Allegato B
Seduta n. 94 del 27/11/2008

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

REALACCI, MINNITI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'inchiesta «Black Mountains» aperta dalla Procura di Crotone sullo smaltimento illegale di rifiuti tossici provenienti dallo stabilimento metallurgico Pertusola Sud e utilizzati come materiale edile da alcune imprese, ha portato al sequestro di 18 siti - tra cui scuole e case popolari - nei quali erano presenti scorie nocive e sta portando alla luce una situazione diffusa di grave inquinamento di tutta la zona del Crotonese;
la Procura di Crotone ha, infatti, acquisito lo studio «Lo stato di salute del mare italiano» effettuato nel 2004 da Legambiente e WWF, ed elaborato partendo dai dati raccolti dal Programma di Monitoraggio delle Acque del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e dei Mare, secondo il quale nel mare di Crotone, nel primo e nel secondo semestre del 2002, erano stati rilevati, rispettivamente, 33.360 e 29.704 microgrammi per chilo di arsenico, mentre nel secondo semestre 2003 il dato era di 39.557. Il valore limite è 12.000. La Procura ha, inoltre, deciso di acquisire un altro studio, realizzato nel 2007 dal Conisma, il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare, da cui emergeva la presenza di arsenico e di altri metalli pesanti nel mare di Crotone;
il territorio di Crotone è divenuto negli anni '60 il punto intorno al quale è gravitata l'economia industriale della Calabria, nonostante il crotonese sia da sempre caratterizzato anche da aree adibite alla produzione agricola. Attualmente il territorio si caratterizza per la presenza della piccola e media impresa del crotonese che ha seguito all'attività del Polo industriale costituito fondamentalmente da due grandi fabbriche: la Pertusola Sud e la Montecatini, alle quali si aggiunse nei primi anni '70 la Cellulosa calabra;
nell'area sono frequenti le piene fluviali, improvvise e violente (ricordiamo quella che ha colpito la città nell'ottobre del 1996), che seminano sul suolo i residui delle produzioni agricole e industriali. La presenza di una falda freatica molto superficiale, utilizzata intensamente durante la stagione irrigua per inefficienza dell'acquedotto rurale, rappresenta un potenziale mezzo di propagazione della contaminazione in profondità;
inoltre per decenni, fino al 1985, le acque reflue industriali sono state scaricate a mare senza alcun trattamento preventivo, provocando un processo di accumulo sul fondale marino delle sostanze solide in sospensione. Questo fa sì che l'ingressione marina all'interno della falda, causata dall'eccessivo sfruttamento della stessa, oltre a rendere inutilizzabile l'acqua dolce, contribuisce a rimettere in circolo gli inquinanti depositati sul fondale marino nell'acquifero costiero;

