XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 10 MARZO 2009
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
nel marzo 2008, a seguito delle commemorazioni del 49o anniversario dell'insurrezione di Lhasa e dell'inizio dell'esilio del Dalai Lama, vi sono state manifestazioni di massa nella regione autonoma del Tibet e in regioni limitrofe da parte di cittadini di etnia tibetana, che sono state represse dalle autorità cinesi;
secondo i dati forniti dai rappresentanti tibetani in esilio, la repressione delle autorità cinesi avrebbe provocato oltre 200 morti, oltre 1.000 feriti e migliaia di arrestati tuttora detenuti nelle carceri cinesi, mentre secondo le autorità cinesi i morti sarebbero stati solo 20 e provocati dai manifestanti tibetani;
il Dalai Lama ha ribadito in ogni occasione di essere contrario all'indipendenza nazionale e, quindi, alla secessione del Tibet dalla Cina e, invece, di essere a favore di una soluzione politica che garantisca un'autentica autonomia culturale, politica e religiosa ai cittadini tibetani e che ciò debba valere per tutti i cittadini cinesi;
nonostante il credito e l'apertura compiuta dalla comunità internazionale nei confronti della Cina, con l'assegnazione dei giochi olimpici 2008, anche dopo gli impegni assunti dal Governo di Pechino per un maggiore rispetto dei diritti umani, né durante né dopo la fine dei giochi olimpici le autorità di Pechino hanno mostrato maggiore rispetto per i diritti umani fondamentali, come la libertà di manifestazione e di espressione;
dopo la fine dei giochi olimpici di Pechino le autorità cinesi hanno continuato ad attaccare violentemente il Dalai Lama, accusandolo di mentire e di puntare alla secessione del Tibet, nonostante la politica per l'autonomia della regione del Tibet all'interno della Repubblica popolare cinese sia consolidata da ormai oltre 20 anni da parte delle autorità tibetane in esilio;
a seguito di tale atteggiamento da parte delle autorità cinesi è fallita l'ultima sessione dei colloqui con i rappresentanti del Dalai Lama, svoltasi alla fine del mese di ottobre 2008;
i rappresentanti tibetani in esilio hanno reso pubblico nelle scorse settimane il memorandum per l'autonomia del Tibet, quale proposta ufficiale effettuata nei confronti del Governo di Pechino, che è stata formalmente rigettata dal Governo cinese;
a seguito dell'annuncio dell'incontro tra il Presidente di turno dell'Unione europea, Sarkozy, e il Dalai Lama, le autorità cinesi hanno deciso di annullare il vertice Cina-Unione europea previsto per il 1o dicembre 2008 a Lione;
l'Unione europea ha accolto con rammarico tale decisione, pur dichiarandosi intenzionata a proseguire il partenariato strategico con la Cina;
i rappresentanti tibetani in esilio hanno chiesto per la prima volta quest'anno ai tibetani in Cina e in tutto il mondo di non celebrare il Losar, il capodanno tibetano, il 25 febbraio 2009, e di sostituire ai festeggiamenti tradizionali la preghiera e la commemorazione per le vittime dell'ultimo anno;
si auspica che eventuali manifestazioni legate all'imminente ricorrenza del 50o anniversario della rivolta di Lhasa (10 marzo 1959) non sfocino in atti di violenza,
impegna il Governo:
a reiterare al Governo cinese le richieste del Parlamento europeo di aprire in via stabile e permanente il Tibet alla stampa, ai diplomatici in particolare ai rappresentanti dell'Unione europea ed agli stranieri in generale ed a raccomandare alle autorità cinesi di rispondere positivamente alle richieste di visita avanzate dagli organismi Onu di monitoraggio della situazione dei diritti umani, considerando la possibilità di rivolgere loro un invito permanente, standing invitation, in modo da poter contribuire ad accertare quanto avvenuto in quella regione;
a rafforzare la posizione comune in sede europea a favore di un dialogo costante, aperto, veritiero e costruttivo tra le autorità di Pechino ed i rappresentanti del Dalai Lama, essendo questi ultimi interlocutori essenziali, al fine di giungere ad una soluzione mutuamente soddisfacente della questione tibetana, che, nella cornice della Costituzione cinese e nel rispetto dell'integrità territoriale della Cina, assicuri
il massimo grado di tutela e di autonomia per preservare la cultura, le tradizioni e la religione tibetane.
(1-00089) (Nuova formulazione). «Mecacci, Zacchera, Barbieri, Vernetti, Evangelisti, Della Vedova, Migliori, Nirenstein, Colombo, De Biasi, Concia, Corsini, Laratta, Barbi, Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Beltrandi, Calvisi, Sarubbi, Farina Coscioni, Strizzolo, Giachetti, Porta, Motta, Mogherini Rebesani, Delfino, Boniver».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni riunite V e VII,
premesso che:
nel bilancio dello Stato risultano iscritte in conto residui le somme dei contributi erogati ai sensi dell'articolo 1, commi 28 e 29, della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005) per tutelare l'ambiente e i beni culturali e promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio da considerarsi revocate in quanto riferite ad enti beneficiari che non hanno provveduto, entro i previsti termini perentori, agli adempimenti posti a loro carico dai decreti del Ministro dell'economia e delle finanze 18 marzo 2005, 7 marzo 2006, 29 novembre 2007 attuativi delle medesime disposizioni;
gli importi dei contributi revocati ammontano complessivamente a 19.863.000 euro;
le disposizioni sopra richiamate della legge n. 311 del 2004, sono state abrogate dall'articolo 3, comma 24, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008);
successivamente l'articolo 47 del decreto-legge n. 248 del 2007 e il comma 9-quinquies dell'articolo 4 del decreto-legge n. 97 del 2008 hanno prima differito l'abrogazione al 1o agosto del 2008 e quindi consentito la conservazione in bilancio delle relative risorse fino al 30 settembre 2008;
l'articolo 2, comma 1-bis, del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, ha stabilito di destinare tali risorse al finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici ovvero di impianti e strutture sportive dei medesimi;
la medesima disposizione prevede che al riparto delle risorse, con l'individuazione degli interventi e degli enti destinatari, si provvede con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in coerenza con apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari;
risulta necessario che ciascun ramo del Parlamento provveda in tempi rapidi a ripartire quota parte delle predette risorse;
impegna il Governo
ad attenersi, ai fini dell'assegnazione della quota dei contributi già revocati oggetto della presente risoluzione, alle priorità di cui all'elenco 1.
(7-00104) «Gioacchino Alfano, Granata, Bitonci, Goisis».
La IV Commissione,
premesso che:
il Corpo degli Alpini costituisce una delle eccellenze nell'ambito del nostro Esercito ed ha una lunga e gloriosa tradizione sia in tempo di guerra che di pace;
a seguito delle mutate necessità operative e della sospensione del servizio di leva obbligatoria, il Corpo degli Alpini ha subito un pesante ridimensionamento;
attualmente gli otto Reggimenti esistenti faticano a trovare personale volontario disposto ad operare in zone difficili, a volte poco popolate, con un clima rigido per buona parte dell'anno ed un costo della vita spesso superiore a quello di altre regioni del nostro Paese;
in tali zone le maggiori occasioni di trovare un lavoro da civile comportano una minore attrattiva per i giovani ad intraprendere la carriera militare, penalizzando soprattutto il Corpo degli Alpini;
la riorganizzazione dell'Esercito ha sottratto alcuni Reparti al Comando delle Truppe Alpine, trasferendoli alle rispettive Brigate;
la dipendenza dalle Brigate ha prodotto una riduzione dei Reparti alle dipendenze del Comando delle Truppe Alpine ed ha, nei fatti, diversificato l'indennità operativa di militari che operano nella medesima regione,
impegna il Governo:
a ripristinare la dipendenza dal Comando delle Truppe Alpine del 24o Reggimento logistico di manovra Alpino di Merano e del Reggimento elicotteri Altair di Bolzano, pur mantenendo la dipendenza funzionale dalle Brigate di appartenenza;
ad equiparare l'indennità operativa del personale militare di tali Reggimenti a quella in vigore per i militari alle dipendenze del Comando delle Truppe Alpine, sanando così una evidente discriminazione, trattandosi di personale che opera nella medesima area.
(7-00105) «Holzmann».
La VIII Commissione,
premesso che:
il sistema nazionale della protezione civile svolge una funzione essenziale per la tutela della popolazione e della sicurezza del territorio;
gli eventi calamitosi che nelle scorse settimane hanno interessato diverse aree del Paese hanno prodotto notevoli danni e disagi alle regioni, enti locali, cittadini ed imprese;
il sistema di protezione civile ha prontamente risposto in collaborazione efficace tra Dipartimento nazionale Protezione civile e regioni, provincie ed enti locali, altri enti preposti ed organizzazioni di volontariato, impegnando 12 mila persone e 3 mila mezzi, ha svolto il suo ruolo con efficacia e superando notevoli difficoltà e limitazioni finanziarie, come ampiamente illustrato dal sottosegretario Bertolaso nella seduta della commissione ambiente del 19 dicembre 2008;
la necessità di garantire gli adeguati strumenti al Dipartimento nazionale di Protezione civile per esercitare il proprio fondamentale ruolo si scontra con il mancato riconoscimento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze delle adeguate risorse necessarie all'efficace attività di gestione dell'emergenza e protezione dai rischi delle popolazioni, delle infrastrutture e dei territori nel loro complesso;
l'azzeramento dell'operatività del Fondo regionale di Protezione civile, unito al taglio pesante e progressivo esteso a tutti i capitoli inerenti la Protezione civile sia in bilancio che in finanziaria, rischiano di compromettere la sua operatività e, pertanto, la capacità di salvaguardare l'incolumità delle persone e delle cose a fronte di eventi naturali, minando la regolare
funzionalità di un settore strategico di raccordo tra istituzioni centrali, regionali e territoriali;
il provvedimento di contrasto alla crisi economica - «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione, imprese, per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale», decreto-legge n. 185 del 2008 - indica tra le misure di sviluppo interventi sulle opere pubbliche ed infrastrutture, sull'edilizia scolastica,
impegna il Governo ed in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze
ad individuare nei tempi più brevi possibili, congrue risorse economiche nel settore della Protezione civile e dell'assetto idrogeologico, prevedendo meccanismi di stabilità e certezza degli stanziamenti, al fine di cantierare velocemente le opere necessarie al ripristino delle condizioni di sicurezza e di avviare un Piano pluriennale di lavori nel campo della difesa del suolo, assetto idraulico.
(7-00103)
«Mariani, Braga, Realacci, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
STRIZZOLO, ROSATO e MARAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il gruppo svedese Electrolux nei giorni scorsi ha annunciato un taglio di circa 3.000 posti di lavoro nei diversi stabilimenti sparsi per il mondo e, di questi, circa 800 esuberi interesseranno aziende dislocate in Europa e, presumibilmente, anche in Italia;
soltanto poche settimane fa, l'Electrolux aveva siglato un accordo con le rappresentanze sindacali - dopo una complessa e faticosa trattativa durata circa otto mesi - con cui erano stati definiti piani di sviluppo del gruppo Electrolux in Italia, passando attraverso la riconversione dello stabilimento di Scandicci, la ristrutturazione di quello di Susegana e la sostanziale stabilizzazione di quello di Porcia-Pordenone, prevedendo, inoltre, un importante piano di investimenti finalizzati alla ricerca, alla produzione innovativa con nuove tecnologie per migliorare la qualità della produzione e la sostenibilità ambientale;
ad oggi non ci sono stati incontri ufficiali del gruppo con i rappresentanti dei lavoratori per conoscere ed approfondire le motivazioni che hanno dato origine all'annuncio dei pesanti tagli all'occupazione, né per valutare la possibilità di una gestione condivisa e responsabile degli esuberi con il coinvolgimento delle parti sociali e delle rappresentanze istituzionali dei territori interessati;
forti sono le preoccupazioni dei lavoratori e delle comunità locali anche nella realtà della provincia di Pordenone dove Electrolux ha un insediamento rilevante per occupazione e per quantità di produzione che determina una ricaduta economico-sociale di grande importanza per l'area pordenonese e per l'intera Regione;
in Friuli-Venezia Giulia sono presenti pesanti punti di crisi, tra cui la Caffaro di Torviscosa, la Della Valentina e la Emmezeta di Pordenone, la De Simon di Osoppo, la CGA di Cividale e altri ancora che mettono a repentaglio parecchie centinaia di posti di lavoro;
mesi fa - in particolare a seguito della crisi apertasi presso le industrie Caffaro di Torviscosa e della successiva vasta mobilitazione dei lavoratori e delle istituzioni locali - era stato dato dalla amministrazione regionale l'annuncio della costituzione di un tavolo di confronto e di concertazione tra le istituzioni, le rappresentanze dei lavoratori e delle imprese per valutare e definire azioni idonee a contrastare i punti di crisi e che l'avvio di tale percorso doveva coincidere con una visita in Regione dello stesso Ministro dello sviluppo economico;
ad oggi non vi è notizia di tutto ciò e, inoltre, non c'è stata ancora risposta alla interrogazione n. 3-00129, presentata dal sottoscritto in data 16 settembre 2008 e sollecitata per due volte in Aula in data 2 ottobre 2008 e 20 ottobre 2008 -:
se il Governo e i Ministri competenti siano stati informati dal Gruppo Electrolux degli intendimenti annunciati sui tagli occupazionali;
quali iniziative intendano assumere per salvaguardare i livelli occupazionali;
se intendano intervenire a sostegno di un Tavolo di Confronto sui punti di crisi presenti nella Regione Friuli-Venezia Giulia come a suo tempo annunciato dalla Regione stessa.
(3-00298)
Interrogazioni a risposta scritta:
MELCHIORRE e TANONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica che sta colpendo i settori produttivi del Paese impone il ricorso agli ammortizzatori sociali, in primis la cassa integrazione, per fronteggiare un dramma sociale che si profila gravissimo;
la trasparenza sulla erogazione della cassa integrazione è un ragionevole elemento per monitorare la reale situazione sociale del Paese oltre che l'efficacia e l'estensione di questo ammortizzatore sociale;
fino al luglio scorso i dati sulla cassa integrazione erano mensilmente pubblicati sul sito web dell'Inps. Da agosto non se ne trova più traccia se si eccettua uno scarno comunicato dei primi di dicembre che informa che il ricorso alla cassa integrazione sarebbe aumentato del 250 per cento;
l'assenza di dati di dettaglio sta suscitando un certo allarme nelle organizzazioni sindacali che temono spostamenti di ingenti risorse del bilancio dell'Inps dalla previdenza all'assistenza, mentre la cassa integrazione dovrebbe invece essere a carico della fiscalità generale dello Stato;
inoltre, da mesi, risulta sospesa l'attività del Comitato di vigilanza dell'Inps (Civ) cui partecipano di diritto anche le parti sociali, le cui funzioni sono adesso svolte dal commissario dell'Inps, nominato dall'attuale Governo. Di fatto in questa delicata fase le figure di controllato e controllore coincidono nella stessa persona -:
se i Ministri interrogati e il Governo intendano emanare precise istruzioni all'Inps affinché la rendicontazione mensile sul ricorso alla cassa integrazione torni ad essere pubblicata sul sito web dell'ente anche in omaggio al principio di trasparenza a cui dovrebbe uniformarsi l'intera pubblica amministrazione;
se, inoltre, i Ministri interrogati e il Governo non reputino urgente ripristinare la piena attività del Civ e quali iniziative intendano prendere per assicurare che lo spostamento di ingenti risorse dalla previdenza all'assistenza sia a carico della fiscalità generale e non finisca invece per gravare esclusivamente sulle casse dell'Inps.
(4-01945)
LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'ordine del giorno n. 9/1386/252, presentato dal Movimento per l'Autonomia e cofirmato da numerosi parlamentari del Popolo delle Libertà e accolto dal Governo, prevedeva un impegno atto ad autorizzare la riapertura della casa da gioco di Taormina e a valutare l'opportunità di aprirne altre nelle maggiori regioni del Sud;
alla Camera dei deputati sono state presentate due proposte di legge, per le quali deve ancora iniziare la discussione, che dispongono in merito alla riapertura della casa da gioco di Taormina;
la mozione n. 1/00046, presentata dal Movimento per l'Autonomia in data 29 settembre 2008, in cui si impegnava il Governo ad assumere rapide iniziative legislative atte a consentire, nei Comuni e nelle Regioni ad alta vocazione turistica del Mezzogiorno, l'apertura di case da gioco a partire dall'autorizzazione alla riapertura di quella di Taormina, deve essere ancora calendarizzata;
lo sviluppo del turismo e la valorizzazione del patrimonio artistico rappresentano obiettivi strategici del Governo ed è basilare, per rendere il nostro Paese sempre più competitivo in ambito internazionale, promuovere iniziative concrete capaci di incrementarlo soprattutto nelle regioni meridionali;
appare evidente, di conseguenza, che il turismo va sostenuto e valorizzato anche per aprire ulteriori spazi di mercato e per contrastare la forte concorrenza dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo;
è necessario intraprendere ogni iniziativa innovativa che possa supportare lo sviluppo del turismo anche come volano occupazionale ed è noto che le case da gioco rappresentano una concreta opportunità in tal senso;
è ormai inaccettabile e anacronistico che le uniche case da gioco esistenti in Italia siano ubicate esclusivamente nel Nord del Paese;
rispetto a ciò sembrerebbe del tutto incoerente e incomprensibile, se corrispondesse al vero, che sia in atto un tentativo, da parte del Casinò di Venezia, di introdurre e gestire con l'approvazione, di alcuni settori del Governo, nei maggior alberghi di Taormina e di tutta la Sicilia, delle slot machine;
in questo modo, al contrario degli impegni presi, si consentirebbe, per l'ennesima volta, una pratica di colonizzazione economica del Sud da parte di lobby economiche del Nord -:
se corrisponda al vero quanto in premessa in merito all'operazione in atto da parte del Casinò di Venezia e se non si ritenga ciò in aperto contrasto con l'ordine del giorno approvato dal Governo che impegnava lo stesso ad attivare opportune e rapide iniziative tese alla riapertura del Casinò di Taormina e a valutare la possibilità di aprirne altre nelle maggiori Regioni del Sud;
se non si ritenga, quindi, improrogabile, proprio per dimostrare concretamente che lo sviluppo del Mezzogiorno è una delle priorità del Governo, accelerare e rendere operative tutte le procedure necessarie alla riapertura del casinò di Taormina così come richiesto, in più di un'occasione, dagli amministratori locali e dalla Regione Sicilia.
(4-01949)
BERRETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 9 novembre 2008 si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria;
risulterebbe sia stato presentato reclamo, avverso la proclamazione degli eletti, nel quale viene denunciata la sussistenza
delle cause di incompatibilità previste dall'articolo 8 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545;
la sussistenza di cause di incompatibilità comporterebbe la decadenza immediata dalla funzione giurisdizionale;
la normativa sulla incompatibilità dei giudici mira a garantire la terzietà e la imparzialità della giurisdizione, qualora quanto denunciato rispondesse a verità, oltre alle varie responsabilità, risulterebbe compromessa la credibilità del Consiglio di Presidenza -:
se i fatti descritti sono conosciuti dagli interrogati, e se a seguito del reclamo ne abbiano accertato quantomeno la veridicità;
se non ritengano di dover disporre immediati e rapidi accertamenti in ordine al corretto svolgimento delle elezioni;
quali iniziative e provvedimenti intendano adottare, nell'esercizio dell'alta sorveglianza sulle Commissioni e sui Giudici Tributari di cui all'articolo 29 del decreto legislativo n. 545 del 1992, per l'accertamento delle situazioni di incompatibilità e per la rimozione di quei giudici e candidati del Consiglio di Presidenza che versino nelle denunciate situazioni.
