XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 15 dicembre 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

GERMANÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il maltempo che ha imperversato in questi giorni sulla costa tirrenica del Messinese ha provocato seri e talvolta irreparabili danni alle persone, alle infrastrutture alle attività imprenditoriali ed alle abitazioni, costringendo parte della popolazione ad abbandonare le proprie abitazioni con i conseguenti, immancabili, risvolti psicologici ed economici;
tale situazione desta particolare preoccupazione nella popolazione che vede sfumare in pochi minuti i sacrifici di una vita intera, talvolta sotto l'onda di piene torrenziali che, facendo esondare i corsi d'acqua, danneggiano irreversibilmente interi quartieri;
tali copiosi eventi atmosferici, unitamente alle mareggiate, danneggiano infrastrutture pubbliche, sedi viarie, impianti di pubblica utilità e strutture turistico ricettive, isolando molto spesso a causa di frane, smottamenti e crolli, intere comunità locali, con possibili gravi pregiudizi anche per la sicurezza e la salute dei Cittadini;
ai danni suddetti, si assommano, purtroppo anche quelli assolutamente irreversibili che riguardano l'intero comparto agricolo;
tali situazioni vanno senz'altro affrontate con la necessaria sollecitudine, l'efficienza e l'efficacia richiesta in questi casi;
l'entità e l'area territorialmente interessata dai danni determinatisi a causa degli eventi atmosferici ed anche delle recenti mareggiate, è purtroppo estremamente estesa -:
se ritenga di intraprendere le necessarie iniziative per la dichiarazione dello stato di calamità naturale esteso all'intera Provincia;
se ritenga di voler intraprendere, conseguentemente, tutte le iniziative necessarie alla pianificazione di idonei interventi, anche infrastrutturali, atti a garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-01873)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, - Per sapere - premesso che:
il 26 dicembre del 2004 è una data che rimarrà nella memoria collettiva internazionale per il terribile tsunami di Sumatra che ha investito l'Oceano Indiano, coinvolgendo un'enorme area geografica e causando centinaia di migliaia di morti;
all'indomani di quella tragedia in Italia, come in altri paesi, si mobilitarono numerosissimi cittadini, associazioni ed istituzioni per offrire solidarietà e diverse forme di supporto compreso quello economico;
si registrò una straordinaria partecipazione e si raggiunsero cifre generosissime per contribuire alla ricostruzione di alcune zone colpite dal maremoto -:
se sia possibile conoscere e riscontrare, a distanza di quattro anni dagli eventi ricordati e col fine di dar conto dell'impegno e della generosità di tanti cittadini e di tante istituzioni, l'esito di quella eccezionale partecipazione e l'impiego dettagliato di quei consistenti fondi recuperati per testimoniare la vicinanza del popolo italiano e del suo Governo alle popolazioni danneggiate dallo tsunami.
(4-01878)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si apprende dal quotidiano spagnolo El Paìs di venerdì 12 dicembre, che la polizia cubana ha arrestato, questa settimana, un centinaio di oppositori per evitare che partecipassero alle manifestazioni organizzate mercoledì scorso in occasione del 60° anniversario della dichiarazione dei diritti umani;
la suddetta denuncia proviene dalla Commissione cubana per i diritti umani;
la recente decisione Ue di normalizzare i rapporti con Cuba non pare abbia determinato maggiori spazi per le libertà fondamentali in quel paese -:
quali notizie certe si abbiano sul rilascio degli attivisti per i diritti umani in Cuba, quali iniziative in merito siano state assunte dalla nostra ambasciata all'Avana, se non si reputi opportuno riconsiderare il livello dei rapporti tra Europa e Cuba.
(4-01880)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'interpretazione letterale della legge n. 326 del 2003 consentirebbe la sanatoria nelle aree vincolate;
l'articolo 117 della Costituzione, assegna solo allo Stato le competenze in materia penale che, ovviamente, devono essere uguali su tutto il territorio nazionale;
nelle regioni Sardegna, Liguria e Lombardia, in virtù di leggi regionali, la sanatoria in aree vincolate è consentita, con la conseguenza dell'estinzione del reato penale;
con la sentenza n. 49 del 2006 la Corte Costituzionale nel dichiarare non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 2, commi 1 e 2, e dell'articolo 3, comma 1, della legge della Regione Lombardia 3 novembre 2004, n. 31 (Disposizioni regionali in materia di illeciti edilizi), sollevate dal Presidente del Consiglio dei ministri, per violazione degli articoli 3, 81, 97, 117, secondo comma, lettere a), e) ed l), 117, terzo comma, e 119 Cost., con il ricorso n. 3 del 2005» ha sancito che la regione Lombardia con la legge regionale n. 5 del 2004 non ha ampliato la portata del condono edilizio, ma ha semplicemente «ribadito e consacrato, anche in un testo legislativo regionale, quanto già previsto dal legislatore statale, all'articolo 32, comma, 27, lettera d);
tale interpretazione, in una memoria successiva, era stata riconosciuta anche dall'Avvocatura dello Stato la quale ha ritenuto la norma «coerente con la normativa statale», ritenendo di fatto che l'interpretazione della norma statale è l'ammissibilità della sanatoria nelle aree vincolate, qualora il vincolo non comporti inedificabilità assoluta;
parte della magistratura penale continua a ritenere non ammissibile la sanatoria nelle aree vincolate, creando di fatto una disparità di trattamento penale fra le regioni Liguria, Sardegna e Lombardia e le restanti regioni d'Italia;
secondo il diritto vivente fra più interpretazioni possibili della legge va prescelta quella conforme alla Carta fondamentale;
una interpretazione di non sanabilità degli abusi in aree vincolate oltre a comportare la disparità di trattamento penale fra le varie regioni d'Italia comporterà un esborso notevole di somme da parte dello

Stato e dei comuni che dovrebbero rimborsare l'oblazione e gli oneri concessori già pagati -:
se sia intenzione del ministro interrogato adottare opportune iniziative legislative per fornire un'interpretazione autentica della legge nel senso della sanabilità degli abusi in aree vincolate in conformità alla sentenza n. 49 del 2006 della Corte Costituzionale.
(4-01874)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 1994 il Ministero del tesoro dà in gestione propri immobili all'Inpdap;
nel 2001 l'Inpdap dà avvio alla dismissione degli alloggi e procede alla cartolarizzazione, dando seguito all'articolo 43, commi 12 e 13, della legge finanziaria 2001 che affida, inoltre, incarico di gestione di tale fase alla società olandese S.C.I.P.;
da tale società, di controversa provenienza, l'Inpdap ha ripreso la gestione delle vendite degli immobili nel 2004;
parallelamente, nel complesso peloritano di Messina, si costituisce nel 2001 l'Associazione «Comitato inquilini del Complesso Peloritano»; Associazione di inquilini con contratti di locazione risalenti al 1973, e pertanto con diritto acquisito di prelazione, diritto esercitato a norma di legge, che proprio nel 2001 si appella al Tribunale di Messina per il prezzo di vendita fissato dall'ente, giudicato troppo oneroso, per ottenerne la rideterminazione alla luce di ulteriori fattori (vetustà degli alloggi, mancata manutenzione straordinaria da parte dell'ente proprietario, ubicazione del Complesso Peloritano in zona periferica, mancata attuazione delle modifiche riguardanti il prezzo di vendita - apportate dalla commissione di studio nominata appositamente dalla direzione generale degli istituti di previdenza, con provvedimento del 22 dicembre 1995, - impianti idraulici ed elettrici fatiscenti e non a norma come prevede la nuova normativa Cee, declassamento delle suddette unità immobiliari sancite dal Ministero del tesoro dietro il parere espresso dal competente Ufficio tecnico erariale con lettera del 13 maggio 1991 da coefficiente di conservazione 1,00 a coefficiente 0,80 (stato mediocre);
dopo cinque anni il giudice chiamato a pronunciarsi su tale giudizio, emette sentenza di incompetenza, e viene promosso appello davanti alla corte di appello di Messina, tuttora pendente;
nonostante la pendenza del giudizio ed i vari tentativi di conciliare e transigere alle eque condizioni per gli assegnatari (ultimo in ordine di tempo risalente alla fine del 2007, la disponibilità degli assegnatari a riunirsi in cooperativa), a tutt'oggi l'Inpdap frappone un silenzio assoluto senza alcuna risoluzione fattiva, se non minacce di vendita all'asta degli alloggi medesimi;
nella stessa legge finanziaria del 2001, l'articolo 28 reca disposizioni sul «Riscatto abitazioni di proprietà delle Casse pensioni»;
dal 1973 ad oggi non c'è mai stato nessun lavoro di manutenzione né di miglioria degli stabili in questione, nonostante stanziamenti pubblicati all'albo pretorio comunale di Messina, rendendo i fabbricati pericolosi per l'incolumità causa il distacco di cornicioni ed intonaci, così come si evince dagli numerosi interventi dei Vigili del Fuoco;
i locatari sono per lo più pensionati e ricevono dall'Inpdap sistematiche lettere ingiuntive di vendita a condizioni dettate esclusivamente dall'Ente;
nel giugno 2008 un omologo complesso di abitazioni gestite dall'Inpdap di Messina, «Complesso Longo», ha vinto il ricorso al prezzo presentato con le stesse modalità dagli «Amici del Complesso Peloritano»;

tutti gli assegnatari hanno interesse pieno e legittimo ad acquistare gli immobili in oggetto avendo, tra l'altro, gli stessi già esercitato nei termini il diritto di prelazione all'acquisto;
gli assegnatari hanno interesse ad acquistare, nel rispetto delle norme applicabili alla fattispecie ed alle migliori condizioni, e ad ottenere le agevolazioni di legge per l'accensione di mutui da parte dell'ente gestore;
vi sono disparità di trattamento per le condizioni di vendita accettate da «Pirelli SGR» e «Pirelli & C. Real Estate S.P.A.», gestori demandati alla vendita delle unità immobiliari residenziali facenti capo alla ex E.N.P.A.M., con accordo tra le parti in data 22 marzo 2006 -:
come intendano risolvere un'anomala condizione di dismissione di immobili pubblici che pregiudica condizioni di vita fondamentali per centinaia di persone che hanno maturato il diritto di acquisizione delle case nel rispetto della legge.
(4-01875)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la Conferenza stato-città del 20 marzo 2008, al punto 7-bis, ha sancito l'accordo concernente gli oneri delle istituzioni scolastiche statali relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 33-bis del decreto-legge 31 dicembre 2007 n. 248, convertito nella legge 28 febbraio 2008 n. 31;
l'articolo 33-bis. (Servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nei confronti delle istituzioni scolastiche) del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito nella legge 28 febbraio 2008 n. 31, prevede che a decorrere dall'anno 2008, il Ministero della pubblica istruzione provveda a corrispondere direttamente ai comuni la somma concordata in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali nelle sedute del 22 marzo 2001 e del 6 settembre 2001, valutata in euro 38,734 milioni, quale importo forfetario complessivo per lo svolgimento, nei confronti delle istituzioni scolastiche statali, del servizio di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani di cui all'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
sempre ai sensi dell'articolo 33-bis si prevede che, a decorrere dal medesimo anno 2008, le istituzioni scolastiche statali non sono più tenute a corrispondere ai comuni il corrispettivo del servizio di cui al citato articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
nella rete intranet del Ministero della pubblica istruzione, è comparso un «Avviso 6 agosto 2008» che contiene il riepilogo delle somme da erogare ai Comuni interessati entro il mese di novembre 2008;
non è stato ancora dato seguito alle note del Ministero della pubblica istruzione prot. n. 616 del 9 aprile 2008 e prot. n. 353/uff.v dell'11 aprile 2008, emanate in ottemperanza della legge 28 febbraio 2008) n. 31;
la società Hera, tra le altre attività, riveste nella provincia di Forlì-Cesena, quella di raccolta, trasporto e avvio allo smaltimento di rifiuti solidi urbani e assimilati;
la suddetta società Hera, continua a trasmettere alle istituzioni scolastiche le bollette di pagamento 2008, contenenti anche il riassunto dei debiti pregressi, risalendo fino al 2000 -:
se possa chiarire la posizione del Ministero della pubblica istruzione per quanto riguarda i fondi da versare ai Comuni entro il mese di novembre 2008;
se non intenda fare chiarezza inoltre, presso le società interessate localmente, sulla posizione debitoria dei comuni e sulle richieste di pagamento avanzate;

se non intenda operarsi, infine, affinché l'accordo sancito dalla Conferenza Stato-città, secondo la legge 28 febbraio 2008 n. 31, sia rispettato.
(2-00253)«Gozi».

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 14 novembre 2008 l'azienda Omnia Service Center spa, che fa parte del gruppo Omnia Network spa, ha comunicato il mancato rinnovo da parte di Wind, unico cliente dell'azienda sul territorio palermitano, della commessa Wind Corporate in scadenza il 31 dicembre 2008;
dal mancato rinnovo sopra descritto deriva il licenziamento collettivo di 100 lavoratori a tempo indeterminato con decorrenza dal 1o febbraio 2009;
l'ufficio risorse umane della Omnia Service Center spa sta inviando agli interessati le lettere di licenziamento;
l'azienda Omnia Service Center non possiede una propria struttura nel territorio siciliano, ma da cinque anni gestisce la commessa Wind Corporate in locali in affitto all'interno della struttura dello stesso cliente Wind, a Palermo in via Lanza di Scalea, 1350;
risulta all'interrogante la disponibilità di Wind, al fine di evitare il licenziamento repentino delle 100 unità di personale suddette, a concedere alla Omnia una proroga del contratto di affitto dei locali, sia pure transitoria, per remotizzare sul sito un'attività fra le tante presenti all'interno del suo portafoglio Clienti e permettere all'azienda stessa di riorganizzarsi e mantenere il livello occupazionale -:
recenti mareggiate, è purtroppo estremamente estesa;lare i lavoratori a tempo indeterminato che l'azienda sopra citata sta licenziando.
(4-01876)

