XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 12 dicembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
gli ultimi avvenimenti in tema di giustizia impongono una riflessione seria su quale sia il compito del legislatore;
la maggior parte dei magistrati sono persone serie e rispettose della legge, lavorano in modo ineccepibile e solo una ristretta minoranza, che purtroppo è quella che emerge, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, tende a sovvertire la funzione giudiziaria in potere giudiziario, in altri termini ritiene di essere titolare del potere senza essere soggetta a controllo, e non bisogna scomodare Platone per rilevare la pericolosità di ciò;
si intendono, in tema di riforma giudiziaria evidenziare alcuni aspetti:
a) per quanto riguarda l'aspetto istituzionale, va ribadito che il Parlamento è l'organo costituzionale deputato a legiferare mentre il Governo è titolare del potere esecutivo;
pur essendo evidente l'interconnessione, appare altrettanto evidente che il Governo deve non solo adoperarsi sul tavolo politico, ma anche sul tavolo istituzionale: in tanto in quanto il Parlamento è espressione di democrazia diretta ha legittimazione dal popolo, il Governo, invece è legittimato indirettamente e per ciò e necessario che il Governo si confronti col Parlamento poiché solo così non potranno più ipotizzarsi pretesi eccessi che si sono tradotti in accuse di conflitto di interessi. A parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, se il lodo Alfano fosse stato di origine parlamentare non si sarebbero potute muovere critiche personalizzate;
b) per quanto concerne l'aspetto politico, va detto che un argomento così delicato merita il maggior concerto possibile. Occorre quindi cercare di aprire un dialogo tendente alla condivisione dei principi, anche con l'opposizione, ciò perché questa riforma deve essere duratura e non si può pensare che l'assetto di un potere dello Stato venga modificato a seconda dell'alternarsi dei Governi, come accaduto con la riforma Castelli. È inoltre necessario comunque il pieno accordo all'interno della maggioranza;
due sono le ipotesi configurabili secondo i firmatari del presente atto di indirizzo: una prima ipotesi di riforma atta a regolamentare l'intero potere giudiziario, quindi una riforma costituzionale cui deve necessariamente seguire una riforma dell'ordinamento giudiziario con il vantaggio di completezza e razionalità. In tale sede dovrà essere chiarito quale sia la natura giuridica della magistratura (ordine-funzione o potere) con la conseguenza di sottoposizione alla legge o al popolo. Una risposta seria che non permetta assolutamente invasioni di campo. Tale opzione presenta lo svantaggio dei tempi lunghi, forse troppo lunghi;
un'altra ipotesi di riforma possibile è quella a Costituzione vigente: necessaria in modo direttamente proporzionale alla valutazione dell'urgenza, che secondo i firmatari del presente atto di indirizzo è data dal fatto di non ritenere tollerabile quella che appare una ormai evidente trasformazione dell'ordine giudiziario - in relazione al superamento dei confini delle proprie funzioni - in potere, potere che attualmente si pone, sempre secondo i sottoscrittori del presente atto, senza controllo;
si pensi prendendo spunto da fatti molto recenti, all'istituto dell'eutanasia, che la magistratura ha sostanzialmente introdotto senza il rispetto della volontà popolare, e che regolamenta in modo generale la morte di un uomo;
ciò è stato affermato implicitamente dalla Camera dei Deputati quando ha deliberato di sollevare conflitto di attribuzione avanti la Corte costituzionale;
il problema non è di poco conto. Si reputa che la magistratura sia un ordine

ed esplichi una funzione interamente sottoposta alla legge, secondo quanto chiaramente enuncia la nostra Costituzione, ma i magistrati, almeno quelli che fanno notizia sostengono il contrario su un modesto dato letterale: «la magistratura è indipendente dagli altri poteri»;
la parola «altri» significherebbe, a loro dire, che essa stessa è un potere;
in base all'evidente principio che nasce dalla rivoluzione francese la magistratura-potere in democrazia è inconciliabile con la assoluta autonomia e dovrebbe quantomeno essere sottoposta al popolo; se a ciò si aggiunge che l'obbligatorietà della azione penale è ormai pacificamente in concreto inattuata si ottengono, come si sono ottenute, conseguenze inaccettabili;
la riforma a Costituzione vigente deve quindi presupporre che la funzione giudiziaria non costituisca di per sé l'espressione di un potere e la giurisdizione sia assolutamente sottoposta alla legge che in tal modo, e solo in tal modo, ricongiunge la funzione al popolo. Non si possono non ricordare le pesanti manifestazioni dei magistrati quando il potere legislativo ha voluto che nelle aule di giustizia vi fosse l'esplicita indicazione che le pronunce sono fatte in nome del popolo;
se questo assetto verrà ritenuto incostituzionale verrà legittimata ed obbligata una riforma costituzionale;
in ogni caso, qualsiasi riforma, dovrà secondo i firmatari del presente atto di indirizzo tenere fermi tre principi:
a) indipendenza: innanzitutto bisogna premettere che l'indipendenza sia letta non come indipendenza della magistratura, ma come indipendenza dei singoli magistrati;
il «prodotto» giustizia deve essere il frutto tecnico della applicazione della legge alla fattispecie per il tramite della scienza giuridica. Al singolo giudice deve essere garantito che nella camera di consiglio non vi sia spazio per il potere politico (legislativo ed esecutivo) in ogni accezione (neanche del «parlamentino») in altri termini il giudice non può essere condizionato nella propria carriera dal merito delle proprie pronunce;
è pacifico secondo i firmatari del presente atto di indirizzo che le posizioni apicali nella magistratura sono determinate dalle politiche delle correnti del sindacato unico dei giudici che, come i partiti politici si dividono i seggi al CSM;
per far ciò bisognerà intervenire nell'oggettivazione del sistema valutativo dei giudici e del sistema sanzionatorio anche delegando, ove possibile tali sistemi al popolo;
b) notitia criminis: è bene richiamare la necessità che i pubblici ministeri svolgono le funzioni effettivamente loro assegnate dall'ordinamento. La polizia, autonoma, deve raccogliere le notizie di reato, sottoporle al magistrato cui spetta iniziare le azioni di competenza in altrettanta piena autonomia (a Costituzione vigente nel pieno rispetto del principio di obbligatorietà della azione penale),

impegna il Governo:

nel caso in cui intenda assumere una iniziativa di riforma della giustizia, ad ispirarla ai principi di indipendenza della magistratura e di considerazione normativa della notitia criminis, come descritti in premessa.
(1-00087)
«Brigandì, Angelucci, Cristaldi, Laboccetta, Lehner, Fava, Renato Farina, Comaroli, Stucchi, Goisis, Allasia, Chiappori, Caparini».

