Allegato B
Seduta n. 94 del 27/11/2008

TESTO AGGIORNATO AL 18 MARZO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La XI e XII Commissione,
premesso che:
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Maurizio Sacconi ha presentato, nel luglio scorso, il Libro verde sul futuro del modello sociale (La vita buona nella società attiva) e tale documento è stato sottoposto ad una consultazione pubblica, nel Paese, a cui hanno potuto partecipare tutti i soggetti interessati;
a sollecitare il dibattito provvedono alcune domande-chiave, dislocate in ciascun capitolo, cui dovranno rispondere i soggetti protagonisti del confronto, mentre spetterà, poi, al Governo compiere la sintesi e, soprattutto, predisporre un quadro di riferimento integrato, per quanto riguarda le politiche sociali (previdenza, promozione della salute e assistenza) nella loro integrazione con le politiche attive del lavoro e della formazione, essendo il lavoro «la base dell'autonomia sociale delle persone e delle famiglie»;
nelle valutazioni, analisi e stimoli culturali contenute nel documento si ribadisce, inoltre, che la spesa previdenziale incide per i due terzi, ovvero per il 66,7 per cento, sulla spesa sociale (leggermente al di sopra della media dei paesi Ocse) e per circa il 24 per cento sulla spesa sanitaria. Tale squilibrio strutturale (che induce il Governo a non escludere, nel medio periodo, ulteriori interventi nel campo delle pensioni) si riversa sugli altri settori, a partire dalla sanità dove la spesa per la salute (6,8 per cento del Pil di cui l'1,5 per cento quella privata) è inferiore a quella dei più importanti Paesi europei, benché negli ultimi anni sia cresciuta del 6,9 per cento annuo a fronte di un incremento del tasso di crescita del Pil pari a meno della metà. La spesa per la salute risulta essere oggettivamente penalizzata dal peso eccessivo della spesa pensionistica, mentre la domanda qualitativa e quantitativa di prestazioni sanitarie è in costante aumento e si ipotizza che nel 2050, in assenza di adeguate politiche correttive e di riequilibrio, la spesa sanitaria possa più che raddoppiare;
l'invecchiamento della popolazione e la bassa natalità determinano senza dubbio una variazione nelle priorità del sistema sanitario. Infatti l'Italia è uno dei Paesi in cui vi è la più alta percentuale di anziani. Va considerato, inoltre, che molto spesso l'invecchiamento è accompagnato da una forte incidenza della disabilità ed in Italia oltre 2,5 milioni di cittadini sono disabili;
i processi di invecchiamento pongono dei problemi al mercato del lavoro da un lato, al sistema pensionistico dall'altro. Quindi, come è affermato nel Libro verde sul futuro del modello sociale («La vita buona nella società attiva») «potrebbe essere non ancora risolto il nodo della specifica sostenibilità del sistema pensionistico pubblico, per il quale dovrebbe valutarsi la necessità di promuovere un ulteriore innalzamento dell'età di pensione una volta completata la graduale elevazione dell'età minima a 62 anni»;
una politica sociale, veramente moderna ed efficace, può essere attuata sollecitando nuovi e corretti stili di vita oltre al ricorso alla ricerca biomedica che recentemente ha conosciuto un forte sviluppo con notevoli ricadute applicative e di impresa;
le criticità del settore «non risiedono in una carenza di mezzi», anzi «non di rado - prosegue il Libro - a costi elevati corrisponde una bassa qualità dei servizi offerti», mentre le prospettive dei grandi comparti del welfare sono destinate a peggiorare per effetto degli andamenti demografici, economici e sociali (invecchiamento, denatalità, insufficiente crescita dell'occupazione) a meno che non abbiano successo le politiche integrate, indicate nel Libro verde, in primo luogo «la capacità di "fare comunità"». In sostanza,

non più un sistema di protezione sociale risarcitorio, frantumato, prigioniero dei poteri corporativi;
gli obiettivi, quindi, che un nuovo welfare, non solo universalistico ma anche personalistico, dovrebbe certamente considerare sono i tassi di natalità e l'aspettativa di vita, il grado di soddisfazione della domanda di servizi di cura all'infanzia, i tassi di occupazione e di attività dei giovani, delle donne e degli anziani, l'effettivo livello di conoscenze dei giovani;
il nuovo welfare, invece, è chiamato a svolgere un ruolo decisivo nella ricomposizione del mercato del lavoro, in una logica di sussidiarietà riconosciuta alle parti sociali chiamate a svolgere, attraverso le loro normali ed autonome reti di relazioni, un ruolo fondamentale nella tutela dei nuovi diritti sociali in una logica e con forme di bilateralità nonché attraverso il riconoscimento di un ruolo prioritario alla formazione professionale svolta nel contesto delle aziende;
si rileva l'esigenza di individuare la situazioni di povertà assoluta a cui rivolgere un'attenzione prioritaria anche attraverso la predisposizione di reti di solidarietà di carattere permanente;
per quanto riguarda il lavoro si assumono degli obiettivi di semplificazione e di deregolazione, in alternativa agli incentivi, quali strumenti idonei a produrre l'effetto di un più elevato tasso di occupazione mentre è affrontata solo parzialmente la questione strategica di una maggiore occupazione femminile mediante efficaci politiche di conciliazione,

