XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 21 gennaio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 27 dicembre 2008, con l'operazione militare denominata «Piombo fuso», Israele ha iniziato a bombardare la Striscia di Gaza, in risposta ai persistenti lanci di razzi da parte di miliziani di Hamas;
secondo dati dell'Unicef, forniti dal Ministero della salute palestinese, si contano ad oggi oltre 1.300 vittime - tra cui 410 bambini (32 per cento delle vittime) - e 5.300 feriti (di cui 1.855 bambini);
dopo 22 giorni di bombardamenti il 18 gennaio Israele ha dichiarato unilateralmente il cessate il fuoco, iniziando un graduale ritiro dell'esercito dalle aree più popolate, ma la situazione umanitaria resta drammatica:
a) 840.000 bambini versano in condizioni profondamente traumatiche, con scarso accesso ad acqua, cibo, servizi d'assistenza di base ed esposti a gravi rischi sanitari;
b) forte è il rischio di epidemie per il mancato funzionamento di strutture mediche, centrali idriche e impianti fognari;
c) a causa dei bombardamenti, centinaia di abitazioni sono state distrutte o danneggiate, con un totale di oltre 50.000 persone rimaste sfollate e in cerca di protezione in 38 strutture dell'UNRWA, spesso scuole adibite a rifugi d'emergenza;
d) i danni provocati dai bombardamenti, il blocco quasi totale di carburante e forniture elettriche e la situazione di assoluta insicurezza impedisce il corretto funzionamento degli impianti idrici e delle strutture mediche, con l'interruzione dei servizi di vaccinazione;
e) bombardamenti e combattimenti hanno provocato gravi traumi nei bambini, incluso un fenomeno nuovo e preoccupante, con bambini talmente traumatizzati da non essere più in grado di parlare;
le organizzazioni umanitarie hanno incontrato finora ostacoli enormi. Già prima dell'ultima crisi in atto, l'80 per cento della popolazione dipendeva dagli aiuti umanitari, una percentuale ora verosimilmente destinata ad aumentare. La limitata possibilità di movimento all'interno della Striscia è estremamente difficile o impossibile, come, di conseguenza, la distribuzione di aiuti e l'erogazione di servizi di base alla popolazione;
gli ospedali sono allo stremo, le interruzioni di elettricità superano le 12 ore al giorno e la mancanza di carburante per i generatori riduce al minimo il funzionamento dei servizi di base, tra cui la catena del freddo per la conservazione dei vaccini, la cui somministrazione risulta impossibile ormai dal 27 dicembre;
sebbene negli ultimi giorni sia stato possibile inviare alcune scorte, queste sono insufficienti a rispondere ai bisogni del numero crescente di feriti, di interventi di terapia intensiva, di bambini malati e dei malati cronici;
l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) denuncia che 3 cliniche mobili sono state danneggiate dai bombardamenti israeliani e le attrezzature distrutte, mentre risultano ormai insufficienti sale operatorie e unità di terapie intensiva per la cura dei feriti, alcune delle quali danneggiate dai bombardamenti. Due ospedali pediatrici - Gaza e Dorah Pediatrics hospitals - risultano danneggiati dalle esplosioni, compresi i reparti neonatali,

impegna il Governo

a realizzare di concerto con l'Unicef interventi umanitari d'emergenza nelle aree più colpite dal conflitto, favorendo programmi di assistenza medica, sanitaria e

psicologica rivolta soprattutto ai bambini e adolescenti, vittime innocenti di questa catastrofe.
(1-00091)
«Zampa, Sereni, Concia, Livia Turco, Schirru, Villecco Calipari, De Torre, Codurelli, Brandolini, Lenzi, Sbrollini».

La Camera,
premesso che:
la politica europea di contrasto diretto e indiretto e di repressione del terrorismo ha inizio, alla fine degli anni '70, con la Convezione europea di Strasburgo, del Consiglio d'Europa del 27 gennaio 1977, ratificata in Italia con legge 26 novembre 1985, n. 719, a cui hanno fatto seguito numerosi altri atti ma soprattutto l'articolo K1 del Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992, in materia di cooperazione di polizia ai fini della prevenzione e della lotta al terrorismo, (ora articolo 29 della versione consolidata del Trattato sull'Unione europea);
la decisione quadro (2002/584/GAI), relativa al mandato d'arresto europeo (MAE) e alle procedure di consegna tra Stati membri prevede, in luogo dell'estradizione, l'adozione di una procedura di «consegna semplificata» delle persone colpite da provvedimenti restrittivi della libertà emessi dalle autorità giudiziarie dei Paesi membri. In Italia il mandato di arresto europeo ha trovato attuazione nel primo semestre 2005, in forza della legge n. 69 del 22 aprile 2005;
proprio in questi giorni è tornata prepotentemente alla ribalta delle cronache la vicenda di Cesare Battisti, ex leader dei Pac - i Proletari armati per il comunismo, un terrorista condannato in contumacia con sentenze definitive, pronunciate secondo le leggi della Repubblica italiana, all'ergastolo e ad un periodo di isolamento diurno, oltre che per banda armata, rapine, detenzione di armi, atti di violenza a mano armata (gambizzazioni), per ben quattro efferati omicidi: in due di essi (omicidio del maresciallo degli allora agenti di custodia, Antonio Santoro, Udine 6 giugno 1978; omicidio dell'agente Andrea Campagna, Milano 19 aprile 1979), egli sparò materialmente in testa o alle spalle delle vittime; per un terzo (Lino Sabbadiri, macellaio, ucciso a Mestre il 16 febbraio 1979) partecipò materialmente all'agguato facendo da copertura armata al killer Diego Giacomini; per il quarto (Pierluigi Torregiani, Milano 16 febbraio 1979) fu condannato come co-ideatore e co-organizzatore;
Cesare Battisti venne arrestato nel 1979 nell'ambito di un'operazione antiterrorismo e detenuto nel carcere di Frosinone, dal quale il 4 ottobre 1981 riuscì ad evadere e a fuggire in Francia da cui poi si trasferì in Messico. Rientrò a Parigi nel 1990 dove, poco tempo dopo, venne arrestato a seguito di una richiesta di estradizione del Governo italiano. Nell'aprile 1991, dopo quattro mesi di detenzione, la Chambre d'Accusation di Parigi lo dichiarò non estradabile. La magistratura italiana richiese nuovamente la sua estradizione, che venne concessa dalle autorità francesi il 30 giugno 2004;
il Consiglio di Stato francese e la Corte di cassazione, con due successive decisioni sulla richiesta di estradizione, autorizzarono la consegna di Cesare Battisti alle autorità italiane. A seguito di tale provvedimento Cesare Battisti si rese latitante, lasciando la Francia e facendo perdere le sue tracce sino al suo arresto avvenuto a Copacabana, in Brasile, il 18 marzo 2007, a seguito di indagini congiunte di agenti francesi e carabinieri del raggruppamento operativo speciale;
l'ultimo ricorso, presentato da Cesare Battisti alla Corte europea dei diritti dell'uomo, contro la sua estradizione in Italia, venne dichiarato dalla stessa Corte inammissibile nel dicembre del 2006 in quanto manifestamente infondato;
con la legge di ratifica del 23 aprile 1991, n. 144, entrava in vigore, per una durata illimitata, il trattato di estradizione

tra la Repubblica italiana e la Repubblica federativa del Brasile, fatto a Roma il 17 ottobre 1989;
con una decisione che i firmatari della presente mozione reputano opinabile sul piano giuridico perché in netto contrasto con quanto stabilito nel richiamato trattato Italia-Brasile e eticamente discutibile perché offende la memoria delle vittime del terrorismo, i loro familiari e il Popolo italiano tutto che vede così stravolti i principi democratici di giustizia e certezza della pena, in data 13 gennaio 2009, il Ministro della giustizia del Brasile, Tarso Genro, ha concesso lo status di «rifugiato politico» a Cesare Battisti con la motivazione di «timori di persecuzione politica» al rientro di Cesare Battisti nel nostro Paese, stracciando di fatto non solo gli accordi in essere con lo Stato italiano in materia di estradizione ma rinnegando tutte le diverse pronunce delle Corti europee e internazionali che più volte si sono espresse in favore dell'estradizione in Italia del Battisti. Tutto ciò ha suscitato così non solo lo sdegno e la riprovazione del Governo italiano tutto ma anche «rammarico e stupore» da parte del Presidente della Repubblica italiana che, nel difendere le garanzie del nostro Ordinamento Giuridico ha scritto al Presidente della Repubblica federativa del Brasile rendendosi interprete di quella «vivissima emozione e della comprensibile reazione che la grave decisione ha suscitato nel Paese e tra tutte le forze politiche italiane»;
la decisione sullo status di rifugiato politico concesso a Cesare Battisti, assunta in maniera isolata dal Ministro della giustizia, Tarso Genro, ancor prima della conclusione del giudizio sulla richiesta di estradizione, è in palese contrasto con la decisione del Comitato nazionale per i rifugiati del Brasile che sulla concessione ditale status già si era espresso negativamente;
la decisione del Ministro della giustizia del Brasile ha scatenato polemiche all'interno dello stesso Governo del Brasile, tanto che il Tribunale Supremo Federale ha bloccato la scarcerazione di Cesare Battisti, contestando la ricostruzione del Ministro della giustizia e giudicandola, difatti, «un atto isolato»,

impegna il Governo:

ad adottare ogni più opportuna azione utile per la tutela del proprio ordinamento giuridico in sede internazionale, con l'eventuale adozione di interventi sul piano delle relazioni diplomatiche, economiche e commerciali, al fine di richiamare il Governo della Repubblica federativa del Brasile al rispetto dei trattati internazionali sottoscritti in materia di estradizione e, dunque, invitare il Governo del Brasile ad operare immediatamente per la revoca dello status di rifugiato politico a Cesare Battisti, concedendo l'immediata sua estradizione, affinché possa scontare in Italia la pena a lui comminata per i reati commessi;
a rafforzare gli strumenti di cooperazione internazionale per la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, sia attraverso un'ulteriore semplificazione e accelerazione delle procedure relative al mandato di arresto europeo, sia attraverso una più ampia e fattiva collaborazione con i Paesi extra-europei in materia di sviluppo di iniziative volte a favorire l'armonizzazione e la reciprocità degli ordinamenti giuridici sia in ambito nazionale sia in ambito comunitario.
(1-00092)
«Cazzola, Cicchitto, Bocchino, Baldelli, Biancofiore, Antonione, Di Biagio, Vignali, Moroni, Pecorella, Vincenzo Antonio Fontana, Costa, Paniz, Mannucci, Versace, Sammarco, Minasso, Della Vedova, Contento, Consolo, Lorenzin, Bergamini, Boniver».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
si fa riferimento alla programmazione degli accessi ai corsi di laurea in

medicina e chirurgia, in medicina veterinaria, in odontoiatria e protesi dentaria, in architettura ed ai corsi di laurea per i quali l'ordinamento didattico preveda l'utilizzazione di laboratori ad alta specializzazione, di sistemi informatici e tecnologici, di posti-studio personalizzati o l'obbligo di tirocinio come parte integrante del percorso formativo;
la stessa programmazione è sancita dalla legge n. 264 del 1999 che prevede in virtù di una attuazione effettuata con normativa secondaria lo svolgimento di test di selezione a risposta multipla e che puntualmente, ad ogni edizione di concorso, viene messa in discussione, anche in termini di costituzionalità, da quanti auspicano l'adozione di più moderni modelli di selezione che siano davvero in grado di scegliere gli studenti più meritevoli;
la penultima edizione di concorso (4 settembre 2007) per la facoltà di medicina e chirurgia, in particolare, si è caratterizzata per l'apertura di alcuni plichi prima della prova, per i gravissimi illeciti di natura anche penale verificatisi durante il suo svolgimento e per la presenza di numerosi quesiti dalla formulazione errata che hanno condotto alla proposizione di migliaia di contenziosi amministrativi e all'apertura di fascicoli d'indagine da parte di numerose Procure della Repubblica attualmente ancora pendenti, come dimostrano i recenti fatti di cronaca che coinvolgono molti corsi di laurea di carattere sanitario e rispetto ai quali sono state già disposte le prime misure preventive da parte della magistratura;
allo scopo di sanare tale situazione di incertezza l'allora Ministro Mussi predisponeva un decreto ministeriale (decreto ministeriale del 21 novembre 2007), che prevedeva l'annullamento dei quesiti errati e l'elaborazione della graduatorie di ammissione sulla base delle risposte fornite a soli 78 quesiti su 80;
a seguito di un ricorso collettivo presentato da migliaia di studenti, il 18 giugno 2008 il TAR del Lazio, con un'articolata sentenza (sentenza n. 5986/08), disponeva la caducazione del postumo decreto nel quale trovavano fondamento le graduatorie di ammissione elaborate dai singoli atenei e constatava la violazione del principio di trasparenza come conseguenza dell'assenza dei verbali della commissione che elaborò i quesiti della prova e la riproposizione di quesiti di edizioni precedenti del concorso;
lo stesso TAR, inoltre, auspicava un intervento legislativo e istituzionale atto a elaborare una soluzione immediata che non ledesse le posizioni di coloro che erano stati già ammessi considerando contemporaneamente la posizione degli oramai pochi studenti ricorrenti; il Ministro ha ritenuto di appellarsi al Consiglio di Stato, ma la sentenza allo stato attuale non è stata sospesa e vi è il concreto rischio che venga eseguita dai ricorrenti o parte di essi con la possibilità di ledere gli interessi degli studenti già ammessi i cui diritti sono oramai consolidati e acquisiti;
in data 1o dicembre 2008 erano stati fissati ulteriori 32 identici contenziosi diretti ad annullare le prove presso le altre università e a rinnovare i principi espressi nella sentenza suddetta, ma gli stessi sono stati rinviati d'ufficio al 23 aprile 2009 ed è dunque necessario impegnarsi a risolvere previamente la questione nella sede politica non devolvendo la problematica del diritto allo studio e del libero accesso alle università alla sola magistratura, e ciò nella stretta osservanza dei principi basilari di uno Stato di diritto e della separazione dei poteri;
nonostante le problematiche evidenziatesi e le inchieste pendenti, devesi constatare come anche quest'anno si sia proceduto, a posteriori, ad un annullamento di una domanda, la numero 62 secondo la numerazione del Miur della prova di odontoiatria, nonché su molte altre del test di Medicina accademici ed esponenti della comunità scientifica hanno espresso notevoli perplessità;

ciò dimostra come una risposta solamente «repressiva» in termini di stretta e formale osservanza della legalità concorsuale non sia sufficiente poiché irregolarità e fughe di notizie, nonostante le misure costosissime apprestate (eventualmente da devolvere alla stessa formazione), si sono comunque verificate pur se di minore entità mediatica. Quanto sopra per rappresentare ancora come l'unica risposta possibile sia una revisione in radice del sistema formativo italiano in senso effettivamente e realmente meritocratico;
si consideri che alcuni quesiti sono stati mal formulati e, circostanza biasimevole, molti sono completamente uguali a quelli presentati nelle prove svoltesi in alcuni casi il giorno prima e nonostante la commissione incaricata si fosse auto-imposta «l'obiettivo di predisporre materiale inedito»;
è di tutta evidenza che il diritto allo studio, garantito dalla nostra Costituzione, può incontrare limitazioni solo laddove sorga la necessità di garantire beni altrettanto fondamentali e solo laddove gli strumenti di selezione adottati siano davvero in grado di individuare i più idonei ad intraprendere un determinato corso di studi,

impegna il Governo

ad adottare una soluzione immediata, in riferimento ai ricorsi presentati relativi al test di accesso dell'anno accademico 2008/2009 atta ad impedire che gli stessi, rivendicando il diritto all'ammissione, assumano legittime ma lunghe iniziative di natura legale che potrebbero ledere le posizioni di coloro che sono stati ammessi sulla base della suddetta prova, nonché azioni volte al risarcimento del grave danno patito.
(7-00109)
«Picierno, Barbieri, Drago, Zazzera, Ghizzoni».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sussiste uno stato di allerta permanente nel territorio di Licata, a seguito delle forti ed intense piogge di questi giorni, alcune misure sono state già adottate dal sindaco, insieme ai rappresentanti della Protezione civile e ai tecnici del comune, dove è stata istituita l'unità di crisi;
la paura cresce e condiziona la vita normale della popolazione, anche a seguito della chiusura di tutte le scuole;
sono intuibili i disagi che una parte consistente dei cittadini stanno affrontando a seguito dei provvedimenti di evacuazione delle loro abitazioni;
i tecnici della Protezione civile, che si stanno occupando dell'emergenza, e la Prefettura di Agrigento, che segue con grande attenzione l'evolversi della situazione, sono in condizione di relazionare sugli interventi da adottare in fase preventiva -:
quali misure urgenti si stiano predisponendo per rassicurare la popolazione interessata, attraverso la sistemazione degli argini del fiume Salso in modo da evitare il ripetersi dei gravi inconvenienti lamentati.
(3-00327)

