XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 11 dicembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 27 aprile 1890, durante il suo intervento al circolo filosofico milanese, Anna Kuliscioff si chiedeva: «Come mai separare la questione della donna da tanti altri problemi sociali, che hanno tutti origine dall'ingiustizia, che hanno tutti per base il privilegio di un sesso o di una classe?»;
a più di cento anni di distanza questo interrogativo resta purtroppo attuale. Più attuale anche di quei movimenti che negli anni hanno lottato per ottenere il riconoscimento di un'effettiva pari dignità nella società;
la questione femminile è purtroppo questione irrisolta e segna il grado di inciviltà delle diverse società e collettività umane. Proprio la questione femminile è, infatti, un indice fondamentale su cui misurare l'effettivo grado di civiltà di ogni singola comunità. Oggi anche la questione femminile ha travalicato i confini dello Stato nazionale, anche questa si è globalizzata, dimostrando la sua presenza in forme ed intensità diverse ovunque;
da anni si discute di allargare i confini geografici e politici del modello occidentale, ci si confronta sulla legittimità di tale processo sulle sue modalità e proprio nella condizione di mortificazione in cui le donne sono costrette a vivere, molto spesso, in altri contesti e società, si trova un motivo per legittimare lo sforzo di «esportazione» dei valori e principi culturali dell'Occidente. Tra questi principi vi è certamente quello di parità tra uomo e donna, che, però, a dire il vero, non pare affatto del tutto realizzato, neanche nell'Occidente: si deve avere il coraggio intellettuale di ammetterlo;
ne «Il libro nero della donna» si racconta che in Iraq «quando una donna viene trovata viva dalla polizia, qualsiasi ferita o trauma abbia, viene sottoposta prima di tutto all'esame del suo utero e poi consegnata alla famiglia con un certificato che attesta la sua verginità o meno. Nel caso di deflorazione - non importa se ciò sia avvenuto con la violenza - viene assassinata dalla stessa famiglia, così l'onore del clan è preservato»;
ovunque si incontrano «donne torturate, lapidate e ripudiate per motivi religiosi; donne mutilate, vendute o costrette a prostituirsi per mantenere vivi usi e costumi tribali; donne costrette a misurarsi ogni giorno con una società costruita a misura d'uomo che le vede discriminate nel lavoro, nella famiglia, nella politica»;
la questione femminile resiste, però, come detto, anche in Occidente, anche nel nostro Paese, ed è un fenomeno culturale e sociale insieme, oltre che criminale: non si deve dimenticarlo se non si vuole ciclicamente tornare a rileggere dati e statistiche sempre molto simili tra loro;
per quanto riguarda la sua natura criminale basta ricordare alcuni dati della recente ricerca dell'Istat sul fenomeno. Sono 6 milioni 743 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri solo negli ultimi 12 mesi: il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione 150 mila;
le donne subiscono violenze sia dai partner che da altri uomini: amici, parenti, datori e colleghi di lavoro, conoscenti e sconosciuti. Il 21 per cento delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6 per cento solo dal partner, il 56,4 per cento solo da altri uomini non partner. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale. Inoltre, le vittime hanno subito, nella maggioranza dei casi, più episodi di violenza. La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner (67,1 per cento contro 52,9 per cento) anche negli ultimi 12 mesi

(54 per cento contro 38,2 per cento). Il picco è raggiunto nel caso della violenza sessuale da partner attuale (91,1 per cento di violenza ripetuta);
sono le donne separate e divorziate a subire più violenze nel corso della vita: il 63,9 per cento, il doppio del dato medio. Valori superiori alla media emergono anche per le nubili, le laureate e le diplomate, le dirigenti, libere professioniste e imprenditrici, le direttive, quadro ed impiegate, le donne in cerca di occupazione, le studentesse, le donne con età compresa tra 25 e 44 anni;
alla violenza sessuale si affianca anche quella fisica e quella psicologica;
nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate; il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner. Per gli stupri si arriva al 91,6 per cento e per i tentati stupri al 94,2 per cento;
ci si deve interrogare sul perché della mancata denunzia. Appurata, infatti, la sua natura criminale, proprio la mancata denuncia mette in evidenza anche la natura culturale del fenomeno. Molto spesso le donne che subiscono violenza non denunciano perché si sentono sole, perché temono di essere additate, provano vergogna, sono umiliate, perché non avvertono la protezione sociale della loro comunità. Non l'avvertono perché purtroppo non c'è. Non esiste nel nostro Paese, e non solo, una cultura affermata dell'emarginazione del violento, anzi spesso si indugia a considerare la violenza fisica sulla donna come fosse quasi naturale, in un certo modo comprensibile ed a volte addirittura giustificabile. Purtroppo anche molte donne continuano a darne una possibile giustificazione;
è necessario intervenire con forza e con convinzione perché si lanci nel Paese una campagna che tenda a fare del violento e della violenza sulle donne un motivo di emarginazione sociale. Colpevole ed emarginato deve sentirsi l'uomo che commette violenza, non la donna che la subisce. Intorno alle donne colpite deve manifestarsi un senso comune di sostegno e solidarietà: è necessario promuovere una battaglia culturale per costruire una rete di solidarietà diffusa tra i cittadini;
la violenza sulle donne è, però, anche fenomeno sociale. Nel 2007 meno di una donna su due tra quelle in età di lavoro (il 46,7 per cento, con un leggero aumento rispetto al 2006) risultava occupata, a fronte della quota del 58,3 per cento dell'Europa a 27 Paesi: anche questa è violenza;
il motivo principale, sempre secondo un indagine dell'Istat del 2007, che impedisce alle donne di avere un secondo figlio è di carattere economico: una realtà questa umiliante per l'intero Paese, oltre che frustrante per le donne costrette a questa triste rinuncia; ben 4 donne su dieci hanno rinunciato ad un secondo parto per questo motivo. Anche questa è violenza;
altro motivo d'impedimento alle nascite è il lavoro: in particolare, le donne lavoratrici avvertono nettamente di trovarsi di fronte ad un'evidente costrizione che le obbliga a scegliere tra lavoro e maternità. Le dimensioni del fenomeno sono allarmanti: solo 8 padri su 100 vanno in congedo per paternità, mentre una madre su 5 lascia o perde il lavoro dopo la nascita del figlio. Anche questa è violenza. Su questa discriminazione sociale si salda quella culturale e si legittima quella criminale;
la violenza contro le donne è invisibile nella maggior parte dei Paesi. Le statistiche giudiziarie ne registrano solo una porzione piccolissima, perché le donne non la denunciano. Ciò porta a forti distorsioni nell'immaginario collettivo su che cosa è oggi la violenza contro le donne;
ad oltre 10 anni dagli ambiziosi obiettivi della Conferenza di Pechino, restano ancora pesantemente irrisolti nel mondo troppi, gravi problemi relativi all'uguaglianza,

all'autonomia e alla piena affermazione del principio di pari opportunità nel mondo;
in Italia, per esempio, lo stereotipo dell'immigrato, estraneo, non conosciuto che violenta la donna italiana impera, ma non è questa la violenza maggioritaria contro le donne italiane. Se si considerano gli stupri avvenuti in Italia, il 69 per cento sono opera dei partner, mariti o fidanzati, solo il 6 per cento di estranei;
nel quadro generale del fenomeno vanno inserite anche le disposizioni relative alla violenza cosiddetta «di genere», dovendosi con tale espressione intendere tutte le forme di coartazione della libertà, di sopraffazione e di dominio sulla vita e sul corpo femminile, di sopruso o riduzione dell'autonomia e della libertà personali, anche in relazione all'orientamento sessuale, in contesti che sottendono modelli culturali, espliciti o impliciti, portatori di rapporti asimmetrici tra i generi e le generazioni;
in quanto mette in discussione il principio di uguaglianza e l'universalità dei diritti umani, la violenza di genere non riguarda una categoria di cittadini o la sola sfera privata, ma investe la società nella sua interezza;
vanno incrementati gli sforzi, in particolare da parte dei Paesi più sviluppati, perché in ogni parte del mondo le donne possano godere pienamente delle loro libertà e dei diritti fondamentali;
occorre considerare che il genere influisce anche sulle diversità e sulle vulnerabilità legate ad altre differenze, quali razza/appartenenza etnica, classe sociale, età, disabilità, orientamento sessuale ed altre, spesso rafforzandole. Molte ricerche hanno messo in luce questo aspetto, ma a livello di statistiche ufficiali si è ancora molto indietro nella concettualizzazione e «operazionalizzazione» dei concetti;
la maggiore consapevolezza della gravità di tali fenomeni e della necessità di affrontarli in tutti i loro aspetti è anche il frutto dell'azione di organizzazioni e associazioni femminili, che da molti anni sono impegnate contro ogni forma di violenza di genere e suggeriscono un approccio multidimensionale, che non si limita alla repressione del reato, ma affronta in modo integrato i diversi aspetti sociali, relazionali e soggettivi del problema;
appare necessario intervenire, sanzionando, comunque, in maniera più severa atti di violenza contro le donne,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative per stanziare risorse adeguate al fine di un impegno generale di tutte le amministrazioni statali a realizzare interventi di informazione e di sensibilizzazione per concretizzare l'impegno di varare un piano d'azione nazionale di carattere complessivo contro la violenza sessuale e di genere, nonché per ragioni di orientamento sessuale;
a prevedere la definizione di linee guida per i programmi scolastici, in particolare quelli del primo e del secondo ciclo di istruzione, nonché interventi formativi, volti a rimuovere ogni forma di discriminazione (compresa quella relativa all'orientamento sessuale) e, in particolare, finalizzati a stigmatizzare ed emarginare ogni forma di violenza contro le donne, e ad attivare, di conseguenza, azioni di sensibilizzazione e di formazione rivolte ai docenti ed al personale scolastico;
a prevedere iniziative specifiche affinché la formazione del personale sanitario contempli lo sviluppo di apposite attività di sostegno per le donne vittime di violenza;
ad affidare all'Istat un monitoraggio costante del fenomeno della violenza e dei maltrattamenti, per comprenderne meglio le caratteristiche fondamentali e per individuare i soggetti più a rischio;
a valutare l'opportunità di proporre, nel caso di reati di violenza contro le donne, ipotesi di recidiva da applicarsi obbligatoriamente anche quando il fatto viene commesso da persone già condannate

per analoghi reati, o comunque per reati caratterizzati da condotte persecutorie, anche nei confronti di vittime diverse.
(1-00083) «Mura, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
il 3 dicembre 2008 si è tenuta la Giornata europea delle persone disabili, istituita nel 1993 dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite, che ha lo scopo di promuovere la diffusione dei temi della disabilità, di mobilitare il maggior sostegno possibile per la dignità, i diritti e il benessere delle persone diversamente abili e di accrescere la consapevolezza dei vantaggi che possono derivare dall'integrazione delle disabilità in ogni aspetto della vita sociale, come stabilito dal «Programma di azione mondiale per le persone disabili», adottato nel 1982 dall'Assemblea generale dell'Onu;
il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, nel suo messaggio in occasione della Giornata internazionale delle persone disabili, ha dichiarato: «Il motto della comunità internazionale dei disabili è: "Niente per noi senza di noi". Una persona disabile dello Swaziland, che ha lottato per l'implementazione di politiche per i disabili nel suo Paese, ha affermato: «abbiamo bisogno di una vera integrazione per evitare di cadere nella stigmatizzazione»;
il Segretario Generale Ban Ki-Moon ha invitato «i Governi e tutti gli attori interessati ad assicurare che le persone con disabilità e le organizzazioni che li rappresentano siano parte integrante di ogni fase dello sviluppo. In questo modo, possiamo promuovere l'integrazione e aprire la strada ad un futuro migliore per tutti nella società»;
il Governo italiano ha prontamente accolto l'appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite, approvando nel Consiglio dei ministri del 28 novembre 2008 il disegno di legge che ratifica la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, firmata il 30 marzo 2007 a New York, e ponendo le premesse per un sensibile miglioramento del nostro corpus normativo in materia di tutela dei disabili. Per le tante persone e famiglie che vivono in condizione di particolare vulnerabilità, la Convenzione rappresenta, infatti, una tappa fondamentale nel lungo percorso di riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza e delle libertà e, in definitiva, nel processo di costruzione di una società per tutti;
il Governo italiano ha dato nuovo impulso alle politiche di inclusione per la disabilità e i principi di dignità e integrità della vita e della persona, prevedendo l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. L'Osservatorio nazionale rappresenta non solo una garanzia in più per l'applicazione pratica della Convenzione, ma anche un luogo dedicato alle persone con disabilità, alle loro famiglie e alle associazioni di rappresentanza, che assicuri il confronto costante con le istituzioni, dove esprimere le esigenze e definire insieme le risposte più adeguate;
scopo della Convenzione è, infatti, promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone diversamente abili e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità;
i principi cui si ispira la Convenzione sono: il diritto alla vita, il rispetto per la dignità intrinseca, l'autonomia individuale - compresa la libertà di compiere le proprie scelte -, l'indipendenza delle persone, la non-discriminazione, la

piena ed effettiva partecipazione e inclusione all'interno della società, il rispetto per la differenza e l'accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell'umanità stessa, la parità di opportunità, l'accessibilità, la parità tra uomini e donne, il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare la propria identità;
l'indagine Istat sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005 ha rilevato che in Italia le persone diversamente abili sono 2 milioni 609 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia e che ammette una totale mancanza di autonomia per almeno una funzione essenziale della vita quotidiana; ma se si considerano in generale le persone che hanno manifestato un'apprezzabile difficoltà nello svolgimento di queste funzioni, la stima allora sale a 6 milioni 606 mila persone, pari al 12 per cento della popolazione, che vive in famiglia, di età superiore ai 6 anni;
dai dati provenienti dal sistema informativo del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la prevalenza di bambini con disabilità che frequentano la prima classe elementare è pari all'1,32 per cento. Inoltre, alcuni studi specifici stimano una prevalenza alla nascita di bambini con disabilità pari all'1 per cento. Se si ipotizza un trend lineare nell'aumento della prevalenza di disabilità da 0 a 6 anni e si considera come punto di partenza la prevalenza alla nascita dell'1 per cento e di arrivo la prevalenza a 6 anni dell'1,32 per cento, si può stimare, complessivamente, un numero di bambini con disabilità fra 0 e 5 anni pari a circa 42.460;
per quanto riguarda la stima delle persone diversamente abili che non vivono in famiglia ma nelle residenze socio-sanitarie, si può fare riferimento ai dati provenienti dalla rilevazione condotta su queste strutture, che indicano nel 2003 (ultimo anno disponibile) la presenza di 190.134 persone con disabilità o anziani non autosufficienti;
la presenza di disabilità è ovviamente correlata all'età: tra le persone di 65 anni o più la quota di popolazione con disabilità è del 18,7 per cento e raggiunge il 44,5 per cento (35,8 per cento per gli uomini e 48,9 per cento per le donne) tra le persone di 80 anni e più;
i tassi di disabilità evidenziano una differenza di genere a svantaggio di quello femminile: in rapporto al totale della popolazione le donne hanno un tasso di disabilità del 6,1 per cento, mentre gli uomini del 3,3 per cento. Tale fenomeno è determinato in buona parte dall'evoluzione demografica, che ha causato un forte invecchiamento della popolazione, caratterizzato da una crescita della speranza di vita alla nascita per tutta la popolazione, ma in misura maggiore per le donne;
la versione consolidata del Trattato che istituisce la Comunità europea, all'articolo 13 (ex articolo 6), condanna le discriminazioni fondate, fra l'altro, sull'handicap;
il documento COM (2000) 284 def. del 12 maggio 2000, «Verso un'Europa senza ostacoli per i disabili», ribadisce come, al fine di rafforzare le possibilità per i disabili di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita sociale, siano necessari il sostegno e la collaborazione dei pubblici poteri a tutti i livelli, del privato sociale, delle associazioni e delle famiglie delle persone con disabilità;
l'articolo 38 della Carta costituzionale sancisce che ogni cittadino inabile al lavoro ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale e che gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale;
la legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e