impegnano il Governo:

ad attivare in ambito sanitario provvedimenti affinché il nuovo welfare sia rivolto all'integrità della persona attraverso risposte adeguate al bisogno di assistenza primaria in cui la parte sanitaria si integri con la parte sociale e ad attuare politiche per offrire interventi rivolti alla persona e alla famiglia lungo l'intero ciclo della vita ed a sostegno soprattutto dei più fragili;
ad indicare tra le priorità: la continuità assistenziale tra territorio ed ospedale, il corretto targeting del paziente anziano nei vari setting assistenziali, l'individuazione delle patologie a gestione prevalentemente territoriale e la formazione geriatrica per le figure professionali coinvolte;
a prevedere provvedimenti tesi a favorire l'integrazione delle politiche sanitarie, socio-sanitarie e sociali, l'integrazione tra i soggetti istituzionali e soggetti sociali, l'integrazione operativa tra servizi e l'alleanza tra soggetti erogatori pubblici e privati;
a mettere in atto e facilitare il ricorso alla mutualità integrativa per ampliare la tutela dei cittadini mediante la costituzione di un «secondo pilastro» collettivo e/o individuale a cui affidare interventi e prestazioni complementari a quelle garantite al Ssn;
relativamente alle materie di più stretta attinenza al lavoro e alla previdenza e agli argomenti a tal proposito affrontati nel Libro verde, a definire nella fase di predisposizione delle linee operative:
a) idonei interventi rivolti ad alzare il tasso di attività dei settori più volte indicati come maggiormente «critici» a partire dalle donne e dai giovani, comprese le persone in età compresa tra i 55 e i 64 anni, secondo le indicazioni dell'Unione europea;
b) provvedimenti atti a colmare i divari del Paese, a partire da quelli che caratterizzano il Sud;
c) l'estensione degli ammortizzatori sociali allo scopo di creare una rete di sicurezza attiva nel mercato del lavoro nel suo insieme onde fare fronte alle trasformazioni del sistema economico e produttivo;

d) l'attuazione delle deleghe previste dalla legge n. 247 del 2007 in materia di previdenza e di mercato del lavoro secondo un approccio coerente con la moderna legislazione del lavoro (dal pacchetto Treu alla legge Biagi, fino ai più recenti provvedimenti del ministro Sacconi sulla semplificazione e la deregolazione) con particolare riferimento al ruolo dei servizi all'impiego e alla revisione del contratto di apprendistato professionalizzante;
e) il pieno utilizzo della formazione per la prevenzione in tema di sicurezza del lavoro impegnando e coordinando le istituzioni pubbliche preposte, con un forte coinvolgimento delle parti sociali e degli enti bilaterali;
f) la diffusione di strumenti di welfare complementari ed integrativi a base negoziale (nel campo della previdenza e della salute);
g) un nuovo assetto delle relazioni tra le parti sociali che sia basato su di una cultura negoziale/partecipativa non più antagonistica;
h) ogni utile misura di lotta all'emarginazione e, prioritariamente, di inclusione delle situazioni di povertà assoluta;
ad adottare per quanto riguarda l'obiettivo dell'inclusione nel mercato del lavoro delle donne in una prospettiva di conciliazione, le seguenti misure, proposte dai firmatari del presente atto:
a) una politica che incoraggi la flessibilità dell'organizzazione del lavoro in particolare mettendo in campo misure di riqualificazione del part-time, a partire dall'incentivazione ai cosiddetti «part-time lunghi», che consentirebbe in particolar modo alle lavoratrici di ridurre i tempi di lavoro con minori penalizzazioni retributive, contributive e di carriera, nonché con minori problemi organizzativi per l'azienda rispetto al part-time inteso come metà orario;
b) la fruibilità ad ore dei congedi parentali per conciliare le esigenze dei lavoratori e delle imprese;
c) la possibilità di avviare, sull'esempio del modello francese, un piano per incentivare la domanda di servizi da parte delle famiglie, introducendo il voucher come forma semplificata di pagamento dei servizi e la detraibilità fiscale dei costi sostenuti;
d) la promozione della responsabilità sociale d'impresa per favorire politiche family friendly nel quadro del sollecito avvio della partecipazione dei lavoratori.
(7-00089)
«Cazzola, Di Virgilio, Lo Monte, Barani, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Pelino, Saltamartini, De Nichilo Rizzoli, Di Biagio».

