anno 2007 e di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Successivamente la legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, comma 465) ne ha incrementato lo stanziamento di 100 milioni per l'anno 2008 e
200 per il 2009. Il 2009 è, quindi, l'ultimo anno in cui risulta rifinanziato il suddetto fondo;
il decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332, ha istituito il nomenclatore tariffario delle protesi. Esso consiste in un elenco di ausilii protesici che il servizio sanitario nazionale eroga ai cittadini disabili aventi diritto. Lo stesso decreto ministeriale stabiliva che il nomenclatore dovesse essere aggiornato al massimo una volta ogni tre anni, al fine di mantenerlo efficiente e al passo con i progressi della tecnica. Ad oggi, però, tale disposizione è stata completamente disattesa e il nomenclatore è rimasto invariato rispetto a quello elaborato nel 1999. Tale mancato aggiornamento ha fortemente compromesso l'utilità assistenziale di questo strumento, costringendo, di fatto, i cittadini disabili a sostenere il costo di ausilii più moderni e tecnologicamente avanzati che non figurano all'interno del nomenclatore,

impegna il Governo:

a promuovere politiche, in stretto coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (locali, regionali, nazionale) e con l'eventuale contributo di soggetti pubblici o privati comunque operanti sul territorio, che mirino ad estendere significativamente la rete di tutti quei servizi in grado di fornire risposte ai bisogni quotidiani di ogni singola persona non autosufficiente;
ad incrementare sensibilmente le risorse destinate alle non autosufficienze, prevedendo a tal fine un impegno di spesa pluriennale e definito annualmente dalla legge finanziaria, come condizione necessaria per lo sviluppo di un sistema integrato dei servizi sociosanitari;
a favorire, con particolare riguardo alle persone con disabilità grave, forme di assistenza personale autogestita, al fine di potenziare e ampliare le modalità di realizzazione dell'attuale assistenza sanitaria, attraverso il finanziamento di un progetto assistenziale che consenta alla persona disabile di individuare direttamente uno o più assistenti specializzati per la sua cura;
a riconoscere la possibilità di una quota più elevata di trattamento in caso di reversibilità e la possibilità, limitatamente ai casi più gravi, di prepensionamento per i familiari di disabili;
ad incrementare, anche mediante ulteriori interventi, le risorse del fondo per le politiche sociali, attualmente del tutto insufficienti e in costante riduzione;
ad aggiornare quanto prima il nomenclatore tariffario delle protesi istituito dal decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332;
ad assumere tutte le iniziative necessarie per il sostegno concreto alla parità di accesso dei disabili e delle loro famiglie all'istruzione, incrementando a tal fine le risorse per il diritto allo studio, con particolare riguardo ai diversamente abili, anche attraverso il reclutamento di insegnanti di sostegno e di idonee figure professionali a supporto degli stessi;
ad adottare iniziative per la reintroduzione dell'obbligo, ora abrogato, per le imprese, che vogliano partecipare a bandi per appalti pubblici o intrattenere rapporti convenzionali o di concessione con pubbliche amministrazioni, di presentare apposita certificazione che attesti di essere in regola con quanto previsto dalla legge n. 68 del 1999, in materia di diritto al lavoro dei disabili.
(1-00082)
«Mura, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Pifferi, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
il 3 dicembre 2008 si è tenuta la Giornata europea delle persone disabili,
istituita nel 1993 dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite, che ha lo scopo di promuovere la diffusione dei temi della disabilità, di mobilitare il maggior sostegno possibile per la dignità, i diritti e il benessere delle persone diversamente abili e di accrescere la consapevolezza dei vantaggi che possono derivare dall'integrazione delle disabilità in ogni aspetto della vita sociale, come stabilito dal «Programma di azione mondiale per le persone disabili», adottato nel 1982 dall'Assemblea generale dell'Onu;
il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, nel suo messaggio in occasione della Giornata internazionale delle persone disabili, ha dichiarato: «Il motto della comunità internazionale dei disabili è: »Niente per noi senza di noi«». Una persona disabile dello Swaziland, che ha lottato per l'implementazione di politiche per i disabili nel suo Paese, ha affermato: «abbiamo bisogno di una vera integrazione per evitare di cadere nella stigmatizzazione»;
il Segretario Generale Ban Ki-Moon ha invitato «i Governi e tutti gli attori interessati ad assicurare che le persone con disabilità e le organizzazioni che li rappresentano siano parte integrante di ogni fase dello sviluppo. In questo modo, possiamo promuovere l'integrazione e aprire la strada ad un futuro migliore per tutti nella società»;
il Governo italiano ha prontamente accolto l'appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite, approvando nel Consiglio dei ministri del 28 novembre 2008 il disegno di legge che ratifica la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, firmata il 30 marzo 2007 a New York, e ponendo le premesse per un sensibile miglioramento del nostro corpus normativo in materia di tutela dei disabili. Per le tante persone e famiglie che vivono in condizione di particolare vulnerabilità, la Convenzione rappresenta, infatti, una tappa fondamentale nel lungo percorso di riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza e delle libertà e, in definitiva, nel processo di costruzione di una società per tutti;