Risoluzioni in Commissione:

La II Commissione,
premesso che:
la capienza degli istituti penitenziari è di 43.262 posti a fronte dei circa 58.000 detenuti attualmente presenti nei medesimi;

la situazione è ancora più grave di quanto possa risultare da tali dati, considerato che - secondo quanto dichiarato dal Ministro della Giustizia nell'audizione svoltasi il 14 ottobre 2008 presso questa Commissione - molti dei posti disponibili sono «virtuali», in quanto in realtà non sono disponibili per inidoneità strutturali e igieniche o per la chiusura di alcuni reparti a causa della carenza di personale;
la drammatica questione del sovraffollamento degli istituti penitenziari non può essere risolta solamente attraverso interventi legislativi con finalità deflattiva, richiedendo piuttosto la realizzazione urgente di nuove carceri;
le difficoltà burocratiche e l'impossibilità, per il momento, di reperire i fondi necessari non consentono di costruire nei tempi necessari nuovi istituti penitenziari;
per quanto ogni detenuto costi allo Stato circa 300 euro al giorno, le condizioni di detenzione nonché quelle di lavoro del personale penitenziario e comunque di tutti coloro che lavorano nelle carceri sono del tutto insoddisfacenti;
l'unica soluzione concretamente possibile per poter costruire nuove carceri in tempi brevi sia quella, già adottata con successo nei Paesi anglosassoni, che prevede il coinvolgimento dei privati nella realizzazione delle strutture e nella gestione di quei servizi che non attengono alla sicurezza ed al trattamento penitenziario, come, ad esempio, quelli relativi alla mensa, alla lavanderia ed all'ufficio matricola;
la predetta soluzione consentirebbe allo Stato di spendere meno razionalizzando le dotazioni economiche e, quindi, valorizzando il lavoro del personale di polizia penitenziaria, di quello amministrativo, nonché di quello adibito alla rieducazione dei contenuti,

impegna il Governo

ad adottare tutte le iniziative di propria competenza affinché entro il mese di febbraio 2009 siano avviate le procedure necessarie per affidare a soggetti privati la costruzione di nuove carceri, nonché la gestione dei servizi che non attengano alla sicurezza e al trattamento penitenziario.
(7-00097) «Costa, Vitali, Cassinelli».

La II Commissione,
premesso che:
dal 1° gennaio 2009, saranno efficaci le disposizioni in materia di azioni risarcitorie collettive di cui all'articolo 140-bis del codice del consumo;
si sottolinea l'esigenza di modificare tale disciplina per evitare delle distorsioni applicative che potrebbero essere pregiudizievoli sia per gli utenti e consumatori che per le imprese nonché per il buon andamento dell'amministrazione della giustizia;
si esprimono forti perplessità sull'intenzione del Governo, confermata dalla sottosegretario per la giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati nella seduta Commissione giustizia della Camera del 9 dicembre 2008, di presentare al Senato un emendamento al disegno di legge n. 1195, volto a sostituire il predetto articolo 140-bis, nonostante che la Commissione giustizia abbia avviato il 2 ottobre 2008, l'esame delle proposte di legge in materia di azione risarcitoria collettiva;
si auspica che non si ripeta anche in questa legislatura quanto accaduto nella precedente, quando si è proceduto all'approvazione della nuova normativa sull'azione collettiva risarcitoria senza alcuna discussione da parte del Parlamento, in ragione della circostanza che il testo fu inserito dal Senato nel disegno di legge finanziaria, per quanto la Commissione giustizia della Camera avesse già da tempo in esame i progetti di legge in materia;
sarebbe auspicabile, tenendo conto dell'iter già in corso delle proposte di legge all'esame presso la Commissione giustizia della Camera, la presentazione da parte

del Governo di un disegno di legge in materia ovvero di apposite proposte emendative,

impegna il Governo

ad adottare tutte le iniziative normative, anche urgenti, di propria competenza, per prorogare il termine in cui acquisteranno efficacia le disposizioni in materia di azione risarcitoria collettiva.
(7-00099) «Lo Presti».

La IV Commissione,
premesso che:
l'articolo 2, comma 627, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, prevede che il ministero della difesa, in relazione alle esigenze derivanti dalla riforma strutturale connessa al nuovo modello delle Forze armate, predisponga un piano pluriennale per la costruzione, acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio;
al successivo comma 628, punto b), ai fini della realizzazione del programma sopra citato vengono previste «l'alienazione della proprietà, dell'usufrutto o della nuda proprietà di alloggi non più funzionali alle esigenze istituzionali», e la conseguente riassegnazione dei fondi così ricavati alla Difesa;
le dismissioni dovrebbero interessare non meno di tremila unità abitative;
successivamente, l'articolo 14-bis, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha affidato al Ministero della difesa il compito di individuare con apposito decreto gli immobili militari, non ricompresi negli elenchi di cui all'articolo 27, comma 13-ter, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, ed ulteriormente modificato dalla medesima legge n. 133 del 2008, da alienare seguendo modalità in deroga a quelle previste dalla contabilità generale dello Stato, privilegiando il metodo dell'asta e ricorrendo altresì anche a quello della trattativa privata per le transazioni di importo inferiore ai 400mila euro;
in risposta ad una interrogazione a risposta immediata presentata nell'Aula della Camera dei Deputati, la 3-00182, il 15 ottobre 2008 il Governo ha chiarito, per bocca del Ministro Elio Vito, come questa nuova tornata di dismissioni fosse finalizzata a compensare l'Amministrazione della Difesa dei tagli apportati dal citato decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, successivamente convertito in legge, e proprio per questo motivo le Amministrazioni locali interessate a rilevare le infrastrutture militari dismesse avessero perso qualsiasi vantaggio nella procedura di alienazione;
nella medesima circostanza è stata soprattutto esclusa l'ipotesi di una alienazione gratuita e diretta degli immobili giudicati non più utili dall'Amministrazione della Difesa a favore degli enti locali, pur restando impregiudicata la possibilità di una loro compartecipazione ai ricavi derivanti da eventuali dismissioni effettuate dopo il 31 dicembre,