La II Commissione,
considerato che:
il 17 luglio 2008 è stato celebrato il decimo anniversario dell'adozione dello Statuto della Corte penale internazionale su genocidio, aggressione, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, conosciuto anche come «Statuto di Roma», e l'Italia continua a non avere adottato le norme di attuazione interna dello stesso;
già dal 1994 con la proposta di ospitare la Conferenza diplomatica istitutiva della Corte il nostro Paese ha svolto un ruolo politico di altissimo profilo, sia dal punto di vista politico-diplomatico che giuridico, contribuendo alla definizione dello Statuto attraverso l'esperienza di eminenti giuristi, sia nella definizione degli elementi dei crimini, che hanno la funzione di specificare l'ambito di interpretazione e applicazione dello Statuto;
lo Statuto di Roma è uno dei testi più avanzati nell'ambito della giustizia penale internazionale, poiché incorpora tutte le garanzie del giusto processo, dei diritti fondamentali delle vittime e degli accusati, di umanizzazione delle pene, escludendo peraltro l'applicabilità della pena di morte;
lo Statuto istitutivo della Corte penale internazionale è entrato in vigore il 1o luglio 2002, dopo avere raggiunto le 60 ratifiche necessarie: ad oggi sono 106 i paesi che lo hanno ratificato e la Corte ha già dato inizio a incriminazioni e processi relativi ai casi della Repubblica democratica del Congo, del nord dell'Uganda, del Darfur in Sudan e della Repubblica Centro Africana;

l'Italia è stato il 4o paese a firmare lo Statuto della Corte il 18 luglio 1998 e un anno dopo il Parlamento ha approvato la legge di autorizzazione alla ratifica, contenente anche l'ordine di esecuzione, attraverso una legge delega al Governo per adottare prontamente le norme di attuazione;
nel corso degli ultimi 9 anni, ben quattro Commissioni ministeriali sono state istituite con lo scopo di adeguare la legislazione interna allo Statuto di Roma: Commissione Pranzetti (1998, Ministero degli affari esteri, che ha completato il lavoro nel 2001), Commissione La Greca-Lattanzi (1999, Ministero della giustizia, che ha completato il lavoro elaborando un disegno di legge-delega a fine 2001), Commissione Conforti (2002, Ministero della giustizia, che ha concluso i propri lavori nel 2003 con due progetti di legge mai resi pubblici), Commissione Scandurra (2002, Ministero della difesa, che ha concluso i propri lavori con un altro progetto di legge-delega, approvato dal Senato il 18 novembre 2004 (Atto Senato n. 2493 della XIV Legislatura) e che attualmente è depositato, ma non ancora esaminato, alla Camera (Atto Camera n. 5433);
oltre alle quattro Commissioni ministeriali, sono state prese diverse iniziative parlamentari per l'adeguamento della legislazione interna allo Statuto di Roma (Atto Camera n. 2724, onorevole Kessler e altri, XIV legislatura; Atto Senato n. 1638, senatore Iovene e altri; Atto Senato n. 893, senatore Pianetta, XV Legislatura; Atto Senato n. 1089, senatore Martone e altri; Atti camera n. 1439, onorevole Melchiorre, n. 1695, onorevole Gozi, n. 1782, onorevole Di Pietro XVI Legislatura);
se l'Italia non procedesse in tempi brevi all'adeguamento legislativo interno, ciò significherebbe che in caso di presenza sul nostro territorio di una persona indagata per crimini gravissimi, qualora la Corte ne chiedesse l'arresto, il giudice italiano non avrebbe alcuno strumento normativo per riconoscere ed eseguire il mandato d'arresto. L'Italia potrebbe quindi, tra l'altro, divenire meta privilegiata di sospetti «criminali di guerra»;
sviluppi recenti nel campo della giustizia internazionale potrebbero mettere a serio rischio la credibilità dell'Italia a livello internazionale in quanto l'Italia si troverebbe a non poter sostenere le attività della Corte penale internazionale, istituita a Roma grazie in particolare alle iniziative intraprese dai Governi italiani nel corso degli anni '90;
lo scorso 23 luglio, in risposta all'interrogazione «5-00234 Bernardini e Mecacci: Necessità di adeguare l'ordinamento italiano allo statuto della Corte penale internazionale» il Sottosegretario Maria Elisabetta Alberti Casellati ha risposto, secondo quanto risulta dal resoconto della seduta della Commissione Giustizia, «auspicando che il Governo presenti il disegno di legge richiesto

dagli interroganti entro il mese di settembre»; ad oggi non risulta nessuna iniziativa in tal senso da parte del Governo,

impegna il Governo

a predisporre con la massima urgenza un disegno di legge di adeguamento interno delle norme dello Statuto di Roma, al fine di giungere al più presto all'adattamento dell'ordinamento giuridico italiano e sanare così un'inadempienza politicamente e giuridicamente molto rilevante che mette a rischio la credibilità del nostro paese e le aspirazioni dei candidati italiani a far parte della Corte.
(7-00087) «Bernardini, Mecacci».

