XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 13 novembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 26 NOVEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La XI Commissione e la XII Commissione,
premesso che:
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Maurizio Sacconi ha presentato, nel luglio scorso, il Libro verde sul futuro del modello sociale («La vita buona nella società attiva») e tale documento è stato sottoposto ad una consultazione pubblica, nel Paese, a cui hanno potuto partecipare tutti i soggetti interessati;
a sollecitare il dibattito provvedono alcune domande-chiave, dislocate in ciascun capitolo, cui dovranno rispondere i soggetti protagonisti del confronto, mentre spetterà, poi, al Governo compiere la sintesi e, soprattutto, predisporre un quadro di riferimento integrato, per quanto riguarda le politiche sociali, (previdenza, promozione della salute e assistenza) nella loro integrazione con le politiche attive del lavoro e della formazione, essendo il lavoro «la base dell'autonomia sociale delle persone e delle famiglie»;
nelle valutazioni, analisi e stimoli culturali contenute nel documento si ribadisce, inoltre, che la spesa previdenziale incide per i due terzi, ovvero per il 66,7 per cento, sulla spesa sociale (leggermente al di sopra della media dei paesi Ocse) e per circa il 24 per cento sulla spesa sanitaria. Tale squilibrio strutturale (che induce il Governo a non escludere, nel medio periodo, ulteriori interventi nel campo delle pensioni) si riversa sugli altri settori, a partire dalla sanità dove la spesa per la salute (6,8 per cento del Pil di cui l'1,5 per cento quella privata) è inferiore a quella dei più importanti Paesi europei, benché negli ultimi anni sia cresciuta del 6,9 per cento annuo a fronte di un incremento del tasso di crescita del Pil pari a meno della metà. La spesa per la salute risulta essere oggettivamente penalizzata dal peso eccessivo della spesa pensionistica, mentre la domanda qualitativa e quantitativa di prestazioni sanitarie è in costante aumento e si ipotizza che nel 2050, in assenza di adeguate politiche correttive e di riequilibrio, la spesa sanitaria possa più che raddoppiare;
l'invecchiamento della popolazione e la bassa natalità determinano senza dubbio una variazione nelle priorità del sistema sanitario. Infatti l'Italia è uno dei Paesi in cui vi è la più alta percentuale di anziani. Va considerato, inoltre, che molto spesso l'invecchiamento è accompagnato da una forte incidenza della disabilità ed in Italia oltre 2,5 milioni di cittadini sono disabili;
una politica sociale, veramente moderna ed efficace, può essere attuata sollecitando nuovi e corretti stili di vita oltre al ricorso alla ricerca biomedica che recentemente ha conosciuto un forte sviluppo con notevoli ricadute applicative e di impresa;
le criticità del settore «non risiedono in una carenza di mezzi», anzi «non di rado - prosegue il Libro - a costi elevati corrisponde una bassa qualità dei servizi offerti», mentre le prospettive dei grandi comparti del welfare sono destinate a peggiorare per effetto degli andamenti demografici, economici e sociali (invecchiamento, denatalità, insufficiente crescita dell'occupazione) a meno che non abbiano successo le politiche integrate, indicate nel Libro verde, in primo luogo «la capacità di "fare comunità"». In sostanza, non più un sistema di protezione sociale risarcitorio, frantumato, prigioniero dei poteri corporativi;
gli obiettivi, quindi, che un nuovo welfare, non solo universalistico ma anche personalistico, dovrebbe certamente considerare sono i tassi di natalità e l'aspettativa di vita, il grado di soddisfazione della domanda di servizi di cura all'infanzia, i tassi di occupazione e di attività dei

giovani, delle donne e degli anziani, l'effettivo livello di conoscenze dei giovani;
il nuovo welfare, invece, è chiamato a svolgere un ruolo decisivo nella ricomposizione del mercato del lavoro, in una logica di sussidiarietà riconosciuta alle parti sociali chiamate a svolgere, attraverso le loro normali ed autonome reti di relazioni, un ruolo fondamentale nella tutela dei nuovi diritti sociali in una logica e con forme di bilateralità nonché attraverso il riconoscimento di un ruolo prioritario alla formazione professionale svolta nel contesto delle aziende;
si rileva l'esigenza di individuare la situazioni di povertà assoluta a cui rivolgere un'attenzione prioritaria anche attraverso la predisposizione di reti di solidarietà di carattere permanente;
per quanto riguarda il lavoro si assumono degli obiettivi di semplificazione e di deregolazione, in alternativa agli incentivi, quali strumenti idonei a produrre l'effetto di un più elevato tasso di occupazione mentre è affrontata solo parzialmente la questione strategica di una maggiore occupazione femminile mediante efficaci politiche di conciliazione,

impegna il Governo:

ad attivare in ambito sanitario provvedimenti affinché il nuovo welfare sia rivolto all'integrità della persona attraverso risposte adeguate al bisogno di assistenza primaria in cui la parte sanitaria si integri con la parte sociale e ad attuare politiche per offrire interventi rivolti alla persona e alla famiglia lungo l'intero ciclo della vita ed a sostegno soprattutto dei più fragili;
ad indicare tra le priorità: la continuità assistenziale tra territorio ed ospedale, il corretto targeting del paziente anziano nei vari setting assistenziali, l'individuazione delle patologie a gestione prevalentemente territoriale e la formazione geriatrica per le figure professionali coinvolte;
a prevedere provvedimenti tesi a favorire l'integrazione delle politiche sanitarie, socio-sanitarie e sociali, l'integrazione tra i soggetti istituzionali e soggetti sociali, l'integrazione operativa tra servizi e l'alleanza tra soggetti erogatori pubblici e privati;
a mettere in atto e facilitare il ricorso alla mutualità integrativa per ampliare la tutela dei cittadini mediante la costituzione di un «secondo pilastro» collettivo e/o individuale a cui affidare interventi e prestazioni complementari a quelle garantite al Ssn;
relativamente alle materie di più stretta attinenza al lavoro e alla previdenza e agli argomenti a tal proposito affrontati nel Libro verde, a definire nella fase di predisposizione delle linee operative:
a) idonei interventi rivolti ad alzare il tasso di attività dei settori più volte indicati come maggiormente «critici» a partire dalle donne e dai giovani, comprese le persone in età compresa tra i 55 e i 64 anni, ipotizzando nei loro confronti misure di incremento dell'età effettiva di pensionamento, secondo le indicazioni dell'Unione europea;
b) provvedimenti atti a colmare i gravi divari che caratterizzano il Sud del Paese;
c) l'estensione degli ammortizzatori sociali allo scopo di creare una rete di sicurezza attiva nel mercato del lavoro nel suo insieme onde fare fronte alle trasformazioni del sistema economico e produttivo;
d) l'attuazione delle deleghe previste dalla legge n. 247 del 2007 in materia di previdenza e di mercato del lavoro secondo un approccio coerente con la moderna legislazione del lavoro (dal pacchetto Treu alla Legge Biagi) con particolare riferimento al ruolo dei servizi all'impegno e alla revisione del contratto di apprendistato professionalizzante;

e) il pieno utilizzo della formazione per la prevenzione in tema di sicurezza del lavoro impegnando e coordinando le istituzioni pubbliche preposte, con un forte coinvolgimento delle parti sociali e degli enti bilaterali;
f) la diffusione di strumenti di welfare complementari ed integrativi a base negoziale (nel campo della previdenza e della salute);
g) un nuovo assetto delle relazioni tra le parti sociali che sia basato su di una cultura negoziale/partecipativa non più antagonistica;
h) ogni utile misura di lotta all'emarginazione e, prioritariamente, di inclusione delle situazioni di povertà assoluta.
(7-00073)
«Di Virgilio, Cazzola, Lo Monte, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Barani».

La XI Commissione,
premesso che:
la legge n. 257 del 1992, all'articolo 13, comma 8, ha inizialmente previsto il riconoscimento di agevolazioni pensionistiche ai lavoratori dipendenti dalle imprese che estraggono amianto o utilizzano amianto come materia prima, in quanto coinvolti in processi di riconversione delle aziende interessate dalla messa al bando dell'amianto dalle attività produttive;
il decreto-legge n. 169 del 1993, convertito nella legge n. 271 del 1993, è quindi intervenuto sulla disposizione richiamata, generalizzando sostanzialmente il beneficio pensionistico con l'estensione a tutti i lavoratori esposti all'amianto per un periodo superiore ai dieci anni e gravando i lavoratori interessati dell'onere di dimostrare la sussistenza del diritto alle agevolazioni;
le difficoltà applicative delle citate disposizioni hanno successivamente portato all'emanazione di una nota dell'INAIL che, in data 23 novembre 1995, ha definito le procedure da osservare per il riconoscimento del beneficio, disponendo, in particolare, l'emanazione di un «certificato di esposizione», sostanzialmente valido ad attestare la sussistenza del diritto al beneficio;
a seguito dell'emanazione della nota e dell'avvio delle nuove procedure, l'INAIL ha iniziato a produrre i cosiddetti «certificati di esposizione» per il riconoscimento dei benefici citati, fino a quando - nel 1999 - il Ministero del lavoro non ha provveduto all'adozione dei cosiddetti «atti di indirizzo», che hanno prodotto un nuovo inquadramento delle fattispecie, dando vita ad un elevatissimo contenzioso di fronte ai tribunali amministrativi regionali, soprattutto nel biennio 2001-2002;
l'incertezza normativa e i diversi orientamenti giurisdizionali hanno, quindi, portato all'inserimento, nella legge n. 179 del 2002, di una norma di salvaguardia (articolo 18, comma 8), che ha sancito la validità - ai fini del conseguimento dei benefici previdenziali previsti dall'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992, e successive modificazioni - delle certificazioni già rilasciate o «che saranno rilasciate» dall'INAIL sulla base degli atti di indirizzo;
dopo la richiamata disposizione, diverse norme (articolo 47 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito nella legge n. 326 del 2003; articolo 3, comma 132, della legge n. 350 del 2003) si sono succedute per limitare o estendere il riconoscimento del beneficio e per definire le modalità procedurali per il medesimo riconoscimento, fissando altresì nuovi termini ultimativi per la presentazione all'INAIL delle domande di rilascio del «certificato di esposizione»;
infine, in applicazione della legge n. 247 del 2007 (articolo 1, commi 20-22), il decreto ministeriale 12 marzo 2008 ha previsto la possibilità di estendere il riconoscimento del beneficio secondo specifiche modalità e condizioni;
nel corso degli anni, il numero di domande per il riconoscimento dell'esposizione

all'amianto in importanti settori industriali è stato, dunque, molto elevato;
una recente inchiesta avviata dalla procura di Genova ha fatto emergere una seria questione relativa alla concessione delle richiamate agevolazioni, riscontrando irregolarità causate prevalentemente da interpretazioni errate o anomale della normativa vigente e degli atti di indirizzo ministeriali;
gli accertamenti avviati dalla procura di Genova hanno avuto riflessi a livello nazionale e hanno dato impulso ad una serie di procedure di verifica da parte degli enti e istituti competenti (INPS e INAIL);
in particolare, si è verificata - nel frattempo - la sospensione o la revoca di alcuni dei richiamati trattamenti pensionistici (in totale 29 casi), mentre numerosi lavoratori sono stati destinatari di comunicazioni di «provvisorietà» degli effetti delle certificazioni emesse dall'INAIL ai sensi della legge n. 257 del 1992 (si parla di qualche migliaio di casi);
al contempo, gli enti competenti hanno inviato apposite richieste ai datori di lavoro dirette a confermare, con specifica documentazione, la sussistenza dei requisiti;
tali sviluppi hanno ingenerato una situazione di grave incertezza, con effetti sociali devastanti, amplificati dal risalto che - sugli organi di stampa nazionali e locali - stanno avendo le notizie relative alla situazione in atto,

impegna il Governo:

a) ad assicurare che - sino alla definitiva conclusione degli accertamenti in corso - non sia sospesa l'erogazione dei trattamenti e delle agevolazioni pensionistiche;
b) a valutare, nel frattempo, l'opportunità di adottare eventuali iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate a specificare che le certificazioni rilasciate ai sensi dell'articolo 18, comma 8, della legge n. 179 del 2002, e successive modificazioni, hanno valore costitutivo del diritto alla prestazione previdenziale, salvo il caso di dolo dell'interessato, che sia accertato in via giudiziale.
(7-00074)
«Scandroglio, Damiano, Antonino Foti, Caparini, Delfino, Paladini».

