XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 17 novembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
dovranno essere adottati provvedimenti sulla base delle conclusioni del vertice G20 di Washington del 15 novembre 2008, di quelle dell'Ecofin del 4 novembre 2008 e dell'Eurogruppo del 3 novembre 2008, in cui - tra l'altro - è stata confermata una proiezione di deficit, che, nonostante la crisi finanziaria internazionale, vede l'Italia registrare dati migliori di Francia, Inghilterra e Spagna, delle conclusioni dell'Ecofin del 7 ottobre 2008 e dell'Eurogruppo del 6 ottobre 2008 e di quelle del G7 di Washington dell'11 ottobre 2008;
il Fondo monetario internazionale, nel rapporto semestrale World economic outlook dell'8 ottobre 2008, prevede per l'economia mondiale una fase di grave rallentamento della crescita e, in particolare, una crescita dell'economia della zona euro intorno all'1,3 per cento nel 2008, destinata a frenare ulteriormente nel 2009, fermandosi allo 0,2 per cento;
gli effetti della crisi economica avranno riflessi sul tasso di variazione del prodotto interno lordo;
devono essere considerate le indicazioni contenute nel libro verde sulla spesa pubblica del 6 settembre 2007, realizzato dalla commissione tecnica sulla finanza pubblica istituita dal Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore, professor Tommaso Padoa Schioppa;
devono essere confermati gli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2009-2011 e di «messa in sicurezza» del bilancio dello Stato, approvati dal Parlamento attraverso la conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, operata dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», contenente la programmazione triennale tesa al raggiungimento del pareggio di bilancio entro l'esercizio 2011 e con la conseguente opportunità - a decorrere dal 2012 - di generare un avanzo in grado di avviare la graduale riduzione dell'indebitamento pubblico;
deve essere ribadito il valore strategico - ai fini dell'implementazione in Italia della cosiddetta «strategia di Lisbona», adottata dall'Unione europea nel Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 e volta a «fare dell'Unione europea l'economia più competitiva del mondo» - delle misure adottate con l'approvazione dei disegni di legge collegati alla legge finanziaria e derivanti dallo stralcio del disegno di legge n. 1441 presentato dal Governo alla Camera dei deputati il 2 luglio 2008, recante «Misure per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria»;
devono essere confermati gli obiettivi fondamentali di politica economica indicati nel documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, e cioè:
a) ridurre il costo complessivo dello Stato, invertendo la tendenza storica al suo aumento, senza «mettere le mani nelle tasche» dei cittadini con nuove tasse a loro carico e senza ridurre i servizi e le garanzie sociali essenziali, operando sulla riduzione della spesa pubblica e sui tagli agli sprechi nella pubblica amministrazione in tutte le sue emanazioni centrali e periferiche;
b) rendere più efficace l'azione della pubblica amministrazione, in base all'idea essenziale che non sono i cittadini al servizio dello Stato, ma lo Stato al servizio dei cittadini, per raggiungere il risultato di uno Stato che rende di più e costa di meno, in un nuovo modello istituzionale basato sul federalismo e sulla

conseguente maggiore responsabilizzazione di tutti i livelli di governo di fronte ai cittadini;
c) ridurre il peso burocratico che grava sulla vita dei cittadini, liberandoli dalla ragnatela della burocrazia superflua, aumentando corrispondentemente il loro senso di fiducia nello Stato a vantaggio del tempo libero e di quello lavorativo;
d) spingere l'apparato economico verso lo sviluppo, rimuovendo vincoli ed agendo sulla sburocratizzazione e semplificazione, introducendo meccanismi di fiscalità di vantaggio per favorire investimenti nelle aree meridionali, concentrando ed applicando la forza della pubblica amministrazione sui punti che sono essenziali, in combinazione con l'azione delle imprese, realizzando forme concrete di sussidiarietà orizzontale e verticale, anche per raggiungere la migliore efficienza ed efficacia dei servizi di pubblica utilità;
l'importante azione intrapresa dal Governo, con i provvedimenti collegati alla legge finanziaria, è tesa alla liberalizzazione del sistema economico, alla differenziazione delle fonti di energia, al fine di ridurre il gap esistente tra l'Italia e i suoi concorrenti e rendere più attraente il sistema economico agli investimenti esteri, anche mediante un rafforzamento del sistema della certezza del diritto, in primo luogo attraverso la riforma del processo civile;
l'indifferibile conversione in legge dei decreti-legge, recanti «Misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese» e «Ulteriori misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio», già in corso di approvazione, avrà l'effetto primario - senza previsione immediata di costi per lo Stato - di fornire al sistema creditizio idonee garanzie che impediscano di tradurre gli effetti della crisi finanziaria in una restrizione dei livelli di credito erogati al sistema di imprese, che - a sua volta - metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro garantiti dalla vasta rete di imprese di medio-piccole dimensioni, scarsamente patrimonializzate e bisognose del ricorso al credito bancario;
la positiva conclusione del negoziato per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego determinerà, nelle prossime settimane, un miglioramento del potere d'acquisto delle famiglie dei lavoratori della pubblica amministrazione;
in tale quadro di risposta alla crisi economica e finanziaria, insieme agli interventi di sostegno a lavoratori e famiglie, lo sviluppo della rete infrastrutturale ed il sostegno al tessuto imprenditoriale assumono un ruolo strategico per la crescita,

impegna il Governo:

ad adottare ogni iniziativa in coerenza e unità d'intenti e d'azione con gli indirizzi espressi dall'Unione europea;
ad adottare tempestivamente i provvedimenti necessari ad attuare in Italia le decisioni comuni assunte in sede G20, Ecofin e Eurogruppo;
a dare rapida attuazione alle misure di sostegno al reddito dei meno abbienti, già approvate dal Parlamento, con particolare riferimento alla social card, per sostenere, in particolare, le famiglie numerose e quelle con disabili e anziani non autosufficienti;
a tradurre in proposte operative e condivise - conclusa la consultazione in atto - le indicazioni del libro verde sul futuro del modello sociale, predisposto dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
a rendere permanenti le misure di salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie previste nel decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, contenente «Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie», convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, con particolare riferimento alla soppressione dell'ici sulle prime abitazioni e alle agevolazioni fiscali per il lavoro

straordinario e altre componenti del reddito da lavoro dipendente correlate ad aumenti di produttività;
a predisporre un provvedimento comprendente misure necessarie e urgenti di sostegno alle famiglie e alle imprese, con l'obbiettivo di incrementare la crescita del prodotto interno lordo, fermi restando gli obiettivi di finanza pubblica;
a valutare, nella predisposizione di tale provvedimento, l'opportunità dell'adozione di alcune misure a favore delle imprese, quali:
a) disciplina dell'iva per cassa e rimborsi iva in tempi certi e accelerati;
b) nuove procedure di pagamento dei fornitori della pubblica amministrazione che garantiscano tempi certi e accelerati;
c) parziale riduzione dell'irap, con priorità sulla base imponibile relativa al costo del lavoro, alla quale fare fronte attraverso un'equivalente riduzione dei sussidi alle imprese;
d) nuove misure di detassazione del reddito d'impresa e di lavoro autonomo reinvestito;
e) sterilizzazione degli studi di settore nei prossimi anni, ovvero rendere gli studi di settore fiscalmente equi ed efficaci, attraverso una rappresentazione reale delle condizioni economiche e finanziarie del Paese, tenuto conto che l'impatto dei nuovi studi sta diventando eccessivamente oneroso per i contribuenti: infatti, il numero dei soggetti non congrui è passato dal 15 per cento per l'anno fiscale 2006 all'attuale 50 per cento per l'anno fiscale 2007 e si stima che l'impatto della crisi economica in atto comporterà la non congruità al 70 per cento dei casi, con un insostenibile «shock fiscale» per le piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale della nostra struttura produttiva;
a valutare, nella predisposizione di tale provvedimento, l'opportunità dell'adozione di misure a favore delle famiglie, quali:
a) misure che tengano conto - ferme restando le indicazioni contenute nel documento di programmazione economico-finanziaria circa il tasso di inflazione programmato - di quanto potrà emergere dal tavolo del negoziato interconfederale per la definizione dei parametri a cui riferire il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni;
b) misure di rafforzamento del sistema degli ammortizzatori sociali, da realizzare anche potenziando l'impegno diretto delle parti sociali negli enti bilaterali; in tale ambito vanno valutati interventi specifici a favore delle forme di lavoro flessibile;
c) negoziazione con la grande distribuzione e con le principali categorie rappresentative degli esercenti commerciali per raggiungere accordi di contenimento e stabilizzazione dei prezzi di generi di prima necessità, come già realizzato in passato;
d) specifiche deduzioni fiscali a favore delle famiglie con figli;
e) incremento del maggiore potere d'acquisto realizzato attraverso la social card in favore degli anziani che costituiscono un nucleo familiare composto da una sola persona;
f) ulteriori strumenti a disposizione dei cittadini per la rinegoziazione di mutui immobiliari;
g) misure per allineare la velocità di variazione dell'andamento dei prezzi al consumo dei combustibili per autotrazione in relazione alla variazione del prezzo delle materie prime;
h) accelerazione dell'implementazione del «piano casa», previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, attraverso la presentazione del previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri alla conferenza unificata;
a sollecitare l'Unione europea a predisporre strumenti finanziari adeguati a

rendere più efficiente la raccolta dei capitali necessari alla realizzazione in tempi rapidi delle reti infrastrutturali europee;
a dare rapida attuazione alle delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica, concernenti la realizzazione dei progetti infrastrutturali già deliberati, in particolare nelle aree al Nord e al Sud del Paese, dove la carenza di infrastrutture costituisce un freno allo sviluppo e alla crescita;
ad assumere, attraverso il Comitato interministeriale per la programmazione economica, le necessarie delibere per la realizzazione delle infrastrutture previste nei diversi documenti di finanza pubblica e negli atti di indirizzo parlamentari già approvati.
(1-00062)
«Stracquadanio, Caparini, Iannaccone, Corsaro, Cazzola, Baldelli».

