XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 5 dicembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 9 DICEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il giorno 19 novembre 2008 è stata approvata dall'Assemblea la mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00062 e sono state respinte le mozioni Veltroni ed altri n. 1-00057, Casini ed altri n. 1-00063 ed Evangelisti ed altri n. 1-00064, concernenti detrazioni fiscali per i redditi da lavoro dipendente e da pensione e misure di finanza pubblica per la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e a favore delle persone che perdono il lavoro;
la mozione approvata impegnava il Governo:
a) ad adottare ogni iniziativa in coerenza e unità d'intenti e d'azione con gli indirizzi espressi dall'Unione europea;
b) ad adottare tempestivamente i provvedimenti necessari ad attuare in Italia le decisioni comuni assunte in sede G20, Ecofin e Eurogruppo;
c) a dare rapida attuazione alle misure di sostegno al reddito dei meno abbienti, già approvate dal Parlamento, con particolare riferimento alla social card per sostenere, in particolare, le famiglie numerose e quelle con disabili e anziani non autosufficienti;
d) a tradurre in proposte operative e condivise - conclusa la consultazione in atto - le indicazioni del libro verde sul futuro del modello sociale, predisposto dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
e) a rendere permanenti le misure di salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie previste nel decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, contenente «Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie», convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, con particolare riferimento alla soppressione dell'ici sulle prime abitazioni e alle agevolazioni fiscali per il lavoro straordinario e altre componenti del reddito da lavoro dipendente correlate ad aumenti di produttività;
f) a predisporre un provvedimento comprendente misure necessarie e urgenti di sostegno alle famiglie e alle imprese con l'obbiettivo di incrementare la crescita del prodotto interno lordo, fermi restando gli obiettivi di finanza pubblica;
g) a valutare, nella predisposizione di tale provvedimento, l'opportunità dell'adozione di alcune misure a favore delle imprese, quali:
1) disciplina dell'iva per cassa e rimborsi iva in tempi certi e accelerati;
2) nuove procedure di pagamento dei fornitori della pubblica amministrazione che garantiscano tempi certi e accelerati;
3) parziale riduzione dell'irap, con priorità sulla base imponibile relativa al costo del lavoro, alla quale fare fronte attraverso un'equivalente riduzione dei sussidi alle imprese;
4) nuove misure di detassazione del reddito d'impresa e di lavoro autonomo reinvestito;
5) sterilizzazione degli studi di settore nei prossimi anni, ovvero rendere gli studi di settore fiscalmente equi ed efficaci, attraverso una rappresentazione reale delle condizioni economiche e finanziarie del Paese, tenuto conto che l'impatto dei nuovi studi sta diventando eccessivamente oneroso per i contribuenti: infatti, il numero dei soggetti non congrui è passato dal 15 per cento per l'anno fiscale 2006 all'attuale 50 per cento per l'anno fiscale 2007 e si stima che l'impatto della crisi economica in atto comporterà la non congruità al 70 per cento dei casi, con un insostenibile «shock fiscale» per le piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale della nostra struttura produttiva;

h) a valutare, nella predisposizione di tale provvedimento, l'opportunità dell'adozione di misure a favore delle famiglie, quali:
1) misure che tengano conto - ferme restando le indicazioni contenute nel documento di programmazione economico finanziaria circa il tasso di inflazione programmato - di quanto potrà emergere dal tavolo del negoziato interconfederale per la definizione dei parametri a cui riferire il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni;
2) misure di rafforzamento del sistema degli ammortizzatori sociali, da realizzare anche potenziando l'impegno diretto delle parti sociali negli enti bilaterali; in tale ambito vanno valutati interventi specifici a favore delle forme di lavoro flessibile;
3) negoziazione con la grande distribuzione e con le principali categorie rappresentative degli esercenti commerciali per raggiungere accordi di contenimento e stabilizzazione dei prezzi di generi di prima necessità, come già realizzato in passato;
4) specifiche deduzioni fiscali a favore delle famiglie con figli;
5) incremento del maggiore potere d'acquisto realizzato attraverso la social card in favore degli anziani che costituiscono un nucleo familiare composto da una sola persona;
6) ulteriori strumenti a disposizione dei cittadini per la rinegoziazione dei mutui immobiliari;
7) misure per allineare la velocità di variazione dell'andamento dei prezzi al consumo dei combustibili per autotrazione in relazione alla variazione del prezzo delle materie prime;
8) accelerazione dell'implementazione del «piano casa», previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, attraverso la presentazione del previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri alla conferenza unificata;
i) a sollecitare l'Unione europea a predisporre strumenti finanziari adeguati a rendere più efficiente la raccolta dei capitali necessari alla realizzazione in tempi rapidi delle reti infrastrutturali europee;
l) a dare rapida attuazione alle delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica, concernenti la realizzazione dei progetti infrastrutturali già deliberati, in particolare nelle aree al Nord e al Sud del Paese, dove la carenza di infrastrutture costruisce un freno allo sviluppo e alla crescita;
m) ad assumere, attraverso il Comitato interministeriale per la programmazione economica, le necessarie delibere per la realizzazione delle infrastrutture previste nei diversi documenti di finanza pubblica e negli atti di indirizzo parlamentare già approvati;
il giorno 28 novembre 2008 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha comunicato che:
«il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, alle ore 12,30 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi.
Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta.
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ed il Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti, hanno illustrato al Consiglio il decreto-legge con il quale il Governo vara oggi misure a sostegno della famiglia, del lavoro, dell'occupazione e dell'impresa, ridisegnando in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale.
Alla luce della delicata congiuntura economica internazionale il Governo interviene con un pacchetto di rilevanti misure volte e direttamente ed indirettamente ad alleviare gli effetti negativi che l'attuale globale recessione economica provoca sulle famiglie e sui soggetti più bisognosi, ma anche sull'economia e sul

mondo della produzione, si produrranno così ripercussioni positive sull'intera società civile.
Tra le misure: i cittadini residenti che compongono un nucleo familiare a basso reddito da lavoro dipendente o pensione o redditi assimilati riceveranno un bonus straordinario tra i duecento ed i mille euro, parametrato al numero dei componenti del nucleo familiare e a seconda che in famiglia vi siano portatori di handicap; i mutui per l'acquisto della prima casa non potranno superare il 4 per cento e, per i mutui già stipulati, lo Stato si accollerà l'eventuale parte eccedente, le tariffe vengono bloccate o ridotte per tutte le forniture abituali (fuorché l'acqua) fino al 31 dicembre 2009; a decorrere dal 1o gennaio 2009 le famiglie economicamente svantaggiate che hanno diritto all'applicazione delle tariffe agevolate per la fornitura di energia elettrica avranno anche diritto alla compensazione della spesa per la fornitura di gas naturale; in aiuto ai lavoratori pendolari sono bloccati i pedaggi autostradali e le tariffe ferroviarie sulle tratte regionali. Viene inoltre previsto un prestito (a tasso particolarmente agevolato) alle famiglie nel cui ambito avvengano nuove nascite, al fine di sopportare le spese connesse alle esigenze dei primi anni di vita. A tali misure va aggiunto il beneficio della "carta acquisti" recentemente varato dal Governo.
Il decreto-legge vara anche una serie di importanti misure a sostegno dell'economia e dell'impresa: l'imposta sul reddito delle società e l'imposta regionale sulle attività produttive vengono ridotte di tre punti percentuali; viene prorogata la detassazione dei salari di produttività con innalzamento da 30 a 35.000 euro del reddito massimo per beneficiare dell'aliquota agevolata e con innalzamento da 3 a 6.000 euro del salario di produttività agevolato fiscalmente. Il sostegno "in deroga" al reddito di coloro che perdono il lavoro sarà garantito dal nuovo Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, nel quale confluisce anche il Fondo occupazione per gli ammortizzatori in deroga, finanziato per un miliardo e 26 milioni di euro. La detassazione riguarderà anche i militari e le forze dell'ordine e di soccorso. L'iva verrà pagata al momento dell'effettiva riscossione dei corrispettivi. Vengono inoltre ridotti i costi amministrativi sostenuti dalle imprese e viene prevista la revisione degli studi di settore, soprattutto in talune aree del Paese, per rimodulare gli indicatori di reddito agli effetti della congiuntura. Al fine di incentivare il rientro in Italia di ricercatori residenti all'estero viene previsto che siano fiscalmente imponibili solo per il dieci per cento.
Il decreto-legge concreta poi il deciso intendimento del Governo di accelerare le procedure per la realizzazione di opere, comprese quelle di messa in sicurezza delle scuole. Interventi a sostegno dei trasporti pubblici locali e delle ferrovie e ulteriori misure di lotta e contrasto all'evasione fiscale completano la manovra di sostegno all'economia»;
tale decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale» dà attuazione alla deliberazione della Camera dei deputati assunta il giorno 19 novembre 2008 con l'approvazione della mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00062 e la contestuale reiezione delle mozioni Veltroni ed altri n. 1-00057, Casini ed altri n. 1-00063 ed Evangelisti ed altri n. 1-00064, concernenti detrazioni fiscali per i redditi da lavoro dipendente e da pensione e misure di finanza pubblica per la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e a favore delle persone che perdono il lavoro;
il giorno 3 dicembre 2008 si è tenuta presso le Commissioni riunite V e XIV della Camera dei deputati l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze sulla comunicazione della Commissione europea al Consiglio europeo sul piano europeo di ripresa economica;
nel corso di tale audizione il Ministro dell'economia e delle finanze ha anche

illustrato, su sollecitazione dei deputati intervenuti, il decreto-legge del 28 novembre 2008;
in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze ha annunciato modifiche all'articolo 29 del suddetto decreto - in ordine ai commi da 6 a 11 concernenti le detrazioni ai fini dell'irpef relativa a specifici interventi finalizzati al risparmio energetico - così da rimuovere la retroattività delle norme e fare salvi i diritti quesiti per tutti i contribuenti che abbiano già avviato gli interventi previsti e le relative procedure di accesso alla detrazione fiscale nella misura del 55 per cento delle spese documentate,

impegna il Governo:

a dare attuazione agli orientamenti espressi dal Ministro dell'economia e delle finanze nell'audizione svoltasi il 3 dicembre 2008 presso le Commissioni riunite V e XIV della Camera dei deputati;
a valutare l'opportunità di ulteriori misure per dare attuazione alle deliberazioni della Camera dei deputati assunte il 19 novembre 2008 relative alla sterilizzazione degli studi di settore nei prossimi anni, ovvero rendere gli studi di settore fiscalmente equi ed efficaci, attraverso una rappresentazione reale delle condizioni economiche e finanziarie del Paese;
a valutare l'opportunità di rivisitare, per gli enti locali che rispettino il patto di stabilità interno e il cui stock di debito sia di lieve entità, i criteri del patto di stabilità esclusivamente in ordine agli investimenti, fatto salvo il rispetto dei parametri del patto di stabilità interno per quanto attiene la spesa corrente;
a valutare l'opportunità di introdurre meccanismi di fiscalità di vantaggio per favorire investimenti nelle aree a minor sviluppo;
ad accelerare, ove occorra, attraverso l'adozione dei necessari atti amministrativi, l'implementazione delle norme che realizzano in Italia la cosiddetta «strategia di Lisbona», adottata dall'Unione Europea nel Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 e volta a «fare dell'Unione Europea l'economia più competitiva del mondo», norme adottate con l'approvazione dei disegni di legge collegati alla legge finanziaria e derivanti dallo stralcio del disegno di legge n. 1441 presentato dal Governo alla Camera dei deputati il 2 luglio 2008, recante «Misure per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria».
(1-00078)
«Stracquadanio, Bitonci, Iannaccone, Gioacchino Alfano, Aracu, Armosino, Catone, Ceroni, Corsaro, De Angelis, Franzoso, Girlanda, Laboccetta, Leo, Marinello, Marsilio, Moroni, Ravetto, Toccafondi, Traversa, Zorzato, Lanzarin, Polledri, Simonetti, Volpi, Baldelli, Speciale».

Risoluzione in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
il comparto olivicolo attraversa una grave crisi con effetti preoccupanti sulla tenuta delle aziende di settore nelle regioni meridionali, segnatamente in Calabria ed in Puglia;
allo sforzo finanziario sul fronte dell'investimento causato dalle attuali difficoltà, non corrispondono soddisfacenti ricavi di ritorno;
lascia quanto meno perplessi il calo dei prezzi, registrato ormai da alcuni mesi, nella produzione dell'olio di oliva, a fronte di costi produttivi e di oneri sociali altissimi (+ 50 per cento);
per l'annata in corso l'extra vergine di oliva di made in Italy risulta di ottima qualità ed abbondante nella quantità, talché non si comprende l'insorgenza di una crisi di settore di sicura evidenza;

non aiuta la situazione complessiva l'incremento delle importazioni di prodotti comunitari ed extracomunitari, a fronte di una graduale depressione delle esportazioni;
i mancati guadagni, nel mentre causano la minore competitività dell'impresa esistenti sul mercato, aumentano il rischio di abbandono e di crisi occupazionale di settore,

impegna il Governo:

ad attuare ogni misura utile ad attenuare e/o risolvere la crisi evidenziata;
ad avviare un'adeguata rete di controlli a garanzia della piena regolarità e trasparenza dello stoccaggio, della vendita e della distribuzione del made in Italy;
ad incentivare la tracciabilità del prodotto.
(7-00094)
«D'Ippolito Vitale, Nola, De Camillis, Di Caterina, Beccalossi, Dima».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

BARANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 introdotto dalla legge di conversione attribuisce al Governo una delega volta, tra l'altro, a riportare nell'ambito dei vincoli del patto di stabilità interno le aziende locali di servizi «ex municipalizzate»;
questa esigenza emerge in considerazione dei rischi per la finanza pubblica che la gestione di tali soggetti ha prodotto nel corso degli anni;
in effetti, salvo casi di gestione riconosciuta come virtuosa, le problematiche connesse all'attività di questi soggetti sono molteplici e pongono non pochi dubbi sugli ampi margini operativi che ad essi sono stati riconosciuti;
tramite la stampa locale ad esempio sono emerse le gravi difficoltà che investono l'ACAM s.p.a. della Spezia, società interamente a capitale pubblico i cui azionisti sono i Comuni della provincia della Spezia e, per quote minime, anche comuni della provincia di Massa Carrara, la quale gestisce nella provincia della Spezia, con affidamenti in house, i servizi di distribuzione gas metano, servizio idrico integrato, servizio di raccolta smaltimento rifiuti;
il gruppo ACAM risulta debitore, a fine dell'esercizio 2007, di oltre 340 milioni di euro, a fronte di fatturato di soli 162 milioni di euro, avendo registrato una perdita di oltre 5 milioni di euro;
la predetta ACAM s.p.a. sembrerebbe essere stata utilizzata da diversi Comuni proprietari ed utenti in modo improprio, addossando alla stessa investimenti che sarebbero dovuti ricadere sui comuni stessi in quanto destinatari degli oneri di urbanizzazione, ritardando oltremodo i pagamenti dovuti ad ACAM per servizi resi, superando in questo modo i vincoli di finanza pubblica e creandosi così un'impropria anticipazione di cassa, caricando la stessa ACAM di personale sovrabbondante;
l'ACAM s.p.a. ha costituito un consistente numero di società controllate, con crescita esponenziale dei Consigli di Amministrazione, in cui siederebbero secondo i giornali, ben 105 persone e, nonostante ciò, il gruppo ACAM ha affidato attività di consulenza di fatto a tempo indeterminato con compromessi non proporzionati alle prestazioni rese. Il personale del gruppo assommava a fine 2007 a 1.067 unità ed oggi è ulteriormente aumentato, il 70 per cento delle quali con meno di 10 anni di anzianità, a dimostrazione come il trend delle assunzioni abbia avuto una impennata solo in tempi recenti;

la situazione del Gruppo ACAM di La Spezia è assolutamente emblematica di quelli che possono essere alcuni degli aspetti problematici connessi a queste tipologie di gestione;
purtroppo non si tratta della sola realtà presente nel Paese, in quanto sono notori gli abusi commessi da diverse amministrazioni con le proprie aziende ex municipalizzate, con utilizzo improprio di denaro pubblico e della posizione dominante di monopolista;
recentemente lo Stato italiano ha ricevuto richiami da parte della Corte di Giustizia della Comunità europea per violazione delle norme sulla libera concorrenza e i rischi di sanzioni sono molto forti -:
se il Governo non intenda procedere ad una dettagliata inchiesta conoscitiva sul fenomeno della cosiddetta «privatizzazione delle aziende locali», fenomeno che appare all'interrogante fuori da qualunque controllo e quali siano i provvedimenti che il Governo abbia allo studio nell'ambito della delega concessa dall'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 come introdotto dalla legge di conversione per riportare le aziende «privatizzate» sotto normativa di controllo per la finanza pubblica.
(4-01826)

BARBATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Campania la disastrosa situazione rifiuti ha condotto il Governo a prendere decisioni alquanto discutibili, come la scelta del territorio di Chiaiano per la realizzazione dell'ennesima discarica, stabilendo peraltro la deroga alle vigenti norme ambientali italiane ed europee per la sola regione Campania, affidando la totale gestione della questione nelle mani del Sottosegretario Guido Bertolaso;
tale deroga è giustificata con il perdurare del cosiddetto stato di «emergenza» che, però, mai dovrà essere utilizzato come alibi per fornire una minore tutela di legge ai cittadini, che anzi necessitano di ampie garanzie di tutela dei propri diritti costituzionalmente garantiti;
lo «stato di emergenza» è stato istituito nel lontano 1994, che rappresenta l'anno di inizio dell'operazione «emergenza rifiuti in Campania» con la nomina del primo Commissario di Governo da parte del Presidente del Consiglio dell'epoca. L'ispirazione iniziale per avviare l'operazione è stata fornita dalla legge n. 225 del 24 febbraio 1992 (istituzione del servizio nazionale della protezione civile) che ha consentito di ritenere «normale» la persistenza dello «stato di emergenza» per ben 14 anni;
nel 1994 l'endemico problema al quale i cittadini campani erano ormai abituati passando ciclicamente da fasi di normale raccolta e smaltimento dei rifiuti a periodi di crisi caratterizzate dalla difficoltà di eliminare l'immondizia dalle strade, grazie all'intervento governativo si è trasformato in un «affare di Stato» investendo notevoli somme di denaro pubblico con l'intento dichiarato di risolvere adeguatamente e definitivamente l'annosa problematica attrezzando la regione di impianti idonei e a norma. Dopo 14 anni di cura governativa, molto costosa e costellata da interventi non idonei come la Selva di Chiaiano, non è cambiata molto la situazione in Campania;
in una zona da sempre caratterizzata da una fortissima invadenza delle organizzazioni criminali nel ciclo dei rifiuti, che nel corso degli anni hanno letteralmente intossicato i terreni della regione, permettere deroghe alle norme di tutela e controllo ambientale è un'azione disastrosa, peraltro condotta aggiungendo l'aggravante della decretazione del segreto di Stato, posto ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 aprile 2008, che impedisce agli amministratori locali e ai cittadini, ancorché riuniti in comitati, di avere accesso libero e incondizionato alle informazioni sul sito di

Chiaiano, considerato «area di interesse nazionale» e, quindi, sito militarizzato;
la «cava del Poligono» situata nella selva di Chiaiano, inclusa nel Parco metropolitano delle Colline di Napoli, è infatti stata individuata come area destinata allo smaltimento di rifiuti solido-urbani (RSU) e di rifiuti pericolosi (decreto n. 90, poi convertito nella legge n. 123). La cava è situata a ridosso della zona ospedaliera della città partenopea e di una densa conurbazione, con un bacino di popolazione di circa 250.000 abitanti. Inoltre il Parco in questione ha una grande rilevanza poiché costituisce una delle ultima fette di territorio comunale ancora ricoperte da un'area boschiva (la Selva di Chiaiano denominata «la Severa» sin dall'epoca romana), e sorge in una zona tradizionalmente a vocazione rurale;
secondo pareri scritti dei numerosi periti degli enti locali (geologi, tecnici, esperti, cattedratici), le pareti di tufo della cava non garantiscono la sua tenuta: vi è un rischio reale e verificabile di crollo di enormi volumi di tufo fratturato. L'intervento realizzato per mettere in sicurezza le pareti della cava si è basato su dati palesemente sbagliati circa le discontinuità che determinano l'instabilità delle rocce. Le pareti della cava possono essere interessate catastroficamente da un crollo di migliaia di metri cubi di roccia come accaduto nel 1999 in una cava vicina del tutto simile. La bonifica del terreno dai metalli, prima dell'allestimento della discarica, già provocherebbe un passaggio di un gran numero di autoarticolati che dovrebbero prelevare la terra contaminata e portare sostanze atte alla bonifica transitando per strade strette, su un territorio la cui rete di viabilità è certamente inadatta a sostenere un traffico di questo tipo;
a tal proposito, i periti hanno anche aggiunto che non esisterebbe in loco nessuna viabilità in grado di sostenere la mobilità degli autocompattatori che dovrebbero poi anche sversare rifiuti nella discarica. Ciò è anche ricavabile dalle osservazioni e prescrizioni fornite dagli enti e tecnici intervenuti alla conferenza dei servizi del 9 agosto 2008 presso Palazzo Salerno a Napoli;
i cittadini, che vivono numerosi nei comuni adiacenti al luogo dove verrà installata la nuova discarica, continuano ad essere mantenuti all'oscuro di quanto accade nella cava e protestano senza sosta contro un «mostro» che rischia di mettere a repentaglio la loro salute e quella dei loro figli;
esimi geologi ed esperti hanno più volte manifestato le loro perplessità, chiamati ad esprimersi come tecnici e consultati sia dal commissariato sia dai sindaci dei comuni limitrofi;
a tale proposito, così si esprimono: «I lavori in parete appaiono inadeguati. Vi sono forti dubbi sull'efficacia e non abbiamo potuto vedere sul ciglio se sia stata effettuata la sistemazione idraulica». Hanno, inoltre, sottolineato nei loro interventi che lavoratori e militari «sono esposti a grave rischio per la vita, specie con l'approssimarsi della stagione delle piogge». Hanno mostrato carte alla mano le fratture che isolano i prismi che potrebbero distaccarsi dalle pareti, ed hanno evidenziato che la strada di accesso, negli ultimi 40 metri, è poggiata su una lingua di tufo fratturato che potrebbe crollare sotto il peso degli autoveicoli. Inoltre non è stata mai fatta alcuna bonifica di base della cava; ritengono, inoltre, che la caratterizzazione ambientale sia stata eseguita in maniera frettolosa ed inadeguata;
altrettanto grave appare l'ostinazione nel volere realizzare una nuova discarica in una zona martoriata, dove mesi di scavi hanno portato al ritrovamento, così come dichiarato dal gen. Giannini alla stampa, «di ben diecimila tonnellate di terreni contenenti amianto e altri rifiuti tossici contenuti in sacchi di plastica». Della vicenda si sono occupati i principali quotidiani, come La Repubblica e Il Mattino, riferendo di un video, visionabile in internet, a testimonianza di ciò che è avvenuto a Chiaiano. Il filmato è costituito da vari spezzoni di riprese del fondo della cava

del Poligono di Chiaiano effettuate da un punto di osservazione dall'alto. Gli spezzoni di ripresa sono realizzati in diversi giorni, in linea temporalmente progressiva a partire dal 21 ottobre 2008;
il video mostra chiaramente che il materiale portato alla luce viene asportato dalla collinetta, perché mano a mano diventano più evidenti le grandi chiazze celesti dell'amianto e dei sacchi celesti di cui parla anche il generale Giannini, vice di Guido Bertolaso, nelle sue dichiarazioni. C'è quindi una evidente movimentazione di materiale speciale e tossico in vasche appositamente scavate ben prima di avviare una qualunque bonifica con le condizioni di sicurezza previste dalla legge. Le vasche stesse vengono poi ricoperte di manto erboso, come se quel trasferimento non fosse provvisorio, ma definitivo. Sul fondo della cava e a lato della vasca in più fasi del filmato si vedono dei cumuli ricoperti da teli neri. Dovrebbero corrispondere a cumuli del terreno di fondo cava, che secondo le analisi ambientali di giugno era inquinato da piombo, cadmio e antimonio che dovevano essere rimossi. Al minuto 27 e 50 secondi si vede come il materiale da sotto questi teli viene poi rimosso con una pala meccanica senza alcuna protezione per i lavoratori;
il ritrovamento di tale materiale (estremamente volatile), che deve essere asportato con tutte le cautele previste dalla legge, deve altresì prevedere contestualmente una immediata e profonda bonifica del territorio circostante come conditio sine qua non per qualsiasi ulteriore intervento previsto sul sito;
il 4 novembre 2008, infatti, il comitato dei cittadini di Chiaiano e Marano ha incontrato il Capo della Procura di Napoli, dott. Giandomenico Lepore, in merito all'allarme/denuncia sull'interramento di rifiuti speciali nella cava, con un conseguente esposto alla Procura del 29 ottobre. Allarme che ha trovato riscontro con le dichiarazioni dello stesso generale Giannini, vice di Guido Bertolaso, riportate dalla stampa regionale, che riferiscono del ritrovamento di «oltre diecimila tonnellate di amianto, in parte in sacchi a marchio Enel»;
l'analisi delle foto aeree e da satellite, disponibili gratuitamente in internet, ha consentito di individuare che tra il 2000 e il 2006 l'area circostante la cava del poligono è stata interessata da sversamenti incontrollati di materiali con accumuli alti oltre 10 metri che hanno modificato la morfologia. Il materiale altamente inquinante rinvenuto durante i lavori a poche decine di metri dalla cava del poligono rappresenta la parte superficiale del materiale accumulato. Non si può escludere, pertanto, che altro materiale altamente inquinante si rinvenga tra quello accumulato in maniera incontrollata proprio nell'area sulla quale saranno costruiti i manufatti di servizio alla discarica. L'analisi delle foto aeree e da satellite evidenzia che altri grandi volumi di materiali di natura ignota sono stati accumulati tra il 2000 e 2006 nelle cave vicine a quella del Poligono a distanza compresa tra circa 100 e 300 metri. L'eventuale presenza di materiali inquinanti deve essere accertata in quanto si deve valutare correttamente l'impatto ambientale che sarà determinato dall'accumulo dei rifiuti nella cava del poligono;
in una nota, i tecnici di parte hanno sottolineato che «una preventiva e corretta caratterizzazione ambientale avrebbe forse evitato il rinvenimento di una discarica abusiva preesistente contenente fibre di amianto con così grande ritardo rispetto all'inizio dei lavori, ad appena 40 m di distanza della cava del poligono. La scoperta di tale discarica costituita da terreno misto a fibre libere e volatili di amianto, richiede ovviamente un articolato e minuzioso intervento di bonifica»;
si sottolinea, inoltre, come un rinvenimento di tale portata e gravità richieda «secondo le normative vigenti un vero e proprio Piano di bonifica, che non può assolutamente consistere nel trasporto di materiali così altamente nocivi in altri

luoghi, come prospettato dallo stesso Commissariato». Allo stesso modo risulta indispensabile una «analisi dei terreni del sottosuolo e delle falde idriche sottostanti, allo scopo di verificare l'entità dell'infiltrazione»;
si richiede, inoltre, che sia consentito l'accesso ai luoghi di una Commissione istituzionale di esperti, in modo da evitare critiche di autoreferenzialità e che sia evidenziata, in maniera chiara e trasparente, la rendicontazione dei costi fin qui sostenuti e quella prevista per il completamento dei lavori, ivi compresa la spesa necessaria per adeguare le strade di accesso alla discarica, sia all'interno che all'esterno della Selva di Chiaiano;
a seguito di questi ultimi risvolti, è in atto un'indagine della Procura di Napoli, tesa ad accertare le responsabilità e la trasparenza delle operazioni in atto;
in Italia dal 1992 (legge 27 marzo 1992, n. 257, aggiornata nel 2008) è proibita l'estrazione, l'importazione e la lavorazione dell'amianto; tale legge, purtroppo, ad oggi resta ancora disattesa. Si calcola che restano in giro più di 30 milioni di tonnellate di amianto, la cui rimozione e deposito in discariche speciali, come prevede la legge, non è semplice, per cui, il più delle volte, l'amianto è gettato in discariche comuni e quando gli agenti atmosferici penetrano nelle discariche ne possono derivare percolati (fluidi) che diffondono le fibre nocive nell'ambiente e nelle acque;
l'amianto, purtroppo, ha mietuto e mieterà decine di migliaia di vite umane; le stime dell'Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza del lavoro) parlano di oltre 15.000 morti, solo per il mesotelioma pleurico, nei prossimi 15 anni; se si aggiungono i casi di cancro del polmone e l'altrettanto mortale asbestosi polmonare, si arriva a numeri davvero drammatici;
sulla questione della discarica di Chiaiano, e nello specifico sulla correttezza delle operazioni condotte e sui recenti ritrovamenti tossici, è stata presentata anche al consiglio della Commissione europea una interrogazione parlamentare dall'on. Monica Frassoni;
si sottolinea come, nel caso di Pianura, a fronte del ritrovamento di rifiuti tossici, l'intera area venne sequestrata. Si richiede lo stesso trattamento per i cittadini dei comuni attorno alla cava, nella realistica convinzione che esista altro materiale pericoloso nella zona, o che parte del materiale rinvenuto possa aver contaminato anche settori non ancora indagati; il sequestro viene considerato indispensabile per garantire la tutela dei cittadini e di coloro che si trovano e lavorano nel vicino complesso ospedaliero, e per appurare le responsabilità degli sversamenti abusivi;
inoltre, come suggerito da illustri cattedratici dell'Università di Napoli, consulenti dei comuni di Marano e Mugnano, poiché in virtù dei mutamenti apportati al progetto presentato ed approvato, con prescrizioni, in data 9 agosto 2008, comportando tali cambiamenti un radicale stravolgimento di un ampio territorio destinato a parco, specie al livello areale, si è passati da un'area prevista per l'allestimento della discarica di un ettaro, ad occupare un'estensione di circa dieci ettari, si richiede una nuova conferenza dei servizi, per una più appropriata valutazione di impatto ambientale, non ritenendo più valida la precedente, anche alla luce del rinvenimento di materiali tossici e nocivi con amianto, segnalato dal gen. Giannini;
le direttive europee per la protezione dell'ambiente 42/2001/CE e quelle 85/337/CE e 97/11/CE, sono state recepite con la legge delega 308/2004 e con il decreto legislativo 152/2006 e dalla Regione Campania con la legge regionale 16/2004. Esse richiedono per l'area menzionata un'accurata e completa valutazione d'impatto ambientale (VIA), nonché una valutazione ambientale strategica (VAS);
inoltre, operando in area protetta (Parco metropolitano delle Colline di Napoli), tenuto conto delle direttive europee

92/43/CEE «habitat» e 79/409/CEE «uccelli selvatici», si ritiene necessaria l'applicazione dell'articolo 6 della direttiva, concernente la disciplina delle misure di conservazione tanto a carattere gestionale quanto procedimentale, concretizzando, quindi, la necessaria valutazione di incidenza (V.I.);
infine, il decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 impegna il Governo a consentire ai cittadini il diritto di accesso alle informazioni ambientali;
la VAS, di importanza strategica, deve intendersi come strumento atto ad integrare le considerazioni ambientali, ma anche sociali ed economiche, oltremodo necessarie in un'area intensamente urbanizzata e con presidi ospedalieri;
si ritiene che per questi aspetti delicati per l'ambiente di un'area protetta e per la salute dei cittadini di Napoli Nord, Marano e Mugnano (oltre 250.000 abitanti), il Sottosegretario Bertolaso, Capo anche della Protezione civile, per primo, abbia il dovere di dare il buon esempio al di là ed al di fuori di qualsivoglia stato di conclamata emergenza, ormai giunta al quattordicesimo anno di età -:
quali iniziative si intendano attuare per monitorare costantemente la correttezza e l'efficacia delle indagini ambientali attualmente in atto, specie in seguito al ritrovamento di materiale non solo inquinante, ma soprattutto pericoloso ed estremamente dannoso per la salute dei cittadini;
quali iniziative si intendano adottare per garantire maggiore trasparenza e maggiore informazione sullo stato effettivo della gestione del territorio dei comuni interessati dal progetto relativo alla discarica di Chiaiano, sul procedere dei lavori e sui pericoli connessi alla presenza accertata di amianto e veleni nel terreno;
quali reali precauzioni e provvedimenti concreti ed efficaci si intendano prevedere per salvaguardare la salute dei cittadini dei comuni ricadenti nella zona della discarica, e quali iniziative relative alla necessità di pervenire immediatamente alla bonifica completa dell'area oggetto da anni di sversamenti sconsiderati, legali e illegali, inequivocabilmente dannosi per la salute e per l'ambiente;
quali provvedimenti siano stati previsti per garantire ai cittadini che ogni azione (bandi di appalto, gestione e adeguamento del territorio dove è prevista la discarica di Chiaiano) avvenga nel pieno rispetto della legalità, alla luce dell'obbligo di osservare un rigoroso rispetto delle norme sullo smaltimento dei rifiuti, secondo la legislazione vigente, italiana ed europea, senza prevedere il ricorso ad una pratica derogatoria che certamente offre assai minori garanzie di rispetto dell'ambiente, di tutela della salute dei cittadini e dell'assetto complessivo del territorio.
(4-01827)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
attualmente la centrale a carbone di Vado, provincia di Savona, è costituita da: 2 sezioni a carbone che utilizzano metodiche obsolete per la salvaguardia ambientale, per un totale di potenza installata di 660 MW e da una sezione a gas naturale entrato in funzione nel 2007 in condizioni tecnologiche già obsolete per quanto riguarda i sistemi di denitrificazione (abbattimento delle emissioni di ossidi di azoto), con emissioni circa doppie rispetto a quelle di centrali di analoghe dimensioni statunitensi);
in data 11 aprile 2007 la società Tirreno Power, titolare dell'impianto, ha presentato un progetto preliminare che prevede l'ampliamento della centrale con

altri 460 MW a carbone (utilizzando una tecnologia abbastanza moderna - a polverino di carbone) e il contestuale ammodernamento dei due gruppi attuali al fine di ridurne l'impatto ambientale nonché lo studio di impatto ambientale;
contestualmente, la Tirreno Power ha presentato al Ministero dello sviluppo economico richiesta di autorizzazione unica ai sensi della legge 9 aprile 2002, n. 55, e richiesta di valutazione di impatto ambientale (VIA) al Ministero dell'ambiente ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988, n. 377;
per ciò che concerne le tre sezioni esistenti, in data 20 novembre 2007 il Ministero dell'ambiente su istanza della società Tirreno Power ha avviato il procedimento amministrativo per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (di fatto sostitutiva delle autorizzazioni ambientali di competenza degli enti pubblici territoriali interessati) attualmente in corso;
secondo Tirreno Power, al termine delle opere che porteranno ad una potenza installata totale di 1.900 MW, si otterrà una riduzione delle emissioni del 7,3 per cento per gli ossidi di zolfo, 1,1 per cento per gli ossidi di azoto, 3,2 per cento per le polveri;
gli enti locali interessati hanno manifestato una chiara volontà di fare una opposizione molto soft al progetto, portando, nelle loro controdeduzioni, per lo più argomenti di tipo normativo tanto che nel parere della Regione si legge «le conclusioni a cui giunge la relazione di incidenza sono sostanzialmente condivisibili»;
il 17 luglio 2007, mentre ancora pendeva il pronunciamento della commissione ministeriale di VIA sul progetto furono presentati al palazzo della provincia di Savona i risultati degli studi Istarpal che, a parere dell'interrogante, pur condotti correttamente non erano assolutamente in grado di dimostrare la non sussistenza di un rapporto diretto fra inquinamento ambientale in provincia di Savona e rischi per la salute;
nonostante infatti le richieste giunte da numerose associazioni di categoria e dall'Ordine dei medici di Savona, l'Assessore regionale all'ambiente decise senza nessuna preventiva consultazione quale tipo di studi avrebbero dovuto essere condotti;
la Tirreno Power, riferisce dati relativi alle emissioni di polveri a dir poco ridicoli, dal momento che, è universalmente noto come, oltre alle emissioni di polveri primarie, occorra calcolare anche le polveri secondarie, che si formano dopo la fuoriuscita dei fumi dalle ciminiere, e che quantitativamente sono assai più importanti delle polveri primarie: in realtà il progetto T.P. dichiara valori di emissioni di almeno 30 volte inferiori rispetto a quelle reali;
un cospicuo gruppo di cittadini, abitanti della zona e preoccupati per la propria salute, ha costituito l'associazione «Uniti per la Salute» che da tempo ormai denuncia, col sostegno e la collaborazione dell'Ordine dei medici provinciali e di alcuni medici ISDE, la preoccupante situazione ambientale del territorio interessato -:
quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di loro competenza, intendano adottare al fine di verificare la correttezza, trasparenza e conformità del progetto presentato a quanto disposto dalla legge anche e soprattutto in considerazione del fatto che per quanto concerne i gruppi della centrale già in essere, sono previsti solo modesti interventi di ambientalizzazione;
se non ritengano in tal senso doveroso pretendere che le nuove tecnologie adottate per la realizzazione del nuovo impianto siano, per quanto possibile, applicate anche ai gruppi già esistenti, al fine di abbattere in modo molto più consistente l'impatto ambientale;

se, infine, non si ritenga di doversi attivare in ogni modo in difesa di quello che è un diritto costituzionalmente garantito e cioè, il diritto alla salute.
(4-01830)

