XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 10 dicembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la tempesta finanziaria che ha investito tutte le economie mondiali ha evidenziato l'inadeguatezza delle istituzioni economico-finanziarie internazionali e degli strumenti in loro possesso, nel fare fronte ad eventi con caratteristiche e peculiarità diverse rispetto al passato, che le hanno rese vulnerabili ed incapaci di dare risposte adeguate;
non sorprende, quindi, che da più parti sia stata sollevata la richiesta di una nuova Bretton Woods, che renda più agevole il superamento della crisi finanziaria in atto e, nel contempo, preveda un sistema di nuove regole economiche che realizzi un assetto funzionale ed equilibrato dell'economia internazionale;
con la Conferenza di Bretton Woods del 1944, quando la seconda guerra mondiale era ancora in corso, si vollero gettare le basi di una cooperazione economica che evitasse la ripetizione del ciclo di svalutazioni competitive che avevano contribuito alla grande depressione del 1929;
nel corso dell'incontro Nobels Colloquia, svoltosi a Trieste recentemente, è stato sottolineato da tutti i maggiori economisti che, nonostante il paragone con la crisi del 1929 non sia appropriato, siamo di fronte ad una crisi di sistema e che è svanita l'illusione che il capitalismo senza regole possa andare avanti all'infinito;
l'eccessiva fiducia nel mercato, gli eccessi della deregulation, gli abusi nell'uso delle stock options e la mancanza di strumenti di controllo hanno reso possibile agli operatori di indirizzarsi verso impieghi puramente speculativi, inondando il sistema di hedge funds, derivati tossici e quant'altro, fino all'esplosione della bolla di tali strumenti derivati e di altre forme di debito;
entrambi i modelli adottati fino al crack finanziario, quello statunistense (con capitali gestiti da una varietà di banche regolamentate, banche d'affari poco regolamentate e hedge fund in gran parte non regolamentati) e quello cinese (basato sulla creazione di fondi sovrani, attivamente impegnati a cercare partecipazioni strategiche in investimenti all'estero), si sono dimostrati incapaci di reggere l'urto della crisi e troppo vulnerabili a pressioni dettate dal panico;
il sistema di vigilanza americano non ha operato adeguatamente nella richiesta di requisiti adeguati a fronte di strumenti finanziari nuovi, per i quali sarebbe stato opportuno creare un mercato ad hoc con controlli periodici e dotato di segnali di allarme altamente sensibili;
poiché i salvataggi delle banche e di altre istituzioni finanziarie non sono stati, comunque, in grado di riportare la fiducia nei mercati, occorrono politiche economiche che evitino il passaggio da crisi finanziaria a crisi recessiva;
in Europa, l'euro ed i vincoli del patto di stabilità hanno frenato gli effetti della crisi, imponendo nel contempo una riduzione della spesa pubblica, mentre in questa fase recessiva sarebbero opportuni interventi di sostegno tradizionale (soprattutto opere pubbliche) accanto a quelli di tipo finanziario;
nel corso del G20 non è stato fatto nessun accenno al ruolo che i centri finanziari offshore (spesso sede legale degli hedge funds) hanno avuto nella crisi finanziaria, definendoli «giurisdizioni che non cooperano e non sono trasparenti» e considerandoli un problema da risolvere «nel medio termine»;
la diffusione di prodotti «tossici» è stata anche favorita dalle agenzie di rating, che hanno spesso operato in conflitto di interessi;

la crisi costituisce un'utile occasione per riaprire il dibattito sugli standard mondiali di valutazione delle attività finanziarie adottati dalle principali società contabili internazionali;
il fallimento degli accordi sugli scambi multilaterali del Doha round ha creato ulteriori preoccupazioni sul futuro dell'economia internazionale in presenza della contemporaneità della crisi finanziaria;
i principali partner europei, sia pur avendo a cuore maggiormente la stabilità dei loro sistemi bancari e creditizi, hanno investito ingenti risorse per il rilancio delle loro economie;
i principali indicatori economici confermano che in Italia gli effetti della crisi finanziaria, più che sul sistema bancario e creditizio, si stanno riversando sull'economia reale;
per fronteggiare questa crisi il Governo ha varato un pacchetto di misure, che, nelle intenzioni, mirerebbe a ridare un potere reale d'acquisto alle famiglie, sostenere lo sviluppo delle imprese e dare un impulso alle opere strutturali;
tuttavia, nonostante la gravità della crisi e a differenza di quanto fatto dagli altri Paesi europei, quello presentato dal Governo è un piano «minimalista», che vale circa 6,3 miliardi di euro e nel quale gli interventi previsti, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno una validità limitata al solo esercizio 2009. Infatti:
a) l'intervento per le famiglie è del tutto insoddisfacente, sia per la ridotta entità del contributo, sia per la limitata soglia massima di reddito che permette di accedere al contributo, una misura una tantum, quindi, valida solo per l'anno 2009;
b) quella sui mutui è una manovra tardiva, che sarebbe stata molto utile nel 2008, anno in cui i tassi sono stati crescenti e sono aumentate le rate dei mutui delle famiglie italiane, ed è una manovra che avrà un effetto molto limitato nel 2009;
c) la promessa di abbassare le tariffe appare un mero spot, in quanto le stesse tariffe dovrebbero scendere comunque nei prossimi mesi a causa del drastico calo del petrolio. E comunque, ancora una volta, si interviene solo in ambito assistenziale;
d) dalla riduzione degli acconti dell'ires e dell'irap vengono escluse inspiegabilmente le società di persone e gli imprenditori individuali, che costituiscono la stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese italiane;
e) la revisione degli studi di settore è una disposizione giusta, ma molto vaga e rimanda a futuri decreti attuativi del ministero dell'economia e delle finanze;
f) per quanto riguarda l'intervento nel capitale delle banche non sono stati ancora definiti i meccanismi che vincolerebbero i prestiti statali alla concessione di credito a famiglie ed imprese. È previsto un codice etico, ma non c'è nessun riferimento all'obbligo per le banche finanziate di procedere ad una decurtazione degli stipendi per manager e dirigenti;
g) di fatto il provvedimento del Governo rende quasi impossibile l'ottenimento dello sgravio fiscale del 55 per cento, previsto dalla normativa, per gli interventi di risparmio energetico messi in cantiere a partire dal 2009,

impegna il Governo:

per quanto riguarda il riordino della governance mondiale, ad adottare iniziative volte a:
a) favorire la realizzazione di riforme che colmino le carenze delle regolamentazioni

e delle vigilanze finanziarie, evidenziate dalla crisi finanziaria, ed in particolare:
1) adottando iniziative per l'introduzione di norme che regolino efficacemente l'attività degli intermediari e dei mercati;
2) ridisegnando la struttura delle autorità di regolamentazione e vigilanza, troppo frammentate, poco armonizzate e scarsamente cooperanti tra loro;
b) sollecitare una rapida e stabile revisione dei criteri di valutazione degli elementi patrimoniali da parte delle società contabili, affinché sia sempre garantita l'indipendenza e l'oggettività, al fine di ridurre sia possibili spirali perverse, sia di evitare che i criteri possano essere modificati a seconda delle convenienze, danneggiando la credibilità dei bilanci;
c) sostenere la necessità di procedere ad una valutazione approfondita e all'adozione delle conseguenti misure, rispetto al ruolo svolto dai centri finanziari offshore nelle vicende che hanno portato alla situazione attuale;
per quanto riguarda le misure da adottare per contrastare la crisi in Italia, ad adottare iniziative volte a:
a) evitare la dispersione degli interventi, nell'intento di accontentare tutti (famiglie, imprese, lavoratori e banche), in considerazione dell'esiguità delle risorse impiegate, finalizzando gli interventi a favore delle famiglie, nell'ottica del rilancio dei consumi e della domanda interna;
b) prevedere misure di impulso agli investimenti delle piccole e medie imprese, a partire dal credito d'imposta o dalla detassazione degli utili reinvestiti in ricerca ed innovazione;
c) valutare l'opportunità di un piano di incentivi agli investimenti in efficienza energetica per le imprese;
d) programmare un piano di sostegno ai settori che maggiormente risentiranno della crisi;
e) progettare un piano per il rilancio delle opere nel Mezzogiorno d'Italia;
f) realizzare una vera e propria politica di incentivi allo sviluppo per il Sud e sollecitare iniziative volte a facilitare l'accesso al credito per le piccole e medie imprese in questa area del Paese;
g) assumere ulteriori iniziative normative volte a dare maggiore efficacia alle misure previste dal «pacchetto anti-crisi», in particolare per:
1) incentivare gli interventi di risparmio e di riqualificazione energetica degli edifici;
2) rendere permanenti le disposizioni riguardanti il principio del versamento dell'iva secondo criteri di «cassa» anziché di competenza, compatibilmente con la normativa europea;
3) estendere le misure fiscali agevolative anche ai soggetti che, allo stato, ne sono esclusi, in particolare a società di persone e imprenditori individuali;
h) prevedere nuove misure a sostegno delle famiglie che accenderanno mutui a partire dal 1o gennaio 2009, per i quali la manovra prevista non ha alcun effetto reale e considerato che il problema si potrà ripresentare nel 2010, quando la manovra non sarà più in vigore;
i) realizzare una vera politica per la famiglia e non di tipo assistenzialista, poiché in questo momento di difficoltà economica occorre avere il coraggio di investire sui nuclei familiari del ceto medio, che oggi soffrono maggiormente e che possono rilanciare i consumi, se sostenuti;
l) valutare l'opportunità di istituire un fondo per combattere la povertà e per sostenere i redditi da lavoro sotto la soglia di povertà;
m) prevedere maggiori fondi per gli ammortizzatori sociali ed estendere il sostegno

a tutti i lavoratori atipici, soprattutto a quelli che hanno prestato l'attività in zone e settori dichiarati in «stato di crisi».
(1-00080)
«Vietti, Galletti, Tabacci, Buttiglione, Pezzotta, Occhiuto, Ciccanti, Volontè, Compagnon, Naro, Capitanio Santolini».

