XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 7 novembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi nell'est dell'India, in particolare nello Stato di Orissa, è in atto una sistematica persecuzione anticristiana, con atti di violenza inconcepibili contro religiosi, edifici religiosi e interi villaggi a maggioranza cristiana;
il fenomeno delle persecuzioni contro i cristiani si sta intensificando e diffondendo in Asia e Africa: atti di cristianofobia si sono verificati in Laos, Nigeria, Etiopia, Filippine, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan, Darfur, Somalia, Yemen, Afghanistan, Iraq e in Paesi dell'America latina;
in Iraq nell'area contesa tra curdi e sunniti, con epicentro la città di Mosul, nel mese di ottobre 2008 sono state uccise 14 persone e, in particolare tra il 2004 e il 2008, oltre 50.000 famiglie cristiane sono state costrette a fuggire;
sempre in India, da recenti notizie di cronaca, soprattutto nello Stato dell'Assam, la persecuzione colpisce anche gli immigrati islamici provenienti dal Bangladesh; il bilancio degli scontri, scatenati dalle locali tribù indù, è finora di 53 morti e circa 150.000 sfollati;
nel 2002 nello Stato di Gujarat si era consumato un vero e proprio massacro di musulmani realizzato dagli indù: più di 2 mila persone uccise e altre 150 mila costrette ad abbandonare case, moschee e villaggi per sfuggire alla furia degli assassini;
l'India non è il solo Paese nel quale si stanno verificando atti di persecuzione religiosa: purtroppo questo è un fenomeno in rapida espansione. Il 23 ottobre 2008 è stato presentato dall'associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) il rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo illustrato ai giornalisti a Roma dal presidente, padre Joaquín Alliende. L'analisi è stata redatta in sette lingue e presentata, contemporaneamente per la prima volta, oltre che in Italia, in Francia, Spagna e Germania. Nella presentazione del rapporto è stata stilata una lista dei «Paesi nei quali si verificano gravi limitazioni legali alla libertà religiosa». Tra questi, figurano Cina, Cuba, Corea del Nord, Iran, Nigeria, Birmania, Laos, Arabia Saudita, Pakistan e Sudan. Viene poi presentata una lista dei «Paesi nei quali si verificano limitazioni legali alla libertà religiosa», che comprende Afghanistan, Algeria, Bahrein, Bangladesh, Bielorussia, Bolivia, Egitto, Eritrea, Terra Santa (Israele e i territori palestinesi) e Messico;
l'incremento degli episodi di violenza e intolleranza a sfondo etnico e religioso coinvolge anche le società economicamente più avanzate e l'aggravamento in numerosi Paesi delle tensioni politiche e sociali, collegate alla medesima matrice fondamentalista, risulta ormai piuttosto allarmante;
senza libertà religiosa non può esistere alcuna libertà: questo resta un principio fondante di ogni democrazia liberale, un principio che va difeso con forza e convinzione;
la Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu, all'articolo 18, afferma che: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
la sfida dell'integrazione etnica e religiosa e del confronto interculturale deve essere intesa innanzitutto quale opportunità di pace e di sviluppo globali, nonché deve rappresentare un'occasione di crescita e maturazione delle comunità locali;

nell'ambito del documento conclusivo della XII assemblea generale ordinaria (5-26 ottobre 2008) del Sinodo dei vescovi si riconosce che: «il dialogo dei cristiani con i musulmani e con i membri di altre religioni diventa un'urgenza e permette di conoscersi meglio e di collaborare nella promozione dei valori religiosi, etici e morali, contribuendo alla costruzione di un mondo migliore»;
per la costruzione di più ampi e condivisi orizzonti di pace e di sicurezza mondiali è imprescindibile la reciproca apertura tra le culture e le religioni, nel rispetto dei valori di laicità e tolleranza;
in definitiva il pogrom attuato in India e ogni altra forma di persecuzione di tipo etnico o religioso è un problema che riguarda tutta la comunità internazionale,

impegna il Governo:

ad attivarsi nelle opportune sedi internazionali affinché vengano garantiti i diritti fondamentali della persona e le libertà religiose e venga posta fine alle violenze e alle persecuzioni alimentate dal fondamentalismo etnico e religioso in ciascun Paese o area di crisi mondiale;
a porre in essere azioni adeguate volte a contrastare la persecuzione delle comunità cristiane e di qualsiasi altra rappresentanza religiosa in India, in Iraq e in ogni altro Paese nel quale si verifichino atti di intolleranza, anche intervenendo presso le autorità nazionali affinché sia fatta chiarezza e siano adottate adeguate misure di sicurezza nei confronti delle minoranze religiose.
(1-00058)
«Evangelisti, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica del 30 luglio 1950, n. 878, attribuisce alla Regione Sicilia competenze sulla gestione delle acque pubbliche con esclusione delle grandi derivazioni;
la Corte Costituzionale, tramite sentenza n. 6 del 1957, assegna alla Regione i beni del demanio dello Stato comprese le acque pubbliche esistenti nella Regione ad eccezione di quelli che interessano la difesa dello Stato o servizi di carattere nazionale;
la legge del 6 dicembre 1962, n. 1643, all'articolo 1, comma 1, attribuiva all'Ente nazionale per l'energia elettrica (Enel) il compito di esercitare nel territorio nazionale le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica da qualsiasi fonte prodotta;
la legge del 5 gennaio 1994 n. 36, Legge Galli, riguardante «Disposizioni in materia di risorse idriche», prevede che tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e costituiscono una risorsa utilizzata secondo criteri di solidarietà;
è inoltre stabilito che l'uso dell'acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale e sotterraneo e che ulteriori usi sono ammessi quando la risorsa

è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell'acqua per il consumo umano;
l'articolo 10 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112 stabilisce che «con le modalità previste dai rispettivi statuti, si provvede a trasferire alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano .... le funzioni ed i compiti di cui all'articolo 89 del medesimo decreto che, tra l'altro, trasferisce le funzioni relative «alla gestione del demanio idrico, ivi comprese tutte le funzioni amministrative relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema idrico sotterraneo nonché la determinazione dei canoni di concessione e all'introito dei relativi proventi, fatto salvo quanto disposto dall'articolo 29, 3o comma» del medesimo decreto legislativo;
con l'emanazione del decreto legislativo n. 79 del 1999, in attuazione della direttiva 96/1992/CE («Norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica») è stata realizzata la condizione di cui all'articolo 29, comma 3, del decreto legislativo 112 del 1998, pertanto anche le competenze in materia di grandi derivazioni idroelettriche sono trasferite alle regioni;
ad oggi, nonostante diversi incontri tra i rappresentanti della Regione Siciliana e le istituzioni statali per l'attribuzione delle competenze in materia di grandi derivazioni, non si è giunti a detto trasferimento a favore della Regione Sicilia -:
quali siano i motivi di questo ritardo, nonostante vi sia una normativa che disciplina chiaramente la materia.
(2-00212)«Ruvolo».

Interrogazione a risposta scritta:

SARUBBI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
due anni e sei mesi fa, il 30 aprile 2006, una serie di frane sul versante settentrionale del monte Vezzi, nel comune di Ischia, causarono la morte di 4 persone ed il serio danneggiamento delle abitazioni di centinaia di persone conseguentemente sfollate;
con una ordinanza del 2 maggio 2006 il presidente del Consiglio dichiarò lo stato d'emergenza, nominando il presidente della regione Campania commissario delegato per la realizzazione dei primi interventi urgenti. Erano diretti al soccorso della popolazione, alla rimozione delle situazioni di pericolo e ad una ricognizione dei territori colpiti per stimare complessivamente i danni subiti e definire un piano di interventi di ripristino delle condizioni di sicurezza delle infrastrutture danneggiate, dei beni pubblici e privati e degli interventi di stabilizzazione geologica del territorio;
si prevedeva che gli oneri relativi alla attuazione dell'ordinanza fossero inizialmente individuati in 2.000.000 di euro da prelevare dal fondo per la Protezione Civile «a titolo di anticipazione sulle maggiori somme che saranno all'uopo erogate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze ad integrazione del fondo stesso» (articolo 14, comma 1);
con ordinanza del 2 agosto 2006 il Commissario adottò il primo - che poi si è rivelato anche l'unico - stralcio degli interventi d'emergenza, per un totale di euro 2.300.000, e definì la stima complessiva per il completamento ed il ripristino delle infrastrutture in euro 13.076.757;
a fine ottobre dello stesso anno, il coordinatore della struttura commissariale dichiarava che per la cifra individuata non si fosse ancora trovata la copertura finanziaria; rimaneva in particolare aperto il problema degli alloggi per i 20 nuclei familiari sgombrati, a cui continuava ad essere vietato il rientro nelle proprie abitazioni;
il 4 luglio 2008, la presidenza del Consiglio dei ministri emetteva decreto di proroga dello stato di emergenza, richiamandosi alla nota del 1o luglio del Commissario

delegato, nella quale veniva sollecitata anche la disposizione di un finanziamento pari a euro 24.800.000 per il completamento definitivo dei lavori e per la messa in sicurezza del versante settentrionale del monte Vezzi;
a distanza di due anni e mezzo dal tragico evento, si è riusciti a far rientrare nelle rispettive abitazioni solo 8 dei 20 nuclei familiari, peraltro in uno stato di assoluta precarietà, visto che il mancato completamento delle opere di stabilizzazione rende necessaria la rigida osservanza del regime di vigilanza e di prevenzione, che prevede l'evacuazione ogni qual volta sia comunicato lo stato di «attenzione» nell'ipotesi del verificarsi di eventi meteorologici anche di scarsa entità;
ci si trova oggi di fronte ad una situazione di stallo, relativo tanto allo sblocco dei fondi previsti quanto alla definizione progettuale degli interventi, a fronte del permanere della estrema instabilità geologica della zona, causata dalla mancata messa in sicurezza del versante settentrionale del monte Vezzi -:
se il Governo non ravveda l'urgenza si sbloccare immediatamente i fondi ed i progetti riguardanti la messa in sicurezza del territorio di Ischia, in considerazione anche dell'approssimarsi di una stagione invernale che si prevede soggetta a fenomeni meteorologici di particolare intensità.
(4-01560)

TESTO AGGIORNATO AL 27 NOVEMBRE 2008

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AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 5 novembre scorso il Ministro degli affari esteri ha rilasciato pubbliche dichiarazioni secondo le quali il Governo del nostro Paese sosterrebbe «con convinzione e unità» l'adesione della Turchia all'Unione europea, aggiungendo inoltre, senza alcun condizionale, che «quando servirà, anche il Parlamento dirà una parola chiara in proposito»;
da sempre esponenti parlamentari e parte del mondo politico sottolineano i dubbi ed i rischi connessi ad un ulteriore allargamento, tenuto conto di numerosi fattori legati sia agli esiti dei recenti allargamenti, per molti versi frettolosi e non adeguatamente ponderati, sia alla particolarità della candidatura turca;
la Lega Nord in particolare ha ripetutamente stimolato il dibattito sull'inopportunità dell'adesione della Turchia, asiatica nella sua geografia, musulmana nella stragrande maggioranza della sua popolazione, inadeguata a parere degli interpellanti, nelle garanzie costituzionali;
più volte è stato chiesto, attraverso mozioni ed atti di indirizzo, che il Governo raccogliesse un preciso mandato parlamentare prima di assumere in sede comunitaria decisioni vincolanti riguardo all'ingresso di Ankara nell'Unione, passando anche attraverso un referendum popolare, ma tali richieste non hanno avuto seguito -:
se ed in quale sede sia stata definita dal Governo la posizione espressa dal Ministro degli affari esteri e se tale posizione sia effettivamente quella del Governo nel suo complesso.
(2-00214) «Fava, Stucchi, Fedriga, Torazzi, Lanzarin, Brigandì, Allasia, Chiappori, Guido Dussin, Crosio, Grimoldi, Negro, Reguzzoni, Comaroli, Vanalli, Montagnoli, Laura Molteni, Pini, Maccanti, Bonino, Buonanno, Salvini, Forcolin, Rivolta, Nicola Molteni, Bragantini, Callegari, Rainieri, Munerato, Paolini, Rondini, Fugatti, Consiglio, Gidoni, Pastore, Follegot, Goisis, Dal Lago, Alessandri, D'Amico».

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è stata appresa da alcuni organi di stampa la notizia dell'avvenuto fermo, durante un controllo stradale, di una studentessa iraniana con cittadinanza americana, Esha Momeni, accusata in seguito dal governo iraniano di «crimini contro la sicurezza nazionale»; un'accusa che non sembra avere fondamenti specifici di reato, né prove a suo carico;
la notizia, venuta alla luce in ritardo rispetto al compimento del fatto, è stata resa nota dalla portavoce della giustizia iraniana Alireza Jamshidi;
Esha, cittadina americana e iraniana, era tornata nel suo paese d'origine per completare, insieme ad altre attiviste iraniane, il suo master universitario e, secondo quanto riportano alcuni siti delle sue colleghe attiviste a sostegno della «campagna per l'uguaglianza» (che Esha appoggia con l'obiettivo di ottenere il riconoscimento giuridico della parità tra uomini e donne), la sicurezza iraniana avrebbe perquisito la sua casa e sequestrato alcuni film da lei realizzati;
il fatto desta forti preoccupazioni anche perché Esha Momeni è stata rinchiusa da ben due settimane nella prigione di Evin, nella famigerata sezione 209, il «braccio» gestito dalla Vevak (polizia segreta), all'interno della quale viene praticata una crudelissima forma di tortura, la cosiddetta «tortura bianca»: una prigione con celle senza finestre, con stanze completamente bianche come gli abiti dei prigionieri, dove i detenuti ricevono solo riso bianco e dove vige proibizione assoluta per i prigionieri di parlare con chiunque. Esha è stata incarcerata senza aver minimamente invocato la lotta armata o complottato per rovesciare i mullah iraniani. La sua unica battaglia è stata in difesa dei diritti umani delle donne iraniane;
non è la prima volta che il Governo di Ahmadinejad persegue attiviste che lavorano in difesa dei diritti delle donne nel paese, in particolar modo in seguito alla campagna lanciata nell'agosto 2006 «un milione di firme per cambiare la legge discriminatoria» che ha fatto conoscere al mondo la preoccupante condizione femminile in Iran; i sostenitori della campagna all'interno del paese sono, tuttavia, chiari nel dichiarare che le loro richieste mirano ad affermare la volontà di raggiungere l'eguaglianza dei diritti, che non intendono sfidare il governo e che non sono contrari alla legge islamica sciita;
le autorità iraniane fin dall'inizio hanno agito in contrasto a questa campagna, bloccando i siti web degli attivisti in difesa dell'eguaglianza e dei diritti umani, negando loro il permesso di tenere incontri pubblici; molte persone, anche semplicemente simpatizzanti, sono stati interrogati, minacciati, alcuni di loro sono ancora nel carcere di Evin, dove ora è rinchiusa Esha, da molti anni senza precise accuse e senza la possibilità di consultare un avvocato;
nei giorni scorsi anche Amnesty International ha lanciato un appello rivolto alla comunità internazionale per esprimere preoccupazione per la crescente intolleranza verso il dissenso pacifico in Iran, che ha un forte impatto su quanti, uomini e donne, promuovono e difendono i diritti delle donne nel paese -:
se il Governo italiano sia a conoscenza dei fatti suindicati;
quali iniziative intenda intraprendere, sia in ambito multilaterale che a livello bilaterale, per promuovere una concreta azione politico-diplomatica nei confronti dell'Iran, affinché si faccia luce sulla preoccupante vicenda di Esha Momeni che evidenzia una inaccettabile lesione dei più elementari diritti umani.
(4-01566)

TOUADI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
le notizie che arrivano dalle zone a nord della città di Goma sembrano prefigurare un ulteriore aggravamento del conflitto armato e delle condizioni umanitarie nell'est della Repubblica Democratica del Congo (Nord Kivu);
stando agli emissari dell'Onu, nonostante la tregua concordata sarebbero al momento in corso scontri tra i ribelli di Laurent Nkunda e le truppe regolari nella città di Nyanzale. Un portavoce delle Nazioni Unite ha dichiarato che l'esercito ha abbandonato le sue postazioni e che «un gran numero di sfollati è in fuga dai combattimenti», mentre la popolazione ha chiesto riparo in una base dell'organizzazione;
secondo Medici Senza Frontiere, il sostegno umanitario inviato dalle Nazioni Unite sarebbe al momento inadeguato. Si prefigurerebbe inoltre il rischio di una confusione tra l'assistenza umanitaria e l'azione politico-militare;
secondo la stampa i ribelli di Nkunda avrebbero conquistato la città chiave di Kiwanja, a 80 chilometri da Goma;
nella mattinata del 6 novembre è giunta inoltre la notizia del sequestro di un giornalista belga della Frankfurter Allegemeine e di un reporter congolese che lavora presso un'emittente radiofonica delle Nazioni Unite da parte della milizia filo-governativa dei Mai Mai;
oggi a Nairobi si terrà un summit di crisi tra il presidente del Congo Kabila ed il presidente del Ruanda Kagame alla presenza del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon;
l'Unione europea, tramite il Ministro degli esteri Francese Kouchner ed il suo omologo britannico Miliband, hanno già svolto una prima missione di sopralluogo sul territorio -:
se non intenda sostenere in sede internazionale un adeguamento del mandato della missione militare delle Nazioni Unite MONUC tenendo conto del mutato quadro delle condizioni umanitarie al fine di porre in essere concreti interventi in aiuto della popolazione inerme;
se non intenda valutare inoltre la possibilità da parte della diplomazia italiana di farsi promotrice della costituzione di un corridoio umanitario tale da facilitare l'arrivo degli aiuti, e di proporre la creazione un'area di protezione per i civili;
se non intenda farsi promotore di un'iniziativa per una conferenza internazionale per la pace e la stabilità della regione dei Grandi Laghi, nella consapevolezza che occorre promuovere un approccio globale con attenzione alla specificità dell'area.
(4-01568)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRATTI, IANNUZZI, BRAGA, VIOLA, REALACCI, MOTTA, MASTROMAURO, ESPOSITO, ZAMPARUTTI e MORASSUT. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
eventi incidentali di larga risonanza come quelli di Seveso, Alaska (Exxon Valdez) ed altri occorsi nel recente passato, hanno determinato una maggior presa di coscienza dei Governi e dell'opinione pubblica, tale da implicare la emanazione di Direttive europee (recepite successivamente dai diversi Stati membri) e specifiche norme nazionali finalizzate a controllare e minimizzare la frequenza e i danni degli incidenti rilevanti;
in Italia gli stabilimenti ad alto rischio sono 1118 (Fonte: Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare - Inventario nazionale degli Stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti), di queste industrie pericolose solo il 68,4 per cento ha presentato i Piani di emergenza

esterni e solo il 33 per cento sono state soggette ad ispezioni da parte delle autorità competenti (Fonte: Relazione della Commissione delle Comunità Europee sull'applicazione negli Stati membri della Direttiva 96/82 sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose periodo 2003-2005). Queste mancanze hanno causato all'Italia l'apertura di una procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea nell'aprile di quest'anno (IP/08/526). Secondo il disposto della direttiva, le autorità degli Stati membri erano tenute a elaborare piani di emergenza per gli impianti pericolosi entro il 3 febbraio 2002. Nell'ottobre 2007 la Commissione ha inviato all'Italia un'ultima lettera di richiamo che segnalava la mancanza dei necessari piani di emergenza in oltre il 20 per cento degli impianti in cui venivano depositate o manipolate sostanze pericolose (IP/07/1534). Nel dicembre 2007, l'Italia ha riconosciuto tale carenza e si è impegnata a elaborare i piani mancanti. Tuttavia, ad oggi, il nostro Paese non si è ancora conformato alla direttiva e pertanto la condanna della Corte di Giustizia appare inevitabile. Un altro dato significativo è quello legato ai controlli: risulta infatti che negli ultimi anni non si sono verificate sanzioni nei confronti delle Aziende RIR (a Rischio di Incidente Rilevante) (Fonte Legambiente Lombardia Dossier Attività a rischio di incidente rilevante in Italia e in Lombardia - 10 luglio 2008);
le cause di tale situazione sono da ricercarsi, sicuramente nell'assetto normativo delle competenze di Stato e Regioni il quale, ad oggi, non ha ancora ricevuto completa attuazione;
la disciplina in materia di controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose dettata dal decreto legislativo n. 334 del 1999 prevede infatti all'articolo 18 che l'esercizio delle relative competenze amministrative da parte delle Regioni avvenga subordinatamente al perfezionarsi di un articolato procedimento regolato dall'articolo 72 del decreto legislativo n. 112 del 1998 (uno dei decreti attuativi della cosiddetta legge Bassanini);
più specificamente, tale disposizione stabilisce che le Regioni divengano titolari delle competenze amministrative al verificarsi delle seguenti condizioni:
a) adozione da parte della Regione della disciplina normativa della materia ai fini del raccordo tra i soggetti incaricati dell'istruttoria e di garantire la sicurezza del territorio e della popolazione;
b) previa attivazione dell'Agenzia regionale per la protezione e l'ambiente;
c) emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale si provvede alla puntuale individuazione dei beni e delle risorse finanziarie, strumentali ed organizzative da trasferire, nonchè alla loro ripartizione tra le Regioni e tra Regioni ed Enti locali ed alla stipula di un Accordo di programma tra Stato e Regione per la verifica dei presupposti per lo svolgimento delle funzioni (confronta articolo 7 legge n. 59 del 1997);
conseguentemente, solo alla piena definizione della procedura di cui al citato articolo 72, le Regioni vedranno l'attribuzione della totalità delle competenze amministrative nella materia;
ora, stante il fatto che la maggior parte delle Regioni italiane ha provveduto sia all'emanazione della propria legge di disciplina della materia che all'attivazione delle Agenzie per la protezione dell'ambiente l'unico elemento mancante risulta l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e la stipula dei relativi accordi di programma, in pendenza dei quali esse possono esercitare le proprie competenze nei confronti dei soli stabilimenti di cui agli articoli 6 e 7 del decreto legislativo n. 334 del 1999 (soggetti a notifica), vale a dire degli stabilimenti «meno pericolosi»;
rimangono pertanto ancora nella competenza dello Stato gli impianti soggetti a «rapporto di sicurezza» (articolo 8 decreto legislativo n. 334 del 1999). A tale

proposito, non si può non rimarcare come in realtà nell'ambito della Regione Lombardia il percorso normativo per il trasferimento delle competenze ai sensi del citato articolo 72 era già stato affrontato, in quanto in data 22 luglio 2003 il Ministero dell'Ambiente aveva già stipulato un Accordo di Programma con questa sola Regione;
tuttavia, la Corte dei Conti, nell'esercizio delle proprie funzioni di controllo di legittimità su atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato con propria deliberazione n. 11 del 2005 ha ricusato il visto sull'Accordo fondando la motivazione della propria decisione nella mancata previa adozione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di attribuzione dei beni e delle risorse da ripartire tra le regioni e tra le regioni e gli enti locali;
risulta evidente, nel complesso, come allo stato, il quadro delle competenze sia fortemente frammentato e disorganico, a detrimento dello svolgimento delle attività di controllo e più in generale della sicurezza della popolazione;
si ritiene utile rilevare come in data 15 febbraio 2007 si sia tenuto un incontro della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome presso l'Ufficio per il Federalismo Amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di definire le attività prodromiche alla formulazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per il definitivo trasferimento delle competenze alla Regioni in attuazione della Legge «Bassanini» (Fonte: Verbale Tavolo Tecnico in materia di «Rischio di incidenti rilevanti ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998» 15 febbraio 2007);
una ulteriore criticità correlata all'effettivo svolgimento delle attività da parte delle amministrazioni preposte è rappresentata dalla questione delle tariffe. L'articolo 29 del decreto legislativo n. 334 del 17 agosto del 1999 dispone che le tariffe da applicare in relazione alle istruttorie ed ai controlli previsti dalla disciplina in materia di pericoli di incidenti rilevanti vengano determinate con decreto del Ministro dell'ambiente di concerto con il Ministro per le Attività produttive e con il Ministro dell'economia e delle Finanze. Anche questo atto non è stato ancora emanato, pur se lo schema di decreto era già stato elaborato da tempo dal Dicastero dell'ambiente. Tuttavia, le Amministrazioni interessate, in particolare il Ministero dell'economia, pur se sollecitate più volte non hanno mai provveduto a dare il proprio assenso. (Fonte: Verbale Tavolo Tecnico in materia di «Rischio di incidenti rilevanti ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998 15 febbraio 2007);
è evidente come, alla luce delle disposizioni richiamate, l'emanazione del decreto ministeriale previsto dall'articolo 29 del decreto legislativo n. 334 del 1999 risulti alquanto opportuna in un contesto nel quale le Amministrazioni devono contribuire a ridurre il ricorso a finanziamenti pubblici e per converso aumentare gli introiti derivanti da prestazioni dalle stesse effettuate. Inoltre, si consideri come il dare attuazione a quanto sopra costituisca un'applicazione del principio di derivazione comunitaria «chi inquina paga» che pone all'attenzione la necessità di internalizzare i costi ambientali nei costi complessivi dei servizi resi-:
quali azioni il Governo intenda intraprendere per definire compiutamente l'assetto normativo delle competenze nella materia degli impianti a rischio di incidente rilevante, con particolare riferimento al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo della Bassanini e conseguente stipula dell'Accordo di Programma, nonché al fine di porre rimedio alla situazione di inefficienza determinatasi a causa del mancato trasferimento delle attribuzioni;
quali iniziative il Governo intenda assumere in relazione alla mancata adozione del decreto di definizione delle tariffe per istruttorie e controlli, alla luce tra l'altro della circostanza che esisteva uno schema già approvato dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del

mare e che analogo decreto previsto dalla normativa di settore in materia di IPPC (confronta articolo 18 decreto legislativo n. 59 del 2005) è già stato emanato.
(5-00583)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

ALESSANDRI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Università degli Studi di Perugia ha svolto approfonditi studi ed accurate indagini, coordinati dal prof. Antonio Borri, sulle condizioni statiche della statua del David di Michelangelo, custodita nella Galleria dell'Accademia di Firenze;
già nel 2004 tali studi ed indagini avevano messo in evidenza l'elevata vulnerabilità sismica del capolavoro, come testimoniano gli atti del Convegno «La Stabilità delle Grandi Statue: il David di Michelangelo», organizzato dal prof. Borri alla Galleria dell'Accademia di Firenze il 9 giugno;
in occasione di tale convegno sia il prof. Borri sia altri autorevoli esperti, fra i quali l'ing. Alessandro Martelli dell'ENEA, avevano raccomandato che fosse urgentemente avviato un progetto finalizzato a valutare l'applicabilità di un sistema d'isolamento sismico per la protezione del capolavoro e, in caso positivo, a determinare le caratteristiche di tale sistema nonché le modalità della sua installazione;
l'Università degli Studi di Perugia ha proseguito gli studi e le indagini suddette anche successivamente, estendendoli alla valutazione degli effetti delle vibrazioni ambientali;
nel mese di novembre del 2005 l'Università di Perugia, l'ENEA e la società ALGA di Milano hanno firmato il «Protocollo d'Intesa per un Programma Comune di Ricerca Finalizzato alla Valutazione del Rischio Sismico e allo Studio dell'Intervento di Messa in Sicurezza del David di Michelangelo», coordinato dall'ing. Martelli, ove si ribadisce il suggerimento di sviluppare uno studio dettagliato, numerico-sperimentale, per valutare l'applicabilità dell'isolamento sismico per la protezione del David di Michelangelo, determinarne le caratteristiche e proporle al Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
fino dal 2004 i risultati degli studi e delle indagini allo scopo effettuati, sono stati pubblicati dal professor Borri e dall'ing. Martelli in riviste scientifiche sia nazionali che estere ed in alcuni libri e sono stati presentati in numerosi consessi scientifici specializzati, anche organizzati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
sempre dal 2004, anche i mass media hanno riportano i predetti risultati, segnalando la precarietà delle condizioni statiche della statua sulla base di interviste sia al prof. Borri, sia all'ing. Martelli, sia anche ad esponenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
risulta all'interrogante che lo stato di pericolosità era stato ribadito dall'ing. Martelli all'allora Sottosegretario per i Beni e le Attività Culturali Danielle Gattegno Mazzonis al Salone dell'Arte del Restauro e della Conservazione di Ferrara del 2007, al quale egli era relatore invitato dal Ministero, ed in una successiva lettera inviata dall'ing. Martelli al Sottosegretario il 4 aprile 2007;
a tale lettera non risulta essere seguita alcuna risposta, nonostante le ripetute sollecitazioni dell'ing. Martelli;
il 19 settembre 2008, a Firenze, in occasione del Seminario «Applicazioni dei Sistemi d'Isolamento Sismico e di Dissipazione d'Energia» (manifestazione annuale dell'associazione «GLIS - Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica» presieduta dall'ing. Martelli), il professor Borri ha comunicato che le

precarie condizioni del David di Michelangelo si erano ulteriormente aggravate;
le dichiarazioni del prof. Borri e quelle analoghe dell'ing. Martelli hanno riscosso, anche questa volta, una vasta eco sulla stampa;
il 23 settembre 2008 l'ing. Martelli ha inviato al Ministro per i Beni e le Attività Culturali una nuova lettera, sottoscritta dal prof. Borri, nella quale si chiede un intervento del Ministro perché all'ENEA ed all'Università di Perugia sia dato modo di avviare, con la massima urgenza possibile, studi per la protezione del David di Michelangelo dalle vibrazioni sismiche ed ambientali, inclusi quelli riguardanti il possibile isolamento sismico del capolavoro oggetto del già citato Protocollo d'Intesa -:
se corrispondano a vero le dichiarazioni del prof. Borri e dell'ing. Martelli, secondo le quali il David di Michelangelo si trovi in una condizione di rischio elevato a causa della situazione fessurativa che il capolavoro presenta al livello delle caviglie, per la quale un sisma anche di entità non particolarmente elevata (e comunque già avvenuto nel passato nell'area fiorentina) potrebbe causare danni irreparabili, in particolare il collasso della statua;
se ove accertata, la suddetta situazione fessurativa sia effettivamente peggiorata negli ultimi anni;
se rispondano al vero le notizie secondo le quali la statua sia soggetta a continue vibrazioni ambientali, originate da attività svolte nei locali nei quali essa si trova ed anche nelle aree adiacenti e se tali ripetute vibrazioni siano effettivamente dannose e per la loro frequenza possono provocare danneggiamenti gravi al capolavoro;
in caso vi fossero pericoli di stabilità dell'opera in oggetto, quali provvedimenti ed azioni intenda adottare, ed in che tempi, per evitare la perdita o ad ogni modo ulteriori danni, del David di Michelangelo per effetto sia delle vibrazioni ambientali sia di quelle che saranno indotte dagli eventi sismici che potrebbero interessare il luogo in questione.
(4-01558)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Legge n. 448 del 28 dicembre 2001 articolo 2 comma 5 prevedeva agevolazioni fiscali in merito all'acquisto di immobile ristrutturato dall'impresa costruttrice. Questa agevolazione veniva prorogata di anno in anno con le varie leggi finanziarie succedutesi nel corso del tempo;
la Legge finanziaria 2007 n. 296 del 27 dicembre 2006, probabilmente per mero errore non ha previsto la proroga dell'agevolazione per l'acquisto di immobili ristrutturati da impresa ma solamente le spese sostenute per ristrutturazione (articolo 1, commi 387 e 388);
che si trattasse di una mera dimenticanza è confermato dal disposto della finanziaria 2008, legge n. 244 del 24 dicembre 2007, la quale, all'articolo 1, comma 17, lettera b), proroga l'agevolazione fiscale sopra citata per gli anni 2008-2009-2010. Dunque secondo logica, se di proroga si tratta, significa che il precedente termine di scadenza era il 31 dicembre 2007;
non è del medesimo avviso l'Agenzia delle entrate che, già sentita al riguardo, cita l'articolo della finanziaria 2008 non come proroga dei termini ma come reintroduzione dell'agevolazione;
ne consegue che si verificherebbe la inusitata situazione per cui tale agevolazione sarebbe fruibile per gli acquisti di unità abitative registrati negli anni 2001-2006 e 2008-2010, con disparità di trattamento

e grave danno per coloro che abbiano effettuato l'acquisto nell'anno 2007 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati, e se non ritenga di introdurre per via interpretativa amministrativa l'applicazione della agevolazione per il 2007;
come intenda altrimenti procedere al fine di regolare tale situazione.
(4-01565)

MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
agli inizi degli anni 90 fu costruito in Scandicci (Firenze) un pachidermico edificio di quasi 30 mila metri quadrati di superficie finalizzato ad ospitare gli uffici delle Finanze;
tale edificio non è mai stato utilizzato ed è in totale stato di abbandono;
è in corso una vertenza giudiziaria tra la Finanza (dal 2004 proprietaria dell'immobile) ed il comune di Scandicci riguardante proprio parte del corrispettivo della vendita;
varie amministrazioni pubbliche dello Stato sono notoriamente impegnate per individuare nell'area fiorentina sedi per la propria attività -:
se non si reputi opportuno ed urgente individuare una definitiva utilizzazione pubblica per l'edificio delle Finanze in Scandicci.
(4-01567)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

DI CATERINA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
separazioni e divorzi sono fenomeni in costante aumento e coinvolgono spesso minori innocenti in vere e proprie guerre familiari ingaggiate dai coniugi;
l'approccio burocratico-giudiziario talvolta esaspera i toni già accesi tra le parti spingendole verso posizioni più rigide e meno concilianti;
un atteggiamento più attento alla mediazione e alla conciliazione, maggiormente rivolto agli aspetti psicologici piuttosto a quelli giuridici potrebbe essere più efficace nella soluzione di situazioni apparentemente senza speranza;
la mediazione familiare rappresenta già in molti Paesi un valido strumento per i coniugi che hanno deciso di separarsi e consiste in un'attività, svolta da esperti, volta a migliorare la qualità della comunicazione tra le parti interessate, guidandole nel processo di elaborazione degli accordi di separazione, chiarendo le posizioni, i desideri, le aspettative ed i diritti delle parti, aiutandole a trovare valide alternative ed a superare le impasse di un irrigidimento nella comunicazione e nella negoziazione con particolare riguardo all'interesse dei figli;
la soluzione cosiddetta mediata risponde non solo ad un necessario snellimento giurisdizionale, ma soprattutto conduce le parti in conflitto a negoziare le rispettive istanze, uscendo dalla controversia con un accordo più condiviso e più rispondente ai propri bisogni;
proprio in quest'ottica è stato introdotto, dalla legge 54 del 2006, il secondo comma dell'articolo 155-sexies del codice civile che prevede, nei procedimenti di separazione e divorzio, la possibilità per il giudice di rinviare l'adozione dei provvedimenti relativi all'affidamento dei figli, per consentire che i coniugi «avvalendosi di esperti, tentino una mediazione per raggiungere un accordo»;
tale possibilità è però subordinata all'accettazione delle parti e, dunque, il giudice può solo consigliare ma non imporre la mediazione;

inoltre non sono previste specifiche modalità nel modus procedendi, né è sono precisato per quanto tempo il giudice possa rinviare l'adozione dei provvedimenti relativi all'affidamento dei figli -:
quale sia la posizione del Governo nei confronti dell'introduzione nell'ordinamento italiano di una disciplina più puntuale dell'istituto della mediazione familiare;
se non ritenga opportuno, anche attraverso interventi normativi, potenziare e rafforzare l'istituto della mediazione familiare come mezzo di soluzione alternativo alla decisione giudiziale nei conflitti familiari in sede di separazione e divorzio.
(3-00223)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le associazioni dei pendolari della Provincia di Alessandria segnalano continuamente situazioni di disservizio e ritardo sulle linee ferroviarie interregionali che collegano in particolare l'area alessandrina con la Liguria e con la Lombardia ed esprimono preoccupazione anche in vista dell'entrata in vigore del nuovo orario invernale, nonché per la possibile soppressione della biglietteria di Tortona;
gli stessi assessorati regionali lamentano l'insostenibilità della situazione che riguarda il servizio universale interregionale fornito direttamente da Trenitalia, come ad esempio l'Assessore regionale della Liguria che ha espresso alle associazioni dei pendolari interessate l'avviso che devono essere garantite dal Governo maggiori risorse per garantire il trasporto pubblico su ferro;
l'Assessore comunale ai Trasporti di Acqui Terme ha chiesto l'intervento del Prefetto di Alessandria, in particolare per le linee che fanno riferimento a quella città, «per riportare alla normalità una situazione critica anche sotto il profilo dell'ordine pubblico» -:
se il Ministero sia a conoscenza della situazione più volte denunciata e se non ritenga di intervenire anche raccordandosi con le regioni e gli enti locali per ottenere da Trenitalia interventi adeguati per porre rimedio alle difficoltà che colpiscono soprattutto il trasporto dei pendolari che dalla Provincia di Alessandria si recano presso le regioni limitrofe;
se il piano di razionalizzazione delle biglietterie abbia effettivamente ricadute sulla stazione di Tortona.
(5-00584)

Interrogazioni a risposta scritta:

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Regione Lombardia e Rete ferrovie Italia S.p.A. stanno accumulando ritardi e inadempienze riguardo all'attuazione degli interventi previsti e degli impegni assunti nell'Accordo di programma per la definizione del tracciato ferroviario ed il dimensionamento degli elementi infrastrutturali connessi e complementari all'intervento di potenziamento e riqualificazione della linea FS Bergamo-Treviglio Ovest (raddoppio), finanziato con 50 milioni di euro assegnati a suo tempo a RFI SpA con i fondi statali del progetto «Malpensa 2000»;
l'Accordo siglato il 25 settembre 2001 tra Regione Lombardia, Rete ferroviaria Italiana S.p.A., Provincia di Bergamo e Comuni di Bergamo, Stezzano, Levate, Verdello, Verdellino, Arcene e Treviglio è stato ratificato dai predetti Comuni che hanno conseguentemente apportato le debite variazioni ai vigenti strumenti urbanistici generali;

l'Accordo è stato approvato con decreto del Presidente della Regione Lombardia 12 dicembre 2001, n. 31252, pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia n. 1, Serie ordinaria, del 2 gennaio 2002, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 34, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e dell'articolo 6 della legge regionale 15 maggio 1993, n. 14;
nell'articolo 1 comma 5 dell'Accordo si stabilisce che «tutte le parti sottoscrittrici del presente accordo assumono reciproco impegno di porre in essere e condurre a sollecita conclusione - secondo le rispettive competenze e funzioni - gli impegni, procedimenti, iniziative e le attività tutte necessarie per addivenire alla realizzazione dell'intervento ferroviario»;
al successivo comma 6 si stabilisce che «le infrastrutture ferroviarie e le opere connesse e complementari di cui agli allegati progettuali elencati al successivo articolo 7, nonché l'opera viaria di cui al successivo allegato tecnico elencato all'articolo 7 comma 2 punto 1, dovranno essere realizzate nel rispetto dei tempi previsti dall'Accordo di Programma Quadro per un sistema integrato per l'accessibilità stradale e ferroviaria all'aeroporto di Malpensa 2000, quale strumento di attuazione dell'Intesa istituzionale di Programma del 3 marzo 1999»;
il termine per l'ultimazione dei lavori era stato indicato nell'articolo 2 del citato Accordo di programma al 31 dicembre 2004;
il progetto delle opere da realizzare secondo l'Accordo di programma, comprendeva le nuove fermate ferroviarie di Arcene, Levate e Stezzano lungo la linea esistente Bergamo-Milano, nonché le opere di viabilità connesse e complementari per rendere funzionale l'accesso e l'utilizzazione delle predette fermate all'utenza, ivi comprese infrastrutture viarie e parcheggi di interscambio;
con la sottoscrizione dell'Accordo di programma le amministrazioni pubbliche e RFI SpA si erano poste il conseguimento di quattro importanti obiettivi quali la diminuzione dei tempi medi di percorrenza sulla tratta ferroviaria Bergamo-Milano, raddoppio dei treni in servizio, riduzione dell'affollamento delle carrozze ferroviarie in esercizio sulla tratta e inserire tre nuove fermate nei comuni di Stezzano, Levate e Arcene;
nei sette anni trascorsi dalla firma dell'Accordo l'Amministrazione comunale di Arcene ha collaborato con le altre Amministrazioni sottoscrittrici per rispettare i tempi d'attuazione di tutti gli interventi previsti ed ha operato costantemente, anche in proprio, allo scopo di rispettare gli impegni assunti e realizzare le opere assegnate alla propria competenza e responsabilità, sostituendosi peraltro utilmente ai ritardi di altri soggetti;
in particolare l'Amministrazione comunale di Arcene ha posto in essere numerosi interventi provvedendo a dare conformità urbanistica ai progetti delle opere previste dall'accordo apportando le necessarie modifiche allo strumento urbanistico generale all'epoca vigente ed apportandovi una variante a breve, medio e lungo termine acquisendo, a propria cura e spese, le aree necessarie alla realizzazione delle opere connesse e complementari al raddoppio ferroviario (strade e parcheggi);
la stessa Amministrazione ha provveduto a realizzare le opere viabilistiche concordate con l'Amministrazione provinciale di Bergamo e con il Comune di Ciserano, sostituendosi a RFI S.p.A., sulla base di uno specifico accordo convenzionale sottoscritto con la società stessa, nella realizzazione del parcheggio della fermata e nella definizione bonaria degli accordi con i privati residenti, proprietari di aree da acquisire per le opere del raddoppio ferroviario;
la stessa Amministrazione ha stipulato con la Provincia di Bergamo, il Comune di Ciserano ed il Consorzio di bonifica della bassa pianura bergamasca, un ulteriore accordo di programma per realizzare

un manufatto scolmatore delle acque di piena allo scopo di evitare il ripetersi dei fenomeni di esondazione d'acqua nel centro abitato;
l'assolvimento di tutti gli impegni contrattualmente assunti e di quelli ulteriori che, volontariamente o per sostituirsi all'inerzia degli altri attori, i Comuni interessati hanno scelto di effettuare, ha comportato un notevolissimo impiego di tempo e di risorse umane e finanziarie in vista del conseguimento dell'obiettivo che l'Accordo perseguiva;
all'inizio dell'anno l'Amministrazione Comunale di Arcene ha completato l'esecuzione del parcheggio al servizio della fermata sulla vasta area ora trasformata e completata di arredo urbano e con nota protocollo n. 1719 del 22 febbraio 2008;
contestualmente è stato chiesto all'Assessore regionale alle infrastrutture e mobilità, presidente del Collegio di vigilanza dell'Accordo, di adoperarsi per garantire che alla fermata di Arcene possano sollecitamente fermarsi i treni che viaggiano lungo la tratta Bergamo-Milano;
analoghe sollecitazioni, per rimuovere ritardi ed inerzie riguardanti altre parti dell'accordo e per sostenere gli interessi delle altre amministrazioni, sono state rivolte all'Assessore regionale dai Sindaci di Verdellino e Stezzano;
il citato Assessore regionale ha risposto con una nota del 14 luglio 2008 nella quale, nella sostanza, si afferma che le fermate sono state realizzate, ma che alla loro realizzazione non consegue necessariamente la modifica delle corse dei treni sulla tratta e, dunque, la concreta effettiva utilizzazione delle fermate stesse;
i Sindaci del Comune di Arcene, con nota protocollo n. 4269 dell'8 maggio scorso, più volte reiterata fino all'ultima del 17 luglio 2008, nota protocollo n. 7099, ha chiesto la convocazione del Collegio di vigilanza dell'Accordo di programma affinché ci si adoperi «per rimuovere i ritardi dei soggetti, come la Regione Lombardia, rispetto agli obblighi assunti», analoghe richieste sono state trasmesse dai Sindaci di Stezzano e Verdellino;
l'articolo 6 del più volte citato Accordo di programma attribuisce al Collegio di vigilanza la competenza di vigilare sulla piena, sollecita e corretta attuazione dell'accordo di programma; di individuare gli ostacoli di fatto e di diritto che si frappongono all'attuazione dell'Accordo di programma, proponendo le soluzioni idonee alla loro rimozione e di dirimere in via bonaria tutte le controversie che dovessero insorgere tra le parti in ordine all'interpretazione e all'attuazione del presente Accordo di Programma;
lo stesso articolo assegna al Collegio facoltà di disporre, in via esclusiva e in deroga al regime ordinario nei confronti del soggetto obbligato, cui sarà assegnato congruo termine per adempiere, gli interventi sostitutivi che risulteranno indispensabili per rimuovere l'inadempienza, attuandoli anche mediante Commissario ad acta; di definire e stabilire le eventuali necessarie sanzioni;
l'Assessore regionale Cattaneo, dopo un ritardo di sei mesi dal dovuto, ha disposto la convocazione per il pomeriggio del 10 ottobre scorso del Collegio di vigilanza dell'Accordo;
l'esito dei lavori dei Collegio di vigilanza dell'accordo di programma per i lavori del raddoppio svoltasi il 10 ottobre scorso, ha evidenziato inequivocabilmente che la precedente riunione del Collegio risaliva al 18 ottobre 2005, ben tre anni prima e da quella data gli uffici dell'Assessore regionale non si sono preoccupati per nulla di monitorare l'andamento dei lavori e l'adempimento degli impegni presi da ciascuno dei soggetti sottoscrittori dell'Accordo di programma, omettendo di operare secondo le obbligazioni e gli impegni assunti con la sottoscrizione dell'Accordo di programma;
rispetto ai tempi di ultimazione delle opere poste a carico di RFI Spa, originariamente fissati al 31 dicembre 2004, si è

ancora ben lungi dal completamento di quanto progettato e approvato dalle parti e sottoscritto nel 2001;
le opere già ultimate non possono ragionevolmente essere utilizzate per diversi anni a venire, mentre talune delle opere in parte eseguite, abbisognano di costosi interventi di manutenzione e ripristino;
rispetto al finanziato di 50 milioni di euro, sono stati in realtà spesi 69 milioni di euro per i lavori previsti nell'Accordo di programma e che per completare l'opera sono necessari ancora 26 milioni e mezzo di euro - attualmente non disponibili - soprattutto per le opere di mitigazione acustica lungo tutta la tratta;
l'effettivo costo dell'intero accordo di programma è lievitato dai 50 milioni di euro dei 2001, ai 95 milioni e 500 mila di oggi, cui sono da aggiungere i costi non definiti per la sottoscrizione del contratto di servizio biennale tra la Regione Lombardia e Trenitalia per assicurare la percorrenza dei convogli ferroviari sull'importante tratta ferroviaria con relativo slittamento temporale del completamento delle opere dal 2004 al 2012/2013;
le opere eseguite dalle Ferrovie per le fermate di Stezzano e Levate sono state in gran parte mal eseguite e versano in condizioni tali da rendere necessari ulteriori interventi di manutenzione e adeguamento senza essere mai state utilizzate;
non sono stati conseguiti i quattro obiettivi che l'Accordo di programma si proponeva di conseguire e per i quali erano stati destinati i 50 milioni di euro del progetto Malpensa 2000 al contrario i tempi medi di percorrenza dei treni sulla tratta sono aumentati rispetto al 2001 e che sono peggiorate le situazioni di affollamento delle carrozze utilizzate dai pendolari;
infine durante il citato incontro l'Assessore regionale Cattaneo ha chiesto ai comuni della tratta ed alla provincia di Bergamo di finanziare al 50 per cento, circa dieci milioni di euro, il contratto che vorrebbe ora stipulare con Trenitalia per raddoppiare i treni in servizio sulla tratta ed aprire le tre nuove fermate;
a seguito delle notizie di stampa, radio e televisione, nazionali e locali, sulla vicenda è intervenuto anche il Procuratore generale della Corte dei conti della Regione Lombardia dott. Domenico Spadaio che il 21 ottobre scorso ha effettuato un sopralluogo alle fermate e alle opere connesse e complementari che sono state realizzate per accertare se si sono già concretizzate situazioni di danno riconducibili in qualche maniera a comportamenti e responsabilità di amministratori e funzionari pubblici;
giovedì 23 ottobre, nel corso della riunione tra Trenitalia e Regione Lombardia, è stato pianificato il nuovo orario ferroviario che entrerà in vigore il 14 dicembre 2008 che non tiene conto delle reali esigenze, per lo più lavorative, degli utenti;
la cronaca di giornali, radio e televisione nazionali (per citare alcune fonti, si sono occupate della vicenda RAI TRE nazionale e regionale, RAI UNO, il TG5, Radio24; i quotidiani Il Giorno e La Stampa), e locali (Telecity Lombardia, VideoBergamo, TV Bergamo, Telenova, L'Eco di Bergamo, Bergamonews, Il Bergamo), hanno comunque già inequivocabilmente parlato della vicenda come di un altro esempio di sperpero del danaro pubblico;
il ritardo nell'utilizzazione della fermata ferroviaria di Arcene e dei parcheggio di interscambio per l'utenza, comporterà inevitabilmente dei danni per l'Amministrazione comunale e lascerà di fatto inutilizzato ed al rischio di vandalismi, uno spazio pubblico attrezzato con denaro dei contribuenti -:
se e quando il Governo, in considerazione della rilevanza di tale questione e delle cospicue risorse pubbliche già investite, intenda intervenire assumendo le iniziative necessarie per superare ritardi e inadempienze della Regione Lombardia e di Rete ferrovie Italia S.p.A;

se ci sia la volontà del Governo di intervenire concretamente, dando ascolto all'ormai reiterato disagio di popolazione e Amministrazioni locali, per portare a termine quanto stabilito nell'accordo di programma «Malpensa 2000».
(4-01553)

SALVINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in riferimento alla bozza d'orario della linea Tirano - Sondrio - Lecco - Monza - Milano emessa il 27 ottobre 2008, in ordine alla revisione del piano degli orari invernale, si constata con preoccupazione la proposta di Trenitalia di attuare una drastica diminuzione del servizio afferente la stazione ferroviaria di Calolziocorte;
in particolare riscontriamo la soppressione della fermata di tutti i treni diretti verso il capoluogo regionale ed, inoltre, la diminuzione delle corse dei treni regionali, in particolare al mattino;
è importante sottolineare quanti disagi porterebbe questa proposta, se venisse confermata, ai numerosi pendolari che da tutto il circondario della Val San Martino (un bacino di circa 45.000 abitanti) affluiscono presso la stazione di Calolziocorte per recarsi verso Milano;
la netta contrarietà alla predetta proposta trova sostegno anche in relazione agli ingenti investimenti che il gruppo Ferrovie Italiane ha effettuato sul nostro territorio, tra cui si ricordano i 220 milioni di euro circa, per il raddoppio definitivo dei binari della linea Milano - Carnate - Lecco, opera inaugurata lo scorso 10 settembre; i 20 milioni di euro, per la riqualificazione della stazione di Calolziocorte, ora migliorata nei suoi standard qualitativi e di fruizione;
è utile ricordare che il Comune di Calolziocorte, soggetto attuatore di un accordo di programma sottoscritto con Regione Lombardia, Provincia di Lecco e RFI, per un investimento di ulteriori 3 milioni di euro sta realizzando la stazione d'interscambio ferro-gomma, nei pressi della stessa stazione ferroviaria, con un potenziamento anche dell'offerta di parcheggi a disposizione dei pendolari;
grazie agli interventi evidenziati Calolziocorte diventerà dunque ancora di più un nodo strategico per la mobilità;
tutto il sistema di trasporto locale su gomma è stato configurato per gli arrivi degli autobus presso la stazione in concomitanza dell'arrivo/partenza dei treni; dunque la soppressione e drastica revisione di questi ultimi comporterebbe anche problemi nella stessa pianificazione del sistema di trasporto urbano -:
se il Ministro interrogato essendo a conoscenza della situazione non intenda intervenire al fine di fare in modo che la stazione ferroviaria di Calolziocorte possa diventare oggetto non di una penalizzazione bensì di un potenziamento del servizio, necessariamente anche mediante l'aumento di offerta dei treni diretti da e per Milano Centrale, che consentirebbe alle migliaia di pendolari che gravitano nella zona indicata di poter usufruire di un sistema ferroviario efficiente permettendo di alleggerire il sistema di trasporti su gomma che congestiona quotidianamente la viabilità stradale lombarda.
(4-01557)

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
due settimane fa negli Stati Uniti d'America, all'interno dell'Emergency Economic Stabilization Act of 2008, è stato approvato il Bicycle Commuter Act che entrerà in vigore il 1o gennaio 2009;
tale provvedimento prevede un bonus di 20 dollari in più in busta paga, esenti da tasse, per tutti i lavoratori dipendenti che decidano di utilizzare la bicicletta anziché l'auto per andare a lavorare. I

datori di lavoro potranno a loro volta scaricare quei soldi dalla dichiarazione dei redditi;
secondo la relazione trimestrale del Congresso statunitense l'intera operazione costerà 10 milioni di dollari in 10 anni e andrà ad aggiungersi agli incentivi che già esistono per il trasporto pubblico;
si prevede che la legge diventi effettiva la prossima estate, dopo sei mesi di prova e di campagne informative -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non intendano predisporre una simile iniziativa normativa anche in Italia.
(4-01561)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

AMICI e D'ANTONA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la relazione conclusiva di minoranza della XIV legislatura della Commissione Parlamentare Antimafia rilevava che l'infiltrazione delle organizzazioni criminali nel basso Lazio è stata evidenziata dai tentativi di condizionare le consultazioni elettorali, nonché da infiltrazioni in settori della pubblica amministrazione da parte delle consorterie criminali;
la relazione conclusiva della maggioranza della Commissione Parlamentare Antimafia evidenziava che ad Aprilia risultano attive le famiglie Montenero e Tassone, dedite in particolare al traffico di stupefacenti;
nel dicembre 2002 veniva arrestato, nella zona di Aprilia, Giovanni Pizzata, collegato alle cosche di San Luca, attivo nel traffico degli stupefacenti nella zona di Aprilia;
Pizzata di San Luca veniva arrestato in compagnia di un certo Strangio di San Luca, che trascorreva la sua latitanza ad Aprilia ed era stato trovato in possesso anche di una certa quantità di eroina e cocaina, secondo quanto riferito dal dott. Vincenzo Macrì, sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia durante l'audizione del 6 maggio del 2002 innanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia;
il 27 gennaio del 2007 veniva arrestato ad Aprilia Giuseppe Pavone, su ordine di carcerazione emesso dalla procura generale per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pavone risulta già coinvolto in passato in inchieste della procura distrettuale antimafia contro il clan Tomasello di Catania;
il 23 aprile del 2007 veniva emessa dal tribunale di Latina la sentenza a carico di una banda di narcotrafficanti attivi tra Aprilia e Cisterna. Nell'ambito del suddetto processo denominato «Pitbull» veniva condannato Nino Montenero, esponente della medesima famiglia, alla pena di otto anni di reclusione per traffico di droga;
nel 2007 venivano messi a segno numerosi attentati ed intimidazioni ai danni di politici e commercianti;
il 27 marzo del 2007 un grave incendio doloso distruggeva l'autovettura della figlia dell'allora capo gabinetto del sindaco di Aprilia Catozzi;
il 6 aprile 2007 veniva incendiata la gioielleria «Oro 2000» in via degli Aranci, gestita dal nipote di Catozzi;
il 27 maggio del 2007 ignoti esplodevano 5 colpi di pistola contro la serranda del bar delle Palme;
il 26 settembre del 2007 venivano sparati colpi di arma da fuoco contro l'abitazione dell'assessore agli affari sociali Bafundi;
il 13 ottobre dello stesso anno venivano incendiate due agenzie immobiliari (agenzie Grimaldi);

nel mese di gennaio del 2008 ignoti bruciavano l'autovettura della moglie del consigliere di opposizione dello SDI, Antonio Terra;
nel mese di febbraio del 2008 veniva danneggiata l'autovettura del consigliere di AN Mario Berna;
nel corso di una riunione sulla sicurezza e l'ordine pubblico, tenutasi il 13 dicembre del 2007 innanzi al consiglio comunale di Aprilia con la partecipazione della presidente della commissione speciale per la lotta alla criminalità del consiglio regionale del Lazio, onorevole Luisa Laurelli, il prefetto di Latina dottor Bruno Frattasi ha richiamato la necessità dell'istituzione di un commissariato di polizia in tale località;
il 28 marzo del 2008 quattro persone (Agostino Ravese, Francesco Gara, Vincenzo Buono assieme ad un quarto uomo) compivano un agguato a colpi di kalashnikov ferendo gravemente due persone;
secondo quanto emerso dalle indagini della procura distrettuale antimafia, il commando era composto da pericolosi soggetti della criminalità organizzata di Anzio e Nettuno collegati con il clan dei casalesi;
l'otto aprile del 2008 venivano arrestatati nove esponenti della malavita di Aprilia e l'assistente capo della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Velletri Salvatore Raimo nell'ambito dell'operazione FORBICE per i delitti di commercio di droga, detenzione di esplosivi ed estorsione;
tra gli arrestati spiccavano Luca Palli, Ivan Casentini e Daniele Bianchi (già arrestato per gravi delitti e che nel luglio del 2007 risultava in possesso di una ferrari Modena 360 intestata a Vittorio Casamonica dell'omonimo clan);
secondo quanto emerso da articoli della stampa locale, i componenti della banda progettavano attentati contro la locale compagnia dell'Arma dei Carabinieri;
il 6 luglio 2008 i militari della Guardia di Finanza notificavano ad Agostino Ravese (già detenuto per i gravi fatti poc'anzi citati) un provvedimento restrittivo emesso dall'autorità giudiziaria di Aprilia con l'accusa di usura ed estorsione compiuto ai danni di commercianti di Aprilia, Anzio e Nettuno;
il 12 agosto di quest'anno veniva tratto in arresto dalla polizia di stato ad Aprilia Gianfranco Antonioli, ricercato per aver gestito un traffico di armi tra Aprilia e San Luca e ritenuto uno dei fornitori di armi da guerra alle cosche della `ndrangheta;
il 9 ottobre scorso i carabinieri di Aprilia eseguivano dieci arresti nell'ambito dell'operazione «Lazzaro» per i reati di associazione a delinquere, estorsione, commercio di droga;
secondo i Carabinieri, la consorteria criminale risultava attiva anche nei comuni di Anzio e Nettuno dove svolgeva il ruolo di «agenzia di recupero crediti» -:
se il Ministro interrogato sia al corrente di tali fatti;
se siano state avviate indagini con riferimento agli attentati incendiari sopra indicati;
quali misure il Ministro intenda adottare, alla luce dei fatti esposti in premessa, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini residenti nel territorio in questione;
se non ritenga opportuno dotare di maggiori mezzi, materiali e personali, le forze di Polizia che operano nel suddetto territorio.
(5-00586)

BERRETTA, BURTONE e SAMPERI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Catania ha affidato in appalto la manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione, all'Associazione Temporanea d'Imprese costituita dalle Società Enel Sole, Cogei, Siram e Simei SpA;

a causa della disastrosa situazione finanziaria in cui versano le casse comunali, l'Amministrazione ha accumulato un debito nei confronti dell'ATI, che, secondo le dichiarazioni rilasciate dagli stessi rappresentanti delle Società, ammonterebbe a circa 21 milioni di euro;
a causa di questa situazione le imprese appaltatrici hanno cessato di svolgere l'ordinaria manutenzione degli impianti lasciando fuori servizio oltre 3.000 punti luce e condannando quotidianamente al buio ampie zone della Città causando gravi ripercussioni in termini di sicurezza dei cittadini (si è infatti registrato un aumento dei reati e degli incidenti stradali);
i rappresentanti delle imprese appaltatrici hanno dichiarato che le zone attualmente al buio sono il frutto della sola casistica dei guasti che si registrano che non è possibile riparare e che l'ordinaria manutenzione degli impianti potrà essere garantita solo dopo che il Comune di Catania avrà versato loro un primo acconto sul dovuto, per un importo comunque non inferiore ad un milione di euro (dichiarazioni rese dal legale rappresentante della Simei SpA, riportate da La Sicilia, edizione di Catania, 15 ottobre 2008, pagine 33 e 35);
il Comune di Catania, fino ad oggi, non si è ancora attivato per garantire la pubblica illuminazione nelle numerose zone della Città rimaste ormai al buio, né risulta aver denunciato tale gravissima situazione innanzi alle Autorità competenti;
l'articolo 1, comma 2, lettera a), della legge del 12 giugno 1990, n. 146 (contenente norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati) ricomprende espressamente l'approvvigionamento di energie e di prodotti energetici, nonché la gestione e la manutenzione dei relativi impianti tra le prestazioni indispensabili poste a tutela della vita, della salute, della libertà degli individui e che l'articolo 3 della Direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri del 27 gennaio 1994, (Principi sull'erogazione dei servizi pubblici), in attuazione delle disposizioni contenute nella suddetta legge, valevole anche nei confronti di soggetti non pubblici operanti in regime di concessione o mediante convenzione, dispone espressamente che «l'erogazione dei servizi pubblici, nell'ambito delle modalità stabilite dalla normativa regolatrice di settore, deve essere continua, regolare e senza interruzioni»;
l'articolo 331 del Codice penale (Interruzione d'un servizio pubblico o di pubblica necessità) punisce con la reclusione da sei mesi ad un anno e con la multa non inferiore a euro 516,00 «Chi, esercitando imprese di servizi pubblici o di pubblica necessità, interrompe il servizio, ovvero sospende il lavoro nei suoi stabilimenti, uffici o aziende, in modo da turbare la regolarità del servizio» e l'articolo 340 punisce con la reclusione fino ad un anno «Chiunque [...] cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o di un servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità [...]»;
il persistere di tale situazione di disagio arreca, peraltro, grave danno anche all'immagine della Città di Catania che negli ultimi mesi ha portato ad una inevitabile diminuzione del flusso di turisti;
recentemente il CIPE ha stanziato una somma di 140 milioni di euro a fondo perduto anche per fare fronte a questa emergenza e, tuttavia, ancora non sembra sufficiente a garantire che i servizi pubblici siano decorosamente ripristinati -:
quali ulteriori iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere per fare in modo che i servizi essenziali come la pubblica illuminazione siano garantiti a Catania;
come sia possibile che a fronte della somma erogate dal CIPE, permanga questa intollerabile situazione.
(5-00587)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da qualche anno ormai, il pagamento degli straordinari e delle voci accessorie ai Poliziotti della Provincia di Forlì-Cesena, avviene con un inspiegabile ritardo;
lungi dal poter parlare di semplice casualità o di disorganizzazione stupisce, al contrario, la sistematicità e la puntualità con cui questa procedura viene applicata;
per ciò che concerne le altre Questure/Prefetture italiane, pare che ognuna di esse adotti metodi e tempistiche differenti, in un quadro di generale discrezionalità che, peraltro, spesso si traduce in estrema puntualità -:
se il ministro competente sia a conoscenza di tali disfunzioni;
quali provvedimenti intenda adottare per adeguare, migliorare e uniformare il servizio su tutto il territorio nazionale.
(4-01555)

BERNARDINI, MECACCI e BELTRANDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Ong di assistenza e aiuto sanitario, Medici Senza Frontiere (MSF), conosciuta in tutto il mondo per il suo impegno umanitario, il 31 ottobre 2008 scorso è stata costretta a chiudere le sue attività sull'Isola di Lampedusa, dopo sei anni, a causa del diniego del Ministero degli Interni a firmare un nuovo Protocollo d'Intesa e a non rilasciare il permesso necessario affinché MSF continui ad operare adeguatamente;
MSF ha garantito dal 2002 visite mediche d'emergenza gratuite per i migranti che arrivano sull'isola dopo aver attraversato un drammatico viaggio in mare. Dal 2005 fino ad oggi il team di MSF ha visitato 4.550 migranti, 1.420 solo fra gennaio e ottobre del 2008;
l'assistenza sanitaria e di primo intervento di MSF ha consentito in questi anni un supporto importante, necessario e utile al servizio sanitario regionale che non riesce, viste le continue gravi emergenze, a far fronte autonomamente all'assistenza di migliaia di persone che necessitano di primo soccorso; nei primi dieci mesi del 2008 le persone sbarcate sulle coste dell'Isola di Lampedusa sono state più di 25.000;
negli ultimi anni tra i migranti sbarcati a Lampedusa vi sono stati incrementi di patologie dovute alle condizioni dei viaggi in mare (traumi, ipotermia, ustioni etcetera);
rispetto agli anni scorsi è cambiata la popolazione migrante, dal momento che sempre più persone provengono da zone di guerra o paesi colpiti da carestie, come Somalia, Eritrea, Sudan ed Etiopia (30 per cento). Un dato rilevante è l'incremento del numero delle donne (12 per cento) e dei minori (8 per cento), con un aumento delle donne in gravidanza (151 dall'inizio dell'anno) -:
quali siano i motivi del mancato rinnovo del Protocollo di intesa e quindi delle autorizzazioni ad operare sull'Isola di Lampedusa da parte della Ong internazionale Medici Senza Frontiere;
se non ritenga il Ministro che tale decisione sia in netto contrasto con le varie disposizioni nazionali e internazionali sul rispetto dei diritti umani sottoscritte dall'Italia;
quali studi e analisi siano stati fatti dal Governo italiano riguardo le garanzie di assistenza sanitaria che senza l'apporto del MSF potranno essere assicurati a migliaia di migranti d'ora in poi;
quali siano le Ong che attualmente operano sull'Isola di Lampedusa e quali siano i criteri che consentono la firma di Protocolli di intesa con le stesse.
(4-01563)

TESTO AGGIORNATO AL 9 DICEMBRE 2008

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
anche in riferimento a precedenti interpellanze, si sottolinea il progressivo clima di intolleranza che sta caratterizzando le scuole bolognesi per quanto concerne il rapporto interno alle medesime ove, soprattutto nelle scuole superiori, minoranze di docenti estremamente politicizzati e collegati a gruppi di studenti in piena sintonia con le loro idee, determinano un clima di oggettivo condizionamento ideologico ed isolamento per quei docenti e studenti che non si riconoscono nelle opinioni gridate ad alta voce che appaiono falsamente maggioritarie;
il sottoscritto interpellante pur rendendosi conto della libertà di insegnamento di ogni docente, intende ribadire che essa non può sconfinare nell'apologia politica di una qualsiasi parte e sottolinea che, anche senza ricorrere a minacce fisiche, ci sono forme di condizionamento subdole e di fatto intolleranti: si cita, come esempio di ciò, la situazione del liceo Minghetti di Bologna sulla base di dichiarazioni riportate al sottoscritto da alcuni operatori scolastici e da studenti che testimoniano del clima difficile per chi non è in sintonia con l'ambiente di sinistra ivi prevalente -:
se non intenda intervenire, con gli strumenti a sua disposizione, per favorire un clima più disteso che non isoli nessuno e faccia prevalere il confronto, verificando, se del caso, la possibilità di attivare ispezioni.
(2-00213)«Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CERA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 30 giugno 2008 è stato pubblicato il decreto ministeriale n. 59 del 2008 per l'aggiornamento del personale ATA di terza fascia;
tale decreto è tuttavia poco chiaro, dà adito a diverse interpretazioni e crea disparità nel metro di valutazione;
per compilare le graduatorie sono stati dati pieni poteri a tutte le scuole con personale preposto che spesso non ha le giuste competenze e la dovuta preparazione in merito;
alcune di queste graduatorie, in Puglia specialmente in provincia di Bari, sono formulate in base alla autocertificazione altre, invece, richiedono la documentazione dei titoli;
nella graduatoria del personale insegnante il servizio prestato nelle scuole paritarie o parificate è equiparato a quello prestato dalle scuole pubbliche, cosa che non avviene per il personale ATA il cui punteggio risulta dimezzato -:
quali misure si ritengano necessarie al fine di ristabilire una situazione di equità nel metro di valutazione.
(5-00582)

GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 5 Giugno 2008 l'interpellante ha presentato l'interrogazione n. 5/00087, per richiamare l'annosa vicenda concernente l'applicazione dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124;
la suddetta normasancisce al comma 2 il trasferimento del personale di ruolo degli enti locali, in servizio nelle istituzioni scolastiche alla data di entrata in vigore della legge (25 maggio 1999), nei

ruoli del personale ATA e ITP statale con inquadramento nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali corrispondenti per lo svolgimento dei relativi compiti, prevedendo il riconoscimento, ai fini giuridici ed economici, della relativa anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza nonché il mantenimento della sede in fase di prima applicazione in presenza della relativa disponibilità del posto;
in data 20 luglio 2000, è stato siglato un apposito accordo dall'ARAN e dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, recepito dal decreto 5 aprile 2001 adottato dal Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell'interno, con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e con il Ministro per la funzione pubblica, con cui si prevede che l'inquadramento dei dipendenti in parola debba avvenire in base al criterio del «Maturato economico» e cioè collocando gli interessati nella posizione stipendiale d'importo pari o immediatamente inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999;
il sistema relativo all'allineamento stipendiale, introdotto per rimuovere gli aspetti sperequativi conseguenti al riconoscimento delle anzianità pregresse, non tiene quindi conto della specifica e diversa previsione normativa, che riconosce, ai fini giuridici ed economici, l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza;
l'articolo l, comma 218, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria del 2006), ha ritenuto di fornire l'interpretazione autentica del citato «articolo 8» chiarendo che l'inquadramento dei lavoratori destinati a transitare nei ruoli dell'amministrazione statale andava effettuato salvaguardandone il trattamento economico in godimento e quindi secondo il meccanismo che era stato concordato con le organizzazioni sindacali;
la suddetta «interpretazione autentica» ha disatteso la pretesa dei lavoratori di vedersi riconosciuta l'intera anzianità di servizio posseduta al momento del transito nei ruoli statali;
la Cassazione ha riconosciuto che «la disciplina regolante l'inquadramento dei lavoratori è funzionale all'esigenza di armonizzare situazioni lavorative differenziate all'origine ma bisognose di regole unitarie, una volta determinatasi la confluenza dei lavoratori in un unico comparto, in conformità, del resto, al principio di parità di trattamento di situazioni analoghe nella disciplina dei rapporti di lavoro pubblico, dove tale principio ha un notevole rilievo teorico e pratico» escludendo che l'interpretazione autentica dell'articolo 1, comma 218, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 possa essere finalizzata ad incidere sull'esito delle controversie in corso;
l'articolo 3, comma 147, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), prevede che in sede di rinnovo del contratto del personale della scuola relativo al biennio economico 2008-2009, «venga esaminata anche la posizione giuridico-economica del personale ausiliario, tecnico e amministrativo trasferito dagli enti locali allo Stato in attuazione della legge 3 maggio 1999, n. 124»;
il sottosegretario al Ministero dell'istruzione, università e ricerca, rispondendo in data 19 giugno 2008 ai quesiti posti con il citato atto di sindacato ispettivo n. 5/00087, ha dichiarato che «in relazione a quanto previsto dall'articolo 3, comma 147, della legge finanziaria 2008, la competente Direzione generale del Ministero avrebbe avviato, con nota 8 maggio 2008, apposita indagine conoscitiva, per il tramite delle istituzioni scolastiche, al fine di quantificare i servizi prestati dal personale interessato nelle istituzioni scolastiche statali sino al 31 dicembre 1999»;
se siano già state acquisite le risultanze della suddetta indagine e, nel caso, quali provvedimenti siano stati presi per fornire le indicazioni di massima al comitato di settore, in vista del prossimo rinnovo contrattuale.
(5-00585)

Interrogazioni a risposta scritta:

COSTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella città di Mondovì (Cuneo) il Politecnico di Torino ha attivato da oltre 15 anni una sede decentrata con alcuni importanti corsi nell'ambito delle Facoltà di Ingegneria ed Architettura;
ha destato parecchi malumori e disagi negli studenti e nelle loro famiglie la mancata attivazione - per l'Anno accademico 2008/09 - del corso di «Elettronica - orientamento Meccatronica» presso la sede decentrata del Politecnico di Mondovì;
la mancata attivazione del corso è stata motivata dal non raggiungimento del numero minimo di pre-iscritti che sarebbe almeno di 25: a Mondovì, infatti, si sono presentati soltanto 22 studenti -:
se il Ministro sia a conoscenza delle disposizioni adottate dal Politecnico di Torino in ordine all'attivazione - per l'Anno accademico 2008/09 - dei corsi decentrati, ed in particolare del numero di iscritti necessario a tal fine;
se tali disposizioni siano state uniformemente attuate in tutte le sedi decentrate del Politecnico subalpino;
quali provvedimenti intenda adottare per garantire agli studenti del Politecnico di Torino un'adeguata e piena fruibilità della sede decentrata di Mondovì.
(4-01562)

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con Nota n. 12738 del 29 luglio la Direzione generale del personale della scuola del Ministero comunicava alle Direzioni regionali i nominativi dei neo dirigenti scolastici da nominare in ruolo in entrata presso i diversi Uffici scolastici regionali per l'anno scolastico 2008-2009, secondo le 157 disponibilità comunicate con nota specifica del 16 luglio;
la mattina del 30 luglio 2008 la Direzione generale del personale della scuola del MIUR informava con una nota diramata per le vie brevi che era stata sospesa la pubblicazione degli elenchi dei candidati idonei alle procedure concorsuali per dirigente scolastico da assumere per l'anno scolastico 2008-2009 su base interregionale. L'Ufficio si riservava di fornire al più presto ulteriori comunicazioni;
senza le preannunciate ulteriori comunicazioni (e doverose spiegazioni) il 31 luglio 2008 ricomparivano sui vari siti, con immutato protocollo, detti elenchi «opportunamente riveduti e corretti» in quanto tutti i malcapitati idonei del II settore del concorso ordinario erano stati scalzati da candidati idonei del I settore dei concorsi riservati del 2006 e 2002 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e come si spieghi questo cambiamento delle regole a gioco già iniziato, cioè a pubblicazione già avvenuta della primitiva graduatoria;
come intenda procedere al fine di regolare tale situazione.
(4-01564)

SALVINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
un planetario è un sistema di proiezione che riproduce, con grande realismo e suggestione, l'aspetto del cielo stellato e i fenomeni astronomici osservabili da qualunque luogo della Terra nel passato, nel presente e nel futuro;
il Civico Planetario «Ulrico Hoepli» di Milano è un istituto per la divulgazione e la didattica dell'astronomia e delle scienze collegate come la fisica, l'astronautica, le scienze della Terra;
il Planetario di Milano è il più grande planetario del nostro Paese e ogni anno circa 100.000 visitatori da tutta Italia, di cui due terzi studenti, assistono alle proiezioni;

l'attività del Planetario di Milano consiste prevalentemente in conferenze scolastiche e pubbliche su temi astronomici e in corsi di formazione per insegnanti e studenti;
tale Planetario, il secondo in Italia ad essere costruito dopo quello di Roma che è stato chiuso definitivamente alcuni anni fa, fu inaugurato il 20 maggio 1930, e da allora ha svolto attività divulgativa e didattica per pubblico di vario genere;
le attività del Planetario sembrano essere notevolmente diminuite nell'ultimo anno a causa della carenza di personale tecnico e delle difficoltà di manutenzione per un macchinario che ha più di quarant'anni;
secondo una stima approssimativa, i costi per un ammodernamento del Planetario e quindi per un suo rilancio, sembrano aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro;
le Nazioni Unite, prendendo spunto dalla celebrazione delle prime osservazioni di Galileo al telescopio, hanno proclamato il 2009 come l'Anno Internazionale dell'Astronomia e quindi l'attenzione della comunità scientifica internazionale sarà rivolta in particolare alla patria di Galileo -:
come il ministro intenda intervenire per tutelare un istituto così importante per la nostra nazione come quello del Civico Planetario «Ulrico Hoepli» per la sua storica funzione didattica e divulgativa in campo astronomico e delle scienze collegate;
se non ritenga, in occasione dell'anno internazionale dell'astronomia, di adottare iniziative per la manutenzione e ristrutturazione del Planetario di cui in premessa, valorizzando il grande patrimonio artistico, scientifico e storico che esso ricopre favorendone la fruizione da parte di tutti i visitatori, italiani e stranieri.
(4-01569)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto ricerche biologia molecolare Piero Angeletti (Irbm) con sede a Pomezia presso cui sono impiegati ben centonovantasei ricercatori italiani, tra i migliori nel campo della chimica e della biologia, tra un anno potrebbe cessare la propria attività;
l'azienda americana Merck Sharp e Dhome, da cui dipende l'Istituto, ha, infatti, deciso di procedere al taglio di ben 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo;
tale decisione è dettata dalla crisi economica che ha colpito ultimamente le borse mondiali ed anche i titoli del settore farmaceutico;
la sede dell'Irbm di Pomezia è la più prestigiosa in Italia, solo pochi mesi fa i suoi ricercatori, infatti, hanno scoperto un farmaco, l'Isentress, che è in grado di inibire un enzima, detto integrasi, contribuendo in maniera determinante alla lotta al virus dell'Hiv;
non solo, negli ultimi quattro anni, questi studiosi hanno pubblicato più di duecento articoli su giornali specializzati, dimostrando così la loro partecipazione attiva e costante alla comunità scientifica internazionale;
i sindacati hanno già avviato le trattative per scongiurare la chiusura dell'Istituto e di conseguenza il licenziamento dei lavoratori -:
quali azioni si ritengono necessarie al fine di evitare l'effettiva chiusura del polo farmaceutico e tutelare in tal modo un importante patrimonio scientifico ed economico-occupazionale.
(3-00224)

Interrogazione a risposta scritta:

VILLECCO CALIPARI, ZAMPA, FERRANTI, DE BIASI, SAMPERI, VELO, ROSSA, VIOLA, MATTESINI, SIRAGUSA, MARIANI, BRAGA, PES, FRONER, GHIZZONI, MOGHERINI REBESANI e MARCHIONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 13 ottobre il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, attraverso un comunicato stampa, dichiarò che avrebbe avviato un procedimento di verifica sulla possibile applicazione delle norme vigenti in materia di spoil system, ai sensi dell'articolo 6 della legge 15 luglio 2002, n. 145 e dell'articolo 19, comma 8, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dalla legge n. 145 del 2002, nei confronti dell'ufficio di consigliere nazionale di parità;
gli uffici di consigliere nazionale, regionale e provinciale di parità sono disciplinati dagli articoli da 12 a 20 del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 («Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, in attuazione dell'articolo 6 della legge 28 novembre 2006, n. 246»). La disciplina specifica dettata dal legislatore in materia di pari opportunità stabilisce modalità e criteri per la nomina, nonché le attribuzioni, la durata del mandato, i compiti e le funzioni della consigliera o del consigliere nazionale di parità, oltre che di quelli regionali e provinciali. Tale disciplina è completamente indipendente dalle norme generali di legge sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione stabilite, invece, dal decreto legislativo n. 165 del 2001, alle quali non vi è alcun riferimento. Allo stesso modo, il Codice delle pari opportunità, entrato in vigore nel 2006, non richiama la legge n. 145 del 2002, né sul punto della durata di tale ufficio, né sul punto della cessazione/decadenza dal medesimo. Si sottolinea, invece, che il Codice delle pari opportunità prevede un unico caso di decadenza dall'incarico di consigliere di parità, e cioè quello di mancata presentazione al Ministro della relazione annuale sull'attività svolta (articolo 19, comma 5, del decreto legislativo n. 198 del 2006);
l'articolo 6 della legge n. 145 del 2002 in materia di spoil system si riferisce alle nomine degli organi di vertice e dei componenti dei consigli di amministrazione o degli organi equiparati degli enti pubblici, delle società controllate o partecipate dallo Stato, delle agenzie o di altri organismi comunque denominati conferite dal Governo o dai Ministri. A tale proposito la Corte costituzionale, con sentenza n. 233 del 2006, ha chiarito che la ratio di tale disposizione sullo spoil system è di garantire la possibilità agli organi politici di scegliere soggetti idonei ad assicurare un andamento dell'azione amministrativa coerente con l'indirizzo politico statale, precisando che l'istituto dello spoil system rappresenta un'eccezione limitata agli incarichi di diretta collaborazione con l'organo di indirizzo politico;
le funzioni ed i compiti del consigliere e dei consiglieri di parità sono stabiliti dall'articolo 15 del Codice delle pari opportunità e consistono, oltre che nella realizzazione di programmi e azioni positive per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini, nel garantire l'attuazione del principio costituzionale di parità nella sorveglianza e rilevazione in merito ai fenomeni di squilibrio e di discriminazione di genere, nei confronti di soggetti sia privati che pubblici, ivi compresa perciò la pubblica amministrazione;
l'articolo 16 del decreto legislativo n. 198 del 2006, inoltre, stabilisce che l'ufficio delle consigliere e dei consiglieri nazionale di parità è ubicato presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il quale deve fornire i mezzi strumentali e logistici per il suo funzionamento, ma, allo stesso tempo, precisa che tale ufficio è funzionalmente autonomo dall'amministrazione dello Stato presso cui è ubicato. L'indipendenza e l'autonomia, nonché la terzietà, della consigliera e del consigliere nazionale di

parità sono state, peraltro, riconosciute dallo stesso Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali con note del proprio Ufficio legislativo e del Segretario generale del Ministero, con le quali si chiariva che la figura della consigliera e del consigliere di parità rivestono carattere di autonomia e di indipendenza e che tale ufficio determina in piena libertà le priorità di intervento, i programmi di azione e tutto ciò che è necessario per lo svolgimento dei propri compiti, escludendo ogni forma di subordinazione agli organi di vertice ministeriali;
la circostanza che la nomina del consigliere o consigliera di parità sia governativa, essendo questa modalità di nomina, sia pure con alcune integrazioni procedimentali, già prevista per i componenti di alcune Authorities ed, in prospettiva, auspicata per tutte le Autorità indipendenti, non depone comunque a favore di un'interpretazione di possibile applicabilità delle norme sullo spoil system;
alla luce delle precedenti premesse si considera che il legislatore, attraverso la specifica disciplina dettata dal Codice delle pari opportunità in materia di nomina, durata e revoca del mandato, nonché degli specifici requisiti, attribuzioni e funzioni, della consigliera o del consigliere nazionale di parità, abbia voluto garantire l'azione indipendente e la terzietà di questi organismi e assicurare la loro totale autonomia dagli indirizzi e dai condizionamenti degli organi politici. Si sottolinea, inoltre, come, al contrario, l'interpretazione data dalla Corte costituzionale, a cui si è già fatto riferimento, in materia di applicazione dello spoil system di cui alla legge n. 145 del 2002 riguardi lo svolgimento di funzioni direttamente dipendenti dall'indirizzo politico e, infine, che l'applicazione del comma 8 dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001 è rivolta, per esplicita previsione di legge, agli incarichi di Segretario generale di ministeri e di direzione di strutture articolate in uffici dirigenziali generali, nonché agli incarichi conferiti a dirigenti estranei ai ruoli dell'amministrazione pubblica di riferimento. Anche queste ultime funzioni dirigenziali sono tutte riconducibili a quelle di espressione diretta degli organi di indirizzo politico della pubblica amministrazione;
le direttive comunitarie in materia di pari opportunità (direttive 2002/73/CE e 2006/54/CE), stabilendo la creazione di Organismi di parità da parte degli Stati membri, sanciscono lo statuto di indipendenza di cui questi stessi organismi devono godere in relazione all'assistenza delle vittime di discriminazioni di genere, per lo svolgimento di inchieste e per la pubblicazione di relazioni e la formulazione di proposte e raccomandazioni tese a combattere i fenomeni di discriminazione -:
se ed in base a quale nuova interpretazione delle norme di legge vigenti che regolano l'ufficio e le funzioni della figura in esame, per ciò stesso distante dai criteri sin qui offerti dallo stesso giudice costituzionale e dallo stesso Ministero, il Ministro interrogato intenda procedere all'applicazione della procedura di spoil system nei confronti dell'ufficio di consigliera e consigliere di parità.
(4-01559)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

RAINIERI, ALESSANDRI, FAVA, LANZARIN, VOLPI, STUCCHI, PIROVANO, NEGRO, CALLEGARI, DOZZO, DAL LAGO, PINI, MACCANTI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, GOISIS, GRIMOLDI, NICOLA MOLTENI, CHIAPPORI, GIDONI, BONINO, TORAZZI, SALVINI, CONSIGLIO, ALLASIA e BRIGANDÌ. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
aumentano le preoccupazioni dei nostri consumatori e del pubblico in generale riguardo alla nuova vicenda di prodotti alimentari insicuri o insalubri provenienti dai paesi orientali;

mentre non è ancora terminato l'allarme del latte e dei prodotti a base di latte contaminati da sostanze tossiche provenienti dalla Cina, si apre in queste ore il caso del pesce cinese nelle mense scolastiche e sui mercati del consumo;
la vicenda riguarda il Pangasius, un pesce di dubbia salubrità, pescato nelle acque del Mekong, che desta molte perplessità e legittime incertezze a causa dell'impossibilità di conoscerne con certezza la provenienza, la modalità di allevamento del prodotto e la qualità del processo di lavorazione per la successiva commercializzazione;
un caso molto recente di possibili frodi legate alla commercializzazione del Pangasio è accaduto a Cassino (Frosinone) dove il 5 novembre 2008 i militari della Capitaneria di Porto di Gaeta hanno sequestrato in una pescheria, non responsabile direttamente dell'irregolarità iniziale, partite di filetti di pangasio venduti per filetti di cernia freschi;
questo pesce ha dieta onnivora, si nutre di resti vegetali così come di invertebrati, crostacei ed altri pesci. In allevamento su gabbie galleggianti viene alimentato anche con scarti di macellazione dello stesso pangasio, interiora e pelli;
si sarebbero verificati casi di intossicazioni di massa di consumatori che hanno utilizzato carni di questo pesce che era stato allevato in acque altamente inquinate, con indizi di impianti di allevamento asiatici realizzati in acque inquinate a livello batteriologico, tanto che alcuni paesi occidentali ne avevano bloccato le relative importazioni;
il pangasio si importa congelato dal Vietnam e non di rado si scopre che sia venduto sui nostri mercati di consumo come filetto di sogliola. Sono in tal senso sempre più frequenti frodi realizzate attraverso lo sfilettamento di pesci di scarsa qualità come il persico africano e la limanda cinese, poi commercializzati come platessa;
il pangasio risulta essere un pesce di scarse qualità nutrizionali, con percentuali di acqua che superano l'85 per cento, di scarso potere nutritivo in quanto poco ricco di grassi e proteine con l'aggiunta che deve essere trattato con conservanti (E45 - tripolifosfato di sodio) per essere trasportato dai paesi orientali fino ai nostri mercati e dove viene distribuito decongelato e, soprattutto nella grande distribuzione, distribuito senza l'indicazione dei conservanti;
sembra che a livello comunitario siano state più volte attivate delle allerta sulla presenza di lysteria monocytogenes nel pangasio, trattandosi di una malattia paragonabile alla salmonellosi, che seppur rara può provocare danni gravi di tipo intestinali, al fegato ed al sistema nervoso centrale;
questo germe si può sviluppare anche durante la refrigerazione del prodotto ed è particolarmente resistente agli agenti fisico-chimici;
la garanzia della sicurezza alimentare di questo pesce potrebbe essere offerta solo tramite attenti controlli nei processi di lavorazione oltre che nelle fasi di allevamento e nell'osservanza della catena del freddo, ma ciò purtroppo nei paesi di provenienza non sempre viene assicurato;
va fatto presente che il pangasio è presente nei menù delle mense scolastiche e sempre più nelle preparazioni alimentari fuori casa -:
se non ritengano necessario intensificare i controlli sull'importazione del pangasio nel nostro paese verificando la regolarità della sua commercializzazione affinchè non sia distribuito fraudolentemente come pesce di qualità delle nostre acque;
se non intendano controllare in maniera diffusa la presenza delle carni di pangasio nella distribuzione al consumatore ed eventualmente presso gli esercizi della ristorazione, oltre che nelle mense scolastiche, dove potrebbe giungere all'insaputa

dei relativi esercenti, ciò al fine di verificarne la qualità generale e la sicurezza sanitaria.
(4-01554)

MIGLIORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la castanicoltura rappresenta da tempo una significativa parte di reddito per l'agricoltura dell'area muggellana e della Val di Sieve della Provincia di Firenze;
trattasi, in particolare, di una pregiata produzione tutelata tra l'altro da uno specifico IGP, che purtroppo ha fatto registrare questo autunno una redditività diminuita di quasi il 70 per cento rispetto al 2007 per una «resa» più che dimezzata, a causa di particolari condizioni climatiche;
tale situazione di vera è propria «crisi del marrone» rappresenta un ulteriore gravissimo colpo per le popolazioni che soprattutto nell'alto Mugello continuano, tra mille difficoltà, ad essere dedite all'agricoltura;
la provincia di Firenze e la regione Toscana non sembrano in grado di realizzare interventi straordinari di sostegno alla castanicoltura in crisi -:
quali interventi straordinari di sostegno alla castanicoltura del Mugello e della Val di Sieve, anche d'intesa con gli organismi comunitari, si intendano assumere sul piano nazionale.
(4-01556)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

SALVINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il servizio di recapito di raccomandate e assicurate di Poste Italiane è stato svolto fino all'inizio del 2008, da società ex concessionarie di Poste Italiane, sulla base di contratti di appalto in regime di proroga, prescelti dall'intero ordinamento come strumento adatto a consentire una graduale transizione dal sistema delle concessioni alla integrale liberalizzazione del mercato postale, salvaguardando l'integrità delle aziende esistenti;
a partire dal gennaio 2008, Poste Italiane ha portato avanti politiche volte alla esternalizzazione dei servizi e il conferimento di incarichi a società esterne, ed ha indetto procedure per l'aggiudicazione di accordi quadro ai sensi dell'articolo 222 del decreto legislativo n. 163 del 2006 aventi ad oggetto il servizio di distribuzione e raccolta di corrispondenza e posta non indirizzata ed espletamento di servizi ausiliari estendendo la chiamata anche a soggetti ulteriori e diversi rispetto agli operatori già concessionari;
ogni giorno a Milano arrivano circa 75 mila raccomandate che vengono recapitate, per la metà da Poste Italiane e per l'altra metà da due società che si sono aggiudicate la gestione di questo servizio tramite gara, e nello specifico, Tnt e una società che fa capo a Carlo D'Angelo;
come si evince da recenti articoli pubblicati nelle cronache regionali del Corriere della Sera, ci sarebbero trentamila raccomandate, e quindi materiale pregiato che richiederebbe una consegna certa e puntuale, ferme nei depositi in attesa di essere consegnate a causa delle lentezze del sistema di consegna affidato ai privati;
la Cisl Poste di Milano, nella persona del suo segretario generale, dichiara attraverso gli organi di stampa che la società Tnt sta consegnando regolarmente le raccomandate, mentre la società di Carlo D'Angelo sta accumulando giacenze ovvero tarda a riportare le buste nell'ufficio postale di competenza;
il signor Carlo D'Angelo, titolare di questa società che gestisce il 15 per cento delle raccomandate di Milano, pari ad oltre 11 mila pezzi secondo i dati delle Poste Italiane, svolge attività imprenditoriali

dal 1990 relative alle pulizie, alla disinfezione e derattizzazione, alla fornitura di bevande per le mense scolastiche;
alcune società ex concessionarie hanno presentato ricorsi al Tar lamentando i criteri di aggiudicazione della gara d'appalto, che sono stati orientati verso le offerte ad elevato ribasso più che alla professionalità e all'esperienza nel settore;
la polizia postale ha rinvenuto ingenti quantità di lettere, cartoline, bollette, pacchi, multe ed altri atti amministrativi, mai arrivati a destinazione, abbandonati in alcune zone del capoluogo lombardo;
i sindacati facenti capo alle Poste Italiane denunciano alcuni problemi relativi al personale, sia in riferimento alla carenza di portalettere, facendo notare che prima della riorganizzazione delle Poste Italiane erano 780 e ora sono 580, sia esprimendo la preoccupazione che queste nuove società e cooperative abbiano a loro servizio persone non regolarmente assunte;
la Confederazione nazionale dell'artigianato e delle piccola e media impresa ha inviato, in data 22 luglio 2008, una lettera al Sottosegretario Paolo Romani esprimendo preoccupazione per il settore del recapito postale e sollecitando la riapertura di un tavolo di concertazione già iniziato nella scorsa legislatura ed interrotto a causa dell'evoluzione politica -:
come il Ministro intenda intervenire per risolvere l'incresciosa situazione che si sta verificando nel territorio di Milano relativamente alla situazione dei recapiti postali per garantire alla cittadinanza l'espletamento di un servizio pubblico essenziale, come è quello postale;
se il Ministro sia a conoscenza dei requisiti professionali richiesti alle società per la partecipazione alla gara indetta da Poste Italiane per il servizio di distribuzione e raccolta di corrispondenza e, in particolare, dell'esperienza professionale in possesso delle società aggiudicatrici di tale gara.
(4-01552)

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Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Zamparutti Elisabetta n. 4-01499, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 75 del 30 ottobre 2008.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Gratian Gruia, un bambino di origini rumene nato il 21 marzo 2005, il 25 maggio 2007 è stato trovato in condizioni terribili dalla squadra mobile di Roma, perché seviziato dal padre e abbandonato dalla madre;
Gratian Gruia è stato collocato nella casa famiglia «La Valle dei fiori» di via di Valle Aurelia a Roma e il caso assegnato alla dottoressa Simonetta Matone come Pubblico Ministero del Tribunale dei Minori, che il 28 maggio 2008 ha chiesto la decadenza dalla potestà genitoriale di padre e madre (Procedimento numero 1839 del 2007 A.C.). In effetti, entrambi sono stati dichiarati decaduti dalla potestà genitoriale per i gravi maltrattamenti commessi;
è stato poi aperto su richiesta del Pubblico Ministero dinanzi al Tribunale per i minorenni di Roma il procedimento per la declaratoria dello stato di abbandono del piccolo Gratian;
nel corso del giudizio dinanzi al Tribunale di Roma si è costituita la Romania, chiedendo la riconsegna del piccolo. La dottoressa Matone, come pubblico ministero, ha espresso parere contrario, ma ha dovuto abbandonare il caso a causa del suo trasferimento;
l'8 luglio 2008, il Tribunale dei Minori ha accolto la richiesta di rimpatrio e,

con una sentenza che, agli interroganti appare non adeguatamente motivata, disposto «la consegna del minore alle autorità rumene per il rimpatrio assistito del minore»;
il 27 ottobre 2008, il piccolo Gratian, disperato dal giorno prima e dopo aver vomitato tutta la notte implorando di essere lasciato nella casa famiglia «La Valle dei fiori» dove è cresciuto, è stato portato in Ambasciata ed è partito per la Romania con dei funzionari rumeni e con un'operatrice della casa famiglia;
solo l'intervento in extremis del capo della segreteria del sindaco di Roma Gianni Alemanno ha consentito il pagamento del biglietto aereo per l'operatrice italiana, pagamento precedentemente rifiutato dal direttore del V Dipartimento del Comune di Roma;
arrivato a Bucarest, il piccolo Gratian sarebbe stato portato via da una persona di sesso maschile, che non parlava italiano, nonostante piangesse a dirotto e si attaccasse con tutte le sue forze alla donna italiana, la quale è stata lasciata sola in aeroporto, non le è stata fornita alcuna assistenza e dopo la notte trascorsa lì ha fatto rientro in Italia;
il bambino non conosce una parola di rumeno ed è attaccatissimo alle persone della Casa Famiglia, con cui è cresciuto;
la sentenza del tribunale dei minori di Roma dell'8 luglio 2008 fa riferimento solo alla richiesta del governo rumeno ed agli accordi bilaterali tra i due Stati, nulla motivando in ordine allo stato di abbandono del minore oggetto del procedimento;
la suddetta sentenza, infatti, non fa riferimento al contesto familiare del piccolo Gratian, la cui nonna è stata arrestata due volte, nel marzo 2007 ad Ancona ed il 25 maggio 2007 a Roma, per le sevizie inflitte al piccolo per farlo piangere ed impietosire i passanti, mentre chiedeva l'elemosina. II primo processo si è concluso con il rinvio a giudizio, il secondo con il patteggiamento e quindi con l'accertamento della responsabilità della stessa. Imponenti sono le testimonianze raccolte dal Capo della squadra mobile di Roma, all'epoca dottor Intini, che verbalizzò i passanti testimoni del fatto;
la sentenza non tiene poi in alcun conto la consulenza tecnica del Centro provinciale Giorgio Fregosi «Tetto Azzurro» (struttura pubblica) che evidenzia come nel bambino siano presenti «importanti segni di disagio psico affettivo caratterizzati da paura, ansia, congelamento ed inibizione massiccia, che riflettono un'evidente condizione post traumatica». Si sottolineava pertanto la necessità «di garantire al minore la stabilità e la continuità delle relazioni con le figure adulte di riferimento, di garantire al minore la stabilità e continuità delle relazioni con i pari, di limitare l'esposizione ad ulteriori fonti di stress». Nella sentenza del tribunale dei minori non una parola vi è in ordine a come vadano affrontate e superate tali gravi e complesse problematiche. La sentenza, come già detto, fa riferimento all'Accordo tra il Governo italiano ed il Governo della Romania, firmato a Roma il 9 giugno 2008, sulla cooperazione per la protezione dei minori romeni non accompagnati presenti sul territorio nazionale, nel quale è espressamente previsto all'articolo 3 che l'Organismo centrale di raccordo per la tutela dei minori comunitari non accompagnati di cui all'articolo 5 deve fornire alla parte romena i dati in suo possesso riguardanti i minori. Viceversa, in base all'accordo, la parte romena porta a conoscenza della parte italiana i risultati degli accertamenti svolti e trasmette alla parte italiana i dati e le informazioni utili in vista del rimpatrio, ove possibile;
ebbene, tale accurata procedura manca completamente nel caso di Gratian Gruia, non vi è menzione in nessun atto del procedimento di tale fondamentale passaggio, che appare essere stato bypassato;
in base all'articolo 3 della Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo, «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche

o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente» -:
se corrisponda al vero quanto esposto in premessa;
se il rimpatrio di Gratian Gruia sia avvenuto nel rispetto di tutte le Convenzioni Internazionali a difesa dei minori e dei diritti umani e dello stesso Accordo tra il Governo italiano ed il Governo della Romania, firmato a Roma il 9 giugno 2008, sulla cooperazione per la protezione dei minori romeni non accompagni presenti in Italia;
in particolare, se sia stata seguita e rispettata l'accurata procedura prevista dall'Accordo bilaterale che, per quanto riguarda la parte italiana, prevede che l'organismo centrale di raccordo per la tutela dei minori comunitari non accompagnati fornisca la parte romena i dati in suo possesso riguardanti i minori da rimpatriare e, viceversa, alla parte romena di trasmettere alla parte italiana i risultati degli accertamenti svolti e i dati utili in vista del rimpatrio;
per quale motivo non sia stato, consentito agli operatori della casa famiglia di accompagnare Gratian in Romania e di aiutarlo ad «acclimatarsi» nel nuovo ambiente, come accade in tutti i paesi civili del mondo quando si procede ad un'adozione internazionale, cioè non strappando mai un bambino dal suo ambiente, ma procedendo per gradi e favorendo, attraverso il soggiorno delle coppie adottive nel paese di residenza, la conoscenza da parte del bambino del nuovo ambiente in cui si troverà a vivere;
in quali condizioni si trovi attualmente il minore - in particolare, a chi sia stato affidato, in quale struttura è accolto e quale tipo di cura o trattamento gli è assicurata - e se tali condizioni corrispondano pienamente al sistema di tutele stabilite dalla Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo, in particolare quelle volte a consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale;
cosa intenda fare in caso contrario e, in tal caso, se non sia opportuno chiedere alle Autorità romene la riconsegna del piccolo Gratian perché sia riaffidato alla casa famiglia dove è cresciuto, tenuto conto anche di eventuali violazioni delle garanzie e delle procedure previste nei casi di espatrio dall'Accordo bilateria Itali-Romania sulla cooperazione per la protezione dei minori romeni non accompagnati presenti sul territorio razionale;
se il Ministro intenda assumere le opportune iniziative ispettive presso il tribunale dei minori di Roma anche per accertare se si siano verificati casi analoghi a quello del piccolo Gratian e cosa intenda fare per assicurare che l'espatrio di minori avvenga nel più rigoroso rispetto delle garazie e delle procedure stabilite dalle Convenzioni internazionali e dai patti bilaterali.
(4-01499)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Aracri n. 4-01170 del 29 settembre 2008.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELTRANDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 23 maggio, il Corriere della Sera, a pagina 6, dà conto di un incontro del giorno precedente a Madrid tra l'onorevole Andrea Ronchi, Ministro per le politiche comunitarie, e il Segretario di Stato per le politiche comunitarie spagnolo Diego Lopez Garrido. In tale incontro il Ministro italiano avrebbe illustrato le misure decise dal Governo in tema di immigrazione, a seguito delle accuse di razzismo formulate dal Vice Premier spagnolo Maria Teresa Fernandez de La Vega e dal Ministro dell'immigrazione Celestino Corbacho. Incontro che si sarebbe concluso con la piena soddisfazione dell'onorevole Ronchi -:
se il Ministro Andrea Ronchi fosse autorizzato dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi a questa missione e - in caso affermativo - se si debba intendere che le funzioni del Ministro degli affari esteri siano svolte d'ora in poi dal Ministro delle politiche comunitarie, ovvero - in caso negativo - se il volo con cui il Ministro si è recato in Spagna fosse di Stato o un volo privato;
per quale ragione l'incidente diplomatico con la Spagna non è stato regolato come si fa usualmente tramite le ambasciate, anziché con una missione, in un Paese che è pari grado dell'Italia nell'ambito della Comunità europea.
(4-00192)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, si fa presente quanto segue.
Il viaggio a Madrid del Ministro per le politiche europee, onorevole Andrea Ronchi, rientra nel quadro dei regolari incontri con gli omologhi dei principali
partner comunitari, per un esame congiunto dei dossier più rilevanti presenti nell'agenda europea.
Nel caso in questione, la missione a Madrid - preventivamente autorizzata dal Presidente del Consiglio dei ministri e organizzata in stretto raccordo con il Ministro degli affari esteri e con le strutture del suo dicastero - è stata articolata in un incontro con il suo omologo Sottosegretario di Stato per l'Unione europea, Diego Lopez Garrido, in incontri con esponenti politici spagnoli e nella partecipazione ad una cena organizzata dall'ambasciata d'Italia a Madrid, presenti i principali esponenti del mondo economico della capitale spagnola.
L'incontro con il Sottosegretario Garrido è avvenuto a pochi giorni di distanza dalla polemica intervenuta con alcuni esponenti politici spagnoli relativamente ai contenuti del pacchetto di misure sull'immigrazione varate dal Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008. Nel corso del colloquio è stato così possibile illustrare gli obiettivi di fondo che ispiravano l'iniziativa del Governo italiano in tema di immigrazione, sgombrando il campo dagli equivoci sorti nei giorni precedenti ed affrontando il tema dell'immigrazione in un'ottica europea.
Per consentire al Ministro Ronchi di rispettare gli impegni già presenti in agenda

(in particolare la partecipazione al Consiglio dei ministri svoltosi il giorno precedente a Napoli) si è reso necessario l'utilizzo del volo di Stato.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

BERTOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la regione Emilia Romagna, in riferimento alla campagna vaccinale in corso per la prevenzione del Papilloma Virus, responsabile dell'insorgenza del tumore al collo dell'utero, avrebbe optato per la somministrazione, a tutte le bambine nate nel 1997, del vaccino bivalente, anziché per la somministrazione del vaccino tetravalente, come previsto dal Ministero della salute;
tale decisione della regione Emilia Romagna sarebbe legata al fatto che la ditta fornitrice del vaccino bivalente avrebbe vinto la gara d'appalto indetta dalla regione stessa;
il vaccino bivalente, come conferma la lettera inviata a tutte le famiglie delle ragazze residenti in Emilia Romagna e nate nel 1997, agirebbe nei confronti di due soli sierotipi di Papilloma Virus;
il vaccino tetravalente agirebbe invece contro 4 ceppi di virus e contro i condilomi, malattia sessualmente trasmessa benigna, ma di difficile risoluzione;
all'inizio della campagna vaccinale il Ministro della salute Livia Turco aveva provveduto a spedire una lettera informativa alle bambine nate nel 1997, in cui informava che sarebbe stata offerta la vaccinazione contro il Papilloma Virus, usando il vaccino tetravalente;
in tutti i Paesi europei sarebbe stato adottato il vaccino trivalente;
il vaccino tetravalente costerebbe 188 euro e il bivalente 155 euro e verrebbe fornito gratuitamente alla fascia di popolazione avente diritto;
sembra evidente come la decisione della regione Emilia Romagna contrasti con gli indirizzi assunti dal Ministero della salute, con la prassi adottata a livello europeo e ponga, di fatto, una parte della popolazione alla quale è stato somministrato il vaccino bivalente, in condizione di minore copertura rispetto alle ragazze alle quali viene somministrato il vaccino tetravalente;
appare grave e preoccupante il fatto che la regione Emilia Romagna abbia optato per la somministrazione del vaccino bivalente, anziché per quella del vaccino tetravalente;
risulta assolutamente necessario ed opportuno sottoporre tutte le giovani che ne hanno diritto alla somministrazione del vaccino trivalente;
nell'Ausl di Modena la vaccinazione è iniziata il 5 maggio scorso e risulta all'interrogante che da tale data ad oggi sarebbero state notate reazioni avverse, tra cui febbre elevata e cefalea, solitamente non previste;
il tumore al collo dell'utero colpisce ogni anno migliaia di donne in Italia e circa 200 donne all'anno in Emilia-Romagna -:
se il Ministro sia a conoscenza del fatto che la campagna di vaccinazione in corso quest'anno per la prevenzione del Papilloma Virus, organizzata dalla regione Emilia Romagna a seguito dell'intesa fra Stato e regioni, preveda la somministrazione del vaccino bivalente anziché di quello tetravalente e, in caso affermativo, se risultino le ragioni alla base di tale scelta;
se possa confermare che la decisione della regione Emilia Romagna sia in contrasto con gli indirizzi ministeriali e dunque esponga potenzialmente tutte le ragazze nate nel 1996 e nel 1997, e coinvolte quest'anno nella campagna di vaccinazione, a maggiori rischi rispetto alle loro coetanee alle quali verrà somministrato il vaccino tetravalente;

quante siano le giovani emiliano-romagnole coinvolte quest'anno nella campagna di vaccinazione e a quante di queste sia già stato somministrato tale vaccino;
se sia a conoscenza delle anomale conseguenze riscontrate su numerosi soggetti sottoposti alla vaccinazione in provincia di Modena e se queste siano connesse alla somministrazione del vaccino bivalente;
quale sia il tipo di vaccino che viene somministrato nelle altre regioni d'Italia;
se, visto che l'asta per il vaccino viene indetta anno per anno, intenda in futuro assumere le necessarie iniziative, in particolare in sede di conferenza Stato-regioni affinché le regioni optino esclusivamente per la somministrazione del vaccino tetravalente.
(4-00194)

Risposta. - In materia di prevenzione delle malattie infettive e di strategie vaccinali, questo Ministero, congiuntamente alle regioni, ha il compito di governare la disponibilità degli strumenti di prevenzione, incluso il vaccino anti Human papilloma virus (HPV), fornendo indirizzi coerenti ai servizi sanitari e agli operatori sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili, al fine di garantire equità di accesso e parità di offerta attiva delle prestazioni sanitarie alla popolazione che costituisce il target nazionale.
In data 20 dicembre 2007 è stato stipulato un documento di intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, concernente «Strategia per l'offerta attiva del vaccino contro l'infezione da HPV in Italia».
Tale documento, che fornisce indicazioni per l'offerta attiva e gratuita, su scala nazionale, della vaccinazione HPV alle dodicenni a partire dal 2008, prevede sia il vaccino quadrivalente (Gardasil) della ditta Sanofi Pasteur MSD, che quello bivalente (Cervatrix) prodotto dalla ditta GlaxoSmithKline S.p.A., in quanto entrambi contengono i due sierotipi HPV 16 e HPV 18, responsabili del 70 per cento dei casi di tumore della cervice uterina.
Il Cervarix presenta quali indicazioni la prevenzione delle neoplasie intraepiteliali della cervice uterina di grado elevato e del cancro della cervice uterina, il Gardasil è indicato per la prevenzione della displasia di alto grado del collo dell'utero, del carcinoma del collo dell'utero, delle lesioni displastiche di alto grado della vulva e delle lesioni genitali esterne (condilomi acuminati).
Pertanto, entrambi i vaccini sono da considerarsi ugualmente efficaci ai fini della prevenzione del carcinoma della cervice uterina, e di conseguenza le regioni possono autonomamente decidere quale adottare per il raggiungimento degli obiettivi regionali di sanità pubblica.
Per quanto riguarda gli aspetti di carattere locale evidenziati nell'interrogazione parlamentare, la regione Emilia-Romagna ha precisato che effettivamente nella campagna vaccinale per la prevenzione delle infezioni da
papilloma virus viene utilizzato il vaccino bivalente Cervatrix, a seguito della gara di aggiudicazione svoltasi in data 6 marzo 2008.
Il programma di vaccinazione avviato in Emilia-Romagna (come nelle altre regioni italiane) segue le indicazioni del documento d'intesa precedentemente citato, in conformità alle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che stabiliscono il dodicesimo anno come età più indicata per la vaccinazione.
La regione, relativamente al quesito se i due vaccini fossero da considerarsi equivalenti e cioè, secondo la legge, «...un gruppo di farmaci che, in rapporto all'indicazione terapeutica principale, hanno in comune il meccanismo di azione e sono caratterizzati da un'efficacia clinica e da un profilo di effetti indesiderati pressoché sovrapponibili pur potendosi i singoli farmaci diversificarsi per indicazioni terapeutiche aggiuntive», ha evidenziato che, poiché sulla base di una valutazione condivisa una procedura di gara il cui criterio di scelta è esclusivamente il minor costo permette di ottenere i risultati più convenienti in termini di economie dell'ordine del 20-25 per cento l'alternativa fra le due possibili procedure di gara per l'acquisizione del vaccino (criterio

del minor costo, oppure valutazione qualità/costo), doveva essere verificata sotto aspetti ulteriori:
1) aspetti formali legati alla registrazione dei farmaci: entrambi i vaccini, secondo i rispettivi Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) sono mirati alla «prevenzione delle lesioni Cin 2/3 e del carcinoma del collo dell'utero». Inoltre il Gardasil previene anche le patologie sostenute dai tipi 6 e 11, e cioè le lesioni genitali esterne (condilomi acuminati);
2) aspetti legati all'efficacia e all'impatto di popolazione, ossia all'efficacia dei due vaccini sulla capacità di prevenire i tumori del collo dell'utero. La risposta nel prevenire le infezioni persistenti da HPV 16 e 18, la prevenzione di Cin 2 e Cin 3 (lesioni tumorali) e dei carcinomi
in situ, e la risposta immunitaria (cioè la quantità di anticorpi prodotta contro i virus) sono ottime per ambedue i vaccini. Inoltre, secondo quanto riportato dalla regione, le altre caratteristiche dei due vaccini, in particolare cross-prevenzione per altri sierotipi oncogeni, durata e livello di protezione immunitaria, reattogenicità e reazioni avverse, nonché l'eventuale differente impatto sui programmi di screening per i tumori del collo dell'utero, sulla base dei dati di letteratura disponibili al momento dell'espletamento della procedura di gara erano di non facile valutazione.