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel documento del Ministero dell'Ambiente della Tutela del territorio e del mare

«Strategia dell'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia» si definisce sviluppo sostenibile ciò che garantisce i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di fare altrettanto;
fra i principi ispiratori del predetto documento, è fondamentale il principio di integrazione il quale afferma che «la protezione ambientale non va considerata come una politica settoriale, ma un denominatore comune per tutte le politiche»;
nello stesso documento il paesaggio italiano è definito come «un elemento peculiare della biodiversità nazionale» e, secondo la Convenzione Europea del paesaggio, firmata a Firenze nel 2000, si ritiene che «il concetto di paesaggio assume una valenza fondamentale per determinare la buona qualità della vita» e quindi che «la tutela del paesaggio non è in contrasto con lo sviluppo economico, ma favorisce lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento sociale»;
inoltre nel documento si fa presente che le «attività turistiche non correttamente gestite possono concorrere alla diminuzione di identità sociale e culturale dell'area ospitante, con ricadute negative anche in termini di capacità delle comunità locali di gestire il territorio con i metodi delle tradizioni e della cultura locale» e che la stagionalità tipica del turismo italiano, in particolare verso le località marine, «determina sovra sfruttamento delle risorse naturali, cogestione della viabilità, sovraffollamento e conseguente peggioramento della qualità della vita. Al contempo non consente una corretta pianificazione e gestione delle infrastrutture primarie (approvvigionamento idrico, depurazione, viabilità), del ciclo dei rifiuti e dei trasporti da parte degli amministratori locali»;
il documento si legge che «la saturazione dei siti disponibili per la balneazione può avere luogo entro il decennio 2002/2012» e che la navigazione da diporto in espansione provoca «una crescente domanda di approdi, cui è associata una crescente domanda di servizi complementari, dagli alberghi all'assistenza tecnica e alle strutture per il tempo libero e un affollamento crescente di natanti nelle acque costiere» precisando però che la carenza di posti barca «andrà colmata principalmente tramite il riammodernamento e la riqualificazione delle strutture portuali esistenti e, solo in caso di estrema necessità, tramite interventi ex-novo, localizzati comunque al di fuori di aree sensibili»;
l'acquacultura richiede ambienti di ottima qualità ma è incompatibile con una vasta gamma di altri usi, da quelli portuali e industriali, alla balneazione;
nel documento «Strategia dell'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia» del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si legge che «un assetto sostenibile della zona costiera deve mirare a tre obiettivi: integrità ecologica dell'ambiente marino e terrestre, efficienza economica ed equità sociale» e che «la regolamentazione e la gestione delle attività, in funzione delle capacità di carico del sistema marino-costiero, procedono, fra l'altro, attraverso la riduzione dell'impatto delle attività e delle strutture portuali, la tutela e conservazione delle risorse naturali, nonché di aree di valore paesaggistico e storico, favorendo la gestione integrata dei versanti terrestre e marino anche mediante l'istituzione di aree protette» e che le azioni di cui sopra vanno completate con «la promozione di strategie socio economiche e insediative, a medio e lungo termine, miranti alla riduzione del carico antropico sulle fasce costiere ...e - la conservazione delle aree libere»;
l'assessorato al turismo della Regione Sicilia nel «piano strategico della nautica da diporto» si rifà sostanzialmente ai princìpi ispiratori del documento citato, tanto da scrivere che la creazione di nuovi scali portuali deve essere finalizzata anche agli obiettivi di «tutela dell'ambiente naturale

costiero nell'ottica della sua integrazione con quello interno per lo sviluppo di un turismo sostenibile diffuso su tutto il territorio» e al «recupero dell'immagine del paesaggio costiero nelle componenti naturali e antropiche»; allo stesso tempo è prevista la realizzazione delle strutture di Cefalù (con 200 posti barca da poco realizzati); Santo Stefano di Camastra (300 posti barca previsti); Sant'Agata di Militello e Capo d'Orlando (in entrambi previsti 500 posti barca); Portorosa (680 posti barca esistenti); Milazzo con 200 posti barca esistenti; Milazzo Vaccarella dove non sono stati quantificati i posti barca; Messina marina del Nettuno (200 posti barca esistenti); Giardini Naxos (200 posti barca esistenti); Santa Marina di Salina, darsena turistica con posti barca non quantificati, ma esistenti e addirittura per il porto di Sant'Agata di Militello è stato previsto il riconoscimento dello status di porto extraregionale, cioè di porto hub, confermando quanto le associazioni ambientaliste sostengono;
quelle strutture vedono la luce attraverso l'uso di strumenti urbanistici «atipici», quali i piani di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile, patti territoriali, patti d'area. Il solo PRUSST «Valdemone » in provincia di Messina prevede otto porti nel litorale di 30 km tra Santo Stefano di Camastra e Tindari. In pratica un porto turistico ogni 4 chilometri;
le richieste presentate alla capitaneria di porto di Milazzo da parte delle società concorrenti «Volturno Sas» di Palermo e «j-loc srl» di Roma per la realizzazione di un porto turistico a San Giorgio di Gioiosa Marea, località nel comprensorio del PRUSST «Valdemone», a metà strada tra gli esistenti porti turistici di Capo d'Orlando e di Portorosa;
la struttura in progetto appare spropositata: un bacino di 68.400 mq, 304 posti barca, 8900 mq destinati ai servizi portuali e 9.600 mq destinati a parcheggio per 312 posti auto per un parcheggio che si estende nell'entroterra al di là della fascia di spiaggia; la struttura verrebbe realizzata, dunque, a ridosso del paese, tanto che una delle banchine da realizzare costeggerebbe la principale e unica arteria del borgo e inoltre, con i lavori sarebbe innalzata la falda marina, così come le attrezzature portuali in modo sproporzionato;
la spiaggia subito a nord-ovest dell'opera è stata caratterizzata da un fenomeno erosivo molto intenso per cui è stato necessario un intervento di ripascimento a protezione dei fabbricati minacciati dal moto ondoso;
il borgo di San Giorgio ha una storia secolare, per seicento anni qui è stata attiva una delle principali tonnare della Sicilia e aveva la sua sede anche una importante industria della conservazione del tonno e ancora esistono dei resti significativi dell'edificio tardo ottocentesco, vincolato dalla sovrintendenza, dove dovrebbe essere istituito un museo delle tradizioni marinare;
a pochi metri dall'opera progettata si trova «Capo Calavà», un sito di interesse comunitario (ITA030033) ed è presente, in mare, un'acquacoltura di spigole ed orate, impianto incompatibile con gli usi portuali;
nel borgo non esiste depuratore e non ce n'è uno in fase di progettazione;
il caso del progettato porto turistico di San Giorgio di Gioiosa Marea assume quasi un valore emblematico degli effetti ambivalenti del fenomeno turistico che da un lato contribuisce allo sviluppo socio-economico del territorio, ma dall'altro può essere causa di degrado ambientale e culturale e di perdita di identità sociale;
la località di San Giorgio, con uno degli arenili più belli e spaziosi fra le coste siciliane, situata in un angolo di particolare pregio paesaggistico, contornato dalle Eolie e dalla penisola di Milazzo che formano quasi una baia naturale, non ha bisogno di un porto turistico, poiché nelle vicinanze ce ne sono altri;

la struttura, per dimensioni progettuali, potrebbe invece creare ulteriori danni in termini di erosione della costa, contaminazione di un sito di interesse comunitario e per la presenza di acquacoltura. Non emerge nemmeno una efficienza economica per la comunità di San Giorgio, sia nel rapporto diretto fra l'opera e gli agenti economici del territorio, sia nel senso che il cambiamento climatico in atto aumenta la frequenza di eventi naturali estremi e che i danni provocati da questi possono essere acuiti da strutture e sovrastrutture costiere progettate e realizzate senza tenere conto del cambiamento climatico e delle condizioni ambientali, con conseguenti costi economici esponenziali. Con il progetto il borgo marinario di San Giorgio verrebbe trasformato e degradato a supporto parassitario di un villaggio turistico;
numerosi cittadini di Gioiosa e gli abitanti del borgo di San Giorgio sono contrari alla realizzazione dell'opera e si sono costituiti in un comitato che ha lanciato una petizione contro la realizzazione del porto turistico -:
se e quali provvedimenti si intendano adottare per il ripristino delle condizioni ottimali dell'ambiente costiero e la preservazione degli usi plurimi del territorio attraverso l'armonizzazione delle attività antropiche e la riduzione degli impatti ambientali, così come sancito dal documento approvato dal CIPE con la deliberazione n. 57 del 2 agosto 2002 «Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia»;
se e quali interventi il Governo e il ministro interrogato abbiano intrapreso o intendano intraprendere per garantire la continuità con l'azione dell'Unione Europea e, in particolare, con il Sesto piano di azione ambientale e gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo, a Lisbona prima e a Goteborg poi, in materia di piena occupazione, coesione sociale e tutela ambientale;
se non si ritenga opportuno verificare che gli obiettivi e le azioni della strategia d'azione ambientale abbiano trovato continuità, alla luce del principio di sussidiarietà, nei comportamenti degli Enti locali competenti.
(4-02086)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Casa d'Italia, Erismannstrasse 6, 8004 Zurigo, trovasi nel quartiere operaio che ha conosciuto la più alta concentrazione di immigrazione italiana. Ancora oggi, infatti, nei pressi della Casa d'Italia, è attiva la Missione Cattolica Italiana con strutture e servizi propri;
nel maggio 1928 l'allora Ministro degli affari esteri, Dino Grandi, comunicò al Console Generale a Zurigo le disposizioni dell'amministrazione degliaffari esteri circa la creazione a Zurigo di una «Casa degli italiani»;
con tale espressione voleva definirsi un «complesso di locali destinati ad accogliere tutte le istituzioni italiane esistenti a Zurigo dai fasci al dopolavoro, dalle Scuole all'Orfanotrofio eccetera». Si auspicava che tale complesso di locali potesse essere allocato in un'unica sede ovvero, qualora ciò non fosse stato possibile, in due sedi che rispettassero la distribuzione delle famiglie italiane nei quartieri di Zurigo;
allo scopo il Regio Governo stabiliva uno stanziamento di 28.000 franchi svizzeri annuali da destinare ad un mutuo (di durata almeno ventennale) da contrarre per l'acquisto dei suddetti locali. Si manifesta così l'intenzione del Regio Governo di riunire in un solo luogo tutte le attività sociali, politiche ed assistenziali della «Colonia degli italiani» a Zurigo;
un breve cenno storico sull'«Orfanotrofio»: l'«Orfanotrofio ed Asilo infantile

della Colonia Italiana di Zurigo» nasce nel dicembre 1918 come società cooperativa su impulso dell'allora Console Generale a Zurigo, comm. E. Ciapelli, e viene registrato come ente morale sin dal gennaio 1919 presso l'Ufficio di registro della città di Zurigo;
detto ente raccoglie in breve tempo presso la colonia italiana la ragguardevole somma di 200.000 (duecentomila) franchi svizzeri con i quali vennero acquistati degli immobili di proprietà di un certo Dott. Keller siti a Rötelstrasse 55 ove venne ubicato un orfanotrofio per ospitare gli orfani dei caduti nella Grande Guerra con annesso un asilo infantile;
nel corso del 1929 si addiviene alla decisione di riunire in un solo edificio tutte le attività della colonia degli italiani nella regione di Zurigo ed una commissione ad hoc nominata dal Consiglio della colonia degli italiani riceve l'incarico di procedere sia alle trattative per l'acquisto di un terreno sul quale costruire la Casa degli italiani, l'orfanotrofio ed asilo infantile sia alla scelta dell'architetto ed alla definizione dei piani necessari per indire il concorso per la costruzione dell'edificio stesso;
l'amministrazione degli affari esteri provvede nel frattempo ad ottenere dal Ministero delle finanze l'assegnazione e l'iscrizione nel proprio bilancio delle somme necessarie all'acquisto del terreno ed alla successiva edificazione dell'immobile, dandone pronta comunicazione all'allora Console Generale a Zurigo precisando che «qualunque sia la proporzione fra l'apporto di enti e privati della colonia e quello dello Stato, la proprietà assoluta ed esclusiva degli immobili in parola spetterà allo Stato. L'apporto delle collettività locali avrà come corrispettivo l'uso delle due Istituzioni per lo svolgimento della loro attività secondo le direttive del Governo Nazionale e sotto il controllo dell'Autorità consolare, con facoltà di revoca di tale diritto di uso, quando le tendenze politiche delle collettività stesse deviassero da quelle dello Stato»;
l'acquisto del terreno viene concluso tra il giugno e l'ottobre del 1930: si tratta di un lotto di 2097,6 metriquadrati di proprietà della società immobiliare «Flotto» di Zurigo che viene ceduto allo Stato italiano, rappresentato dal Vice Console Federico Pescatori il quale perfezionò il negozio già avviato dal console Generale Vittorio Bianchi su espressa delega del Ministro degli esteri Dino Grandi, per una somma pari a 100.684,80 franchi svizzeri cui vanno aggiunte varie altre spese fino ad un totale complessivo di 112.736,50 franchi svizzeri;
l'edificazione dell'immobile viene portata a termine tra il giugno del 1931 e la fine dell'anno successivo; l'edificio comprende l'asilo infantile, due aule scolastiche, una cappella, due dormitori, una sala teatro con palcoscenico, un bar, una sala da bigliardo, due sale per sedute, un appartamento di tre stanze per il custode, varie altre camere. In esso avranno sede le varie attività politiche, sociali, benefiche e ricreative della colonia degli italiani a Zurigo nonché l'orfanotrofio ed asilo infantile;
il costo complessivo della costruzione ammonta a franchi svizzeri 569.230,65 coperti per la gran parte da finanziamenti predisposti dal Ministero degli affari esteri, ai quali si aggiungono contributi dell'Opera nazionale orfani di guerra (fr. 31.300), dell'Orfanotrofio italiano di Zurigo (fr. 47.500) e della colonia italiana locale (fr. 17.791,90). Ad edificazione compiuta si manifesta la necessità di dare alla Casa degli italiani un assetto giuridico-amministrativo adatto a garantire la convivenza delle diverse componenti assistenziali, politiche ed associative aventi sede nell'immobile, nel rispetto dei principi generali stabiliti per l'uso dei locali;
si dispone infatti di regolare separatamente i rapporti intercorrenti tra l'amministrazione degli affari esteri, la rappresentanza politico-associativa degli italiani residenti e l'orfanotrofio; vengono quindi predisposti distinti processi verbali di consegna dei locali al Comitato della