La Camera,
premesso che:
la crisi economica globale sta assumendo proporzioni storiche. Indotta da un'iniqua distribuzione del reddito, ha portato larghi strati della popolazione a basso e medio reddito ad indebitarsi per sostenere il tenore di vita e il bene primario della casa. La crisi ha subito in seguito un pesante aggravamento a causa di atteggiamenti, in molti casi irresponsabili, di una finanza di speculazione che ha prodotto le pesanti e crescenti turbolenze sui mercati finanziari. La crisi americana dei mutui sub-prime ha costituito l'innesco che ha provocato un generale e rapidissimo deterioramento delle prospettive di crescita dell'economia;
in tale quadro, la crisi finanziaria globale ha investito alcune delle più grandi istituzioni finanziarie americane ed europee, per fronteggiare la quale Governi e autorità monetarie hanno assunto ampie iniziative, quali, ad esempio, massicce iniezioni di liquidità, riduzioni dei tassi di interesse, ricapitalizzazione delle banche con fondi pubblici;
data la dimensione e la diffusione dei soggetti coinvolti, la crisi sta generando una mancanza di fiducia, di cui si avvertono gli effetti: le condizioni di credito sono diventate sensibilmente più strette, si riducono i piani di investimento, i consumi si indeboliscono, sulle prospettive pesa una forte incertezza, con molte delle economie dell'Unione europea in recessione o sull'orlo della recessione;
previsioni negative sono previste da tutti i principali organismi internazionali: l'Ocse, nell'Economic outlook di novembre 2008, prevede per l'Italia, nel 2009, un tasso di crescita negativo del prodotto interno lordo reale dell'1 per cento, sensibilmente inferiore alla previsione formulata a giugno 2008 (+0,9 per cento);
peraltro, per il 2009 l'indicatore di crescita negativa, che nell'anno 2008 caratterizzava soltanto la situazione italiana, è ora riscontrabile in quasi tutte le economie avanzate: sempre l'Ocse stima una crescita di -0,6 per cento per l'area euro nel 2009;
segnali di ripresa sono previsti solo a partire dalla fine del 2010: in sostanza, la stabilizzazione dell'economia mondiale e la sua uscita dagli squilibri macroeconomici e macrofinanziari rischia di determinarsi attraverso una lunga e pericolosa crisi recessiva;
per scongiurare questo scenario, è opinione ormai dominante che sia necessario non soltanto l'intervento delle politiche monetarie e delle banche centrali nazionali, ma anche di adeguate politiche fiscali di segno anticiclico;
molti Paesi hanno già deciso, o stanno decidendo, di muoversi in questa direzione, mettendo in campo pacchetti di stimolo fiscale volti al sostegno temporaneo della domanda interna di consumi e di investimenti pubblici: fra essi, ad esempio, la Cina e la nuova amministrazione Usa;
l'Unione europea ha una duplice responsabilità in merito: da un lato deve evitare che la crisi recessiva si estenda e si approfondisca all'interno dei Paesi membri, con le sue deleterie conseguenze in termini di distruzione di posti di lavoro; dall'altro lato non può non fornire il suo contributo al processo di riaggiustamento mondiale, nell'ambito di una cooperazione internazionale al cui interno la stessa Unione europea è chiamata oggi ad esercitare un ruolo potenzialmente nuovo e di grande impegno;

per rispondere a questa situazione, la Commissione europea ha presentato il 26 novembre 2007 «Il piano europeo di ripresa economica». Esso identifica un insieme di misure volte al sostegno dell'economia reale e si fonda su due pilastri:
a) nell'immediato, un significativo rafforzamento del potere d'acquisto delle famiglie, attraverso la tempestiva adozione di un pacchetto fiscale dell'ammontare di 200 miliardi di euro (1,5 del prodotto interno lordo dell'Unione europea), 170 dei quali dovrebbero essere implementati dai Paesi membri e 30 dalla Commissione europea;
b) nel lungo periodo, il rafforzamento della competitività europea, grazie alla convergenza dei Governi su una serie di priorità comuni di azioni volte a favorire lo smart investment, nell'ambito della strategia di Lisbona;
la Commissione europea, nel proporre che gli Stati membri prevedano, nei bilanci nazionali per il 2009, incentivi finanziari pari complessivamente a 170 miliardi di euro, richiede che essi siano tempestivi (per poter sostenere rapidamente l'attività economica durante la fase di rallentamento della domanda), temporanei (per scongiurare un deterioramento permanente delle posizioni di bilancio), mirati ad aumento dell'occupazione, sostegno ad imprese e famiglie vittime di restrizioni creditizie, coordinati (così da moltiplicare l'impatto positivo e garantire la sostenibilità di bilancio a lungo termine) e che combinino strumenti di reddito e di spesa, mediante possibili interventi concernenti:
a) la spesa pubblica con impatto sulla domanda a breve termine;
b) garanzie e prestiti agevolati;
c) incentivi fiscali opportunamente strutturati;
d) la riduzione delle imposte e dei contributi sociali versati dai datori di lavoro al fine di contribuire al mantenimento e alla creazione dei posti di lavoro;
e) riduzioni temporanee dell'aliquota iva standard, per incentivare i consumi;
ad avviso della Commissione europea, la concomitanza eccezionale della crisi finanziaria e della recessione giustifica un'espansione di bilancio coordinata nell'Unione europea tale da causare in alcuni Stati membri un superamento del valore di riferimento del disavanzo (3 per cento del prodotto interno lordo);
il piano invita, inoltre, gli Stati membri ad incrementare gli investimenti in infrastrutture, nell'efficienza energetica degli edifici, nonché in materia di istruzione e di ricerca e sviluppo, al fine di stimolare la crescita la produttività. A proposito di infrastrutture, già il libro bianco di Jacques Delors prevedeva di creare un nuovo circuito di finanziamento dei progetti infrastrutturali di dimensione europea, tramite l'emissione di titoli pubblici dell'Unione europea (eurobonds), i quali avrebbero oggi, fra l'altro, il vantaggio di offrire sui mercati opportunità di investimento a lungo termine, aventi caratteristiche di basso rischio e di connessione all'economia reale, offendo così anche su questo versante un contributo alla costruzione di una nuova fase dell'economia mondiale non più dominata da spinte aventi prevalente natura speculativa e finanziaria;
i principali Paesi europei stanno operando in linea con il piano della Commissione europea. In Germania il Governo ha presentato nei mesi di ottobre e novembre 2008 una serie di misure rivolte a contrastare gli impatti negativi sull'economia legati alla crisi: tali misure sono, in particolare, rivolte ad incentivare gli investimenti, a ridurre il carico fiscale e contributivo sulle famiglie attraverso agevolazioni fiscali e sussidi per i figli a carico e la riduzione dei contributi sociali per le indennità di disoccupazione a favore delle famiglie e delle imprese. Nel Regno Unito il pre-budget report presentato il 24 novembre 2008 prevede un pacchetto di misure volto a sostenere, in particolare, i

redditi, i consumi e gli investimenti. Il 28 novembre 2008 la Spagna ha approvato in Consiglio dei ministri un piano per stimolare l'economia e l'occupazione, con misure già operanti nel 2008, come gli sgravi fiscali per le famiglie e le imprese per un totale di 16,5 miliardi di euro (deduzione sull'irpef di 400 euro a famiglia, maggiori deduzioni per figli a carico e la riduzione dell'ires), le misure per sostenere l'occupazione (deduzioni per le imprese che assumono disoccupati con figli a carico o lavoratrici e aumento dell'indennità di disoccupazione per coloro che intraprendono un'attività propria), la creazione di un fondo di 8 miliardi da destinare alla realizzazione di opere pubbliche e di un fondo di 3 miliardi per sostenere settori strategici dell'economia, una moratoria temporanea sul 50 per cento delle rate per i mutui contratti dai soggetti con redditi più bassi o disoccupati e l'introduzione di ulteriori deduzioni per i redditi fino a 33.000 euro. In Francia il Governo ha annunciato diversi provvedimenti di sostegno all'economia reale, che prevedono la costituzione di una linea di credito di 22 miliardi per agevolare il finanziamento delle piccole e medie imprese, 100.000 contratti sovvenzionati aggiuntivi per impieghi presso enti locali e associazioni culturali e umanitarie, la realizzazione di 30.000 alloggi che era stata messa a rischio dalla crisi del settore immobiliare: un piano di interventi dall'ammontare di 175 miliardi in tre anni;
a fronte di questo massiccio intervento pubblico dei partner europei, il Governo italiano ha presentato un decreto-legge, il n. 185 del 2008, che, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, solo sulla carta prevede il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e non è in linea con le indicazioni della Commissione europea, perché non restituisce alla scuola le risorse tagliate nei mesi passati, rende inefficaci proprio quelle misure fiscali che maggiori effetti hanno sulla ricerca, sull'ambiente, sulla crescita e sull'occupazione, come la detrazione delle spese per la riqualificazione energetica degli edifici e il credito d'imposta per la ricerca, riprogramma le risorse del quadro strategico nazionale per interventi infrastrutturali, senza prevedere nessun finanziamento addizionale e addirittura ciò avviene dopo l'improprio utilizzo nei mesi passati delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate per misure di dubbia utilità sociale ed economica;
le risorse del citato decreto-legge sono scarse e addirittura va segnalato come l'intervento di sostegno all'economia perseguito dal provvedimento rechi effetti migliorativi sui saldi di finanza pubblica, sia con riferimento al saldo netto da finanziare, che in termini di indebitamento netto e di fabbisogno, con evidenti effetti prociclici, contrariamente a quanto previsto dalle più elementari regole di politica economica: l'Italia è l'unico Paese europeo a rinunciare all'apporto delle politiche di bilancio al fine di attutire le conseguenze della crisi in atto;
il bonus per le famiglie, date le condizioni attuali ed attese dell'economia, è una misura utile ma assolutamente insufficiente, mentre sarebbe stato necessario un intervento di portata ben più ampia, sia per importo medio, sia per numero di famiglie interessate,

impegna il Governo:

coerentemente con le indicazioni della Commissione europea e con le azioni intraprese dalle principali economie europee, a rimodulare il percorso di raggiungimento del pareggio del bilancio, destinando le risorse liberate a misure di riduzione dell'imposizione fiscale sui redditi da lavoro e da pensione, attraverso l'innalzamento delle detrazioni fiscali, riduzione che tenga conto della presenza dei figli e che riconosca benefici anche agli incapienti e alle categorie sociali svantaggiate;
a procedere, in attesa della definitiva riforma degli ammortizzatori sociali, che li trasformi in uno strumento universalistico, ad un'estensione consistente degli ammortizzatori sociali a sostegno di tutte le

persone che perdono il lavoro o che sono sospese dal lavoro, a prescindere dalle dimensioni dell'impresa, dalla forma contrattuale, dal settore di appartenenza;
a prevedere tempi certi e rapidi per i pagamenti dovuti dalla pubblica amministrazione alle imprese;
a presentare nelle sedi competenti misure finalizzate a creare un nuovo circuito di finanziamento dei progetti infrastrutturali di dimensione europea tramite l'emissione di titoli pubblici dell'Unione europea (eurobonds).
(1-00081)
«Baretta, Fluvi, Lulli, Damiano, Bersani, Letta, Colaninno, Ventura, Quartiani, Giachetti, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Cesario, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Carella, Causi, Ceccuzzi, D'Antoni, De Micheli, Fogliardi, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Pizzetti, Ria, Sposetti, Strizzolo, Benamati, Calearo Ciman, Fadda, Froner, Marchioni, Peluffo, Portas, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru».

