XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 3 dicembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 4 DICEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
agli inizi del settembre 2001, pochi giorni prima dell'attentato alle Torri Gemelle, si è tenuta a Durban, in Sudafrica, la III Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, su iniziativa dell'Onu, che ha visto la partecipazione di 2500 rappresentanti di 170 Paesi, fra cui 16 Capi di Stato, ma anche di circa 4000 organizzazioni non governative provenienti da ogni parte del mondo;
a causa delle difficoltà incontrate per raggiungere il consenso su alcuni punti fondamentali della Conferenza mondiale, in particolare la questione israelo-palestinese, la tratta degli schiavi e l'individuazione delle vittime della discriminazione, i negoziati hanno richiesto un giorno di lavoro in più rispetto alla programmazione;
fino all'ultimo dei nove giorni della Conferenza, alcuni Paesi tentarono di reiterare il precedente della risoluzione 3379, approvata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1975 (e peraltro revocata, dallo stesso consesso, il 16 dicembre 1991), e di inserire nella dichiarazione finale del vertice la formula «sionismo uguale a razzismo»; il tentativo venne, infine, scongiurato anche grazie alle pressioni dell'Unione europea;
atteso che a maggioranza è stata comunque adottata una risoluzione di portata storica, sostanzialmente le conclusioni della Conferenza hanno finito con il deludere gli arabi, in quanto non è stato inserito nessun riferimento a Israele, e gli africani, in quanto nel testo finale è stato inserito il concetto di risarcimento dei danni subiti a causa dello schiavismo, ma alla fine si è trattato più di una dichiarazione di principio che di un impegno dei Paesi ricchi a pagare;
i Paesi europei hanno ottenuto di non dover presentare «scuse» formali per la compravendita transatlantica di schiavi, perché viste come potenziali appigli legali per avviare azioni di risarcimento;
la prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, nota come «Durban II» o «Durban Review Conference», è programmata per l'aprile 2009, a Ginevra; il comitato preparatorio è presieduto dalla Libia ed è composto da Stati come Iran e Cuba, che fanno aumentare fortemente il rischio che anche la prossima Conferenza contro il razzismo si risolva in un sostanziale fallimento;
numerosi Paesi si sono già dimostrati consapevoli del rischio di replicare nel 2009 a Ginevra quanto avvenne nel 2001 a Durban: nel mese di gennaio 2008 il Canada, valutandone il processo preparatorio, ha annunciato tramite il proprio Ministro degli esteri e il Segretario di Stato per il multiculturalismo e l'identità canadese, che non parteciperà alla Conferenza di Ginevra; Israele ha dichiarato a sua volta che non parteciperà sotto la minaccia che la Conferenza si trasformi in una tribuna di propaganda antisemita. Il Congresso Americano ha adottato la risoluzione 1361 (23 settembre 2008) che impegna il Governo a «guidare un grande sforzo diplomatico (...) per sconfiggere la campagna di alcuni membri dell'Organizzazione della conferenza islamica per distogliere la Review Conference dai problemi reali (...), attaccando invece Israele, promuovendo l'antisemitismo e sovvertendo la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Il Presidente francese Sarkozy ha annunciato il ritiro dal percorso preparatorio se esso non abbandonerà la deriva anti-israeliana,

impegna il Governo:

a verificare con attenzione, assieme ai partner europei, gli esiti e gli orientamenti

che emergono dal processo di preparazione della prossima «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza»;
a intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all'intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa, affinché i partecipanti non utilizzino tale incontro per avanzare rivendicazioni strumentali;
ad esercitare la massima vigilanza e ad agire concretamente affinché la Conferenza sia effettivamente volta a promuovere la lotta contro il razzismo e contro le discriminazioni di ogni genere, piuttosto che un pretestuoso palcoscenico per l'incitamento all'odio nei confronti di alcuni popoli, Stati o minoranze etniche e religiose;
a vincolare la partecipazione italiana a tale Conferenza all'effettivo indirizzo dei lavori preparatori verso la buona riuscita della stessa e a far sì che la medesima Conferenza sia finalizzata alla promozione della convivenza pacifica tra i popoli e, in particolare nell'area mediorientale, al rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi, attraverso un reciproco riconoscimento e secondo l'affermazione del principio «due Stati, due Popoli».
(1-00072)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Porfidia, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi si sono manifestati in maniera evidente gli effetti di una crisi finanziaria che ha coinvolto e coinvolge la totalità dei Paesi occidentali, in particolare in quelli maggiormente industrializzati;
l'estensione di tale crisi dimostra ancora una volta come la globalizzazione non sia solo un'astrazione culturale, ma una realtà concreta capace di produrre effetti di breve, medio e lungo termine, riscontrabili nella vita quotidiana della maggioranza della popolazione mondiale;

in una fase come quella attuale, nella quale i confini e le dimensioni del mondo tradizionale, i suoi punti di riferimento sono in via di superamento, o comunque di profondo ripensamento, appare quanto mai necessario governare il cambiamento;
l'allargamento della dimensione dei mercati finanziari, l'acquisita consapevolezza degli effetti globali di determinate decisioni, la scomparsa di molti limiti ed ostacoli politici, il superamento della politica dei blocchi, la comparsa di un nuovo mondo senza frontiere non possono legittimare l'affermazione di un processo di deregolamentazione costante dei processi decisionali nei mercati finanziari;
proprio in una fase come quella contemporanea è necessario ragionare per individuare nuove forme di governo del cambiamento. L'idea della capacita di autoregolamentazione del mercato, della sua completa autosufficienza, è evidentemente poco percorribile, come dimostrano gli effetti di una crisi mondiale dovuta in parte anche a questa convinzione, che ha portato, tra le altre cose, alla creazione di speculazioni su vasta scala, cresciute proprio all'ombra dei mancati controlli, nonché alla creazione di strumenti finanziari dalla dubbia utilità o ancora di aree off shore svincolate da qualsiasi controllo, anzi create appositamente per questo fine;
la crisi che abbiamo di fronte non può essere considerata esclusivamente come un fenomeno finanziario, relegata esclusivamente all'ambito economico; appare, al contrario, come qualcosa di più profondo tanto da potersi definire una «crisi di sistema»;
le imprese del settore finanziario degli Stati Uniti hanno esportato in tutto il mondo i loro mutui tossici sotto forma di titoli garantiti da assets. Hanno esportato ovunque la loro filosofia del libero mercato deregolamentato, la cultura dell'irresponsabilità delle aziende multinazionali, delle stock options non trasparenti che favoriscono quel genere di pessima amministrazione che ha rivestito un ruolo di primo piano in questa crisi, come è accaduto per lo scandalo Enron di alcuni anni fa;
la crisi è oramai dilagata non solo in Europa ed in Giappone, ma anche nei Paesi emergenti e nei Paesi meno sviluppati;
dieci anni fa, all'epoca della crisi finanziaria in Asia, si dichiarò da più parti che occorreva riformare l'architettura finanziaria globale. È stato fatto poco o niente. Oggi potrebbe rendersi necessaria una nuova Bretton Woods. Le stesse organizzazioni oggi esistenti (Fondo monetario internazionale, Banca mondiale ed altre) hanno ammesso la necessità di procedere a riforme. Ma oggi, rispetto alla scorsa conferenza di Bretton Woods, il panorama globale è completamento diverso. Le dottrine veicolate dai vecchi organismi, in particolare dal Fondo monetario internazionale, si sono rivelate fallimentari non solo nei Paesi sottosviluppati, ma perfino nei Paesi d'origine del capitalismo attuale;
in presenza di libertà di movimenti di capitali, i problemi di stabilità finanziaria e di equilibrio macroeconomico mondiale non possono essere risolti a livello nazionale. A fronte di mercati internazionalizzati, il semplice coordinamento è insufficiente: bisogna passare ad un livello di governo sovranazionale. Questo è oltremodo difficile da conseguire a «livello mondo» e attribuire ad un organismo mondiale un ruolo di regolatore con poteri amministrativi è irrealistico, così come è irrealistico pensare ad un Tesoro mondiale, anche se c'è molto da fare sul piano della riforma del Fondo monetario internazionale e del rafforzamento delle sue capacità di sorveglianza sulla stabilità dei mercati finanziari e sul superamento degli squilibri macroeconomici globali. Tuttavia un passo avanti verso un più corretto processo di governance dell'economia globale può essere realizzato su scala europea;
finora la politica economica dell'Europa si era limitata all'indipendenza

della Banca centrale europea, al patto di stabilità e all'uso del bilancio pubblico prevalentemente per la politica agricola comune. Tutto questo è largamente insufficiente, sia per finalità di crescita, sia per finalità anticrisi;
la risposta europea alla globalizzazione dei mercati e alla crisi finanziaria deve articolarsi in una serie di riforme economiche, che si affiancano a quelle politiche e che richiedono, entrambe, la disponibilità a consentire da parte degli Stati nazionali deleghe di sovranità indispensabili per tradurre in pratica obiettivi che appaiono condivisi;
l'attuale crisi finanziaria rende le esigenze di riforma ancora più pressanti, ma è anche l'occasione per attrarre entro la sfera dell'euro dei Paesi ora esterni (Svezia e Danimarca) che si sentono sicuri entro questa area valutaria. Sul fronte economico i terreni di riforma sono molteplici (riforma della Banca centrale europea e della politica di bilancio; armonizzazione fiscale; realizzazione di una politica energetica comune; realizzazione di una politica europea che, di fronte agli shock della globalizzazione, garantisca flessibilità del mercato del lavoro, ma anche sicurezza di reddito e occupazione);
in Europa l'autorità preposta al controllo della moneta risiede in un'istituzione sovranazionale, la Banca centrale europea; le autorità di regolazione preposte alla stabilità finanziaria operano a livello nazionale e, infine, le istituzioni che sovraintendono all'attribuzione alla collettività dei costi sociali dei salvataggi, i Tesori, rimangono istituzioni nazionali, mentre sarebbe opportuno un diverso assetto;
tanto più le banche e le assicurazioni operano a livello multinazionale, quanto più i singoli Stati dovrebbero trovare forme di regolazione comune e, soprattutto, non dovrebbero adottare misure prudenziali o di salvataggio in un'ottica nazionalistica;
il patto di stabilità ha svolto un'importante funzione nella fase della nascita dell'euro, soprattutto per finalità politiche. La rigidità con la quale è stato disegnato, tuttavia, ha impedito che gli obiettivi di Lisbona (fare dell'Europa un'economia della conoscenza) trovassero i necessari finanziamenti per essere realizzati. Oggi è richiesta una modifica sostanziale del patto;
l'affermazione di una politica economica ispirata ai principi del liberalismo non può coincidere con la rivendicazione di un abbassamento dei controlli e con l'aggiramento delle regole che governano i mercati. Al contrario, proprio nelle democrazie liberali più avanzate esistono regole ferree, intese come riferimenti costanti e collettivi, e controlli rigidi, affinché le regole vengano rispettate, il tutto nell'interesse della collettività;
in un sistema democratico liberale, le regole che disciplinano i mercati finanziari devono essere chiare e precise, un riferimento costante, non solo per gli operatori del settore;
i controlli appaiono necessari poiché i reati finanziari hanno effetti particolarmente odiosi perché colpiscono cittadini ignari, in massima parte piccoli risparmiatori;
per riuscire a governare il cambiamento si avverte la necessità di intervenire su diversi livelli. Da una parte è necessario affermare regole individuali più adeguate, puntuali e vincolanti rivolte al singolo operatore e cittadino, dall'altro è altresì fondamentale disegnare un nuovo sistema di regole di sistema: entrambe non possono essere ideate in senso esclusivamente punitivo, ma devono, però, essere riferimenti vincolanti per l'agire economico e sociale, necessario ad affermare il giusto livello di sicurezza;
negli Stati Uniti, patria del liberismo economico più avanzato, la pena per il reato di falso in bilancio, secondo quando stabilito dalla cosiddetta «legge Sarbanes-Oxley», è di 25 anni di carcere; in Italia il reato di falso in bilancio è stato depenalizzato;

l'Europa è impegnata da tempo alla formazione di un sistema di regole uniformi e coerenti che possano essere uno degli strumenti su cui basare il rilancio della competitività economica dell'intero continente, regole alle quali si intende affiancare, a tutela dell'interesse collettivo dei cittadini europei, gli opportuni controlli;
il nostro Paese non è stato immune nel recente passato da scandali legati ad illeciti di questo tipo (basti ricordare i casi Cirio, Parmalat o ancora quello dei bond argentini); contemporaneamente è stato caratterizzato da ripetuti interventi di deregolamentazione e di depenalizzazione;
oggi l'attuale Governo pare volersi muovere ancora in questa direzione. Infatti, nel disegno di legge di «Delega al Governo per il riordino della legislazione in materia di gestione delle crisi aziendali», proposto dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, si ripropone, all'articolo 2, comma 4, lettera r), sostanzialmente lo stesso contenuto normativo e precettivo del cosiddetto emendamento «salva manager», presentato recentemente al Senato della Repubblica, ma poi venuto meno nel corso dell'iter parlamentare del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 134 del 2008. Il dispositivo viene riproposto con un effetto addirittura più ampio, per il quale, per essere perseguiti penalmente per una cattiva gestione aziendale, è necessario che l'impresa si trovi in stato di fallimento. Se invece è gestita da un commissario, non si potrà mettere sotto accusa chi ha determinato la crisi: non saranno, dunque, più perseguibili i reati di bancarotta compiuti dai dirigenti di società per le quali c'è stata la dichiarazione di insolvenza, non seguita, però, dal fallimento;
si sceglie, dunque, a quanto pare, ancora una volta la strada della deregolamentazione, dell'abbassamento del livello dei controlli. Eppure, al riguardo, pareva che il Ministro dell'economia e delle finanze si fosse espresso in maniera tanto chiara quanto contraria: «se si immagina che la linea del Governo sia quella espressa in un emendamento che prevede una riduzione della soglia penale per alcune attività di amministratori, si sbaglia: quello è un emendamento extra ordinem, fuori dalla logica di questo Governo. O va via, quell'emendamento, o va via il Ministro dell'economia»;
i Governi occidentali, incluso quello italiano, di fronte alla grave crisi dei mercati finanziari, sono intervenuti avendo a cuore, soprattutto, la stabilità del sistema del credito e di quello finanziario (interventi necessari anche se effettuati con delle modalità discutibili), mettendo a disposizione a tale fine ingenti risorse, senza ottenere dalle banche garanzie su un futuro comportamento più corretto, senza prevedere le dovute tutele per i risparmiatori, senza predisporre adeguate misure per il credito a favore della piccole e medie imprese, che, in particolare nel nostro Paese, rappresentano tanto parte del nostro apparato produttivo, e, più in generale, senza definire un quadro di interventi in grado di rilanciare l'economia sulla base di un nuovo modello di sviluppo;
infatti, questa crisi è in gran parte determinata dall'enorme squilibrio tra ricchi e poveri nella distribuzione del reddito venutasi a creare in questi decenni;
l'attuale crisi finanziaria sta provocando una vera e propria recessione anche nel nostro Paese;
già oggi si assiste ad un profondo peggioramento dell'economia reale, perché gli effetti della crisi si stanno propagando in tutto il sistema produttivo e dei servizi;
l'aumento vertiginoso della cassa integrazione ed il calo degli investimenti pongono come priorità il rilancio dell'economia, dell'occupazione e il sostegno ai redditi delle classi popolari;
lo Stato non si può limitare a fornire una sorta di ammortizzatore sociale solo agli istituti di credito in difficoltà;

il vero problema è rappresentato dalla riduzione dei consumi, con il rischio di una possibile deflazione, che rappresenta il male maggiore da combattere;
questo rischio deriva dall'intenso processo di redistribuzione dei redditi e della ricchezza, processo che analogamente a quanto accadde negli anni '20, che precedettero la depressione del 1929, ha lentamente ridotto uno dei volani dell'economia;
in Italia metà della ricchezza è posseduta dal 10 per cento delle famiglie;
una tale concentrazione di ricchezza favorisce la crescita degli investimenti speculativi e non produttivi, che generano bolle finanziarie, mentre il calo dei consumi determina una pericolosa crisi dell'economia;
l'indagine della Corte dei conti ha confermato l'effetto negativo delle norme sui cosiddetti «condoni Tremonti» dell'anno 2001 e seguenti, grazie alle quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono. Le rate non pagate sono state stimate in 5,2 miliardi di euro, pari al 20 per cento delle entrate a suo tempo annunciate;
nei primi 9 mesi del 2008 il calo del gettito iva (- 1,3 per cento) è stato pari a più di 6 volte rispetto al calo delle vendite (-0,2 per cento). L'evasione sta dunque di nuovo crescendo, perché c'è meno rigore nelle norme e nei controlli. L'evasione iva si tradurrà, con le dichiarazioni dei redditi a giugno 2009, in una corrispondente evasione di imposte dirette (irpef);
a ottobre 2008 le ore di cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) sono arrivate a quota 23 milioni;
nell'industria la sola cassa integrazione ordinaria è cresciuta a settembre 2008, rispetto al 2007, del 69 per cento;
in Lombardia sono 800 le aziende che hanno chiesto la cassa integrazione; nella provincia di Torino sono 260; il Nordest è in recessione;
alla crisi ormai consolidata del tessile, si aggiunge quella dell'auto, degli elettrodomestici, della chimica, della siderurgia e perfino dell'alimentare, un classico settore anticiclico;
i fondi per gli ammortizzatori sociali stanziati nel disegno di legge finanziaria per il 2009 sono pari a quelli del 2008 (480 milioni circa), con l'aggiunta di 150 milioni di euro finalizzati alla copertura della cassa integrazione in deroga, ossia quella destinata alle aziende che altrimenti non ne avrebbero diritto; si tratta di risorse da giudicare del tutto insufficienti;
sono a rischio almeno 200 mila posti di lavoro, nonché il lavoro di 300-400 mila precari, tra i quali 200 mila precari non stabilizzati della pubblica amministrazione;
molti altri lavoratori sono in queste settimane a rischio di licenziamento: lo testimonia l'aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione, mentre le figure del lavoro cosiddetto atipico (apprendisti, interinali, collaboratori ed altre) sono senza alcun sostegno al proprio reddito;
il Governo sembra insistere con provvedimenti generosi per le imprese e i redditi più alti, mentre ai lavoratori dipendenti e ai ceti più deboli concede solo elemosine e, soprattutto, non sembra avere ricette per la massa di nuovi disoccupati che si prevedono a breve,