La Camera,
premesso che:
la recessione economica mondiale, innescata dalla bolla immobiliare americana e dalla crescita del costo delle materie prime, si è ulteriormente aggravata nell'ultimo trimestre con la crisi bancaria apertasi con il fallimento della società Lehman Brothers;
il prodotto interno lordo italiano nel terzo trimestre del 2008 è calato dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,9 per cento rispetto al terzo trimestre 2007, decretando la recessione tecnica del nostro Paese, in quanto è il secondo trimestre consecutivo che si registra il prodotto interno lordo in calo congiunturale;
l'Istat ha fornito contestualmente anche il quadro di riferimento internazionale, segnalando come la frenata italiana sia più brusca di quella di molte altre economie. Nel terzo trimestre 2008 il prodotto interno lordo è diminuito in termini congiunturali dello 0,1 per cento negli Stati Uniti, dello 0,5 per cento nel Regno Unito e in Germania. In termini tendenziali, il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,8 per cento negli Stati Uniti e in Germania e dello 0,3 per cento nel Regno Unito;
la legge finanziaria per il 2009, approvata in prima lettura il 13 novembre 2008 dalla Camera dei deputati, traendo origine dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è una finanziaria che non affronta i nuovi problemi emersi dopo la tempesta finanziaria ed economica che ha colpito il nostro Paese;
con la manovra licenziata dalla Camera dei deputati ci si limita a descrivere un Paese in condizioni di normalità, che rende operativi i tagli lineari sulla scuola, sull'università, sui comuni, sulla sicurezza decisi a luglio 2008, senza prevedere alcuna misura di sviluppo e di sostegno alle famiglie e alle imprese;
nel 2007 i poveri in Italia (12,8 per cento dell'intera popolazione) erano 7 milioni 542 mila, mentre le famiglie povere raggiungevano quota 2 milioni 653 mila (11,1 per cento di quelle residenti sul territorio);
tra mutui ipotecari, rette scolastiche ed universitarie e le rate per l'acquisto di beni mobili (arredamento, auto ed altro) le famiglie italiane risultano fortemente indebitate e tale disagio è confermato dal boom dei pignoramenti registrato in questi ultimi mesi;
è illusorio, seppur auspicabile, secondo quanto recita un articolo del disegno di legge finanziaria per il 2009, destinare alle famiglie le maggiori risorse che saranno disponibili nel corso del 2009, quando da tutti gli analisti è stato lanciato l'allarme del rischio di passare nel 2009 dalla recessione alla depressione;
il mondo delle imprese, in particolare quelle del Sud, è in evidente sofferenza: nei primi 9 mesi del 2008 hanno chiuso 336.846 aziende. Il saldo, dato dalla differenza tra iscritte e cessate, è stato

pari a -13.184, mentre nel 2006 il saldo era, addirittura, pari a + 46.875. A livello territoriale, sono le regioni del Sud a pagare il prezzo più alto, mentre per quanto riguarda i settori tiene ancora l'artigianato, ma peggiora drammaticamente il commercio, soprattutto i negozi di vicinato schiacciati dalla concorrenza dei grandi centri commerciali e dalla poca propensione al consumo delle famiglie italiane, con una perdita di posti di lavoro stimabili in 100.000 unità (studio Cgia di Mestre);
dai dati Istat emerge che la produzione industriale a settembre 2008 è diminuita dello 0,4 per cento rispetto a settembre 2007 e del 2,1 per cento rispetto ad agosto 2008, mentre l'indice della produzione corretto per giorni lavorativi ha registrato un calo tendenziale del 5,7 per cento;
il Bollettino della Banca d'Italia registra, per il 2009, segnali di ridimensionamento dei piani di investimento nel settore industriale;
in un periodo di recessione è fondamentale alimentare il flusso dei prestiti alle imprese e alle famiglie da parte delle banche, evitando, grazie all'intervento dello Stato, una stretta sul credito, mentre l'indice delle condizioni di accesso al credito, che segnava un andamento negativo di -17,9 al 15 ottobre 2008, è passato a -29 alla fine dello stesso mese;
non è solo la Banca d'Italia a segnalare l'esistenza di un credit crunch: secondo l'osservatorio del Cna, infatti, sono aumentate le revoche delle richieste di affidamento, accompagnate da un crollo della disponibilità del credito, oltre ad un raddoppio dei tempi per le pratiche;
in attesa che venga adottato un nuovo sistema di governo della finanza mondiale, che faccia tesoro dell'esperienza recente, e che i provvedimenti finanziari vengano concertati, giustamente, a livello europeo, gli interventi per sostenere lo sviluppo economico devono essere tarati in base alle specificità del nostro Paese e, soprattutto, devono essere di sistema e non ridotti a qualche intervento tampone per questo o quel settore;
è necessario prevedere, dunque, interventi che abbiano sia un impatto congiunturale che di sistema, dando ossigeno all'economia reale per il breve periodo e cercando di sfruttare l'occasione per misure strutturali che intervengano sulla competitività del sistema Paese;
per favorire la crescita è necessario, quindi, intervenire utilizzando la leva monetaria, con un ribasso dei tassi di interesse, ed impiegando quella della spesa pubblica unita ad un calo della pressione fiscale;
per farsi promotrice della ripresa dell'area euro e per evitare che i deficit pubblici dei Paesi membri aumentino comunque per effetto della crisi, l'Unione europea dovrebbe adottare criteri più flessibili in merito all'applicazione dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, ferma restando l'esigenza del loro rispetto;
gli accordi di Washington tra i leader dei Paesi del G20 per il rilancio dell'economia mondiale prevedono un piano con misure coordinate per la ripresa economica mondiale: l'Italia si è impegnata a mettere in campo 80 miliardi di euro, pari a 5 punti di prodotto interno lordo,

impegna il Governo:

a realizzare una riqualificazione della spesa «sostenibile», evitando cioè che interventi drastici di contenimento della spesa taglino indistintamente tutti i capitoli del bilancio dello Stato, mettendo in crisi tutto il sistema senza salvaguardare i settori strategici e più sensibili della pubblica amministrazione (scuola, università, sicurezza, ricerca ed altri);
a prevedere un grande piano di opere pubbliche per dotare il Paese di un moderno sistema infrastrutturale, utilizzando la leva della spesa pubblica per finanziare la ripresa;
ad adottare misure fiscali agevolative nei confronti delle piccole e medie imprese, che premino il reinvestimento degli utili in ricerca e innovazione, sviluppo

sostenibile e risparmio energetico, in investimenti produttivi e per incrementare l'occupazione;
ad adottare provvedimenti che estendano la rete di protezione dei sussidi di disoccupazione, soprattutto per i lavoratori precari, e ad attivare percorsi di riqualificazione e reimpiego di lavoratrici e lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, al fine di sostenere la domanda aggregata in questo ciclo;
per le imprese del Sud, a prevedere una fiscalità di vantaggio, anche attraverso la trasformazione dei finanziamenti a fondo perduto con il meccanismo del «credito d'imposta»;
a rafforzare il ruolo dei confidi, ampliandone le capacità di credito e garanzia, al fine di sostenere le piccole e medie imprese, facilitandone l'accesso al credito;
ad introdurre quale misura per assicurare maggiore liquidità alle aziende, il principio di cassa rispetto a quello di competenza, permettendo, cioè, alle imprese la possibilità di liquidare l'iva all'erario solo dopo aver ricevuto il pagamento del corrispettivo, previa verifica della sua accessibilità secondo le normative europee vigenti;
ad adottare interventi tempestivi e concreti in favore delle famiglie italiane, soprattutto quelle con figli, anche valutando l'opportunità di reintrodurre il sistema delle deduzioni fiscali in luogo dell'attuale sistema delle detrazioni, al fine di realizzare un fisco più equo e a misura delle famiglie italiane con carichi familiari.
(1-00063)
«Casini, Vietti, Galletti, Occhiuto, Volontè, Ciccanti, Compagnon, Naro».

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che abbiamo di fronte ed i suoi effetti, che inevitabilmente nei mesi prossimi si manifesteranno nel nostro Paese con maggiore forza di quanto non sia accaduto finora, impongono l'acquisizione definitiva della consapevolezza che la cosiddetta globalizzazione non è un'astrazione teorica, ma al contrario ha effetti reali e concrete e le sue dinamiche si ripercuotono nella vita quotidiana delle popolazioni coinvolte;
non è possibile pensare al funzionamento del nostro sistema Paese nella stessa ottica di 10 o 15 anni fa: vanno aggiornati i principi, gli strumenti e le regole con cui governare la realtà; l'idea che la dimensione nazionale sia ancora l'unica dalla quale analizzare e declinare la realtà è un errore che potrebbe provocare danni irreparabili;
dalla crisi finanziaria, i cui primi effetti si sono manifestati negli Stati Uniti, e non poteva essere altrimenti, in quanto propaggine più avanzata del sistema economico-finanziario occidentale, si è rapidamente passati ad una crisi economica generalizzata;
l'Europa come entità politica ed economica non può riuscire a mettere al riparo le economie nazionali dei singoli aderenti; una sua maggiore coesione lo avrebbe permesso, ma spesso si sono evidenziate insofferenze acute nei confronti dei vincoli, che una maggiore coesione europea avrebbe imposto ed impone. Proprio il nostro Paese, con i Governi di centro-destra che lo hanno guidato negli ultimi anni, ha manifestato, a più riprese, la sua insofferenza, facendola diventare un tratto distintivo dei medesimi Governi;
all'immediata vigilia del G20 di Washington si è appreso che una delle proposte del nostro Paese sarà quella di prevedere la creazione di controlli più adeguati, uniformi e più «responsabili di tutto il mondo della finanza»;
nel frattempo proprio in Italia un Governo di centro-destra ha proceduto prima a depenalizzare il falso in bilancio ed ora il centro-destra ha proposto al Parlamento specifiche norme definite «salva manager», scegliendo, quindi, ancora