La Camera,
premesso che:
in base alle stime ottenute dall'indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari dell'Istat del 2004-2005, emerge che in Italia le persone con disabilità sono circa 2 milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione che vive in famiglia; considerando anche le oltre 190 mila persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni e 800 mila persone con disabilità;
si ricorda che le persone con disabilità possono essere ricondotte ai seguenti profili: disabilità sensoriali (vista, udito), disabilità motorie e disabilità psichiche o cognitive; spesso per caratterizzare le persone con varie disabilità concomitanti si usa introdurre una quarta categoria, quella delle disabilità multiple;
di questi, circa 221 mila non possono muoversi dal letto e oltre 520 mila non possono uscire di casa. La disabilità riguarda prevalentemente le persone di 60 anni e più: risulta disabile il 17 per cento degli ultrasessantenni (2 milioni 57 mila individui) e il 37,7 per cento delle persone di 75 anni e più;
il 31,9 per cento delle persone con disabilità vive da sola e la gran parte di queste persone sono costituite da donne anziane vedove;
per quanto riguarda la realtà scolastica, la percentuale degli studenti diversamente abili è dell'1,6 per cento;
le famiglie che devono affrontare quotidianamente i bisogni e i disagi che derivano dalla presenza di un disabile sono circa l'11,5 per cento delle famiglie italiane;
la famiglia rappresenta uno dei punti di riferimento essenziali per le persone con disabilità: infatti, il 68,2 per cento degli aiuti ricevuti provengono da parenti più o meno stretti. In generale, gli aiuti più frequenti che queste persone ricevono sono legati alle faccende domestiche (32,1 per cento di tutti gli aiuti) e all'assistenza ad adulti e bambini (28,2 per cento), mentre sono molto meno frequenti quelli di carattere economico (4,4 per cento);
una sfida importante per una società evoluta e per un sistema di wefare adeguato è quella di creare le condizioni culturali e ambientali affinché le persone con disabilità raggiungano la piena partecipazione sociale. Un concetto, quest'ultimo,

che coinvolge numerosi aspetti come, per esempio, quelli legati alla formazione, all'integrazione lavorativa, alla mobilità, alla possibilità di avere relazioni interpersonali e una soddisfacente partecipazione alla vita sociale;
la normativa attualmente in vigore nel nostro Paese nei riguardi del problema della disabilità, e per conseguenza le scelte operative che vengono quotidianamente effettuate dalle amministrazioni centrali e locali, tendono o dovrebbero tendere a realizzare i seguenti principi fondamentali:
a) principio della non discriminazione;
b) principio delle pari opportunità;
c) principio delle maggiori gravità;
d) principio della concreta inclusione;
la reale, costante, fattiva applicazione di tali principi nel contesto sociale incontra tuttavia - come possono testimoniare i disabili stessi e coloro che a diverso titolo, ma per comune finalità, sono quotidianamente coinvolti ed impegnati nel settore della disabilità (familiari, cooperative e operatori sociali, associazioni di volontariato ed altri) - una serie di difficoltà, di ritardi, di vincoli burocratici, di carenze di risorse finanziarie e spesso, forse cosa ancora più grave, di ostacoli e pregiudizi derivanti da riserve di ordine culturale;
la necessità di garantire a tutti i cittadini pari opportunità e dignità sociale è un obbligo sancito dalla nostra Carta costituzionale, la quale, all'articolo 3, ricorda come «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
un ruolo importante deve essere svolto dall'assistenza domiciliare integrata, che rappresenta un servizio sanitario di fondamentale importanza, soprattutto in una società come quella italiana, in cui il processo di invecchiamento della popolazione è molto evidente;
si assiste all'incremento delle strutture per l'assistenza semiresidenziale e residenziale, che svolgono un ruolo importante sia nel favorire il processo di deospedalizzazione, sia nel garantire una risposta alla domanda sanitaria proveniente da persone non autosufficienti o con gravi problemi di salute;
secondo l'Istat, nel periodo 2005-2006 si è assistito ad un potenziamento di questi servizi: i posti letto nelle strutture per l'assistenza residenziale sono passati da circa 170 mila nel 2005 a circa 181 mila nel 2006, con un incremento pari al 6 per cento in un solo anno; negli stessi anni i posti per l'assistenza semiresidenziale sono passati da 36 mila a 38 mila, corrispondente anche in questo caso a una variazione del 6 per cento;
in questi ultimi anni è fortunatamente aumentata a livello internazionale una sensibilità e una volontà sempre più condivisa circa la necessità di garantire una società senza esclusi, che offra pari opportunità, rimuovendo a tal fine tutte quelle barriere (sociali, ambientali, culturali, architettoniche ed altre) che impediscono o frenano l'integrazione e la piena partecipazione alla società di molti cittadini, quali sono, per esempio, i diversamente abili e gli anziani. Anche se a questa maggiore sensibilità e consapevolezza non sempre sono seguiti azioni concrete e conseguenti impegni finanziari;
la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e firmata dal precedente

Governo italiano il 30 marzo 2007, non è ancora stata ratificata dal nostro Paese;
la Convenzione rappresenta un importante risultato e pone tra i suoi principi ispiratori la necessità che le persone con disabilità possano godere, sulla base degli ordinamenti degli Stati di appartenenza, degli stessi diritti riconosciuti agli altri cittadini, in applicazione dei principi generali di pari opportunità per tutti, promuovendo e assicurando il pieno e uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità. Conseguentemente gli Stati membri si impegnano ad adottare tutte le misure legislative, amministrative e di altra natura che si rendano necessarie per realizzare i diritti riconosciuti dalla Convenzione;
per quanto riguarda le politiche di assistenza del nostro Paese, il fondo nazionale per le politiche sociali (le cui risorse sono ripartite annualmente con decreto del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali) rappresenta il più importante strumento per il finanziamento dei servizi sociali e degli interventi di solidarietà sociale;
in questo contesto le iniziative nell'ambito delle politiche sociali messe finora in campo dal Governo risultano del tutto insoddisfacenti;
il disegno di legge finanziaria per il 2009, la prima di questa legislatura, stanzia per il fondo per le politiche sociali 1.311.605.000 euro per il 2009 e, per il 2010 e 2011, rispettivamente 1.030.000.000 e 920.000.000 euro, con un'evidente vistosissima diminuzione. Si ricorda, infatti, che l'ultima legge finanziaria del Governo Prodi assegnava per il 2008, per il medesimo fondo, 1.582.815.000 euro;
il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, all'articolo 40, ha abrogato il previsto obbligo per le imprese, che vogliano partecipare a bandi per appalti pubblici o intrattenere rapporti convenzionali o di concessione con pubbliche amministrazioni, di presentare apposita certificazione che attesti di essere in regola con quanto previsto dalla legge n. 68 del 1999, in materia di diritto al lavoro dei disabili;
i tagli alle risorse per il comparto scuola e gli interventi di razionalizzazione sul personale, previsti principalmente con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, rischiano di coinvolgere gli insegnanti di sostegno, con effetti negativi anche nei confronti delle categorie più deboli della popolazione, quali i ragazzi con disabilità;
il disegno di legge delega presentato dal Governo in materia di lavoro, attualmente all'esame del Senato della Repubblica, prevede una modifica alla legge n. 104 del 1992 in materia di permessi per i soggetti portatori di handicap grave, prevedendo la quantificazione dei permessi per assistere i parenti disabili in 18 ore mensili e la restrizione al coniuge, ai parenti ed agli affini entro il secondo grado della platea di soggetti che possono fruire dei permessi per assistere il portatore di handicap;
le stesse risorse per le non autosufficienze sono del tutto inadeguate. Si ricorda che la famiglia rappresenta ancora oggi la principale risorsa a disposizione delle persone disabili e anziane per fronteggiare la propria non autosufficienza. Le famiglie con almeno un disabile grave sono circa un milione e mezzo, pari a quasi il 7 per cento delle famiglie italiane. I costi della cura sono, infatti, sostenuti principalmente dalle stesse famiglie attraverso il ricorso a familiari oppure a lavoro privato di cura in gran parte sommerso;
la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 1264) aveva istituito il fondo per le non autosufficienze, con una dotazione di 100 milioni di euro per l'anno 2007 e di 200 milioni di euro per ciascuno

degli anni 2008 e 2009. Successivamente la legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, comma 465) ne ha incrementato lo stanziamento di 100 milioni per l'anno 2008 e 200 per il 2009. Il 2009 è, quindi, l'ultimo anno in cui risulta rifinanziato il suddetto fondo;
il decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332, ha istituito il nomenclatore tariffario delle protesi. Esso consiste in un elenco di ausilii protesici che il servizio sanitario nazionale eroga ai cittadini disabili aventi diritto. Lo stesso decreto ministeriale stabiliva che il nomenclatore dovesse essere aggiornato al massimo una volta ogni tre anni, al fine di mantenerlo efficiente e al passo con i progressi della tecnica. Ad oggi, però, tale disposizione è stata completamente disattesa e il nomenclatore è rimasto invariato rispetto a quello elaborato nel 1999. Tale mancato aggiornamento ha fortemente compromesso l'utilità assistenziale di questo strumento, costringendo, di fatto, i cittadini disabili a sostenere il costo di ausilii più moderni e tecnologicamente avanzati che non figurano all'interno del nomenclatore,