(4-01952)
SBAI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Rapporto ANCI 2007 attento anche alla dimensione qualitativa del fenomeno di grande impatto sociale quale è quello dei minori stranieri non accompagnati, (questo tema di stringente attualità, coinvolge circa 30 mila minori in tutta l'Unione europea) evidenzia la lacunosità e la disomogeneità dell'attuale normativa, anche in rapporto ai disposti di cui all'articolo 33, (Comitato per i minori Stranieri) del Testo unico sulla condizione dello straniero, decreto legislativo n. 286 del 1998 del Regolamento attuativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 dicembre 1999, n. 535;
il numero di presenze in costante crescita, la particolare esposizione delle città metropolitane del centro-nord, unitamente al nuovo ruolo delle città medie, (sotto i 100.000 abitanti), la frammentarietà delle prassi di presa in carico dei minori e della regolamentazione giuridica nei diversi territori, la presenza di catene migratorie che orientano i minori verso i territori in cui risiede una comunità dal paese di origine più numerosa, confermano gli aspetti particolarmente critici del fenomeno quali il numero ancora troppo alto di minori che fuggono dalle strutture, di cui i servizi perdono traccia prima della conclusione dell'intervento (soprattutto nelle prime fasi dell'accoglienza, mentre appare in miglioramento l'applicazione degli interventi a favore dei minori che arrivano alla seconda accoglienza) e l'alta percentuale di minori che non risultano in possesso di alcun titolo di soggiorno e che quindi sono particolarmente esposti a percorsi devianti al compimento della maggiore età e anche prima;
l'approfondimento sugli interventi, servizi e reti territoriali ha permesso inoltre di analizzare altri aspetti cruciali nella gestione delle strutture di accoglienza e le perduranti difficoltà di rapporto tra i diversi ruoli istituzionali del territorio e di questi con gli enti, dell'amministrazione centrale, tanto da auspicare il prossimo avvio di un «Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati». Basti pensare all'istituto del «Rimpatrio Assistito» definito dal Regolamento del Comitato per i minori stranieri decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 55 del 1999, come l'insieme di misure adottale allo scopo di garantire al minore l'assistenza necessaria fino al ricongiungimento con i propri familiari o al riaffidamento alle Autorità responsabili del Paese d'origine. La competenza a disporre il rimpatrio assistito è del Comitato per i Minori Stranieri (composto anche da rappresentanti dei Ministeri interrogati)
nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che si avvale di organismi nazionali o internazionali. A differenza dell'espulsione, il rimpatrio non prevede divieto di rientro. La decisione dell'eventuale rimpatrio del minore richiede tempi lunghi, spesso di molti mesi, le indagini infatti, devono essere avviate entro 60 giorni e non c'è termine per la conclusione del procedimento. È importante invece che la decisione venga presa in tempi rapidi in quanto la personalità del minore è in formazione e molto più fragile dell'adulto: un periodo d'incertezza sul futuro può provocare danni ed indurre il minore ad abbandonare ogni positivo percorso di integrazione ed imboccare percorsi di devianza, se non la fuga e la sparizione;
sarebbe opportuno un coinvolgimento dei minore a nel procedimento (in procedura giudiziaria o amministrativa) sia direttamente sia attraverso un rappresentante o un organo appropriato, come diritto fondamentale stabilito dalla Convenzione di New York (articolo 12) che garantisce al fanciullo il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni decisione che lo interessa tenendo conto dell'età e del grado di maturità, in maniera compatibile col diritto nazionale. Ciò, per scongiurare il rischio che i servizi sociali del Comune in cui è domiciliato, abbiano la tendenza a favorire il rimpatrio del minore. Inoltre, il ricorso avverso la decisione del Comitato per i minori in ordine al rimpatrio attraverso nomina del tutore, è devoluto alla competenza del TAR quindi, ciò non consente certamente la necessaria rapidità di decisione, a danno della personalità del minore e della possibilità di fughe visto che il rimpatrio provoca anche danni gravi e irreparabili all'interesse del minore, se contro la sua volontà;
non è nemmeno chiaro il fatto di chi debba eseguire il rimpatrio assistito, per cui è necessario chiarire se competente sia la Questura, i servizi locali, ovvero Organismi nazionali o internazionali in base a convenzioni col Dipartimento Affari Sociali. Per di più non è previsto alcun controllo sull'esecuzione coatta del rimpatrio che comporta, in tale modo la privazione della libertà personale del minore in contrasto con l'articolo 13 della Costituzione Italiana; non è noto inoltre quale sia lo status del minore che vi si sottragga e la responsabilità del tutore o degli adulti presso i quali il minore soggiorna visto «il dovere di cooperare con le amministrazioni statali cui è affidato il rimpatrio assistito» secondo il Regolamento del Comitato per i Minori Stranieri, articolo 7;
i flussi migratori contemporanei in costante aumento si caratterizzano come processi complessi, sui quali incidono i grandi fenomeni strutturali ed anche le scelte individuali intrecciate a quelle familiari e amicali. Questa complessità rende estremamente difficile l'azione di Governo per la gestione del fenomeno da parte delle istituzioni dei paesi di arrivo, chiamate non più solo a gestire i problemi concernenti l'accoglienza sul territorio ma ad intervenire direttamente sui fenomeni e sulle conseguenze oltre che dei flussi programmati dati dai ricongiungimenti familiari avvenuti per legge, anche dei «flussi non programmati», ovvero la presenza non programmata né prevedibile di migranti, non rientranti nelle quote di ingresso annuali, ma che hanno accesso a una condizione di soggiorno regolare. Il fenomeno è di seria portata: sono, infatti flussi migratori particolari che non trovano completa regolamentazione dalla normativa nazionale a metà strada tra l'ingresso illegale e il soggiorno legale «successivo», in virtù di condizioni di protezione assicurate dal diritto internazionale e nazionale, vista l'inespellibilità dei minori non accompagnati sulla base del Testo unico n. 286 del 1938 come modificato dalla legge Bossi-Fini n. 189 del 2002 e il Regolamento del Comitato dei minori, articolo 33;
si tratta perciò di flussi che presentano caratteristiche particolari, e cioè: a) sono composti da soggetti non espellibili, in quanto rientrano in una serie di categorie tutelate dal diritto nazionale e internazionale, come i richiedenti asilo, i
minori e le vittime della tratta; b) non hanno uno sbocco immediato sul mercato del lavoro e quindi sono flussi non immediatamente produttivi sul piano economico; c) infine, sono flussi migratori che presentano un costo per il sistema di welfare locale, il quale è chiamato a farsi carico dell'assistenza di soggetti particolarmente vulnerabili;
rientrano nella definizione di minori stranieri non accompagnati tutti quei giovani giunti in Italia senza l'assistenza di un genitore, di un parente entro il quarto grado, di un tutore o di un affidatario legalmente responsabile, ai sensi dell'ordinamento italiano;
i governi locali infatti, in dualità di soggetti deputati all'accoglienza del minore e all'attivazione della rete dei servizi sociali, si sono trovati improvvisamente a gestire una realtà complessa, quella dei minori stranieri non accompagnati, che ha richiesto investimenti in termini di risorse (dal punto di vista economico, sociale ed operativo), e alla riconsiderazione del proprio sistema di welfare. Il tutto, in un quadro normativo nel nostro paese, complicato lacunoso ed ambiguo, dove la coesistenza di molteplici disposizioni, disorganiche e in parte contrastanti tra loro, ha dato luogo a difficoltà di orientamento e alle più disparate prassi giudiziarie, nel quale, gli operatori sociali e giudiziari si sono mossi, prassi più o meno consolidate, dall'origine incerta e dalla legittimità quantomeno dubbia, innanzitutto sotto il profilo costituzionale;
per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati segnalati in Italia, come nel resto d'Europa, l'effettiva presenza dei minori stranieri sul territorio è di difficile definizione numerica, poiché riguarda soggetti per la maggior parte irregolari o clandestini, che ha forte mobilità sul territorio ed incerta posizione giuridica. Bisogna perciò tenere a mente che: «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente. Gli Stati si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, in considerazione dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei suoi tutori o di altre persone che hanno la sua responsabilità legale, e a tal fine essi adottano tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi appropriati» (articolo 3 della Convenzione sui diritti dell'infanzia) e che «ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare (...) ha diritto a una protezione e ad aiuti speciali dello Stato» (articolo 20 della Convenzione sui diritti dell'infanzia);
secondo le risultanze statistiche, il fenomeno ha dimensioni ragguardevoli: 31 dicembre 2006, i minori stranieri non accompagnati segnalati al Comitato minori stranieri risultavano 6.551, per la maggior parte originari della Romania (36 per cento), del Marocco (22 per cento) e dell'Albania (15 per cento). Si tratta per lo più di adolescenti tra i 15 e i 17 anni (il 73 per cento), ma si registra anche una significativa presenza di bimbi tra i 7 e i 14 anni. Nettamente prevalenti i maschi (85 per cento). Nel giugno 2007 ad emergere come le principali nazionalità di provenienza sono state Marocco, Albania, Palestina, ed Egitto, seguiti dagli arrivi dall'Afghanistan, spesso solo in transito in Italia verso il nord Europa. Secondo l'ultimo rapporto dell'ANCI, presentato nell'aprile 2008, le Regioni che segnalano il più alto numero di minori presi in carico dalle strutture pubbliche locali sono il Lazio, l'Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia e la Lombardia. Il fenomeno riguarda prevalentemente i minori maschi (il 78 per cento) appena sotto la soglia della maggiore età (il 47 per cento ha 17 anni), provenienti soprattutto da Romania, Albania, Marocco e, a partire dal 2006, anche dall'Afghanistan. In questo contesto, il ruolo delle autonomie locali, in particolare quello dei Comuni e delle Regioni, assume un'importanza fondamentale. Guardando alle strutture di accoglienza,
infatti, il Lazio, l'Emilia-Romagna e la Lombardia hanno accolto in prima accoglienza tra il 57 per cento e il 59 per cento del totale dei minori stranieri non accompagnati. Spicca il caso della Sicilia, che vede un incremento del 151 per cento;
pesa tuttavia il dato del predetto triste fenomeno relativo alle fughe e all'irreperibilità dalle prime accoglienze, che nel 2006 ha riguardato purtroppo il 62 per cento dei minori ricevuti. È una percentuale considerevole, cui necessita porre rimedio. Sempre nel 2006, coloro che sono stati affidati a parenti, connazionali o italiani sono stati invece poco più del 7 per cento. Anche questa percentuale desta preoccupazione: troppo esigua rispetto al numero dei minori accolti. Per questo motivo, è necessario che il Governo provveda a rafforzare il lavoro di sostegno e di ampliamento dei servizi nella fase di prima accoglienza - quella di maggiore vulnerabilità dei minori - per prevenire l'imponente numero di coloro che fuggono e scompaiono per i motivi sopra sommariamente illustrati;
questo esiguo dato di minori dati in tutela o affidamento va urgentemente regolato; nell'ambito del pacchetto sicurezza varato dal Governo, l'articolo 39 (Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286) del disegno di legge n. 733 e connessi (già, articolo 18) «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica» alla lettera s) si modifica l'articolo 32 del Testo unico sull'immigrazione, recante disposizioni concernenti minori affidati al compimento della maggiore età;
più in particolare viene modificato l'articolo 32 del Testo unico n.286 del 1998 che, al comma 1, dispone il permesso di soggiorno per motivi di studio di acceso al lavoro, di lavoro subordinato o autonomo, per esigenze sanitarie o di cura e al comma 1-bis dispone, in particolare, che il permesso di soggiorno di cui al comma 1 può essere rilasciato per motivi di studio, di accesso al lavoro ovvero di lavoro subordinato o autonomo, al compimento della maggiore età, sempreché non sia intervenuta una decisione del Comitato per i minori stranieri di cui all'articolo 33, ai minori stranieri non accompagnati solo se affidati ai sensi dell'articolo 2 della legge 4 maggio 1983, n. 184, ovvero sottoposti a tutela, che siano stati ammessi per un periodo non inferiore a due anni in un progetto di integrazione sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato che abbia rappresentanza nazionale e che comunque sia iscritto nel registro istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri;
perciò, ora si impone che il minore non accompagnato possa usufruire del predetto permesso solo se dato in affidamento ai sensi della legge n. 184 del 1983 (che all'articolo 2 sancisce in merito all'affidamento ad una famiglia o istituto pubblico o privato) o in tutela regolata dal codice civile articolo 343, ma secondo la lacunosità della legge nazionale non c'è certezza che venga proceduto all'uno o all'altro degli istituti per cui si restringe notevolmente per il minore non accompagnato l'opportunità di usufruire di detti permessi di soggiorno;
presso il Comitato minori stranieri (articolo 33 del Testo unico n. 286 del 1998 e successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999, Regolamento attuativo a norma dei commi 2 e 2-bis) si sta procedendo ad una ricognizione sistematica, in forza dell'articolo 5 (censimento) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri citato, che impone ai pubblici ufficiali, agli incaricati di pubblico servizio e agli enti che svolgono in particolare attività sanitarie o di assistenza, che vengono comunque a conoscenza dell'ingresso o della presenza sul territorio dello Stato di un minorenne straniero non accompagnato, di darne immediata notizia al Comitato. Occorrerebbe dare un termine perentorio a detta segnalazione (es. entro massimo 3 giorni dalla scoperta per evitare dannose perdite di tempo o omissioni) al Comitato che ha non solo la competenza esclusiva ma un ruolo
determinante nella gestione del fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, affinché possa agire più celermente;
infatti, ad oggi, le principali analisi e i dati relativi al fenomeno sono forniti dal Comitato per i minori stranieri, incardinato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri «al fine di vigilare sulle modalità di soggiorno dei minori stranieri temporaneamente ammessi sul territorio nazionale stabilendo le modalità di accoglienza, con compiti in conformità alle previsioni della Convenzione di New York sui diritti del Fanciullo del 20 novembre 1989 ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176» (articolo 33 del Testo unico n. 286 del 1998 articolo 2 decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999) e dall'ANCI, l'Associazione dei Comuni Italiani. Il Comitato, nel provvedere all'accertamento dello status del minore non accompagnato ed al censimento dei minori presenti non accompagnati, è autorizzato al trattamento dei dati ordinari e sensibili tutelati dal Codice della privacy (decreto legislativo n. 196 del 2003) dati che dovrebbero essere scrupolosamente trattati a norma di legge nell'interesse del fanciullo;
infatti, per il problema più specifico dell'identificazione, l'articolo 5, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999, stabilisce che «l'identità del minore è accertata dalle autorità di pubblica sicurezza; ove necessario, attraverso la collaborazione delle rappresentanze diplomatico-consolari del Paese di origine del minore». Proprio per una maggiore tutela del minore, e per permettere al Comitato di adempiere ai compiti ad esso attribuiti, si ritiene che le autorità competenti debbano adoperarsi affinché l'identificazione avvenga nel più breve tempo possibile. Si segna peraltro, che ai sensi dell'articolo 6, comma 4 del Testo unico n. 286 del 1999 «Qualora vi sia motivo di dubitare della identità personale dello straniero, questi è sottoposto a rilievi fotodattiloscopici e segnaletici». Comunque, trattandosi di minore, nel caso vi siano dubbi circa l'effettiva cittadinanza e l'età biologica, i metodi utilizzati per tale verifica devono rispettare la salute e dignità del minore, ed in caso di persistenza dell'incertezza, andrebbe garantito il beneficio del dubbio. Si ritiene perciò, che nell'espletamento di detto compito, le indagini familiari, ove possibili, possono essere un utile supporto per una verifica dell'identificazione del minore, e per l'attendibilità e validità dei documenti presentati dal minore al momento dell'identificazione;
altro fattore di criticità è che i dati, pur significativi, relativi ai flussi dei minori non accompagnati, non possono considerarsi esaustivi, in quanto - evidentemente - non tutte le autorità competenti sul territorio dello Stato segnalano sistematicamente la presenza di minori stranieri non accompagnati al Comitato (basti pensare ai minori stranieri non accompagnati vittime di tratta, a quelli sottoposti a procedimento penale, a coloro che appaiono a prima vista accompagnati; così come non tutti i minori stranieri entrati in Italia che non hanno contatti con alcuna istituzione o vengono intercettati dalle forze dell'ordine permanendo, pertanto, in clandestinità (a questo proposito si rileva la discrasia tra i dati relativi ai minori sbarcati «clandestinamente» sulle coste siciliane, in particolare per alcune nazionalità, e i dati del Comitato). Occorre, perciò, incrementare i poteri del Comitato di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo n. 535, affinché esso vigili sull'accoglienza e non solo ai fini del censimento di cui all'articolo 5 che impone obbligo di segnalazione;
tali segnalazioni dovrebbero essere effettuate effettivamente ed al più presto e indipendentemente dal fatto che il minore sia stato previamente identificato o meno e che abbia o meno ottenuto il permesso di soggiorno. Gli stessi obblighi di segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni e al Comitato per i minori stranieri sussistono in capo alle Forze dell'Ordine e agli altri pubblici ufficiali, incaricati di pubblico
servizio ed esercenti un servizio di pubblica necessità. Nel caso in cui il minore si sia presentato spontaneamente alla comunità di pronta accoglienza, questa deve segnalarlo immediatamente al servizio sociale dell'Ente locale di riferimento. La comunità in cui viene accolto il minore deve darne comunicazione alla Questura entro 48 ore. La comunità deve presentare istanza al Giudice Tutelare per la nomina del tutore entro 30 giorni dall'accoglienza. Ove il minore non sia già stato segnalato al Giudice Tutelare, il Comitato Minori Stranieri effettua la comunicazione, per la nomina del tutore. (Occorre stabilire come il Comitato possa vigilare su ciò e sul rispetto dei tempi attuativi). Nel caso in cui il minore si allontani dalla comunità, non autorizzato, il responsabile della comunità deve segnalare l'allontanamento non autorizzato al servizio sociale di riferimento e all'autorità giudiziaria competente (Tribunale per i minorenni e/o Giudice Tutelare). Il servizio sociale deve segnalare l'allontanamento del minore alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, al Giudice Tutelare e al Comitato per i minori stranieri (Occorre prevedere che sempre vada verificato l'adempimento di detti obblighi per la tutela dei minori, con previsione delle relative responsabilità per mancato adempimento). Molte delle osservazioni valgono tuttavia anche in relazione alle norme vigenti stabilite dal decreto del Presidente della Repubblica n. 54 del 2002 «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di circolazione e soggiorno dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea. (Testo A)» che sancisce il diritto di soggiorno, permanenza e la carta di soggiorno;
in relazione a ciò, per quanto riguarda il diritto al soggiorno e diritti connessi per i minori comunitari affidati o in tutela, occorre rilevare che mentre il Testo unico n. 286 del 1998 - in tema di extracomunitari - all'articolo 29, comma 2 ai fini del ricongiungimento familiare equipara al figlio legittimo il minore affidato o sottoposto a tutela, il decreto legislativo di attuazione della direttiva n. 38 del 2004 e n. 30 del 2007 sui minori comunitari nulla prevede a tal proposito. Di conseguenza, in base a un'interpretazione letterale, al minore comunitario che si trovi in Italia senza il genitore ma sia affidato o in tutela a un cittadino italiano o comunitario non viene riconosciuto il diritto di soggiorno (dunque occorre che si chiarisca che i minori comunitari legittimamente affidati o in tutela a un cittadino italiano o comunitario siano equiparati ai figli ai fini dell'applicazione del decreto legislativo n. 30 del 2007 e si evidenzia a tale proposito una disparità di trattamento);
per quanto riguarda i minori migranti, si dovrebbe intervenire in direzione di una piena tutela dei loro diritti. Ci sono obblighi precisi a carico dello Stato: in presenza, peraltro, di un minore comunitario sul territorio nazionale in stato di abbandono o anche solo temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, lo Stato italiano ha l'obbligo di provvedere (provvisoriamente o in via continuativa) alle sue esigenze: è sempre competente ad adottare i provvedimenti provvisori e cautelari tra cui sono inclusi il collocamento in luogo sicuro ai sensi dell'articolo 403 Codice civile che dispone in merito all'intervento della pubblica autorità o degli organi a protezione dell'infanzia, a favore del minore quando esso è moralmente o materialmente abbandonato o allevato in locali insalubri o pericolosi oppure da persone inadatte per immoralità, ignoranza eccetera e l'apertura della tutela, che cessano di essere applicabili solo quando l'autorità dello Stato membro competente abbia adottato i provvedimenti ritenuti appropriati (Regolamento CE n. 2201 del 2003, articolo 20); ove il minore vi risieda abitualmente e in talune altre ipotesi, lo Stato italiano è poi competente in via generale ad adottare i provvedimenti anche non provvisori (regolamento CE 2201 del 2003 Unione europea Regolamento europeo sulle cause matrimoniali e sulla responsabilità genitoriale 1o marzo 2005, Capo II, Sez. II). Sussistendo nei confronti dello Stato italiano un vero e proprio obbligo di assistenza nei
confronti del minore, discendente dalla normativa internazionale e comunitaria, si evidenzia l'urgenza di coordinare la normativa vigente in quanto il concetto di «onere per l'assistenza sociale dello Stato» dovrebbe essere interpretato per i minori in modo differente rispetto alle altre categorie di cittadini comunitari, nei confronti delle quali non sussiste un analogo obbligo;
i dati sui minori stranieri non accompagnati in Italia sono raccolti in maniera sistematica solo dal 2000, anno in cui è stata istituita la Banca Dati presso il Comitato minori stranieri. Dal 2002 le segnalazioni sono suddivise in due archivi distinti: il primo contenente le pratiche riguardanti i soggetti identificati e in possesso di un permesso di soggiorno per minore età, di competenza del Comitato; il secondo contenente le pratiche relative a tutti gli altri minori segnalati e non identificati, considerati fuori dalla competenza del Comitato, ma inseriti nella Banca dati ai fini del solo censimento. È necessario rilevare, nonostante le incertezze e le lacune segnalate, che negli anni, si nota l'aumento significativo dei casi di competenza, che a fine 2006 rappresentano il 34 per cento dell'universo dei minori non accompagnati segnalati al Comitato. Quando il minore raggiunge i 18 anni, i suoi dati vengono cancellati: di conseguenza, le informazioni contenute nella banca dati riguardano solo coloro che sono ancora minorenni;
un altro punto da evidenziare è che la durata totale di soggiorno del minore non può superare i 90 giorni continuativi o cumulativi - estensibili sino al massimo di 150 giorni per casi di forza maggiore o con riferimento a progetti che comprendono periodi di attività scolastica - secondo l'articolo 9 (Soggiorno) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999. Occorrerebbe rivedere detta durata vista la complessità delle procedure da attuare per l'accertamento dello status del minore da parte del Comitato [articolo 2, comma 2, lettera e)], strettamente connesso con le informazioni di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999 da parte dei soggetti obbligati di cui sopra detto ovvero l'eventualità di attuazione del Rimpatrio Assistito di cui all'articolo 7;