impegna il Governo

a presentare entro il 31 marzo 2009 al Parlamento una esaustiva relazione sulle operazioni di dismissione relative agli immobili militari considerati non più utili condotte fino al 31 dicembre 2008, sui loro beneficiari e sui ricavi ottenuti dall'Amministrazione della Difesa;
a consegnare entro la medesima data al Parlamento un rapporto scritto sullo stato di avanzamento dei programmi di alienazione, permuta, ristrutturazione ed acquisto che interessano il cosiddetto patrimonio abitativo della Difesa, aggiornato al 31 dicembre 2008;
a riconsiderare quanto prima la posizione assunta in seguito all'approvazione della legge 6 agosto 2008, n. 133, che ha escluso la possibilità di trasferimenti a titolo gratuito o comunque agevolato alle

autonomie locali di immobili militari non più utili all'Amministrazione della difesa.
(7-00098)
«Fava, Gidoni, Chiappori, Pirovano».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

BOCCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la lotta all'evasione fiscale purtroppo così diffusa e radicata in Italia resta oggettivamente difficile e tuttavia nel 2007 sono stati raggiunti risultati record definiti storici dalla stessa Guardia di finanza;
il libro di Roberto Ippolito Evasori pubblicato dalla Bompiani, stima in oltre cento miliardi il mancato pagamento di imposte in un anno, descrivendo la capillarità del fenomeno dell'evasione fiscale e l'incredibile varietà di espedienti di quanti si sottraggono al dovere di contribuenti;
pur essendo rilevante l'incremento degli accertamenti, appena il 7,37 per cento delle somme non versate accertate e iscritte a ruolo è stato riscosso lo scorso anno;
nei primi dieci mesi del 2008 il gettito delle imposte più soggette a evasione come IRES, IRAP e IVA sugli scambi interni è diminuito, rispetto al 2007, rispettivamente del 5,2 per cento, del 6,3 per cento (9,6 per cento se si tiene conto unicamente dei versamenti dei privati) e dell'1,1 per cento;
tali riduzioni non possono essere imputate, se non in minima parte, alla crisi economica che dispiegherà i suoi effetti nei prossimi mesi -:
se sia vero, come affermato nel libro di Roberto Ippolito, che sono stati sostituiti i vertici delle amministrazioni e delle società impegnate nella lotta all'evasione fiscale nonostante i frutti indubbiamente, ottenuti nel 2007;
se sia confermato che la nuova organizzazione dell'Agenzia delle entrate appena decisa penalizza proprio coloro ritenuti tra gli artefici dei maggiori successi nella battaglia all'illegalità fiscale;
se sia consapevole che il recupero di imposte con l'impiego delle migliori risorse professionali può mettere a disposizione dello Stato somme importanti in un periodo di dura crisi economica consentendo la riduzione della pressione fiscale prevista invece in crescita dal documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013 presentato dal Governo Berlusconi;
se siano stati tenuti in debito conto gli effetti in termini di maggiore evasione e minori entrate imputabili agli interventi normativi in tema di adempimenti fiscali, superficialmente indicati come interventi di semplificazione, contenuti nei decreti-legge 112 e 185 del 2008 (abolizione degli elenchi fornitori e clienti, tracciabilità dei compensi, innalzamento del tetto per i trasferimenti in contante, eliminazione dell'invio telematico dei corrispettivi, compensabilità dei crediti d'imposta senza preventiva autorizzazione).
(3-00284)

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 30 aprile 2007, l'associazione Verdi ambiente e società (VAS) Onlus, riconosciuta dal Ministero dell'ambiente

con decreto del 29 marzo 1994, ai sensi degli articoli 13 e 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, ha presentato richiesta all'Ente Parco nazionale delle Cinque terre di prendere visione dei bilanci consuntivi relativi agli anni 2003, 2004, 2005 e 2006;
l'associazione in questione ha richiesto, altresì, le delibere di approvazione dei documenti contabili in ragione degli interessi di tutela ambientale, paesistica e naturalistica che la stessa associazione persegue e rispetto ai quali, per il territorio dell'Ente Parco nazionale delle Cinque terre, dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco, i predetti bilanci svolgono funzione strumentale, quali atti fondamentali di finanziamento delle iniziative di tutela;
in data 8 giugno 2007, l'Ente Parco ha respinto la domanda di accesso, nonostante con nota del 21 giugno 2007 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia comunicato che la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi di cui all'articolo 27 della legge n. 241 del 1990, a tal proposito interpellata, aveva dichiarato ammissibile l'accesso ai bilanci dell'ente in oggetto da parte della predetta associazione VAS, invitando a consentire l'accesso entro un termine decorso il quale si sarebbe provveduto in sostituzione secondo le vigenti disposizioni di legge;
avverso tali decisioni, l'Ente Parco ha presentato ricorso innanzi al giudice amministrativo contro il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, invitando il Ministero a non consentire l'accesso ai documenti e motivatamente ribadendo il proprio diniego sull'istanza;
analoga richiesta di accesso era stata presentata dall'associazione in parola, in data 21 marzo 2007, direttamente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che esercita la vigilanza sull'Ente Parco ai sensi della legge n. 394 del 1991, in quanto depositario di copia dei bilanci dell'Ente Parco in questione ai sensi dell'articolo 21 della medesima legge;
la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, nel ritenere ammissibile l'accesso ai bilanci dell'Ente Parco nazionale delle Cinque terre, con due pareri, emessi il 3 maggio 2007 e il 14 giugno 2007, aveva considerato sia la legittimazione dell'associazione a visionare i suddetti bilanci, in quanto rappresentante di interessi diffusi, sia la fondatezza della richiesta nel merito -:
se e come si intenda dare seguito agli orientamenti espressi dalla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi in merito all'accessibilità ai documenti di cui in premessa;
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di chiarire che il diritto di accesso ad atti che interessano il settore dell'ambiente non può essere considerato meramente strumentale rispetto al diritto alla salubrità dell'ambiente, ma va inteso nell'ambito del diritto alle informazioni ambientali di cui all'articolo 2 del decreto legislativo n. 195 del 2005, e che quindi ne è titolare ciascun soggetto riconosciuto dalla legge a prescindere da un suo collegamento strumentale od accessorio ad altre situazioni di diritto;
se non si ritenga comunque di dover impartire agli enti parco vigilati, nel rispetto della autonomia loro concessa dalla legge, specifiche direttive volte ad accrescerne la trasparenza gestionale ed amministrativa, anche in relazione ad una più estesa applicazione di quanto disposto dagli articoli 22, 23 e 24 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e del relativo regolamento attuativo, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 giugno 1992, n. 352;
se non si ritenga, infine, opportuno provvedere alla definizione, in via interpretativa ovvero mediante misure di carattere normativo, di una disciplina omogenea ed univoca che, nel rispetto dell'autonomia