impegna il Governo:

a promuovere politiche, in stretto coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (locali, regionali, nazionale) e con l'eventuale contributo di soggetti pubblici o privati comunque operanti sul territorio, che mirino ad estendere significativamente la rete di tutti quei servizi in grado di fornire risposte ai bisogni quotidiani di ogni singola persona non autosufficiente;
ad incrementare sensibilmente le risorse destinate alle non autosufficienze, prevedendo a tal fine un impegno di spesa pluriennale e definito annualmente dalla legge finanziaria, come condizione necessaria per lo sviluppo di un sistema integrato dei servizi sociosanitari;
a favorire, con particolare riguardo alle persone con disabilità grave, forme di assistenza personale autogestita, al fine di potenziare e ampliare le modalità di realizzazione dell'attuale assistenza sanitaria, attraverso il finanziamento di un progetto assistenziale che consenta alla persona disabile di individuare direttamente uno o più assistenti specializzati per la sua cura;
a riconoscere la possibilità di una quota più elevata di trattamento in caso di reversibilità e la possibilità, limitatamente ai casi più gravi, di prepensionamento per i familiari di disabili;
ad incrementare, anche mediante ulteriori interventi, le risorse del fondo per le politiche sociali, attualmente del tutto insufficienti e in costante riduzione;
ad aggiornare quanto prima il nomenclatore tariffario delle protesi istituito dal decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332;
ad assumere tutte le iniziative necessarie per il sostegno concreto alla parità di accesso dei disabili e delle loro famiglie all'istruzione, incrementando a tal fine le risorse per il diritto allo studio, con particolare riguardo ai diversamente abili, anche attraverso il reclutamento di insegnanti di sostegno e di idonee figure professionali a supporto degli stessi;
ad adottare iniziative per la reintroduzione dell'obbligo, ora abrogato, per le imprese, che vogliano partecipare a bandi per appalti pubblici o intrattenere rapporti convenzionali o di concessione con pubbliche amministrazioni, di presentare apposita certificazione che attesti di essere in regola con quanto previsto dalla legge n. 68 del 1999, in materia di diritto al lavoro dei disabili.
(1-00082)
«Mura, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Risoluzione in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
l'articolo 1, comma 251, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), modificando parzialmente la precedente normativa, ha introdotto nuove disposizioni in ordine ai criteri di calcolo dei canoni annui per le concessioni demaniali marittime con finalità turistico ricreative,
l'attuazione della predetta disposizione ha determinato l'insorgere di talune problematiche, in particolare connesse:
a) all'applicazione della suddetta normativa ai rapporti concessori in corso, regolati con titoli di godimento in corso di validità;
b) alle significative disparità di trattamento tra coloro che gestiscono attività balneari in immobili acquisiti allo Stato (cosiddette pertinenze demaniali), e coloro che gestiscono la stessa attività in strutture amovibili, in quanto i primi sono tenuti al pagamento di canoni molto superiori, sebbene eroghino gli stessi servizi e si rivolgano alla medesima utenza;
c) all'esatta individuazione delle cosiddette pertinenze commerciali, ai sensi dell'articolo 1, comma 251, lettera b), numero 2.1), della citata legge n. 296;
d) alla riduzione del canone concessorio prevista dall'articolo 03, comma 4, del decreto-legge n. 400 del 1993, in ordine alle aree scoperte, utilizzate dai concessionari solo nelle stagioni balneari, e rilasciate al pubblico uso negli altri periodi dell'anno;
per quanto riguarda la problematica di cui alla precedente lettera a), si rinvengono infatti pronunce giurisprudenziali difformi sul punto, alcune delle quali sostengono, in applicazione dell'articolo 39 del Codice della navigazione, nonché in ragione del principio di certezza delle situazioni giuridiche soggettive e della circostanza che l'aumento del canone non era preventivabile al momento della stipula del relativo disciplinare, che il canone fissato nel titolo concessorio sia immutabile fino alla scadenza del titolo che lo regolamenta, e che pertanto a detti rapporti sia inapplicabile la norma del citato comma 251;
per quanto attiene alla problematica di cui alla lettera b), risulta che in alcuni comuni costieri con più elevata valenza turistica, gli operatori che svolgono attività in immobili acquisiti allo Stato devono corrispondere un canone anche dieci volte maggiore a quello richiesto a quanti esercitano l'attività in manufatti non acquisiti, determinando in tal modo una disparità di trattamento ingiustificata ed illogica, in quanto non proporzionale alla redditività dell'impresa né all'estensione dell'arenile in godimento, ma dovuta alla sola presenza o meno di strutture amovibili o fisse sul bene demaniale;
per quel che concerne la problematica di cui alla lettera c), rispetto alla quale è insorto un notevole contenzioso, non appare logico che il canone previsto per le pertinenze commerciali sia corrisposto anche da coloro che non svolgono l'attività commerciale all'interno di un bene acquisito allo Stato, ma sopra o in prossimità del medesimo, non essendo conforme alla ratio della norma di cui all'articolo 1, comma 251, lettera b), numero 2.1), della legge n. 296 applicare il canone anche a beni che non siano di per sé idonei allo svolgimento dell'attività commerciale, né a locali in cui non vi sia un diretto contatto con il pubblico;
in merito alla problematica di cui alla lettera d), appare ingiustamente penalizzante e foriera di palesi disuguaglianze l'interpretazione dell'articolo 03, comma 4, del citato decreto-legge n. 400 del 1993 fornita dalle amministrazioni competenti, che non riconosce l'applicabilità della riduzione del canone per le aree scoperte utilizzate solo temporaneamente anche a quanti rilasciano ad uso pubblico, nei periodi invernali, una porzione degli arenili loro concessi, essendo illogico riconoscere

tale riduzione agli operatori che rilasciano temporaneamente al pubblico uso la totalità degli arenili concessi, negandola invece a quanti rilasciano solo in parte tali beni;
la Commissione Finanze ha già affrontato, nel corso della presente legislatura, le tematiche afferenti l'attuazione della disciplina in materia di canoni sulle concessioni di beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative, approvando, in un nuovo testo, che ha assunto il n. 8-00004, la risoluzione Soglia n. 7-00019, con la quale si è impegnato il Governo ad applicare, con riferimento ai predetti canoni, l'aggiornamento degli indici ISTAT a decorrere dal 1o gennaio 1998;
in quell'occasione si era ritenuto di affrontare le ulteriori problematiche concernenti la determinazione dei canoni dei beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative, in un ulteriore atto di indirizzo,

impegna il Governo

a)a porre in essere tutte le iniziative necessarie per assicurare un'uniforme applicazione del disposto dell'articolo 1, comma 251, della legge n. 296 del 2006, al fine di:
1) tutelare i rapporti concessori in corso regolati con titoli di godimento in corso di validità;
2)evitare disparità di trattamento in danno di quanti gestiscono attività balneari in immobili acquisiti allo Stato, rispetto a coloro che gestiscono le stesse attività in strutture amovibili;
3) precisare, in conformità alla ratio della normativa, l'esatta definizione delle pertinenze commerciali alle quali deve essere applicato il canone di cui all'articolo 1, comma 251, lettera b), numero 2.1), della citata legge n. 296;
4) evitare disparità di trattamento in sede di applicazione della riduzione del canone concessorio ai sensi dell'articolo 03, comma 4, del decreto-legge n. 400 del 1993;
b) a realizzare una diversa e più ampia classificazione delle aree demaniali, superando l'attuale ripartizione in due sole categorie;
c) a prevedere, compatibilmente con le esigenze di bilancio, misure dei canoni di concessione più contenute, a modulare l'ammontare dei canoni annui a seconda dello specifico utilizzo e delle dimensioni delle aree attribuite in concessione, nonché a prevedere riduzioni dei canoni stessi, in ragione delle particolari condizioni delle aree concesse, della natura pubblica o privata dei soggetti concessionari, e del tempo di utilizzo dei beni;
d) a prevedere un allungamento dei termini di durata delle concessioni;
e) a definire una linea interpretativa specifica in relazione all'applicazione del criterio dell'amovibilità delle strutture realizzate sui beni demaniali dati in concessione, sulla base della particolare ubicazione delle strutture lungo la linea di costa.
(7-00095)
«Conte, Vannucci, Sani, Occhiuto, Bragantini, Barbato».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge prevede che i giudici tributari appartenenti ad una determinata Commissione tributaria possano essere applicati, per periodi più o meno limitati, dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria

ad altra Commissione provinciale, regionale o a Sezione distaccata della Commissione tributaria centrale;
la legge però prevede anche che «Nessuno può essere componente di più commissioni tributarie» (articolo 8, comma 3, decreto legislativo n. 545 del 1992);
sarebbe quindi più conforme alla lettera e allo spirito della legge che i giudici tributari, nel periodo di applicazione ad altra Commissione, venissero dispensati d'ufficio dall'esercitare le loro funzioni anche nella Commissione di titolarità o di appartenenza -:
se non ritenga, nell'esercizio dei poteri di competenza previsti dalla legge (articolo 29 decreto legislativo n. 545 del 1992), di dover segnalare al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria l'opportunità di evitare che, come risulta personalmente all'interrogante, sia situazione generale che tanti giudici tributari vengano impegnati contemporaneamente in due diverse Commissioni.
(4-01844)