impegna il Governo:

ad avviare un programma di lavori pubblici di immediata esecuzione, dando la priorità ad un piano triennale di 20 miliardi di euro per la messa in sicurezza, coibentazione e alimentazione con energie rinnovabili degli edifici scolastici;

a sostenere i processi di risparmio ed efficienza energetica nella produzione, nei trasporti e nel civile;
ad assumere iniziative normative volte a ripristinare le risorse tolte al Fondo per le aree sottoutilizzate;
a prevedere forme di agevolazione fiscale alle imprese che reinvestono i propri profitti;
ad assicurare la continuità dell'attività di garanzia del fondo rivolto alle piccole e medie imprese, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, e ad attivarsi affinché sia previsto che al fondo sia riconosciuta, ai fini dell'accordo di Basilea 2, la mitigazione di favore attribuita allo Stato («ponderazione zero»);
ad assumere iniziative normative volte a:
a) aumentare le somme a disposizione sia del fondo per la competitività e lo sviluppo (cosiddetto «fondo Bersani per industria 2015»), estendendone il campo di intervento anche alla produzione di autoveicoli ecologici ed alle misure per il risparmio energetico, sia del fondo per la finanza d'impresa;
b) innalzare, per il triennio 2009-2011, il tetto annuo per la compensazione automatica, da parte delle imprese, dei crediti d'imposta e contributivi da 516 mila euro a un milione di euro;
c) istituire un fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti, per anticipare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese;
d) procedere alla revisione degli studi di settore per le piccole e medie imprese al fine di adeguarli alle mutate condizioni di redditività;
e) a restituire il fiscal drag, cominciando dalla detassazione delle tredicesime dei lavoratori dipendenti e dei pensionati per un importo medio di 500 euro;
f) prevedere forme, ancorché limitate nel tempo, di sostegno al reddito per tutti i lavoratori che attualmente non ne hanno diritto (parasubordinati, associati in partecipazione con apporto di solo lavoro, lavoratori a termine, lavoratori non subordinati delle cooperative ed altri);
g) rivedere le norme che hanno precarizzato i rapporti di lavoro, valutando altresì programmi di stabilizzazione dei lavoratori precari;
ad utilizzare per la realizzazione di tali programmi i fondi che potranno derivare:
a) dal recupero, con procedure semplificate ed immediate, dei 5,2 miliardi di euro delle somme non pagate relative ai condoni dell'anno 2001 e seguenti;
b) dal ripristino delle norme antievasione abrogate da questo Governo, quali l'obbligo dell'elenco clienti e fornitori e le misure sulla tracciabilità dei compensi;
c) dall'utilizzo dei risparmi sugli interessi relativi al debito: nel 2009 scadranno titoli di Stato per un quinto del nostro debito. La crisi ha fatto scendere il loro rendimento di circa uno-due punti, a seconda delle scadenze. Alcuni economisti hanno calcolato che avremmo un risparmio di circa 3,8 miliardi di euro;
d) dal taglio dei costi e degli sprechi della politica, anche attraverso iniziative di riforma costituzionale volte a dimezzare il numero dei parlamentari e ad abolire le province, nonché attraverso la diminuzione del numero dei consiglieri delle municipalizzate e delle società partecipate dagli enti locali, la soppressione delle comunità montane, il taglio dei quattrocentomila stipendi o prebende e consulenze che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
alla luce di tutto quanto esposto, ad intervenire per predisporre le specifiche iniziative, anche legislative, necessarie per allineare il nostro Paese allo standard di severità, con cui vengono disposte le regole e con cui sono applicate le sanzioni, che caratterizza gli altri Paesi europei ed occidentali rispetto ai reati finanziari;
ad adottare iniziative sul piano internazionale al fine di creare, coinvolgendo i Paesi emergenti e con l'obiettivo di riformare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, un sistema finanziario più stabile e più equo;
ad adoperarsi in sede di Unione europea al fine di ottenere una modifica del patto di stabilità, cominciando a sottrarre dalla definizione dei cosiddetti «parametri di Maastricht» gli investimenti (finanziati dagli Stati, insieme alla Banca europea per gli investimenti, con o senza la partecipazione dei privati) in grandi infrastrutture, in ricerca e sviluppo e in impianti per la produzione energetica (tradizionale e alternativa) e per il risparmio energetico.
(1-00073)
«Borghesi, Cambursano, Messina, Barbato, Piffari, Monai, Misiti, Favia, Cimadoro, Paladini, Porcino, Evangelisti, Donadi».

Risoluzione in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
l'articolo 2, comma 627, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, prevede che il Ministero della difesa, in relazione alle esigenze derivanti dalla riforma strutturale connessa al nuovo modello delle Forze armate, predisponga un piano pluriennale per la costruzione, acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio;

sempre l'articolo 2 comma 629, stabilisce che entro otto mesi dalla data di entrata in vigore, il Ministro della difesa emani un regolamento di attuazione del programma infrastrutturale;
per avviare il programma di cui al comma 627, il Ministero della difesa procede alla alienazione di alloggi, in numero non inferiore alle tremila unità, da individuarsi fra quelli non più utili ai fini istituzionali, assicurando la permanenza dei conduttori con reddito inferiore a quello stabilito annualmente dal Ministro con proprio decreto;
con decreto ministeriale 2 marzo 2006, registrato alla Corte dei conti il 21 marzo 2006, il Ministro della difesa aveva individuato e dichiarato alienabili 4.493 alloggi non più utili ai fini istituzionali;
il comma 628 della citata legge n. 244 del 2007, alla lettera a), numero 1), stabilisce che gli alloggi di servizio all'incarico siano solo quelli assegnati al personale per il quale è richiesta «la costante presenza del titolare nella sede di servizio»;
sempre il comma 630 della stessa legge sospende le azioni di recupero forzoso da parte dell'amministrazione difesa fino alla emanazione del programma pluriennale di cui al comma 627;

impegna il Governo:

ad attenersi, nell'emanando regolamento, allo spirito ed alla lettera del comma 628, lettera a), numero 1);
a sottoporre al parere della Commissione, unitamente al regolamento, anche l'elenco degli alloggi alienabili, tenendo conto dei 4.493 alloggi individuati con il decreto ministeriale del 2 marzo 2006;
a chiarire nell'emanando regolamento la natura pluriennale del programma di alienazione, esplicitando in maniera inequivocabile che il programma di vendita non si esaurisce con l'emanazione del primo elenco di alloggi, ma che esso proseguirà fino al completo rinnovo ed ampliamento del patrimonio abitativo;
a garantire la permanenza negli alloggi dei conduttori con basso reddito non sulla base di un limite temporale prefissato, ma in relazione al permanere del reddito familiare al di sotto della soglia fissata annualmente dal decreto ministeriale di cui all'articolo 9, comma 7, della legge 24 dicembre 1993, n. 537;
a non intraprendere azioni di recupero forzoso fino al completamento del programma pluriennale di alienazione del patrimonio abitativo.
(7-00092) «Ascierto».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sembra prossima la decisione a livello governativo di installare nella centrale elettrica di Torre Valdaliga Sud di Civitavecchia un inceneritore da impiantare nel IV Gruppo pronto e disponibile nella medesima centrale;
tale ipotesi suscita fortissima apprensione in tutti gli strati della popolazione, afflitta da molti anni dai pesanti effetti dannosi provocati dalle emissioni inquinanti, sia delle centrali elettriche sia dei fumi delle navi, sia degli scarichi di auto e di moto;
tale impressionante accumulo di inquinamenti ha provocato gravissime ripercussioni sulla salute delle popolazioni del comprensorio e ha recato danni gravissimi alla salubrità ambientale;

tale scelta, secondo l'interrogante, deprecabile, deplorevole e disgraziata viene diffusamente già contestata e da ogni strato sociale si leva vibrante la protesta e la richiesta per impedire che sia portato a termine questo sciagurato progetto, che trasformerebbe Civitavecchia nella «pattumiera» del Lazio costretta a ricevere quotidiane tonnellate di immondizia provenienti dalla Capitale e da una vasta area di altri comuni;
da notizie apprese presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non si esclude che l'inceneritore di Civitavecchia debba bruciare tutte le ecoballe rimaste a Napoli e non più inviate in Germania, con la drammatica conseguenza che Civitavecchia assumerebbe le dimensioni di una «discarica» nazionale, decuplicando tutte le previsioni negative già considerate per le combustioni del Lazio -:
se ritenga di poter confermare le notizie in premessa, con particolare riferimento a quelle riguardanti le ecoballe provenienti da Napoli e se non ritenga di dover intervenire con la necessaria urgenza in sede governativa per impedire il concretizzarsi di una prospettiva gravida e foriera di sollevazioni popolari nel comprensorio di Civitavecchia, che ha già pagato dal 1949 ad oggi un altissimo e incalcolabile tributo per le esigenze nazionali.
(3-00268)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURGIA, NIZZI, CICU, OPPI, PILI, PORCU, TESTONI e VELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince da articoli di stampa, sembrerebbe che gli eventi meteorologici avversi degli ultimi giorni abbiano causato gravissimi danni alle strutture pubbliche e private della città di Orosei, in Sardegna e, di conseguenza, pare che abbiano determinato forti disagi anche ai suoi cittadini;
dopo il violento nubifragio avvenuto venerdì scorso, la situazione che si è presentata agli occhi dei soccorritori è apparsa drammatica: sulle strade e sui marciapiedi di Orosei e di Sos Alinos, sull'uscio di ogni negozio e sui piazzali dei grossi centri commerciali si accatastavano cumuli di macerie. Insieme al rumore delle motopompe, che continuavano a svuotare case e negozi dall'acqua, si levava il pianto continuo e diffuso della gente comune che aveva perso casa e attività commerciali;
secondo quanto affermato dal Sindaco di Orosei, pare che il maltempo, infatti, abbia danneggiato più di seicento abitazioni lasciando centinaia di famiglie senza casa;
i danni avrebbero interessato anche il 70 per cento degli esercizi commerciali e delle attività produttive presenti nella città che sono stati costretti a chiudere e che hanno, pertanto, registrato ingenti perdite economiche;
gli uffici pubblici e le scuole della cittadina di Orosei risulterebbero, attualmente, inagibili;
gli abitanti della frazione di Sos Alinos sarebbero in questo momento isolati per mancanza di collegamenti agibili col resto del territorio;
attualmente, non è ancora possibile stimare i gravi danni causati alle campagne ed alle attività agricole connesse: infatti, non è stato possibile controllare le serre, le coltivazioni ed i vivai installati poiché l'acqua allaga ed ostruisce ancora tutte le strade di accesso;
risulterebbero centinaia i capi di bestiame morti per affogamento; gli allevatori avrebbero, già da tempo, iniziato a conferire le carcasse alla discarica comunale delle cave, autorizzata all'uopo dal servizio veterinario della asl;
pare che la Protezione civile stia monitorando un intero quartiere a ridosso

del costone di Gollei per evitare il rischio di probabili frane -:
se intenda dichiarare lo stato di calamità naturale per la situazione di criticità determinatasi nel territorio della città di Orosei;
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per tutelare l'incolumità dei cittadini di Orosei;
se non intenda intraprendere iniziative di propria competenza tese all'urgente monitoraggio degli immobili danneggiati dal maltempo che hanno evidenziato uno stato di grave precarietà strutturale;
ove il monitoraggio evidenzi e riscontri gravi danni alle strutture, se non intenda intraprendere iniziative di propria competenza, di concerto con la Regione Sardegna ed il Comune di Orosei, volte a predisporre un piano di finanziamento straordinario per la messa in sicurezza degli immobili;
se non intenda erogare un contributo a titolo di indennizzo in favore dei titolari delle attività agricole, delle attività commerciali e delle attività produttive costretti ad interrompere la propria attività lavorativa.
(4-01793)

CECCUZZI, CENNI e SANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il raccordo autostradale Siena-Firenze rappresenta un asse strategico per
la viabilità del centro Italia: svolge infatti le funzioni di collegamento tra la E78 (Grosseto-Fano) e l'A1 (Autostrada del Sole);
il raccordo autostradale Siena-Firenze rappresenta una infrastruttura fondamentale per la crescita socio economica della Toscana: oltre a collegare due città patrimonio Unesco dell'umanità, veicolando quindi numerosi flussi di traffico turistici, la sua direttrice attraversa molti insediamenti produttivi e distretti industriali dove operano aziende di livello nazionale ed internazionale;
il raccordo autostradale Siena-Firenze, con una lunghezza di circa 55 chilometri, rappresenta quindi una strada di grande comunicazione che necessita di interventi urgenti di ammodernamento e messa in sicurezza. L'infrastruttura, con due corsie per ogni senso di marcia, è infatti priva di corsie di emergenza e il percorso è caratterizzato da numerose curve e dislivelli: in conseguenza di queste caratteristiche il limite massimo di velocità è di 90 km orari;
l'adeguamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena- Firenze è previsto nel piano quinquennale Anas delle opere infrastrutturali 2007-2011, con un primo stanziamento di 76.667,060 euro, grazie all'iniziativa della Regione Toscana;
l'adeguamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena- Firenze è inoltre inserito nel programma di sviluppo regionale 2006-2010 della Toscana e nel Dpef 2008-2012;
da una prima stima l'ammodernamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena-Firenze dovrebbero comportare una spesa complessiva di oltre 300 milioni di euro;
il 15 dicembre 2007, presso la Camera dei deputati, il Governo ha accolto un ordine del giorno alla legge finanziaria 2008, a prima firma Franco Ceccuzzi, che impegna il Governo «a valutare l'opportunità che il Ministero delle infrastrutture promuova un concorso di progettazione, di livello internazionale, per far emergere le proposte di nuovo tracciato per il collegamento tra le città di Firenze e Siena, collocando l'intervento nella pianificazione territoriale e per il quale si valuti anche di individuare una nuova denominazione che richiami la storia e la cultura dei territori di particolare pregio ambientale e paesaggistico, culturale e monumentale nei quali si inserisce»;
ad oggi non è stata ancora finanziata e conseguentemente avviata la progettazione

per l'ammodernamento e la messa sicurezza del raccordo autostradale Siena-Firenze;
nel corso della XVI legislatura il Governo nazionale non ha stanziato nessuna risorsa per le infrastrutture della Toscana e della provincia di Siena -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché si dia seguito agli impegni assunti sia nel piano Anas 2007-2011 che nel collegato al Dpef 2008-2012 e quali siano i tempi per la progettazione ed il completo finanziamento per l'ammodernamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena-Firenze.
(4-01794)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ANGELUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con la legge 6 dicembre 1991, n. 394, «Legge quadro sulle aree protette», attuativa degli artt. 9 e 32 della Costituzione italiana, venivano dettati i principi fondamentali per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette;
con tale previsione legislativa, attraverso il titolo III, venivano istituti i parchi naturali regionali;
all'interno del Titolo III, all'articolo 28, si prevedeva testualmente: «Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le regioni adeguano la loro legislazione alle disposizioni contenute nel presente titolo»;
a distanza di quasi diciassette anni, solamente dieci, delle venti regioni italiane, hanno provveduto ad emanare una legislazione regionale sulle aree protette -:
quali iniziative il Governo, e, in particolare, il Ministro interrogato, per le parti che gli competono, intenda assumere per dirimere tale problematica, che comporta la mancanza di una legislazione certa per i cittadini che entrano in contatto con gli enti parco di dieci regioni italiane.
(5-00725)

