Allegato B
Seduta n. 94 del 27/11/2008
TESTO AGGIORNATO AL 16 NOVEMBRE 2010
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
DI CATERINA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il centro storico di Napoli è stato dichiarato patrimonio Unesco nel 1995 e da allora non è stato ancora redatto il piano di gestione, lo strumento normativo previsto dalla legge 20 febbraio 2006, n. 77;
la Regione Campania nell'aprile 2008 si era impegnata a siglare entro il 30 settembre 2008 un accordo di programma per stabilire quali interventi realizzare nella suddetta area attraverso l'utilizzo dei 200 milioni di euro provenienti dal Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e la stipula è stata prorogata di sei mesi;
il centro storico di Napoli versa in uno stato di totale abbandono, essendo carenti anche gli interventi di manutenzione ordinaria;
le ripetute denunce delle Associazioni cittadine riunite sotto il nome di «Comitato centro storico di Napoli per l'Unesco» hanno allertato gli ispettori Unesco che saranno a Napoli nel periodo compreso tra il 9 e il 12 dicembre;
gli operatori del terziario del centro storico di Napoli hanno chiesto, ed ottenuto, un incontro con il Prefetto Alessandro Pansa per denunciare la totale mancanza di forze dell'ordine nella zona e quindi il proliferare di episodi di microcriminalità;
il Governo ha già dimostrato il proprio interesse alla problematica in oggetto, impegnandosi a finanziare il restauro della Chiesa di Sant'Agostino alla Zecca -:
se il Ministro intenda assumere iniziative idonee a salvaguardare il centro storico di Napoli, eventualmente considerando l'ipotesi di istituire, come previsto dalla legge n. 662 del 1996, un Comitato di gestione (CIG), organo composto dai rappresentanti delle amministrazioni locali e dei ministeri per verificare periodicamente il raggiungimento degli obiettivi posti.
(5-00688)
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLO, NICOLAIS, D'ANTONI, BOSSA, CIRIELLO e MAZZARELLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Chiesa monumentale di Sant'Agostino alla Zecca, edificata nel rione Forcella di Napoli alla fine del secolo XIII, ricostruita in stile rinascimentale dopo il terremoto del 1456 e rifatta tra il XVII ed il XVIII secolo, è chiusa dal terremoto del 1980 per gli ingenti danni provocati dal sisma;
il complesso conventuale degli Agostiniani, di cui è parte la predetta Chiesa, fu acquisito dal Ministero dell'Interno (Cassa ecclesiastica) per effetto del Decreto Luogotenenziale del 17 febbraio 1861 n. 251; successivamente l'edificio conventuale passò al Demanio dello Stato (legge 21 agosto 1862 n. 794), mentre la Chiesa
di Sant'Agostino alla Zecca rimase nella proprietà della Cassa ecclesiastica e, dal 1866, del Fondo per il Culto, oggi Fondo Edifici di Culto;
alcune porzioni immobiliari del predetto complesso (chiostro, sala del refettorio, campanile ed alcuni locali circostanti) risultano occupati, senza titolo, da parte di privati, con un utilizzo improprio e con reiterate manomissioni che hanno provocato un gravissimo danneggiamento, in particolare alla facciata in piperno, prezioso riferimento dell'architettura barocca napoletana;
nel 1998 è sorto un Comitato con l'intento di promuovere il restauro ed il recupero della chiesa, che versava in uno stato di grave abbandono, con strutture deteriorate e ormai fatiscenti;
nel corso degli anni sono state promosse numerose iniziative, alle quali hanno aderito anche esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, per sensibilizzare l'opinione pubblica e sollecitare l'attenzione e l'intervento delle Autorità competenti;
nel gennaio del 2005 il portale della Chiesa di Sant'Agostino alla Zecca venne distrutto a seguito di un incendio divampato sul sagrato della Chiesa;
a seguito di reiterate sollecitazioni, il Ministro per i Beni culturali dell'epoca, onorevole Giuliano Urbani, si impegnava, con apposita nota inviata al Sindaco di Napoli, a stanziare cinque milioni di euro per il restauro di S. Agostino alla Zecca, di S. Maria di Porto Salvo e della Basilica della SS. Annunziata;
nello stesso periodo anche il Ministero dell'Interno, con nota del 4 febbraio 2005 inviata al Comune di Napoli (Circoscrizione Mercato Pendino) dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione - Direzione centrale per l'Amministrazione del Fondo Edifici di culto - comunicava i «provvedimenti che si intendevano applicare per restituire il sacro edificio alla cittadinanza» e, tra l'altro, si segnalava di aver già interessato la competente Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e per il PSAD di Napoli «affinché provvedesse alla redazione di un progetto di recupero globale della chiesa». Si assicurava, altresì, che il finanziamento di tale progetto sarebbe stato esaminato in sede di redazione del programma annuale di attività del FEC;
allo stato la Chiesa è stata restaurata in parte, limitatamente agli intonaci, agli stucchi ed alle tinteggiature (salvo la navata destra). I marmi del basamento, invece, sono sconnessi, così come la pavimentazione della navata che presenta larghe zone di rigonfiamenti e distacchi. Da rifare, inoltre, è tutta la parte esterna dell'edificio;