lo stabilimento della Pertusola Sud ha cessato la produzione nel 1999, lasciando in attività un numero ridotto di unità lavorative per completare lo smaltimento delle ferriti. Ad oggi il definitivo smantellamento della fabbrica, previsto inizialmente per il 2003, non è stato ancora completato. L'industria trattava solfuro di zinco, proveniente dal Canada, dall'Australia e dall'Irlanda, per la produzione primaria del metallo, con un ultimo passaggio che avveniva di norma presso gli impianti di Portovesme, a Portoscuso, in Sardegna;
con il Decreto ministeriale 468 del 18 settembre 2001 l'area industriale di Crotone viene inserita nella lista dei 50 siti di interesse nazionale da sottoporre a interventi di risanamento ambientale a causa della preoccupante contaminazione da metalli pesanti (principalmente zinco, cadmio, piombo, rame e arsenico);
il 1o ottobre 2001 il ministero dell'interno, delegato per la protezione civile, ha assegnato al Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria (la regione, lo ricordiamo, è commissariata dal 1997 per l'emergenza rifiuti e acque) il compito di effettuare la bonifica del sito ex Pertusola Sud in sostituzione e in danno alla proprietà Syndial S.p.a. (società dell'Eni che gestisce la dismissione dello stabilimento, subentrata ad Enichem) e di predisporre le azioni di messa in sicurezza d'emergenza della falda;
nel 1998 si concluse l'inchiesta giudiziaria della Procura di Catanzaro sullo smaltimento illecito di circa 30mila tonnellate di rifiuti pericolosi (ferriti di zinco) provenienti dalla Pertusola di Crotone. Secondo i magistrati, si era costituita una vera e propria organizzazione criminale con lo scopo di smaltire illegalmente i rifiuti dello stabilimento dell'allora Enichem. Questione più volte affrontata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti;
alcuni risultati delle indagini sono stati illustrati alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel 2003, dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Francesco Tricoli e dal sostituto procuratore Federico Somma. Ad attirare l'attenzione degli inquirenti, si legge nella relazione territoriale sulla Calabria, è stato «l'irregolare utilizzo di un materiale denominato "conglomerato idraulico catalizzato" prodotto dalla società Pertusola Sud di Crotone, che avrebbe consentito alle ditte Craton scavi costruzioni generali Spa e Ciampà Paolo Srl l'approvvigionamento del predetto materiale da utilizzare come sottofondo e/o rilevato per opere pubbliche. I rifiuti pericolosi prodotti e illecitamente smaltiti detti "scorie cubilot" sono il frutto di una miscela denominata "cascoril" e "conglomerato idraulico catalizzato", utilizzato per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali di opere pubbliche (scuole, strade, ponti e viadotti) e private, nonché dalla stessa Pertusola Sud per la bonifica in discarica a mare sita in località Armeria di Crotone. Per questo rifiuto pericoloso non era ammissibile alcuna procedura semplificata di smaltimento, ma nonostante il divieto è stata egualmente praticata. Risultano smaltite in cantieri di proprietà Craton Scavi scorie cubilot per 127.890.147 Kg ed in cantieri di proprietà Ciampà Paolo Srl altri 83.387.125 Kg». Smaltimento che ha comportato rilevanti utili per le due società e notevoli danni per le ditte concorrenti, costrette a comprare materiali di cava, mentre per ritirare le scorie cubilot Craton Scavi e Ciampà Paolo venivano addirittura sovvenzionate;
nella stessa relazione parlamentare si dà conto anche di un'altra indagine relativa allo stabilimento industriale Pertusola Sud, avviata dopo gli accertamenti effettuati dal settore ambiente della Provincia di Crotone sulla gestione di rifiuti pericolosi, «come le ferriti di zinco derivanti da processi idrometallurgici, con un tasso di pericolosità identificato come irritante, nocivo, tossico, corrosivo, sorgente di sostanze pericolose». «Questa tipologia di rifiuti, dopo un trattamento di essiccamento che ne consentiva il trasporto in mare - si legge sempre nella Relazione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti - veniva inviata agli impianti della

società Portovesme srl di Portoscuso (Cagliari) per il recupero dei metalli. L'autorità giudiziaria però ha accertato reati in relazione all'attività di stoccaggio e trasporto, sequestrando l'11 febbraio 2002 parte dello stabilimento e le ferriti di zinco»;
per quanto concerne invece le indagini epidemiologiche, nel «Rapporto Annuale su Salute e Ambiente in Italia» del 2001 dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) viene considerato, tra le diverse zone di criticità ambientale presenti nel nostro paese, anche quello di Crotone. A riguardo è stato scritto: «Gli eccessi osservati a Crotone, con particolare riferimento al tumore polmonare tra gli uomini, suggeriscono un possibile ruolo delle esposizioni legate alle attività industriali dell'area, soprattutto di carattere professionale (...). Anche prescindendo dalle singole cause di morte, è inoltre da segnalare un eccesso di mortalità totale intorno al 10 per cento in entrambi i sessi, ad indicare un carico negativo non trascurabile sulla salute»;
l'area di studio dell'Oms è costituita dal solo comune di Crotone, con una popolazione di 59mila abitanti, pari al 30 per cento della popolazione dell'intera provincia. Per gli uomini sono superiori all'atteso sia la mortalità generale che quella per tutti i tipi di tumore; tra i tumori i maggiori eccessi si registrano per il tumore polmonare, quello alla prostata e al fegato. Per le donne gli eccessi statisticamente significativi sono minori. Questi dati paventano una correlazione con la presenza delle grandi fabbriche che hanno smaltito più o meno legalmente rifiuti di ogni tipo e rilasciato nelle acque e in atmosfera emissioni inquinanti -:
se non intenda stanziare un adeguato finanziamento verso l'area di Crotone interessata dal disastro ambientale che vada aggiunto ai 15 milioni di euro già resi disponibili dalla Regione Calabria e a quanto già previsto nel decreto ministeriale sul programma nazionale di bonifica;
se non intenda inserire i siti interessati da inquinamento e contaminazione scoperti grazie all'inchiesta «Black Mountains» all'interno dei siti di interesse nazionale di bonifica come previsto dal decreto ministeriale 26 novembre 2002;
se non intenda portare avanti il Programma di Monitoraggio delle Acque del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la sua preziosa raccolta di dati che ha dimostrato più volte, ed in particolare in questa occasione, di essere uno strumento molto utile di lettura e analisi del territorio.
(5-00697)

VANNUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la «SNAM Spa Rete Gas» ha messo in cantiere la realizzazione del metanodotto Brindisi-Minerbio, opera che, nel tronco compreso tra Foligno e Sestino (114 km in tutto), prevede il passaggio attraverso il territorio di numerosi comuni umbri e marchigiani compresi nella fascia appenninica (Gubbio, Pietralunga, Città di Castello, Apecchio, Mercatello sul Metauro, Borgo Pace);
l'infrastruttura prevista e progettata si snoda per 687 km circa, con un condotto di 1200 mm di diametro adagiato a 5 metri di profondità, una servitù di pertinenza di 40 metri (20 per lato), più l'inevitabile corollario logistico di piste di percorso e cantieri;
un'azienda privata, la British Gas, si occuperà della distribuzione del metano, senza alcuna apparente ricaduta né contropartita per i territori interessati dal passaggio del condotto;
nella zona appenninica citata, il metanodotto, qualora fosse portato a termine, verrebbe ad insistere pesantemente su un ambiente contraddistinto dalla presenza di frane attive non censite, di terreni fragili, aree rocciose, pendenze pericolose, corsi d'acqua (Metauro, Candigliano e Cesano, ad esempio), flora e fauna selvatiche, nonché di pregevoli siti collegati alla rete europea «Natura 2000» (siti di interesse

comunitario e zone di protezione speciale), la cui tutela rappresenta, per le istituzioni e per la collettività, un preciso dovere, disciplinato da leggi europee e nazionali, e non già un facoltativo indirizzo di gestione del territorio;
i danni apportati dalla realizzazione dell'infrastruttura in questione sarebbero irreversibili, a partire da quelli derivanti dallo sbancamento di crinali e fondivalle e dalla costruzione, in aree fino ad oggi occupate da sentieri escursionistici o da vegetazione, di strade necessarie a portare sul posto i complessi e mastodontici macchinari indispensabili per le varie fasi di lavoro;
il Consiglio regionale delle Marche con mozione n. 200 del 18 settembre 2007 ha dato all'unanimità parere negativo sull'opera;
la Regione Umbria, riguardo all'opera in questione, ha rilasciato un parere di Valutazione di Impatto Ambientale con determinazione n. 3792 del 6 maggio del 2005 e successive integrazioni di cui alla determina dirigenziale n. 6347 del 7 luglio 2006;
la comunità montana del Catria e Nerone di Cagli Pesaro e Urbino ha espresso parere contrario;
la Comunità Montana Altotevere Umbro e la Comunità Montana Alto Chiascio, nei cui territori sono compresi i tratti che interessano Pietralunga, Città di Castello e Gubbio, non sono mai state coinvolte nell'istruttoria dell'atto in questione, né hanno mai formulato alcun parere in merito;
alcuni Comuni come Gubbio non hanno mai espresso pareri di merito relativi al progetto, ma si sono limitati ad esprimere solamente pareri urbanistici;
la provincia di Pesaro e Urbino ha dato parere negativo sull'opera con voto unanime Delibera n. 52 del 29 giugno 2007;
la Provincia di Perugia (Area Ambiente e Territorio), con nota del 26 maggio 2006, protocollo n. 13/165550, ha espresso parere negativo in merito alla compatibilità del metanodotto con il vigente PTCP;
il Servizio Programmazione forestale, faunistico, venatorio ed Economia Montana della Regione Umbria, con nota del 26 giugno 2006, ha trasmesso parere negativo in merito ad imprescindibili aspetti legati alla flora ed alla fauna;
alcuni degli Enti locali interessati, assieme ad associazioni ambientaliste, venatorie e di varia estrazione hanno costituito una rete denominata «Comitato No Tubo», con l'intenzione di difendere il territorio e l'ambiente dalla realizzazione di un'opera altamente impattante, non adeguatamente ponderata e partecipata nelle sue fasi progettuali;
non risultano analisi costi/benefici ed il loro effetto sulle bollette dei cittadini;
non risultano verificate ipotesi alternative di percorso, quali quelle via mare o lungo le grandi arterie stradali -:
quale sia lo stato dell'iter autorizzativo di ordine ambientale;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di verificare, almeno per il tratto umbro-marchigiano, le caratteristiche proposte per costi ambientali e non che risulterebbero di gran lunga inferiori in aree pianeggianti;
se non intenda riesaminare l'iter amministrativo nella forma fino ad ora proposto non essendo presenti studi alternativi di tracciato e non essendo presente la necessaria Valutazione Ambientale Strategica di ambito pubblico;
se sia stato accuratamente valutato il rischio di incorrere in infrazioni UE per il passaggio del metanodotto in aree SIC/ZPS e per la interruzione dei corridoi ecologici;
se il Ministro è a conoscenza. di quanto esposto e se non ritenga di sospendere la procedura autorizzativa, al fine di

