Allegato A
Seduta n. 122 di mercoledì 28 gennaio 2009

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Rapporto tra azione di governo e programma elettorale - 3-00333

VIETTI, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, RAO, GALLETTI e LIBÈ. - Al Ministro per l'attuazione del programma di Governo. - Per sapere - premesso che:
sono sette le «missioni» inserite nel programma della formazione politica Popolo della libertà, presentato in occasione delle scorse elezioni;
tra le sette missioni grande enfasi è stata data a quella riguardante la sicurezza e la tutela del cittadino, per la cui realizzazione il Governo avrebbe aumentato progressivamente le risorse (mentre le ha ridotte in maniera significativa), avrebbe assicurato maggiore presenza sul territorio delle forze dell'ordine ed incrementato la polizia di prossimità, dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere (invece è dovuto ricorrere ai soldati nelle strade), avrebbe contrastato l'immigrazione clandestina, attraverso la collaborazione tra Governi europei e con i Paesi di origine e transito degli immigrati (mentre l'afflusso di clandestini non è mai stato così numeroso come negli ultimi mesi) e avrebbe contrastato l'insediamento abusivo di nomadi e allontanato tutti coloro che risultassero privi di mezzi di sostentamento legali e di regolare residenza (il numero dei campi abusivi è rimasto pressoché uguale);
una missione a parte è stata dedicata al Sud affinché si «superi, attraverso un impegno straordinario, il drammatico divario tra Nord e Sud, realizzando una politica che valorizzi la responsabilità dei territori e metta a frutto tutte le energie presenti nel Paese» (in quasi tutti provvedimenti adottati dal Governo sono state, invece, drenate risorse dal fondo per le aree sottoutilizzate per finalità estranee al Mezzogiorno);
era stata annunciata l'introduzione di un fisco più equo per le famiglie e l'avvento del quoziente familiare (le uniche misure sono state la social card e un bonus famiglie, che agevolerà i single e i nuclei senza figli);
era previsto, altresì, un rilancio delle grandi opere e delle infrastrutture (ma i cantieri sono fermi e molte opere segnano il passo) -:
se, alla luce delle considerazioni in premessa, non ritenga che il Governo debba riconsiderare il suo programma e ridefinire nuovi obiettivi di legislatura.
(3-00333)

Iniziative per garantire una corretta registrazione informatica dei rapporti di lavoro - 3-00334

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO,FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo una recente denuncia della cassa edile della provincia di Milano, sono stati rilevati quasi 200 casi di manovali «clonati», ovvero operai clandestini con documenti fotocopia e, dunque, inseriti negli archivi di Inps, Inail e collocamento con lo stesso nome;
trattasi di piccole imprese edili con titolare straniero che operano in subappalto, ingaggiando personale in nero e ricorrendo alla contraffazione dei documenti al momento di presentare il documento unico di regolarità contributiva;
da quanto si apprende da notizie di stampa, tali episodi sono sempre più frequenti anche per la relativa facilità di procurarsi falsi documenti a prezzi contenuti;
addirittura la cassa edile di Milano ha scoperto il caso di un lavoratore straniero che aveva rapporti di lavoro aperti contemporaneamente con cinquanta dipendenti;
la registrazione informatica dei rapporti di lavoro evidentemente non è sufficiente a scoprire le attività multiple e, dunque, sospette -:
quale sia l'opinione del Ministro interrogato in merito all'opportunità di procedere celermente a controlli a campione e quali altre iniziative intenda intraprendere per porre fine al fenomeno. (3-00334)

Intendimenti del Governo in merito al centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa - 3-00335