La XI Commissione,
premesso che:
dall'inizio dei lavori della legislatura in corso, la Commissione Lavoro ha proceduto all'esame di 8 proposte di nomina;
gli incarichi finora esaminati hanno riguardato tutti nomine maschili, ed in nessun caso è stata sottoposta all'esame della Commissione la nomina di una donna;
la parità tra uomini e donne è principio fondamentale del diritto comunitario, ai sensi dell'articolo 2 e dell'articolo 3, paragrafo 2, del Trattato sull'Unione europea, nonché ai sensi della giurisprudenza della Corte di giustizia. Le suddette disposizioni sanciscono la parità tra uomini e donne quale «compito» e «obiettivo» della Comunità e impongono alla stessa l'obbligo concreto della promozione in tutte le sue attività;
la direttiva 2006/54/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione ed impiego ha per scopo, tra l'altro, il divieto di qualsiasi discriminazione tra uomo e donna, in ordine alle condizioni di accesso all'occupazione (...) indipendentemente dal ramo di attività e a tutti i livelli di gerarchia professionale, nonché alla promozione;
l'articolo 51 della Costituzione, al comma 1, stabilisce il principio della parità di accesso agli uffici pubblici ed alle cariche elettive in ottemperanza del principio delle pari opportunità tra uomini e donne;

secondo i risultati di una recente ricerca condotta dalla società di consulenza Mc Kinsey & Company, in tutte le imprese nelle quali c'è una maggiore presenza femminile al vertice, l'organizzazione del lavoro è più armonica e rispettosa dei valori, con maggior attenzione all'ambiente di lavoro, al coordinamento, al controllo, oltre che più orientata all'esterno. Analizzando i bilanci di un campione di 80 aziende europee quotate in borse con più di 150 milioni di euro di fatturato, inoltre, la ricerca ha evidenziato che la presenza di donne ai vertici aziendali ha fatto registrare migliori performance economico-finanziarie rispetto a quelle guidate da soli uomini.

impegna il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali

a prevedere che la proposta di nomina per gli enti ricadenti sotto la sua competenza, tenga conto di un'equilibrata rappresentanza di genere, anche in ottemperanza al principio di parità tra uomini e donne previsto dalle norme costituzionali, dal Trattato e dalla direttiva citata.
(7-00075)
«Mosca, Pelino, Saglia, Cazzola, Bobba, Saltamartini, Di Biagio, Codurelli, Gatti, Mattesini, Gnecchi, Schirru, Rampi, Bellanova, Delfino, Paladini, Damiano, Miglioli, Madia».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

MINNITI e OLIVERIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nell'attuale periodo di profonda crisi finanziaria è elevato il rischio che le organizzazioni criminali possano orientare la propria capacità di investimento e il proprio denaro nell'acquisto di terreni agricoli, in chiave anticiclica;
il settore agroalimentare nazionale già sperimenta la pervasività della criminalità organizzata che snatura la leale competizione tra le imprese, soprattutto al Sud, dove è più forte la ricerca da parte dei clan del controllo delle filiere di produzione e di commercializzazione dei prodotti agroalimentari;
in determinate aree territoriali (soprattutto in Calabria, Sicilia, Campania e Puglia) l'acquisto e la vendita dei terreni sono spesso condizionate da forme estorsive, ricatti, minacce violente e continui tentativi di pilotare le compravendite da parte dei clan. Non bisogna sottovalutare l'entità di questi fenomeni che non sono più riferibili soltanto al Meridione ma anche ad importanti regioni settentrionali (come il Veneto, per esempio), come dimostrano gli allarmi provenienti da diverse associazioni di rappresentanza settoriale;
è in atto la costruzione di un vero e proprio «mercato fondiario parallelo», in cui gli agricoltori sono costretti a cedere la terra o l'attività ai clan, garantendo così alle organizzazioni criminali la possibilità di riciclare capitali di provenienza illecita e di accedere ai finanziamenti pubblici (europei, nazionali e regionali) destinati allo sviluppo dell'agricoltura;
un fenomeno ancor più grave nelle regioni meridionali, dove il possesso di fondi agricoli da parte dei clan, nonostante l'elevato numero di beni e patrimoni confiscati alle mafie in questi anni, si eleva a simbolo materiale del potere economico e criminale delle organizzazioni criminali;
la crescita dell'indebitamento finanziario delle imprese e delle famiglie agricole, nonché l'incremento dei costi di produzione e degli oneri contributivi in agricoltura rende più elevato il rischio di cadere nell'usura e di cessioni aziendali ai clan criminali;

è cresciuto, soprattutto a partire dal 2001, il ricorso a mutui e prestiti da parte degli imprenditori agricoli per fronteggiare i continui tagli nazionali e comunitari a sostegno del settore, l'aumento dei prezzi delle materie prime agricole e dei costi di trasporto, gli effetti disastrosi sui bilanci aziendali causati da fenomeni atmosferici avversi (siccità, alluvioni, frane) e da emergenze sanitarie (avaria, BSE, eccetera);
il pesante indebitamento finanziario delle aziende è servito soltanto in minima parte a coprire la spesa per investimenti (macchinari, impianti, opere di irrigazione) mentre è stato utilizzato per lo più a copertura delle spese di gestione ordinaria dell'azienda;
alcune fonti associative stimano che le imprese agricole hanno contratto debiti con le banche per una quota pari a poco più del 50 per cento del fatturato aziendale complessivo;
uno squilibrio finanziario eccessivo, aggravato dai recenti sommovimenti sulle piazze finanziarie mondiali, che si traduce oltre che in una perdita netta di redditività anche in un incremento delle sofferenze creditizie delle famiglie agricole, come rilevato dalla Banca d'Italia;
oltre alla sovraesposizione finanziaria, gli agricoltori italiani stanno scontando una pesante congiuntura economica e produttiva;
la somma dei rilevanti costi dei fattori produttivi (con incrementi che superano il 60 per cento, come nel caso dei concimi) e dei crescenti oneri aziendali, contributivi e fiscali, può avere effetti dirompenti per l'intero settore;
è soprattutto il fronte contributivo Inps a destare le maggiori preoccupazioni e le conseguenze potrebbero essere disastrose per l'intero settore. Infatti, sulle imprese agricole sta per abbattersi la pesante scure degli aumenti degli oneri contributivi. Molte delle aziende interessate potrebbero essere espulse dal mercato, con ripercussioni facilmente intuibili;
la legge finanziaria 2009 ha ignorato totalmente il problema degli oneri sociali dell'agricoltura, rendendo così la situazione insostenibile per migliaia di imprenditori agricoli;
ancora più complesso appare lo scenario per gli agricoltori delle zone montane e svantaggiate. Le agevolazioni contributive finiscono con il prossimo 31 dicembre. Dal primo gennaio 2009 gli aumenti saranno considerevoli e per aziende che già operano in condizioni di difficoltà le prospettive appaiono drammatiche. Tra l'altro, molte di queste imprese avevano aderito con grande sacrificio all'operazione di ristrutturazione dei debiti Inps, regolarizzando la propria posizione;
il problema della tenuta produttiva ed occupazionale del sistema agricolo, oltre ad essere una questione di carattere economico, è anche una questione di sicurezza e di ordine pubblico;
l'aumento del costo dei fattori produttivi e degli oneri contributivi, insieme alla pesante crisi di liquidità e di redditività delle imprese del comparto, potrebbe spingere da subito decine di migliaia di imprenditori agricoli fuori dal mercato oppure far scattare ai loro danni, proprio a causa della carenza di mezzi finanziari, fenomeni usurai che trasferirebbero diret tamente ai clan il controllo e la proprietà dell'azienda;
in questa maniera un gran numero di imprese legali finirebbe nell'orbita delle organizzazioni delinquenziali, a scapito del mercato e delle aziende che operano in condizioni di legalità -:
quali strategie e quali provvedimenti il Governo intenda adottare per opporsi ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore agricolo che rischiano di inquinare pesantemente il sistema, compromettendo il normale gioco economico ed il funzionamento di un settore strategico dell'economia, con serissimi rischi per la sicurezza e la qualità delle produzioni nazionali;

se il Governo non ritenga utile ed urgente istituire validi ed efficaci strumenti di monitoraggio tecnico per verificare eventuali alterazioni del normale funzionamento del mercato fondiario nazionale e regionale quali, ad esempio le oscillazioni sospette dei prezzi dei terreni, inquinamenti nella proprietà e nel controllo delle aziende agricole, infiltrazioni criminali, denunce alla magistratura e alle forze dell'ordine;
quali atti concreti intenda promuovere per accelerare l'assegnazione dei beni confiscati alle mafie, dal momento che più del 60 per cento dei beni confiscati (il 90 per cento in Sicilia) non è stato ancora destinato ad alcuna finalità sociale o istituzionale a fronte di un patrimonio miliardario - così come evidenziato da stime ministeriali - la cui valorizzazione è quanto mai urgente soprattutto in un momento di congiuntura economica generale negativa;
quali interventi di carattere ordinario e straordinario in campo fiscale, contributivo e creditizio, il Governo intenda adottare per contrastare la congiuntura negativa, per sostenere il settore e ridurre i pesanti costi di produzione e gli oneri sociali delle imprese.
(3-00230)

Interrogazioni a risposta scritta:

PELINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi degli articoli 64 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092 il trattamento privilegiato ordinario dei pubblici dipendenti, compresi i militari delle Forze armate e gli appartenenti alle forze di polizia, i quali per infermità o lesioni dipendenti da cause di servizio abbiano subito menomazioni dell'integrità personale ascrivibili ad una delle categorie della tabella A annessa alla legge n. 313 del 1968, qualora da dette menomazioni sia derivata l'inabilità al servizio, rappresenta un diritto riconosciuto dal nostro sistema giuridico, per cui la collettività è chiamata a farsi carico di quei cittadini che, in conseguenza dell'adempimento del proprio dovere, hanno subito una menomazione fisica tale da rendere incompatibile la prosecuzione del loro lavoro;
ai sensi dell'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601 «disciplina delle agevolazioni tributarie» le pensioni di guerra d'ogni tipo e relative indennità accessorie, gli assegni connessi alle pensioni privilegiate ordinarie ed i soprassoldi collegati alle decorazioni al valor militare e dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 «Testo unico imposte sui redditi», tutti i redditi«dipendenti da invalidità permanente o morte» sono stati dichiarati esclusi dall'applicazione e quindi riconosciuti come tali esclusi da imposizione fiscale (IRPEF) avendo essi natura puramente risarcitoria;
la Corte Costituzionale, con sentenza n. 387 del 1989 ha riconosciuto la natura risarcitoria/non reddituale delle pensioni privilegiate «tabellari» e dichiara nel dispositivo l'illegittimità costituzionale dell'articolo 34, comma primo, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601 (Disciplina delle agevolazioni tributarie) nella parte in cui non estende l'esenzione dall'imposta sul reddito delle persone fisiche alle pensioni privilegiate ordinarie tabellari (spettanti ai militari di leva);
la predetta Corte, in particolare, riporta che «la natura non reddituale della pensione privilegiata ordinaria "militare tabellare", del resto, è concordemente riconosciuta dalla giurisprudenza, ponendosi in risalto l'indifferenza di un preesistente trattamento economico di attività, e ravvisandosi il titolo preminente di detta pensione nella menomazione sofferta nell'adempimento di un obbligo legalmente imposto in attuazione dell'articolo 52 della Costituzione».;

dal ravvisato carattere non reddituale delle pensioni in esame discende la non assoggettabilità di esse, ai sensi dell'articolo 53 della Costituzione, all'imposta sul reddito delle persone fisiche alla stessa stregua di altre erogazioni di analoga natura (come le pensioni di guerra, espressamente considerate dall'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 e le rendite vitalizie erogate dall'INAIL alle vittime di infortuni sul lavoro, alle quali l'amministrazione finanziaria ha esteso l'esenzione);
ne consegue, perciò, secondo la Consulta, la dichiarazione di illegittimità costituzionale, per violazione degli artt. 3 e 53 della Costituzione, dell'articolo 34, comma primo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973, nella parte in cui non dichiara esenti dall'IRPEF le pensioni privilegiate ordinarie «militari tabellari» (erogate ai militari che prestino servizio di leva);
pertanto, si rende giustizia in tal maniera, fermo restando che il nostro Ordinamento Giuridico riconosce altresì varie esenzioni ed agevolazioni ad altri tipi di analoghe pensioni, a sussidi, a cespiti della stessa natura;
considerato che, a seguito della predetta sentenza della Corte Costituzionale n. 387/89 - che ha riconosciuto la natura risarcitoria non reddituale delle pensioni privilegiate tabellari, quelle cioè concesse ai militari di leva ed equiparati (circa 65.000 soggetti) - resta da rendere giustizia, per equità e parità di trattamento - alle pensioni privilegiate ordinarie del personale «di carriera» riconoscendone parimenti l'«entità risarcitoria» ove la cosiddetta pensione privilegiata è determinata dalla pensione normale calcolata sulla base degli anni di servizio prestati, integrata di un decimo (10 per cento) indipendentemente dal grado di invalidità riconosciuto;
va, altresì, considerato che i vitalizi INAIL per infortuni sul lavoro, ai quali alcune Commissioni tributarie hanno paragonato per causa e finalità le pensioni privilegiate ordinarie, sono stati dichiarati esenti da imposizione fiscale con una circolare del Ministero delle Finanze (n. 1/Rt Div. II° prot. 50550, del 15 dicembre 1973, a firma del ministro pro tempore Reviglio) così come i vitalizi corrisposti dal Ministero dell'Interno agli invalidi civili, non vedenti e sordomuti;
la Corte Costituzionale, altresì, con ordinanza n. 390/97, aveva auspicato un necessario approfondimento del legislatore sulle disparità di trattamento fiscale riservato alle pensioni privilegiate e che detto beneficio è stato concesso a categorie «mirate» attraverso provvedimenti legislativi recanti «disposizioni in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata» aventi carattere di eccezionalità (in favore, ad esempio, delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, delle vittime della banda della Uno Bianca, ai familiari delle vittime del disastro aereo di Ustica, e ai superstiti delle vittime dell'eccidio a Kindu - vedila legge 407/98; legge n. 388 del 2000 articolo 82 e legge 206 del 3 agosto 2004);
non possono esistere differenze tra un appartenente alle Forze dell'ordine o delle Forze armate, infortunato o deceduto in conseguenza di atti di terrorismo, rispetto al collega che, allo stesso modo, è rimasto ferito o è scomparso per mano della criminalità comune o durante una manifestazione sportiva (es. l'ispettore Raciti) o investito da un pirata della strada o dopo aver svolto anni di lavoro magari in condizione di disagio fisico ed ambientale;
occorre, inoltre, tenere presente che giànell'ambito della legge n. 335/95 «Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare (cosiddetta legge «Dini») all'articolo 3 «disposizioni diverse in materia assistenziale e previdenziale» il Governo è stato delegato a emanare, entro 12 mesi, norme rivolte a riordinare il sistema delle prestazioni previdenziali d'invalidità e inabilità e, decorsi due anni da detti provvedimenti, di valutare l'opportunità di pervenire all'individuazione,

- come avviene negli altri Stati europei - di un'unica istituzione competente per l'invalidità civile, del lavoro e di servizio» che tali disposizioni, a 13 anni di distanza, non sono state mai attuate;
altresì, va ricordato l'articolo 3 della legge 246/2005 recante «semplificazione e riassetto normativo per l'anno 2005», come modificato dall'articolo 1, comma 13 della legge 228/06, che ha delegato il Governo (entro il dicembre 2008) al riassetto, coordinamento e razionalizzazione normativa di tutte le disposizioni in materia di causa di servizio, anch'esso non attuato, nel caso di specie;
nella grande maggioranza dei Paesi europei esiste un unico sistema pensionistico, previdenziale e risarcitorio al quale il nostro ordinamento dovrebbe adeguarsi;
si prospetta opportuno, anzi necessario, per fare cessare ingiuste disparità di trattamento conferire carattere risarcitorio alle pensioni privilegiate ordinarie (integrate dall'aumento del decimo per l'invalidità) concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato e degli Enti locali di cui all'articolo 1 della legge 29 aprile 1976, n. 177, e con ciò far si chè, ai fini dell'imponibile IRPEF, concorrano nella misura del 90 per cento annuo -:
quali misure, anche alla luce del'orientamento della Corte Costituzionale, intenda adottare il Governo in materia di agevolazioni fiscali nei confronti dei titolari di pensione privilegiata ordinaria, in particolare quali sono i motivi che ostacolano, anche in un'ottica di perequazione con il comparto privato, il riconoscimento di un primo ed immediato beneficio che potrebbe consistere in una esenzione da ogni imposta nella misura del 10 per cento.
(4-01615)

TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
con decreto 19 aprile 2002 il ministero delle attività produttive, acquisiti i pareri della regione Abruzzo ai fini ambientali e dell'intesa Stato-Regioni, conferiva a ENI SpA la concessione «Miglianico» per la coltivazione e lo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi;
nell'ambito del programma dei lavori è prevista la costruzione di un centro oli situato in Contrada Feudo di Ortona (provincia di Chieti) per lo stoccaggio dell'olio proveniente dai pozzi di produzione e il suo successivo trasporto in un deposito costiero;
l'articolo 1, comma 77, della legge 23 agosto 2004, n. 239, «Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia», testualmente dispone che «Il permesso di ricerca e la concessione di coltivazione degli idrocarburi in terraferma costituiscono titolo per la costruzione degli impianti e delle opere necessari, degli interventi di modifica, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili all'esercizio, che sono dichiarati di pubblica utilità. Essi sostituiscono, ad ogni effetto, autorizzazioni, permessi, concessioni ed atti di assenso comunque denominati, previsti dalle norme vigenti, fatto salvo quanto disposto dal decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624» mentre il successivo comma 82 così recita: «Qualora le opere di cui al comma 77 comportino variazioni degli strumenti urbanistici, il rilascio del permesso o della concessione di cui al medesimo comma 77 ha effetto di variazione urbanistica»;
con decreto 6 luglio 2005 il ministero delle attività produttive approvava le varianti al progetto di cui alla richiamata concessione;
in data 11 luglio 2006, ENI SpA implementava l'iter autorizzatorio innanzi il Comune di Ortona, ancorché la citata legge n. 239 del 2004 lo rendesse, con ogni probabilità, non cogente;
il ministero dello sviluppo economico, in data 27 giungo 2008, ha classificato la regione Abruzzo come «regione mineraria»;