la durata dell'accoglienza deve essere assicurata dai diritti relativi al soggiorno temporaneo, dalle cure sanitarie, dall'avviamento scolastico e dalle altre provvidenze disposte dalla vigente legislazione (articolo 6 Accoglienza). Si evidenzia l'interrelazione del Comitato per i minori stranieri che opera in stretto collegamento col Dipartimento degli Affari Sociali istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento che può finanziare programmi finalizzati all'accoglienza ed al rimpatrio assistito dei minori migranti proposti dal Comitato, nei limiti del Fondo di cui all'articolo 45 del Testo unico (Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è istituito il Fondo nazionale per le politiche migratorie destinato al finanziamento delle iniziative di cui agli articoli 20, 38, 40, 42 e 46 del Testo unico n. 286, inserite nei programmi annuali o pluriennali dello Stato, delle regioni, delle province e dei comuni) e dell'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 (occorre perciò prevedere un incremento delle modalità di finanziamento per una migliore attuazione delle politiche di assistenza ai minori migranti), nonché stipulare convenzioni con amministrazioni pubbliche e organismi nazionali e internazionali che svolgono attività inerenti i minori non accompagnati in conformità a criteri e principi che garantiscano il superiore interesse del minore e i diritti contro ogni forma di discriminazione ed ad essere ascoltato;
altro elemento da segnalare è il seguente. Non è di competenza del Comitato, in quanto «accompagnato», il minore che risulta presente con i propri genitori, o affidato ad un parente entro il terzo grado, sempre che sussistano e siano provati documentalmente i seguenti presupposti: l'esatta identità del minore straniero; il legame di parentela tra il minore
e i presunti genitori o i parenti affidatari; il regolare soggiorno dei genitori o degli affidataci stranieri; nel caso degli affidatari stranieri, il provvedimento dell'autorità giudiziaria minorile (giudice tutelare o Tribunale per i minorenni) di affido del minore ai sensi della legge n. 184 del 1983 e successive modificazioni. Per cui sono di competenza del Comitato, i minori affidati ai servizi sociali dei Comuni o a connazionali, in base alla legge n. 184 del 1983 che dispone sul diritto del minore ad una famiglia ed al suo affidamento;
questo è un altro punto di rilievo per i minori non accompagnati. La legge 4 maggio 1983, n. 184, all'articolo 2 sancisce in merito all'«affidamento del minore» temporaneamente privo di ambiente familiare idoneo e ne dispone l'affidamento ad una famiglia, preferibilmente con altri figli minori o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l'educazione, l'istruzione e le relazioni affettive di cui il bambino ha bisogno; in mancanza, dispone l'affidamento in istituto pubblico o privato che abbia sede preferibilmente in luogo vicino a quello in cui risiede il nucleo familiare di provenienza. A questa disposizione va collegato l'articolo 32 comma 1 del citato Testo unico, che prevede che, oltre ai minori stranieri regolarmente conviventi con i genitori o sottoposti ad affidamento familiare, anche i minori affidati ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 184 del 1983 al compimento della maggiore età possano ottenere un permesso di soggiorno per motivi di studio, di accesso al lavoro, al lavoro subordinato o autonomo, nonché per esigenze di cura o sanitarie;
quindi, è importante - per equità e chiarezza interpretativa - stabilire più compiutamente l'utilizzo da parte dello Stato accogliente dei due istituti nei confronti dei minori non accompagnati e cioè: la Tutela: nomina del tutore. Al minore straniero non accompagnato dovrebbe essere sempre nominato un tutore, dato che si trova nella condizione in cui i genitori non possono esercitare pienamente la potestà a causa della stabile lontananza. Essa è regolata dal codice civile articolo 343 - tutela dei minori - e seguenti, non ci sono dati certi, infatti, che la tutela del minore avvenga effettivamente; l'affidamento: Il minore straniero non accompagnato può essere affidato in quanto si trova temporaneamente privo della famiglia; è regolato dalla legge n. 184 del 1983 citata. Si segnala che per il minore non accompagnato sarebbe auspicabile il provvedimento di affidamento in quanto ciò oltre a soddisfare i diritti di cui alla legge predetta, consente d'individuare con maggiore chiarezza la persona/ente responsabile per il minore;
in conclusione, si segnala agli interrogati che occorre un raccordo e maggiore regolamentazione di detti istituti, integrando l'attuale legislazione, certamente lacunosa ed insufficiente ad arginare e regolamentare a regime il fenomeno, diversa peraltro tra minori che chiedono o non chiedono asilo. Occorre risolvere la questione, rilevata assai confusa, sui minori soggetti a tutela/affidamento regolandone presupposti, modalità attuative, tempi e autorità competenti, sentendo il minore ultrasedicenne in caso di tutela e ultradodicenne in caso di affidamento giudiziale. In merito si è consolidata ampia giurisprudenza, di applicare le norme del decreto legislativo n. 286 del 1998 (esempio permesso di soggiorno nelle tipologie previste per gli affidati dall'articolo 32 del Testo unico) relative al minore dato in affidamento anche a quello soggetto a tutela, in ragione dell'identità di fini perseguiti dai due istituti;
in seguito, quindi, a diverse interpretazioni giudiziali del Consiglio di Stato, si desumerebbe che, nel caso di un minore sottoposto ad un provvedimento formale di tutela o di affidamento, le Questure potrebbero pertanto rilasciare al compimento della maggiore età un permesso di soggiorno indipendentemente dalla durata della sua presenza sul territorio nazionale, dalla frequentazione di un progetto di integrazione o dal provvedimento del Comitato Minori Stranieri di «non luogo a procedere al rimpatrio»;
altro punto di crititicità, è la frammentarietà delle disposizioni per fasce di età che regolano l'ingresso ed il permesso nonché la carta di soggiorno per i minori di cui al Testo unico n. 286: al compimento della maggiore età (articolo 32), infraquattordicenne (articolo 31) ed oltre, 6 anni (articolo 33, comma 2-a). Quindi, viene da chiedersi cosa succede al minore prima dei sei anni di età e durante il corso dell'adolescenza fino al compimento della maggiore età. Per questo, occorre dare una disciplina organica anche nelle fasi d'età del minore non accompagnato affidato o in tutela. Va tenuto presente poi il caso del minore che abbia avuto un proprio permesso autonomo e che, al compimento della maggiore età non sia in grado di soddisfare i requisiti richiesti per permessi di studio o di lavoro: essendo sancito dalla Cassazione l'obbligo del mantenimento dei figli anche maggiorenni sino a quando non abbiano aggiunte un'autonomia economica ed un'appropriata collocazione nel contesto sociale, si estende anche per i minori stranieri regolarmente soggiornanti con motivi familiari il diritto ad essere mantenuti dai genitori fino alla completa autonomia, ovvero al compimento della maggiore età potrà essere dato un permesso di soggiorno per motivi familiari che collimi con quello del genitore che lo ha in carico e le condizioni del quale soddisfino i requisiti di reddito ed alloggio richieste per il ricongiungimento familiare di cui all'articolo 29 del Testo unico sull'immigrazione (Fonte: Circolare del Ministro dell'Interno sui Minori stranieri del 28 marzo 2008 prot. 1727/7);
quindi, in pratica, le fonti normative in materia di minori non accompagnati, non regolamentano compiutamente a livello legislativo lo status di detta categoria con norme ad hoc;
ciò rende ancor più stridente la lacunosità della normativa sui minori non accompagnati privi di famiglia e dall'incerto destino una volta entrati nel nostro Territorio. L'interrogante vuole evidenziare la necessità di dare omogeneità e di integrare, alla luce di quanto esposto, l'assetto normativo in materia. Le fonti normative sono svariate e variegate, e spesso sovrapposte e di vario rango;
sono state emesse svariate circolari del Ministero dell'Interno tra cui quella in data 11 aprile 2007, che visti tutti i riferimenti normativi e considerata la presenza all'interno dei flussi misti di migranti irregolari e richiedenti asilo di un numero crescente di minori stranieri non accompagnati, molti dei quali provenienti da aree geografiche interessate da guerra e violenza generalizzata stabilisce che il minore ha diritto di ricevere tutte le informazioni circa la facoltà di chiedere asilo e delle connesse conseguenze a norma della vigente legislazione richiesta che deve essere portata a conoscenza del Tribunale per i minorenni e del giudice tutelare per l'apertura della tutela e la nomina del tutore regolamentando parallelamente la materia. Si è già detto che occorre emanare direttive più efficaci poiché i tempi sono più lunghi riguardo al procedimento della domanda di asilo del minore non accompagnato rispetto a quella dell'adulto il che favorisce la dispersione sul territorio dei minori durante la manifestazione della volontà di chiedere asilo e l'attivazione del procedimento della domanda dalla Questura competente;
altra importante direttiva è la Circolare del 7 dicembre 2006 concernente indicazioni alle Questure in merito alle procedure amministrative di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno (Ufficio immigrazione), semplificazione delle procedure Amministrative di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno, anche in formato elettronico, che detta disposizioni anche in materia di minori richiedenti asilo, la quale comunica che a decorrere dall'11 dicembre 2006, presso tutte le province del territorio nazionale, prenderà avvio il progetto finalizzato alla semplificazione delle dinamiche operative connesse al rilascio/rinnovo dei titoli di soggiorno anche in formato elettronico, per motivi di adozione - affidamento - attesa occupazione - attesa riacquisto cittadinanza - asilo politico (richiesta di rinnovo) - carta di
soggiorno per stranieri - famiglia - famiglia minore 14/18 anni eccetera;
inoltre, i minori ospitati in strutture non possono beneficiare di assistenza e protezione nell'ambito del sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati i cui posti messi a disposizione vengono assegnati in minima parte, pur quale categoria più vulnerabile. Quindi va evidenziato che la pressi in uso (asilo) secondo la predetta circolare Ministro dell'Interno dell'11 aprile 2007 è dettagliata e complessa, ma si ribadisce che è una fonte di rango minore sul cui espletamento il Comitato dei Minori dovrebbe vigilare, tramite inserimento ulteriori compiti all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999, con tempi precisi e responsabilità per i trasgressori. Su questo punto occorre fare chiarezza - raccordando le fonti normative - sia sulla segnalazione al Giudice Tutelare del minore straniero non accompagnato sia sull'Autorità Giudiziaria deputata all'avvio delle procedure di tutela, occorre altresì riformare il contenuto dell'articolo 2 di detta circolare. Si evidenzia perciò che la circolare ministeriale non può sostituire una legge statale. Occorre altresì vigilare sull'attuazione delle disposizioni;
recentemente è stata discussa in I Commissione affari costituzionali della Camera l'interrogazione Samperi-Turco 5-00630 «spese di mantenimento di minori immigrati non accompagnati» con risposta del sottosegretario Mantovano, che ha sollevato l'importante problema, sotto il profilo economico, dei costi gravanti sui Comuni in attuazione della predetta Direttiva del Ministro dell'interno del 7 dicembre 2006 di mantenimento dei minori non accompagnati nei cui confronti sia stata assegnata la tutela e per i quali non sia stata avanzata richiesta di asilo: i Comuni, senza aver partecipato al procedimento di presa in carico, né assunto obbligazioni con le Comunità ospitanti né ricevuto deleghe governative o trasferimenti di risorse finanziarie, secondo l'interrogante rischiano il collasso finanziario per i costi dell'inserimento di detti minori nelle case alloggio, soprattutto in Sicilia;
è stato posto perciò al Governo il problema del finanziamento delle spese per la presa in carico sino alla tutela e la risposta fornisce altri utili spunti per l'inquadramento del problematuttavia permangono ancora situazioni di dubbio e criticità;
più in particolare, il Governo ha sottolineato che la citata direttiva del 7 dicembre 2006, emanata dal Ministro dell'Interno di cui sopra, si rivolge esclusivamente ai minori non accompagnati richiedenti asilo ed è volta a scongiurare il rischio della loro dispersione sul territorio nazionale. A tal fine, essa prevederebbe incisive norme di tutela: i minori devono essere adeguatamente informati sui loro diritti, inseriti in percorsi altamente organizzati e protetti nonché indirizzati, senza soluzione di continuità, in strutture idonee non solo a riceverli, ma anche a sostenerne lo sviluppo, la crescita e la formazione. La direttiva, in particolare, stabilirebbe che, all'arrivo in frontiera, il minore deve essere informato sulla possibilità di richiedere asilo e, in caso di espressa volontà, deve essere subito affidato alle strutture del Sistema Nazionale di Protezione per i Richiedenti Asilo ed i Rifugiati (SPRAR). Tale procedura, secondo il Governo, rafforzerebbe la protezione e là tutela dei diritti dei minori non accompagnati, i quali - in attesa di formalizzare la propria domanda di asilo (con la procedura sopra illustrata) con il supporto del tutore che verrebbe loro assegnato, avrebbe accesso facilitato a un sistema nazionale già organizzato e sperimentato che dispone di centri e servizi specifici per l'accoglienza, la tutela e l'integrazione, la posizione del minore non accompagnato richiedente asilo, è attualmente disciplinata dagli articoli 19 (Articolo 19. Garanzie per i minori non accompagnati 1. Al minore non accompagnato che ha espresso la volontà di chiedere la protezione internazionale è fornita la necessaria assistenza per la presentazione della domanda. Allo stesso è garantita l'assistenza del tutore in ogni fase della procedura per l'esame della
domanda) e 26 (Articolo 26. Istruttoria della domanda di protezione internazionale 1. La domanda di asilo è presentata all'ufficio di polizia di frontiera ovvero alla questura competente per il luogo di dimora. Nel caso di presentazione della domanda all'ufficio di frontiera è disposto l'invio del richiedente presso la questura competente per territorio, per l'adozione dei provvedimenti) del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25 che prevedono l'inserimento del minore nel sistema SPRAR dal momento della presentazione della domanda. Secondo il Governo, detto decreto conferma, nella sostanza, la direttiva ministeriale ampliandone i contenuti e le garanzie. In ragione dell'appartenenza alla specifica categoria dei richiedenti asilo, tale tipologia di minori non accompagnati rientra nel percorso di protezione - che ne prevede l'inserimento nei centri dello SPRAR - riservato ai richiedenti asilo e ai destinatari di protezione internazionale;
il Governo si è pronunciato perciò sul problema dell'affidamento dei minori non accompagnati che chiedono asilo alle strutture SPRAR (sistema nazionale di protezione per i richiedenti asilo), finanziate dal Fondo Nazionale per le Politiche e i servizi di asilo, che creano oneri assistenziali e di quelli che non richiedono asilo, per i quali sono gli enti locali a provvedere all'accoglienza nelle comunità alloggio e sono a carico dello Stato ossia del Ministero dell'Interno, per la prima assistenza fino alla tutela. Per l'attuazione dei progetti approvati, il Governo afferma che la legge prevede l'erogazione di contributi, in misura non superiore all'80 per cento del costo, a valere sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, gestito dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno;
in base alle disposizioni vigenti, il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, è destinato esclusivamente all'accoglienza dei richiedenti asilo e, quindi, per quanto di interesse, ai progetti rivolti ai minori non accompagnati richiedenti asilo. Il Governo ha affermato che per il corrente anno, l'ammontare complessivo delle risorse destinate all'accoglienza e all'assistenza dei richiedenti asilo, in generale, è di circa 24 milioni di euro, i quali, per l'effetto della legge finanziaria 2008, subiranno una decurtazione del 23 per cento nel 2009 e del 29 per cento nel 2010;
i comuni posso accedere agli stanziamenti, partecipando al bando annuale o biennale del Ministero dell'interno. Per il coordinamento, a livello nazionale, dei servizi di accoglienza territoriali, il Ministero dell'interno avrebbe anche attivato, in convenzione con l'ANCI, un Servizio centrale di informazione, promozione, monitoraggio sulla presenza del richiedenti asilo, sugli interventi realizzati e sulla loro efficacia, nonché di supporto tecnico agli enti locali che prestano i predetti servizi;
i centri dello SPRAR presenti sul territorio italiano secondo il Governo, sono attualmente 114, di cui 29 destinati alle categorie vulnerabili, in cui sono compresi i minori non accompagnati richiedenti asilo. Alla data del 2 dicembre 2008 erano presenti nel Sistema 287 minori;
il Governo accenna ad un accordo 19 dicembre 2007 con l'ANCI per la realizzazione di un programma di pronta accoglienza dei minori stranieri non accompagnati per 10 milioni di euro e di durata 18 mesi. Occorre verificare cosa è stato fatto visto che il programma prevedeva l'accoglienza di 1.500 minori e per l'attivazione di un centro servizi/unità mobile multiculturale per la mediazione culturale, l'affido, l'approccio etno-psichiatrico, lo screening sanitario;
il Governo ha affermato che la posizione del minore non accompagnato richiedente asilo sarebbe così già normata dal detto decreto Legislativo 28 gennaio 2008, n. 25 «Attuazione della direttiva 2005/85/CE recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato» enunciando programmi di intervento con servizi di monitoraggio
di arrivi, finanziamenti e personale altamente specializzato di cui sopra con lo scopo prioritario di potenziare il funzionamento del Comitato per minori stranieri attraverso forme di coordinamento tra l'azione di quest'ultimo e le Istituzioni, in particolare gli enti locali;
per tutto quanto sopra, è necessario un intervento di ampliamento delle disposizioni normative in materia di minori non accompagnati nell'interesse-superiore del fanciullo nonché di raccordo delle stesse con le disposizioni ministeriali, di rango minore e di certezza di attuazione delle disposizioni di cui alla Direttiva del 7 dicembre 2006, emanata dal Ministro dell'interno e al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25 per quanto riguarda i minori non accompagnati richiedenti asilo; il tutto sulla base della risposta del Governo circa i finanziamenti ed i programmi di accoglienza e sulla base della citata convenzione sottoscritta con l'ANCI;
infatti è di tutta evidenza anche il problema predetto del caso dei minori non accompagnati non richiedenti asilo: in seguito alla nomina del tutore - solitamente individuato nel responsabile dei Servizi Sociali del Comune ove è ubicata la comunità che li accoglie - spetta infatti al Comune stesso farsi carico del pagamento delle rette in questione fino al raggiungimento della maggiore età da parte del minore;
l'arrivo sul territorio italiano di un crescente numero di minori stranieri privi di nucleo familiare, soprattutto nelle regioni, meridionali del Paese, sta determinando, come ammesso dallo stesso Governo, una vera e propria emergenza finanziaria per i Comuni interessati e su tale problema l'Amministrazione ha dichiarato che, da tempo, si è fatta parte attiva per individuare, anche in sinergia con le altre Amministrazioni coinvolte, soluzioni sollecite ed adeguate. Con il Ministero della Gioventù il Governo ha annunciato che verrà costituito un tavolo tecnico - che veda partecipi tutti i soggetti con competenza in materia - mirato al monitoraggio e allo sviluppo di iniziative organizzative e normative condivise. Sarebbe infine allo studio una iniziativa legislativa in materia che preveda anche lo stanziamento di apposite dotazioni finanziarie. Ulteriori iniziative a sostegno dei Comuni coinvolti nell'assistenza dei minori non accompagnati sarebbero state avviate anche, dal Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali -:
quali misure ed iniziative normative urgenti il Governo intenda assumere per risolvere le gravi problematiche in premessa evidenziate in materia di minori non accompagnati, sia richiedenti asilo che non, sulla base della normativa statale è di rango ministeriale illustrata, nell'interesse superiore del fanciullo, intervenendo in via integrativa sulle leggi vigenti e, in via di raccordo delle stesse, con le fonti di rango minore, come le circolari ministeriali, anche in materia di finanziamento degli Enti gravati dalla presa in carico dei minori stessi. In particolare, ma noti invia esaustiva, se in tal senso intenda:
a) ampliare le Competenze del Comitato per i Minori Stranieri in materia di vigilanza e controlli (rimpatrio assistito, censimento e accoglienza poiché non tutte le autorità competenti sul territorio dello Stato segnalano sistematicamente la presenza di minori stranieri non accompagnati al Comitato);
b) assicurare maggiore rapidità dei tempi in materia di accoglimento, identificazione, accertamento e rimpatrio assistito ed in qualunque caso in cui si possano evitare fughe dei minori e dispersioni una maggiore regolamentazione tra le norme applicabili alle fasce d'età sopra i 6 anni, prima o dopo i 14 anni, dopo la maggiore età, (rimarrebbe scoperta la fascia prima dei 6 anni) modificando gli articoli 31, 32 e 33 del decreto legislativo n. 286 del 1998;
c) prevedere meccanismi di verifica che le autorità competenti sul territorio dello Stato segnalino rapidamente e sistematicamente la presenza di minori stranieri non accompagnati all'Autorità Giudiziaria
ed al Comitato in tempi rapidi per evitare fughe e smarrimenti o percorsi devianti (pesa il dato del fenomeno relativo alle fughe ed all'irreperibilità delle prime accoglienze che nel 2006 ha riguardato il 62 per cento dei minori ricevuti) e chiarire le competenze sulla segnalazione (soggetti, tempi, modalità e responsabilità per omissioni); i metodi utilizzati per verifica (identità) devono rispettare la salute e dignità del minore ed i dati censiti devono assicurare il rispetto della Privacy;
d) ampliare la durata del soggiorno del minore vista la complessità delle procedure da attuare per l'accertamento dello status del minore da parte del Comitato e l'eventuale rimpatrio assistito;
e) assicurare gli obblighi dello Stato di provvedere alle esigenze dei minore, provvisoriamente o in via continuativa, con provvedimenti cautelari vista l'esigenza di coordinare la normativa vigente in quanto il concetto di «onere per l'assistenza sociale dello Stato» dovrebbe essere interpretato per detti minori, come categoria debole e non protetta in modo differente rispetto alle altre categorie di cittadini comunitari, nei confronti delle quali non sussiste un analogo obbligo;
f) finanziare adeguatamente o rifinanziare, con strumenti legislativi già presenti (Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo) o da integrare, i programmi finalizzati all'accoglienza, come in premessa detto, onde evitare il collasso finanziario degli enti preposti alla presa in carico dei minori e provvedere al rimpatrio assistito dei minori non accompagnati nel loro precipuo interesse, stipulando le apposite convenzioni con amministrazioni pubbliche ed organismi internazionali;
g) verificare l'esito del citato accordo del 19 dicembre 2007 tra il Ministero del lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali stipulato con l'ANCI per la realizzazione di un programma di pronta accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (per 10 milioni di euro di durata 18 mesi) visto che il programma prevedeva l'accoglienza di 1.500 minori e l'attivazione di un centro servizi/unità mobile multiculturale per la mediazione culturale, l'affido, l'approccio etno-psichiatrico, lo screening sanitario nonché del programma di interventi realizzato attraverso le risorse del Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati (istituito dalla Finanziaria 2007);
h) stabilire più compiutamente l'utilizzo da parte dello Stato accogliente, dei due istituti previsti per i minori non accompagnati e cioè la tutela e l'affidamento, ritenendo auspicabile l'affidamento in quanto, oltre a soddisfare i diritti della legge n. 184 del 1983, consente di individuare la persona/ente responsabile per il minore;
i) implementare il ventilato intervento legislativo per lo stanziamento di apposite dotazioni finanziarie ed il tavolo tecnico col Ministero della Gioventù per l'auspicato avvio di iniziative condivise.