FRANCESCHINI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, MINNITI, AMICI, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LANZILLOTTA, LO MORO, NACCARATO, PICCOLO, POLLASTRINI, MAURIZIO TURCO, VASSALLO, ZACCARIA e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2008 si è registrata la cifra più alta degli sbarchi sulle coste italiane. In particolare, l'isola di Lampedusa è stata raggiunta da 397 imbarcazioni che hanno trasportato, in condizioni drammatiche, 30.657 persone (18.908 in più del 2007), tra le quali 3.522 donne e 2.325 minori (1.170 in più del 2007);
la forte pressione migratoria ha messo alla prova le strutture che ospitano gli immigrati, a partire dal centro di Lampedusa, che dal febbraio 2006 è stato destinato al soccorso e alla prima accoglienza di coloro che giungono sull'isola. Questo centro, trasferito in una nuova struttura inaugurata il 1o agosto 2007, è in grado di ospitare 381 persone e, in condizioni di necessità, può contenerne, al massimo, 804. Eppure, nel corso del 2008, si sono raggiunte presenze superiori a 1.900, con un notevole disagio sia per gli immigrati che per gli operatori addetti;
il centro di Lampedusa, come gli altri centri di accoglienza, ai sensi della legge n. 563 del 1995 e del testo unico sull'immigrazione, è una struttura destinata a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale. L'accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l'identità e la legittimità della permanenza sul territorio. In ogni caso, deve escludersi che nel centro di accoglienza possa realizzarsi il trattenimento dello
straniero, che, ai sensi dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, «può avvenire unicamente presso i centri di identificazione e di espulsione individuati ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del testo unico»;
in linea con le disposizioni citate, il centro di Lampedusa, pur quando ha registrato i picchi di presenza, ha ospitato gli immigrati per un tempo assai contenuto, in genere 24/48 ore, giusto il tempo di procedere ai primi accertamenti sanitari e di identità e di organizzare il trasferimento presso altri centri di accoglienza della penisola, dove acquisire la posizione giuridica degli stranieri ed avviare le conseguenti procedure (tra le quali, la richiesta di asilo o l'espulsione). Per questa via, il centro di Lampedusa ha cominciato a rappresentare un «modello» di accoglienza umanitaria, osservato in ambito europeo ed internazionale, perché in grado di sostenere situazioni di emergenza con efficacia e con il necessario rispetto dei diritti umani;
il repentino trasferimento degli immigrati presso gli altri centri di accoglienza ha sempre evitato che si producesse o che si protraesse nel tempo il sovraffollamento del centro di Lampedusa (ipotesi insostenibile su molteplici piani), nel rispetto dei più elementari diritti di persone già ridotte in condizioni pietose. Non ha, invece, sottratto gli stessi immigrati, una volta sulla terra ferma, dalle norme rigorose stabilite verso chi arriva sul territorio, violando le procedure di ingresso. Ha aiutato, inoltre, a gestire un rapporto costruttivo, anche nei momenti più aspri, con gli abitanti di Lampedusa, sollecitati ad avere verso i più sfortunati capacità di accoglienza e di comprensione umana;
nell'ultimo mese, soprattutto attraverso le proteste degli abitanti di Lampedusa, si è avuta sempre più contezza che la funzione del centro stava cambiando. A conferma di questo, intervenivano sia il decreto del Ministro interrogato del 14 gennaio 2009, per il trasferimento a Lampedusa della commissione territoriale per l'asilo di Trapani, sia la notizia, confusa ma reiterata, dell'apertura a Lampedusa di un centro di identificazione ed espulsione, fortemente avversata dagli isolani;
il 23 gennaio 2009, una delegazione di parlamentari del Partito Democratico, si è recata personalmente a Lampedusa per visitare il centro di accoglienza. In quell'occasione ha potuto verificare che da giorni, per volontà dichiarata del Ministro interrogato, erano stati sospesi i consueti trasferimenti degli immigrati verso gli altri centri italiani, producendo così un sovraffollamento disumano del centro, costretto ad ospitare o, meglio, a «trattenere» oltre 1800 immigrati, la maggior parte dei quali giunti lì da quasi un mese;
la delegazione del Partito Democratico e, insieme, i giornalisti e gli operatori televisivi hanno visto, con i propri occhi, immigrati ridotti in condizioni pietose, malati stipati nell'infermeria o sotto la tenda, richiedenti asilo abbandonati nel centro, tutti costretti a vivere nel degrado di una struttura ormai difficilmente gestibile dai pur bravi e impegnati operatori del ministero dell'interno o dalle organizzazioni preposte. Non solo. Solo il giorno prima dell'arrivo della delegazione del Partito Democratico erano stati trasferiti presso altri centri i bambini e le donne (70 di queste spostate nel cuore della notte nella degradata base Loran, dove il Ministro interrogato si apprestava a decretare l'apertura di un centro di identificazione ed espulsione) ed i richiedenti asilo (uno dei pulmann veniva intercettato e bloccato, a testimonianza dell'accaduto, dagli abitanti dell'isola);
l'annunciata apertura a Lampedusa di un centro di identificazione ed espulsione lede profondamente il significato umanitario della struttura e grava sulla comunità degli abitanti, che, da giorni, protestano con forza contro una decisione che li emargina ed intacca l'immagine dell'isola. Va anche detto che si tratta, ad avviso degli interroganti, di un'ipotesi velleitaria, una mera boutade ideologica, che,
alla prova dei fatti, si rivelerebbe assai costosa e difficilmente praticabile, sia per le garanzie che il diritto impone, che per i tempi di realizzazione delle procedure. In ogni caso, la realizzazione di un centro di identificazione ed espulsione a Lampedusa, oltre a costringere gli immigrati ad un «confino» disumano, in condizioni che si aggraverebbero in rapporto all'entità degli sbarchi, mette in forte dubbio il rispetto di alcuni principi fondamentali, in particolare - come ricordato in un recente appello di alcune organizzazioni - reca il rischio di detenzioni arbitrarie, di negare l'accesso alla giurisdizione, di rendere incerte le procedure di identificazione e accertamento dell'età, di praticare espulsioni collettive, di ledere il diritto di asilo -:
se il Ministro interrogato, in ragione della situazione descritta, intenda apprestare con sollecitudine il trasferimento degli immigrati attualmente presenti a Lampedusa presso gli altri centri della penisola, allo scopo di mettere fine al drammatico e disumano stato di invivibilità che lì si è realizzato, recuperando così il centro di Lampedusa alla funzione che ha finora svolto e, conseguentemente, offrendo garanzie sul rispetto delle norme e dei diritti umani. (3-00335)