una volta la strada della deregolamentazione e dell'abbassamento del livello dei controlli;
è necessario individuare strumenti comuni e coerenti con le nuove realtà sovranazionali, le uniche che possono proteggere i singoli Stati dagli inevitabili effetti di una realtà globale economica, finanziaria e politica, molto più vasta di quella tradizionale; l'adesione a tali realtà non può essere opportunistica ed a corrente alternata, ma responsabilmente convinta;
è necessario accettare il rigore dei vincoli e dei controlli di natura comunitaria ed internazionale, che non possono non regolare i mercati finanziari e la realtà economica, ed è fondamentale studiarne di nuovi e più adeguati;
il nostro Paese registra da anni una difficoltà economica e produttiva divenuta strutturale; la crisi finanziaria si ripercuote, quindi, su un sistema già in sofferenza per la caduta della crescita e dei consumi. Nei prossimi mesi è alto il rischio della perdita di numerosi posti di lavoro, come conseguenza diretta della perdita di fiducia complessiva; diverse aziende, in particolare le piccole e le medie, stanno contraendo la portata dei loro investimenti: è evidente la possibilità di una diminuzione notevole della disponibilità di credito, l'inflazione continua a rimanere da mesi su livelli non più sostenibili ed il suo lieve calo nelle ultime settimane è dovuto agli effetti della recessione;
la nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria conferma l'obiettivo di inflazione programmata all'1,7 per cento, lasciando che il peso di questa differenza ricada esclusivamente sui lavoratori, che devono fronteggiare un livello di pressione fiscale ancora particolarmente elevato, superiore cioè al 43 per cento, in un sistema complessivo nel quale aumentano le imposte dirette e diminuiscono quelle indirette, distorsione tipica del nostro sistema fiscale. Proprio il carico delle imposte dirette aumenta le difficoltà dei redditi da lavoro e delle pensioni;
appare fondamentale, per sostenere il sistema nel suo complesso, rilanciare i consumi e non pare possibile ottenere tale risultato attraverso esclusivamente l'intervento pubblico, in un contesto nel quale il deficit pubblico, secondo fonti governative, rischia di superare il 3 per cento;
l'abbattimento delle imposte sul lavoro è diventato uno degli obiettivi ribaditi continuamente, ma senza però provvedere a bloccare la crescita della spesa pubblica non si potranno diminuire le tasse sui redditi; il cuneo fiscale non può essere lo strumento principale su cui agire per ottenere tale risultato, poiché una parte fondamentale del cuneo è rappresentato dai contributi previdenziali, che tagliati condannerebbero molti lavoratori italiani a pensioni più basse; tra l'altro, l'unica componente cresciuta dello stipendio dei lavoratori italiani è quella dei contributi previdenziali, anche per i lavoratori subordinati;
bisogna investire per far crescere la produttività del lavoro; senza un suo sensibile aumento, non appare possibile ottenere la crescita delle retribuzioni, mentre è inevitabile intervenire per affermare una redistribuzione coerente dei redditi a favore del lavoro dipendente;
la disuguaglianza dei redditi è cresciuta molto più velocemente della disuguaglianza dei consumi. Le famiglie reagiscono in modo diverso a variazioni permanenti o temporanee dei redditi, poiché cercano di mantenere un livello di consumo stabile nel corso del tempo, mentre risparmio e indebitamento attutiscono le variazioni del reddito da un mese all'altro o da un anno all'altro;
la disuguaglianza dei redditi in Italia è fortemente aumentata nel corso degli ultimi venticinque anni, tanto da porre il nostro Paese tra i più disuguali tra quelli appartenenti all'area dell'Ocse;

è necessario riflettere sulla possibilità e sulla reale convenienza di utilizzare la leva fiscale come unico strumento a sostegno del reddito da lavoro dipendente; tale riflessione non può, però, annullare la consapevolezza della necessità di interventi specifici finalizzati alla detassazione dei redditi da lavoro e delle pensioni medio-basse;
non si può dimenticare il peso sul sistema dei redditi del cosiddetto fiscal drag. Nel nostro Paese, negli anni '70-'80 si è proceduto alla restituzione del fiscal drag con il ricorso al credito d'imposta. Nel 1989 si scelse, invece, la strada della rivalutazione automatica dei limiti degli scaglioni e delle detrazioni a partire dal 1o gennaio 1990; dal 1993 l'eliminazione del drenaggio fiscale ha riguardato solo le detrazioni e non più le aliquote. Nel corso degli anni '90 le leggi finanziarie hanno più volte sospeso la restituzione del fiscal drag, utilizzando, però, le maggiori entrate fiscali per l'aumento degli assegni al nucleo familiare. La legge finanziaria del centro-sinistra per l'anno 2001 ha sospeso la restituzione del fiscal drag per il 2001, riassorbendola nella riduzione percentuale delle aliquote irpef;
pur essendo un obbligo di legge, dal 2002 in poi il Ministro Tremonti, basandosi su un'interpretazione, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, capziosa e infondata della legge finanziaria per il 2001, ha ritenuto abrogata qualsiasi normativa in materia di fiscal drag;
alcuni economisti hanno calcolato un incremento del gettito per l'anno 2008, dovuto al fenomeno del fiscal drag, pari a circa 3,7 miliardi di euro, quasi la metà dell'incremento totale di gettito previsto per l'irpef;
è altrettanto necessario riflettere sull'opportunità di intervenire con misure finalizzate a regolamentare in maniera coerente il mercato del lavoro, affermando un livello adeguato di sicurezza per i lavoratori. In particolare, appare necessario intervenire a favore delle giovani generazioni, principali protagoniste dell'espansione degli investimenti e dei consumi; in questa ottica appare utile investire sull'attivazione dei necessari ammortizzatori sociali, ripartendo da quelli previsti nel libro bianco di Marco Biagi, ad oggi rimasti inapplicati,

impegna il Governo:

ad assumere le opportune iniziative per ridurre le forme precarie nei rapporti di lavoro;
a introdurre i necessari ammortizzatori sociali, a carattere universalistico, come quelli delineati nella «riforma Biagi»;
ad assumere le opportune iniziative per restituire il drenaggio fiscale alle categorie a reddito medio-basso, a partire dai pensionati più poveri;
a intervenire per sostenere il rilancio dei consumi, anche, ma non solo, attraverso l'intervento pubblico, ed in tale prospettiva, ad introdurre già nel 2008, con la corresponsione della tredicesima mensilità, un'adeguata forma di detassazione capace di aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, già a partire dal mese di dicembre 2008.
(1-00064)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Cambursano, Paladini, Porcino, Messina».