MARIANI, CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel latte di alcuni bovini transitati nelle aree comunali di San Polo-Brescia, sono state rinvenute delle sostanze tossiche (15 picogrammi per grammo di grasso a fronte di un limite di 4,5), tanto che è stato apposto un cartello con divieto di pascolo e di asportazione e utilizzazione dell'erba;
risulta che le forniture del latte al Pcb sono state a lungo bloccate;
in seguito, l'Agenzia regionale per l'ambiente (ARPA) ha ritenuto che il terreno presentasse valori al di sotto dei limiti di legge (14,6 microgrammi/Kg di terreno, contro un valore limite di 60, come da decreto legislativo n. 152 del 2006);
il valore del limite 60 microgrammi PCB/Kg di terreno, introdotto soltanto da un paio d'anni (con decreto legislativo 152/2006), in confronto al limite precedente che era di 1 microgrammo PCB/Kg di terreno, meriterebbe, a parere degli interroganti, una nuova valutazione in quanto, pur essendo il terreno sotto i limiti di legge, si producono erbe e foraggi inquinati (1,31 picogrammo PCB/grammo di grasso con il limite a 1,25) e conseguentemente carne e soprattutto latte inquinati -:
quali iniziative intenda assumere:
a) in relazione ad una nuova valutazione dei limiti;

b) affinché l'accertamento che la vegetazione sovrastante non sia contaminata venga garantito;
c) per assicurare che il benessere e la salute della popolazione residente siano effettivamente tutelati.
(5-00728)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Latina sta promuovendo un progetto, denominato «Programma di riqualificazione e fruizione sostenibile del lago e del canale di Paola - Comune di Sabaudia», che riguarda un'area all'interno del parco nazionale del Circeo e prevede la demolizione di un ponte denominato «Ponte Rosso» al fine di consentire il transito di yacht di grandi dimensioni prodotti nel cantiere nautico «Posillipo» (proprietà Rizzardi) situato sullo stesso Lago di Paola;
tale progetto, che non risulta aver seguito la normale procedura amministrativa prevista dalla normativa italiana vigente e che interessa beni di rilevante valore naturalistico, storico ed archeologico, sembrerebbe avanzare scelte che non tengono adeguato conto del livello di tutela esistente, tanto che il progetto, se realizzato, aprirebbe di fatto la strada per la futura costruzione di un porto turistico nel Lago di Paola, violando le norme di tutela e salvaguardia poste a protezione del sito;
il Lago di Paola è interamente compreso nel parco nazionale del Circeo, inserito nell'omonima ZPS cod. IT6004013, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modificazioni e della direttiva 92/43/CEE, è area SIC (direttiva 79/409/CEE), è ricompreso nella convenzione internazionale di Ramsar per la protezione delle zone umide nonché sottoposto a vincolo paesaggistico regionale, quale zona a tutela integrale, vincolo archeologico e idrogeologico;
il Lago di Paola risulta essere connesso col mare attraverso un canale, detto Canale Romano (di epoca neroniana), il cui flusso d'acque era gestito attraverso due cateratte, una posta in prossimità della foce verso il mare (detta Chiusa Innocenziana, in quanto realizzata nel `700 da Innocenzo III su fondamenta di epoca romana) ed un'altra sita più internamente verso il lago (detta Ponte Rosso, anch'essa con fondamenta antiche); entrambe le cateratte, di importanza storica, sono state oggetto di pesanti manomissioni al fine di consentire il passaggio di natanti di stazza sempre maggiore; la Chiusa Innocenziana, dopo una procedura quanto meno anomala, è stata definitivamente abbattuta nel 2003 (con conseguenti cedimenti delle sponde del Canale Romano e della strada provinciale), mentre il cosiddetto Ponte Rosso ha subito l'allargamento abusivo di una delle arcate di passaggio, con l'instaurazione di una serie di procedimenti di carattere penale, a seguito di intervento sia del Corpo forestale dello Stato per conto del parco nazionale, sia della Procura di Latina che ha anche ritenuto di porre sotto sequestro il ponte stesso. A seguito dell'abbattimento della Chiusa Innocenziana, nel 2003 l'intero Canale Romano veniva posto sotto vincolo archeologico diretto da parte del Ministero per i beni e le attività Culturali;
il Ponte Rosso è stato già oggetto di una conferenza di servizi indetta dal Comune di Sabaudia nell'agosto nel 2007 al fine di consentire l'abbattimento di questo ed una sua ricostruzione dopo che attraverso il canale fosse passato una mega-imbarcazione dei cantieri Rizzardi; l'intervento dell'Ente parco nazionale del Circeo, insieme alle denunce presentate da Legambiente, svelarono come questo progetto in realtà nascondesse altro e, in particolare, come non esistesse alcuna intenzione di ricostruire il ponte (tant'è che come integrazione progettuale in sostituzione

dell'ipotesi di ricostruzione fu presentata la realizzazione di un nuovo ponte mobile); inoltre, si dimostrò anche che il progetto presentato, privo della necessaria valutazione d'incidenza, nascondeva la necessità di un importante dragaggio del canale e mancava di presupposti essenziali quali la disponibilità della proprietà (il canale e il lago stesso sono, infatti, di proprietà privata), il parere della Soprintendenza competente, il parere della Procura di Latina (essendo il Ponte Rosso sotto sequestro);
negli ultimi mesi la vicenda è assurta agli onori della cronaca nazionale per l'interessamento dei programmi televisivi «Reality» (La7) e «Le Iene» (Italia1), benché essa si prolunghi in realtà da molto tempo. Il sito è stato, infatti, oggetto di diverse indagini da parte della Magistratura di Latina e del Corpo forestale dello Stato relative alla Darsena che sorge abusivamente sulle sponde del lago. Gli inquirenti posero infatti i sigilli alla struttura per approdo turistico gestita dalla «In Land Sea» srl denunciando la violazione degli strumenti legislativi a tutela del contesto naturalistico, storico-archeologico e paesaggistico;
la darsena attualmente presente sulle sponde del Lago di Paola risulta essere in possesso di un'autorizzazione «scaduta». Il Dipartimento territorio, Direzione regionale ambiente e cooperazione tra i popoli della Regione Lazio, a una richiesta di chiarimento ex 1.241/1990 su opere portuali realizzate nel Lago di Paola datata 20 ottobre 2008, così risponde: «[...] dalla documentazione fornita all'amministrazione scrivente le opere realizzate in esame ovvero impianti portuali locali turistici per l'ormeggio, sono state assentite con un'autorizzazione a titolo precario del Sindaco di Sabaudia prot. n. 6232/1031 UT del 27 luglio 1984 per un solo anno (i lavori dovevano concludersi il 30 settembre 1984) poi rinnovata per il solo anno 1985 con atto della medesima autorità prot. n. 4021/827 e che attualmente risultano quindi prive della prescritta autorizzazione, si chiarisce che eventuali nuove autorizzazioni alla realizzazione di interventi similari sono da sottoporre a:
valutazione di impatto ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni, trattandosi di interventi in aree ricadenti nell'ambito di un'area protetta nazionale;
valutazione di incidenza ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modificazioni;
autorizzazione paesaggistica di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni, di competenza di altra direzione di questa Regione»;
inoltre qualunque opera realizzata all'interno del parco nazionale deve essere sottoposta a nulla-osta od autorizzazione dell'Ente parco in base al disposto dell'articolo 13 della legge n. 394 del 1991 o del decreto del Presidente della Repubblica 4 aprile 2005 istitutivo dell'Ente parco;
dalla medesima lettera apprendiamo inoltre che la «In Land Sea» srl il 29 gennaio 2007 ha formulato una richiesta di valutazione di incidenza relativa alla sistemazione di pontili mobili galleggianti stagionali e su cui il parere non risulta ancora adottato, poiché la Regione è in attesa del pronunciamento del Parco nazionale del Circeo che non è ancora pervenuto. Per quanto riguarda, invece, la valutazione di impatto ambientale e l'autorizzazione paesaggistica non risultano pervenute richieste riguardanti impianti portuali sul Lago di Paola;
il Parco nazionale del Circeo ha comunicato alla Regione Lazio in data 16 settembre 2008 che a seguito di indagini attivate dalla Procura della Repubblica di Latina la darsena esistente sul Lago di Sabaudia gestita dalla s.r.l. «In Land Sea» è stata posta sotto sequestro penale confermato sia dal Tribunale del riesame di Latina che dalla Sezione III della Cassazione penale, e pertanto si è sospeso ogni determinazione in merito alla suddetta richiesta di parere del Parco in merito alla valutazione di incidenza;

la Corte suprema di Cassazione penale infatti, con sentenza del 15 dicembre 2006 ha rilevato che:
l'autorizzazione concessa dal Comune di Sabaudia nel 1984, e prorogata solo per il 1985, è ormai scaduta; che la preesistente banchina in legno per l'attracco delle imbarcazioni - non più di 500, con divieto di navigazione nel lago di imbarcazioni a motore - ed una recinzione metallica (autorizzate dal Comune) sono stati sostituiti da una banchina in cemento armato e da una diversa recinzione;
nel corso degli anni sono stati costruiti svariati manufatti, a terra, connessi all'attività di ormeggio (fornitura di acqua ed elettricità sui pontili, servizi di sollevamento di barche, officina meccanica, scuola di sci nautico, un ristorante, un bar, il deforestamento di ampie aree appartenenti al Parco nazionale del Circeo al fine di consentire il parcheggio delle autovetture e una boutique), tutti privi del permesso di costruire e delle autorizzazioni correlate ai vincoli esistenti. Risulterebbe inoltre incrementata negli anni, da parte della società In Land Sea, l'area di occupazione abusiva con le proprie attività, estendendo l'ormeggio delle imbarcazioni anche al canale principale e al canale romano già citato, tanto da essere questa circostanza oggetto di un procedimento penale instaurato a seguito dei rilievi effettuali dal Corpo Forestale dello Stato;
l'amministrazione comunale ha autorizzato - perché asserito essere pericolante, senza però aver mai prodotto documentazione comprovante tale tesi - la demolizione della ex Chiusa Innocenziana (opera del `700 con fondamenta di epoca romana) presente sul canale neroniano di Torre Paola, che collegava il lago al mare e il dragaggio del fondo del canale per i soli materiali di risulta della demolizione. Si fa notare che detta demolizione è stata compiuta in circostanze non chiare;
sulla base dei rilievi aerofotogrammatici del 24 gennaio 2004 risulta che i pontili siano stati ampliati di più di 250 metri rispetto ai rilievi effettuati il 30 giugno 2000;
come denunciato infatti da diversi esponenti politici, rapporti istituzionali, inchieste giornalistiche come quella dell'Espresso con l'articolo «Circeo Connection», l'articolo del settimanale Left dal titolo «Il crimine e l'attesa», l'articolo de La Repubblica del 19 novembre 2008 dal titolo «Circeo connection - Le cosche del Lazio» e il Rapporto di Legambiente «Ecomafia 2008» alla drammatica situazione di abusivismo e speculazione edilizia si aggiunge una crescente infiltrazione delle organizzazioni criminali - in particolare del clan dei casalesi - nella struttura economica, sociale e politica della provincia di Latina. È infatti noto che l'area territoriale in oggetto è sottoposta all'attenzione del Ministero dell'interno e della Direzione nazionale e distrettuale antimafia, per il forte rischio di infiltrazioni criminali;
è di qualche giorno la notizia che il presidente della Regione Lazio a seguito di un incontro presso la sede dell'Ente parco, a Sabaudia, a cui hanno partecipato il presidente dell'Ente parco, il Sindaco facente funzioni di Sabaudia e il Presidente della Litorale Spa abbia dichiarato prioritaria la difesa dell'ambiente e in particolare del Lago di Paola nella difesa delle attività storiche che legittimamente operano sul territorio oltre a porre fine ai fenomeni di illegalità che ostacolano lo sviluppo del territorio. Ha inoltre auspicato di lavorare nella direzione di un accordo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con la Comunità del parco -:
se non si intenda procedere con l'accertamento delle responsabilità, a tutti i livelli, degli abusi edilizi commessi, ripristinando lo stato naturale dei luoghi e far cessare, con atti immediati, tale situazione attraverso l'esercizio delle norme di legge che regolano i Parchi nazionali, le ZPS e i SIC;
quali azioni si intendano perseguire perché terminino ingerenze, pressioni, infiltrazioni

della malavita nel sistema economico e sociale pontino, con particolare riferimento ai comuni del parco nazionale del Circeo (Sabaudia, San Felice Circeo, Latina e Ponza);
se non si intenda procedere ad un ripristino del sistema di chiuse del Canale Romano che, dopo un apposito studio idraulico, restituisca la possibilità di governare il flusso delle acque del Lago di Paola anche attraverso un supporto all'azione di pianificazione che l'Ente parco ha avviato ai sensi della legge n. 394 del 1991;
se non si intenda verificare la sussistenza e la conformità alle normative vigenti del «progetto di riqualificazione» del Lago di Paola, di cui a tutt'oggi non si conosce formalmente il contenuto;
se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non intenda avviare immediatamente il confronto con le amministrazioni territoriali interessate e con la Regione Lazio per la definizione congiunta della futura programmazione territoriale della zona del parco nazionale del Circeo, in vista della redazione del piano delparco, in modo da far cessare le pressioni che da più parti, come abbiamo visto, si oppongono al tentativo di indirizzare lo sviluppo della zona in modo coerente con la vocazione di un territorio che ha le potenzialità per attrarre turismo di qualità, per sviluppare servizi ecosostenibili, per la promozione internazionale delle sue eccellenze agricole, turistiche, ambientali, storiche, archeologiche e di tutela del patrimonio paesaggistico e ambientale;
se in tale confronto non si possano valutare alternative progettuali che possano consentire il varo delle imbarcazioni di grandi dimensioni prodotte nei cantieri Posillipo-Rizzardi in altri luoghi meglio deputati a tale tipo di attività, senza comportare la rimozione dei manufatti di interesse storico ed archeologico presenti o la modificazione degli equilibri ecologici del lago: tale obiettivo potrebbe, ad esempio, essere raggiunto attraverso la delocalizzazione della produzione degli yacht di maggiori dimensioni in altri cantieri del gruppo, pure presenti in provincia di Latina, e meglio organizzati per la produzione e il varo delle suddette imbarcazioni, senza modificazione dei livelli occupazionali, anche nell'ambito del nascente distretto della nautica laziale promosso dalla Regione Lazio.
(4-01807)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

PILI, VELLA e NIZZI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto 2008, presso il Comune di Arbus, provincia Medio Campidano, è stato presentato un progetto di trasformazione urbanistica e immobiliare riguardante un compendio costiero denominato Funtanazza;
il progetto suddetto sarebbe stato presentato dalla società Monteverdi S.p.A, acquirente della società Riva di Scivu con atto notarile repertorio 169444 raccolta 40959 dell'11 dicembre 2003 proprietaria dell'immobile, il cui azionista al 98 per cento delle quote risulta essere il sig. Renato Soru - Presidente della Regione Sardegna;
il progetto, che prevede la realizzazione di decine di unità residenziali ben distinte, si configura come una vera e propria operazione immobiliare perseguita su un immobile di proprietà pubblica in base alle prescrizioni contrattuali sottoscritte da un ente di Stato;
l'insediamento proposto costituisce una grave compromissione di un bene considerato dal Piano Paesaggistico Regionale come «identitario» e poi, con apposita norma regionale, lasciato senza tutela;

la previsione edilizio-immobiliare del progetto, decine di unità residenziali dichiarate come ricettive, costituirebbe una potenziale violazione delle norme di tutela nazionali ed europee in materia di ambiente e paesaggio;
l'intervento prevede la demolizione di un bene che risulta essere un bene identitario, afferente alla storia dell'attività mineraria che ha caratterizzato il secolo scorso;
il progetto di iniziativa privata risulta ricadere in un immobile di proprietà pubblica considerato che lo stesso bene è stato oggetto di una vendita sub condizione da parte dell'Eni S.p.A che nel compromessodi vendita e nello stessoatto di vendita aveva subordinato la proprietà del bene stesso alla realizzazione entro un determinato tempo di un progetto di sviluppo turistico;
si tratta di un bene oggetto di una serie articolata di provvedimenti amministrativi adottati dal 1995 ad oggi dalla Regione Autonoma della Sardegna, dal comune di Arbus in accordo con un ente a partecipazione statale, ENI S.p.A e sue consociate;
tale immobile di ingente valore immobiliare ubicato in una straordinaria posizione paesaggistica nella costa di Arbus consta di una volumetria esistente di mc. 30.000 composto da Corpo Principale (colonia Marina) 2 piscine attrezzate con servizi - abitazione custode - centrale termica ed accessori e complessivi 94 ettari di pertinenze;
la colonia di Funtanazza, sorta in quell'area di grande pregio naturalistico, è sempre stata ritenuta dalle popolazioni locali come un patrimonio inalienabile della storia mineraria di quel territorio e tale comune percezione è stata, infatti, oggetto di numerose azioni pubbliche tendenti al passaggio di quel patrimonio alla disponibilità del Comune di Arbus;
in quell'ottica si inserisce la reiterata determinazione sia della Regione sarda che delle stesso Comune di Arbus di addivenire all'acquisizione di quel patrimonio alla disponibilità demaniale dell'ente;
tale determinazione si manifesta con un primo atto pubblico, denominato Protocollo d'Intesa tra la SNAM S.p.A, la Regione Autonoma della Sardegna, il Comune di Arbus e quello di Guspini;
in tale atto si rileva la prima esplicita e determinate clausola con la quale la Regione sarda acquisisce l'intero patrimonio minerario di proprietà dell'Eni e delle società immobiliari dello stesso gruppo;
in cambio della cessione del patrimonio suddetto, la Regione e il Comune di Arbus, concordano di lasciare nella proprietà e disponibilità della SNAM S.p.A i beni relativi all'ex colonia marina di Funtanazza per la realizzazione in proprio o da parte di terzi di una struttura ricettiva alberghiera;
una clausola esplicita e reiterata nel protocollo d'intesa prevede, però, che tale bene debba ritornare nella piena proprietà del Comune di Arbus qualora lo stesso, trascorsi cinque anni dalla data di rilascio delle previste autorizzazioni comunali, non venga utilizzato per i fini turistico ricettivi a cui è destinato;
la giunta regionale con un atto amministrativo, deliberazione del 16 marzo 1999, ha individuato in mesi quattro i tempi a disposizione della proprietà per richiedere tali autorizzazioni e che le stesse domande di autorizzazione sono state reiteratamente sollecitate dallo stesso Comune di Arbus, come si evince dagli atti emessi dal Comune stesso;
la variante urbanistica, che recepisce integralmente l'accordo di programma e lo stesso protocollo d'intesa con esplicito richiamo alle predette condizioni e obblighi, è stato pubblicato nel Buras del 27 novembre 1999;
il comune di Arbus ha inoltrato reiterati solleciti il 27 marzo 2000 e il 12 maggio 2000, trasmessi alle società proprietarie dal Comune di Arbus affinché

richiedessero le necessarie autorizzazioni per adempiere agli obblighi contenuti nei predetti accordi e nello stesso Piano Regolatore Generale pubblicato sul Buras;
la clausola esplicita dell'obbligo al trasferimento al Comune di Arbus della proprietà a seguito del mancato completamento della struttura ricettiva è stata reiterata nella stessa registrazione dell'atto alla conservatoria registri immobiliari -:
di quali elementi dispongano i ministri interrogati con riferimento a questa vicenda;
se il ministro dei beni culturali non ritenga, tramite la competente soprintendenza, di valutare il progetto di tale insediamento alla luce di quanto previsto dall'articolo 146, comma 5, del codice dei beni culturali e del paesaggio;
se il ministro dell'Economia non ritenga necessaria una verifica dei possibili danni arrecabili anche allo Stato per il mancato adempimento di un contratto sottoscritto da un ente di Stato e che risulta non essere stato rispettato.
(4-01805)