(4-01955)
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulla pagina web del Comites di Madrid (www.comitesspagna.info) sono apparse informazioni su un progetto di costruzione di un parcheggio interrato da realizzarsi nell'area della scuola italiana nella stessa città;
come corrispettivo della concessione pluriennale, si dovrebbero ottenere risorse economiche necessarie alla realizzazione di una decina di aule, una piscina e la sistemazione di un fabbricato della Cancelleria consolare, oggi inutilizzato;
anche sull'autorevole quotidiano spagnolo «El Pais» del 4 dicembre 2008, è apparso un articolo intitolato: «Guerra nella scuola italiana per un parcheggio» dal quale emerge il dissenso dei genitori degli alunni circa la realizzazione di un parcheggio che comporterà un anno e mezzo di lavori e l'inutilizzo del cortile da parte degli alunni;
nello stesso articolo trapelano elementi che fanno ipotizzare una scarsa e poco accorta gestione della vicenda dal punto di vista informativo, che ha generato non pochi motivi di preoccupazione per i genitori delle centinaia di alunni che seguono i corsi presso la scuola italiana e i docenti che hanno dichiarato la propria contrarietà alla realizzazione del progetto;
la realizzazione tout court di un parcheggio interrato (non è chiaro se per residenti, a rotazione o misto) senza una destinazione più appropriata dell'area in discussione, svaluterebbe abbondantemente il valore della stessa e condizionerebbe negativamente - con griglie di aerazione e rampe di accesso - l'ampio cortile che oggi viene utilizzato in particolare dagli alunni della scuola materna ed elementare; senza trascurare il notevole impatto ambientale che ricadrebbe sull'intera area di proprietà dello Stato italiano;
la decisione di codesto Governo di trasformare il Consolato generale di Madrid in Cancelleria consolare rappresenta, a giudizio dell'interrogante, l'occasione favorevole per procedere ad una rivisitazione generale dell'intera area consolare di Madrid - e che comprende anche la Scuola italiana - per consentire un salto di qualità a questa prestigiosa presenza italiana a Madrid -:
quali siano state le valutazioni che hanno portato alla realizzazione di un parcheggio interrato nell'area consolare adibita a scuola italiana a Madrid;
quali siano le dimensioni di detto parcheggio e se esistano valutazioni di impatto ambientale;
quale sia il rapporto costi/benefici e la durata prevista della concessione;
se il Governo, abbandonata l'idea del parcheggio, non intenda promuovere un concorso internazionale di idee per valutare progetti di valorizzazione dei servizi di istruzione e culturali, oggi offerti all'utenza italiana a Madrid, inseriti in un progetto più ampio di integrazione con altri servizi istituzionali e che coinvolgano tutte le strutture oggi insistenti sull'area di proprietà demaniale.
(4-01948)
VILLECCO CALIPARI, MARAN e ROSSA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
numerosi organi di stampa, nazionali e internazionali, hanno riportato la notizia dell'avvenuto rapimento nello Zimbawe, il 3 dicembre 2008, dell'attivista per i diritti umani Jestina Mukoko, direttrice dello Zimbawe Peace Project, un'organizzazione locale per i diritti umani, impegnata nel monitoraggio e nella documentazione delle violazioni e degli abusi perpetrati dal Governo in carica;
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, l'attivista aveva creato da tempo una rete di centinaia di osservatori locali - missionari, insegnanti, abitanti delle township locali - che avevano fornito testimonianze scritte sulla campagna di violenza messa in atto dal Governo di Mugabe, catalogando centinaia di fatti riguardanti assassini, aggressioni, torture, roghi, con i presunti autori dei fatti, e denunciando tra gli altri, anche gli abusi commessi nella distribuzione degli aiuti alimentari, attraverso lo scambio di derrate alimentari in cambio di sostegno politico;
sempre secondo quanto riportato da organi di stampa, Jestina Mukoko è la più nota tra i 20 politici e attivisti della società civile che sarebbero misteriosamente scomparsi nelle ultime sei settimane nel tormentato paese africano; un numero di sparizioni che - come segnalato da importanti organizzazioni internazionali impegnate
su questi temi come Amnesty International e Human rights Watch - denotano un pericoloso peggioramento sotto il profilo del rispetto dei diritti umani;
la violazione dei più elementari diritti umani sta diventando particolarmente preoccupante in quanto si inserisce in una profonda crisi politica, alimentare e sanitaria, aggravatasi con l'epidemia di colera che ha già provocato quasi 600 morti, determinando una vera e propria emergenza umanitaria nel paese;
nell'ultimo Consiglio europeo, svoltosi l'11 e 12 dicembre a Bruxelles, i Governi dei 27 Stati membri hanno espresso preoccupazione per il peggioramento della situazione umanitaria nello Zimbawe, chiedendo il rilascio immediato dell'attivista per i diritti umani Mukoko e di tutte le persone detenute, l'accesso immediato agli aiuti umanitari per la popolazione locale, e auspicando altresì che i partiti politici legali trovino una soluzione che rifletta il risultato delle elezioni svoltesi all'inizio di quest'anno;
la posizione del Consiglio europeo fa seguito alle decisioni già adottate nel mese di dicembre dai ministri Ue, relative al divieto di ingresso nell'Unione europea a «persone coinvolte attivamente nelle violenze o nelle violazioni dei diritti umani» -:
se non ritenga opportuno farsi promotore di ulteriori iniziative diplomatiche affinché si giunga quanto prima alla liberazione di Jestina Mukoko, e perché si ponga fine allo stato di gravi violazioni dei più elementari diritti umani nello Zimbawe;
quali atti intenda adottare, anche in ambito multilaterale, per consentire il necessario superamento della grave crisi politica, umanitaria e sanitaria in atto nel Paese.
(4-01951)
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BRATTI, BRAGA, FRANCESCHINI e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese conta un numero rilevante di aree protette nazionali, regionali e locali che unitamente ai siti della rete Natura (SIC e ZPS) proteggono, attraverso forme speciali di tutela, circa il 22 per cento del territorio italiano;
l'Italia è uno dei paesi dell'UE più ricchi di biodiversità con circa 57.000 specie animali e 5.600 specie vegetali, pari a circa il 50 per cento di tutte quelle presenti in Europa, di cui il 13 per cento endemiche;
l'UE, attraverso il VI programma comunitario di azione ambientale, si è posta l'obiettivo di arrestare la perdita della biodiversità entro il 2010;
i parchi nazionali e le aree protette marine rappresentano, nel quadro più generale del sistema nazionale delle aree protette, le tipologie di protezione maggiormente improntate alla conservazione dei valori naturali, storici, culturali ed antropologici;
i parchi nazionali e le aree marine protette sono sottoposti alla vigilanza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che ne finanzia anche gran parte delle attività;
per fronteggiare la perdita di biodiversità in atto occorre rafforzare ed estendere il numero e la superficie delle aree protette nazionali, regionali e locali, sia terrestri che marine, attraverso una azione concertata tra lo Stato centrale, le regioni, il sistema delle autonomie locali e dei principali portatori di interesse generale e di settore, quali, in particolare, associazioni ambientaliste e agenzie scientifico-
culturali, agricoltori e imprese agroalimentari, forestali e artigianali, pescatori, operatori turistici;
per conferire la massima efficacia alle azioni attive per conservare e valorizzare la biodiversità presente nel nostro Paese, e per contribuire a fare delle stesse aree protette nazionali dei grandi catalizzatori di produzioni tipiche e di qualità, di buone pratiche ecosostenibili, di didattica formativa, di ricerca scientifica applicata, di educazione e divulgazione naturalistica, di attrattività turistica serve dotarle di mezzi, strumenti e risorse umane e finanziarie adeguate;
le recenti scelte di finanza pubblica varate dal Governo hanno ridotto le già scarse risorse a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in particolare per i parchi nazionali e per le aree marine protette;
recentemente sembra sia stata impartita, dal capo di gabinetto del Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare una direttiva con la quale si afferma che gli enti parco nazionali, svolgendo funzioni di interesse pubblico, non possono essere trasformati in soggetti di diritto privato, contraddicendo pertanto quanto precedentemente affermato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare circa la volontà di trasformare gli enti parco in non meglio definite fondazioni;
finora il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha ancora incontrato i rappresentanti dei parchi nazionali e delle aree marine protette, così come i Presidenti delle comunità dei parchi e delle Regioni che pur esercitano importanti competenze in merito alla gestione dei parchi nazionali quali l'intesa per la nomina del presidente, l'approvazione del piano del parco e del piano di sviluppo economico e sociale -:
se le risorse per il 2009 destinate al funzionamento dei parchi nazionali verranno confermate in entità pari a quelle effettivamente erogate nell'anno 2008 o se saranno invece ridotte e per quale entità;
se le risorse per il 2009 destinate al funzionamento delle aree marine protette verranno confermate in entità pari a quelle effettivamente erogate nell'anno 2008 o se saranno invece ridotte e per quale entità;
se siano previste risorse finanziarie a favore dei parchi nazionali specificatamente rivolte a finanziare spese di investimento per mettere così in grado gli stessi enti di gestione di potere utilizzare tali disponibilità per cofinanziare i progetti assistiti da contributi afferenti ai programmi regionali di sviluppo rurale 2007-2013 e ai programmi operativi regionali del FESR;
se non intenda incontrare al più presto i rappresentanti dei parchi nazionali e delle aree marine protette per esaminare i principali problemi che attengono all'attività di questi enti;
se non intenda incontrare i rappresentanti delle regioni per concordare le modalità più efficaci per produrre lo sforzo richiesto anche al nostro paese dall'UE e volto a contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 nonché per esaminare i problemi che attengono alla realizzazione della rete Natura 2000 e infine alla costruzione del sistema nazionale delle aree protette.
(5-00804)
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DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 24 novembre 2003, n. 326, all'articolo 26 comma 11-quater stabiliva l'alienazione, con le modalità previste dalla legge n. 410 del 2001, degli alloggi
ubicati all'esterno delle infrastrutture militari occupate da personale con titolo concessorio scaduto;
il conseguente decreto ministeriale 2004, emesso in data 2 marzo 2006 e registrato alla Corte dei conti il 21 marzo 2006, individuava 4.493 alloggi alienabili in quanto non più utili ai fini istituzionali, numero che conteneva, fra l'altro, tutti gli alloggi di Padova, ubicati all'esterno delle infrastrutture militari;
l'amministrazione della difesa dava assicurazione agli utenti che ne avevano fatto espressa richiesta circa la alienabilità dell'alloggio dagli stessi occupato;
inspiegabilmente, dopo circa due anni dalla registrazione del decreto ministeriale 2004, l'amministrazione non aveva ancora proceduto al trasferimento ed iscrizione dei beni individuati come alienabili nel patrimonio disponibile dello Stato, arrecando fra l'altro un palese danno all'erario;
con la successiva legge 24 dicembre 2007, n. 244, all'articolo 2, comma 631, veniva abrogato l'articolo 26, comma 11-quater della legge 24 novembre 2003, n. 326, ed il Ministro della difesa smetteva, in applicazione della legge 24 dicembre 1993, n. 537, articolo 9, comma 7, un unico decreto ministeriale annuale relativo al piano di gestione del patrimonio abitativa della difesa per gli anni 2004, 2005, 2006 e 2007 senza inserire alcun alloggio alienabile;
inspiegabilmente per l'anno 2004 sono oggi operanti due decreti ministeriali relativi all'anno 2004 entrambi registrati alla Corte dei conti dei quali il primo dichiara alienabili 4.493 alloggi non più utili ai fini istituzionali, mentre il secondo riporta come alienabili zero alloggi;
la legge n. 244 del 2007, prevede all'articolo 2, comma 627, lettera b), la vendita di un primo lotto di alloggi, non più utili ai fini istituzionali, non inferiore a 3.000, per dare avvio al rinnovo dell'intero patrimonio con una nuova fase di costruzione/acquisizione di alloggi;
gli utenti avevano sperato di poter acquistare l'alloggio che il ministero della difesa aveva deciso di alienare e risolti si erano già attivati per accendere un mutuo e quindi è apparso a loro inspiegabile, per non dire di una vera e propria beffa, la retromarcia della difesa e del tesoro quando hanno annullato tutti gli elenchi degli immobili da vendere;
in Italia e maggiormente nel Nord-Est risolte caserme sono state chiuse, altre ridimensionate nell'organico e quindi vi è una situazione infrastrutturale e abitativa militare che va rivista rivista e riorganizzata;
proteste sono giunte, in modo particolare, anche dagli inquilini delle abitazioni di Via Pomponio e di altre zone della città di Padova che vivono in alloggi della difesa ubicati fuori dalle infrastrutture militari;
queste persone ritengono che tali alloggi proprio perché fuori dal perimetro delle caserme possano essere venduti in blocco ma temono che il prossimo regolamento ministeriale le escluda per immotivati decisioni dei vertici militari -:
quali direttive il Ministro interrogato intenda impartire agli enti dipendenti perché nel futuro elenco degli alloggi alienabili siano inseriti i precedenti 4.493 con particolare riguardo a tutti quelli esistenti in Padova, ubicati all'esterno delle infrastrutture militari.
(5-00805)
Interrogazione a risposta scritta:
RUGGHIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 382 del 1978 sono stati istituiti gli organismi di rappresentanza dei militari (Cocer - Coir - Cobar) con la funzione di prospettare pareri, proposte e richieste del personale alle autorità militari e politiche;
nel corso del tempo, sempre con grandi difficoltà, questi organismi hanno
sostenuto le istanze del personale rivendicando un ruolo di effettiva e concreta tutela della condizione militare;
nel 1994 presso la Presidenza del consiglio dei ministri - Dipartimento per la funzione pubblica, ora Ministero per la pubblica amministrazione e innovazione, è stato istituito il comparto «sicurezza e difesa» dove vengono definiti i contenuti del rapporto d'impiego, normativi ed economici, del personale militare contrattualizzato;
è ormai prassi consolidata da parte delle commissioni Difesa dei due rami del Parlamento l'audizione dei Cocer su molti provvedimenti che riguardano direttamente e anche indirettamente il personale militare;
nel corso della XV legislatura alla rappresentanza militare è stato di fatto riconosciuto, attraverso il ruolo del Cocer, lo «status» di parte sociale;
è evidente che le sezioni del Cocer, riescono a svolgere, nei rapporti istituzionali sopra ricordati, un ruolo significativo, nella misura in cui le autorità delle Forze armate acconsentono allo stesso rapporto con gli organismi intermedi e di base;
con la riforma organizzativa realizzata nell'area operativa i consigli intermedi hanno assunto un ruolo che va molto al di là di quello regionale-territoriale, attribuito loro con la legge istitutiva;
in questo quadro di significative trasformazioni è necessario adoperare ogni utile accorgimento al fine di rafforzare il rapporto tra gli organi di rappresentanza e le autorità istituzionali corrispondenti, sulla base di un principio di corresponsabilità;
da parte della direzione per l'impiego del personale militare dell'Aeronautica è stato richiesto un trasferimento di sede - che non risulta motivato da imprescindibili e non altrimenti assolvibili ragioni di servizio - per l'ufficiale che svolge funzioni di Presidente del Coir del Comando Squadra Aerea dell'Aeronautica militare;
il trasferimento ad altra sede comporterebbe la decadenza dal mandato e dall'organo rappresentativo in cui l'ufficiale è stato eletto;
il Consiglio di rappresentanza di cui l'ufficiale fa parte, chiamato a pronunciarsi ai sensi dei regolamenti in vigore sul trasferimento, si è espresso negativamente -:
se il Ministro non ritenga opportuno valutare la possibilità di sospendere il movimento dell'ufficiale sopraindicato, che non risulta tra l'altro motivato da obblighi di legge, al fine di garantire allo stesso e all'organismo di cui fa parte, la continuità nell'esercizio del mandato così come voluto dagli elettori.