con la legge regionale 10 marzo 2008, n. 2 recante «Provvedimenti urgenti a tutela della Costa Teatina» la regione Abruzzo aveva, ad opinione dell'interrogante inopinatamente, sospeso il permesso a costruire il menzionato centro oli fino al 31 dicembre 2008 e con la recente L.R. n. 14 del 2008 tale sospensione è stata prorogata fino al 31 dicembre 2009 -:
se il Governo non intenda promuovere la questione di legittimità costituzionale ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione con riferimento all'articolo 1, comma 6, della legge regionale n. 14 del 2008 della Regione Abruzzo.
(4-01623)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la signora Rose Kabuye, direttrice generale del protocollo presso la Presidenza della Repubblica ruandese è stata arrestata due giorni fa a Francoforte sul Meno, dove si trovava in missione ufficiale per preparare una visita di Stato in Germania del presidente Paul Kagame. La Signora Kabuye è finita in carcere su esecuzione di un ordine di cattura internazionale emesso dalla magistratura francese, su un accusa formulata da un giudice francese in merito al sospetto di coinvolgimento nell'attacco effettuato nel 1994, in Rwanda all'aeroporto di Kigali, nel corso del quale è stato abbattuto l'aereo presidenziale che trasportava l'allora Presidente Habyarimana e tutti gli altri passeggeri. L'attentato scatenò il genocidio che, in appena un centinaio di giorni, costò la vita a circa un milione di persone, prevalentemente di etnia Tutsi ma non furono risparmiati gli Hutu moderati;
la posizione del giudice francese, in merito alla responsabilità dei ribelli Tutsi nell'attentato all'aereo presidenziale ruandese non è condivisa da nessun altro paese; l'episodio può avere anche una lettura completamente opposta se si tiene conto del fatto che il Presidente tornava da un meeting nel corso del quale si ponevano le basi per un accordo con i ribelli Tutsi, gli attentatori sono sin qui stati considerati gli estremisti Hutu sostenuti, oltretutto, dal commercio di armi internazionale;
sono anni che il governo ruandese chiede alla Francia e alla comunità internazionale di far luce sul comportamento dei militari francesi intervenuti nel sud ovest del Paese africano dopo l'inizio del genocidio, con la cosiddetta Opération Turquoise;
il governo ruandese sostiene che con l'Opération Turquoise (22 giugno-22 agosto 1994, 2.550 uomini), autorizzata dalle Nazioni Unite, i francesi avevano creato una zona umanitaria sicura, che ufficialmente doveva servire a proteggere i Tutsi in fuga. In realtà l'intervento dei legionari francesi consentì ai resti delle forze governative in fuga e ai genocidari Hutu di trovare rifugio in Congo (che allora si chiamava Zaire);
la commissione (formalmente indipendente) che lavora dal 2004 sull'argomento in Ruanda ha raccolto testimonianze assai compromettenti contro i militari francesi accusati, tra l'altro, di aver spesso temporeggiato per non impedire i massacri e di avere relazioni strette con le squadre degli hinterhamwe (gli estremisti Hutu);
il governo ruandese tiene in grande considerazione la denuncia del colonnello belga Luc Marchal, impiegato nella MINUAR (la missione dell'Onu in Ruanda), secondo cui su uno degli aerei francesi inviato per rimpatriare gli europei in fuga all'inizio del genocidio, era arrivato carico d'armi destinate agli Hutu che quel genocidio stavano compiendo;
il giudice che ha disposto l'arresto della Signora Rose Kabuye è lo stesso Jean-Louis Bruguière che ha condotto

un'indagine per accusare il presidente ruandese Kagame e nove membri del suo entourage di aver organizzato l'attentato del 1994 in cui il presidente Juvenal Habyarimana perse la vita;
l'associazione Peacereporters fa dichiarare a Linda Melvern, giornalista e autrice del libro Conspiracy to Murder: The Rwanda Genocide and the International Community «Mi auguro che il giudice francese renda pubbliche le conclusioni delle sue indagini, ma mi permetto di dire che un'inchiesta in cui non sono neanche stati sentiti gli uomini della torre di controllo dell'aeroporto di Kigali (che assistettero all'attentato in diretta, ndr) non può essere giudicata rigorosa»;
l'Unione dei paesi Africani ha stigmatizzato pesantemente con una nota inviata al Governo francese l'ingiustificabile arresto di un membro del governo ruandese in missione diplomatica in un paese europeo;
il presidente ruandese Paul Kagame ha dichiarato mercoledì 11 aprile che se la Francia ritiene di avere il potere di giudicare cittadini ruandesi, allora anche il Ruanda può emettere mandati di arresto contro cittadini di altri paesi. Il Ruanda si prepara quindi a emettere mandati di arresto contro i cittadini francesi ritenuti colpevoli di complicità nel genocidio del 1994. Gli inquirenti ruandesi, hanno già redatto le ordinanze di rinvio a giudizio per complicità nel genocidio del '94 a carico di 23 cittadini francesi;
la tensione tra il Ruanda e l'Europa sta crescendo: il Paese africano oggi ha infatti espulso l'ambasciatore tedesco a Kigali, cui è stato ordinato di andarsene entro giovedì, e al contempo ha richiamato in patria il proprio rappresentante a Berlino «per consultazioni» -:
se il Ministro sia a conoscenza della grave situazione che si sta creando tra Europa e Ruanda in un momento tanto delicato nella regione di grandi Laghi;
se non ritenga di doversi adoperare, nell'ottica di ristabilire le regole del diritto internazionale, per richiedere il rilascio della Signora Kabuye incriminata da un tribunale francese (non da un'assise internazionale) per un reato compiuto in Ruanda;
se non ritenga opportuno, data l'assoluta estraneità del nostro paese nella vicenda del genocidio, di contribuire, insieme alla Gran Bretagna ed altri paesi europei interessati a ristabilire buoni rapporti tra l'Europa ed il Ruanda, all'opera di mediazione tra la Francia ed il Ruanda.
(5-00606)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa di un blitz effettuato nella mattinata del 12 novembre da uomini del Corpo forestale e da tecnici dell'Arpa Lazio in un'area della zona industriale di Frosinone, per prelevare dei campioni di acqua e terreno, dopo il ritrovamento di un torrente nel quale affluivano clandestinamente scarichi industriali;
l'area in questione è interessata da una serie di insediamenti abitati e soprattutto industriali i cui scarichi non consentiti sul canale avrebbero potuto contaminarne le acque;
dai primi accertamenti effettuati qualche tempo fa quando sono stati accertati nell'area un'anomala moria di animali e pesci, si è riscontrata la presenza di cianuro nelle acque del fosso Cerica, affluente del fiume Sacco;
sul caso la Procura di Frosinone ha aperto un'inchiesta e si aspettano i risultati dei prelievi effettuati per quantificare l'entità

della contaminazione ambientale dell'area e la presenza altamente probabile di elementi inquinanti quali cianuro, piombo e zinco;
l'eventuale accertamento di elementi tossici comporterebbe un fatto di gravissima entità che richiederebbe un intervento forte e urgente degli organi competenti a difesa delle zone interessate e di tutto il comprensorio industriale, in particolar modo a tutela della salute dei cittadini che ivi vivono o operano attività lavorative -:
se non ritenga opportuno attivarsi per verificare l'effettivo stato della situazione e compiere tutti gli atti in suo potere per far fronte alla risoluzione della problematica in questione e alla bonifica dell'area interessata.
(4-01618)

CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella città di Taranto ognuno dei duecentomila abitanti respira - ogni anno - 2,7 tonnellate di ossido di carbonio e 57,7 tonnellate di anidride carbonica;
la salute dell'ambiente e dei cittadini della città pugliese è messa ad ulteriore rischio anche dal fatto che a Taranto si produce il 92 per cento della diossina italiana e l'8,8 per cento della diossina europea: negli ultimi dieci anni, infatti, i casi di leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 40 per cento mentre la presenza di diossina in città è pari a nove chili (tre volte quella di Seveso);
il latte prodotto dalle mamme che vivono nella zona risulta contaminato dalla diossina mentre la regione Puglia ha ordinato l'abbattimento di oltre 1.200 pecore e capre in quanto fanno latte, carne e formaggi immangiabili, secondo le norme europee;
nella città più inquinata dell'Europa occidentale, però, non c'è soltanto la diossina: a Taranto - infatti - si convive anche con la radioattività del piombo 210 e del polonio 210, quest'ultimo assai pericoloso da manipolare in quanto le sue particelle (se ingerite o inalate) danneggiano gravemente i tessuti;
i dati sopracitati delineano una situazione che più che definire di allarme è da considerare una vera e propria emergenza nazionale tanto che, lo scorso mese di ottobre, a chiedere controlli immediati per la radioattività sono intervenuti gli stessi tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA Puglia);
il confronto pubblico sui dati relativi al livello di radioattività raccolti dalle associazioni operanti sul territorio è stato sempre rifiutato sia dalle aziende coinvolte nel disastro ambientale, in particolare l'Ilva, che dagli interlocutori istituzionali, di qualunque colore politico, compreso l'attuale assessore all'ambiente Michele Losappio;
l'inquinamento ambientale a Taranto è un problema straordinariamente complicato e la soluzione non può prescindere dalla valutazione di molteplici aspetti: sono, infatti, in gioco la tutela del diritto alla salute, alla sicurezza, ad un ambiente sano ma anche la tutela del diritto al lavoro, dal momento che l'Ilva ha già annunciato la cassa integrazione per duemila dipendenti (su tredicimila) -:
quali tempestive iniziative intendano prendere, ognuno per le proprie competenze, al fine di assicurare la concreta fruizione da parte dei cittadini di diritti loro costituzionalmente garantiti.
(4-01627)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane, come si apprende da notizie apparse sulla stampa

regionale, la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria avrebbe provveduto ad avviare l'iter di riorganizzazione dei propri uffici periferici;
la Soprintendenza calabrese avrebbe rideterminato i propri ambiti territoriali addirittura attraverso un'ordinaria contrattazione decentrata con le rappresentanze sindacali interne;
questa ridefinizione degli uffici, se confermata ufficialmente, ridimensionerebbe gravemente le strutture territoriali dell'Ufficio degli scavi di Sibari e del Museo archeologico nazionale della Sibaritide;
l'unità territoriale di Sibari, così composta, ha promosso, sin dal 1970, importanti attività di scavo e di ricerca, ricoprendo un ruolo di primo piano nel panorama delle attività scientifiche legate all'archeologia;
la Soprintendenza archeologica calabrese, con questo provvedimento, smembrerebbe, in maniera irrazionale, le funzioni e le competenze assegnate all'Ufficio degli scavi di Sibari, tanto è vero che ben 93 comuni su 130 dovranno interloquire con l'Ufficio territoriale della Provincia di Crotone e di Catanzaro;
questo provvedimento risulterebbe anche assurdo se si pensa che andrebbe ad incidere negativamente non solo sul criterio della coerenza territoriale, trattandosi di un comprensorio, la Sibaritide, con caratteristiche storiche, archeologiche e geomorfologiche omogenee, ma anche su quello della logica amministrativa, appartenendo tutti i Comuni interessati all'iniziativa della Soprintendenza, alla Provincia di Cosenza;
le conseguenze di questa iniziativa sarebbero dannose per la salvaguardia del sistema archeologico della Sibaritide che, dovendo essere considerato nella sua unità di insieme, soprattutto storica, e culturale, non dovrebbe essere disarticolato attraverso un mero passaggio di competenze che, essendo avulso dal contesto in cui produrrebbe effetti, nuocerebbe alla realizzazione di un complessivo progetto turistico di qualità ed eccellenza che avrebbe la sua punta di diamante proprio nel patrimonio archeologico -:
quali iniziative il Ministro per i beni e le attività culturali intenda intraprendere per evitare che un provvedimento così concepito, che presenta evidenti caratteri di irrazionalità e di illogicità, diventi definitivamente esecutivo.
(4-01617)