approfondire gli aspetti legati alla compatibilità ambientale dell'opera e alla liceità dei costi e del rapporto costi/benefici.
(5-00699)

Interrogazione a risposta scritta:

MESSINA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 29 settembre 2008, con atto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 250 del 24 ottobre 2008, il Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro dei beni culturali, ha decretato giudizio favorevole di compatibilità ambientale sul progetto presentato dalla società Nuove Energie srl per la realizzazione di un terminale di ricezione rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL) ed opere connesse, localizzato nell'area all'interno del porto di Porto Empedocle (Agrigento);
il giudizio ministeriale sopra citato non sembra rilevare che l'area prescelta per la localizzazione dell'impianto, sebbene sia una ex area industriale dismessa dalla Montedison, e pertanto luogo privilegiato per l'installazione di impianti di approvvigionamento energetico ai sensi dell'articolo 8 della legge 340/2000, ricade comunque all'interno di un'area di rilevanza storico-culturale mondiale sulla quale l'impianto, considerato il suo volume rilevante, commisurato ad una capacità di rigassificazione pari a 8 miliardi Smc/anno, avrà un forte impatto ambientale (che) non (è stato) pienamente valutato;
il decreto ministeriale di compatibilità ambientale non rileva, infatti, alcuna problematicità riguardo la localizzazione dell'impianto sostenendo che «il progetto non incide su zone speciali di conservazione tutelate a livello comunitario in quanto i proposti siti di interesse comunitario (pSic) più vicini [...] distano da 13 ai 20 Km dall'area di intervento» mentre non considera che l'impianto sarà situato nelle immediate vicinanze della casa natale di Luigi Pirandello, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico per decreto dell'assessorato regionale al territorio e ambiente del 29 luglio 1993, e a poco meno di un chilometro dal confine sud-occidentale del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, sito di interesse mondiale, inserito nella World Heritage List dell'Unesco dal 1997;
il progetto succitato consiste nella costruzione di un impianto costituito da un terminale di ricezione e rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL), opere marine portuali necessarie all'attracco e scarico di navi gasiere di circa 300 metri di lunghezza e opere accessorie di connessione alla rete gas nazionale gestita dalla società Snam Rete Gas e distante circa 6 Km dal terminale;
il terminale di ricezione e rigassificazione prevede la realizzazione di due serbatoi da 160 mila metri cubi ciascuno (47 m di altezza e 72 m di diametro) e una torre torcia di scarico alta 40 m che, per le loro dimensioni, saranno visibili dalla casa di Pirandello, dalla collina dei Templi e dalla città di Agrigento, cosicché l'attuale paesaggio sarà completamente trasformato in un paesaggio industriale;
le opere marine portuali hanno ottenuto dapprima un parere interlocutorio negativo della Commissione tecnica per le valutazioni dell'impatto ambientale (parere n. 774 del 30 marzo 2006, confermato con parere n. 797 del 22 giugno 2006) perché, prevedendo di realizzare a mare una colmata di circa un milione di metri cubi su una superficie di circa 20 ettari, un dragaggio del bacino portuale e del canale di accesso alla profondità di -11,50 m, una diga foranea della lunghezza di 825 m terminante con un molo di ormeggio e infrastrutture per lo scarico delle metaniere, una piattaforma di sostegno della candela di scarico posizionata a mare in testa ad un pontile lungo circa 300 m, necessitavano di una variante al piano regolatore portuale;
le opere accessorie di connessione alla rete nazionale di gas, ancora in corso