degli enti, assicuri alle associazioni che difendono e rappresentano interessi diffusi e collettivi in materia ambientale un prevalente diritto di accesso, con riferimento ai documenti aventi analoga o medesima natura di quelli oggetto dell'istanza di cui in premessa.
(4-01871)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

CRISTALDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
se risulti al Governo che per prendere appuntamento con l'Ambasciata italiana de Il Cairo per la richiesta di un visto, il cittadino egiziano deve mettersi in contatto con un call center e che il costo minimo di tale servizio sarebbe di circa 30 centesimi di euro al minuto, quando lo stipendio medio di un egiziano si aggira sui 200 euro al mese;
se al Governo risulti che il call center terrebbe in attesa le persone per circa mezz'ora facendo pagare in media circa nove euro solo per richiedere una prenotazione al fine di consegnare la relativa documentazione per il visto;
se il Governo intenda avallare una situazione di tal genere che se rispondesse a verità si trasformerebbe in una spesa esageratamente pesante per qualunque cittadino egiziano, posto che se si facesse paragone con il nostro Paese, sarebbe come far pagare circa 80 euro solo per chiedere un appuntamento con gli addetti all'ufficio «visti»;
quali urgenti iniziative intenda assumere perché venga eliminata la situazione esposta col presente atto ispettivo.
(4-01869)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CRISTALDI, PATARINO e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la collocazione in tutto il territorio nazionale delle cosiddette pale per la produzione di energia eolica sta provocando reazioni non solo di ambientalisti ma anche di amministratori regionali e di enti locali sostenendo che la presenza di tali impianti sarebbe in molti casi di grande impatto ambientale;
sulla materia si alternano contrastanti posizioni provenienti dal mondo scientifico, da cultori del paesaggio e del patrimonio artistico;
recentemente, anche il Presidente della Regione siciliana ha preso pubblica posizione contro il ricorso «eccessivo» alle autorizzazioni per la collocazione di impianti eolici -:
se il Governo sia nella condizione di rendere nota la quantità di impianti esistenti nel territorio italiano, regione per regione, nonché la quantità di energia prodotta da tali impianti in funzione;
quale sia la percentuale di energia prodotta allo stato dagli impianti eolici in funzione rispetto al consumo d'energia nel territorio nazionale;
se il Governo ritenga strategico il ricorso alla produzione di energia eolica e che, quindi, nei prossimi anni sia prevedibile un forte incremento di impianti di tale tipo.
(5-00765)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

CRISTALDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso:
agli inizi dell'anno 2000, nella città di Mazara del Vallo (Trapani) La Direzione regionale delle entrate per la Sicilia disponeva l'apertura di uno sportello distaccato dell'ufficio di Marsala, con l'assegnazione di 6 unità e delle relative postazioni telematiche;
il Comune di Mazara del Vallo ha fornito i locali in comodato gratuito, assumendo anche le spese per la pulizia, la manutenzione dei locali nonché ogni ulteriore spesa relativa alle bollette telefoniche e per la fornitura dell'energia elettrica;
le 6 unità assegnate venivano così distribuite: 4 in front office, 1 in back office e 1 in qualità di responsabile;
negli anni successivi il personale assegnato, per decisione del dirigente dell'ufficio di Marsala, alla sede distaccata di Mazara del Vallo veniva ridimensionato sino a giungere alle attuali 2 unità;
il depotenziamento della sede di Mazara del Vallo comporta disagi per la popolazione e provoca le proteste di cittadini ed organizzazioni sindacali che chiedono il rispetto degli impegni assunti anche con l'Amministrazione Comunale -:
quali accertamenti intenda disporre per la verifica della correttezza dell'operato del responsabile dell'Ufficio nonché per ridare alla sede distaccata di Mazara del Vallo l'originaria funzione con l'adeguato numero di unità operative -:
se non ritenga che esistano i presupposti per l'elevazione dell'ufficio di Mazara del Vallo a sede distaccata.
(4-01870)

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
secondo notizie riportate da diversi organi di informazione, nel corso delle audizioni al Csm che si stanno svolgendo in questi giorni, alcuni pubblici ministeri di Catanzaro avrebbero riferito dell'esistenza dell'«archivio» di Gioacchino Genchi, consulente tecnico dell'ex Pubblico ministero di Catanzaro Luigi De Magistris;
secondo queste notizie l'archivio di Genchi conterrebbe 578 mila «anagrafici», cioè utenze telefoniche e indirizzi, tra cui quelle di parlamentari, capi dei servizi segreti e delle forze armate; in tutto sarebbero 392 mila le persone controllate e 1.436 i tabulati acquisiti;
l'esistenza di un archivio in cui sarebbero schedati dati sensibili di migliaia di cittadini italiani, è una notizia che desta allarme e preoccupazione -:
se - anche in esito alle iniziative ispettive già disposte - risulti se le notizie sul cosiddetto archivio Genchi siano vere e, in caso affermativo, se tale archivio sia stato creato nell'ambito di procedimenti penali e con quali modalità, con quali finalità, per il perseguimento di quali reati e nell'ambito di quale normativa sia stata creata questa banca dati.
(2-00251)
«Tenaglia, Ferranti, Quartiani».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 11 dicembre 2008, il dottor Antonio Saladino, indagato nell'ambito

dell'inchiesta cosiddetta Why Not, ha dichiarato in un'intervista, rilasciata al quotidiano Il Riformista: Nell'ambito dell'inchiesta Why Not il mio avvocato ha richiesto sette volte al dottor De Magistris e tre alla Procura generale, che io venissi ascoltato, che io venissi interrogato, ma non è mai successo. Anzi, nell'ultima perquisizione disposta dalla Procura di Salerno, è stato portato via tutto il materiale difensivo che avevo accumulato per preparami all'interrogatorio»;