MIGLIORI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comune di Santa Maria a Monte (Pisa), con delibera n. 26 del 27 febbraio 2008, ha accolto con relativa dichiarazione di pubblico interesse la proposta di riqualificazione urbana del capoluogo, attraverso project financing comprendente interventi di pavimentazione del centro storico, ristrutturazione dell'area comunale denominata «Ex Macelli», parcheggio sotterraneo di Piazza della Vittoria, PEEP in località «La Fonte», ristrutturazione dell'ex «Ceffi Derna» in Via dell'Orologio;
tale proposta di riqualificazione ha ricevuto il parere del Comitato interministeriale per la programmazione economica - unità tecnica di finanza, in data 4 dicembre 2002 (prot. n. 15196), che ne ha riconosciuto la legittimità;
successivamente a tale parere, la Giunta comunale di Santa Maria a Monte, con delibere n. 175 del 2003 e n. 95 del 2004 costituì un gruppo di lavoro che richiese ed ottenne modifiche all'iniziale proposta di riqualificazione urbana, tanto da determinare una proposta finale diversa da quella a suo tempo assoggettata al parere del Comitato interministeriale, che risulta comunque propedeutica all'espressione del parere definitivo del Comune di cui all'articolo 37-ter della legge n. 109 del 1994;

l'area in questione risulta parzialmente ricompresa in zona vincolata ai sensi del decreto ministeriale 17 maggio 1958, che cita tale area come di «notevole interesse pubblico, perché oltre a formare un quadro naturale di non comune bellezza panoramica costituisce un caratteristico insieme di valore estetico e tradizionale»;
a seguito di tale decreto, la zona in questione è stata classificata nell'ambito dei beni paesaggistici soggetti a vincolo ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, articolo 136;
un siffatto invasivo intervento urbanistico su una trama civica di modeste dimensioni viene vissuto dai cittadini come un'inaccettabile violazione della tradizionale struttura paesaggistico-culturale di un antico borgo toscano, tanto più che nessuna certezza sull'assenza di pericoli derivanti dalla particolarità degli assetti geomorfologici del territorio è stata assicurata e che addirittura si prevede la demolizione dell'antico e caratteristico muraglione con sovrastante balaustra che delimita la superficie dell'intera piazza centrale, che si affaccia verso la sottostante valle -:
per quali motivi - nonostante le previsioni del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, articolo 136, che subordina l'approvazione di progetti siffatti in area vincolata al parere preventivo della competente Sovrintendenza - non si abbia notizia di tale parere, che o non è stato richiesto o ancora comunque non è stato espresso;
se nel futuro parere della competente Sovrintendenza non sia auspicabile una speciale attenzione circa il particolare ordito urbanistico del capoluogo, che ne risulterebbe totalmente alterato;
se non si reputi opportuno e doveroso che il Comitato interministeriale per la programmazione economica debba ripetere il parere espresso in data 4 dicembre 2002 rispetto ad un progetto oggi ampiamente diverso da quello originario in termini qualitativi e quantitativi;
se non si reputi opportuno che il comune di Santa Maria al Monte, di fronte alle citate carenze o contraddizioni del complesso percorso giuridico inerente il project financing in questione, non intenda sospendere ogni fase successiva dell'intera operazione.
(4-01620)

TESTO AGGIORNATO AL 26 NOVEMBRE 2008

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

MARIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con sentenza del tribunale civile e penale di Firenze, a seguito di una causa promossa dell'amministrazione del demanio dello Stato nella persona del Ministro delle finanze contro il comune di Pietrasanta, n. 1529 del 1989 depositata in cancelleria il 18 luglio 1989, il comune di Pietrasanta è stato condannato tra le altre cose a retrocedere al demanio dello Stato una parte dei terreni interessati al tombamento del fosso Tonfano;
con atto di transazione di definizione della vertenza giudiziaria pendente tra l'amministrazione finanziaria dello Stato e il comune di Pietrasanta sottoscritta il 6 maggio 2004 (repertorio n. 291/2004) veniva stabilito all'articolo 3 che il comune di Pietrasanta in esecuzione della sentenza 1529/89 retrocedesse al demanio dello Stato i terreni indicati nella sentenza;
tra questi risulta essere inserito un terreno di metri quadrati 1.060 rappresentato dall'intero mappale 330 del foglio 36 (Tonfano);
il predetto mappale 330 del foglio 36 era oggetto di una delibera del consiglio comunale di Pietrasanta (n. 47 del 27 giugno 2002) per realizzare un parcheggio (successivamente realizzato); la Direzione gestione del territorio con nota del 2 aprile 2001 protocollo 8251 notificava ai signori Morganti Brunetto, Marganti Paolo, Marini

Michele e Bianchi Vittorio l'avvio delle procedure espropriative anche per il citato mappale 330 foglio 36, cui i predetti signori in data 4 maggio 2001 si opponevano, pur manifestando la propria disponibilità ad una permuta di terreni tra cui il mappale 330 con porzione di area edificabile di proprietà del comune;
a seguito di contatti e colloqui (così riferisce la delibera) veniva sottoscritto il 4 maggio 2002 un accordo tra il sindaco di Pietrasanta e presunti proprietari attraverso il quale si riconosceva ai signori sopra citati la comproprietà del mappale 330 foglio 36 per dare corso ad una permuta di terreni;
sembrerebbe che il comune di Pietrasanta intenda approvare una delibera di sottoscrizione del predetto accordo;
appare all'interrogante chiaramente contraddittorio che tale appezzamento di terreno sia riconosciuto quale proprietà privata e sia addirittura oggetto di permuta con un lotto edificabile e poi in un altro atto sottoscritto dal comune di Pietrasanta e il demanio dello Stato sempre lo stesso lotto 330 debba essere retrocesso al demanio dello Stato del ministero dell'economia e delle finanze e quindi sia considerato di proprietà pubblica -:
se tale lotto (330 mappale, foglio 36 comune di Pietrasanta) sia ancora di proprietà dello Stato e qualora non lo sia più quando e a chi sia stato ceduto.
(4-01622)

CICCANTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999, finalizzato al riordino della organizzazione delle amministrazioni centrali dello Stato a seguito della delega di cui all'articolo 11 della legge 15 marzo 1997 n. 59, ha operato un intervento di rilevante impatto sull'amministrazione finanziaria con l'introduzione di quattro agenzie fiscali (entrate, territori, dogane e demanio);
il capo II, titolo V, del citato decreto legislativo ha fissato criteri basilari riguardo all'articolazione degli uffici, all'organizzazione ed al funzionamento delle medesime agenzie, dettando regole certe, chiare ed inequivocabili;
specificatamente all'accesso alla dirigenza ed in linea con i principi di cui all'articolo 36 del decreto legislativo n. 29 del 1993, i regolamenti di amministrazione hanno definito criteri e modalità per la copertura dei posti vacanti e disponibili, prevedendo altresì procedure selettive pubbliche sia dall'interno che dall'esterno;
per particolari esigenze di servizio l'agenzia può stipulare, previa specifica valutazione comparativa della idoneità a ricoprire provvisoriamente l'incarico, contratti individuali di lavoro a termine con propri funzionari con l'obbligo di avviare rapidamente le procedure concorsuali;
si registrano anomalie procedurali nell'assegnazione di incarichi a personale direttivo e dirigente, effettuati in difformità a norme regolamentari e di legge o in assenza di procedimenti selettivi -:
se la Direzione centrale dell'Agenzia del territorio abbia conferito eventuali incarichi ad interim di Capo Reparto di II fascia omettendo qualsivoglia valutazione comparativa e senza tenere in debita considerazione le conseguenze in termini economici e di rendimento di tale decisione;
se, per le parti di propria competenza, intendano attivare con urgenza tutti i controlli per accertare se sia vero quanto sopra evidenziato;
e, in caso affermativo, cosa intendano fare per eliminare tutte le situazioni di irregolarità sopra denunciate, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione (imparzialità e buon andamento dell'Amministrazione).
(4-01624)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2010

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

GRIMOLDI e RONDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Commissione di manutenzione degli uffici giudiziari provvede ai tempestivi interventi sul Palazzo di giustizia di Milano per sopperire alle carenze infrastrutturali degli Uffici giudiziari e per consentire la realizzazione dei lavori di messa a norma del palazzo di Giustizia;
il Comune di Milano provvede da tempo alle spese necessarie per i locali ad uso degli uffici giudiziari, per la loro manutenzione e per il funzionamento dei servizi;
in ragione delle spese di manutenzione effettuate, il Comune di Milano sembrerebbe aver maturato a partire dal 2005 un credito di circa 40 milioni di euro nei confronti del Ministero della giustizia -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda segnalata;
se il Ministro intenda attivarsi affinché si provveda a corrispondere quanto dovuto al Comune di Milano.
(3-00231)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia intenderebbe abolire gli attuali treni intercity che collegano Chiusi a Roma;
nelle prossime settimane il relativo tempo di percorrenza diventerebbe di due ore e mezza contro l'attuale ora e mezza: per i pendolari, per tutti i fruitori della stazione di Chiusi come lavoratori, studenti universitari e turisti, si tratterebbe di un'ora di viaggio in più all'andata e un'ora in più al ritorno, per un totale di cinque complessive ore al giorno rispetto alle tre attuali;
Siena, di cui Chiusi rappresenta l'anticamera ferroviaria, sarebbe ancora più penalizzata nella mancanza di sistemi viari e di mobilità nel sistema regionale;
tale situazione può essere ulteriore elemento negativo per l'economia di quest'area -:
quali provvedimenti urgenti e risolutori intenda prendere il Governo anche in veste di azionista di Ferrovie dello Stato Spa, per tutelare la cittadinanza e l'economia locale, onde mantenere l'attuale stato dei collegamenti ferroviari tra Chiusi e Roma.
(4-01621)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
come è ormai evidente la condizione dell'ordine pubblico in Calabria è molto complessa;
di recente alcuni episodi d'indubbia gravità, hanno riguardato l'entroterra catanzarese della regione (le Preserre: un'area che, sebbene interessata dalla presenza oppressiva della criminalità, di solito non fa notizia) suscitando, tra la popolazione, forte allarme e molta preoccupazione e indebolendo l'azione di rinnovamento messa in atto da solerti amministratori comunali che non possono essere lasciati da soli contro l'illegalità diffusa e la mole di problemi sociali che debbono fronteggiare;
il 10 novembre 2008 diversi colpi di pistola sono stati esplosi al distributore di benzina dell'Agip ubicato a Chiaravalle