(4-01942)
TESTO AGGIORNATO AL 22 GIUGNO 2009
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
TOGNI, GUIDO DUSSIN, LANZARIN, ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'integrazione degli obiettivi di protezione del suolo e di salvaguardia del territorio nelle politiche di sviluppo è ormai divenuta una priorità inderogabile;
la desertificazione, i dissesti idrogeologici, i deboli equilibri tra patrimonio naturale ed insediamenti urbani, rappresentano delle criticità costanti che nei casi di eccezionalità degli eventi naturali, spesso diventano disastrose emergenze;
è indispensabile individuare una strategia politica rivolta maggiormente alla prevenzione, alla cura del territorio, all'adozione di pratiche di vigilanza attiva e di manutenzione costante del suolo, che sia in grado di mantenere in uno stato di concreta sicurezza le aree più sensibili dal punto di vista delle calamità naturali;
anche strategie rivolte a favorire la residenza della popolazione nelle aree montane o meno agevoli, possono concorrere
al miglior mantenimento degli equilibri naturali di tali aree ed a mantenerle in sicurezza;
allo stato attuale, gran parte del territorio nazionale è soggetto a cicli annuali di fatti eccezionali tali da richiedere l'intervento della Protezione civile. Trattasi di incendi, allagamenti ed inondazioni, frane e dissesti di varia natura;
l'intervento di emergenza non deve ad ogni modo diventare un fatto quotidiano e di regolare prassi. Meglio sarebbe ricorrere alla protezione attiva con decise azioni di prevenzione, mitigazione ed adattamento;
gran parte dei possibili disastri che sarebbero potuti accadere in conseguenza degli eventi eccezionali sopra ricordati, è stata evitata o ad ogni modo attutita, grazie all'azione efficace e repentina della nostra Protezione civile;
è da far rilevare che nella vigente situazione di scarsità di risorse finanziarie ed in attuazione del patto di stabilità che impedisce agli enti locali di escludere dal patto stesso le risorse finalizzate alla prevenzione del rischio idrogeologico (fatto salvo solo il caso dell'avvenuta dichiarazione di calamità naturale), le disponibilità ordinarie destinate all'azione della prevenzione del rischio sono diventate esigue, mettendo in pericolo il corretto ed efficace svolgimento della salvaguardia del territorio;
è necessario pertanto provvedere ad individuare e rendere disponibili risorse aggiuntive, alle scarse risorse esistenti, per l'ordinario e lo straordinario funzionamento del sistema della Protezione civile ed a questa necessita globale e indispensabile fornire risposte urgenti, soprattutto attraverso il determinante intervento del Ministero dell'economia, che dovrebbe reperire ed impegnare pertinenti risorse in tale direzione, nonché con il contributo dell'intera società civile e con la progressiva maturazione di diffuse sensibilità che portino al generarsi di nuovi equilibri tra azioni sul territorio, stili di vita, strategie efficaci di sviluppo sostenibile ed utilizzazione razionale delle risorse naturali;
volendo evidenziare in una efficace sintesi le debolezze e le eccellenze del nostro sistema di prevenzione delle calamità e del relativo settore di contrasto e di pronto intervento, possiamo ritenere che a fronte di un quadro della prevenzione dei rischi idrogeologici e della difesa del suolo seriamente deficitario, possediamo anche un sistema di previsione della calamità naturale all'avanguardia, le cui eccellenze sono rappresentate da una banca dati e da sistemi informatici di primissimo livello, cui è associato un sistema di pronto intervento e di soccorso altrettanto efficiente;
da quanto ha riferito il sottosegretario Bertolaso nella Commissione Ambiente della Camera, nell'ambito dell'audizione del 19 dicembre 2008, una grave criticità finanziaria minaccia questo efficiente sistema di previsione e di risposta della Protezione civile, infatti, soprattutto a causa dei tagli disposti dal decreto legge n. 112/2008, convertito in legge con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, le risorse a disposizione della Protezione civile si riducono del 30 per cento nel 2009, del 50 per cento nel 2010 e del 70 per cento nel 2011;
una simile riduzione dei finanziamenti rende impossibile lo svolgimento delle attività della Protezione civile e, vista la situazione deficitaria in cui versa il Paese nel campo della prevenzione del rischio idrogeologico, crea seri pericoli per l'incolumità della vita dei cittadini -:
se alla luce delle vigenti e numerose situazioni di emergenza in campo ambientale e climatico in cui è fortemente impegnata ad operare la Protezione civile, ed in considerazione (che tale stato potrebbe subire aggravamenti stante l'attuale eccezionale periodo di avversità climatiche, non ritenga indifferibile la predisposizione di un organico programma volto a rafforzare il sistema della tutela del territorio e della prevenzione del rischio idrogeologico e se contestualmente non intenda provvedere
nell'immediato ad assegnare nuove e più consistenti risorse in favore della Protezione civile al fine di garantire le attività di previsione e lotta contro le calamità naturali.
(5-00807)
Interrogazioni a risposta scritta:
BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 363 della legge finanziaria 2008 ha previsto che l'indennizzo di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 2005, n. 229, è riconosciuto, altresì, ai soggetti affetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell'omonimo farmaco, nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della macromelia;
tali soggetti da cinquanta anni attendevano il giusto risarcimento e si presume, che in tutta Italia vi siano 120-150 vittime, non tutte invalide al 100 per cento. L'unica assistenza, si fa per dire, da parte dello Stato italiano è stata l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, riconosciuta dall'articolo 3 del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27. Troppo poco, o meglio nulla, per una tragedia dimenticata per troppi anni e a cui il Governo italiano si è mostrato fino allo scorso anno indifferente;
alcuni di loro abbisognano di assistenza continua non essendo sempre in grado di badare a se stessi;
alla data odierna ancora nessuno dei soggetti ha ottenuto il risarcimento né il Ministero ha provveduto ad indicare le linee guida per conseguirlo;
l'assenza di ulteriori provvedimenti crea gravi difficoltà agli aventi diritto che non possono ricevere gli indennizzi loro spettanti;
la crisi economica in atto ha vieppiù aggravato i disagi degli interessati e delle loro famiglie, che su quell'indennizzo contavano per fronteggiare le costose cure ed assistenze necessarie in relazione alle patologie contratte -:
se il Ministro sia a conoscenza del motivo di tanto ritardo e come intenda procedere per accelerare le procedure previste dalla legge.
(4-01934)
POLI e BOSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a causa della mancanza di nuovi ordini da parte soprattutto di Trenitalia, le industrie italiane di materiale rotabile sono da tempo al centro di una seria crisi economica, costrette a chiudere più spesso ad operare forti ridimensionamenti con conseguente impatto occupazionale che coinvolge migliaia di famiglie;
di particolare gravità si presenta la situazione dei siti produttivi del raggruppamento temporaneo di imprese guidato da Ansaldobreda Spa, in qualità di mandataria, e costituito con il Consorzio Corifer, Keller Elettromeccanica SpA, Firema Trasporti Spa e Ferrosud Spa, dopo il provvedimento unilaterale di Trenitalia, di recedere dal contratto di rimodernamento delle carrozze per treni intercity;
la riduzione delle lavorazioni da 901 carrozze a 450 causerà la perdita per le aziende del raggruppamento di circa 2 milioni di ore di lavoro nel triennio 2009-2011 con la inevitabile cassa integrazione per un numero medio, per lo stesso periodo, di circa 600 lavoratori;
le conseguenze economiche finanziarie e occupazionali relative alle aziende dell'indotto sarà probabilmente anche maggiore;
il progetto alta velocità non può pretendere di esaurire lo sforzo di ammodernamento delle nostre ferrovie che, invece, deve tener conto anche delle necessità dei trasporto interregionale, offrendo anche a questa parte di utenza un servizio dignitoso
con carrozze rinnovate e confortevoli, al posto dell'attuale, spesso indecoroso e fatiscente;
le risorse economiche della collettività destinate alla cassa-integrazione, potrebbero più utilmente essere investite per completare l'ammodernamento delle carrozze destinate ad un servizio ferroviario adeguato a tutti i cittadini, di un progetto tra l'altro già finanziato -:
quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati riguardo alla decisione adottata dal Cda delle società del gruppo Ferrovie dello Stato Spa di tagliare la commessa succitati che, oltre a contraddire le precedenti decisioni che confermavano la necessità del progetto di ammodernamento, non risultano in linea con le misure economiche che lo Stato stesso sta adottando a sostegno del lavoro e del salario per altri settori produttivi in questa situazione di crisi economica e sociale.
(4-01941)
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
RAO, COMPAGNON e VIETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato il 18 dicembre scorso da Il Gazzettino, il problema del sovraffollamento delle carceri assume dimensioni rilevanti anche nel Nord est;
secondo i dati del Ministero della giustizia solo in Veneto i detenuti superano di mille unità la capienza regolamentare;
nel 2007 la casa circondariale di Padova, che accoglie i carcerati in attesa di giudizio, è stata oggetto di un intervento di ristrutturazione (non ancora iniziata), con la conseguente chiusura dei vecchi reparti detentivi;
pur in presenza di un incessante impegno del Provveditorato regionale nello sfollare numeri sempre più elevati di detenuti verso altre sedi penitenziarie, l'aumento costante degli ingressi giornalieri e la diminuzione percentuale delle scarcerazioni hanno reso la situazione ai limiti della gestibilità, dal momento che non è possibile garantire neppure l'isolamento;
non meno critiche sono le condizioni delle case circondariali di Treviso, Rovigo, Belluno e delle province autonome di Trento e Bolzano;
nelle cinque case circondariali del Friuli-Venezia Giulia su un totale «regolamentare» fermo a 551 posti disponibili, la popolazione carceraria effettiva era a fine giugno di 707 persone;
a Pordenone, oltre al sovraffollamento, si aggiunge anche il problema di un edificio del XIV secolo che rischia addirittura la chiusura;
il mese scorso il Ministro ha ribadito il suo impegno nella soluzione di questa grave emergenza, attraverso la costruzione di nuove strutture e la stipula di accordi internazionali, in modo da far scontare le pene a chi è straniero nei paesi di provenienza -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare, al fine di risolvere concretamente la drammatica situazione in cui versa l'intero sistema carcerario, in particolare quella degli istituti di prevenzione e pena in Veneto e in Friuli.
(3-00295)
Interrogazioni a risposta scritta:
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, MECACCI, ZAMPARUTTI e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere:
quale sia la dinamica della morte di un ragazzo di 25 anni, che si sarebbe suicidato nella sua cella del penitenziario di Bicocca a Catania;
se corrisponda al vero che si tratta dello stesso ragazzo la cui vicenda, nell'agosto scorso aveva fatto scalpore, in seguito a un'intervista rilasciata dall'avvocato Antonio Fiumefreddo, che lo indicava come vittima di abusi sessuali nel carcere cittadino, riferendo in particolare nel corso dell'intervista alla trasmissione «Klauscondicio» di Klaus Davi, che il ragazzo «scriveva poesie e aveva modi che potremmo definire effeminati. Non so nemmeno se fosse omosessuale, ma così venne ritenuto dagli altri detenuti e fu trattato in carcere come tale. Fu violentato da un gruppo di otto detenuti, tutti in carcere per gli stessi reati, fu costretto al ricovero in infermeria con nove punti di sutura all'ano. L'episodio non è l'unico, credo che sia accaduto anche molte altre volte»;
se sia stata aperta - e quale esito abbia avuto - un'inchiesta per accertare le responsabilità dei gravi episodi denunciati dall'avvocato Fiumefreddo.
(4-01930)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, BELTRANDI, ZAMPARUTTI e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito dell'operazione «Perseo» che ha condotto in carcere una novantina boss storici e giovani affiliati di Cosa Nostra, tra gli altri è stato arrestato il boss Gaetano Lo Presti, capomandamento di Villagrazia;
nella serata del 16 dicembre Lo Presti, secondo quanto riferito da giornali e televisioni, si sarebbe tolto la vita nella cella del carcere di Pagliarelli, dove era stato tradotto;
per togliersi la vita avrebbe utilizzato i lacci delle scarpe -:
quale sia stata l'esatta dinamica del suicidio;
in particolare se corrisponda al vero quanto si può leggere nella cronaca della giornalista Alessandra Ziniti pubblicata dal quotidiano La Repubblica del 17 dicembre: «Lo Presti ... così come aveva fatto tre anni fa Francesco Pastoia, braccio destro di Bernardo Provenzano, non deve aver retto alla lettura della gran quantità di intercettazioni che lo inchiodavano al suo ruolo di grande oppositore del volere di Totò Riina...»;
se non ritenga di dover promuovere un'inchiesta per accertare se vi siano state eventuali responsabilità quantomeno di omissione di controllo, e in particolare se possa chiarire come mai nei confronti di Lo Presti non sia stata adottata l'elementare misura del sequestro di cinture e lacci da scarpe, in considerazione del fatto che non si tratta del primo mafioso che si toglie la vita.
(4-01935)
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta orale:
PEZZOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore dei nuovi orari ferroviari, la linea Brescia-Bergamo ha perso tutti i collegamenti diretti con Milano, per cui coloro che provengono dalla parte est della provincia di Bergamo dovranno inevitabilmente cambiare treno nel capoluogo confidando nella compatibilità delle coincidenze;
anche la linea Treviglio-Bergamo ha perso molti treni, soprattutto nella fascia di punta, per cui chi deve raggiungere Bergamo dalla provincia più a sud, prima delle 8, o si riversa sull'unico treno disponibile delle 7,28 da Treviglio C.le, oppure si troverà costretto ad utilizzare mezzi propri, ovviamente più lenti, più inquinanti e più onerosi;
la linea Bergamo-Lecco ha visto i propri orari aumentare di 10 minuti (sui 36 di percorrenza) a causa di lavori e coincidenze a Calolziocorte;
la linea Bergamo-Milano è stata declassata a servizio «metropolitano», eccezion fatta per alcuni treni in fascia pendolare che coprono il tragitto senza troppe fermate intermedie. I restanti treni impiegano un'enormità per percorrere quei 56 km che separano Bergamo da Milano;
nonostante tutto, il Comitato pendolari bergamaschi ha deciso, a fronte di alcune «promesse» da parte di Trenitalia e in previsione dell'entrata in vigore a giugno 2009 dei servizi suburbani, di approvare tale piano;
Trenitalia però, dopo aver fatto firmare tale piano, ha deciso di cambiare le carte in tavola, allungando ancora i tempi di percorrenza di alcuni treni e istituendo fermate non previste;
era stato previsto, ad esempio, un treno da Bergamo alle 7,02 con fermate a Verdello (ore 7,11), Pioltello (ore 7,32) e Milano L.te (ore 7,42), ma dopo l'accordo siglato in data 28 novembre questo treno è stato anticipato di 15 minuti con fermate in tutte le stazioni per poi, a seguito di innumerevoli proteste, riclassificarlo come «diretto» pur mantenendo comunque le fermate di Cassano e Melzo;
l'utenza bergamasca non è assolutamente soddisfatta né degli orari proposti, né del trattamento riservato e Trenitalia, nello stilare l'orario, non ha tenuto conto delle reali esigenze di quella linea che conta, sulla sua direttrice, le città di Bergamo che è al 5o posto in Italia come flusso passeggeri (con 10.300.000 unità), Treviglio (con 3.500.000) e Verdello, nonostante le promesse fatte e firmate nell'incontro del 28 novembre scorso presso la Regione Lombardia -:
quali urgenti iniziative intenda adottare nei confronti di Trenitalia affinché mantenga fede alle promesse e agli accordi sottoscritti e per risolvere una situazione che sta creando notevolissimi disagi alla utenza, per la stragrande maggioranza costituita da pendolari, della provincia di Bergamo che, come ricordato in premessa è tra le prime in Italia quanto a flusso di passeggeri.
(3-00296)
COMPAGNON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sembrerebbe maturato l'intendimento da parte di Trenitalia Cargo S.p.A e Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. di far cessare, alla fine del 2008, l'operatività dello scalo merci di San Giovanni al Natisone su cui gravita l'importante polo industriale della lavorazione del legno;
attualmente lo scalo ferroviario San Giovanni al Natisone ha una movimentazione annua di circa 1.000 carri in arrivo, in grandissima parte dall'Europa centro-settentrionale attraverso il valico di Tarvisio;
se tale scalo dovesse essere chiuso, l'ingente traffico si sposterebbe su quello di Udine o su Fuernitz in Carinzia, per poi proseguire a destinazione su strada, con la conseguenza di generare un movimento aggiuntivo di circa 2.000 veicoli all'anno su strade già congestionate, a cominciare proprio dalla SR 56;
Trenitalia Cargo già da tempo ha adottato una politica tariffaria che ha penalizzato sensibilmente lo scalo in questione, al punto da creare una situazione paradossale tale che, invece di favorire l'utilizzo di scali nazionali e soprattutto di vettori nazionali, le spedizioni di legname provenienti dall'Europa sud-orientale e passanti per Nova Gorica, vengono ora scaricate in questo scalo sloveno, per essere poi inoltrate su strada nel «distretto della sedia» per lo più con vettori di quel Paese;
si sottolinea, se tale notizia fosse fondata, l'inerzia del Governo di fronte ad una vicenda che invece di contenere la movimentazione delle merci su strada e di favorire modalità alternative di trasporto, a cominciare proprio dalla rotaia, vede invece una politica aziendale che si muove in senso opposto, causando un aggravio
degli oneri per la viabilità regionale e di costi di logistica a carico dell'industria della sedia -:
se tale notizia corrisponda al vero e se il Governo non ritenga necessario evitare tale eventualità mantenendo l'attuale importante funzione dello scalo di San Giovanni al Natisone, nodo ferroviario nevralgico al servizio di un'importante industria e soprattutto risorsa fondamentale per i Comuni che formano il cosiddetto «triangolo della sedia», che si trovano ora già in grave difficoltà.
(3-00297)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CODURELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da troppi anni la linea ferroviaria Sondrio-Lecco-Milano è gravemente carente per un bacino che giornalmente vede 50.000 tra lavoratori e studenti utilizzare questo mezzo;
a seguito di una lunga mobilitazione delle associazioni degli utenti, delle amministrazioni comunali interessate e della Provincia di Lecco, nel settembre scorso è stato completato il raddoppio del binario tra Milano e Lecco, che ha comportato un impegno finanziario non indifferente a carico dell'erario e, cosa altrettanto importante, un costo significativo in termini ambientali sopportato dai comuni attraversati;
a dispetto di questi sacrifici e dopo un lungo braccio di ferro tra Trenitalia, Regione Lombardia, amministrazioni locali e Provincia di Lecco e associazione degli utenti per concordare il numero delle corse e i nuovi orari, il 14 dicembre scorso è entrato in vigore il nuovo regime e subito si sono registrati fortissimi disagi sull'intera linea, quali: treni soppressi, convogli in ritardo, vagoni oltremodo carichi di viaggiatori, perdite delle coincidenze, che ha, comportato per molti la necessità di provvedere con mezzi privati per poter arrivare al lavoro;
un vero e proprio collasso del servizio che si ripete puntualmente ogni giorno e che sta interessando quasi tutti i treni locali da e per Milano, penalizzando fortemente le aree più periferiche e montane, già in sofferenza per la qualità e quantità dell'interscambio ferro-gomma;
questo incredibile stato del servizio è con ogni probabilità aggravato dal concomitante avvio d'esercizio deltreno ad alta velocità Milano-Roma, che ha comportato una diversa organizzazione dei transiti dalla stazione Centrale di Milano;
nel frattempo nulla è stato fatto per affrontare le croniche carenze strutturali: incremento delle corse e dei treni per fronteggiare la crescente richiesta, insufficienti o inesistenti servizi a terra nelle stazioni intermedie, nonché materiale rotabile vetusto, soggetto a frequenti arresti per guasti, con condizionatori costantemente fuori uso e indecorosi sotto l'aspetto igienico;
la Regione Lombardia, dal canto suo, non è riuscita a garantire che Trenitalia mantenesse le promesse fatte e firmate nell'incontro del 28 novembre 2008 e, secondo quanto riportato dagli organi di informazioni, l'assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia avrebbe dichiarato che «se Trenitalia ha deciso che Freccia rossa deve correre passando davanti a tutti gli altri treni e sulle spalle dei pendolari, può darsi che saremo costretti a dimostrare a Trenitalia che il Freccia rossa può anche rimanere in stazione» -:
se non reputi necessario il Governo, di intervenire nei confronti di Trenitalia ed, a sostegno degli enti locali, in una vertenza decisiva al fine di garantire un servizio di qualità rispondendo alle aspettative delle comunità del nostro territorio, dopo l'impegno finanziario non indifferente a carico dell'erario per il raddoppio ferroviario della Milano-Lecco, ipotizzando anche la sospensione dell'erogazione
dei 480 milioni stanziati in suo favore dal decreto-legge anti-crisi, per sostenere parzialmente il costo sostenuto dagli utenti delle ferrovie locali.