di autonomia della persona handicappata, promuovendone la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società;
la medesima legge impegna le istituzioni a prevenire e rimuovere le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali;
la legge 12 marzo 1999, n. 68, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», promuove l'inserimento e l'integrazione lavorativa delle persone diversamente abili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
la legge 8 novembre 2000, n. 328, «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali», prevede che i comuni, nell'ambito delle risorse disponibili e d'intesa con le aziende sanitarie locali, predispongano, su richiesta degli interessati, progetti individuali per le persone disabili comprendenti la valutazione diagnostico-funzionale, le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del servizio sanitario nazionale, i servizi alla persona, a cui provvede il comune in forma diretta o accreditata, le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di esclusione sociale, i sostegni per il nucleo familiare;
la legge 21 maggio 1998, n. 162, «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave», sancisce che le regioni possono, nei limiti delle proprie disponibilità di bilancio, programmare interventi di sostegno alla persona e familiare, come prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali a favore delle persone con handicap di particolare gravità, mediante forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale;
se la persona disabile è destinataria per legge di una serie di tutele correlate alla sua condizione clinica, psichica e alle sue potenzialità residue, le istituzioni hanno l'inderogabile compito di porre il relativo nucleo familiare nelle condizioni di espletare al meglio il suo difficile compito educativo, di cura e di socializzazione;
la condizione di disabilità non riguarda solo le persone che ne sono colpite e le loro famiglie, ma anche la comunità e le istituzioni, che devono operare in stretta collaborazione nei diversi livelli di responsabilità. In questo delicato settore è d'importanza fondamentale la valorizzazione della famiglia, che va aiutata con interventi mirati, in modo da favorire il processo di autonomia e di integrazione sociale del familiare diversamente abile;
è necessario prevedere un sistema di agevolazioni fiscali mirato ad aiutare le famiglie con persone diversamente abili, in particolare reintroducendo il disposto approvato con l'articolo 1, comma 349, lettera b), numero 3), della legge 30 dicembre 2004, n. 311, «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005)», che prevedeva, per il 2006, una deduzione fino a 1.820 euro per le spese pagate dal contribuente agli addetti (badanti) alla propria assistenza personale o a quella delle persone indicate nell'articolo 433 del codice civile, nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, e, se possibile, a prevedere agevolazioni più consistenti;
va garantito al disabile l'inserimento e l'integrazione nel mondo del lavoro, attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
il problema della non autosufficienza sta assumendo nel nostro Paese toni sempre più allarmanti sotto il profilo sociale ed economico, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, dell'elevato numero di incidenti sulle strade e sui luoghi di lavoro, del processo di disaggregazione del contesto familiare tradizionale e dell'incremento delle patologie degenerative legate all'inquinamento ambientale. L'urgenza di tali questioni

impone una presa di posizione netta da parte del legislatore, affinché tutti i cittadini si sentano partecipi di un progetto globale e solidaristico, volto ad affrontare un problema che coinvolge l'intera società;
al giorno d'oggi la persona non autosufficiente è ancora un soggetto di estrema fragilità sociale; risultano, infatti, alcuni nodi critici non ancora concretamente affrontati: presenza di barriere architettoniche, non adeguata risposta assistenziale e ricreativa, assenza di servizi finalizzati a una piena presa in carico delle famiglie, insufficienza di servizi domiciliari e così via;
è evidente come troppo spesso i diritti delle persone non autosufficienti corrano il rischio di rimanere inattuati;
da queste constatazioni emerge in maniera inequivocabile un concetto che si deve tenere inevitabilmente presente quando si strutturano interventi legislativi a tutela di questa fascia di popolazione: non si può parlare di persone non autosufficienti senza parlare contemporaneamente di famiglie con persone non autosufficienti. Si deve sempre valutare come sostenere e motivare il nucleo familiare di questi soggetti per metterlo nelle condizioni di espletare al meglio il suo difficile compito educativo di cura e di socializzazione. In particolare, vanno differenziati progettualità e sostegni, soprattutto nei confronti dei soggetti giovani disabili in condizione di non autosufficienza, con l'obiettivo prioritario di migliorare il più possibile la loro qualità di vita e quella delle loro famiglie;
bisogna lavorare affinché muti il modo di affrontare le problematiche legate al mondo della non autosufficienza. È necessario, infatti, pensare alle persone non autosufficienti in termini di centralità dei bisogni, ai quali si devono fornire delle risposte efficaci tese alla valorizzazione dei potenziali della persona e non soltanto incentrate nella misurazione dei deficit. Il bisogno di salute deve essere quantificato in relazione a quanto una persona potrebbe fare se venissero posti in essere quegli interventi capaci di contrastare o di ridurre un deficit e di abbattere quelle barriere che costituiscono un handicap apparentemente insormontabile per la persona con disabilità;
un progetto di riforma del sistema deve partire dalla centralità della persona, al fine di valutare e di rilevare quelli che sono le capacità residue e i bisogni del singolo, seguendo un procedimento inverso rispetto alla tradizionale tendenza di partire dalle risorse collettive per poi arrivare agli stanziamenti a favore del singolo;
i diritti di cittadinanza delle persone non autosufficienti non possono limitarsi all'accesso ai servizi sanitari, all'istruzione nelle scuole e nelle università, alla predisposizione di forme di sostegno socio-assistenziale, alla realizzazione di inserimenti mirati nel contesto lavorativo. Devono essere più ampi, ed è questo il lavoro che il legislatore è chiamato a fare, liberandoci dal preconcetto legato alla funzione assistenziale. La vera pari dignità per tutti si potrà, infatti, raggiungere soltanto quando diverranno di primaria importanza anche il diritto al tempo libero, il diritto di viaggiare, il diritto di esprimersi, il diritto all'attività fisica e il diritto di divertirsi. La possibilità di fruire di luoghi per il tempo libero, per la comunicazione e per la socializzazione non può e non deve essere garantita soltanto ad alcuni. La cultura è patrimonio di tutti;
attenzione progettuale costante e approfondita va dedicata ai disabili in condizione di non autosufficienza. È giunto il momento di garantire un progetto di vita individualizzato per quei soggetti disabili, incapaci di compiere da soli gli atti quotidiani della vita, che rappresentano per i propri congiunti una profonda incertezza dovuta alle difficoltà nel gestire le loro problematiche. È necessario istituire il diritto delle persone non autosufficienti ad accedere a un progetto di vita individualizzato, aggiuntivo rispetto alle prestazioni socio-sanitarie già incluse nei livelli essenziali di assistenza, conferendo piena attuazione alle leggi n. 104 del 1992 e n. 162 del 1998;

il progetto individualizzato deve comprendere sia le prestazioni socio-sanitarie, sia tutte le ulteriori attività volte alla più ampia integrazione del singolo nell'ambiente scolastico, sociale e, ove possibile, occupazionale. I progetti devono essere elaborati in stretta collaborazione con la famiglia del disabile non autosufficiente nell'ottica del massimo rispetto del principio di autodeterminazione e di libera gestione delle attività familiari. Tale progetto di vita deve comprendere anche l'assistenza domiciliare, il trasporto alla struttura diurna, le attività ricreative, le politiche scolastiche, le politiche per la casa,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di intervenire in modo strutturale al fine di rielaborare un sistema di agevolazioni fiscali unico che supporti le persone diversamente abili e le loro famiglie nel raggiungimento di un livello di qualità della vita compatibile con lo stato di salute del disabile;
ad adottare, con tutti gli strumenti a propria disposizione, una completa e puntuale verifica dell'attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», e a proporre, se del caso, i correttivi necessari a garantire nel concreto il diritto delle persone diversamente abili ad ottenere un impiego confacente alla loro riduzione di capacità lavorativa e valorizzando capacità e potenzialità di queste persone, ai fini di una loro effettiva integrazione nel tessuto economico e sociale del Paese;
ad adottare ogni misura necessaria per garantire il riconoscimento individualizzato della non autosufficienza, al fine di garantire a queste persone un progetto di vita individualizzato e un sistema di protezione e di assistenza globale allo scopo di prevenire e di rimuovere le cause che possono concorrere alla loro emarginazione;
a predisporre tutti i previsti atti normativi al fine di ratificare la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006, durante la sessantunesima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione A/RES/61/106;
a predisporre percorsi di inserimento lavorativo che consentono il recupero di soggetti disabili a rischio di emarginazione, attraverso la promozione di circoli virtuosi tra bisogni insoddisfatti, qualificazioni professionali e sviluppo occupazionale;
a promuovere servizi integrati in grado di sostenere l'inserimento nel contesto lavorativo, consentendo, quindi, alle imprese di assolvere con più modalità all'obbligo del collocamento e sostenendone la realizzazione con apposite normative;
a potenziare e valorizzare le attività di formazione, coinvolgendo le aziende nell'individuazione e nell'acquisizione delle competenze più richieste dal mercato;
a coordinare maggiormente le organizzazioni del terzo settore che prevedono, nell'ambito delle loro attività, iniziative finalizzate all'inclusione sociale delle persone diversamente abili;
a favorire sempre più l'istruzione scolastica, al fine di avviare nuovi processi formativi, che meglio conducono i soggetti disabili ad entrare in contatto con il mondo del lavoro;
a prevedere l'adozione di strumenti, metodi e tecnologie, capaci di rispondere a quanto viene sempre più pressantemente richiesto in ordine al miglioramento delle condizioni di vita delle persone diversamente abili;
ad attuare un sistema integrato di interventi nei servizi sociali a favore delle persone non autosufficienti o diversamente abili, attraverso l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, quale organismo governativo preposto ad affrontare globalmente le problematiche

connesse al mondo della disabilità, ponendo attenzione alla sussidiarietà orizzontale.
(1-00084) «Laura Molteni, Porcu, Paglia, Iannaccone, Barani, Di Virgilio, Saltamartini, Renato Farina, Cazzola, Di Biagio, Baldelli, Rondini, Reguzzoni, Rivolta, Polledri, Munerato».

La Camera,
premesso che:
la violenza contro le donne è un fenomeno che ha assunto negli ultimi decenni una visibilità crescente, suscitando una sempre maggiore attenzione fino a diventare una priorità di azione sia a livello internazionale, sia a livello dei singoli Governi;
attraverso l'attuazione dei principi contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, di cui in questi giorni ricorre il sessantesimo anniversario dalla sua approvazione, è doveroso promuovere l'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna;
la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979, ratificata dall'Italia nel 1985, rappresenta uno degli strumenti di diritto internazionale più importanti in materia di tutela dei diritti umani delle donne. La Convenzione impegna gli Stati che l'hanno sottoscritta ad eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne, nell'esercizio dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, indicando una serie di misure cui gli Stati devono attenersi per il raggiungimento di una piena e sostanziale uguaglianza fra donne e uomini;
i diritti delle donne costituiscono parte integrante ed inalienabile di quel patrimonio di diritti universali in cui si riconoscono le moderne società democratiche;
nonostante la dichiarazione e il riconoscimento di fondamentali diritti civili, sociali e culturali a favore delle donne, la violenza fisica e sessuale rappresenta ancora oggi una delle forme di violazione dei diritti umani più grave e diffusa nel mondo commessa nei confronti delle stesse e che ha effetti devastanti nella loro vita. A questo fenomeno di carattere generale si aggiungono le donne vittime di ogni forma di violenza per il loro rifiuto di sottoporsi a dettami religiosi fondamentalisti, come testimoniato anche da recenti fatti di sangue avvenuti nel nostro Paese e giustificati da preconcetti dogmatici ed integralisti inaccettabili;
le donne subiscono più forme di violenza. Gli atti di violenza, in specie quelli di natura sessuale, spesso sono preceduti da atti persecutori, che nel nostro ordinamento, ancora, non trovano alcuna sanzione;
secondo l'Osservatorio nazionale stalking, le persecuzioni - che hanno per vittime soprattutto donne - in un caso su due sono ad opera di ex mariti, ex conviventi, ex fidanzati, ma possono essere compiute anche da conoscenti, colleghi o estranei: almeno il 20 per cento di italiani, soprattutto donne, ne sono stati vittime dal 2002 al 2007;
da una recente ricerca risulta che su trecento delitti commessi fra partner o ex partner l'88 per cento ha come vittime le donne e nel 39 per cento dei casi si tratta di crimini annunciati, in quanto si verificano dopo un periodo più o meno lungo di molestie e persecuzioni;
secondo recenti dati Istat sono 6 milioni 743 mila le donne dai sedici ai settant'anni che sono rimaste vittime di molestie o violenze fisiche, psichiche o sessuali nel corso della loro vita; circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri; il 14,3 per cento delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal proprio partner;
il 24,7 per cento delle donne ha subito violenze da un altro uomo, 2 milioni

77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking) dai partner al momento della separazione; nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate; ciò che si può definire come il «sommerso» è tuttora elevatissimo e raggiunge circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner; anche nel caso degli stupri la quasi totalità non viene denunciata; nel mondo, dunque, una donna su tre, nella sua vita è stata o è destinata a essere almeno una volta vittima di violenza fisica, sessuale o psicologica e il 70 per cento delle donne assassinate muore per mano di parenti;
l'analisi del fenomeno della violenza intrafamiliare non può prescindere dal dedicare attenzione all'elevato numero di bambini che assistono in casa a scene di violenza domestica: questa è una delle esperienze più traumatiche che un bambino possa vivere, in quanto esiste la possibilità di perdere uno o entrambi i genitori e di essere a propria volta vittime di abusi. Nonostante la frequenza dei casi, l'esistenza e la gravità di queste situazioni vengono spesso sottovalutate, sia dal punto di vista del riconoscimento sociale del fenomeno, che sotto il profilo della necessità di adeguati interventi di tutela e cura;
un ulteriore aspetto, connesso a quello della violenza sulle donne, è lo sfruttamento delle stesse attraverso la prostituzione. Donne, spesso minorenni, asservite, ridotte in schiavitù. Donne vittime di tratta; segregate e private della loro libertà individuale; tenute in condizioni di vulnerabilità fisica e psicologica. I dati, infatti, riferiscono che in Italia le persone sottoposte a sfruttamento sessuale sono tra le 19.000 e le 26.000 ogni anno,

impegna il Governo:

ad inserire, nel prossimo ordine del giorno degli incontri con la Consulta islamica, la discussione di questa importante problematica e, di conseguenza, a sollecitare la redazione di un documento ufficiale che condanni in modo inequivocabile tutte le violazioni della libertà individuale della donna in nome di precetti dogmatici religiosi;
a promuovere un programma di educazione e formazione ai diritti umani per tutti, anche a partire da tutti gli ordini di scuole, dato che il fenomeno della violenza contro le donne rappresenta un problema culturale che investe l'intero Paese, soprattutto in ragione del fenomeno migratorio, che comporta la presenza nella nostra società di culture portatrici di valori profondamente diversificati rispetto alle nostre tradizioni;
a potenziare la rete dei centri antiviolenza presenti sul territorio, che prestano un servizio di fondamentale importanza alle vittime di sopraffazioni e violenze;
a promuovere interventi per la videosorveglianza dei luoghi pubblici maggiormente a rischio per l'incolumità e la sicurezza delle persone;
a proseguire il programma diretto a contrastare il fenomeno della prostituzione su strada e il suo sfruttamento attuato dalla criminalità organizzata, anche di matrice straniera, attraverso la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani, onde tutelare la dignità e i valori della persona umana e, soprattutto, della donna e prevenire le cause di diffuso allarme per la sicurezza e l'ordine pubblico;
a ritenere prioritarie le iniziative legislative contro gli atti persecutori contro la violenza sessuale e contro la prostituzione;
a monitorare il fenomeno della violenza sulle donne, anche sotto forma di atti persecutori, e della violenza perpetrata in presenza di minori;
a fornire un adeguato supporto informativo, psicologico e giuridico alle donne vittime di violenza e di tratta mediante i numeri telefonici di pubblica utilità;

a porre in essere azioni positive per l'assistenza legale e psicologica delle vittime di violenza sessuale;
a sostenere campagne di informazione volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne e, in particolare, a rendere le donne consapevoli degli strumenti a disposizione per la loro tutela, anche attraverso i siti istituzionali e il servizio di radio-diffusione pubblico nazionale.
(1-00085) «Cicchitto, Cota, Iannaccone, Lussana, Carlucci, Saltamartini, Bertolini, Bernini Bovicelli, Sbai, Paglia, Pelino, Mariarosaria Rossi, Mistrello Destro, De Camillis, Di Centa, De Nichilo Rizzoli, Polidori, Calabria, Aprea, Centemero, Lehner, Angela Napoli, Barbieri, Iapicca, Di Virgilio, Nizzi, Milanato, Aracri, Barani, Torrisi, Franzoso, Valentini, Vincenzo Antonio Fontana, Divella, Zacchera, Pugliese, Giulio Marini, Ventucci, Bergamini, Germanà, Raisi, Di Cagno Abbrescia, Bernardo, Lo Presti, Vella, Antonino Foti, Lainati, Piso, Scalera, De Corato, Castiello, Cosenza, Angeli, Scalera, Catanoso, Barbaro, Negro, Rivolta, Laura Molteni, Polledri, Munerato, Goisis».