La IV Commissione,
premesso che:
le servitù militari consistono nelle limitazioni che possono essere imposte tanto su beni privati quanto su beni pubblici situati in vicinanza delle installazioni militari e delle opere a queste equiparate;
la relativa disciplina introdotta dalla legge n. 898 del 1976, come modificata dalla legge 2 maggio 1990, n. 104, segna sicuramente un significativo distacco rispetto alla ispirazione di fondo della normativa previgente, in quanto in essa l'interesse alla difesa nazionale non viene considerato il solo interesse rilevante, ma viene raccordato e ponderato, con una serie di interessi diversi, quali l'interesse alla corretta gestione del territorio e l'interesse di altri soggetti pubblici e privati;
alla elaborazione della predetta disciplina contribuì il lavoro svolto dalla Conferenza nazionale sulle servitù militari che si svolse nel maggio del 1981 che, aderendo ad una precisa volontà del Parlamento, aprì un dibattito istituzionale sulla materia con l'obiettivo di trarre orientamenti generali;
si ritiene, tuttavia, che vi sia l'esigenza di apportare correttivi alla disciplina vigente sia per correggerne alcuni punti deboli, sia per tenere conto delle nuove necessità determinate della recente riorganizzazione delle Forze armate, come evidenziato, per altro, dall'indagine conoscitiva avviata dalla Commissione Difesa della Camera dei deputati nella scorsa legislatura;
si ritiene, altresì, che, in questa prospettiva, analogamente a quanto avvenne nel 1981, potrebbe risultare particolarmente utile organizzare una Conferenza nazionale sulle servitù militari,

impegna il Governo

ad assumere le necessarie iniziative per organizzare a Cagliari, nell'anno 2009, una Conferenza nazionale sulle servitù militari a cui partecipino istituzioni centrali e locali, al fine di fare il punto sullo stato attuale delle citate servitù e di proporre eventuali correttivi, anche in vista di un possibile riequilibrio dei vincoli sul territorio nazionale.
(7-00088)
«Cicu, Fallica, De Angelis, Giulio Marini, Speciale, Mazzoni, Moles, Gregorio Fontana».

La X Commissione,
premesso che:
è stato esaminato lo schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero dello sviluppo economico per l'anno 2008, relativo a contributi da erogare ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi;
le risorse iscritte nel cap. 2280 del Ministero dello sviluppo economico tengono conto delle indicazioni espresse dalla Commissione negli anni precedenti;
la riduzione delle risorse per il sostegno alla realizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, per accrescere la competitività internazionale delle piccole e medie imprese e per andare incontro alle difficoltà che stanno sorgendo tra le imprese a causa della crisi che sta colpendo

la nostra economia, consiglierebbe l'erogazione dei contributi secondo una definita regolamentazione;
sussiste l'esigenza di migliorare i processi decisionali a monte e a valle allo scopo di superare le evidenti criticità di una burocratizzazione che può mettere a rischio l'efficacia degli interventi previsti,

impegna il Governo

a predisporre, entro 30 giorni dall'espressione del parere sullo schema di riparto dei contributi da erogare ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi, un regolamento attraverso il quale vengano definiti i criteri in base ai quali possono essere richiesti tali contributi, oltre che da parte di enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi, soprattutto da piccole e medie imprese, direttamente al Ministero competente; il regolamento, oltre ad individuare i requisiti oggettivi del richiedente, dovrà contenere le condizioni necessarie affinché la richiesta possa essere presa in considerazione, e in particolare dovrà avere ad oggetto la realizzazione di specifici e ben definiti progetti imprenditoriali o di ristrutturazione, di implementazione o di salvaguardia dei livelli occupazionali per effetto di difficoltà intervenute senza dolo o colpa dei responsabili amministrativi o gestionali delle imprese, i soggetti di cui al periodo precedente dovranno rilasciare autocertificazione ed, eventualmente, a garanzia della serietà della richiesta, polizza fidejussoria in favore dell'Amministrazione, il regolamento dovrà, infine, prevedere controlli periodici atti a verificare lo stato avanzamento lavori o l'aumento o il mantenimento dei livelli occupazionali.
(7-00090)
«Anna Teresa Formisano, Lulli, Monai».