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

CASTIELLO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 dicembre 1997, n. 490, unificava il Corpo di commissariato, formato da ufficiali commissari ed ufficiali di sussistenza, con il Corpo di amministrazione istituendo, poi, anche il ruolo normale del Corpo di commissariato ed amministrazione ed il ruolo speciale;
dell'unificazione dei due Corpi hanno beneficiato gli ufficiali di amministrazione e quelli di sussistenza poiché, provenendo tutti da altre e meno preminenti carriere e reclutati con concorsi di minore difficoltà, si son ritrovati immotivatamente a godere di vantaggi di ordine giuridico di carriera;
tale unificazione, in totale violazione delle stesse leggi ordinative delle carriere delle Forze armate e dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione della Repubblica italiana, ha appiattito verso il basso la figura militare e la carriera professionale degli ufficiali commissari, legittimamente superiore e di maggior prestigio;
ulteriore ripercussione è la valutazione unica per l'avanzamento al grado superiore e della graduatoria di merito unificata (sia per il ruolo normale che speciale) a partire dall'anno 2004 in spregio della legge 12 novembre 1955, n. 1137 -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di ripristinare le doverose distinzioni tra gli appartenenti, in origine, ai due distinti Corpi tanto da conferir loro, nella logica delle carriere sino ad oggi maturate, le legittime e diversificate prerogative e la doverosa certezza di idonee e non più penalizzanti progressioni nei più alti ruoli giuridici ed economici.
(3-00267)

Interrogazione a risposta scritta:

VICO e FADDA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i sottufficiali ed i volontari di truppa della Marina militare italiana vengono formati ed istruiti all'interno degli Istituti di formazione della Marina a Taranto e a La Maddalena;
per l'insegnamento delle materie non militari, la Marina militare si avvale di docenti civili che prestano la loro attività d'insegnamento per la difesa da oltre trent'anni;
questi docenti sono legati all'Amministrazione difesa attraverso convenzioni annuali rinnovate in maniera continuativa regolarmente di anno in anno ai sensi della legge 15 dicembre 1969, n. 1023 e

del decreto ministeriale n. 1971, modificato dal decreto ministeriale 3 gennaio 1995, n. 167;
a partire dall'anno 2006, sono state introdotte delle varianti alle convenzioni che ne hanno ridotto la durata temporale (dal 9 gennaio al 22 dicembre anziché dal 1o gennaio al 31 dicembre) e soprattutto che hanno determinato una drastica riduzione del carico orario, passato dalle 18 ore settimanali previste, alle 12 ore medie settimanali;
la diminuzione delle ore di insegnamento si risolve di fatto in un minore investimento nella formazione del personale che, invece, proprio in ragione dell'adozione del modello professionale deve essere costantemente accresciuta;
per il personale docente, che svolge la propria attività lavorativa esclusivamente al servizio della Marina militare la diminuzione delle ore lavorative ha comportato una drastica riduzione delle retribuzioni, determinando gravissime difficoltà di natura economica;
il rapporto di lavoro in atto da lungo tempo tra questo personale e l'amministrazione della difesa non dovrebbe subire variazioni così pesanti per mere ragioni di bilancio ed anzi dovrebbe essere riconsiderato alla luce dei nuovi orientamenti legislativi assunti dal Governo in tema di rapporti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, che prevedono la stabilizzazione del personale che ha maturato più di tre anni di servizio alla data del 26 settembre 2006;
il Ministero della difesa, consapevole della rilevanza che le attività dei docenti civili rivestono per l'Amministrazione militare, ha compiuto negli anni scorsi ogni possibile sforzo teso ad ottenere la stabilità e la continuità del rapporto di lavoro nonché l'istituzione di uno specifico ruolo del personale in argomento attraverso l'introduzione di apposita modifica normativa -:
se non ritenga doveroso assumere immediate iniziative per ripristinare l'originario orario dei docenti a 18 ore settimanali di lezione per 52 settimane, salvaguardando così i diritti degli allievi e degli insegnanti le cui retribuzioni verrebbero ricondotte ai livelli previsti per gli insegnanti del comparto scuola, a cui i docenti convenzionati della Marina militare sono equiparati e in particolare se, e con quali modalità, il riconoscimento di «un rapporto stabile e duraturo di impiego», possa trovare finalmente, per questo personale, una concreta realizzazione in tempi brevi.
(4-01786)

TESTO AGGIORNATO AL 1o GIUGNO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

VIETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dopo un lungo contenzioso di fronte alla giustizia amministrativa è prevalsa l'interpretazione che prevede il recupero delle somme corrisposte a titolo di compenso del lavoro straordinario svolto dai Reparti tecnici logistici amministrativi della Guardia di Finanza;
il provvedimento amministrativo interesserebbe, riferendosi solo al Piemonte, ben 351 famiglie di militari sulle quali graverebbe un onere imprevisto in un momento già particolarmente difficile per i bilanci delle famiglie italiane;
in particolare, l'Amministrazione chiederebbe il recupero di 557.961,86 euro a fronte di 83.546 ore di straordinario;
solo per il Piemonte, dunque, il monte di ore calcolato si tradurrebbe in un recupero di 51 giorni procapite, il che metterebbe a rischio di chiusura molti reparti -:
se non ritenga di trovare una equa soluzione che contemperi i diritti dell'Amministrazione e le esigenze delle famiglie dei militari interessati, anche per non

pregiudicare l'operatività dei reparti coinvolti.
(3-00265)

Interrogazioni a risposta scritta:

FAVA e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è prassi dell'agente di riscossione dei tributi procedere alla iscrizione della ipoteca immobiliare ex articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973 n. 602 anche quando non è poi possibile procedere ad esecuzione forzata, in relazione all'immobile che si va a gravare di ipoteca; va osservato che, in questa ipotesi, l'agente della riscossione sceglie lo strumento della iscrizione ipotecaria proprio perché non può poi procedere a pignoramento immobiliare;
il caso ricorrente è quello della iscrizione ipotecaria su immobili, oggetto del fondo patrimoniale familiare, di cui agli articoli 167 e seguenti del Codice Civile, in ordine ai quali non è possibile procedere ad esecuzione forzata, secondo la disciplina dell'articolo 170 codice civile;
questa disposizione stabilisce che non può avere luogo la esecuzione sui beni del fondo e sui relativi frutti per debiti che il creditore sapeva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia;
nei casi, in particolare, di attività di impresa individuale o societaria i debiti, per tributi in materia di imposte dei redditi e di IVA vengono contratti in relazione all'espletamento a tale attività e non dunque per i bisogni della famiglia;
non vi è poi dubbio che l'agente di riscossione abbia piena conoscenza della estraneità ai bisogni della famiglia di tali debiti erariali, la cui natura risulta chiaramente dai ruoli formati dalla Agenzia delle Entrate (o da altre agenzie fiscali) e trasmessi all'agente della riscossione per procedere alla relativa esazione;
precisato quanto sopra, occorre avere ben presente che l'ipoteca esattoriale ex articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica 602 del 1973 è esclusivamente funzionale alla esecuzione forzata, promossa dallo stesso agente della riscossione, come risulta inequivocabilmente anche e proprio dalla collocazione di tale istituto ipotecario nella sezione quarta, intitolata «Disposizioni particolari in materia di espropriazione immobiliare» del titolo secondo, dedicato alla riscossione coattiva, del decreto del Presidente della Repubblica 602 del 1973;
da tale particolare disciplina emerge la natura cautelare di detta ipoteca speciale, funzionale a conservare appunto cautelarmente il bene, in vista ed a rafforzamento della successiva esecuzione forzata, come confermato anche ed unanimemente dalla dottrina;
a conferma di siffatta correlazione e funzionalità, significativa è poi la identità del titolo - e cioè il ruolo - che legittima appunto tanto la esecuzione forzata quanto l'iscrizione ipotecaria;
altrettanto rilevante, ai fini di cui sopra, è anche ed ulteriormente il secondo comma del suddetto articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica 602 del 1973, il quale prevede che se il debito non supera il cinque per cento del valore dell'immobile da espropriare, l'agente della riscossione deve prima procedere alla iscrizione ipotecaria e poi, decorso inutilmente il termine dilatorio di sei mesi da tale iscrizione, deve dar corso all'esecuzione forzata immobiliare: disposizione questa che ancora una volta conferma, all'evidenza, come lo speciale atto ipotecario in esame sia sempre e strettamente correlato e funzionale alla riscossione coattiva;
dalla rilevata strumentalità della ipoteca esattoriale alla relativa esecuzione forzata immobiliare consegue inevitabilmente che non è perciò giuridicamente consentito promuovere una ipoteca immobiliare se non è poi possibile procedere alla relativa espropriazione forzata immobiliare, come, ad esempio, nel caso appunto degli immobili, oggetto del fondo

patrimoniale o come il caso, disciplinato dall'articolo 76, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, il quale prevede che il concessionario può procedere ad espropriazione immobiliare, solamente quando il credito complessivo, per cui si procede, è superiore ad euro ottomila (o ad un diverso importo aggiornato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze);
nei casi, in esame ed in tutti quelli in cui sussiste un divieto legislativo a procedere ad esecuzione forzata, dunque, non è possibile dar corso alla iscrizione ipotecaria proprio perché non è possibile poi procedere, per disposizione legislativa, ad espropriazione immobiliare sul bene da ipotecare; diversamente opinando, infatti, la speciale ipoteca ex articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, si configurerebbe come atto fine a se stesso e non come atto cautelare funzionale e strumentale alla esecuzione forzata esattoriale, in pieno contrasto dunque con la disciplina legislativa di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, riguardante la esecuzione immobiliare ed in particolare con l'articolo 77 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, istitutivo della speciale ipoteca in esame;
nel caso, ad esempio, di iscrizione ipotecaria sugli immobili, oggetto di fondo patrimoniale, l'ipoteca diviene fine a se stessa con le seguenti negative conseguenze: costituisce un pregiudizio permanente, per tutta la sua durata, alla libera disponibilità di tali beni, ai fini dei bisogni della famiglia, senza contestualmente consentire il recupero dei crediti erariali, non essendo la iscrizione ipotecaria correlata ad una espropriazione forzata immobiliare, per il rilevato divieto legislativo frapposto dall'articolo 170 codice civile;
in senso conforme è anche autorevole dottrina, la quale, proprio in relazione, ad esempio, alla soglia di cui al citato articolo 76 del decreto del Presidente della Repubblica 602 del 1973, preclusiva alla esecuzione forzata, sottolinea che, pur nel silenzio legislativo, «deve ritenersi certo che la soglia si applichi anche all'ipoteca, ove si consideri che essa in ogni caso è strumentale all'esecuzione forzata immobiliare e che, perciò, quando questa è preclusa, non può non essere inibita anche la costituzione del diritto reale di garanzia» (M. Cantillo in «Ipoteca iscritta dagli agenti della riscossione e tutela giudiziaria del contribuente», op. cit. pag. 15 e seguenti);
l'assunto è estensibile ovviamente anche a tutti gli altri casi, in cui per disposizione legislativa non sia possibile procedere ad esecuzione forzata, come appunto ed anche nella ipotesi in cui i beni da ipotecare sono oggetto del fondo patrimoniale, stante il relativo divieto legislativo di esecuzione forzata, di cui al sopra rilevato articolo 170 codice civile;
proprio in relazione al caso di immobili, oggetto del fondo patrimoniale, già la giurisprudenza di merito si è pronunciata a favore del contribuente, disponendo la cancellazione della ipoteca, iscritta su immobili, conferiti nel fondo patrimoniale di cui agli articoli 167 e seguenti del codice civile (si veda, ex plurimis, sentenza n. 429, Sez. I, 17 novembre 2007-5 novembre 2007 della Commissione Tributaria Provinciale di Caserta, in Rivista di diritto tributario n. 4/2008, II, pagg. 249 e seguenti);
in conclusione, deve essere applicato il principio per cui quando sussiste un divieto legislativo di esecuzione forzata non è possibile la iscrizione della ipoteca di cui all'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica 602/1973 -:
se non intenda chiarire che l'applicazione corretta della ipoteca di cui all'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica 602 del 1973 sia quella di inibizione a tale iscrizione ipotecaria in tutti i casi in cui sussiste un divieto legislativo o normativo alla esecuzione forzata sul bene da ipotecare, come (senza pretesa esaustiva) il caso di divieto di esecuzione forzata, previsto dall'articolo

170 codice civile per i beni del fondo patrimoniale o come il caso del divieto di espropriazione forzata di cui all'articolo 76 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973.
(4-01787)

BRANDOLINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i soggetti che a decorrere dal 2008 adottano il regime dei contribuenti minimi, l'articolo 1, comma 117 della legge n. 244 del 2007, con una disposizione di carattere transitorio applicabile per l'anno in cui avviene il passaggio dal regime ordinario di tassazione al regime dei minimi, prevede che: «ai fini del calcolo dell'acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche dovuto per l'anno in cui avviene il passaggio dal regime ordinario di tassazione a quello previsto per i contribuenti minimi, non si tiene conto delle disposizioni di cui ai commi da 96 a 116»;
di conseguenza i soggetti in esame sono tenuti a determinare l'acconto IRPEF 2008 senza considerare l'adesione al regime dei minimi;
non può, pertanto, essere «evitato» il pagamento dell'acconto IRPEF 2008 in considerazione del fatto che, applicando il regime dei minimi, il soggetto interessato dovrà versare, sul reddito 2008, l'imposta sostitutiva del 20 per cento;
l'Agenzia delle Entrate ha specificato, con la Circolare n. 13/E del 26 febbraio 2008, che l'unica modalità di determinazione dell'acconto dovuto per l'anno di accesso al regime è il metodo storico, con esclusione della possibilità di utilizzare il metodo previsionale;
si determina una situazione nella quale i contribuenti minimi pagheranno un acconto molto superiore all'imposta dovuta, in particolare i soggetti a ritenuta d'acconto del 20 per cento risulteranno a credito per l'intero importo dell'acconto versato senza possibilità di recuperare le maggiori somme pagate -:
quali provvedimenti intenda adottare al fine di assicurare un tempestivo rimborso delle maggiori somme versate;
per escludere l'applicazione di sanzioni qualora il mancato o inferiore versamento dell'acconto non determini il ricorso a conguaglio in sede di dichiarazione dei redditi;
per evitare, dal prossimo anno, a coloro che passeranno al regime dei minimi di dover versare in acconto una imposta superiore al dovuto, tenuto conto, che si tratta di soggetti titolari di redditi anche molto bassi.
(4-01791)

SALVINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche europee, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 25 novembre un importante quotidiano nazionale ha pubblicato un articolo sulla manifestazione della «Notte bianca» che si sta organizzando in Puglia fra i giorni del 5 e 7 dicembre prossimi;
da quanto riportato, il costo per l'organizzazione di questa manifestazione dalla durata di 3 giorni ammonterebbe alla cifra di 6 milioni di euro, che paragonata al milione di euro speso per il Carnevale di Venezia e ai 3,5 milioni di euro per i 15 giorni dell'Umbria Jazz, sembra davvero spropositata;
i 6 milioni di euro in questione, destinati a rivitalizzare il turismo, provengono dall'Unione Europea e sono stati stanziati dalla Regione Puglia attraverso i fondi Por;
quasi la metà dei soldi stanziati sono destinati al pagamento degli artisti come Baglioni, Venditti e il Cirque du Soleil, che da solo costa circa 800.000 euro;
l'altra metà viene impiegata per servizi di produzione e fitti, per la logistica e i trasferimenti, per il pagamento alla Siae, per la gestione e l'organizzazione, per spese assicurative e per la promozione pubblicitaria;

l'intera somma stanziata per questa manifestazione, viene gestita dal Teatro pubblico pugliese, che ha ricevuto questo ruolo senza la previsione di un bando pubblico;
il coordinatore generale della Slc-Cgil si è detto preoccupato per l'impossibilità di controllo sulle spese e perché solo il 20 per cento delle risorse sarà utilizzato a beneficio delle compagnie della regione;
la cittadinanza esprime dei dubbi sull'opportunità di investire una cifra così alta in una singola manifestazione, per di più organizzata in inverno, e sulla scelta di non ricorrere ad investimenti privati -:
se i Ministri interrogati siano al corrente della vicenda sopra esposta e dell'entità delle risorse economiche impiegate per l'organizzazione della manifestazione pugliese del 5-7 dicembre 2008;
se i Ministri dell'economia e delle finanze e dei beni e le attività culturali ritengano opportuno acquisire elementi tramite i propri rappresentanti nel comitato di sorveglianza sui fondi FAS, sulla conformità agli obiettivi di gestione dei Fondi europei della destinazione di 6 milioni di euro per l'organizzazione della manifestazione pugliese.
(4-01806)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