La Camera,
premesso che:
il Premio Nobel per la pace Daw Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia, è da 13 anni agli arresti domiciliari;
in questo ultimo anno il numero dei detenuti politici è passato da 1100 ad oltre 2130 e questi sono vittime di torture, maltrattamenti e pesantissime condizioni carcerarie, incluso il ricorso diffuso alla tortura e ai lavori forzati;
negli ultimi due mesi sono stati condannati a pene detentive, che vanno sino a 68 anni di carcere, 186 detenuti politici, membri della Lega nazionale per la democrazia, della cosiddetta «Generazione 88»; tra essi sindacalisti, attori, giornalisti, monaci, che hanno la sola responsabilità di aver tentato di esprimere liberamente la loro opinione nella cosiddetta «rivoluzione zafferano» del settembre 2007;
l'appello del 3 ottobre 2008 di Navanethem Pillay, recentemente nominato Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha richiesto alle autorità militari birmane il rilascio di tutti i prigionieri;
l'appello al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon di 112 ex Capi di Stato e di Governo chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutti i detenuti politici, inclusa Daw Aung San Suu Kyi;
la giunta militare birmana rifiuta deliberatamente di adottare qualsiasi misura preventiva o di salvaguardia contro la grave carestia che sta minacciando lo Stato di Chin nella parte occidentale del Paese;
secondo l'autorevole rapporto della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine, la Birmania è una dei due Paesi al mondo il cui esercito continua ad usare mine antiuomo; nel 2007 le vittime delle mine sono aumentate del 76

per cento e il regime sta incrementando la presenza di campi minati, soprattutto al confine tra Birmania e Bangladesh;
come denunciato dall'Organizzazione internazionale del lavoro, si perpetua nel Paese la pratica del lavoro forzato e la giunta militare utilizza direttamente ed indirettamente il lavoro forzato per la costruzione di strade, dighe e la ricostruzione delle zone colpite dal ciclone Nargis; a 10 anni dalle raccomandazioni della commissione di inchiesta dell'Organizzazione internazionale del lavoro, la giunta militare non ha adottato alcuna delle raccomandazioni per l'eliminazione del lavoro forzato;
la medesima commissione di inchiesta dell'Organizzazione internazionale del lavoro ha dichiarato il lavoro forzato come un crimine contro l'umanità e il consiglio di amministrazione ha deciso di mantenere aperta la possibilità di chiedere un parere consultivo urgente alla Corte internazionale di giustizia per la violazione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sul lavoro forzato n. 29 e le istituzioni internazionali, i Governi, gli imprenditori e le parti sociali sono chiamate a rivedere i propri rapporti con la Birmania, in modo da evitare che questi possano contribuire al lavoro forzato;
la giunta militare birmana continua a reclutare bambini soldato;
la commissione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla libertà sindacale ha presentato le conclusioni del suo lavoro e ha condannato duramente nella sessione di novembre 2008 la giunta militare per la violazione di questo diritto umano fondamentale, attraverso la condanna all'ergastolo di sindacalisti e la definizione del sindacato birmano come organizzazione terrorista;
le autorità militari birmane continuano le deportazioni forzate di migliaia di abitanti dei villaggi e le violenze e le intimidazioni hanno prodotto un aumento del numero dei rifugiati interni e nei Paesi limitrofi, che spesso cadono vittima di traffici di esseri umani e di sfruttamento sessuale ed economico;
la Commissione dell'Onu sulle donne (Cedaw) ha condannato la cultura di impunità nel trattamento dei perpetratori degli stupri;
la situazione dei diritti umani è ulteriormente deteriorata e, nonostante le raccomandazioni delle istituzioni internazionali, la repressione politica continua incessantemente;
il Segretario generale delle Nazioni Unite ha annunciato la decisione di rinunciare alla prevista visita in Birmania, che avrebbe dovuto avvenire entro il mese di dicembre 2008, a causa dell'assenza dei presupposti che permettessero la ripresa del dialogo;
l'inviato speciale dell'Unione europea per la Birmania, Piero Fassino, ha riaffermato il disappunto della comunità internazionale di fronte all'atteggiamento della giunta e la comunità internazionale non ha intenzione di arrendersi allo status quo, né può accettare un Paese ridotto alla fame e privo di ogni libertà civile;
nel corso del ciclone Nargis le autorità birmane hanno impedito per lungo tempo l'accesso nel Paese di esperti e di organizzazioni umanitarie per la gestione dell'emergenza;
le Nazioni Unite hanno reso noto nell'agosto 2008 che le autorità militari birmane si erano appropriate in modo illecito di una parte di aiuti umanitari destinati alla Birmania, applicando falsi tassi di cambio;
a seguito del tempestivo intervento del Segretario generale Onu vi è stata un'apertura limitata alle organizzazioni internazionali;
le autorità militari birmane hanno bloccato l'accesso via internet ai mezzi di comunicazione liberi, hanno vietato la diffusione delle fonti di informazione indipendenti e hanno arrestato i cosiddetti

«cyberdissidenti» per aver tentato di esprimere liberamente le loro opinioni politiche;
nonostante la gravissima crisi umanitaria determinata dal ciclone Nargis e l'assenza delle condizioni minime di trasparenza e di rispetto degli standard internazionali, le autorità birmane hanno deciso di tenere un referendum per l'approvazione della bozza di costituzione il 10 maggio 2008 in tutto il Paese ed il 24 maggio 2008, nelle zone colpite dal ciclone;
dai rapporti ricevuti dalle organizzazioni democratiche si sono registrate diffuse minacce, ritorsioni e situazioni nelle quali le schede del referendum erano state già votate;
l'auspicato dialogo con le forze democratiche, con i rappresentanti delle minoranze etniche e della Lega nazionale della democrazia non ha avuto luogo; la bozza di costituzione non è stata frutto di un dialogo inclusivo e democratico e la stessa mira a garantire la prosecuzione del potere politico dei militari e a limitare e condizionare pesantemente lo sviluppo di istituzioni pienamente democratiche;
la giunta militare si è impegnata a costruire un reattore nucleare e tali responsabilità non sono state affidate al Ministro dell'energia, ma al Ministro della difesa, creando i presupposti perché tale reattore sia destinato a scopi militari;
numerose iniziative sono state assunte in Italia, in modo particolare dagli enti locali, per il sostegno al popolo birmano e ad Aung San Suu Kyi, conferendo a lei e ad altri detenuti politici la cittadinanza onoraria;
i diritti umani fondamentali - come riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale, sanciti dalle Dichiarazioni delle Nazioni Unite e richiamati nel Trattato per la Costituzione dell'Europa - rappresentano l'orizzonte comune dei popoli di tutto il mondo e devono costituire un riferimento costante per la politica internazionale e, in particolare, per l'iniziativa dei Governi democratici nei confronti dei Paesi in cui tali diritti sono disconosciuti e conculcati;
il diritto alla libertà in tutte le sue manifestazioni è un bene universale che non conosce confini geografici, in quanto appartenente all'intera famiglia umana e al futuro delle nuove generazioni;
particolare rilievo assume il richiamo ai diritti umani universali, con riferimento alle donne, come espressamente sancito dalle Conferenze mondiali dell'Onu e, in particolare, dalla Conferenza di Pechino nel 1995;
il 10 dicembre 2008 è ricorso il 60o anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;
si auspica che:
a) vi sia l'immediata e incondizionata liberazione di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace, agli arresti domiciliari da 13 anni;
b) vi sia l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici;
c) siano fornite cure mediche ai prigionieri politici e il comitato internazionale della Croce rossa possa riprendere le visite;
d) il Segretario generale dell'Onu metta in atto con urgenza tutte le iniziative necessarie, compresa una risoluzione del Consiglio di sicurezza, al fine di poter sbloccare la gravissima situazione di stallo attuale e per la liberazione di tutti i detenuti politici, affinché sia avviato un vero dialogo tripartito con tutte le forze politiche democratiche e la leader Aung San Suu Kyi, siano fissate scadenze e parametri per le riforme e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adotti ulteriori misure nei confronti della Birmania, in caso di mancato rispetto delle scadenze e dei parametri stabiliti;
e) gli Stati dell'Associazione dei Paesi del Sud Est asiatico rafforzino l'iniziativa politica e diplomatica nei confronti

della giunta militare per il rilascio dei detenuti politici e l'avvio di un concreto dialogo tripartito;
f) sia condannata fermamente la pulizia etnica perpetrata contro le minoranze etniche e, in particolare, i Karen;
g) siano messe in atto tutte le iniziative internazionali necessarie ad ottenere che le elezioni del 2010 si realizzino sulla base di standard democratici internazionalmente riconosciuti, di una legge elettorale elaborata con il concorso dell'opposizione e da essa condivisa e con garanzie di piena agibilità politica per tutti i partiti e i candidati;
h) sia espressa viva preoccupazione per il fatto che l'organo investigativo istituito dalla giunta militare per indagare sulle morti, gli arresti e le sparizioni legate alle manifestazioni pacifiche del settembre 2007 non abbia fornito alcun risultato e sia chiesto alle autorità birmane di facilitare le operazioni di una commissione investigativa patrocinata dalle Nazioni Unite;
i) siano sollecitati i Governi di Cina, India e Russia ad utilizzare nei confronti delle autorità birmane i considerevoli mezzi di pressione economici e politici di cui dispongono, al fine di favorire il conseguimento di progressi sostanziali nel Paese, invitandoli a cessare di fornire armi e altre risorse strategiche;
l) sia espressa forte preoccupazione per la costruzione di un reattore nucleare sperimentale e si chieda all'Agenzia internazionale per l'energia atomica di porre in atto tutte le verifiche necessarie ad evitare che si costruisca un reattore a fini militari,

impegna il Governo:

ad agire, di concerto con i partner dell'Unione europea, al fine di adottare misure adeguate verso la Birmania, ivi compreso un possibile rafforzamento dell'attuale regime sanzionatorio;
a mettere in atto attraverso lo strumento della cooperazione allo sviluppo e altri strumenti non solo iniziative di aiuto umanitario, ma anche programmi mirati al sostegno e al rafforzamento delle organizzazioni democratiche birmane in esilio, al fine di aumentare la loro capacità di promozione di attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani e del lavoro e di iniziativa democratica e progetti che favoriscano la crescita della società civile locale;
a promuovere, attraverso organizzazioni non governative e Agenzie dell'Unione europea e dell'Onu, l'azione di sostegno umanitario e programmi di cooperazione in settori cruciali per la vita della popolazione birmana;
ad agire in tutte le sedi internazionali e comunitarie per sostenere l'avvio del dialogo tra le parti interessate ad una rapida transizione verso la democrazia in Birmania.
(1-00086) «Boniver, Zampa, Vernetti, Zaccaria, Leoluca Orlando, Colombo, D'Antona, Marchi, Quartiani, Mariani, Sarubbi, Pollastrini, Arturo Mario Luigi Parisi, Mecacci, Viola, Recchia, De Biasi, Strizzolo, Giulietti, Marchignoli, Corsini, Giachetti, Donadi, Franceschini, La Malfa, Lehner, Renato Farina, Stradella, Gregorio Fontana, Picchi, Osvaldo Napoli, Di Biagio, Cazzola, Repetti, Contento, Cicu, Pezzotta, Sbai, Fucci, Baldelli, Antonione».

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
per effetto del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è stato avviato un processo di razionalizzazione e riduzione degli organici del personale degli Enti parco partecipati da regioni ed enti locali che comporta problemi di varia natura per tali enti tra cui un contenzioso con il personale, che si sta evolvendo in senso negativo per gli Enti parco,

impegna il Governo:

ad affrontare il problema illustrato in premessa prevedendo che il personale in servizio negli Enti parco partecipati da regioni ed enti locali, impiegato per far fronte ai fabbisogni di tali enti, venga inquadrato esclusivamente nelle categorie per le quali è in possesso del relativo titolo di studio in modo che il trattamento economico assegnato ad personam sia assorbito con i successivi miglioramenti contrattuali e sia fatto salvo esclusivamente in caso di mobilità presso gli enti partecipanti;
a far sì che le dotazioni organiche degli Enti parco, ferma restando l'applicazione dell'articolo 74 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, possano essere rideterminate in funzione delle necessità degli enti e degli organismi costituenti e partecipanti esclusivamente nei limiti delle risorse da questi previste a tal fine nei bilanci di previsione.
(7-00096) «Germanà».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

PELUFFO, MINNITI e ANDREA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per le politiche per i giovani. - Per sapere - premesso che:
Quarto Oggiaro è un quartiere della periferia di Milano facente parte della Zona 8 di circa 170 mila abitanti di cui oltre il 35 per cento anziani;
Quarto Oggiaro è un quartiere, abitato per la stragrande maggioranza da tanta gente per bene, costantemente alla ribalta delle cronache locali e nazionali come quartiere dormitorio, ghetto e di spaccio basato su logiche mafiose: gruppi di spacciatori hanno occupato di fatto per i loro sporchi affari Piazzetta Capuana, (addirittura la piazza non è segnalata nella toponomastica della città), luogo dove non ci sono negozi aperti e quelli presenti, di proprietà del Comune, sono chiusi perché l'affitto chiesto dall'Amministrazione Comunale è di 3000 euro annui;
gli ultimi dati pubblicati nelle cronache della stampa locale non sono rassicuranti: 500 le famiglie con adulti o minori fermati o arrestati dalle forze dell'ordine, 200 i minori che dallo scorso maggio sono stati fermati, da due a tre ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni fermati alla settimana, 436 alloggi popolari occupati abusivamente (alla fine del 2007 erano 397), 31 le case non assegnate;
secondo gli organi di stampa il Commissariato di polizia della zona 8 di Milano, che comprende anche Quarto Oggiaro, ha in forza 65 addetti ed una volante che lavora 24 ore su 24 per tutta l'intera zona;
il 25 giugno 2008 il quartiere è andato sulle cronache nazionali per un mercato di cocaina a cielo aperto, grazie a un organizzato sistema di «cavallini» e vedette, spesso minorenni, capaci sia di smerciare ingenti quantitativi di droga, sia di controllare, in modo capillare, il territorio. In un'operazione contro il traffico di stupefacenti, grazie alle segnalazioni puntuali e precise di molti cittadini perbene che hanno inoltre messo a disposizione i propri appartamenti alla squadra mobile di Milano, la stessa ha eseguito nel quartiere di Quarto Oggiaro 29 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio;
le indagini hanno consentito di individuare una organizzazione criminale, facente capo alla famiglia crotonesi «Sabatino/Carvelli» che in una zona poco controllata e con pochi interventi da parte del Comune hanno la tranquillità di svolgere i loro affari malavitosi;
sarebbe opportuno attivare un presidio sanitario per i prelievi, un ufficio anagrafe e per aprire centri di socializzazione per giovani e anziani e un centro per l'avviamento al lavoro nonché favorire la riapertura delle attività commerciali;
sarebbero altresì necessari interventi a favore dei minori che sempre più vengono coinvolti nella rete malavitosa e per i giovani che abbandonano la scuola o entrano nel giro della droga attivando un osservatorio sociale che coinvolga tutti gli attori presenti nel territorio, le istituzioni, le associazioni e le forze di polizia attraverso il coinvolgimento di professionalità per cercare di dare una speranza ai tanti cittadini che lottano per liberare il loro quartiere dai delinquenti e ai giovani che rappresentano il nostro futuro e quello di Quarto Oggiaro -:
quali urgenti iniziative intendano intraprendere affinché le forze di polizia