La gara per l'acquisizione del primo quantitativo di vaccino occorrente per avviare il programma regionale è stata, quindi, impostata sulla base del solo criterio della convenienza economica, dal momento che la differenza sostanziale fra i due vaccini, legata alla presenza o meno di ceppi virali non oncogeni, non influiva sull'obiettivo della campagna di vaccinazione, cioè la prevenzione delle lesioni precancerose e dei tumori del collo dell'utero.
L'Ente regionale ha precisato che le future acquisizioni potranno essere impostate con criteri differenti; ma, in ogni caso, le differenze da valorizzare non saranno legate alla presenza dei ceppi virali 6 e 11, ma agli altri fattori sopra segnalati qualora la letteratura scientifica più recente riporti nuove evidenze in tal senso.
Le giovani della regione Emilia-Romagna coinvolte quest'anno nella campagna vaccinale sono 16.611, e precisamente le ragazze nate nel 1997 che vengono chiamate attivamente e le giovani nate nel 1996 che si presentano spontaneamente negli ambulatori regionali per la somministrazione gratuita del vaccino.
Sono state sottoposte alla prima dose oltre 4.600 ragazze.
La regione Emilia Romagna ha precisato di essere stata fra le prime in Italia ad avviare la campagna vaccinale in questione e di aver predisposto il necessario materiale informativo che è stato divulgato e distribuito alle famiglie interessate insieme alla lettera di convocazione, estendendo la gratuità vaccinale anche alla coorte di nascita 1996.
Inoltre, l'opportunità di eseguire la vaccinazione presso gli ambulatori del servizio sanitario regionale a prezzo ridotto con un risparmio significativo rispetto ai costi di mercato, è stata fornita anche alle giovani donne fino ai 18 anni.
Per quanto concerne la segnalazione di «anomale conseguenze riscontrate su numerosi soggetti sottoposti alla vaccinazione in provincia di Modena», l'azienda Unità Sanitaria Locale (USL) di Modena ha comunicato che i propri ambulatori pediatrici prestano una particolare attenzione nella rilevazione degli eventi avversi post vaccinali, in stretta collaborazione con i pediatri di libera scelta e con i medici di medicina generale. Nella scheda anamnestica prevaccinale è prevista una specifica domanda ai genitori, relativa alla eventuale insorgenza di eventi avversi dopo le vaccinazioni precedenti; tutte le segnalazioni di eventi avversi, così come previsto dalle procedure regionali, vengono trasmesse al servizio di farmacovigilanza dell'azienda USL.
Nel caso specifico, dopo l'esecuzione di circa 450 prime dosi, sono stati segnalati al servizio tre casi di reazione febbrile superiore ai 39oC.
Dopo l'esecuzione di oltre 120 seconde dosi, non sono stati segnalati eventi avversi di particolare rilievo, ma solo qualche lieve

episodio febbrile, alcuni casi di modesta cefalea o dolorabilità nella sede di iniezione.
L'azienda ha precisato che la scheda tecnica del vaccino Cervarix riporta tra gli effetti indesiderati: 1) molto comuni: cefalea; reazioni al sito di infezione, inclusi dolore, arrossamento, gonfiore, affaticamento, mialgia; 2) comuni: sintomi gastrointestinali, inclusi nausea, vomito, diarrea e dolore addominale; prurito,
rash cutaneo, orticaria; artralgia; febbre (anche superiore a 38oC).
L'azienda ha assicurato che, sulla base dei dati attualmente disponibili, le informazioni relative agli eventi avversi successivi alla vaccinazione anti HPV con il vaccino Cervarix consentono di affermare che questi rientrino nell'ambito di quanto previsto dalla scheda tecnica; l'azienda garantisce, comunque, l'attenzione degli ambulatori vaccinali per un monitoraggio puntuale di eventi avversi non prevedibili.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

BORGHESI e MONAI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Resia si trova in provincia di Udine al confine con la Slovenia;
la minoranza etnica di Resia, non ancora ufficialmente riconosciuta, da oltre 15 secoli condivide la storia e tutte le vicende del Friuli e della penisola. La vallata dove vive la minoranza, si trova nell'estremo nord est del Friuli;
Resia ha una sua lingua, tradizioni, cultura antichissime e uniche; è abitata da una minoranza autoctona di ceppo protoslavo proveniente anticamente dall'altopiano sarmatico, a cavallo tra il mar Caspio e il lago d'Aral;
la particolare posizione geografica del Comune di Resia a cavallo del confine, ha reso possibile una sorta di tentativo di assimilazione della popolazione da parte di un paese confinante sloveno;
il fatto tuttavia di essere di origine protoslava non significa essere per forza sloveni;
tale fatto ha indotto taluno ad organizzare una raccolta di firme su una petizione tesa a dichiarare che gli abitanti di Resia non sono sloveni, ma italiani ed a chiedere al Comune un referendum sulla questione;
tale petizione è stata sottoscritta da oltre 1000 persone su circa 1200 abitanti;
a Resia oggi non vi è un solo cittadino di nazionalità slovena e i resiani neppure si comprendono con gli sloveni;
ciò nonostante il Sindaco del paese ha pubblicamente dichiarato che il 95 per cento dei resiani sono sloveni e l'Amministrazione comunale finanzia corsi di sloveno per i dipendenti comunali;
l'interrogante ritiene tale comportamento in contrasto con il giuramento di fedeltà alla Costituzione della Repubblica italiana;
un Consigliere comunale, capogruppo di una lista civica di minoranza, ed iscritto ad Italia dei Valori, è stato tra i promotori dell'iniziativa e da quel momento è stato oggetto di vessazioni, intimidazioni, isolamento e persino dell'apertura della corrispondenza a lui indirizzata;
tra l'altro ha subito violazioni di domicilio durante le quali sono stati distrutti beni personali dell'interessato, furto di indumenti nonché lo sfregio ad una fotografia dove lo stesso veniva ritratto con il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Altri episodi significativi di cui è stato oggetto il Consigliere comunale sono stati l'avvelenamento dell'orto e lo spargimento di escrementi umani e animali sull'ingresso dell'abitazione nonché il getto di carogne di animali nei pressi della stessa;
di tutti i fatti sopra riportati il Consigliere in questione ha fatto denuncia alla

Polizia di Stato - Commissariato di Pubblica Sicurezza di Tolmezzo nonché esposti alla Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale;
allo stesso modo il Consigliere in questione è stato pure oggetto di violazione del segreto postale, fatto anch'esso denunciato alle competenti autorità -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati; e che cosa intendano fare per garantire l'identità italiana di questo piccolo Comune;
che cosa intendano fare per garantire la sicurezza del Consigliere comunale in questione di fronte ai ripetuti atti di intimidazione di cui è stato oggetto.
(4-00277)

Risposta. - I fatti cui si riferisce l'interrogazione dell'interrogante si inquadrano nell'ambito della controversa questione sulla tutela dell'isola linguistica resiana, da tempo al centro di acceso dibattito in sede locale.
Il resiano è una parlata del gruppo slavo-meridionale, diffusa nella provincia di Udine, più precisamente nella val Resia, e originata dall'insediamento altomedievale di tribù slave nelle alpi e prealpi Giulie, molto probabilmente contingente alla stessa ondata migratoria che condusse alla costituzione del gruppo etnico-culturale sloveno.
Rispetto, però, all'evoluzione culturale, linguistica e nazionale del resto del blocco sloveno, la val Resia, è rimasta isolata, favorita, in questo, dall'essere circondata da montagne da nord-est e da sud, con un'unica entrata sul lato ovest.
Per tale isolamento geografico le caratteristiche della parlata si sono evolute in modo del tutto speciale rispetto alla maggioranza delle varianti slovene e rispetto alle stesse varietà slave contermini.
Sulla qualificazione della lingua «resiana», tramandata per tradizione orale, e parlata da tutti gli abitanti della val Resia (circa 1.300 persone), esistono due tesi: da una parte si sostiene che trattasi di uno dei quaranta gruppi dialettali sloveni, dall'altra si afferma che l'idioma corrisponde ad uno slavo antico non derivante dallo sloveno, essendo precedente a quella lingua.
Il legislatore italiano, con la legge 3 febbraio 2001, n. 38 di «Tutela della minoranza linguistica slovena nella regione Friuli Venezia Giulia», ha recepito la prima posizione, includendo la val Resia nelle aree storiche di presenza slovena. Ai sensi dell'articolo 4 della legge, l'appartenenza o meno a tale realtà minoritaria viene decretata da un quinto dei consiglieri comunali o dal 15 per cento degli iscritti alle liste elettorali.
Nella seduta dell'11 novembre 2002, il Consiglio comunale di Resia espresse parere favorevole all'appartenenza alla minoranza slovena con i voti a favore dei quattro consiglieri di minoranza più uno di maggioranza.
Questa applicazione legislativa è stata avversata da molti resiani che chiedono invece un pieno e autonomo riconoscimento dell'identità della propria parlata.
Il dibattito locale, con toni a volte anche accesi e accuse reciproche di scorrettezza, si è acutizzato nel 2004, in coincidenza con l'entrata in vigore della legge n. 38 del 2001.
Un comitato guidato dal consigliere comunale di minoranza Franco Pacilio, cui fa riferimento l'interrogante, intraprese la raccolta di firme per promuovere un
referendum volto ad affermare il riconoscimento dell'identità resiana distinta da quella slovena.
Nella seduta del Consiglio comunale di Resia del 9 marzo 2007 il sindaco rappresentò che la raccolta firme (circa 1.100) non facevano riferimento ad un
referendum (di cui peraltro non era stato seguito l'iter previsto) quanto ad una petizione popolare. Nella stessa seduta il sindaco poneva, al contempo, in votazione una mozione nella quale precisava l'assoluta volontà dell'amministrazione comunale di mantenere una linea politica tesa alla salvaguardia dell'etnia resina, che differisce da quella slovena per tipicità, peculiarità ed unicità.
Quanto al corso di sloveno promosso dal comune di Resia e rivolto ai dipendenti dell'ente nonché di alcuni enti limitrofi, nelle intenzioni dell'amministrazione esso

non doveva confliggere con le finalità di tutela del resiano, ma soltanto proporsi di facilitare le relazioni con la vicina Slovenia, in continuo sviluppo, evitando così il frequente ricorso ad interpreti esterni.
Tali decisioni, tuttavia, sono state avversate da alcuni abitanti, tra cui anche il predetto consigliere, che vi hanno voluto vedere un ulteriore passo verso la slovenizzazione della zona. Ne è scaturita una dura polemica a seguito della quale lo stesso Pacilio è stato censurato da tutto il Consiglio comunale, minoranza inclusa, per comportamenti «lesivi della dignità e dell'onorabilità della comunità resiana».
Successivamente a questi fatti, il Pacilio ha presentato una serie di denunce-querele presso gli uffici di polizia per episodi che egli asserisce connessi alle sopra descritte vicende.
La prima è stata presentata il 15 settembre 2005 per sospetto avvelenamento, ad opera di ignoti, dell'orto sito nei pressi della sua abitazione.
L'esito negativo delle indagini esperite e, soprattutto, degli accertamenti tecnici effettuati, hanno indotto la procura di Tolmezzo (Udine) ad archiviare il procedimento penale.
In data 2 gennaio 2007 il medesimo consigliere comunale ha lamentato presso il commissariato di Polizia di Tolmezzo di subire violazioni della corrispondenza da parte del locale ufficio postale; anche in questo caso, le indagini esperite non hanno portato a nessun riscontro.
Secondo quanto riferito dal Ministero dello sviluppo economico e delle comunicazioni, Poste Italiane ha reso noto di aver compiuto approfonditi accertamenti che hanno evidenziato la scrupolosità e la diligenza dello svolgimento del servizio di recapito nel territorio in esame.
La concessionaria, ad ogni buon fine, ha disposto altresì, che la corrispondenza interessata al citato consigliere comunale fosse sottoposta a controlli particolarmente accurati, al fine di verificarne di volta in volta le condizioni di consegna.
Dal monitoraggio, tuttora in corso, non sono emerse ulteriori anomalie e, secondo quanto dichiarato dalla società, gli oggetti postali recapitati al consigliere sono sempre stati consegnati integri.
In seguito, il predetto ha presentato diverse denunce per furti, imbrattamenti e danneggiamenti: in una affermava che ignoti gli avevano sottratto scritti e documenti, in un'altra di aver trovato escrementi umani e animali nei pressi della sua abitazione ed in un'altra ancora di aver trovato una fotografia con la sua immagine stropicciata con violenza.
Tuttavia le indagini svolte dalle competenti autorità di polizia non hanno consentito di trovare alcun riscontro a tali denunce, che in alcuni casi sono state presentate con tempistica tale (in qualche caso anche 3 mesi dopo i fatti) da determinare oggettive difficoltà in ordine alla qualificazione ed alla sussistenza dei fatti, all'identificazione degli autori e, soprattutto, ai motivi che possano averli indotti a compiere tali azioni.
La vicenda è comunque costantemente seguita dalle autorità di polizia per eventuali riflessi sulla sicurezza personale del consigliere che, allo stato attuale, non presenta elementi di criticità.
In merito alla tutela del resiano rispetto ai presunti tentativi di «slovenizzazione» del territorio, e quindi al più generale profilo di tutela della italianità di quelle comunità pur nel rispetto delle identità minoritarie, si soggiunge che la legge n. 38 del 2001 prevede l'erogazione di contributi alle Associazioni culturali resiane e che, in base alla legge n. 482 del 1999 (tutela delle minoranze linguistiche storiche), al comune di Resia sono stati assegnati finanziamenti per l'organizzazione di corsi di ortografia e grammatica resiane destinati ad insegnanti, a dipendenti pubblici ed operatori culturali; inoltre, sempre in base alla stessa legge del 1999, nelle scuole locali si svolgono lezioni di lingua, musica e cultura resiane.
Inoltre la comunità montana del Gemonese, in base alla legge n. 38 del 2001, assegna contributi a favore delle associazioni culturali resiane per attività di valorizzazione del resiano, ed in base alla stessa legge, al comune di Resia sono stati assegnati contributi per lo sviluppo delle attività economiche.


Infine, con legge regionale n. 26 del 16 novembre 2007, la regione Friuli Venezia Giulia ha riconosciuto il diritto di tutela del resiano, pur non prevedendo che tale lingua avesse una propria identità autonoma da quella slovena.
Anche a seguito dell'approvazione di tale norma, il dibattito locale non ha più i toni avuti durante il 2007, a cui si riferisce l'atto di sindacato ispettivo in argomento.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

CAPARINI, VOLPI e SALVINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli eventi calamitosi verificatesi tra il 15 luglio ed il 25 agosto 2006 in provincia di Brescia hanno causato gravi danni alle infrastrutture;
in particolare sono state colpite la strada agro-silvo-pastorale di collegamento della località Volano con la località Negre e la strada di Colom nel comune di Cimbergo;
l'allora Ministro delle politiche agricole, con proprio decreto di declaratoria, datato 2 marzo 2007 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2007), dichiarava l'esistenza del carattere di eccezionalità degli eventi calamitosi verificatisi in quel periodo nella Regione Lombardia, nel quale veniva richiamato il territorio summenzionato;
il decreto legislativo n. 102 del 2004, Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera i), della legge 7 marzo 2003, n. 38, ha la finalità di istituire un Fondo di solidarietà nazionale (FSN) con l'obiettivo di promuovere principalmente interventi di prevenzione per far fronte ai danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole, agli impianti produttivi ed alle infrastrutture agricole, nelle zone colpite da calamità naturali o eventi eccezionali, entro i limiti delle risorse disponibili sul Fondo stesso;
il Comune di Cimbergo nel marzo del 2007 inoltrava richiesta alla provincia di Brescia di poter beneficiare dei contributi di cui al comma 6, articolo 5, del decreto legislativo n. 102 del 2004 per il ripristino dei danni alle infrastrutture per un importo complessivo di euro 330.000;
con il decreto ministeriale 18 maggio 2007 veniva disposto il prelevamento dal Fondo di solidarietà nazionale di una somma pari a euro 49.104.000, da ripartire tra le Regioni, e di questi euro 1.741.000 erano destinati alla Regione Lombardia;
il suddetto importo è stato utilizzato per finanziare il decreto del 2 marzo 2007 oltre che altri due decreti emanati per fronteggiare eventi eccezionali avvenuti nel 2006 che vedevano coinvolte altre province lombarde;
all'interrogante risulta che la Regione Lombardia abbia provveduto a liquidare i danni della sola provincia di Mantova a causa dell'insufficienza delle risorse disponibili pari a circa il 4 per cento dell'intero riparto;
l'obiettivo della Regione Lombardia è di stanziare almeno il 60 per cento delle somme necessarie poiché, al di sotto di tale percentuale i comuni, specialmente quelli più piccoli e dislocati in zone di montagna, come ad esempio è il comune di Cimbergo, non riuscirebbero a far fronte alla differenza con risorse proprie -:
se non ravvisi la necessità di concedere alla Regione Lombardia ulteriori stanziamenti affinché comuni come quello di Cimbergo possano far fronte, senza eccessivi oneri a carico del bilancio comunale, alla sistemazione delle zone agricole danneggiate dagli eventi calamitosi del 2006.
(4-00636)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, con la quale viene richiesto di valutare la possibilità

di concedere ulteriori stanziamenti alla regione Lombardia per consentire ad alcuni comuni della provincia di Brescia, danneggiati da eventi calamitosi verificatisi nel 2006, di provvedere al ripristino delle infrastrutture danneggiate, si rappresenta quanto segue.
Al riguardo si fa presente che per gli interventi economici a copertura dei danni delle avversità del 2006, riconosciute eccezionali con decreto ministeriale, nel limite delle disponibilità finanziarie del Fondo di solidarietà nazionale del medesimo anno, alla regione Lombardia è stata assegnata la quota di riparto di euro 1.741.000,00.
Eventuali ulteriori somme aggiuntive potranno essere erogate solamente in presenza di apposito stanziamento straordinario del Fondo di solidarietà nazionale, che dovrebbe essere, peraltro, finalizzato alla copertura di tutti gli interventi di soccorso che negli ultimi anni non è stato possibile completare per la carenza di risorse finanziarie disponibili nel fondo stesso.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

CASSINELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dell'immigrazione, specie clandestina e la circolazione di centinaia di migliaia di persone nel nostro Paese di cui non si conosce lo stato sanitario, rischia di mettere a serio repentaglio la salute di tanti cittadini italiani;
sempre più frequentemente si sviluppano focolai di malattie quali la tubercolosi, la polio, l'epatite B e C, il morbillo, l'AIDS e le altre malattie sessualmente trasmissibili che sembravano debellate o sotto controllo;
l'istituzione di un Passaporto Sanitario rafforzerebbe la sorveglianza ed il controllo -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per fronteggiare questi fenomeni a tutela della salute dei cittadini.
(4-00144)

Risposta. - Nel nostro Paese, la disciplina normativa concernente l'assistenza sanitaria ai cittadini stranieri presenti nel territorio nazionale, sia regolarmente che irregolarmente, è stata definita con il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero», e con il relativo regolamento di attuazione (decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394).
In particolare, il cittadino straniero regolarmente soggiornante in Italia, non avente titolo all'iscrizione obbligatoria o volontaria al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è tenuto, ai sensi dell'articolo 34, comma 3, ad assicurarsi contro il rischio di malattie, infortunio e maternità mediante la stipula di una apposita polizza assicurativa con un Istituto italiano o straniero, valida sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda invece i cittadini irregolari, l'articolo 35 del testo unico prevede che siano loro assicurate, nelle strutture pubbliche e private accreditate dal SSN, le cure ambulatoriali ed ospedaliere, urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio, intendendo per cure urgenti quelle che non possono essere differite senza pericolo di vita o danno per la salute della persona, e per cure essenziali le prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, relative a patologie non pericolose nell'immediato e nel breve termine, ma che nel tempo potrebbero determinare maggiore danno alla salute o rischi per la vita.
L'articolo 35, comma 3, prevede, inoltre, che a tali soggetti siano estesi i programmi di medicina preventiva, a salvaguardia anche della salute della collettività.
In particolare, sono garantiti:

a) la tutela sociale della gravidanza e maternità, a parità di trattamento con le cittadine italiane;
b) la tutela della salute del minore, in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989 (ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176);

c) le vaccinazioni previste dalla vigente normativa e nell'ambito di campagne di prevenzione collettiva autorizzate dalle regioni;
d) gli interventi di profilassi internazionale;
e) la profilassi, la diagnosi e cura delle malattie infettive.

Inoltre, il Regolamento sanitario internazionale 2005, adottato dalla 58a Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2005 ed entrato in vigore il 15 giugno 2007, prevede interventi e iniziative di collaborazione tra gli States parties, in caso di sospetta malattia di origine epidemica dei passeggeri.
La normativa vigente nel nostro Paese non prevede, per gli stranieri che intendono fare ingresso regolare nel territorio nazionale, l'esibizione di un certificato medico che attesti il loro stato di salute, anche se le procedure sanitarie, adottate da alcuni paesi dell'Unione europea per l'ingresso di cittadini extracomunitari, si differenziano in ragione del paese di provenienza dello straniero e della durata del soggiorno.
Relativamente a quanto richiesto nell'atto parlamentare, si precisa che gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF) del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali svolgono da sempre l'attività di profilassi, effettuando su mezzi di trasporto, persone e merci i controlli, previsti dal citato Regolamento e dalle normative nazionali e comunitarie relativamente agli alimenti di origine non animale, ai materiali a contatto con alimenti e ad altre merci di possibile interesse sanitario in importazione da paesi terzi.
Gli USMAF, inoltre, controllano i passeggeri in ingresso, a seguito di specifiche segnalazioni di situazioni di rischio da patologie infettive trasmissibili, secondo le raccomandazioni emanate dall'Organizzazione mondiale della sanità; le attività di controllo si estendono, in collaborazione con le forze di pubblica sicurezza deputate al controllo dei fenomeni di migrazione illegale, anche alla verifica della presenza di eventuali patologie negli immigrati clandestini, al momento del loro ingresso in Italia.
La sicurezza sanitaria, sia in ambito internazionale che nazionale, richiede il mantenimento ed il rafforzamento di funzioni essenziali di sanità pubblica (in termini di capacità di individuazione; riconoscimento, valutazione, notifica e implementazione di misure sanitarie appropriate) non solo presso i punti di ingresso internazionali (porti, aeroporti e punti di attraversamento terrestre), ma anche e soprattutto all'interno del territorio nazionale, con la conseguente necessità di potenziare le strutture sanitarie nazionali deputate alla prevenzione e al controllo delle patologie trasmissibili.
Oltre al regolamento già citato, che costituisce lo strumento principale per la prevenzione della diffusione transfrontaliera delle malattie infettive, deve essere ricordato che il nostro Servizio sanitario nazionale prevede da sempre l'attività di prevenzione vaccinale e che il Piano nazionale vaccini riguarda, tra l'altro, alcune delle patologie citate nell'atto parlamentare, al fine della loro eliminazione (come nel caso del morbillo o dell'epatite virale B) o per prevenirne la reintroduzione (come nel caso della poliomielite).
Solo un sistema articolato e plurifunzionale di sorveglianza e prevenzione (anche vaccinale, quando possibile) consente la riduzione del rischio di introduzione e diffusione epidemica delle malattie infettive, sia ad opera di immigrati, sia ad opera di cittadini italiani che per qualsiasi motivo effettuino viaggi in aree geografiche dove le stesse sono ancora presenti allo stato endemico o epidemico.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
alcuni religiosi da tempo impegnati in territorio turco, fra cui frati Cappuccini

della Custodia di Turchia, oggetto in passato di aggressioni, informano che la legge sulle fondazioni varata dal Governo Erdogan e intesa a disciplinare alcune delle questioni aperte in materia di statuto giuridico delle minoranze sarebbe altresì indirizzata alle minoranze formate da cittadini turchi più che a quelle formate da cittadini stranieri;
la Chiesa cattolica inoltre, simbolo di fede e testimonianza cristiana nelle terre mediorientali, i cui membri sono in maggioranza stranieri, non è tutelata e non ha diritto ad avere restituzione di beni incamerati dallo Stato. Non le è riconosciuta personalità giuridica e questo comporta, ad esempio, l'impossibilità di possedere titoli di proprietà e, conseguentemente, di riparare immobili riconosciuti solo de facto ma non "di diritto" -:
quali iniziative il Governo abbia già assunto o intenda assumere nei rapporti bilaterali e in campo comunitario e internazionale perché in Turchia vengano rispettati i fondamentali diritti delle comunità cristiane.
(4-00741)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
1. Il tema del rispetto della libertà religiosa è centrale nel negoziato avviato dalla Turchia per l'adesione all'Unione europea e viene costantemente monitorato dalla Commissione Europea; esso costituisce egualmente un tema di grande rilievo sul piano bilaterale.
Occorre riconoscere come in questi ultimi anni si siano registrati importanti e positivi sviluppi su tale aspetto, indotti dalle posizioni dell'Unione europea ma anche da un approccio più aperto assunto sul tema dalla
leadership del Primo Ministro Erdogan. In particolare, va ricordata la recente entrata in vigore della legge sulle Fondazioni (n. 5737 del 20 febbraio 2008) da tempo al centro del dibattito politico interno e sostenuta con determinazione dal Governo nonostante le forti resistenze dei settori più nazionalisti.
Tale normativa si pone l'obiettivo di disciplinare la gestione, l'attività e il regime di controllo a cui vanno sottoposte le fondazioni, tra cui quelle a finalità religiosa. Essa riforma profondamente un settore in precedenza regolato in maniera carente, in un'ottica di «tolleranza» più che di «tutela» delle minoranze religiose, tanto che la situazione era stata definita gravemente deficitaria e stigmatizzata ancora nel rapporto della Commissione Europea del novembre 2007. Gli elementi innovativi della legge sono stati invece sottolineati positivamente dal Commissario per l'allargamento, Olli Rehn, che ne ha parlato come di un «passo in avanti», per quanto occorra ora verificarne l'attuazione sul piano concreto.
2. In sintesi, alle fondazioni viene attribuita personalità giuridica (articolo 4 della legge) e la possibilità di acquisire e gestire proprietà immobiliari. L'autorità demandata in prima istanza ad esercitare la supervisione sulle attività delle fondazioni è la Direzione generale per le fondazioni, posta alle dipendenze dirette dell'ufficio del Primo Ministro. Il principale organo gestionale della Direzione generale è il consiglio, formato da quindici membri. Un terzo di essi è nominato dal Primo Ministro, i restanti due terzi sono eletti direttamente dalle fondazioni.
È prevista la possibilità per i cittadini stranieri di costituire nuove Fondazioni, su base di reciprocità (articolo 5).
3. Un rilevante aspetto tuttora non chiarito dalla legge riguarda il destino delle proprietà immobiliari requisite alle fondazioni non musulmane pre-esistenti (così dette «fondazioni di comunità»), vale a dire quelle individuate dal trattato di Losanna del 1923 (armena, ortodossa, ebraica). A quanto riportato dalle Autorità turche, questi aspetti saranno oggetto del regolamento applicativo in corso di elaborazione. Considerato il rilievo della questione, sia la Commissione Europea che gli Stati membri, tramite le rispettive rappresentanze diplomatiche, seguono quindi con attenzione il percorso del regolamento applicativo della legge 5737.

4. Non rientra invece nell'ambito della legge sulle fondazioni la questione della personalità giuridica in Turchia della Chiesa cattolica in quanto tale; va ricordato che la Santa Sede intrattiene regolari relazioni diplomatiche con la Turchia e la nunziatura ad Ankara è pertanto competente a verificare le possibili ripercussioni della nuova normativa sulla complessa questione delle proprietà immobiliari nel paese.
5. Nell'esprimere quindi apprezzamento per la politica di riforme avviata da parte del Governo turco anche nel settore della libertà religiosa, continueremo a monitorare con attenzione l'evolversi della situazione, in particolare quanto alle modalità di attuazione della legge sulle fondazioni su piano concreto, ritenendo essenziale l'obiettivo di pieno riconoscimento e inclusione delle minoranze religiose nella vita politica e sociale del paese.

È incoraggiante in tale contesto che, una volta superata la crisi politica legata al procedimento giudiziario avviato lo scorso marzo contro il partito di maggioranza AKP (Partito di giustizia e sviluppo), il Governo abbia rilanciato il proprio impegno riformista annunciando il varo del «terzo programma nazionale per l'adozione dell'acquis comunitario» che include numerose misure a carattere legislativo ed amministrativo sia in campo politico che economico.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dalla fine di agosto la comunità cristiana residente in India è sottoposta a frequenti e sanguinosi attacchi da parte di estremisti hindu appartenenti sia al Bajrang Dal, formazione giovanile del Bharatiya Janata Party partito radicale hindu, che contesta alle diocesi locali di forzare gli abitanti al cristianesimo, sia al Dharma Raksha Sena;
dal 23 agosto nello stato indiano dell'Orissa ci sono stati, a causa di aggressioni, 38 morti e 18.000 feriti, inoltre ci sono quasi 20.000 profughi in campi per cristiani ai quali è stata bruciata la casa. Il 14 settembre, sempre nello stesso stato, 4 chiese sono state date alle fiamme;
in Madhya Pradesh, il 15 dello stesso mese, è stata profanata una grotta dedicata alla Madonna di Lourdes. Il 16 è stato assaltato un convento di carmelitane con diverse Bibbie bruciate;
dal 10 settembre in Karnataka 20 chiese sono state date alle fiamme e 75 feriti si sono registrati per le aggressioni alla comunità cristiana;
il 19 settembre si è registrato l'episodio più grave con un piccolo gruppo di estremisti hindu che ha dissacrato e dato alle fiamme la cattedrale di Jabalpur, città dello stato centro settentrionale del Madhya Pradesh -:
quali iniziative il Governo abbia già assunto o intenda assumere nei rapporti bilaterali e in campo comunitario e internazionale, in occasione anche dell'incontro bilaterale fra UE e India del 29 settembre prossimo a Marsiglia, perché in India vengano rispettati i fondamentali diritti delle comunità cristiane, che svolgono oltretutto un lavoro sociale e di carità prezioso per quelle genti, e cessino definitivamente gli attacchi a Chiese e fedeli.
(4-01112)

Risposta. - Già lo scorso 1o settembre 2008, su istruzioni dell'onorevole Ministro, l'Ambasciatore indiano a Roma è stato convocato dal Segretario generale del Ministero degli affari esteri - assistito dal Direttore generale Asia e dal capo dell'ufficio competente - che gli hanno espresso la forte preoccupazione del Governo italiano di fronte al perdurare dei gravi episodi di violenza interreligiosa nello stato dell'Orissa.
In occasione della riunioni informale «
Gymnich» dei Ministri degli affari esteri (Avignone, 5-6 settembre 2008) la presidenza

francese ha inoltre accettato, su proposta del Ministro Frattini, di inserire il punto delle violenze nell'Orissa all'ordine del giorno del vertice Unione Europea-India di Marsiglia del 29 settembre 2008.
Diversi
partner UE hanno espresso posizioni analoghe alle nostre. In occasione del vertice di Marsiglia il Presidente Sarkozy ha sollevato il tema anche in sede di conferenza stampa. Egli ha in particolare ringraziato il Primo Ministro Singh per le assicurazioni fornite ai vertici episcopali indiani, nonché per l'invio di truppe in Orissa. Per parte sua, Manmohan Singh ha ribadito che l'India è uno Stato laico e che la libertà religiosa è un bene che il suo paese intende sempre più tutelare.
Uno specifico riferimento al tema della libertà religiosa è stato inserito, su richiesta europea, nel comunicato finale del vertice.
Il nostro vivo auspicio è che le ferme misure sin qui adottate ed annunciate dal Governo di New Delhi possano porre termine alla violenza e rilanciare il dialogo ed il reciproco rispetto tra le varie componenti della società, in linea con le pratiche consolidate di pacifica convivenza che caratterizzano la moderna democrazia indiana e con valori di pluralismo e di rispetto dei diritti umani fondamentali e della libertà religiosa.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

DI PIETRO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le scie chimiche sono residui della combustione lasciati in alta quota dagli aerei. Più precisamente si tratta di scie di condensazione che si presentano inizialmente sottili per poi espandersi e infine sparire nel giro di poche decine di minuti;
le scie chimiche che solitamente notiamo in alta quota sono scie di gas di scarico, e sono create da un fenomeno di condensazione. Si formano quasi sempre in alta quota, oltre gli 8.000 metri di altezza, dove l'aria è particolarmente fredda;
sulla base delle attuali conoscenze scientifiche la semplice condensazione dei gas di scarico di un aeroplano non è pericolosa per l'uomo;
secondo diverse teorie alcune scie chimiche potrebbero essere composte da sostanze chimiche, introdotte al fine di creare modificazioni climatiche. Secondo tali studiosi, le scie chimiche si distinguono dalle normali scie di condensazione, sono più spesse, perdurano a lungo nel cielo e tendono ad allargarsi in modo molto marcato;
la prima protesta ufficiale contro questo fenomeno è arrivata dal Canada nel 1998, quando in seguito ad una notevole presenza di scie anomale, gli abitanti incominciarono ad accusare problemi di salute e vaste aree divennero aride, furono analizzati diversi campioni di terreno dai quali risultò che essi contenevano una quantità di particolato di alluminio venti volte superiore al limite indicato per l'acqua potabile;
contro l'irrorazione delle scie chimiche ci sono state diverse interrogazioni parlamentari, sia in Italia che all'estero, ma nessuna ha ottenuto una risposta esaustiva e convincente -:
se e quali chiarimenti sulla natura del fenomeno il ministro intenda dare al fine di tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini.
(4-01044)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente la presenza nello spazio aereo di scie persistenti di natura indeterminata, effettuate le dovute ricerche è emerso quanto segue.
Tali scie, comunemente definite in inglese
condensation trails, sono prodotte dagli scarichi degli aerei o dalla turbolenza prodotta dalle ali. Sono formate essenzialmente da acqua in forma di cristalli di ghiaccio.