TORRISI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni è stata completata la sede del nuovo Tribunale di Giarre, sezione distaccata del Tribunale di Catania, a tutt'oggi inspiegabilmente non risulta utilizzata;
nel frattempo si sta rischiando il deterioramento dell'intera struttura -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in merito all'apertura e utilizzo della suindicata sede di Tribunale.
(5-00726)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELCASTRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che l'indagato Sig. Armando Della Pia recluso nel carcere di Cagliari perché sottoposto a misura cautelare, sarebbe obbligato ad un regime carcerario che comprometterebbe fortemente sia le sue condizioni di salute che quelle fisiche;
il Sig. Della Pia , infatti, soffre di una grave forma di obesità, pesando circa 250 Kg, e necessita di ausilii quali una sedia a rotelle per potersi spostare, un piantone che lo assista nell'espletare le normali attività quotidiane e che lo accompagni nelle ore di passeggio e di una cella decorosa che tenga conto delle sue specifiche esigenze;
peraltro nel carcere di Cagliari sembrerebbero esistere barriere archittettoniche come dimostra il fatto che lo stesso Sig. Della Pia non può agevolmente accedere all'angusto bagno della propria cella con prevedibili esiti delle condizioni igieniche della stessa;
inoltre da un periodo di tempo lo stesso è costretto dormire seduto perché, vista la mole corporea, ha già irrimediabilmente danneggiato il proprio letto;
le condizioni della detenzione raggiungono poi il paradosso se si considera che non vi è la disponibilità di una barella per effettuare un pronto soccorso qualora il Della Pia dovesse avvertire un malore: sembra che quelle disponibili alle ambulanze siano tarate per un peso massimo di 180 kg , mentre il detenuto in questione ne pesa circa 250;
il carcere di Cagliari non possiede neanche una bilancia adeguata per controllare il peso del Della Pia, né tantomeno,

può assicurare un vitto differenziato per un obeso con le problematiche riferite e già accertate;
i difensori del Della Pia hanno già presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Cagliari, al DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e, per conoscenza, al ministero interrogato, per verificare se non siano ravvisabili responsabilità ed estremi di reato nei confronti di chi dovrebbe assicurare al detenuto non soltanto condizioni di vita e di detenzione civili, ma anche l'assistenza sanitaria e le cure che le sue patologie richiederebbero -:
se non ritiene di dover verificare, nell'ambito delle proprie competenze, la fondatezza di quanto esposto, particolarmente con riguardo alla idoneità della casa circondariale di Cagliari ad ospitare il Sig. Della Pia e se le sue attuali condizioni di detenzione siano o meno conformi a quanto ritenuto dallo stesso medico-legale, perito nominato dal giudice per le indagini preliminari, anche al fine di destinarlo ad un centro clinico penitenziario idoneo.
(4-01788)

MARINELLO, GIOACCHINO ALFANO, PAGANO e TOCCAFONDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Tribunale di Ragusa, dottor Michele Duchi, ha da tempo fatto togliere dalle aule del Tribunale il crocifisso ed ha respinto una richiesta, inoltrata nel 2005 dal locale ordine degli avvocati, affinché venisse reintrodotto nelle aule del Tribunale il simbolo religioso della cristianità;
anche quando è stata realizzata la sezione distaccata del Tribunale di Vittoria il dottor Duchi ha fatto togliere i crocifissi appesi nelle aule da un cancelliere;
quanto è avvenuto nel Tribunale di Ragusa è estremamente grave in quanto il crocifisso è un simbolo idoneo ad esprimere valori quali la tolleranza, il rispetto reciproco, il rispetto della persona, la solidarietà umana ed il rifiuto di ogni discriminazione ed inoltre, la sua rimozione forzata, offende il sentimento religioso della stragrande maggioranza della popolazione italiana;
va ricordato che la presenza del crocifisso nelle aule giudiziarie risponde ad una precisa disposizione ministeriale che, sia pure risalente al maggio del 1926, e rappresenta ormai una consuetudine consolidata per cui, non dovrebbe rientrare nei poteri di un singolo magistrato, disporne la rimozione -:
se il ministro in indirizzo è a conoscenza di questo episodio e come, nell'ambito dei propri poteri, intenda procedere per far rispettare le disposizioni ministeriali e per rimuovere questa offesa alla coscienza civile e religiosa dei cittadini di Ragusa.
(4-01789)

MONAI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 16, 17 e 18 dicembre 2008 si svolgeranno in tutte le sedi di Corte di appello le prove scritte per l'esame di abilitazione per l'esercizio della professione forense;
lo scorso anno, secondo quanto hanno reso noto i mass media (fra gli altri, nel territorio salentino, l'emittente televisiva «Telearma», e sul piano nazionale il quotidiano Il Messaggero) la sera precedente l'ultima prova è accaduto che le tracce e le rispettive soluzioni fossero accessibili su siti Internet, e quindi a conoscenza dei candidati;
nella Corte di appello di Lecce il Presidente dell'Ordine degli avvocati ammise l'anomalia in un'intervista ad un'emittente tv locale, individuandone la responsabilità «a Roma», e quindi presumibilmente all'interno del Ministero della giustizia, dove le tracce sono state predisposte -:
quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda assumere per garantire

la piena legittimità di un esame che - se possibile, in misura superiore ad altri - deve caratterizzarsi per trasparenza e rispetto delle regole;
se abbia avviato un'indagine amministrativa interna, finalizzata ad accertare le responsabilità per quanto accaduto all'esame di abilitazione tenutosi lo scorso anno, e in caso positivo che cosa abbia accertato;
se e quali provvedimenti abbia assunto o intenda assumere per evitare il ripetersi di simili anomalie per la prova d'esami come sopra programmata.
(4-01803)

MURA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con delibera n. 554 del 20 ottobre 2008, la Giunta comunale della città di Busto Arsizio ha autorizzato il prelievo di ben ventimila euro dal capitolo «Fondo di riserva» per rimpinguare il capitolo di spesa «Cerimonie, ricevimenti, manifestazioni, onoranze, solennità civili»;
la suddetta autorizzazione è stata giustificata dalla necessità di realizzare la cerimonia ufficiale di inaugurazione del nuovo Tribunale in occasione della visita del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, prevista per lo scorso 18 novembre;
la cifra elevatissima di ventimila euro sarebbe dovuta servire per coprire le spese per l'invio degli inviti alle autorità civili e militari, allestimenti microfonici e ornamentali, colazione di lavoro o buffet, «e quant'altro si rendesse necessario per la buona riuscita dell'evento» -:
se il Ministro non intenda adottare indirizzi - nell'attuale contesto economico-finanziario particolarmente critico - in relazione a cerimonie quali quelle indicate in premessa.
(4-01809)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

FARINONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il collegamento ferroviario Monza-Molteno-Oggiono viene utilizzato ogni giorno da migliaia di lavoratori e studenti per raggiungere dai paesi della Brianza centrale le città di Lecco e di Monza e, da qui, la stessa Milano;
Trenitalia ha previsto la soppressione di alcune corse in pieno orario di punta e in particolare quella da Lecco delle 7,45 e quella da Monza delle 7,07;
questa decisione comporterà forti disagi per gli utenti, che dovranno anticipare l'uscita dalle proprie abitazioni con inevitabili disagi per sé e per le proprie famiglie -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto Trenitalia a sopprimere le sopracitate corse dei treni utilizzati dai pendolari della Brianza.
(4-01798)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 30 novembre 2008 le agenzie di stampa davano notizia dell'intimidazione subita da Pietro Puccio, esponente politico del Partito democratico, ex sindaco di Capaci ed ex presidente della Provincia regionale di Palermo attualmente assessore ai lavori pubblici del comune di Capaci (Palermo);
ignoti hanno dato fuoco alla casa estiva dell'esponente politico che si trova in località Case Troia, lungo la strada provinciale che da Capaci conduce a Torretta;

sempre secondo le agenzie i carabinieri avrebbero trovato sul posto tracce di liquido infiammabile ed una croce disegnata davanti alla casa utilizzando dei lumini;
l'atto intimidatorio sembra essere un avvertimento preventivo alla vigilia della definizione del piano regolatore da parte dell'amministrazione comunale che ha avviato una grande opera di trasparenza;
il grave episodio sopra descritto non è isolato;
nei giorni scorsi Pasquale Calamia, capogruppo del Partito democratico a Castelvetrano è stato oggetto di un simile attentato e Alessandro Santoro, segretario del circolo Pd di Borgetto, ha ricevuto minacce;
si tratta di veri e propri segnali che non possono essere ignorati dalle istituzioni;
il presidio del vasto territorio che va dal comune di Terrasini a Palermo, che comprende anche Cinisi, Carini, Capaci e Isola delle Femmine è affidato ad un'unica caserma dei carabinieri e mancano del tutto quelle della polizia -:
quali siano le misure di protezione che codesto Ministero intenda assumere nei confronti degli esponenti politici oggetto di atti intimidatori;
quali misure il Governo intenda adottare per affrontare l'inasprirsi dello scontro con la criminalità organizzata nella provincia di Palermo, e in particolare se intenda rafforzare i presidi dello Stato sul territorio.
(5-00727)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, i Carabinieri e il Gico della Guardia di finanza hanno posto sotto sequestro due lotti della autostrada Valdastico Sud, precisamente i lotti numero 9 dal km 30 al km 36,8 che interessa il Comune di Saletto, in provincia di Padova, e numero 14 dal km 50 al km 54, in prossimità del ponte sul fiume Adige, in direzione di Badia Polesine (Rovigo);
la DDA di Caltanissetta è intervenuta in seguito ad indagini su irregolarità e infiltrazioni mafiose per la costruzione dei due lotti sequestrati dell'autostrada A31. L'ipotesi di accusa verte sul sospetto che sia stato utilizzato del calcestruzzo di scarsa qualità, ovvero con un contenuto di cemento inferiore a quello previsto nei contratti di appalto e quindi anche di prezzo inferiore rispetto a quello stabilito negli stessi contratti d'appalto;
le indagini stanno quindi verificando se lo scostamento tra il costo del materiale effettivamente utilizzato per la realizzazione dei due lotti dell'autostrada A31 sotto sequestro e quello previsto nel capitolato di appalto abbia generato di fatto dei fondi illeciti che, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, potrebbero essere stati utilizzati per pagare tangenti alla criminalità organizzata oppure per garantire guadagni illeciti ai soci delle diverse ditte costruttrici;
le indagini di cui sopra seguono di pochi mesi altre indagini sulle infiltrazioni mafiose in Veneto, soprattutto nel settore delle costruzioni di grandi opere pubbliche e negli interventi di riqualificazione urbanistica;
l'inchiesta in corso conferma il fatto che la criminalità organizzata sta effettivamente provando a riciclare gli ingenti proventi dei suoi traffici illeciti nelle regioni del Nord Italia, e nel Veneto in particolare, tentando di radicare anche in questo territorio un vero e proprio sistema organizzato che, attraverso connivenze di varia natura, pagamento di tangenti ai professionisti, richiesta del cosiddetto «pizzo» alle ditte coinvolte, presentazione di perizie e documentazioni false, punta a far fruttare enormi somme di denaro provenienti da attività criminali;

il ripetersi di episodi di questo genere suscita grande preoccupazione nell'opinione pubblica poiché rafforza l'idea che il Governo non disponga di strumenti efficaci per contrastare il dilagare di tali fenomeni di corruzione, illegalità e gestione poco trasparente degli appalti su grandi opere di pubblica utilità -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti e cosa intenda fare per combattere efficacemente la criminalità organizzata e le infiltrazioni mafiose in diverse zone del Nord Italia e, in particolare, del Veneto;
quali provvedimenti intenda adottare per vigilare in modo efficace sulla trasparenza nella gestione degli appalti che interessano grandi opere di pubblica utilità.
(4-01800)

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali di Polizia, il Commissariato di Polizia di Acireale versa in una situazione drammatica, ivi compreso il personale che vi presta servizio;
nel Commissariato prestano servizio circa 60 uomini e donne, disponibili e indisponibili, che con ampie competenze su un territorio che comprende circa 12 comuni ricadenti nella fascia jonica e pedemontana è costretto a vivere quotidianamente la frustrazione di non poter risolvere efficacemente i problemi dei cittadini che hanno bisogno dell'intervento della Polizia di Stato;
il poliziotto che vi svolge la propria attività è costantemente a contatto con casi umani talvolta di grave rilevanza, con una criminalità sempre più diffusa e violenta, con carichi di lavoro che a malapena può fronteggiare a causa delle note carenze strutturali, logistiche ed organizzative a cui vanno aggiunti i problemi legati al vestiario, ai supporti tecnologici, alle poche e vecchie autovetture a disposizione, ai problemi di salubrità e di sicurezza dei luoghi di lavoro ove peraltro si riceve il pubblico;
la pianta organica del Commissariato è, a giudizio dell'interrogante e delle organizzazioni sindacali, insufficiente e per garantire il servizio di volante per il controllo del territorio sull'intero arco della giornata si rende necessario fare ricorso ai doppi turni;
il Commissariato di Acireale ha in carico anche una vigilanza fissa che rende obbligatorio l'impiego quotidiano di 10 uomini, uomini tolti al servizio della cittadinanza potendo destinare per tale scopo, a giudizio dell'interrogante, i militari nell'attività di vigilanza così da potere recuperare i poliziotti da impiegare nei servizi di specifica competenza;
la conseguenza diretta di questa situazione, a voler tralasciare l'aspetto legato alla tutela della sicurezza e dell'incolumità pubblica, rappresenta una costante compressione dei diritti dei lavoratori della Polizia di Stato che vi prestano servizio, soprattutto per quanto riguarda le materie relative ai cambio turno, all'orario di servizio, alle ferie, ai congedi, all'attribuzione delle mansioni e quant'altro;
nonostante ciò, però, i poliziotti di Acireale continuano a nutrire fiducia nelle istituzioni centrali e, a giudizio dell'interrogante, questa fiducia non può venire a mancare ed il Ministro interrogato, pur nelle ristrettezze del momento e con le difficoltà di bilancio, dovrebbe intervenire per giungere ad una soluzione che renda dignità ai poliziotti e sicurezza agli abitanti di Acireale e del suo comprensorio;
a giudizio dell'interrogante, l'assegnazione dei militari al servizio di vigilanza fissa che libererebbe 10 poliziotti e l'assegnazione di qualche autovettura di servizio migliorerebbe, e di molto, la carenza di uomini e mezzi del Commissariato -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato affinché le problematiche descritte in premessa vengano risolte.
(4-01802)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

PAGANO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sistema della Formazione professionale - rivelatosi fino ad oggi strumento valido per una crescita basilare dei giovani e per il loro inserimento socio-lavorativo, oltre che preziosa opportunità di prevenzione dal disagio sociale e dalla dispersione scolastica - deve trovare oggi, attraverso un adeguato raccordo tra provvedimenti nazionali e regionali, una nuova definizione che gli faccia superare disomogeneità e frantumazione e lo rilanci in tutto il territorio;
la sperimentazione dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, iniziata nel 2003 con appena 25.347 allievi, è cresciuta progressivamente fino a raggiungere la cifra di 109.933 allievi nel 2006, una cifra anche superiore se fosse stata sostenuta da finanziamenti adeguati (rapporto ISFOL 2007);
il togliere questa opportunità significa privarsi anche di quella funzione di contrasto alla dispersione scolastica che la formazione professionale ha sempre esercitato e contribuire ad aumentare quell'esercito di giovani in età compresa tra i 18 e i 24 anni (20,8 per cento in Italia con punte del 28,8 per cento in Campania, 23 per cento in Puglia, 26 per cento in Sicilia), gli early school leavers, in possesso della sola licenza media, destinati ad un inserimento più difficile nei processi della formazione continua;
questa particolare tipologia formativa era stata potenziata dal Governo Berlusconi (XIV legislatura), autorizzando i percorsi sperimentali di Istruzione e Formazione Professionale di durata triennale (decreto legislativo n. 76 del 15 aprile 2005, articolo 1, comma 3), è stata rimodulata dal Governo Prodi (XV legislatura) introducendo l'obbligo di istruzione e la prosecuzione dei percorsi sperimentali di Istruzione e Formazione Professionale fino alla messa a regime di tale obbligo (legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, commi 622 e 624) ed è stata ripresa dall'attuale Governo autorizzando la prosecuzione della sperimentazione attraverso il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modificazione con legge n. 133 del 2008;
in questo ultimo intervento normativo viene affermato con chiarezza che l'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e sino alla completa messa a regime delle disposizioni ivi contenute, anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui al comma 624 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (articolo 64, comma 4-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge n. 133 del 6 agosto 2008);
quest'ultimo provvedimento è giudicato positivamente innanzitutto perché dà continuità alla sperimentazione; in secondo luogo perché sancisce il principio di poter assolvere l'obbligo di istruzione previsto dall'articolo 34 della Costituzione non solo nel sistema scolastico ma anche in quello formativo; in terzo luogo perché colloca la scelta della Formazione Professionale ad un età ormai profondamente assimilata dai giovani e dalle famiglie, al termine della scuola media, evitando così la prassi di riservare a la Formazione Professionale solo i giovani che ripiegano dopo un fallimento scolastico -:
se non intenda provvedere affinché siano messe a disposizione le risorse specificamente dedicate a tale scopo dato da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, pari a 40 milioni di euro, posto che il provvedimento risulta fermo al Ministero dell'economia e delle finanze dal 19 settembre 2008.
(4-01790)

BORDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione della Repubblica cita le università e le accademie quali istituti di alta cultura (articolo 33), dunque paritetiche sul piano del valore delle competenze disciplinari;
la legge n. 734 del 6 luglio 1912, il decreto legislativo luogotenenziale n. 1852, del 5 maggio 1918, il regio decreto 4 maggio 1925, n. 653, regio decreto-legge n. 214 del 7 gennaio 1926, il regio decreto 11 dicembre 1930, n. 1945, la legge n. 812, 22 maggio 1939, la legge n. 262, 2 marzo 1963, l'ordinanza ministeriale del 28 marzo 1985, chiariscono che i conservatori di musica statali, al pari dell'Accademia per le belle arti, nonché dell'Accademia per l'arte drammatica, sono da considerarsi pienamente Accademie ad indirizzo musicale ovvero luoghi, al pari delle accademie sopra citate e delle università, destinati a produrre alta cultura;
la legge 22 novembre 2002, n. 268, [articolo 6, comma 3-bis, lettera c)] decreta la parificazione dei diplomi di conservatorio di musica alle lauree triennali di I livello ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi e postula l'istituzione di un biennio specialistico, al quale si accede tramite concorso ovvero esame di ammissione, per il conseguimento del diploma accademico di II livello;
il decreto ministeriale 5 maggio 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 agosto 2004, decreta l'equiparazione dei diplomi di laurea secondo il vecchio ordinamento alle nuove classi delle lauree specialistiche ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici;
i conservatori statali, di fatto e di diritto accademie di musica, come gli istituti di alta cultura, hanno conferito diplomi relativamente a singole discipline e gli eventuali studi successivi erano considerati studi accademici con valore di titolo artistico e non di titolo di studio;
le attuali norme ledono diritti acquisiti, declassando i diplomi accademici rilasciati fino ad oggi dai conservatori in quanto gli stessi hanno certamente fornito, in relazione al proprio ambito formativo e nei termini del decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica n. 509, del 3 novembre 1999, articolo 3, comma 5, ribaditi dallo schema di regolamento concernente «ordinamenti didattici delle Istituzioni dell'Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica», non soltanto una «adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, con l'acquisizione di specifiche conoscenze professionali», ma anche un «livello avanzato per l'esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici»;
tali norme creano disparità di trattamento tra corsi di studio diversi, poiché, attraverso il decreto ministeriale 5 maggio 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 agosto 2004), tutte le lauree quadriennali conseguite presso le università italiane sono state equiparate alle lauree di II livello, mentre solo il diploma accademico di secondo livello rilasciato dai conservatori di musica, dopo il compimento di ulteriori due anni di studio, non ha ottenuto la medesima parificazione alle lauree specialistiche (LS) di secondo livello -:
se e come il Governo intenda intervenire, affinché:
a) i diplomi accademici di secondo livello, rilasciati dai conservatori di musica e dagli istituti musicali pareggiati, siano parificati, ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi, alle lauree specialistiche di secondo livello, in analogia a quanto stabilito per i diplomi di laurea conseguiti con il vecchio ordinamento (decreto ministeriale 5 maggio 2004);
b) la stampa delle pergamene dei diplomi accademici di secondo livello sostituisca il semplice certificato rilasciato dai conservatori.
(4-01797)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 31 ottobre 2008 le agenzie di stampa hanno riportato la comunicazione da parte del CDA dell'università di Siena con la quale si ufficializzava che l'ateneo senese ha «debiti complessivi valutati in 170 milioni»;
il rettore dell'Università di Siena, Silvano Focardi ha poi dichiarato che «La situazione di esposizione è costituita da 60 milioni di euro, che sono da verificarsi dopo alcune entrate previste e rappresentate dalla somma del disavanzo e dallo scoperto di cassa, da 90 milioni di debito con l'Inpdap e da 20 milioni di debito Irap»;
l'11 di novembre il sindaco di Siena Maurizio Cenni, il presidente della Provincia Fabio Ceccherini e il rettore dell'ateneo Silvano Focardi hanno fatto visita al prefetto di Siena per informarlo sulla stato debitorio in cui versa l'università senese. La decisione è stata presa al termine del tavolo interistituzionale che si era tenuto nella stessa mattina per fare il punto sul dissesto finanziario che a quanto pare ammonta esattamente a 250 milioni di euro: 190 come debito consolidato e 60 come disavanzo di cassa;
a quanto si apprende le istituzioni senesi hanno chiesto al prefetto un incontro col ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini: «per individuare possibili soluzioni e valutare il piano di risanamento deciso dall'Ateneo che prevede tra l'altro, il blocco dei concorsi e delle assunzioni, ricorso al prepensionamento e un taglio del 50 per cento alla ricerca»;
si è fatto esplicito richiamo alla necessità che il rettore vari un piano di dismissione degli immobili per coprire i debiti;
l'università di Siena è una realtà di eccellenza, un patrimonio per la città, per la regione e senza retorica anche per l'intera nazione, una delle strutture universitarie più accreditate del Paese, eppure siamo di colpo di fronte ad una situazione che appare disastrosa, che va decisamente al di là della inutile «guerra di cifre» a cui siamo stati costretti ad assistere nelle ultime settimane;
a quanto pare, servirebbero fra i 230 e i 250 i milioni di euro necessari per risanare, entro il 2012, i conti dell'Università di Siena, una cifra enorme. Il debito dell'Ateneo senese, secondo quanto emerso in una nota redatta al tavolo interistituzionale istituito al comune di Siena, «al 31 dicembre 2008 ammonterà a circa 171 milioni a oggi è di 145 milioni più 26 che servono per chiudere l'anno Lo stesso deriva da 99 milioni per oneri Inpdap (in parte già rateizzati), 27 per oneri Irap, 1 milione per Inps, cui si aggiungono 18 milioni di scoperto autorizzato di conto corrente. Il piano di risanamento programma di raggiungere il punto di pareggio, si spiega ancora nella nota, nel 2012, prevedendo uno squilibrio fra entrate e uscite che andrà progressivamente a ridursi. Serviranno in particolare 26,9 milioni per il 2009, 15,8 per il 2010, 10,8 per il 2011 e 5,6 per il 2012. A questi vanno poi aggiunti 20 milioni come probabili residui passivi.»;
appare necessario un piano di interventi organici per salvare una realtà nazionale, come quella dell'università di Siena, che in questi anni è stata lasciata deperire senza alcun controllo, serve altresì capire come si sia potuto arrivare a tutto questo, vanno accertate le responsabilità, non solo quelle gestionali ma, soprattutto, quelle politiche che hanno portato a un simile sfacelo, non possono certo bastare le dimissioni del direttore amministrativo che certo non possono coprire una situazione così grave né tanto meno servire da alibi per altri responsabili;
appare all'interrogante paradossale che all'atto delle dimissioni del medesimo direttore amministrativo il rettore abbia espresso «la piena fiducia nel direttore amministrativo e nel suo operato - spiega l'ateneo in una nota ma ha avanzato questa richiesta per dare seguito alla necessità di lanciare un segno di cambiamento nella gestione amministrativa dell'ateneo»;

il 17 novembre il cda dell'Università di Siena ha approvato il piano di risanamento per superare la crisi finanziaria dell'ateneo si prevedono tagli alla ricerca, al personale e alla didattica, il ricorso al prepensionamento senza turn over, la riduzione del numero dei corsi di laurea e varie altre forme di risparmio. È stato anche deciso l'avvio delle procedure per la vendita del patrimonio immobiliare dell'ateneo: fra i beni destinati alla dismissione ci sono la certosa di Pontignano e il policlinico Le Scotte;
appare necessario capire le responsabilità del medesimo CDA nel determinare tale situazione;
in tale contesto potrebbe diventare controproducente il richiamo all'autonomia didattica in particolare se questo dovesse finire per rappresentare un possibile limite all'accertamento delle responsabilità, nessun aiuto o piano di risanamento può essere considerato attuabile senza la necessaria ed in questo caso inevitabile trasparenza;
sono stati annunciati sacrifici per tutti, è inevitabile che sia effettivamente così, non si può certo pensare che si possa uscire da una simile crisi tagliando i costi della ricerca o interi corsi di laurea, non sono tra i ricercatori e gli studenti i responsabili del disastro finanziario in cui si trova l'Università di Siena, sono in primo luogo i vertici dell'università, il rettore e l'intero CDA a doversi assumere le proprie responsabilità;
il 24 novembre un gruppo di studenti ha interrotto i lavori del Senato accademico riunito per discutere il piano di dismissione degli immobili. Studenti e precari hanno ribadito la contrarietà al piano di risanamento che, oltre alla vendita del patrimonio immobiliare, prevede anche tagli alla ricerca e il blocco del turn over, ed hanno chiesto di nuovo, senza ottenerle, le dimissioni del rettore e del collegio dei sindaci revisori;
quel che sembra chiaro è che non si può certo continuare come se non fosse accaduto niente, ci sarà da affrontare una riorganizzazione seria e profonda, attraverso un processo denso di sacrifici che non può essere improntato alla conservazione dello status quo, dei piccoli e grandi privilegi, baronati, zone franche, ma deve essere guidato dai princìpi della valutazione, trasparenza, e meritocrazia;
superata la fase iniziale della crisi a cui ci si trova di fronte, occorre un rinnovamento radicale dei vertici dell'Ateneo, improntato al principio del ricambio, anche generazionale ed occorre altresì impiantare su basi nuove il rapporto tra l'Università e il territorio, nella consapevolezza che una grande struttura scientifica e didattica di livello mondiale non può essere invischiata in logiche localistiche;
la presa d'atto del fallimento di un'intera classe dirigente sia di maggioranza che di opposizione non può che portare ad un profondo rinnovamento, a Siena si è assistito ad un fallimento eclatante dell'autonomia universitaria. Le ragioni di tale fallimento risiedono anche nella generale «caduta di democrazia» avvenuto in nome di una compartecipazione alle scelte di governo delle istituzioni senesi -:
come intenda intervenire ed in che tempi per accertare, nell'ambito delle proprie competenze, le cause che hanno determinato il sostanziale fallimento economico-finanziario dell'Università di Siena, e se non intenda necessario ed opportuno vincolare qualsiasi eventuale forma di sostegno economico all'accertamento di tali cause e delle eventuali responsabilità.
(4-01804)

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Giudice dell'udienza preliminare in data 8 novembre 2008 ha deciso il rinvio a giudizio del Rettore dell'università degli studi di Messina e di alcuni docenti della

facoltà di veterinaria per le vicende relative a un concorso presso la suddetta facoltà;
il principio costituzionale di presunzione di innocenza e soprattutto la circostanza che il giudizio si terrà in tempi brevi (5 marzo 2009) suggeriscono di procrastinare valutazioni e determinazioni finali allorquando sarà pronunciata una sentenza di merito da parte del giudice competente;
fermo restando che la magistratura sta esperendo tutta l'attività necessaria per accertare fatti ed eventuali responsabilità, si è registrata una particolare attenzione rivolta dai media all'ateneo messinese, compresi specifici programmi della televisione pubblica, che talvolta sono andati al di là del diritto di cronaca sconfinando nella tentazione di «mettere alla sbarra» l'intera università, le sue attività, i risultati, la qualità dei servizi offerti, il livello del corpo accademico globalmente considerato, addirittura la condotta degli studenti, con una lettura di fatti spesso non obiettiva e condizionata da inaccettabili pregiudizi se non da un vero e proprio uso politico delle vicende giudiziarie;
si rende comunque opportuno disporre accertamenti ispettivi per verificare risultati raggiunti e lacune riscontrate, sulla base delle attività effettivamente svolte, nonché di eventuali anomalie nelle gestioni degli ultimi dieci anni con particolare riferimento al corretto utilizzo delle risorse, alla trasparenza delle procedure, ai servizi resi agli studenti, alla qualità della ricerca, ai concorsi e ai metodi di selezione e al livello del corpo docente;
è opportuno promuovere un'operazione-verità, alla quale possano liberamente e dialetticamente concorrere tutte le componenti universitarie, sulla base di una scrupolosa e imparziale analisi di risultati e criticità -:
se intenda disporre, sulla base di acquisizioni di dati e di accertamenti ispettivi che si riferiscano alle gestioni rettorali degli ultimi dieci anni, una scrupolosa e obiettiva verifica dello stato in cui versa l'università di Messina, alla luce delle dettagliate considerazioni sopra riportate.
(4-01808)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CASTIELLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia sono circa 3 milioni i portatori di patologie dell'acufene (ronzii agli orecchi) ed oltre 2 mila di questi sono riuniti ed iscritti finanche in diverse associazioni onlus;
tale disturbo, apparentemente banale, tende a creare un vero e proprio stato invalidante coinvolgendo l'assetto psicologico ed emozionale del malato, la sua vita di relazione, le attitudini lavorative, inducendo e potenziando stati ansiosi e depressivi, interferendo in maniera grave nella qualità della vita;
in innumerevoli casi, la persistenza dell'acufene nel tempo e la sua dimensione invalidante ha indotto a stati di estrema depressione fino alle più drammatiche conseguenze;
sino ad oggi, questa patologia non ha ottenuto l'attenzione che forse meritava, tanto che non sono stati condotti studi e ricerche finalizzate a debellarne le cause e le ripercussioni indotte -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di riconoscere pienamente tale patologia e affinché si possa finalmente dare avvio, attraverso le diverse organizzazioni sanitarie nazionali, a studi specifici ed a ricerche scientifiche adeguate ad affrontare in maniera risolutiva un problema che coinvolge e colpisce milioni di cittadini italiani.
(3-00266)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI, FEDRIGA, MUNERATO e BONINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 18 settembre i lavoratori della sanità privata di tutta Italia hanno tenuto uno sciopero nazionale per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da 33 mesi;
la sanità privata - che opera in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale - sempre più ha assunto nel nostro Paese una funzione insostituibile in quanto consente di erogare ai cittadini prestazioni sanitarie programmate in tempi rapidi, contribuendo a snellire le lunghe liste d'attesa delle strutture pubbliche;
per monitorare le problematiche relative ai rapporti con l'ospedalità privata, anche al fine di prevenire gravi situazioni di ritardo nei rinnovi contrattuali, è stato istituito in Conferenza Stato Regioni un tavolo di consultazione permanente;
dopo circa tre anni di complessa e spinosa trattativa, nel corso dei quali i lavoratori interessati giacevano in una situazione di vacanza contrattuale, si è giunti in data 28 febbraio 2007 alla sottoscrizione del rinnovo, da parte delle principali organizzazioni datoriali del settore (AIOP e ARIS), per il biennio economico 2004-2005 del contratto collettivo nazionale di lavoro 2002-2005;
nonostante tale svolta positiva datata oltre un anno fa, permangono ancora situazioni di grave vacanza contrattuale per la categoria, ovvero la mancata sottoscrizione del contratto collettivo nazionale di lavoro 2006-2009 e la mancata sottoscrizione del rinnovo per il biennio economico 2008-2009 del contratto collettivo nazionale di lavoro 2006-2009;
è indubbio che tali ritardi e mancanze ricadono negativamente sui circa 150.000 operatori che a vario titolo esercitano la propria attività lavorativa all'interno di tali strutture e che non vedono rivalutato il proprio salario al reale costo della vita;
è vero, altresì, che il mancato rinnovo del contratto dipende anche dal mancato adeguamento da parte delle Regioni delle tariffe delle prestazioni erogate in regime di convenzione -:
se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché possa superarsi l'impasse in cui si trova la sanità privata ed addivenire così ad una soluzione in tempi rapidi e certi.
(5-00723)

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le politiche per i giovani. - Per sapere - premesso che:
è stato recentemente lanciato sul mercato italiano il nuovo prodotto «spumante per bambini Winx Club Party», introdotto nel segmento delle bevande per feste e sponsorizzato da soggetti di cartoni animati;
la bevanda in oggetto, che, come riportato dall'etichetta, è «adatta a tutte le feste dei ragazzi», rischia di diventare un mezzo di fidelizzazione per bambini, che non si sentiranno più esclusi dai brindisi degli adulti e si abitueranno sin da piccoli a stappare una bottiglia in occasione delle feste;
la bevanda contiene composti chimici, tra cui edulcoranti, conservanti e coloranti, molto pericolosi per la salute, peraltro indicati solo per mezzo di sigle;
in particolare, l'E950 o Acesulfame potassico (edulcorante artificiale) che può causare il cancro negli animali da esperimento ed aumenta il rischio di tumore nell'uomo;
l'E952 o Acido ciclamico (edulcorante artificiale) che è noto per causare emicrani, può essere cancerogeno ed ha causato danni ai testicoli delle cavie da esperimento.