il Corriere della Sera, dell'8 dicembre 2008, a firma Lorenzo Salvia pubblica un articolo di cui qui trascriviamo titolo e prime righe: «Il giudice Luerti. Nei verbali la mia castità? Dati personali irrilevanti». Riempire 1.500 pagine non è proprio uno scherzo. E forse per questo si parla anche di astinenza sessuale nel lunghissimo decreto di perquisizione degli uffici giudiziari di Catanzaro scritto dai colleghi di Salerno. Una circostanza su cui il Csm ha chiesto conto sabato scorso al procuratore campano, Luigi Apicella. Ad aver fatto voto di castità è Simone Luerti, già presidente dell'Associazione nazionale magistrati, oggi gip a Milano;
l'inchiesta giudiziaria cosiddetta Why Not è iniziata tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007;
nel nostro paese esistono precise disposizioni di legge e convenzioni dei diritti dell'Uomo laddove si parla di diritto alla difesa e al rispetto dei dati sensibili di tipo religioso e sessuale -:

se intenda assumere iniziative ispettive per accertare se risponda al vero quanto in premessa;
se intenda assumere iniziative normative per garantire il diritto alla difesa e il rispetto dei dati sensibili.
(2-00250) «Toccafondi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e SAMPERI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 19, 20 e 21 novembre 2008, presso la Fiera di Milano (Rho), si sono tenute le prove scritte del concorso a 500 posti per magistrato ordinario;
sulle denunce di irregolarità e la ricostruzione dei fatti si richiama in premessa l'interrogazione a risposta in Commissione 5-00694 presentata dall'onorevole Donatella Ferranti;
dalla risposta fornita dal Sottosegretario Giacomo Caliendo, alla sopra citata interrogazione, emergono gravi carenze organizzative imputabili al Ministero della giustizia e agli uffici competenti;
il Sottosegretario ammette che «i controlli eseguiti, con ogni evidenza, non sono stati sufficienti»;
sulla questione è intervenuto anche il C.S.M che si pronuncerà sulla regolarità delle prove;
il Ministro della giustizia ha espresso l'intenzione di proporre una legge che preveda che il candidato trovato a tentare di imbrogliare al concorso di magistratura non solo sarà espulso, ma non potrà mai più partecipare al concorso per magistrato;
in data 4 dicembre 2008 il quotidiano il Riformista pubblicava in prima pagina una lettera di Michele Agrifoglio dal titolo «Solo io pagherò per il concorso truffa?»;
nell'articolo di cui sopra il dottor Agrifoglio - uno dei partecipanti all'ultimo concorso per la magistratura - denuncia in maniera circostanziata di avere assistito a numerose irregolarità occorse durante le prove scritte e descrive la vicenda che ha visto protagonista lo stesso e di cui si riportano di seguito alcuni stralci:
«Prima di partire, insieme ad una mia collega, ho controllato attentamente e scrupolosamente i miei 17 codici, tutti regolari, per un totale di 30.000 pagine circa. Tuttavia, il secondo giorno di prove

mi sono accorto da solo, cinque minuti dopo la dettatura della traccia, di avere dimenticato di cancellare un appunto su uno dei 17 codici: un appunto su una delle 30.000 pagine che avevo spedito a Milano. Non si trattava di un foglietto ma di uno schema fatto fuori dalla circostanza concorsuale e in un codice assolutamente regolare, controllato e ammesso dagli stessi impiegati ministeriali. Ho pensato, perché credo nei valori dell'onestà e della legalità e perché non avevo la minima intenzione di usare appunti o quant'altro, di chiamare volontariamente e immediatamente un poliziotto, per consegnare il codice e poter continuare il tema nella serenità e nella legalità. Allo stesso, dopo aver richiamato la sua attenzione, ho detto che mi ero accorto dell'appunto sfuggito e che glielo consegnavo immediatamente a pochi minuti dall'inizio della prova; il poliziotto A.L., potrà testimoniare la mia buona fede, l'intenzione di non usare lo strumento involontariamente introdotto... Il poliziotto ha visto subito la mia buona fede, era tranquillo; ha portato il codice alla commissione. Ma la commissione, senza batter ciglio, mi ha espulso... Mi hanno risposto che rispondevo anche pur non avendone colpa, per responsabilità oggettiva: era peggio per me, per la mia onestà.»;
il dottor Agrifoglio denuncia inoltre che gli sarebbe stato impedito di parlare con il presidente della commissione, dottor Fumo, di non aver avuto copia del verbale di espulsione e di essere stato stretto a restare in piedi in un angolo per quattro ore senza poter andare via e senza neanche, per le prime due ore e mezza, poter andare in bagno;
nella situazione di tensione in cui si è tenuto il concorso la commissione ha punito indiscriminatamente anche il candidato di cui sopra, espulso dal concorso per la sua onestà e per l'alto senso della legalità -:
se non intenda valutare, nell'ambito di ulteriori approfondimenti e chiarimenti, la specificità della vicenda del dottor Agrifoglio;
se non intenda altresì verificare se vi siano situazioni analoghe che coinvolgano altri candidati espulsi ingiustamente.
(5-00766)

Interrogazione a risposta scritta:

CICCHITTO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la faida fra le Procure di Catanzaro e Salerno ha fatto emergere fra i tanti elementi inquietanti la figura di Gioacchino Genchi -:
quali siano le qualifiche e il ruolo di Gioacchino Genchi, con quali magistrati egli aveva e ha attualmente rapporti, se sia legale o illegale che egli conservi tuttora in un suo archivio personale le intercettazioni fatte e se tutto ciò non rappresenti di per sé una situazione di straordinaria gravità che richiede indagini specifiche ad ogni livello.
(4-01868)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