TESTO AGGIORNATO AL 20 GENNAIO 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOCCI e DE PASQUALE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 10 maggio 2005 è stato stipulato un protocollo d'intesa tra il Comune di Corciano e la Soprintendenza per i beni Archeologici dell'Umbria, la quale è beneficiaria di un finanziamento stanziato ai sensi dell'articolo 1 della legge 23 febbraio 2001, n. 29 per la realizzazione di interventi indicati nel decreto ministeriale 7 novembre 2001, riguardanti in particolare «il Parco archeologico e la necropoli etrusca di Corciano (Perugia)»;
il suddetto protocollo prevede che la Soprintendenza, entro 30 giorni dalla rendicontazione dello stato d'avanzamento dei lavori corrispondente o superiore al 50 per cento degli interventi previsti, versi al Comune il 95 per cento del finanziamento;
detta rendicontazione è stata consegnata a mano in data 29 settembre 2008, e a partire da tale data la Soprintendenza ha versato la somma di euro 50.000, a fronte dei circa 413.000 dovuti;
da informazioni assunte sembra che la somma spettante a questo comune sia effettivamente pervenuta in contabilità speciale alla Soprintendenza dell'Umbria, la quale l'avrebbe però utilizzata per altre finalità;
sembra inoltre che il Ministero per i beni culturali stia predisponendo una nuova erogazione di fondi in contabilità ordinaria. Questo non risolverebbe però il problema: tali fondi non potrebbero infatti essere destinati al progetto di Corciano perché la somma mancante dovrebbe essere inviata in contabilità speciale;
a causa di questo, secondo l'interrogante, incredibile comportamento della Soprintendenza, il Comune di Corciano corre il rischio di sforare il patto di stabilità, con gravi ripercussioni per il bilancio 2009 -:
se il Ministro sia al corrente della situazione e quali iniziative intenda adottare per far sì che la Soprintendenza dell'Umbria onori gli impegni presi con il Comune di Corciano.
(5-00741)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

BELTRANDI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito dei principi fondamentali della Costituzione dello Stato Italiano - che deve garantire a tutti i cittadini - il primo comma dell'articolo 3 recita «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Tale principio di parità è fortemente sostenuto dall'articolo 21 della medesima Carta Costituzionale che recita al primo comma «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e dunque si presuppone che, il disposto del successivo articolo 50 che recita «Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità», sia un diritto inviolabile da tutelare in ogni sede e di cui deve essere garantito il pieno e libero esercizio;
i principi Costituzionali di cui sopra sono dunque diritti che lo Stato deve garantire a tutti senza preclusioni o discriminazioni,

anche rispetto a quelle particolari categorie di cittadini italiani impegnati in settori dello Stato come le Forze Armate e i Corpi Armati dello Stato, per i quali non sussiste alcun divieto normativo né di iscriversi ad un partito politico, salvo la partecipazione a competizioni elettorali in qualità di appartenenti ai Corpi Militari né, tanto meno, sussiste per tali categorie di Cittadini il divieto espresso di esercitare quanto previsto agli articoli 21 e 50 della Costituzione;
i diritti Costituzionali sopra enunciati sono tra quelli unanimemente riconosciuti come diritti inviolabili della nostra Repubblica ma da notizie stampa (La Stampa del 27 novembre 2008 pag. 36), si apprende che nella realtà dei fatti questi non sarebbero effettivamente garanti in modo uguale a tutti i cittadini italiani ed in particolare ai cittadini italiani militari;
da quanto si apprende un cittadino italiano militare - ma risulta all'interrogante che ve ne siano molti altri nelle medesime condizioni - per aver esercitato dei diritti costituzionalmente garantiti sono stati, o sono tutt'ora, oggetto delle inchieste disciplinari per l'irrogazione delle sanzioni di Stato (legge n. 599 del 1954), nonostante lo Stato Maggiore della Difesa con nota n. 117/1/290/252-V del 6 febbraio 2008 abbia affermato «la sottoscrizione di una petizione al Parlamento (... omissis. ..) finalizzata a sostenere l'approvazione di una norma che introduca l'associazionismo sindacale tra i militari costituisce sostanzialmente una pubblica manifestazione di pensiero su un argomento non di carattere riservato di interesse militare o di servizio che, pertanto, può essere effettuata liberamente»;
con tale affermazione lo Stato Maggiore della Difesa sembrerebbe escludere tutti gli argomenti afferenti alla vita militare - intesa come attività lavorativa - e dunque di interesse sindacale, da quelli su cui lo stesso ha il diritto di esercitare i propri poteri di controllo nei limiti del dettato Costituzionale;
inoltre risulta all'interrogante che altri militari, cittadini italiani, che hanno esercitato una delle loro facoltà-diritto Costituzionalmente garantite, ed in particolare quanto previsto all'articolo 50 della Costituzione, nel pieno rispetto degli articoli 3, 9 e 23 della legge 11 luglio 1978 n. 382 in materia di disciplina militare, siano oggi oggetto di indagini disciplinari per l'irrogazione delle sanzioni di Stato (legge n. 599 del 1954) per aver violato gli articoli 12 e 39 del decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 1986 n. 545 recante «Approvazione del regolamento di disciplina militare, ai sensi dell'articolo 5, primo comma, della legge 11 luglio 1978, n. 382» -:
se il Ministro interrogato, in considerazione dei fatti esposti, nell'ambito delle proprie competenze non ritenga di dover intervenire - ed in caso contrario perché - con idonei provvedimenti d'urgenza volti ad accertare se per gli appartenenti alle Forze Armate e ai Corpi Armati dello Stato sussistano le medesime condizioni per l'esercizio dei diritti Costituzionali, se pur in conformità con le disposizioni della legge 11 luglio 1978 n. 382, che sono invece garantiti agli altri Cittadini italiani e, disporre gli opportuni accertamenti volti ad appurare il rispetto delle procedure in materia disciplinare ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957 d parte dell'Autorità Militare che ha disposto nei confronti dei militari accusati di violazioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 1986 n. 545, con particolare riferimento all'esercizio dei diritti di cui agli articoli 21 e 50 della Costituzione, indagini disciplinari per l'irrogazione delle sanzioni di Stato (legge n. 599 del 1954), al fine di evitare alle Autorità delle Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato eventuali violazioni procedurali, anche involontarie, dei diritti Costituzionali e delle persone a causa di una interpretazione restrittiva e arcaica della Carta Costituzionale che produrrebbero - come effetto immediato - una sperequazione di trattamento tra cittadini italiani e cittadini italiani in servizio nelle Forze Armate e Corpi Armati dello Stato, e dunque una palese violazione dei principi Costituzionali, in particolare

quelli di cui agli articolo 3, comma 1 e articolo 52 e articolo 97 della Carta Fondamentale dello Stato Italiano, repubblicano e democratico.
(4-01824)

TESTO AGGIORNATO AL 9 DICEMBRE 2008

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per unanime riconoscimento, le intercettazioni rappresentano uno strumento strategico nella lotta alle forme più gravi di criminalità, in particolar modo nella lotta al crimine organizzato, ai grandi traffici illegali, al terrorismo e ai reati inerenti la pubblica amministrazione;
la necessità di garantire una efficace repressione degli illeciti penali deve essere adeguatamente bilanciata dalla protezione dei diritti individuali di rispetto della privacy, soprattutto in conseguenza del ricorso smodato a questo strumento di indagine cui si è assistito nel corso degli anni;
l'utilizzo, talvolta disinvolto, di questo strumento di indagine comporta una spesa elevatissima per il Dicastero della Giustizia che, secondo dati riferiti all'anno 2007, ammonta ad oltre 224 milioni di euro;
tali risultati di spesa, tuttavia, rappresentano anche il risultato di una gestione delle risorse poco razionale, concorrente sia con costi dei contratti di noleggio degli apparecchi enormemente differenziati da sede a sede, da procura a procura, accompagnati da relativa guerra di cifre finita sulle prime pagine dei giornali, sia con tariffe troppo elevate praticate dai gestori di telefonia obbligati per legge a fornire la prestazione, sia per un uso talvolta disinvolto delle procure medesime nell'utilizzo di tali mezzi investigativi;
è auspicabile che per il futuro si provveda in modo definitivo a controllare, contenere e recuperare i costi eccessivi gravanti sull'erario, e a tal proposito appaiono incoraggianti e positive le proposte avanzate dal Ministro Alfano, mentre per il presente è assolutamente necessario provvedere a saldare il debito che il ministero ha accumulato nei confronti delle ditte fornitrici degli apparati destinati alle intercettazioni telefoniche e ambientali;
le tre aziende più importanti erogatrici dei servizi, rispettivamente SIO spa, RCS spa, AREA spa, si trovano in Lombardia, in particolare nel territorio comasco e nella città di Cantù;
tali aziende inoltre rappresentano una risorsa non indifferente per i livelli occupazionali che garantiscono al territorio e al conseguente indotto, dato che da sole gestiscono oltre il 70 per cento del sistema delle intercettazioni telefoniche;
il credito, pari a circa 140 milioni di euro, che tali società vantano nei confronti dello Stato sta divenendo di fatto non più sostenibile e rischia di comprometterne la sopravvivenza stessa, con evidenti riflessi negativi sulla funzione esercitata e sul piano occupazionale;
a tal proposito la Fim Cisl di Como si è prontamente attivata a tutela dei lavoratori manifestando apprezzamento per il preliminare incontro avuto con il Ministro Alfano ma al contempo ritiene necessaria l'istituzione di un tavolo istituzionale in sede Ministeriale per addivenire alla determinazione delle soluzioni auspicate;
la paventata evenienza, subito rientrata, di interruzione del servizio avrebbe avuto l'immediata conseguenza di compromettere numerose indagini in corso anche contro la criminalità organizzata;
nei giorni scorsi il Ministro Alfano si è prontamente attivato disponendo la convocazione urgente delle ditte che, con senso di responsabilità, hanno garantito la prosecuzione del servizio, nonostante il timore di crisi finanziaria; a questo punto, diviene prioritario procedere alla analisi e alla rilevazione del debito pregresso al fine di saldarlo definitivamente, onde garantire in via prioritaria la continuità del servizio in un momento di forte impegno nella lotta alla criminalità -:
quali siano le decisioni assunte dal Ministro riguardo il debito pregresso nei confronti delle tre società, nonché le prospettive future al fine di garantire in via prioritaria, la continuità del servizio;
se il Ministro intenda a breve convocare un ulteriore tavolo istituzionale con le imprese al fine di individuare le soluzioni necessarie per ovviare alla situazione debitoria della pubblica amministrazione;
entro quanto tempo si prevede la costituzione e l'attivazione di un sistema unico delle intercettazioni, la centralizzazione degli appalti, l'individuazione di un tariffario nazionale al fine di razionalizzare e uniformare i prezzi e di una unità di monitoraggio per le spese relative alle intercettazioni in grado di fornire i dati essenziali sull'andamento delle spese presso ogni Procura della Repubblica;
se il Ministro ritiene sussistere in capo ad alcune Procure e in caso affermativo quali un deficit di negoziato e una scarsa capacità di trattativa con le aziende erogatrici dei servizi tale da aver determinato in questi anni un esasperato innalzamento dei costi ormai divenuti insostenibili per la pubblica amministrazione.
(3-00274)

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Gioacchino Arcidiaco, nato a Vibo Valentia il 21 agosto 1983, sta attualmente scontando la custodia cautelare presso il carcere di Opera (Milano) in forza del provvedimento emesso dal Giudice delle indagini preliminari presso la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria (R.G. GIP DDA n. 5057/07);
il signor Arcidiaco, accusato del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, è sottoposto al regime carcerario di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario ed alla conseguente privazione del diritto al colloquio con i propri familiari, a controlli e perquisizioni continue e sistematiche, dallo stesso detenuto percepite come profondamente umilianti;
l'assegnazione del signor Arcidiaco al regime del 41-bis ne ha determinato un brusco peggioramento delle condizioni psico-fisiche generali, già compromesse, aggravando patologie di ordine fisico preesistenti e causando il rischio dell'insorgere di nuove malattie;
in particolare, da una serie di complesse e ripetute visite mediche effettuate, è stato riscontrato al signor Arcidiaco il linfoma di Hodgkin, una grave patologia suscettibile di aggravarsi in ragione del regime carcerario al quale lo stesso è sottoposto;
non a caso lo stesso signor Arcidiaco risulta essere stato arrestato in data 22 luglio 2008 dopo aver terminato una seduta di radioterapia presso l'Istituto nazionale tumori di Milano;
il detenuto in questione, pertanto, necessita di cure costanti e adeguate alla gravità della malattia che lo ha colpito; cure che forse solo una misura cautelare meno afflittiva può essere in grado di garantire;
il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, rappresenta un diritto inviolabile della persona umana, insuscettibile di limitazione alcuna ed idoneo a costituire un parametro di legittimità della stessa misura cautelare, che non può in alcuna misura svolgersi secondo modalità idonee a pregiudicare il diritto del detenuto alla salute ed alla salvaguardia della propria incolumità psico-fisica;
l'applicazione della misura cautelare deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona, dovendo la stessa altresì essere attuata secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni del destinatario -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
se il Ministro, anche alla luce delle considerazioni sinora svolte, non ritenga opportuno assumere ulteriori informazioni in merito alla questione in esame, se del caso anche adottando i provvedimenti che ritenga opportuni, al fine di garantire al signor Gioacchino Arcidiaco la tutela effettiva del proprio diritto alla salute, che rischia altrimenti di essere irrimediabilmente pregiudicato da modalità di esecuzione della misura della custodia cautelare in carcere incompatibili con il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona.
(4-01829)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCIANO DUSSIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Stampa del 4 dicembre 2008 ha pubblicato una inchiesta titolando «Ultima follia: un hub in Calabria»;

si apprende da tale articolo l'iniziativa della Regione Calabria per l'apertura di un nuovo aeroporto a Sibari;
la Regione avrebbe già stanziato 6 milioni di euro per il progetto e l'espropriazione dei suoli;
la Regione Calabria ha già 3 aeroporti, dei quali 2 sono sempre in perdita, ed il terzo, quello di Crotone è addirittura chiuso;
la «follia» del quarto aeroporto a Sibari è già stata stroncata dagli economisti dei trasporti interessati da questa inchiesta, ma non servivano esperti del settore per capire che ci troviamo di fronte all'ennesimo tentativo di creare ulteriori sprechi di denaro pubblico;
è infatti prevedibile, considerato anche la situazione dell'aeroporto di Reggio Calabria che ha accumulato 12 milioni di euro di passivo in tre anni, che il futuro aeroporto avrà costi di gestione difficilmente sostenibili anche in considerazione del ristretto bacino di utenza;
a seguito dell'accordo di programma quadro sul sistema delle infrastrutture di trasporto firmato nel 2002 era già stato richiesto dall'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti un piano di fattibilità in merito alla sostenibilità economica dell'opera;
sarebbe auspicabile evitare scelte che possano richiedere l'ennesimo intervento di ripianamento di errori o di scelte amministrative, ad avviso dell'interrogante sbagliate, compiute in quella regione -:
di quali elementi disponga sulla vicenda segnalata in premessa e se il Governo non intenda attivarsi per verificare che le scelte in questione non siano foriere di futuri aggravi per la finanza pubblica.
(4-01832)

LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 26 del decreto-legge n. 185 del 28 novembre 2008, cosiddetto «anticrisi», interviene sulle procedure di privatizzazione della Società Tirrenia di navigazione spa e delle società ad essa collegate. In particolare ha stabilito:
una proroga di un anno delle convenzioni statali, che sono state assegnate al gruppo senza gara e la cui scadenza era stata prevista al 31 dicembre di quest'anno;
che vengano stipulate le convenzioni per assicurare i collegamenti marittimi essenziali, autorizzando una spesa di 65 milioni di euro per gli anni 2009, 2010 e 2011;
l'abrogazione della norma che consentiva alle regioni di richiedere la gestione delle società collegate alla Tirrenia (Siremar, Caremar, Saremar e Toremar), che curavano i trasporti con le isole minori;
l'abrogazione delle disposizioni che consentivano alle regioni di affidare i servizi di piccolo cabotaggio a società di capitali da esse interamente partecipate secondo le modalità stabilite dalle norme comunitarie;
la modifica dell'articolo 26 è stata adottata per uniformarsi alle indicazioni della Commissione europea, che punta alla privatizzazione del 100 per cento di Tirrenia (società collegate comprese) e che ne sollecita l'attuazione (indiscrezioni preannunciano una lettera dalla Commissione con richiesta di chiarimenti);
per tale motivo, le incertezze insorte in vigenza della normativa modificata con il soprarichiamato articolo 26 del cosiddetto decreto-legge «anticrisi», non vengono risolte. Infatti dubbi non indifferenti restano rispetto al cosiddetto principio della continuità territoriale, trattandosi sostanzialmente di servizi pubblici locali;

la privatizzazione infatti del complesso della Società Tirrenia Spa, in realtà potrebbe far sì che le rotte meno remunerative sarebbero cancellate. Saremmo in presenza cioè di un secondo caso Alitalia, dove, oltre a ridurre il numero dei voli, sono stati fortemente ridimensionati alcuni scali aeroportuali. Il tutto con grave e negativa ricaduta per i cittadini e per il turismo;
quali e quante corse saranno assicurate da e per le isole minori se la privatizzazione delle compagnie regionali garantirà gli attuali standard del servizio se i cittadini delle isole minori, che già vivono una condizione di forte scomodità, con la ovvia riduzione dei collegamenti non subiranno ulteriori disagi la certa riduzione dei collegamenti da e per le isole minori causerà danni al turismo, peraltro già in crisi a causa dell'attuale negativa congiuntura economica, vanificando anche lo sforzo portato avanti per destagionalizzarlo -:
quali iniziative il Ministro interpellato abbia intenzione di intraprendere al fine di verificare quali procedure siano in corso in ordine alla privatizzazione della Tirrenia e quali risposte si intendono dare ai disagi provocati ai cittadini delle isole minori e al comparto del turismo.
(4-01833)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

GARAVINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Andrea Vecchio è un coraggioso imprenditore siciliano, Presidente dell'Ance di Catania, che si è sempre opposto al racket mafioso delle estorsioni, diventando, negli anni, uno dei simboli dell'imprenditoria che si ribella al «pizzo» e che si espone in prima persona per la legalità;
Vecchio ha subito una serie interminabile di estorsioni, e ha denunciato i suoi estorsori alle autorità;
in seguito è stato vittima di numerosi furti ed attentati, ed è costretto a vivere sotto protezione;
nella notte tra il 2 e il 3 dicembre nel cantiere edile dell'imprenditore, impegnato nella realizzazione della parte strutturale dell'illuminazione sulla strada Cassabile-Rosolini, si è verificato l'ennesimo furto. Sono stati sottratti due escavatori, facendo salire a sette il numero di quel tipo di mezzi di lavoro scomparsi;
il susseguirsi di furti e di attentati sta mettendo a dura prova il proseguimento dei lavori per l'impresa di Vecchio, con la quale egli dà impiego a molti lavoratori della zona -:
se il Ministro non ritenga di dover intervenire con urgenza in merito alla vicenda di Andrea Vecchio, che lo vede vittima di un'ennesima intimidazione, e che non può essere considerata solo come un episodio locale, affinché imprenditori, e soprattutto cittadini, come lui, che rappresentano la parte migliore del nostro Paese, vengano difesi con tutti i mezzi possibili e fatti sentire a tutti gli effetti parte di uno Stato che li sostiene e li incoraggia nella loro battaglia quotidiana per la legalità.
(3-00272)

Interrogazioni a risposta scritta:

BUCCHINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono apparsi esposti in spazi pubblici dei comune di Pergine Valsugana diversi manifesti recano la scritta «No moschee in Trentino»;
le stesse locuzioni appaiono nel sito web indicato nei manifesti succitati;
i manifesti ed il sito web sollecitano una iniziativa popolare contro le moschee;
le scritte non fanno riferimento a specifiche moschee ma sono indirizzate

contro la moschea nella sua accezione generale di centro di espressione e pratica della fede nella religione islamica;
la moschea, al pari di altri luoghi di culto di altre religioni, costituisce un luogo fondamentale per l'espressione della fede da parte dei musulmani e delle pratiche rappresentative della religione islamica ed espressione della libertà religiosa garantita dalla nostra Costituzione;
la libertà religiosa trova la sua massima valorizzazione all'interno della nostra Costituzione agli articoli 8, 19 e comma 1 dell'articolo 21;
inoltre l'articolo 3 della nostra Costituzione, al comma 1 recita che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di ... religione». Tale dignità umana e sociale trova il suo riscontro nello spirito della nostra Costituzione che garantisce il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero religioso;
nella fattispecie su enunciata i manifesti esposti ed il loro contenuto entrano in conflitto con le norme costituzionali -:
di quali elementi informativi disponga circa le vicende richiamate in premessa;
quali iniziative intenda intraprendere, da un lato, per promuovere la tolleranza e la libertà di culto, dall'altro, perché sia data piena attuazione ai princìpi posti agli articoli 3, 8, 19 e 21 della Costituzione.
(4-01828)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la convenzione quadro aperta con banche ed intermediari finanziari di cui agli articoli 106 e 107 del decreto legislativo n. 385 del 1993 al fine di tutelare le esigenze degli appartenenti al Ministero dell'interno - Dipartimento pubblica sicurezza - ed in particolare del personale della polizia di Stato, prevede che il Taeg/Isc applicato al personale della Polizia di Stato sia di almeno 3 punti percentuali al di sotto del tasso medio determinato trimestralmente dalla Banca d'Italia per i «crediti personali e altri finanziamenti alle famiglie» che è di 10,63 per cento;
risulta però che alcuni mediatori creditizi, tramite società finanziarie abbiano stipulato con il Ministero dell'interno convenzioni per delegazioni pagamento personale polizia di Stato ad un tasso decisamente diverso da quanto previsto;
tali convenzioni, infatti, stabiliscono che il Taeg massimo deve essere inferiore di almeno 5 punti percentuali al tasso soglia antiusura che, in base alle comunicazioni trimestrali della Banca d'Italia per le operazioni oltre i 5.000 euro, risulta fissato al 15,225 per cento per i prestiti contro cessione del quinto dello stipendio;
ne consegue che il Taeg/Isc applicabile non può superare il 10,22 per cento -:
se non si ravvisi una palese disparità di trattamento;
se non si ritenga di dover intervenire con tutti gli strumenti disponibili per far luce sulla questione.
(4-01831)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

SALVINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le regioni del Nord Italia registrano un numero cospicuo di scuole islamiche;
le predette «scuole» sono frequentate da numerosi bambini stranieri o figli di coppie miste -:
se gli studenti iscritti nelle «scuole» in parola, frequentino in maniera regolare il grado scolastico di appartenenza, così come previsto dalla normativa italiana vigente in materia di istruzione;

se il percorso formativo-didattico, sia basato prevalentemente sullo studio delle materie previste dall'Ordinamento didattico nazionale italiano;
con quali istituzioni culturali «le scuole» in parola collaborino per iniziative volte a promuovere lo studio e le specificità della cultura d'origine;
quale sia la configurazione giuridica di dette scuole islamiche, nella fattispecie se si tratti di «scuola bilingue» (che si basa su due lingue veicolari per i percorsi formativi) o di «scuola privata» (che nell'ambito della sua autonomia deve comunque attenersi al programma dell'ordinamento didattico nazionale italiano);
quali iniziative siano state intraprese per vigilare, onde evitare che le predette scuole islamiche deroghino dalla concretizzazione degli obiettivi nazionali didattico-formativi, introducendo un canale educativo-formativo parallelo a quello nazionale.
(3-00273)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 137, convertito in legge n. 169 del 30 ottobre 2008, prevede norme relative al sistema scolastico del primo e secondo ciclo, in termini di valutazione in decimi;
la valutazione complessiva delle discipline viene comunicata alle famiglie tramite schede quadrimestrali o trimestrali -:
se il Ministro intenda fornire indicazioni sulle schede di valutazioni alle scuole, oggetto di modifica nel sistema di valutazione, e se intenda predisporre un fac-simile in modo da rendere più agevole il lavoro delle scuole.
(5-00743)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PALADINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 1991, anno di introduzione in GDF dell'orario straordinario, al 2000 le ore prestate oltre il monte ore assegnato, qualora non recuperate, venivano perse, ossia non pagate e non compensate;
nel 2000 alcuni finanzieri propongono sulla questione ricorso al TAR Piemonte e lo vincono: l'amministrazione non impugna e paga;
nel 2001 molti altri finanzieri (oltre 300) fanno ricorso, il TAR Piemonte dà loro ragione ed impone il pagamento; l'amministrazione viene messa in mora e paga però, nel frattempo, si appella al Consiglio di Stato. Stessa sorte per numerosi altri ricorsi sparsi per i vari TAR d'Italia (si tratterebbero di circa 3.000 finanzieri);
nel 2007 il Consiglio di Stato, dopo varie altre sentenze contraddittorie, imbocca una via univoca e statuisce che le ore di straordinario nella PA devono essere autorizzate preventivamente, altrimenti non devono essere pagate ma solamente recuperate;
agli inizi del 2008 il Comando Generale della GDF comunica ai Comandi Regionali che devono iniziare a recuperare le somme versate a titolo di pagamento degli straordinari e mettere a riposo il personale;
a questo punto però, il comando del Piemonte segnala come un tale provvedimento rischi di creare gravi disfunzioni al servizio nella regione dove i finanzieri interessati dal provvedimento erano il 9 per cento dell'intera forza, per circa 85.000 ore da recuperare;

a novembre 2008 il Comando Generale tira diritto e fa notificare la richiesta delle somme disponendo il recupero a riposo delle ore;
intuibili le problematiche connesse all'esecuzione di tali provvedimenti in termini di difesa della sicurezza dei cittadini e lotta all'evasione sull'intero territorio nazionale;
l'intera vicenda così come le sentenze del Consiglio di Stato hanno dell'incredibile nella misura in cui non riconoscono come l'appartenenza al Corpo e l'esecuzione degli ordini, nella fattispecie lo svolgimento del proprio dovere anche oltre il normale orario di lavoro, siano giuridicamente vincolanti per i militari;
in tal senso, appare configurabile una responsabilità amministrativa in capo all'ordinatore del servizio;
ma anche quella che appare come una conquista, ossia la statuizione sancita dallo stesso Consiglio di Stato per cui il riposo compensativo è posto a tutela della dignità della persona ed è finalizzato alla reintegrazione della sua sfera psicofisica, lesa dalla prestazione lavorativa, che però è congrua solo se se ne usufruisce in un lasso di tempo ragionevole, appare qui alquanto anacronistico dal momento che in questa vicenda il recupero psicofisico avviene dopo 12 anni -:
se, nella situazione venutasi a creare, non siano riscontrabili responsabilità riconducibili ad un'impropria ed opinabile applicazione dei criteri di impiego del personale;
per quale motivo non si sia preventivamente provveduto a programmare nel tempo i riposi compensativi;
come si intenda tutelare il lavoratore che, in esecuzione del proprio dovere, ha prestato la propria opera oltre il normale orario di lavoro e, al momento, si vede addirittura costretto alla restituzione di quanto riconosciutogli non essendo peraltro nemmeno tutelato in termini di compensazione in base a quanto previsto dalla normativa vigente;
se, infine, non si ritenga che l'esecuzione di tali provvedimenti possa comportare gravi disfunzioni da un punto di vista della sicurezza dei cittadini e della lotta all'evasione, viste le già croniche carenze di organico.
(5-00742)

Interrogazione a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la legislazione vigente consente la vendita al pubblico di latte crudo non pastorizzato tramite l'uso di appositi distributori automatici;
tali distributori sono presenti su tutto il territorio nazionale e attualmente sono circa 2.000;
come riportato da notizie di stampa e da una dichiarazione ufficiale del sottosegretario onorevole Francesca Martini sono stati registrati negli ultimi due anni 9 casi di grave malattia renale provocata nei bambini dal batterio Escherichia coli O157 «collegati» al consumo di latte crudo, mentre sono fra 30 e 40 l'anno i casi segnalati all'Istituto Superiore di Sanità della malattia della sindrome denominata emolitica uremica, che si manifesta con una grave insufficienza renale che rende necessaria la dialisi, come dichiarato dal direttore generale della Sicurezza alimentare e nutrizione del ministero della salute;
alla luce di quanto sopra riportato sempre il sottosegretario alla salute onorevole Francesca Martini ha dichiarato che vi è allo studio del Governo un provvedimento «per sospendere la distribuzione di latte crudo fino a quando non ci sarà un adeguamento dell'informazione per la salute nella quale sia chiaro che il latte crudo va consumato solo dopo la bollitura»

e che «non ci possono essere sul territorio distributori di latte crudo non pastorizzato esenti dalle normative sanitarie» -:
quali provvedimenti concreti intendano adottare i ministri in indirizzo per tutelare al meglio la salute dei cittadini, in particolare dei bambini, dai rischi di infezione che può comportare l'assunzione di latte crudo;
se non ritengano di adottare provvedimenti volti a limitare la vendita di tutti i prodotti privi di etichettatura presso distributori automatici e farmers market, al fine di garantire il percorso di filiera dei prodotti e di consentire ai cittadini di conoscere l'origine e la provenienza dei prodotti agroalimentari;
se non intendano adottare provvedimenti - sempre nel rispetto delle loro competenze - che consentano solo ai farmer market che si sottopongano ad adeguati controlli igienico sanitari di accedere alle eventuali agevolazioni concesse da Regioni e Province.
(4-01825)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Caparini n. 5-00693, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fedriga.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 14 luglio 2008 alle ore 12.10 il treno Eurostar 35354 partiva dalla stazione di Lecce in direzione Roma con 460 passeggeri a bordo;
sin dalla partenza del treno si sono ravvisati disagi per i passeggeri causati dal mal funzionamento del sistema di raffreddamento presente inizialmente solo su tre carrozze del convoglio;
il personale in servizio sull'Eurostar ha ritenuto utile far transitare i passeggeri in vagoni dove il sistema di raffreddamento inizialmente era funzionante al fine di alleviarne i disagi, ma successivamente il guasto ha coinvolto anche le altre carrozze;
i passeggeri, data l'aria irrespirabile, hanno cercato di refrigerarsi tentando di aprire i finestrini, ma anche questi risultavano danneggiati;
solo quando il treno è giunto presso la stazione di Foggia, con trenta minuti di ritardo, i responsabili di Trenitalia hanno messo a disposizione dei passeggeri, dopo un'accorata protesta da parte di questi ultimi, alcuni pullman sostitutivi per consentire, a coloro che lo volessero, di proseguire il viaggio in ambiente climatizzato. Gli altri passeggeri, intenzionati a riprendere il viaggio con il convoglio, hanno dovuto attendere, per la riparazione del guasto, un'altra ora circa prima di riprendere il tragitto previsto -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per porre fine alla cattiva consuetudine che sembrerebbe verificarsi, sempre con maggiore frequenza nelle regioni del Mezzogiorno, quantificabile in ritardi cospicui e disagi notevoli a danno dei passeggeri che usufruiscono del sistema ferroviario.
(4-00841)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame è stata interessata la società Ferrovie dello Stato che ha riferito quanto segue.
L'Eurostar 35354 in circolazione sulla relazione Lecce-Roma il 14 luglio 2008 è composto da materiale rotabile della serie 485 dotato di un sistema di condizionamento modificato ai fini di una alimentazione eco-compatibile. Recentemente si è accertato che questo tipo di impianto, caratterizzato da due distinti «rami» di climatizzazione per ciascuna carrozza, in particolari condizioni climatiche e cioè con temperature esterne prossime ai 40o, talvolta può andare in blocco e causare problemi al sistema di areazione. La società ferroviaria Trenitalia si è pertanto attivata per mettere a punto una serie di interventi tecnici finalizzati ad eliminare tale anomalia.
In merito al fatto evidenziato relativo all'Eurostar 35354 in partenza da Lecce e diretto a Roma Termini, Ferrovie dello Stato fa conoscere che subito dopo la partenza, il convoglio ha evidenziato un