Risoluzione in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
i fabbricati che possiedono i requisiti della ruralità, anche se censiti nel Catasto edilizio urbano, non sono assoggettabili ad ICI, in quanto il reddito di detti fabbricati, considerati in sede di revisione degli estimi e contabilizzati come pertinenza del terreno, è stato incluso nel reddito dominicale dei terreni sui quali insistono;
l'Agenzia del Territorio e l'Agenzia delle Entrate (circolare n. 50/E/2000) hanno espresso un consolidato orientamento

interpretativo conforme alla non assoggettabilità ad ICI dei fabbricati in possesso dei requisiti di ruralità; ciò nonostante l'ANCI dell'Emilia-Romagna, basandosi su alcune sentenze della Corte di Cassazione, ha preso posizione favorevole all'imponibilità ICI dei fabbricati rurali;
con il 31 dicembre 2008 verranno meno le fiscalizzazioni per il settore agricolo relative alle zone montane e svantaggiate, previste dall'articolo 01, comma 2, della legge n. 81 del 2006, con un aggravio di costi pari a più di 20 milioni per il nord Italia, quasi 40 milioni per il centro e circa 200 per il sud, per un costo complessivo per l'agricoltura svantaggiata e di montagna di circa 260 milioni di euro;
il disegno di legge finanziaria 2009 non rifinanzia gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale, strumento indispensabile per gli agricoltori, per la stipula di polizze assicurative di forma collettiva contro eventi calamitosi e avversità atmosferiche, con un costo per l'agricoltura di oltre duecento milioni;
il disegno di legge di bilancio ha ridimensionato in modo notevole le risorse relative al Fondo di Solidarietà nazionale prevedendo, a seguito dei tagli effettuati con il decreto legge 112/2008, uno stanziamento per il 2009 pari a soli 75,2 milioni di euro a fronte di un finanziamento pari a 248 milioni di euro nel 2008;
questa scelta rappresenta un grave vulnus nei rapporti tra le categorie produttive del settore agricolo e le istituzioni che erano riuscite a definire una politica di razionalizzazione basata principalmente sull'ammodernamento degli strumenti e delle forme di sostegno per i rischi connessi ad eventi atmosferici e calamitosi già previsti dalla normativa vigente, secondo un processo di sviluppo che ha trovato compiuta sistemazione con il decreto legislativo n. 102 del 2004;
anche l'UE si è ormai decisamente orientata verso questo tipo di intervento, in vista della riforma della politica agricola comune e della compatibilità con gli accordi dell'Organizzazione mondiale per il commercio. La Commissione europea ha adottato alcuni appositi atti di indirizzo (Com (2005)74 Risk and crisis management in agricolture) in cui viene considerato necessario incrementare la partecipazione finanziaria ai premi versati dagli agricoltori sia da parte degli Stati membri che della stessa UE; il regolamento comunitario del 15 dicembre 2006, n. 1857 del 2006, sugli aiuti di Stato in favore delle piccole e medie imprese agricole e gli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale per il periodo 2007-2013 non solo consentono l'erogazione di aiuti di questo tipo, ma prevedono anche che a decorrere dal 1o gennaio 2010 gli interventi compensativi erogati in qualunque caso di calamità naturale devono essere drasticamente ridotti agli agricoltori che non abbiano stipulato una polizza assicurativa a copertura di almeno il 50 per cento della loro produzione;
la previsione del mancato rifinanziamento per l'anno 2009 del Fondo di solidarietà per la copertura del costo dei premi assicurativi crea un grave svantaggio competitivo alle imprese agricole italiane rispetto alle aziende presenti all'interno della UE, perché si vedono private dell'unico strumento, pienamente compatibile con le regole comunitarie, a difesa dei redditi compromessi dalle calamità naturali;
il Governo ha accolto due ordini del giorno al bilancio di cui uno del Partito democratico che lo impegna a rifinanziare il suddetto Fondo in maniera adeguata;
sempre nel disegno di legge finanziaria 2009 non vi sono sufficienti stanziamenti per il piano irriguo e per le opere pubbliche di rilevanza nazionale per l'accumulo di acqua a prevalente scopo irriguo e per opere di adduzione e riparto, venendo meno, in tal modo, i fondi per l'ammortamento dei mutui delle opere in corso di completamento, nonché i finanziamenti necessari per la progettazione;
complessivamente i tagli al bilancio dell'agricoltura nella legge finanziaria

2009 sono pari al 10,3 per cento della spesa corrente, al 25,9 per cento della spesa in conto capitale e al 25,6 per cento del bilancio del MIPAAF;
molti settori del comparto agricolo stanno affrontando una crisi senza precedenti: come ha messo in evidenza la Confagricoltura il prezzo medio dei cereali è crollato del 50 per cento, mentre per quanto concerne i costi, il prezzo medio dei concimi è salito del 63 per cento. La scarsa remunerazione del prodotto e l'aumento dei mezzi tecnici rendono alcune coltivazioni a rischio, mentre la forte diminuzione delle semine può pregiudicare l'auto approvvigionamento,

impegna il Governo:

a chiarire definitivamente, in sede legislativa, la non assoggettabilità all'ICI dei fabbricati rurali;
a reperire le risorse ed i fondi per finanziare il Fondo di solidarietà nazionale per la parte assicurativa;
ad intervenire a favore delle zone montane e svantaggiate, prorogando le disposizioni di fiscalizzazione previste dall'articolo 01, comma 2, della legge 11 marzo 2006, n. 81, di conversione del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, con sospensione degli aumenti di aliquota di cui all'articolo 3, commi 1 e 2, del decreto legislativo 16 aprile 1997, n. 146;
a rifinanziare urgentemente il piano irriguo, consentendo il completamento delle opere in corso ed il finanziamento della progettazione;
a prevedere un piano specifico di intervento a favore del settore cerealicolo.
(7-00077)
«Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