OLIVERIO e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi tempi la continua soppressione e i ritardi dei voli nazionali verso Lamezia Terme e Reggio Calabria stanno recando un danno molto grave alla Calabria. Ciò va ad aggravare una situazione resa ormai insostenibile dato che l'Aereoporto Sant'Anna di Crotone, già da tempo, non è assolutamente operativo, creando notevoli disagi per gli utenti del trasporto aereo, costretti a trasferirsi sullo scalo di Lamezia Terme;
se ciò non bastasse Trenitalia, nel predisporre la riformulazione dei nuovi orari stagionali di circolazione dei treni a

media e lunga percorrenza - operativa dal prossimo 13 dicembre ha provveduto a sopprimere diverse corse di collegamento sia dalla linea tirrenica, sia da quella jonica con il Centro e il Nord Italia;
ancora una volta ad essere più gravemente danneggiati sono i cittadini delle regioni del Sud ed in particolare i passeggeri dei numerosi centri urbani situati lungo la costa jonica calabrese, che si vedranno costretti a non utilizzare il treno, con tutti i rischi e i disagi conseguenti;
le decisioni di Trenitalia che ormai diventano per questo territorio sempre più pesanti, hanno suscitato ulteriori preoccupazioni nelle Amministrazioni locali interessate, vista l'importanza di collegamento che tali arterie ferroviarie rivestono per il territorio, in virtù soprattutto della scarsa efficienza delle altre infrastrutture. È ormai noto a tutti che le strade statali 106 Jonica e 107 Silana - che conservano il triste primato di strade fra le più pericolose d'Italia - sono inadeguate nel gestire flussi di traffico particolarmente intensi;
la decisione di Trenitalia e il problema del trasporto aereo non farebbero altro che aggravare il problema della sicurezza stradale, rischiando di creare un vero e proprio isolamento per l'intera regione con ricadute economiche negative sulle realtà imprenditoriali e territoriali interessate;
la riduzione e la riprogrammazione delle risorse per investimenti in infrastrutture, con le misure disposte dal decreto-legge 93 del 2008 e dal decreto-legge 112 del 2008,e con la manovra di bilancio, colpisce in misura rilevante il Mezzogiorno e i territori più svantaggiati, come la Calabria;
nel programma della legge obiettivo, quale risulta dalle delibere Cipe, gran parte degli impegni finanziari riguarda opere localizzate nel Nord (il 61 per cento, per un ammontare di 54 miliardi e 821 milioni); il valore della spesa per le altre due aree del Paese risulta, invece, al di sotto dei 18 miliardi pari al 19,4 per cento per il Mezzogiorno e il 18,3 per cento per il Centro;
tale ripartizione delle risorse ha implicazioni significative sui collegamenti e sulla mobilità dei territori meridionali: gran parte delle opere deliberate dal Cipe sono infrastrutture di trasporto; dal punto di vista delle risorse, le opere relative a strade e ferrovie rappresentano, in valore, oltre l'80 per cento del totale degli impegni finanziari necessari per completare le opere deliberate dal Cipe; se si aggiungono anche le metropolitane, tale percentuale sale al 90 per cento;
i tagli alle risorse per infrastrutture di trasporto nel Mezzogiorno hanno implicazioni rilevanti sulle politiche di sviluppo di regioni come la Calabria, della macroarea meridionale -:
se non ritenga alla luce delle considerazioni svolte, che sia opportuna da parte di Trenitalia, una ulteriore attenta riflessione nell'obiettivo di determinare il ripensamento della nuova programmazione e di ripristinare i treni soppressi sulle linee ferroviarie jonica e tirrenica;
quali iniziative il Governo intenda poi adottare, nonostante la precaria situazione in cui versa la compagnia di bandiera, per ripristinare l'immediata operatività dell'aeroporto di Crotone, per porre un rimedio alla continua soppressione dei voli per gli scali di Lamezia Terme e di Reggio Calabria, limitando al minimo i disagi degli utenti; e se intenda nell'immediato stanziare le necessarie risorse finanziarie per garantire risposte concrete in materia di opere infrastrutturali indispensabili per lo sviluppo e la crescita economica e sociale dell'intera Calabria.
(4-01872)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il 4 settembre 2008, è stata emessa la circolare ministeriale n. 71 del 2008, contenente disposizioni in merito alle sole elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica, e questa volta senza il solito rinvio alla circolare ministeriale n. 192 del 2000 la quale disponeva in maniera generica in merito alle elezioni degli organi collegiali della scuola;
quest'ultima circolare sottace e dimentica gli organi collegiali territoriali, pur nella consapevolezza della vigenza di una norma;
di riforma degli organi collegiali si discute ormai da anni, precisamente dal 1997, anno in cui è stata varata la legge n. 59 del 1997, detta legge Bassanini,
per gli organi collegiali, l'articolo 21 della legge n. 59 del 1997 conferiva una delega al Governo senza scadenza che si è concretizzata nel decreto legislativo del 30 giugno 1999, n. 233, il quale prevedeva l'istituzione di nuovi organi collegiali a livello centrale, regionale e locale;
in assenza di interventi legislativi di attuazione e modifica, il citato decreto resta pertanto l'unico vigente e, tra l'altro, ha prorogato la validità dei consigli distrettuali e provinciali fino all'insediamento dei nuovi organi territoriali -:
quali misure si ritenga necessario adottare per applicare la normativa esistente in attesa di una legge di riforma degli organi collegiali che consenta in particolar modo un'ampia capacità di auto determinarsi della scuola, in modo che nel più breve tempo possibile le componenti della scuola possano essere messe in grado di partecipare in piena legittimità ed autorevole responsabilità all'autogoverno della scuola.
(2-00252) «Capitanio Santolini».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Lecco si è rilevata una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, in primo luogo per la ventilata possibilità che i dirigenti non possano procedere ulteriormente alla nomina dei supplenti e al pagamento di quelli in servizio;
si sono già determinati ritardi di mesi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio, e si sono registrati interventi delle organizzazioni sindacali perché si provveda al più presto, pena l'apertura di contenziosi;
i provvedimenti messi in atto dal Governo Prodi (esenzione del pagamento tarsu per le scuole, pagamento a carico del Ministero delle supplenze per maternità, reperimento risorse per il pagamento degli esami di Stato) avevano invertito la tendenza alleviando parzialmente le situazioni di sofferenza e soprattutto riportando per l'anno 2007 il rapporto tra fabbisogno e finanziamenti reali in una situazione di equilibrio;
il Governo Prodi aveva stanziato nell'ambito del riparto dell'extra-gettito, con legge n. 127 del 2007, di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007, risorse pari a 180 milioni di euro, destinate alla copertura per le supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario, al lordo degli oneri sociali a carico dell'amministrazione e dell'imposta regionale sulle attività produttive;
nel corso del 2008 le scuole hanno rilevato un rallentamento delle erogazioni di cassa che fanno temere il ritorno del precedente stato di squilibrio, con uno