la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Napoli e Provincia ha predisposto lavori di consolidamento e restauro degli esterni del monumento, nonché il completamento del restauro dell'interno della Chiesa, richiedendo i relativi finanziamenti al Ministero per i beni e le attività culturali;
la stessa Soprintendenza ha programmato il ripristino della coperture a falda, il restauro del campanile e della sacrestia, il rifacimento della facciata principale, del sagrato e della cripta, con finanziamenti del Ministero dell'Interno (Fondo edifici culto) -:
se i finanziamenti richiesti al Fondo Edifici Culto del Ministero dell'Interno seno stati stanziati e saranno rapidamente concessi;
se, inoltre, il Ministero per i beni e le attività culturali abbia già stanziato i fondi necessari per il completamento del restauro della Chiesa di Sant'Agostino alla Zecca;
quali iniziative, in ogni caso, intendano assumere i Ministri interrogati per sbloccare, ciascuno per le rispettive competenze, la situazione che si trascina da anni ed assicurare la tempestiva erogazione dei finanziamenti per il completamento del restauro di un edificio di inestimabile interesse artistico e di rilevante
valore storico-culturale, che - in assenza degli urgenti interventi programmati - rischia un rovinoso ed irreparabile degrado;
quali interventi ritengano di porre urgentemente in atto per accertare la legittimità dell'occupazione, presuntivamente abusiva, da parte di soggetti privati di alcune porzioni immobiliari del complesso monumentale (chiostro, sala refettorio, campanile ed alcuni locali annessi) e per recuperarne il possesso, atteso che la Direzione Generale per l'Amministrazione del Fondo Edifici di Culto ha formalmente precisato - con nota del 2 febbraio 2005 inviata al Comune di Napoli - che non risulta alcun atto di alienazione.
(4-01748)
MANTINI e DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Teatro La Scala, è un simbolo di Milano e dell'Italia nel mondo. Da tre anni chiude il bilancio in attivo. La stagione lirica ha in cartellone 14 titoli di opera, a cui vanno aggiunti i programmi di balletto e di sinfonica;
alla luce degli annunciati, pesantissimi tagli dei finanziamenti statali, pari a 9,8 milioni, ed anche alla difficile congiuntura economica internazionale, la Direzione del Teatro ha espresso forte allarme per le dichiarazioni di sciopero del sindacato dei «musicisti autonomi» Fials;
gli scioperi proclamati sulle prime tre rappresentazioni di ogni spettacolo in cartellone hanno «decapitato» più di un'opera e già pesano in negativo sul bilancio a causa delle 10 rappresentazioni saltate negli ultimi mesi. Gli orchestrali e coristi del Fials hanno scioperato inoltre in occasione delle ultime tre repliche della «Vedova Allegra», programmate per mercoledì 19, venerdì 21 e domenica 23 novembre 2008. È a rischio anche la stessa «Prima» di Sant'Ambrogio, il 7 dicembre, quando la stagione 2008-2009 dovrebbe essere inaugurata dal Don Carlo di Verdi, diretto dal maestro Daniele Gatti. Un grave danno d'immagine per l'Italia ma anche economico per la Fondazione;
come conseguenza degli scioperi del sindacato autonomo, il 3 novembre i tecnici si sono rifiutati di preparare il palco per la Filarmonica nel loro giorno libero, costringendola, per la prima volta in venticinque anni, a spostare il suo concerto inaugurale fuori dalla Scala;
il Fials si assume certamente una seria responsabilità, sia nei confronti del pubblico, sia per il danno economico che arreca al Teatro e agli altri Lavoratori. La contestazione è determinata dalla non accettazione del contratto integrativo. Il sovrintendente del Teatro La Scala di Milano, Stephane Lissner, aveva varato dopo lunghe trattative con tutte le sigle sindacali, un accordo integrativo da 11,5 milioni di euro da far arrivare in busta paga da qui al 2011. Difatti il 30 luglio scorso l'accordo è stato firmato da Cgil, Cisl, Uil e ulteriormente ratificato dal «si» di 713 lavoratori della Scala (su 804 dell'intero organico) in occasione di un referendum interno sul tema. Il Fials, cui aderiscono 61 dei 135 professori d'orchestra e 18 dei 105 coristi, nonché la maggioranza del corpo di ballo, dopo aver accettato il quadro delle compatibilità economiche aveva deciso di abbandonare il tavolo della trattativa, prima ancora che la Direzione formulasse la proposta di distribuzione economica. Gli «artisti autonomi» Fials contestano l'ingiusta ripartizione degli aumenti fra diverse categorie di lavoratori, affermando che penalizzano le masse artistiche rispetto agli altri dipendenti. Gli aumenti integrativi ci sono e, afferma il sovrintendente Lissner, appaiono tutt'altro che penalizzanti le «masse artistiche» rispetto agli altri lavoratori del teatro. Da parte della Fials ci sono valutazioni diverse, poiché si ritiene che le professionalità specifiche siano sottovalutate -:
di fronte ad una simile situazione d'emergenza, pur nel rispetto dell'autonomia della Fondazione Teatro alla Scala, quale ruolo intenda esercitare e quali
eventuali azioni preveda intraprendere per favorire un positivo esito della controversia che consenta l'ordinario svolgimento della «prima» della stagione scaligera.