(5-00809)
LOVELLI, CARDINALE e BRAGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
appare opportuno che la riconferma degli amministratori nelle cariche pubbliche sia nelle amministrazioni ed enti centrali che periferici dello Stato avvenga in base ai risultati positivi ottenuti durante gli incarichi precedenti;
è stata aperta un'inchiesta nei confronti dell'ex Assessore al Bilancio della Giunta Scapagnini del Comune di Catania in quanto poneva in essere una cospicua serie di violazioni di legge nelle procedure di approvazione e gestione del bilancio, rendicontazione, riaccertamento dei residui e formazione della passività fuori in bilancio, che determinavano un sostanziale occultamento del bilancio allo scopo di evitare lo scioglimento del Consiglio Comunale;
è in corso l'inchiesta da parte della Corte dei Conti in Sicilia;
la suddetta inchiesta, si collega ad un «buco» di bilancio che si aggira intorno al miliardo di euro ben noto al Parlamento; recentemente fra il Parlamento stesso ha fra l'altro approvato una misura di finanziamento di 140 milioni di euro a parziale copertura del disavanzo;
l'avvocato Gaetano Tafuri, si è dimesso dalla carica di Assessore al Bilancio del Comune di Catania a seguito delle superiori inchieste e non è stato riconfermato dal neo eletto Sindaco di Catania Senatore Stancanelli;
inopinatamente l'avvocato Gaetano Tafuri ha accettato l'incarico di Commissario della Ferrovia Circumetnea, precisando che l'avrebbe svolto con la «massima trasparenza»;
sarebbe opportuno non solo annunciare ma concretamente avviare un serio processo di moralizzazione dei rappresentanti nelle istituzioni e nell'attività politica, nel rispetto delle leggi e del mandato fiduciario degli elettori -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per dare corso a quanto riferito in premessa;
se il Ministro intenda consentire che tale stato di cose permanga con grave nocumento per l'amministrazione pubblica e per l'immagine delle Istituzioni.
(5-00811)
Interrogazione a risposta scritta:
DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 30 agosto 2000 l'ufficio del Genio civile per le opere marittime di Reggio Calabria, dipendente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha redatto il progetto esecutivo «Lavori occorrenti per la difesa dal mare dell'abitato di Montegiordano Marina», in provincia di Cosenza;
questi lavori riguardano la costruzione di 11 pannelli frangiflutti con la testa ad ali sommerse in scogli naturali, posti a difesa di un tratto di litorale di circa 1500 m. ricadente nel Comune di Montegiordano Marina, ed il versamento di circa 130.000 m.c. di materiale grossolano dentro le celle prodotte dai suddetti pannelli e dalle scogliere sommerse a quota - 1,50 m. dal medio mare, per favorire un maggiore grado di stabilità al ripascirnento della spiaggia;
il 9 dicembre 2002 è stata esperita la relativa gara d'appalto con il conseguente avvio dei lavori ed il 7 maggio 2004 è stata approvata la perizia n. 2170 di variante e suppletiva ai suddetti lavori;
il termine per l'ultimazione dei lavori è stato fissato nel mese di febbraio 2005 in seguito alla sospensione degli
stessi nel periodo estivo ed alla concessione di una proroga di 60 giorni a causa dei lavori di variante e suppletivi, anche se poi l'impresa appaltatrice ha chiesto la concessione di un ulteriore proroga dell'ultimazione delle opere di 121 giorni, a causa dei periodi di inattività dovuti alle cattive condizioni metereologiche e per le difficoltà causate dall'approvvigionamento del materiale per il ripascimento della spiaggia;
i lavori su elencati sono stati portati ad ultimazione e non sarebbero stati ancora collaudati perché la commissione incaricata avrebbe riscontrato delle difformità tra il progetto e le opere realizzate;
i pannelli in questione, facenti parte del progetto complessivo su indicato, sono stati per la maggior parte distrutti dalle violente mareggiate di queste ultime settimane -:
quali iniziative, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, intenda intraprendere per garantire la più che necessaria ed urgente salvaguardia dell'abitato del Comune di Montegiordano Marina (Cosenza) e soprattutto per verificare la correttezza dei lavori eseguiti a fronte della distruzione di alcune opere in seguito ad avverse condizioni meteo.
(4-01939)
...
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
D'IPPOLITO VITALE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono migliaia i minorenni stranieri che, ogni anno, arrivano in Italia, alla potenziale mercé della criminalità organizzata, interessata al loro sfruttamento lavorativo e sessuale;
è una realtà, ormai - da anni - in crescita esponenziale in tutta Europa, che vede l'Italia in ritardo nella definizione di politiche in grado di governare il fenomeno, piuttosto che arginarne gli effetti;
dal 2001 la media annuale dei minori stranieri non accompagnati, segnalati al Comitato minori stranieri, si è mantenuta costante, con circa 7.700 presenze; di questi, soprattutto tra quelli arrivati dal mare, con i tristemente noti sbarchi clandestini, ben il 66 per cento risulta non identificato, irregolare e senza un permesso di soggiorno;
nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un aumento significativo della loro presenza, all'interno delle strutture di prima accoglienza: 4930 accolti nel 2004, 6041 nel 2005 e 6102 nel 2006;
stante l'importanza del Comitato minori stranieri, comunque organo centrale e non direttamente operativo sul territorio, e degli organismi nazionali e internazionali impegnati nel settore, non può escludersi il rischio che nelle - costituende o costituite - associazioni interessate alla tutela e cura dei minori di cui in premessa possano inserirsi e/o prevalere interessi più economici che umanitari;
tale pericolo è stato per altro, con cautela ed informalmente, ventilato dai competenti uffici dell'immigrazione;
ai minori stranieri non accompagnati si applica la normativa prevista per i minori italiani;
il trattamento giuridico del minore straniero verrebbe così a collocarsi su una linea di confine fra la legislazione sui minori, improntata a principi di protezione e di sostegno e quella sugli stranieri, nata come legislazione di pubblica sicurezza e - pertanto - basata su principi di controllo e di difesa -:
se esistano strumenti idonei a garantire dal rischio di cui in premessa, specificamente con riferimento a questo mercato potenziale che vedrebbe la costituzione di associazioni ad hoc, con finalità di vero proprio business a danno di una categoria di persone particolarmente debole;
quali strumenti eventualmente il Ministro intenda predisporre per gestire e monitorare la realtà, complessa ed articolata, che ruota attorno al fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, al fine di scongiurarne ogni pericolo, ancor più ogni ipotesi concreta, di mercificazione;
se il Ministro non ritenga utile introdurre una nuova e specifica normativa, pienamente rispondente allo status di minore straniero non accompagnato.
(3-00294)
Interrogazione a risposta in Commissione:
POLLEDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vi è una assoluta necessità di contrastare il fenomeno del gioco illegale e viceversa incentivare il gioco lecito sia per rispetto e tutela di coloro che operano nella legalità che nell'interesse dello stesso erario il quale perde una fetta consistente di possibili introiti fiscali;
diverse sono le operazioni delle Forze dell'ordine che testimoniano quanto si stiano diffondendo i circoli privati o bische clandestine dove sono presenti macchine da gioco illegali;
nel corso di tali operazioni, le Forze dell'ordine rinvengono anche tavoli da gioco dove si pratica il cosiddetto poker texano o meglio conosciuto come Texas hold'em con poste in denaro rilevanti; spesso tali poste sono fittiziamente mascherate da premi di altro genere;
appare indifferibile incentivare il contrasto al mercato del gioco illegale in tutte le aree del Paese e in particolare sensibilizzare con opportune direttive il corpo della Guardia di finanza;
nei giorni scorsi a Torino la Polizia ha fatto irruzione in due circoli attorno a mezzogiorno, tredici ore dopo l'avvio di un torneo, ed hanno trovato 9 giocatori seduti intorno ad un tavolo;
l'operazione si è conclusa con il sequestro di tutto il materiale (tavoli, carte, fiches, sette apparecchi da gioco illeciti e il circolo) e la denuncia per 30 persone;
la seconda operazione ha richiesto qualche accorgimento in più. Al circolo Assore si accedeva attraverso una doppia porta: distratto il piantone gli agenti sono riusciti ad entrare. Qui hanno trovato trenta persone intente a giocare a poker texano e 4 mila euro in contanti. Gli avventori sono stati denunciati per la partecipazione al gioco d'azzardo, così come i gestori del locale che è stato sequestrato -:
se il Ministro, essendo a conoscenza della situazione intenda aggiornare la tabella dei giochi proibiti ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 18 luglio 1931, n. 773, inserendo il gioco d'azzardo del poker texano o Texas hold'em praticato in circoli privati o associazioni di qualsiasi tipo, sia esso svolto con premi in denaro sia per mero intrattenimento, presso i circoli privati o associazioni di qualunque specie l'installazione di macchine da gioco di tipo new-slot qualsiasi tipo di premio esse prevedano, predisponendo sanzioni adeguate sia di carattere penale che pecuniarie.
(5-00806)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008 è stato pubblicato il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, a Vigile del fuoco del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, per un numero di 814 posti;
tale bando, come dallo stesso Ministero asserito in risposta ad una precedente interrogazione a risposta scritta (n. 4-00252), va a soddisfare parte della criticità (che vede 34.710 unità teoriche e un effettivo di 31.500 in servizio), con l'intento di ripianare gli organici del Corpo procedendo ad una progressiva copertura
parziale del turn over, anche mediante stabilizzazione del personale volontario in possesso dei requisiti necessari;
esiste già una lista di vigili volontari discontinui che assolvono da anni le necessità di carenza di organico -:
se non si ritenga opportuno dare maggiore spazio, in termini di punteggio o in termini di quota riservata a questa categoria già esistente - che peraltro necessiterebbe di minor impegno economico nonché temporale per la preparazione alla professione - e quindi una stabilizzazione di questa categoria.
(4-01937)
DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Prefetto di Cosenza, a seguito della comunicazione scritta di un Consigliere comunale del Comune di Montegiordano (Cosenza) avente ad oggetto l'applicazione delle misure d'imposta fissa dei bolli sui documenti rilasciati dall'Ufficio Anagrafe e Stato Civile dei Comuni, rispondeva con nota, prot. n. 36483/07/EE.LL., che: «Il Ministero dell'interno, all'uopo interpellato anche da altre Amministrazioni comunali in ordine all'applicazione della legge sull'imposta di bollo, ha espresso il proprio parere, comunicando che gli atti rilasciati dagli uffici comunali, nella fattispecie d'anagrafe e di stato civile, qualora siano riconducibili "agli atti e provvedimenti degli organi dell'Amministrazione dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, rilasciati a coloro che ne abbiano fatto richiesta" di cui all'articolo 4 della Tariffa del decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972, in quanto tali, scontano l'imposta di bollo fin dall'origine, nella misura di euro 14,62»;
il suddetto Consigliere comunale, sullo stesso argomento, interpellava poi la Prefettura di Matera che dichiarava che la legge a cui fare riferimento è la n. 405 del 1990, nella fattispecie l'articolo 7, comma 5, che recita testualmente «sono esenti dall'imposta di bollo gli atti e documenti concernenti l'iscrizione, la frequenza e gli esami nell'ambito dell'istruzione secondaria di secondo grado, comprese le pagelle, i diplomi, gli attestati di studio e la documentazione similare; i certificati, le copie e gli estratti dei registri dello stato civile e l'autenticazione delle sottoscrizioni delle corrispondenti dichiarazioni sostitutive»;
alcuni Comuni della provincia di Cosenza e tutti quelli della Provincia di Matera non farebbero applicare la marca da bollo di euro 14,62, nel caso per esempio dell'atto di assenso per il rilascio di passaporto a figli minori -:
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda intraprendere affinché gli enti locali, sul caso specifico, adottino decisioni uniformi tra loro.
(4-01940)
BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 13 dicembre 2008 presso il Centro Congressi di Ecotekne si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2008-2009 dell'Università del Salento;
erano presenti nell'atrio del Centro congressi un cospicuo numero di studenti facenti parte del sindacato Unione degli universitari, tra cui i componenti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione;
le intenzioni di questi ragazzi sembra fossero solo quelle di manifestare, in linea con quello che poi è stato anche il discorso tenuto nella stessa sede dal Rettore dell'Università del Salento, Professore Domenico Laforgia, il rammarico per i numerosi tagli finanziari apportati alle università dal Governo;
gli studenti avevano costruito, per simboleggiare in modo ironico la morte dell'università pubblica, una bara di cartone esposta in un primo momento all'ingresso del Centro congressi ed in più portavano con loro due striscioni con
sopra scritto «vogliamo laurearci pubblicamente» e «non c'è niente da inaugurare»;
l'intenzione degli studenti pare fosse quella di portare la bara di cartone dentro la sala dove si teneva la cerimonia al solo fine di condividere la pacifica protesa con le autorità presenti ed i media;
sembrerebbe che le forze di polizia abbiano, in un primo momento, bloccato l'accesso agli studenti chiudendo il portone d'entrata, consentendolo successivamente solo a condizione che i ragazzi si impegnassero a lasciar fuori dalla sala dove si teneva la manifestazione, la bara di cartone;
la situazione pare essere degenerata nel momento in cui gli studenti tentavano di esporre i due striscioni all'interno della sala del Centro congressi;
a questo punto pare che gli agenti di polizia siano intervenuti per interrompere la manifestazione degli studenti anche attraverso duri atti fisici e verbali;
l'articolo 21 della Costituzione dello Stato italiano recita al primo comma «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» -:
se il Ministro interrogato, in considerazione dei fatti esposti e nell'ambito delle proprie competenze, non ritenga opportuno intervenire per accertare eventuali responsabilità in merito alla negazione del diritto, costituzionalmente garantito, di manifestare pacificamente il proprio pensiero, negazione attuata nella descritta circostanza anche con l'uso della forza nei confronti degli studenti dell'Università del Salento.
(4-01943)
CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco versa, ormai, in una gravissima situazione economica con un deficit accumulato di 100 milioni di euro unito ai consistenti tagli operati nell'ultima legge finanziaria (articolo 79 commi 1, 2 e 3) nei confronti dell'Opera nazionale di assistenza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco pari ad ulteriori 7,5 milioni di euro;
con tali premesse è messa in pericolo la stessa sopravvivenza del Corpo e si pregiudica, addirittura, l'approvvigionamento dei beni di primaria importanza, quali benzina, parti di ricambio, lubrificanti, manutenzione in genere del parco automezzi nonché degli aeromobili e dei mezzi navali e anfibi;
a ciò si aggiunge la grave carenza di organico ormai arrivata a livelli intollerabili con un deficit di oltre 4.000 unità, che comporta un netto abbassamento del livello di sicurezza per tutti i cittadini;
in considerazione di ciò un aumento delle risorse finanziarie destinate al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è indispensabile ed improcrastinabile;
anche la legge finanziaria in corso di approvazione prevede un ulteriore taglio allo stanziamento in favore del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, oltre alle riduzioni già attuate, pari al 5 per cento in ragione della legge n. 133 del 2008;
questa scelta è grave ed inaccettabile poiché tale condizione oltre ad aggravare il già precario bilancio del Corpo pregiudica l'efficienza del servizio mettendo pesantemente a rischio la sicurezza della popolazione;
ancora una volta, anche se i fatti non lo richiedono, la tempestività, la professionalità e l'abnegazione del personale Vigile del fuoco impegnato nelle operazioni di soccorso in occasione dell'attuale stato di emergenza meteorologico che ha colpito il nostro Paese, a giudizio dell'interrogante, dimostra l'eroismo quotidiano e mai abbastanza riconosciuto;
nella categoria sta crescendo un forte malcontento che non si può sottacere né, soprattutto, sottovalutare;
per queste ragioni la Confsal, Vigili del fuoco, sindacato maggiormente rappresentativo in ambito nazionale, ha proclamato lo stato di agitazione della categoria con l'intenzione di ricorrere ad una prima giornata di sciopero -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-01944)
SBROLLINI e ROSATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sikhismo è un movimento religioso sorto agli inizi del XVI secolo nel Punjab, dove è tuttora largamente radicato, e i suoi seguaci rappresentano un'importante minoranza dell'India, pari a circa l'1,9 per cento della popolazione, esprimendo in particolare l'attuale Primo Ministro Manmohan Singh;
monoteisti e vegetariani, i sikh si distinguono soprattutto attraverso alcuni irrinunciabili segni esteriori di fede, come il turbante, il piccolo pugnale rituale che portano sempre al fianco, il pettine simbolo di pulizia, i pantaloni, il bracciale di acciaio;
tradizionalmente conosciuti come solerti imprenditori, valorosi militari e abili commercianti, i sikh sono giunti in Italia nei primi anni '80, e si sono insediati in diverse aree della pianura padana e del Lazio, dove sono impiegati soprattutto nell'agricoltura e nella zootecnia;
la religione, che attribuisce molta importanza al lavoro e al senso di responsabilità, incide sulla condotta di vita degli appartenenti alla comunità sikh, che si impronta a contegno, riservatezza, cura e pulizia del corpo, talché i datori di lavoro sono spesso favorevolmente colpiti dalle loro qualità lavorative;
durante la seconda Guerra Mondiale, i soldati sikh, inquadrati nell'Ottava Armata Britannica, combatterono per la liberazione dell'Italia, distinguendosi in svariati episodi bellici, nei quali moltissimi trovarono la morte;
notoriamente, la comunità sikh ha stabilito buon rapporto di fiducia con le istituzioni, tale che, ad esempio, è stata accettata nella consulta delle religioni del comune di Roma, mentre numerosi luoghi di preghiera sono presenti in diverse località italiane, tra le quali Novellara nel reggiano, che ospita il maggiore tempio sikh in Italia, alla cui inaugurazione ha presenziato l'allora Presidente della commissione dell'Unione europea;
anche per le loro caratteristiche somatiche, oltre che per l'abbigliamento, i sikh risultano, soprattutto sul piano spicciolo o quotidiano, spesso bersaglio di atteggiamenti razzisti;
con una circolare del 14 marzo 1995, il Ministero dell'interno ha autorizzato l'uso del copricapo nelle fotografie destinate alle carte di identità di cittadini professanti culti religiosi che impongano l'uso di tali copricapo;
con una circolare del 24 luglio 2000, il ministero dell'interno ha precisato che il turbante, lo chador e il velo, imposti da motivi religiosi, «sono parte integrante degli indumenti abituali e concorrono, nel loro insieme, ad identificare chi li indossa, naturalmente purché mantenga il volto scoperto» e, pertanto, tali accessori sono ammessi, anche in ossequio al principio costituzionale di libertà religiosa, purché i tratti del viso siano ben visibili;
tale circolare, di conseguenza, estende il principio della precedente, riferita alla carta d'identità anche alle fotografie da apporre sui permessi di soggiorno;
rispondendo a una precisa interrogazione scritta del deputato europeo Glyn Ford, il commissario europeo Antonio Vitorino, in data 25 ottobre 2002, ha fatto notare che, nel fissare direttive specifiche nell'uso di accessori d'abbigliamento, quali i turbanti portati dai Sikh, «gli Stati membri devono trovare un giusto equilibrio tra le legittime esigenze in materia di ordine pubblico e pubblica sicurezza ed il diritto di libertà religiosa» dal momento
che «tale diritto è sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), ratificata da tutti gli Stati membri»;
il Commissario europeo Antonio Vitorino ha specificato inoltre come eventuali restrizioni ai diritti di libertà religiosa debbano essere conformi al disposto dell'articolo 9, paragrafo 2 della Convenzione che recita: «La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la pubblica sicurezza, la protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui»;
il Presidente della comunità Sikh in Italia Harwant Singh, in una lettera indirizzata agli interroganti, ha rappresentato la circostanza, verificatasi il 7 ottobre 2008 all'aeroporto di Verona, di un sikh cui gli addetti alla sicurezza avrebbero chiesto di togliere il turbante per controlli e cui, opponendo egli un rifiuto, non sia rimasta alternativa che perdere il volo;
lo stesso Presidente Harwant Singh riferisce di un altro caso, occorso a un sikh cui sarebbe stato impedito di apporre sul permesso di soggiorno la proprio foto con il turbante;
tali casi, secondo quanto sostenuto dal Presidente Harwant Singh, sarebbero rappresentativi di altri casi accaduti presso altre Questure italiane -:
se il Ministro dell'interno sia a conoscenza dei casi segnalati o di altri episodi eventualmente verificatisi in altre parti d'Italia in cui appartenenti alla comunità sikh, in contraddizione con quanto indicato esplicitamente dalle circolari ministeriali sopra richiamate, siano stati soggetti a restrizioni nell'espressione del loro diritto di libertà religiosa;
se il Ministro dell'interno intenda meglio precisare le norme e disposizioni in base alle quali vengono effettuati i controlli nelle zone aeroportuali e affini, in modo da contemperare il rispetto dell'espressione religiosa con una pur rigorosa attenzione alle esigenze della pubblica sicurezza facilitando così anche il lavoro degli operatori di Polizia;
se il Ministro dell'interno voglia valutare l'opportunità di aprire e mantenere una regolare interlocuzione con i rappresentanti della Comunità sikh in Italia, al fine di conoscere e sciogliere eventuali problematicità aperte e, comunque, per favorire il miglioramento di una già soddisfacente integrazione nel nostro tessuto sociale.