RAO e VIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 15 settembre 2006 è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia la graduatoria dei 39 psicologi vincitori del concorso indetto nel 2003 dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP);
nessuna assunzione di personale esterno è stata fatta, nonostante i fondi previsti sia dalla deroga al blocco delle assunzioni per il 2006 e 2007 che dalla finanziaria 2007 (1,5 milioni di euro per il 2008, 5 milioni di euro per il 2009, 10 milioni di euro per il 2010) che ha, invece, privilegiato i contabili, sebbene avessero affrontato il concorso in un periodo successivo;
nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo al passaggio della medicina penitenziaria al Sistema sanitario nazionale si stabilisce che «Le aziende sanitarie locali, previo accordo con il Ministero della giustizia e nel rispetto della vigente normativa in materia di assunzioni, possono avvalersi delle graduatorie dei concorsi espletati anteriormente alla data del 15 marzo 2008» (articolo 3, comma 10);
appare evidente, nel suddetto unico passaggio in cui si fa riferimento ai concorsi esterni, il mancato impegno da parte sia del Ministero della sanità che della giustizia nel garantire l'assunzione ai vincitori, a fronte del rinnovamento continuo di tutti i contratti a termine per i consulenti;
oltre al danno personale per chi ha investito tempo ed impegno in questo

concorso svoltosi nell'arco di due anni, è evidente anche lo spreco di denaro pubblico, considerando i quasi cinquemila aspiranti psicologi che hanno presentato domanda di partecipazione;
di recente, il Ministero della giustizia ha ufficializzato, tramite una lettera inviata a tutti i vincitori, di non essere più il ministero competente per l'assunzione;
non si può contribuire al benessere psicologico dei detenuti con un'ingiusta decurtazione del personale presente in pianta organica;
la vicenda appare ormai intollerabile anche perché sembra di assistere ad un assurdo rinvio di competenze: secondo contatti informali con il dicastero della giustizia, viene confermato il contenuto della citata lettera, secondo la quale tale ministero non sarebbe più competente sull'assunzione; il Ministero della salute, però, non provvede ancora ai relativi atti;
l'interrogazione n. 5-556, presentata dai sottoscritti interroganti il 31 ottobre, e nella quale si segnalava tutta l'urgenza e la necessità di provvedere sull'assunzione degli psicologi vincitori di concorso, è ancora rimasta senza risposta;
il decreto del Presidente del Consiglio concernente il passaggio della medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale è stato emanato il 1o aprile 2008: sono ormai passati parecchi mesi ma la situazione non sembra ancora definitivamente chiarita;
il 13 novembre 2008, il Governo, rispondendo all'interrogazione n. 5-00392, concernente il «Trasferimento delle risorse finanziarie per la sanità penitenziaria dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale», dopo aver premesso che l'accordo su tale punto è stato raggiunto in Conferenza unificata solo il 16 settembre 2008, ha poi concluso che: «Per l'effettiva erogazione [delle risorse economiche da trasferire] deve essere concluso l'iter istruttorio della Ragioneria Generale dello Stato e successivamente intervenire l'intesa in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni concernente la proposta di ripartizione ai fini della successiva deliberazione da parte del CIPE.»;
gli interroganti temono che questi passaggi fra dicasteri e comitati dello stesso Governo, pur amministrativamente necessari, si stiano svolgendo con troppa lentezza rispetto all'urgenza del caso, e in particolare che possano sopravvenire ulteriori rallentamenti che vedrebbero ingiustamente penalizzati tanto gli psicologi vincitori del concorso del 2003, i quali nutrono la legittima aspettativa di essere assunti, quanto i detenuti i quali non possono beneficiare delle loro prestazioni per effetto di tali vere e proprie lungaggini -:
se non intenda promuovere e coordinare l'attività di tutti i ministeri coinvolti e delle altre amministrazioni interessate, affinché si possa giungere tempestivamente alla definitiva stabilizzazione di lavoratori che, pur avendo meritatamente conquistato un'occupazione, rischiano di perderla ancor prima di iniziare.
(5-00616)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

ASCIERTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2003 l'agente della Polizia di Stato G.G. ha partecipato ad un concorso, indetto dalla Prefettura di Roma, Ufficio Territoriale del Governo, per l'assegnazione di 96 alloggi di edilizia agevolata e sovvenzionata con contributo di Stato, ubicati nel Comune di Roma;
il concorso, bandito dal Ministero dell'Interno, prevedeva che gli alloggi fossero riservati ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, operanti nella Provincia di Roma;