Casa degli italiani ed al Consiglio direttivo dell'orfanotrofio ed asilo infantile italiano. L'uso dell'edificio risulta essere così suddiviso: 35 per cento ad uso esclusivo della «Casa degli italiani» che comprende «le sedi del Fascio, delle Organizzazioni Giovanili, del Dopolavoro, della Dante Alighieri e delle varie società oltre la sala degli spettacoli, il bar, la sala da bigliardo, l'abitazione del custode»; 25 per cento ad «uso misto di asili e di aule scolastiche per i corsi serali degli allievi esterni nonché per i bambini dell'Orfanotrofio, una sala di ginnastica e le docce, una vasta cucina per l'Orfanotrofio e per la mensa popolare del Fascio»; 40 per cento per «l'Orfanotrofio proprio detto comprendente un refettorio, due vasti dormitori, gabinetti e lavabo, varie salette per alloggio delle suore e per l'infermeria, una cappella»;
sebbene fossero state manifestate perplessità sulla congruità della suddivisione proporzionale degli spazi con particolare riguardo all'orfanotrofio, visto il decrescere negli anni del numero dei piccoli ospiti, nel maggio del 1933 il Console Generale a Zurigo procedette alla consegna in uso gratuito al Consiglio direttivo dell'ente dei locali occupati dall'orfanotrofio ed asilo infantile;
il Consiglio direttivo dell'orfanotrofio si impegnava altresì ad assicurare la manutenzione e conservazione dei suddetti locali ed a partecipare, insieme al Consiglio della Casa degli italiani, alle spese di manutenzione delle parti comuni. Nel gennaio 1934 il Consiglio e l'Assemblea generale dell'orfanotrofio deliberano di contribuire al pagamento definitivo della Casa degli italiani con l'importo di 25.000 (venticinquemila) franchi svizzeri, derivanti da economie di bilancio, come «prova tangibile del loro interessamento particolare alla Casa degli Italiani, che ospita l'Orfanotrofio e dello spirito di collaborazione fattiva» che animava i rapporti fra le istituzioni italiane a Zurigo;
in quello stesso mese di gennaio il Console Generale a Zurigo riesce ad ottenere dal Governo cantonale di Zurigo l'autorizzazione ad aprire una scuola elementare ove l'insegnamento viene impartito nelle due lingue: detta circostanza pone nuovamente in discussione la concessione all'orfanotrofio di una superficie pari quasi alla metà dell'intero immobile a fronte della presenza di soli trenta piccoli ospiti e del futuro sviluppo della scuola elementare ove si prevede la formazione di otto classi, con spazi attualmente disponibili sufficienti solo per due classi;
il Console Generale promuove inoltre una sottoscrizione fra i maggiorenti della comunità italiana per creare un fondo per il pagamento sia delle ultime pendenze relative alla costruzione dell'edificio sia per finanziare in parte modificazioni ed ampliamenti dell'edificio stesso, che già «si dimostra sotto molti aspetti concepito non corrispondente ai bisogni»;
il Presidente dell'orfanotrofio ed asilo infantile, sig. Sante Tribò, è fra i primi a rispondere all'appello del Console Generale con un'offerta di 5.000 (cinquemila) franchi svizzeri, a patto che detto atto venga imitato da almeno due altri maggiorenti della colonia con la medesima somma; offerta che il Console si premura di pubblicizzare al fine di stimolare l'emulazione di tale iniziativa. Per tutto l'anno 1934 e buona parte del 1935 la permanenza dell'orfanotrofio ed asilo infantile nella Casa degli italiani è oggetto di dibattito all'interno della Colonia italiana di Zurigo e di ampia corrispondenza fra il Consolato Generale e la Direzione degli italiani all'estero del Regio Ministero degli affari esteri;
nel 1980 la madre superiora della Congregazione delle suore della carità dell'Immacolata Concezione responsabile pro-tempore dell'asilo e della scuola materna insieme ad altri tre concittadini, che in passato avevano ricoperto cariche di rilievo nell'orfanotrofio ed asilo infantile, hanno rilasciato al Consolato una dichiarazione giurata concernente la partecipazione finanziaria dell'ente alla edificazione e successiva gestione dell'immobile demaniale. Ciò al fine di assicurare e salvaguardare

la presenza dell'asilo e della scuola materna così come è strutturata nella Casa d'Italia anche per gli anni a venire;
oggi nella Casa d'Italia hanno sede: 1 scuola elementare italiana statale; 1 scuola media (privata) paritaria (Enrico Fermi); 1 asilo (gestito per metà dalla scuola elementare e per metà dalla Enrico Fermi); il Comites; il Casli (ente gestore dei corsi di lingua e cultura italiana; il bar ritrovo per gli italiani la sera e il fine settimana; 1 salone (Pirandello) per le manifestazioni pubbliche e private;
lascuola elementare deve sempre più attenersi alle indicazioni del Dipartimento della pubblica istruzione del Cantone di Zurigo che intende evitare che la scuola diventi un parcheggio di bambini e di futuri giovani emarginati: la scuola deve diventare una scuola bilingue con insegnanti di lingua tedesca forniti dal Cantone. Però la struttura deve rispondere ai criteri di sicurezza e agibilità per i bambini;
la scuola Enrico Fermi versa in difficoltà finanziarie;
l'asilo è molto frequentato ed è anche molto richiesto;
le attività associative sono considerevolmente diminuite perché l'edificio e il salone non offrono servizi adeguati (spazi, impianti elettrici ed elettronici); il bar è frequentato insufficientemente per inadeguatezza di comfort e servizi;
l'attuale gestione amministrativa dell'edificio (consolato + rappresentanti privati) non è in grado di appartare le dovute modifiche e di progettare una ristrutturazione allo scopo di modernizzarlo;
il Comune di Zurigo ha richiesto interventi strutturali per rendere l'edificio Casa d'Italia compatibile alle normative sulla sicurezza (impianti elettrici, condutture dell'acqua, finestre ...). La caldaia del riscaldamento è usurata e spesso sono senza riscaldamento. Le fognature sono necessariamente da rifare su imposizione del Comune di Zurigo;
occorrono almeno da 1,5 a 2 milioni di franchi (da 1 milione di euro a 1,3 milioni di euro);
è stato costituito ora un comitato per la Casa d'Italia composto dall'utenza (Comites, Casli, scuola Enrico Fermi, amministratori Casa d'Italia) -:
se il Ministro degli esteri, intenda verificare l'opportunità di un immediato intervento tale da assicurare l'agibilità futura dello stabile Casa d'Italia, perché possa continuare ad essere, come è stato negli anni e sino ai nostri giorni, il luogo centrale delle attività sociali, culturali e politiche dell'emigrazione italiana a Zurigo e nel contesto svizzero.
(4-02069)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
per agevolare il flusso delle numerose richieste di documenti, visti, pratiche le più diverse, molte nostre ambasciate e consolati hanno attivato i noti Call center tramite i quali i nostri connazionali residenti nelle singole nazioni estere o i cittadini stranieri ivi residenti che necessitano di contattare le nostre rappresentanze diplomatiche ottengono informazioni e appuntamenti;
spesso, in passato, anche dal sottoscritto interrogante sono state segnalate anomalie di funzionamento di questi centri di prenotazione telefonica e che, recentemente, ciò sarebbe avvenuto anche in Egitto dove l'utilizzo di questo strumento telefonico imporrebbe lunghe attese al termine delle quali non si riuscirebbe tra l'altro a stabilire un contatto c/o ad avere comunque un collegamento od appuntamento diretto con il consolato;
il prezzo della telefonata è significativo rispetto al livello del costo della vita locale, soprattutto se alla spesa della telefonata non fa riscontro l'auspicato contatto -:
quale sia l'attuale situazione del Call center utilizzato per i contatti verso il

nostro consolato al Cairo, e se esso risulti soddisfare o meno alle richieste del pubblico;
in particolare quanto sia il costo della telefonata necessaria per il contatto e se risponda al vero che molte telefonate non abbiano esito positivo, per intasamento delle linee, difficoltà di comunicazioni od altre cause;
in questo caso, quali provvedimenti siano stati intrapresi per ovviare a queste difficoltà.
(4-02071)

GNECCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli ascari hanno rischiato la vita per l'Italia con la divisa dell'Esercito Italiano;
a partire dal 1950 il Governo Italiano ha concesso agli ascari una pensione pari circa 100 euro l'anno, pensione che non è reversibile;
ancora oggi i superstiti si recano nelle ambasciate italiane per ritirare il loro sussidio; nel 1993 risultavano ancora viventi in Eritrea circa 1100 ascari, nel 2006 ne erano rimasti circa 260 ed oggi, i circa 200 ascari che sono rimasti in vita, in precarie condizioni di salute causa l'età avanzata, riscuotono una pensione mensile di circa 16 euro e sessanta centesimi;
non si comprende per quale motivo non abbia trovato applicazione la previsione della legge 22 luglio 2004, n. 194, che stabiliva che gli assegni di pensione agli ascari fossero estinti mediante la corresponsione di una somma una tantum;
il Consiglio di Stato della vicina Francia ha deciso che le pensioni degli ex combattenti stranieri (circa 80.000 soggetti), debbano essere uguali a quelle dei loro omologhi francesi, sanando una situazione che si trascinava da circa 50 anni -:
quali siano i motivi che non hanno permesso l'applicazione della legge 194 del 2004 e se non ritenga, a fronte di una situazione a dir poco vergognosa che riguarda ormai non più di 200 persone, di prevedere una rivalutazione degli assegni di pensione attualmente erogati, nella misura che consenta a questi soggetti una vita decorosa.
(4-02073)

BENAMATI, BELLANOVA e LOSACCO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
quasi tutte le Ambasciate italiane all'estero si sono dotate di call center che gestiscono l'agenda inerente le prenotazioni delle visite dei cittadini stranieri, necessarie ai fini della richiesta del visto di ingresso in Italia (per i Paesi dai quali è richiesto);
tali call center sono affidati a società esterne e locali che addebitano al cittadino straniero una cifra variabile, a seconda dei Paesi, dai 20 centesimi al minuto della Serbia all'1,2 euro della Moldavia;
accade ogni tanto che gli operatori dei call center lascino in attesa l'utente per 20-30 minuti per poi, in più casi, invitare a richiamare così come succede che nel periodo estivo, quando l'afflusso delle chiamate è maggiore, allo stesso vengano addebitate dai 10 ai 30 euro prima di riuscire ad ottenere un appuntamento; per quanto riguarda l'Egitto, ai fini dell'ottenimento del visto, un cittadino può rivolgersi a Il Cairo, presso l'Ambasciata d'Italia o al Consolato Generale di Alessandria;
da indagini recentemente effettuate risulta che, a differenza di quanto capita ad Alessandria, in cui la prenotazione tramite call center per fissare un appuntamento necessario al rilascio del visto è facoltativa, presso l'Ambasciata de Il Cairo, la prenotazione tramite call center (Vodafone) risulta obbligatoria (senza alcuna possibilità alternativa) e costa 2 lire egiziane al minuto, ovvero 24 centesimi al minuto;
ciò in un Paese in cui lo stipendio medio è di 200 euro al mese che si aggiungono al costo elevato del visto stesso (60 euro);

tutto ciò si pone in palese contrasto con quanto affermato dal Ministero degli Affari Esteri, nella precedente legislatura, in risposta alle interrogazioni degli onorevoli Venier (5-01389) e Forlani (5-01390) in cui si sottolineava che il ricorso allo strumento del call center non è obbligatorio per cui all'utente è lasciata sempre aperta la possibilità di rivolgersi direttamente alla Rappresentanza diplomatica per chiedere informazioni ed appuntamenti con modalità più tradizionali -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda intervenire per porre rimedio ad una situazione che penalizza fortemente i cittadini Egiziani che desiderano recarsi in Italia sia per turismo che per lavoro e che, in molti casi, non possono permettersi di sostenere dei costi così elevati per l'ottenimento di un visto.
(4-02078)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ROSSA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 1o marzo 2007 con decreto del Direttore generale della direzione generale per gli affari generali, il bilancio, le risorse umane e la formazione del Ministero per i beni e le attività culturali è stato bandito, ai sensi dell'articolo 2, comma 100, del decreto-legge n. 262 del 2000, convertito dalla legge n. 286 del 2006, un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di dieci posti di dirigente, professionalità archeologo, nel ruolo dei dirigenti di seconda fascia;
in data 18 maggio 2007 con decreto dello stesso Direttore generale il bando è stato integrato ed adeguato alle statuizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 272 del 2004 recante il «Regolamento di disciplina in materia di accesso alla qualifica di dirigente, ai sensi dell'articolo 28, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165»;
in seguito a tale ultimo decreto è stata inserita la riserva di posti di cui all'articolo 22 decreto del Presidente della Repubblica n. 272, sono stati modificati i requisiti di ammissione, sono state indicate - quali modalità di nomina della Commissione - quelle di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 272/004 al posto di quelle di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 487/94, sono state poste nuove regole circa la valutazione dei titoli e circa la valutazione delle prove d'esame;
in data 20 settembre 2007 sempre con decreto dello stesso Direttore generale è stata costituita la Commissione giudicatrice del concorso;
in data 2 ottobre 2008 con decreto del Direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali è stata approvata la graduatoria di merito del concorso e la dichiarazione dei vincitori del concorso stesso;
sono stati presentati diversi ricorsi pendenti al TAR in quanto sono emerse irregolarità nella nomina della commissione esaminatrice del concorso e nella valutazione delle prove;
l'articolo 4 del bando di concorso, modificato con decreto del Direttore generale 18 maggio 2007 prevede che la Commissione esaminatrice del concorso sia nominata con successivo decreto, con l'osservanza delle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 272/2004. Tuttavia, l'articolo 4 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 272/04 prevede che le nomine, le designazioni e tutti gli atti analoghi avvengano in virtù di provvedimenti adottati dai rispettivi organi di governo, identificandoli nei soggetti titolari di «funzioni di indirizzo politico-amministrativo»;
nella fattispecie, tale funzione non sembra certamente riconducibile al Direttore

generale (quest'ultimo non può essere ritenuto un organo politico), bensì al titolare del dicastero;
ad avviso dell'interrogante la Commissione giudicatrice appare pertanto essere stata nominata in violazione dell'articolo 4 del bando di concorso, dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 272/04, nonché in violazione dell'articolo 4 comma 1, lettera e) del decreto legislativo 165/01;
al comma 3 del succitato articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 272/04 si dispone che i componenti siano scelti «tra dirigenti di prima fascia delle Amministrazioni pubbliche, professori di prima fascia di università pubbliche o private, nonché tra esperti di comprovata qualificazione nelle materie oggetto del concorso»;
con decreto 17 ottobre 2007, avendo la dottoressa Gallina Zevi rassegnato le proprie dimissioni, si è proceduto alla sua sostituzione con la dottoressa M.A. Fugazzola in qualità di esperto nelle materie oggetto del concorso, dirigente di seconda fascia in servizio;
allo stato attuale della normativa i dirigenti di seconda fascia in servizio non possono essere chiamati a comporre le commissioni per l'accesso ai ruoli dirigenziali delle amministrazioni pubbliche, tale principio vale anche per i supplenti;
il dottor A. Bottini (nominato supplente con decreto del Direttore generale 20 settembre 2007) risulta essere dirigente di seconda fascia ancora in servizio;
peraltro, ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, (Regolamento recante norme sull'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi) - disposizione di carattere generale che sembra debba applicarsi anche alla selezione in questione - i componenti delle commissioni concorsuali, prima dell'inizio delle medesime prove, presa visione dell'elenco dei partecipanti, devono sottoscrivere la dichiarazione che non sussistano situazioni di incompatibilità tra essi ed i concorrenti;
il commissario Fugazzola si trova in rapporto di costante collaborazione e frequenza continua con alcuni candidati risultanti poi vincitori del concorso (dottor Tinè e dottor Pessina);
il commissario Bottini ha alle sue dipendenze, presso la Soprintendenza Archeologica di Roma i candidati Barbera e Di Gennaro (la prima vincitrice del concorso, l'altro idoneo);
la commissaria Reggiani, direttore regionale Abruzzo è in rapporto di sovraordinazione con il candidato Campanelli (dichiarato idoneo) -:
se il Ministro interrogato intenda fare chiarezza circa la regolarità delle procedure di nomina e di successiva integrazione della commissione esaminatrice del concorso di cui in premessa, verificandone altresì il corretto svolgimento e, laddove confermati i suddetti rilievi, quali misure si intenda assumere al fine di porvi rimedio.
(5-00873)

TESTO AGGIORNATO AL 17 GIUGNO 2010

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da tempo la società ABD che gestisce l'aeroporto di Bolzano chiede di poter utilizzare un campo di calcio, peraltro non in buone condizioni, che risulta all'interrogante essere del Demanio Aeronautica, inglobato nella caserma dove attualmente sono ubicati i servizi logistici del Reggimento ALTAIR;
su tale area la società di gestione vorrebbe realizzare un parcheggio per

l'utenza aeroportuale che attualmente dispone di un limitato numero di parcheggi all'aperto;
la soluzione di questo problema consentirebbe una migliore fruizione dell'aeroporto e la società ABD s'impegnerebbe a realizzare gratuitamente un altro campo da calcio su un'altra area del demanio che si trova sull'altro lato della caserma;
attualmente la caserma non è collegata alla rete fognaria e deve sostenere i costi annuali per lo svuotamento dei pozzi neri, nonostante a pochi metri di distanza ci sia la condotta già realizzata dall'aeroporto alla quale potrebbe allacciarsi, soprattutto se si addivenisse ad una rapida definizione della richiesta avanzata dalla società ABD che pare ostacolata soltanto dai vari passaggi burocratici -:
se si possa soddisfare la richiesta della società ABD di Bolzano, definendo le eventuali obbligazioni reciproche, al fine di addivenire ad una celere definizione della vicenda con la soddisfazione di tutte le parti interessate.
(4-02065)