il Governo italiano ha dato nuovo impulso alle politiche di inclusione per la disabilità e i principi di dignità e integrità della vita e della persona, prevedendo l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. L'Osservatorio nazionale rappresenta non solo una garanzia in più per l'applicazione pratica della Convenzione, ma anche un luogo dedicato alle persone con disabilità, alle loro famiglie e alle associazioni di rappresentanza, che assicuri il confronto costante con le istituzioni, dove esprimere le esigenze e definire insieme le risposte più adeguate;
scopo della Convenzione è, infatti, promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone diversamente abili e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità;
i principi cui si ispira la Convenzione sono: il diritto alla vita, il rispetto per la dignità intrinseca, l'autonomia individuale - compresa la libertà di compiere le proprie scelte -, l'indipendenza delle persone, la non-discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione all'interno della società, il rispetto per la differenza e l'accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell'umanità stessa, la parità di opportunità, l'accessibilità, la parità tra uomini e donne, il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare la propria identità;
l'indagine Istat sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005 ha rilevato che in Italia le persone diversamente abili sono 2 milioni 609 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia e che ammette una totale mancanza di autonomia per almeno una funzione
essenziale della vita quotidiana; ma se si considerano in generale le persone che hanno manifestato un'apprezzabile difficoltà nello svolgimento di queste funzioni, la stima allora sale a 6 milioni 606 mila persone, pari al 12 per cento della popolazione, che vive in famiglia, di età superiore ai 6 anni;
dai dati provenienti dal sistema informativo del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la prevalenza di bambini con disabilità che frequentano la prima classe elementare è pari all'1,32 per cento. Inoltre, alcuni studi specifici stimano una prevalenza alla nascita di bambini con disabilità pari all'1 per cento. Se si ipotizza un trend lineare nell'aumento della prevalenza di disabilità da 0 a 6 anni e si considera come punto di partenza la prevalenza alla nascita dell'1 per cento e di arrivo la prevalenza a 6 anni dell'1,32 per cento, si può stimare, complessivamente, un numero di bambini con disabilità fra 0 e 5 anni pari a circa 42.460;
per quanto riguarda la stima delle persone diversamente abili che non vivono in famiglia ma nelle residenze socio-sanitarie, si può fare riferimento ai dati provenienti dalla rilevazione condotta su queste strutture, che indicano nel 2003 (ultimo anno disponibile) la presenza di 190.134 persone con disabilità o anziani non autosufficienti;
la presenza di disabilità è ovviamente correlata all'età: tra le persone di 65 anni o più la quota di popolazione con disabilità è del 18,7 per cento e raggiunge il 44,5 per cento (35,8 per cento per gli uomini e 48,9 per cento per le donne) tra le persone di 80 anni e più;
i tassi di disabilità evidenziano una differenza di genere a svantaggio di quello femminile: in rapporto al totale della popolazione le donne hanno un tasso di disabilità del 6,1 per cento, mentre gli uomini del 3,3 per cento. Tale fenomeno è determinato in buona parte dall'evoluzione demografica, che ha causato un forte invecchiamento della popolazione, caratterizzato da una crescita della speranza di vita alla nascita per tutta la popolazione, ma in misura maggiore per le donne;
la versione consolidata del Trattato che istituisce la Comunità europea, all'articolo 13 (ex articolo 6), condanna le discriminazioni fondate, fra l'altro, sull'handicap;
il documento COM (2000) 284 def. del 12 maggio 2000, «Verso un'Europa senza ostacoli per i disabili», ribadisce come, al fine di rafforzare le possibilità per i disabili di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita sociale, siano necessari il sostegno e la collaborazione dei pubblici poteri a tutti i livelli, del privato sociale, delle associazioni e delle famiglie delle persone con disabilità;
l'articolo 38 della Carta costituzionale sancisce che ogni cittadino inabile al lavoro ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale e che gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale;
la legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata, promuovendone la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società;
la medesima legge impegna le istituzioni a prevenire e rimuovere le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali;
la legge 12 marzo 1999, n. 68, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», promuove l'inserimento e l'integrazione lavorativa delle persone diversamente
abili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