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
per garantire l'indipendenza e l'imparzialità delle Commissioni tributarie provinciali e regionali la legge stabilisce che non possono essere componenti delle anzidette Commissioni «coloro che, in qualsiasi forma, anche se in modo saltuario o accessorio ad altra prestazione, esercitano la consulenza tributaria, ovvero l'assistenza o la rappresentanza di contribuenti nei rapporti con l'amministrazione finanziaria o nelle controversie tributarie» (articolo 8, comma 1, lettera i), decreto legislativo n. 545 del 1992);
per coloro che incorrono nell'anzidetto motivo di incompatibilità la legge espressamente prevede non la semplice sospensione ma addirittura la decadenza dall'incarico di giudice tributario (articolo 12 decreto legislativo n. 545 del 1992);
non troverebbe quindi giustificazione una certa tolleranza che il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria dimostrerebbe nei confronti di quei giudici tributari liberi professionisti che esercitano anche l'assistenza o la consulenza tributaria o che addirittura pubblicizzano la loro attività di «tributaristi» o di quei giudici tributari che, essendo notai, notoriamente esercitano anche la consulenza tributaria -:
se e quali iniziative intenda assumere il Presidente del Consiglio dei ministri (al quale la legge affida «l'alta sorveglianza sulle commissioni tributarie e sui giudici tributari» articolo 29 decreto legislativo n. 545 del 1992) per garantire l'osservanza della legge e l'imparzialità delle commissioni tributarie.
(4-01845)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
con precedente atto ispettivo, n. 4-01423, del 23 ottobre 2008, l'interrogante ha richiamato l'attenzione sulla drammatica situazione della Chiesa cattolica in Vietnam, costituita da 5 milioni e mezzo di fedeli, 40 vescovi e 2700 sacerdoti, e oggetto di continue vessazioni da parte del regime ateo-comunista al potere;
negli scorsi giorni, come riportato dal quotidiano Avvenire e dall'agenzia AsiaNews, vi è stata una recrudescenza dello scontro fra il Governo vietnamita e le locali gerarchie cattoliche, a causa dell'espropriazione del terreno su cui sorgeva l'ex legazione apostolica ad Hanoi, che le autorità hanno deciso di utilizzare per la creazione di un parco pubblico, impedendo altresì con la forza qualunque manifestazione di protesta da parte dei fedeli;

in tale diatriba, il Governo vietnamita cerca inoltre di aizzare un conflitto fra cristiani e buddhisti, sostenendo che nella zona in questione, prima dell'età coloniale francese, esisteva una pagoda, la cui reale collocazione, tuttavia, è stata individuata dagli archeologi ben cinque chilometri più a nord;
a rendere ulteriormente più grave la situazione, si registrano poi le dure dichiarazioni del Primo Ministro Nguyen Tan Dung, che ha accusato l'arcivescovo di Hanoi, mons. Ngo Quang Kiet, di aver «violato Costituzione e legge, danneggiato la nazione e mostrato disprezzo per la posizione e lo status dei cittadini vietnamiti», provocando quindi «difficoltà nei rapporti tra Vietnam e Vaticano»;
oltre a ciò, più in generale, occorre rimarcare le angherie di cui i cattolici vietnamiti sono continuamente vittime, come la schedatura e un asfissiante controllo da parte delle autorità, la discriminazione in ambito scolastico, il divieto di attività missionarie - come ogni singola distribuzione di cibi e medicinali - senza l'autorizzazione della polizia, l'estrema difficoltà ad ottenere autorizzazioni per l'espatrio -:
quali iniziative e pressioni politiche e diplomatiche, autonome e/o in concerto con l'Unione Europea e la comunità internazionale, intendano assumere, onde ottenere dal regime vietnamita la restituzione dei summenzionati terreni ai legittimi proprietari, nonché il rispetto dei diritti umani, civili e politici, per i cattolici del Vietnam.
(4-01841)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

COMMERCIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'abolizione dell'Ici sulla prima casa è stata finanziata anche attraverso la soppressione di un finanziamento di 500 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009 destinato a realizzare opere viarie nelle regioni Calabria e Sicilia;
le citate opere rappresentano interventi strategici e indispensabili per sostenere lo sviluppo economico delle regioni interessate;
con l'ordine del giorno 9/01386/253, approvato il 23 luglio 2008, il Governo ha accolto l'impegno non solo a garantire la piena attribuzione delle risorse destinate alla viabilità in Calabria e Sicilia, ma anche ad adottare entro e non oltre il 31 dicembre 2008, atti normativi destinati a ripristinare le risorse destinate al Mezzogiorno e utilizzate per la copertura finanziaria del decreto-legge 93 del 2008;
al momento non risulta all'interrogante che in nessun provvedimento sia previsto il ripristino delle risorse per interventi destinati alla viabilità delle regioni Calabria e Sicilia -:
se il Governo intenda mantenere l'impegno preso con l'ordine del giorno citato in premessa e seabbia già previsto opossa indicare in quale provvedimento intenda inserire la norma che ripristina i finanziamenti per la realizzazione di opere di viabilità nelle regioni Calabria e Sicilia.
(5-00752)

VANNUCCI, MISIANI, CAPODICASA, BARETTA e ZUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008 ha previsto, all'articolo 81, comma 32, la concessione ai residenti di cittadinanza italiana che versano in condizione di maggior disagio economico di una carta acquisti (cosiddetta social card) finalizzata all'acquisto di generi alimentari e al pagamento

delle bollette energetiche e delle forniture di gas, con onere a carico dello Stato;
per finanziare tale misura il comma 29 del medesimo articolo 81 ha istituito un fondo destinato al soddisfacimento delle esigenze di natura alimentare e successivamente anche energetiche e sanitarie dei cittadini meno abbienti, prevedendo che a tale fondo affluiscano risorse definite nella loro tipologia ma non nel loro quantum complessivo;
il comma 38 dell'articolo 81 del decreto-legge n. 112 ha inoltre previsto che anche ai costi amministrativi per l'attivazione della carta acquisti si provveda a valere sulle risorse del fondo di cui al comma 29 dell'articolo 81;
le modalità di applicazione sono state definite con decreto interdipartimentale del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro del lavoro del 16 settembre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 281 del 1o dicembre 2008;
tale decreto pone in carico al Dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e all'Istituto nazionale della previdenza sociale compiti significativi -:
quale sia l'ammontare delle risorse confluite nel Fondo di cui al comma 29 dell'articolo 81 del decreto-legge n. 112 del 2008 e quali siano i costi amministrativi complessivi che si stimano derivare dall'attivazione della carta acquisti dettagliati in costi del gestore del servizio, costi di acquisto materiali, costi postali e di spedizione mentre ove previsto per l'impiego di personale della pubblica amministrazione. Costi del soggetto attuatore.
(5-00753)

BITONCI, SIMONETTI, D'AMICO, POLLEDRI e FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la «social card» prevista dall'articolo 81, commi 32 e 33 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, è già in distribuzione;
il comma 32 prevede espressamente che i beneficiari debbano essere contribuenti delle fasce più deboli con il requisito contestuale della residenza e della cittadinanza italiana;
il decreto attuativo del 16 settembre 2008, adottato dal Ministero dell'economia delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1° dicembre 2008, dispone le modalità per la richiesta e il ritiro della social card, definendo le categorie dei beneficiari;
a tal proposito si rileva che, mentre nelle premesse del decreto con il richiamo del comma 32 dell'articolo 81 è ribadito chiaramente che la concessione della carta è destinata «ai residenti di cittadinanza italiana», nell'articolato del decreto ministeriale la contestualità della residenza e della cittadinanza non è ben precisata;
infatti all'articolo 1, lettera a), la definizione di «cittadino residente» è separata dalla definizione di «cittadino italiano regolarmente registrato nell'Anagrafe....», inducendo quasi a dedurre che si tratti di due categorie distinte;
successivamente all'articolo 5, che individua i beneficiari, addirittura, la norma cita solo la dizione «Cittadini residenti» tralasciando di inserire «e con cittadinanza italiana» -:
se la stesura imprecisa degli articolo 1 e 5 del decreto ministeriale possa comportare che la social card sia destinata ad avviso degli interroganti contra legem anche a cittadini residenti, che non siano cittadini italiani e se intenda procedere un coordinamento delle norme del decreto ministeriale, per renderle conformi ai dettato della legge.
(5-00754)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella precedente legislatura il gruppo parlamentare IDV sollecitò il Governo ad intervenire sulla questione di una evasione delle imposte dovute ai Monopoli stimata in 98 miliardi euro;
sul tema dei giochi e dei cosiddetti apparecchi da intrattenimento, oggetto anche di inchieste giudiziarie, l'attenzione della stampa si è concentrata negli ultimi mesi;
a poche settimane dall'insediamento del Governo Prodi e di fronte alle notizie di stampa relative ad un intervento dell'autorità giudiziaria su possibili irregolarità nelle procedure di rilascio di apparecchiature e congegni da divertimento, il viceministro Vincenzo Visco istituì immediatamente una commissione di indagine presieduta dall'on. Alfiero Grandi, sottosegretario di Stato. Era il 27 giugno del 2006. Il 26 marzo del 2007 la commissione presieduta dall'on. Grandi ha consegnato la relazione conclusiva;
il 30 marzo del 2007 l'on. Vincenzo Visco ha trasmesso la relazione della commissione Grandi al dott. Giorgio Tino, direttore generale dell'Aams, perché fornisse doverose spiegazioni, valutazioni e osservazioni da parte dell'Amministrazione. Nello stesso giorno l'on. Visco inviò la relazione conclusiva della commissione Grandi anche al Procuratore regionale della Corte dei Conti, dott. Ribaudo, e al Procuratore della Repubblica di Roma, dott. Ferrara;
il 2 aprile del 2007 il viceministro Vincenzo Visco trasmise al dott. Tino, al dott. Ribaudo e al Dott. Ferrara anche gli allegati alla relazione conclusiva della commissione Grandi;
il 22 maggio 2007 il dott. Tino ha consegnato all'on. Visco le spiegazioni, valutazioni e osservazioni richieste all'Amministrazione;
il 5 luglio 2007 l'on. Vincenzo Visco, ottemperando a una richiesta della commissione parlamentare sul fenomeno della criminalità mafiosa, ha inviato al presidente della stessa commissione, on. Forgione, la relazione conclusiva della commissione Grandi;
il 17 luglio del 2007, al termine di un primo esame tecnico da parte del Gabinetto, l'on. Vincenzo Visco ha trasmesso l'intera documentazione, comprese le controdeduzioni dell'Amministrazione, all'ufficio legislativo Finanze perché fornisca in merito il proprio parere al fine di ogni eventuale decisione da assumere;
quanto alle penali previste nelle concessioni, calcolate dalla Corte dei conti per un ammontare complessivo equivalente a circa sei volte il valore dell'intera raccolta annuale delle giocate tramite apparecchi da intrattenimento, va ricordato che attualmente sono oggetto di contenzioso tra l'Aams e le società concessionarie. Tra queste ultime, inoltre, vi sono alcune società quotate in Borsa; fatta che impone rigore ma anche prudenza nelle dichiarazioni -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga di dover procedere al recupero dell'evasione accertata;
come intenda procedere alfine di regolare tale situazione.
(4-01847)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Romano d'Ezzelino, frazione S. Giacomo, vi è un'area denominata «La Salle» (di proprietà della «Provincia di Torino della Congregazione