(4-01749)
BRAGANTINI e STUCCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'attuale amministrazione comunale di Monteforte d'Alpone ha ritenuto opportuno procedere ai lavori di ristrutturazione della centrale e storica Piazza Silvio Venturi sulla quale si affacciano la Chiesa Parrocchiale monumentale neo-classica, il Municipio di ispirazione cinquecentesca su progetto del Giuliari, e l'imponente Palazzo vescovile quattrocentesco;
il progetto in parola sarebbe oggetto di molte critiche da parte dell'intera comunità di cittadini e studiosi del luogo, che avrebbero sollevato le seguenti eccezioni:
a) le soluzioni adottate dalla Giunta comunale contrasterebbero con gli aspetti storici ed architettonici nel loro insieme;
b) altrettanto inadeguata risulterebbe la fontana, simile a una lunga vasca di linee attuali a filo della pavimentazione della piazza la quale, essendo in leggera pendenza, rischierebbe di raccogliere la pioggia e tutti gli eventuali rifiuti presenti nella piazza;
al centro della piazza si troverebbe un pregevole Monumento ai caduti, la cui vetustà risale al 1924;
l'amministrazione comunale non terrebbe conto delle numerosissime adesioni dei cittadini che si opporrebberoalla rimozione del Monumento ai caduti, al posto del quale, al centro della piazza, dovrebbero essere collocati nuovi arredi di carattere moderno ed aggressivo, quali panchine a forma di tubi di metallo di vari colori sgargianti e un pennone alto 28 metri in metallo colorato di rosso, nonché il posizionamento di una moderna ed ingombrante scala in cemento e vetro;
dottrina e giurisprudenza pervengono concordemente alla conclusione che i beni di proprietà dello Stato e degli enti pubblici territoriali con più di cinquanta anni di vetustà, fino all'esito della verifica dell'interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico di cui all'articolo 12, comma 2, del decreto legislativo 42/2004, sono soggetti al regime proprio del patrimonio demaniale culturale e, quindi sottoposti a particolare tutela;
la II sezione della Corte di cassazione, con sentenza n. 458 depositata il 12 gennaio 2007, sostiene che: «In materia di tutela dei beni culturali, anche con riferimento al Codice dei beni culturali, di cui al decreto legislativo n. 42/04, resta il principio fondamentale per cui, fino al compimento della verifica di «culturalità» (qualora questa dovesse avere esito negativo), le cose sono comunque sottoposte alla legislazione di tutela e che la verifica concernente i beni di proprietà pubblica, non si estrinseca in una formale «dichiarazione» (articolo 13, comma 2, Codice) in quanto il riconoscimento di culturalità non è provvedimento costitutivo, che si basi sull'esercizio della discrezionalità amministrativa, ma solo atto di certazione, che rivela prerogative che il bene possiede per le sue caratteristiche (...)»;
la prima valutazione di culturalità viene effettuata dall'ente proprietario del bene, prima che il medesimo sia segnalato alla Sovrintendenza per una valutazione definitiva, e questo primo vaglio dell'ente proprietario si ritiene debba tener conto dei criteri tracciati dal legislatore del codice che all'articolo 10, comma 5, ha escluso in linea di principio che possano essere ritenuti beni culturali i beni che abbiano una vetustà inferiore a 50 anni;
conseguentemente il codice ha esteso automaticamente, ancorché in chiave temporanea e cautelare, la disciplina della tutela a tutti i beni con più di 50 anni di vita in attesa della verifica, per cui si può affermare ormai che tutti i beni, appartenenti ad enti pubblici con più di 50 anni debbano rispettare la disciplina della preventiva autorizzazione;
il Monumento ai caduti in parola possiede il requisito della vetustà, che può essere inteso non solo come requisito di culturalità, ma anche come requisito di applicabilità della predetta disciplina relativa alla preventiva autorizzazione. Difatti solo i beni privi della predetta vetustà non debbano essere assoggettati alla verifica, salvo diverso avviso cautelativo dell'ente interessato, che intenda in questo modo eliminare qualsiasi dubbio sulla qualificazione del bene di sua proprietà;
la verifica della sussistenza dell'interesse culturale deve avvenire sulla base di indirizzi di carattere generale, stabiliti dal Ministero al fine di assicurare uniformità di valutazione, anche al fine di rispondere all'esigenza di assicurare omogeneità e unicità di indirizzo dell'azione amministrativa -:
se, alla luce di quanto espresso in premessa, non ritenga che la rimozione del Monumento ai caduti potrebbe dar luogo ad azioni illegittime, per eccesso di potere da parte dell'amministrazione comunale di Monteforte d'Alpone, e come intenda dunque intervenire per tutelare questo bene culturale.
(4-01753)