FAVA, PIROVANO, GIDONI, CHIAPPORI e STUCCHI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il carro armato da battaglia Ariete, in dotazione all'Esercito Italiano, ordinato in duecento esemplari, è stato acquisito negli anni che vanno dal 1995 al 2002;
il progetto della piattaforma risale addirittura agli anni ottanta, circostanza che spiega il ritardo tecnologico dell'Ariete rispetto ai suoi competitori occidentali, evidente sin dai tempi della sua entrata in servizio;
le prestazioni della macchina risentono della scarsa potenza dei motori che la equipaggiano; è stata altresì motivo di preoccupazione, specialmente in occasione del suo rischieramento in Iraq, la debole corazzatura del carro;
l'evoluzione tecnologica nel campo dei materiali d'armamento è accelerata e strettamente collegata ai progressi delle tecnologie elettroniche;
sembra conseguentemente ormai indifferibile un intervento volto a portare ad almeno 1500 cavalli di potenza il propulsore del carro, così come ad estenderne la blindatura ed aggiornarne la strumentazione elettronica;
l'Esercito Italiano non disporrebbe di carri recupero per l'Ariete, laddove ne occorrerebbe almeno uno a battaglione -:
se il Governo reputi opportuno ammodernare progressivamente il parco carri Ariete in dotazione all'Esercito Italiano e integrarlo con l'acquisto di carri recupero dedicati.
(4-02076)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

MARCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le stime del «gettito ICI per minori introiti abitazione principale» che lo Stato dovrà riconoscere ai comuni, dovranno tener conto anche delle esenzioni ed assimilazioni contenute nei regolamenti comunali e tali voci comporteranno un significativo esborso per lo Stato;
si consideri ad esempio il seguente regolamento comunale del comune di Canossa (Reggio Emilia) per l'applicazione dell'imposta sugli immobili (approvato nel mese di maggio 2007) e che prevede:
«Art. 16. - «Abitazione principale». - 1. In aggiunta alle fattispecie di abitazione principale, considerate tali per espressa previsione legislativa (abitazione nella quale il contribuente, che la possiede

a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale di godimento o in qualità di locatario finanziario, e i suoi familiari dimorano abitualmente; unità immobiliare, appartenente a cooperativa edilizia a proprietà indivisa, adibita a dimora abituale del socio assegnatario; unità immobiliare posseduta nel territorio del comune a titolo di proprietà o di usufrutto da cittadino italiano residente all'estero per ragioni di lavoro, a condizione che non risulti locata), al solo fine dell'aliquota ridotta sono equiparate all'abitazione principale, come intesa dall'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo n. 504/1992 se non diversamente disposto dal Consiglio comunale:
a) l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto da anziano o disabile che acquisisce la residenza in istituto di ricovero o sanitario a seguito di ricovero permanente, a condizione che la stessa non risulti locata;
b) l'abitazione locata, con contratto registrato, a soggetto che la utilizza come dimora abituale;
c) l'abitazione concessa dal possessore in uso gratuito a parenti fino al 3o grado (figli, genitori, fratelli, zii/e relativi coniugi, suoceri, generi e nuore) o ad affini fino al 2o grado, che la occupano quale loro abitazione principale»;
l'articolo 4 della risoluzione del Ministero dell'economia e delle finanze n. 12/DF del 5 giugno 2008, prot. 12677 (emessa per l'applicazione del decreto-legge n. 93 del 2008 convertito dalla legge n. 126 del 2008), disciplina gli immobili assimilati alle abitazioni principali prevedendo l'esenzione per tutte le unità immobiliari che il comune, con regolamento vigente alla data di entrata in vigore del decreto, ha assimilato alle abitazioni principali;
la circolare specifica che nel concetto di «assimilazione» vanno ricomprese tutte le ipotesi in cui il comune, indipendentemente dalla dizione utilizzata, ha inteso estendere i benefici previsti per le abitazioni principali e che «la disposizione di favore opera indipendentemente dalla circostanza che il comune abbia assimilato dette abitazioni ai soli fini della detrazione e/o dell'aliquota agevolata, poiché la norma non effettua alcuna distinzione al riguardo, ma si sofferma esclusivamente sulla scelta adottata dal comune in ordine all'equiparazione delle unità immobiliari in questione alle abitazioni principali» -:
se, vista l'imminente scadenza degli adempimenti per la certificazione del minor gettito ICI, al fine della determinazione del rimborso, l'ipotesi sopra richiamata rientri nelle fattispecie esentabili dal pagamento dell'ICI, ai sensi del decreto-legge n. 93 del 2008.
(5-00874)

COMMERCIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la politica regionale unitaria, comunitaria e nazionale definita dal Quadro strategico nazionale è finanziata con le risorse aggiuntive comunitarie e nazionali provenienti rispettivamente dal bilancio dell'Unione Europea (fondi strutturali) e nazionali (fondo di cofinanziamento nazionale ai fondi strutturali e fondo per le aree sottoutilizzate;
il Quadro strategico nazionale rappresenta con le priorità ivi individuate il riferimento per la programmazione delle risorse ordinarie in conto capitale, fatte salve le competenze regionali in materia;
il fondo per le aree sottoutilizzate è un fondo pluriennale che rappresenta lo strumento con il quale si concentra e si dà uniformità programmatica e finanziaria all'insieme degli interventi che sono rivolti al riequilibrio economico e sociale fra le diverse aree del Paese sottoutilizzate con particolare riferimento alle regioni meridionali alle quali sono destinate almeno l'85 per cento delle risorse;
il Quadro strategico nazionale quindi ha il compito di indirizzare la spesa in conto capitale al fine del riequilibrio economico

e sociale, di ridurre la persistente sottoutilizzazione di risorse nel Mezzogiorno, contribuendo così alla ripresa della competitività e della produttività del nostro Paese;
l'Italia vive con particolare difficoltà la grave crisi economica internazionale e in tale contesto sono le regioni meridionali che vedono un ulteriore aggravamento delle difficoltà vissute dalle imprese e dalle famiglie;
in tale contesto l'utilizzo pieno ed efficace delle risorse e l'attuazione delle priorità di intervento individuate dal Quadro strategico nazionale e dalle regioni possono rappresentare un'efficace risposta alla crisi economica e al superamento del gap esistente tra le regioni meridionali e del nord -:
quale fosse l'ammontare complessivo delle risorse destinate alle regioni meridionali, dove siano state destinate tali risorse e quali siano attualmente, sempre nell'ambito del Quadro strategico nazionale, le priorità e l'entità dei fondi nonché lo stato di attuazione degli interventi e i tempi di completamento.
(5-00875)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come noto è nata la nuova compagnia aerea CAI-Alitalia che ha rilevato l'attività della preesistente compagnia di bandiera;
l'iniziativa ha permesso di salvaguardare gli interessi di buona parte dei dipendenti dell'ex Alitalia, le rotte, ha rilevato gli aeromobili e dato sostanziale continuità operativa in campo aereo alla più importante compagnia aerea italiana;
molte migliaia di piccoli risparmiatori che avevano investito parte dei propri risparmi anche in azioni «Alitalia» si sono trovati spiazzati dalle vicende di mercato -:
se non si ritenga opportuno, per ragioni di equità, di intervenire per in qualche modo salvaguardare anche gli interessi dei piccoli risparmiatori che sono rimasti coinvolti loro malgrado dalle vicende Alitalia permettendo loro di divenire a condizioni favorevoli soci della nuova compagnia o comunque recuperare almeno in parte una quota dei propri investimenti.
(4-02072)

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la riforma del sistema nazionale della riscossione operata con il decreto-legge 30 settembre 2005 n. 203, convertito con legge 2 dicembre 2005 n. 248, ha attribuito il servizio della riscossione all'Agenzia delle entrate, che esercita tale compito mediante apposita società denominata Equitalia SpA. Tale società, è stata costituita dalla medesima Agenzia delle entrate, unitamente all'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) con quote di partecipazione pari rispettivamente al 51 per cento e al 49 per cento. Equitalia, attualmente, è una holding a completa partecipazione pubblica, ma formalmente privata secondo i principi che regolano le SpA, a capo di un esteso gruppo di società settoriali, e ha tra i suoi principali compiti l'obiettivo di recuperare tutti i crediti statali già iscritti a ruolo esecutivo, in un'ottica di miglioramento dell'effettività del sistema di riscossione;
parrebbe che la società Equitalia SpA abbia proceduto nei mesi scorsi all'assunzione di diverse unità di personale, provvedendo a tali assunzioni attraverso semplici colloqui e senza prima verificare se fossero presenti all'interno delle società regionali di riscossione sue controllate le professionalità ritenute necessarie;
fra le entità economiche locali controllate da Equitalia SpA si annovera Equitalia Etr SpA (con direzione generale e sede legale a Cosenza) che opera attivamente nell'esercizio dell'attività di riscossione

dei tributi, nelle province di Bari, Brindisi, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Salerno, Vibo Valentia;
in Calabria è stato assunto già da diverso tempo, tramite agenzia di lavoro interinale, un gruppo di lavoratori impiegati presso Equitalia Etr SpA con contratti a scadenza il 31 gennaio 2009;
codesti lavoratori hanno maturato specifiche professionalità che avrebbero potuto rappresentare una risorsa, peraltro già formata, per Equitalia SpA e per la sua controllata calabrese;
allo stato, non si hanno notizie sull'eventuale possibilità di rinnovo dei contratti o di stabilizzazione dei lavoratori precari -:
se il Governo abbia contezza delle recenti immissioni di personale effettuate da Equitalia SpA;
nel caso ne abbia conoscenza, se sia informato circa i criteri di esperimento delle citate procedure di assunzione da parte di Equitalia SpA e se questi siano stati improntati a principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità in ottemperanza anche a quanto predisposto in materia di reclutamento di personale ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112, convertito con legge del 6 agosto 2008 n. 133;
se non ritenga che sarebbe stato preferibile da parte di Equitalia SpA procedere alla ricognizione delle professionalità presenti, ancorché precarie, presenti nelle società regionali controllate, invece che all'assunzione di nuovi lavoratori;
quali disposizioni, anche normative intenda eventualmente assumere per favorire da parte di Equitalia SpA la stabilizzazione del personale precario che ha contribuito nelle società controllate, come quella calabrese, al raggiungimento di ottimi risultati.
(4-02085)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

MELIS. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Monterotondo (Roma) e nelle aree circostanti esiste una vasta comunità rumena facente capo dal punto di vista religioso alla Chiesa Greco-Ortodossa di Monterotondo, la quale esercita il suo ministero, esteso anche ai comuni limitrofi, con considerevole numero di fedeli (stimati intorno alle 6.000 unità) e svolge altresì un importante ruolo quale centro di coesione della comunità dal punto di vista spirituale, sociale e ricreativo;
tale comunità religiosa è dal giugno 2008 priva di una propria sede ove riunire i fedeli, celebrare messa e svolgere in genere le normali funzioni religiose, in quanto sfrattata dai locali a suo tempo occupati, oggi inibiti al culto per obiettive ragioni strutturali; attualmente, pertanto, tali funzioni religiose sono esercitate forzatamente a cielo aperto, con gli immaginabili gravi disagi per sacerdoti e fedeli e con grave detrimento della dignità stessa dell'intera comunità;
a fronte di questo stato di emergenza, nel comune di Monterotondo esiste un ragguardevole complesso di beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (locali ex proprietà Ciarlante Matilde), beni in una sezione dei quali avrebbe potuto trovare idonea collocazione stabile la Chiesa Greco-Ortodossa, ma che - pur individuati da tempo dalle autorità cittadine (specificatamente dal comune) per essere destinati anche a tale scopo, e come tali sottoposti all'attenzione del Tavolo istituzionale permanente per la destinazione e l'utilizzo dei beni confiscati alla criminalità presso la prefettura di Roma - non sono attualmente disponibili per l'insistere su di essi di un impedimento giuridico relativo alla loro assegnazione;

tale impedimento giuridico consiste, più specificamente, nel fatto che tali immobili, già confiscati con provvedimento del tribunale di Roma reso definitivo con sentenza n. 3542 della Corte di cassazione in data 8 ottobre 2002, risultano però sottoposti a sequestro anche nell'ambito di altro procedimento penale - cosiddetto CAHORS-620/01, pendente presso la Sezione dislocata di Taranto della Corte d'appello di Lecce, per cui, ai sensi dell'articolo 2-ter della legge n. 575 del 1965, si è ritenuto non potersi procedere alla immediata assegnazione;
il comune di Monterotondo, in data 15 settembre 2005, a firma del sindaco Antonino Lupi, ha sottoposto all'Agenzia del demanio filiale di Roma una propria motivata memoria, avversa alla interruzione della procedura di assegnazione, e che in generale su tale contenzioso e in definitiva sulla disponibilità dei beni si attende il giudizio della Corte d'appello di Lecce, giudizio che purtroppo ritarda;
negli ultimi giorni di dicembre il comune di Monterotondo ha provvisoriamente assegnato fino al mese di giugno alla Chiesa Greco-Ortodossa un locale, peraltro assolutamente insufficiente ed inadatto, ove celebrare messa la domenica, locale comunque inidoneo a soddisfare le esigenze della comunità religiosa;
è interesse pubblico manifesto, come del resto più volte espresso dalle autorità di Monterotondo ed anche ribadito autorevolmente dal prefetto di Roma, conferire alla Chiesa Greco-Ortodossa una dignitosa sede per l'esercizio del culto, allo scopo - per quel che riguarda l'interesse delle istituzioni italiane - di favorire l'aggregazione sociale della comunità romena sull'intero territorio ed di agevolarne l'integrazione nella società civile -:
se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti suesposti e, in caso affermativo, quali iniziative intendano assumere con riferimento ai fatti ricordati in premessa;
se non intendano assumere determinazioni, per tramite degli organi della prefettura di Roma o in altri modi, onde consentire alla Chiesa Greco-Ortodossa di Monterotondo e ai cittadini prevalentemente comunitari che ad essa si riferiscono, il diritto all'esercizio delle pratiche religiose;
se, più specificamente, in attesa che siano espletate con la dovuta celerità le attività giudiziarie connesse all'assegnazione dei beni sequestrati, non intenda il Governo impegnarsi, in accordo con il comune di Monterotondo, nell'individuare e rendere rapidamente operative in via provvisoria o definitiva adeguate soluzioni alternative del problema oppure destinare gli stessi locali a suo tempo individuati in comodato d'uso od in altre forme di possesso provvisorio.
(4-02075)

GNECCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 21 maggio 2000, n. 146 istituisce il ruolo direttivo ordinario e speciale del Corpo di Polizia Penitenziaria, Commissari, conferendo le responsabilità nell'area sicurezza degli Istituti Penitenziari;
nella Casa Circondariale di Bolzano, a far data dal 2 dicembre 2008, dopo l'assenza di un Comandante di Reparto per più di un anno, le funzioni di comandante sono state riassunte dall'ex comandante del Reparto Isp. Sup. Francesco Domenico Salerno, si è così nuovamente rinviata l'assegnazione a questa Casa Circondariale di un vero titolare che ricopra il ruolo di Commissario penitenziario;
la struttura, risalente al periodo austro-ungarico, è ormai fatiscente così come risultato anche dai recenti sopralluoghi del Senatore Filippo Berselli e dell'Onorevole Ministro Angelino Alfano, a ciò deve aggiungersi la difficoltà di una gestione della popolazione detenuta gravata dal sovraffollamento in quanto, a fronte di una tolleranza di 90 detenuti, accoglie costantemente un flusso detentivo di circa 130 detenuti;

si palesa una situazione organizzativa e gestionale del personale di Polizia Penitenziaria al collasso, già fortemente invalidata dagli elevati elementi di stress esistenti in una pesante realtà ambientale, quale è il «mondo carcerario» così come sottolineato dal Capo del Dipartimento Franco Ionta in occasione della Festa del Corpo -:
quali urgenti provvedimenti intende adottare il Ministro, per risolvere la questione riportata in premessa ed evitare che essa, consolidandosi ulteriormente e gravando oltre misura sul personale, configuri una situazione preoccupante e allarmante, minacciando l'adeguato funzionamento della sicurezza nell'Istituto Penitenziario di Bolzano.
(4-02081)

GNECCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con un ritardo di oltre quattro anni rispetto al personale dell'Amministrazione Penitenziaria di tutto il territorio nazionale, si sono finalmente concluse nel mese di gennaio 2008 le procedure di riqualificazione per i passaggi interni alle aree anche del personale in servizio presso la Casa Circondariale di Bolzano;
il Commissariato del Governo nega il dovuto inquadramento vincolando lo stesso al futuro recepimento della nuova pianta organica, secondo i criteri previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976 concernente le norme di attuazione dello Statuto di Autonomia in materia di proporzionale e bilinguismo, tramite norma di attuazione da parte della Commissione dei Sei;
in luogo di una nuova norma di attuazione, può essere adottata la procedura più semplice e veloce prevista dall'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976, consistente nell'approvazione delle nuove tabelle da parte del Consiglio di Amministrazione per il personale statale dei ruoli locali e presa d'atto da parte della Giunta Provinciale di Bolzano;
la riqualificazione in questione, non incide sulle future tabelle organiche della Casa Circondariale di Bolzano, in quanto i posti in questione sono stati previsti e non hanno formato oggetto di rilievi o osservazioni né da parte del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, visto che la nuova pianta organica è stata approvata dal Ministero della Giustizia nel lontano 2002, né da parte del Commissariato del Governo e neppure da parte delle Organizzazioni Sindacali locali -:
se non ritenga opportuno, anziché attendere una nuova norma di attuazione, adottare la procedura più semplice e veloce prevista dall'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976, consistente nella approvazione delle nuove tabelle da parte del Consiglio di Amministrazione per il personale statale dei ruoli locali, con successiva presa d'atto da parte della Giunta Provinciale di Bolzano, alfine di consentire il tanto atteso inquadramento del personale e soprattutto ridare certezza del diritto ai dipendenti che si vedono già penalizzati di ben quattro anni, rispetto ai colleghi del territorio nazionale.
(4-02082)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia ANSA in un suo dispaccio del 15 gennaio 2009 delle ore 15,17 da Agropoli, in provincia di Salerno riferiva quanto segue: «Quel giudice paghi di tasca propria. È quanto chiede al ministro Tremonti un avvocato agropolese vittima di ingiusta detenzione. Protagonista della vicenda è Gerardo Spira, di 73 anni, arrestato nel gennaio del 1994 al termine di una indagine condotta dall'allora sostituto procuratore della procura di Vallo della Lucania Dionigi Verasani, nei confronti del quale nei giorni scorsi il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha chiesto il trasferimento nell'ambito dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro. Spira, allora componente del comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale, finì in carcere

insieme ad una quindicina tra funzionari della USL 60 e consiglieri del piccolo comune cilentano di Rutino con l'accusa, tra l'altro, di truffa ai danni dello Stato e abuso di ufficio. All'origine dell'arresto, secondo il Pm Verasani, vi sarebbero state alcune irregolarità nella realizzazione di un centro di medicina mentale a Rutino;
tra gli indagati, anche un geometra, che si tolse la vita poco dopo la scarcerazione. Dodici anni dopo, nel 2006, il Tribunale di Vallo della Lucania assolse tutti i protagonisti della vicenda perché il fatto non sussiste. In seguito, l'avvocato Spira, così come gli altri indagati, presentò richiesta di «riparazione» per ingiusta detenzione. Accolta il 28 marzo del 2008 dalla Corte di Appello di Salerno. «È da nove mesi che aspetto di essere risarcito - spiega Spira - per aver trascorso in cella 17 giorni, undici dei quali in isolamento, ho diritto a 34 mila euro di risarcimento. Ma il Ministero dell'economia e delle finanze mi ha risposto che al momento non vi sono le risorse necessarie per l'indennizzo»;
così l'avvocato Spira ha preso carta e penna e ha scritto al ministro Giulio Tremonti. «Ho fatto presente al Ministro che, a causa degli errori di un magistrato, lo Stato dovrà risarcire centinaia di migliaia di euro. L'autonomia dei giudici comporta anche quella della responsabilità personale e patrimoniale. Perché nessuno chiede il conto ai giudici che sbagliano, distruggendo la vita a intere famiglie? Visto che il ministero non ha le risorse per riparare ai danni provocati dai magistrati, perché non li richiedete direttamente agli autori del danno?» -:
se quanto sopra riportato corrisponde al vero e se sia vero che il ministero della giustizia non dispone di 34 mila euro con i quali risarcire l'avvocato Spira, «perché - avrebbe comunicato il Ministero dell'economia e delle finanze - al momento non vi sono le risorse necessarie per l'indennizzo»;
che risposta intenda dare alla legittima richiesta dell'avvocato Spira e alla sua proposta di rivalersi sui magistrati responsabili dei danni provocati.
(4-02090)

FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Riformista del 14 gennaio 2009, ha pubblicato un articolo nel quale si racconta la vicenda di una detenuta sottoposta a misura cautelare in carcere a Reggio Calabria, nonostante sia invalida al 100 per cento, e secondo quanto la stessa interessata riferisce, si trovi senza assistenza e «abbandonata tra i propri escrementi»;
la detenuta in questione, che si firma Patrizia, ha 46 anni, e sarebbe completamente paralizzata a causa di un edema cerebrale;
circa un mese fa i militari dell'arma dei carabinieri le avrebbero notificato un'ordinanza di custodia cautelare: «All'inizio», racconta la donna, «quando si sono resi conto di come stavo, sono rimasti perplessi. Non volevano neanche più arrestarmi. Hanno anche telefonato al magistrato, ma non c'è stato nulla da fare. Io paralizzata dovevo finire in carcere. Così sono stata presa di peso e caricata su un sacco, per evitare che cadessi per le scale»;
giunta nel carcere di Reggio Calabria è stato impossibile il ricovero in infermeria perché in quel carcere l'infermeria, racconta la signora Patrizia, non c'è. La signora è così stata sistemata in una cella: «Una piccola stanza con una branda», prosegue il racconto della signora. «Prima di sistemarmi su quella branca c'hanno messo un telo di plastica. Una precauzione per evitare che io, non potendomi muovere per andare in bagno, sporcassi il materasso. Dopo avermi sdraiato, la porta della cella si è chiusa e sono rimasta sola. Sola in quella cella, costretta immobile su quella branda. Non c'era nessuno che mi aiutasse a fare i bisogni o semplicemente

per cambiare posizione. Nessuno che mi aiutasse per bere un bicchiere d'acqua. Nessuno»;
la signora Patrizia lamenta inoltre che le medicine di cui ha necessità le venissero date a casaccio o non le venissero date affatto. Di conseguenza ha dovuto patire numerose crisi convulsive e svenimenti: «Non mi vergogno di raccontare che una sera ero così disperata che mi misi a piangere. Avevo fatto i bisogni ed erano ore che aspettavo qualcuno che mi aiutasse per pulirmi. Pensavo di impazzire. Solo il giorno successivo una detenuta si è presa cura di me»;
finalmente una mattina la signora Patrizia è stata interrogata dal magistrato: «Mi ha guardato stupito per come ero ridotta. Come se non sapesse che ero paralizzata. L'aria era irrespirabile per via del fatto che non venivo cambiata né lavata da giorni ... durò poco l'interrogatorio. Quel magistrato mi chiese come facevo a dimostrare che ero paralizzata. Gli risposi che se non gli bastava vedermi in quello stato, poteva acquisire i documenti medici. Dopo andò via senza dirmi nulla»;
una settimana dopo alla signora Patrizia sono stati finalmente accordati gli arresti domiciliari: «Attendo fiduciosa di essere giudicata. Non voglio pietà. Né per il mio stato, né per quello ho passato», racconta. «Ho deciso di raccontare la mia storia perché credo sia giusto far conoscere la tortura che ho subito. Perché di tortura si è trattato» -:
se sia a conoscenza di tale vicenda e se quanto premesso corrisponda al vero, e in caso affermativo quale sia l'opinione del Governo su questa vicenda sconcertante;
se non ritengano dover disporre un'inchiesta amministrativa che accerti se vi siano comportamenti omissivi o comunque colpevoli da parte dell'autorità;
per quale reato la signora Patrizia sia imputata;
se sia vero che il carcere di Reggio Calabria è sprovvisto di infermeria.
(4-02091)

NASTRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro brasiliano della Giustizia, Tarso Genro, ha concesso lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, ex membro dei Proletari armati per il comunismo, condannato all'ergastolo in Italia per quattro omicidi commessi tra il 1977 e il 1979;
è noto che Battisti è stato uno dei superlatitanti degli anni di piombo fuggito dall'Italia e rifugiato in Francia, dove ha goduto della protezione francese fino al 2004, quando finalmente concessa l'estradizione, a richiesta della magistratura italiana, si rese nuovamente latitante, fino al 18 marzo 2007, quando venne arrestato a Copacabana, in Brasile, a seguito di indagini congiunte di agenti francesi e carabinieri del Raggruppamento operativo speciale;
fino alla pronuncia di cui sopra, il percorso legale di Battisti in Brasile aveva incassato solo sconfitte anche da parte della giustizia brasiliana e degli organi preposti; il 2 aprile il Procuratore Generale della Repubblica aveva espresso parere positivo all'estradizione sottolineando che i reati per cui Battisti fu condannato in Italia non sono di natura politica (dato che gli omicidi avvennero durante azioni di rapina);
anche la richiesta di asilo politico avanzata dai legali dell'ex appartenente ai Pac è stata rigettata dal Comitato nazionale per i rifugiati, l'organo preposto alla decisione, perché il «pericolo di persecuzione in Italia, o di essere ucciso» - sollevati da Battisti - «non trova fondamento»;

solo il ricorso diretto al Ministro della Giustizia ha avuto esito favorevole, considerando un terrorista responsabile di gravissimi delitti, pluriomicida conclamato, come vittima di persecuzione politica;
anche la Farnesina si è appellata al Presidente brasiliano Lula da Silva, affinché si mobiliti per rivedere la decisione adottata dal suo Ministro della giustizia;
in teoria la decisione potrebbe essere ancora ribaltata dalla Corte Suprema che dovrebbe pronunciarsi entro febbraio sull'estradizione -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere contro una decisione vergognosa e inaccettabile che offende la memoria delle vittime del terrorismo, sconcerta e addolora i loro parenti e che sottrae un terrorista assassino ad una giusta condanna dalla quale fugge da un tempo immemorabile.
(4-02092)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il trasferimento di competenze in materia di navigazione interna alle Regioni, e da queste successivamente alle Province ed in alcuni casi a Consorzi di Comuni, ha generato una disparità di interpretazioni delle leggi e regolamenti vigenti, aggravata spesso anche dalle difficoltà operative degli Uffici Provinciali della Motorizzazione Civile, organi preposti alle visite iniziali e periodiche delle imbarcazioni non da diporto;
risulta che giungano infatti, sia al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, che agli Uffici succitati, continue lamentele ed inviti ad uniformare l'interpretazione delle leggi, normative e circolari, nonché solleciti per l'effettuazione delle visite e per l'evasione delle pratiche amministrative, di cui si è fatta interprete anche ATENA, Associazione Italiana di Tecnica Navale, che ha creato nel 2006 il Gruppo acque interne e promiscue al fine di favorire lo sviluppo di tale settore e di contribuire a risolvere le disfunzioni di cui sopra e che riterrebbe indispensabile, a tale scopo, l'istituzione, presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti di un «Ufficio Nazionale della Navigazione interna»;
l'entrata in vigore (30 dicembre 2008) della Direttiva europea sulla navigazione interna (2006/87/CE suggerisce la necessità di chiarire le modalità di applicazione pratica della Direttiva, di uniformare la sua interpretazione in tutto il territorio nazionale, anche in relazione alle seguenti ulteriori considerazioni:
a) a livello Europeo è stato avviato dal 2006 il programma NAIADES che intende incoraggiare gli stati della Comunità che hanno vie navigabili interne a sviluppare il trasporto per tale modalità allo scopo di ridurre il trasporto terrestre sia per ragioni ambientali che di sicurezza;
b) nell'attuale organizzazione ministeriale è solo prevista la denominazione di una «Direzione Generale per il trasporto marittimo e per vie d'acqua interne», all'interno della quale, tuttavia, non sono riportate attribuzioni specifiche per la navigazione interna («vie d'acqua interne» sembra essere solo nominale);
c) si aggrava la distorsione provocata dal decreto legislativo n. 112 del 1998 nel quale non si tratta del personale addetto alla navigazione interna, del suo stato giuridico, della sua formazione, della sua sicurezza;
d) nell'attuale organizzazione dello Stato, a livello centrale presso il Ministero preposto, manca una qualsiasi forma di organizzazione che si occupi, in modo integrale, della navigazione interna ed in particolare, solo a titolo di esempio: delle promozioni e dei possibili finanziamenti

disponibili a livello europeo; della promozione per lo sviluppo della navigazione interna; del coordinamento di intervento sulle infrastrutture; delle modalità del trasporto per le vie di navigazione interna; della sicurezza della unità navali adibite alla navigazione interna; della formazione del personale addetto alla navigazione interna; della tutela/sicurezza sui luoghi di lavoro del personale addetto alla navigazione interna;
gli interventi infrastrutturali per il sistema idroviario padano-veneto sono effettuati con fondi dello Stato, distribuiti dalla Direzione Generale Porti alle Regioni competenti, nell'ambito delle quali vengono gestiti da apposite strutture che si dovrebbero coordinare tra loro;
a seguito di una richiesta specifica da parte dell'Organizzazione Internazionale ONU-UNECE relativa alla conoscenza della grandezza delle navi in grado di percorrere le vie navigabili interne italiane, non è stato possibile fornire dati completi a causa dell'eccessiva frammentazione delle conoscenze;
ormai non è più realizzabile una Direzione Generale dedicata alla Navigazione Interna, in quanto le Direzioni Generali, già definite, sono la Direzione Generale per il trasporto marittimo e per vie d'acqua interne e la Direzione Generale Porti e considerato che la Direzione Generale per il trasporto marittimo e per vie d'acqua interne non ha più le attribuzioni relative alla sicurezza della navigazione marittima ed al personale marittimo, passate con lo stesso regolamento organizzativo al Comando Generale del Corpo delle capitanerie di porto -:
quali siano gli intendimenti del ministero in merito alla situazione sopra richiamata;
se non ritenga necessario prevedere l'istituzione di una Divisione dedicata alla «Navigazione per vie d'acqua interne», che dovrebbe avere attribuzioni relative a infrastrutture, unità navali e personale navigante della navigazione interna.
(5-00869)

Interrogazioni a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da anni la società Autostrada del Brennero SpA accantona risorse per partecipare alla spesa necessaria a realizzare il tunnel di base del Brennero;
la società in questione ha un capitale azionario prevalentemente pubblico (Regione Trentino Alto Adige, Province Autonome di Trento e Bolzano, Comuni di Bolzano e Trento, altri enti locali della provincia di Verona e Modena) e solo in minima parte di privati;
la partecipazione della società di gestione dell'autostrada all'opera da realizzare, fu alla base della trattativa con il Governo per il rinnovo della concessione per l'autostrada Brennero-Modena -:
se sia ancora possibile una partecipazione diretta della società Autostrada del Brennero alla spesa per la realizzazione del tunnel di base del Brennero, compatibile con le normative europee;
se sia da considerarsi legittima, sempre secondo le norme europee, la proroga della concessione a suo tempo concessa alla società Autostrada del Brennero, proprio in virtù del previsto impegno finanziario a favore della realizzazione di un'importante opera pubblica.
(4-02066)