dei fratelli delle Scuole Cristiane», con sede in Paderno del Grappa) in relazione alla quale esiste un «programma integrato di riqualificazione urbanistica La Salle», approvato con deliberazione della giunta regionale veneta del 30 aprile 2003 n. 1251 (B.U.R. n. 49 del 20 maggio 2003);
il programma prevede la realizzazione di ben 64.200 metri cubi con destinazione residenziale (e commerciale, per esercizi fino a 1.000 metri quadrati) e di 81.000 metri cubi con destinazione commerciale e direzionale;
il progettista del «programma» si è ben resto conto dell'impossibilità di realizzare il nuovo insediamento senza radicali modifiche del sistema viario, tant'è che ha previsto la necessità della realizzazione di una viabilità esterna all'ambito della lottizzazione che preveda un collegamento, attraverso una «bretella» e due rotatorie, sia alla statale 248 che alla superstrada 47;
sono le stesse norme di attuazione proposte dalla proprietà a considerare tale nuova viabilità «necessaria all'utilizzo e ad un corretto assetto urbanistico degli ambiti privati di fase a e b» (articolo 1.5, documento 5);
in sostanza è stata la stessa proprietà a ritenere che il nuovo intervento di 145.000 metri cubi (oltre ai 45.000 già esistenti destinati ad uso pubblico) presupponga, per la sua realizzabilità, la costruzione di tale collegamento viario;
in effetti il progetto prevede la costruzione, all'interno dell'ambito dell'intervento, di un tratto di strada destinato a collegarsi attraverso una rotatoria al raccordo con la viabilità statale;
va da sé che il tratto di strada previsto non servirà a nulla se non verranno realizzate dall'ANAS le rotatorie e la bretella di collegamento con le due statali;
trattasi di un collegamento viario di cui si parla da anni e che interessa, come già detto, il territorio di tre comuni (Bassano del Grappa, Romano d'Ezzelino e Cassola) del quale non esiste ancora la progettazione: vi è soltanto un accordo peri il finanziamento della sola progettazione preliminare;
nessuno più della proprietà si è reso conto che vi è la più totale incertezza sia sull'an che sul quando in ordine alla realizzazione della strada, tant'è che ha previsto (articolo 1.5 delle NTA) la «facoltà per i privati proprietari di realizzazione un percorso provvisorio, senza rotatorie, di collegamento alla statale 248 fino a che le opere ANAS non verranno realizzate»;
la Regione Veneto ha affrontato, secondo l'interrogante in maniera assolutamente inadeguata, il problema, riconoscendo la rilevanza che, nell'economia del progetto, assume la viabilità, ma affermando che la viabilità prevista all'interno del progetto consentirebbe un corretto disbrigo interno, a prescindere dalla realizzazione delle opere esterne all'ambito e affermando che lo svincolo sulla tangenziale sarebbe indispensabile solo ai fini della funzionalità dell'ambito in cui trovano collocazione gli usi direzionali e commerciali mentre la stessa proprietà ha dichiarato di ritenere tale realizzazione necessaria anche per l'intervento residenziale, posto che fino alla realizzazione del raccordo, tutto il traffico del migliaio di abitanti previsti è destinato a gravare unicamente su via Madonnetta, stradina assolutamente inadatta a sopportare tale peso;
secondo quanto sancito dal medesimo documento inoltre il progetto risulterebbe inserito con priorità nel triennale ANAS. Tuttavia nella deliberazione del Consiglio regionale 24 luglio 2002 n. 60 (BUR supplemento al n. 116 del 3 dicembre 2002, documento 14) l'opera in questione non soltanto non figura tra quelle finanziate, ma neanche tra gli «interventi ricadenti in area di inseribilità», ma soltanto al n. 2 degli «ulteriori interventi» per un costo stimato di 30 miliardi (di lire);

peraltro nel progetto preliminare ANAS (del 20 aprile 2004, documento e-f) nella variante relativa alla superstrada n. 47 «Valsugana» è sufficiente esaminare la tavola per rendersi conto, che nessuna opera è prevista nel territorio del Comune di Romano d'Ezzelino: i due svincoli con relative rotatorie, la cui realizzazione era auspicata dal Comune e che secondo la Regione dovevano ritenersi «essenziali» ai fini di sopportare il carico del nuovo insediamento, parrebbe che non saranno mai realizzati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se sia stato confermato da parte dell'ANAS che l'intervento ricordato in premessa non sarà realizzato
(4-01842)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è stato recentemente lanciato il nuovo logo del Partito Democratico del Nord, composto dalle lettere PDN di colore verde e rosso su sfondo bianco;
il logo PDN identifica inequivocabilmente la dicitura Padania ed è utilizzato da più di dieci anni dal partito politico «Lega Nord per l'indipendenza della Padania» per identificare una specifica area del Paese -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro per evitare che gli elettori si possano confondere ed in particolare se il Ministro non intenda inibire l'uso della sigla PDN al Partito Democratico e a qualsiasi altro partito politico.
(4-01843)

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è del 2 dicembre scorso la notizia del ritrovamento del cadavere di un giovane fotografo tedesco, di 32 anni Thomas Reichard, originario di Stoccarda disperso dal pomeriggio di sabato 29 novembre sull'Etna;
il professionista non ha più fatto rientro da un escursione sulle pendici dell'Etna ed è deceduto a seguito del susseguirsi di impreviste, tragiche fatalità;
i motivi e le circostanze sono in fase di accertamento, ma non vi è dubbio che gli stenti cagionati dalla permanenza prolungata alle rigide temperature esistenti ad alta quota anche per la forte presenza di neve e ghiaccio hanno contribuito in maniera importante a determinare il tragico epilogo;
il nostro rammarico è altresì forte e sentito poiché la sala operativa dei vigili del fuoco di Catania non è stata minimamente allertata, ovvero, è stata allertata solo dopo 48 ore dalla richiesta d'intervento;
sembrerebbe che sia il Cai sia il Soccorso alpino della Guardia di finanza, appresa la notizia sabato 29 ottobre attraverso una richiesta di soccorso trasmessa dal fotografo tramite sms ad un ricercatore dell'istituto di geofisica e vulcanologia suo amico, si siano immediatamente messi in moto alla ricerca del presunto disperso;
siamo consapevoli che l'ente deputato al coordinamento ed il soccorso in montagna sono il Corpo della guardia di finanza attraverso il soccorso alpino, il Cai e le guide alpine regionali, ma non essendo dotati, gli stessi, di mezzi aerei hanno richiesto il contributo dalla Marina militare che ha inviato un proprio elicottero dopo due giorni;
il mezzo aereo non ha potuto effettuare il sorvolo a seguito delle avverse condizioni meteorologiche pertanto è rientrato alla base;
il rammarico è particolarmente sentito poiché c'è sempre stata una fattiva

collaborazione fra gli enti deputati al soccorso e proprio per tale scopo era stato recentemente firmato un protocollo d'intesa di cui faceva parte anche il Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
la presenza dei vigili del fuoco avrebbe messo a disposizione il personale speleo alpino fluviale specificatamente qualificato e preparato al soccorso in ambienti, appunto, speleologici, alpini e fluviali, congiuntamente con squadre cinofile e dei mezzi aerei cui è dotato il comando provinciale di Catania e avrebbe potuto, magari, concorrere nella ricerca ed arrivare in tempo a salvargli la vita;
non si vuole accusare alcuno ed alcunché, ma solo sensibilizzare la massima autorità di Governo deputata in ambito nazionale e provinciale affinché la collaborazione fra il Cai, il Soccorso alpino della Guardia di finanza ed il Corpo nazionale dei vigili del fuoco continui ad essere sempre alta e fattiva;
a giudizio dell'interrogante e dell'organizzazione sindacale Confsal-Vigili del fuoco sarebbe quanto mai improcrastinabile sottoscrivere uno specifico protocollo d'intesa nazionale o, in funzione delle realtà territoriali, un protocollo d'intesa con l'autorità di Governo provinciale -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-01846)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto dell'insegnante di sostegno è di fondamentale importanza per l'apprendimento e la socializzazione degli studenti diversamente abili nelle scuole;
attualmente questo importante compito è svolto principalmente da insegnanti precari in cerca di supplenza annuale e senza competenze specifiche, come richiederebbe invece il particolare compito svolto;
i fondi stanziati per i diversamente abili non sono destinati all'attuazione di corsi di formazione -:
se il Ministro non ritenga opportuno finanziare un corso specialistico per insegnanti di sostegno affinché si possano formare professionisti competenti in grado di ricoprire al meglio questo delicato ruolo.
(4-01840)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CASTIELLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dalle cronache giornalistiche di questi giorni (Il Mattino) emerge un ulteriore, gravissimo, atto di malasanità in Campania;
presso il reparto di rianimazione dell'Ospedale San Paolo a Fuorigrotta di Napoli, infatti, una giovane donna di appena 22 anni, sottoposta ad intervento chirurgico definito dai chirurghi non urgente e di «minima entità» ha perduto la vita;
oramai è un inquietante e susseguirsi di situazioni che troppo spesso giungono a conseguenze gravissime o, addirittura, irreversibili per migliaia di pazienti in tutta Italia e che, ancor più drammaticamente, il fenomeno si presenta presso le Asl della Campania;
mesi orsono è stata istituita un'apposita «Commissione d'inchiesta» allo scopo di verificare e monitorare, tra gli

altri aspetti, anche il fenomeno dei casi di malasanità denunciati sempre più spesso dagli utenti/pazienti;
in Campania, tali verifiche non hanno, alla luce di quanto quotidianamente ancora accade all'interno delle Asl di quella regione, sortito alcun effetto teso a normalizzare e ripristinare le giuste condizioni di sicurezza e normale gestione dei suoi presidi ospedalieri -:
quali celeri ed oramai improcrastinabili iniziative il Ministero intenda urgentemente adottare al fine di valutare l'opportunità di assumere iniziative ispettive e, ove ciò risulti necessario, nominare un «commissario ad hoc» per l'emergenza sanità in Campania, sì da restituire in tempi ragionevoli le giuste e doverose certezze alle migliaia di cittadini utenti i quali alle Asl rivolgono le loro legittime istanze per cure ed interventi chirurgici.
(3-00281)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

La XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
attraverso il Sistema di allerta europeo il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali è stato informato della commercializzazione in ambito comunitario di carni suine di origine irlandese contaminate da diossina;
la Commissione europea ha confermato che in Irlanda sono stati contaminati dai mangimi alla diossina non solo maiali ma anche bovini sottolineando che essa era contenuta nei mangimi avvelenati da olii industriali che ha contaminato i maiali e che è stata mangiata da alcune mandrie di bovini, finendo nelle loro carni;
a titolo cautelativo è stata diramata l'allerta a tutti gli assessorati alla sanità regionali con l'obbligo di rintraccio e sequestro cautelativo di tutte le carni suine irlandesi e di prodotti eventualmente trasformati introdotti in Italia a partire dal 1° settembre, analoga attività di sequestro cautelativo delle carni è svolto dal Comando carabinieri per la tutela della salute;
sono 89 le partite di carne suina importate in Italia dall'Irlanda a partire dal 1° settembre, da quando cioè è scattato l'allarme diossina;
sono state eseguite e si stanno eseguendo in queste ore il blocco delle carni (suine e bovine) a scopo preventivo di migliaia di tonnellate di carne -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per rafforzare le misure di prevenzione sanitaria e di igiene alimentare per tutelare i consumatori italiani e se si sia a conoscenza di casi nei quali, anche nel nostro Paese, siano state usate farine con tracce di diossina.
(5-00755)

LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 25 febbraio 1992, n. 210, e successive modificazioni ed integrazioni, prevede un riconoscimento economico a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati, che ne facciano richiesta;
il decreto-legge n. 159 del 1o ottobre 2007, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, convertito dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, all'articolo 33 prevede, per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o affetti da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto

o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, che hanno instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, uno stanziamento di 150 milioni di euro per l'anno 2007;
la legge finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 361, autorizza «per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che abbiano instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, una spesa di 180 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008»;
la legge finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 362, prevede l'adozione di un decreto da parte del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze per la definizione dei criteri in base ai quali i soggetti titolati possano accedere ai risarcimenti previsti, nonché al comma 363 l'estensione dell'indennizzo di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 2005, n. 229, ai soggetti effetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell'omonimo farmaco, nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della macromelia -:
quale sia lo stato dell'iter del decreto attuativo di cui al comma 362 della legge n. 244 del 2007 per la definizione dei criteri in base ai quali stipulare le transazioni con i soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazioni di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che abbiano instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti di cui al comma 361 della legge, nonché nei confronti dei soggetti affetti da sindrome talidomide di cui al comma 363 della medesima legge e quanti siano in totale i soggetti titolari del risarcimento di cui ai commi 361, 362 e 363 dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 e per quali patologie e quali tempi materiali si prevedono affinché l'iter di tali risarcimenti sia istruito e definito.
(5-00756)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il nostro ordinamento non riconosce un diritto fondamentale come quello dell'indennità di maternità alle pescatrici autonome in acque interne mentre si sostiene che l'astensione obbligatoria dal lavoro deve essere un diritto riconosciuto a tutte le donne lavoratici, indipendentemente dalla categoria di appartenenza;
in particolare, l'articolo 2, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, recante testo unico delle norme in materia di tutela e sostegno per la maternità e della paternità, limita il proprio campo di applicazione, salvo specifiche disposizioni, ai «dipendenti, compresi quelli con contratto di lavoro di apprendistato, di amministrazioni pubbliche, di privati datori di lavoro nonché i soci lavoratori di cooperative» e l'estensione di alcuni diritti disciplinati nel suddetto decreto a categorie di lavoratori non ricomprese nella suddetta definizione è stata operata, per quanto riguarda la questione in esame, con il capo XI, intitolato «Lavoratrici autonome», il cui articolo 66 dispone «Alle lavoratrici autonome, coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali di cui alle leggi 26 ottobre 1957, n. 1047, 4 luglio 1959, n. 463, e 22 luglio 1966, n. 613, e alle imprenditrici agricole a titolo principale, è corrisposta un'indennità giornaliera per il periodo di gravidanza e per quello successivo al parto calcolata ai sensi dell'articolo 68»;

nell'ambito predetto non rientrano le pescatrici autonome, il cui regime previdenziale è contenuto nella legge 13 marzo 1958, n. 250, che specifica le prestazioni previdenziali alle quali le lavoratrici in questione hanno diritto (assegno per il nucleo familiare, assicurazione per l'invalidità vecchiaia e superstiti, indennità di malattia e tubercolosi, prestazioni in caso di infortuni e malattie professionali) ma non fa menzione della voce contributiva per la maternità alla quale dovrebbe corrispondere la relativa prestazione;
il medesimo testo unico prevede, altresì, il diritto alla corresponsione di un'apposita indennità di maternità per le libere professioniste (articolo 70), qualora esse siano iscritte a una cassa di previdenza e assistenza, per i due mesi antecedenti la data del parto e i tre mesi successivi alla stessa, ma coloro che esercitano la professione di pescatrice autonoma delle acque interne, sono iscritte all'Inps e, dunque, non rientrano in tale dispositivo, ed inoltre, tale categoria professionale non può essere classificata, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, di modifica dell'articolo 2135 del codice civile, come imprenditore agricolo e beneficiare dell'indennità di maternità ai sensi del suddetto articolo 66 del decreto legislativo 151/01; nonché ai capi X (Disposizioni speciali), e XII (Libere professioniste) estende, la tutela in questione alle lavoratrici e ai lavoratori assunti nelle P.A. a tempo determinato (articolo 57), alle lavoratrici stagionali (articolo 59) a tempo parziale (articolo 60) a domicilio (articolo 61) addetti ai servizi domestici, agricoli (articolo 63) lavoratrici iscritte alla gestione separata (articolo 64), impegnati in attività socialmente utili (articolo 65), nonché alle lavoratrici libere professionisti;
nel quadro normativo tuttora vigente per le esercenti attività di pesca marittima e delle acque interne (legge 13 marzo 1958, n. 250) ed in considerazione della assenza di versamento di contributi per la maternità da parte di tale categoria di lavoratrici, non è possibile, attualmente, riconoscere alle medesime il diritto all'indennità di maternità in argomento;
nella precedente legislatura l'interrogante ha presentato un quesito al Ministro del lavoro e della previdenza sociale relativo al caso specifico di una signora della provincia di Lecco, appartenente alla categoria professionale delle pescatrici autonome, alla quale non è stato riconosciuto il diritto alla maternità. A tale interrogazione è stato risposto dal Governo, che pur non potendo riconoscere il diritto alla maternità per la categoria suddetta, si ravvisava la necessità di affrontare le necessarie modifiche normative che consentissero il pieno utilizzo delle previsioni normative a tutela della maternità a tutte le donne lavoratrici, indipendentemente dalla natura della qualificazione del rapporto di lavoro e dalla condizione professionale;
sempre nella risposta il Governo si impegnava ad acquisire, presso gli organismi competenti, informazioni in ordine al numero dei soggetti interessati e ai relativi oneri finanziari -:
quali iniziative il Governo intenda assumersi affinché, pur nella loro residualità, la categoria professionale delle pescatrici autonome delle acque interne possa beneficiare di un diritto fondamentale come quello dell'indennità di maternità che deve spettare a tutte le donne che lavorano;
quali sia la rilevanza numerica di tale categoria professionale e l'incidenza economica che un provvedimento estensivo recherebbe.
(5-00751)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come è noto la Sportass, società assicuratrice nell'ambito sportivo, è stata

posta in liquidazione ed il contenzioso - insieme ai dipendenti - trasferito all'INAIL che dovrebbe procedere alla liquidazione dei sinistri rimasti in sospeso;
tali sinistri sarebbero nel numero di diverse decine di migliaia, interessando incidenti ed infortuni sportivi in diverse discipline sportive;
solo per iscritti alla Federazione Motociclista Italiana si tratterebbe di 15.000 infortuni in sospeso, alcuni anche di rilevante entità e gravità -:
quali iniziative siano state prese affinché l'INAIL proceda ad un sollecito esame delle pratiche arretrate liquidando quanto dovuto agli assicurati Sportass;
a quanto ammontino presumibilmente questi sospesi sia in termini numerici che di entità dei rimborsi e in quali tempi si ritiene che nel settore possa essere ripristinata una situazione di normalità;
nello specifico, quale sia il numero dei sinistri in sospeso con motociclisti già assicurati Sportass;
quali siano i motivi che hanno portato la Sportass al sostanziale fallimento, se siano emersi elementi di cattiva gestione o spreco e quali iniziative conseguenti siano state eventualmente attivate dalle autorità di controllo a carico di amministratori Sportass o dirigenti.
(4-01839)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli agricoltori siciliani e le loro associazioni da mesi denunciano l'aggravamento della crisi dell'intero settore;
tale crisi deriva, oltre che da fattori strutturali, dal crollo dei prezzi all'origine di tutti i prodotti agricoli e dal notevole incremento dei costi di produzione (energia, sementi, concimi, antiparassitari, farmaci veterinari, eccetera);
i fattori sopra descritti hanno determinato il tracollo del reddito per migliaia di aziende agricole;
la finanziaria 2009 ha cancellato, per il triennio 2009-2011, le agevolazioni contributive per l'assunzione di manodopera agricola, sottraendo al settore ben 150 milioni di euro;
quasi un centinaio di Consigli comunali, manifestando la volontà politica dei territori e degli operatori del settore, hanno approvato un ordine del giorno proposto dalla Cia con il quale si chiede il finanziamento della legge 81/2006, ossia la proroga per altri 3 anni delle agevolazioni contributive per le aziende che assumono manodopera agricola e operano in aree svantaggiate, come le zone montane e le regioni dell'ex obiettivo 1;
in caso di mancato e tempestivo intervento, l'intero settore agricolo siciliano rischia il collasso, con gravissime ricadute in termini occupazionali;
tra i comparti maggiormente in sofferenza vi è quello della viticoltura, la quale, dopo il crollo dello scorso anno dovuto alla peronospora, ha visto mortificato il tentativo di recuperare la produttività perduta a causa dei prezzi nettamente al di sotto della media nazionale;
nonostante la grave crisi del settore vitivinicolo, l'attuale Governo ha tagliato il fondo nazionale di 50 milioni di euro destinato a viticoltori danneggiati nel 2007 dalla peronospora;
anche l'agrumicoltura soffre una grave crisi, a causa di un previsto calo