giudiziaria siano in grado di combattere le organizzazioni malavitose dedite allo spaccio di stupefacenti;
quali iniziative intendano assumere per migliorare la sicurezza e la vivibilità del quartiere di Quarto Oggiaro.
(4-01860)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data lunedì 30 ottobre 2008 gli onorevoli Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Turco hanno presentato un'interrogazione a risposta scritta al Ministro degliaffari esteri e al Ministro della giustizia avente come oggetto il caso del bambino di origini romene Gratian Gruia, rimpatriato in Romania a seguito della sentenza del Tribunale dei minori di Roma dell'8 luglio 2008;
la sentenza in oggetto fa riferimento solo alla richiesta del governo rumeno ed agli accordi bilaterali tra i due Stati senza motivare in ordine allo stato di abbandono del minore oggetto del procedimento;
il 25 maggio 2007 Gratian era stato trovato in condizioni terribili dalla squadra mobile di Roma, perché seviziato dal padre e abbandonato dalla madre; la nonna è stata arrestata due volte, nel marzo 2007 ad Ancona ed il 25 maggio 2007 a Roma, per le sevizie inflitte al piccolo per farlo piangere ed impietosire i passanti, mentre chiedeva l'elemosina;
il bambino risulta essere stato affidato ad un assistente maternale nel paese di Sopotul Vechi, nella regione settentrionale di Caras Severin dove risulta aver origine e risiedere la famiglia Gruia;
come si legge nella risposta del Sottosegretario di Stato per gli affari esteri Enzo Scotti all'interrogazione del 30 ottobre 2008, «venuto a conoscenza della vicenda, grazie a notizie apparse sugli organi di informazione, il Ministro Frattini ha scritto al Ministro degli Esteri rumeno, Comanescu, per ricevere chiarimenti sulla vicenda e ha dato istruzioni al nostro Ambasciatore a Bucarest di compiere, per parte sua, passi formali presso le autorità rumene per avere assicurazioni sulla sorte del piccolo Gratian. Sulla base di queste istruzioni, il nostro Ambasciatore a Bucarest Mario Cospito ha subito chiesto un incontro con il Ministro degli esteri rumeno Comanescu»;
nel testo della suddetta risposta si legge inoltre che: «l'Ambasciatore Cospito aveva sottolineato al Ministro la grande attenzione con cui in Italia si segue il caso, per i suoi risvolti umani e per il suo carattere di test case dei meccanismi di collaborazione bilaterale istituiti con l'accordo dello scorso luglio»;
la sentenza del tribunale di Caras Severin del 3 dicembre 2008 ha respinto la richiesta formulata dalla direzione generale di assistenza sociale protezione minori di Caras Severin e dispongono il ritorno di Gratian Gruia nell'ambito familiare di provenienza riaffidandolo alle cure della madre previo ricorso che scade entro 10 giorni dalla pronuncia della sentenza, in questo caso in data 13 dicembre;
il bambino verrà riconsegnato alla madre che, a suo tempo, lo aveva abbandonato e quindi nel contesto familiare dove vivono la nonna e il padre, già condannati per sevizie e maltrattamenti nei confronti del minore Gratian Gruia dai tribunali italiani -:
se il Ministro degli esteri sia a conoscenza della sentenza emessa il 3 dicembre scorso dal tribunale romeno di Caras Severin e quali provvedimenti intenda prendere

in merito e se non intenda prevedere una clausola all'interno dell'Accordo bilaterale che Italia e Romania hanno firmato il 9 giugno 2008, in base alla quale sia data la possibilità ad esperti italiani, di rendere visita al minore successivamente al rimpatrio, come peraltro già previsto nell'accordo bilaterale stipulato da Romania e Spagna sulla cooperazione in materia di tutela dei minori rumeni non accompagnati siglato il 15 dicembre 2005;
se il Ministro della giustizia, a seguito del tragico epilogo che assume oggi ai nostri occhi la sentenza romena, abbia già assunto iniziative ispettive in seguito alla sentenza del Tribunale dei minori di Roma che ha disposto il rimpatrio;
come richiesto nella precedente interrogazione se il Ministro dell'interno non ritenga opportuno affiancare una clausola che preveda figure di esperti in grado di controllare le condizioni del minore successivamente all'espletamento delle pratiche di rimpatrio, nel testo dell'Accordo su citato.
(3-00283)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 3 dicembre 2008, la Commissione Esteri della Camera ha approvato all'unanimità la risoluzione che impegna il Governo: partecipare attivamente alla revisione semestrale della lista UE delle organizzazioni terroristiche che, a tutt'oggi, include l'organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI), oltre che a chiedere alle autorità irachene e statunitensi di non rimpatriare in modo forzato verso l'Iran qualsiasi membro dell'opposizione, profugo o richiedente asilo iraniano, in particolare le persone attualmente ospitate presso il Campo di Ashraf in Iraq;
è stato respinto invece un emendamento presentato dall'On. Matteo Mecacci volto a collegare il processo di revisione semestrale di tale lista al rispetto delle sentenze del Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee a tutela delle ragioni dell'OMPI;
nel corso del dibattito, il rappresentante del Governo ha più volte negato l'esistenza di atti politici del Governo o del parlamento britannico a favore delle ragioni dei Mojahedin del Popolo, nonostante tali atti siano stati richiamati e fatti presente in interventi di deputati presenti nella riunione della Commissione;
a tale proposito, il rappresentante del Governo è giunto a dichiarare testualmente: «Ho interessato l'ambasciata italiana a Londra, la quale ha chiesto anche aiuto al Foreign Office. Se qualcuno mi procura una mozione, una risoluzione, un documento politico della Camera dei Lord o del Parlamento - Camera dei Comuni - in cui si prenda o si faccia o si dica qualcosa esplicitamente a favore di questa organizzazione... prenderò in considerazione e inviterò l'ambasciatore (italiano a Londra) Aragona a dare le dimissioni in quanto incapace di ricercare i documenti... Comunque, il governo ha fatto questi accertamenti. Ripeto, non ho trovato documenti né della Camera dei Comuni né della Camera dei Lord che abbiano una votazione...» (vedi registrazione audio integrale della seduta della Commissione alla pagina http://www.radioradicale.it/scheda/268160/commissione-affari-esteri-e-comunitari-della-camera);
è facilmente riscontrabile, invece, come il 23 giugno 2008 sia la Camera dei Lords sia la Camera dei Comuni, in contemporanea, abbiano approvato all'unanimità con una risoluzione il «The Terrorism Act 2000 (Proscribed Organisations) (Amendment) Order 2008» emesso il 21 maggio 2008 dal ministro degli interni (Home Office) e che al punto 2 stabilisce la cancellazione dei Mujaheddin e Khalq (omit «Mujaheddin e Khalq») dalla lista delle organizzazioni proscritte nel Regno Unito; nell'Order 2008, entrato in vigore il giorno dopo, è infatti puntualmente riportato che il decreto è stato sottoposto al

Parlamento e approvato con una risoluzione di entrambe le Camere (a draft of this Order was laid before Parliament and approved by a resolution of each House of Parliament) (http://www.opsi.gov.uk/si/si2008/pdf/uksi-20081645-en.pdf);
l'approvazione dell'Order 2008 è avvenuta dopo un lungo e appassionato dibattito che è possibile consultare nei resoconti delle due Camere ai link della Camera dei Comuni:
(http://www.publications.parliament. uk/pa/cm200708/cmhansrd/cm080623/debtext/80623-0015.htm;
http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200708/cmhansrd/cm080623/debtext/80623-0016.htm;
http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200708/cmhansrd/cm080623/debtext/80623-0017.htm;
http://www.publications.parliament.uk/pa/ cm200708/cmhansrd/cm080623/debtext/80623-0018.htm) e della Camera dei Lords;
(http://www.publications.parliament.uk/pa/ld200708/ldhansrd/text/80623-0013.htm;
http://www.publications.parliament.uk/pa/ld200708/ldhansrd/text/806230014.htm»;
inoltre, sempre nella riunione della Commissione Esteri del 3 dicembre 2008, il rappresentante del Governo ha dichiarato che secondo la Corte di Giustizia delle Comunità europee «le procedure del consiglio sono assolutamente legittime» e che per essere inseriti nella lista europea «basta che uno Stato membro presenti una richiesta motivata di inclusione e lo ha fatto la Francia»;
a tale riguardo, invece, va fatto notare che: nella sua prima sentenza del 12 dicembre 2006, il Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (causa T-228/02) ha annullato la Decisione del Consiglio del 21 dicembre 2005 poiché ha constatato che «la decisione impugnata non è motivata e che è stata adottata nell'ambito di un procedimento durante il quale non sono stati rispettati i diritti della difesa della ricorrente (l'OMPI)»; in una seconda sentenza del 23 ottobre 2008 (causa T-256/07), la Corte ha annullato una successiva decisione del Consiglio, poiché «non aveva tenuto in debito conto la sentenza dell'autorità giudiziaria britannica, la Proscribed Organisations Appeals Commission «POAC», che aveva ordinato la cancellazione del PMOI dalla lista britannica delle organizzazioni terroristiche;
infine, il 4 dicembre 2008, per la terza volta, il Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (causa T-284/08) ha annullato la decisione del Consiglio europeo, adottata il 15 luglio 2008 sulla base di una richiesta della Francia, poiché «Il Consiglio ha violato i diritti alla difesa del PMOI non comunicando le nuove informazioni che, secondo il Consiglio, giustificavano il suo mantenimento nella lista europea delle organizzazioni terroristiche; rifiutando di comunicare alla Corte informazioni certe sul caso, il Consiglio ha ugualmente violato il diritto fondamentale del PMOI a una effettiva tutela giudiziaria»; a tale riguardo la Corte ha giudicato in particolare che «né le informazioni contenute nella decisione contestata, la sua motivazione e la lettera di notifica né quelle contenute nella risposta del Consiglio alla richiesta di informazione della Corte, rispondono al principio giuridico necessario per cui l'indagine giudiziaria aperta in Francia nel 2001 e le imputazioni supplementari prodotte nel 2007 possano costituire una decisione di una competente autorità giudiziaria, riguardo al PMOI in quanto tale» (Comunicato Stampa della Corte, 4 dicembre 2008, http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=CJE/08/84&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en);
il fatto che la Commissione Esteri della Camera abbia respinto una proposta emendativa della Risoluzione che avrebbe impegnato il Governo a sostenere in sede

di Consiglio europeo, in occasione della revisione semestrale della lista UE del terrorismo, il pieno rispetto delle sentenze della Corte di Giustizia, si è potuto determinare ad avviso degli interroganti anche perché il Governo ha decisamente negato ai membri della Commissione l'esistenza dei dati di fatto summenzionati -:
in che modo e con quali iniziative il Governo intenda verificare e portare a conoscenza del Parlamento tutte le informazioni sui fatti esposti in premessa, in particolare quelli relativi alle decisioni del Governo e del Parlamento britannici sulla cancellazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano dalla lista delle organizzazioni terroristiche del Regno Unito, oltre che verificare e riferire su eventuali responsabilità della Farnesina e/o della Ambasciata a Londra nella omissione di dati e fatti che sarebbe stato rilevante sapere da parte del Governo e della Commissione Esteri ai fini della deliberazione che il 3 dicembre scorso sarebbe stata presa dalla Commissione stessa;
alla luce di tali acquisizioni e considerata, soprattutto, la ennesima sentenza emessa il 4 dicembre scorso dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee, quale posizione il Governo intenda tenere in sede di riesame semestrale della lista europea delle organizzazioni terroristiche, riguardo al caso dei Mojahedin del Popolo Iraniano.
(5-00764)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Gioia Tauro in esito ad importanti attività di polizia positivamente sfociate in un procedimento giudiziario è stato sottoposto a sequestro e poi a confisca definitiva, tra gli altri beni, un immobile di proprietà del noto Saverio Mammoliti, esponente di primo piano della cosca della Piana di Gioia Tauro;
nel maggio del 2005, l'Agenzia del demanio di Reggio Calabria ha destinato il predetto immobile al patrimonio indisponibile del Comune di Gioia Tauro per essere utilizzato quale sede del Comando della Compagnia e della Stazione dei Carabinieri;
il Comune di Gioia Tauro, sulla base di un progetto di ristrutturazione e riconversione del bene confiscato, approvato nel febbraio 2006 e convalidato dall'Arma dei Carabinieri, ottenne dalla Regione Calabria, nell'ambito del «Piano Regionale degli interventi sugli immobili confiscati alla criminalità mafiosa» di cui alla legge regionale n. 3 del 2005, un finanziamento per l'importo di euro 700.000,00;
il predetto finanziamento, sufficiente per un primo stralcio funzionale dell'opera, era del tutto inadeguato all'impegno complessivo dell'opera, ammontante, secondo una stima prudenziale, ad almeno 2.500.000,00 di euro, cosicché i lavori sarebbero stati sospesi per mancanza di fondi;
l'immobile non può essere utilizzato, neppure per la parte ristrutturata che, pertanto, resta esposta al degrado e al pericolo di azioni vandaliche di danneggiamento;
la valenza simbolica del completamento dell'intervento di riconversione del bene confiscato appare di straordinaria importanza per la concreta affermazione del principio di legalità in un territorio come quello della piana di Gioia Tauro;
la situazione attuale, che vede il bene confiscato inutilizzato, nonostante l'impiego di una prima cospicua somma, costituisce un grave vulnus per l'immagine delle istituzioni e vanifica sia l'impegno delle forze dell'ordine e della magistratura

che ha condotto alla confisca, sia la successiva attività amministrativa volta al pieno riutilizzo -:
quali iniziative siano state avviate o si intendano avviare per assicurare il completamento delle opere necessarie al recupero del bene confiscato e alla sua utilizzazione quale presidio delle forze dell'ordine e dell'Arma dei Carabinieri.
(5-00760)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Pistoia avrebbe deliberato la sospensione del servizio di vigilanza sulle piste di sci del Comune di Abetone;
tale decisione comporta gravi rischi per gli sciatori (circa 80mila nei week end invernali), nonché preoccupazione per la sicurezza dei cittadini e degli impianti di risalita, già sottoposti in un recente passato ad attentati terroristici -:
quali motivazioni concrete abbiano determinato tale incresciosa decisione e se non si ritenga opportuno modificarla nel più breve tempo possibile.
(4-01853)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Lecce vi sono circa 1240 lavoratori ex socialmente utili (LSU) impegnati a lavorare nelle scuole del territorio salentino garantendo quotidianamente l'espletamento di servizi necessari alla utenza scolastica;
di questi lavoratori circa 1200 si occupano dello svolgimento del servizio di pulizia nelle scuole, i restanti 40 lavoratori circa, stabilizzati sin dal 2001 con contratto co.co.co. sono impegnati, invece, ad espletare attività ausiliarie-tecnicoamministrative all'interno delle scuole;
si apprende che sarebbe intenzione da parte del Governo ridurre la spesa a favore dei lavoratori ex socialmente utili operanti nella scuola;
ad oggi nonostante i due recenti incontri avuti con i Ministeri attinenti non è ancora emerso quale sia la quantità di risorse ulteriori da destinare per incrementare la spesa prevista per il solo anno 2009;
qualora non vi fosse certezza su tale incremento i lavoratori in oggetto potrebbero essere a rischio di licenziamento determinando, in tal modo, un'ulteriore drammaticità della crisi occupazionale che oggi investe il mezzogiorno in generale ed in particolare la provincia di Lecce -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire con rapidità, al fine di definire una ulteriore quantità di risorse da destinare ai lavoratori in oggetto atte a garantire una maggiore stabilità agli stessi ed alle loro famiglie.
(4-01856)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

ASCIERTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
durante le perquisizioni svoltesi nell'ambito del contrasto tra le Procure di Salerno e di Catanzaro in merito all'inchiesta Why not è stata, tra l'altro, perquisita a fondo la villetta sita in Soverato del Pubblico Ministero Salvatore Curcio;
nel corso di tale perquisizione, sono stati acquisiti i files del computer del Pm

che contenevano dati sensibili relativi ad inchieste che nulla hanno a che fare con la vicenda Why not ed in particolare i dati riservatissimi relativi ai Carabinieri che sono stati infiltrati nei cartelli dei narcos colombiani e che per tale ragione rischiano ogni giorno la loro vita;
si tratta di un fatto gravissimo in quanto l'eventuale rivelazione di tali nominativi, acquisiti dai magistrati inquirenti in modo secondo l'interrogante improprio, in quanto non riguardano l'oggetto della perquisizione, potrebbe mettere a grave rischio l'incolumità o, peggio, la vita stessa di alcuni Carabinieri e far saltare l'operazione di contrasto ai traffici di droga fra Colombia e Calabria -:
di quali elementi disponga sulla vicenda e quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito dei propri poteri, al fine di evitare che sia messa a rischio la vita di alcuni militari operanti sotto copertura e se, nell'ambito delle iniziative ispettive già disposte, non intenda assumere informazioni più specifiche circa quest'azione, che all'interrogante appare impropria e pericolosa.
(3-00282)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con un bando di gara del 2005 il Dipartimento per la Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia promuoveva un progetto di formazione rivolto al Corpo di Polizia Penitenziaria per il trattamento di una particolare categoria di detenuti (i «tossicodipendenti integrati») sui quali in Italia risultano essere in corso esperienze avanzate di «custodia attenuata»;
il corso si svolgeva durante il 2006 ed era organizzato dall'ATI Iri Management come capofila con la collaborazione di altre aziende e società del settore;
a conclusione del progetto, Iri Management emetteva in data 22 novembre 2006 regolare fattura alla Amministrazione committente per un importo di 128.000 euro, importo che ad oggi non risulta ancora essere stato liquidato;
più volte nel biennio trascorso la società ha sollecitato il pagamento, avendo tra l'altro a sua volta anticipato numerose spese relative al progetto a suo tempo organizzato -:
per quali motivi ancora non si sia dato corso al pagamento di quanto dovuto dal ministero e - ove venisse confermato il ritardo - quando si ritenga che verrà effettivamente liquidata la somma dovuta.
(4-01849)