NUNZIO FRANCESCO TESTA, DE POLI e OPPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto legislativo n. 81 del 2008 è stato approvato il nuovo testo unico per la sicurezza negli ambienti di lavoro che ha previsto, tra l'altro, la revisione dei titoli e dei requisiti del medico competente;
la nuova normativa prevede, all'articolo 38, l'istituzione di un elenco dei medici competenti, la previsione di percorsi formativi universitari da definire e la partecipazione al programma di educazione continua dei medici competenti (ECM) a partire dal programma triennale successivo a quello dell'entrata in vigore del decreto legislativo;
è stato diffuso via internet tra gli operatori sanitari un documento di presuntiva paternità del Ministero dell'istruzione (Presidenza CUN) con una bozza avanzata di decreto sui percorsi formativi ex articolo 38 comma 2;
è stato diffuso via internet tra gli operatori sanitari un documento di presuntiva paternità da parte del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (Direzione ECM) con una bozza avanzata di decreto sugli obblighi formativi dei medici competenti e le sanzioni relative per inadempienza;
una società scientifica interessata al problema avrebbe inviato diffida ai due Ministeri competenti per conoscere la validità di alcuni requisiti (in particolare le specializzazioni in igiene e medicina preventiva e in medicina legale) nelle more dell'attivazione dei corsi (denunciando quindi un preoccupante e pregiudizievole vuoto legislativo), alla quale non sarebbe stata data risposta formale;

da dati informali il numero dei medici competenti che si sarebbero iscritti al prescritto elenco sarebbe di circa 5.000 e quindi tale numero (in rapporto agli oltre 30 milioni di lavoratori) risulterebbe di gran lunga insufficiente (1 medico ogni 6.000 lavoratori) per una corretta sorveglianza sanitaria e molto al di sotto degli standard degli altri paesi europei (1 medico ogni 1.500 lavoratori);
non precisati uffici ed organismi ministeriali intratterrebbero rapporti informali solo con i rappresentanti di alcune società scientifiche (ed in particolare quelle che rappresentano i medici del lavoro) e non con altre rischiando così di recepire istanze di parte tendenti a restringere l'accesso all'elenco dei medici competenti e a valorizzare solo alcune attività formative e non altre e non tendenti al complessivo miglioramento della prevenzione negli ambienti di lavoro che dovrebbe essere la priorità dei due Dicasteri oltre che costituire una vera e propria emergenza nazionale;
i contenuti dei due documenti in bozza appaiono, a giudizio degli interroganti superficiali, lacunosi, non concertati con tutte le parti interessate al problema della formazione e in grado di pregiudicare la disponibilità di medici competenti e il loro impiego in una professione molto delicata che deve essere svolta con animo sereno e senza il timore di regimi sanzionatori eccessivamente vessatori;
l'intera materia della sorveglianza sanitaria è meritevole di correttivi legislativi al fine di migliorare le attività di prevenzione e non pregiudicarle e al fine di favorire l'accesso di altre categorie di medici a tale funzione e non restringerla, come sembra emergere dalle bozze fin qui diffuse che appaiono di parte e non redatte nell'interesse collettivo -:
con quale provvedimento ministeriale sia stato istituito l'elenco dei medici competenti e chi siano i funzionari responsabili di tale delicato compito;
quante adesioni siano state protocollate e quale sia la loro distribuzione regionale e provinciale;
attraverso quali canali siano stati diffusi tali dati e se le Regioni e gli Ordini dei medici siano stati interessati al problema;
se sia vero che uffici o dirigenti ministeriali hanno diffuso le bozze dei due decreti di cui in premessa e in caso affermativo, se confermino la loro effettiva paternità;
quali correttivi i ministri interrogati intendano promuovere per favorire l'accesso alla carriera di medico competente (dato l'attuale numero palesemente insufficiente) abbattendo le attuali vessatorie barriere di ingresso, pur garantendo sempre e comunque la qualità di una adeguata formazione;
se non ritengano opportuno fornire risposte a istanze ufficiali che denunciano vuoti legislativi impedendo ad alcuni specialisti di svolgere la funzione di medico competente come gli specialisti in igiene, in medicina preventiva e in medicina legale;
se non ritengano opportuno aprire in tempi rapidi un tavolo di lavoro formale con la partecipazione di tutte le parti interessate e ciò al fine di focalizzare nei termini corretti il problema e trovare le soluzioni migliori per il futuro;
se non ritengano, vista l'abolizione della figura di medico competente supplente, ristabilirne con urgenza la figura, in quanto ad oggi se un medico competente per motivi di studio, di lavoro, o malattia, anche per un breve periodo deve assentarsi, praticamente deve dimettersi dal ruolo di M.C. aziendale nella speranza di essere riconfermato successivamente.
(4-01877)

PICCHI e DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ogni anno il ministero del lavoro eroga ingenti contributi per finanziare la formazione professionale degli italiani all'estero;
sulla stampa italiana all'estero, relativamente a questi contributi, sono state

sollevate molte critiche sul loro ammontare, sulle finalità, sui criteri di assegnazione, sui destinatari ed infine sui controlli per verificarne l'effettiva trasparenza e rispondenza alle finalità cui erano destinati;
l'assegnazione dei contributi dovrebbe essere vagliata anche dal Consiglio Generale degli Italiani all'Estero e dai Comites competenti per territorio -:
quale sia l'ammontare dei contributi complessivi stanziati ed erogati per l'anno 2008 e 2009;
quali siano gli enti beneficiari di questi contributi, dove abbiano sede;
per ciascun ente che ha percepito un contributo, quali siano i progetti finanziati e quali ne siano i Paesi destinatari;
se siano state rispettate tutte le procedure formali previste per l'assegnazione dei contributi e siano stati valutati nel merito i progetti;
se si sia verificata l'assenza di conflitti di interessi tra i destinatari dei contributi e le commissioni che hanno valutato, a livello di Comites e di CGIE, l'ammissibilità dei progetti ai finanziamenti.
(4-01879)

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ospedale di Sorrento costituisce insieme con quello di Vico Equense una sola realtà funzionale ancorché articolata in due distinti stabilimenti, denominati Ospedali Riuniti della Penisola Sorrentina;
il presidio ospedaliero di Sorrento-Vico Equense serve nel periodo maggio-ottobre un bacino di utenza superiore a 3 milioni di assistiti;
negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva riduzione delle risorse umane, dei posti letto e delle discipline specialistiche allocate presso il Presidio in oggetto con evidenti disagi per l'utenza interessata;
l'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 stanziava ingenti risorse finalizzate alla ristrutturazione ed all'ammodernamento;
le risorse assegnate non possono essere erogate dal Ministero della Salute in assenza dell'approvazione di un nuovo piano regionale ospedaliero o comunque ad una sostanziale modifica di quello esistente;
va peraltro sottolineato che sulla base dell'accordo per l'approvazione del Piano di rientro intercorso tra il Ministero della salute, il Ministero dell'economia e delle finanze e la Regione Campania, i provvedimenti regionali di spesa e di programmazione sanitaria concernenti, tra l'altro, la riconversione e la chiusura o l'apertura di strutture sanitarie, nonché relativi all'erogazione dei LEA in condizioni di appropriatezza, devono essere sottoposti alla preventiva approvazione da parte del Ministero della salute e del Ministero dell'economia e delle finanze -:
quali improrogabili iniziative i ministri interrogati intendano adottare, nell'ambito dell'attuazione del Piano di rientro in essere nella regione Campania, per la complessiva riorganizzazione della rete ospedaliera della Campania, con particolare rilievo al presidio di Sorrento visto il suo ruolo di struttura orientata a rispondere dell'urgenza/emergenza, in particolare al fine di garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(4-00856)

Risposta. - L'esigenza di coniugare la garanzia della tutela della salute sul territorio nazionale ed il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, unitamente all'equilibrio economico finanziario, è alla base degli accordi sui Piani di rientro dai disavanzi sanitari.
I Piani contengono sia le misure di riequilibrio del profilo erogativo dei suddetti livelli, sia le misure necessarie all'azzeramento del disavanzo entro il 2010, da realizzarsi con provvedimenti attuativi degli obiettivi previsti per la riqualificazione del servizio sanitario regionale; per realizzare la manovra prevista nel triennio, ogni regione

può contare su una quota del fondo straordinario stabilito dalla legge finanziaria per il 2007.
In questo ambito la medesima legge ha affidato a questo ministero, di concerto con il ministero dell'economia e delle finanze, il compito di assicurare alle regioni interessate, un'attività di «affiancamento» per la preventiva approvazione dei provvedimenti adottati dagli stessi enti locali per il raggiungimento degli obiettivi indicati dai Piani, da realizzarsi con un'attività di verifica con cadenza trimestrale, sulla base dell'istruttoria svolta dai tavoli tecnici istituiti dai citati ministeri.
La Regione Campania, per la preventiva approvazione ministeriale, ha inviato in data 7 ottobre 2008 lo schema di deliberazione della giunta regionale, concernente «Ristrutturazione e riqualificazione della rete ospedaliera», unitamente ad una relazione tecnica.
In sintesi, il provvedimento prevede:
chiusura entro il 2008 di n. 145 posti letto, che dovrebbe portare ad un risparmio economico per anno di 29 milioni di euro, calcolando il costo di ogni posti letto/anno pari a 200.000 euro;
interventi di riorganizzazione e riqualificazione dell'emergenza degli ospedali, con un risparmio economico di 85 milioni di euro;
interventi di dismissione dei presidi ospedalieri trasformati in ospedali di comunità, riconversione dei posti letto per acuti in riabilitazione e lungodegenza e confluenza del presidio ospedaliero di Tortora di Pagani nel presidio ospedaliero di Nocera, con un risparmio di circa 99 milioni e 830 mila euro.

Il totale complessivo dell'intera manovra viene valutato negli anni 2008-2009 pari a 214 milioni e 230 mila euro.
Lo schema di deliberazione della giunta regionale ha ricevuto il parere positivo da parte dei competenti ministeri, a condizione che fosse rivista la tempistica del provvedimento (nel senso di garantirne gli interventi immediati entro dicembre 2008), fosse assicurato il coordinamento con il Piano regionale ospedaliero 2007-2009, e ne fosse rivalutato l'impatto economico finanziario alla luce di condizioni più realistiche.
Si deve precisare, peraltro, che il ministero, per effetto della vigente legislazione di livello costituzionale, non può sostituirsi alla regione per quanto concerne il merito delle scelte di programmazione sanitaria.
Relativamente alla segnalata situazione di impoverimento del presidio di Sorrento dal punto di vista delle risorse umane, dei posti letto e delle discipline specialistiche, l'assessore regionale alla sanità precisa che il presidio è oggetto di investimenti nell'ambito dell'Accordo di programma del 2000, il quale prevede l'adeguamento funzionale del Piano ospedaliero per un importo complessivo di euro 5.164.568,99, nella misura del 95 per cento (euro 4.906.340,54) a carico dello Stato, e per il 5 per cento finanziato dalla Regione Campania (euro 258.228,45) finalizzato principalmente al rilancio della struttura che costituisce un'unica realtà operativa insieme al presidio di Vico Equense.
La revoca dei finanziamenti disposta per effetto della legge n. 266 del 23 dicembre 2005 (legge finanziaria per il 2006) non ha interessato l'intervento in questione e dunque il finanziamento figura, attualmente, tra quelli in attesa di parere da parte dei competenti ministeri.
L'assessore ha sottolineato inoltre che, parallelamente, è in atto la verifica della coerenza tra gli interventi programmati ed il piano ospedaliero regionale emanato con legge regionale n. 24 del 19 dicembre 2006, il cui esito è subordinato al rispetto dei vincoli stabiliti dal Piano di rientro dal disavanzo e di riqualificazione e razionalizzazione del Servizio sanitario regionale.
La lettera
d) del punto e) del suddetto Piano stabilisce che si proceda alla riorganizzazione, alla riallocazione e/o alla dismissione dei presidi ospedalieri che non soddisfano i criteri di adeguatezza e di economicità del Piano citato.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

BARBATO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
siamo ormai tutti a conoscenza della pericolosità dei prodotti cinesi contenenti melamina - 4 bimbi morti in Xinjiang, nell'ovest della Cina e, secondo quanto riportato dai vari quotidiani, sono a rischio nel paese asiatico 53 mila bambini, costretti o al ricovero (circa 13.000) o al controllo in pronto soccorso a causa dei gravissimi effetti collaterali legati ad un consumo di latte alla melamina - e consci che i dossier su tale disastro erano in possesso del governo cinese ben prima delle Olimpiadi;
sappiamo anche quali siano gli effetti che un eccesso di melamina può produrre per la salute: le ossa, anziché fortificarsi, decadono, ed il corpo entra in sofferenza per blocco di alcune funzioni del fegato. L'aggiunta di una sostanza che dovrebbe migliorare la percentuale proteica, si trasforma, oltre certi limiti, in un veleno letale;
lo scandalo del latte probabilmente contaminato dalla melamina, o comunque importato illegalmente, è arrivato fino a noi, non si è fermato in Cina;
il caso di sequestri di alimenti incriminati più noto è avvenuto lo scorso 16 ottobre. Dieci quintali di latte cinese, che probabilmente conteneva melamina ma che certamente era fuorilegge perché inosservante delle leggi italiane, sono stati intercettati in un capannone a Napoli dagli uomini del Corpo forestale dello Stato, che hanno anche effettuato decine di denunce. Nella rete sono finiti anche 300 chilogrammi di mozzarella cinese, 50 chili di prodotti caseari, più di cento chili di tè cinese al latte, 90 chili di papaia cinese al latte e 7 chili di zampe di gallina, di cui è vietata l'importazione perché a rischio di influenza aviaria. Sequestrati anche cartoni di altri alimenti che comunque contengono piccole percentuali di latte in polvere, comunque illegali e in pessimo stato di conservazione;
si sottolinea, poi, che oltre alla pericolosità di prodotti adulterati immessi sul mercato nostrano, venduti all'ingrosso o al dettaglio illegalmente, di pari gravità, e da non sottovalutare, è anche l'ingresso di cibi a rischio melamina attraverso canali indiretti, come ad esempio ristoranti e rosticcerie cinesi;
alquanto rischiosa è anche la possibilità che del latte in polvere cinese possa essere fraudolentemente commercializzato e\/o mischiato a quello utilizzato e venduto abitualmente nel nostro territorio -:
quali misure siano state prese e si intendano continuare a prendere relativamente a controlli e verifiche - specie nei luoghi deputati allo scarico delle merci provenienti dalla Cina, come a Napoli, ma non solo - sugli alimenti di importazione cinese;
quali provvedimenti siano in atto e quali si intendano prevedere per condurre verifiche accurate sia sui prodotti cinesi in vendita nei negozi e all'ingrosso, sia sugli alimenti utilizzati nei ristoranti e nelle rosticcerie cinesi diffuse sul territorio nazionale;
quali misure siano state previste per tutelare e i prodotti italiani destinati in particolare ai bambini più piccoli e evitare qualsiasi rischio per la salute dei cittadini;
quali misure di carattere divulgativo - iniziative quali ad esempio decaloghi, guide, campagne informative sui diversi media, numeri telefonici ad hoc per segnalazioni e richieste di informazioni - si intendano prendere per tutelare la salute dei cittadini italiani, difendere la qualità dei nostri prodotti e per sottolineare l'importanza attribuita ad un consumo nazionale di alimenti certificati e garantiti, mantenendo vigile l'attenzione degli italiani sui rischi connessi agli alimenti cinesi eventualmente contaminati dalla melamina o comunque di provenienza fraudolenta o sconosciuta.
(4-01440)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, relativa al trattamento di

prodotti caseari avariati reimmessi nel circuito commerciale alimentare, si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che la problematica oggetto della citata interrogazione scaturisce da un filone di indagine coordinato dalle diverse Autorità giudiziarie competenti e riveste principalmente violazioni di natura igienico-sanitaria.
Al riguardo, si fa presente che l'attività di prevenzione e controllo di questa amministrazione - svolta tramite il competente Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari - viene effettuata nelle differenti filiere del comparto agroalimentare ed è realizzata nell'ambito dell'attività ordinaria nonché di specifici programmi mirati, al fine di perseguire gli obiettivi istituzionali di salvaguardia delle produzioni nazionali da fenomeni di sleale concorrenza e di tutela dei consumatori.
Nell'anno in corso, la programmazione degli interventi per la realizzazione degli obiettivi suindicati è perseguita attraverso azioni di controllo che riguardano, in particolare:
la conformità e le caratteristiche merceologiche delle materie prime e/o dei semilavorati (latte, grano, farine, eccetera) nonché dei prodotti finiti;
la corretta commercializzazione delle produzioni agroalimentari, con particolare attenzione a quelle qualità più rappresentative dei prodotti nazionali a denominazione di origine;
la corretta etichettatura, presentazione e pubblicità di tutti i prodotti agroalimentari con particolare riferimento a quelli a denominazione di origine;
assicurare in ogni punto della filiera il rispetto della tracciabilità.