malfunzionamento all'impianto di climatizzazione di due vetture ed il guasto si è esteso ad altre due carrozze.
Nella stazione di Bari, il personale addetto ha pertanto cercato di effettuare un intervento di resettaggio dell'impianto di condizionamento che, comunque, non ha dato esiti positivi rimanendo funzionante un solo «ramo» dell'impianto. Il treno suddetto è ripartito dalla stazione di Bari con 26 minuti di ritardo.
Nel tragitto tra Bari e Foggia, il capo treno, in contatto costante con la sala operativa, ha chiesto di predisporre i servizi sostitutivi.
Nella stazione di Foggia sono state distribuite ai viaggiatori bottiglie d'acqua e circa 70 passeggeri sono stati trasbordati su 2 autobus sostitutivi diretti a Roma mentre per due passeggeri diretti a Caserta è stato messo a disposizione un taxi.
L'Eurostar 35354 è quindi ripartito dalla stazione di Foggia con i passeggeri che avevano scelto di proseguire il viaggio in treno ed è giunto a Roma Termini con 109 minuti di ritardo accumulati per la maggior parte nella tratta pugliese e tutti i passeggeri che ne hanno fatto richiesta sono stati rimborsati con un
bonus.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere premesso che:
nel 1973, con decreto n. 9346, del 12 novembre 1973, il Prefetto di Matera dispose l'espropriazione, a favore della società Ittica Val D'Agri, di alcune centinaia di ettari di terreno di proprietà demaniale o comunque di enti pubblici, posti alla foce del fiume Agri. L'espropriazione venne pronunciata affinché la società Ittica Val D'Agri realizzasse attività industriale consistente in allevamento e inscatolamento del pesce;
la società beneficiaria dell'esproprio (ottenuto con poche lire a metro quadrato) realizzò delle vasche per allevamento del pesce ma mai pervenne ad un'attività industriale. Negli anni '80 l'Ittica Val D'Agri e per essa la società Consyris, con il ruolo di primo attore sempre svolto dal signor Vincenzo Vitale, chiese ed ottenne, dalla Cassa per il Mezzogiorno un finanziamento di 25 miliardi di lire per la costruzione di un centro di acquacoltura. L'iniziativa non convinceva il presidente dell'Esab, senatore Decio Scardaccione, che vi si oppose. Nello stesso periodo di tempo, il senatore Scardaccione fu ferito alle gambe da cinque colpi di pistola. Anche a seguito di quella vicenda il centro per l'acquacoltura non fu realizzato e le somme promesse non furono erogate;
negli ultimi anni la società Marinagri - patron Vincenzo Vitale - presumibilmente succeduta a Ittica Val D'Agri, utilizza gli stessi terreni per la realizzazione di abitazioni e complessi turistici in relazione a tale attività vi è inchiesta giudiziaria la quale, coinvolgendo alcuni magistrati del Tribunale di Matera, viene svolta, per competenza, dalla Procura della Repubblica di Catanzaro;
quanto esposto dimostra come un vasto territorio pubblico, passato di mano a prezzo vilissimo per promuovere e favorire l'attività industriale, è stato utilizzato dapprima per l'allevamento del pesce che costituisce attività agricola (cons. Stato, sez. V, 6/12/1994 n. 1455) ed ora per attività di edificazione di lusso come si evince dalla pubblicità sulla stampa (il Sole24ore - la Nuova del Sud eccetera), con grandi profitti e colossale speculazione;
l'articolo 60 della legge 25 giugno 1985 n. 2359 prima e l'articolo 46 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 poi prevedono che, quando l'opera per la cui realizzazione fu disposta l'espropriazione non venga realizzata entro 10 anni, il proprietario delle aree possa ottenere la retrocessione delle stesse;

ragioni di giustizia impongono che le aree di proprietà pubblica all'epoca trasferite all'Ittica Val D'Agri vengano restituite al patrimonio pubblico -:
se, acquisita formale conoscenza di quanto sopra esposto, non intenda avviare le iniziative previste dalla legge affinché le aree sottratte al patrimonio pubblico per una attività industriale mai realizzata vengano restituite al Demanio dello Stato o comunque agli enti pubblici che l'esproprio avevano subito.
(4-00052)

Risposta. - In relazione al documento di sindacato ispettivo in esame, riguardante la vicenda relativa ad alcuni terreni posti alla foce del fiume Agri, si riferisce quanto comunicato al riguardo dall'Agenzia del Demanio.
Con decreto del prefetto della provincia di Matera del 12 novembre 1973, n. 9346/Div. IV, sono stati espropriati, in favore della Società Ittica Valdagri S.p.A., i terreni di proprietà dell'Ente per lo sviluppo della irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Basilicata e della Società Agricola Industriale Scanzano (S.A.I.S.), non di proprietà demaniale.
Il nominato Ente, istituito con decreto del capo provvisorio dello Stato del 18 aprile 1947, è persona giuridica di diritto pubblico, dotata di un autonomo patrimonio, al pari della S.A.I.S., soggetto, tuttavia, di diritto privato.
Pertanto, ai sensi di quanto disposto dagli articoli 46 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, l'eventuale retrocessione dei citati terreni deve essere eseguita dall'autorità che ha emesso il decreto ablativo, su istanza del proprietario espropriato.
Alla luce di quanto riferito, quindi, parrebbe che il Ministero dell'economia e delle finanze non possa ritenersi competente ad avviare le iniziative auspicate dall'interrogante.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.

BERNARDINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 29 e il 30 giugno Yussuf Abubakr, 24 anni, un immigrato ghanese, detenuto nel Centro d'Accoglienza di Pian del Lago di Caltanissetta, località dove è ubicato anche il CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione), è morto a seguito di un malore. Secondo testimonianze raccolte dalla sottoscritta durante una visita ispettiva del Centro, fatta insieme a Gianmarco Ciccarelli, Segretario dell'Associazione Radicali Catania e Antonino Licciardello, rappresentante dell'Associazione Certi Diritti di Catania, il cittadino ghanese aveva ripetutamente accusato forti dolori già da diversi giorni e, in particolare, dal tardo pomeriggio del 29 giugno. Nonostante ciò la decisione di trasferirlo d'urgenza in Ospedale è stata presa solo dopo molte ore dal primo intervento del medico e quando ormai era troppo tardi -:
per quali motivi l'immigrato ghanese non sia stato subito trasferito in Ospedale, appena aveva segnalato al personale le sue condizioni fisiche;
quanti siano i casi di persone decedute nei Cda e nei Cie di Caltanissetta (ex Cpt) e in tutta Italia negli ultimi due anni e quali sono state le cause;
con quali criteri venga selezionato il personale sanitario preposto all'assistenza degli immigrati;
alla luce di fatti così gravi se il Ministro degli Interni non ritenga di attivare dei corsi di aggiornamento coordinati tra il personale preposto alla sicurezza e quello sanitario.
(4-00570)

Risposta. - Le cause che hanno portato alla morte del cittadino ghanese Yussef Abobakr, successivamente identificato come Yussif Sadiq, sono ancora in corso di accertamento.
L'immigrato, che dal 13 giugno 2008 si trovava presso il Centro di accoglienza

(adibito anche a centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Pian del Lago, Caltanissetta, il 27 giugno ha accusato dolori al torace, a causa dei quali è stato trasportato con urgenza presso l'ospedale del capoluogo, dove è stato sottoposto ad accertamenti sanitari che hanno dato esito negativo.
Dopo le dimissioni, il cittadino ghanese è stato fatto rientrare nel Centro di accoglienza.
Nella serata del 29 giugno, alle ore 22.00, Yussif Sadiq ha accusato nuovamente dolori al torace. Nell'immediatezza, il personale medico della struttura ha sottoposto il malato alle prime cure, somministrando farmaci e disponendone il trasferimento con ambulanza al locale pronto soccorso, dove tuttavia l'immigrato è deceduto nel corso della notte.
L'ente gestore della struttura, la cooperativa Albatros, ha sottolineato che l'ospite è stato soccorso e curato rapidamente, nonostante gli ostacoli frapposti da un gruppo di extracomunitari che avevano sottoposto il malato a «spugnature con acqua fredda e preghiere».
Il pubblico ministero titolare dell'indagine disposta per accertare i fatti, con provvedimento del 5 luglio 2008, ha rilasciato il nulla osta al seppellimento del cadavere.
Negli ultimi due anni, nelle strutture governative presenti sul territorio nazionale sono morte complessivamente 9 persone. In particolare:
due decessi sono avvenuti presso il Centro di identificazione ed espulsione di Bari. Il primo il 26 giugno 2007, per annegamento sulla spiaggia limitrofa al centro e il secondo il 28 giugno 2008 per arresto cardio-circolatorio durante una partita di calcio;
un decesso per overdose è avvenuto nel Centro di identificazione ed espulsione di Bologna, il 6 agosto 2006;
oltre al decesso di Yussif Sadiq, nel Centro di accoglienza/Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Caltanissetta è morto un altro ospite per pancreatite acuta, il 1o luglio 2007;
un suicidio è avvenuto il 9 dicembre 2006 nel Centro di identificazione ed espulsione di Catanzaro-Lamezia Terme;
due suicidi sono avvenuti il 14 e il 17 ottobre 2007 nel Centro di identificazione ed espulsione di Modena;
un decesso è avvenuto il 24 maggio 2008, per cause ancora in corso di accertamento, nel Centro di identificazione e espulsione di Torino.

Il Ministero dell'interno dedica particolare attenzione alla necessità di offrire un'adeguata assistenza sanitaria agli ospiti dei diversi centri dislocati su tutto il territorio nazionale.
In base a un Capitolato unico di appalto, approvato con decreto del Ministro dell'interno dell'8 ottobre 2007, sono stati attentamente individuati gli adempimenti che fanno carico agli enti gestori nelle strutture di cui sono responsabili.
In particolare, al momento dell'ingresso nei centri, gli immigrati devono essere sottoposti a una visita medica e fruiscono di un primo soccorso sanitario presso gli ambulatori attivi all'interno dei centri, dove è presente un presidio medico con personale sanitario e infermieristico.
Per ogni immigrato deve essere tenuta una scheda sanitaria e all'occorrenza sono forniti medicinali, assistenza sanitaria ordinaria e di primo soccorso, con eventuale trasferimento presso gli ospedali della zona.
Gli enti gestori dei centri forniscono il servizio di assistenza infermieristico-sanitaria all'interno dei rispettivi centri, assumendo il personale che, ovviamente, deve possedere i requisiti professionali e le abilitazioni previste dalla legge.
I criteri selettivi e valutativi dei curricula professionali sono stabiliti autonomamente dagli enti gestori che organizzano anche la formazione e l'aggiornamento del proprio personale.
Nel Centro di Caltanissetta, l'ente gestore seleziona il personale sanitario preposto all'assistenza in base a criteri che prevedono uno
screening del curriculum professionale, con valutazione degli esami di abilitazione, dell'iscrizione all'ordine dei

medici, degli eventuali corsi di emergenza e delle specializzazioni acquisite, con particolare riguardo all'area emergenza, alla dermatologia, alla ginecologia, alla pediatria, all'otorinolaringoiatria e alla medicina del lavoro.
Il colloquio selettivo è effettuato da una commissione esaminatrice composta dal responsabile sanitario, dal responsabile del personale e da uno psicologo che valuta non solo le esperienze professionali ma anche le inclinazioni caratteriali.
All'atto dell'assunzione è previsto un periodo di prova di 20 giorni, in affiancamento al personale sanitario della struttura.
Tutto il personale del predetto centro, che garantisce la presenza nell'arco delle 24 ore, frequenta corsi periodici di aggiornamento interni ed esterni alla struttura.
Più in generale, per le esigenze formative del personale preposto alla sicurezza e per quello sanitario, nel corrente anno, il Ministero dell'interno ha organizzato, nell'ambito del progetto «Praesidium III», tre eventi formativi rivolti agli operatori dei centri per immigrati irregolari presenti in Sicilia e agli operatori alla frontiera appartenenti alla Polizia di Stato, alla Guardia di finanza, alla guardia costiera, ai carabinieri e, a Ragusa, anche alla Marina militare, che per prima soccorre i migranti.
Attraverso il progetto, realizzato in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e la Croce Rossa Italiana (CRI), particolare attenzione è stata posta su vari aspetti quali le cause socio-politiche dell'immigrazione extracomunitaria via mare verso l'Italia, il diritto d'asilo e la protezione umanitaria, il supporto medico-psicologico ai migranti dopo lo sbarco, i profili più significativi dell'assistenza sanitaria (in particolare verso donne e minori) e la molteplicità degli aspetti psico-sociali e culturali che coinvolgono tutti gli operatori durante le fasi del soccorso in mare e della successiva accoglienza nei Centri.
Sono state affrontate, inoltre, le strategie psicologiche di resistenza allo
stress o «burn out» per gli operatori di frontiera, nonché specifiche misure di prima profilassi sanitaria.
In considerazione del successo riscontrato, secondo quanto previsto nella terza annualità del progetto, il ministero dell'interno, di concerto con le citate organizzazioni e con la o.n.l.u.s. Save The Children (nuova partner di Praesidium III), sta programmando ulteriori eventi formativi che interesseranno anche gli operatori della Puglia, della Calabria e della Sardegna, ossia le regioni maggiormente interessate dal fenomeno dell'immigrazione clandestina via mare.

Il Ministro dell'interno: Roberto Maroni.

BINETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se, nell'ambito della nuova organizzazione dell'aeroporto Valerio Catullo di Verona, che è stata delineata dalla Dirigenza, con prospettiva di sviluppo delle attività di trasporto passeggeri e merci, saranno implementati e in quale forma i sistemi di sicurezza;
se il delineato programma di sviluppo delle attività aeroportuali sarà attuato nel rispetto dei livelli occupazionali e della tutela dei diritti dei dipendenti e della dirigenza amministrativa e tecnica, alla quale si deve l'attuale, elevato grado di efficienza delle strutture considerato che preoccupa, infatti, il personale e la dirigenza l'ipotesi che, nell'ambito della preannunciata fusione di alcune attività tra gli aeroporti di Verona e di Brescia possano essere definite riduzioni di quadri e accorpamenti che porterebbero ad un demansionamento di dirigenti di elevata professionalità che hanno studiato ed avviato le implementazioni delle attività aeroportuali, soprattutto nel settore della sicurezza, che sono parte essenziale nel nuovo progetto di sviluppo e che tale contraddizione è oggi causa di tensioni che potrebbero portare a un consistente contenzioso

certamente con gli effetti negativi sull'immagine dell'azienda.
(4-01264)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Ente nazionale per l'aviazione civile fa sapere che la riorganizzazione della società di gestione dell'aeroporto «Valerio Catullo» di Verona non prevede alcun licenziamento di personale.
Per quanto riguarda invece, le specifiche di servizio, lo stesso ente precisa che attraverso la propria struttura periferica - Direzione aeroportuale di Verona - effettua regolari controlli in ambito
safety, qualità e carta dei diritti, al fine di perseguire risultati positivi nell'ottimizzazione dei processi. La società di gestione dello scalo di Verona possiede tutte le specifiche di certificazione di aeroporto, di scalo, di carta dei servizi richiesta da Enac.
Da ultimo, si fa presente che sono in corso i processi di certificazione degli
handlers che comportano una rivisitazione organizzativa di tutti i prestatori di servizi di assistenza a terra, compresa quindi anche la Società di gestione, volta ad una ulteriore standardizzazione delle specifiche di servizio.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CICCANTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ai competenti dirigenti dell'Anas centrale e territoriale è stata più volte rappresentata la necessità di interventi di manutenzione straordinaria della strada statale Piceno-Aprutina, che collega la città di Ascoli Piceno con la città di Teramo;
all'uopo sono state svolte diverse manifestazioni di protesta da parte di cittadini, amministratori locali e parlamentari per richiamare l'attenzione del Governo e di codesto Ministero per prevedere interventi migliorativi della sede stradale, al fine di evitare disagi e pericolosità per l'utenza;
a tutt'oggi, nonostante dopo 10 anni di segnalazioni e proteste, nulla è stato fatto nella parte della strada ricadente nel territorio della provincia picena -:
quali interventi siano stati programmati nel tratto della strada statale Piceno- Aprutina ricadente nel territorio piceno e con che cadenza temporale s'intendano realizzare;
quali interventi siano stati realizzati negli ultimi 10 anni;
se sia vero che al compartimento Anas di Ancona non sono mai state assegnate risorse per interventi su tale tratto di strada.
(4-01145)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La strada statale 81 Piceno-Aprutina che rappresenta il naturale collegamento tra Ascoli e Teramo, si sviluppa prevalentemente in Abruzzo interessando, in piccola parte, anche la regione Marche ed è inserita nell'elenco delle priorità della legge obiettivo; pertanto, gli interventi devono rispettare le relative procedure approvative e di finanziamento.
Il tratto di statale nella regione Marche che va dal km. 3+100 al km. 11+498 per complessivi km. 8,398, presenta una carreggiata di circa mt. 6,50 con andamento planimetrico caratterizzato da numerosi tornanti intervallati da brevi tratti in rettilineo, altimetricamente si snoda con pendenza sempre ascendente in direzione Teramo. Il piano viabile garantisce una sufficiente funzionalità in termini di sicurezza, la segnaletica orizzontale e verticale è in buono stato di manutenzione e le barriere di sicurezza sono state adeguate alla vigente normativa con un intervento terminato nel mese di novembre 2005. L'Ufficio compartimentale dell'Anas svolge la regolare manutenzione ordinaria e, compatibilmente con le risorse finanziarie assegnate, anche quella straordinaria.

Il tratto di statale abruzzese è collinare e la strada si snoda a mezza costa su terreni argillosi e franosi di difficile manutenzione; tuttavia l'Anas ha effettuato nel corso degli anni numerosi interventi manutentori e nel 2008 sono stati consegnati i seguenti lavori:
manutenzione straordinaria opere d'arte tra i km. 11 e 33: euro 337.000,00;
manutenzione straordinaria consolidamento e barriere sicurezza tra i km. 29 e 33: euro 350.000,00.