Centrale (Catanzaro) il cui gestore, l'imprenditore Salvatore Chiefari, è, oltre che rappresentante del Comune di Torre di Ruggiero (5 Km da Chiaravalle) presso la Comunità montana «Fossa del Lupo», un attivo consigliere comunale dello stesso Comune e protagonista - assieme all'Amministrazione guidata dal sindaco avvocato Giuseppe Pitaro - di una stagione politica che ha innescato un rilancio complessivo del territorio anche in termini di una sua maggiore visibilità;
nel Comune di Torre di Ruggiero, una delle abitazioni dell'assessore all'Agricoltura, Vincenzo Chiefari, del comune, è stata incendiata;
il 12 marzo del 2007, un incendio doloso ha devastato e distrutto completamente il Palazzo del Comune di Chiaravalle Centrale, provocando danni notevoli ma soprattutto registrando ciò che può definirsi un vero e proprio attacco diretto all'epicentro dell'Istituzione democratica più rappresentativa del comprensorio (Chiaravalle è il capoluogo della zona che da Soverato si estende fino alle Serre calabresi);
nonostante le promesse, le pur minime richieste per attrezzare una risposta democratica significativa sono rimaste, fino ad ora, senza alcuna risposta (Tenenza dei Carabinieri o potenziamento della locale Stazione dei carabinieri di Chiaravalle con una presenza fissa anche nel Comune di Torre di Ruggiero) -:
quali iniziative il Governo intenda tempestivamente assumere per garantire il diritto costituzionale alla sicurezza dei cittadini e il sereno svolgimento dell'attività amministrativa pubblica, dando sostegno fattivo alle amministrazioni pubbliche più dinamiche e coraggiose, anche in quelle parti del Sud italiano;
se i Ministri interrogati non ritengano necessario esprimere in forma ufficiale e attraverso iniziative concrete, la vicinanza del Governo in una delle aree più economicamente svantaggiate della Calabria che, com'è noto, è una delle regioni d'Europa più in difficoltà e se non ritengano di dover stimolare gli organi periferici competenti a un impegno straordinario affinché i responsabili degli atti intimidatori e criminali riferiti siano individuati e puniti;
se non ritengano urgente sollevare lo sguardo verso il Sud del Sud del Paese e programmare delle iniziative volte a ridare ossigeno e speranza all'entroterra calabrese che, per calo demografico e isolamento istituzionale, economico e sociale, vede a rischio la tenuta stessa della democrazia.
(4-01616)

TESTO AGGIORNATO AL 13 GENNAIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

ROSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il sottoscritto interrogante è venuto a conoscenza da parte dei genitori degli alunni che in una scuola dell'infanzia, e precisamente a Cigliano in Provincia di Vercelli, è stato distribuito - inserendolo all'interno del diario degli scolari - un volantino su carta intestata del Partito Democratico per invitare i genitori ad un incontro sul tema «Riforma Gelmini: è vera riforma?»;
va tenuto presente che in base alle norme vigenti non è consentita alcuna forma di pubblicità partitica all'interno delle scuole e considerato che appare decisamente diseducativo, per non dire vergognoso, coinvolgere bambini in tale situazione e renderli un innocente strumento di interesse politico -:
quali interventi il Ministro ritenga di adottare nei confronti del dirigente scolastico che non solo ha consentito tale disdicevole atto, ma è anche tra i relatori del convegno, chiaramente politicizzato e contro la «riforma» del Governo.
(3-00232)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo, in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 137 del 2008, ha accolto i seguenti ordini del giorno: 9/1634/37 presentato dall'onorevole Carmen Motta, G5-bis. 201 (9/1108/53) presentato dalla senatrice Simona Vicari e G5-bis. 100 (89/1108/50) presentato dal senatore Antonio D'Alì;
i sopra citati ordini del giorno hanno impegnato il Governo «a valutare la possibilità di porre soluzione ad una situazione discriminatoria nei confronti di coloro che avevano maturato l'anzianità di servizio di 360 giorni alla data di entrata in vigore del decreto n. 85 del 2005 e che sono stati ammessi con riserva ai corsi abilitanti istituiti dalle università, inserendo costoro nelle graduatorie ad esaurimento»;
tale situazione discriminatoria riguarda anche coloro che hanno frequentato i corsi abilitanti per insegnante tecnico pratico (I.T.P.), facenti riferimento al decreto ministeriale n. 21 del 2005 -:
quali misure intenda adottare il Governo per ottemperare agli impegni assunti con l'accoglimento dei suddetti ordini del giorno;
se non ritenga altresì opportuno estendere tali misure anche ai docenti ai sensi del decreto ministeriale n. 21 del 2005, con riserva.
(5-00607)

Interrogazione a risposta scritta:

PAOLO RUSSO, CESARO, PETRENGA, STASI e LABOCCETTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a pochi metri dal mare del golfo di Napoli si trova la stazione Dohrn. Protetta da lecci e platani secolari, all'interno di quella che fu la Real passeggiata Borbonica e che oggi è chiamata «villa comunale», storia nella storia, la stazione appare in tutta la sua austera bellezza;
fu voluta dal celebre naturalista tedesco Anton Dohrn e l'edificio, a pianta rettangolare, fu realizzato da A. Hildebrand. La stazione fu iniziata nel 1873 e terminata nel 1886; successivamente, nel 1906, furono aggiunte al corpo centrale due ali con le quali la stazione assunse l'aspetto odierno. Sull'esempio di precedenti studiosi napoletani del settecento che avevano, come Stefano Delle Chiaje, Achille ed Oronzo Costa, Filippo Cavolini, riconosciuto e catalogato un vasto campionario della vita marina del golfo e ispirandosi alle nuove teorie su basi evoluzionistiche di Charles Darwin, Dohrn volle istituire a Napoli una stazione di studio di biologia marina con annesso Acquario;
esso sembra più dedicato allo studio che ad un'esposizione chiassosa, è più elegante che funzionale; in un'aiuola, di fronte all'ingresso, c'è una lapide dedicata a Heinrich Schliemann, scopritore delle rovine di Troia. L'atmosfera che si respira è quella dei santuari del sapere, silenziosi ma allo stesso tempo accoglienti e desiderosi di schiudere segreti e meraviglie al visitatore attento. Sembra che qui il tempo si sia fermato e che si possa quasi vedere, attraverso i finestroni dei laboratori e degli studi al piano superiore, il volto pieno di meraviglia del vecchio naturalista curvo sul microscopio;
gran parte dell'edificio della stazione è occupato dall'istituto di biologia marina, che dal 1923 è eretto in ente morale, mentre la parte dedicata all'acquario occupa il piano inferiore nella parte destra rispetto all'ingresso. Entrare per poi riuscire da questa piccola, ma integralmente mediterranea, esposizione è come tuffarsi e poi riemergere da un'incantevole immersione nelle acque del golfo;
la SZN è un ente di ricerca di prestigio internazionale che riceve un finanziamento autonomo dal Governo per per

seguire finalità di rilevante interesse pubblico nello svolgimento delle proprie funzioni istituzionali;
testimonianza del valore di questo istituto sono i giudizi positivi espressi dai comitati di valutazione scientifica nazionali ed internazionali (Consiglio Scientifico e CIVR) nonché la partecipazione a tre network of Excellence (Marbef, Marine Genomics Europe e Eur Oceans) che riflettono la dimensione europea ed internazionale dell'Ente;
le lobby accademiche, soprattutto napoletane, hanno più volte tentato di fare della Stazione Zoologica un luogo di conquista al fine di puro potere, che nulla ha a che fare con la scienza e preoccupa che all'interno dell'Ente possano prevalere logiche politiche e clientelari che favoriscano o abbiano favorito la nomina di soggetti che non abbiano le necessarie capacità tecniche e professionali e di esperienza atte a ricoprire gli incarichi -:
se non intenda, alla luce di quanto in premessa, nell'ambito dei suoi poteri ispettivi e di controllo accertare se nelle procedure di nomina sia stata garantita l'imparzialità e l'alto profilo professionale dei soggetti che ricoprono gli incarichi, evitando che protettorati locali, pur se ben inseriti ma di modesto profilo scientifico-accademico ne abbiano condizionato le scelte.
(4-01614)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRATTI, MARIANI, BRAGA, REALACCI, MARGIOTTA e IANNUZZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il regolamento REACH, concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche, entrato in vigore in tutti gli Stati membri il 1o giugno 2007, prevede che ogni Stato membro istituisca autorità che dispongano delle competenze e delle risorse necessarie per assolvere i compiti loro attribuiti. Nell'esercizio delle loro funzioni, dette autorità devono stabilire forme di collaborazione reciproca e con l'agenzia Europea delle Sostanze Chimiche;
il Governo italiano con il decreto 22 novembre 2007 ha stabilito il piano di attività e l'utilizzo delle risorse finanziarie di cui all'articolo 5-bis del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 6 aprile 2007, n. 46, riguardante gli adempimenti previsti dal regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH);
il decreto prevede una serie di adempimenti entro date stabilite per soddisfare le richieste di attuazione del regolamento REACH, che, a sua volta, ha una agenda ben precisa e onerosa di impegni;
l'Autorità competente italiana ha sede presso il Ministero della salute (oggi soppresso) e si avvale di due organi tecnici rappresentati dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (oggi soppressa);
desta stupore negli interroganti che nella riduzione dei Ministeri e nel riordino degli Enti le due principali componenti che avrebbero dovuto sovrintendere la complessa problematica del REACH siano state ridimensionate;
il REACH prevede una stretta interazione tra i maggiori Enti preposti alla tutela della salute umana e dell'ambiente.

In altri Paesi della Comunità, come per esempio in Germania, a questa interazione è stato dato un forte impulso con la creazione di strutture in cui tutte le componenti dei comparti ambiente e salute siano degnamente rappresentate;
in Italia sembra mancare un raccordo stretto tra le diverse strutture preposte all'applicazione del REACH e una orchestrazione delle diverse iniziative che rischiano di disperdersi in una frammentarietà di interventi -:
a che punto siano le iniziative necessarie per gli adempimenti REACH riguardo a:
a) l'attuazione di programmi di formazione (tanti e frammentari) per le imprese e il sistema pubblico (da ricordare che APAT, attuale ISPRA, ha organizzato un corso di formazione per gli Enti pubblici che è partito il 13 ottobre);
b) l'adeguamento dei percorsi formativi delle università italiane (da ricordare che è appena partita la riforma delle lauree triennali e non mi sembra che ci siano adeguamenti);
c) le iniziative da intraprendere per l'utilizzo dei fondi dei programmi operativi nazionali per colmare il deficit di laboratorio di saggio e per stimolare lo sviluppo dei laboratori nazionali che effettuano i saggi sperimentali previsti dal regolamento (se siano previsti bandi per l'accesso ai finanziamenti. In che modo si preveda di operare la selezione dei laboratori che accedono ai finanziamenti. Quali siano le garanzie di trasparenza e di serietà);
promuovere la ricerca e sviluppo prevista dal regolamento per l'innovazione dei test alternativi alla sperimentazione animale (il decreto prevede l'utilizzo nazionale dei fondi resi disponibili attraverso la programmazione 2007-2013 con particolare riferimento al VII Programma quadro per la ricerca, lo sviluppo tecnologico e le attività dimostrative);
a quali criteri ci si ispiri (o si sia proceduto) per la scelta dei nominativi degli esperti di comprovata esperienza nell'espletamento dei compiti previsti dal comma 3 articolo 77 del regolamento REACH;
quali siano le iniziative, che avrebbero dovuto concludersi entro il 30 giugno 2008, per avviare la rete nazionale per le attività di ispezione e vigilanza del territorio, nella quale le ARPA regionali avrebbero dovuto svolgere un ruolo fondamentale;
come si intenda procedere per armonizzare tutte le iniziative per una ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse finanziarie;
come si intenda procedere perché anche in Italia sia evidente la maggiore innovazione del REACH che considera salute umana e salute dell'ambiente strettamente interdipendenti.
(5-00602)

MATTESINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la scoperta di essere affetti da insufficienza renale con conseguente necessità di effettuare un trattamento dialitico per rimanere in vita, rappresenta sicuramente un momento veramente difficile nella vita di qualsiasi persona;
l'emodialisi rappresenta un trattamento che svolge il ruolo dei reni nel depurare il sangue dalle scorie e dai fluidi extracorporei del sangue;
ciascuna seduta dialitica ha una durata che va, generalmente, dalle tre alle quattro ore, in alcuni casi può essere anche maggiore per tre volte alla settimana;
la normativa italiana stabilisce un periodo massimo di malattia indennizzabile pari a 180 giorni di calendario all'interno dell'anno solare, restando esclusi da tale computo i periodi di astensione dal lavoro per maternità sia obbligatoria che

facoltativa, le assenze causate da infortunio sul lavoro, quelle da malattia professionale, tubercolare ed i periodi di malattia causata da responsabilità di terzi per i quali l'INPS abbia esperito, con esito positivo anche parziale, l'azione surrogatoria;
il lavoratore sottoposto al trattamento di dialisi ha diritto all'indennità di malattia per le giornate di assenza dal lavoro coincidenti con l'effettuazione del trattamento, ma qualora, durante il trattamento emodialico, subentri una nuova malattia, si sospende l'indennizzo del trattamento emodialico e si indennizza la nuova malattia come evento a sé stante;
l'INPS con una sua circolare, la n. 136 del 2003, «Prestazioni economiche di malattia e di maternità. Cure Termali. Questioni varie», ha precisato che tra le malattie a «ciclo ricorrente» per le quali è consentita l'emissione di un'unica certificazione del curante che ne attesti la necessità, è ricompressa l'emodialisi, stabilendo altresì però, che ai fini del periodo massimo di malattia indennizzabile, pari ai 180 giorni di calendario nell'anno solare, le giornate di trattamento emodialico nonché quelle delle eventuali malattie sopravvenute devono essere sommate -:
se il Governo non ritenga necessario adottare le opportune misure per porre rimedio a tale situazione, che penalizza i lavoratori sottoposti a trattamento di dialisi, tenuto conto che si tratta di una patologia progressiva, riconoscendo anche a tale categoria, l'esclusione dal computo del periodo massimo di malattia indennizzabile pari a 180 giorni di calendario all'interno dell'anno solare.
(5-00605)

Interrogazioni a risposta scritta:

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 9 febbraio 1949, la Giunta del Comune di Bologna, con proprio atto prog. 267 - PGN 55232/84 - O.G.N. 263, istituiva la massa vestiario per gli appartenenti al Corpo dei Vigili urbani precisando che «... si ritiene pertanto preferibile il sistema della "massa vestiario" e cioè della corresponsione di una indennità annua ai componenti il Corpo dei Vigili Urbani, addebitando agli stessi l'importo degli oggetti ed indumenti fornitigli; ...»;
tale deliberazione veniva recepita ed attuata sulla base dei contratti di lavoro applicati ai componenti del Corpo dei Vigili urbani del Comune di Bologna, assunti a seguito di concorso pubblico;
tale importo corrisposto agli aventi diritto entrava a far parte della quota di contribuzione ai fini pensionistici;
con nota del 5 marzo 1990 il Ministero del tesoro, Direzione generale degli istituti di previdenza, divisione 13, richiedeva chiarimenti al Comune di Bologna, e per conoscenza ad un ex-componente del Corpo dei Vigili urbani del Comune medesimo posto a riposo, e così a quanto risulta all'interrogante, ad altri ex-appartenenti al Corpo dei Vigili urbani del Comune di Bologna, in ordine al fatto che allo stesso (e dunque agli stessi) fosse stata corrisposta una somma annua a titolo di «indennità massa vestiario» e che «l'accordo Anci-Sindacati del 5 marzo 1974, nel disciplinare lo stato giuridico ed economico del personale interessato, aveva introdotto il principio della omnicomprensività dei livelli retributivi con la conseguente soppressione di tutte le indennità ed altri assegni comunque denominati», «a meno che la relativa attribuzione non sia stata espressamente richiamata nella deliberazione di recepimento dell'accordo ANCI-Sindacati e che tale deliberazione abbia avuto esecuzione entro il 31 dicembre 1977, conformemente a quanto disposto all'articolo 6 della legge 27 febbraio 1978, n. 43»;
con successiva replica il Comune di Bologna, 2o Dipartimento servizi del personale - ufficio previdenziale, il 21 aprile 1990 trasmetteva al Ministero del tesoro, Direzione generale degli istituti di previdenza, la seguente documentazione: delibera

di consiglio ODG n. 262 del 25 marzo 1975 per il recepimento dell'accordo Anci-Sindacati;
delibera di consiglio ODG n. 104 del 24 marzo 1975 di primo inquadramento del personale comunale nei livelli retributivi previsti dal sudetto accordo;
delibera di consiglio ODG n. 448 del 22 dicembre 1976, con la quale l'indennità massa vestiario era mantenuta in vigore anche dopo l'applicazione dell'accordo nazionale per il contratto di lavoro, di cui alle deliberazioni 25 novembre 1974 n. 262 e 24 marzo 1975 n. 104;
con lettera PG. n. 14844 del 3 febbraio 2000 il Comune di Bologna - Settore personale e organizzazione - U.O. contabilità e previdenza, segnalava all'INPDAP che esisteva un contenzioso «di una certa consistenza» con numerosi ex-dipendenti in ordine alla pensionabilità dell'indennità massa vestiario e che «la pensionabilità di tale voce è sempre stata sostenuta da questa Amministrazione ma che Codesto Istituto (n.d.r. INPDAP) non ha mai voluto aderire a tale interpretazione» e se ne chiedevano le motivazioni;
con lettera del 10 settembre 2001, PG n. 149484, il Comune di Bologna segnalava nuovamente all'INPDAP che le organizzazioni sindacali riproponevano l'annoso problema della pensionabilità della massa vestiario per gli ex appartenenti al Corpo di Polizia municipale e come «il trattamento pensionistico di appartenenti al Corpo di Polizia municipale oggi in quiescenza presenti situazioni difformi - a parità di periodi di versamenti contributivi - rispetto al riconoscimento o meno della massa vestiario»;
con nota del 25 febbraio 2003 il Comune di Bologna - settore personale e organizzazione - U.O. contabilità e previdenza, segnalava alle organizzazioni sindacali che i dipendenti del Comune di Bologna «attualmente percettori di pensione e per i quali l'INPDAP ha già emesso il decreto di pensione sono 278; tra questi decreti circa 85 hanno avuto il riconoscimento della pensionabilità dell'Indennità massa vestiario»:
la Corte costituzionale - con sentenza del 25 giugno 1980, n. 96, Giust. Cost., 1980, I; 746 - affermava che «L'articolo 3 della Costituzione, vieta la disparità di trattamento di situazioni simili e discriminazioni irragionevoli» ed ancora, con sentenza del 30 novembre 1982 n. 204, Giur. Cost., I, 2146, i supremi giudici affermavano che «Il principio di uguaglianza di trattamento tra eguali posizioni è espressione del canone di coerenza dell'ordinamento giuridico», ed ancora, con sentenza del 25 giugno 1981, n. 111, Giur. Cost., 1981, I, 974, la Corte costituzionale affermava che «C'è violazione del principio di uguaglianza quando, di fronte a situazioni obiettivamente omogenee, si ha una disciplina giuridica differenziata determinando discriminazioni arbitrarie e ingiustificate».
la situazione rappresentata non può che suscitare nell'interrogante forti preoccupazioni in ordine alle evidenti sperequazioni di trattamento pensionistico che si sono venute a determinare, a causa di differenti interpretazioni normative che si sono via via stratificate, nei confronti di numerosi ex appartenenti al Corpo di Polizia municipale del Comune di Bologna che, come noto, con delibera di consiglio ODG n. 448 del 22 dicembre 1976, manteneva in vigore l'indennità massa vestiario, anche dopo l'applicazione dell'accordo nazionale per il contratto di lavoro -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di chiarire, anche nei confronti dell'istituto di previdenza INPDAP, quale debba essere, a suo giudizio, l'interpretazione normativa autentica da adottare in ordine alla pensionabilità della «massa vestiario», là dove la relativa attribuzione sia stata espressamente richiamata nella deliberazione di recepimento dell'accordo ANCI-sindacati, da parte delle amministrazioni, e che tale deliberazione abbia avuto esecuzione entro il 31 dicembre 1977.
(4-01619)

TOCCAFONDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa dell'esistenza di un dossier che descrive l'indagine condotta dai tecnici del Centro gestione rischio clinico della regione Toscana;
l'indagine è stata realizzata dopo l'incidente all'ospedale «Le Scotte» di Siena, dove un paziente è entrato in coma per la somministrazione di un farmaco sbagliato, ma prima del caso dei tre neonati morti all'ospedale «Versilia»;
il documento, che avrebbe l'obiettivo di individuare le ombre del sistema sanità in Toscana evidenzierebbe in realtà molteplici carenze soprattutto nell'area chirurgica, ostetricia, ginecologia e ortopedia e nelle direzioni sanitarie degli ospedali;
si apprende leggendo l'articolo che i chirurgi avrebbero fino ad oggi sempre disertato le iniziative sulla sicurezza e che sarebbero troppo pochi i chirurghi che avrebbero sviluppato livelli di performance tali da garantire prestazioni sicure;
il documento affermerebbe che, a detta degli stessi direttori di struttura la formazione dei neoassunti avrebbe forti lacune dato che alcune specializzazioni non garantirebbero un numero di interventi necessari ad acquistare il minimo di esperienza chirurgica;
l'interrogante segnala alcuni passaggi del dossier che sono riportati negli articoli dai quali abbiamo appreso la notizia: «alcuni chirurghi, in preda a un'esaltazione professionale non ritengono che altri, se non loro o pochissimi predestinati, possono accedere alla sala operatoria». Oppure riguardo alla «trasmissione delle competenze» si legge: «Restano di totale appannaggio individuale, cosicché quando un operatore lascia il sistema, il patrimonio conoscitivo dell'organizzazione si impoverisce drasticamente»;
all'interno del dossier sarebbe scritto che «le direzioni sanitarie di presidio svolgono con difficoltà la revisione delle cartelle cliniche e la funzione di controllo delle condizioni operative -:
se la notizia riportata dalla stampa, corrisponda al vero e se il Governo sia conoscenza dell'esistenza di questo dossier;
in presenza di tale documentazione, quali iniziative intende intraprendere il Governo, al fine di chiarire se vi siano carenze nel sistema ospedaliero toscano tali da mettere in pericolo l'effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza e i fattori di tali carenze.
(4-01625)

MUSSOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
consultando il sito ufficiale della Croce rossa italiana www.cri.it, nella sezione «Struttura nazionale» - «Collegio unico dei revisori dei conti» emerge che tra i componenti effettivi del citato collegio vi è tal avvocato Romolo Reboa, in qualità di rappresentante del Ministero della salute;
tale Romolo Reboa è imputato nel processo cosiddetto «Laziogate» in corso presso il tribunale di Roma; a costui viene contestata l'ipotesi di reato, in concorso con altri, di avere violato l'anagrafe del comune di Roma nel periodo antecedente le elezioni regionali del Lazio del 2005 al fine di alterare le liste elettorali del movimento politico «Alternativa Sociale con Alessandra Mussolini»;
tale Romolo Reboa, come riportato sul sito www.storace.it, è componente del comitato centrale del movimento politico «La Destra», entità non rappresentata nelle istituzioni parlamentari nazionali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza che i diversi Romolo Reboa fanno capo alla stessa persona e, in caso affermativo, quali siano i motivi che hanno indotto sin qui il Ministro a non revocare l'incarico all'avvocato Romolo Reboa nel Collegio unico dei Revisori dei conti della Croce rossa italiana, indicando soggetto

ben più qualificato a rappresentarlo in una così autorevole istituzione.
(4-01626)

CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia il consumo di bevande alcoliche, e di vino in particolare, fa parte di una radicata tradizione culturale;
negli ultimi anni si stanno, però, diffondendo nuovi modelli di consumo che prevedono un uso occasionale, intenso e spesso intossicante di bevande di maggior gradazione alcolica, drink, aperitivi e birra;
il fenomeno dell'abuso nel consumo di alcol è in rapida diffusione nel nostro Paese, dove - nel 2006 - il Servizio sanitario nazionale ha preso in carico 61.656 alcol-dipendenti (9,6 per cento in più rispetto all'anno precedente) e, complessivamente, sono oltre nove milioni le persone a rischio, con ricadute sotto il profilo sanitario (incidenti stradali, omicidi, suicidi, cirrosi epatiche, depressione, cancro) ed economico facilmente immaginabili;
dall'indagine: «Eurobarometro 2002» della Commissione europea emerge un dato ancor più preoccupante ovvero quello relativo all'età del primo contatto con l'alcol, che nel nostro Paese è la più bassa in Europa (12,2 anni contro i 14,6 anni della media europea);
il 19,5 per cento dei giovani, nella fascia di età tra gli 11 e i 15 anni, dichiara di aver bevuto alcolici nonostante sia in vigore il divieto di servire bevande alcoliche ai minori di 16 anni;
tra i giovani e i giovanissimi è ormai diffusa la pratica di consumare le bevande alcoliche fuori dai pasti: in particolare, nella fascia di età compresa tra i 14 e i 17 anni la percentuale di bevitori fuori pasto è praticamente raddoppiata tra il 1994 e il 2006, passando dal 13,4 per cento al 24,2 per cento tra i ragazzi e dall'8,0 per cento al 16,8 per cento tra le ragazze;
sono in aumento tra i giovani maschi comportamenti a rischio di binge drinking, (bere fino allo stordimento) e ubriacatura con tutte le conseguenze derivanti per la salute e la sicurezza altrui;
fra i Paesi della Regione europea aderenti all'Organizzazione mondiale della sanità, l'Italia è uno dei pochi in cui non vige il divieto di vendita delle bevande alcoliche ai minori, ma solo il divieto di somministrazione ai minori di 16 anni (articolo 689 del codice penale);
la maggior parte degli altri Paesi, ivi compresi Paesi a noi molto simili come profilo del consumo e della produzione, hanno anche il divieto di vendita ai minori, oltre a quello della somministrazione nei locali pubblici;
l'età legale più diffusa per il divieto di vendita è quella dei 18 anni. Tale età è anche quella individuata come limite legale auspicabile per tutti gli Stati dell'UE nell'ambito dei lavori preparatori della adozione di una strategia comunitaria sull'alcol;
nella scorsa legislatura nessuna iniziativa in tal senso è stata promossa dal Governo di centrosinistra, il quale ha varato ben due piani strategici finalizzati al contrasto del fenomeno dell'abuso di alcol ma con risultati oggettivamente deludenti per quanto riguarda - in particolare - l'aspetto della prevenzione e dello sviluppo nei giovani della consapevolezza dei rischi per la salute derivanti dal consumo smodato di bevande alcoliche;
l'attuale Governo ha dimostrato di avere una sensibilità ben diversa nei confronti di questo drammatico fenomeno ad appena sei mesi dall'inizio della nuova legislatura, infatti, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali si è fatto promotore, nello scorso mese di ottobre, della prima conferenza nazionale sull'alcol nonché del primo piano sull'alcol -:
quali ulteriori e concrete iniziative, oltre a quelle citate, intenda predisporre per realizzare un maggior rigore nella

somministrazione di alcolici ai minori nonché per limitare la vendita di tali bevande solo alle persone maggiori di età.
(4-01628)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PAOLO RUSSO, FAENZI e NOLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la società Ittica Lago di Paola S.r.l., fin dall'anno 1993, esercita l'attività di mitilicoltura nello specchio acqueo del lago di Paola, in virtù di contratto di affitto di settore aziendale, tutt'ora in essere, con l'azienda Vallicola del Lago di Paola di proprietà della famiglia Scalfati;
il diritto di proprietà del lago della famiglia Scalfati è stato, nel corso degli anni, riconosciuto da una serie di sentenze, compresa una sentenza emessa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione nel 1958;
il PM della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina ha fatto richiesta di sequestro preventivo dello specchio acqueo del lago di Paola sostenendo l'attuale natura di demanio marittimo del lago ed il sequestro è stato convalidato dal GIP del Tribunale di Latina con provvedimento del 23 giugno 2007;
il PM ed il GIP, nei loro rispettivi provvedimenti, hanno richiamato la sentenza n. 13677/07 emessa dalla Corte di Cassazione III Sez. Pen. in data 3 aprile 2007 con la quale il Supremo Collegio, decidendo in fase cautelare su un altro procedimento penale riguardante lo specchio acqueo del lago di Paola, ha incidentalmente ritenuto la natura pubblica del lago di Paola ed in particolare l'appartenenza dello stesso al demanio marittimo;
la società Ittica Lago di Paola contro il provvedimento di sequestro ha proposto prima istanza di riesame, rigettata dal Tribunale di Latina Sezione Penale con provvedimento del 20 agosto 2007, e successivamente richiesta di dissequestro, rigettata dal GIP del Tribunale di Latina con provvedimento del 20 agosto 2008 ma tali istanze sono state rigettate dal Tribunale di Latina per la mancanza del titolo abilitativo (concessione);
la società Ittica Lago di Paola ha, pertanto, presentato richiesta presso gli organi competenti per ottenere la concessione per svolgere l'attività di mitilicoltura nel lago e, nelle more, l'autorizzazione all'occupazione preventiva prevista dall'articolo 38 del codice della navigazione, ma ad oggi la richiesta di concessione non è stata accolta, in quanto l'Agenzia del Demanio non ha ancora formalmente inserito lo specchio acqueo del lago di Paola tra i beni facente parte del demanio necessario dello Stato;
la società Ittica lago di Paola ha l'urgente ed indifferibile necessità di riprendere la propria attività, legittimamente esercitata per circa quindici anni ma ormai interrotta dal luglio 2007, a seguito dell'intervenuto sequestro, che costituisce l'unica fonte di reddito, in ragione dei cospicui investimenti, delle ingenti spese di gestione anche relativa ai quindici dipendenti dalla stessa impiegati -:
se il Lago di Paola sia un bene di carattere pubblico e/o demaniale e nel qual caso, quale sia l'Ente competente al rilascio della concessione e se il rilascio della concessione, debba necessariamente essere preceduto dall'inserimento del lago di Paola nell'elenco dei beni demaniali;
se e quali provvedimenti intenda adottare nello specifico affinché si ponga fine all'attuale stato di incertezza determinando, con precisione, la natura giuridica del Lago di Paola.
(5-00604)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

GATTI, DAMIANO e MADIA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 13 maggio scorso l'azienda HP ha annunciato l'acquisizione della Electronic Data System (EDS) con un'operazione del valore di oltre 13 miliardi di dollari dando vita in questo modo ad un colosso mondiale dell'informatica da 310.000 dipendenti secondo solo all'IBM;
in data 15 settembre HP ha annunciato che il piano di integrazione prevede una riduzione di personale a livello mondiale di circa 26.400 unità tra il 2009 e il 2010, di cui ben 9.330 in Europa (pari a circa il 25 per cento di tutto il personale che ammonta a 38.000 addetti);
in Italia risulterebbero esserci circa 800 esuberi su oltre 3.000 addetti dislocati in sedi presenti in tutto il territorio nazionale (Torino, Milano, Siena, Roma, Pomezia, Caserta, Napoli e Bari);
il management della HP nonché autorevoli osservatori del mercato avevano elogiato la complementarietà tra le due società nella misura in cui questo non avrebbe dovuto generare sovrapposizioni tali da comportare una simile operazione di riduzione del personale giustificabile solamente con una migrazione imponente di attività e lavorazioni presso siti produttivi a minor costo;
nonostante le ripetute proteste delle organizzazioni sindacali e l'incontro del 15 ottobre 2008 presso il Ministero dello sviluppo economico delle stesse con i responsabili risorse umane di EDS e HP, l'azienda ha confermato la disdetta del contratto integrativo annunciata in data 3 agosto 2008 posticipandola semplicemente dal 1o dicembre 2008 a marzo 2009;
a fronte di detta situazione le organizzazioni sindacali hanno indetto due giornate di mobilitazione in data 22 settembre 2008 e 21 ottobre 2008 che hanno riscosso una notevole adesione tra tutti i lavoratori di EDS (l'azienda maggiormente colpita da questa operazione) e che per il 13 novembre 2008 è prevista una giornata di mobilitazione europea dei lavoratori EDS;
la gravità della situazione ha già visto l'intervento di istituzioni locali quali la Regione Lazio (attraverso un comunicato dell'Assessore al lavoro del 27 ottobre 2008 in seguito all'interrogazione presentata dall'onorevole Maria Antonietta Grosso) e il Comune di Roma (attraverso una Mozione votata in Consiglio Comunale il 3 novembre 2008) -:
quali iniziative intende adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di scongiurare la perdita del posto di lavoro per circa 800 lavoratori;
se non ritenga di dover intervenire direttamente, nell'ambito delle sue competenze, al fine di sollecitare l'apertura di uno specifico tavolo di discussione, con tutte le parti interessate, ivi compresi i sindacati maggiormente rappresentativi, presso il Ministero di competenza.
(5-00603)

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Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Anna Teresa Formisano n. 7-00001, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Monai.

Apposizione di firme ad interpellanze.

La interpellanza urgente Gava e altri n. 2-00207, pubblicata nell'allegato B ai

resoconti della seduta del 5 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bocciardo.

La interpellanza urgente Fava ed altri n. 2-00214, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Alessandri.

La interpellanza urgente De Girolamo e altri n. 2-00221, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Malgieri.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta in Commissione Amici e altri n. 5-00571, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Berretta.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Froner n. 4-00540 del 3 luglio 2008.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Mattesini n. 4-01597 del 12 novembre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00605.