Inoltre, si sottolinea che questo ministero, per migliorare l'azione di controllo e di contrasto all'illecita importazione di prodotti agroalimentari sul territorio nazionale ha instaurato un rapporto di collaborazione con l'Agenzia delle dogane, per poter monitorare giornalmente i flussi d'introduzione dei prodotti alimentari provenienti da Paesi extra UE.
Si pone in evidenza, che questo ministero nell'anno in corso ha programmato dei controlli ispettivi nel settore lattiero caseario con l'obiettivo di verificare la veridicità dell'origine dichiarata, la conformità del sistema di tracciabilità e le caratteristiche merceologiche del prodotto commercializzato sul territorio nazionale.
Nella seguente tabella, si riportano in sintesi i dati inerenti ai controlli effettuati e al numero delle irregolarità rilevate nei primi otto mesi dell'anno 2008 nel settore lattiero caseario.

Attività di controllo effettuata dal 1o gennaio 2008 al 31 agosto 2008 nel settore lattiero caseario

  Totali
Operatori controllati (no) 3.225
di cui irregolari (n.) 231
Totale prodotti controllati (no) 5.972
di cui prodotti a denominazione protetta (n.) 1.622
Totale prodotti irregolari (n.) 262
di cui a denominazione protetta (n.) 66
Totale campioni analizzati (no) 924
di cui a denominazione protetta (n.) 479
Totale campioni irregolari (no) 52
di cui a denominazione protetta (n.) 16
Sequestri 51
Notizie di reato 51
Contestazioni amministrative 269

Tra le irregolarità riscontrate rientrano principalmente quelle concernenti la non corretta etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti lattiero caseari.
Inoltre, le analisi di laboratorio hanno evidenziato alcune difformità relative alla composizione chimico fisica dei diversi prodotti analizzati come ad esempio la presenza di grassi estranei, di additivi non

consentiti e/o non dichiarati in etichetta nonché l'impiego di latte vaccino in prodotti caseari ottenuti da latte di specie diverse (bufala e pecora), anche a denominazione d'origine.
Ciò premesso, considerato il ruolo strategico del settore lattiero caseario nel comparto agroalimentare nazionale e l'importanza in termini economici del latte italiano e delle produzioni casearie di qualità regolamentata, sarà assicurato anche nei prossimi mesi un alto livello di attenzione per tutelare le produzioni «made in Italy» da possibili fenomeni fraudolenti.
Per quanto concerne, invece, le campagne di comunicazione e informazione effettuate al fine di garantire al meglio i cittadini fornendo ai consumatori gli strumenti idonei per una scelta consapevole degli alimenti, attuando così un'operazione di trasparenza che coinvolga anche gli stessi operatori delle filiere alimentari, in modo da aumentare la fiducia verso gli operatori che si impegnano tutti i giorni per far arrivare sulle tavole alimenti di qualità, sani e controllati, si precisa che questo dicastero considera centrale l'azione di comunicazione e informazione nei confronti dei consumatori e più in generale dei cittadini quale strumento atto a fornire conoscenze e strumenti per esprimere scelte di consumo alimentare consapevoli.
A questo riguardo, il Piano di comunicazione istituzionale 2008 di questa amministrazione ha tra gli obiettivi strategici quello di un'informazione puntuale e di un orientamento del consumatore verso scelte di qualità e verso una alimentazione sana e consapevole anche tramite azioni divulgative sull'importanza della tracciabilità, dell'etichettatura, dell'origine, dell'indicazione della scadenza e della valorizzazione dei prodotti di qualità.
In relazione a ciò, appare opportuno rilevare che, per il raggiungimento di questo obiettivo, questo ministero ha implementato un ampio paniere di azioni di comunicazione rivolte ai cittadini consumatori e ai giovani.
Tra le tante iniziative si citano:
1) sms consumatori: Il servizio si propone di garantire attraverso un servizio di messaggistica SMS gratuito per l'utente una risposta tempestiva e precisa ai cittadini che desiderano conoscere i prezzi medi all'origine, all'ingrosso e al dettaglio di oltre 84 prodotti agroalimentari. È prevista inoltre l'implementazione del servizio SMS Consumatori con l'erogazione di informazioni relative alla localizzazione dei
farmer markets e dei venditori di latte alla spina.
2) campagna sai quel che mangi: prevede la diffusione mirata nei punti vendita e nei supermercati dell'intero territorio nazionale di otto opuscoli informativi sulla qualità e sicurezza alimentare riguardanti le seguenti filiere agroalimentari: pane-pasta, carni fresche, carni stagionate ed insaccate, formaggi, ortaggi e verdure, frutta, olio, vino;
3) campagne di educazione alimentare: attraverso le due campagne di sensibilizzazione, Food4U e Mangia Bene Cresci meglio, vengono coinvolti i giovani studenti sull'importanza di essere consapevoli delle proprie scelte alimentari per il benessere presente e futuro;
4) guadagnare salute: questa amministrazione, facendo seguito a quanto previsto dal progetto interministeriale
Guadagnare salute, che si propone di creare, attraverso la prevenzione, un ambiente più favorevole alle scelte per la salute, ha sottoscritto un protocollo di intesa con il Ministero della salute, del lavoro e della previdenza sociale, per individuare delle specifiche azioni volte a promuovere uno stile di vita salubre attraverso una corretta e consapevole alimentazione.

Pertanto, sulla base di tali iniziative già avviate ed in corso di realizzazione, potrà essere dato un riscontro concreto a quanto richiesto nell'interrogazione e tali priorità rientreranno certamente anche nella pianificazione della Comunicazione istituzionale del 2009.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

BERNARDINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 21 giugno 2008, l'interrogante, insieme al Presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta e agli esponenti radicali del Friuli Venezia Giulia Pietro Pipi e Lorenzo Cenni, ha visitato il Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo;
attualmente la parte maschile del Centro di Gradisca d'Isonzo «ospita» un centinaio (102) di extracomunitari per lo più provenienti dal Marocco e Tunisia;
la struttura (ex caserma Polonio) si presenta come un vero e proprio carcere di massima sicurezza tutto sbarre e cemento seppure pulito e ordinato; nelle camerate sono alloggiate da 8 a 10 persone;
i reclusi, passano l'intera giornata senza poter svolgere alcuna attività di studio, di lavoro o socializzante; l'unica possibilità ricreativa consiste nel guardare la televisione; ciò crea una realtà di rapporti interpersonali tesissimi che a volte sfociano in violenti litigi;
a detta dei reclusi, pochi giorni prima della nostra visita, uno di loro, cardiopatico, si è visto rifiutare in malo modo le necessarie prescrizioni di medicinali quotidiane perché si è presentato con un'ora di ritardo dal medico di guardia; da questo episodio sarebbe nato un litigio che ha coinvolto altri detenuti e che si è concluso con un violento intervento delle forze dell'ordine armate di manganelli che hanno malmenato alcuni dei reclusi; il fatto è stato riferito all'interrogante e agli altri componenti della delegazione perché hanno visto - e di conseguenza interrogato - la persona in questione seduta a terra in evidente stato di sofferenza e, nonostante fossero passati alcuni giorni, con una evidente ecchimosi sulla spalla destra;
sempre a detta dei trattenuti, gli interventi violenti delle forze dell'ordine sarebbero piuttosto frequenti;
l'ente gestore dei servizi, «Connecting people di Trapani», a seguito di esplicita richiesta dell'interrogante ha ritenuto di non dare copia, né di mostrare gli atti relativi alla convenzione e al bilancio;
nel corso della visita, dai racconti fatti, è stato riferito all'interrogante e agli altri soggetti sopra indicati che l'assistenza legale è notevolmente carente: in molti, infatti, non hanno modo di sapere a che punto sia la loro situazione e quale sorte possa essere loro riservata per il futuro; il gratuito patrocinio al quale ricorrono la quasi totalità dei trattenuti, si risolve nella maggioranza dei casi nel mancato rispetto del diritto di difesa -:
se il livello dei servizi erogato dall'ente gestore, «Connecting People di Trapani», sia adeguato alle esigenze del Centro;
se rientra nelle facoltà dell'ente gestore rifiutarsi di mostrare a un deputato in visita ispettiva atti quali la convenzione e il bilancio;
se le camere destinate ai trattenuti siano regolamentari dal punto di vista della capienza;
se le condizioni di vita quotidiana dei trattenuti nel CPT di Gradisca d'Isonzo corrispondano agli standard umanitari previsti dall'articolo 14 del Testo Unico sull'immigrazione laddove si afferma che le modalità del trattenimento devono assicurare la necessaria assistenza allo straniero e il pieno rispetto della sua dignità;
se corrisponda al vero l'episodio specifico di pestaggio segnalato e altri che si ripeterebbero con una certa frequenza;
se esistano dei piani ministeriali che facilitino il collegamento con le istituzioni locali le quali, se opportunamente sostenute, potrebbero attivarsi per rendere un po' più umana la permanenza degli extracomunitari nei CIE con attività di studio, di insegnamento della lingua italiana, culturali e ricreative.
(4-00569)

Risposta. - La struttura governativa di Gradisca d'Isonzo ospita attualmente tre centri: il Centro di identificazione ed espulsione (CIE), che può accogliere fino ad un massimo di 136 persone; il Centro di accoglienza (CDA), con una recettività di 112 posti; il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA), con 138 posti.
Alla data del 28 ottobre 2008 si registravano 101 presenze nel CIE, 111 nel CDA e 136 nel CARA.
Su un piano generale si evidenzia che il Ministero dell'interno, in stretto raccordo con i prefetti territorialmente competenti, svolge una costante attività di controllo e vigilanza sulle condizioni di vivibilità esistenti all'interno di tutte le strutture per immigrati, affinché l'intero sistema gestionale sia improntato al rigoroso rispetto degli standard qualitativi e quantitativi indicati nelle apposite linee guida, emanate con direttiva del Ministro dell'8 gennaio 2003, al fine di garantire all'interno delle strutture il pieno rispetto dei diritti delle persone ospitate.
Il monitoraggio è finalizzato, in particolare, ad assicurare che agli ospiti siano garantiti il rispetto delle diverse appartenenze culturali, etniche, religiose e linguistiche, una adeguata assistenza socio-sanitaria, un'appropriata informazione legale (anche fruendo del gratuito patrocinio), il servizio di interpretariato e di mediazione culturale nonché standard ottimali nelle prestazioni e nei servizi resi alla persona.
In seguito all'espletamento di una gara pubblica, la gestione del centro di Gradisca d'Isonzo è stata affidata al consorzio Connecting People, tramite un'apposita convenzione stipulata dalla prefettura di Gorizia (con validità dal 10 marzo 2008 al 31 dicembre 2010), che tiene conto degli standard qualitativi e quantitativi stabiliti nel capitolato unico per la gestione dei centri, approvato con decreto del Ministro dell'interno dell'8 ottobre 2007.
Al fine di garantire adeguate condizioni di assistenza e pieno rispetto dei diritti degli immigrati, la prefettura di Gorizia ha istituito una apposita commissione di vigilanza, alla quale partecipano anche rappresentanti della questura, del comando provinciale dei vigili del fuoco e dell'azienda sanitaria locale, con il compito di svolgere costanti ed accurate verifiche all'interno della struttura.
L'attività di vigilanza svolta dalla locale prefettura, anche attraverso la commissione, consente di evidenziare che la realtà del centro è in linea con i principi fissati dalle direttive ministeriali diramate in materia e che i servizi resi agli ospiti sono pienamente conformi alle previsioni contenute nella convenzione.
L'organizzazione degli alloggi è conforme ai progetti esecutivi approvati dal Ministero dell'interno: il CIE si compone di 17 stanze, con 8 posti ognuna; il CDA è articolato in 13 stanze, di cui 9 da 8 posti e 4 da 10 posti; il CARA è suddiviso in 10 stanze da 8 posti ognuna (destinate agli uomini), 6 stanze da 8 posti, 1 da 6 posti e 2 da 2 posti ognuna (per le donne).
Risultano, inoltre, erogati i servizi di assistenza alla persona (quali il servizio generico alla persona, l'assistenza sociale e psicologica, l'assistenza sanitaria, la mediazione linguistico/culturale, l'informazione legale), la ristorazione, la pulizia e l'igiene ambientale, l'intrattenimento e la fornitura di effetti personali.
Per quanto concerne, specificamente, l'assistenza legale, l'ente gestore, come da convenzione, fornisce agli ospiti l'informazione sulla normativa concernente l'immigrazione, i diritti e i doveri e la condizione dello straniero in Italia. Gli ospiti hanno facoltà di farsi assistere da avvocati di propria fiducia ovvero di sceglierli all'interno dell'albo professionale dell'Ordine forense di Gorizia, per il tramite degli operatori addetti allo specifico settore «interfaccia ospiti/istituzioni», che provvedono a tutti gli adempimenti burocratici necessari per agevolare i rapporti tra gli ospiti e i loro avvocati. Questi ultimi hanno facoltà di visitare i loro assistiti ogni qualvolta ne facciano richiesta.
Inoltre, all'interno del centro l'attività di informazione legale viene assicurata anche attraverso apposito e qualificato personale del Centro Italiano Rifugiati (CIR).
Gli ospiti possono svolgere attività di tipo ricreativo e culturale, fruendo anche

del campo sportivo presente nell'area esterna al centro, nonché dedicarsi alla lettura di libri e quotidiani presenti nella biblioteca.
Circa l'episodio che ha visto coinvolto un ospite del CIE e a cui fa riferimento l'interrogante, si rappresenta che nella serata del 19 giugno 2008 lo stesso si era recato dal personale sanitario con notevole ritardo per la somministrazione della prescritta terapia. Qualche minuto dopo, verso le 24, l'immigrato chiedeva degli ansiolitici al medico di turno il quale, dopo aver constatato che il paziente non appariva particolarmente agitato, spiegava allo stesso che non riteneva opportuno somministrare tali farmaci.
L'ospite non manifestava particolari reazioni di protesta o aggressività, né si verificava alcuna situazione di conflitto con il medico che, pertanto, si allontanava dalla sala.
Successivamente l'immigrato, in preda all'ira, scardinava un tavolo del refettorio ancorato al pavimento e lo scagliava contro il soffitto, danneggiando due pannelli.
Dalla documentazione in possesso dell'ente gestore, il paziente risulta essere affetto da una lieve insufficienza mitralica e aortica pur non avendo mai lamentato, durante la permanenza presso la struttura, segni o sintomi di disturbi cardiaci. Tale diagnosi è stata confermata anche dal pronto soccorso dell'ospedale civile di Monfalcone, dove il paziente era stato inviato per un controllo.
Inoltre l'ente gestore ha riferito che non risulta vi siano stati pestaggi da parte di chiunque ai danni degli ospiti del centro.
Si fa presente, altresì, che le convenzioni per la gestione dei centri, stipulate tra prefettura ed ente gestore aggiudicatario di una gara pubblica, non si configurano come atto riservato; pertanto, può esserne fatta richiesta motivata d'accesso da parte dei soggetti legittimati, ai sensi della vigente normativa in materia di documentazione amministrativa.
Quanto all'auspicato coinvolgimento di istituzioni ed enti locali in iniziative dirette a migliorare la qualità della accoglienza all'interno della struttura, si assicura che la prefettura di Gorizia è costantemente impegnata nel promuovere ogni sinergia a livello locale tra i diversi soggetti, istituzionali e non, impegnati nel settore.
In tale contesto si colloca, in particolare, la collaborazione da tempo attuata con la Caritas ai fini dell'assistenza sociale, religiosa e psicologica degli ospiti presenti nelle tre strutture di Gradisca d'Isonzo.