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni è attivo a Bolzano un aeroporto che non ha ancora raggiunto i volumi di traffico passeggeri, tali da consentirgli una gestione in pareggio e quindi necessita di continui interventi finanziari da parte degli enti locali;
uno dei fattori che incide negativamente è lo scarso bacino d'utenza, costituito da circa 900.000 abitanti nella regione, una parte dei quali trova più agevole

raggiungere l'aeroporto di Innsbruck in Austria, mentre coloro che abitano la parte meridionale del Trentino possono raggiungere più comodamente l'aeroporto Catullo di Verona;
una soluzione certamente utile per consentire un maggiore volume di passeggeri sarebbe la realizzazione di una fermata del treno nell'aerostazione di Bolzano che dista circa 30 metri dal binario della linea del Brennero e renderebbe più comodo raggiungere l'aeroporto per coloro che sono comunque costretti ad utilizzare l'auto per raggiungere gli aeroporti di Verona ed Innsbruck;
la realizzazione della fermata presuppone la realizzazione di un terzo binario al fine di non costituire intralcio agli altri treni e naturalmente va concordato l'eventuale intervento con la Provincia Autonoma di Bolzano che, tra l'altro, sarebbe interessata alla realizzazione del terzo binario fino alla stazione di Ora per spostare sulla ferrovia i pendolari che quotidianamente raggiungono il capoluogo -:
se le Ferrovie sono interessate ad un investimento, peraltro non eccessivamente oneroso, che avverrebbe comunque con il concorso finanziario degli enti locali, garantendo una maggiore competitività all'aeroporto di Bolzano che, senza aumentare il numero dei voli giornalieri bensì la capacità dei passeggeri, raggiungerebbe il pareggio nella gestione economica e dall'altro lato consentirebbe alle ferrovie un interessante incremento di passeggeri.
(4-02067)

SALVINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dallo scorso settembre i pendolari del Basso Piemonte sono tornati ad essere vittime degli stessi inconvenienti concernenti i treni da loro quotidianamente utilizzati per recarsi a lavoro;
molti viaggiatori quotidianamente subiscono seri e gravi ritardi sui treni del mattino soprattutto lungo la direttrice per Asti/Torino e, anche se in misura minore, lungo la direttrice per Alessandria e Genova;
a causa di malfunzionamento dei passaggi a livello tra Nizza Monferrato e Castelnuovo Calcea (problema già verificatosi anche la settimana scorsa), tutti i treni della mattina della linea di Asti hanno spesso ritardi variabili tra i 20 e 30 minuti con il diretto per Torino arrivato a destinazione con circa 45 minuti di ritardo;
sulla linea di Alessandria, si segnala l'ormai cronico ritardo del treno 10270 in partenza da Acqui per Alessandria alle 7.03 arrivato a destinazione con 13 minuti di ritardo;
i treni tutti soffrono di ritardi cronici, incompletezza dei convogli e sporcizia -:
se i Ministri essendo a conoscenza della situazione non ritengano opportuno adoperarsi affinché Trenitalia si impegni a svolgere in modo soddisfacente la propria missione industriale cioè trasportare in condizioni dignitose, di sicurezza e puntualmente i pendolari, cioè i propri clienti, che quotidianamente percorrono la tratta del sud del Piemonte.
(4-02074)

SALVINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i pendolari della linea ferroviaria Milano-Como-Chiasso sono sul piede di guerra, e dopo l'ennesimo disservizio ai danni dei viaggiatori - che ha lasciato a terra o ferme sui treni per circa un'ora e mezza quasi 5mila persone, di cui 2mila in attesa al freddo nelle stazioni di Lissone, Desio e Seregno - il Comitato che li rappresenta ha scritto una dura lettera a Trenitalia, Rfi e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli;

nella lettera viene segnalato l'accaduto e si chiedono spiegazioni sullo stato della linea e del servizio, ritenuto non più tollerabile;
disagi e problemi si susseguono in continuazione ormai da anni, e stavolta all'origine delle proteste c'è la paralisi della linea avvenuta, in uno degli orari di massimo afflusso, 4 giorni fa, a causa del guasto ad un treno che, verificatosi poco dopo le 7, ha di fatto stoppato la linea fin quasi alle 9;
i pendolari non sono contenti del nuovo orario ferroviario e a protestare sono soprattutto gli utenti della fascia oraria che va dalle 20 alle 24. Sono per lo più studenti che frequentano istituti serali, o lavoratori che sono impegnati in quei settori che richiedono il doppio turno;
proteste giungono anche da altre parti, soprattutto dal comasco, dove i 15 mila pendolari che ogni giorno fanno spola tra il capoluogo lariano e la metropoli devono pagare il supplemento su intercity. Infatti la scelta è tra un intercity, che impiega poco più di 30 minuti a percorrere i 45 chilometri che separano Como da Milano, oppure treni locali, con tempo di percorrenza attorno all'ora e 20 minuti -:
se i Ministri, essendo a conoscenza della situazione, non ritengano opportuno adoperarsi affinchè Trenitalia si impegni a rivedere sia gli orari che la composizione dei convogli al fine di limitare i disagi dei propri clienti, che quotidianamente percorrono una delle tratte più trafficate e redditizie della Lombardia.
(4-02084)

COTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 16 giugno 2008 la linea S6 Milano-Novara è stata prolungata fino alla stazione di Rogoredo e questo ha evidenziato ancora una volta lo stato di degrado in cui versa il sistema di trasporto ferroviario a servizio dei pendolari. Numerose sono le segnalazioni e le sollecitazioni che vengono evidenziate da mesi da pendolari per i frequenti disservizi: ritardi, soppressioni, composizione ridotta dei treni rispetto allo standard previsto dal Contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenitalia (7 a doppio piano o 8 a piano ribassato), carrozze chiuse, sporche e fatiscenti;
con il prolungamento della linea a Rogoredo i pendolari si sono trovati in una situazione simile a Dicembre 2004, quando entrò in funzione il Passante: Trenitalia e Regione Lombardia si impegnarono a garantire un servizio estremamente impegnativo in totale assenza di mezzi (treni e personale). La soluzione adottata fu semplice: ridurre il numero di carrozze di ogni singolo treno per avere più treni a disposizione. Fu il caos. Ci vollero tre mesi perché la situazione si assestasse senza mai tornare minimamente accettabile;
ripetendo gli interventi del passato dall'inizio dell'estate appena trascorsa Trenitalia ha unilateralmente tagliato la composizione dei treni della linea S6 per i medesimi motivi;
a titolo di esempio, il treno 10657, da sempre composto da 7 carrozze a doppio piano (ne servirebbero 8, essendo il treno con maggiore affluenza di pendolari), viaggia abitualmente con una composizione di 6 carrozze, e talvolta è addirittura ridotta a 5. Il risultato è che il 15 ottobre scorso una signora è stata colta da malore mentre viaggiava stipata con altre centinaia di pendolari sull'ultima carrozza del treno 10657;
durante questi anni, i pendolari hanno sopportato disservizi di ogni genere (riscaldamento guasto, condizionamento inesistente, la pulizia dopo anni di proclami è rimasta ai livelli di indecenza che sono sotto gli occhi di tutti, la sicurezza è da tempo immemore una non-priorità di Trenitalia, informazione carente e pressapochista) e beffe (aumento dei biglietti senza miglioramento del servizio, abolizione del bonus mensile) ma ora che l'afflusso di viaggiatori è tornato ai livelli

consueti non è più immaginabile viaggiare con treni in queste condizioni, a composizione ridotta soprattutto quando la composizione minima è stata concordata in un contratto di servizio;
all'inizio del 2007 a seguito di un esposto del Comitato dei pendolari, l'Azienda Sanitaria Locale di Novara si pronunciò circa le condizioni di pulizia dei nostri treni. Dopo una serie di ispezioni vennero rilevate «carenti condizioni di pulizia», «servizi igienici in carenti condizioni di manutenzione», «degrado igienico», «odori molesti» il tutto dovuto a «scarsa attenzione nella pulizia delle carrozze, che vengono utilizzate diverse volte nella tratta, senza probabilmente sottoporle ad adeguati interventi di pulizia: lo testimoniano le carenti condizioni di pulizia rilevate già nelle ore del mattino». Trenitalia non ha fatto nulla, neanche dopo l'intervento dell'ASL;
il 10 gennaio 2009, si è svolto un incontro presso la sede della Provincia di Novara, ove erano presenti sia le istituzioni sia i comitati dei pendolari e sia Trenitalia con il dirigente regionale Claudio Teti;
nell'occasione sono stati portati all'attenzione dell'Azienda tutti i problemi che quotidianamente vivono i pendolari sulla tratta Novara-Milano, situazioni verificate dalle stesse Istituzioni locali, nel corso di viaggi sui treni della tratta;
nell'occasione il rappresentante di Trenitalia ha evitato di proporre soluzioni, anzi oltre a silenzi prolungati, al limite della reticenza ha solo presentato una serie di problematiche burocratiche, per la cui soluzione basterebbe solo un minimo impegno, unito alla volontà di cambiamento di prassi aziendale -:
se i ministri, essendo a conoscenza della situazione, non ritengano opportuno adoperarsi affinchè Trenitalia si impegni a svolgere in modo soddisfacente la propria missione industriale cioè trasportare in condizioni dignitose, di sicurezza e puntualmente i pendolari, cioè i propri clienti, che quotidianamente percorrono la tratta Milano-Novara e se non ritenga altresì opportuno segnalare formalmente a Trenitalia l'inadeguatezza dei dirigenti citati a fronte di un problema così delicato, proprio allo scopo che l'azienda possa correttamente rispondere alle esigenze dei suoi clienti.
(4-02088)

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2009

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in riferimento a quanto successo a Bologna sabato 3 gennaio 2009 il sottoscritto interpellante ha presentato l'interpellanza urgente n. 2-00260, firmata da numerosissimi colleghi, e che è stata svolta il 15 gennaio;
al termine della risposta del Governo, l'interpellante si è dichiarato «parzialmente soddisfatto», giacché pur condividendo l'impostazione complessiva della risposta governativa, l'interpellante stesso rilevava che alcuni elementi, dallo stesso esplicitati, mancassero nella risposta. L'interpellante chiedeva pertanto un supplemento di indagine e una verifica ulteriore presso la questura di Bologna in merito a detti elementi;
le perplessità dell'interpellante appaiono ora trovare un riscontro giacché in data 19 gennaio 2009 la procura di Bologna ha aperto una nuova inchiesta sulla preghiera islamica in piazza Maggiore, ipotizzando la violazione dell'obbligo di dare preavviso alla questura in caso di manifestazioni da tenersi in luogo pubblico;
su tale elemento, appunto, l'interpellante aveva ritenuto elusiva la risposta del Governo, anche perché - riguardo alla asserita «spontaneità» della manifestazione, sorgono interrogativi inquietanti in

rapporto alla contemporanea manifestazione davanti al duomo di Milano -:
se il Governo possa confermare l'omissione del preavviso alla questura, e inoltre - alla luce della nuova situazione interna ed internazionale - di quali elementi informativi disponga circa queste manifestazioni che l'interpellante ritiene pericolose per l'ordine pubblico.
(2-00280)«Garagnani».

Interrogazioni a risposta orale:

CIOCCHETTI e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stato arrestato, nella contrada di Mole Bisleti (comune di Alatri), Antonio Ruzza di 45 anni, un siciliano affiliato al clan Madonia e domiciliato a Patrica (Frosinone);
il blitz, avvenuto nell'ambito dell'operazione denominata «Atlantide-Mercurio», condotta dal comando provinciale e dai Ros di Caltanissetta, ha portato all'emissione di 24 ordini di custodia cautelare;
gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza mediante violenza e minaccia;
l'indagato Antonio Ruzza è stato arrestato ad Alatri, dove viveva e svolgeva alcuni lavori saltuari, evidentemente aveva trovato il modo per vivere in Ciociaria senza destare sospetti -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per incrementare le misure di prevenzione e contrasto alla criminalità nella provincia di Frosinone che, è stata teatro negli ultimi mesi di affari illegali e estorsioni gestite da clan mafiosi, recando un grave pericolo e pregiudizio alla popolazione e alle istituzioni locali.
(3-00326)

NIRENSTEIN, CALDERISI, DELLA VEDOVA, PIANETTA, BERNINI BOVICELLI e BOCCHINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza in risposta alla rottura unilaterale della tregua da parte di Hamas, si sono andati moltiplicando in Italia episodi di natura antisemita di intimidazione e violenza, nonché atti vandalici, a danno delle organizzazioni di amicizia italo-israeliana, degli organi di informazione, dei rappresentanti delle comunità ebraiche e di luoghi di culto ebraici;
in particolare:
20 gennaio, Firenze: sono state imbrattate delle mura in cui una stella di Davide era equiparata a una svastica;
17 gennaio, Firenze: un ordigno esplosivo artigianale è depositato nei pressi della sinagoga di Firenze;
17 gennaio, Torino: alcuni individui incappucciati imbrattano nella notte l'entrata della casa della madre del vice presidente dell'Associazione Italia Israele di Torino, Emanuel Segre Amar, con la scritta: «sionista assassino», e lasciano circa trenta volantini intimidatori («sionisti non siete intoccabili»), con minacce alla sua incolumità personale;
13 gennaio, Pisa: ignoti imbrattano la facciata principale della sinagoga di Pisa, lanciando uova piene di vernice rossa;
13 gennaio, Roma: un volantino con insulti antisemiti ed esplicite minacce ai giornalisti è consegnato alle redazioni dell'agenzia di stampa Ansa e di altri organi di informazione. Il volantino, sul quale campeggia la foto di Adolf Hitler, riporta un testo farneticante che rivolge insulti razzisti e minacce anche contro alcuni ministri e rappresentanti della comunità ebraica;
12 gennaio, Roma: sono rinvenute scritte antisemite nei pressi di via Gaeta;

12 gennaio, Torino: una ricercatrice della Fondazione Camis de Fonseca (presso cui si svolgono gli eventi dell'Associazione di Amicizia Italia-Israele), mentre sta uscendo dalla sede è bersagliata da uova piene di vernice rossa, al volto e al corpo;
12 gennaio, Milano: si verificano incidenti tra manifestanti e polizia nel corso di una manifestazione pro-Palestina organizzata di fronte al Teatro Strehler, dove era in corso un evento dal titolo «Il diritto di Israele a esistere e difendersi», promosso dalla Comunità ebraica di Milano;
10 gennaio, Torino: tutta la facciata dello stabile che ospita la Fondazione Camis de Fonseca è riempita di vernice rossa lanciata con le uova, che colpiscono e imbrattano anche i carabinieri posti a difesa dinanzi all'edificio; manifestanti bruciano una bandiera israeliana;
10 gennaio, Roma: scritte antisemite e inneggianti a Hamas sono rinvenute in via Catania e corso Trieste, al monumento dei partigiani di Centocelle e sulle saracinesche di alcuni esercizi commerciali in piazza Bologna. Sono presi di mira anche il sindaco Alemanno e il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, con striscioni a ponte Lanciani;
9 gennaio, Mestre: almeno cinque incappucciati compiono un blitz contro la sede della compagnia marittima israeliana «Zim Line». I cinque rompono la telecamera interna, rovesciano armadi e scaffali e imbrattano i muri di vernice rossa con le scritte «Israele boia» e «Palestina libera»;
8 gennaio, Roma: il sindacato autonomo del commercio Flaica-Uniti-Cub invita a boicottare i negozi degli ebrei;
5 gennaio, Roma: una svastica viene disegnata sul portone di ingresso della casa del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici;
3 gennaio, Torino: la sede della Fondazione Camis de Fonseca è imbrattata con vernice rossa;
3 gennaio, Milano: bandiere israeliane sono bruciate durante una manifestazione pro-Palestina;
nelle ultime settimane vi è stato inoltre un enorme incremento di messaggi violenti ed offensivi alla mail del sito «Informazione Corretta», con volgari insulti antisemiti («finirete tutti nei forni») -:
se sia noto a quali esiti abbiano condotto le indagini sino ad oggi effettuate sui casi esposti in premessa;
quanti altri episodi della stessa natura - e di quale gravità - siano stati denunciati alle forze dell'ordine dall'inizio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza;
se il Governo ritenga che si tratti di episodi sporadici o se invece siano da ricondurre a un più diffuso sentimento nell'opinione pubblica italiana;
quali iniziative il Governo abbia assunto e intenda ulteriormente assumere per contrastare e reprimere i ricorrenti episodi di propaganda e violenza antisemita, nonché per garantire la sicurezza a quanti, per queste ragioni, sono stati -, o rischiano di divenire - bersaglio di intimidazioni, minacce e aggressioni.
(3-00328)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIOLI, GHIZZONI, SANTAGATA e LEVI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 18 luglio del 2007 è stato sottoscritto il patto per la sicurezza tra Stato e comuni di Modena e Sassuolo. Frutto di precedenti sperimentazioni positive, realizzate nel territorio e nella città di Modena già dalla seconda metà degli anni '90, il patto assumeva obiettivi ambiziosi di sicurezza e prevedeva l'attivazione di strumenti innovativi di analisi, programmazione, intervento e rendicontazione. L'articolo 7 del patto per Modena sicura recita testualmente: «per la realizzazione degli

interventi sopradescritti, il Ministero dell'interno prevede l'assegnazione di 25 unità (10 agenti della Polizia di Stato, 10 Carabinieri, 5 Finanzieri)»;
le aspettative suscitate sono state grandi perché, ancora una volta, Modena diventava terreno di sperimentazione avanzata su un fronte cruciale quale quello di sicurezza. Inoltre lo Stato si impegnava a rafforzare gli organici delle forze dell'ordine, fermi ai livelli degli anni '80, con l'assegnazione di ulteriori 25 agenti. Un passo avanti importante, con un impegno preciso scritto nero su bianco;
il coinvolgimento di tutte le forze di Polizia da un lato, degli attori sociali e del volontariato rappresenta certamente la via maestra per una strategia integrata della sicurezza. Un territorio caratterizzato da una ricchezza diffusa è infatti un terreno fertile per la penetrazione della criminalità organizzata e per l'insorgere di quella diffusa, egualmente insidiose per la vita serena e pacifica di cittadini e imprese. Soprattutto per le persone socialmente o economicamente più fragile (donne, anziani, bambini, eccetera), maggiormente esposte e più vulnerabili;
per questa ragione Modena merita una risposta di sicurezza matura, seria e responsabile. Che valorizzi i suoi tratti distintivi di coesione sociale, senso civico e legalità; che promuova la partecipazione di tutti gli attori, istituzionali e sociali; che non si limiti a perseguire il crimine, ma lo prevenga attraverso politiche attive di tutela della popolazione, di controllo del territorio, di qualificazione e riappropriazione di tutti gli spazi pubblici, di educazione e promozione della legalità;
a tutt'oggi il Governo non ha rispettato gli impegni sottoscritti nonostante le sollecitazioni delle istituzioni locali, delle organizzazioni sindacali di categoria, di comitati di cittadini, delle gran parte delle forze politiche locali -:
se, pertanto, il Governo intenda rispettare gli impegni assunti verso tutti i cittadini di questa provincia e di questa città e provvedere sollecitamente all'invio delle 25 unità (10 agenti della Polizia di Stato, 5 Finanzieri, 10 Carabinieri).
(4-02068)

FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 18 gennaio 2009 si sono svolte nel quartiere Piani di Bolzano due manifestazioni politiche regolarmente autorizzate: la prima, promossa dalla Lega Nord, di protesta per la ventilata costruzione di un centro di preghiera islamico nella zona; la seconda, organizzata dagli «ecosociali» del centro sociale autogestito «Bruno» di Trento, per contestare la manifestazione leghista;
il Questore di Bolzano ha permesso che le due manifestazioni si svolgessero ad una distanza minima di cinquanta metri, ben inferiore a quella giudicata di sicurezza per prevenire lo scoppio di incidenti e disordini;
i manifestanti partecipanti ai due raduni si sono conseguentemente trovati immediatamente in contatto visivo e fisico, ai lati opposti della medesima strada;
erano presenti alla manifestazione leghista anche europarlamentari e membri dei due rami del Parlamento nazionale;
durante il corso della protesta leghista la prossimità della contromanifestazione no-global ha determinato forti elementi di tensione, dai quali sarebbero potute scaturire gravi conseguenze sul piano dell'ordine pubblico e della sicurezza dei partecipanti -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione alle circostanze generalizzate nella premessa ed in particolare se reputi congrue le scelte adottate dal Questore di Bolzano in rapporto all'obiettivo istituzionale di assicurare, al contempo, la libertà di manifestare liberamente ed il mantenimento dell'ordine pubblico e di adeguate condizioni di sicurezza.
(4-02079)

TESTO AGGIORNATO AL 26 FEBBRAIO 2009

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOLLI, GHIZZONI, ROSSA, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE PASQUALE, DE TORRE, GINEFRA, LEVI, MAZZARELLA, NICOLAIS, PES, PICIERNO, ANTONINO RUSSO, SIRAGUSA, BRAGA e BRATTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nello «Schema di regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e per ulteriori modalità applicative dell'articolo 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169» di prossima emanazione è fatto riferimento all'articolo 304 del Testo Unico per stabilire che l'educazione fisica non concorre alla media complessiva dei voti nel primo e nel secondo ciclo e non concorre alla determinazione del credito scolastico nel triennio della scuola secondaria di secondo grado;
la ratio della norma contenuta nell'articolo 304 del Testo Unico in materia di istruzione di cui al decreto legislativo 16 aprile 1944, n. 297, che recepisce una norma emanata nel 1945 con Decreto Legge Luogotenenziale n. 816, in un contesto legislativo molto lontano dall'attuale, discende dal fatto che all'epoca era possibile, per gravi e provati motivi di salute o per «gravi menomazioni e difetti fisici congeniti o acquisiti di immediata evidenza», ottenere l'esonero totale dalla frequenza delle lezioni di educazione fisica e conseguentemente non essere valutati in tale disciplina, i cui contenuti peraltro erano all'epoca assai distanti da quelli odierni e si limitavano ad esercitazioni meramente pratiche;
il Ministero dell'Istruzione con la circolare 17 luglio 1987, n. 216, prot. n. 1771/A ha stabilito l'obbligatorietà della frequenza alle lezioni di educazione fisica anche in caso di esonero dato il contenuto dei nuovi programmi che da allora «comprendono attività di organizzazione e di regolamentazione eseguibili da tutti, nonché contenuti teorici e culturali quali le informazioni fondamentali sulla tutela della salute e sulle prevenzioni degli infortuni» e «sottolineano l'opportunità che di esso usufruiscano anche gli alunni portatori di handicap psico-fisici e che l'insegnamento sia calibrato ed individualizzato secondo le possibilità ed i bisogni degli alunni»;
il Ministero dell'Istruzione nella risposta a quesiti del 25 novembre 1998 prot. 285/A1 ha precisato in modo perentorio che il voto di educazione fisica deve essere preso in considerazione per la determinazione della media al fine dell'attribuzione dei credito scolastico;
dal 1987 ad oggi il voto di educazione fisica è stato sempre attribuito anche in caso di esonero;
dal 1998 ad oggi il voto di educazione fisica è stato sempre preso in considerazione per la determinazione della media al fine dell'attribuzione del credito scolastico;
gli studenti che adesso frequentano il quarto e quinto anno di corso delle scuole secondarie hanno già avuto assegnata una parte del credito scolastico calcolato con l'inclusione del voto di educazione fisica;
in tutte le norme che regolano attualmente gli esami di Stato del II ciclo, compresa la legge n. 1 del 2007, non si rintraccia alcun richiamo all'articolo 304 del Testo Unico e nessun provvedimento legislativo è intervenuto dal 1998 ad oggi per modificare le modalità di attribuzione del credito scolastico;
il CNPI, nel parere reso sullo Schema di Regolamento, ha posto un rilievo riguardo «la necessità di garantire la pari dignità di tutti gli insegnanti, concorrendo ciascuno alla crescita dello studente nel rispetto delle sue vocazioni ed attitudini, in modo da evitare inaccettabili differenziazioni tra gli insegnanti di educazione fisica e gli altri insegnanti.»;

la reintroduzione di una tale norma anacronistica e ormai del tutto disapplicata relegherebbe di fatto l'attività motoria ad un ruolo marginale nella formazione degli studenti, al punto di non avere peso nella valutazione, in aperto contrasto con l'importanza di sensibilizzare i giovani ad assumere corretti stili di vita sia per combattere forme di disagio che per la prevenzione di comportamenti a rischio, attraverso l'acquisizione dei valori positivi e socializzanti che caratterizzano l'educazione motoria, fisica e sportiva -:
se il Ministro non ritenga opportuno, anche al fine di evitare il contenzioso che sarebbe generato da una modifica delle procedure sinora adottate, di stralciare dallo «Schema di Regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni» le parti che comportano l'esclusione dell'educazione fisica dalla media complessiva dei voti e dalla determinazione del credito scolastico e se intenda assumere le opportune iniziative normative per procedere all'abrogazione dell'articolo 304 del Testo Unico.
(5-00871)

CENTEMERO e RIVOLTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è allo studio del Ministero lo schema di regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni (e per ulteriori modalità applicative dell'articolo 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169), reso pubblico il 23 dicembre 2008. Nel decreto del Presidente della Repubblica 323 del 23 luglio 1998 la disciplina di educazione fisica è indicata nelle materia da valutare e inserita fra le materia possibili all'esame di Stato -:
quali discipline il Ministro intenda inserire nel regolamento in esame al fine di evitare la situazione in cui una disciplina, che potrebbe essere oggetto di esame, non concorra all'attribuzione del credito scolastico annuale dell'allievo.
(5-00872)

Interrogazione a risposta scritta:

BERRETTA, BURTONE e SAMPERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
anche a seguito della riduzione delle risorse a loro disposizione le amministrazioni scolastiche hanno ridotto la quantità di ore di insegnamento ed il numero degli insegnanti di sostegno all'handicap, pur in presenza di un numero invariato di alunni iscritti portatori di handicap nelle singole istituzioni scolastiche;
tale riduzione ha assunto aspetti particolarmente rilevanti nella provincia di Catania;
considerata la fondamentale importanza che gli insegnanti di sostegno all'handicap svolgono non solo nel campo didattico, ma anche sotto il profilo psico-fisico e, non ultimo, sul piano dell'integrazione sociale;
la riduzione degli insegnanti di sostegno all'handicap ha comportato la mancata realizzazione di un completo intervento didattico di sostegno a favore degli alunni handicappati, tale situazione oltre che essere riprovevole sul piano morale e dei principi di solidarietà umana, è, senz'altro, rilevante sotto il profilo strettamente giuridico;
anche per questi motivi le famiglie dolorosamente colpite da questi provvedimenti delle autorità scolastiche si sono viste costrette a presentare ricorso al competente Tribunale amministrativo regionale, al fine di vedere riconosciuto il diritto all'istruzione per i propri figli, chiedendo la sospensione cautelare degli atti impugnati;
in numerosi di questi procedimenti il Tar Sicilia - sez. distaccata di Catania, in accoglimento della domanda cautelare proposta, ha ordinato all'amministrazione resistente di assicurare agli alunni interessati

un numero di ore di insegnamento di sostegno coerente con le condizioni di salute del singolo alunno -:
considerati i danni gravi e irreparabili subiti dagli alunni portatori di handicap a seguito della riduzione del numero degli insegnanti di sostegno all'handicap, quali misure intenda assumere per rendere pienamente attuati i principi costituzionali e delle convenzioni internazionali che riconoscono il diritto all'istruzione delle persone con disabilità;
considerata l'importanza per gli alunni portatori di handicap di un'adeguata assistenza didattica e il carattere non risarcibile del pregiudizio che gli stessi stanno già subendo, a seguito della riduzione del numero degli insegnanti di sostegno all'handicap, quali iniziative intenda promuovere affinché venga reintegrato il numero degli insegnanti di sostegno da quelle amministrazioni scolastiche che illegittimamente lo hanno ridotto;
se al fine di circoscrivere, nella minor misura possibile, gli effetti lesivi dell'illegittima e grave condotta delle amministrazioni scolastiche, che comporterebbe ulteriori oneri per il pagamento delle spese processuali e dei gravi danni provocati, quali provvedimenti intenda assumere nei confronti delle amministrazioni scolastiche chiamate in giudizio dai familiari di portatori di handicap.
(4-02070)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

MANCUSO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, MANNUCCI, SARUBBI, POLIDORI, CECCACCI RUBINO, MUSSOLINI e VIOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ha suscitato grande turbamento nell'opinione pubblica ed una mobilitazione anche a livello nazionale, la vicenda dei 250 pointer detenuti presso l'allevamento di Osteria (Ravenna) da Giorgio Guberti, costretti a vivere secondo metodi che contemplavano la sottoalimentazione, con il ricorso a corpi di animali selvatici morti, insufficienza di ricoveri dalle intemperie, mancanza di ogni cura in caso di malattia. Questo al fine di perseguire una selezione «naturale» funzionale all'esercizio dell'attività venatoria;
il 5 gennaio scorso gli animali sono stati posti sottosequestro dal NIRDA (Nucleo investigativo sui reati a danno degli animali) per maltrattamenti e trasferiti presso altri centri per rendere più agevole l'assistenza veterinaria e l'alimentazione, dato l'isolamento del luogo dove si trovavano; attualmente le loro condizioni sono molto migliorate;
durante le operazioni condotte dal NIRDA sono stati rinvenuti corpi di cani e di animali selvatici e 10 gatti selvatici vivi, in violazione della legge 150/92 sulla convenzione di Washington;
alcuni animali affamati si nutrivano dei corpi dei loro compagni morti; da anni l'«allevamento» di Giorgio Guberti è al centro di contestazioni e denunce;
il 9 gennaio scorso, l'ENCI (Ente nazionale della cinofilia italiana) ha sospeso il Guberti e lo ha deferito alla commissione disciplinare, manifestando la volontà di costituirsi parte civile nei suoi confronti in un procedimento giudiziario. Ha inoltre avviato una procedura nei riguardi del «pointer club», che si è schierato a favore del Guberti e delle sue crudeli metodologie -:
quali provvedimenti intendano adottare i ministri interrogati per evitare il ripetersi di analoghi episodi;
in particolare, se intendano procedere a controlli capillari sugli allevamenti di cani e sullo stato degli animali, sia per quanto riguarda le loro condizioni fisiche che le loro esigenze etologiche;
se sia noto quale sia stata ad oggi l'azione della AUSL competente sul territorio

dell'allevamento di Osteria di Ravenna e se siano stati adottati provvedimenti da parte delle amministrazioni e delle autorità locali;
se non si ritenga opportuno far avviare controlli da parte della guardia di finanza, sull'attività commerciale esercitata nella struttura in questione.
(3-00329)

Interrogazioni a risposta scritta:

ARGENTIN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 185 del 2008 «recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale», all'articolo 1 prevede per il 2009 un bonus straordinario per famiglie, lavoratori, pensionati e non autosufficienza attraverso l'attribuzione di una somma determinata in base al numero dei componenti della famiglia e all'ammontare del reddito complessivo;
tale somma va da un minimo di 200 euro ad un massimo di 1.000 euro per il nucleo familiare di oltre cinque componenti, qualora il reddito complessivo familiare non sia superiore ad euro ventiduemila o per quel nucleo familiare con componenti portatori di handicap per i quali ricorrano le condizioni previste dall'articolo 12, comma 1, del testo unico sulle imposte sui redditi (TUIR), qualora il reddito complessivo familiare non sia superiore ad euro trentacinquemila;
il modulo per la richiesta del beneficio, stampato dall'Agenzia per le entrate, contiene una (restrizione rispetto al decreto-legge, in quanto, in base ad esso, l'importo di mille euro è abbinato al reddito di 35 mila euro solo se nel nucleo familiare ci sono figli a carico portatori di handicap e non genericamente, se ci sono componenti portatori di handicap» per i quali ricorrono le condizioni di cui all'articolo 12 del TUIR -:
quale sia l'effettiva portata della norma prevista all'articolo 1 relativa ai nuclei familiari con componenti portatori di handicap e, qualora essa sia effettivamente limitata ai soli nuclei familiari dove sia presente un figlio a carico disabile, non ritenga opportuno estenderla, invece, a tutti i nuclei familiari sotto i 35.000 euro che abbiano al loro interno un familiare disabile viste comunque le difficoltà quotidiane che tutte le famiglie che hanno al loro interno una persona disabile sia essa un figlio o un altro familiare, devono affrontare.
(4-02080)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno del 13 gennaio 2008 (Ambulanze senza benzina) afferma che «la Croce Rossa da Bari è praticamente sparita» e che a causa di difficoltà di bilancio, dopo aver perso la gestione di tre punti cittadini del 188, essa avrebbe difficoltà a garantire gli stipendi ai suoi dipendenti;
inoltre la Croce Rossa di Bari sarebbe in grave ritardo nei pagamenti dovuti ai suoi fornitori e, aggiunge l'articolo richiamato, vedrebbe molte sue ambulanze restare ferme per mancanza di manutenzione e di carburante -:
se le notizie di stampa richiamate in premessa rispondano al vero e, in caso affermativo, quali urgenti iniziative, per quanto di sua competenza, intenda assumere per garantire a tutti i cittadini baresi un servizio medico pienamente funzionante.
(4-02083)