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sig. Massimo Costarella, detenuto presso la casa di reclusione di Rossano (Cosenza) dal 21 febbraio 2006 per scontare un residuo pena di una condanna complessiva a 6 anni per il reato previsto dall'articolo 416-bis commi 1, 3 e 4 del codice penale, non incontra i suoi figli dell'età di 9 anni dal 28 maggio del 2007, giorno in cui sono stati coinvolti in un incidente automobilistico nel quale hanno riportato gravi lesioni psico-fisiche, proprio nel corso del viaggio di rientro a casa dopo il colloquio con il padre;
nella relazione dell'azienda sanitaria provinciale Reggio Calabria di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) (consultorio familiare - servizio di neuropsichiatria infantile) effettuata il 10 ottobre 2007 a seguito di una visita eseguita sui due minori dal dott. Enrico Conti (neuropsichiatra infantile) si legge:
«In seguito alla disgregazione del nucleo familiare (reclusione del padre, ndr) i minori dimostrano comportamenti ansiosi, difficoltà di relazione e disturbi del sonno. [A.] presentò anche rifiuto del cibo e disturbi dell'alimentazione. [F.] presentò fobie non strutturate. I minori visitavano il padre con cadenza regolare prima a Reggio

Calabria e poi a Rossano (Cosenza), dovendo affrontare un lungo e disagevole viaggio in automobile»;
«durante uno di questi viaggi, nel maggio 2007, [F.] e [A.] furono coinvolti in grave incidente stradale che comportò come conseguenza il ricovero di entrambi in struttura Ospedaliera. Dopo l'incidente le problematiche presenti subirono un aggravamento, [F.] le fobie divennero più pervasive e strutturate, si isolò ulteriormente dai coetanei e mostrò una conversione psicosomatica dell'ansia (alopecia). [A.] mostrò un acuirsi dei disturbi dell'alimentazione e delle relazioni con i coetanei, anche lei ebbe una conversione psicasomatica dell'ansia (dermatite seborroica). I minori strutturarono, anche, un netto rifiuto per i lunghi tragitti in automobile, rifiutando di fare il viaggio fino a Rossano (Cosenza) per le visite al padre»; «la mancanza degli incontri con la figura paterna ha aggravato i disturbi presentati da [F.] e [A.], che si presentano ansiosi, insicuri, con scarsa partecipazione all'ambiente circostante e con fobie, specie [F.];
«si pone quindi per il minore Costarella [F.] la diagnosi di «Disturbi del comportamento, delle relazioni, fobie ed alopecia da disgregazione del nucleo familiare e mancanza della figura paterna», per la minore [A.] la diagnosi di «disturbi del comportamento, delle relazioni, dell'alimentazione e dermatite seborroica da disgregazione del nucleo familiare e mancanza della figura paterna»;
«si consiglia di riprendere al più presto i colloqui con il padre»;
la sopra riportata diagnosi è stata confermata in una successiva visita del 14 gennaio del 2008;
Melito Porto Salvo, luogo di residenza della famiglia Costarella, dista dalla casa di Reclusione di Rossano dove si trova il sig. Massimo Costarella ben 298 chilometri;
il sig. Massimo Costarella ha inoltrato, in più di un'occasione, domanda di trasferimento dalla casa di reclusione di Rossano ove si trova, alla casa circondariale di Reggio Calabria ove sarebbe più vicino ai suoi familiari e, in particolare, ai figli che non vede da un anno e mezzo;
tali domande di avvicinamento alla famiglia, rivolte in passato sia al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, sia al giudice civile mediante ricorso d'urgenza ex articolo 700 codice di procedura civile, sono sempre state respinte;
la drammatica situazione in cui versa il detenuto e lo stato di abbandono e di impotenza nel quale si sentono relegati i figli minori del sig. Costarella, contrasta apertamente con quanto previsto dall'articolo 1, commi 1 e 6, della legge 26 luglio 1975, n. 354, ovvero con il principio per cui il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità ed essere attuato per quanto possibile favorendo il contatto del detenuto con i propri familiari;
il mancato trasferimento del sig. Costarella presso una struttura penitenziaria più vicina al luogo di residenza dei suoi bambini, essendo dovuta esclusivamente a modalità di esecuzione della pena orientate unilateralmente a criteri retributivi nonché di prevenzione generale e difesa sociale, contrasta non solo con i principi costituzionali posti a tutela e presidio della conservazione dei legami familiari, ma anche con la Dichiarazione dei diritti del fanciullo adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959 (Principio n. 6: «Il bambino, per lo sviluppo pieno e armonico della sua personalità, necessita di amore e comprensione. Egli deve, se possibile, crescere nelle cure e sotto la responsabilità dei suoi genitori e, in ogni caso, in un'atmosfera di affetti e di sicurezza morale e materiale»); e con la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo adottata dall'ONU a New York il 20 novembre 1989 (articolo 9, comma 3: «Gli Stati parti debbono rispettare il diritto del fanciullo separato da entrambi i genitori o da uno di essi di mantenere relazioni personali e contatti diretti in modo regolare con entrambi i genitori,

salvo quando ciò sia contrario all'interesse superiore del fanciullo»);
il sig. Massimo Costarella deve ancora scontare un residuo pena inferiore ai due anni -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere con la massima tempestività tutte le possibili iniziative affinché le modalità di esecuzione della pena a cui è sottoposto il sig. Massimo Costarella non ledano il diritto costituzionale di quest'ultimo alla conservazione del legame familiare con i suoi figli e non comportino un sacrificio sproporzionato dei diritti dei minori riconosciuti dagli ordinamenti giuridici e dalle Convenzioni internazionali.
(4-01862)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI, FIORIO, TULLO e GIORGIO MERLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dal 15 dicembre 2008 saranno soppressi alcuni collegamenti ferroviari importanti da Torino via Asti, Alessandria e Genova verso Roma;
in particolare risultano soppressi i treni EuroStar con partenza da Torino Porta Nuova alle ore 6.30 e arrivo a Roma Termini alle ore 12.20 con ritorno in partenza da Roma alle ore 17.35 e arrivo a Torino Porta Nuova alle ore 23.30, entrambi con fermate ad Alessandria, Asti e Genova;
sulla tratta Torino-Genova vengono soppressi 4 treni Intercity e precisamente: Torino Porta Nuova ore 12.05 - Genova Brignole ore 14.03; Genova Brignole ore 19.57 - Torino Porta Nuova ore 21.55; Torino Porta Nuova ore 20.05 - Genova Brignole ore 22.06; Genova Brignole ore 11.57 - Torino Porta Nuova ore 13.55;
vengono inoltre trasformati in EuroStar City, con un diverso piano tariffario, i seguenti treni Intercity con fermata a Roma: Torino Porta Nuova ore 13.05 - Napoli ore 22.36; Roma ore 13.46 Torino Porta Nuova ore 20.55;
tali decisioni penalizzano decisamente i cittadini piemontesi e, in particolare quelli residenti in provincia di Asti e Alessandria, oltre a quelli liguri, che non hanno la disponibilità di soluzioni alternative collegate all'avvio della nuova linea Alta Velocità Milano-Bologna e che comunque è ovviamente soggetta ad altri regimi tariffari -:
se il Ministero sia a conoscenza del nuovo orario ferroviario previsto da Trenitalia SpA lungo le linee sopra citate;
se non ritenga di intervenire immediatamente per evitare la pesante penalizzazione che si viene a determinare nei collegamenti ferroviari fra il Piemonte, la Liguria e Roma a seguito dei provvedimenti richiamati in premessa.
(5-00762)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRADELLA e ARMOSINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia ha confermato che a partire da domenica prossima, 14 dicembre 2008, sulla tratta Milano-Bologna, avverrà il taglio del nastro del nuovo sistema di percorrenza ad alta velocità;
il miglioramento del collegamento veloce sulla tratta Milano-Bologna rappresenta certamente un fatto positivo per il sistema dei trasporti nazionali; con Frecciarossa, quindi, il treno diventa la nuova grande metropolitana che l'Italia ha a disposizione per collegare le grandi città del nostro Paese;
tuttavia, apre però un contraddittorio pesante con il sistema ferroviario regionale:

secondo quanto segnalato dai comitati dei pendolari e come riportato da alcune testate giornalistiche, in questa fase di transizione, il mancato completamento, nonché la mancata previsione delle infrastrutture destinate ad uso esclusivo dell'alta velocità, comporteranno necessariamente la condivisione delle strutture utilizzate quotidianamente dai treni locali che trasportano i pendolari, con evidenti ripercussioni sulla qualità e puntualità del servizio regionale;
in particolare, consultando il nuovo orario ferroviario sul sito web di Trenitalia, sembra ci sia un netto peggioramento del collegamento veloce Asti-Roma, che ha causato il taglio di alcuni Eurostar, attualmente ci sono due soluzioni per coprire questa tratta: 1) cambiare treno a Bologna, aggravio di prezzo del 50 per cento e materiale misto intercity eurostar (quindi più scadente), 2) senza cambio treno ma con materiale più scadente e con aggravio di prezzo e durata del viaggio più lunga; difatti i binari di questa tratta non saranno più sufficienti ad accogliere il nuovo volume di traffico ferroviario, facendo dirottare le tratte locali nelle stazioni periferiche, come nel caso, appunto, della linea Asti-Roma;
si annuncia, pertanto, un complessivo e significativo peggioramento delle condizioni del servizio ferroviario per i pendolari nei territori della regione piemontese, interessati dalla nuova tratta ad alta velocità, da Asti non esiste più un servizio ferroviario che consenta l'andata e ritorno a Roma in giornata, con un minimo di permanenza nella capitale stessa;
pur con un incremento dei prezzi la qualità del materiale ferroviario sul collegamento Asti-Roma, è peggiorato non garantendo le soluzioni (tavolini di dimensioni adeguate e prese elettriche), che consentono di lavorare durante i viaggi di notevole durata;
il sostegno del trasporto ferroviario locale ad uso dei pendolari deve rappresentare un obiettivo strategico di tutto il Paese, l'alta velocità dovrebbe concorrere al processo di miglioramento della mobilità ferroviaria e del trasporto locale, nell'interesse di un più equilibrato sviluppo del territorio, del contributo che da esso può derivare per il decongestionamento del traffico su strada e della riduzione dei consumi energetici -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali iniziative intenda assumere il Governo, per garantire che l'entrata in esercizio dell'alta velocità ferroviaria sulla tratta Milano-Bologna non causi disagi a chi si reca quotidianamente al lavoro con il treno, eventualmente sollecitando una soluzione affinché, anche con l'eventuale aumento delle tariffe, nel nuovo orario venga garantito un livello di servizio (in termini di materiale, tempi di percorrenza e viaggio senza cambiar treno), nel collegamento tra Asti e Roma, e se non ritenga, altresì, opportuno avviare un piano di interventi per il miglioramento della qualità di un servizio di trasporto come quello locale, che troppo spesso è stato ingiustificatamente trascurato.
(4-01851)

FUCCI e DIVELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Guardia Costiera svolge un ruolo essenziale nella vigilanza sugli oltre seimila chilometri di coste italiane ed ha in particolare un ruolo di enorme rilevanza nel contrasto all'immigrazione clandestina;
tuttavia la Guardia Costiera registra problemi di organico, in particolare nel ruolo degli Ufficiali subalterni;
a parere dell'interrogante è necessario riflettere sulla possibilità di assumere in modo permanente - usufruendo del quadro normativo ed economico creato dall'articolo 1, commi 513 e 519, della legge finanziaria per il 2007 - il numero di ex Ufficiali ausiliari ritenuto necessario dai suoi comandi -:
se ritengano opportuno e compatibile con i vincoli di bilancio il rafforzamento del ruolo degli Ufficiali subalterni della Guardia Costiera;

quali siano in generale le iniziative del Ministro interrogato, che per legge ha competenza sul funzionamento di questo Corpo, per la valorizzazione del ruolo della Guardia Costiera.
(4-01854)

STRIZZOLO, MARAN, ROSATO, MONAI e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni Trenitalia ha annunciato la soppressione del collegamento ferroviario Venezia-Pordenone-Udine-Vienna oltreché di un intercity, con partenza da Udine, per Milano;
tale scelta è in netto contrasto con i rilevanti investimenti effettuati in questi anni per potenziare la linea che, attraverso Udine, collega il Friuli con l'Austria;
è in corso una forte azione politico-amministrativa - di concerto tra la Regione Friuli-Venezia Giulia, lo Stato e le comunità locali - per sviluppare il progetto dell'Euroregione e, in tale contesto, i collegamenti ferroviari e stradali tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Austria e Slovenia assumono una particolare rilevanza strategica;
la soppressione delle tratte ferroviarie, specialmente quella con Vienna, fa seguito ad altri recenti tagli e ridimensionamenti - anche della qualità del servizio pubblico ferroviario - che penalizzano Udine, Pordenone e l'intera Regione Friuli-Venezia Giulia con conseguenze negative sulle attività culturali ed economiche, specie nei comparti del commercio e del turismo;
non risulta esservi stato alcun contatto tra Trenitalia e le istituzioni pubbliche locali e regionali del Friuli-Venezia Giulia per valutare preventivamente le conseguenze delle scelte annunciate tant'è che, in particolare, i sindaci di Udine Furio Honsell e di Pordenone Sergio Bolzonello hanno già espresso la netta contrarietà delle rispettive comunità alle scelte operate da Trenitalia -:
quali iniziative intenda assumere presso Trenitalia, società interamente partecipata dallo Stato, per far riconsiderare l'opportunità dei tagli preannunciati che determinano pesanti conseguenze economiche, sociali e culturali su Udine, Pordenone e sulla Regione Friuli-Venezia Giulia.
(4-01861)

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INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la Corte Costituzionale con la decisione del 10 ottobre 2008, numero 335, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 14, comma 1, della legge n. 36 del 1994 nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti «anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi»;
è stato così autorevolmente sancito che la quota, della complessiva tariffa del servizio idrico integrato, riferita al servizio di depurazione, versata da cittadini, residenti in aree, anche temporaneamente, non fornite da impianti di depurazione delle acque reflue, non è e non era dovuta;
numerosi cittadini hanno già inoltrato istanze ai rispettivi comuni, ovvero agli enti gestori per la restituzione delle somme indebitamente riscosse -:
quali iniziative normative intendano porre in essere ai fini della tutela dei cittadini/utenti nei casi in cui si proceda

ancora alla riscossione dei canoni di depurazione in assenza, anche temporanea, del servizio e se intendano introdurre procedure semplificate per la restituzione agli utenti di quanto indebitamente versato nonché perché non venga più richiesto quanto non dovuto.
(2-00249)«Berretta, Burtone».