Allo stato attuale, è in corso di appalto un importante intervento di ammodernamento nel tratto Villa Lempa-Contrada La Cona per un importo di oltre 19 milioni di euro, la consegna dei lavori è prevista per il 2009.
Da ultimo, si fa presente che la provincia di Teramo ha in corso di realizzazione, a valere su finanziamenti regionali, una parte del collegamento Teramo-Ascoli Piceno per il quale è allo studio un'ipotesi di statizzazione con contestuale cessione del vecchio tratto della strada statale 81 subordinatamente anche all'effettuazione dei necessari lavori di adeguamento.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

EVANGELISTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal maggio 2008 l'azienda ferroviaria Trenitalia ha avviato su tutto il territorio italiano un piano di riassestamento territoriale che ha prodotto una serie di tagli al personale andando a colpire anche alcune stazioni ferroviarie di capoluoghi di provincia;
secondo il piano, tra quelle che verranno colpiti più duramente c'è la stazione della città di Massa che vedrebbe la progressiva chiusura della biglietteria con i conseguenti disagi, vista l'importanza dello scalo e le dimensioni dei flussi di viaggiatori, tanto per i clienti, quanto per il personale;
nel frattempo, la biglietteria della stazione ferroviaria di Massa ha visto ridurre il suo personale di tre unità mai rimpiazzate;
in data 1o ottobre 2008, sul quotidiano Il Tirreno, veniva riportata la notizia di disagi subiti da alcuni utenti per il rinnovo degli abbonamenti mensili, che non sono riusciti a rinnovare i propri abbonamenti a causa della chiusura dello sportello;
in seguito alla notizia è risultato che la biglietteria, ad oggi, dispone di un solo dipendente per turno e che il turno relativo alla vicenda in questione era quello pomeridiano il cui termine è previsto per le 19.20. Il dipendente in questione, che pare abbia prolungato il proprio orario di lavoro di circa 30 minuti e raggiunto un incasso che superava di circa tre volte quello medio previsto per un turno, ha deciso di chiudere lo sportello, nonostante fossero in fila ancora una ventina di persone;
al di là della mancanza di flessibilità che l'addetto allo sportello sembra abbia avuto, la condizione disagevole che molti avevano previsto all'avvio del piano di razionalizzazione da parte dei vertici di Trenitalia si è puntualmente verificata in seguito ai tagli al personale di biglietteria e allo stato di progressivo abbandono che la struttura ferroviaria sta attraversando, probabilmente in vista di una dismissione definitiva nel prossimo futuro;
questa condizione di degrado interessa direttamente gli utenti che sono limitati anche nell'uso della biglietteria automatica, visto che di tre unità elettroniche soltanto una risulterebbe funzionante, una invece è in parte fuori uso e può essere utilizzata solo con carta di credito e bancomat e, infine, una terza risulterebbe completamente inutilizzabile a causa di passati atti vandalici -:
se il Ministro sia a conoscenza di questi disagi che, in maniera assai probabile affliggono gli utenti di altre stazioni ferroviarie rientranti nel piano di razionalizzazione

previsto da Trenitalia, e quali azioni, nei limiti delle sue competenze, abbia intenzione di portare avanti sia per ridurre il disagio dei cittadini che sul territorio massese usufruiscono del servizio ferroviario, quanto per affrontare la riduzione di personale che l'azienda sta mettendo in atto senza considerare le concrete implicazioni sul territorio.
(4-01232)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato S.p.a. precisa che, alla luce delle valutazioni sino ad oggi effettuate, possono essere esclusi provvedimenti di soppressione riguardanti la biglietteria della stazione di Massa.
È tuttavia in corso un progetto di razionalizzazione della rete di vendita di Trenitalia finalizzata a riequilibrare il rapporto costi/ricavi che, per alcuni canali di vendita, si presenta oggi notevolmente sbilanciato con perdite sensibili determinate da costi nettamente superiori agli introiti realizzati.
Per quanto specificatamente concerne la vendita diretta, quindi, sulla base del conto economico di ciascuna biglietteria, saranno assunte le determinazioni conseguenti al relativo mantenimento in servizio, nei tempi e con le modalità in corso di verifica.
Nell'ambito del medesimo programma, è previsto un notevole rafforzamento sia dei cosiddetti canali innovativi di vendita (
self service, internet e mobile ticketing, dove già da oggi è possibile comprare biglietti ferroviari con uno specifico sconto) sia della rete di vendita indiretta (agenzie di viaggio e punti vendita esterni) al fine di ampliare ulteriormente le possibilità di acquisto per la clientela.
Inoltre, con il nuovo schema di contratto di servizio cosiddetto «a catalogo», Trenitalia propone alle amministrazioni regionali, in occasione del rinnovo dei contratti stessi, la possibilità di scegliere autonomamente ed acquistare i servizi che ritiene utili nelle stazioni del proprio territorio, tra cui quelli di biglietteria.
La problematica in questione è, peraltro, attualmente ancora oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FALLICA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a partire dal prossimo mese di ottobre le isole Pelagie e Pantelleria potrebbero rimanere senza collegamenti aerei con la Sicilia dal momento che lo scorso mese di aprile la compagnia Air One ha comunicato la sua indisponibilità a volare oltre il 5 ottobre 2008;
rischiano di non decollare più da Palermo e da Trapani gli aerei degli unici vettori che collegano Pantelleria e Lampedusa con gli aeroporti di queste città, in quanto il collegamento era consentito dalle cosiddette «tratte sociali» che vanno a scadere i primi giorni del prossimo mese di ottobre;
tanto lo Stato che la regione Sicilia hanno espresso la ferma intenzione di rifinanziare le tratte sociali in questione, ma per l'assegnazione delle rotte si deve attendere l'espletamento di una nuova gara che dovrebbe svolgersi entro la fine dell'anno;
nel frattempo il Ministero dei trasporti ha dato mandato all'Enac (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile) di svolgere una trattativa privata per individuare il vettore aereo che consenta la prosecuzione del servizio nelle more dell'aggiudicazione della relativa gara che deve essere bandita;
a tutt'oggi l'Enac non solo non è riuscita a produrre una soluzione plausibile al problema ma si è presentata al tavolo della conferenza dei servizi indetta appositamente il 18 settembre scorso a Palermo con una proposta che ha suscitato le critiche dei sindaci di Pantelleria e

di Lampedusa in quanto fortemente penalizzante per le popolazioni delle due isole;
il vettore Meridiana, infatti, si è detto disponibile a proseguire il servizio di collegamento delle isole con gli aeroporti di Trapani e Palermo, mettendo a disposizione un solo volo all'andata e uno al ritorno verso i due scali siciliani contemporaneamente mentre attualmente i voli a disposizione sulla stessa tratta sono sei;
tale ipotesi risulta ancor più assurda se si pensa che Meridiana assicurerà i collegamenti con un solo Atr da quaranta posti, il che avrà come inevitabile conseguenza il formarsi di liste di attesa per trovare un posto -:
quali tempestive iniziative intenda predisporre per garantire il diritto alla mobilità dei cittadini interessati, sollecitando a tale fine l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile a predisporre soluzioni concrete e non penalizzanti e a prevedere sanzioni verso quegli operatori inadempienti che non hanno rispettato e non rispettano i contratti siglati per la continuità territoriale.
(4-01106)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame si ritiene opportuno premettere che in conformità delle disposizioni di cui al regolamento CEE 2408/92 del Consiglio, del 23 luglio 1992 e nei limiti dei finanziamenti previsti nelle leggi n. 144 del 1999 e n. 311 del 2004, al fine di assicurare la mobilità degli abitanti delle isole minori della Regione Sicilia, sono stati imposti oneri di servizio pubblico sui collegamenti aerei Lampedusa-Palermo, Lampedusa-Roma, Lampedusa-Catania, Pantelleria-Palermo, Pantelleria-Roma e viceversa nonché Pantelleria-Trapani e viceversa.
I vettori incaricati del servizio Air One e Meridiana selezionati in base ad una gara europea, dopo un anno di esercizio, hanno disdetto formalmente le convenzioni sottoscritte con l'Ente nazionale per l'aviazione civile rispettivamente in data 27 e 23 marzo 2007, esercitando una facoltà prevista per entrambe i firmatari della convenzione e continuando ad operare sino alla scadenza del periodo di preavviso contrattualmente previsto.
In seguito a tali disdette, in data 25 luglio 2008, dopo l'insediamento del nuovo Consiglio regionale siciliano, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha delegato il Presidente della Regione siciliana ad indire una conferenza di servizi finalizzata a rivedere i parametri su cui articolare un provvedimento ministeriale che imponesse un nuovo regime onerato dei collegamenti aerei siciliani ed in particolare delle isole minori.
La suddetta conferenza si è riunita in prima seduta il 24 luglio 2008 ed ha concluso i lavori il 30 settembre 2008 indicando una nuova ipotesi di imposizione che, nel più breve tempo possibile, sarà recepita in un provvedimento ministeriale che terrà conto di quanto indicato dagli enti locali in sede di conferenza di servizi e della nuova disciplina comunitaria in tema di liberalizzazione del trasporto aereo, la cui pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea è stata preannunciata dalla Rappresentanza d'Italia presso l'Unione europea alla fine del mese di novembre 2008.
In attesa della nuova imposizione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ritenendo particolarmente critica la situazione venutasi a creare sui collegamenti con le isole minori della Sicilia ha autorizzato l'Ente nazionale dell'aviazione civile ad effettuare un'indagine di mercato per selezionare un vettore comunitario che fosse disposto a proseguire i collegamenti per assicurare la continuità territoriale alla Regione Sicilia, in particolare alle isole minori della stessa, alle stesse condizioni di finanziamento della precedente imposizione.
Tale indagine ha visto un'unica concreta manifestazione di interesse ad operare sui collegamenti con le isole minori della Sicilia da parte della società Meridiana, pur con un operativo ridotto rispetto alla imposizione vigente.
Al fine di reperire ulteriori finanziamenti per il periodo transitorio, in attesa della nuova imposizione, gli enti locali nel corso degli incontri tenuti presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno

avanzato l'ipotesi di utilizzare il fondo esistente presso il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) destinato allo sviluppo delle stesse isole minori che potrà essere utilizzato dopo le autorizzazioni del Ministro competente.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FAVIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il programma di azione varato nel 2001 dalla Commissione europea in tema di sicurezza stradale prevede la riduzione del 50 per cento dei morti sulle strade entro il 2010;
l'Italia è attualmente uno dei pochi Paesi membri non in linea con il programma di azione della Commissione europea a causa della mancata diminuzione della mortalità sulle strade nella misura prevista dal programma stesso;
in Italia ogni anno perdono la vita circa 6.500 persone ed oltre 300.000 restano gravemente ferite e circa il 25 per cento delle persone decedute o ferite è costituita dai cosiddetti «utenti deboli» (ossia pedoni, motociclisti, ciclisti);
il mancato raggiungimento degli obiettivi posti dalla Commissione europea comporta per l'Italia ingenti costi sociali;
per conseguire tale ambizioso programma è necessario prevedere un adeguamento delle attrezzature stradali attualmente installate sulla rete italiana, in linea con l'evoluzione normativa comunitaria e con i progressi della ricerca;
tra gli elementi che contribuiscono alla sicurezza stradale rivestono un'importanza significativa i dispositivi di ritenuta stradale, tra cui le barriere di sicurezza;
attualmente l'impiego di barriere di sicurezza è subordinato al superamento di prove di impatto dal vero con veicoli leggeri e pesanti, ma non sono previste prove di impatto con motociclisti;
l'impatto di un motociclista contro una barriera di sicurezza non progettata per far fronte anche ad una tale evenienza produce spesso effetti devastanti;
il decreto ministeriale 21 giugno 2004 ha recepito le relative normative comunitarie in materia di dispositivi di ritenuta;
il CEN (European Committee for Standardization) ha in agenda la redazione di una norma comunitaria che regolamenti le prove di impatto di manichini strumentati contro dispositivi di sicurezza, allo scopo di simulare l'impatto di un motociclista e per determinare la capacità di un dispositivo a tale tipo di urto;
l'iter omologativo comunitario ed i relativi adempimenti da parte dei Paesi membri fa ritenere che una simile normativa possa essere definita e recepita in Italia non prima di cinque anni;
la Spagna ha già emanato una normativa nazionale per l'esecuzione di prove di impatto di motociclisti contro dispositivi di sicurezza -:
se il Ministro interrogato ritenga di predisporre un intervento, a mezzo di idoneo atto ministeriale, al fine di:
a) predisporre una normativa tecnica nazionale che, in attesa della relativa normativa comunitaria, stabilisca i criteri di esecuzione delle prove di impatto di motociclisti contro le barriere di sicurezza;
b) emanare un atto amministrativo avente lo scopo di subordinare obbligatoriamente l'impiego di dispositivi dì sicurezza che abbiano la possibilità di essere impattati da un motociclista in caso di caduta al superamento di prove di urto dal vero con manichini strumentati che ne possano determinare le specifiche caratteristiche;
c) predisporre che l'omologazione di un dispositivo indichi specificatamente se lo stesso sia in grado o meno di opporsi con esito positivo all'impatto di un motociclista, al fine da consentire agli enti gestori

un corretto impiego dei dispositivi di ritenuta.
(4-01303)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Le regole del CEN/CENELEC e la direttiva 98/34/CE obbligano i Paesi membri dell'Unione Europea a non svolgere alcuna attività (
standstill) nel corso della preparazione di una norma europea (FN) o di un documento di armonizzazione o norma armonizzata (HD) che possa pregiudicare il processo di armonizzazione. In pratica non possono essere pubblicate od aggiornate norme nazionali che, parzialmente o del tutto, trattino gli stessi argomenti.
Pertanto, a seguito della messa allo studio, da parte del CEN/TC 226 del nuovo
Work Item per la FN 1317-8 «Road restraint systems - Part 8: Motorcycle road restraint systems which reduce the impact severity of motorcyclist collisions with safety barriers» non è più possibile pubblicare alcuna norma nazionale.
Su specifica richiesta di associazioni di costruttori e di alcune associazioni di categoria dei motociclisti, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha tuttavia tenuto degli incontri e dei confronti per gli opportuni approfondimenti tecnici.
In relazione all'argomento, si è ritenuto opportuno, come amministrazione, partecipare al gruppo di lavoro dell'UNI sulle barriere stradali e, in occasione dell'ultima riunione del gruppo di lavoro tenutasi il 18 settembre 2008, il rappresentante del ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha richiesto che l'UNI affretti la pubblicazione di una bozza di norma che possa consentire, in attesa della pubblicazione della norma europea, di iniziare delle sperimentazioni con una base normativa licenziata formalmente dall'Ente nazionale di unificazione.
Solo successivamente si potrà procedere a fornire delle specifiche indicazioni ai soggetti gestori delle strade per individuare i punti preferenziali per gli interventi.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa hanno rilanciato la possibilità che l'ENAC valorizzi l'aeroporto palermitano di Bocca di Falco, attraverso un progetto che prevede l'allungamento della pista di 200 metri per consentire l'atterraggio di jet privati, e che si vuole anche dare vita ad una scuola di addestramento per piloti -:
se il Ministero competente sia a conoscenza dell'iniziativa;
se il progetto rientri in una visione strategica dell'uso delle infrastrutture aeroportuali minori dell'isola;
se il progetto sia compatibile con le esigenze logistiche del Ministero della difesa;
se sia stata effettuata una stima dei costi dell'eventuale realizzazione delle opere previste;
se esista un piano di valutazione ambientale, tenuto conto dell'ubicazione della pista di Bocca di Falco a ridosso del centro abitato;
se la vicinanza dell'aeroporto di Birgi con quello di Palermo giustifichi l'intervento ipotizzato dall'ENAC;
se, in qualche modo, questo progetto abbia, in qualche misura, contribuito ad escludere la presenza di uno scalo aeroportuale dell'area centro meridionale della Sicilia;
se in questo caso non siritenga che, a prescindere dal merito delle obiezioni tecniche, non esiste una precisa volontà dell'ENAC di impedire che possa nascere un aeroporto in provincia di Agrigento;
se sia giusto che l'ENAC continui ad ignorare la volontà politica espressa dalla Regione siciliana, attraverso la firma di un accordo quadro di programma nel settore dei trasporti e uno stanziamento di 35 milioni di euro, di realizzare uno scalo

aeroportuale a servizio di una parte dell'isola che sconta una pesante emarginazione in termini di collegamenti viari;
se sia normale che il parere di un ente tecnico, prima di entrare nel merito delle questioni da prendere in esame, sviluppi considerazioni più generali che appartengono ad altre sedi deputate a discutere e dirimere scelte che sono relative ad opzioni di natura strettamente politica.
(4-01419)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, sono state chieste notizie all'Ente nazionale per l'aviazione civile al quale non risulta alcun progetto per l'allungamento della pista di volo dell'aeroporto Boccadifalco di Palermo. Tale intervento risulterebbe peraltro impraticabile data la configurazione orografica ed il contesto urbano circostante che non consente fisicamente allungamenti della pista.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FRASSINETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Enac, istituito con decreto legislativo 25 luglio 1997, n. 250, è sottoposto alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
tale ente tecnico svolge particolari funzioni di certificazione, controllo e coordinamento del trasporto aereo e, dunque, degli aeroporti; le citate funzioni sono state ulteriormente ampliate dalla legge n. 265 del 2004;
le articolazioni territoriali di Enac sono localizzate presso quasi tutti gli aeroporti italiani con strutture rette da dirigenti dell'ente;
in data 11 dicembre 2007 Enac ha bandito un concorso pubblico per 10 posti da dirigente da destinare alle articolazioni territoriali dell'ente;
in data 23 giugno 2008 sono state fissate le prove scritte per il 22 ed il 23 luglio 2008;
l'accesso alla dirigenza per gli enti statali è consentito con l'esperimento di procedure concorsuali riconducibili a sistemi diversi che consentono l'assunzione di personale quanto più idoneo possibile alle funzioni da svolgere;
i posti messi a concorso prevedono mansioni specialistiche in quanto il dirigente assunto sarà il primo referente per gli interlocutori dell'ente, trovandosi proprio nella zona dell'aeroporto, luogo principale dell'attività operativa ove ricade, in definitiva, la totalità delle funzioni attribuite dal sistema normativo all'Enac;
in particolar modo i concorsi pubblici prevedono tre diversi sistemi: il concorso pubblico per esami e titoli, il concorso pubblico per esami, il concorso riservato a specifiche professionalità e a condizione di possedere specifici requisiti;
per il citato bando di concorso sembrerebbe poco indicata la forma del semplice accesso per esami, adottata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in base al quale l'unico accertamento di idoneità all'incarico è affidato esclusivamente al titolo di studio ed a prove scritte di diritto, senza tenere in nessun conto esperienze, professionalità specifiche e profili specialistici che, al contrario, dovrebbero invece costituire elementi valutativi indispensabili per affidare tali funzioni e responsabilità;
un sistema concorsuale riservato a specifiche professionalità avrebbe consentito, invece, di garantire la selezione dei candidati tra quelli già in possesso di un bagaglio non solo teoricamente idoneo allo svolgimento del lavoro ma oggettivamente qualificato da esperienze significative maturate nel settore;
a confermare la poco adatta procedura sono i più di 500 candidati che hanno già presentato domanda al concorso e che si sentono pronti a ricoprire un tale incarico;