la legge 8 novembre 2000, n. 328, «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali», prevede che i comuni, nell'ambito delle risorse disponibili e d'intesa con le aziende sanitarie locali, predispongano, su richiesta degli interessati, progetti individuali per le persone disabili comprendenti la valutazione diagnostico-funzionale, le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del servizio sanitario nazionale, i servizi alla persona, a cui provvede il comune in forma diretta o accreditata, le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di esclusione sociale, i sostegni per il nucleo familiare;
la legge 21 maggio 1998, n. 162, «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave», sancisce che le regioni possono, nei limiti delle proprie disponibilità di bilancio, programmare interventi di sostegno alla persona e familiare, come prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali a favore delle persone con handicap di particolare gravità, mediante forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale;
se la persona disabile è destinataria per legge di una serie di tutele correlate alla sua condizione clinica, psichica e alle sue potenzialità residue, le istituzioni hanno l'inderogabile compito di porre il relativo nucleo familiare nelle condizioni di espletare al meglio il suo difficile compito educativo, di cura e di socializzazione;
la condizione di disabilità non riguarda solo le persone che ne sono colpite e le loro famiglie, ma anche la comunità e le istituzioni, che devono operare in stretta collaborazione nei diversi livelli di responsabilità. In questo delicato settore è d'importanza fondamentale la valorizzazione della famiglia, che va aiutata con interventi mirati, in modo da favorire il processo di autonomia e di integrazione sociale del familiare diversamente abile;
è necessario prevedere un sistema di agevolazioni fiscali mirato ad aiutare le famiglie con persone diversamente abili, in particolare reintroducendo il disposto approvato con l'articolo 1, comma 349, lettera b), numero 3), della legge 30 dicembre 2004, n. 311, «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005)», che prevedeva, per il 2006, una deduzione fino a 1.820 euro per le spese pagate dal contribuente agli addetti (badanti) alla propria assistenza personale o a quella delle persone indicate nell'articolo 433 del codice civile, nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, e, se possibile, a prevedere agevolazioni più consistenti;
va garantito al disabile l'inserimento e l'integrazione nel mondo del lavoro, attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
il problema della non autosufficienza sta assumendo nel nostro Paese toni sempre più allarmanti sotto il profilo sociale ed economico, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, dell'elevato numero di incidenti sulle strade e sui luoghi di lavoro, del processo di disaggregazione del contesto familiare tradizionale e dell'incremento delle patologie degenerative legate all'inquinamento ambientale. L'urgenza di tali questioni impone una presa di posizione netta da parte del legislatore, affinché tutti i cittadini si sentano partecipi di un progetto globale e solidaristico, volto ad affrontare un problema che coinvolge l'intera società;
al giorno d'oggi la persona non autosufficiente è ancora un soggetto di estrema fragilità sociale; risultano, infatti, alcuni nodi critici non ancora concretamente affrontati: presenza di barriere architettoniche, non adeguata risposta assistenziale e ricreativa, assenza di servizi finalizzati a una piena presa in carico delle famiglie, insufficienza di servizi domiciliari e così via;
è evidente come troppo spesso i diritti delle persone non autosufficienti corrano il rischio di rimanere inattuati;

da queste constatazioni emerge in maniera inequivocabile un concetto che si deve tenere inevitabilmente presente quando si strutturano interventi legislativi a tutela di questa fascia di popolazione: non si può parlare di persone non autosufficienti senza parlare contemporaneamente di famiglie con persone non autosufficienti. Si deve sempre valutare come sostenere e motivare il nucleo familiare di questi soggetti per metterlo nelle condizioni di espletare al meglio il suo difficile compito educativo di cura e di socializzazione. In particolare, vanno differenziati progettualità e sostegni, soprattutto nei confronti dei soggetti giovani disabili in condizione di non autosufficienza, con l'obiettivo prioritario di migliorare il più possibile la loro qualità di vita e quella delle loro famiglie;
bisogna lavorare affinché muti il modo di affrontare le problematiche legate al mondo della non autosufficienza. È necessario, infatti, pensare alle persone non autosufficienti in termini di centralità dei bisogni, ai quali si devono fornire delle risposte efficaci tese alla valorizzazione dei potenziali della persona e non soltanto incentrate nella misurazione dei deficit. Il bisogno di salute deve essere quantificato in relazione a quanto una persona potrebbe fare se venissero posti in essere quegli interventi capaci di contrastare o di ridurre un deficit e di abbattere quelle barriere che costituiscono un handicap apparentemente insormontabile per la persona con disabilità;
un progetto di riforma del sistema deve partire dalla centralità della persona, al fine di valutare e di rilevare quelli che sono le capacità residue e i bisogni del singolo, seguendo un procedimento inverso rispetto alla tradizionale tendenza di partire dalle risorse collettive per poi arrivare agli stanziamenti a favore del singolo;