Interrogazioni a risposta scritta:

PORFIDIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 151 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 186 del 2008, all'articolo 2-bis, dispone in via straordinaria un incremento di 30 milioni di euro delle risorse del fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso; il suddetto incremento è disposto utilizzando la dotazione finanziaria del fondo di solidarietà delle vittime delle richieste estorsive e dell'usura. L'articolo 2-bis, al comma 2, dispone altresì che il Ministro dell'interno può con proprio decreto destinare al Fondo per le vittime di mafia una quota del contributo devoluto annualmente al Fondo per le vittime dell'usura;
alla data del 30 ottobre 2008, la disponibilità finanziaria del Fondo di solidarietà delle vittime delle richieste estorsive e dell'usura risultava pari a 43,9 milioni di euro, mentre lo stanziamento del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso alla stessa data risultava, invece, essere interamente impegnato; per questo, evidentemente, con la previsione di cui all'articolo 2-bis, si è deciso di finanziarie quest'ultimo fondo con le risorse del primo;
il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, fin dal suo primo anno di applicazione, è risultato essere insufficiente ai fini della realizzazione dei propri obiettivi; solo nel primo anno - considerati gli arretrati previsti dalla normativa - la spesa sarebbe stata di circa 223 milioni di euro, di 54 milioni il secondo anno, e di 55 milioni il terzo: tutte cifre lontanissime dai 10 milioni annui previsti dalla legge;
i familiari delle vittime di mafia vivono in condizioni di grande disagio. Alcuni di loro, isolati dalla paura e dall'ostracismo della cittadinanza locale si sentono ormai stranieri nella propria terra. Come ha degnamente ricordato il figlio di Domenico Noviello, recentemente ucciso dalla Camorra per essersi opposto al racket «Avere fiducia nello Stato è la sola opportunità che ci resta»;
il giovane scrittore casertano Roberto Saviano - divenuto un simbolo della lotta alla criminalità organizzata - dopo le minacce di morte ricevute dalla Camorra a seguito della pubblicazione del testo «Gomorra», è stato in definitiva costretto a lasciare il Paese;
la signora Domenica Maria Antonietta Noviello, in qualità di figlia di Domenico Noviello ucciso dalla Camorra il 16 maggio 2008, in data 18 giugno 2008 ha avanzato presso il Ministero dell'interno-Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione di Roma, per il tramite della Prefettura-Ufficio territoriale del Governo di Caserta, istanza affinché in base alle leggi n. 302/1990, 407/1998, 222/2007 e 244/2007 le vengano concessi i benefici previsti. Tuttavia ad oggi la signora Noviello Domenica non ha ricevuto alcun contributo da parte delle autorità preposte, ed è altresì in attesa che le sia riconosciuto in via ufficiale il certificato di «vittima di camorra» -:
se non ritenga opportuno rivedere la dotazione del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, in modo da soddisfare in pieno le richieste degli aventi diritto ed evitare futuri interventi «straordinari» che possano interferire su volumi economici indirizzati ad altri soggetti legittimati ad avvalersene;
se non intenda assumere iniziative normative volte a rafforzare la tutela dei familiari delle vittime della criminalità

organizzata e velocizzare le procedure per l'assegnazione dei benefici loro spettanti per legge.
(4-01859)

CONCIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Lycos Italia srl, società con sede in Milano, alla via Caradosso 18, operativa dal 18 agosto 2003, ha per oggetto sociale la «gestione portale web; servizi annessi alle reti telematiche quali banner, sms, chat line, e-mail, mailing list e newsgroup»;
tra i suddetti servizi gestiti dalla Lycos Italia assume particolare importanza la chat, che può ben ritenersi la più frequentata in Italia per numero di utenti, attesa anche l'integrazione di tale servizio Lycos con il portale Yahoo;
come denunciato dalla stampa nazionale, sulla chat in questione si svolgono conversazioni che inneggiano al razzismo, alla xenofobia, ai grandi dittatori e si utilizzano espressioni violente e parole offensive;
numerosi utenti frequentatori della chat in oggetto non nascondono la propria voglia di «pulizia etnica» riguardante la popolazione di origine straniera e omosessuali, senza alcun tipo di intervento da parte dei moderatori;
tutto questo nonostante i regolamenti delle cosiddette chat line, ossia i siti dedicati alle conversazioni tra i navigatori, siano estremamente chiari e vietino le offese, l'uso di termini volgari, l'apologia del nazismo e del fascismo, le minacce di razzismo e la xenofobia;
in nessuno dei casi sopra descritti si è registrato l'intervento dei moderatori, nonostante la Lycos Italia presenti la propria chat come «moderata e familiare»;
al contrario, l'azienda in questione ha utilizzato il proprio potere per allontanare gli utenti che facevano notare le inadempienze e li ha «bannati», cioè espulsi dalla chat, senza alcuna motivazione valida. Gli utenti espulsi sono ricorsi ad una protesta civile che ha portato alla creazione di un sito, denominato www.moderati.altervista.org, con un forum di discussione dove vengono denunciati e commentati casi simili a quelli oggetto della presente interrogazione;
sul blog di denuncia http://misfattilycos.blog.espresso.repubblica.it, vi è una ampia documentazione da parte di utenti vittime della pessima gestione della Lycos chat, tra cui donne e portatori di handicap -:
se siano a conoscenza della situazione riportata in premessa e quali iniziative intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di espletare la funzione di monitoraggio, affinché tali mezzi informatici non siano veicolo di diffusione di comportamenti razzisti e xenofobi, anche trasmettendo eventuali notizie di reato all'autorità giudiziaria.
(4-01865)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE ANGELIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Dirigente delle istituzioni scolastiche, secondo quanto stabilito dal decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, recante «Razionalizzazione dell'organizzazione delle amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego, a norma dell'articolo 2 della legge 23 ottobre 1992, n. 421» ai sensi dell'articolo 25-bis, comma 5, può, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative

ed amministrative «avvalersi di docenti da lui individuati, ai quali possono essere delegati specifici compiti»;
l'articolo 7 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, al comma 2, lettera h), ha introdotto la figura dei «docenti incaricati di collaborare col direttore didattico o col preside» e stabilisce che questi ultimi vengano eletti dal collegio dei docenti in numero di uno per le scuole fino a 200 alunni, di due nelle Scuole fino a 500, di tre nelle scuole fino a 900 alunni e di quattro nelle scuole con più di 900 alunni. Soltanto nel caso in cui si verifichi l'assenza o l'impedimento del direttore didattico o preside, uno degli eletti lo sostituisce;
il contratto collettivo nazionale del comparto scuola (CCNL) 1995-1997 all'articolo 32 ha introdotto l'area della specifica dirigenza scolastica nell'ambito del comparto scuola;
ciascun dipendente di tale area (nella quale si collocano i direttori didattici, i presidi delle scuole e istituti di istruzione secondaria e artistica, i rettori e i vicerettori dei convitti nazionali, le direttrici e i vicedirettori degli educandati femminili, i direttori ed i vicedirettori delle scuole speciali dello Stato, i direttori dei conservatori di musica e delle accademie nazionali di arte drammatica e di danza) «assolve tutte le funzioni previste dalla legge e dai contratti collettivi in ordine alla direzione e al coordinamento, alla promozione e alla valorizzazione delle risorse umane e professionali, nonché alla gestione delle risorse finanziarie e strumentali con connesse responsabilità in relazione ai risultati. A tal fine esso assume le decisioni ed attua le scelte di sua competenza volte a promuovere e realizzare il progetto di istituto sia sotto il profilo didattico-pedagogico, sia sotto quello organizzativo e finanziario» (capacità di avvalersi di collaboratori individuati dallo stesso dirigente scolastico);
con l'entrata in vigore ed in applicazione del sopra richiamato CCNL-Scuola 1995-1997 i dirigenti scolastici hanno potuto individuare docenti a collaborare con loro e, conseguentemente, i docenti individuati per specifiche qualsivoglia funzioni, anche per quelle attività decise dal collegio dei docenti, hanno potuto svolgere la loro funzione di collaboratore del preside o dirigente scolastico al pari di quelli eletti dal collegio dei docenti;
la legge 15 marzo 1997, n. 59, all'articolo 21 introduce l'autonomia delle istituzioni scolastiche;
successivamente, in applicazione dell'articolo 19 del CCNL-Scuola 1998-2001, comma 4, il capo d'istituto acquisisce ulteriormente la capacità di «avvalersi, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e gestionali, della collaborazione di docenti da lui individuati sulla base della normativa vigente. La scelta è effettuata, ferma restando la natura fiduciaria dell'incarico correlata alla responsabilità sugli esiti dell'incarico stesso, secondo criteri di efficienza ed efficacia nel servizio scolastico»;
da quanto sopra esposto, si evince che coesistevano, fino all'introduzione dell'autonomia scolastica, due figure distinte ma complementari di collaboratore del preside o dirigente scolastico: l'una eletta direttamente dal collegio dei docenti (decreto legislativo n. 297 del 1994, articolo 7, comma 2, lettera h), l'altra, invece, individuata direttamente dal preside o dirigente scolastico, il quale, anche ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, articolo 25-bis, comma 5, può delegare al collaboratore «specifici compiti» (qualsivoglia specifiche attività), anche quelle attività decise dal collegio dei docenti [decreto legislativo n. 297 del 1994, articolo 7, comma 2, lettera b] ed in funzione della specifica introduzione dell'area della dirigenza scolastica nell'ambito del comparto scuola (CCNL-Scuola 1995-1997, articolo 32);
alcuni docenti individuati direttamente dal preside o dirigente scolastico a collaborare con lo stesso per specifiche funzioni, anche per quelle attività decise dal collegio dei docenti, non avrebbero

avuto riconosciuto il sopra richiamato servizio nei concorsi a titoli nei quali veniva richiesta l'esperienza di collaborazione con il preside o dirigente scolastico, senza alcuna ulteriore specifica, poiché non sarebbero stati ritenuti in possesso dei necessari requisiti da parte di alcuni uffici scolastici periferici del competente Ministero della pubblica istruzione (MIUR), mentre lo stesso servizio, nei concorsi di pre-selezione a titoli per dirigenti scolastici, alla voce: «Per ogni anno di collaboratore del dirigente scolastico», senza alcuna ulteriore specifica, sarebbe stato valutato positivamente da altri uffici scolastici periferici sempre dello stesso MIUR;
il Tar Lazio ha ritenuto legittima (anche in assenza di una specifica disposizione legislativa) l'introduzione attraverso decreto ministeriale di norme transitorie dirette a disciplinare il passaggio
dalla vecchia alla nuova normativa contenuta in regolamento ministeriale emanato su espressa previsione legislativa con la sentenza 24 settembre 1991, n. 1169, cfr il decreto ministeriale n. 251 del 29 maggio 1998;
il Consiglio di Stato con il parere del 26 luglio 2000, n. 1021, delle due figure sopra menzionate di collaboratore del preside o dirigente scolastico ha dichiarato preminente, sul piano logico e sistematico, quella del collaboratore individuato dal preside o dirigente scolastico, in quanto di natura fiduciaria -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tutto quanto sopra esposto e se, eventualmente, ritenga opportuno intraprendere iniziative volte a definire il ruolo e la natura della figura professionale del collaboratore del preside o dirigente scolastico, anche attraverso l'emanazione di una apposita circolare ministeriale, al fine di uniformare, nei concorsi a titoli per il personale docente, la corretta valutazione, da parte degli uffici scolastici periferici del MIUR, relativamente alla figura del collaboratore del preside o dirigente scolastico individuato dallo stesso per specifiche qualsivoglia funzioni, anche per quelle attività decise dal collegio dei docenti, al pari di quella del collaboratore del preside o dirigente scolastico eletto dal collegio dei docenti, già a partire dall'entrata in vigore del CCNL-Scuola 1995-1997 e successivi, del decreto legislativo del 3 febbraio 1993, n. 29, articolo 25-bis, comma 5 e successivi.
(5-00761)

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'autorità giudiziaria sta procedendo con un'inchiesta in materia -:
se intendano:
1) disporre anche, mediante accertamenti ispettivi, una puntuale e autonoma indagine per accertare le condizioni di sicurezza, agibilità e legalità in cui ha operato e opera il laboratorio di analisi della facoltà di farmacia dell'Università degli studi di Catania;
2) verificare connessioni ed eventuali responsabilità in ordine ai decessi e condizioni di salute dei ricercatori che hanno lavorato presso detto laboratorio;
3) assumere provvedimenti urgenti conseguenti.
(4-01857)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO e LO PRESTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 comma primo, lettera a) della legge 3 agosto 1998, n. 315, ha introdotto l'obbligo, a decorrere dal 1° gennaio

1999, per i soggetti assegnatari di borse di studio per la frequenza dei corsi di dottorato di ricerca, dell'iscrizione alla Gestione Separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;
a decorrere dal 1° gennaio 1999, anche i Veterinari iscritti agli Albi professionali e come tali già titolari di una copertura previdenziale obbligatoria, quale quella offerta dalla propria Cassa previdenziale di categoria, sono tenuti ad essere iscritti alla Gestione Separata INPS;
tale duplice imposizione contributiva appare in contrasto con lo scopo stesso per il quale è stata istituita la Gestione Separata INPS. Difatti secondo il combinato disposto dell'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995 e dell'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale n. 281 del 1996, l'iscrizione ed il versamento dei contributi alla Gestione Separata è obbligatorio unicamente per i soggetti, siano essi lavoratori autonomi ovvero collaboratori coordinati e continuativi, i cui redditi non siano assoggettati ad altro titolo a contribuzione previdenziale obbligatoria;
in base alle norme sopra richiamate, dunque, l'iscrizione alla Gestione Separata INPS avrebbe quindi carattere residuale e sarebbe pertanto diretta ad assicurare la copertura previdenziale, prevista dall'articolo 38 della Costituzione, unicamente nei confronti di quei lavoratori che sono privi di altra tutela previdenziale obbligatoria;
in merito alla prevalenza del versamento della contribuzione alla Cassa previdenziale rispetto a quello previsto dalla legge n. 335 del 1995, nei confronti della Gestione Separata, in passato si era espressa proprio l'INPS; con circolare n. 124 del 1996, infatti, l'INPS aveva riconosciuto, ai liberi professionisti che versavano al proprio Ente previdenziale un contributo determinato in misura fissa, diretto all'erogazione di un trattamento previdenziale, l'esclusione dal pagamento del contributo alla Gestione Separata;
sulla scorta di tale principio, è stato quindi scongiurato il rischio della duplicazione dell'obbligo contributivo a carico dei Veterinari che svolgono collaborazioni coordinate e continuative attinenti la professione veterinaria, nonché dei Veterinari Specialisti Ambulatoriali che stipulano convenzioni con il Servizio Sanitario Nazionale (come confermato dal Governo, in sede di XI Commissione Lavoro, a seguito di apposita interrogazione proposta sull'argomento);
diversamente accade per i liberi professionisti che percepiscono borse di studio per lo svolgimento di attività di ricerca, come i dottorandi di ricerca con borsa di studio, nonché per gli assegnisti di ricerca. Tutti questi soggetti, nonostante siano iscritti ad un Albo professionale e quindi all'ENPAV, sono comunque obbligati a versare alla Gestione Separata INPS, ancorché svolgano attività attinente la professione veterinaria;
l'INPS, interessata dall'ENPAV della problematica con circolare n. 101 del 1999, si è limitata a stabilire che in presenza di concomitanti rapporti assicurativi il titolare della borsa di studio è autorizzato al versamento di una contribuzione ridotta alla Gestione Separata pari, dal 1o gennaio 2008, al 17 per cento del compenso annuo percepito (anziché la contribuzione intera pari al 24,72 per cento);
tale circostanza, ossia che la stessa circolare abbia riconosciuto la possibilità di un duplice rapporto assicurativo in capo agli stessi soggetti, autorizzando in tali ipotesi una riduzione del contributo dovuto alla Gestione Separata, legittima, pertanto, l'assoggettamento delle borse di studio alla contribuzione ENPAV;
di fatto, quindi, un Veterinario iscritto all'Albo professionale, che vince una borsa di studio per dottorato di ricerca o riceve un assegno per la collaborazione alla ricerca, si vede costretto a versare il 17 per cento di quanto ottenuto e contestualmente, essendo egli un professionista

dotato del proprio Ente di previdenza obbligatoria, versa anche la contribuzione alla Cassa della categoria;
è bene evidenziare che il contributo pagato alla Gestione Separata ha una durata limitata all'arco di tempo in cui svolge attività di ricerca (tre anni) e pertanto tale contribuzione non sarà utilizzata in alcun modo, salvo che egli, al termine di tale periodo, non continui ad
alimentare la posizione contributiva aperta presso tale Gestione. Diversamente il Veterinario che sceglie di iscriversi all'Albo professionale è obbligatoriamente iscritto all'ENPAV e tale iscrizione gli garantisce una copertura previdenziale e assistenziale per tutto l'arco della vita lavorativa -:
se il Governo ritenga di mettere ordine nella materia in oggetto, al fine di evitare la frammentazione delle risorse contributive, che, anche per i veterinari assegnatari di borse di studio per la frequenza dei corsi di dottorato di ricerca e si continui ad applicare il più generale principio, riconosciuto dall'INPS con circolare n. 124 del 1996, dell'esonero dal versamento dei contributi alla Gestione Separata a fronte dell'insistenza, sulla stessa tipologia di reddito, di un prevalente obbligo contributivo.
(5-00758)