Misure a sostegno della popolazione di Lampedusa e politiche del Governo in tema di contrasto all'immigrazione clandestina - 3-00336

CICCHITTO, BOCCHINO, MARINELLO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, LA LOGGIA, PAGANO, MISURACA, GIUDICE, FALLICA, SCALIA, LO PRESTI, GRIMALDI e TORRISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
c'è un'inquietudine diffusa fra la popolazione di Lampedusa, in ordine alla realizzazione di un nuovo centro di identificazione ed espulsione per gli immigrati clandestini nell'ex base Loran;
al diffondersi di tale inquietudine hanno contribuito irresponsabilmente, ad avviso degli interroganti, esponenti dell'opposizione, che indulgono anche in questa delicata materia alla loro tradizionale politica del «tanto peggio, tanto meglio»;
è noto che si sta definendo un accordo con la Tunisia, per il rimpatrio immediato degli immigrati clandestini di nazionalità tunisina, sul modello di quanto già concordato con l'Egitto;
il disegno di legge di ratifica del trattato con la Libia, già approvato dalla Camera, dei deputati, sarà con ogni probabilità varato definitivamente entro questa settimana anche dall'altro ramo del Parlamento, per cui anche le provenienze dalla Libia di immigrati clandestini dovrebbero essere finalmente poste sotto controllo -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per sostenere i cittadini di Lampedusa e per informarli in modo esaustivo, circa gli obiettivi di fondo della politica di contrasto all'immigrazione clandestina. (3-00336)

Iniziative per garantire la sicurezza sulle linee ferroviarie, con particolare riferimento al ripristino del doppio macchinista e alla verifica delle cause dei recenti incidenti verificatisi sui treni ETR - 3-00337