i diritti di cittadinanza delle persone non autosufficienti non possono limitarsi all'accesso ai servizi sanitari, all'istruzione nelle scuole e nelle università, alla predisposizione di forme di sostegno socio-assistenziale, alla realizzazione di inserimenti mirati nel contesto lavorativo. Devono essere più ampi, ed è questo il lavoro che il legislatore è chiamato a fare, liberandoci dal preconcetto legato alla funzione assistenziale. La vera pari dignità per tutti si potrà, infatti, raggiungere soltanto quando diverranno di primaria importanza anche il diritto al tempo libero, il diritto di viaggiare, il diritto di esprimersi, il diritto all'attività fisica e il diritto di divertirsi. La possibilità di fruire di luoghi per il tempo libero, per la comunicazione e per la socializzazione non può e non deve essere garantita soltanto ad alcuni. La cultura è patrimonio di tutti;
attenzione progettuale costante e approfondita va dedicata ai disabili in condizione di non autosufficienza. È giunto il momento di garantire un progetto di vita individualizzato per quei soggetti disabili, incapaci di compiere da soli gli atti quotidiani della vita, che rappresentano per i propri congiunti una profonda incertezza dovuta alle difficoltà nel gestire le loro problematiche. È necessario istituire il diritto delle persone non autosufficienti ad accedere a un progetto di vita individualizzato, aggiuntivo rispetto alle prestazioni socio-sanitarie già incluse nei livelli essenziali di assistenza, conferendo piena attuazione alle leggi n. 104 del 1992 e n. 162 del 1998;
il progetto individualizzato deve comprendere sia le prestazioni socio-sanitarie, sia tutte le ulteriori attività volte alla più ampia integrazione del singolo nell'ambiente scolastico, sociale e, ove possibile, occupazionale. I progetti devono essere elaborati in stretta collaborazione con la famiglia del disabile non autosufficiente nell'ottica del massimo rispetto del principio di autodeterminazione e di libera gestione delle attività familiari. Tale progetto di vita deve comprendere anche l'assistenza domiciliare, il trasporto alla
struttura diurna, le attività ricreative, le politiche scolastiche, le politiche per la casa,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di intervenire in modo strutturale al fine di rielaborare un sistema di agevolazioni fiscali unico che supporti le persone diversamente abili e le loro famiglie nel raggiungimento di un livello di qualità della vita compatibile con lo stato di salute del disabile;
ad adottare, con tutti gli strumenti a propria disposizione, una completa e puntuale verifica dell'attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», e a proporre, se del caso, i correttivi necessari a garantire nel concreto il diritto delle persone diversamente abili ad ottenere un impiego confacente alla loro riduzione di capacità lavorativa e valorizzando capacità e potenzialità di queste persone, ai fini di una loro effettiva integrazione nel tessuto economico e sociale del Paese;
ad adottare ogni misura necessaria per garantire il riconoscimento individualizzato della non autosufficienza, al fine di garantire a queste persone un progetto di vita individualizzato e un sistema di protezione e di assistenza globale allo scopo di prevenire e di rimuovere le cause che possono concorrere alla loro emarginazione;
a predisporre tutti i previsti atti normativi al fine di ratificare la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006, durante la sessantunesima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione A/RES/61/106;
a predisporre percorsi di inserimento lavorativo che consentono il recupero di soggetti disabili a rischio di emarginazione, attraverso la promozione di circoli virtuosi tra bisogni insoddisfatti, qualificazioni professionali e sviluppo occupazionale;
a promuovere servizi integrati in grado di sostenere l'inserimento nel contesto lavorativo, consentendo, quindi, alle imprese di assolvere con più modalità all'obbligo del collocamento e sostenendone la realizzazione con apposite normative;
a potenziare e valorizzare le attività di formazione, coinvolgendo le aziende nell'individuazione e nell'acquisizione delle competenze più richieste dal mercato;
a coordinare maggiormente le organizzazioni del terzo settore che prevedono, nell'ambito delle loro attività, iniziative finalizzate all'inclusione sociale delle persone diversamente abili;
a favorire sempre più l'istruzione scolastica, al fine di avviare nuovi processi formativi, che meglio conducono i soggetti disabili ad entrare in contatto con il mondo del lavoro;
a prevedere l'adozione di strumenti, metodi e tecnologie, capaci di rispondere a quanto viene sempre più pressantemente richiesto in ordine al miglioramento delle condizioni di vita delle persone diversamente abili;
ad attuare un sistema integrato di interventi nei servizi sociali a favore delle persone non autosufficienti o diversamente abili, attraverso l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, quale organismo governativo preposto ad affrontare globalmente le problematiche connesse al mondo della disabilità, ponendo attenzione alla sussidiarietà orizzontale.
(1-00084)
«Laura Molteni, Porcu, Paglia, Iannaccone, Barani, Di Virgilio, Saltamartini, Renato Farina, Cazzola, Di Biagio, Baldelli, Rondini, Reguzzoni, Rivolta, Polledri, Munerato».