nell'aprile 2005, all'atto della pubblicazione della graduatoria, il signor G.G. è risultato essere tra i vincitori del concorso e, infatti, nel maggio successivo è stato convocato dalla Prefettura di Roma per l'assegnazione dell'appartamento, nella zona di Torrevecchia a Roma;
per l'assegnazione dell'alloggio il signor G.G. ha firmato - nel luglio 2005 - un regolare contratto d'affitto della durata di dodici anni con la società I.A.C.O. S.r.l.;
la suddetta società già nel 2005 aveva incaricato della vendita di tutti gli alloggi di sua proprietà la società PROGEDIL 90 e, nel marzo dell'anno successivo, il signor G.G., venuto a conoscenza di questa notizia, si era rivolto alla società I.A.C.O. manifestando la propria volontà di acquistare l'immobile e facendo richiesta per poter esercitare il diritto di prelazione;
nonostante ciò la società ha provveduto ad alienare ad altri l'immobile assegnato al signor G.G. nel dicembre del 2006 che ad oggi sta subendo un'intimazione di sfratto da parte di un proprietario d'immobile con il quale lui non ha stipulato alcun contratto di affitto;
a seguito delle alienazioni disposte dalla società I.A.C.O. diversi alloggi sembrerebbero essere stati acquistati da persone estranee al concorso -:
quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di ristabilire la regolarità delle procedure nell'assegnazione e nella gestione degli alloggi di edilizia pubblica a seguito di concorsi appositamente banditi.
(4-01645)

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'ultima Legge Finanziaria del Governo Prodi, all'articolo 79 comma 1, 2 e 3, ha operato consistenti tagli all'Opera Nazionale di Assistenza del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;
a fronte di ciò a decorrere dal 2008 sono cessate le riassegnazioni spettanti all'Opera Nazionale guadagnate dai vigili del fuoco attraverso i servizi di vigilanza;
tali somme ammontavano nel 2007 a circa 12 milioni di euro ed attraverso tali tagli tali somme si sono ridotte a 4,5 milioni di euro;
una tale riduzione da 12 a 4,5 milioni di euro rende chiaramente impossibile la sopravvivenza dell'Ente stesso;
la denuncia ci giunge dalla Confsal-Vigili del Fuoco che denuncia come intende, il ministro interrogato, far fronte ai 1.100 contributi assistenziali, ordinari e straordinari, erogati nel 2007 per una spesa di 2 milioni di euro, oppure ai 400 contributi per spese funerarie, costati circa 500.000 euro. A ciò si aggiunga la spesa prevista per la polizza assicurativa usata dai vigili del fuoco e per le 4.000 famiglie di vigili del fuoco che usufruiscono dell'ospitalità dei centri dell'Opera;
tali decurtazioni, a giudizio dell'interrogante e della Confsal-Vigili del Fuoco, rappresentano un attacco diretto alle condizioni di vita dei vigili del fuoco e delle loro famiglie;
con tali tagli non sarà possibile adottare quelle forme di sostentamento e di assistenza nei confronti di quei colleghi, o delle famiglie, feriti gravemente o deceduti per servizio;
questo ulteriore colpo al Corpo Nazionale di Vigili del Fuoco si aggiunge agli oltre 83 milioni di euro di debiti certificati nel 2008, in seguito ai tagli effettuati in maniera indiscriminata dal precedente Governo dove è avvenuto che i capitoli di spesa, nonostante la necessità di fondi aggiuntivi, hanno ottenuto meno risorse rispetto agli anni passati con il rischio di pignoramento delle sedi e dei mezzi necessari per il soccorso;
il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è moroso per le spese relative alla manutenzione dei mezzi e per il carburante, per le pulizie delle caserme, per le utenze dell'energia elettrica, per le bollette telefoniche, per le tasse dei rifiuti solidi

urbani, per i riscaldamenti, per l'acqua e gli affitti delle caserme e a breve, se non vi sarà un'urgente inversione di tendenza, in molti Comandi non sarà assicurato il carburante per i mezzi di soccorso;
tale stato di cose sta mettendo in discussione la credibilità del Corpo e la loro professionalità nei confronti della società civile dalla quale i Vigili del Fuoco sono stati da sempre considerati affidabili, professionisti e il vero fiore all'occhiello della sicurezza del Paese;
a ciò si aggiunga che al personale di tutti i Comandi d'Italia non vengono erogate le competenze accessorie, poiché i vari capitoli di spesa sono privi dei finanziamenti necessari al pagamento delle spettanze già maturate dal personale come ad esempio, gli straordinari, i proventi del Fondo Unico di Amministrazione 2007 e quelli del Patto per il Soccorso -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato affinché si prevedano specifici stanziamenti di risorse supplementari in favore del Corpo.
(4-01646)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

MARINELLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il piano di rientro dallo sforamento dei conti della sanità in Sicilia, predisposto dall'assessore alla sanità Russo, anche se dettato dalle note necessità di natura finanziaria, appare all'interrogante eccessivamente draconiano ed indiscriminato e tale da produrre sperequazioni tra le varie province della Regione siciliana;
è evidente che qualunque piano diretto a contenere le spese in campo sanitario deve tenere conto della tutela del bene primario della salute dei cittadini che è un diritto garantito dall'articolo 32 primo comma della Costituzione;
il piano dell'assessore Russo è talmente duro e indiscriminato da porre in pericolo la garanzia dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) in vaste aree della Sicilia e questo non è accettabile -:
in qual modo i Ministri interrogati ai quali compete l'approvazione di questo piano di rientro citato in premessa, intendano contemperare l'esigenza di contenimento della spesa con quelle altrettanto importanti di rispetto dall'articolo 32 della Costituzione e di conseguenza di garanzia dei livelli essenziali di assistenza in tutte le province della Regione Siciliana nessuna esclusa.
(4-01644)

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Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Polledri n. 3-00061 del 26 giugno 2008;
interrogazione a risposta in Commissione Rao n. 5-00556 del 31 ottobre 2008.