Il Ministro dell'interno: Roberto Maroni.

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6 della legge 8 dicembre 1970, n. 966 dispone la costituzione dei nuclei sommozzatori nell'organizzazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
gli operatori subacquei Vigili del fuoco sono gli unici organizzati su tutto il territorio nazionale a svolgere un ruolo di protezione e difesa civile nell'ambito del soccorso tecnico urgente in superficie e sott'acqua per la protezione di persone, animali e cose, attività di polizia giudiziaria, emergenze alluvionali, emergenze sociali quali quella degli sbarchi di clandestini nell'Italia meridionale, emergenze nucleari, biologiche, chimiche e radiologiche (N.B.C.R.) nonché di altre attività in collaborazione con altri enti statali quali monitoraggio delle acque interne e marine, collaborazione per scavi archeologici subacquei, eccetera;
il servizio sommozzatori vigili del fuoco presente sul territorio nazionale con 32 sedi ha compiuto negli ultimi anni una media pari ad oltre 5.000 ore d'immersione e 2.000 interventi con un organico pari a circa 360 unità così come rappresentato puntualmente dalla Confsal Vigili del fuoco;
i dati relativi al solo anno 2003, riportati sul loro sito ufficiale: www.vigilfuoco.it evidenziano, il salvataggio di 245 persone, 483 ricerche/recupero di beni materiali, 93 sopralluoghi ed ispezioni, 521 ricerche/recupero di annegati, 336 assistenze

e soccorsi, 20 interventi operati durante l'emergenza del vulcano Stromboli, 342 interventi vari per un totale pari a 2.040 interventi;
l'attuale organico degli operatori subacquei Vigili del fuoco è gravemente insufficiente (360 unità reali contro le 590 teoriche) a causa della cronica carenza d'organico e dalla mancata applicazione di incentivazioni economiche e giuridiche corrisposte a tutte le altre organizzazioni civili e militari;
perché agli operatori subacquei Vigili del fuoco non sia applicato il dispositivo previsto all'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 inerente il riconoscimento del servizio di navigazione svolto, atteso che per le attività di soccorso, addestramento e prove collaudi di materiali, il personale sommozzatore Vigili del fuoco è equipaggio di imbarcazione in possesso delle abilitazioni nautiche previste, espletando in maniera continua il servizio di navigazione e, in alcuni casi, di pattugliamento delle coste;
perché, sebbene la legge n. 573 del 9 luglio 1967 stabilisca una sostanziale equiparazione economica e giuridica con altre analoghe organizzazioni civili e militari subacquee (Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Carabinieri) agli operatori subacquei non sia riconosciuto un similare trattamento economico e giuridico;
perché il recente riordino del Servizio sommozzatori Vigili del fuoco, a fronte dell'incremento della competenze, abbia determinato una mancata formazione del personale tale da riportare agli standard teorici quelli reali fortemente ridotti -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato affinché ai sommozzatori dei vigili del fuoco vengano riconosciute le legittime aspirazioni economiche e di organico.
(4-00751)

Risposta. - In ordine al mancato riconoscimento del servizio di navigazione, di cui all'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 29 dicembre 1973, si precisa che il personale sommozzatore non è costantemente imbarcato a bordo dei mezzi nautici dei vigili del fuoco, il cui utilizzo è indispensabile solo per raggiungere aree di intervento distanti dai litorali costieri o per allestire postazioni di comando e controllo delle apparecchiature ad elevata tecnologia per la ricerca subacquea in alto fondale.
In tutti gli altri casi in cui è necessario muoversi su specchi d'acqua marini o lacustri, il personale sommozzatore è impiegato a bordo di battelli pneumatici che garantiscono flessibilità e rapidità operativa con navigazione sotto costa.
In merito alla questione dell'equiparazione economica e giuridica dell'indennità spettante al personale sommozzatore con quella goduta da analoghe professionalità di altre organizzazioni dello Stato, si evidenzia che è stata avviata una prima fase di perequazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 573 del 9 luglio 1967. L'indennità spettante al personale sommozzatore del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è, a decorrere dal 1o gennaio 2004, pari a 319,84 euro mensili, per effetto delle risorse assegnate dalle leggi finanziarie 2003 e 2004. L'indennità specialistica è assegnata al personale sommozzatore in eguale misura, senza tener conto della qualifica funzionale posseduta, in accordo a quanto stabilito dalle contrattazioni interne dell'amministrazione. Tale indennità non ha ancora raggiunto una completa equiparazione economica rispetto all'indennità percepita dal personale sommozzatore di analoghe professionalità di altre organizzazioni dello Stato (circa il 50 per cento in meno).
In merito alla questione della mancata formazione del personale sommozzatore del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si fa presente che, in considerazione dell'aumento di competenze ad esso spettanti, il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile ha avviato già da tempo corsi di alta specializzazione, alcuni dei quali in collaborazione con enti accreditati di ricerca, quale il Consiglio nazionale delle ricerche. Tali percorsi formativi sono destinati a

una specifica aliquota di personale sommozzatore, individuata a seguito di un mirato studio di settore, che tiene conto, tra i vari fattori, del rischio acquatico territoriale e delle competenze strumentali attribuiti ai Nuclei di soccorso subacqueo acquatico (S.S. e A.).
Si evidenzia, infine, che la strategia introdotta in tema di formazione consente di elevare il
know-how professionale del personale sommozzatore rispetto a quello già conseguito nell'ambito dei corsi basici, al fine di assicurare una sempre più efficace risposta operativa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 dicembre del 2004 è stato bandito nella Gazzetta ufficiale - IV° Serie Speciale Concorsi ed esami, n. 103, un concorso per la copertura di 28 posti nel profilo professionale di Direttore antincendio nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco;
il ruolo del Direttore antincendio è essenziale all'espletamento dell'importante funzione di prevenzione degli infortuni e degli incendi sui posti di lavoro e l'ormai cronica carenza di personale dei Vigili del fuoco aggrava l'espletamento di questa importante funzione istituzionale;
ai 28 posti messi a concorso ed assunti nel 2006 si sono aggiunte altre 20 unità assunte dalla graduatoria degli idonei;
l'articolo 46 del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 ha istituito i Nuclei specialistici regionali, ma i fondi ed i provvedimenti di attuazione sono ancora insufficienti;
la carenza di personale sia logistico-operativo che direttivo ha raggiunto livelli preoccupanti la cui copertura non può più essere rimandata ulteriormente ed, infatti, nel mese di giugno del 2008 è stata autorizzata l'assunzione di altre 30 unità che verranno chiamate in base alla ripartizione per titoli e funzioni -:
quali saranno i tempi e le modalità per l'assunzione di questo nuovo contingente necessario al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e quali gli indirizzi finalizzati alla completa assunzione del personale giudicato idoneo.
(4-00987)

Risposta. - Si premette che nell'ambito del contingente d'assunzioni autorizzate dal Dipartimento della funzione pubblica per l'anno 2008, in data 15 settembre 2008, sono state assunte 29 unità provenienti dalla graduatoria degli idonei al concorso pubblico per esami a 28 posti di direttore antincendi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il cui bando è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana in data 28 dicembre 2004.
Tanto premesso, poiché all'articolo 3, comma 87, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) e all'articolo 1, comma 5, del decreto legge 512 del 1996 convertito dalla legge n. 609 del 1996, recante disposizioni urgenti concernenti l'incremento e il ripianamento di organico dei ruoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e misure di razionalizzazione per l'impiego del personale nei servizi d'istituto, si prevede che le graduatorie dei concorsi pubblici per l'accesso ai ruoli hanno una validità triennale, la graduatoria relativa al concorso in questione, attualmente ridotta a 33 idonei, scadrà nel mese di agosto 2009.
In relazione a quanto sopra, nonostante l'esigenza di contenimento della spesa pubblica, l'Amministrazione dell'interno intende comunque procedere al ripianamento delle persistenti carenze del ruolo in questione, sia attingendo alla graduatoria ancora valida della predetta procedura concorsuale che attraverso l'indizione di un nuovo concorso pubblico, ai sensi dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

CUOMO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Unico nel Mondo il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è composto e diretto a livello centrale e periferico da ufficiali e funzionari (qualificati ingegneri, architetti, geometri e periti);
in caso di terremoto sono proprio i predetti tecnici che vengono chiamati a svolgere accertamenti per verificare la staticità di edifici pubblici e privati;
dal «Ministero dell'Interno - Dipartimento vigili del fuoco - Soccorso pubblico e Difesa civile» è stato pubblicato un bando di gara per l'affidamento a Tecnici esterni delle verifiche tecniche al fine di accertare il livello di adeguatezza sismica delle sedi di servizio del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per un importo complessivo di appalto di euro 4.763.937,01;
il termine per presentare le domande scade il prossimo 3 settembre 2008;
i Tecnici dei Vigili del fuoco sono sicuramente in grado di procedere alle verifiche oggetto dell'appalto -:
se non sia più «economico» affidare le verifiche di cui in premessa direttamente ai tecnici - Funzionari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, destinando l'importo previsto al compenso per l'eventuale prestazione lavorativa straordinaria nonché all'acquisto di automezzi di soccorso ovvero alla manutenzione di quelli già in dotazione al corpo, la cui dotazione di fondi è notoriamente carente.
(4-00877)

Risposta. - Il bando di gara per l'affidamento a tecnici esterni delle verifiche tecniche al fine di accertare il livelli di adeguatezza sismica delle sedi di servizio del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è stato indetto, in attuazione dell'articolo 2 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 20 marzo 2003, n. 3274, finalizzata a conoscere il rischio sismico degli edifici strategici, tra i quali rientrano anche quelli in cui sono ubicati i Comandi provinciali e i Distaccamenti dei Vigili del Fuoco.
Tale bando è stato pubblicato a seguito di una fase istruttoria che ha coinvolto tutti i Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco e il Servizio sismico del Dipartimento per la Protezione Civile.
I fondi necessari per l'espletamento delle verifiche provengono per il 50 per cento circa da un apposito finanziamento erogato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per la Protezione Civile e per la restante parte da fondi propri dell'Amministrazione.
Le verifiche in argomento sono state da tempo programmate e approvate con l'inserimento nell'elenco annuale 2008 degli interventi da realizzare da parte del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile. Esse vanno eseguite su circa 276 edifici individuati e censiti a seguito del controllo effettuato dal competente ufficio dipartimentale su oltre 1000 immobili occupati dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Tali verifiche forniscono un quadro del livello di sicurezza statica degli edifici in caso di sisma nel loro stato attuale e, in caso di esito negativo, viene definito un programma pluriennale di adeguamenti e/o miglioramenti necessari.
Le verifiche consistono, in primo luogo, in approfondimenti conoscitivi, quali rilievi di dettaglio architettonici e strutturali, prelievo di campioni e prove per l'individuazione delle caratteristiche meccaniche dei materiali strutturali e dei terreni di fondazione e poi in analisi numeriche altamente specialistiche, da svolgere necessariamente con l'ausilio di idonei programmi di calcolo automatico.
Considerata la particolarità di tali attività, risulta evidente la necessità di affidare a professionisti e a laboratori specializzati e abilitati, dotati delle idonee apparecchiature.
Tra le competenze dei tecnici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, distribuiti per la maggior parte negli uffici periferici, rientra anche la gestione ordinaria delle sedi di servizio, ma non a tempo pieno, anche in considerazione del numero elevato di unità immobiliari del Corpo (oltre 1000) che sono presenti su tutto il territorio nazionale.