ZUCCHI e BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana (CRI) ha fra il proprio organico nelle proprie delegazioni provinciali circa 1800 dipendenti assunti con contratto a tempo determinato;
l'accesso di tali dipendenti in Croce rossa è avvenuto nel corso degli anni attraverso appositi e regolari concorsi;
per molti di loro il contratto a tempo determinato è stato più volte prorogato ed essi si trovano di fatto in condizione di precarietà lavorativa ormai da diversi anni;
i lavoratori in oggetto, rappresentano nell'organizzazione generale della CRI, un insostituibile esempio di esperienza, competenza e professionalità;
molti di loro sono quotidianamente impegnati come soccorritori del 118 dopo aver nel corso degli anni acquisito competenza attraverso corsi di specifica abilitazione anche di soccorso al trauma, uso del defibrillatore, gestione delle maxiemergenze;
la presenza dei lavoratori in oggetto è di notevole supporto alla presenza dei volontari, anzi senza di essi sarebbero fortemente messe a rischio le attività di telesoccorso, di convenzione di servizi secondari (trasporto dializzati, trasporto ammalati per visite negli ospedali) attività dalle quali la CRI riceve a mezzo di apposite convenzioni introiti utili per le proprie spese di gestione;
nel corso degli anni il servizio svolto dalla CRI si è sempre più specializzato e ad esso viene richiesto un sempre maggiore livello di qualità, anche in considerazione del fatto che un buon soccorso rappresenta per i cittadini un livello di sicurezza del quale può beneficiare tutto il sistema sanitario;
la Croce rossa assicura da tempo, mediante lo strumento della convenzione una importante attività in favore degli enti appartenenti al Servizio sanitario nazionale, dei comuni, delle regioni e delle prefetture, utilizzando proprio personale assunto a tempo determinato, per la fornitura di una molteplicità di servizi sociali e socio-sanitari di grande utilità per la collettività;
fra le principali attività si riscontrano il trasporto infermi, il soccorso urgente - 118, l'assistenza domiciliare, le gestione delle attività socio-sanitarie presso i centri di accoglienza profughi;
il precedente Governo aveva avviato un percorso di graduale stabilizzazione attraverso le norme previste dalla legge finanziaria del 2008, (n. 244 del 2007);

in particolare la richiamata disposizione finanziaria ha previsto che per il personale in servizio a tempo determinato, impiegato mediante convenzione presso la CRI, fosse possibile procedere ad un graduale assorbimento presso gli enti appartenenti al Servizio sanitario nazionale e presso le regioni sulla base di un protocollo da stipulare con le medesime regioni nelle competenti sedi istituzionali su proposta del Ministero dellavoro di concerto con la presidenza del Consiglio dei ministri dipartimento della funzione pubblica e con il Ministero dell'economia e delle finanze;
i termini per le procedure fissati alla data del 30 giugno 2009stati di fatto riaperti -:
come intenda il Ministero del lavoro, e in quali tempi, attivare, come previsto nelle norme sopra richiamate, un confronto con le amministrazioni interessate per addivenire alla stabilizzazione dei lavoratori oggetto della presente interrogazione.
(5-00763)

Interrogazioni a risposta scritta:

VICO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 22 novembre 2006 è stata firmata la Convenzione tra Inail, Direzione Regionale per la Puglia e l'ILVA Spa, in ordine all'istituzione di un presidio sanitario all'interno dello stabilimento Ilva di Taranto;
l'iniziativa, ha inciso senz'altro nel dare riscontri positivi sul fenomeno della riduzione degli eventi infortunistici all'interno dello stabilimento;
tale ambulatorio, che per 5 giorni alla settimana assicura con presenza alternativa un chirurgo, un ortopedico e con presenza continuativa il personale paramedico, ha consentito che si istituisse un presidio dello Stato all'interno di un ambiente lavorativo privato;
la sede Inail di Taranto, per garantire tale presidio, in considerazione della carenza organica infermieristica, ha bandito in data 27 novembre 2007 un concorso per la selezione di infermieri professionali con contratto a termine;
nella sede di Taranto la forza in organico per il ruolo infermieristico è di 9 unità e all'epoca della convenzione, come tuttora, vi è una carenza in organico di 5 unità infermieristiche;
la selezione bandita per 4 posti da infermieri (2 da impiegare per la sede Provinciale e 2 per l'ambulatorio in Ilva), ha portato, per carenza di istanze, all'assunzione a tempo determinato di due infermiere, che in virtù delle esigenze di Sede sono state impiegate per l'apertura dell'ambulatorio in Ilva;
in virtù della scadenza al 30 dicembre 2008 del contratto a termine per le due unità infermieristiche e dell'impossibilità sancita dalla legge n. 133 del 2008 di prorogare tali contratti;
si determinerà, a partire dal 1o gennaio 2009, la chiusura dell'ambulatorio all'interno dello stabilimento -:
quali iniziative e provvedimenti intenda il Ministro interrogato adottare affinché la convenzione continui ad operare per il 2009 e l'ambulatorio e il presidio, su cui si fonda la stessa Convenzione, sia assicurato ai tredicimila lavoratori dello Stabilimento Ilva di Taranto.
(4-01850)

MARINELLO e CRISTALDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo un recente studio realizzato in occasione della settimana europea per la riduzione dei rifiuti, in Sicilia la spesa media annua del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani è di 280 euro - la più alta di Italia - con un incremento del 7,7 per cento rispetto allo scorso anno;

a fronte dell'aumento dei livelli impositivi non si registra, tuttavia, il benché minimo miglioramento sulla questione dei rifiuti in Sicilia tanto che al riguardo si può ormai parlare - come per la regione Campania - di vera e propria emergenza nazionale;
la causa principale di tale situazione risiede, come denunciato da tempo, nel fallimento sul piano gestionale e funzionale degli ambiti territoriali ottimali (ATO) in base ai quali è organizzata - ai sensi dell'articolo 200 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (codice ambientale) - la gestione dei rifiuti urbani;
dal punto di vista materiale i compiti affidati agli ATO dalla legislazione vigente vengono espletati da società per azioni, i cui soci sono i comuni che ricadono nell'ambito territoriale di competenza con una partecipazione anche da parte delle diverse province regionali;
la gestione clientelare di queste società per azioni, a capitale pubblico, è da tempo oggetto, in tutta la Sicilia, di controlli da parte della Guardia di finanza;
a questo proposito si devono segnalare nella provincia di Trapani i casi della «Belice Ambiente» S.p.a, a capo dell'ambito territoriale ottimale TP2 e, nella provincia di Agrigento, quello della SOGEIR S.p.a. a capo dell'ambito territoriale ottimale AG1;
la SOGEIR S.p.a. ha creato, a sua volta, una holding costituita da tre società controllate (SOGEIR Gestione impianti e smaltimento S.p.a., SOGEIR T.I.A. S.p.a., SOGEIR Servizi S.p.a.) amministrate da altrettanti consigli di amministrazione, collegi sindacali e revisori dei conti e nonostante il blocco delle assunzioni essa continua ad assumere, con metodi clientelari e poco trasparenti. L'assoluta non economicità delle gestione (da rapportarsi anche al numero dei comuni da essa serviti, solo 17) effettuata dalla SOGEIR è, inoltre, dimostrata dal fatto che essa abbia voluto introdurre il sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta, il quale è stato abbandonato in vari comuni italiani a causa del costo eccessivo. La SOGEIR S.p.a., inoltre, gestisce la discarica sita nel comune di Sciacca, in località Salinella, discarica ormai esausta, interessata, tra l'altro, nel mese di agosto da un vasto incendio, sicuro motivo di danno ambientale;
la «Belice Ambiente» S.p.a è da mesi al centro di pesanti polemiche relative alla sua gestione poco trasparente e fallimentare. Scoperture bancarie per oltre 5 milioni di euro, trattamento di fine rapporto ai dipendenti non pagato dal giugno del 2007, tributo provinciale per 892 mila euro mai restituito alla Provincia di Trapani, debiti tributari per oltre 5 milioni di euro, debiti verso istituti di previdenza per oltre 2 milioni di euro, mancato versamento alla Regione di oltre 2 milioni di euro (relativo al tributo speciale ecotassa), debiti milionari nei confronti dei fornitori, eccetera così come denunciato dallo stesso Assessore al Territorio, Ambiente, Parchi e Riserve della Provincia Regionale di Trapani. Alla «Belice Ambiente» S.p.a. viene, inoltre, contestata la discutibilità dei metodi con cui si è proceduto all'assunzione e all'avanzamento di livello del personale, all'affidamento delle consulenze esterne, ai rimborsi spese per ristoranti ed alberghi, all'attribuzione di un appalto per scovare presunti evasori, al varo di una campagna pubblicitaria per promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti, agli incarichi legali per centinaia di milioni di euro. La «Belice Ambiente» S.p.a - infine - ha disposto la riapertura di una discarica per il rifiuto indifferenziato, sita nel comune di Castelvetrano, mettendo a repentaglio la salute dei cittadini, a causa dell'inquinamento delle falde acquifere alimentato dal percolato prodotto dalla discarica;
anche in altri ATO siciliani si registrano situazioni critiche: nell'ATO di Enna, uno sciopero dei lavoratori, per la mancata erogazione degli stipendi, ha provocato una sospensione del servizio di raccolta rifiuti, trasformando la città in una discarica a cielo aperto;

gli unici ATO funzionanti sembrerebbero essere quello di TP1 e quello di Ragusa 1, in quanto mai attivatisi: in questi ambiti territoriali, infatti, la gestione tecnica, economica ed amministrativa dei servizi ambientali è stata lasciata ai comuni con risultati notevoli dal punto di vista funzionale ed economico;
le ricadute sulle popolazioni interessate dalle situazioni sopradescritte sono sia dal punto di vista ambientale che economico assolutamente disastrose;
per quanto riguarda l'aspetto economico - infatti - è stato stimato che il buco di bilancio nelle casse della Regione Sicilia ammonti a circa 800.000.000 di euro, che saranno interamente pagati dai cittadini con un aumento del livello delle imposte;
le società d'ambito succitate, trovandosi in una grave situazione economica, imputabile alle discutibili gestioni aziendali e ad una insensata e irrazionale politica di assunzione di personale, non solo non sono più in grado di garantire un corretto svolgimento del servizio di gestione integrata, ma rischiano di alimentare una vera e propria emergenza rifiuti, già vista in altre regioni italiane;
i residui di molti rifiuti, infatti, restando attivi per oltre 30 anni e subendo il naturale processo di decomposizione, producono biogas e liquami altamente inquinanti per il terreno e le falde acquifere, con grave nocumento per la salute e la sicurezza pubblica;
la normativa europea (direttiva 99/31/CE - recepita dal decreto legislativo n. 36 del 2003) vieta l'uso delle discariche per il rifiuto indifferenziato, ricordando che devono finire in discarica solo materiali a basso contenuto di carbonio organico;
le società d'ambito, attualmente esistenti nella regione, avrebbero dovuto attivarsi per assicurare la regolamentazione del settore dei rifiuti, secondo criteri di economicità ed efficienza, al fine soprattutto di garantire una più elevata qualità della vita dei cittadini e lo sviluppo economico e occupazionale del territorio;
nella regione Sicilia, nelle more della liquidazione delle società d'ambito (così come prevista nel citato decreto n. 152 del 2006, codice ambientale), si assiste ad una degenerazione del sistema della gestione integrata dei rifiuti, con grave rischio per salute dei cittadini, con il rischio che si determinino e si aggravino fenomeni tipicamente clientelari, in mancanza di specifici organismi di controllo e nella distrazione dell'osservatorio dell'Agenzia regionale per i Rifiuti e le Acque -:
quali iniziative intendano tempestivamente adottare nell'ambito delle proprie competenze, al fine di evitare che anche in Sicilia l'emergenza rifiuti si trasformi in un pericolo grave per l'ambiente e la salute pubblica e, in particolare, se non ritenga sussistano i presupposti per provvedimenti di urgenza per salvaguardare i diritti costituzionalmente garantiti delle popolazioni interessate.
(4-01858)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI e CENNI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi degli articolo 13 e 14 del regio-decreto 31 agosto 1928, n. 2126, tutte le imprese produttrici di conserve alimentari sia di origine vegetale che animale, di estratti alimentari e prodotti affini, nonché le ditte produttrici di semilavorati destinati all'industria conserviera, sono obbligate, tramite versamento di contributi obbligatori in proporzione dell'importo annuo dei salari erogati ai propri dipendenti, al mantenimento e al funzionamento dell'Inca, ente di diritto pubblico (Istituto nazionale per le conserve alimentari)

costituito nel 1928 e tuttora in essere soprattutto nelle funzioni di riscossione;
la sua mancata erogazione comporta l'inserimento di tale contributo nella cartella ordinaria delle tasse con l'aggiunta dei diritti erariali -:
se non intenda il Governo chiarire le finalità di questo ente e le modalità di versamento dei contributi a carico di un intero settore produttivo.
(5-00759)

Interrogazioni a risposta scritta:

VANNUCCI e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) è organismo pagatore, per conto del Ministero, delle erogazioni in agricoltura;
l'Agenzia è espressione diretta del Ministero;
si registrano notevoli ritardi per il pagamento dei contributi medesimi;
in particolare nell'ultimo periodo sembrano essersi allungati i tempi (fino a 40 giorni) tra la decretazione dell'Agenzia e l'effettiva erogazione delle somme ai beneficiari;
i ritardi creano preoccupazione fra le aziende interessate ed incidono negativamente sulla loro attività;
nello specifico si è tenuto il 28 ottobre 2008 un incontro con AGEA presso la Regione Marche per affrontare sulla base delle disposizioni della Regione la liquidazione degli aiuti agli agricoltori relativamente alle misure a superficie del PSR Marche -:
DDS n. 414 del 3 dicembre 2008 Reg. CE n. 1698/05 - PSR Marche 2007-2013, Misure 211 e 212 - 1° Elenco beneficiari 2007 - invio ad AGEA della proposta di liquidazione dell'aiuto - importo euro 5.720.067,28;
DDS n. 411 del 1° dicembre 2008 PSR Marche 2000-2006. Aiuti di Stato aggiuntivi per il settore forestale. DGR n. 1496/2008. Modifiche al DDS n. 114/S10/06 e s.m.i. e liquidazione ad AGEA di 2 milioni di euro, cap. 30906709, UPB 30906, bilancio 2008/R06;
DDS n. 411 del 1° dicembre 2008 Reg. CE 1698/05 PSR 2007/2013 Asse II, Misure 2.1.4. sott. b) sostegno all'agricoltura biologica -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza della problematica espressa in premessa, se lo stesso intenda intervenire per abbreviare i tempi di attesa, se ritenga di attivarsi presso AGEA per accelerare la liquidazione degli elenchi definiti con la Regione Marche per recuperare i ritardi registrati fino ad oggi.
(4-01848)

BRIGUGLIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la CIA-Confederazione italiana agricoltori della Sicilia, ha promosso una iniziativa volta al rifinanziamento dell'articolo 1, commi 1 e 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006 n. 2, convertito, con modificazioni, in legge n. 81 del 2006, per l'estensione, per il prossimo triennio, delle agevolazioni contributive a favore dei datori di lavoro agricoli ricadenti nelle zone montane e svantaggiate e nelle regioni dell'ex Obiettivo 1;
da tempo il settore agricolo vive in una situazione di grave e permanente difficoltà, aggravata ulteriormente dal trend negativo dell'economia nazionale, comunitaria e mondiale che ha portato alla riduzione dei consumi agro-alimentari;
l'andamento oscillante del prezzo del petrolio ha comunque determinato un aumento generalizzato dei costi dell'energia, dei trasporti, dei prodotti per l'agricoltura dai concimi, ai fitofarmaci, alla plastica per le produzioni protette, eccetera, determinando un significativo aumento dei costi complessivi di produzione;

i suddetti aumenti dei costi di produzione e il calo costante dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli hanno determinato una netta riduzione del reddito degli agricoltori;
il 31 dicembre 2008 vengono a scadere, per i datori di lavoro agricoli ricadenti nelle zone montane e svantaggiate e nelle regioni dell'ex Obiettivo 1, le agevolazioni contributive previste dall'articolo 1, commi 1 e 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006 n. 2, convertito, con modificazioni, in legge n. 81 del 2006;
le aziende agricole non potranno far fronte al pesante aumento degli oneri contributivi e previdenziali che dal 1o gennaio 2009 andrebbero ad essere operativi e che tutto ciò avrebbe una negativa ricaduta sia per i livelli occupazionali che per la capacità competitiva del settore agricolo -:
quali iniziative intenda assumere ai fini della estensione, per il prossimo triennio 2009-2011, delle agevolazioni contributive previste dall'articolo 1, commi 1 e 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006 n. 2, convertito in legge, con modificazioni, n. 81 del 2006 per le aziende agricole assuntrici di manodopera ubicate nelle zone svantaggiate e montane e nelle regioni dell'ex Obiettivo 1 e in particolare della Sicilia.
(4-01855)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