Gruppi di osservazione, talvolta, hanno riportato un comportamento apparentemente anomalo di alcune scie rispetto a quelle comuni. Tali fenomeni sono definiti scie chimiche (in Inglese
chemtrails) e sono attribuiti al rilascio da parte degli aerei di sostanze chimiche che ne deformano l'aspetto.
Sul meccanismo fisico di formazione, è utile premettere che la troposfera è la parte bassa dell'atmosfera dove è contenuta gran parte dell'aria e dove avviene la quasi totalità delle attività umane, inclusa quasi tutta la navigazione aerea.
La troposfera è alta tra i circa 6 km (nelle zone polari) e i circa 16 km nelle zone equatoriali; nella sua parte più alta le temperature medie sono comprese tra 50oC e -70oC e il contenuto di vapor d'acqua è molto basso. In questa zona si osserva comunemente la formazione di nuvolosità naturale, tecnicamente definita nuvolosità alta, appartenente alle famiglie dei cirri o dei cirrostrati. Tali nuvole sono costituite da cristalli di ghiaccio e la loro forma ed evoluzione è dovuta alle condizioni meteorologiche.
Gli scarichi degli aerei contengono un piccola quantità di vapor d'acqua che si mescola a quello già presente nell'aria e, spesso, forma cristalli di ghiaccio che appaiono, appunto, come lunghe scie bianche associate agli aerei. In letteratura è possibile trovare parecchi studi sulla forma, sulla durata e sulle condizioni meteorologiche associate.
La probabilità di formazione delle scie è tanto più alta quanto più è bassa la temperatura e quanto più è alta l'umidità relativa dell'aria alla quota di volo dell'aereo. Pertanto le scie sono più comuni d'inverno e sono normalmente associate ad aerei ad alta quota.
Tali scie possono durare da qualche minuto a qualche ora (in alcuni casi anche parecchie ore) prima di dissolversi. In alcuni casi le scie restano compatte in altri casi si allargano e coprono porzioni consistenti di cielo. In altri casi, infine, l'interazione di numerose scie porta alla formazione di vere e proprie nuvole alte.
Come per le nuvole alte, la forma e l'evoluzione delle scie di condensazione è data dalle condizioni meteorologiche in quota, tanto che alcuni tecnici e ricercatori hanno proposto di utilizzarle come uno strumento meteorologico operativo.
Anche il tipo di combustibile ed il tipo di motore dell'aereo svolgono un ruolo importante. In particolare, alcuni suggeriscono che il tasso di zolfo nel combustibile possa giocare un ruolo importante.
La densità delle scie di condensazione è funzione delle condizioni meteorologiche, ma è ovviamente funzione della densità del traffico aereo. La porzione media di cielo coperta dalle scie, dunque, è più elevata sopra la parte occidentale Stati Uniti e sopra l'Europa occidentale, rispetto ad altre parti del pianeta.
A livello planetario si osserva che le scie coprono in media lo 0.1 per cento del cielo; in alcune parti del pianeta, però, esse arrivano a coprire il 20 per cento. Alcuni ricercatori hanno evidenziato che nel corso dei decenni l'aumento del traffico aereo ha portato ad un aumento della copertura nuvolosa alta nelle zone maggiormente interessate. Tutti gli studi, però, sono a scala globale o sugli Stati Uniti.
Sin dagli anni '70 è stato studiato il possibile effetto sul clima di tale fenomeno, considerato che la nuvolosità naturale ha un effetto ben noto sulle temperature superficiali. Durante il giorno, infatti, la copertura nuvolosa riduce l'irraggiamento nel visibile e, dunque, riduce la temperatura superficiale; di notte, invece, la copertura rallenta il raffreddamento notturno e, dunque, aumenta le temperature superficiali. L'effetto netto della nuvolosità, dunque, è quello di ridurre l'escursione termica.
Gli studi condotti sembrano indicare una aumento della nuvolosità alta ed una riduzione dell'escursione termica nelle zone maggiormente interessate dal traffico aereo, come ad esempio la parte orientale degli Stati Uniti. Occorre tuttavia rimarcare che l'intero problema è ancora in fase di studio ed occorre esaminarlo con maggior attenzione prima di trarre delle conclusioni. Questo tipo di precauzione, poi, è particolarmente importante considerata la grande

attenzione dell'opinione pubblica riguardo ai cambiamenti climatici.
Sebbene l'argomento abbia destato l'attenzione di numerosi siti specialistici, non esiste una definizione esatta di scia chimica (o
chemtrail). Solitamente esse vengono descritte come più consistenti, più persistenti e spesso più basse di quelle comuni. Tali scie, inoltre, vengono notate in porzioni di cielo diverse dalle normali aerovie ed in molti casi sono state associate ad aerei militari. Altre osservazioni, infine, parlano di scie che si intersecano e spesso si espandono sino a formare della nuvolosità analoga alla nuvolosità alta di tipo naturale.
Trattandosi di una descrizione soggettiva non è possibile applicarla in maniera universale e, infatti, gli stessi siti specialistici riportano solo osservazioni sparse da parte di singoli o di gruppi di osservatori, solitamente corredati da fotografie.
Una seconda caratteristica attribuita alle scie chimiche, da cui appunto il nome, è la presenza di alcuni composti chimici rilasciati intenzionalmente dagli aerei che ne modificano le caratteristiche. In generale si parla di bario, di alluminio o di altri metalli pesanti, tuttavia non è stato possibile reperire analisi chimiche delle scie né dirette né indirette.
Come prova indiretta, generalmente si fa riferimento ad un'analisi chimica del terreno condotta in una località dell'Alberta (Canada) dopo un episodio di presunte scie chimiche che ha riscontrato una concentrazione anomala di bario ed alluminio nel terreno. Per poterlo associare alle scie, però, occorrerebbe in primo luogo valutare attentamente le condizioni meteorologiche dell'episodio citato, poiché dei sali rilasciati in atmosfera da aerei che viaggiano ad alta quota hanno una buona probabilità di disperdersi molto lontano rispetto alla verticale del punto di rilascio.
Le osservazioni sono iniziate nella seconda metà degli anni 1990 e dei gruppi di osservazione si sono formati anche sul territorio nazionale.
I siti, sia nazionali che internazionali, riportano una crescita progressiva del fenomeno. Non esistono osservazioni precedenti che permettano di valutare se il fenomeno esistesse prima degli anni 1990 e non è possibile valutare se l'aumento delle osservazioni sia un effetto dell'aumento della densità degli osservatori o di un aumento della frequenza del fenomeno.
I siti specialistici ed il materiale in esso contenuto parlano di effetti sulla salute umana ed elencano un insieme di disturbi conseguenti ad episodi di scie. Gli effetti riportati sono tosse secca persistente, malessere respiratorio e intestinale, polmonite, affaticamento, letargia, capogiro, disorientamento, forte emicrania, dolori muscolari, e alle giunture, epistassi, diarrea, feci sanguinolente, depressione, ansietà, incontinenza e tic nervosi. Altri, invece, mettono in relazione le scie chimiche con la diffusione di epidemie come il morbo della mucca pazza, la
Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) e l'influenza aviaria.
Non sono stati trovati studi epidemiologici sul fenomeno.
Un secondo filone di materiale ritiene che le scie chimiche possano modificare il clima. Alcuni, infatti, ritengono che il bario rilasciato possa in qualche modo ridurre la precipitazione ed essere responsabile di recenti episodi di siccità. Altri riconducono il fenomeno ad altri tentativi di modificare il clima.
Sebbene esistano teorie scientifiche che prevedano la modifica del clima, si ritiene che gli elementi riportati sui siti specialistici siano troppo poco precisi per poter supportare queste affermazioni.
I siti specialistici sospettano che le scie chimiche siano esperimenti militari con vari scopi, generalmente in controllo del clima o altre forme di guerra non convenzionale.
A supporto di queste osservazioni si riportano due documenti pubblici, reperibili su internet: lo studio
Air Force 2025 ed il materiale relativo all'antenna High frequency Active Auroral Research Program (HAARP).
Lo studio
Air Force 2025 è uno studio commissionato dallo Stato Maggiore dell'aeronautica militare USA nel 1996 sugli scenari futuri di guerra che prevede, tra l'altro, il controllo del tempo atmosferico come elemento strategico.


L'antenna del centro HAARP (situato in Alaska), invece, ha come scopo lo studio delle onde a bassissima frequenza dell'alta atmosfera. La potenzialità di questa antenna come strumento per ridurre l'intensità di tornado ed uragani è stata studiata alla fine degli anni 1990 e la tecnica è stata brevettata dal Centro studi Eastlund.
Alcuni sostengono che il bario delle scie chimiche sia necessario proprio per rilevare le onde emesse da tale antenna.
Non è stato possibile trovare legami fra questi due documenti e le scie chimiche.
Oltre al materiale dei sostenitori delle scie chimiche, sul
web è possibile trovare molto materiale di ricercatori, associazioni ed enti che riportano posizioni fortemente critiche.
In genere, si afferma che le scie chimiche non siano altro che comuni scie di condensazione il cui aspetto anomalo è dato dalle particolari condizioni meteorologiche. In genere si tratta di ricercatori che hanno studiate a lungo le scie di condensazione e dalle quali si evince chiaramente che possono comportarsi anche come le presunte scie chimiche.
Le altre critiche, invece, riportano il problema sul piano metodologico, economico e del buon senso, come ad esempio:
1. questi fenomeni peculiari sono osservati più spesso di quanto non avvenisse in passato perché è cresciuta l'attenzione e la preoccupazione da parte dei gruppi di osservatori;
2. se si trattasse di un tentativo massiccio di modificare il clima come quello ipotizzato, sarebbe necessario uno sforzo enorme in termini di mezzi, incompatibile colle attività di qualunque aviazione militare;
3. se fosse uno sforzo per avvelenare la popolazione sarebbe molto più efficace, economico e discreto avvelenare direttamente le riserve d'acqua o gli acquedotti, invece di diffonderlo tramite aereo da altissime quote.

Dall'esame della letteratura scientifica internazionale e del contenuto dei siti web specialistici non è possibile confermare l'esistenza delle scie chimiche. I siti specialistici degli osservatori delle scie chimiche, in particolare, risultano carenti dal punto di vista scientifico.
Si possono, tuttavia, fare le seguenti considerazioni:
1. l'interpretazione più plausibile del fenomeno è che i presunti episodi di scie chimiche siano in realtà comuni scie di condensazione che sono durate più a lungo ed hanno assunto forma peculiare per effetto delle condizioni meteorologiche;
2. non si può escludere che, assieme alle condizioni meteorologiche, anche il combustibile ed il tipo di motore degli aerei possano concorrere a produrre scie di condensazione dall'aspetto peculiare. Solo ulteriori e complessi studi, che coinvolgano gli operatori del trasporto aereo civile e militare e gli enti preposti al loro controllo, potrebbero eventualmente dare una risposta definitiva;
3. da circa tre decenni la comunità scientifica sta studiando la possibilità che le comuni scie di condensazione possano influenzare il clima delle zone maggiormente interessate dal traffico aereo. Nonostante siano stati ottenuti interessanti risultati, non sono però definitivi.

Da molti anni esistono teorie che prevedono la possibilità di controllare il clima; tuttavia, nell'unico caso oggetto di una lunga e ben documentata sperimentazione, cioè l'inseminazione delle nubi per la stimolazione delle piogge, i risultati sono ancora controversi dopo 60 anni di esperimenti. È pertanto prematuro ritenere che altre tecniche, come ad esempio l'uso del bario per ridurre la precipitazione o l'uso dell'antenna HAARP, possano essere considerate efficaci ed affidabili senza aver condotto una lunga e attenta sperimentazione. In entrambi i casi, non sono state trovate chiare informazioni che permettano di legare

una sperimentazione in tal senso alle scie di condensazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

FARINA COSCIONI, MECACCI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il direttore generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Nello Martini, e una dirigente dell'ufficio autorizzazioni al commercio dell'Agenzia, Caterina Gualano, hanno ricevuto un avviso di garanzia, nell'ambito dell'inchiesta sui test falsificati partita dalla Procura di Torino e poi allargatasi a quella di Roma. Le ipotesi di reato della maxi-inchiesta sono: ricerche e sperimentazioni falsificate sui farmaci; funzionari pubblici corrotti; informazioni mai arrivate, o date con molto ritardo, sugli effetti collaterali di alcune medicine, grazie all'appoggio interessato di chi avrebbe dovuto vigilare;
secondo l'inchiesta, guidata dal giudice Guariniello e dai carabinieri dei Nas di Torino, tra le decine i farmaci di cui potrebbe essere stato alterato l'iter di autorizzazione è compreso l'Aulin;
l'Aulin è un noto anti-infiammatorio contenente la molecola nimesulide di cui l'Italia è il Paese con il più alto consumo in Europa. Nonostante sia venduto nelle farmacie italiane anche come farmaco generico, non è stato mai approvato in Giappone o negli Stati uniti, mentre è stato sospeso nel 2002 in Spagna ed in Finlandia dopo 66 casi di danni epatici ed un decesso, e nel 2007 in Irlanda dopo che 6 pazienti subirono un trapianto di fegato. In Italia nessun effetto hanno invece ottenuto i vari allarmi tra cui quello lanciato nel maggio 2007 dal Convegno dei Medici Internisti Italiani e dal presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, dopo i numerosi episodi di pazienti con danni al fegato e all'apparato gastroenterico causati dalla molecola nimesulide;
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha immediatamente disposto la "costituzione di una Commissione d'indagine tecnico-amministrativa sull'Aifa in relazione ai profili della tutela della salute dei cittadini e a quelli dell'efficienza del sistema interno di procedure e controlli con particolare attenzione alle tipologie di atti oggetto di indagine" e che dovrà fornire le prime valutazioni nel tempo di una settimana ed un più completo rapporto entro il 31 luglio 2008 -:
se per l'immediato non ritenga che sia opportuno, in via precauzionale, sospendere almeno la commercializzazione dei prodotti contenenti la molecola nimesulide e rendere immediatamente disponibili le prime valutazioni della Commissione d'indagine tecnico-amministrativa sull'AIFA;
se, a prescindere dalle indagini giudiziarie, non sia comunque necessario garantire maggiore trasparenza nei procedimenti di approvazione dei farmaci.
(4-00338)

Risposta. - I medicinali contenenti il principio attivo nimesulide, in commercio dal 1985, sono autorizzati con procedura di mutuo riconoscimento, ossia con il riconoscimento di un'autorizzazione nazionale all'immissione in commercio (AIC) da parte di altri Stati membri dell'Unione Europea.
Attualmente sono autorizzati nei seguenti Stati membri dell'Unione Europea: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia e Slovenia.
In un paese dell'Unione Europea l'AIC di un medicinale è rilasciata da un organismo nazionale competente, in Italia

l'Agenzia Italiana del Farmaco - (AIFA), su richiesta di un'azienda farmaceutica interessata. L'azienda può, altresì, richiedere l'estensione di tale autorizzazione alle agenzie regolatorie di uno o più Stati dell'UE, sulla base della medesima documentazione presentata nello Stato che per primo ha autorizzato il farmaco. Tale Stato è detto «di riferimento» (Reference Member State - RMS), in quanto ha predisposto il rapporto di valutazione scientifica; gli Stati in cui viene richiesta l'estensione della autorizzazione sono denominati Paesi interessati Concemed Member States.
Uno Stato membro interessato può formulare rilievi qualora ritenga che vi siano fondati motivi per supporre che l'AIC di un determinato medicinale possa costituire un rischio per la salute pubblica.
Alla luce di quanto premesso, è opportuno precisare che nel maggio 2007 l'Irlanda, in seguito alla segnalazione di un certo numero di casi di epatiti gravi, ha richiesto all'Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) la rivalutazione del profilo beneficio-rischio dei medicinali contenenti nimesulide.
L'EMEA, presa visione di tutte le evidenze disponibili, ha concluso che il profilo beneficio/rischio della nimesulide è ancora favorevole, ravvisando però la necessità di introdurre limitazioni all'uso del farmaco e di informare medici e pazienti del rischio di possibili eventi avversi a carico del fegato; è stato pertanto stabilito che la somministrazione non può superare i 15 giorni e che le confezioni non debbono contenere oltre 30 compresse o bustine.
L'AIFA, che ha monitorato costantemente il profilo di sicurezza di questo farmaco, ha introdotto in piena autonomia un'ulteriore limitazione all'impiego e, in particolare, con determinazione del 18 ottobre 2007, ha modificato il regime di dispensazione, da ricetta ripetibile a ricetta non ripetibile da rinnovare volta per volta (RNR).
La prescrizione medica RNR, infatti, è prevista in particolare per i medicinali soggetti a prescrizione il cui uso continuato può comportare stati tossici o rischi particolarmente elevati per la salute; un impiego scrupoloso ed attento al rispetto delle condizioni dettate dal regime di dispensazione RNR consente l'utilizzazione del medicinale solo nei casi di effettiva necessità.
Relativamente alla nimesulide, la prescrizione effettuata dal medico, dopo la necessaria valutazione del profilo complessivo di rischio per il singolo paziente, deve essere trattenuta e conservata dal farmacista e, in ogni caso, il trattamento con nimesulide dovrà durare il minor tempo possibile e non superare i 15 giorni, come sopra precisato. L'introduzione della ricetta non ripetibile rappresenta un ulteriore intervento cautelativo, che coinvolge diversi soggetti (medici, farmacisti, pazienti, aziende e autorità sanitarie e regolatorie), per un uso appropriato del medicinale; gli effetti di questa limitazione in termini di tutela della salute pubblica dipendono anche dal responsabile comportamento degli stessi.
I medici e i farmacisti sono stati sempre informati ed aggiornati sui limiti d'impiego dei medicinali contenenti nimesulide, nonché sulle reazioni avverse, con riguardo anche agli altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), il cui impiego non è scevro da rischi maggiormente rilevanti.
In particolare, il Bollettino d'Informazione sui Farmaci (BIF), nonché il bollettino di farmacovigilanza Rea-Reazioni, hanno dedicato a questo tema numerosi articoli e tutti gli aggiornamenti sono stati pubblicati sul sito dell'AIFA.
Per una maggiore chiarezza sull'argomento, la tabella cronologica dei provvedimenti relativi al principio attivo nimesulide, predisposta dal Centro informazione sui farmaci (Farmaci-
line) dell'AIFA.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le terapie dell'infertilità prevedono l'uso di gonadotropine per favorire il processo di maturazione dei gameti: ormone follicolo-stimolante (FSH), ormone luteneizzante (LH) e gonadotropina corionica (HCG);
attualmente, in Italia, questi principi attivi sono disponibili in due tipi di specialità: i prodotti di origine urinaria e i prodotti di origine biotecnologica (da DNA ricombinante);
l'efficacia e la sicurezza di entrambe le tipologie di farmaci è stata ampiamente dimostrata, ma nel corso degli anni sono emerse delle nuove acquisizioni rispetto alla prima categoria di prodotti: presenza di proteine estranee coestratte dalle urine farmacologicamente attive; possibile presenza di prioni nelle urine dei donatori; assenza di controllo/screening accurato dei donatori; assenza di follow-up dei donatori; impossibilità di risalire ai donatori e di identificare lotti eventualmente infetti; impossibilità di operare una valutazione del rischio di trasmissione di infezione di un farmaco prodotto con urine italiane;
ad esempio, nel Regno Unito, a seguito di un caso italiano di vCJD (variante della Malattia di Creutzfeldt-Jakob), le autorità sanitarie hanno definitivamente interrotto, come misura precauzionale, la commercializzazione di un farmaco prodotto con urine italiane (febbraio 2003);
alla luce di tali acquisizioni, il panorama delineatosi sulla base di quanto esposto in merito ai farmaci menzionati è il seguente: Australia: risoluzione dell'Australian drug valuation Committee sulla sostituzione delle gonadotropine urinarie con quelle ricombinanti visti i superiori standard di purezza e safety, Svezia: le gonadotropine urinarie non sono state registrate; Francia: introduzione di un'avvertenza nel foglietto illustrativo delle gonadotropine estrattive, relativa ai possibili rischi di contaminazione da agenti patogeni; Germania: esclusione dell'Inghilterra e dell'Irlanda: come possibili fonti di raccolta dei prodotti estrattivi; Svizzera: restrizioni per i donatori che hanno trascorso più di 6 mesi in Inghilterra durante il periodo 1980-1996 e introduzione di un'avvertenza nel foglietto illustrativo delle gonadotropine estrattive, relativa ai possibili rischi di contaminazione da agenti patogeni; Inghilterra: ritiro precauzionale di un preparato estrattivo; European Agency for the Evaluation of Medical products (Emea): il Committee for proprietary medicinal products ha emanato un Position Statement che raccomanda misure di controllo sui donatori di urine e una valutazione sui processi produttivi volti a ridurre eventuali infettività da parte dei produttori;
le associazioni di coppie sterili in data 30 giugno 2006, nel rispetto della piena informazione dei malati in riferimento ai farmaci assunti, segnalarono al Ministro della salute la mancanza di giuste informazioni inerenti ai rischi sul foglio illustrativo dei farmaci derivati da urinari per il trattamento della sterilità, informazioni presenti in altri Stati dell'UE;
a seguito di parere positivo dell'Istituto superiore di sanità, e con l'intervento dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), la problematica fu risolta con l'adozione di idonee avvertenze integrative delle Note prescrittive delle gonadotropine da urinari, recanti la seguente dicitura: "Il rischio di trasmissione di agenti infettivi non può essere definitivamente escluso quando sono somministrati farmaci preparati con urine umane. Questo principio si applica anche ad agenti patogeni fino ad oggi sconosciuti";
in virtù di tutto ciò, le associazioni nel luglio 2007 sollevarono la medesima questione poiché tali avvertenze inserite l'anno precedente nel foglio illustrativo di tutti i farmaci "gonadotropine da urinari" non risultavano inserite in un farmaco della medesima categoria, il farmaco Meropur della casa farmaceutica Ferring;

la risposta del Direttore generale dell'AIFA, dott. Martini, fu che la vendita avviene su registrazione in Danimarca, per analogia, e che la questione era stata sollevata all'Emea;
da tutto ciò, si evince che in Italia non è riportata alcuna avvertenza sul foglio illustrativo dei farmaci gonadotropine da urinari "Meropur" e che in particolare le coppie sterili che intraprendono il trattamento per un ciclo di fecondazione assistita ed assumono tali farmaci sono all'oscuro delle possibilità di contrarre patologie virali (rischio connesso per tutti i farmaci di tale categoria), e grave risulta l'omissione di corretta informazione e anche nel rispetto del diritto alla salute;
a ciò si aggiunge che, in data 22 maggio 2008, i giornali hanno riportato reati ascrivibili al comportamento determinato da rapporti illegali tra Aifa e Ferring sull'omissione voluta nel bugiardino del Minirin prodotto dalla Ferring, in merito a rischi derivati da assunzione di medicinale che in Francia ha già causato la morte di un bambino -:
se, nel rispetto del principio di precauzione e nella piena osservanza del diritto alla salute, il Ministro in indirizzo intenda adottare le opportune iniziative al fine di sospendere il farmaco Meropur della Ferring fino a quando non sarà effettuata nuova registrazione con idonee avvertenze integrative del bugiardino recanti la seguente dicitura: "il rischio di trasmissione di agenti infettivi non può essere definitivamente escluso quando sono somministrati farmaci preparati con urine umane. Questo principio si applica anche ad agenti patogeni fino ad oggi sconosciuti" (dicitura già presente per tutti i farmaci da urinari in vendita in Italia);
se non ritenga opportuno promuovere azioni di competenza al fine di porre un avviso mediante pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, sotto forma di Raccomandazione agli operatori e specialisti, relativo alle possibili conseguenze derivate dall'impossibilità di risalire al donatore e ai suoi dati in caso di farmaco di estrazione urinaria, nel pieno interesse del paziente, della sua salute e del diritto alla corretta informazione secondo le normative vigenti.
(4-00394)

Risposta. - Sulla base degli elementi informativi trasmessi dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), si precisa che gli enti di controllo e di vigilanza europei hanno approfondito la questione inerente al profilo di sicurezza delle specialità medicinali derivate da urine umane (come il Meropur, a base di menotropina), con particolare riguardo alla trasmissibilità di agenti infettivi.
La Determinazione AIFA n. 173 del 20 luglio 2006 ha disposto, sulla base di un parere dell'Istituto Superiore di Sanità, l'inserimento, nella sezione «4.4 Speciali avvertenze e precauzione per l'uso» del riassunto delle caratteristiche del prodotto delle specialità medicinali, autorizzate con procedura di tipo nazionale e contenenti gonadotropine derivate da urine umane, della seguente frase: «Pur non essendo stato riportato alcun caso di contaminazione virale associato alla somministrazione di gonadotropine estratte da urine umane, il rischio di trasmissione di agenti patogeni conosciuti o sconosciuti non può essere totalmente escluso». Tale terminazione ha seguito in ordine di tempo un analogo provvedimento dell'Agenzia francese dei medicinali (relativo sempre a autorizzazioni nazionali).
Il Meropur è autorizzato con procedura di mutuo riconoscimento, e il
Reference Member State è la Danimarca, alla quale, secondo la normativa europea, compete l'eventuale decisione di modificare i relativi stampati.
Nel 2007 l'Italia ha richiesto all'Agenzia danese l'inserimento dell'avvertenza sopra riportata negli stampati del Meropur; nel mese di novembre dello stesso anno l'agenzia ha risposto di non voler disporre tale modifica prima dell'assunzione di una decisione a livello comunitario.
L'Ufficio di farmacovigilanza dell'AIFA ha richiesto all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) di fornire una documentazione scientifica

sull'argomento, in vista di una possibile verifica a livello europeo; la documentazione trasmessa non fornisce dati ulteriori rispetto a quelli già discussi in Europa negli ultimi anni.
Come segnalato, peraltro, nell'atto parlamentare, la valutazione del profilo di sicurezza è stata anche ripresa nel
Position Statement del Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) del 2004 («CHMP Position Statement on Creutzfeldt Jacob disease and plasma-derived and urine-derived medicinal products» [EMEA/CPMP/BWP/2879/02/rev1].
Tale
Position Statement è basato su una revisione del processo di produzione dei medicinali derivati dalle urine umane, condotta dal Biotechnology Working Party del CHMP. Il documento, in sostanza, ha concluso che, in assenza di dati epidemiologici significativi, l'applicazione delle linee guida comunitarie per la rimozione e inattivazione degli agenti infettivi che potrebbero essere trasmessi con i medicinali di derivazione umana sia adeguata a ridurre i rischi di infezione, e che al momento non vi sono indicazioni per ulteriori azioni di tipo regolatorio (quale l'inserimento di avvertenze specifiche).
Recentemente, l'Ufficio procedure comunitarie dell'AIFA, nell'ambito di un procedimento comunitario di armonizzazione degli stampati del Meropur, ha presentato una nuova richiesta di inserimento dell'avvertenza.
Poiché da parte della Danimarca la risposta è stata nuovamente negativa, è stato richiesto all'ISS di valutare se, sulla base dei documenti forniti dalla Danimarca per il diniego alla richiesta italiana, si possa o si debba procedere ad una ulteriore iniziativa presso il
Pharmacovigilance Working Party.
Inoltre, si precisa che nel caso di farmaci autorizzati con procedura nazionale, contraddistinta, pertanto, da una maggiore autonomia decisionale, gli stampati del riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) di specialità medicinali a base di gonadotropine derivate da urine umane sono stati già modificati.
L'AIFA ha assicurato, infine, che, qualora venissero adottati eventuali provvedimenti regolatori, si procederà a darne la debita diffusione attraverso la pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
una società maltese aveva deciso di organizzare una manifestazione per la promozione del Made in Italy a Malta nel mese di maggio 2008;
la società, al fine di attribuire maggior credito all'iniziativa, aveva chiesto ed ottenuto il patrocinio del capo della missione diplomatica a Malta;
promossa l'attività attraverso i canali consueti con un sostanzioso investimento tanto a Malta quanto in Italia, a poche settimane dalla detta manifestazione l'Ambasciatore d'Italia in Malta ha ritirato il patrocinio ritenendo il detto evento in concorrenza con altra manifestazione organizzata per la celebrazione dell'Anniversario della Repubblica italiana;
la società maltese si è pertanto trovata in serie difficoltà dovendo cancellare la manifestazione, già in pieno regime organizzativo, ed evitando di rendere pubblico sia il ritiro del patrocinio che l'assenza di motivazioni per tale decisione -:
quale urgente misura od iniziativa si intenda adottare per evitare il ripetersi di incidenti di questo tipo e se intenda intervenire con qualche forma di risarcimento per i danni subiti dalla detta società maltese.
(4-00701)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
1. Il signor Gauci Maistre, titolare di una società commerciale maltese e fino al

gennaio 2008 presidente della camera di commercio italo-maltese, lo scorso marzo aveva prospettato all'Ambasciatore d'Italia a Malta il progetto di una manifestazione promozionale del Made in Italy da tenersi nel maggio successivo.
Pur esprimendo alcune perplessità, il nostro ambasciatore acconsentiva in linea di principio alla concessione del patrocinio, a condizione che fosse stabilito un raccordo con altre iniziative in programmazione. Le limitate dimensioni del mercato maltese, infatti, impongono un coordinamento tra le varie attività di promozione commerciale per evitare duplicazioni e dispersione di risorse.
In particolare, l'ambasciatore sottolineava la necessità sia di ottenere il consenso della camera di commercio italo-maltese ufficialmente riconosciuta dal Governo italiano in base alla legge 518 del 1970, sia di evitare interferenze - specie nella ricerca di sponsorizzazioni - con l'evento promozionale organizzato dall'ambasciata in concomitanza con la festa nazionale.
2. Successivamente, l'ambasciata verificava che l'iniziativa promossa dalla società maltese non era condivisa dal consiglio direttivo della camera di commercio italo-maltese. Inoltre, nonostante le assicurazioni, la società maltese aveva ricercato l'apporto di alcuni sponsor che avevano assicurato il proprio sostegno all'iniziativa organizzata dall'ambasciata in concomitanza con la festa nazionale.
In tali circostanze, il nostro ambasciatore si vedeva costretto a non confermare il patrocinio concesso in via di principio, non essendosi realizzate le condizioni convenute.
3. Alla luce di quanto precede, risulta quindi che la mancata conferma del patrocinio sia dovuta a giustificate ragioni.
Quanto infine alla decisione di non rendere pubblico l'accaduto e le sue motivazioni, si è trattato di una scelta della società maltese, non conforme al suggerimento del nostro ambasciatore.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'adeguamento dei trattamenti economici per il personale a contratto del Ministero degli affari esteri dipende, ai sensi dell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, dalle proposte e dai dati raccolti dalla rete diplomatica e dalla relativa compilazione delle cosiddette schede retributive riportanti i dati delle altre rappresentanze diplomatiche accreditate localmente;
i dati vengono esaminati dall'amministrazione degli affari esteri per venire successivamente sottoposti al vaglio degli organi di controllo (UCB);
il Ministero degli affari esteri aveva confermato gli aumenti per i contrattisti impiegati per la rete consolare di realtà come la Slovacchia, dove il personale locale guadagna 600-700 euro netti al mese a fronte di una situazione economica mutata negli ultimi anni e del tutto paragonabile a quella di altri Paesi europei;
la bocciatura degli aumenti da parte degli organi di controllo è da addebitarsi all'errata compilazione delle schede retributive e alla carenza dei dati forniti dall'amministrazione stessa all'UCB;
il Ministero degli affari esteri ha negato aumenti stipendiali anche agli impiegati in servizio in Bulgaria, nonostante gli stipendi in questo paese si aggirino sui 500-600 euro mensili e per gli impiegati ex B2, esecutivi, in servizio presso il Consolato generale di Londra;
si è inoltre in attesa di una risposta definitiva relativamente agli aumenti per gli impiegati esecutivi pre-1997 in servizio in Germania, a fronte di un aumento del 4,5 per cento concesso agli impiegati di concetto e del 3 per cento agli impiegati di ruolo, in Svizzera dove da 7 anni non vi sono adeguamenti nonostante le situazioni economiche siano diversificate a seconda della città, a Hong Kong, in

Belgio, in Marocco, in Olanda, in Algeria (euro 300 mensili), in Turchia e in Albania -:
quali urgenti disposizioni od iniziative si intendano adottare per evitare il ripetersi di situazioni in cui aumenti dovuti da tempo - come per la rete in Slovacchia - subiscano ulteriori gravi ritardi;
quali iniziative si riterrà opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto basato in Inghilterra e Bulgaria;
quali urgenti iniziative si intendano adottare per adeguare i trattamenti economici in realtà come Germania, Svizzera, Belgio, Hong Kong, Olanda, Marocco, Algeria, Turchia e Albania, anche in considerazione del fatto che i beneficiari dei futuri provvedimenti non saranno la totalità del personale a contratto in servizio in questi Paesi, bensì unicamente una parte di esso.
(4-00914)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il trattamento stipendiale del personale a contratto del Ministero degli affari esteri in servizio presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari all'estero e i relativi adeguamenti sono fissati - ai sensi dell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 - dal contratto individuale di lavoro sulla base dei parametri previsti nella stessa disposizione di legge: le condizioni del mercato del lavoro locale, il costo della vita nella sede di servizio, le retribuzioni corrisposte dalle rappresentanze diplomatiche e consolari estere all'analogo personale, la congruità e l'uniformità del trattamento retributivo corrisposto per paese e per mansioni omogenee, indicazioni fornite dalle organizzazioni sindacali.
Ciò detto, si segnala che la tipologia dei contratti di assunzione del personale locale all'estero, nonché la peculiarità della relativa disciplina, non consentono l'allineamento alla contrattazione collettiva del pubblico impiego, né quindi per tale via, l'attribuzione degli stessi aumenti concessi ai pubblici dipendenti. Tuttavia, viene lasciata all'autonomia negoziale del Ministero degli esteri la decisione circa l'opportunità di rivalutare i trattamenti economici, nonché l'entità dei relativi importi, nei limiti delle risorse disponibili a tale scopo.
Attenendosi a tali parametri, il Ministro degli affari esteri ha prospettato adeguamenti retributivi a favore del personale a contratto in servizio presso diverse sedi.
I provvedimenti relativi a Slovacchia, Bulgaria e Regno Unito hanno fatto oggetto in questa fase di alcuni rilievi da parte dell'ufficio centrale di bilancio, cui l'amministrazione degli esteri ha presentato da ultimo le proprie controdeduzioni. L'auspicio è di raggiungere quanto prima un'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze che consenta di sbloccare il provvedimento.
Si resta ancora in attesa di una risposta definitiva dell'ufficio centrale del bilancio sugli aumenti disposti, con decorrenza 1o aprile 2008, a favore degli impiegati con mansioni ausiliarie e di quelli - con contratto regolato dalla legge italiana assunti prima del 1997 - con mansioni esecutive e di concetto in servizio in Germania.
Nel corso di quest'anno, sono altresì stati autorizzati aumenti retributivi per il personale a contratto in servizio in Albania, Algeria, Marocco, Paesi Bassi, Svizzera e Turchia. In tempi brevi, i decreti di approvazione dei relativi atti aggiuntivi verranno inviati per la registrazione all'ufficio centrale del Bilancio, al cui visto è in ogni caso subordinata la loro efficacia.
Analoghi provvedimenti verranno adottati, prima della fine del 2008, a beneficio del personale in servizio ad Hong Kong ed in Belgio.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito della richiesta inviatagli dai competenti uffici del Ministero dell'economia

e delle finanze con nota di protocollo 55215, riferita alla posizione 51070/KX, Coronica Ottaviano (nato a Korenizi - Croazia - il 3 maggio 1928 e residente a Caorso, in provincia di Piacenza, in Via Ottone Mondello 11) con nota del 4 settembre 2007 inviava agli stessi tutta la documentazione richiesta, ivi compreso il rapporto delle TODT dalle quali risulta la sottoposizione dello stesso alla sorveglianza continua e sistematica delle SS, con conseguenti perquisizioni personali;
nonostante l'invio della predetta documentazione, il Coronica Ottaviano più nulla ha saputo dello stato della pratica che lo riguarda, contraddistinta - come detto - dalla posizione 51070/KZ;
che cosa osti alla definizione della pratica in questione e i motivi per i quali al Coronica Ottaviano non sia stata più data alcuna informazione sullo stato della stessa.
(4-00976)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, intesa a conoscere lo stato della pratica del signor Ottaviano Coronica, nato a Korenizi (Croazia), il 3 maggio 1928.
Al riguardo, sentita la Direzione centrale degli uffici locali e dei servizi, si fa presente che, il signor Coronica, in data 23 aprile 2007, ha presentato istanza intesa ad ottenere l'assegno vitalizio previsto dalla legge n. 791 del 1980, quale civile internato a Lazzaretto di Muggia, adibito al lavoro coatto, inoltrando relativa documentazione in data 4 settembre 2007.
In data 11 dicembre 2007, la competente commissione interministeriale ha emesso la deliberazione n. 051829 di non accoglimento della citata domanda, in quanto non risultava che il richiedente fosse stato deportato in un campo di sterminio nazista
K.Z., ma soltanto internato in un campo di lavoro.
A tal proposito giova rammentare che i benefici previsti dalla legge n. 791 del 1980 possono essere concessi, ove ricorrano le condizioni alle quali il riconoscimento del beneficio è subordinato, ossia ai cittadini italiani che, per le ragioni di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 2043 del 1963, siano stati deportati nei campi di sterminio nazisti o siano stati ristretti nella risiera di san Sabba di Trieste, cioè campi sottoposti alla vigilanza ed all'amministrazione della «
Gestapo» o delle «SS» e destinati a fini di sterminio.
Il suddetto provvedimento è stato trasmesso all'interessato, per la notifica, lo scorso 14 gennaio.
Avverso la deliberazione in questione, è consentito presentare:
1) ricorso gerarchico alla Direzione centrale degli uffici locali e dei servizi, del dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi del Tesoro, di questa amministrazione entro il termine perentorio di trenta giorni decorrenti dalla notifica del provvedimento stesso;
2) ricorso alla competente sezione giurisdizionale regionale della Corte dei conti, entro il termine quinquennale di prescrizione decorrente dalla data di notifica del provvedimento stesso.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.

FRANCESCHINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Consolato di Chambéry, istituito nel 1860 dall'allora Regno di Sardegna, nell'anno successivo, con la Proclamazione dell'Unità d'Italia, diviene il primo consolato italiano in Francia, ed una delle prime rappresentanze nel mondo del giovane Stato unitario. Il Consolato di Chambéry ha avuto nel corso della storia degli ultimi 148 anni, un ruolo prezioso dal punto di vista politico, culturale e commerciale. Tutt'oggi esiste un intenso interscambio che fa figurare l'Italia come partner commerciale privilegiato, spesso come primo fornitore estero di beni per i dipartimenti della Savoia. È del 2005 una convenzione firmata dalle Camere di commercio di Torino, Chambéry e Nizza intesa a rafforzare gli ambiti di collaborazione delle tre aree;

il Consolato di Chambéry dà un contributo importante nella promozione della cultura e della lingua italiana, ed in particolare il suo ufficio scolastico organizza numerosi corsi di italiano nelle scuole elementari e medie dei due Dipartimenti, frequentati da più di 2.600 alunni con il risultato che l'italiano è la lingua straniera più diffusa, assieme all'inglese, negli istituti di ogni grado di Savoia ed Alta Savoia;
il Consolato di Chambéry è impegnato nella preparazione delle manifestazioni nel 2010, per il 150° anniversario della annessione della Savoia alla Francia, concomitante con la istituzione del Consolato stesso. E nell'anno successivo, il 2011, nell'organizzazione dei festeggiamenti per celebrazione dell'unità d'Italia -:
se e quale soluzione intendo adottare il Ministro per evitare la soppressione di un'istituzione importante che, seppure in una logica di ottimizzazione delle risorse finanziarie e professionali e di eliminazione degli sprechi, merita di essere salvata.
(4-00727)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come disposto dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 258 del 2007, in attuazione dell'articolo 1, comma 404, lettera
g), della Legge Finanziaria 2007, il Ministero degli esteri è tenuto a dar corso ad un processo di ristrutturazione della rete diplomatico-consolare e degli istituti di cultura, finalizzato a contemperare l'esigenza di razionalizzare l'utilizzo delle scarse risorse con l'obiettivo di tutelare e promuovere gli interessi italiani, soprattutto nelle aree a più forte indice di sviluppo, quali il Medio e l'Estremo Oriente. Il medesimo articolo 12 fornisce indicazione operativa, per il triennio 2007-2009, degli obiettivi minimi di risparmio da ottenere per il tramite di detta ristrutturazione: 234.000 euro per l'anno 2007, 1.258.000 euro per l'anno 2008, 1.652.000 euro per l'anno 2009 e seguenti.
A questo processo di ristrutturazione è stata data attuazione graduale, con un'articolazione temporale su tre fasi. La prima, che ha avuto termine nel 2007; la seconda, già finalizzata normativamente, che sta avendo attualmente luogo e che terminerà il prossimo mese di novembre; la terza, prevista a partire dal prossimo 1o dicembre.
Per quanto concerne le Sedi coinvolte nella terza fase della ristrutturazione, è stata prevista, fra le Missioni diplomatiche, la soppressione della Rappresentanza permanente presso l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) in Vienna, accorpandola con la Rappresentanza Permanente presso le Organizzazioni Internazionali nella medesima città.
L'Amministrazione degli affari esteri ha quindi individuato alcune Sedi consolari che, parallelamente, formeranno oggetto dei seguenti interventi:
1. Ambasciate a Madrid e Berna: istituzione di cancellerie consolari a seguito di accorpamento rispettivamente con il Consolato Generale di Madrid e con il Consolato di Berna;
2. Chambery: creazione di uno «sportello permanente» per gestire i servizi consolari
in loco, anche attraverso il collegamento telematico con il consolato generale a Lione, che assumerà la competenza sull'attuale circoscrizione del consolato di Chambery, che viene chiuso;
3. Agenzia Consolare a Dubai: sua elevazione a Consolato Generale, per rafforzare la presenza italiana nella regione del Golfo;
4. Istituzione di un Consolato Generale in India, per rafforzare la presenza italiana
in loco.

La terza fase della ristrutturazione completa e definisce quindi il processo iniziato nel 2007 con la prima fase, anche per quanto riguarda il conseguimento degli obiettivi di risparmio previsti dalla finanziaria 2007: l'obiettivo relativo al 2009 verrà infatti ottenuto solo con la realizzazione della terza fase.


Il Ministero degli Esteri, inoltre, si è posto anche come obiettivo il mantenimento di un giusto equilibrio complessivo, agendo sia nella direzione delle rappresentanze presso organizzazioni internazionali, sia verso la rete consolare. Si è cercato, infatti, di non gravare inutilmente ed eccessivamente sui servizi all'utenza, evitando di operare tagli indiscriminati sulla rete consolare.
Per quanto riguarda Chambery, la nostra comunità
in loco risulta stabile numericamente e molto ben integrata nel tessuto sociale della Francia, paese dell'Unione a noi particolarmente vicino culturalmente e linguisticamente. Lo stesso afflusso giornaliero presso il consolato è molto ridotto, per via della tendenza sempre più accentuata a rivolgersi alle strutture pubbliche francesi, che offrono un'ampia gamma di servizi, anche nel campo sociale e assistenziale.
A Chambery rimarrà peraltro aperto uno «sportello permanente» - con una congrua dotazione di personale a contratto e secondo una formula già sperimentata a Grenoble e Bastia - che continuerà a fornire i principali servizi alla collettività, dipendendo dal consolato generale d'Italia a Lione.
Per quanto riguarda infine i proficui legami storici e culturali fra la Savoia e il nostro Paese, essi continueranno ad essere curati con ogni attenzione dal nostro consolato generale d'Italia a Lione, che rileverà la circoscrizione territoriale sinora di competenza del consolato a Chambery.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FRANZOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
per il Comune di Taranto è stato dichiarato il dissesto in data 17 ottobre 2006 e la giunta comunale, con propria delibera ha adottato la modalità semplificata ai sensi dell'articolo 258 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; l'articolo 40, commi 1, 2 e 3, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, ha prorogato al 31 dicembre 2008 il termine per l'effettuazione di pagamenti a valere sul contributo statale di 150 milioni di euro previsto dall'articolo 24, comma 1, del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159;
tale ultima disposizione ha altresì fissato al 31 dicembre 2008 il termine per l'effettuazione dei pagamenti delle transazioni che saranno definite dall'organo straordinario di liquidazione mantenendo invece fermo al 31 dicembre 2007 il termine per l'effettuazione di pagamenti per le transazioni avvenute entro il 31 dicembre 2007;
ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, le somme non utilizzate per l'effettuazione dei pagamenti entro il termine del 31 dicembre 2007 sono riversate al bilancio dello Stato con imputazione ad apposito capitolo dello stato di previsione dell'entrata;
con il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, in via di conversione, i pagamenti da effettuarsi entro il termine del 31 dicembre 2007 sono quelli afferenti le transazioni avvenute entro il medesimo 31 dicembre 2007 con esclusione quindi delle somme di cui al comma 1 dell'articolo 24 che rientrano, giusto il disposto del comma 3, tra le risorse finanziarie messe a disposizione dal Comune per le transazioni che saranno definite dall'Organo straordinario di liquidazione e che dovranno essere liquidate entro il 31 dicembre 2008 -:
se, a parere del Ministro interrogato, con la lettera b), comma 10, articolo 5, del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, sia soppresso solo quanto previsto dalla lettera b), comma 3-bis, articolo 40 del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 convertito dalla legge 21 febbraio 2008, n. 31 e non, invece, di fatto, quanto previsto dal comma 3 del medesimo articolo 40 del decreto-legge n. 248.
(4-01291)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata in esame intesa a conoscere se il comune di Taranto, che ha dichiarato il dissesto in data 17 ottobre 2006 e la cui giunta ha adottato la modalità semplificata di liquidazione dei debiti, di cui all'articolo 258 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, possa comunque destinare la quota parte del complessivo contributo di 150 milioni di euro, di cui al comma 1, dell'articolo 24 del decreto-legge n. 159 del 2007, a pagamenti da effettuarsi entro il termine del 31 dicembre 2008, senza l'obbligo di riversare al bilancio dello Stato le somme non utilizzate entro l'originario termine del 31 dicembre 2007.
Al riguardo, sentito il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, si fa presente che alla luce delle modifiche che hanno interessato il dettato normativo recato dal citato articolo 24, del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito in legge con modificazioni, dall'articolo 1, della legge 29 novembre 2007, n. 222, si ritiene che nella fattispecie trovino applicazione le disposizioni recate dal comma 3, dello stesso articolo 24 e, dunque, che il comune di Taranto possa mettere a disposizione dell'organo straordinario di liquidazione le somme non utilizzate entro il 31 dicembre 2007 per le transazioni che saranno dallo stesso definite e che dovranno essere liquidate entro il 31 dicembre 2008.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.

GARAVINI, BUCCHINO, FEDI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. Per sapere - premesso che:
la legge 30 marzo 2001, n. 152 recante "Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale", agli articoli 7 e 8 riconosce ai patronati l'attività di informazione e di assistenza a favore di cittadini italiani e stranieri, anche se residenti all'estero, per le materie riguardanti l'emigrazione e l'immigrazione;
la stessa legge 152/2001, all'articolo 11, prevede che "gli istituti di patronato e di assistenza sociale possono svolgere, sulla base di apposite convenzioni con il Ministero degli affari esteri, attività di supporto alle autorità diplomatiche e consolari italiane all'estero" e che tali attività debbono svilupparsi secondo le indicazioni vincolanti degli uffici consolari ed essere erogate agli utenti a titolo assolutamente gratuito;
gli uffici consolari, a causa delle note carenze di risorse e personale, si trovano in comprovate difficoltà nell'erogazione dei servizi e, quindi, nella necessità di ricorrere a soluzioni alternative;
nel corso dell'ultima legislatura si è svolto tra i rappresentanti dei patronati e quelli del Ministero degli affari esteri un lungo e proficuo lavoro di messa a punto di uno schema di convenzione-quadro che, una volta sottoscritta dalle parti, dovrà servire da riferimento per le convenzioni da stipulare tra gli uffici consolari e i patronati operanti in loco;
in detto schema di convenzione sono previste tutte le condizioni operative, di indirizzo e di controllo da parte dei consolati, nonché le garanzie di autonomia e gratuità per gli utenti -:
se nel quadro della predisposizione di un migliore servizio da offrire sia ai cittadini emigrati che agli stranieri interessati a venire nel nostro paese e con l'intento di sostenere l'attività degli uffici consolari, oberati da incombenze non sempre compatibili con gli attuali livelli di personale, non ritenga di favorire la conclusione dell'accordo con i patronati disponendo di perfezionare la stipula della convenzione-quadro, ferma inspiegabilmente ormai da diversi mesi.
(4-00234)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La legge n. 152 del 30 marzo 2001 ha dettato la nuova disciplina per i patronati, innovandola profondamente.


Alla tradizionale attività dell'assistenza e della tutela dei lavoratori e dei loro aventi causa in materia di previdenza e di quiescenza, si aggiungono ora attività di sostegno, di consulenza, di informazione e di assistenza tecnica in settori assolutamente nuovi e distinti: dalle prestazioni sanitarie al risparmio previdenziale, dalla legislazione fiscale all'assistenza in sede giudiziaria, dall'informazione sulla sicurezza dei luoghi di lavoro all'attività di supporto alle autorità diplomatiche.
L'articolo 11 recita: «Gli istituti di patronato e di assistenza sociale possono svolgere, sulla base di apposite convenzioni con il Ministero degli affari esteri, attività di supporto alle autorità diplomatiche e consolari italiane all'estero, nello svolgimento di servizi non demandati per legge all'esclusiva competenza delle predette autorità». Lo stesso articolo prevede la possibilità che tali attività di supporto siano formalizzate attraverso apposite convenzioni.
Si rileva che è stato recentemente formalizzato un accordo tra alcuni patronati ed il Ministero dell'interno per le domande di rilascio dei permessi di soggiorno per gli extracomunitari residenti in Italia, che avvicina il ruolo dei patronati a quello di «gestori» di funzioni della Pubblica Amministrazione.
Va sottolineato però che gli Uffici consolari sono sì la Pubblica Amministrazione ma all'estero la materia consolare, le funzioni consolari, la figura stessa dell'impiegato e del funzionario consolare sono ben definiti dalla convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963.
Ciò non di meno, non si può negare il ruolo importante dei patronati all'estero, nelle loro attività in materia pensionistica, in materia di consulenza ed anche informativa, come
trait d'union tra l'utente e gli Uffici consolari e, quando occorre, nella veste di mediatori sociali, per non dimenticare che continuano comunque a rappresentare uno dei canali più importanti attraverso i quali i connazionali residenti all'estero possono far sentire la loro voce.
Alla luce di quanto precede, il Ministero degli esteri sta studiando come meglio attuare quanto previsto come possibile dall'articolo 11 della legge 152 del 2001.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

GIACHETTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in queste ore il Tg1 ed i principali quotidiani on line di tutto il mondo hanno diffuso immagini di un video nel quale un militare israeliano avrebbe sparato a bruciapelo un proiettile, che sembrerebbe di gomma, ad un palestinese legato e bendato che protestava contro la barriera di separazione che corre a Na'alin in Cisgiordania;
tali immagini sono drammatiche, crude, e per questo appare indispensabile un inequivocabile chiarimento in merito alla reale sequenza dei fatti -:
quali iniziative intenda assumere presso il Ministro degli Esteri israeliano affinché si faccia chiarezza sulla esatta dinamica dell'accaduto che, se confermato, apparirebbe di assoluta ed estrema gravità ed indegno di una grande democrazia quale è lo Stato di Israele.
(4-00765)

Risposta. - Il Ministero degli esteri segue con attenzione l'evolversi del processo penale avviato dalle autorità giurisdizionali israeliane nei confronti dei militari coinvolti nell'episodio citato dall'interrogante.
L'ultimo aggiornamento riferisce che la Corte Suprema di giustizia ha sospeso l'applicazione dei provvedimenti assunti nei confronti del comandante del battaglione cui apparteneva il soldato responsabile dei fatti, in quanto ritenuti troppo lievi.
Attualmente il soldato ed il comandante sono accusati di «condotta immeritevole». Tale imputazione è ritenuta insoddisfacente da una serie di organizzazioni umanitarie tra cui
B'tselem, Yesh Din e il Public Committee Against Torture in Israel, che hanno fatto ricorso alla Corte Suprema.
Esse hanno chiesto che le accuse vengano inasprite e contemplino quella più grave dell' «abuso di detenuto».


In questa fase, un passo ufficiale nei confronti delle Autorità israeliane rischierebbe di apparire come un tentativo di influenzare l'imminente pronuncia da parte della Corte Suprema e come una mancanza di fiducia nei confronti del sistema di controllo giurisdizionale dello Stato d'Israele. Un sistema che offre invece ogni garanzia di rispetto dei requisiti di indipendenza ed imparzialità del giudizio.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

HOLZMANN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa locale in provincia di Bolzano ha dato ampio risalto alle notizie apparse precedentemente sul settimanale tedesco Der Spiegel, secondo il quale il governo della Germania negli anni 1968-1976 avrebbe trasferito in Alto Adige ingenti fondi da destinare genericamente alla "cultura in lingua tedesca";
tali fondi sarebbero stati amministrati dall'assessore provinciale alla cultura in lingua tedesca, extrabilancio, cioè in modo assolutamente autonomo, senza alcuna rendicontazione, senza osservare le leggi di bilancio e contravvenendo allo Statuto di autonomia in quanto si sarebbe alterato il criterio della proporzionale nella distribuzione dei contributi a fini culturali;
gli stanziamenti, dei quali non è noto l'ammontare ma che si reputano consistenti, sono continuati anche dopo il secondo statuto di autonomia e cioè dal 1972 al 1976, determinando uno squilibrio nella distribuzione delle risorse -:
se - anche sulla base degli atti depositati presso i competenti dicasteri - il Governo fosse al corrente delle modalità e della natura degli stanziamenti provenienti dal governo di Bonn;
come intenda regolarsi, sul piano internazionale, per chiedere conto d'interventi che avrebbero dovuto avere come presupposto l'accettazione da parte del Governo italiano che è stato invece scavalcato nella sua autorità, così come sono state disattese tutte le norme che regolano i rapporti tra Paesi della Comunità Europea;
se il Governo sia intenzionato a richiedere tutte le spiegazioni sulla vicenda sia al governo tedesco che all'amministrazione provinciale;
se siano ipotizzabili, sul piano fiscale e contabile, responsabilità individuali o collettive e se gli stanziamenti siano stati indirizzati all'assessore alla cultura in lingua tedesca nella sua veste pubblica o come persona fisica.
(4-00688)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I dati riportati dagli organi di informazione in merito ai finanziamenti erogati in passato all'Alto Adige da Germania e Austria sono tratti da documenti ufficiali dei Governi di detti paesi, con qualche «coloritura» e aggiunta giornalistica.
I finanziamenti fatti affluire dalla Repubblica Federale di Germania alla minoranza di lingua tedesca dell'Alto Adige tra il 1969 e il 1976 erano collegati alla politica di sostegno alle comunità di lingua tedesca, gestita dall'allora «Ministero delle minoranze di lingua tedesca all'estero». Nel 1969, il nuovo Cancelliere federale Willy Brandt decise di abolire detto Ministero e di passarne le competenze al Ministero degli esteri. Le difficoltà e le complessità burocratiche dell'assorbimento impedirono allo stesso Ministero degli esteri, per tre anni, di iscrivere a bilancio i programmi già in corso. Successivamente, tali finanziamenti furono sempre pubblicati nel bilancio della direzione per le relazioni culturali del Ministero degli esteri e si concretizzavano in: donazioni di libri, borse di studio, scambi di studenti, corsi di formazione per docenti universitari, attività di carattere culturale. Si tratta di finanziamenti in atto ancora oggi, nell'ambito di una politica linguistica che, lungi dall'abbandonare, la Germania sembra intenzionata a sviluppare ulteriormente.

Per quanto ci risulta, e per quanto si è tenuto a ribadire da parte tedesca, i finanziamenti in parola non erano e non sono in alcun modo dettati da intenzioni anti-italiane, né possono essere considerati come una ingerenza negli affari interni dell'Italia, contraria agli accordi bilaterali, internazionali ed europei che vincolano entrambi i paesi.
Analoga considerazione può essere svolta per i finanziamenti destinati alla minoranza di lingua tedesca dell'Alto Adige dall'Austria. Le Autorità austriache hanno sempre preso a riferimento, come base giuridico-morale di tali sovvenzioni, l'accordo De Gasperi-Gruber del 1946 e l'impegno da esso contemplato alla tutela delle popolazioni alloglotte, segnatamente il gruppo di lingua tedesca, dell'Alto Adige-Südtirol. Tali politiche di sostegno e promozione sono sempre state considerate da Vienna anche in linea con più generali tendenze in materia di protezione delle minoranze in Europa. Una parte significativa di tali sovvenzioni è stata impiegata direttamente in Austria, per facilitare studenti altoatesini nell'effettuazione di un periodo di studio universitario nel paese, attraverso ad esempio il pagamento di borse di studio. Tale esigenza veniva particolarmente avvertita da parte austriaca in quanto solo verso la fine degli anni novanta l'Alto Adige si è dotato di proprie strutture universitarie (quali la libera Università di Bolzano, fondata nel 1997). Per tale tipologia di intervento
in loco, alcuni finanziamenti sono stati erogati anche dalla stessa Amministrazione del Land Tirol. Altra destinazione delle sovvenzioni sono stati progetti di edilizia scolastica in Alto Adige. L'effettivo importo totale delle sovvenzioni, erogate nell'arco di un cinquantennio, si aggira sui 62 milioni di euro (valore non indicizzato), ovvero una cifra molto inferiore a quella diffusa dagli organi d'informazione (che è stata invece indicizzata).
Per quanto ci risulta e per quanto si è tenuto a ribadire da parte austriaca, anche in questo caso si esclude che i finanziamenti in parola siano serviti per scopi diversi da quelli dichiarati ufficialmente.
D'altra parte non sempre un finanziamento concesso da uno Stato a cittadini di altro stato è qualificabile come ingerenza.
Tanto le sovvenzioni tedesche quanto quelle austriache non sembrano concettualmente diverse da quelle erogate da altri paesi europei, tra cui l'Italia. Basti pensare, infatti, ai finanziamenti erogati dal nostro Paese a favore di proprie minoranze oltre confine (nel nostro caso in Slovenia e in Croazia) o a quelli erogati dal Ministero degli esteri a favore di discendenti emigrati e residenti in altri paesi UE - anche di terza e quarta generazione - per la conservazione della lingua e delle tradizioni italiane.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MACCANTI, ALLASIA, TOGNI, BUONANNO, PASTORE, SIMONETTI, COTA, FOGLIATO, FEDRIGA, GIDONI, D'AMICO e FOLLEGOT. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel 2000, a fronte della volontà manifestata dalla Repubblica Federale di Germania e da numerose fabbriche tedesche, tra cui la Daimlerchrysler, di risarcire tutti i danni subiti dai lavoratori coatti internati nei lager tedeschi durante il secondo conflitto mondiale, è sorto in Piemonte il Comitato dei deportati in campo di sterminio nazista KZ e dei lavoratori coatti in fabbriche tedesche, con sede in Avigliana (Torino);
il predetto Comitato, rappresentato dall'avvocato Luca Procacci del Foro di Torino, ha fatto parte del coordinamento (con sindacati ed altre associazioni) che, nel 2001, ha trattato le modalità d'indennizzo con la OIM - Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ovvero l'organo delegato dalla Fondazione Tedesca "Memoria, Responsabilità e Futuro" per l'istruttoria e l'erogazione dei risarcimenti;
sennonché la OIM ha non solo escluso dai risarcimenti gli ex internati militari italiani, invocando la Convenzione

di Ginevra, peraltro del tutto violata nei lager nazisti, ma ha altresì escluso dagli indennizzi anche buona parte dei deportati civili che avevano dato la prova dell'internamento e del lavoro in schiavitù nei terribili campi di sterminio KZ con numerosissime sentenze ottenute con il patrocinio dell'avvocato Luca Procacci presso la Corte dei Conti di Torino;
per tale motivo, nel 2004 il Comitato ha ritenuto di risolvere gli accordi inadempiuti dall'IOM e, conseguentemente, l'avvocato Luca Procacci ha iniziato la prima causa "pilota" per un gruppo di tredici ex internati di Torino e della Val di Susa, tutti civili e tutti con il riconoscimento del vitalizio ex legge n. 791 del 1980 "Legge Pertini", in quanto deportati nel campo di sterminio KZ di Gaggenau, nonché lavoratori coatti presso il collegato stabilimento della Daimler Benz, avanti al Tribunale di Torino contro la Fondazione Tedesca, la Germania e la Daimler Benz;
sennonché, nel presente giudizio la Germania e la Daimlerchrysler già Daimler-Benz hanno chiamato in causa, quale garante in caso di condanna, la Presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, ai sensi dell'articolo 77 comma 4 del Trattato di pace del 10 febbraio 1947 e della Convenzione di Bonn del 2 giugno 1947;
in particolare, in forza delle disposizioni contenute nei trattati del 1947 e del 1961 la Repubblica Italiana, a fronte di ingenti somme corrisposte dalla Germania all'Italia a titolo di risarcimento, avrebbe assunto l'impegno di tener indenne la Repubblica Federale di Germania da ogni eventuale azione o altra pretesa legale dei cosiddetti schiavi di Hitler italiani;
con comparsa di costituzione 21 febbraio 2005, la Presidenza del Consiglio dei ministri si è costituita nel giudizio sostenendo, tramite l'Avvocatura dello Stato, le tesi giuridiche della Germania, ovvero il difetto di giurisdizione del Tribunale Italiano sulla base del principio internazionale pubblico dell'immunità ristretta e la prescrizione del diritto degli ex deportati italiani in campo di sterminio nazista;
in conseguenza delle congiunte eccezioni di difetto di giurisdizione formulate dalla Germania, dall'Italia e dalla Daimlerchrysler, il Giudice di Torino - dottoressa Giusta, con ordinanza in data 18 novembre 2005, ha sospeso il processo e lo ha rinviato alla Sezioni Unite della Cassazione, ancorché le stesse avessero già con la sentenza n. 5044 del 2004 dichiarato la giurisdizione del Tribunale Italiano per il lavoro coatto prestato da un ex internato militare italiano;
a seguito dell'istanza di fissazione anticipata d'udienza formulata sulla base delle gravi patologie che affliggono gli istanti ultra ottantenni, nonostante il parere sfavorevole della Procura Generale, le Sezioni Unite con l'ordinanza n. 14201/08 in data 6 maggio 2008, recependo l'impostazione giuridica dell'avvocato Procacci, hanno stabilito che la Germania può essere processata dal Tribunale di Torino, limitando il difetto di giurisdizione del Giudice Italiano solo alla Daimlerchrysler;
il processo pertanto adesso prosegue avanti al Tribunale di Torino sia contro la Germania sia contro l'Italia, con una domanda risarcitoria pari ad un milione di euro per posizione, attesa la permanente ed indescrivibile devastazione fisica e psichica subita dagli schiavi di Hitler piemontesi deportati in un vero e proprio lager di sterminio e non solo di lavoro coatto;
tra i tanti gravissimi casi sottoposti al giudizio del Tribunale di Torino, significativo è quello del signor Borello Maurilio che da sessanta anni è costretto a legarsi la notte al proprio letto per contenere l'inconscio e terribile istinto alla fuga che lo perseguita drammaticamente dal giorno della cattura e della deportazione a Gaggenau -:
quale condotta processuale intenda adesso tenere la Presidenza del Consiglio dei ministri nella causa pendente avanti al tribunale di Torino, alla luce della pronuncia

delle Sezioni Unite della Cassazione del maggio 2008;
quali iniziative, a livello nazione ed internazionale, la Presidenza del Consiglio dei ministri voglia adottare al fine di consentire che la drammatica vicenda giudiziaria degli ex deportati-lavoratori coatti italiani possa concludersi celermente con un giusto riconoscimento risarcitorio dei tutti i danni, morali, esistenziali, psichici, patrimoniali, patiti in conseguenza dell'internamento e del lavoro in schiavitù ed in condizioni disumane reso in Germania durante il secondo conflitto mondiale.
(4-00768)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono, per quanto di competenza, i seguenti elementi di informazione.
1) Il Ministero degli affari esteri si impegnò a suo tempo, anche di concerto con le associazioni cui fanno riferimento gli ex-deportati, per fare riconoscere anche ai deportati civili e militari italiani i benefici della legge tedesca istitutiva della fondazione «Memoria, responsabilità e futuro». La decisione del Governo tedesco di attenersi ad una applicazione fortemente restrittiva di detta legge, limitandola ai civili deportati in ragione della loro razza e/o religione, fu da parte italiana deplorata con molta forza e con molta franchezza, in quanto ingiustamente discriminatoria.
2) A fronte della indisponibilità del Governo tedesco ad includere gli ex Internati Militari Italiani (IMI) tra i beneficiari di detti indennizzi, l'azione del Ministero degli esteri si è orientata verso la ricerca di un'intesa con Berlino su «gesti di peso politico e morale», comprensivi, tra l'altro, di interventi di carattere umanitario a favore di ex-IMI e di iniziative dirette a ristabilire e tutelare la memoria storica delle vicende concernenti gli ex-IMI. Nei negoziati dei mesi scorsi, anche a seguito dell'incontro del 17 giugno 2008 a Berlino tra il Ministro Frattini ed il Ministro degli esteri tedesco Steinmeier, la parte tedesca ha finalmente espresso un'apertura di massima in merito all'ipotesi dei suddetti «gesti di peso politico e morale», prospettando altresì la possibilità di sostenerne la realizzazione tramite la stessa «Fondazione memoria, responsabilità e futuro».
3) La concretizzazione di detta disponibilità da parte tedesca appare tuttavia al momento condizionata sia dagli sviluppi dei vari contenziosi promossi da ex-internati nei tribunali italiani, che catalizzano l'attenzione della Germania sul «binario giuridico» piuttosto che sulla ricerca di una soluzione extragiudiziale, sia dall'eventuale adozione, da parte italiana, di provvedimenti interni che possano costituire una sponda di riferimento anche per le auspicate iniziative tedesche.
In tale prospettiva, potrebbero rivelarsi senz'altro utili iniziative di carattere legislativo sulla scorta dei disegni di legge, che già nelle passate legislature avevano previsto la creazione di un «fondo nazionale» per gli ex-IMI, aperto anche a contributi volontari di soggetti pubblici e privati esteri.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MANCUSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è notizia dell'11 settembre 2008 che un'altra chiesa è stata bruciata in India da fondamentalisti indu, in particolare si tratta di una chiesa anglicana a Ratlam (Madya Pradesh);
lo scorso 8 agosto due missionari cattolici, una donna ed un uomo, sono morti, arsi vivi, nell'incendio di un orfanotrofio sito a Khuntapali (Orissa), nel tentativo di salvare i bambini ivi ospitati;
nel mese di agosto si sono susseguiti altri episodi di distruzioni, assalti, violenze nei confronti dei cristiani residenti a K. Nualgam, Kandhamal, Sundergarh, Bhavan Iptani, Udaygir, tutte località dello stato di Orissa;
la stessa Madre Teresa di Calcutta ebbe modo di confrontarsi con la violenza di quel fanatismo, legato alla ferrea suddivisione

in caste su cui si basa la religione induista, che vede in alcuni aspetti della religione cristiana (misericordia, carità, vicinanza agli ultimi) un pericolo sovversivo e rivoluzionario;
i corpi delle persone di fede cristiana uccisi con le pietre e a bastonate o con i machete, sono stati lasciati a decomporsi sulla strada ed in balia dei cani per giorni perché tutti avevano paura di ritorsioni in caso di sepoltura;
dietro a queste violenze c'è la mano del movimento fanatico induista V.H.P. (Visna Hindu Parishad) e del partito politico B.J.P. (Bharatiya Janata Party);
i cristiani in India rappresentano solo il 2,3 per cento della popolazione, ma nonostante si tratti di una piccola minoranza curano il 20 per cento dell'educazione primaria, il 10 per cento dei programmi di alfabetizzazione e di sanità pubblica, il 25 per cento dell'assistenza agli orfani ed ai malati di aids -:
se il Governo intenda esprimere, oltre alla dovuta e ferma condanna di queste violenze, al Governo indiano, la grave preoccupazione per il ripetersi ciclico di questi episodi e la richiesta che i responsabili vengano perseguiti e puniti;
se il Governo intenda attivarsi nei confronti del Governo indiano affinché promuova il dialogo tra le diverse componenti religiose della società indiana.
(4-01001)

Risposta. - Già lo scorso 1o settembre 2008, su istruzioni dell'Onorevole Ministro, l'Ambasciatore indiano a Roma è stato convocato dal Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri - assistito dal Direttore generale Asia e dal capo dell'ufficio competente - che gli hanno espresso la forte preoccupazione del Governo italiano di fronte al perdurare dei gravi episodi di violenza interreligiosa nello stato dell'Orissa.
In occasione della riunioni informale «Gymnich» dei Ministri degli affari esteri (Avignone, 5-6 settembre 2008) la presidenza francese ha inoltre accettato, su proposta del Ministro Frattini, di inserire il punto delle violenze nell'Orissa all'ordine del giorno del vertice UE-India di Marsiglia del 29 settembre.
Diversi
partner UE hanno espresso posizioni analoghe alle nostre. In occasione del vertice di Marsiglia il Presidente Sarkozy ha sollevato il tema anche in sede di conferenza stampa. Egli ha in particolare ringraziato il Primo Ministro Singh per le assicurazioni fornite ai vertici episcopali indiani, nonché per l'invio di truppe in Orissa. Per parte sua, Manmohan Singh ha ribadito che l'India è uno Stato laico e che la libertà religiosa è un bene che il suo paese intende sempre più tutelare.
Uno specifico riferimento al tema della libertà religiosa è stato inserito, su richiesta europea, nel comunicato finale del vertice.
Il nostro vivo auspicio è che le ferme misure sin qui adottate ed annunciate dal Governo di New Delhi possano porre termine alla violenza e rilanciare il dialogo ed il reciproco rispetto tra le varie componenti della società, in linea con le pratiche consolidate di pacifica convivenza che caratterizzano la moderna democrazia indiana e con valori di pluralismo e di rispetto dei diritti umani fondamentali e della libertà religiosa.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

MANNUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 4 gennaio 2008 è scomparso al largo delle coste venezuelane un velivolo bimotore della compagnia Transaven, partito da Caracas in Venezuela e diretto verso l'arcipelago di Los Roques;
a bordo risultavano ufficialmente otto cittadini italiani, uno svizzero e cinque venezuelani compresi pilota e copilota;
circa quindici giorni dopo l'accaduto fu ritrovato in mare il cadavere del copilota,

di cui ad oggi non è stata ancora chiarita la causa della morte;
in data 8 luglio 2008 i giornali italiani hanno diffuso la notizia dell'individuazione di un relitto a 400 metri di profondità al largo delle isole Los Roques;
le immagini registrate da un robot calato sul fondo del mare hanno consentito di escludere che i resti individuati appartengano al bimotore Let 140 della compagnia Transaven -:
quali iniziative intenda assumere per assicurare alle famiglie degli otto cittadini italiani dispersi nel Mar dei Caraibi la prosecuzione delle ricerche finalizzate a una piena comprensione dell'accaduto;
se l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, così come previsto dalla normativa internazionale in materia, abbia designato un proprio esperto nella inchiesta tecnica avviata dalle competenti autorità venezuelane;
se il Governo non intenda incaricare un esperto italiano con il compito di coordinare le ricerche al fine di avere la certezza che si faccia ogni sforzo possibile per risalire alla verità e al ritrovamento dei connazionali scomparsi.
(4-00635)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
1. Il 4 gennaio 2008 si è appreso della scomparsa di un aereo della compagnia venezuelana «Transaven» nel corso del tragitto Caracas-Los Roques. Il pilota del velivolo ha lanciato un SOS alla torre di controllo di Gran Roque, indicando di avere i due motori spenti e di trovarsi a 16 miglia nautiche dalla destinazione. Non sono seguite ulteriori comunicazioni. A bordo dell'aereo erano presenti 14 persone, fra cui 8 cittadini italiani ed un cittadino svizzero.
Le Autorità venezuelane hanno avviato, a varie fasi, ricerche per tentare di recuperare il velivolo ed eventuali superstiti con tutti i mezzi a disposizione. Le ricerche si rivelano particolarmente difficili perché non sono disponibili tracciati radar (l'aereo è scomparso al di fuori del raggio di portata del radar di Caracas e l'aeroporto di Los Roques non possiede un radar) ed è pertanto impossibile delimitare con certezza l'area del presunto impatto, ricostruita sulla base della simulazione della traiettoria dell'aereo in situazione di emergenza. Inoltre la morfologia del fondale in quella zona è estremamente irregolare e le profondità variano dai 100 ai 1.500 metri.
2. Il Ministero degli affari esteri, tramite l'unità di crisi, ha informato i familiari e continuato a prestare loro la massima assistenza al fine di fare piena luce sull'accaduto e poter espletare le pratiche legali inerenti alla sciagura.
Nel febbraio 2008 l'unità di crisi ha inviato in Venezuela una missione tecnica cui hanno preso parte esperti della Marina militare, dell'Aeronautica militare e della Protezione civile, al fine di verificare
in loco l'adeguatezza delle attività, dei mezzi e delle procedure impiegati per le ricerche dalle Autorità venezuelane, acquisendo elementi per fornire risposta alle richieste di precisazioni sollevate dai familiari.
In contemporanea, si è svolta a Caracas una missione di esperti dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (ANSV), che è stata accreditata in Venezuela quale ente «osservatore» dell'inchiesta aperta dalle Autorità venezuelane.
3. Nella notte di sabato 12 gennaio è stato rinvenuto nella penisola del Paraguanà un cadavere maschile, poi identificato dalle competenti Autorità venezuelane come quello del co-pilota dell'aereo. L'autopsia ha determinato che la causa della morte (avvenuta il giorno stesso dell'incidente) è stata un violento impatto. L'esame medico-legale ha anche determinato che il copilota era già deceduto prima di essere sbalzato fuori dal velivolo, quando quest'ultimo ha toccato l'acqua.
Non appare pertanto corretto quanto affermato dall'interrogante circa il presunto «mancato chiarimento» delle cause della morte del copilota.
4. Il 22 aprile 2008, nel corso delle ricerche di profondità (condotte dalle Autorità

venezuelane attraverso una nave oceanografica dotata di sonar), è stato rinvenuto, a circa 400 metri di distanza dalla barriera sud dell'arcipelago di Los Roques, a 304 metri di profondità, un oggetto che il Governo venezuelano ha ritenuto possedere caratteristiche riconducibili all'aereo scomparso. Non disponendo della tecnologia necessaria per effettuare a quella profondità le riprese sottomarine indispensabili per confermare che l'oggetto corrisponda effettivamente all'aereo, le Autorità venezuelane hanno appaltato le operazioni alla ditta locale Corporación ATM, che ha iniziato i lavori nel giugno 2008.
Su richiesta dei familiari, tra il 1o ed il 9 luglio si sono recati a Caracas e Los Roques due esperti, uno nominato dalle famiglie, l'altro dal Governo italiano, che hanno partecipato come osservatori alle attività di identificazione e hanno avuto incontri con gli organismi venezuelani competenti per il dossier.
5. Da quanto ufficiosamente appreso dai citati esperti, risulta che l'oggetto individuato il 22 aprile 2008 non è il velivolo scomparso il 4 gennaio scorso. La
Corporación ATM continua (come da contratto) ad effettuare rilevamenti e ricerche di profondità in un'area di 25 miglia quadrate intorno a quella in cui si trova il relitto. Un rapporto ufficiale sulle attività svolte verrà consegnato dalle Autorità venezuelane al termine delle citate operazioni di ricerca.
6. Venendo, nello specifico, ai quesiti sollevati dall'interrogante, si osserva quanto segue.
Da quanto riferito dall'agenzia stessa (cfr. punto 2), risulta che l'ANSV abbia provveduto all'accreditamento di un proprio esperto presso le Autorità venezuelane. Si segnala che nel caso in questione la normativa internazionale (articolato 5.27 dell'annesso 13 della convenzione di Chicago del 1944) conferisce al Governo italiano poteri assai limitati. Com'è noto, infatti, la scomparsa dell'aereo è avvenuta in territorio venezuelano, il velivolo apparteneva ad una compagnia venezuelana ed era registrato in Venezuela.
Da parte italiana è stata prospettata al Governo venezuelano la possibilità di inviare esperti per coadiuvare le competenti autorità nell'effettuazione delle ricerche. Non è tuttavia ipotizzabile che l'Italia assuma in prima persona il coordinamento delle ricerche stesse, considerato che il velivolo è scomparso in territorio venezuelano ed è la magistratura di quel Paese che sta coordinando le indagini sull'accaduto.
Il Ministero degli affari esteri continuerà naturalmente a seguire la vicenda con la massima attenzione, nell'auspicio che vengano ritrovati i resti dell'aereo, vigilando a che l'inchiesta svolta dalle Autorità venezuelane faccia chiarezza sulla dinamica e le responsabilità dell'accaduto.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro degli esteri spagnolo ha stilato una lista di 80 Paesi "sconsigliati" ai viaggiatori per diversi motivi, tra cui conflitti e scarsa sicurezza interna;
sul sito web del Ministero degli esteri spagnolo si avverte, inoltre, che in questo momento nessuna regione del mondo è al sicuro da possibili attacchi terroristici;
risulta particolarmente importante, soprattutto nella fase estiva tradizionalmente occasione di viaggi turistici per gli italiani, la informazione di preventiva tutela della sicurezza con l'accurata indicazione dei paesi a rischio -:
se si condivida la significativa estensione del numero dei "Paesi a rischio" secondo il sito "ad hoc" del Ministero degli esteri spagnolo oltre la sottolineatura circa attuali rischi globali per il turismo;
se vi siano metodologie standard per i paesi europei onde individuare congiuntamente in sede UE l'elenco dei "Paesi a rischio".
(4-00934)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.