Alla gestione tecnica immobiliare delle sedi dei vigili del fuoco è dedicato, in via esclusiva, presso il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, un ufficio, che, pur con personale ridotto e avvalendosi della collaborazione a tempo parziale di ingegneri in servizio presso il Comando provinciale di Roma, è principalmente impegnato in un'attività di standardizzazione ed indirizzo della progettazione delle sedi e nella gestione di circa 300 immobili di proprietà demaniale (manutenzione straordinaria, ristrutturazione e nuove costruzioni).
Le verifiche sismiche previste dalla richiamata ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003 si distinguono, peraltro, dalle cosiddette verifiche statiche visive che vengono svolte dai vigili del fuoco nella loro attività quotidiana di soccorso tecnico, le quali servono esclusivamente a stabilire, con un'accettabile approssimazione, se vi sia un immediato pericolo di crollo nelle normali condizioni d'uso dell'edificio.
Ai tecnici del Corpo che hanno una specializzazione in ingegneria strutturale potrebbero essere affidate le verifiche numeriche, ma per tale attività è necessario che i tecnici medesimi siano formati con appositi corsi di aggiornamento e, al momento, nessuno di essi possiede i requisiti necessari.
Tuttavia, anche ipotizzando di poter distogliere dai compiti d'istituto un numero di almeno 10 ingegneri civili per il completamento delle 276 verifiche previste, che richiedono almeno un mese di lavoro ciascuna, vi occorrerebbero almeno tre anni, a cui occorre sommare il periodo di formazione e di aggiornamento (di almeno un anno). Ove si fosse adottata la soluzione dei tecnici interni all'Amministrazione le verifiche si verrebbero ad espletare in un periodo di tempo troppo lungo rispetto ai tempi urgenti previsti dall'ordinanza di protezione civile.
Da ultimo, si evidenzia che i fondi destinati alle verifiche sismiche hanno una precisa destinazione di legge e non possono essere, allo stato, in alcun modo destinati né alla corresponsione degli straordinari del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco né all'acquisto o gestione di mezzi, così come ipotizzato nell'interrogazione a cui si risponde.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

FRASSINETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 362 del 2 novembre 2000 Regolamento recante norme sul reclutamento, avanzamento ed impiego del personale volontario del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sono state ammesse da parte del Ministero dell'Interno numerose domande personali per l'acquisizione della qualifica di «Funzionari Tecnici Antincendio Volontari»;
gli aspiranti a tale qualifica dovevano partecipare a un corso di formazione a carattere teorico-pratico al termine del quale sarebbero stati utilizzati dai rispettivi Comandi Provinciali presso i distaccamenti di appartenenza;
i corsi sono iniziati regolarmente ma, nonostante gli innumerevoli solleciti, non sono mai stati portati a termine lasciando gli aspiranti Funzionari Volontari in una situazione di attesa che perdura ancora oggi;
nel frattempo i vari Comandi Provinciali hanno assunto comportamenti differenti nei confronti del personale suddetto, creando sul territorio nazionale delle enormi disparità di trattamento;
l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004, che ha abrogato il n. 362 del 2000, ha fissato la modalità di reclutamento dei Funzionari Volontari riguardo alle domande posteriori al 76 del 2004 stesso, ma non ha disposto nulla circa le vecchie domande, creando una lacuna normativa per il personale che non era ancora stato reso operativo;

le carenze di organico e le esigenze di servizio impongono l'utilizzo «di fatto» del personale in questione in mansioni proprie dei Funzionari volontari -:
se non ritenga necessario ed urgente riconoscere al personale che ha presentato domanda tra il 2000 ed il 2004 la qualifica di «Funzionari Tecnici Antincendio Volontari», al fine di riorganizzare la posizione del personale suddetto e ripristinare a livello nazionale un trattamento omogeneo della categoria.
(4-00952)

Risposta. - Il decreto del Presidente della Repubblica 2 novembre 2000, n. 362, all'articolo 9, prevedeva che i funzionari tecnici antincendi volontari, prima di essere impiegati nel servizio di istituto, dovessero partecipare al corso di formazione a carattere teorico-pratico, sulla scorta dei programmi stabiliti dal Ministero dell'interno.
Tale corso era articolato in tre fasi e i relativi programmi venivano predisposti dalla competente Direzione centrale del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile.
Il 6 febbraio 2004, n. 76 ha abrogato il precedente regolamento ed ha modificato le procedure di reclutamento, iscrizione e impiego dei funzionari tecnici volontari dei vigili del fuoco. Con riguardo, in particolare, alla formazione, all'articolo 9, detto decreto ha previsto per i funzionari tecnici antincendi volontari la partecipazione ad un corso di formazione, a carattere teorico-pratico, da svolgersi prima dell'impiego nel servizio di istituto, secondo modalità e programmi stabiliti dal Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, nonché un periodo di tirocinio.
Gli aspiranti funzionari tecnici antincendi volontari, a cui si riferisce l'interrogazione, avevano iniziato, in vigenza del precedente regolamento, il periodo formativo, svolgendo due delle tre fasi previste, ma non lo hanno concluso per indisponibilità da parte dell'Amministrazione.
Tanto premesso, posto che la normativa sopravvenuta non prevede un regime transitorio per la categoria dei soggetti in esame, si informa che tale situazione sarà presto sanata. Infatti, presso il predetto Dipartimento si stanno già predisponendo gli appositi programmi necessari al completamento dell'
iter formativo del personale in questione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha aderito alla Convenzione di Strasburgo del 6 maggio 1963 relativa alla riduzione dei casi di nazionalità plurima, che prevede la perdita della cittadinanza originaria in caso di acquisto di quella di uno dei Paesi di residenza;
per un Paese come il nostro, che ha avuto una forte e diffusa diaspora di propri cittadini all'estero, in particolare nell'ambito dell'Unione europea, l'applicazione della Convenzione ha comportato la perdita della cittadinanza italiana con problematiche conseguenze sia per le persone interessate che per il sistema dei rapporti con i nostri emigrati;
alcuni Paesi europei, come la Germania nel 2001, la Svezia nel 2002 e il Belgio nel 2007, hanno denunciato la Convenzione di Strasburgo per consentire ai propri cittadini di poter godere della doppia cittadinanza, assumendo in seguito gli atti coerenti per la realizzazione di questi obiettivi;
il Governo di centro-sinistra dovrebbe aver già avviato le procedure di denuncia della Convenzione di Strasburgo nel corso della passata legislatura, un impegno che va ripreso e portato a conclusione -:
quali atti il Governo ritenga di assumere per arrivare al superamento dei vincoli previsti dalla Convenzione di Strasburgo e entro quali tempi ritenga di portare a compimento tale operazione in

modo da consentire anche ai cittadini italiani che si naturalizzano in altri Paesi di conservare la cittadinanza italiana;
se nel tempo necessario a realizzare il definitivo superamento della Convenzione di Strasburgo sulla cittadinanza il Governo non ritenga di favorire il godimento della doppia cittadinanza attraverso accordi di reciprocità con i Paesi che hanno già provveduto in tal senso.
(4-01176)

Risposta. - Il Ministero degli affari esteri, da tempo al corrente della problematica segnalata, ritiene che la Convenzione di Strasburgo relativa alla riduzione delle cittadinanze plurime - in quanto espressione di una concezione esclusivista della cittadinanza - sia ormai anacronistica e in contrasto con la tendenza diffusa nelle legislazioni europee in materia, a cominciare da quella italiana.
In tale contesto, infatti, è ormai prevalente il principio che l'integrazione di un cittadino in una comunità straniera non debba necessariamente comportare il venir meno dei vincoli giuridici con il Paese di origine, anche se tale integrazione si concretizza nell'acquisto della cittadinanza straniera.
Alla luce delle suddette considerazioni è stata recentemente ripresa proprio dal Ministero degli affari esteri l'iniziativa, avviata già in passato, finalizzata alla denuncia della Convenzione in esame per quanto attiene agli aspetti sopra indicati.
La denuncia totale non risulterebbe in effetti opportuna, tenuto conto che il medesimo strumento internazionale regola anche altri aspetti legati alla doppia cittadinanza, come la tematica degli obblighi militari dei doppi cittadini, la cui disciplina, si ritiene, mantiene invece la sua validità.
Una denuncia totale del suddetto accordo farebbe venire meno la tutela per i doppi cittadini rappresentata dal fatto di poter adempiere agli obblighi militari in un solo Paese di cittadinanza. La questione potrebbe, infatti, risultare particolarmente delicata, allorquando tra i Paesi interessati gli stessi obblighi siano regolati in materia diversa, ad esempio a titolo volontario, in un caso, o a titolo obbligatorio, in un altro.
Al fine di approfondire le implicazioni connesse a quest'ultimo punto, lo scorso mese di settembre, su iniziativa del MAE, sono state espressamente interpellate le altre amministrazioni interessate, il Ministero dell'interno e il Ministero della difesa.
L'esito di tali valutazioni ha portato alla condivisa conclusione che sarebbe più opportuno procedere alla denuncia parziale della Convenzione di Strasburgo ed in particolare della Parte I della medesima, che concerne appunto la doppia cittadinanza, facendo invece salva la Parte Il relativa agli obblighi militari dei doppi cittadini.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

GIACHETTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso di una trasmissione del servizio pubblico andata in onda il 22 settembre 2008 il presidente della Lav ha denunciato come non esistano in Italia dati nazionali sul fenomeno dell'abbandono di cani e gatti, ma solo stime locali, assai limitate per conoscere ed affrontare lo stato delle cose nel Paese -:
se corrisponda al vero che non esistano dati nazionali in questo senso, e, in questo caso, se non ritenga opportuno che venga al più presto istituito un osservatorio a livello nazionale con il compito non solo di monitorare il fenomeno dell'abbandono degli animali ma anche di creare una sorta di rete di comunicazione tra i canili del Paese per coadiuvare la permanenza e l'adozione dei randagi.
(4-01096)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Relativamente al fenomeno dell'abbandono dei cani e dei gatti in Italia, è necessario precisare che l'aumento di sensibilità nei confronti degli animali, registrato negli ultimi dieci-quindici anni, solo in piccola parte è andato di pari passo con

l'effettivo rispetto delle norme emanate a tutela del loro benessere.
La legge 14 agosto 1991, n. 281 (legge quadro in materia di animali d'affezione e prevenzione del randagismo), ha senz'altro rappresentato una grande innovazione; tuttavia, si deve riscontrare, purtroppo, un grave ritardo dell'emanazione delle previste leggi regionali di attuazione della stessa rispetto alla norma nazionale.
Cosa molto più grave, le suddette leggi regionali sono rimaste in larga misura inapplicate, come dimostra l'esigua percentuale di cani identificati con
microchip e iscritti nelle anagrafi canine regionali.
Tale situazione è emersa anche nelle recenti ispezioni effettuate in Campania ed in Sicilia, con le quali questo ministero ha constatato uno stato di inerzia delle autorità locali relativamente all'iniziativa legislativa.
Inoltre, le regioni e le province autonome dovrebbero garantire la connessione con l'anagrafe canina nazionale, ma spesso non rispettano l'impegno in quanto non provvedono a trasmettere i necessari flussi di aggiornamento.
Proprio per ribadire la necessità dell'identificazione e della registrazione dei cani, già obbligatoria, è stata emanata l'Ordinanza ministeriale 6 agosto 2008 che sancisce, tra l'altro, anche l'interoperatività della banca dati canina nazionale con le anagrafi canine regionali.
Questo dicastero, inoltre, ha ritenuto indispensabile modificare con un decreto interministeriale i criteri di ripartizione del fondo per l'attuazione della legge 281 del 1991.
I nuovi criteri per la tutela del benessere e per la lotta all'abbandono, ai sensi dell'articolo 8 della citata legge, prevedono, tra l'altro, che il 40 per cento venga ripartito in quote di pari entità tra le Regioni, sulla base dell'attivazione della banca dati regionale dell'anagrafe canina con riferimento alla consultabilità per via telematica, e per il 30 per cento in base alla popolazione dei cani e gatti, con riferimento al numero di ingressi nei canili sanitari (canili di prima accoglienza) e nei gattili.
Si ritiene, pertanto, necessario precisare che il lavoro di monitoraggio fin qui svolto rappresenta solo l'inizio dell'attività ministeriale di verifica, che si pone come obiettivo quello di garantire l'applicazione della normativa vigente, indispensabile, non solo per la raccolta di dati auspicata nell'atto parlamentare, ma anche per la diminuzione del triste fenomeno del randagismo.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

LABOCCETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, con sede centrale in Portici (Napoli) è uno dei 10 Istituti zooprofilattici presenti in Italia. L'Izsm è un ente sanitario di diritto pubblico dotato di un autonomia gestionale, tecnica ed amministrativa, che opera nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, in materia di igiene e sanità pubblica veterinaria, quale strumento tecnico-scientifico dello Stato e delle Regioni Campania e Calabria;
tale istituto è l'organismo principale attraverso il quale il Ministero della salute e la Regione, garantiscono l'importante funzione di tutelare la sanità ed il benessere animale, controllare l'igiene degli allevamenti per garantire la qualità delle produzioni primarie, tutelare la sicurezza degli alimenti di origine animale e degli alimenti zootecnici per garantire la salute del consumatore;
l'Istituto zooprofilattico sperimentale del mezzogiorno è un organismo di livello interregionale che presenta sezioni periferiche in quasi tutte le province delle regioni Campania e Calabria (5 sezioni in Campania e 3 in Calabria) ed è sottoposto a procedura di commissariamento da oltre 15 anni;
il dottor Antonio Limone ricopre da circa otto anni il ruolo di commissario dell'ente ed è stato citato in giudizio dalla

Corte dei conti per un presunto danno erariale arrecato alle casse dell'ente, mentre il ruolo di sub-commissario per la Calabria è assegnato dal febbraio 1994 al dottor Antonio Saladino di Lamezia Terme (costui coinvolto nello scandalo Why Not ed inquisito per tale ragione dalla magistratura calabrese);
la mancata ed incomprensibile attuazione delle norme (che avevano sancito il riordino degli Istituti di zooprofilassi Sperimentali (decreto legislativo 270 del 1993 e decreto ministeriale n. 190 del 1994) ha determinato il permanere di un stato di commissariamento durante il quale si è provveduto a soddisfare le esigenze di personale in Calabria attraverso il ricorso a contratti a progetto ed a contratti interinali per la selezione di assistenti di laboratorio con categoria di inquadramento C;
nel corso dell'ottobre dello scorso anno, il commissario dottor Limone ha bandito 14 concorsi per la stabilizzazione di circa 200 lavoratori precari (30 campani e 165 calabresi), ad avviso dell'interrogante in totale violazione dell'obbligo di considerare il tetto dei posti vuoti della dotazione di organico, come previsto nella legge finanziaria per l'anno 2007 (articolo 1, comma 566);
ad avviso dell'interrogante la procedura di selezione presenta significativi vizi di trasparenza e regolarità sotto diversi profili. In primo luogo appare quantomeno discutibile l'attribuzione allo stesso Limone del compito di nominare la commissione esaminatrice. Profili di dubbia legittimità emergono inoltre in riferimento alla previsione di un termine troppo ristretto per la presentazione della domanda (15 giorni) nonché in relazione alla norma che sancisce, a tutto svantaggio dei dipendenti interni provvisti di diploma di laurea, il passaggio automatico dei partecipanti dalla categoria C a dirigenti (categoria DS);
un'interrogazione dai contenuti analoghi era stata presentata nel novembre dello scorso anno dai deputati Pignataro e De Angelis all'allora Ministro della salute (4-05579) -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda porre in essere per sancire in maniera definitiva dopo oltre 15 anni, la conclusione del commissariamento dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Portici che dura da oltre 15 anni e che vede attualmente alla sua guida come commissario e come sub commissario due soggetti, entrambi citati a giudizio rispettivamente dalle magistratura contabile e penale;
come intenda garantire la regolarità, la trasparenza e la legittimità assoluta delle procedure concorsuali avviate per la stabilizzazione dei lavoratori precari dell'Istituto zooprofilattico, tutelando al contempo gli interessi dei dipendenti interni laureati.
(4-01037)