della produttività previsto del 50 per cento, dovuto alle gelate della scorsa pri- mavera e per il quale si attende ancora da parte del Ministero il riconoscimento dello stato di calamità naturale;
nel mese di novembre l'Assessore all'agricoltura e alle foreste della Regione Sicilia, ha proposto al Governo nazionale la dichiarazione dello stato di crisi del settore agrumicolo;
anche il settore cerealicolo registra un crollo dei prezzi: in particolare, il prezzo del grano è diminuito del 70 per cento nell'arco di sei mesi, passando da 48 centesimi al chilo a circa 16;
anche sulla questione sopra menzionata le organizzazioni di categoria sono intervenute chiedendo il ripristino dei dazi sul prodotto extra Ue temporaneamente eliminato lo scorso anno al fine di favorire il ritorno delle quotazioni a livelli normali;
la Cia siciliana ha denunciato che molte aziende agricole dell'isola sono esposte al racket, ad estorsioni, ad usura, ad abigeato, alla macellazione clandestina, a sofisticazioni, al condizionamento dei mercati ortofrutticoli e ad un complessivo intervento delle organizzazioni criminali e mafiose nella filiera agroalimentare;
la Cia ha chiesto l'istituzione di una cabina di regia per migliorare il sistema dei controlli sulle derrate agricole di provenienza extra UE;
le associazioni degli agricoltori siciliani hanno promosso giornate di mobilitazione e chiesto un tavolo di confronto con il Governo regionale e con quello nazionale -:
se non intenda aprire con urgenza un tavolo di confronto con le associazioni degli agricoltori siciliani, al fine di individuare misure condivise per fronteggiare la crisi del settore agricolo e le sue prospettive future;
se non ritenga opportuno assumere iniziative normative volte a ripristinare il fondo di 50 milioni di euro in favore degli agricoltori colpiti dalla peronospora, impegnandosi affinché sia modificato il tetto massimo del de minimis che, attualmente, prevede un intervento non superiore a 7.500 euro in tre anni, aumentandolo a 50.000 euro, nel triennio, come avviene per gli altri settori;
se non ritenga altresì opportuno assumere iniziative normative volte a introdurre agevolazioni fiscali, quali la riduzione del 50 per cento delle aliquote Iva per l'acquisto dei beni e dei servizi necessari all'esercizio dell'attività agricola, la riduzione dell'Iva al 4 per cento sui carburanti utilizzati in agricoltura e l'abolizione delle accise sulle attività agricole e zootecniche.
(5-00750)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che presso alcuni Comuni e Comunità Montane sarebbero in corso delle vertenze, avanti la competente Commissione Provinciale di conciliazione piuttosto che l'Autorità Giudiziaria, circa l'esatta interpretazione da fornire alla normativa vigente in materia di ferie arretrate dei dipendenti del comparto;
in particolar modo, alcuni dipendenti, al momento della cessazione del rapporto di lavoro, richiederebbero all'ente la monetizzazione dei vari giorni di ferie non godute nel corso degli ultimi anni di attività di servizio;

il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le Regioni e le Autonomie Locali non sembra, però, prevedere una simile facoltà di cumulo, atteso che il compenso sostitutivo delle ferie non fruite per esigenze di servizio risulterebbe, dal tenore della norma, limitato all'ultimo anno di attività e non già anche a quelli pregressi;
la questione necessita, pertanto, di un adeguato intervento di codesto Ministero, volto a verificare l'effettiva sussistenza del dubbio interpretativo in oggetto e, se del caso, a dirimerlo mediante la diffusione di apposita circolare o altro strumento ritenuto idoneo allo scopo -:
se risulti che effettivamente siano in corso delle vertenze, anche a carattere giudiziario, tra alcuni Comuni e Comunità Montane e propri ex dipendenti i quali, all'atto di entrare in quiescenza, sosterrebbero di aver diritto alla monetizzazione non solo delle ferie non godute per ragioni di servizio nel corso dell'ultimo anno di attività bensì anche degli anni pregressi;
in caso di risposta affermativa, se, alla luce dell'attuale CCNL del comparto, le ferie non fruite possano essere cumulate al fine di una loro futura liquidazione complessiva o se, piuttosto, le stesse non debbano essere attribuite al dipendente nel corso del successivo anno solare;
sempre in caso di risposta affermativa al primo quesito, se non intenda intervenire nella vicenda segnalata in narrativa per gli opportuni chiarimenti interpretativi del caso, mediante la pubblicazione di apposita circolare agli Enti Locali o altro provvedimento ritenuto adatto all'esigenza informativa dei diretti interessati.
(4-01838)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIMONETTI e BUONANNO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli eventi in atto, ormai da diverso tempo, presso la Cartiera Ermolli in provincia di Biella stanno mettendo in stato di forte agitazione i dipendenti, il cui futuro si profila incerto a causa della mancanza di concrete prospettive di sviluppo dell'azienda;
le tensioni, come denunciano gli stessi rappresentati sindacali dell'azienda, trovano terreno fertile nei timori che lo stabilimento possa chiudere, lasciando senza lavoro i dipendenti di Crevacuore, che da circa sei settimane sono in cassa integrazione;
i fatti risalgono almeno alla fine del 2004, quando il gruppo Ermolli è stato ammesso alle procedure di amministrazione straordinaria. Il gruppo era composto da tre unità produttive, una in Belgio che è stata chiusa e dismessa e due in Italia, a Moggio Udinese e a Crevacuore;
con la nomina un commissario straordinario nella persona del professore avvocato Moscati di Roma, è stato predisposto un piano industriale per il rilancio del gruppo Ermolli che aveva come principale obiettivo strategico quello di considerare gli stabilimenti in Italia come un'unica unità produttiva;
nel giugno 2006, i due stabilimenti sono stati rilevati da un gruppo di imprenditori friulani che, sulla base del piano industriale predisposto precedentemente, si sono impegnati ad aumentare investimenti ed occupazione; misure queste che non hanno ancora trovato attuazione, negando allo stabilimento di Crevacuore l'atteso rilancio;

la Valsessera e la Valsesia non possono sopportare la chiusura di uno stabilimento così importante nel quale lavorano 108 dipendenti e che rappresenta uno dei più importanti siti industriali presenti nella valle, nonché un bacino di occupazione per i territori limitrofi;
il comportamento adottato dai vertici aziendali che persistono a non voler incontrare i rappresentati sindacali dell'azienda, comunicando in modo frammentato solo attraverso gli organi di stampa, fa ritenere che il sacrificio più grande per il mancato raggiungimento de- gli obiettivi di sviluppo sarà pagato, in termini di tagli al personale, dal sito di Crevacuore -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche in atto nell'azienda Cartiera Ermolli di Crevacuore;
quali iniziative intenda adottare per favorire, nell'immediato, una concertazione tra i vertici aziendali e le rappresentanze dei lavoratori affinché vengano adottate adeguate iniziative di sviluppo dell'azienda, conformemente al piano industriale di rilancio adottato dal Gruppo, salvaguardando così gli attuali livelli di occupazione nel sito di Crevacuore, a beneficio di tutto il territorio.
(5-00757)

Interrogazione a risposta scritta:

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Adolfo Urso, rispondendo all'interrogazione n. 3-00011 - Misure di sostegno a favore del Polo Tecnologico di Catania, con particolare riferimento al progetto di realizzazione dello Stabilimento M6, ha affermato: «Anche in occasione di verifiche dirette con i massimi responsabili dell'azienda, è emersa la volontà e l'impegno di ST Microelectronies a presentare un nuovo piano industriale e nuovi investimenti presso il sito di Catania che consentano, almeno in parte, di onorare l'impegno a creare nuova occupazione»;
nella stessa occasione il sottosegretario di Stato ha annunciato la «previsione della presentazione di un nuovo progetto che sarà esaminato con grande attenzione dal Ministero dello sviluppo economico»;
ad oggi non risulta essere stato convocato un tavolo ministeriale con la presenza di tutte le parti (Azienda e Organizzazioni sindacali);
in questi giorni, importanti quotidiani economici hanno dato notizia della dichiarazione del vicedirettore esecutivo della società giapponese Sharp, secondo produttore mondiale di celle solari, che ha annunciato una joint venture tra Enel, la ST e la stessa Sharp. Accordi che secondo l'annuncio prevedono la realizzazione nella zona di Catania di un maximpianto per la produzione di celle solari;
entro dicembre, dopo che la ST Microelectronies scioglierà la riserva, dovrebbe essere firmato l'accordo -:
se non intenda convocare, urgentemente, l'azienda e le organizzazioni sindacali per un confronto decisivo sulle reali intenzioni, alla luce di questo nuovo possibile scenario, di ST Microelectronies e sul ruolo degli stabilimenti presenti nella realtà catanese, con riferimento agli impegni, più volte prospettati, di mantenimento e consolidamento dei livelli occupazionali.
(4-01837)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Carlucci e altri n. 1-00075, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paglia, Torrisi, Franzoso, Valentini, Vincenzo

Antonio Fontana, Divella, Zacchera, Pugliese, Giulio Marini, Ventucci, Bergamini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Cicchitto e Bocchino n. 3-00280, pubblicata nell'allegato B ai reso conti della seduta del 9 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Torrisi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Pagano n. 2-00204 del 5 novembre 2008.
interrogazione a risposta scritta Livia Turco n. 4-01821 del 4 dicembre 2008.