nell'ottica della tutela del cittadino e degli operatori di uno dei settori strategici dell'economia nazionale, non appare, dunque, condivisibile la strategia di selezione del personale dirigenziale, settore di cui proprio Enac dovrebbe essere il principale regolatore, certificatore e vigilante -:
se ritenga opportuno condividere l'operato dell' Enac e se ritenga opportuno intraprendere iniziative di propria competenza tese a selezionare con sistemi concorsuali quanti si candidano a ricoprire incarichi con funzioni particolarmente specifiche.
(4-00603)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Le vigenti disposizioni in materia di reclutamento del personale della carriera dirigenziale (articolo 28 decreto legislativo n. 165 del 2001) prevedono che l'accesso alla qualifica di dirigente nelle amministrazioni statali e negli enti pubblici non economici avviene tramite concorso per esami indetto dalle singole amministrazioni o per corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione.
Pertanto, essendo l'Ente nazionale per l'aviazione civile un ente pubblico non economico, istituito con il decreto legislativo 25 luglio 1997 n. 250, nel bandire il concorso per 10 posti da dirigente da destinare nelle sedi territoriali ha seguito tale procedura.
Per quanto riguarda, infine, la tutela delle professionalità specifiche esistenti all'interno dell'Ente, si fa presente che nel bando è stata contemplata una riserva di posti pari al 30 per cento di quelli messi a concorso per i dipendenti appartenenti da almeno 10 anni a qualifiche per il cui accesso è richiesto il possesso di laurea.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LABOCCETTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
anche quest'anno si è riproposta presso molti uffici periferici della Motorizzazione civile carenza di targhe e in alcuni casi addirittura la loro totale indisponibilità a causa anche della mancata consegna da parte del Poligrafico dello Stato;
il disservizio danneggia il mercato di alcuni tipi di veicoli, in particolare moto e ciclomotori e causa disagio agli utenti che non possono utilizzare i beni acquistati nonché la mancata operatività degli Sportelli Telematici dell'Automobilista;
in alcuni casi per errata predisposizione dei lotti vengono recapitati agli uffici DTT di una provincia targhe appartenenti a lotti di altre province;
talvolta all'interno del lotto di targhe per autoveicoli si ritrovano confezioni mancanti di una delle due targhe prescritte;
ormai da mesi le Motorizzazioni sono sprovviste delle targhe provvisorie («targhe di cartone») necessarie per la circolazione sperimentale o per recarsi al collaudo nonché e soprattutto per l'esportazione dei veicoli, la cui commercializzazione risulta di conseguenza fortemente penalizzata -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto innanzi esposto e quali iniziative intendano assumere per porre rimedio a tali disservizi.
(4-00951)

Risposta. - In merito alla interrogazione in esame si rappresenta che la lamentata carenza di targhe è da tempo all'attenzione di questo ministero che con varie note indirizzate al Poligrafico dello Stato ha rappresentato tale problematica.
Nonostante il monitoraggio in tempo reale da parte della competente struttura del ministero delle infrastrutture e trasporti - Dipartimento dei trasporti terrestri - delle immatricolazioni e, quindi, della giacenza delle targhe sugli oltre 5.000 sportelli abilitati, la disponibilità di targhe per l'immatricolazione

di auto e moto si è presentata critica per tutto il mese di giugno a causa della ridotta produzione di targhe dovuta a difficoltà tecniche riscontrate da parte dello stabilimento del Poligrafico dello Stato.
Il succitato dipartimento, nel corso del mese di luglio, oltre alle predette azioni di verifica, ha costantemente tenuto informato il Poligrafico dello Stato delle criticità che venivano segnalate dal territorio al fine di inviare tempestivamente le targhe.
Grazie all'azione di sollecito e di monitoraggio da parte di questo ministero e al superamento delle problematiche tecniche da parte del Poligrafico, si è pervenuti ad un incremento della produzione di targhe e, già dalla seconda metà del mese di luglio, al conseguente miglioramento della summenzionata questione giungendo, negli ultimi giorni dello stesso mese, nei quali peraltro vi sono di solito maggiori richieste di immatricolazioni, ad una completa normalizzazione delle immatricolazioni con la scomparsa delle precedenti criticità.
Circa le iniziative da intraprendere per la risoluzione della problematica, considerato che annualmente l'amministrazione predispone un dettagliato elenco delle necessità per ciascuno degli uffici periferici della motorizzazione, sarà cura di questo dicastero attuare un sistema di monitoraggio continuo in base al quale poter verificare le adempienze nella consegna agli uffici destinatari e se del caso richiamare il Poligrafico alla sua stretta osservanza.
In merito alla carenza nella dotazione di targhe provvisorie, le cosiddette targhe di cartone, si informa che trattasi di un accadimento manifestatosi di recente in virtù di una aumentata richiesta di tale tipologia di targhe per esigenze correlate soprattutto alla esportazione dei veicoli.
Tali targhe sono identificate specificatamente per uffici della motorizzazione civile che ne fanno richiesta, riportando una sigla rappresentativa dell'UMC - ufficio della motorizzazione civile - che provvede al loro rilascio, contrariamente a quanto avviene per le targhe tradizionali.
Le aumentate esigenze e la specificità nella attribuzione delle targhe a ciascun Ufficio hanno determinato una dilazione nei tempi di approvvigionamento. Nel prendere atto delle nuove esigenze del mercato, al fine di provvedere tempestivamente, l'amministrazione intende preventivamente dotare ciascun ufficio di un adeguato numero di targhe provvisorie.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LOSACCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella trasmissione Anno Zero del 25 settembre 2008 è stato trasmesso un servizio sul volo Alitalia Albenga-Roma;
dal servizio televisivo risulterebbe che il volo sia stato istituito, con contributi governativi, per interessamento del Ministro dello sviluppo economico Scajola e che il volo risulterebbe praticamente vuoto, con una presenza di 6 persone su 66 di portata;
l'apparecchio, secondo quanto emerso durante la trasmissione, rimarrebbe fermo tre giorni nella pista di Albenga e l'operatore charter, intervistato dal giornalista della trasmissione Anno Zero, dichiara che il costo per tratta è di circa 6 mila euro;
da un'indagine della redazione di Anno Zero risulterebbe che con un vettore privato il costo per la tratta Albenga-Roma e ritorno costerebbe all'incirca 34 mila euro e la sosta di un aereo per tre giorni, cosa insolita nelle compagnie aeree, costerebbe all'incirca 100 mila euro per un totale di 134 mila euro -:
se corrispondano al vero le notizie riportate del servizio televisivo di Anno Zero, quali siano le ragioni dell'istituzione di questo volo, in un momento di profonda crisi per Alitalia e per migliaia di lavoratori e famiglie italiane e quali siano i costi per la compagnia aerea di bandiera e soprattutto se vi siano oneri anche a carico dei contribuenti;

quali siano le ragioni o se esistano esigenze del territorio che giustifichino la creazione di questo collegamento, scarsamente utilizzato dai passeggeri, che tiene aperto uno scalo aeroportuale minore come quello di Albenga, già al centro di polemiche in passato per le stesse ragioni soprattutto in relazione al fatto che esistono diversi voli sulla tratta Roma-Genova;
se e quale ruolo abbia avuto il Ministro Scajola affinché la tratta Albenga-Roma fosse istituita e successivamente mantenuta nonostante gli alti costi a carico dell'azienda.
(4-01251)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Gli oneri di servizio pubblico sulla tratta Albenga-Roma Fiumicino e viceversa sono stati definiti da un'apposita conferenza di servizi tra lo Stato e la regione Liguria e successivamente imposti con il decreto ministeriale 25 novembre 2006.
Il vettore Air One, vincitore della gara europea, dopo il primo anno di esercizio ha disdetto formalmente la convenzione stipulata il 27 ottobre 2006 con l'Ente nazionale per l'aviazione civile avvalendosi della facoltà di recesso prevista per entrambi i firmatari della convenzione.
La compagnia Air One, per continuare ad operare da e per Albenga, aveva difatti chiesto un incremento della compensazione aggiudicata in gara fissata in euro 946.000.000 per ogni anno di esercizio e non essendo stata accolta la suddetta richiesta, il vettore ha definitivamente interrotto i collegamenti aerei il 27 ottobre 2007.
Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con il decreto ministeriale del 5 agosto 2008, ha imposto nuovi oneri di servizio sulla rotta in questione; il bando di gara europea è stato pertanto pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 31 ottobre 2008 e allo stato attuale si è in attesa dell'espletamento delle relative procedure.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PIZZETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il sistema ferroviario locale che interessa la provincia di Cremona registra da anni pesanti disservizi e disagi a carico degli utenti, come più volte sottolineato dai comitati pendolari, dalle istituzioni locali, dagli organi di stampa;
nelle ultime settimane la situazione si è ulteriormente aggravata e i passeggeri della linea ferroviaria Mantova-Cremona-Milano, in particolare, si sono trovati a vivere un'incredibile odissea, tra ritardi insostenibili (anche di 100 minuti!), convogli surriscaldati fermi in mezzo alla campagna (con una temperatura di oltre 40 gradi), assenza di informazioni all'utenza;
tale situazione ha armai raggiunto livelli di insostenibilità non più sopportabili per le persone pendolari, per le loro complessive condizioni di vita e, altresì, per il danno economico conseguente a tali disservizi;
i molteplici disagi e le disfunzioni nella gestione del trasporto su ferro che afferiscono per la gran parte a sistemi di ambito locale, ma che dal punto di vista sociale, economico ed ambientale assumono certamente rilevanza nazionale, hanno comportato segnalazioni e proteste che non possono essere disattese ulteriormente, pena il rischio che si determinino difficili situazioni di ordine pubblico generate da un'autentica, legittima esasperazione dei cittadini-utenti, costretti a subire condizioni vessatorie;
da sei mesi è scaduto il contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenitalia, che oltretutto non rende più erogabile a favore dei pendolari il bonus per i ritardi fino al suo rinnovo;
con la manovra finanziaria sottoposta al voto del Parlamento il Governo intende sospendere l'attivazione della class action, strumento di tutela collettiva dei cittadini -:
quali soluzioni il Governo intenda adottare per risolvere una situazione non

più accettabile, quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire alle persone-pendolari un servizio di qualità, puntuale ed efficiente, salvaguardando e tutelando il diritto alla mobilità, quali strumenti intenda attivare per affermare un più generale diritto di autotutela e al risarcimento dei cittadini.
(4-00716)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame occorre premettere che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto di interesse regionale che per le regioni a statuto ordinario a seguito dell'attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1977, n. 422, come modificato dal decreto legislativo 20 settembre 1999, n. 400, non sono più di diretta competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle regioni medesime tramite appositi contratti di servizio stipulati direttamente con Trenitalia S.p.A.
Al fine di fornire elementi utili relativamente ai quesiti posti con l'atto ispettivo in esame è stata interessata comunque la Società Ferrovie dello Stato che ha riferito quanto segue.
La linea Milano-Codogno-Cremona-Mantova è articolata su due tratte:
Milano-Codogno inclusa nella direttrice Milano-Bologna caratterizzata da un notevole traffico di treni viaggiatori e merci molto diversi tra loro per tipologia e per velocità;
Codogno-Cremona-Mantova interamente a binario unico e contraddistinta dalla presenza di numerosi passaggi a livello.

Nei mesi di giugno e luglio 2008 la regolarità di marcia dei treni ha mostrato in effetti un andamento critico, producendo molteplici disservizi e incidendo negativamente sul precedente trend di crescita degli standard di affidabilità del servizio.
La flessione della puntualità, unitamente ad alcune soppressioni e riduzione dei convogli, è riconducibile ad un insieme di cause tra le quali le elevate temperature estive che hanno causato molteplici guasti ai mezzi di trazione e all'infrastruttura ferroviaria nonché numerosi incidenti occorsi ai passaggi a livello - forzature delle barriere e attraversamenti impropri - che impongono l'adozione di speciali procedure di sicurezza per la marcia dei treni determinando conseguenti irregolarità alla circolazione.
Per i treni provenienti da Mantova e Cremona, le criticità segnalate sono state causate anche dall'attivazione dei potenziamenti infrastrutturali e tecnologici nella stazione ferroviaria di Rogoredo.
Infine, la società ferroviaria fa presente che con l'attivazione del 14 dicembre 2008 della linea alta velocità, la linea «storica» potrà essere dedicata al traffico regionale favorendo la regolarità di marcia dei convogli. Inoltre, in prospettiva è prevista l'attestazione dei servizi del passante ferroviario milanese nella stazione di Lodi, nodo di interesse e di interscambio per i viaggiatori della linea Milano-Codogno-Cremona-Mantova.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

RUBINATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie diffuse dagli organi di stampa locale, in particolare da un articolo del Corriere Veneto del 17 giugno 2008, risulta che sarebbero in corso in alcune regioni, tra le quali il Veneto, sopralluoghi di funzionari del Ministero dell'interno su ex aree e terreni militari dismessi, al fine di individuare siti idonei ad ospitare, centri per l'identificazione e l'espulsione di immigrati clandestini; nel citato articolo si riferisce che tra tali aree «sono state prese in considerazione le due ex basi missilistiche dell'Aeronautica di Ca' Tron, nei Comuni di Meolo e Roncade» e che «gli addetti ai lavori indicano come molto probabile la scelta di Ca' Tron»: trattasi della zona logistica 56 GR IT - distaccamento straordinario Ca' Tron - ubicata nel comune di Roncade in provincia di Treviso, sulla quale insisteva l'ex base in disuso dal 1966;
l'ex base missilistica di Ca' Tron è stata inserita nel decreto direttoriale del

Ministero della difesa del 25 luglio 2007, attuativo dei commi 263 e 264 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria per il 2007), con il quale sono stati consegnati 198 beni immobili della difesa all'Agenzia del demanio, con la finalità di valorizzarli per la promozione e lo sviluppo dei sistemi locali, anche a mezzo di accordi di programma con gli enti locali interessati;
l'inclusione della zona logistica di Ca' Tron nel piano di dismissione militare giungeva anche a fronte della sollecitazione da parte degli amministratori locali e di Fondazione Cassamarca di Treviso, volta al suo recupero e valorizzazione, in quanto sita all'interno di una più vasta area (la Tenuta di Ca' Tron), che, con una superficie di circa 1.100 ettari, costituisce non solo la più grande azienda agraria a corpo unico del Triveneto, ma soprattutto la porzione più rilevante e significativa che rimane di quella che fu un tempo la pregiata campagna veneta, in prossimità della laguna settentrionale di Venezia, e dunque una risorsa naturale pressoché incontaminata di eccezionale pregio naturalistico e archeologico (proprio nei pressi della ex base missilistica è stato rinvenuto un tratto dell'antica Via Annia). Negli ultimi anni la zona è stata interessata da una serie di iniziative di Fondazione Cassamarca tese alla sua valorizzazione ambientale e produttiva (la riconversione della superficie agricola aziendale con metodo biologico e la rinaturalizzazione a bosco e zona umida di un'ampia area della proprietà; scavi archeologici sul tracciato della via Annia romana, che hanno già consentito di portare alla luce significative vestigia del tracciato di questa antichissima e importante arteria; la realizzazione di un centro di ricerca sui rischi connessi alla diffusione nell'ambiente dei semi transgenici, ad opera dell'I.C.G.E.B. di Trieste, agenzia collegata alle Nazioni Unite; la ristrutturazione di una serie di edifici destinati ad ospitare master universitari e corsi di formazione in materia di agricoltura, convegni ed incontri, progetti per lo sviluppo della vocazione turistica dell'area), divenendo altresì la sede di un «distretto» tecnologico per imprese di ricerca ed innovazione nel campo delle più avanzate tecnologie web e dei nuovi media, che si stanno insediando negli antichi fabbricati rurali, appositamente riqualificati nel pieno rispetto della campagna circostante;
la sciagurata eventualità di realizzazione in loco di un Centro per l'identificazione e l'espulsione di immigrati clandestini sta quindi allarmando gli amministratori locali dei Comuni interessati (in particolare Roncade, Meolo, Quarto d'Altino) e i soggetti che in quell'area già operano con le finalità suindicate, in considerazione del contrasto di tale ipotesi con la valenza dell'area circostante e lo sviluppo innovativo e di qualità della stessa, in coerenza con il quale si auspica invece la fattibilità di un accordo di programma del sistema locale per la valorizzazione della ex base missilistica con finalità turistiche o di ricerca ed innovazione tecnologica ad alta sostenibilità ambientale -:
se la situazione reale sia effettivamente quella descritta;
in caso affermativo, se non ritenga, in considerazione di quanto illustrato in premessa circa la significativa valenza del luogo e delle attività innovative ivi insediate, di escludere da subito dall'elenco delle aree in osservazione quella in oggetto;
nella denegata ipotesi che ciò non fosse, su quali basi e criteri il Ministro interrogato intenda selezionare i siti idonei all'insediamento dei centri per l'identificazione e l'espulsione di immigrati clandestini e come intenda coinvolgere le amministrazioni e le comunità locali in scelte così rilevanti per l'assetto dei territori, che nel caso di Ca' Tron avrebbero sicuramente una ricaduta esiziale sull'intera comunità residente.
(4-00399)