Risposta. - La normativa di riordino degli Istituti zooprofilattici sperimentali, di cui al decreto legislativo n. 270 del 1993, risulta ad oggi attuata dalle regioni afferenti a sette dei dieci enti presenti sul territorio. L'Istituto zooprofilattico sperimentale della Campania e della Calabria, l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise e l'istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata sono tuttora disciplinati dalla normativa precedente all'entrata in vigore del decreto legislativo citato.
Le difficoltà che hanno determinato l'incompleta applicazione della riforma sono essenzialmente riconducibili al carattere prevalentemente interregionale degli Istituti zooprofilattici sperimentali e, dunque, all'adozione di una normativa regionale di attuazione, predisposta con intese tra le amministrazioni regionali competenti. Peraltro, l'intervento della Corte costituzionale (sent. 124 del 1994) avrebbe, ad avviso di talune regioni, creato un vuoto normativo tale da rendere meno agevole l'attuazione della riforma. Inoltre con riguardo alla procedura di nomina del direttore generale degli istituti in questione, si fa presente che,

a seguito della soppressione dell'elenco nazionale degli iscritti di cui all'articolo 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992, disposta con legge n. 590 del 1994, sono emerse incertezze sulle modalità di adeguamento alla previsione dettata in materia dalla normativa statale di riorganizzazione degli istituti.
L'esigenza che anche le regioni attualmente inadempienti applichino il predetto decreto legislativo deriva anche dalla considerazione dei solleciti che pervengono da parte dell'Unione europea, dalla necessità di individuare più agevolmente le responsabilità di gestione degli enti, nonché dall'urgenza di rimuovere ogni residuo impedimento all'effettivo esercizio dei compiti statali di coordinamento ed alta vigilanza, determinato dalla disomogenea organizzazione degli istituti.
A fronte di queste esigenze e dell'inerzia delle regioni inadempienti, nonostante siano state più volte sollecitate al raggiungimento delle previste intese interregionali e all'adozione degli atti necessari, questo ministero ha sottoposto in data 5 novembre 2007 alla valutazione della Presidenza del Consiglio dei ministri l'opportunità di attivare il potere sostitutivo di cui all'articolo 120 della Costituzione, per il mancato rispetto dei principi della tutela dell'unità giuridica e della tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.
Si è, quindi, svolto, nel mese di gennaio 2008, presso il Dipartimento degli affari regionali, un incontro volto a verificare preliminarmente la possibilità di risolvere la questione, senza il ricorso ai poteri sostitutivi.
La Regione Campania, nella nota del 25 gennaio 2008 dell'Assessorato alla sanità, ha assicurato «nel più breve tempo possibile l'avvio dei provvedimenti per l'adeguamento al decreto legislativo n. 270 del 1993. Con riguardo all'esigenza di porre fine all'ormai ventennale gestione commissariale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, è intendimento di questo Ministero sollecitare gli organi di vertice politico delle Regioni Campania e Calabria a compiere, ogni adempimento utile a definire rapidamente la procedura di adozione dei sopra citati atti legislativi, attualmente
in itinere, al fine di consentire la revisione dello statuto dell'ente e la nomina dei nuovi organi.
Relativamente alla procedura di stabilizzazione del personale precario posta in essere dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno e, in generale, alle funzioni di controllo ministeriale, si forniscono le seguenti precisazioni.
Con l'entrata in vigore della legge 23 dicembre 1975 n. 745 «Trasferimento di funzioni statali alle Regioni e norme di principio per la ristrutturazione regionalizzata degli Istituti «zooprofilattici sperimentali» le funzioni di vigilanza e controllo sugli Istituti zooprofilattici sperimentali sono state trasferite alle regioni; anche a seguito dell'intervento di riordino di cui al decreto legislativo n. 270 del 1993, le regioni territorialmente competenti continuano a configurarsi quali autorità preposte alla vigilanza amministrativa e al controllo sugli atti degli enti in questione. Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali provvede a garantire, in aggiunta ai compiti indicati dal decreto stesso, lo svolgimento delle funzioni di competenza statale, relative al riconoscimento, finanziamento, indirizzo e coordinamento degli Istituti, nonché quelle di alta vigilanza, strumentali alle attività necessarie per assicurare l'uniforme assetto; dal punto di vista organizzativo e funzionale, degli Istituti zooprofilattici sperimentali del Mezzogiorno.
Peraltro questo ministero è a conoscenza solo dei provvedimenti più rilevanti concernenti la gestione degli Istituti e, nell'ipotesi di riscontro di eventuali situazioni di illegittimità, procede ad alcuni adempimenti, prevalentemente di natura sollecitatoria, come invitare l'ente a sanare o a ritirare l'atto, richiedere all'autorità regionale di effettuare i controlli di competenza, valutare la sussistenza dei presupposti per l'attivazione dell'intervento statale sostitutivo.
Con particolare riferimento all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Portici, questa amministrazione ha provveduto ai citati adempimenti in diverse occasioni; nel dicembre

2002, il rilievo sull'illegittimità delle delibere commissariali di approvazione dell'atto aziendale e di nomina del direttore generale, condiviso dalla stessa regione, nonché dal tribunale amministrativo regionale per la Campania, adito dallo stesso Istituto zooprofilattico sperimentale del mezzogiorno, e la più recente segnalazione, nel novembre 2006, concernente l'inapplicabilità dell'articolo 15-septies del decreto legislativo 502 del 1992 sul conferimento di incarichi temporanei di funzioni di particolare rilevanza e interesse strategico.
Con riguardo agli interventi adottati, ai fini della stabilizzazione del personale precario, dall'Istituto zooprofilattico di Portici, si precisa che gli atti ai quali si fa riferimento, ovvero bandi di concorso e provvedimenti di nomina delle commissioni esaminatrici, non sono pervenuti al ministero, non essendo ricompresi tra quelli che necessitano di approvazione ministeriale o che formano oggetto di esame per l'espletamento delle funzioni istituzionali di livello statale.
In merito alle procedure di assunzione a tempo indeterminato del personale precario degli Istituti zooprofilattici sperimentali, va osservato che tali enti non rientrano tra le amministrazioni pubbliche destinatarie delle norme generali di cui ai commi 519 e 558, articolo 1, legge n. 296 del 2006, essendo, limitatamente ad essi, applicabile la norma di cui al comma 566 del citato articolo 1, che stabilisce i requisiti necessari ai fini della stabilizzazione. Gli Istituti zooprofilattici sperimentali provvedono, quindi, ad attuare detta procedura, nell'ambito della loro autonomia e nel rispetto dei vincoli indicati dal legislatore, avvalendosi della normativa speciale di riferimento.
Si precisa che in data 6 maggio 2008, è stato emanato il decreto del ministero della salute di concerto con il ministero dell'economia e delle finanze che, ai sensi del comma 566 citato, definisce criteri e parametri di distribuzione agli Istituti zooprofilattici sperimentali di quota parte dello stanziamento previsto dalla legge n. 3 del 2001 (come rideterminato, per i fini evidenziati, dalla legge finanziaria), specificando le attività di cui alla lettera n. 3 del 2001 (di conversione in legge del decreto-legge n. 335 del 2000) recante misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica della encefalopatia spongiforme bovina), cui deve risultare preposto il personale da stabilizzare, con esclusione, nell'attesa dell'acquisizione del parere richiesto al Consiglio di Stato, del personale precario di qualifica dirigenziale.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in queste settimane il cancelliere tedesco Angela Merkel ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Viktor Yushchenko ed il primo ministro Julia Timoshenko;
si apprende dalla stampa, e segnatamente dal Frankfurter Allgemeine Zeitung del 22 luglio 2008, che «tra le principali promesse che la Merkel ha portato in dono al Governo ucraino vi è quella di un pronto ingresso nella Nato» -:
se tale posizione sia condivisa dagli altri partner della Nato;
se lo sia, in modo particolare, da parte italiana;
se siano stati potenzialmente scanditi i relativi tempi;
se ed in quali occasioni e sedi ufficiali tali posizioni siano state illustrate alle autorità ucraine.
(4-00957)

Risposta. - L'Alleanza Atlantica, dopo l'avvio del programma di cooperazione rafforzato, denominato «Dialogo Intensificato», continua a mantenere apertura nei confronti delle aspirazioni dell'Ucraina ad aderire al cosiddetto Membership Action Plan - MAP - (ossia un piano di azione volto all'aggiustamento strutturale in vista dell'adesione). A sostegno di tale aspirazione, da parte ucraina viene sottolineato il contributo di Kiev a tutte le principali missioni NATO (Afghanistan, Kossovo, Iraq, Active Endeavour), nonché l'avvio di una

azione di diplomazia pubblica per migliorare l'informazione sulla NATO (positiva, in questo senso, è stata giudicata la recente visita in Ucraina del Consiglio Atlantico svoltasi nel giugno scorso) e la volontà di coniugare l'avvicinamento alla NATO con il mantenimento di buone relazioni regionali.
Nel comunicato finale del Vertice di Bucarest dello scorso aprile è contenuto, come noto, un esplicito affidamento riguardo al futuro ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza Atlantica. Il passo successivo (ossia la concessione MAP) è stato condizionato al soddisfacimento dei requisiti previsti dall'Alleanza, che saranno valutati in occasione della prossima Ministeriale Esteri di dicembre. La decisione dei Capi di Stato e di Governo, sgomberando il campo da qualsiasi eventuale vincolo di carattere geo politico, non sembra dunque limitarsi al semplice «riconoscimento delle aspirazioni euro-atlantiche» dell' Ucraina, ma costituisce un'attualizzazione del principio «non se, ma quando». Sul quando, la discussione tra gli alleati riflette le differenti valutazioni di coloro che spingono per una immediata concessione del MAP, e di quelli che sono più propensi a valutare con prudenza l'avvicinamento ucraino alla NATO. Infatti, dopo quasi due anni di rallentamento nei processi di riforma e di modernizzazione previsti dal Dialogo Intensificato, appare prematuro un passo dalla forte valenza politica, specie in carenza di sostegno dell'opinione pubblica e tenuto conto della fortissima sensibilità russa al riguardo. Le forze politiche ucraine sembrano orientate a sottoporre a referendum popolare un'eventuale decisione di adesione.
Da parte italiana, abbiamo manifestato agli interlocutori di Kiev (da ultimo nel corso della visita in Italia del Ministro degli Esteri Ogryzko del 24 luglio 2008) considerazione e positiva apertura per le aspirazioni dell'Ucraina al rafforzamento delle relazioni con la NATO. L'Italia sostiene, infatti, una politica della «porta aperta», consapevole delle ragioni storiche, geografiche e culturali che collocano il futuro dell'Ucraina nell'alveo della grande famiglia europea.
Quanto alla questione specifica della concessione del MAP, l'Italia è impegnata a favorire il raggiungimento di una posizione condivisa in seno all'Alleanza Atlantica, al conseguimento della quale non sarà estranea un'attenta valutazione del grado di consenso verso la NATO maturato nell'opinione pubblica ucraina. A questo stadio, più che tornare a riproporre il dibattito in ambito NATO sulla tempistica (MAP a dicembre sì o no), l'Italia sostiene la necessità che l'Alleanza si concentri sul rafforzamento della cooperazione intensificata con Kiev. Nel ritenere inammissibile un veto russo all'adesione, nondimeno appare essenziale inquadrare l'avvicinamento alla NATO dell'Ucraina in un contesto volto all'espansione (e non già alla contrazione) dell'area di stabilità euro-atlantica.
Gli sviluppi della crisi in Georgia sono seguiti con particolare attenzione a Kiev, cui non sfuggono le dirette implicazioni del conflitto Mosca-Tbilisi sul percorso di avvicinamento dell'Ucraina alla NATO. Su richiesta dell'Ucraina si è svolta, lo scorso 27 agosto, una riunione della Commissione NATO-Ucraina a livello Ambasciatori, che è stata caratterizzata da un articolato intervento del Vice Ministro degli Esteri di Kiev, Konstyantyn Yeliseyev (Inviato Speciale del Governo ucraino per la Georgia) ha accreditato l'immagine di una Ucraina responsabile ed affidabile, partner necessario della NATO per garantire la sicurezza dell'area euro-atlantica, soffermandosi su problemi e prospettive dei rapporti russo-ucraini. Tutti gli Alleati hanno riaffermato, sia pure con diverse sfumature, la validità delle decisioni assunte dall'Alleanza a Bucarest.
In occasione della sua visita in Italia l'8 ottobre scorso, il Presidente ucraino Yushchenko ha ribadito l'auspicio per un appoggio italiano alla concessione del MAP alla ministeriale di dicembre, sottolineando l'assenza di ogni valenza anti-russa nelle intenzioni ucraine.
Da parte italiana è stata richiamata la necessità di ponderare la tempistica di tale sviluppo, che al momento si sommerebbe alla forti perplessità russe su altri versanti dei rapporti con l'occidente.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

RAMPELLI e MARSILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Cina è il paese che ha ricevuto dall'Unione europea il maggiore numero di notifiche per l'esportazione di prodotti alimentari considerati nocivi per la salute pubblica;
i generi in questione risultano contaminati dalla presenza di micotossine, salmonella, additivi e coloranti in dosi superiori rispetto a quelle previste dalle norme di legge;
il recente scandalo del latte cinese contaminato è la conferma delle gravi difficoltà da parte del gigante asiatico ad adeguarsi alle norme di sicurezza alimentare nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale;
al fine di prevenire rischi futuri alla salute dei cittadini è necessario procedere ad un controllo capillare di interi quartieri caratterizzati da una forte immigrazione cinese, presenti in diverse città italiane, a cominciare dal rione Esquilino a Roma -:
se tra le varie misure che il Governo ha intenzione di adottare per far fronte all'emergenza, sia prevista una task force in grado di monitorare a lungo termine i ristoranti cinesi e le rivendite di prodotti alimentari made in China.
(4-01179)

Risposta. - Va precisato preliminarmente che i controlli sugli alimenti all'importazione sono effettuati direttamente dagli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF) e i posti ispezione frontaliera (PIF), i quali svolgono un'attività sistematica e capillare di controllo, attraverso i diversi punti di entrata, in linea con le indicazioni comunitarie.
Per quanto riguarda i controlli sugli alimenti provenienti dalla Cina, la competente direzione generale di questo ministero ha incrementato il coordinamento delle attività degli Usmaf (in particolare per quelli di origine non animale), fornendo indicazioni aggiornate ed un orientamento tecnico nell'applicazione delle più recenti normative.
Una particolare attenzione viene posta per lo scambio di informazioni nell'ambito del sistema rapido di allerta; inoltre, si ritiene necessario mantenere, in particolare nei controlli all'importazione, un allineamento con le indicazioni comunitarie e con le modalità di controllo attuate dagli altri Paesi dell'Unione europea, in quanto tale attività, prioritariamente volta alla tutela della salute, può essere altrimenti facilmente aggirata con cambiamenti nei flussi commerciali delle merci.
In occasione dell'allerta melamina nei prodotti alimentari a base di latte o contenenti latte provenienti dalla Cina, le competenti direzioni generali hanno provveduto immediatamente, dopo la prima informativa da parte della Commissione dell'Unione europea, ad allertare i suddetti uffici periferici per incrementare le misure di controllo su tutte le importazioni provenienti dalla Cina.
Analoga informazione è stata diramata anche all'Agenzia delle dogane, al fine di evitare introduzioni illegali di detti prodotti.
Inoltre, in base alle notizie trasmesse dalla Commissione europea è stata fornita la necessaria informazione agli assessorati regionali alla sanità, ed è stata attivata sul territorio italiano una azione di ricerca degli eventuali prodotti a base di latte in polvere introdotti illegalmente.
Sono stati emanati due dispositivi dirigenziali, in data 25 e 27 settembre 2008, nei quali sono disciplinate le attività da intraprendere sia alla frontiera che su tutto il territorio nazionale.
Tali attività non sono limitate ai negozi etnici ma si estendono, ovviamente, a tutti i prodotti e punti vendita che siano compresi nel sistema di rintracciabilità previsto dal regolamento comunitario n. 178 del 2002, inclusi i ristoranti.
Sono stati disposti sequestri su tutto il territorio nazionale e il blocco ufficiale in frontiera di tutti gli alimenti potenzialmente a rischio.
Il nostro Paese ha sensibilizzato la Commissione europea al fine di convocare un