Già da molti anni il Ministero degli affari esteri mette a disposizione del cittadino un servizio di informazioni sulla situazione di sicurezza in tutti i paesi del mondo. Tale servizio è raggiungibile sia attraverso il sito internet www.viaggiaresicuri.it - redatto in un linguaggio chiaro ed accessibile dall'Unità di Crisi, con i contributi delle ambasciate e delle direzioni generali competenti - sia tramite un
call center attivo 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, che risponde al numero 06.491115. È possibile in tal modo acquisire, oltre ad informazioni generali sui vari paesi, anche indicazioni aggiornate in tempo reale, sulla base di tutti gli elementi disponibili, circa le condizioni di sicurezza e la situazione sanitaria. L'evoluzione della situazione viene attentamente monitorata ed ogni variazione viene recepita negli «avvisi particolari» ai viaggiatori, che costituiscono una delle sezioni più visitate del sito.
Il servizio è configurato in modo tale da soddisfare le esigenze delle varie tipologie di utenti: dal privato cittadino che si prepara ad effettuare un viaggio all'estero, all'agenzia di viaggi che intende rispondere a quesiti formulati dai clienti, alle associazioni di tour operator che variano l'offerta dei picchetti turistici anche sulla base degli avvisi pubblicati dal Ministero degli affari esteri. L'efficacia del servizio è testimoniata anche dai dati statistici relativi alla frequentazione delle pagine del sito www.viaggiaresicuri.it: dal 2006 al 2008, grazie alla pubblicizzazione del servizio, si è registrato un aumento degli accessi di oltre il 100 per cento.
Venendo ora agli specifici quesiti posti dall'interrogante:
(a) Anche la Spagna dispone, sul sito del proprio Ministero degli affari esteri, di una serie di pagine di raccomandazioni ai viaggiatori organizzate secondo una struttura analoga a quella del sito italiano.
Il numero di paesi in cui l'Italia sconsiglia i viaggi è analogo a quello indicato dal Governo spagnolo. Sulla
home page del sito www.viaggiaresicuri.it sono presenti dei focus ad hoc, in cui vengono sottolineati pericoli particolari, come ad esempio gli allarmi meteorologici, il rischio terroristico e le malattie da puntura di insetti. Più in generale, il sito italiano risulta - fra quelli degli altri paesi UE e dei principali paesi industrializzati (USA, Canada, Australia) - fra quelli meglio strutturati ed organizzati.
(b) Il concetto di
crisis management e di comunicazione dei rischi adottato dal nostro Ministero degli affari esteri (ed in base al quale è stato è concepito il sito www.viaggiaresicuri.it) non prevede l'adozione della categoria di «paese a rischio» o la compilazione di elenchi di «paesi pericolosi».
Il recente, drammatico sviluppo degli eventi internazionali ha fatto maturare la consapevolezza che le situazioni di emergenza all'estero non sono più riconducibili, come nel più recente passato, ad un unico fattore di rischio (essenzialmente l'instabilità socio-politica) da affrontare con una tipologia, di interventi sempre uguali (ad esempio, l'organizzazione delle evacuazioni). Nel mondo di oggi i fattori di rischio hanno assunto carattere globale e sono quindi riconducibili a molteplici minacce: dal terrorismo, alle calamità naturali, dalle crisi socio-politiche alle epidemie, alla criminalità organizzata. Per tale motivo, anche paesi che fino a qualche anno fa potevano essere considerati sostanzialmente «sicuri» risultano oggi esposti a rischi di varia natura: perde pertanto di pregnanza la nozione stessa di «paese a rischio» che - ove adottata - porterebbe a far sottovalutare le minacce esistenti nelle aree del pianeta non incluse nella lista.
(c) Come l'Italia, anche molti altri paesi europei (Regno Unito, Francia, Germania) hanno abbandonato da tempo la categoria di «paese a rischio». In ogni caso, il contenuto dei siti di consigli ai viaggiatori dei paesi UE che ne dispongono risulta già armonizzato: gli avvisi vengono infatti aggiornati sulla base di un'accurata valutazione dei fattori di rischio, condotta dai vari paesi in gran parte sulle medesime fonti.
Va comunque rilevato che a Bruxelles la quasi totalità degli Stati membri (
in primis l'Italia) si è pronunciata a favore del mantenimento di siti distinti su base nazionale, onde poter modulare il contenuto degli avvisi ai viaggiatori sulla base dei relativi

flussi turistici e di considerazioni attinenti ai rapporti bilaterali. È infatti evidente che la gravità della minaccia e le stesse tipologie di rischio in un determinato paese possono variare in ragione della nazionalità e del numero dei visitatori, nonché della situazione dei rapporti politici fra Stati.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere- premesso che:
lo scorso 29 luglio, l'inviato speciale dell'OSCE in Azerbagijan Hei i Talvitie ha avuto un incontro coi rappresentanti dei partiti politici al fine di verificare la situazione preelettorale per le imminenti elezioni presidenziali, così come la situazione dei diritti civili in quel paese;
l'opposizione azera, tramite il deputato Avaz Termikhan del Partito Liberale, ha severamente criticato l'operato dell'inviato dell'OSCE, sostenendo che per l'opposizione l'OSCE non ha espresso una chiara posizione circa la necessità di svolgere elezioni libere ed eque in Azerbaijgian;
tale dichiarazione pare grave in una realtà di gravi tensioni, interne e bilaterali, quale quella Caucasica soprattutto nell'imminenza delle prossime elezioni presidenziali -:
quale sia l'esatta posizione assunta dall'inviato dell'OSCE in Azerbaijgian Hei
i Talvitie nei suoi incontri coi partiti azeri e nella prospettiva di assicurare a quel Paese elezioni secondo standard democratici.
(4-00948)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'inviato speciale dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), l'Ambasciatore Talvitie, il 30 luglio 2008 ha incontrato a Baku il Presidente della Repubblica Aliyev e il Ministro degli esteri Mammadyarov, ed ha avuto riunioni con esponenti dei Partiti della maggioranza e dell'opposizione, dei media, delle ONG (Organizzazioni non Governative) in vista delle prossime elezioni presidenziali del 15 ottobre 2008, che dovrebbero svolgersi nelle aspettative dell'OSCE secondo standard democratici.
A quanto riferito dalla nostra ambasciata a Baku, gli Azeri rivolgono in effetti all'OSCE l'accusa di avere valutazioni molto più indulgenti nei confronti delle elezioni armene e georgiane rispetto ai parametri utilizzati nei confronti dell'Azerbaijan.
L'Ambasciatore Talvitie, nel sottolineare che i paragoni tra Georgia, Armenia e Azerbaijan non sono agevoli in quanto l'OSCE nel suo lavoro deve tener conto delle specificità di ciascun paese, ha ribadito le aspettative particolarmente alte nei confronti dell'Azerbaijan che in virtù del suo sviluppo economico eccezionale potrebbe divenire un punto di riferimento nella regione anche sotto il profilo politico e delle libertà individuali.
Nel corso degli incontri avuti dall'Ambasciatore Talvitie si sono anche registrate le lamentele dei partiti dell'opposizione intese ad affermare che l'OSCE e più in generale l'Occidente non farebbero nulla di concreto per favorire lo sviluppo della democrazia in Azerbaijan. Tali critiche - a giudizio di Talvitie, condiviso da molti Capi missione dell'UE accreditati nel paese - sarebbero dettate dal senso di frustrazione dell'opposizione purtroppo ancora debole, divisa e disorganizzata.
Il dialogo dell'OSCE con le Autorità azere al fine di assicurare libere elezioni non è certamente facile, ma non sono risparmiati sforzi per un sostegno al paese affinché la tenuta delle elezioni possa essere, per quanto possibile, trasparente e secondo standard internazionali.
I temi maggiormente discussi sono, oltre alla libertà di stampa e di riunione, anche il monitoraggio dell'attività della commissione elettorale, che ha un ruolo determinante nell'assicurare la gestione delle procedure

amministrative pre-elettorali nonché di raccolta dei dati dopo le elezioni.
Le principali aree di intervento possono essere così delineate:
assistenza agli osservatori elettorali, clima di libertà durante la campagna elettorale assicurato anche attraverso il monitoraggio dei media, partecipazione al processo elettorale, legislazione in materia con particolare riguardo al codice elettorale.
È auspicata l'introduzione di una nuova legislazione in materia elettorale, che fornisca a tutti i candidati le maggiori garanzie possibili in materia di «par condicio», soprattutto per quanto riguarda la libertà di stampa e di associazione.
L'Italia, in linea con la posizione dei nostri maggiori partner europei, sostiene il lavoro svolto dall'OSCE in Azerbaijan nonché l'attività del Rappresentante speciale del CIO finlandese, (
Chairman in Office, ossia il Presidente in esercizio dell'OSCE), al fine di assicurare standard democratici nelle prossime elezioni presidenziali del 15 ottobre.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel prossimo mese di settembre è previsto, presumibilmente a Parigi, il primo forum Unione europea-Asia Centrale sulle questioni della sicurezza;
il 28 e il 29 luglio 2008 si è tenuto a Trashkent, alla presenza del ministro francese per gli Affari Europei Jean Pierre Jouyet, un meeting preparatorio presieduto da Pierre Morel, rappresentante speciale per l'Europa per l'Asia Centrale, a cui hanno partecipato tutti gli ambasciatori europei in tale aree;
tale meeting ha avuto il compito di individuare le iniziative strategiche dell'Europa in tale area del mondo, cruciale sia sotto l'aspetto energetico sia della sicurezza, stante la contiguità con l'Iran e l'Afghanistan -:
quali siano state le risultanze del meeting di Tarshkent e quale posizione l'Italia assumerà, in merito al forum Europa-Asia Centrale del prossimo settembre.
(4-00955)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'incontro organizzato a Tashkent il 28 luglio 2008, ha rappresentato un'occasione per approfondire quella che è la situazione economica, politica e sociale dei cinque paesi che compongono questa regione (Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikstan, Turkmenistan e Uzbekistan), per valutare il livello di attuazione della strategia UE per l'Asia Centrale e per preparare le attività del Forum UE - Asia Centrale sulle questioni di sicurezza in programma a Parigi il 18 settembre 2008.
La presidenza francese, prendendo come base di partenza le indicazioni fornite dal documento di strategia UE per l'Asia Centrale, ha concentrato i lavori su tre temi: minaccia terroristica e aspetti di non proliferazione, lotta contro il traffico di droga e contro la tratta di esseri umani e sicurezza ambientale ed energetica.
L'Italia ha sostenuto pienamente questa iniziativa, cui partecipano, oltre ai rappresentanti dei governi dell'UE e dei paesi della regione dell'Asia Centrale, il Commissario europeo Ferrero Waldner ed il Segretario generale/Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Javier Solana.
La riunione, alla quale ho partecipato in rappresentanza del Ministro Frattini, è stata di grande interesse ed ha consentito di allargare la discussione anche alla situazione in Afghanistan.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 18 luglio 2008, la repubblica secessionista dell'Abkhazia ha rigettato come

"inaccettabile" un piano di pace fra Abkhazia e Georgia proposto dalla Germania;
il 25 luglio 2008, sia una delegazione diplomatica statunitense, sia l'ambasciatore tedesco a Tbilisi, Patricia Flor, hanno incontrato a Sukhumi il presidente dell'Abkhazia Sergei Bagapsh, per illustrare nuovi tentativi di ricomposizione delle difficile e pericolosa situazione creatasi da tale "conflitto congelato";
il piano tedesco prevedrebbe un accordo sull'uso della non-violenza, il ritorno dei rifugiati in Georgia, le misure per una prossima individuazione dello status della regione ribelle;
il 30 luglio 2008, il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Jens Ploetner ha affermato che in agosto Berlino potrebbe ospitare negoziati di pace tra le due parti;
risulta particolarmente attivo per la definizione del conflitto in questione il ruolo del cosiddetto "gruppo dei cinque amici per la Georgia", composto da Francia, Germania, Russia, Regno Unito e Usa -:
se l'Italia e l'Unione europea sono al corrente e parti attive del suindicato piano di pace tedesco per l'Abkhazia e come intendano supportarne gli sforzi, anche attraverso un allargamento utile del "gruppo dei cinque amici per la Georgia".
(4-00956)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il piano di pace per l'Abkhazia, presentato dal Ministro degli esteri tedesco Steinmeier - nel corso della sua visita in Georgia e Russia del 17-19 luglio 2008 - al Presidente georgiano Saakashvili, al Presidente
de facto abkhazo Shamba e al Presidente russo Medvedev, risulta allo stato attuale superato dagli eventi bellici dello scorso agosto.
Come noto, la mediazione della presidenza francese dell'UE ha portato alla cessazione delle ostilità iniziate il 7 agosto e all'accettazione da parte dei presidenti georgiano e russo e delle autorità
de facto abkhaze e sud-ossetine di una piattaforma in 6 punti.
L'Unione Europea sta fattivamente contribuendo all'applicazione di tale accordo, attraverso una costruttiva opera di mediazione tra le parti e attraverso l'invio
in loco, a partire dal 1o ottobre, di una missione civile di 200 osservatori, denominata «EUMM-Georgia» (European Union Monitoring Mission in Georgia), con funzioni di monitoraggio degli adempimenti sanciti nelle intese stesse, deciso dal Consiglio affari generali del 15 settembre 2008.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 30 luglio 2008, nel corso di una conferenza stampa a Yerevan, il ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian ha dato notizia che si incontrerà prossimamente a Mosca col suo omologo azero Elmar Mannadyarov, "su iniziativa del Gruppo di Minsk dell'Osce";
si tratterebbe del terzo incontro ministeriale fra i due paesi nel giro degli ultimi tre mesi, con l'evidente obiettivo di individuare una soluzione del "conflitto congelato" del Nagorno-Karabach -:
in quale modo il Governo italiano ha partecipato all'elaborazione della proposta in questione, da parte del gruppo di Minsk;
se sia stato notiziato in merito circa le prospettive e le finalità di tale proposta;
se non si reputi utile un allargamento dei Paesi partecipanti al cosiddetto Gruppo di Minsk dell'Osce, finalizzato alla risoluzione delle gravi contrapposizioni azero-armene nel Caucaso.
(4-00958)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il conflitto che oppone l'Armenia all'Azerbaijan per il controllo della regione dell'Alto-Karabach, popolata in maggioranza da Armeni ma facente parte dal 1923 dell'Azerbaijan, congelato intorno al «cessate il fuoco» siglato nel 1994, rientra nella gamma di conflitti etno-politici che hanno accompagnato la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
Con riferimento ai più recenti eventi, il deterioramento dello stato del negoziato del conflitto dell'Alto Karabakh ha cominciato a verificarsi a partire dal gennaio scorso, ma ha subito un'evidente accelerazione a seguito della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kossovo.
Le tensioni manifestatesi recentemente tra Armenia e Azerbaijan, se rientrano in una dialettica ancora fisiologica tra le parti, hanno tuttavia invertito la tendenza positiva che, a ridosso del consiglio ministeriale Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) di Madrid dello scorso novembre, aveva fatto pur sperare in un consistente progresso, («la finestra di opportunità»), realizzato intorno al documento riservato sui «
Basic Principles», in cui i co-chairs avrebbero individuato le aree del negoziato su cui esisteva un consenso.
I fattori che hanno contribuito a questa inversione di tendenza sono come è noto molteplici e basterebbe citare, oltre agli eventi del Kossovo, le difficoltà della situazione politica interna armena, l'influenza che il clima elettorale in Azerbaijan (le presidenziali il 15 ottobre) può esercitare sulle posizioni azere.
Sembrerebbe che entrambe le parti abbiano interesse a drammatizzare le tensioni per richiamare l'attenzione della Comunità internazionale ora che l'indipendenza del Kossovo potrebbe, in una interpretazione da noi ovviamente rifiutata, aver indebolito la forza del principio dell'integrità territoriale.
Il gruppo di Minsk, di cui fa parte anche l'Italia, è co-presieduto da Stati Uniti, Russia e Francia. Si tratta di uno strumento di mediazione che operando in ambito OSCE, porta avanti una strategia di stimolo ai negoziati diretti tra le Parti, sulla base del documento di Madrid, il cosiddetto documento sui Principi, rimasto riservato, ma sul quale era stato raggiunto per il 90 per cento il consenso delle parti, restando tuttavia i nodi di un eventuale referendum e del territorio di Latchin.
L'attuale mediazione dei co-presidenti con le parti riguarda l'evacuazione da parte dell'Armenia dei territori occupati in cambio di uno status temporaneo (autogoverno senza indipendenza del Nagorno Karabach) fino al referendum, che dovrebbe avvenire col consenso di entrambe le parti. Il vero nodo negoziale è costituito dalla natura ed estensione del corridoio di Latchin, mentre il resto del distretto di Latchin dovrebbe essere evacuato alla stessa stregua dei territori occupati.
In virtù dei briefing regolari delle co-presidenze agli altri membri del gruppo di Minsk e ai partner comunitari (da ultimo a quanto riferisce la nostra rappresentanza a Vienna il 30 giugno e il 3 luglio 2008), l'Italia è informata della linea di negoziato portata avanti con massima riservatezza dai tre co-presidenti e che, anche a giudizio del Segretariato dell'OSCE, sta avendo importanti risultati.
Al momento appare condivisibile la strategia di cui i co-Presidenti hanno informato i partner del gruppo di Minsk e i comunitari, basata sui contatti tra le parti e su un lavoro sul documento dei principi, che può essere emendato ma non snaturato in attesa che dopo le elezioni in Azerbaijan si possano raggiungere risultati più concreti.
Si sostiene pertanto il lavoro dei co-presidenti e la riservatezza della loro azione, che, nella situazione internazionale particolarmente delicata nel Caucaso, ha maggiori strumenti per essere incisiva.
Al momento non si riterrebbe pertanto opportuno modificare, nel senso di un allargamento, le modalità di gestione del zuppo di Minsk.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere- premesso che:
le eccezionali avversità atmosferiche che dall'inizio del 2008 hanno interessato gran parte delle regioni del Nord hanno provocato gravissimi danni soprattutto al settore agricolo non solo rovinando le colture presenti al momento degli eventi calamitosi, ma anche e soprattutto compromettendo il normale andamento agronomico dei periodi successivi e le rese in quantità e qualità dei futuri periodi di raccolta;
la situazione assume un aspetto allarmante soprattutto in quei comuni in cui le calamità naturali si sono susseguite in maniera costante e secondo tutte le tipologie atmosferiche più rovinose iniziando dalle gelate fuori stagione, passando per le piogge eccezionali fino a giungere agli attacchi di agenti patogeni indotti dal cattivo stato delle coltivazioni;
tale situazione critica risulta particolarmente evidente nell'ambito territoriale di Cantù dove anche a detta della locale sezione della Coldiretti regionale, si rilevano danni economici incalcolabili con colture completamente danneggiate e l'aggravante dell'inarrestabile aumento dei costi energetici;
nel comprensorio canturino-erbese il perdurante maltempo ha pesantemente danneggiato le numerose aziende agricole di tutto il territorio mettendole in ginocchio e gravando pesantemente sui bilanci. Sempre la Coldiretti locale dichiara che le stime dettagliate dei danni, in termini economici, si potranno fare solo nei prossimi mesi, ma le previsioni sono negative e parlano di perdite al dettaglio che superano il 50 per cento e addirittura sfiorano la totalità;
i danni agricoli di cui trattasi si riferiscono soprattutto al fieno tardivo inutilizzato, al frumento e all'orzo di qualità scadente, al granoturco perso, quasi al 100 per cento. Nel territorio di Cantù le avversità climatiche del periodo di maggio hanno colpito le coltivazioni allora in essere ed i danni si ripercuoteranno nei prossimi mesi in tutta la filiera, andando a riguardare oltre la qualità dei foraggi anche i corretti equilibri dei processi agronomici che saranno inevitabilmente falsati rispetto agli andamenti normali;
nell'area canturina-erbese rischia di entrare in crisi irreversibile soprattutto la zootecnia bovina da latte a causa della scarsità e della cattiva qualità del fieno e perciò, in mancanza di quello locale, dovrà essere reperito dall'esterno con incremento rilevante dei costi. In tal senso si riscontra che il prezzo di questo prodotto è già passato dai 10/12 euro al quintale ai 16 euro al quintale in poche settimane e si ritiene che si arriverà anche a raddoppiare la cifra. La stessa situazione interessa anche le altre materie foraggere destinate ai bovini;
le criticità riferite non concernono solo il settore zootecnico, ma anche le aziende florovivaistiche canturine che hanno già subito danni economici ingenti -:
se nel rispetto delle proprie competenze e degli strumenti operativi che per lo scopo in maniera compatibile si possono attivare, non intenda intervenire per evitare il peggiorare della situazione di crisi che sta colpendo le aziende agricole del territorio canturino-erbese a causa delle avversità atmosferiche succedutesi negli ultimi mesi ed in tale ambito quali iniziative intenda assumere per ridurre i maggiori oneri produttivi che stanno gravando e di più graveranno in futuro sugli agricoltori di cui trattasi.
(4-00904)

Risposta. - In merito all'interrogazione a risposta scritta in esame concernente le avversità atmosferiche che nell'anno in corso hanno interessato la provincia di Como segnalate dagli interroganti, si ritiene necessario precisare quanto segue.
Al riguardo, relativamente agli interventi di soccorso alle imprese agricole colpite, si fa presente che potranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale,

qualora a conclusione dei rilevamenti da parte degli organi tecnici della regione Lombardia, territorialmente competente, verranno accertati danni superiori al 30 per cento della produzione lorda vendibile ordinaria.
Alla data odierna, ancora nessuna richiesta formale d'intervento è pervenuta a questa Amministrazione.
Si assicura, pertanto, che non appena perverrà la proposta regionale, nei termini e con le modalità prescritte dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 modificato dal decreto legislativo 18 aprile 2008 n. 82, si provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria.
In relazione a ciò, si comunica che, ai sensi della vigente normativa, a favore delle aziende agricole danneggiate possono essere concessi i seguenti aiuti:
contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria;
prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo;
proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso;
contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte.

Compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, con onere della spesa a carico del Fondo di solidarietà nazionale.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

MUSSOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un centinaio circa di pazienti oncologici della casa di cura San Camillo di Forte dei Marmi (Lucca), struttura convenzionata con la ASL Toscana 12, hanno segnalato che il 30 giugno 2008 verrà chiuso un reparto della cennata struttura;
tale circostanza, ove corrispondesse al vero, genererebbe gravissimi problemi poiché verrebbe meno l'assistenza, a pazienti affetti da così gravi malattie, del medico oncologo e delle strutture, quali ad esempio la macchina dell'ipertermia;
il motivo della soppressione sembrerebbe la volontà di riconversione in un nuovo centro di chirurgia estetica della Versilia e, ad un più lungo termine, in un centro di tomoterapia -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale vicenda e, in ogni caso, quali iniziative intenda assumere tendenti a verificare la possibilità di mantenere gli attuali livelli di assistenza sanitaria ad un così alto numero di pazienti affetti da malattie tumorali.
(4-00273)

Risposta. - In merito a quanto richiesto nella interrogazione parlamentare in esame, il competente assessorato al dritto alla salute della regione Toscana ha precisato che la notifica della chiusura dell'attività oncologica effettuata presso la Casa di cura «San Camillo» di Forte dei Marmi (Lucca) ha comportato, da parte dell'Azienda Unità sanitaria locale (USL) 12, la piena disponibilità, dimostrata anche in occasione di pubblici incontri con gli amministratori locali di Forte dei Marmi e della clinica «San Camillo», ad assicurare la prosecuzione delle terapie oncologiche a vantaggio di quei pazienti che avessero manifestato la volontà di continuare il trattamento presso l'Unità operativa complessa (UOC) di Oncologia medica dell'azienda stessa.
Tale disponibilità non è mai stata messa in discussione, neppure in occasione dei ripetuti incontri effettuati con la direzione

sanitaria del «San Camillo» e con il medico responsabile del «day hospital» oncologico della stessa casa di cura, con il quale sono state effettuate molteplici riunioni per pianificare l'eventuale prosecuzione delle terapie oncologiche dopo la chiusura del reparto della casa di cura, originariamente fissata al 30 giugno 2008.
L'azienda AUSL 12, pur non condividendo, sulla base delle linee guida nazionali ed internazionali, alcune scelte terapeutiche della casa di cura, si è sempre fatta garante della prosecuzione dell'attività, in favore dei pazienti che ne avessero fatta richiesta, al fine di consentire il completamento del percorso terapeutico già intrapreso.
In data 16 giugno 2008, la direzione sanitaria della casa di cura «San Camillo» - Versilia Righi srl - ha comunicato che nella riunione del 4 giugno il consiglio di amministrazione ha deciso di «proseguire l'attività di
day hospital oncologico, sia pur nelle more delle definizioni contrattuali con l'ASL 12 Versilia»".
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

NASTRI e MANCUSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano la Stampa in data 18 settembre 2008 il Consiglio di amministrazione dell'Ente di tutela della risicoltura, avrebbe recentemente stabilito di spostare la sede dell'Ente a Milano;
il medesimo quotidiano inoltre riporta che le città di Novara e di Vercelli sarebbero intenzionate a contendersi la stessa sede in considerazione del fatto che nel 1931 l'allora senatore novarese del Regno, Aldo Rosini, fondò l'organismo, mentre i sostenitori vercellesi sostengono di aver già individuato la struttura adatta ad ospitare la sede dell'Ente risi, dove troverà posto anche la futura risoteca;
anche l'Unione agricoltori di Novara e di Verbano Cusio Ossola, è intervenuta sul medesimo argomento, ritenendo che in un'ottica di risparmio sarebbe più opportuno che la sede fosse Novara, in quanto l'Ente nazionale risi risulta proprietario di uno stabile di circa 800 metri quadrati di superficie e pertanto adeguato sia come struttura, sia dal punto di vista baricentrico rispetto ad altre zone della provincia -:
se le notizie riportate dal quotidiano esposto in premessa corrispondano al vero e in caso affermativo se non intenda adoperarsi per mantenere l'operatività dell'Ente nell'area geografica che gli sarebbe propria e quindi nel cuore della produzione risicola italiana.
(4-01081)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta indicata in esame, si rappresenta quanto segue.
Questa amministrazione rileva che un'eventuale diversa dislocazione territoriale della sede dall'ambito territoriale del comune di Milano non può che essere effettuata ricorrendo ad una modifica del regio decreto-legge 11 agosto 1933, n. 1183, convertito in legge 28 dicembre 1993, n. 1932 che, nell'istituire l'Ente nazionale Risi, ha stabilito che la sede debba essere localizzata nell'ambito territoriale del suddetto comune.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

PICCHI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la dematerializzazione degli archivi è una priorità dell'azione di governo;
nel corso delle ultime elezioni politiche numerosi connazionali non hanno potuto votare a causa del non allineamento dell'anagrafe AIRE consolare, di quella AIRE ed elettorale dei comuni, e si sono verificate situazioni al limite del

paradossale, spesso incresciose, che minano a fondo la credibilità del nostro Paese agli occhi dei cittadini italiani all'estero e la loro fiducia nelle nostre istituzioni, come il caso di un cittadino deceduto 22 anni prima a Nizza che ha ricevuto il plico per votare o un cittadino apparentemente apolide, in quanto non iscritto ad alcun AIRE in Italia ma che aveva ottenuto il passaporto italiano a Londra;
numerosi plichi elettorali non sono stati consegnati in quanto il connazionale non ha mai comunicato il cambio di residenza o lo ha fatto tardivamente;
la procedura per il rilascio della carta d'identità o del passaporto nei nostri consolati è estremamente lenta e burocratica in quanto prevede la richiesta del nulla osta al rilascio da parte del consolato al Comune di iscrizione AIRE o alla Questura con inutile produzione cartacea e dispendio di tempo del personale addetto;
è evidente quindi la necessità che gli archivi consolari, le anagrafi AIRE ed elettorali dei comuni e del ministero dell'interno siano unici ovvero allineati e possano essere aggiornati simultaneamente, e magari per quanto riguarda il cambio di residenza dei cittadini italiani all'estero effettuati direttamente on line dagli stessi -:
se e quali iniziative siano già state intraprese per evitare il ripetersi dei fatti esposti in premessa.
(4-00141)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.

A. Aggiornamento degli schedari consolari e dell'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero e formazione degli elenchi degli elettori.

La normativa attualmente vigente prevede che gli Uffici consolari gestiscano gli schedari consolari (decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, articolo 67) e che ciascun comune italiano tenga una propria Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (AIRE) (legge n. 470 del 27 ottobre 1988, articolo 1, comma 1). Per quanto riguarda l'elenco aggiornato dei cittadini italiani residenti all'estero, finalizzato alla predisposizione delle liste elettorali da utilizzare in occasione del voto all'estero (elezioni politiche e referendum), l'articolo 5 della legge n. 459 del 27 dicembre 2001 ha istituito un terzo elenco - distinto dai due precedenti - che viene formato mediante unificazione dei dati contenuti negli schedari consolari e di quelli contenuti nell'AIRE.
Le iniziative prese dal Ministero degli affari esteri nel corso degli anni per bonificare gli schedari consolari e migliorare l'allineamento dei dati sono state numerose e hanno portato a risultati molto significativi: in particolare, il numero dei nominativi presenti negli schedari consolari per i quali è stata verificata e confermata l'avvenuta trasmissione ai comuni italiani di tutto il carteggio previsto dalla normativa è raddoppiato nel giro di due anni, mentre i nominativi presenti negli schedari consolari, ma non nelle AIRE comunali sono dimezzati. I progressi registrati in materia sono d'altronde evidenziati dalla riduzione della percentuale di plichi non consegnati nelle due ultime elezioni politiche, passata dal 9,20 per cento al 7,18 per cento.
Al riguardo si deve tuttavia osservare che, affinché il procedimento sia completato e il nominativo sia correttamente incluso nell'elenco aggiornato di cui all'articolo 5 della legge n. 459 del 2001, all'azione di impulso da parte degli uffici consolari è necessario che corrisponda analoga azione di recepimento da parte dei comuni italiani. Questo, purtroppo, non sempre avviene e in questo caso il Ministero degli esteri non ha alcuna possibilità di intervenire.
Relativamente al cambio di residenza all'estero, si evidenzia che i cittadini italiani hanno l'obbligo di comunicare tale variazione all'ufficio consolare competente entro novanta giorni dal suo verificarsi (legge n. 470 del 1988, articolo 6, comma 3). Gli uffici consolari provvedono comunque, ove possibile, alla richiesta d'ufficio di tali informazioni

alle autorità locali, ma al riguardo è da tenere presente che in molti paesi la loro divulgazione è vietata dalla locale normativa sulla privacy, mentre in altri non esiste un'anagrafe della popolazione residente analoga a quella prevista dalla normativa nazionale.

B. Rilascio della carta d'identità da parte degli Uffici consolari.

La direttiva congiunta (n. 200705524-15100/362) circa il rilascio della carta d'identità all'estero da parte degli Uffici consolari, firmata dai Ministri dell'interno e degli affari esteri il 5 giugno 2007, prevede la richiesta del «Nulla osta» ai comuni di iscrizione A.I.R.E. dei dichiaranti, al fine di evitare che alla stessa persona siano rilasciate due carte d'identità (anche gli iscritti all'AIRE possono infatti chiedere il rilascio della carta d'identità al comune italiano di iscrizione).
I comuni debbono comunque fornire una risposta entro tre giorni lavorativi dal ricevimento della richiesta, utilizzando i mezzi più veloci a disposizione (e-mail, fax) e confermando gli estremi dell'atto di nascita. Qualora venga riscontrata una divergenza (sia nell'indirizzo che nell'Ufficio consolare di residenza), i comuni devono inoltre registrare la variazione nell'anagrafe comunale ed inviarla all'AIRE centrale.
Per il ritiro della carta d'identità è, d'altra parte, imprescindibile - come prescritto dal regio decreto n. 773 del 1931 (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) - la presenza del richiedente, sia per identificarlo, sia per l'apposizione della firma sulla carta d'identità e sui due cartellini, per gli atti dell'ufficio e per l'invio alla competente questura.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

PORTA, BUCCHINO, FEDI e GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei Paesi nei quali è più consistente la presenza di comunità di origine italiana, soprattutto in quelli dell'America Latina, l'accumulo delle richieste di cittadinanza ha raggiunto livelli preoccupanti, con la conseguenza di negare di fatto un diritto fondamentale a centinaia di migliaia di persone e di aprire la strada a preoccupanti pratiche affaristiche;
dopo un lungo confronto in sede locale, parlamentare e di governo si è consolidato un orientamento teso a costituire specifiche task-force nelle realtà caratterizzate da condizioni di crisi più acute;
l'efficienza di questi strumenti straordinari di intervento è legata alla contestuale presenza e all'integrazione di diverse figure professionali e operative (personale di ruolo, contrattisti, digitatori);
nella Finanziaria 2008 sono state previste risorse destinate all'assunzione di contrattisti e di digitatori, vale a dire delle figure indispensabili per rendere operativi gli strumenti di intervento previsti;
nel recente passato, l'assunzione di contrattisti e digitatori, in diverse realtà, ha dato luogo a contrasti e polemiche per la mancanza di chiarezza dei criteri seguiti e, in certi casi, per le difformità intervenute nella loro applicazione -:
se sia riuscito a salvaguardare la dotazione prevista nel bilancio del Ministro degli affari esteri per l'assunzione dei digitatori dai tagli richiesti dal Ministero dell'economia e delle finanze;
quali criteri siano stati trasmessi alle sedi decentrate per lo svolgimento dei concorsi relativi alla selezione dei candidati e all'assunzione dei digitatori;
se intenda dare indicazioni per fare in modo che i digitatori non siano distolti dai compiti finalizzati al progressivo riassorbimento delle pratiche di richiesta della cittadinanza;
se abbia avuto precise garanzie sul fatto che le figure professionali previste siano contestualmente destinate alle sedi indicate in modo da realizzare le indispensabili sinergie.
(4-00233)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Nello scorso mese di maggio è stata autorizzata la costituzione di unità operative
ad hoc per la trattazione delle domande di cittadinanza, denominate «task force», nell'ambito degli uffici consolari in Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela. La consistenza di tali unità è stata definita - considerate le risorse umane e finanziarie disponibili - dopo aver verificato il volume di richieste di riconoscimento iure sanguinis giacenti in quei quattro paesi alla data del 31 gennaio 2008, che è risultato di circa un milione di domande (550 mila in Brasile, 430 mila in Argentina e 16 mila tra Uruguay e Venezuela).
È stato così predisposto un piano di assegnazione di risorse umane aggiuntive, che accoglie in larga misura le richieste formulate dalle singole sedi, per giungere nell'arco di un biennio alla sostanziale riduzione e, ove possibile, all'azzeramento di queste pratiche.
È stato, in particolare, definito un quadro che prevede, oltre a 20/25 missioni di lunga durata (che si auspica di potere effettuare nel 2009), anche l'assegnazione agli uffici dei paesi in questione di 25 unità di ruolo in più (di cui 19 già in fase di trasferimento) e di 50 impiegati a contratto a tempo indeterminato (per i quali sono già state date alle sedi interessate le relative autorizzazioni per l'espletamento dei necessari concorsi); le singole «unità» potranno inoltre avvalersi dell'ausilio dei cosiddetti «digitatori», da destinare all'inserimento dei dati in anagrafe, da acquisire mediante società di lavoro interinale. Uno stanziamento di 800 mila euro è stato previsto a tale ultimo fine per il secondo semestre 2008, grazie, alla disponibilità di fondi sul relativo capitolo del bilancio del Ministero degli affari esteri (MAE), il capitolo 3031, che è rimasta sostanzialmente invariata rispetto alla manovra di bilancio disposta con decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008 (la riduzione è stata pari a 100 mila euro).