scostamento ulteriore tra previsioni di entrate ed erogazioni effettive che andrebbe a sommarsi ai residui attivi accumulati dal 2002 al 2006;
nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133, sono stati stanziati per il solo anno 2008 risorse per soli 200 milioni di euro destinate al funzionamento delle istituzioni scolastiche, del tutto insufficienti a far fronte all'annoso deficit di risorse;
nella sola provincia di Lecco il fabbisogno relativo ai crediti per le supplenze, dal 2006 ad oggi, ammonta a 2.841.716,00 euro;
questa situazione, che riguarda anche molte altre province, è stata determinata da tagli e sottofinanziamenti relativi agli anni 2002-2006, che hanno ridotto i trasferimenti correnti alle scuole in misura rilevante e che, a livello nazionale, possono essere così quantificati: -46,6 per cento, pari a 494,4 milioni per supplenze brevi; -72,6 per cento, pari a 106,4 milioni per esami di Stato; -53 per cento, pari a 159,8 milioni per funzionamento amministrativo e didattico;
conseguentemente gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti; la situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati oneri derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003 riguardanti il pagamento delle supplenti temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000;
l'azione che sta svolgendo il Ministero di recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali non può risolvere una situazione così compromessa, mentre l'emanazione di primi mandati di pagamento alle scuole per l'erogazione di acconti delle spettanze previste dal decreto n. 21 del 1o marzo 2007, può dare un vantaggio a breve in termini di liquidità, ma mantiene inalterato il problema in termini di competenza, in quanto non consente l'accertamento del maggior fabbisogno pregresso;
appare necessario pertanto affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare: contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito); interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti; mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato; situazioni debitorie delle scuole nei confronti dei comuni per mancato pagamento tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti; la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola, mentre le notizie che appaiono sulla stampa rischiano di determinare perdita di autorevolezza e di prestigio delle scuole di fronte alle famiglie;
è opportuno rivedere le modalità di assegnazione alle scuole delle risorse destinate al pagamento delle supplenze relative a lunghi periodi la cui quantificazione non può essere preventivata a livello di singolo istituto ma solo in un ambito territoriale più vasto (provinciale o regionale). In particolare appare indispensabile che le spese per supplenze riguardanti l'astensione obbligatoria per maternità per gravidanza a rischio siano assunte al bilancio del Ministero dell'economia, in quanto di carattere sociale e previdenziale e non didattico;
è indispensabile un intervento urgente per definire un piano di erogazione programmata delle risorse necessarie relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito;
nel corso della precedente legislatura, oltre ai numerosi atti ispettivi presentati

da molti deputati, era stato presentato e accolto dal Governo l'ordine del giorno 9/3256/81 in occasione della discussione della legge finanziaria 2008, con cui si assumeva l'impegno a definire un piano pluriennale di assegnazioni e trasferimenti agli istituti scolastici delle risorse necessarie per una soluzione definitiva e stabile del problema. Anziché attuare questo impegno, l'attuale Governo sembra stia costituendo le premesse per ricreare la situazione determinatasi dal 2002 al 2006 -:
come intenda il Governo procedere per consentire agli istituti l'accertamento formale dei residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito oltre che per garantire per l'anno 2008 la corrispondenza tra previsioni accertate in base a norme di legge e disposizioni ministeriali ed entrate effettive, in modo che venga risolta una situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(5-00768)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LENZI, FEDERICO TESTA e CODURELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Inps è tenuta a rilevare i redditi per tutti i percettori di prestazioni pensionistiche collegate al reddito (le pensioni integrate al trattamento minimo, maggiorazione sociale, da trattamenti familiari e incumulabilità e le prestazioni concesse agli invalidi civili);
ne consegue che le pensioni dei soggetti interessati dalle dichiarazioni reddituali vengono ricalcolate e da tale aggiornamento possono scaturire, per il periodo a cui si riferiscono i dati reddituali, dei conguagli negativi, positivi o la conferma dell'importo della pensione riscossa per effetto rispettivamente dell'aumento, della diminuzione e della conferma dei redditi dei pensionati;
i conguagli negativi, i quali sono degli indebiti a carico degli interessati, vengono gestiti dalle unità periferiche dell'Istituto utilizzando un'apposita procedura, mentre quelli positivi, che rappresentano degli arretrati per i pensionati, sono comunicati e trasferiti in rete alle unità periferiche dell'Istituto per il controllo, la convalida e la messa in pagamento degli importi a favore dei pensionati interessati;
ai pensionati viene inviata una lettera generica con indicazione del solo importo del conguaglio; non vengono inviati i prospetti di liquidazione con i dati di dettaglio che generano gli arretrati e, pertanto, essi non sono in condizione di controllare e di sapere se e quando viene effettuato il pagamento degli importi dovuti. La lavorazione dei dati reddituali, pertanto, difetta di trasparenza nei confronti dei pensionati;
la contraddizione del sistema è rappresentata dal fatto che viene tenuto fuori il tempo che intercorre dal ricalcolo della pensione fino al momento della conferma del pagamento degli arretrati che avviene telematicamente. Inoltre, le giacenze di tale prodotto non vengono rilevate automaticamente e, quindi, non rappresentano un dato credibile e obiettivo;
la ritardata o mancata gestione dei conguagli pensionistici porta dei danni ai pensionati in un momento in cui la situazione economica del Paese ed il costo della vita non è favorevole ai redditi bassi, rappresentati soprattutto dai pensionati che vivono con estrema difficoltà i problemi della vita quotidiana;
gli importi di tali conguagli partono da poche decine di euro fino ad arrivare