Comitato straordinario della catena alimentare, con l'obiettivo di definire le misure da intraprendere per armonizzare l'attività di controllo dei Paesi comunitari; in data 25 settembre è stata convocata a Bruxelles una riunione dalla quale è scaturita la decisione 2008/757.
Il 10 ottobre 2008 si è tenuta una seconda riunione nella quale è stata emanata la decisione 2008/798 del 14 ottobre 2008, che abroga la precedente decisione 2008/757/CE.
La nuova decisione, oltre a riconfermare il valore soglia di 2,5 mg di melamina per chilogrammo di alimento, prevede anche la distruzione dei prodotti risultanti superiori a tale limite; inoltre, viene esteso il controllo a tutti gli alimenti contenenti latte in qualsiasi percentuale ed è concessa l'opportunità, ai Paesi membri, di procedere a verifiche su alimenti ad alto contenuto proteico.
In base a tale decisione, in data 16 ottobre 2008 la, direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione ha emanato un ulteriore dispositivo di recepimento, nel quale vengono stabiliti i requisiti per le importazioni di alimenti dalla Cina, limitati a quattro punti di ingresso (Roma-Fiumicino, Napoli, Genova e Milano), presso i quali vengono svolti i controlli all'importazione, oltre a specifiche disposizioni per garantire su tutto il territorio nazionale la vigilanza rafforzata da parte degli assessorati regionali.
In data 30 ottobre 2008 sono stati inseriti tra i punti di ingresso anche Venezia e Trieste.
I provvedimenti ministeriali sono stati trasmessi anche alle associazioni italiane di categoria, ai fini di una più compiuta conoscenza delle iniziative adottate a livello nazionale e in ambito comunitario.
Inoltre, per migliorare e facilitare le attività di controllo sono stati forniti, agli organi deputati, gli elenchi dei laboratori ufficiali, in grado di effettuare le analisi per la ricerca di melamina nelle matrici alimentari, e gli elenchi, periodicamente aggiornati, dei prodotti di origine cinese contaminati rinvenuti sui mercato comunitario.
Per quanto riguarda le iniziative adottate da questo Ministero per garantire un'adeguata informazione ai cittadini, oltre alle notizie diffuse tramite i principali quotidiani, sul sito istituzionale sono stati pubblicati vari comunicati, con i quali, oltre agli aggiornamenti sullo stato di allerta, sono state fornite informazioni di natura sanitaria sugli effetti derivanti dall'assunzione di alimenti contaminati da melamina, nonché ragguagli sulle iniziative intraprese a livello nazionale e sui risultati dei controlli effettuati.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

ROSATO e MARAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'area di Gorizia è stata interessata, a partire dalle 12,45 del 14 luglio 2008, da un'ondata straordinaria di maltempo con grandine, pioggia e vento che ha causato ingenti danni;
a seguito della grandine sono state danneggiate centinaia di automobili, innumerevoli rami sono stati schiantati e hanno invaso marciapiedi e strade, i chicchi di grandine di diametro inusitato hanno ostruito le grondaie favorendo allagamenti all'interno delle abitazioni e degli uffici, risulta danneggiata la stessa sede del Comando provinciale dei vigili del fuoco e la sede universitaria di via Alviano;
già occupate a Grado per cercare di sistemare i danni provocati la domenica precedente da una tromba d'aria, squadre dei Vigili del Fuoco di Gorizia, coadiuvate da altre provenienti dal Comando Provinciale di Trieste, sono state impegnate in vari comuni della provincia, effettuando circa 40 interventi nel turno diurno, che hanno reso necessario anche il richiamo del personale libero dal servizio;
guasti ingenti si sono registrati sull'isola di Barbana, dove, oltre a una trentina di alberi abbattuti o seriamente danneggiati,

si ha notizia di danni subiti anche dal prezioso Santuario mariano ivi ubicato dal 582 dopo Cristo;
secondo la Coldiretti, in provincia di Gorizia, nella zona di Grado e in particolare nelle frazioni di Fossalon e Boscat, per le grandinate e il forte vento che hanno colpito i seminativi (soia e mais), le colture orticole e i frutteti, i danni variano tra il 70 e il 90 per cento;
a seguito della gravità degli eventi atmosferici e dei danni che ne sono conseguiti il sindaco di Gorizia ha annunciato l'intenzione di chiedere al Ministero dell'Interno, per il tramite della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, il riconoscimento dello stato di calamità naturale -:
se intenda intervenire urgentemente al fine di fronteggiare la situazione di emergenza e di riportare in breve tempo alla normalità nelle zone colpite, e in particolare se ritenga opportuna la dichiarazione di «stato di calamità naturale»;
se ravvisi la necessità di concedere alla Regione Friuli Venezia Giulia stanziamenti affinché alcune delle località danneggiate, in particolare le comunità più piccole che non sono in grado di provvedere per proprio conto al reperimento delle risorse finanziarie necessarie, possano far fronte agli interventi senza eccessivi oneri a carico dei bilanci, con particolare riferimento alla viabilità, all'abitabilità degli edifici, ai danni riportati dalle strutture pubbliche e alla sistemazione delle zone agricole danneggiate.
(4-00713)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
Il giorno 14 luglio 2008 un'ondata di maltempo, con violente e rapide grandinate, ha interessato la regione Friuli-Venezia Giulia e, in particolare, il territorio della provincia di Udine e delle città di Grado e Gorizia.
Già nella giornata del 13 luglio il bollettino di vigilanza meteo aveva previsto per il giorno seguente, su Lombardia e Triveneto, precipitazioni sparse localmente diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale forte, con quantitativi cumulati moderati e venti di raffica associati (previsione confermata anche dal bollettino del 14 luglio).
Inoltre il bollettino di criticità nazionale aveva previsto, sempre per il 14 luglio, un livello di ordinaria criticità per rischio idrogeologico, localizzato su tutte le zone di allerta della regione Friuli-Venezia Giulia.
Anche alla sala situazione Italia del Dipartimento della protezione civile, nel corso del monitoraggio delle aree interessate da avviso di condizioni meteorologiche avverse, sono stati segnalati, dal centro funzionale centrale presso lo stesso Dipartimento, temporali persistenti nelle regioni Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia le cui sale operative sono state prontamente informate.
Durante la serata e nella notte tra il 13 ed il 14 luglio, una tromba d'aria si è abbattuta sulla zona di Grado, in provincia di Gorizia, impegnando i Vigili del fuoco in più di cento interventi per danni causati alle infrastrutture varie ed in particolare, ad un campeggio, dove il fenomeno meteorologico ha causato la caduta di alcuni alberi, danneggiando camper e roulotte dei turisti ivi alloggiati senza, però provocare infortuni.
Dai dati dei valori pluviometrici rilevati risulta che, durante fenomeni temporaleschi, le intensità registrate non hanno determinato alcuno stato di criticità idraulica e soltanto dal pluviometro di Grado Marea è stata rilevata, nella provincia di Gorizia, la cumulata giornaliera massima di 34 millimetri, registrando una criticità idraulica ordinaria con tempo di ritorno compreso tra i due e i cinque anni.
Per quanto riguarda il rilevamento delle raffiche di vento, effettuato in tempo reale dalla rete di monitoraggio idrometeorologica, utilizzando la scala di Beaufort (una scala a 12 gradi di intensità distinti in base a criteri qualitativi riguardanti gli effetti del vento sugli oggetti e sulla superficie del mare, attualmente adottata dalla comunità internazionale),

l'evento, almeno nella provincia di Udine, ha avuto una intensità compresa tra forza 6, cosiddetto «vento fresco», e forza 7, cosiddetto «vento forte».
Pertanto, dall'esame dei dati raccolti e sulla base delle segnalazioni pervenute, si ritiene che i fenomeni meteorologici del 14 luglio 2008 sono stati caratterizzati, nelle province di Udine e di Gorizia, da una criticità idraulica ordinaria, con precipitazioni moderate e, localmente, con raffiche di vento che si sono manifestate in modo più intenso nella provincia di Gorizia dove hanno determinato i maggiori effetti.
Infine si fa presente che, ad oggi, non risulta agli atti del Dipartimento della protezione civile alcuna richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza da parte della regione Friuli-Venezia Giulia, né alcuna segnalazione di danni a persone e a cose.
Quindi, sulla base degli elementi conoscitivi in possesso del predetto Dipartimento, l'evento meteorologico, non presentando quei caratteri di estensione ed intensità tali da legittimare il ricorso a mezzi e poteri straordinari, non è ascrivibile alle ipotesi contemplate all'articolo 2, comma 1, lettera
c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
In ogni caso, per fronteggiare le richieste di intervento per la riparazione dei danni, la regione Friuli-Venezia Giulia ha stanziato, con la legge regionale di assestamento del bilancio 2008, un apposito fondo in favore delta protezione civile regionale e sono state previste specifiche modalità di azione nei confronti delle piccole e medie imprese da parte delle direzioni regionali delle attività produttive e dell'agricoltura.
Per quanto riguarda gli interventi di soccorso alle imprese agricole colpite si fa presente che la regione Friuli-Venezia Giulia ha rappresentato al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali la mancanza dei requisiti di legge per la formalizzazione della richiesta di intervento del Fondo di solidarietà nazionale nelle aree colpite, trattandosi di rischi assicurabili con polizze agevolate.
Infatti, in base alla legge sul fondo di solidarietà nazionale (decreto legislativo n. 102 del 2004), tutto ciò che è assicurabile con le polizze agevolate è escluso dagli interventi compensativi del predetto fondo.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

SALVINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, principale dispositivo di soccorso tecnico urgente di cui disponga il Paese, versa in una evidente situazione di carenza d'organico che risulta ancor più pronunciata nelle regioni settentrionali, alle quali, in ragione della mancata applicazione dei principi di decentramento e regionalizzazione del reclutamento, viene sempre più frequentemente destinato personale inesperto e senza una reale conoscenza del territorio;
il predetto personale destinato ai presidi dei Vigili del fuoco nelle regioni settentrionali tende inoltre a richiedere rapidamente il proprio avvicinamento ai comuni di origine o residenza, con grave pregiudizio ulteriore per la possibilità di garantire standard adeguati al servizio tecnico urgente in ampie zone del territorio nazionale;
incoraggiano il diffondersi di questi comportamenti una normativa e misure amministrative abbastanza permissive, come la circolare 63151 del 24 settembre 2007, emanata dalla Direzione centrale per le risorse umane del Dipartimento dei vigili del fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile del Ministero dell'interno, che privilegiano i diritti del singolo a discapito di quelli delle comunità beneficiarie del servizio tecnico urgente -:
se il Governo ritenga opportuno intervenire con propri provvedimenti od iniziative legislative per arginare il deflusso verso il centro-sud dei Vigili del fuoco inviati nelle regioni centro-settentrionali, in particolare scoraggiando la mobilità o precludendo la possibilità di presentare la richiesta di trasferimento ad altra sede per

almeno cinque anni dalla data di assegnazione ad un determinato presidio territoriale.
(4-01402)

Risposta. - Si premette, anzitutto, che il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile trasferisce il personale in servizio generalmente in concomitanza con l'immissione di nuove risorse umane, assegnate in sostituzione. Le procedure di trasferimento vengono comunque avviate solo dopo aver valutato le reali esigenze di servizio ed aver assicurato a tutte le sedi le risorse necessarie per lo svolgimento delle proprie attività, tenendo conto della disponibilità dei posti e della sussistenza di una vacanza effettiva nella dotazione organica della sede.
Con l'emanazione della circolare relativa alla mobilità n. 63151 del 24 settembre 2008, di carattere essenzialmente ricognitivo, il citato Dipartimento ha acquisito un quadro generale del personale già in ruolo che aspira al trasferimento ed ha proceduto alle assegnazioni di nuovo personale in programma nel corso del 2007.
Per effetto di tale valutazione tutte le sedi sono state potenziate con l'assegnazione di nuovi vigili del fuoco per un totale di circa 600 unità.
Sulle procedure di reclutamento, si informa che, ad oggi, il personale dei vigili del fuoco viene reclutato a livello centrale ma si sta valutando la fattibilità concreta di decentrare tali procedure, in attuazione dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001. Tale decentramento rappresenta, però, uno strumento concorrente, e non esclusivo, al fine di ottenere il ripianamento effettivo delle carenze, atteso che il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile già destina i vincitori dei concorsi nelle sedi più carenti.
Al fine di assicurare un più stretto legame con il territorio del personale operativo dei vigili del fuoco, è stata inserita nel regolamento recante la disciplina delle modalità di svolgimento del concorso pubblico per l'accesso al ruolo dei vigili del fuoco, una specifica disposizione che prevede, per i vincitori, la permanenza nella sede di prima destinazione per un periodo non inferiore a cinque anni, in conformità all'articolo 35, comma 5-
bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Il bando di concorso per 814 vigili del fuoco è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 novembre 2008.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