DONADI, EVANGELISTI e MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in Italia, dopo un periodo di lunga gestazione, sono attualmente in servizio cinquantasette Etr capaci di superare i 300 chilometri orari;
i treni Etr 500 hanno ricevuto nel tempo vari tipi di «livree»: l'ultima è quella degli Etr 500 alta velocità, ribattezzati «Freccia rossa», entrati in funzione nel dicembre 2008;
il 24 gennaio 2008 proprio un treno Eurostar «Freccia rossa» 9456, partito da
Napoli alle 18,54 e diretto a Bologna, ha subito un grave incidente nei pressi di Anagni, in provincia di Frosinone;
da alcune sommarie ricostruzioni sembra che il treno si sarebbe spezzato tra la sesta e la settima carrozza durante la marcia a velocità ridotta (forse con un'avaria in corso proprio al sistema pneumatico): per fortuna fra i viaggiatori non ci sono stati dispersi o feriti;
secondo quanto riferisce Ferrovie dello Stato, a causare l'incidente sarebbe stato il freno di emergenza volutamente azionato in coda al treno;
tale circostanza, se risultasse vera, metterebbe in grave discussione l'affidabilità e la sicurezza dell'intera flotta degli Etr 500, poiché, da quando esistono i treni, i freni di emergenza sono legittimamente a disposizione di tutti i viaggiatori per ogni evenienza;
il 14 e il 22 luglio 2008 si erano verificati altri due incidenti nei quali altri due Etr 500 si spezzarono analogamente a quanto successo nei giorni scorsi; all'epoca, secondo Ferrovie dello Stato, la colpa dell'accaduto era da attribuire ad errore umano;
in quell'occasione il macchinista Dante De Angelis, a seguito di un'intervista nella quale evidenziava dei dubbi sull'effettiva sicurezza dei nuovi Eurostar, fu immediatamente licenziato dall'azienda Ferrovie dello Stato, per la quale il macchinista aveva provocato un allarme ingiustificato;
al momento la mancanza di chiarezza sugli incidenti verificatisi ed i dubbi che emergono su possibili lacune tecniche, strutturali, progettuali o semplicemente manutentive dell'insieme delle apparecchiature dei treni in questione fanno venire meno il necessario senso di sicurezza dei passeggeri;
in una recente direttiva emanata dal Ministro interrogato si stabilisce che i treni dotati di determinate apparecchiature etcs/scmt/ssc, disponendo di un soddisfacente livello di tecnologia, possono viaggiare guidati da un solo «agente» (macchinista);
il sistema più diffuso sulle nostre linee ferroviarie è l'scmt (sistema di controllo marcia treno) e solo su poche linee risulta interfacciato con altri sistemi, in modo da garantire un buon livello di sicurezza;
dove l'scmt è l'unico sistema presente, la sua funzionalità non è tale da garantire con continuità il controllo delle condizioni di sicurezza;
è necessario considerare il livello di altissima tensione a cui, a seguito della citata direttiva del Ministro interrogato, sarebbe sottoposto l'«agente», che per dieci ore rimarrebbe da solo alla guida del convoglio in un ambiente angusto lanciato a 200-300 chilometri orari, in condizione di estremo stress psico-fisico;
il mantenimento di un adeguato livello di sicurezza obbliga alla necessaria presenza di un secondo macchinista, né l'adeguato livello di sicurezza può essere compromesso in ragione del taglio dei costi;
a più riprese negli ultimi mesi si sono ripetuti gli annunci ed i proclami riguardo alla sicurezza sul lavoro, mentre nel nostro Paese gli incidenti ed i morti sul lavoro continuano a restare su livelli elevatissimi ed inaccettabili;
contemporaneamente alla messa a regime dell'alta velocità nel nostro Paese si è verificato un aumento delle tariffe a carico dei convogli tradizionali: non è possibile che l'innovazione della rete venga «scaricata» sia in termini economici che di sicurezza sulle spalle dei cittadini, degli utenti e dei lavoratori -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover intervenire con urgenza per garantire la massima sicurezza possibile sulle nostre linee ferroviarie a vantaggio dei lavoratori e dei passeggeri, ripristinando, quindi, l'obbligo del doppio macchinista e promuovendo contemporaneamente una
specifica indagine volta ad appurare le effettive cause dei recenti incidenti verificatisi sui treni Etr. (3-00337)

Problematiche inerenti alla situazione idrogeologica della Calabria - 3-00338

NUCARA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la situazione idrogeologica della Calabria è da sempre ampiamente nota; già Giustino Fortunato definiva la situazione «uno sfasciume pendulo sul mare» e Corrado Alvaro «una regione che naviga sull'acqua»;
l'8 gennaio 2009, con un altro atto di sindacato ispettivo rivolto al Ministro interrogato, l'interrogante aveva posto dei quesiti in merito all'utilizzo dei fondi destinati alla difesa del suolo e sperperati, ad avviso dell'interrogante, da inutili investimenti a «pioggia»;
il 13 gennaio 2009 la Calabria è stata oggetto di un evento atmosferico particolarmente grave, definito «uragano» dal Sottosegretario Bertolaso, senza che successivamente si siano avute notizie di investimenti in proposito;
nelle ultime settimane il precipitare degli eventi meteorologici ha reso ancora più difficile e precaria la situazione idrogeologica della regione Calabria, con intere zone della città di Reggio Calabria e del litorale jonico distrutte ed evacuate;
nei giorni scorsi abbiamo conosciuto un ulteriore disastro ambientale determinato dal crollo di un muro di contenimento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre, determinando la chiusura della sede autostradale;
la zona in cui è avvenuto il disastro è indicata dal piano di assetto idrogeologico regionale come «zona a rischio molto elevato»;
già il 23 gennaio 2009 l'interrogante si era premurato di sottolineare con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri la gravità della situazione idrogeologica calabrese -:
se gli investimenti previsti dal decreto ministeriale del 12 novembre 2008 siano afferenti a zone a rischio molto elevato, quali sarebbero i termini dell'accordo tra regioni e Governo circa la finalità degli interventi da porre in essere, di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine ad eventuali responsabilità e negligenze in capo a chi ha redatto i piani di difesa del suolo. (3-00338)