Risposta. - L'eventuale costruzione di un centro di identificazione ed espulsione nell'area dell'ex base dell'aeronautica di Ca' Tron, in provincia di Treviso, va considerata

nel più generale contesto dell'attuale congiuntura dei fenomeni migratori verso il nostro Paese.
Infatti, lo straordinario intensificarsi dei flussi di immigrazione clandestina, di cui la manifestazione più evidente è rappresentata dagli sbarchi lungo le coste delle regioni meridionali, rende sempre più urgente l'adeguamento delle strutture di trattenimento degli stranieri da espellere alle dimensioni e all'entità del fenomeno in atto.
Alla data del 9 ottobre scorso, gli stranieri sbarcati sono stati 27.417 mentre nel corrispondente periodo del 2007 erano stati 17.264, con un incremento di 10.153 unità, pari a circa il 59 per cento.
Per assicurare la funzionalità delle procedure di espulsione e garantire il ritorno nei Paesi d'origine o il transito degli stranieri in posizione irregolare, è stato avviato un piano straordinario di ampliamento della ricettività dei centri di identificazione ed espulsione esistenti.
Una prima proposta in tal senso è contenuta nel disegno di legge recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica» (atto Senato 733), in corso di esame al Senato, dove in relazione al prolungamento del periodo massimo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, si prevedono nuove costruzioni e ristrutturazioni dei centri già esistenti, per la realizzazione di 4.640 posti.
Tuttavia, in considerazione dei tempi necessari all'esame e all'approvazione del disegno di legge, nell'ambito del decreto-legge n. 151, del 2 ottobre 2008, recante «Misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina», è stata inserita una disposizione che consente di procedere immediatamente alla individuazione e realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione.
Quanto alle sedi ove sorgeranno le nuove strutture ed anche nell'ottica di pervenire ad una più omogenea distribuzione delle stesse, è stata avviata una intensa attività di studio e di ricerca, con una prima valutazione sulla idoneità degli immobili, delle aree libere o con fabbricati, indicati dall'Agenzia del Demanio, nell'ambito delle regioni nelle quali non sono, al momento, operativi centri di identificazione e di espulsione.
Le caratteristiche dei siti sono oggetto della massima attenzione e considerazione. I sopralluoghi effettuati, infatti, sono stati finalizzati a verificare la piena idoneità dei luoghi, sulla base di una approfondita valutazione delle loro caratteristiche, o della presenza di eventuali vincoli di natura archeologica o paesaggistica, nonché della attuale destinazione d'uso degli stessi.

Il Ministro dell'interno: Roberto Maroni.

SILIQUINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto di Torino, «Sandro Pertini», potrebbe concorrere in maniera considerevole al processo di crescita economica e sociale del Piemonte, essendo la porta aerea del distretto industriale, del terziario e dei servizi della regione e del settore turistico;
Torino e la sua provincia mostrano una vocazione al turismo particolarmente apprezzata in tutta Europa ed oltreoceano: molti sono i turisti che visitano e aspirano a visitare il Piemonte ormai non solo più per le attività sportive invernali, ma anche per la ricchezza delle risorse artistiche ed architettoniche, paesaggistiche ed enogastronomiche d'eccellenza, note ed apprezzate a livello internazionale;
la città di Torino, quarta metropoli d'Italia, attualmente insiste su di un sistema aeroportuale del tutto inadeguato rispetto alle aspirazioni di crescita economica e rilancio turistico, quest'ultimo favorito anche dalle passate Olimpiadi invernali del 2006, che hanno dotato la città di infrastrutture di rilevanza in merito ad ospitalità e mobilità terrestre;
nonostante l'aeroporto rappresenti uno degli strumenti cardine per lo sviluppo economico della regione e uno

degli scali potenzialmente più strategici del nordovest d'Italia, oggi i collegamenti aerei del predetto aeroporto con altre città italiane, europee e con il resto del mondo sono molto esigui e intermittenti, con una quasi totale assenza di rotte low-cost verso il sud dell'Italia e verso le destinazioni europee di maggior richiesta da parte degli utenti italiani e stranieri;
la mancanza di collegamenti adeguati, e la mancanza anche di una base aerea di una compagnia low-cost, favorisce lo spostamento dei voli e dei passeggeri su altri scali come Malpensa e Bergamo Orio al Serio, togliendo così preziose risorse ed importanti occasioni di sviluppo al Piemonte e a Torino -:
quali provvedimenti, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di incrementare e rendere più efficienti i collegamenti tra il predetto aeroporto con le altre città italiane, europee e del resto del mondo, anche attivandosi affinché l'Enac convochi una conferenza di servizi con le autorità locali.
(4-01263)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Occorre preliminarmente ricordare che per quanto riguarda il trasporto aereo, in ambito nazionale ed intraeuropeo, ai sensi dei regolamenti comunitari che costituiscono il cosiddetto «terzo pacchetto», che si trova in via di modifica da parte della Commissione europea, tutti i vettori titolari di licenza di trasporto aereo rilasciata da uno Stato membro scelgono liberamente le rotte su cui operare agli orari e con le frequenze che ritengono più opportune, applicando le tariffe determinate sulla base di considerazioni puramente commerciali.
Non rientra, pertanto, tra le competenze dell'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) ovvero tra quelle del ministero vigilante, la convocazione delle conferenze di servizi al fine di promuovere il traffico aereo su un determinato scalo.
Sulla base delle determinazioni assunte dalla Comunità europea, che riconosce il carattere propulsore nell'economia locale di una struttura aeroportuale, l'attribuzione di promuovere la crescita aziendale attraverso lo sviluppo del traffico insistente sullo scalo specifico resta piuttosto compresa tra quelle proprie dell'imprenditore aeroportuale, cui la stessa Comunità riconosce la caratteristica di impresa.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TOCCAFONDI, BONCIANI, MAZZONI e MASSIMO PARISI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dalla risposta - Prot. n. 2-11135/08, del 10 settembre 2008 - alla precedente interrogazione n. 4-00209, si prende atto che l'immobile «Centro delle Finanze» sito nel Comune di Scandicci, è stato ceduto nel dicembre 2003 dallo Stato alla società Fintecna S.p.A., con autorizzazione intervenuta con decreto del 10 dicembre 2003 del Direttore generale del Dipartimento del tesoro;
si ribadisce che il suddetto immobile denominato «Centro delle Finanze», è stato realizzato nella misura dell'85 per cento e che tale struttura consta di 28 mila metri quadrati di superficie, ed è rimasta inutilizzata e in totale stato di degrado - nonostante le pubbliche denunzie su stampa e trasmissioni televisive - e fatta oggetto di un accordo nel 2003 tra l'Agenzia del demanio ed il Comune di Scandicci che prevedeva la valorizzazione dell'area e dell'immobile e la sua cessione alla Fintecna S.p.A. con il versamento del 15 per cento del ricavato al comune;
dopo la vendita, Fintecna ha comunicato al Comune di Scandicci, la volontà di non pagare il 15 per cento e per questo si è aperta una vertenza non ancora risolta -:
come la società Fintecna abbia intenzione di valorizzare detto immobile; se sia intenzione della società attualmente

proprietaria alienare lo stabile sul mercato privato, o cederlo a enti pubblici;
se Fintecna o l'Agenzia del demanio abbiano richiesto cambio di «destinazione d'uso» dell'immobile al Comune di Scandicci, per la vendita, e, in caso affermativo, quale nuova destinazione sia stata attribuita all'immobile;
se Fintecna, una volta venduto l'immobile sia disposta a reinvestire una parte della somma ricavata sul territorio locale in opere pubbliche.
(4-01124)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente l'immobile denominato «Centro delle Finanze» sito nel comune di Scandicci.
Al riguardo, nel far seguito alla precedente risposta fornita in data 10 settembre 2008 sentita la Società Fintecna S.p.A., si fa presente quanto segue.
Il complesso immobiliare di Scandicci è stato conferito dalla società Fintecna S.p.A. alla controllata totalitaria Fintecna Immobiliare S.r.l., con rogito notarile del 20 dicembre 2006.
L'attuale destinazione d'uso del complesso immobiliare contempla un utilizzo esclusivamente pubblico del cespite, che preclude il riuso in linea con le dinamiche del mercato immobiliare.
Al fine di rimuovere tale limite, la società Fintecna Immobiliare S.r.l. ha presentato, nel luglio 2008, al comune di Scandicci una proposta di variante al Regolamento urbanistico, che consentirebbe un utilizzo privato del compendio con la coesistenza di funzioni produttive, direzionali, turistico-ricettive e commerciali, minimizzando la realizzazione di nuove superfici e utilizzando le esistenti superfici interrate per il soddisfacimento degli
standard urbanistici.
Parallelamente, la società Fintecna Immobiliare S.r.l. ha posto in essere una procedura competitiva per la cessione del complesso immobiliare che si è conclusa con esito negativo alla fine del mese di luglio 2008.
Il mancato riscontro da parte del mercato ha evidenziato - come comunicato formalmente all'amministrazione comunale - che l'approvazione della proposta di variante presentata dalla società Fintecna Immobiliare S.r.l. risulta indispensabile per attrarre operatori interessati ad investire e ad insediarsi nel compendio.
I dati urbanistici contenuti nella proposta di variante costituiscono, quindi, la condizione minima per consentire la sostenibilità economica della riqualificazione del complesso immobiliare, tenuto conto che la sua attuazione recherebbe apprezzabili ricadute positive sul territorio.
Si soggiunge, infine, che non risulta alla società Fintecna Immobiliare S.r.l. che sia stato assunto alcun impegno contrattuale con il comune di Scandicci in ordine alla valorizzazione del cespite, ma si conferma la disponibilità al confronto e alla collaborazione con l'Amministrazione comunale per pervenire a questa importante riqualificazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le norme contenute nell'articolo 7, comma 3 e 4, del decreto del Presidente della Repubblica del 10 settembre 1990, n. 285, dispongono che:
a richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane;
nei casi previsti dai commi 2 e 3, i parenti o chi per essi sono tenuti a presentare, entro 24 ore dall'espulsione od estrazione del feto, domanda di seppellimento all'Unità sanitaria locale accompagnata da certificato medico che indichi la presunta età di gestazione ed il peso del feto;
nella regione Basilicata l'azienda ospedaliera «San Carlo» di Potenza ha stipulato con l'associazione «Difendere la

vita con Maria» una convenzione per la sepoltura dei prodotti del concepimento di presunta età gestazionaria inferiore alle 20 settimane, cioè il feto, che autorizza la sopraindicata associazione non solo a svolgere l'attività descritta ma, anche, a predisporre la domanda di tumulazione all'ASL in nome e per conto degli aventi diritto, previa autorizzazione degli aventi diritto;
a giudizio dell'interrogante l'anomalia riguarda il regime di esclusività che l'associazione detiene rispetto alle richieste da inoltrare alla unità sanitaria locale ed al servizio di prelievo e trasporto per il seppellimento del feto;
come evincibile dalle norme della convenzione sottoscritta tra azienda ospedaliera ed associazione «Difendere la vita con Maria» all'articolo 1 delle procedure attuative è previsto che i prodotti del concepimento siano conservati tutti indistintamente, senza diversificare tra quelli di cui si è fatta richiesta di sepoltura entro le 24 ore successive all'espulsione o all'estrazione del feto, come previsto dalle norme citate, e quelli di cui non si inoltra tale richiesta e di cui non vi è ragione di una conservazione in camera mortuaria trascorse le 24 ore dall'espulsione o estrazione stessa. Inoltre l'articolo 1 della convenzione delega alla sola associazione il servizio di prelievo, trasporto e sepoltura dei feti. In tal modo gli aventi diritto alla richiesta non sembra possano avvalersi di altra distinta organizzazione al fine di dare sepoltura al feto né sembra essere possibile avvalersi della facoltà di inoltrare direttamente e personalmente la richiesta all'unità sanitaria locale, detenendo l'associazione «Difendere la vita con Maria» un monopolio ingiustificato di tali adempimenti;
a tale conclusione, ad avviso dell'interrogante, sembra potersi pacificamente giungere anche alla luce dei punti 1, 2 e 3 dell'allegato 2 della convenzione stessa, ove si prevede che nel caso in cui l'autorizzazione all'azienda sanitaria locale non sia richiesta direttamente dall'associazione e dalla stessa non siano materialmente effettuate le operazioni di prelievo, trasporto e sepoltura, non sembra darsi ai parenti o chi per essi altra possibilità che assoggettare il feto «al regime giuridico dei rifiuti pericolosi»;
ad avviso dell'interrogante, la presenza di associazioni antiabortiste all'interno dell'azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, quali «Difendere la vita con Maria» ed il «Centro di aiuto alla vita» (CAV), costituisce di fatto un potente apparato dissuasivo nei confronti delle donne che decidano di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza. Non appare casuale che, secondo l'ultimo rapporto ministeriale disponibile (2004), oltre il 50 per cento delle donne lucane abbiano deciso di abortire in strutture poste al di fuori dei confini regionali. Tale scelta è direttamente imputabile al fatto che la regione Basilicata detiene il record nazionale dei medici obiettori di coscienza all'aborto (92,6 per cento). Nell'ambito di questo primato, l'ospedale San Carlo di Potenza raggiunge addirittura il 95 per cento di medici obiettori di coscienza all'aborto;
ad avviso dell'interrogante, esiste un chiaro nesso causale tra la presenza di associazioni antiabortiste e le convenzioni con esse stipulate da parte delle strutture del servizio sanitario nazionale quali le associazioni «Difendere la vita con Maria» ed il «Centro di aiuto alla vita» e l'altissima percentuale di medici obiettori. La situazione «ambientale» venutasi a creare all'interno dell'ospedale San Carlo di Potenza, fondata anche sulla stipulazione di convenzioni quale quella in oggetto, rende pressoché impossibile la corretta applicazione della legge n. 194 del 1978 -:
se il Ministro intenda svolgere una indagine presso l'azienda ospedaliera San Carlo di Potenza al fine di verificare l'eventuale violazione delle norme di legge, prendere gli opportuni provvedimenti e ripristinare i diritti previsti dalla normativa di riferimento.
(4-00056)

Risposta. - Con riferimento a quanto segnalato nell'atto parlamentare e sulla base delle informazioni pervenute dalla direzione generale dell'Azienda ospedaliera regionale «San Carlo» di Potenza, si precisa che la predetta Azienda con delibera del 12 settembre 2006 ha approvato una convenzione con l'Associazione «Difendere la Vita con Maria» per regolamentare il prelevamento finalizzato al seppellimento dei prodotti del concepimento di presunta età gestazionale inferiore alle 20 settimane.
La convenzione, stipulata ai sensi dell'articolo 7, commi 3 e 4, del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, concernente «Regolamento di polizia mortuaria», aveva la durata di un anno a decorrere dalla data di sottoscrizione, 13 settembre 2006, con tacito rinnovo per un uguale periodo, salvo disdetta delle parti.
Peraltro l'azienda sanitaria, preso atto della interrogazione in esame, ha condiviso la valutazione relativa alla possibilità che dalla lettura della convenzione e delle relative procedure attuative, così come formulate, potesse evidenziarsi l'erronea attribuzione all'associazione di un «regime di esclusività» e di «ingiustificato monopolio» degli adempimenti previsti dalla normativa.
Pertanto, in occasione della scadenza della citata convenzione, ha provveduto alle opportune verifiche, al fine di definire:

a) che la facoltà di avvalersi di quanto previsto dalle norme già citate è propria di quanti, avendone titolo, ne facciano richiesta;
b) che i prodotti del concepimento, di età gestazionale inferiore alle 20 settimane che vengono avviati alla camera mortuaria per il seppellimento, trascorse le 24 ore dall'espulsione o estrazione, sono esclusivamente quelli per i quali è stata fatta richiesta di sepoltura e, tra questi, anche quelli per i quali l'Associazione «Difendere la Vita con Maria» abbia avuto formale delega per i successivi adempimenti;
c) che rispetto alla richiesta da inoltrare all'Asl competente per territorio, non esiste regime di esclusività per alcuna Associazione.

Inoltre l'azienda ospedaliera ha approvato, con deliberazione del direttore generale n. 1158 del 1o settembre 2008, un accordo con l'Asl n. 2 di Potenza, mirato ad una più efficace interazione tra i consultori e la sede ospedaliera di esecuzione delle interruzioni di gravidanza, ai sensi della legge 29 luglio 1975, n. 405, della legge regionale n. 7/77, della legge 22 maggio 1978, n. 194, nonché del piano sanitario della regione Basilicata 1997/1999.
Per effetto di tale accordo, sono state riportate nell'ambito delle funzioni istituzionali proprie dei consultori familiari tutte le attività previste dall'articolo 2 della citata legge n. 194 del 1978, comprese quelle che possono essere esercitate dalle associazioni di volontariato per le finalità previste.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Eugenia Maria Roccella.