SPECIALE, LUCIANO ROSSI e GIRLANDA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la recente operazione anticrimine condotta dalle Forze di polizia sotto la direzione della procura della Repubblica di Perugia, conclusa con l'emissione di provvedimenti restrittivi della libertà personale a carico di 35 soggetti, ha di fatto rivelato un sistema di affari e potere riconducibile a dirigenti e funzionari pubblici della provincia di Perugia, del comune di Perugia e della regione Umbria, nonché dell'ANAS;
siffatto sodalizio ha permesso alle persone coinvolte di incassare svariati milioni di euro con la sospetta irregolare gestione e aggiudicazione di gare d'appalto o conducendo lavori in sottrazione alla prescritta giusta e libera concorrenza tra aziende, in quanto eseguiti in forza di trattativa privata, palesante mancanza di presupposti di fatto e di diritto;
in Umbria tale operazione ha creato diffuso sconcerto in quanto la vicenda vede il coinvolgimento di noti imprenditori del territorio umbro, alcuni dei quali attualmente ricoprono ruoli istituzionali;
le indicazioni rivelate dagli organi di stampa confermerebbero la bontà delle deduzioni svolte dalla magistratura inquirente e le condotte accusate di illecito oltre ad essere reiterate da tempo non presenterebbero profili di illegalità a dire di alcuni indagati, pensando gli stessi «che

era meglio che prendessero i lavori le imprese dell'Umbria invece che quelle di fuori»;
pur nella presunzione di innocenza degli indagati fino all'ultimo grado di giudizio, si vanno accentuando anche in Umbria i segnali preoccupanti di tentativi di infiltrazione perpetrati da soggetti legati a taluni gruppi economici che sono interessati all'acquisizione diretta o indiretta di grosse commesse pubbliche anche tramite appalti truccati, senza disdegnare l'investimento di grosse somme di denaro di dubbia provenienza in attività commerciali e turistiche in zone ad alto valore ambientale;
occorre finanche sottolineare che la grave vicenda giudiziaria in argomento denuncia di fatto un inquietante status quo socio-politico-economico in Umbria che indebolisce il generale tessuto produttivo e stringe in una morsa la gran parte degli imprenditori locali che, quali vere e proprie vittime, sono sovente costretti ad adeguarsi al sistema così delineato pur di sopravvivere -:
se i Ministri interessati e, in particolare il Ministro dell'interno anche ai sensi dell'articolo 14 del decreto-legge n. 152 del 1991 (convertito in legge dalla legge n. 203 del 1991), non ritengano, nell'ambito delle prerogative normativamente previste in capo ad essi, di avviare indagini a campione mirate a verificare la regolarità degli appalti concessi dagli enti citati in premessa, nonché di disporre specifici accertamenti volti a individuare ulteriori possibili anomalie nella gestione degli appalti;
se non si intenda verificare se sussistano i presupposti per segnalare alla Corte dei conti eventuali ipotesi di danno erariale;
se il Ministro dell'interno non intenda accertare se sussistano i presupposti per la sospensione degli organi elettivi degli enti pubblici citati in premessa, e comunque se non si intendano assumere iniziative al fine di verificare il funzionamento dei sistemi di controllo istituzionale, nonché al fine di garantire la regolare prosecuzione dei lavori in corso di esecuzione, anche in considerazione della necessità di evitare ricadute occupazionali che lederebbero l'interesse dei lavoratori;
se non si intenda infine informare gli enti interessati degli elementi acquisiti perché siano verificati i presupposti per l'eventuale rimozione dai loro incarichi di quelli che, tra i soggetti coinvolti, rappresentano le istituzioni all'interno delle società a partecipazione pubblica, perseguendo la gestione di iniziative e l'esercizio di funzioni di pubblico interesse.
(4-00456)

Risposta. - L'attività svolta dai Servizi ispettivi di finanza pubblica ha la finalità di verificare la legittimità e l'economicità di tutte le spese sostenute a carico del bilancio dello Stato, suggerendo i provvedimenti dai quali possa derivare economia nella gestione di bilancio.
Tale attività si concretizza in uno strumento di controllo privo di potere coercitivo, che esaurisce di norma i suoi effetti entro la sfera delle attività referenti, demandando agli enti e alle amministrazioni interessati l'adozione di provvedimenti correttivi sulla base dell'esito degli accertamenti eseguiti.
Le eventuali irregolarità riscontrate in sede di ispezione, per le quali è configurabile un danno erariale, sono trasmesse alla competente Procura regionale della Corte dei conti. Inoltre, in presenza di fatti di possibile rilevanza penale, gli stessi vengono denunciati alla Procura della Repubblica.
Le segnalazioni su questioni riguardanti gli enti locali sono numerose e, in sede di programmazione annuale, il Ministero dell'economia e delle finanze, seleziona quelle che presentano particolari criticità. Per il comune di Perugia sono state effettuate verifiche amministrativo-contabili nell'ambito del programma ispettivo del 2000 mentre per la provincia di Perugia i controlli sono stati effettuati nell'ambito del programma ispettivo del 2003.
Il Ministero dell'economia e delle finanze ha assicurato che sarà valutato l'inserimento

degli enti segnalati dall'interrogante nelle future programmazioni.
Per quanto riguarda i fatti specifici oggetto dell'interrogazione, il 19 giugno 2008 il personale della Polizia di Stato ha dato esecuzione a complessive 35 ordinanze di custodia cautelare, di cui otto in carcere e ventisette agli arresti domiciliari, emesse dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) del tribunale di Perugia su richiesta del pubblico ministero nei confronti di dirigenti pubblici ed imprenditori del comune, della provincia di Perugia e della regione Umbria indagati per i reati di associazione a delinquere, turbata libertà degli incanti, concussione, corruzione, falsità ideologica e truffa.
L'indagine, aveva avuto inizio nel dicembre 2006 prendendo spunto da un esposto anonimo su presunti comportamenti illeciti posti in essere da un gruppo di imprenditori locali.
Gli approfondimenti investigativi disposti avrebbero fatto emergere la violazione delle norme sullo svolgimento delle gare d'appalto relative ad opere pubbliche e la consumazione di attività illecite finalizzate a pilotarne i risultati, ora con l'aiuto di funzionari ed amministratori pubblici, ora con la complicità di altri imprenditori compiacenti che si prestavano a presentare istanze fittizie di partecipazione alle gare al solo fine di alterarne l'aggiudicazione.
Fra le persone sottoposte a custodia cautelare, oltre a numerosi imprenditori ed amministratori di ditte edili, figurano anche l'ex capo del dipartimento Azienda Nazionale Autonoma Strade (ANAS) dell'Umbria, per il quale è stata disposta l'immediata sospensione dal servizio da parte dell'azienda, il responsabile del servizio affari generali della direzione ambiente, territorio ed infrastrutture della regione Umbria, nonché alcuni dirigenti e funzionari della provincia di Perugia.
L'impatto dell'indagine, che ha avuto vasta eco sulla stampa locale e regionale suscitando anche numerose reazioni a livello politico, ha indotto l'Assessore provinciale alla viabilità - tra i destinatari di avviso di garanzia - prima a rimettere le deleghe nelle mani del Presidente dell'ente e successivamente, il 30 giugno 2008, a dimettersi dalla giunta.
Il Prefetto di Perugia - pur nel doveroso rispetto della riservatezza delle attività d'indagine tuttora in corso - ha posto massima attenzione agli sviluppi della situazione, anche per valutare la sussistenza di eventuali profili di competenza di questo ministero, avuto riguardo sia alla normale funzionalità degli organi elettivi, sia alla correttezza, alla trasparenza ed al buon andamento delle attività di pertinenza dell'ente.
A tal proposito, allo stato degli elementi disponibili, non si rileva la sussistenza dei presupposti di legge necessari per l'adozione di eventuali provvedimenti sospensivi a carico di organi elettivi dell'ente ai sensi degli articoli 141 e seguenti del Testo Unico Enti Locali (T.U.E.L), approvato con decreto legislativo n. 267 del 2000, non essendosi verificata alcuna delle ipotesi tipiche ivi previste.
Tuttavia, il 27 giugno 2008 è stata inviata una lettera al Presidente dell'amministrazione provinciale finalizzata ad acquisire, in un'ottica di leale collaborazione, idonei elementi di conoscenza e valutazione sulla vicenda.
Il presidente, il successivo 2 luglio, ha confermato le dimissioni dall'incarico dell'assessore alla Viabilità, riferendo, altresì, che i funzionari ed i dirigenti colpiti da provvedimenti restrittivi sono stati immediatamente sostituiti e che l'ente sta rapidamente provvedendo ad eliminare i punti di crisi evidenziati dall'inchiesta in corso.
Quanto al riferimento a possibili ricadute occupazionali che potrebbero conseguire alla mancata prosecuzione di lavori già appaltati, si fa presente che, ad oggi, la prefettura di Perugia non ha ricevuto alcuna segnalazione in tal senso e non si è evidenziata la necessità di iniziative di mediazione, compensazione o composizione in alcun modo collegate all'indagine di cui trattasi.
In merito all'ultimo quesito, la locale questura ha riferito che, dall'esame degli atti di indagine non coperti da segreto istruttorio risulta che solo uno dei soggetti coinvolti nella vicenda giudiziaria rappresentava le istituzioni all'interno di società a

partecipazione pubblica, carica dalla quale, peraltro, si è immediatamente dimesso.
Si assicura, infine, che questo ministero continuerà a seguire attentamente tutti gli sviluppi della situazione, anche al fine di avviare, nel quadro delle proprie competenze, le eventuali ulteriori iniziative necessarie a garantire il corretto svolgimento della vita istituzionale dell'ente.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 14 luglio, in tarda mattinata e nel primo pomeriggio, una copiosa grandinata con vento e pioggia violentissimi, si è abbattuta su una larga parte della provincia di Udine ed, in particolare, nei comuni di Udine, Remanzacco, Buttrio, Pradamano, Pavia di Udine, Pozzuolo del Friuli, Campoformido, Basiliano, Lestizza, Bertiolo e Rivignano (dove si è avuta anche una fortissima tromba d'aria con case e capannoni scoperchiati e alberi abbattuti) nonché nella Bassa Friulana con epicentro il comune di Fiumicello determinando ingenti danni a colture agricole - specie ortofrutticole e vigneti - ad abitazioni e a immobili adibiti ad attività commerciali ed artigianali;
si sono registrati anche numerosi danni alla viabilità, alla segnaletica di strade statali, regionali, provinciali e comunali;
intensa è stata l'attività di primo intervento dei Vigili del fuoco, delle polizie municipali e delle squadre locali di protezione civile anche nei giorni successivi per ripristinare le condizioni minime di sicurezza e di viabilità;
analogo violento fenomeno si è abbattuto con gravi conseguenze anche nelle città di Gorizia e di Grado causando molti danni alle abitazioni, a strutture pubbliche e ad attività economiche e produttive;
alcune delle zone colpite dai sopra richiamati straordinari eventi calamitosi anche di recente erano state interessate ad analoghi fenomeni seppure di minore gravità;
i provvedimenti in corso di approvazione nelle due Camere riducono drasticamente le risorse degli enti locali e delle istituzioni preposte al presidio del territorio, gravando in termini considerevoli soprattutto i comuni medio-piccoli -:
quali iniziative intendano assumere le autorità di Governo - anche in collaborazione con la regione Friuli Venezia Giulia - per porre in essere immediati interventi a ristoro dei danni provocati dalle improvvise calamità e a supporto delle realtà locali maggiormente colpite, tenendo conto che molte di esse non dispongono di grandi mezzi finanziari e di grandi strutture operative di supporto;
se intendano, le autorità interpellate, ove richiesto, riconoscere lo «stato di calamità naturale» per le zone colpite.
(4-00738)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
Il giorno 14 luglio 2008 un'ondata di maltempo, con violente e rapide grandinate, ha interessato la regione Friuli-Venezia Giulia e, in particolare, il territorio della provincia di Udine e delle città di Grado e Gorizia.
Già nella giornata del 13 luglio il bollettino di vigilanza meteo aveva previsto per il giorno seguente, su Lombardia e Triveneto, precipitazioni sparse localmente diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale forte, con quantitativi cumulati moderati e venti di raffica associati (previsione confermata anche dal bollettino del 14 luglio).
Inoltre il bollettino di criticità nazionale aveva previsto, sempre per il 14 luglio, un livello di ordinaria criticità per rischio

idrogeologico, localizzato su tutte le zone di allerta della regione Friuli-Venezia Giulia.
Anche alla Sala Situazione Italia del dipartimento della protezione civile, nel corso del monitoraggio delle aree interessate da avviso di condizioni meteorologiche avverse, sono stati segnalati, dal centro funzionale centrale presso lo stesso dipartimento, temporali persistenti nelle regioni Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia le cui sale operative sono state prontamente informate.
Durante la serata e nella notte tra il 13 ed il 14 luglio, una tromba d'aria si è abbattuta sulla zona di Grado, in provincia di Gorizia, impegnando i Vigili del fuoco in più di cento interventi per danni causati alle infrastrutture varie ed in particolare, ad un campeggio, dove il fenomeno meteorologico ha causato la caduta di alcuni alberi, danneggiando camper e roulotte dei turisti ivi alloggiati senza, però provocare infortuni.
Dai dati dei valori pluviometrici rilevati risulta che, durante i fenomeni temporaleschi, le intensità registrate non hanno determinato alcuno stato di criticità idraulica e soltanto dal pluviometro di Grado Marea è stata rilevata, nella provincia di Gorizia, la cumulata giornaliera massima di 34 millimetri, registrando una criticità idraulica ordinaria con tempo di ritorno compreso tra i due e i cinque anni.
Per quanto riguarda il rilevamento delle raffiche di vento, effettuato in tempo reale dalla rete di monitoraggio idrometeorologica, utilizzando la scala di Beaufort (una scala a 12 gradi di intensità distinti in base a criteri qualitativi riguardanti gli effetti del vento sugli oggetti e sulla superficie del mare, attualmente adottata dalla comunità internazionale), l'evento, almeno nella provincia di Udine, ha avuto una intensità compresa tra forza 6, cosiddetto «vento fresco», e forza 7, cosiddetto «vento forte».
Pertanto, dall'esame dei dati raccolti e sulla base delle segnalazioni pervenute, si ritiene che i fenomeni meteorologici del 14 luglio 2008 sono stati caratterizzati, nelle province di Udine e di Gorizia, da una criticità idraulica ordinaria, con precipitazioni moderate e, localmente, con raffiche di vento che si sono manifestate in modo più intenso nella provincia di Gorizia dove hanno determinato i maggiori effetti.
Infine si fa presente che, ad oggi, non risulta agli atti del Dipartimento della protezione civile alcuna richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza da parte della regione Friuli-Venezia Giulia, né alcuna segnalazione di danni a persone e a cose.
Quindi, sulla base degli elementi conoscitivi in possesso del predetto Dipartimento, l'evento meteorologico, non presentando quei caratteri di estensione ed intensità tali da legittimare il ricorso a mezzi e poteri straordinari, non è ascrivibile alle ipotesi contemplate all'articolo 2, comma 1, lettera
c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
In ogni caso, per fronteggiare le richieste di intervento per la riparazione dei danni, la regione Friuli-Venezia Giulia ha stanziato, con la legge regionale di assestamento del bilancio 2008, un apposito fondo in favore della Protezione civile regionale e sono state previste specifiche modalità di azione nei confronti delle piccole e medie imprese da parte delle direzioni regionali delle attività produttive e dell'agricoltura.
Per quanto riguarda gli interventi di soccorso alle imprese agricole colpite si fa presente che la regione Friuli-Venezia Giulia ha rappresentato al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali la mancanza dei requisiti di legge per la formalizzazione della richiesta di intervento del Fondo di solidarietà nazionale nelle aree colpite, trattandosi di rischi assicurabili con polizze agevolate.
Infatti, in base alla legge sul fondo di solidarietà nazionale (decreto legislativo n. 102 del 2004), tutto ciò che è assicurabile con le polizze agevolate è escluso dagli interventi compensativi del predetto fondo.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.