È vietato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna a causa del forte rischio di cancro;
l'E954 o Saccarina (docificante artificiale) che, fin dalla sua introduzione, è stata al centro di preoccupazioni sul suo potenziale cancerogeno;
l'E211 o Benzoato di Sodio (conservante) che causa orticaria e aggrava l'asma ed è collegato a danni nel DNA ed all'iperattività nei bambini. Coca Cola light è da poco stata obbligata a rimuoverlo dagli ingredienti;
l'E122 o Cocciniglia (colorante di sintesi) che può causare reazioni gravi ai soggetti asmatici o allergici all'aspirina. È vietato in Svezia, Stati Uniti, Austria e Norvegia;
l'E131 Blu patent V (colorante) che è vietato in Australia, Stati Uniti e Norvegia;
la Fenilanalina (aminoacido essenziale) che, nel caso di soggetti affetti da una malattia denominata fenilchetonuria, può determinare problemi neurologici -:
quali iniziative intendano adottare i Ministri in relazione alle suddette caratteristiche del prodotto ed in particolare se i Ministri non intendano, qualora siano accertati rischi per la salute dei cittadini, assumere iniziative volte a far ritirare il prodotto dal mercato o, in alternativa, rendere nota agli acquirenti, attraverso opportune misure, l'elevata nocività del prodotto.
(5-00729)

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO, LENZI, SBROLLINI, STRIZZOLO e BOSSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
anche in base a quanto recentemente dichiarato alla stampa dal Presidente di Farmindustria Sergio Dompé, l'industria farmaceutica sta attraversando una crisi che, entro la fine del 2008, produrrà 2.500 esuberi, di cui mille tagli solo negli ultimi 30 giorni, con stime che portano a un saldo di 10mila lavoratori in meno a fine 2010;
già in altre circostanze il settore, centrale per la crescita dell'economia della conoscenza, innovazione e ricerca, è stato colpito da misure penalizzanti che hanno creato non pochi problemi a tutta la filiera produttiva del settore con pesanti tagli di personale, soprattutto tra gli informatori scientifici del farmaco;
sempre secondo la valutazione del Presidente Dompé, come riferita dalla stampa, in Italia diverse Regioni hanno imposto programmi sanitari che di fatto limitano la possibilità per gli informatori scientifici di accedere ai medici, laddove il trend internazionale va nella direzione della riduzione dei costi e dell'incremento della ricerca;
il 18 novembre 2008 è stato istituito presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo permanente - cui partecipa il ministero stesso, Farmindustria e organizzazioni sindacali del settore - inteso a valutare «la situazione del settore dal punto di vista economico e con un'attenzione particolare ai riflessi occupazionali, per porre in atto politiche attive per il comparto»;
nella riunione tenutasi il 20 novembre 2008 presso il Ministero dello sviluppo economico, Farmindustria, Filcem, Femca e Uilcem Nazionali hanno sottoscritto un accordo con il quale si è convenuto di dotare il settore di uno «strumento operativo, a carattere volontario, aggiuntivo rispetto agli strumenti contrattuali e di legge disponibili, utile a realizzare soluzioni di Welfare to work», denominato Welfarma;
nell'accordo si riconosce che «la delicata situazione di riorganizzazione delle aziende e di ristrutturazione del mercato farmaceutico sta producendo un grave impatto occupazionale, in particolare sulla figura professionale dell'informatore scientifico del farmaco»;

vi sono organizzazioni sindacali che denunciano come il licenziamento o la cessione di intere linee di informatori scientifici siano dovuti all'«uso strumentale delle cessioni d'azienda» da parte di multinazionali farmaceutiche, mentre associazioni di categoria esprimono forti perplessità sull'atteggiamento delle associazioni industriali -:
quali azioni urgenti, in attuazione del protocollo in materia di «Welfare to work» firmato il 20 novembre 2008, intenda promuovere il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali al fine di affermare e salvaguardare il valore industriale e scientifico del settore e garantire al contempo i livelli occupazionali delle categorie più a rischio, quale quella degli informatori scientifici del farmaco;
se il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ritenga che, anche a fronte di un malessere e di una fondata preoccupazione della categoria degli informatori scientifici del farmaco sul futuro del loro posto di lavoro, le azioni da intraprendere debbano essere indirizzate a favorire l'ascolto, il raccordo e la valorizzazione di tutti i componenti della filiera del farmaco.
(4-01796)

NIRENSTEIN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni, la comunità italiana residente in Israele richiede che sia stipulata una convenzione per il riconoscimento reciproco dei contributi previdenziali versati in Italia e Israele, in modo da consentire la totalizzazione dei periodi assicurativi ai fini del conseguimento del diritto alla prestazione;
nel luglio scorso, la richiesta è stata avanzata da una delegazione del Com.It.Es Israele al Ministro degli esteri Frattini, che si è dichiarato disponibile a garantirne un pronto recepimento;
della questione, nel 2007, era stato formalmente investito l'allora Presidente del Consiglio Prodi in visita in Israele, durante un incontro con il Presidente del Com.It.Es Israele, avv. Beniamino Lazar, ma la sollecitazione non ha trovato in seguito riscontro sul piano normativo;
a fronte delle più complesse questioni poste dalle convenzioni stipulate e da stipularsi con Paesi di forte immigrazione in Italia, una convenzione su questa materia tra Italia e Israele presenterebbe, con ogni probabilità, problemi assai meno complessi, e riguarderebbe un numero di beneficiari oltremodo contenuto -:
in che tempi ritenga che sia possibile stipulare la convenzione in materia previdenziale di cui alle premesse, rispondendo così ad una esigenza ripetutamente manifestata dai nostri connazionali residenti in Israele.
(4-01799)

BORDO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre scade il termine fissato dalla Regione Puglia per la presentazione della certificazione di esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria per le prestazioni specialistiche e per la spesa farmaceutica;
il rilascio della certificazione citata è conseguente all'attestazione ed alla eventuale verifica dei requisiti previsti dalla normativa nazionale di riferimento che, nel caso di specie, è la legge n. 537 del 1993 e successive modifiche ed integrazioni;
a beneficiare dell'esenzione può anche essere il cittadino disoccupato, ovvero che ha perso la precedente occupazione, iscritto negli elenchi anagrafici del Centro territoriale per l'impiego competente per territorio ed appartenente ad un nucleo familiare con reddito complessivo, riferito all'anno precedente, inferiore e 8.260 euro,

incrementato fino a 11.360 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516 euro per ogni figlio a carico;
sulla base di tale previsione normativa, l'esenzione è garantita al cittadino di età superiore ai 14 anni che ha perso il posto di lavoro ed è iscritto al Centro territoriale per l'impiego;
le norme citate assegnano ai comuni l'onere di provvedere autonomamente alla regolamentazione delle esenzioni dal pagamento del ticket a vantaggio dei cittadini indigenti, tra i quali figurano anche gli inoccupati, vale a dire coloro che sono in cerca di prima occupazione e per tale ragione risultano iscritti al Centro territoriale per l'impiego;
le attuali condizioni finanziarie dei comuni rendono particolarmente difficile l'attuazione di misure di sostegno al reddito così ampie da ricomprendere gli inoccupati;
la capacità finanziaria dei comuni è diversa e, pertanto, ciò determina un'inaccettabile forma di discriminazione tra soggetti, che pure si trovano nella medesima condizione giuridica, solo sulla base dei luogo in cui risiedono -:
se e come il Governo intenda intervenire per eliminare la prevista distinzione tra disoccupati e inoccupati ai fini della esenzione dalla partecipazione alle spese per i farmaci e per le prestazioni sanitarie specialistiche.
(4-01801)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

SARDELLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in Parlamento sono state presentate proposte di legge che prevedono l'accorpamento dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (ICQ) e del Nucleo agroalimentare forestale (NAF) del Corpo forestale dello Stato con l'istituzione del NOAF del CFS;
lo schema del decreto del Presidente della Repubblica del 27 novembre 2008 in materia di riordino del Ministero per le politiche agricole e forestali istituisce il «Dipartimento dell'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della prevenzione e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF)»;
indubbi sarebbero i vantaggi derivanti dall'accorpamento citato in premesso e richiesto da apposite proposte di legge;
in particolare con l'accorpamento dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari con il Nucleo agroalimentare forestale si potrebbe ottenere, ad avviso dell'interrogante; a) la razionalizzazione dei controlli con minore impatto nei confronti delle aziende che oggi sono sottoposte a verifica da due enti autonomi aventi, nella sostanza, le stesse competenze, oltretutto appartenenti al medesimo Ministero; b) una maggiore incisività e professionalità nell'azione data dalla fusione delle professionalità che si integrano; c) la riduzione di enti che dipendono dallo stesso Ministero aventi funzioni simili con benefici legati anche al minore tempo impiegato per programmare l'attività di un solo ente; d) la razionalizzazione e risparmio della spesa dovuta alla dismissione di gran parte degli uffici dell'ICQ, attualmente in affitto con onerosi canoni di locazione; e) una risposta concreta alla riforma iniziata nel pubblico impiego dal Ministro della funzione pubblica finalizzata «ad elevare l'efficienza e l'efficacia dell'organizzazione pubblica»; f) la costituzione di un unico organo di controllo del Ministero politiche agricole dotato di una sufficiente e congrua dotazione organica ben radicata sul territorio;

la struttura dell'ICQ è passata negli ultimi anni attraverso «riordini» e vicissitudini che ne hanno smembrato l'articolazione periferica (quella che in definitiva serve per efficaci controlli), si presenta oggi poco e mal radicata sul territorio nazionale: ipertrofica nell'amministrazione centrale; con gran parte del personale tecnico laureato destinato a mansioni ispettive dequalificate o, peggio, a compiti esclusivamente burocratici, con un numero eccessivo di unità destinate e funzioni esclusivamente amministrative;
al contrario la riforma contemplata dal citato decreto del Presidente della Repubblica (passaggio dall'ICQ all'ICQRF) potrebbe essere peggiorativa, in quanto non incide affatto sulla richiamata disomogeneità territoriale della struttura; prevede tagli e contrazioni laddove è già congenitamente insufficiente con meno di 400 unità ispettive sul territorio nazionale; ed arriva a prevedere, persino, la soppressione di un ufficio periferico ed il taglio del 10 per cento della dotazione organica del personale -:
se non ritenga necessario procedere all'accorpamento dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (ICQ) e del Nucleo agroalimentare forestale (NAF) del Corpo forestale dello Stato con l'istituzione del NOAF del CFS, tenuto conto degli indubbi benefici da tale atto deriverebbero.
(5-00721)

BECCALOSSI, DIMA, D'IPPOLITO VITALE e ROSSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore agricolo e zootecnico del crotonese registra il perdurare di una crisi idrica, determinata, sin dal mese di marzo, dalla mancanza di piogge e dall'aumento delle temperature, ma anche dall'assenza di acqua nel bacino di approvvigionamento; il 18 settembre la provincia di Crotone ha autorizzato, a proprie spese, i sindaci dei comuni maggiormente colpiti (Mesoraca, Petilia Policastro, Roccabernarda, Cutro e Isola Capo Rizzuto) a fornire acqua attraverso autobotti ai soli fini zootecnici;
nei mesi estivi la situazione è stata particolarmente grave nel comune di Isola Capo Rizzuto, che normalmente si rifornisce di acqua dall'invaso di S. Anna, per diversi motivi; essendo affacciato sul mare non solo sconta i prelievi dei comuni a monte, ma deve anche tener conto dell'acqua da erogare ai numerosissimi servizi turistici; tale situazione ha condotto tutto il comparto agricolo sull'orlo del collasso produttivo ed economico;
desta tuttavia perplessità il fatto che, fino alle recenti piogge l'invaso di S. Anna è rimasto vuoto, ma lo era già sul finire dell'inverno scorso, quando invece sarebbe dovuto essere pieno per affrontare la stagione estiva; poiché l'invaso è rifornito da bacini artificiali più a monte che si trovano in Sila, ed in particolare dall'Arvo e dall'Ampollino, l'Amministrazione di Isola Capo Rizzuto ed i rappresentanti delle imprese agricole, dopo aver direttamente verificato, in periodi diversi, che questi avevano acqua più che a sufficienza, hanno inutilmente chiesto sia ai gestori dei bacini che al Prefetto competente il rilascio dell'acqua necessaria;
i bacini a monte, destinati anche alla produzione di elettricità, sono stati gestiti prima dall'ENEL, poi dall'ENDESA e, da alcuni mesi, dall'EON; il rilascio dell'acqua per le esigenze civili è garantito da una convenzione per 50-70 lt/sec.; interpellati dagli amministratori di Isola Capo Rizzuto, sembra che gli attuali amministratori dei bacini abbiano dapprima negato che vi fosse acqua, poi hanno garantito che il deflusso avveniva nei termini della convenzione; nessun riscontro si è ottenuto dal Prefetto -:
se non ritenga opportuno verificare quanto esposto in premessa intervenendo per quanto di competenza con i poteri sostitutivi previsti per le situazioni di emergenza al fine di consentire il riempimento dell'invaso di S. Anna, altresì con i

provvedimenti ritenuti necessari ed opportuni a fronte di individuate responsabilità.
(5-00722)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, MOTTA, LENZI e VASSALLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 28 agosto 2008, il Consiglio dei ministri vara la modifica della legge Marzano e procede al commissariamento di Alitalia indicando il professor Augusto Fantozzi come commissario;
il 1o settembre l'offerta della CAI e il cosiddetto «piano Fenice» sono presentati;
quest'ultimo viene così sintetizzato: un'Alitalia molto «concentrata» sui voli nazionali, dedicata soprattutto al mercato interno e del corto-medio raggio e dotata dei sei aeroporti principali: Roma, Milano, Torino, Napoli, Venezia e Catania;
a seguito delle agitazioni seguite all'annuncio del piano ed alle contingenze economiche connesse al ritardo nell'avvio dell'attività di Cai, in data 24 novembre Alitalia sospende in via provvisoria, secondo quanto dichiarato dalla compagnia, alcune tratte giornaliere italiane;
tra queste, vengono meno i collegamenti tra Roma e Parma e tra Roma e Bologna (Alitalia copriva solamente queste due tratte riguardo l'Emilia). In particolare: su Bologna, a fronte di 4 voli giornalieri ne rimane attivo solamente uno mentre alcun collegamento è attualmente operativo per quanto riguarda Parma;
di recente, il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha reso noto che la Cai decollerà ufficialmente nel mese di gennaio con un operativo molto ridotto rispetto ai livelli di Alitalia;
la complessità della vicenda Alitalia e la struttura del «piano Fenice», lasciano il dubbio che le disfunzioni summenzionate possano tradursi in riduzioni o tagli definitivi. Questo nonostante una continua crescita del numero dei passeggeri;
la necessità di assicurare un efficace collegamento della regione Emilia Romagna, territorio nevralgico di primaria importanza dal punto di vista economico produttivo, con il centro del Paese appare fondamentale. Basti tra le altre cose ricordare l'importanza di dotare la città di Parma di un sistema di comunicazioni efficace, alla luce degli impegni assunti dal Paese nell'ospitare l'Autorità europea per la Sicurezza Alimentare -:
se il Ministro competente intenda intervenire attraverso delle misure idonee a garantire un efficace sistema dl collegamenti nella regione Emilia Romagna nel perdurare della fase commissariale e quali siano gli intendimenti futuri da parte di Cai rispetto agli aeroporti della Regione attualmente serviti da Alitalia.
(5-00724)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Ompi Costruzioni Meccaniche (società in nome collettivo, corrente in Fidenza - Parma - in Via Mazzini 15) vanta oramai da oltre trent'anni un credito del valore, riferito al luglio del 1977 di 32.836.896 lire, in ragione di una fornitura alla società turca ISMAIL EKINCI di Izmir;
la banca intermediaria turca era la YAPI VE KREDI BANKASI AS;
in più occasioni l'Ufficio Commerciale dell'Ambasciata d'Italia ad Ankara ha partecipato alle numerose imprese italiane interessate al recupero dei propri crediti, tra le quali appunto la summenzionata

Ompi, che i trasferimenti valutari per transazioni commerciali ordinarie, italiane e straniere, erano bloccati;
con nota del 7 aprile 1989, prot. n. 033080, la Banca Centrale di Turchia informava il predetto ufficio commerciale dell'Ambasciata Italiana di presunti vizi di forma presenti nella domanda di rimborso presentata dall'Ompi e veniva richiesto un supplemento di documentazione;
a tutt'oggi nessun pagamento risulta essere stato effettuato a favore dell'Ompi -:
se e quali iniziative intenda assumere al riguardo.
(4-01785)

AGOSTINI, GINOBLE e CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 27 marzo 2008 è stato firmato, presso il Ministero dello sviluppo economico, un Protocollo d'intesa per il rilancio produttivo ed occupazionale della Val Vibrata - Vallata del Tronto - Piceno;
la finalità dell'intesa è regolare l'attività congiunta dei soggetti pubblici e privati, volta a tutelare l'apparato produttivo esistente, ad assicurare il rilancio delle attività industriali ed a salvaguardare l'occupazione nei siti industriali in crisi dell'area vasta delle Province di Teramo e di Ascoli Piceno, con particolare riferimento alla Val Vibrata - Vallata del Tronto - Piceno, ponendo particolare attenzione alle vocazioni produttive dei rispettivi territori;
l'intesa tende a mettere a punto una manovra di intervento coordinato, nonché la definizione dell'Accordo di programma con cui si procederà all'attuazione degli interventi pubblici e privati; la promozione di nuovi investimenti con il sostegno delle istituzioni competenti attraverso l'utilizzo coordinato dei regimi agevolativi previsti dalla normativa italiana e compatibili con la normativa europea in materia di aiuti di Stato; le aree di insediamento disponibili nel bacino di intervento saranno utilizzate in modo coordinato per accrescere il potenziale attrattivo del territorio interessato e favorire una più tempestiva attuazione delle iniziative di rilancio produttivo dei siti in crisi;
alla definizione della manovra di intervento ed alla sua regolamentazione per l'attuazione provvede un apposito Gruppo di Coordinamento degli Interventi costituito, di concerto con le Regioni Abruzzo e Marche e le Province di Teramo e di Ascoli Piceno, presso la Direzione generale per la Politica Industriale del Ministero dello Sviluppo Economico che si avvale del supporto tecnico dell'Agenzia Nazionale per l'Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo di Impresa;
il Gruppo di Coordinamento, una volta definita la gamma degli interventi fattibili, provvede, altresì, alla predisposizione di uno specifico Accordo di Programma ai sensi dell'articolo 2, comma 203, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662 (collegato alla Legge Finanziaria per il 1997), mediante la definizione di un accordo ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e dell'articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 -:
quale sia lo stato di attuazione delle iniziative esposte in premessa, se sia stato riconvocato il Gruppo di Coordinamento degli Interventi e quali siano le azioni intraprese dallo stesso.
(4-01792)

FOGLIATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il temporale che si è abbattuto il giorno 2 novembre 2008 sulla provincia di Asti ha causato l'interruzione della linea telefonica nel Comune di Vigliano d'Asti e nella frazione di Sabbionera di Vigliano;
i servizi telefonici del Comune di Vigliano d'Asti sono stati riattivati in tempi brevi, ma gli abitanti della frazione di

Sabbionera di Vigliano (Asti) sono tuttora impossibilitati ad utilizzare le linee telefoniche e i servizi internet;
una ventina di famiglie, vittime di questo grave disservizio che si perpetra ormai da troppi giorni, si sono rivolte agli sportelli telefonici della compagnia telefonica Telecom Italia per chiedere spiegazioni sulle cause del guasto e sui tempi di riparazione, ma non hanno ricevuto risposte chiare e certe;
la previsione del solo sportello telefonico 187 per la denuncia di guasti e disservizi imputabili a Telecom, rende assolutamente impersonale il rapporto fra il gestore telefonico e l'utente in difficoltà, che si trova a parlare con operatori ignari dei problemi del territorio;
l'isolamento telefonico e telematico nella frazione di Sabbionera di Vigliano sta creando senza dubbio disagi alle persone che lavorano e studiano utilizzando questi strumenti, ma è particolarmente grave per le persone anziane che vivono sole;
il Sindaco Emma Adorno, in attesa della soluzione definitiva, ha richiesto alla compagnia telefonica un intervento temporaneo che metta almeno i cittadini nelle condizioni di utilizzare i servizi telefonici, ma la sua richiesta ha ricevuto risposta negativa;
a fronte del cospicuo canone corrisposto all'azienda telefonica da parte dei cittadini, gli abitanti di Sabbionera di Vigliano esigono la tempestiva riparazione del danno e comunque la tutela dei loro diritti -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sta accadendo nella frazione di Sabbionera di Vigliano e con quali misure, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per tutelare i diritti degli abitanti della frazione che hanno subito e continuano a subire disagi nella propria vita personale e professionale imputabili a disservizi da parte della compagnia telefonica Telecom Italia.
(4-01795)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00055, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fiano.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione De Biasi e Ghizzoni n. 5-00475, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.
L'interrogazione a risposta scritta Berretta n. 4-01708, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Russo Antonino.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Turco Livia n. 1-00071, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 92 del 25 novembre 2008.

La Camera,
premesso che:
la Commissione europea, in accordo con le Nazioni Unite dal 1993 ha istituito il 3 dicembre, quale Giornata europea delle persone disabili;
il tema del 3 dicembre 2008, sarà «la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità: dignità e giustizia per tutti noi». «La dignità e la giustizia - si legge nella nota delle Nazioni Unite - sono princìpi universali e consolidati e fin dalla sua nascita l'ONU ha stabilito che la dignità e i diritti inalienabili e uguali per tutti i membri del consorzio umano fossero alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Il 2008, poi, è un anno particolarmente significativo per il movimento internazionale dei diritti

umani, alla luce dell'entrata in vigore, il 3 maggio scorso, della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e del suo protocollo opzionale, uno strumento legale concretamente vincolante per tutti gli Stati a far sì che essi promuovano e tutelino i diritti delle persone con disabilità». A tutt'oggi sono 37 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione; l'Italia non ha ancora ratificato la Convenzione;
fin dal 17 giugno 2008 è stata presentata alla Camera la proposta di legge A.C. 1311 di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità a firma di deputati appartenenti sia alla maggioranza che all'opposizione parlamentare;
il Governo il 28 novembre 2008 ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nella seduta del Consiglio dei ministri;
la parità delle opportunità è l'obiettivo della strategia a lungo termine dell'Unione europea riguardante la disabilità, che intende garantire la dignità e il rispetto della persona disabile, la sua autonomia e la sua partecipazione alla vita civile, politica del paese, per una «vita indipendente»; le azioni dell'Unione europea, permettendo ai disabili di sfruttare le loro capacità e di partecipare alla vita della società e all'attività economica, contribuiscono a rafforzare i comuni valori economici e sociali su cui essa si fonda;
la strategia dell'Unione europea si basa su tre pilastri: (1) la legislazione e le iniziative miranti a combattere la discriminazione, che garantiscono i diritti individuali; (2) l'eliminazione degli ostacoli di natura ambientale che impediscono ai disabili di sfruttare le loro capacità e (3) la considerazione dell'aspetto della disabilità in tutte le politiche comunitarie, che promuove l'inclusione attiva dei disabili;
il piano d'azione dell'Unione europea a favore dei disabili (PAD), che la Commissione europea ha istituito per dare un seguito coerente all'anno europeo dei disabili nell'Europa allargata, costituisce un quadro dinamico per l'elaborazione di una strategia europea della disabilità; in un contesto economico e sociale in mutazione, come quello dell'Unione europea, è indispensabile prendere in considerazione in maniera strutturata la questione della disabilità. In questo campo le iniziative sono principalmente di competenza degli Stati membri, ma le politiche e le azioni della Comunità hanno molteplici incidenze sulla situazione dei disabili e consapevole di questo, il Consiglio ha raccomandato agli Stati membri di tenere pienamente conto del PAD nell'elaborazione delle loro politiche per i disabili;
nella situazione demografica attuale, il potenziale economico delle persone disabili e il contributo che esse possono dare alla crescita economica e all'occupazione devono essere meglio sfruttati, sulla base dell'agenda sociale 2005-2010. Inoltre, nell'ambito del rilancio della strategia di Lisbona, la comunicazione invita gli Stati membri a promuovere l'inclusione dei disabili nei loro futuri programmi di riforma per la crescita e l'occupazione. Questa comunicazione è anche la prima delle relazioni dell'Unione europea sulla situazione generale delle persone disabili, che la Commissione si è impegnata a pubblicare ogni due anni in occasione della Giornata europea delle persone disabili;
in base alle stime ottenute dall'indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005 emerge che in Italia le persone con disabilità che vivono in famiglia sono circa 2 milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia; considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni 800 mila persone con disabilità;
rispetto al passato, in cui i soggetti con difficoltà fisiche o psichiche erano privi di tutela, non riconosciuti i loro diritti e in condizione di isolamento e di

istituzionalizzazione, nel nostro Paese si è ormai di fronte ad un presente che non pone più in discussione il diritto, per i disabili, ad essere parte reale della vita sociale, a possedere tutte le opportunità di qualunque altro cittadino, a richiedere, volere e pretendere la piena integrazione quale elemento costituente la qualità della vita di tutti;
tale processo d'integrazione non si manifesta in modo spontaneo ed automatico, ma richiede un impegno attivo e permanente affinché le affermazioni, le annunciazioni di principio non rimangano lettera morta ma si traducano in atti concreti, e la cultura dell'integrazione della persona disabile sfoci nel diritto reale ed esigibile della stessa persona disabile ad «essere parte» a pieno titolo, del mondo sociale, scolastico, sportivo, lavorativo;
tutto questo è un processo che non ha termine, ma si snoda nel tempo e nell'evoluzione, non sempre lineare e non ugualmente diffusa su tutto il territorio nazionale, della concezione che ha portato dal rifiutare (nascondere, segregare) al riabilitare, dal riabilitare all'inserire, dall'inserire all'integrare la persona disabile all'interno della società;
il mondo della disabilità ha vissuto in Italia negli ultimi trentacinque anni profonde trasformazioni. È infatti a partire dagli anni '70 che prende corpo una importante azione di rinnovamento di servizi ed interventi, che coincide con la prima fase del decentramento delle competenze dallo Stato alle Regioni. La costruzione di una rete di servizi sul territorio, in attuazione delle prime leggi regionali, prende poi ulteriormente slancio dopo la riforma sanitaria del 1978 con la costituzione delle unità sanitarie locali. Si manifesta in questa fase un approccio innovativo al problema, non finalizzato più al ricovero, alla istituzionalizzazione o comunque a delineare percorsi paralleli o speciali, ma, al contrario, teso a costruire una rete di sostegno e di opportunità per la persona disabile e la sua famiglia, per rendere possibile e facilitare il processo d'integrazione. Fu però la legge 104, approvata nel 1992 dopo un lungo confronto parlamentare, a delineare per la prima volta nel nostro ordinamento un quadro organico di norme che fissavano principi ed indirizzi in tutti i campi della vita sociale per la prevenzione e la riabilitazione, l'accesso ai diversi gradi di istruzione e formazione, il lavoro, la mobilità, la fruizione delle strutture sportive turistiche e ricreative, l'accesso alle informazioni e alla comunicazione, il sostegno alle famiglie, il servizio di aiuto alla persona, residenzialità. Il nuovo quadro legislativo ha consentito poi a Regioni, ASL, enti locali di predisporre tutta una serie di servizi per migliorare l'assistenza sanitaria e sociale, l'autonomia e l'integrazione della persona disabile, il sostegno al nucleo familiare, attraverso l'assistenza domiciliare, l'aiuto personale. Solo con un'azione certosina di sensibilizzazione dell'opinione pubblica parallela a rivendicazioni ben precise si è potuto arrivare a un complesso di norme (legge n. 517 del 1977 sulla piena integrazione scolastica dei bambini disabili prescindendo dalle difficoltà di apprendimento e da tutte le altre eventuali difficoltà derivanti dalla loro disabilità, legge n. 13 del 1989 sull'eliminazione delle barriere architettoniche, legge n. 104 del 1992 legge quadro sull'assistenza, legge 68 del 1998 sul collocamento obbligatorio), che nel loro insieme hanno creato un complesso sistema di tutele della persona disabile; tale azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per un'integrazione reale e piena dei disabili nella nostra società non può che essere sempre in continuo divenire come in continuo divenire è la nostra stessa società,

impegna il Governo:

a presentare alle Camere nel più breve tempo possibile un disegno di legge di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e del suo protocollo opzionale, che è stata aperta alla firma a New York il 30 marzo 2007 ed è entrata in vigore il trentesimo giorno successivo al

deposito del ventesimo strumento di ratifica o di adesione (3 maggio 2008), visto che l'Italia ha provveduto ad apportare la sua firma già dal 30 marzo 2007;
ad adottare, nel più breve tempo possibile, tutte le misure atte alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (leps), così come previsti all'articolo 22 della legge quadro n. 328 del 2000 e dall'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione al fine di avere su tutto il territorio nazionale una rete integrata di servizi che fissi i livelli essenziali delle prestazioni sociali sia quantitativamente che quantitativamente omogenei in tutto il Paese, nonché al reperimento di risorse finanziarie adeguate del fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 20 della legge 328 del 2000 al fine di poter garantire reali opportunità di inserimento sociale delle persone disabili;
a sviluppare ed a promuovere un'Azione di programma per le politiche dell'handicap, attraverso tutti gli elementi ritenuti necessari, affinché all'interno della nostra società si sviluppi una reale e concreta cultura volta al superamento delle problematiche dell'integrazione delle persone disabili anche mediante:
a) l'inserimento, per rendere più efficace la lotta contro le barriere architettoniche, nei programmi delle scuole medie superiori tecniche, quali geometri e tecnici per l'edilizia, nonché nei corsi di laurea universitari quali ingegneria civile e ambientale, scienze dell'architettura, scienze della pianificazione territoriale, urbanistica, paesaggistica e ambientale, scienze e tecniche dell'edilizia lo studio dell'universal design, inteso come progettazione di un ambiente «accessibile» sicuro, confortevole e qualitativamente migliore per tutti i potenziali utilizzatori;
b) il potenziamento dei corsi di formazione e specializzazione degli insegnanti, attraverso la definizione di qualificati percorsi universitari, a partire dalla formazione di base, non solo per gli insegnanti di sostegno ma anche di quelli curricolari, con il coinvolgimento pieno delle facoltà di scienze dell'educazione e del sistema universitario nel suo complesso, tenendo come punto di riferimento i diversi bisogni educativi specifici conseguenti alle diverse tipologie di disabilità;
c) la definizione di corretti strumenti di valutazione e verifica degli interventi educativi, didattici ed organizzativi messi in atto dalle singole scuole, avendo cura poi di prevedere standard adeguati a valutare i processi di insegnamento ed apprendimento, i risultati raggiunti sul piano individuale e collettivo, in quanto il processo di integrazione scolastica degli allievi/e in situazione di handicap deve ormai essere considerato come uno dei fattori di qualità del piano dell'offerta formativa dell'istituzione scolastica;
d) la piena attuazione dell'integrazione scolastica degli oltre centonovantamila studenti disabili presenti nelle scuole italiane attraverso la realizzazione di un progetto di vita di presa in carico integrata dell'alunno disabile da parte di tutti gli insegnanti che interagiscono con lui, nonché assegnazione delle ore di sostegno sulla base delle «effettive esigenze» dell'alunno disabile, soprattutto per i gravi, assicurandone anche la continuità didattica tra alunno ed insegnante di sostegno;
e) azioni volte a sensibilizzare le imprese circa le opportunità offerte dalla legge n. 68 del 1999 sul collocamento dei lavoratori disabili anche ripristinando l'obbligatorietà della certificazione di ottemperanza sul rispetto delle norme della legge 68 rilasciata dai centri dell'impiego alle imprese che vogliono partecipare ad appalti pubblici;
f) l'istituzione, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di un Osservatorio nazionale per i diritti dei disabili con compiti di monitoraggio, studio, ricerca, documentazione e formulazione di proposte, in merito alla corretta applicazione della legge 68 del 1999 nonché di ogni altro aspetto inerente l'occupazione dei lavoratori disabili, sugli interventi previdenziali e assistenziali onde porre le basi per il loro adeguamento,

sulla rete sanitaria e assistenziale regionale e la sua adeguatezza nel rispetto dei livelli essenziali, ponendo così le basi per un quadro informativo completo sulla condizione di vita delle persone con disabilità, elemento preliminare e necessario per qualsiasi intervento legislativo;
g) l'emanazione di linee guida per orientare le diverse amministrazioni nei vari aspetti applicativi e progettuali nonché per ottenere un riordino delle provvidenze economiche, attualmente del tutto inadeguate;
h) la garanzia di adeguate risorse finanziarie alla legge 13 del 1989 sull'abbattimento delle barriere architettoniche nonché la concessione di mutui agli enti locali per finanziare programmi di abbattimento delle barriere architettoniche;
i) il potenziamento della rete telematica di comunicazione, per rendere sempre più possibile il contatto con mille realtà socio-professionali, legate sia alla rete dei servizi di cui hanno più immediato bisogno sia a forme sociali di tempo libero;

ad adottare una politica efficace di sostegno alla non autosufficienza e alla vita indipendente, attraverso lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate atte ad integrare i cofinanziamenti degli enti territoriali interessati, nonché attraverso un programma di intervento diretto a favore delle famiglie e degli anziani con il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, con il sostegno economico alle famiglie per cura e assistenza; con la prevenzione, il contrasto e la riabilitazione degli stati di non autosufficienza, con la realizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali, affinché si possa realizzare su tutto il territorio nazionale una rete integrata di servizi anche con l'aiuto ed il sostegno del cosiddetto «terzo settore» e con la creazione di cooperative in cui tutti, persone disabili e non possano, ognuno secondo le loro capacità, trovare la propria dimensione lavorativa ed umana;
a predisporre linee guida nazionali atte a delineare programmi di integrazione e di presa in carico del disabile grave, in particolar modo nel momento in cui viene a mancare il supporto del nucleo familiare, il cosiddetto «dopo di noi», anche attraverso una politica di interventi in materia di solidarietà sociale con la creazione di comunità alloggio, a carattere familiare, case-famiglie, piccoli gruppi in appartamento gestiti attraverso la supervisione e il controllo delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni familiari affinché le persone disabili gravi o gravissimi dopo la perdita dei loro familiari possano trovare assistenza ed accoglienza.
(1-00071)
«Livia Turco, Argentin, Binetti, Boffa, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Calvisi, Schirru, Madia, Ghizzoni, Coscia, Rossa, Pes, Strizzolo, Motta, Bellanova, Rampi, Codurelli, Gnecchi, Cenni, Ginefra, Mattesini, Gatti, Pollastrini, Concia, Siragusa».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Beccalossi n. 4-01102del 24 settembre 2008;
interrogazione a risposta immediata in commissione Caparini n. 5-00489del 22 ottobre 2008;

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Siragusa n. 5-00599 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 84 del 12 novembre 2008. Alla pagina 2787, prima colonna, trentaseiesima riga, deve leggersi: «decreto legislativo luogotenenziale n. 1852, del 5 maggio 1918»; e non «decreto-legge n. 1852, del 5 maggio 1918,», come stampato.