CARELLA, REALACCI e MORASSUT. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'area industriale della ex B.P.D. di Colleferro, nel corso degli anni, ingenti quantità di rifiuti industriali, anziché essere regolarmente smaltite, sono state interrate in appositi discariche create all'interno dell'area industriale;

tali rifiuti, particolarmente tossici, contenuti in fusti, con il passare del tempo si sono riversati nel suolo e, attraverso il dilavamento meteorico, sono stati trascinati verso il letto del fiume Sacco;
di tale vicenda, nel corso degli anni '80 e '90 si sono occupate la magistratura e le istituzioni, senza però aggiungere ad una bonifica dei siti, misura questa che solo avrebbe potuto mettere a riparo le popolazioni da ulteriori rischi di contaminazione;
solo in questi giorni inizierà la bonifica, dopo oltre 20 anni dalle prime denuncie di esistenza di questi rifiuti tossici. Ci si augura che prima o poi siano finalmente individuate le responsabilità fin qui accumulate;
nel marzo del 2005, a seguito dei risultati analitici dei campioni di latte crudo che evidenziavano presenza di Beta-esaclorocicloesano, un composto organico presente con percentuali molte volte superiori ai limiti di legge, è stato riconosciuto lo stato di emergenza della Valle del fiume Sacco che comprende parti del territorio delle province di Roma e Frosinone;
sulla base dei monitoraggi eseguiti si è evidenziata la presenza di tale composto negli animali degli allevamenti della zona, soprattutto ovini, equini e caprini, tant'è che si è proceduto all'abbattimento di circa cinquemila capi di bestiame;
successivamente a questi episodi, un campione della popolazione che vive nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano, Sgurgola e Morolo è stato sottoposto ad accertamenti diagnostici nell'ambito del progetto «Salute della popolazione nell'area della Valle del Sacco», i cui risultati sono stati resi pubblici in questi giorni;
purtroppo, su 275 persone esaminate ben il 52 per cento risulta contaminato dal Beta-esaclorocicloesano -:
quali iniziative si intendano mettere in campo e quali strutture scientifiche, mobilitare, affinché l'indagine epidemiologica sia estesa a tutta la popolazione, circa 60.000 abitanti, che può essere stata interessata da questo tipo di inquinamento;
se non si ritenga necessario mettere al lavoro un'equipe di medici italiani e non, con competenze specifiche e che abbiano già svolto ricerche analoghe, per valutare i rischi e gli eventuali interventi di profilassi che si riterrà di dover mettere immediatamente in opera;
se non si intenda procedere ad un ulteriore esame del territorio industriale della ex BPD, al fine di accertare se ci siano altre aree inquinate - oltre a quelle di ARPA 1 e ARPA 2, già studiate e oggetto di prossima bonifica - e quali misure ulteriori si intendano adottare per avviare un monitoraggio più specifico e selettivo di tutte le fonti di inquinamento che le aree industriali di Colleferro e Anagni possano produrre;
quale progetto generale di risanamento ambientale si intenda porre in essere, sostenendo, anche finanziariamente, le iniziative che il Governo deve assicurare nell'area che, sin dal 2005, è stata indicata dalla Protezione Civile quale sito nazionale, a seguito dell'inquinamento del fiume Sacco.
(4-02087)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CICCIOLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del Regolamento CEE 686/97, che ha sostituito l'articolo 3 del Regolamento CEE 2847/93, afferma che, nell'ambito del regime di controllo della pesca comunitaria, ciascuno Stato membro istituisce un sistema di controllo satellitare (le cosiddette blue-box) dei pescherecci

superiori ai 24 metri di lunghezza fuori tutto, in seguito (Regolamento CEE 2371/02) tale disposizione è stata estesa ai motopescherecci di lunghezza superiore ai 18 metri fuori tutto a decorrere dal 1o gennaio 2004 e a quelli di lunghezza superiore a 15 metri fuori tutto a decorrere dal 1o gennaio 2005;
il Regolamento CEE 2244/03 pone un inderogabile divieto alle navi comunitarie, soggette all'obbligo di controllo satellitare, di effettuare battute di pesca se sprovviste di apparati o con apparati guasti o mal funzionanti;
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con decreto ministeriale del 1o luglio 2006 faceva obbligo ai motopescherecci dotati di apparato di controllo satellitare di provvedere a proprie spese all'intestazione a proprio nome delle utenze relative al traffico satellitare e dei contratti di manutenzione ordinaria e straordinaria degli apparati blue-box e dei relativi costi;
gli apparati blue-box installati a bordo delle imbarcazioni hanno creato non pochi problemi di funzionamento e di rilevamento del segnale GPS, tanto da creare problemi ai pescherecci i quali, per cause a loro non imputabili, sono stati multati o hanno subito il blocco dell'imbarcazione, con conseguenti danni economici;
inoltre le procedure per le riparazioni e i tempi di intervento delle poche ditte autorizzate hanno creato grossi disagi agli armatori, con perdita di ore di lavoro e conseguenti ritardi;
unico gestore di fatto del servizio di traffico per il controllo satellitare è la Telecom che, detenendo una sorta di monopolio sul settore, propone contratti estremamente onerosi per l'utente, così come si sono rivelati onerosi gli interventi di manutenzione;
la recente normativa comunitaria ha deliberato l'installazione sulle imbarcazioni un nuovo apparecchio denominato ricevitore AIS (Automatic Identification System) il quale risulta superiore al blue-box in termini di efficienza e di costi;
l'AIS, oltre all'iniziale costo di installazione a bordo a carico dell'armatore, non ha costi aggiuntivi in quanto è esente da costi di trasmissione e risulta essere tecnologicamente più avanzato e sicuro dell'ormai obsoleto e mal funzionante blue-box. Il sistema AIS trasmette segnali ogni due secondi, contro le due ore di quello trasmesso dal blue-box; l'AIS indica rotta direzione, velocità e nome di tutte le navi che si incontrano sulla via, riducendo così il pericolo di sinistri navali;
i regolamenti in materia di controllo dispongono l'obbligatorietà di sistemi di localizzazione continua delle navi da pesca ma non impongono l'adozione di uno specifico modello, parlando di sistemi di controllo analoghi o equivalenti al sistema VMS -:
se il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali:
a) non ritenga opportuno, per evitare che i costi di gestione e manutenzione gravino oltremodo sull'armatore compromettendo il proficuo svolgimento delle attività produttive, permettere una sorta di liberalizzazione delle apparecchiature di controllo, che siano analoghe ed equivalenti al sistema VMS, ma che comportino meno oneri e, al tempo stesso, siano più efficienti;
b) non ritenga opportuno eliminare il regime di monopolio instaurato dal gestore Telecom, unico fornitore del servizio, dando la possibilità ad altre ditte di poter offrire il servizio di gestione e manutenzione delle apparecchiature blue-box, con conseguenti abbassamenti dei costi e oneri da parte degli utenti.
(4-02093)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel territorio nord e nord-ovest della provincia di Mantova si sviluppa il «distretto della calza»;
tale realtà industriale conta un numero molto elevato di aziende e migliaia di addetti;
le produzioni rappresentano uno dei punti di eccellenza del Made in Italy;
da tempo, questo comparto sta vivendo una situazione difficile che si è particolarmente acuita in queste ultime settimane;
conseguentemente a questa drammatica situazione, alcune aziende sono a rischio di chiusura ed altre hanno già programmato la chiusura di reparti con pesantissime ripercussioni sul mantenimento dei livelli occupazionali -:
se intenda convocare un tavolo nazionale di concertazione tra le istituzioni locali e le rappresentanze del mondo dell'impresa e del lavoro al fine di individuare, collegialmente, le iniziative necessarie per salvaguardare e rilanciare un comparto strategico per la provincia di Mantova e, più in generale, per il Paese.
(5-00868)

BENAMATI, QUARTIANI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Finanziaria, per il 2006 (Legge 266 del 2005), aveva previsto, al comma 485, una proroga di dieci anni delle grandi concessioni di derivazione idroelettrica ed, al comma successivo, il versamento a carico del titolare della concessione di un canone aggiuntivo, per 4 anni (2006-2009), di 3.600 euro per ogni MW di potenza nominale installata, per un ammontare annuo di 60 milioni di euro, di cui 50 spettanti allo Stato e 10 ai Comuni interessati regolarmente trasmessi a quest'ultimi per gli anni 2006 e 2007;
la Corte Costituzionale, con sentenza n. 1 del 2008, ha annullato le suddette disposizioni dichiarando illegittima l'introduzione di tale canone. Per ciascuno degli anni 2008 e 2009, i Comuni avranno quindi minori introiti per complessivi 10 milioni;
gli effetti di questa sentenza, se non verranno prontamente corretti con un adeguato provvedimento, rischiano di aggravare ancora di più la già difficile situazione di bilancio dei Comuni Montani;
considerata la rilevanza della questione è stata presentata, nel settembre scorso, un'interrogazione parlamentare da parte dell'On. Caparini (atto camera 5-00340) in cui si chiedeva al Ministro quali iniziative intendesse assumere al riguardo;
nel fornire risposta all'interrogazione su citata, il Ministero ha reso noto in data 11 novembre 2008, che «si sono svolti a livello istituzionale incontri tecnici presso gli Uffici della Segreteria della Conferenza Stato-Regioni e, a seguito della Conferenza unificata del 29 luglio scorso, è stato nominato un apposito gruppo di lavoro tra le Amministrazioni pubbliche statali, regionali e le Associazioni rappresentative dei comuni e degli enti pubblici locali interessati. In tale sede è stata ribadita la volontà dei rappresentanti statali e regionali di trovare una soluzione sia al problema degli enti locali, che dovrebbe essere risolto entro il prossimo mese di dicembre, sia alle criticità relative alla disciplina del mercato elettrico, di essenziale importanza per questo Dicastero. A tal fine, si segnala che il predetto gruppo di lavoro sta ultimando la proposta normativa finalizzata ad affrontare e risolvere organicamente le questioni sopra menzionate» -:
quali siano i risultati del citato gruppo di lavoro e quali azioni il Ministero intenda porre in atto per far fronte alla problematica evidenziata.
(5-00870)

Interrogazioni a risposta scritta:

SERVODIO e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'agricoltura versa in uno stato congiunturale molto grave per effetto, da un lato, dell'aumento vertiginoso e incontrollato di tutti i beni strumentali necessari alle aziende agricole (costi dei prestiti del sistema bancario, aumento vertiginoso dei concimi, antiparassitari, energia eccetera) e, dall'altro, di una riduzione graduale e continua dei prezzi dei prodotti agricoli ormai non in grado di remunerare i costi di produzione;
nella sola provincia di Taranto, i produttori agricoli risultano creditori nei confronti dello Stato di somme superiori ai debiti complessivi, in quanto sono ancora in attesa della liquidazione di provvidenze a valere sulle calamità 2003/2004;
allo stato attuale, non risulta ancora definitiva la questione contributiva pregressa mediante il processo di ristrutturazione della debitoria INPS, determinata a causa dell'elevata misura di contribuzione posta carico delle aziende in aperta ed evidente controtendenza con quella in vigore negli altri Paesi della CEE;
a ciò si aggiunge che, in Puglia, il costo di irrigazione ettaro/coltura a carico degli agricoltori è di euro 485,00 in aperta sperequazione con quello della Basilicata ove il prezzo ettaro/coltura è fissato in euro 185,00;
in tale contesto, nel pieno della stagione della vendemmia 2008, alcuni compratori siciliani e napoletani, dopo aver comprato uva da tavola per un ammontare complessivo di quattordici milioni di euro da produttori agricoli del territorio tarantino e del territorio barese, peraltro a carattere prevalentemente agricolo e dove l'economia è basata esclusivamente sull'agricoltura, sono scomparsi;
a quanto risulta, diversi sono stati i produttori agricoli danneggiati e pagati con assegni bancari privi di copertura, puntualmente protestati, per un ammontare pro-capite che va da un minimo di tre mila euro, fino a 5, 80, 170 mila euro;
per l'effetto, risulterebbe stritolata la vendemmia del 2008 con una perdita di almeno 14 milioni di euro (28 miliardi delle vecchie lire), un'enorme massa monetaria sottratta ai singoli produttori e a una vasta comunità che finirà con l'avere forti ripercussioni sull'avvio della prossima campagna agraria e sull'aspetto occupazionale, che non potrà essere rilanciato per la mancanza di liquidità delle imprese;
tale gravissimo stato potrebbe esplicare ulteriori, penalizzanti effetti ove gli agricoltori avessero mutui da estinguere e/o prestiti da chiedere alle banche per l'avvio della prossima annata agraria;
per impedire - in una fase di recessione dichiarata - un aggravamento occupazionale e produttivo con riflessi che andrebbero oltre il settore agricolo, non si può trascurare un settore primario come quello agricolo che, nel secondo trimestre 2008, ha contribuito col 3,5 per cento al Pil nazionale;
occorre mettere in atto provvedimenti finalizzati a garantire soddisfacenti indici di redditività in un territorio, quello barese e quello tarantino, peraltro, già messo in ginocchio da fenomeni ambientali come quello della diossina;
non va sottaciuto che lo stesso territorio, dove operano gli agricoltori truffati, rappresenta il fiore all'occhiello dell'economia agricola, e non solo agricola, in quanto ad alta produzione intensiva e qualitativa a carattere olivicolo, agrumicolo, orticolo e viticolo -:
se non ritengano di estendere l'applicazione della legge antiracket a carico dei truffatori e trovare applicazione la legge antiusura, considerata la natura dell'evento e di disporre, a favore dei praduttori agricoli truffati, per le agevolazioni previste dalla legge 185 concernente interventi a favore delle aziende agricole danneggiate da calamità.
(4-02077)

DI PIETRO, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI, DI GIUSEPPE, MURA, LEOLUCA ORLANDO, PALAGIANO, PALADINI, PIFFARI, PALOMBA, RAZZI, ROTA, ZAZZERA, PORCINO, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, MESSINA, MONAI, MISITI, CAMBURSANO, BARBATO, CIMADORO, COSTANTINI, GIULIETTI, PISICCHIO e SCILIPOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le concessioni radiotelevisive costano al gruppo Mediaset s.p.a. l'uno per cento del fatturato che ne ottiene. Lo Stato italiano regala alle Reti Televisive Italiane S.p.A., società di proprietà di Mediaset, il novantanove per cento degli introiti che ottiene, dalle citate concessioni. Solo l'uno per cento rimane allo Stato;
le frequenze, su cui Mediaset trasmette, sono dello Stato italiano che le può dare in concessione sostanzialmente a qualunque società ritenga opportuno. La logica vorrebbe che la concessione porti principalmente soldi alle casse dello Stato, non ai privati;
tale privilegio da cui deriva la ricchezza del Gruppo Mediaset è stabilito dall'articolo 27, comma 9, della legge del 23 dicembre 1999 n. 488. Legge mai messa in discussione da nessun Governo successivo al provvedimento predetto;
il Gruppo Mediaset si avvale di una legislazione straordinariamente favorevole. Nel 2007 ha fatturato oltre 4 miliardi di euro, di cui 2.5 miliardi derivanti da pubblicità delle Reti Mediaset. Il gruppo, pertanto, incrementa le sue ricchezze in virtù di una disposizione di legge che gli regala letteralmente le frequenze radiotelevisive, dietro un corrispettivo pari solo all'un per cento dei ricavi;
appare agli interroganti assurdo che un cittadino possa avere in concessione un bene dello Stato pagando solo l'un per cento dei ricavi -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti su esposti e se non ritenga di dover adottare iniziative per modificare la legge che regolamenta le concessioni radiotelevisive che secondo gli interroganti è una legge che toglie agli italiani un reddito enorme di loro competenza, garantendo una rendita «parassitaria» a chi ne beneficia.
(4-02089)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Negro, Rivolta, Laura Molteni, Polledri, Munerato.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-00816 del 5 gennaio 2009.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta immediata in commissione Allasia e altri n. 5-00863 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 117 del 20 gennaio 2009. Alla pagina n. 3820, prima colonna, dalla riga trentaquattresima alla riga trentottesima, deve leggersi: «ALLASIA, REGUZZONI, FAVA, POLLEDRI, BONINO, FEDRIGA, CAPARINI e MUNERATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:» e non «ALLASIA, REGUZZONI, FAVA, POLLEDRI, BONINO, FEDRIGA, CAPARINI e MUNERATO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:» come stampato.