(4-01946)
BORGHESI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso la Casa Circondariale di Biella si è verificato un grave episodio già oggetto di diversi articoli pubblicati sulla stampa locale e stigmatizzati da precedenti interventi di carattere sindacale;
non è dato sapere se sia stata avviata un'indagine per appurare le cause che avrebbero consentito ad un detenuto lavorante operante della sezione E.I.V. «elevato indice vigilanza» di venire in possesso del mod. 43, nel quale sono riportati tutti gli strumenti per la sicurezza dell'Istituto, quali l'armamento, di sistemi allarme dell'intero Istituto etc etc i nomi di tutto il personale di Polizia Penitenziaria;
tale episodio compromette sensibilmente la serenità operativa del personale di Polizia Penitenziaria che, peraltro, in talune occasioni risulterebbe anche oggetto di azioni di «mobbing» stanti i numerosi rapporti disciplinari che sembrerebbero essere elevati per motivazioni inconsistenti, quali ad esempio il caso di un agente rapportato per questioni di decoro tutte da verificare (esempio capelli lunghi);
a queste situazioni si aggiunga che continuano a pervenire insistenti lamentele
del personale in relazione alla conflittualità interna tra il Direttore, il Comandante di Reparto e altri responsabili appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali procedimenti intenda adottare affinché non aumenti l'apparente clima di invivibilità che espone il personale di Polizia penitenziaria ad un servizio non correttamente gestito e a continue e ingiustificabili azioni che assumono anche il carattere vessatorio.
(4-01950)
LARATTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
diverse indagini sono state condotte dalla Procura di Cosenza nei confronti del sindaco del comune di Bisignano (Cosenza), con ben diversi capi d'imputazione per i reati di abuso d'ufficio, concussione, minacce e favoreggiamento;
gli avvisi di conclusione delle indagini, oltre al sindaco, riguardano anche esponenti della sua maggioranza e soggetti in rapporti parentali con i medesimi;
altre indagini sono ancora in corso da parte della Magistratura nei confronti degli amministratori per altri reati connessi alle loro funzioni pubbliche, esercitate spregiudicatamente per il raggiungimento di scopi personali per come denunciato dalle opposizioni, autosospesisi;
l'ultima campagna elettorale amministrativa si è svolta in un clima di intimidazioni, avvertimenti ed attentati ai danni di esponenti dell'attuale minoranza e persone ad essi legate;
la questione morale generatasi richiama anche la responsabilità delle Istituzioni preposte -:
se sia a conoscenza di quanto accade al comune di Bisignano (Cosenza) e se sia a conoscenza del clima che si è venuto a creare in quella cittadina, profondamente turbata e mortificata per quanto accade;
quali iniziative intenda adottare per ripristinare la legalità offesa da una serie interminabile di atti di cui sopra;
in particolare se non intenda procedere allo scioglimento del Comune di Bisignano (Cosenza).
(4-01953)
AGOSTINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 28 ottobre 2008 per iniziativa dell'onorevole Scandroglio è stata presentata la proposta di legge costituzionale A.C. 1836 per la modifica del titolo V della parte seconda della Costituzione, ove si prevede la soppressione delle Province;
tale iniziativa parlamentare è stata assegnata (in data 17 novembre 2008) in sede referente alla I Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati, e dovrà ottenere il parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
in data 5 dicembre 2008 il gruppo dell'Italia dei Valori ha annunciato la presentazione in Parlamento di una proposta di legge costituzionale per la soppressione delle Province;
nella proposta di legge presentata il 28 ottobre 2008 assegnata alla I Commissione affari costituzionali ad iniziativa di deputati del PdL, all'articolo 9 (norme transitorie) testualmente al comma 2 si legge: «Fatta salva la possibilità di disciplinare diversamente la materia con legge dello Stato, i beni di proprietà delle Province alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale sono trasferiti alle Regioni, che li trasferiscono ai Comuni in relazione e in proporzione alle funzioni ad essi delegate ai sensi del comma 1»;
al comma 3 testualmente si legge: «Fatta salva la possibilità di disciplinare diversamente la materia con legge dello Stato, i contratti di lavoro esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale tra le Province ed i rispettivi dipendenti sono trasferiti alle Regioni, che li cedono ai Comuni in relazione e in proporzione alle funzioni ad essi delegate ai sensi del comma 1»;
le difficoltà nella istituzione di nuove province furono avvertite già alla pubblicazione delle leggi istitutive, le quali, per ragioni ovviamente economiche, rimandarono l'effettiva attuazione dei nuovi enti ai cinque anni successivi dopo la pubblicazione dei testi normativi a conferma di ciò, quest'anno, è stato emanato il decreto- legge 30 giugno 2008, n. 113, che all'articolo 3 ha stabilito il differimento al 30 giugno 2009 della costituzione degli uffici decentrati dello Stato nei nuovi territori provinciali;
si sta procedendo alla definizione delle nuove province, tra cui quella di Fermo, costituita dalla legge n. 147 del 2004. Tale costituzione dovrebbe avvenire attraverso la divisione dei beni patrimoniali e del personale;
conseguentemente all'applicazione di tale legge, nella nuova Provincia di Ascoli Piceno verrebbero a determinarsi gravi disavanzi di bilancio, che andrebbero a innestarsi nella già fragile realtà socio-economica del territorio -:
se alla luce del dibattito che si è aperto nel Paese e conseguentemente alla presentazione della proposta di legge costituzionale da parte di alcuni parlamentari della maggioranza, il Governo abbia in atto iniziative tali da sospendere ovvero differire le procedure circa la divisione dei beni patrimoniali e del personale, previste dalla legge n. 147 del 2004 per la costituzione delle nuove Province.
(4-01954)
TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2009
...
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio d'Europa (18 dicembre 2006 - 2006/962/CE), ha individuato tra le competenze chiave per l'apprendimento permanente (punto 8) la «Consapevolezza dell'importanza dell'espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un'ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive»;
da parte del «Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica», operante presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è stata evidenziata la necessità che l'apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti sia componente essenziale di tutti i curricoli scolastici;
recenti indagini hanno dimostrato che la coltivazione della musica e delle arti performative è un'esigenza avvertita dagli studenti e delle famiglie delle scuole di ogni ordine e grado, e che a questa enorme domanda di pratica della cultura musicale le scuole cercano di offrire risposte ricche e variegate, nonostante le poche risorse messe loro a disposizione;
da alcune bozze in circolazione dei futuri quadri orari dei licei nell'ambito dei regolamenti di riforma del secondo ciclo, si evince, con riferimento alle discipline obbligatorie, l'assenza della musica nella quasi totalità degli indirizzi e tale assenza si configura come censura inaccettabile per quella società della conoscenza cui mira l'Europa e che lede uno dei principali diritti umani: la piena libertà di espressione, della quale le arti costituiscono indispensabile e principale strumento;
migliaia di cittadini di varia estrazione e professione hanno sottoscritto numerosi appelli affinchè la «musica» sia inserita fra le discipline obbligatorie del curricolo nelle scuole secondarie superiori -:
se il ministro interrogato intenda accogliere i pareri del Consiglio d'Europa e le richieste dei cittadini e quali provvedimenti intenda adottare per l'inserimento della musica come materia curriculare obbligatoria in tutte le scuole secondarie superiori.
(5-00803)
LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GNECCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 del decreto-legge 25 agosto 2008 n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 stabilisce che per gli anni 2009, 2010, e 2011 il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, le agenzie fiscali, la Presidenza del Consiglio dei ministri, gli enti pubblici non economici, le università, le istituzioni ed enti di ricerca nonché gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001 può chiedere di essere esonerato dal servizio nel corso del quinquennio antecedente la data di maturazione della anzianità massima contributiva di 40 anni;
secondo quanto si apprende, alcuni lavoratori, in possesso dei previsti requisiti, hanno richiesto alla propria Asl di appartenenza la possibilità di usufruire di quanto stabilito dal comma 1 e seguenti dell'articolo 72 del decreto-legge citato, e le risposte nona sarebbero state uniformi;
le richieste di esonero dal servizio devono essere presentate improrogabilmente entro il 1o marzo di ogni anno;
le interpretazioni diverse tra le varie Regioni dipenderebbero dal fatto che la norma richiamata menziona gli «enti pubblici non economici» senza operare alcuna distinzione né specificazione, di conseguenza alcune aziende sanitarie locali non ritengono che il proprio personale rientri nei benefici previsti dal comma 1 dell'articolo 72. Il comma 11 è più chiaro, ma alimenta ulteriori dubbi per la differenza di platea di riferimento tra il comma 1 e il comma 11 -:
se non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze, di dover chiarire l'esatta interpretazione dell'articolo 72 comma1, del decreto-legge 25 agosto 2008, n. 112, convertito,con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e in particolare se esso sia applicabile o meno alle aziende sanitarie locali.
(5-00808)
ANTONINO FOTI e CERONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'INPS, nell'applicare la revisione organizzativa prevista dall'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, comportante una riduzione delle posizioni dirigenziali generali, sta operando nel senso di interrompere il rapporto di lavoro con i dirigenti generali (per un numero di persone superiore agli effettivi esuberi) e ciò a seguito di quanto previsto dal comma 11 dell'articolo 72 della stessa legge, ritenendo di risolvere i rapporti di lavoro con tutti i dirigenti generali che possono far valere un'anzianità di 40 anni di contribuzione, comprendendo, nel calcolo dei 40 anni, anche i contributi da riscatto del corso di laurea;
tale opinabile criterio di valutazione non tiene conto che la contribuzione da riscatto è opzionale e non può costituire elemento di discriminazione a danno di coloro che si sono avvalsi della possibilità di accredito con rilevante esborso economico ed ancora che sulla materia si è già espressa la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica con nota del 20 maggio 1997, sulla base del parere espresso dalla II sezione del Consiglio di Stato in data 30 gennaio 1991, sostenendo che «il riscatto è un beneficio accordato al dipendente su sua espressa richiesta e come tale sempre revocabile fintanto che non sopraggiunga il provvedimento definitivo di pensione»;
tale opinabile interpretazione produce nell'INPS l'assurdo che oggi dovrebbero lasciare il servizio soggetti appena sessantenni che hanno pagato 4 anni di riscatto laurea, mentre rimarrebbero in
attività sessantaquattrenni o sessantacinquenni che ad oggi non hanno 40 anni di effettivo servizio, avendo quest'ultimi anche l'opportunità di richiedere la permanenza in servizio fino a 67 anni -:
se l'applicazione della norma come sopra esposta non contrasti con i princìpi di trasparenza e correttezza della pubblica amministrazione e delle disposizioni contenute nei provvedimenti di incarico dirigenziale e relativo contratto accessivo, e, in particolare, se tale interpretazione possa dare luogo ad una serie di contenziosi e se il comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, debba essere interpretato nel senso che i 40 anni di servizio sono calcolati senza considerare il riscatto degli anni relativi al conseguimento della laurea (beneficio che a richiesta dell'interessato può essere revocato in qualsiasi momento).
(5-00810)
Interrogazioni a risposta scritta:
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, MECACCI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il supplemento Salute del quotidiano La Repubblica (edizione del 18 dicembre 2008) nella rubrica «Medicina-Sanità» curata dal giornalista Paolo Cornaglia Ferraris ha pubblicato la seguente notizia: «Nell'anno 2006, le 5.666 mamme che hanno fatto il primo figlio in 27 ospedali della Campania, sono state sottoposte a taglio cesareo nel 53,3 per cento dei casi. Le 299 con gravidanza gemellare nel 92,6 per cento. Le 2.262 con meno di trentaquattro anni nel 60,4 per cento» -:
se quanto sopra pubblicato corrisponda al vero;
se non si ritenga opportuno e necessario promuovere un'inchiesta amministrativa per accertare le ragioni per cui si fa ricorso a un così alto numero di parti con tagli cesarei;
a quanto ammonti, in termini tecnici, la spesa sostenuta dagli enti sanitari.
(4-01928)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, BERNARDINI, MECACCI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il supplemento «Salute» del quotidiano La Repubblica (edizione del 18 dicembre 2008) nella rubrica «Medicina-Sanità» curata dal giornalista Paolo Cornaglia Ferraris ha pubblicato la seguente notizia: «Dopo l'evidenza che un medico di Roma era obiettore in pubblico e abortista in privato, pervengono informazioni sulla stessa Asl. A Velletri 100 per cento dei ginecologi obiettori. Per la pillola del giorno dopo al pronto soccorso si pagano 25 euro di ticket (codice bianco). Niente interruzione di gravidanza (nemmeno con medici non obiettori esterni), nonostante la normativa ne imponga la presenza negli ospedali pubblici con un reparto ginecologico. Ospedale di Marino: tutti gli 11 medici sono obiettori. Disponibile un solo medico Sumai, fuori organico. Ospedale di Genzano: su 11, due non obiettori. Ospedale di Anzio-Nettuno: due medici non obiettori. Sembra confermato che a Roma convenga fare gli obiettori per ragioni di carriera, ferie, turni. E fare gli abortisti in clinica privata -:
se quanto sopra riportato corrisponda al vero;
se non si ritenga di dover urgentemente intervenire per superare la grave situazione a Velletri, dove il cento per cento dei medici risulta obiettore e a Marino, dove gli undici medici in organico sono obiettori, e così garantire, come prescritto dalla legge, la presenza di medici non obiettori negli ospedali pubblici con reparti ginecologici;
se sia vero che a Roma «convenga» fare gli obiettori per ragioni di carriera, ferie e turni;
quali interventi urgenti si intendano adottare perché questa «convenienza» venga meno;
se non si ritenga necessario, opportuno e urgente promuovere un'inchiesta amministrativa per accertare in cosa consista esattamente questa «convenienza».
(4-01929)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, BERNARDINI, MECACCI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il supplemento Salute del quotidiano La Repubblica (edizione del 18 dicembre 2008) nella rubrica «Medicina-Sanità» curata dal giornalista Paolo Cornaglia Ferraris ha pubblicato la seguente notizia: «È un palazzo di cinque piani in costruzione dal 1958. Un ospedale che non funziona, costato sinora 20 milioni di euro. L'ospedale Padre Pio è stato inaugurato nel 1997 con cerimonia solenne, ma non funziona. Però la Campania stanzia fondi per parcheggi ed eliporto. Nel frattempo a San Bartolomeo in Galdo, il 118 impiega, mezz'ora per arrivare. Il malato viaggia verso Lucera (45 minuti), Campobasso (50 minuti). «L'ospedale mai aperto è un vuoto monumento alla disonestà e all'incapacità di chi ne è stato, e ne è l'artefice. Cosa deve fare questa gente per farsi ascoltare? Deve organizzare una rivolta», chiede il parroco. Ma l'ospedale non serve più. Va riconvertito, non sarebbe economico. Un monumento allo spreco e alla vergogna che investe l'intera Campania. Questa regione produce 2 miliardi e 700 milioni di euro in Drg (prestazioni sanitarie con inappropriatezza diffusa, vedi i parti cesarei), ma costa tre miliardi e 900 milioni. Si chiama lottizzazione clientelare. Malattia diffusa. Un esempio? Esiste un ospedale calabrese con 100 letti di degenza e 600 impiegati amministrativi a busta paga. Tra questi, pare che solo in 20 timbrino ogni giorno il cartellino -:
se, anche nell'ambito del piano di rientro dal deficit sanitario della regione Campania, non intendano attivarsi per superare queste vergognose situazioni;
se, a fronte dei rilevatissimi sprechi segnalati, non intendano richiedere una verifica ai servizi ispettivi di finanza pubblica.
(4-01931)
VICO, BELLANOVA, GINEFRA, SERVODIO e BORDO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con circolare 17/2006, avente ad oggetto «collaborazioni coordinate e continuative nella modalità a progetto di cui agli articoli 61 e seguenti del decreto legislativo n. 276/03 call center. Attività di vigilanza, indicazioni operative» il Ministero del lavoro forniva istruzioni operative al personale ispettivo dello stesso tese a uniformare il criterio di valutazione sul corretto utilizzo delle collaborazioni a progetto nel settore dei call center;
tale circolare escludeva, in applicazione del disposto dell'articolo 61 del decreto legislativo 276, l'utilizzo della collaborazione a progetto nella attività in bound per il carattere di totale subordinazione della stessa ammettendo la possibilità di utilizzo della tipologia del contratto a progetto per le attività out bound, in quanto attività gestibile anche senza le caratteristiche della subordinazione;
tale circolare disponeva, inoltre, per gli ispettori la sanzionabilità delle attività rese in in bound e la verifica dei requisiti per la validazione delle collaborazioni a progetto nell'out bound;
con circolare 8/08, avente ad oggetto «trasformazione dei rapporti di collaborazione - chiarimenti interpretativi», il Ministero del lavoro (a seguito delle numerose ispezioni intercorse) rilevava come il criterio distintivo indicato nella circolare 17/06 fra in bound e out bound valido sul piano astratto, presentasse in concreto notevoli limiti applicativi; constatava come
l'esperienza ispettiva avesse «frequentemente» evidenziato l'assenza degli elementi che contraddistinguono una prestazione genuinamente autonoma per le attività out bound e concludeva ritenendo necessario evidenziare le «criticità» in presenza di una sola delle quali l'attività non potesse qualificarsi «autonoma»;
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con direttiva del 18 settembre 2008 rivolta ai servizi ispettivi del Miur richiamando il decreto legislativo n. 124 del 2004 è intervenuto nuovamente sulle modalità delle verifiche ispettive inerenti le collaborazioni a progetto, sottolineando la necessità di concentrarsi esclusivamente su quelle non «certificate», senza più considerare gli elementi, che nelle precedenti circolari costituivano «i validi indicatori» in ordine all'utilizzo corretto dei contratti a progetto;
a seguito della direttiva 18 settembre 2008, con nota del 3 dicembre 2008, la Direzione generale dell'attività ispettiva dello stesso Ministero del lavoro ha annullato tutte le «criticità» individuate nella circ. 8/08 invalidando tutti gli elementi del contratto a progetto nelle attività call center in out bound;
nel settore del call center sono stati stabilizzati oltre 20.000 (ventimila) collaboratori nella sola Puglia, a Taranto, 2 mila in Teleperformance - ed è in atto una forte iniziativa per superare il dumping economico rappresentato dai call center non ancora regolarizzati che ricorrono ai contratti di collaborazione a progetto con l'unica finalità della riduzione del costo del lavoro;
un prezioso contributo era stato fornito dalle numerose ispezioni che avevano riscontrato le costanti irregolarità anche accompagnato dall'opera di monitoraggio dell'Osservatorio nazionale presso il Ministero del lavoro, la cui attività si è invece interrotta con la XVI Legislatura nonostante la richiesta avanzata in tal senso da Cgil, Cisl e Uil e categorie di riferimento con la manifestazione del 19 settembre 2008;
il cambio di indirizzo rischia di rendere instabili i posti di lavoro di aziende sottoposte a indebita concorrenza-:
se non ritenga urgente assumere una iniziativa nella direzione di ripristinare un indirizzo di corretta applicazione della normativa anche in raccordo con i contenuti consolidati dalla copiosa giurisprudenza presente ritirando la circolare e la nota richiamate al fine di contenere le disposizioni che incentivano i fenomeni di precarietà in questa fase delicata della crisi economica e di non penalizzare le aziende che hanno proceduto alla regolarizzazione delle posizioni lavorative.