di studio da parte di Snam Rete Gas, consisterebbero in un metanodotto di lunghezza pari a circa 7,3 Km che dovrebbe collegare il terminale di ricezione e rigassificazione al metanodotto di Snam Rete Gas;
sulle opere accessorie di connessione alla rete nazionale di gas, la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale, con prescrizione n. 16 del parere n. 20 datato 11 aprile 2008, decideva che, ai fini dell'emissione del giudizio ministeriale di compatibilità ambientale, venisse prodotto il progetto definitivo del gasdotto e la relativa valutazione di impatto ambientale, ma i Ministri dell'ambiente e dei beni culturali hanno già concesso giudizio favorevole di compatibilità ambientale con decreto del 29 settembre 2008 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 250 del 24 ottobre 2008, ritenendo che la prescrizione della commissione tecnica abbia ragion d'essere «solo nel caso in cui il progetto in corso di studio da parte di Snam Rete Gas del tracciato di collegamento dell'impianto di rigassificazione alla rete nazionale dei gasdotti costituisca una modifica sostanziale e suscettibile di provocare notevoli ripercussioni sull'ambiente rispetto al tracciato del gasdotto valutato con parere n. 774 del 2006»;
l'impatto ambientale complessivo (non solo paesaggistico) sul parco archeologico della Valle dei Templi già in fase di cantiere sarà pesantissimo considerando che, per il reperimento dei materiali per la costruzione della colmata, della diga foranea e del molo di levante, sarà utilizzata la cava di Grotte in contrada Scintillia a 25 Km dal cantiere e che per raggiungere tale cava è previsto un transito di circa 100 camion al giorno per circa due anni che percorreranno la SS. 640 che attraversa in pieno il parco archeologico, costeggiando il tempio di Esculapio e il tempio di Giunone;
l'economia del Comune di Porto Empedocle, basata sulla sua naturale vocazione turistico-balneare e sulle attività lavorative più strettamente legate all'economia marina, sarà di fatto compromessa dall'interdizione, dovuta a questioni di sicurezza, di decine di chilometri di mare per 2 o 3 volte a settimana in occasione dell'arrivo e delle manovre delle navi gasiere di grande taglia;
la Valle dei Templi, con la costruzione dell'adiacente gassificatore, diventerebbe obiettivo sensibile di atti terroristici esponendo ad alto rischio sia la cittadinanza dei comuni limitrofi, sia un bene patrimonio dell'Umanità di cui l'Italia è custode, con conseguente calo di credibilità del nostro Paese a livello internazionale;
varie personalità ed esperti hanno espresso parere contrario e si sono formati numerosi comitati cittadini non favorevoli all'insediamento dell'impianto, cittadini che, secondo la direttiva Seveso dell'Unione europea recepita dall'Italia, dovrebbero essere informati e coinvolti nelle decisioni che riguardino l'installazione nei loro territori di impianti industriali ad alto rischio come il rigassificatore -:
se, i Ministri interrogati, in considerazione di quanto esposto sopra, non ritengano opportuno, per superiori motivi di tutela della sicurezza pubblica e di un patrimonio paesaggistico e storico-culturale mondiale, dare seguito ad una revisione del giudizio favorevole di compatibilità ambientale espresso sul progetto di rigassificatore proposto da Nuove Energie srl emesso con decreto ministeriale in data 29 settembre 2008 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 250 del 24 ottobre 2008;
se, in considerazione delle incongruenze del decreto sopra rilevate, non ritengano opportuno fornire ulteriori chiarimenti in merito al giudizio favorevole di compatibilità ambientale espresso, fornendo in particolare delucidazioni sui motivi che abbiano portato i Ministri a pronunciarsi in maniera difforme dalla Commissione tecnica di valutazione di impatto ambientale che, con prescrizione n. 16 del parere n. 20 dell'11 aprile 2008 riteneva necessaria per l'emissione del giudizio che

venisse prodotto il progetto definitivo del gasdotto e la relativa valutazione di impatto ambientale;
quali provvedimenti verranno presi qualora il progetto della rete del gasdotto, attualmente in corso di studio da parte di Snam Rete Gas, comportasse modifiche sostanziali rispetto a quello valutato con parere 774 del 2006 e suscettibile di provocare notevoli ripercussioni sull'ambiente;
quali provvedimenti intendano adottare al fine di informare le popolazioni interessate e scongiurare gli inevitabili problemi di ordine pubblico che potrebbero manifestarsi con l'inizio dei lavori.
(4-01763)