BENAMATI, SCARPETTI e LENZI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio postale di Porretta Terme, in provincia di Bologna, opera con orario continuato dalle 8.30 alle 17.30 dal lunedì al venerdì e dalle 8.30 alle 12.30 il sabato;
durante i mesi di settembre ed ottobre 2008 Poste Italiane spa ha disposto la chiusura pomeridiana dell'ufficio postale di Porretta Terme (Bologna);
dopo un primo momento, durante il quale la situazione sembrava essere tornata alla normalità con la riapertura a tempo pieno della struttura, si è recentemente appreso, dai vertici di Poste Italiane che dal mese di gennaio 2009 la sede resterà aperta solamente nel turno antimeridiano;
la nuova modalità operativa è stata giustificata da Poste Italiane affermando che ciò «potrà consentire di migliorare l'offerta al pubblico durante il turno antimeridiano, elevando la qualità dei servizi erogati, pur mantenendo un costante monitoraggio dell'attività svolta che consentirà di intervenire tempestivamente in caso di necessità»;
occorre considerare che quello di Porretta Terme è l'unico ufficio postale aperto nel pomeriggio tra Sasso Marconi e Pistoia. Porretta è il centro ordinatore, commerciale e turistico di tutto l'Alto Reno Bolognese e Pistoiese, facilmente raggiungibile dai comuni circostanti e dalle Province di Bologna e Pistoia;
la presenza di questo ufficio, aperto nel pomeriggio, offre un servizio ad un bacino d'utenza che va oltre non solo i 4.800 abitanti residenti nel Comune, ma anche i 18.000 residenti nel comprensorio dell'Alto Reno, in quanto tale ufficio serve un territorio assai ampio che comprende anche aree disagiate nelle due province;
a ciò va aggiunto il fatto che a Porretta è presente un ospedale, un polo scolastico superiore e un tribunale e durante la stagione turistica, poi, si ha un significativo aumento delle presenze con conseguente richiesta di servizi;
appaiono evidenti gli effetti che una misura del genere potrà avere per gli

abitanti della zona, che hanno diritto ad un servizio efficiente e presente in modo costante sul territorio -:
se i Ministri competenti intendano intervenire, ed eventualmente con quali misure, per fare in modo che venga mantenuto il pieno funzionamento dell'ufficio di Poretta Terme evitando che un'operatività solamente part time della struttura possa tradursi in un grave disagio per la popolazione residente di una zona disagiata.
(4-01852)

PORFIDIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 31 dicembre 2004 la multinazionale IBM, dopo aver usufruito di ingenti finanziamenti governativi per il Mezzogiorno, vendeva la società di sua proprietà al 100 per cento denominata SELFIN S.p.a. di Caserta - che con i suoi 350 dipendenti rappresentava il 50 per cento della forza lavoro IBM nel meridione - alla MET FIN S.a.s, un gruppo imprenditoriale del nord Italia;
le organizzazioni sindacali e la stessa Regione Campania evidenziarono con forza all'allora Ministro delle Attività Produttive tutti i rischi per i livelli occupazionali e i destini industriali di un'azienda di eccellenza nel settore delle tecnologie avanzate in funzione dei problemi finanziari che già trasparivano nel gruppo MET FIN S.a.s.;
di fatto a pochi mesi dall'acquisizione da parte della MET FIN S.a.s si mettevano in essere gravissimi comportamenti da parte dell'azienda come il mancato pagamento di stipendi e contributi, fino alla dichiarazione di insolvenza presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con richiesta nel luglio 2005 di accesso alla legge n. 270 del 1999 (Prodi-bis);
il 3 agosto 2005 si apriva la procedura di amministrazione straordinaria (legge n. 270 del 1999) con la quale si è giunti ad esperire due gare per l'assegnazione della SELFIN ad una nuova proprietà individuata dall'Organismo Commissariale nel gruppo COMDATA;
la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere procedeva nel luglio 2006 all'arresto per bancarotta fraudolenta del titolare della MET FIN S.a.s, Presidente del CdA della SELFIN, e di due Consiglieri di Amministrazione di quest'ultima;
nel gennaio del 2007 a seguito del secondo bando di gara la SELFIN con circa 130 dipendenti veniva acquisita dal gruppo COMDATA;
poco prima anche la MET SOGEDA, con i suoi 550 circa dipendenti veniva acquisita dal gruppo confluendo in una nuova società chiamata COMDATA TECH;
nei mesi di crisi più acuta, in conseguenza della vendita di SELFIN a MET FIN S.a.s, a favore di SELFIN fu siglato dai Commissari un contratto di sostegno con la IBM dell'importo di circa 30 milioni di euro, della durata di almeno tre anni e che doveva garantire la completa occupazione;
pur non sussistendo evidenti difficoltà, a oggi, quel contratto, divenuto a tutti gli effetti di proprietà di COMDATA, non impegna tutte le risorse e stenta ad andare a regime nonostante potrebbe rappresentare l'opportunità per la SELFIN di rientrare su clienti storici di primaria importanza;
dal momento dell'acquisto di SELFIN da parte di COMDATA, la situazione si è normalizzata almeno fino al mese di aprile 2008, durante il quale l'azienda ha dichiarato le prime difficoltà economiche. Nonostante dette difficoltà il gruppo COMDATA ha proseguito sulla via dell'espansione industriale sia in ambito BPO che in ambito ICT mediante varie acquisizioni; in ambito ICT l'ultima è KELYAN;
le Organizzazioni sindacali hanno più volte ritenuto necessario richiedere un tavolo di lavoro comune per discutere delle reali condizioni dell'azienda e al fine

di individuare un eventuale piano industriale per il rilancio produttivo, economico e professionale e stabilire precise garanzie occupazionali per i dipendenti;
nei mesi di luglio e settembre si sono aperti due tavoli di dialogo intorno al futuro dell'azienda che ha visto tra i partecipanti oltre alle organizzazioni sindacali, rappresentanti del Gruppo COMDATA, della Regione Campania e della Provincia di Caserta, ma non della IBM che, di fatto, non hanno soddisfatto la natura dei quesiti in discussione;
a fronte di una preannunciata nuova acquisizione da parte di COMDATA, ci si chiede se le acquisizioni assecondino una strategia di crescita industriale ben individuata o siano pure e semplici operazioni finanziarie che potrebbero mettere a rischio il futuro dell'azienda e dell'attuale livello occupazionale -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione e se non ritenga necessario accogliere la richiesta che le Organizzazioni sindacali hanno avanzato, intervenendo ai tavoli di trattative per verificare le reali condizioni industriali che giustificano tale espansione a fronte delle dichiarate difficoltà occupazionali da parte di COMDATA al fine di fornire precise garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali.
(4-01863)

SALVINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
facebook.com è un social network fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg, all'epoca diciannovenne e studente presso l'università di Harvard che nel giro di un anno si estese a moltissime università inglesi ed americane;
nel giro di pochi anni, persone con un indirizzo di posta elettronica con dominio universitario da istituzioni di tutto il mondo acquisirono i requisiti per parteciparvi e dal febbraio 2006 facebook.com si estese alle scuole superiori e grandi aziende;
a partire dal febbraio 2006, chiunque abbia più di 13 anni può iscriversi a questo social network ed entrare in contatto con i diversi utenti di internet;
dal luglio 2007 facebook.com figura fra i 10 siti più visitati al mondo ed è il sito numero uno per foto negli Stati Uniti con oltre 60 milioni di foto caricate settimanalmente;
nel 2008 l'Italia è risultata in testa alla lista dei paesi con il maggiore incremento del numero di utenti (+135 per cento);
sono molti gli utenti che lamentano la cancellazione del proprio account all'improvviso e senza motivo e senza alcuna spiegazione, denunciando la perdita di contatti e di informazioni;
non essendo chiaro il motivo di tali cancellazioni, non riconducibili a episodi di razzismo o volgarità, o ad usi commerciali, cause esplicitate da facebook.com per la cancellazione dell'account;
per avere informazioni al riguardo, si può mandare una mail al contact center di facebook.com chiedendo spiegazioni, anche se moltissimi utenti dichiarano di non aver ricevuto alcuna risposta;
sul sito italiano di facebook, alla sezione «condizioni d'uso, viene riportata l'avvertenza che l'unica versione legalmente vincolante è quella in inglese di questo documento» che appare di difficile comprensione per terminologia e sintassi e che comunque esplicita che il proprio account può essere cancellato anche senza alcun motivo;
sembra quindi che ci sia qualcuno che gestisca i vari account e che abbia il potere di oscurarne alcuni a proprio piacimento -:
se il Ministro sia in possesso di dati relativi a facebook.com, in particolare se sia a conoscenza dei nominativi dei legali rappresentanti di questo social network, dell'ubicazione della sede legale ed operativa e del numero di cittadini italiani iscritti;

quali siano le norme che regolano attualmente i social network e che tipo di controlli vengono effettuati per evitare abusi e censure al fine di garantire i diritti degli utenti registrati.
(4-01864)

BOBBA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a seguito del decreto del Tribunale Civile di Milano, Sezione Fallimenti, emesso il 22 novembre 2004, veniva dichiarata aperta, ai sensi degli articoli 8 e 30 del decreto legislativo n. 270 del 1999, la procedura di amministrazione straordinaria della società «Cartificio Ermolli Spa»;
con successivi decreti del Ministero delle attività produttive del 29 novembre 2004 e del 2 maggio 2006, protocollo n. 27376, veniva officiato dell'incarico di Commissario Straordinario il professore Enrico Moscati;
il nuovo Commissario, a seguito del decreto del Ministero attività produttive del 1° giugno 2005, protocollo n. 33458, e del parere favorevole del Comitato di Sorveglianza reso in data del 16 maggio 2005, dava esecuzione al programma depositato, ai sensi del combinato disposto dagli articoli 27, comma 2, e 57, comma 4, del richiamato decreto legislativo n. 270 del 1999, pubblicizzando su quotidiani nazionali, il bando per la presentazione, da parte di soggetti terzi interessati, di offerte irrevocabili per l'acquisto dell'azienda complessivamente riferita alla società in procedura e costituita, in termini operativi, dai due stabilimenti allocati rispettivamente a Moggio Udinese, Udine, e Crevacuore, Biella;
nel termine fissato, stabilito alle ore 18,00 del 16 gennaio 2006, presso lo studio del Notaio Marco Ieva in Roma, è stata presentata una sola offerta ad opera del signor Cesare Bolzonella, in rappresentanza della società Gecart Srl, poi trasformata in Cartiere Ermolli Spa, nel giugno 2006, e con decreto del Ministero della attività produttive, in data 2 maggio 2006 n. 27376, veniva autorizzata la vendita del complesso aziendale in capo al «Cartificio Ermolli SpA.» in amministrazione straordinaria;
il 27 giugno 2006, davanti allo stesso Notaio Marco Ieva, si stipulava la cessione del complesso aziendale, compreso lo stabilimento di Crevacuore, alle «Cartiere Ermolli Spa» con sede a Moggio Udinese, via Giorgio Ermolli n. 62, codice fiscale e P. Iva 02415380308, iscritta al Registro Imprese della CCIA di Udine;
il prezzo totale della transazione è stato pattuito in euro 30.500.000,00, così suddivisi: euro 1.765.000,00 per magazzino merci e semilavorati ed euro 28.735.000,00 per terreni, immobili, macchinari ed attrezzature, con effetto dal 1° luglio del 2006;
gli obblighi sottoscritti dalla società acquirente, per quanto riguarda il personale dipendente, così come riportato nell'atto di cessione, venivano descritti nell'articolo 7, il quale testualmente disponeva: «con espresso riferimento all'impegno programmatico indicato nella propria offerta di cui in premessa assume espresso obbligo di occupare complessivamente n. 320 (trecentoventi) dipendenti nelle due unità produttive di Moggio Udinese (Udine) e Crevacuore (Biella) i nominativi dei dipendenti trasferiti la tipologia del relativo rapporto di lavoro, le retribuzioni, le qualifiche le attribuzioni e il dislocamento territoriale. Sono indicati nei prospetti allegati al presente atto»;
gli obblighi derivanti dall'offerta vincolante, riportati nella Clausola penale del contratto di cessione, obbligavano la società acquirente a proseguire l'attività aziendale; ad eseguire i nuovi investimenti previsti nell'offerta pari a 10 milioni di euro in 3 anni di cui 4,5 sullo Stabilimento di Crevacuore e a mantenere i livelli occupazionali, fatta salva l'ipotesi di dimissioni volontarie, per un periodo di due anni dalla data del 27 giugno 2006, il tutto garantito da apposita Fideiussione Bancaria

irrevocabile, a prima richiesta di euro 7.625.000,00, emessa dalla Banca Popolare di Vicenza SpA, con scadenza 27 giugno 2006;
la garanzia è scaduta lo scorso fine giugno 2008, le vicende societarie degli ultimi 30 mesi hanno segnato in negativo la gestione dell'attività, visto che la società ha presentato bilanci in perdita già dal primo esercizio chiuso il 31 dicembre 2006, con una perdita di oltre 2 milioni di euro e ancor più nell'esercizio chiuso al 31 dicembre 2007, con una perdita superiore al capitale sociale, consistente in euro 10.000.000,00, pari a euro 12.764.863,00;
la società ha ripianato le perdite all'approvazione del bilancio 2007, ma tali risultati hanno portato ad un contrasto profondo tra i soci in origine, Ciani Finanziaria snc di Stefano Ciani, Bolzonella Cesare e Mario con la B2 S2 srl, la Cartiera di Rivignano Spa, di proprietà dei signori Bolzonella tramite la finanziaria Finbo spa, e Linossi Mario.
in data 12 maggio 2008, la proprietà è di fatto detenuta unicamente dal socio Stefano Ciani, tramite la Finanziaria Ciani snc e la RIF Spa, di proprietà della finanziaria;
le azioni della Cartiere Ermolli SpA sono state date a garanzia di un prestito obbligazionario da 10.000.000,00 di euro alle seguenti due banche, la Banca Popolare Friuladria spa e la Banca Popolare di Vicenza scpa;
lo stabilimento di Crevacuore, dal 1° luglio 2006, non ha mai lavorato a pieno regime, visto che la capacità produttiva è sempre stata di circa il 30 per cento, è stato interessato da lavori di ammodernamento previsti dal piano di investimenti, ma non è mai entrato a pieno regime;
i lavoratori impiegati, ad oggi circa 110 addetti, dai 132 iniziali, hanno complessivamente lavorato una settimana al mese da ottobre 2006, con provvedimenti di CIGS a partire appunto dall'ottobre 2006, scaduta ad aprile del 2008 e reiterata per 12 mesi, quindi fino ad aprile 2009;
l'amministrazione del socio Ciani sembra tendere alla chiusura dello stabilimento di Crevacuore, in quanto, per questioni legate ai costi di produzione, lo stabilimento perde circa 4 milioni di euro all'anno;
nello stabilimento di Crevacuore l'incidenza del costo dell'energia è quattro volte più alto di quello a Moggio Udinese;
a Moggio Udinese ci sono due impianti idroelettrici di proprietà che garantiscono l'autosufficienza, mentre a Crevacuore la centrale, all'inizio idroelettrica, con presa canalizzata sul torrente Strona in Comune di Guardabosone, è stata riconvertita a gas metano;
l'azienda di Crevacuore aveva previsto la produzione di un particolare tipo di carta, il Glassin, carta da siliconare per supporto etichette, mentre nel passato si produceva carta patinata per stampa Roto-offset, ovvero per rotocalchi e riviste, che riscontra il consenso del mercato, tuttavia, i costi di produzione e la mancanza di una rete commerciale adatta ad offrire il prodotto, hanno di fatto paralizzato lo stabilimento;
nel PIT redatto dalla Provincia di Biella, approvato dalla Regione Piemonte, il sito della Cartiera rientra tra quelli ove è possibile fruire degli aiuti comunitari sui fondi del Documento Unico di Programmazione, Docup, per l'energia, per la realizzazione di una nuova centrale di produzione termoelettrica a ciclo combinato o a biomassa, con un cofinanziamento del privato pari al 50 per cento;
l'area di Crevacuore rientra nei territori a decremento industriale, ove sono previsti incentivi e finanziamenti regionali con fondi stanziati sul Docup 2006/2008 (articolo 6 legge Regionale 34/2004), in parte a fondo perso -:
se i Ministri interrogati intendano intervenire al fine di garantire l'ottemperanza

al programma di sviluppo connesso all'offerta accettata, nonostante sia trascorso il termine stabilito dei 24 mesi;
se gli stessi Ministri non ritengano necessario convocare un tavolo di confronto, al fine di tutelare le famiglie dei lavoratori e verificare la continuità lavorativa aziendale di Crevacuore, al quale partecipino la Regione Piemonte, la Provincia di Biella, gli enti locali, i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori.
(4-01866)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Pollastrini e altri n. 1-00070, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mosca.

La mozione Carlucci e altri 1-00075, pubblicata nell'allegato B, ai resoconti della seduta del 4 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Germanà, Raisi, Di Cagno Abbrescia, Bernardo, Lo Presti, Vella, Antonino Foti, Lainati.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Laratta e altri n. 4-01814, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benamati.

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
Mozione Carlucci n. 1-00075 del 4 dicembre 2008.