a diverse migliaia di euro. Per i pensionati tali importi rappresentano non la risoluzione definitiva dei loro problemi ma almeno un supporto per la gestione della loro sopravvivenza, considerata l'inflazione al 4 per cento, l'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e la perdita del potere d'acquisto delle pensioni -:
se non reputi necessario conoscere la quantità e gli importi di tali conguagli, suddivisi per anni di riferimento e classificati per provincia;
se non ritenga opportuno intervenire presso l'Inps per velocizzare e conseguire una gestione corrente del pagamento dei conguagli in questione supportata da una puntuale e corretta rilevazione statistica automatizzata.
(5-00767)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO, VIOLA, STRIZZOLO, SBROLLINI e MARAN. - AI Ministro per le politiche europee, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
tra le iniziative di rete di cooperazione per lo sviluppo comune e l'integrazione europea il termine euroregione individua una forma di cooperazione transfrontaliera adottata, in maniera via via crescente, nel corso degli ultimi anni in Europa e anche in Italia;
una risoluzione del Parlamento europeo del 1o dicembre 2005 fornisce indicazioni circa la definizione e la funzione delle stesse euroregioni nel quadro della politica di cooperazione transfrontaliera dell'Unione europea, invitando gli Stati membri a promuovere le euroregioni e notando la necessità che le euroregioni dispongano di uno stato giuridico ben definito;
il Protocollo addizionale alla Convenzione di Madrid sulla cooperazione transfrontaliera, definito a Strasburgo nel 1995 e che puntualizza, conferendo loro maggior incisività, disposizioni già contenute nella Convenzione-Quadro, è stato sottoscritto ma non ancora ratificato dall'Italia;
la mancata ratifica di questo protocollo ha, in qualche misura, ostacolato la diffusione delle euroregioni e limitato l'incisività di quelle esistenti (che hanno assunto la forma di Comunità di lavoro), dato che queste non possono dotarsi di personalità giuridica indipendente;
lo sviluppo della cooperazione territoriale, nella forma di comunità di lavoro e di euroregioni, ha avuto recentemente un nuovo importante stimolo con l'istituzione del Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT), il cui Regolamento 1082/2006 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Comunità europee il 1o agosto 2006 ed è entrato in vigore a partire dal 1o agosto del 2007;
l'Italia, come tutti i Paesi membri, ha avviato il processo normativo necessario a recepire tale regolamento, che si sarebbe dovuto concludere entro il 1o agosto 2007, data di entrata in vigore dello stesso, ma di fatto ciò non è ancora avvenuto, nonostante siano state prese iniziative che hanno coinvolto la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero per le politiche comunitarie, di concerto con vari altri Ministeri;
il Consiglio di Stato ha espresso il parere che per attuare un regolamento comunitario, sia necessario ricorrere a una legge o a una fonte primaria assimilabile, quale decreto-legge e decreto legislativo;
il Consiglio dei ministri ha approvato il 28 agosto 2008 in via definitiva il disegno di legge Comunitaria 2008 per l'adempimento degli obblighi che derivano dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, il cui testo riproduce sostanzialmente il contenuto del disegno di legge comunitaria per l'anno 2008, che era stato già approvato

nella scorsa legislatura (Consiglio dei ministri del 26 gennaio 2008) e presentato in Parlamento il 26 febbraio 2008 (AC 3434), ma che ha visto interrompere il proprio iter di approvazione a causa dello scioglimento delle Camere;
il disegno di legge Comunitaria 2008 reca al Capo III le disposizioni per l'attuazione del Regolamento (CE) n. 1082/2006, relativo ad un Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale;
il 10 dicembre 2008 a Villacco in Austria si è svolto un incontro tra il presidente della regione Veneto, il presidente della regione autonoma Friuli Venezia Giulia e il presidente del Land della Carinzia, nel corso del quale - riportano fonti di stampa - è stato dichiarato che «l'Euroregione vuole essere un soggetto con personalità giuridica internazionale» e che «il percorso per giungere alla costituzione dell'Euroregione ha trovato tuttavia alcuni ostacoli da parte dello Stato italiano che non ha ratificato il protocollo che contiene le norme di riferimento per la nascita di aree transfrontaliere», e localizzando responsabilità in quello che è stato definito il «centralismo della Farnesina»;
più specificamente, il presidente della regione autonoma Friuli Venezia Giulia ha auspicato che il Parlamento italiano possa congedare al più presto la legge di recepimento dei Gect;
una euroregione o un Gect dotati di personalità giuridica possono presentare domanda di finanziamento come ente autonomo e distinto da quello degli enti che sono loro membri mentre ciò non può avvenire per organismi che non ne siano dotati, e che ciò permetterebbe l'accesso a strumenti finanziari intesi anche a rafforzare i rapporti di cooperazione con i paesi terzi, in particolar modo con quelli dei Balcani occidentali -:
se il Ministro per le Politiche Comunitarie e il Ministro per gli Affari Esteri valutino positivamente il patto che è stato sottoscritto a Villacco dai presidenti delle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Carinzia, che impegna le tre realtà amministrative a indirizzare, speditamente e con convinzione, i loro sforzi al raggiungimento dell'obiettivo della costituzione dell'Euroregione come soggetto dotato di personalità giuridica;
se il Ministro per Affari Esteri sia in possesso di elementi di conoscenza atti a far ritenere che quelli che il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan ha definito pubblicamente «i paludati ambienti della Farnesina e le feluche» stiano opponendo qualche forma di resistenza al recepimento del Regolamento n. 1082/2006;
se il Ministro per le Politiche Comunitarie e il Ministro per gli Affari Esteri, di concerto con tutto l'Esecutivo, intendano portare con la massima urgenza all'esame del Parlamento il disegno di legge Comunitaria 2008, in modo da consentire che, con il recepimento del Regolamento n. 1082/2006, anche l'Italia possa aprirsi a forme di cooperazione per lo sviluppo comune e l'integrazione europea quali quelle che stanno già si stanno positivamente sperimentando nelle aree più avanzate dell'Unione europea.
(4-01867)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Cicchitto ed altri n. 1-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paglia, Pelino, Mariarosaria Rossi, Mistrello Destro, De Camillis, Di Centa, De Nichilo Rizzoli, Polidori, Calabria, Aprea, Centemero, Lehner, Angela Napoli, Barbieri, Iapicca, Di Virgilio, Nizzi, Milanato, Aracri, Barani, Torrisi, Franzoso, Valentini, Vincenzo Antonio Fontana, Divella, Zacchera, Pugliese, Giulio Marini, Ventucci, Bergamini, Germanà, Raisi, Di Cagno Abbrescia, Bernardo, Lo Presti, Vella, Antonino Foti, Lainati, Piso, Scalera.