(4-01933)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, BERNARDINI, MECACCI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano II Mattino nella sua edizione del 13 dicembre ha pubblicato la seguente lettera del signor Vincenzo Cacace:
«Mio figlio Giorgio, che lavora e convive con la propria compagna di nome Marta a Bassano del Grappa, ha avuto un non facile problema. Sia dal proprio ginecologo di Cittadella (Padova) sia dall'esame dual che dalla villocentesi ha saputo che il feto era affetto da gravi malformazioni. Il ginecologo li indirizza presso lo specialista genetico che purtroppo conferma la diagnosi e rilascia apposito certificato per l'aborto terapeutico, indicando l'ospedale di Padova abilitato all'interruzione della gravidanza. Tale ospedale è restio a compiere l'intervento, lo osteggia, la coppia si sente a disagio e intanto il tempo passa. Noi genitori di Giorgio ci attiviamo per cercare una soluzione, contattiamo il nostro ginecologo abituale che si prende cura di mia moglie e mia figlia ma ci dice subito che non può. Ci indirizza, però, presso un collega del Policlinico che, contattato, per nostra sfortuna si accinge a partire per un congresso
che lo terrà impegnato per diversi giorni. Chi parla e domanda arriva in paradiso, dicono le persone anziane e sagge: e così contattiamo un ginecologo della nostra città. Avvisiamo i ragazzi ed insieme a loro prenotiamo una visita. Il ginecologo appare disponibile, serio, preparato. Ci indica tutta la trafila da fare e i vari adempimenti che la legge prevede per i casi di aborto terapeutico e cioè l'articolo 4 che consiste in una semplice aspirazione entro i tre mesi e l'articolo 6 se si supera questo termine, come il caso che ci preoccupa (4 mesi). Fatto tutto questo ci si reca all'ospedale indicato per il ricovero. Qui, senza troppi problemi, dopo i relativi esami, avviene l'interruzione di gravidanza prevista dalla legge. I ragazzi, con una sensazione mista di sollievo - per aver evitato un calvario eterno per loro stessi ed il nascituro - e di dolore che sempre si vive quando capita un'esperienza di questo genere, ritornano a Bassano. Quello che viene fuori da quanto raccontato è che esiste - per legge - l'aborto terapeutico ma ci sono medici che lo praticano (non obiettori) e quelli che non lo praticano (obiettori). Il fatto di non sapere se questo o quel medico è o non è obiettore aggiunge un altro motivo di sofferenza alla pena vissuta da ogni coppia, sempre e comunque di fronte a una simile scelta. All'ospedale di Padova, evidentemente, ci sono più obiettori che non, rendendo difficile una cosa già di per sé non facile. Eppure basterebbe indirizzare i richiedenti, in sede di primo colloquio, in giorni prestabiliti dove troverebbero solo non obiettori. I responsabili sanitari delle Asl con questo semplice ed elementare accorgimento eviterebbero disagi, sofferenze e quant'altro per chi necessita di quest'intervento medico. Gli obiettori da una parte, i non obiettori dall'altra. Gli obiettori potrebbero prestare servizio nei giorni pari (dove si prenotano visite allo scopo), i non obiettori nei giorni dispari. Invece oggi accade che l'interessata va allo sbaraglio, non sapendo la controparte operativa di che segno è. Ciò determina una sofferenza che si somma alla sofferenza ed al dilemma di una decisione difficile, amara, che comunque vada è triste. Beninteso, qui non è in discussione l'orientamento medico diverso che appare, anzi è, legittimo. In discussione è il fatto di non saperlo, di andare all'avventura, di trovarsi di fronte un sanitario contrario a ciò che la legge prevede. Il sanitario contrario a tale procedura opera secondo coscienza. L'ammalato, però, ha il diritto di non averci a che fare e tale diritto lo si acquisisce conoscendo preventivamente l'orientamento di questi medici. Un simile compito non è della gravida ma dei responsabili amministrativi e sanitari delle Asl italiane che dovrebbero evitare che ciò accada. Vincenzo Cacace - Napoli» -:
quali siano le sue valutazioni e i suoi intendimenti in ordine a quanto denunciato nella lettera del signor Cacace e se non si ritenga di dover promuovere un'inchiesta amministrativa per accertare le responsabilità per una simile, incredibile e inqualificabile situazione;
quali provvedimenti intenda assumere perché simili episodi non abbiano più a ripetersi e si risparmino ai cittadini umilianti trattamenti come quelli patiti dai coniugi Marta e Giorgio Cacace.
(4-01936)
BARBATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la fondazione Enasarco è un organismo di diritto privato che persegue finalità di pubblico interesse nel settore della previdenza obbligatoria, dell'assistenza, della formazione e qualificazione professionale degli agenti e rappresentanti di commercio;
dal bilancio consuntivo 2007 Enasarco risulta che la voce «Obbligazioni e structured bond» sia aumentata da un anno all'altro di circa 133 milioni di euro e complessivamente essere pari ad 1,4 miliardi di euro su investimenti complessivi in titoli per 1,7 miliardi (pari a più della metà del patrimonio mobiliare complessivo); risulta altresì che in strumenti
«sicuri» per antonomasia, quali ad esempio i titoli di Stato, nel 2007 siano stati investiti solo 39 milioni di euro e, confrontando i dati del 2006, sostanzialmente rimangano pressoché uguali;
la Fondazione ha nel proprio portafoglio mobiliare una nota derivante dall'operazione di ristrutturazione del portafoglio - iniziata durante il commissariamento e finalizzata nel mese di novembre 2007 - garantita dalla fallita banca statunitense Lehman Brothers;
Enasarco è proprietaria al 100 per cento di un portafoglio diversificato di quote di «fondi di fondi» (pari a circa 780 milioni di euro), inserito nella società Anthracite Rated Investments Limited con sede alle Isole Cayman, amministrata da un trustee della banca HSBC; il periodico l'Espresso del 13 novembre 2008 descrive la società Anthracite testualmente come «un virus della finanza globale»;
in relazione al portafoglio, la società Anthracite ha stipulato una serie di contratti di copertura e di finanziamento con società del gruppo Lehman Brothers, tra cui un contratto di garanzia di protezione del capitale volto a garantire il capitale investito. La fondazione Enasarco ha comunicato di voler ristrutturare completamente l'investimento, trasferendo gli asset di Anthracite in nuove obbligazioni a capitale protetto, stipulate con più di una banca, in modo da realizzare una maggiore diversificazione delle garanzie e minimizzare i rischi di credito;
la Fondazione, tra i diversi istituti bancari che si sono presentati, ha selezionato la banca elvetica Crédit Suisse per subentrare a Lehman nel ruolo di garante del capitale a scadenza e da notizie di stampa risulterebbe che gli stessi funzionari che in Lehman avevano curato i rapporti con Enasarco abbiano trovato collocazione proprio in Crédit Suisse. Da indagini giornalistiche risulterebbe inoltre che l'advisor della Fondazione (professor Daniele Pace, scelto dall'allora commissario della Fondazione Giovanni Pollastrini) abbia consigliato i vertici Enasarco di investire circa 20 milioni di euro in un fondo (Futura) in cui risulta abbia rivestito egli stesso nel recente passato il ruolo di Consigliere di gestione, avendo una partecipazione attiva in tale Fondo; il professor Pace ad oggi riveste l'incarico di Consigliere di sorveglianza del Fondo stesso, costituendo un evidente caso di conflitto di interessi. Ad oggi risulta che la Fondazione abbia investito per circa 6,5 milioni di euro in Futura. L'advisor è lo stesso che ha consigliato Enasarco relativamente a Lehman Brothers e successivamente a Credit Suisse;
nel processo di selezione di fund managers a cui l'Enasarco intende affidare la ristrutturazione del proprio portafoglio mobiliare, la Fondazione ha previsto che tale attività si concentrerà prevalentemente tra le altre cose sulla conoscenza diretta ed aggiornata dei team di gestione e non farà affidamento esclusivamente sull'utilizzo di database riguardanti le serie storiche di performance di differenti società di gestione, e che la prassi sarà quella di operare selezioni personalizzate da parte di una commissione di gara composta da 5 membri tra cui lo stesso advisor;
nel maggio 2007 è stato sottoscritto un accordo programmatico di risanamento della fondazione Enasarco presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale al fine, tra le altre cose, di porre rimedio alle criticità del bilancio attraverso provvedimenti tesi a ridurre le spese inutili, ad aumentare la resa del patrimonio, stanti le risultanze del bilancio tecnico e l'analisi attuariale da cui discende una sostenibilità finanziaria dell'ente fino al 2017 (circa 10 anni quindi) e non almeno trentennale, come previsto dalla vigente normativa;
il presidente dell'Enasarco Brunetto Boco, in una recentissima intervista all'interno della trasmissione televisiva Ballarò, ha confermato ancora una volta la decisione della Fondazione Enasarco di vendere l'intero patrimonio immobiliare - per tentare di far fronte al gravissimo squilibrio finanziario evidenziato dal bilancio
tecnico attuariale - con l'obiettivo di realizzare una plusvalenza di un miliardo e mezzo di euro e di investire il ricavato della vendita in Borsa, mentre oggi tutti gli analisti di mercato a fronte della gravissima crisi finanziaria globale concordano nel consigliare di «tenere» il mattone piuttosto che investire in titoli, azioni ed obbligazioni;
ad oggi alcun documento ufficiale della Fondazione dettaglia in quali strumenti finanziari l'ente investirà il presunto ricavato della vendita degli immobili -:
se i Ministri interrogati, in base alle proprie competenze, non intendano alla luce di quanto sopra evidenziato:
a) verificare la congruità rispetto alla mission dell'Enasarco del piano di investimenti adottato dalla Fondazione, fortemente sbilanciato a favore di bond strutturati, strumenti solitamente ad alto rischio e di non facile identificazione;
b) accertare chi siano i tecnici finanziari che hanno suggerito all'ente sia la costruzione dell'attuale portafoglio mobiliare sia la sua successiva ristrutturazione che, stando alle dichiarazioni del Presidente dell'ente Brunetto Boco, si renderà necessaria a brevissimo termine per diminuire il profilo di rischio;
c) verificare quanto costerà alle casse della Fondazione questa operazione di ristrutturazione;
d) verificare quali fossero le caratteristiche contrattuali, soprattutto in tema di costi e durata della garanzia prestata da Lehman e verificare quale sia l'effettivo proprietario del portafoglio diversificato di «fondi di fondi» inserito nella società Anthracite Rated Investments Limited;
e) verificare se l'emittente del suddetto portafoglio di fondi sia italiano o comunitario o di Paese terzo e di quali strumenti di controllo sull'andamento dei fondi si avvalga l'attuale consiglio di amministrazione dell'Enasarco, considerati i precedenti respinti tentativi di costituire una struttura interna dedicata al controllo dei propri investimenti;
f) se non ritengano necessario richiedere all'Enasarco un prospetto dettagliato di tutti gli investimenti in essere al fine di acquisire un parere tecnico sia sul rischio/rendimento dei suddetti investimenti, sia sull'opportunità dell'utilizzo di strumenti finanziari ad alto rischio da parte di un'istituzione il cui scopo non deve essere quello di conseguire il più alto rendimento possibile, ma assicurare un rendimento certo che permetta di assolvere alla propria funzione istituzionale;
g) verificare i profili di responsabilità dell'eventuale inerzia da parte degli organi della Fondazione preposti al controllo (collegio sindacale) relativamente al succitato caso del conflitto di interessi dell'advisor, sia come soggetto avente un ruolo nel fondo prescelto, sia nella veste di membro della commissione esaminatrice dei fondi che l'Enasarco avrebbe poi individuato;
h) verificare se nella scelta di Crédit Suisse siano stati rispettati tutti i doverosi criteri di trasparenza, di rispetto del principio di concorrenza tra operatori bancari, della tutela degli interessi della categoria degli agenti e rappresentanti di commercio;
i) verificare se la procedura deliberata dalla Fondazione per la scelta dei fund managers rispetti il principio di totale assenza di conflitto di interessi del giudicante nei confronti del giudicato, con particolare riferimento alla posizione dell'advisor ed ai metodi di selezione individuati, tra cui spicca la conoscenza diretta ed aggiornata dei team di gestione e se non sia invece doveroso ed opportuno il ricorso ad una gara pubblica di selezione europea;
l) bloccare il progetto di vendita dell'intero patrimonio immobiliare in assenza di certezze e garanzie sui risultati di un'operazione che, così com'è stata avviata, rischia di compromettere in modo irreversibile il già gravissimo squilibrio
finanziario evidenziato inequivocabilmente dall'ultimo bilancio tecnico.
(4-01956)
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Corpo forestale dello Stato, ai sensi della legge 5 aprile 1985, n. 124, concernente «Disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste», assume lavoratori di varie mansioni con contratti sia a tempo indeterminato sia determinato per assicurare il corretto e completo funzionamento del Corpo;
di questi, ai sensi della legge finanziaria 2006, molti sono in fase di stabilizzazione, fra cui gli operai a tempo determinato (O.T.D.) in un numero di circa 300 unità;
sembrerebbe tuttavia che una parte di tali O.T.D. - con contratto in scadenza il 18 dicembre 2008 - sarebbe a rischio di mancata riassunzione, non essendo rientrata nei parametri di stabilizzazione;
gli O.T.D. in questione svolgono vari tipi di mansioni in ambito amministrativa, gestionale, di manodopera, indispensabili a un'efficace tutela del territorio -:
quali iniziative urgenti intendano intraprendere per consentire la continuazione dell'assunzione di una quota così limitata di personale a tempo determinato per i prossimi esercizi finanziari onde evitare forti disagi nel pieno espletamento dell'attività del Corpo, nonché per preservare il livello occupazionale pur con forme contrattuali a tempo determinato.
(4-01932)
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta scritta:
BERGAMINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso si ha notizia di contrasti, anche forti, fra i diversi settori produttivi di beni di consumo e la grande distribuzione che, concentrata in 5 supercentrali di acquisto, controlla l'accesso al mercato dell'87 per cento dei beni di largo consumo ed è in grado di imporre le proprie condizioni e pretese ai fornitori di tutte le dimensioni, con poche eccezioni;
i produttori, per timore di ritorsioni da parte di grandissimi clienti, non osano portare in pubblico i dati, mentre emerge ormai come certo che il volume di risorse finanziarie passate a vario titolo dai produttori alla distribuzione moderna è imponente e cresce anno dopo anno;
l'ammontare delle risorse trasferite dall'industria alla distribuzione viene calcolato oltre i 10 miliardi di euro;
risulta quindi inevitabile che l'impostazione attuale della relazione tra industria e distribuzione, si rifletta sui listini dei fornitori e di conseguenza sui prezzi al consumo;
già nella relazione dell'11 giugno 2008, il Presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, evidenziava che «la richiesta ai fornitori, da parte delle imprese di distribuzione, di forme di contribuzione connesse a servizi difficilmente identificabili e qualificabili, può risultare idonea a produrre un artificioso innalzamento dei costi di accesso di taluni produttori ai canali distributivi moderni»;
sempre l'Autorità antitrust, nella medesima relazione, chiedeva di «verificare l'opportunità di una regolamentazione dei rapporti verticali di fornitura tra imprese e Gdo, ovvero, in alternativa, favorire la redazione e l'applicazione di un codice di autodisciplina di tali operatori che, pur
senza pregiudicare l'autonomia delle condotte commerciali degli operatori, ne regoli le modalità contrattuali, le forme e i termini di pagamento e le voci di contribuzione obbligatorie»;
le grandi industrie dei beni di consumo spesso non trovano conveniente investire in ricerca ed innovazione in Italia, poiché allo stato attuale gli oneri per l'inserimento di nuovi prodotti sono molto significativi e i processi di trasferimento al mercato ancora lenti e inadeguati e tale stato di fatto rallenta lo sviluppo dei consumi -:
se il Governo non ritenga di condurre un'analisi conoscitiva del fenomeno, anche per sapere se le risorse finanziarie concesse dai fornitori ai distributori, vengano da questi veramente e totalmente trasferite sui prezzi del prodotto cui si riferiscono, o non vengano invece usate dal distributore per finalità proprie o comunque diverse da quello per cui sono state concesse (ad esempio finanziare i prodotti col proprio marchio) ovvero, vengano assorbite dalle inefficienze, spesso presenti nel nostro sistema distributivo, togliendo così stimoli alla ricerca di efficienza e modernizzazione del sistema;
quali iniziative intenda promuovere sulla base dei dati acquisiti, la fine di non esporre il nostro sistema produttivo ad ulteriori improprie pressioni in una fase di già estrema difficoltà.
(4-01938)
BENAMATI, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, MELIS, MARROCU, FADDA, CALVISI, SCHIRRU e PES. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i prezzi del gas di petrolio liquefatto (GPL) nella regione Sardegna risultano particolarmente elevati. I consumatori sardi si trovano, da questo punto di vista, fortemente penalizzati in particolare tenendo conto che GPL e gasolio rappresentano gli unici combustibili disponibili nell'isola a causa della assenza del metano;
il problema degli elevati costi di questi combustibili non è solo un «volano negativo» dell'intera economia isolana, ma costituisce un eccessivo peso per le famiglie della regione costrette, in particolare nei mesi invernali, a spese suppletive maggiori rispetto a quelle di molte altre parti del resto d'Italia;
i consumatori sardi spendono di «energia familiare» (somma di gasolio, GPL, energia elettrica) più di una qualsiasi famiglia pugliese o siciliana, dove peraltro le temperature sono simili e confrontabili con quelle della Sardegna;
tale dato è da considerarsi estremamente flessibile e tendente all'aumento poiché i prezzi del gasolio per riscaldamento e del GPL per uso domestico non sono sottoposti, da parte dello Stato, a controllo. Nell'isola, infatti, i prezzi sono stabiliti dal cosiddetto libero mercato, e vengono praticati, ufficialmente in funzione del solo prezzo del petrolio, a discrezione delle compagnie presenti sul territorio;
da uno studio condotto a livello nazionale nel novembre 2008, utilizzando come fonte le Camere di commercio italiane e semplici telefonate, si è appreso che, per quanto riguarda i prezzi delle bombole da 10 Kg, a fronte di un costo medio nazionale di euro 20,00 si ha un costo medio per la regione Sardegna di euro 24,07;
ponendo l'attenzione sul panorama italiano in generale, i risultati relativi ai prezzi medi praticati nelle vari parti del territorio, mostrano un'Italia così divisa: Nord Italia euro 22,89; Centro Italia euro 22,99; Sud Italia euro 17,14; Sicilia euro 12,93;
in questo occorre, comunque, rilevare come i dati riguardanti la Sardegna tengano conto della detrazione di 0,159 euro a kg sull'accisa, come previsto dalla normativa in essere per quelle zone d'Italia senza metano ritenute «energeticamente disagiate», come ad esempio i paesi di montagna e l'intera Sardegna;
più in generale i dati mostrano come il livello dei prezzi sardi, rispetto alla media nazionale ed a quella delle macro aree in cui possiamo suddividere il nostro Paese, sia notevolmente elevato;
questa anomalia assume aspetti di vera e propria ingiustizia verso la popolazione isolana con bassi redditi, soprattutto pensionati al minimo, cassintegrati e lavoratori precari;
quali siano le ragioni di base di tale differenza è materia di doveroso approfondimento tecnico;
sicuramente una prima ragione potrebbe essere collegata ad oneri logistici e di deposito anche se riguardo a ciò si potrebbe osservare, ad esempio, che l'elevata differenza in termini di costi tra Nord e Sud Italia non è riferibile ai diversi oneri logistici e di deposito degli operatori nel territorio nazionale. Né, in questo caso, può essere addebitata alla presenza o meno di altri sistemi energetici, dal momento che il Nord, ad esempio, è maggiormente metanizzato del Sud;
una seconda ragione di difformità potrebbe risiedere nel costo della materia prima rilasciata dai diversi depositi;
nel Mezzogiorno esistono due grandi depositi di GPL proveniente da giacimenti, uno a Gela dell'Eni, dove arriva quasi quotidianamente GPL dai giacimenti libici e uno nel napoletano, di proprietà della Liquigas, azienda francese della multinazionale Gaz de France, dove arrivano grandi quantità di GPL dai giacimenti algerini;
in Sardegna, nello specifico, si registra la presenza della Saras (il cui GPL viene però utilizzato per la maggior parte in lavorazioni chimiche negli impianti a valle della raffineria di proprietà della Polimeri Europa) e una sola azienda d'infustaggio e commercializzazione nella regione, la Butan Gas spa, che possiede linee, infrastrutture, autorizzazioni e che ha nel proprio deposito la tubatura collegata col porto industriale di Porto Torres per poter scaricare le navi;
le altre compagnie, quindi, come la stessa Liquigas e la Medea, azienda del gruppo Hera che ha in gestione la distribuzione dell'aria propanata per Sassari, sono acquirenti all'ingrosso per il GPL dalla Butan Gas;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha, nell'aprile scorso, deciso di avviare un'istruttoria nei confronti delle società Eni, Butan Gas, Fiamma 2000, Liquigas, Sarda Gas Petroli di Antonio Pisano & C. e Ultragas Tirrena, al fine di accertare se i loro comportamenti possano costituire un'intesa restrittiva della concorrenza nei mercati della vendita di GPL con danno ai consumatori;
a darne notizia è stata la stessa Antitrust con un comunicato, spiegando che l'avvio dell'istruttoria (che dovrebbe concludersi entro aprile 2009) era legato anche alle numerose segnalazioni che denunciavano un prezzo di vendita al dettaglio nell'isola quasi doppio rispetto al resto del territorio italiano -:
se il Ministro competente sia a conoscenza di quanto sopra esposta, ed in caso affermativo, quali misure intenda porre in atto per verificare in specifico quanto in oggetto e per far sì che il livello dei prezzi del GPL nella regione Sardegna si allinei quanto meno a quello delle regioni del Sud Italia, caratterizzate da medesimi condizioni economico sociali, al fine di evitare che un tale stato di cose continui ad arrecare grave pregiudizio all'economia ed alla popolazione residente nella regione.
(4-01947)
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Apposizione di firme ad una mozione.
La mozione Cicchitto e altri n. 1-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cosenza, Angeli.