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
una recente ricerca dell'associazione ambientalista WWF denuncia che il patrimonio forestale del pianeta è seriamente messo a rischio dai traffici illegali di legname. A livello mondiale, un quinto del legname importato nella Ue nel 2006 proviene da risorse illegali, prevalentemente da Russia, Indonesia e Cina. Solo nel 2006 l'Unione europea ha importato tra 26,5 e 31 milioni di metri cubi di legname e prodotti derivati del legno di origine illegale, una cifra che equivale al totale del legname prodotto in Polonia nello stesso anno. Il 23 per cento dei prodotti in legno importati dall'Europa dell'est, il 40 per cento dei prodotti importati dal Sudest asiatico, il 30 per cento di quelli importati dal Sud America, e il 36-56 per cento di quelli provenienti dall'Africa hanno origine sospetta o illegale;
l'Italia è uno dei principali Paesi acquirenti in questo florido mercato. Nel nostro paese arriva il 14 per cento del legname illegale esportato dalla Bolivia, sotto forma di tavole di legno, parquet, e altri prodotti per arredo; il 24 per cento del "prodotto" fuorilegge che esce dal Camerun; il 33 per cento del legname illegale della Costa d'Avorio, il 25 per cento di quello della Repubblica Democratica del Congo, il 36 per cento di quello esportato dal Congo, il 24 per cento di quello dal Gabon, il 14 per cento del prodotto illegale dall'Indonesia, il 13 per cento dalla Thailandia, il 5 per cento dalla Malesia e il 7 per cento dalla Cina. Negli ultimi anni poi, nel mercato illegale italiano si sono affacciati anche i Paesi dell'est, come Bosnia e Ucraina, rispettivamente con il 42 per cento e l'11 per cento di legname illegale esportato;
a perderci è il mercato legale: secondo la Banca mondiale il traffico irregolare implica un mancato guadagno per il

settore del legname di 10 miliardi di dollari. L'Italia in particolare, importa notevoli quantità di legname fuorilegge esportato da Paesi dell'Africa, dell'Asia, e del Sudamerica e questo rappresenta un serio danno per l'economia sana del nostro paese e per quelle aziende che hanno puntato sulla qualità e il rispetto dell'ambiente;
ai traffici illegali di legname, oltre all'impatto sui cambiamenti climatici (25 per cento emissioni gas serra è dovuto a degradazione delle foreste e deforestazione), si lega il crimine organizzato, la corruzione, la violenza e il riciclaggio di denaro. Inoltre, spesso i profitti di queste attività servono a finanziare guerre civili e acquisto d'armi, specie in Africa -:
se non intendano intraprendere azioni urgenti volte ad impostare una strategia di cooperazione con i Paesi terzi, per promuovere la certificazione della gestione delle foreste nei Paesi d'origine, per garantire di non intaccare irrimediabilmente queste risorse, e per attivare la certificazione della filiera commerciale di questo legname in collaborazione con l'industria del settore.
(4-00772)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta indicata in esame, con la quale vengono auspicate azioni urgenti volte ad impostare una strategia di cooperazione con i Paesi terzi per le finalità ivi indicate, si fa presente quanto segue.
In relazione a ciò, si ritiene opportuno rilevare che il ministero istituzionalmente preposto alle politiche di cooperazione con i paesi terzi, ed in particolare con i paesi in via di sviluppo, è il Ministero degli affari esteri (MAE).
Tuttavia, si assicura che questa amministrazione, tramite il Corpo forestale dello Stato, è disponibile a collaborare in tal senso, anche fornendo adeguate professionalità, subordinatamente alle iniziative intraprese dal Ministero degli affari esteri.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

ROSATO e MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella città ora croata di Zara è insediata una piccola ma vivace comunità di italiani, che mantiene vive le secolari tradizioni culturali e linguistiche proprie della Dalmazia veneta, nonostante da oltre un cinquantennio manchi un'istituzione scolastica ufficiale di lingua italiana;
ai fini della conservazione e valorizzazione di questo prezioso retaggio, uno degli obiettivi strategici lungamente perseguiti dall'Unione italiana - maggior rappresentante della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia - è l'istituzione di un asilo italiano;
alla fine del 2005, dal ministero dell'istruzione croato, stando a quanto riportato dal quotidiano La Voce del Popolo di Fiume, sarebbe arrivato il beneplacito all'istituzione di un ente per l'istruzione prescolare in lingua italiana a Zara;
circa l'apertura di un asilo italiano, nel 2006 - riferiscono notizie di stampa - dopo anni di contatti, incontri, carteggi e discussioni, sarebbe stato raggiunto l'auspicato accordo tra l'Unione italiana e la Città di Zara, consentendo così di avviare l'iter burocratico previsto per poter giungere all'apertura dell'ente che gode già dell'appoggio del ministero della scienza, dell'istruzione e dello sport croato;
tale accordo sarebbe stato formalizzato in una lettera d'intenti sottoscritta dal sindaco di Zara, Zivko Kolega, dai presidenti dell'Assemblea e della Giunta esecutiva dell'UI, rispettivamente Maurizio Tremul e Silvano Zilli e dalla presidente della locale CI, Rina Villani;
espressioni di apprezzamento per l'importante passo avanti circa l'attuazione di questa istituzione sono state espresse anche dall'allora console d'Italia a Spalato, Marco Nobili, che ha seguito la vicenda con partecipe attenzione;

lo stesso console Nobili aveva rilevato, a proposito dell'importanza della creazione di un asilo italiano a Zara, come la sua necessità avesse trovato una prima risposta nell'attività svolta da alcuni asili privati già presenti ed operativi sul posto, quali l'asilo "Camper" e l'asilo "Bambi", con i quali l'ufficio consolare aveva avviato da tempo un rapporto di collaborazione;
negli accordi intercorsi tra la municipalità dalmata e l'Unione italiana, secondo quanto affermato dal presidente della giunta esecutiva dell'organismo italiano in Croazia, si precisava che l'Unione italiana avrebbe acquistato e arredato un immobile concedendolo in locazione a costo zero alla municipalità, laddove ora il Comune pretende di entrare in possesso del 50 per cento dell'edificio e di insediarvi non un asilo italiano ma bilingue, assegnandogli il nome di "Pinokio" e non di "Pinocchio" come proposto dalla minoranza;
nonostante quanto dichiarato dalla lettera d'intenti e dal contratto di fondazione sottoscritto dalla Città di Zara e Unione italiana, il ministero dell'istruzione croato avrebbe inteso ritoccare il contratto, specificando che l'educazione si dovesse tenere nelle lingue italiana e croata, snaturando così l'intero progetto;
il clima che circonda la comunità degli italiani di Zara non è sempre indiscutibilmente amichevole, a ricordare episodi vandalici anche recenti che hanno avuto per obiettivo la sede della comunità;
la Croazia è tra i paesi che entreranno a far parte dell'Unione europea e il Consiglio europeo di Copenhagen nel 1993 ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto ditali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione -:
se il Ministro degli affari esteri sia al corrente delle vicissitudini occorse alla comunità degli italiani di Zara, relativamente agli ostacoli cui sta andando incontro l'istituzione di asilo italiano;
se il Ministro degli affari esteri, facendosi carico con sollecitudine della salvaguardia delle tradizioni culturali italiane in Dalmazia, intenda promuoverne la tutela anche favorendo, con gli opportuni passi diplomatici, l'istituzione dell'asilo italiano a Zara;
se il Ministro degli affari esteri non ritenga opportuno far sì che la piena attuazione della legge sulle scuole delle minoranze nazionali in Croazia e il riconoscimento della specificità delle nostre istituzioni educative siano oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia e se in tale contesto non intenda svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario.
(4-00526)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'istituzione di una scuola materna con insegnamento pre-scolare della lingua italiana a Zara (non contemplata tra le aree bilingui) è stata discussa dai rappresentanti dell'Unione italiana con le autorità municipali sin dall'aprile 2003. L'ipotesi di lavoro ritenuta è stata la creazione congiunta di un apposito ente, cui l'Unione dovrebbe contribuire per le spese di acquisto della sede nonché degli arredi e del materiale didattico per un ammontare di 284.600 euro a valere sui fondi della legge n. 19 del 1991 (contributi italiani alla minoranza), e la municipalità di Zara per le spese di gestione corrente e gli stipendi. In tal senso, nel febbraio 2006 è stata firmata una lettera di intenti tra l'Unione italiana e la città di Zara. In una riunione svoltasi nel luglio 2006, lo stesso Primo Ministro Sanader ha espresso pieno sostegno all'iniziativa.
L'Unione italiana ha quindi proceduto a presentare un progetto di atto di fondazione dell'ente-scuola.

Nell'inviare l'atto al Ministero dell'istruzione a Zagabria, la città di Zara ha avanzato riserve di principio quanto alla possibilità di istituire una scuola materna con lingua di insegnamento straniera in un'area non bilingue. L'Unione italiana ha obiettato che la normativa croata in tema di minoranze, a partire dalla legge sui diritti delle minoranze del 2002, non vincola l'apertura di scuole materne nelle lingue delle minoranze alla localizzazione in zone bilingui.
La municipalità di Zara ha chiesto le seguenti modifiche all'atto di fondazione:
che l'insegnamento, ivi incluso il processo educativo/pedagogico, sia svolto non solo in italiano ma anche in croato;
che il nome della scuola sia «Pinokio» e non Pinocchio;
che la proprietà della Sede sia al 50 per cento dell'Unione Italiana e al 50 per cento della municipalità di Zara, e non di proprietà della sola Unione italiana con cessione all'ente-scuola in comodato;
una co-decisione per tutti gli aspetti gestionali della scuola (iscrizioni, rette, scelta del direttore didattico, eccetera);
la nomina di un rappresentante della municipalità di Zara nel consiglio di amministrazione.

Le richieste in parola sono ritenute dall'Unione italiana non in linea con lettera di intenti firmata a suo tempo.
Nonostante ripetuti interventi istituzionali e informali da parte della nostra Ambasciata e l'interessamento assiduo del deputato della minoranza onorevole Fulvio Radin presso le Autorità croate, la questione rimane irrisolta. L'Ambasciata ha da ultimo preso nuovamente contatto con le autorità di Zagabria per cercare una soluzione. Il Ministero degli esteri si sta analogamente attivando con l'Ambasciatore croato Vidosevic.
In larga sintesi, occorre conciliare in spirito europeo, l'approccio croato, che trae origine da un atteggiamento confinato alla lettera della normativa vigente (che garantisce certi diritti alla minoranza italiana ed in particolare il bilinguismo solo nella ex-zona B e nell'Istria) con l'esigenza dell'Unione italiana al pieno ed esclusivo controllo di un investimento (284.000 euro) che dovrà essere finanziato sui fondi elargiti dallo Stato italiano ai sensi della legge n. 19 del 1991.
Il personale di ruolo e quello a contratto svolgeranno funzioni e compiti specifici nei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza italiana, che comportano particolari responsabilità sul piano amministrativo e non possono essere affidati a figure professionali esterne all'amministrazione degli Affari esteri.
Si segnala inoltre che, per quanto riguarda i cosiddetti «digitatori», le sedi stipulano contratti di prestazione d'opera con società di lavoro interinale, che, sulla base della normativa locale, devono essere specificamente autorizzate a fornire tale servizio.
Le società individuate saranno invitate a porre particolare attenzione - in considerazione della natura e delle funzioni svolte dalla struttura che dovrà avvalersene - nella scelta del personale da mettere a disposizione della sede e ciò sia sul piano dei requisiti professionali che comportamentali.
Dal punto di vista funzionale, sono state fornite istruzioni alle Sedi affinché i «digitatori» vengano adibiti esclusivamente alle mansioni di inserimento di dati (come indicato nel contratto di fornitura del servizio), da espletare peraltro sotto la diretta responsabilità del personale della sede designato a tal fine.
È stato indicato, infine, che le società, al momento della stipula di eventuali nuovi contratti, devono mettere a disposizione un numero di laboratori interinali tale da consentire alla sede di operare con ragionevole periodicità il necessario ricambio.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

SERVODIO, OLIVERIO, GHIZZONI, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, TRAPPOLINO, COSCIA, ANTONINO RUSSO, PES, SIRAGUSA, DE TORRE, DE PASQUALE, ROSSA, LOLLI, GINEFRA, MAZZARELLA, NICOLAIS, BACHELET, PICIERNO, DE BIASI e LEVI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 26 giugno scorso il Senato ha approvato la mozione n. 00009, De Castro ed altri, con cui il Parlamento ha impegnato il Governo a proseguire con determinazione il lavoro intrapreso nel corso della precedente legislatura a difesa e tutela della dieta mediterranea, a sviluppare - d'intesa con i partner stranieri coinvolti (Spagna, Grecia e Marocco) - tutte le iniziative per assicurare l'inserimento della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità e, a tal fine, a presentare il dossier di candidatura a Parigi, come previsto, entro il mese di agosto del corrente anno;
un'analoga iniziativa è stata assunta alla Camera dei Deputati dove è stata depositata la mozione n. 00024, Servodio, Russo ed altri, sottoscritta da tutte le forze politiche presenti nell'arco parlamentare;
tale iniziativa è il frutto di un approfondito confronto che si è svolto presso la Commissione agricoltura della Camera che ha determinato una profonda condivisione degli obiettivi da parte dei soggetti coinvolti;
il Parlamento ha, pertanto, stabilito un indirizzo chiaro e preciso che il Governo si è impegnato ad attuare attivando tutte le procedure utili al conseguimento del risultato;
i progetti prevedono necessariamente l'individuazione, la razionalizzazione, l'aggiornamento dei provvedimenti necessari ad avviare e garantire la salvaguardia, la valorizzazione e la promozione dei beni immateriali di cui si predispone la candidatura, anche in riferimento alla raccolta, alla sistemazione e all'adozione di inventari;
il dossier di candidatura dovrà rappresentare lo strumento per l'individuazione degli organi e delle istituzioni preposte alla salvaguardia del bene intangibile, così come delle comunità scientifiche, culturali e sociali che insistono sui territori mediterranei e sulle tematiche connesse alla rispettiva dieta, intesa non solo come modello alimentare di qualità, ma anche come risorsa culturale per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo e parte integrante del patrimonio sociale, storico, economico, artistico e paesaggistico dei popoli della regione;
il dossier finale di candidatura sarà oggetto di una specifica presentazione in Parlamento dando atto, in tal modo, delle attività, degli interventi e delle iniziative poste in essere dal Governo per la salvaguardia della dieta mediterranea;
i tempi per la predisposizione del dossier sono molto limitati poiché il calendario per la pianificazione delle azioni del progetto per l'iscrizione della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità prevede la trasmissione a Parigi del dossier della candidatura entro il prossimo mese di agosto;
entro il 15 maggio 2009 tale dossier sarà esaminato dall'Organo sussidiario;
entro il mese di settembre 2009 il Comitato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale assumerà la decisione finale sull'iscrizione della dieta mediterranea -:
se, in ottemperanza all'indirizzo espresso dal Parlamento, siano state attivate tutte le procedure necessarie alla predisposizione del dossier per la candidatura della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
(4-00876)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, presentata per sapere se il Governo abbia attivato tutte le procedure necessarie alla predisposizione del dossier per la candidatura della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio immateriale dell'umanità, si comunica quanto segue.
È stata sottoscritta a Roma il 18 aprile 2008 presso la sede di questa Amministrazione una dichiarazione congiunta di cooperazione tra Grecia, Italia, Marocco e Spagna sul progetto di candidatura della dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'
United Nations Eductional Scientific and Cultural Organizations (Unesco).
A conferma della determinazione a proseguire i lavori intrapresi dal precedente Governo, si è svolta a Siviglia, il 13 giugno 2008, una riunione tra i rappresentanti delle amministrazioni coinvolte di Italia, Grecia, Marocco e Spagna per l'approvazione di un dettagliato programma di lavoro congiunto, finalizzato alla redazione e presentazione del dossier di candidatura della dieta mediterranea.
Inoltre, nel corso della seconda sessione dell'Assemblea generale degli Stati parte della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO, che ha avuto luogo a Parigi dal 16 al 19 aprile 2008, la delegazione italiana è stata promotrice di un incontro tra le Rappresentanze permanenti presso l'Unesco dei paesi coinvolti alla candidatura, al fine di definire una procedura condivisa e puntuale di presentazione del documento di richiesta di iscrizione della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
Nel corso della suddetta Assemblea generale sono state adottate direttive operative per l'implementazione della Convenzione, ed è stato deciso lo slittamento al 30 settembre 2008 della
deadline per la presentazione dei progetti di candidatura di beni intangibili precedentemente prevista al 30 agosto.
Successivamente si è svolto a Barcellona, l'8 e il 9 luglio 2008, un primo incontro tecnico tra i rappresentanti delle amministrazioni coinvolte di Italia, Grecia, Marocco e Spagna, finalizzato alla stesura del dossier di candidatura della dieta mediterranea, rivisto ed implementato nel corso di un secondo incontro tecnico tenutosi ad Atene il 17 e 18 luglio 2008.
Alla riunione del comitato tecnico permanente di coordinamento in materia di agricoltura riunito convocato il 23 luglio 2008 è stata presentata l'informativa sulla proposta per il riconoscimento da parte dell'UNESCO della dieta mediterranea come patrimonio culturale e immateriale dell'umanità.
Al contempo anche il Ministero per i beni e le attività culturali ha richiesto l'inserimento all'ordine del giorno di una delle prossime riunioni della conferenza Stato Regioni della proposta di candidatura, al fine di poter acquisire il consenso delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano.
A supporto del dossier di candidatura, è in corso di realizzazione un
Digital Versatili Disc (DVD), illustrativo, per rappresentare anche con le immagini il radicamento della dieta mediterranea nella cultura e nell'immaginario collettivo delle popolazioni dei paesi Mediterranei.
In relazione a ciò, si fa presente che questa amministrazione, così come sancito nella «Dichiarazione di cooperazione» siglata a Roma nel mese di aprile 2008, oltre ad aver attivato insieme agli altri Paesi tutte le procedure necessarie alla predisposizione del dossier di candidatura entro i termini previsti dalla convenzione Unesco, ha intrapreso delle azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento dirette alle Regioni, agli enti locali e alle organizzazioni di settore per meglio sostenere questa proposta di riconoscimento che, in caso di buon esito, comporterà per le Regioni stesse e le comunità locali, non solo occasioni di sviluppo ma significative ricadute anche in termini economici.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

SPECIALE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Lago Trasimeno è, con una superficie di 128 km2, il più esteso lago dell'Italia peninsulare e rappresenta di fatto una delle aree geografiche di più alto interesse nazionale;
siffatto importantissimo bacino lacustre è da sempre considerato il "mare" degli umbri e dei perugini atteso che l'Umbria è una delle poche regioni italiane a non avere sbocchi sul mare;
il Lago Trasimeno fa parte, in base alla legge regionale umbra n. 9 del 3 marzo 1995, del Parco del Trasimeno, istituito ai fini della protezione e valorizzazione di un territorio di elevato valore naturalistico, ambientale, paesaggistico, storico, artistico e culturale;
il Parco del Lago Trasimeno è gestito da un Consorzio di cui fanno parte, unitamente all'ente Provincia di Perugia, i Comuni di Castiglione del Lago, Magione, Panicate, Passignano sul Trasimeno e anche altri Comuni facenti parte della Comunità montana Monti del Trasimeno, quali Bettona, Cannara, Corciano, Deruta, Marciano, Paciano, Piegaro, Città della Pieve;
i Comuni che si affacciano sul bacino e che fanno parte del Consorzio in parola traggono da ciò benefici economici indispensabili alla propria sopravvivenza attese le positive ricadute produttive e commerciali dovute al rigoglio del turismo, dell'agricoltura e della pesca professionale;
gli organi di stampa hanno lanciato il grave e ripetuto allarme che l'eco-sistema del Lago Trasimeno si rivela seriamente compromesso dal repentino abbassamento del livello delle acque che ad oggi è sceso a 150 centimetri sotto lo zero idrometrico, registrando un calo di 69 centimetri rispetto al 2006 e di 34 centimetri rispetto all'anno scorso normativa -:
se corrisponda al vero che l'Autorità di Governo abbia negli ultimi 5/6 anni stanziato e assegnato all'Umbria 30 milioni di euro al fine di fronteggiare le problematiche idro-biologiche del Lago Trasimeno;
quali siano gli eventuali vincoli ambientali che gravano su gran parte dell'area lacustre in argomento e impediscono l'attuazione dei necessari interventi strutturali;
se anche per il tramite della competente autorità di bacino, risulti:
a) quali lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria siano stati realizzati sulle rive del Lago Trasimeno e sui canali adiacenti;
b) quali direttive abbiano emanato la Provincia di Perugia e la Regione Umbria al fine di impedire il progressivo impoverimento dell'intero bacino;
c) se si sia verificata una cattiva gestione delle risorse da parte dei Comuni che si affacciano sul bacino acquifero;
se non si ritenga comunque più opportuno attivare subito tutti gli strumenti normativamente previsti al fine di inserire il Lago Trasimeno nella Convenzione dei beni mondiali dell'UNESCO così da tutelare ulteriormente la ricchezza e la diversità del patrimonio culturale e naturale del bacino umbro.
(4-01087)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante la crisi idrica che ha colpito il lago Trasimeno, si rappresenta quanto segue.
Il lago Trasimeno, quarto bacino nazionale per estensione, con una superficie di 128 Kmq ed un perimetro di 54 Km, è uno dei corpi idrici più importanti dell'Italia centrale; ed è stato designato:
zona di protezione speciale (ZPS), ai sensi della direttiva 79/409/CEE;
sito di importanza comunitaria (SIC), ai sensi della direttiva 92/43/CEE;
area sensibile e zona vulnerabile da nitrati di origine agricola e da prodotti

fitosanitari, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 1999.

Caratterizzato da un elevato rapporto tra la superficie libera e la profondità media, è oggetto di un depauperamento idrico, dovuto essenzialmente alla progressiva diminuzione dei regimi pluviometrici di afflusso, ai prelievi ed alle intercettazioni idriche per uso irriguo. Da anni non raggiunge lo zero idrometrico, ovvero la soglia di sfioro del suo emissario e, in conseguenza di ciò, i ricambi idrici sono molto ridotti e rischia di perdere la sua condizione lacustre e acquisire quella di palude, compromettendo gravemente la sua funzionalità ecologica.
Si evidenzia, quindi, come la problematica del lago Trasimeno sia da inquadrare nell'ambito di una situazione di squilibrio idrico determinato da condizioni idrogeologiche e geomorfologiche, all'interno della quale le pressioni antropiche hanno un ruolo certamente significativo ma non maggioritario. In questo senso, non ci sono elementi per affermare che ci sia stato un netto causale e stringente fra la gestione del patrimonio idrico esercitata dai comuni e la crisi del lago, pur dovendo considerare non prive di importanza le pressioni che, tramite gli attingimenti, sono state esercitate sull'area.
La necessità di individuare e risolvere strutturalmente i problemi inerenti la tutela qualitativa e quantitativa del bacino di cui trattasi e del suo ecosistema ha trovato espressione, da un punto di vista programmatico, nel Piano Stralcio per l'area del lago Trasimeno - PS2, redatto dall'autorità di bacino del fiume Tevere e approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 luglio 2002.
Tale Programma ha definito gli obiettivi strategici dello sviluppo e della tutela del territorio, prevedendo:
la pianificazione degli usi delle acque e del suolo nel lungo periodo;
le misure dirette a fronteggiare problemi contingenti legati alla quantità ed alla qualità della risorsa idrica disponibile;
la realizzazione di opere atte a contenere l'attuale fenomeno di abbassamento idrometrico, in particolare l'allacciamento del sistema idrico proveniente dall'invaso di Montedoglio alle reti irrigue attualmente alimentate dalle acque del lago.

Dall'estate 2001 tutto il territorio della regione Umbria è stato interessato da una grave crisi idrica, tanto da indurre, nel febbraio 2002, la regione a chiedere il riconoscimento dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, in seguito alla quale la regione ha posto in essere alcune misure atte a diminuire l'impatto antropico sull'area lacustre, in particolare bloccando gli attingimenti dal lago.
Lo stato di emergenza è stato riconosciuto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 maggio 2002 ed a questo è seguita l'ordinanza n. 3230 del 18 luglio 2002, con la quale sono state individuate disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dell'approvvigionamento idrico.
Nei fatti, lo stato di emergenza perdura ancora oggi. Infatti, il territorio della regione Umbria è stato incluso tra le aree interessate dalla dichiarazione dello stato di emergenza nei territori delle regioni dell'Italia centro-settentrionale, interessati dalla crisi idrica che sta determinando una situazione di grave pregiudizio agli interessi nazionali, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 maggio 2007.
L'annosa problematica di
water scarcity del lago Trasimeno è stata fin dall'inizio attentamente vigilata dal Ministero dell'ambiente che ne ha costantemente controllato gli sviluppi, in concordia con i soggetti centrali e locali interessati. Sono state promosse, ad ogni livello istituzionale, le azioni ritenute utili alla risoluzione definitiva delle criticità, concordate in seno all'osservatorio ambientale dell'area del lago Trasimeno. L'osservatorio, istituito con decreto segretariale nel 2004, fu concepito come tavolo al quale sedevano il Ministero dell'ambiente, l'Autorità di bacino, la Regione, la Provincia e l'allora Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e i servici Tecnici (APAT) per coordinare e finalizzare in modo efficiente ed efficace le azioni intraprese ai diversi livelli istituzionali dai soggetti competenti,

e, mantenere un costante monitoraggio sui risultati prodotti dalle stesse.
Tramite l'Osservatorio sono stati conseguiti importanti risultati:
sono stati finanziati interventi per 33 milioni di euro, a valere sul Programma nazionale per gli interventi nel settore idrico, legge finanziaria n. 350 del 2003, per il finanziamento e la realizzazione dell'adduzione primaria dalla diga di Montedoglio alla Valdichiana (IV Lotto I stralcio II substralcio), indispensabile per l'emancipazione dell'area lacustre dagli attingimenti per uso irriguo;
sono stati assegnati 1,2 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria e ripristino dell'officiosità idraulica del bacino scolante del lago Trasimeno, ed ulteriori 400.000 euro per il finanziamento delle attività dell'osservatorio del lago Trasimeno;
sono stati assegnati 7.500.000 euro per un intervento strategico per la tutela qualitativa del lago, il completamento dell'anello circumlacuale di collettamento dei reflui civili provenienti dai comuni rivieraschi e la realizzazione impianto centralizzato di Castiglione del lago e utilizzo acque depurate-secondo lotto.
Inoltre, sono state attivate le procedure per un ulteriore finanziamento di 78 milioni di euro per l'area del lago Trasimeno: il Comitato interministeriale programmazione economica (CIPE), nel maggio 2005, ha infatti deliberato un pacchetto di opere, il cosiddetto stralcio strategico del programma nazionale degli interventi nel settore idrico, comprendente, in particolare, gli interventi relativi al collegamento al lago Trasimeno della diga del Chiascio (Valfabbrica - PG) ed alla stabilizzazione versante destro della diga di Casanova. Anche questi interventi risultano fondamentali per garantire il controllo idraulico dei livelli lacuali, attraverso l'eventuale immissione delle acque di buona qualità invasate nel serbatoio del Chiascio.
Ancora, con riferimento alle operazioni avviate tramite l'osservatorio, c'è da sottolineare come i 400.000 euro destinati al funzionamento di tale organismo, siano stati utilizzati per dare avvio alle attività previste nella proposta progettuale della regione Umbria, approvata con decreto segretariale AdB Tevere n. 52 del 2006, relativa alla definizione ed al finanziamento delle azioni prodromiche alla corretta comprensione dello stato ambientale del lago Trasimeno ed alla definizione del piano di gestione dell'area del lago. Si tratta di un'attività essenziale sotto il profilo amministrativo e scientifico, sia perché fornisce lo strumento preliminare per il modello di piano di gestione previsto dalla direttiva 2000/60/CE, sia perché dà compiuta attuazione al piano stralcio PS2, anche attraverso l'elaborazione degli studi propedeutici alla revisione della concessione delle acque del bacino interregionale di Montedoglio ed all'attualizzazione del sistema delle risorse idriche (e relativi utilizzi) imperniate sui serbatoi di Montedoglio, sul fiume Tevere, e di Casanova, sul fiume Chiascio.
In relazione alle altre attività intraprese, si evidenzia il contributo fornito dall'osservatorio alla riqualificazione paesaggistica ed ambientale dell'area costiera del lago, attraverso il finanziamento di due importanti interventi, rispettivamente nei comuni di Tuoro e Passignano (Convenzione 4 aprile 2006 sottoscritta, per il tramite dell'osservatorio, tra l'Autorità di bacino del fiume Tevere, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e l'Ente parco del Trasimeno).
Con riferimento alle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, comprensive dei dragaggi necessari per la navigazione, si evidenzia che queste non hanno, né possono avere un significato di risoluzione definitiva delle problematiche del lago. Si tratta, invece, di operazioni volte a salvaguardare il decoro ambientale e sanitario delle sponde del lago, potenzialmente compromesso dall'abbassamento del livello idrometrico, ed a limitare i danni economici che la crisi idrica comporta. Appare, infatti, fondamentale comprendere come fenomeni di abbassamento dei livelli lacustri possano compromettere il già precario esercizio delle funzioni economiche e sociali dell'area, con conseguente grave detrimento dell'economia

locale, pressoché integralmente basata sul turismo. Le medesime finalità perseguono anche gli interventi proposti in relazione alla navigabilità del lago, fonte anch'essa di reddito per le comunità locali. Poiché le finalità di tali interventi si ritengono condivisibili si stanno valutando le possibili modalità di realizzazione.
Quindi, se gli interventi di manutenzione appaiono destinati a migliorare temporaneamente la situazione dell'efficienza idraulica del lago e della sua fruibilità in senso economico e sociale, si ribadisce che la risoluzione definitiva delle problematiche del lago non può che passare attraverso l'implementazione di un sistema coordinato di operazioni, di natura infrastrutturale, che consentano l'allargamento del bacino idrico sotteso dal lago e la regolazione idraulica dei livelli idrometrici del Trasimeno, attraverso anche l'eventuale immissione di acque di qualità compatibile nell'area lacustre. In questo senso, occorre dare nuovo slancio alla realizzazione del pacchetto di opere proposto dalla direzione qualità della vita del Ministero dell'ambiente ed inserito nello stralcio prioritario del Programma nazionale degli interventi nel settore idrico; di cui alla delibera del CIPE n. 74 del 2005, riguardante la sistemazione della diga del Chiascio ed il collegamento idraulico di tale serbatoio con il lago.
È pertanto, intendimento del Ministero dell'ambiente far sì che, tramite il confronto e la cooperazione con la regione e gli enti locali, questi interventi e tutti quelli ritenuti risolutivi del problema possano trovare un possibile percorso di realizzazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

STUCCHI e CAPARINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
un ragazzo bergamasco di vent'anni, residente a Seriate (Bergamo), Nicholas Pignataro, è stato rinvenuto morto al 21 maggio in una fossa comune in Brasile, precisamente nella cittadina di Maceiò;
il giovane bergamasco non aveva documenti con sé ma è stato riconosciuto tramite fotografia dall'amica di famiglia che lo ospitava;
le autorità locali non hanno aperto alcun tipo di indagine;
sembra che il cadavere del ragazzo sia stato trasferito per le indagini giudiziarie nell'Istituto di medicina legale di Maceiò, ma non si hanno prove certe, proprio per questo l'avvocato della famiglia Pignataro, Piero Pasini, ha presentato il 27 maggio un esposto alla procura di Bergamo con l'obiettivo di ottenere la riesumazione certa del corpo -:
se intendano intervenire celermente chiedendo di accertare le cause della morte e le motivazioni che hanno portato le autorità locali a non espletare tutte le procedure inerenti alle indagini sul grave episodio anche al fine dell'individualizzazione dei responsabili;
se intendano attivarsi per accelerare l'iter in essere della riesumazione del corpo, affinché, al completamento della stessa, la salma del povero ragazzo possa essere riportata in Italia.
(4-00200)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il signor Nicholas Pignataro, in vacanza presso alcuni amici di famiglia nella località di Maceio (Stato di Alagoas - Brasile), dopo essere stato pesantemente picchiato, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco il 18 maggio scorso, tra le due e le quattro del mattino.
Il giovane non dava più notizie di sé dalla sera del 18 maggio stesso, quando è uscito di casa con un conoscente del luogo per fare una passeggiata. Allarmata per il mancato rientro, la cittadina brasiliana presso la quale il connazionale era ospite, ha avvertito il padre della scomparsa ed ha iniziato a cercare il giovane Nicholas presso

gli ospedali della zona. Non avendo avuto esito le ricerche effettuate, la signora si è rivolta alla Polizia e tra alcune fotografie di persone decedute che le sono state mostrate, ha riconosciuto il cadavere del signor Pignataro.
Poiché sul corpo del connazionale non era stato rinvenuto alcun documento di identità, la salma era stata tumulata
in loco in una fossa individuale ben identificabile, trascorsi i tre giorni prescritti dalla normativa brasiliana senza che nessuno l'avesse reclamata.
Venuto a conoscenza del tragico evento, il Consolato italiano a Recife ha immediatamente preso contatto con i congiunti del signor Pignataro in Italia, mettendosi a loro disposizione per ogni possibile assistenza. Su istruzioni del Ministero degli esteri, il Console si è recato personalmente a Macero, per seguire da vicino le operazioni di riesumazione della salma - avvenuta il 31 maggio scorso - e per effettuarne il riconoscimento. In un incontro con le autorità locali il nostro rappresentante ha espresso la viva aspettativa che si nutre da parte italiana a che le indagini attualmente in corso sul duplice omicidio si concludano quanto prima con l'individuazione e l'arresto degli assassini del connazionale.
Il corpo del signor Nicholas Pignataro è stato rimpatriato il 7 giugno 2008.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
fra poco 39 milioni di contribuenti italiani presenteranno la propria dichiarazione dei redditi ai fini dell'Irpef;
in occasione di tale dichiarazione la legge prevede che i contribuenti effettuino la scelta della destinazione dell'otto per mille Irpef (di seguito OPM) tra i sette soggetti concorrenti, tra cui lo Stato italiano in posizione di parità con gli altri;
il sistema di ripartizione indicato dalla legge n. 222 del 1985 prevede che anche la quota dell'OPM dei contribuenti che non hanno espresso una scelta sia ripartita tra i soggetti concorrenti in proporzione alle scelte espresse dagli altri contribuenti;
dai dati degli ultimi anni relativi alla destinazione dell'OPM, risulta che solamente il 39 per cento dei contribuenti italiani ha espresso una scelta circa il soggetto giuridico cui destinare i fondi, mentre il 61 per cento non ha espresso alcuna scelta;
tra coloro che hanno indicato una scelta, solamente il 10 per cento ha espresso l'indicazione di destinazione a favore dello Stato;
le confessioni religiose concorrenti a ripartirsi i fondi derivanti dall'OPM, in particolare la Conferenza Episcopale Italiana, svolgono periodicamente una massiccia propaganda attraverso l'acquisto di spazi pubblicitari sui maggiori mezzi di comunicazione di massa al fine di "accaparrarsi" una quota del mercato dei contribuenti che esprimono una scelta per la destinazione dell'OPM;
tale opera di propaganda ha fatto aumentare considerevolmente la percentuale delle scelte a favore dei soggetti che hanno maggiormente investito nella citata pubblicità, percentuale cresciuta per la Chiesa Cattolica in soli cinque anni dall'82,56 per cento all'88,8 per cento;
lo Stato italiano, al contrario, non svolge alcuna attività di pubblicizzazione dell'utilizzo dei fondi ad esso destinati dall'OPM né ha posto in essere campagne pubblicitarie volte ad aumentare il numero dei contribuenti che scelgono lo Stato tra i sette soggetti che concorrono alla ripartizione dei fondi derivanti dall'OPM;
è notorio come gran parte dei cittadini italiani non sia a conoscenza del reale sistema di ripartizione dei fondi dell'OPM, in particolare ignorando che la quota OPM di chi non esprime la scelta sarà comunque

ripartita tra tutti i soggetti concorrenti sulla base della percentuale delle scelte espresse dagli altri contribuenti;
la percentuale dei cittadini che non effettua una scelta nella destinazione della propria quota dell'OPM (nonostante la quota di ciascuno venga comunque destinata anche in assenza di scelta) è in costante e significativo aumento, attualmente intorno al 60 per cento;
in materia di fiscalità, è onere del Governo italiano pubblicizzare ai cittadini il metodo di ripartizione dei fondi dell'OPM, essendosi dimostrate non sufficienti le scarne indicazioni contenute nella modulistica predisposta dall'Erario;
peraltro in molti casi i contribuenti italiani non avranno con certezza disponibilità diretta della modulistica per effettuare la scelta di destinazione dell'OPM (coloro che hanno percepito solo redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, attestati dalla certificazione CUD);
la legge n. 222 del 1985 e sue disposizioni di attuazione individuano chiaramente lo Stato come uno dei soggetti destinatari dell'OPM, in concorrenza con essi nella attrazione del consenso verso la scelta di destinazione;
dal 1996 ad oggi la percentuale di scelte espresse dai contribuenti a favore dello Stato è in costante e significativa riduzione, essendo passata dal 13,3 per cento del 2001 all'8,65 per cento del 2005;
la rinuncia sistematica dello "Stato" a pubblicizzare l'utilizzo dei fondi dell'OPM ad esso destinati e l'assenza di campagne pubblicitarie che incentivino i contribuenti ad esprimere le loro scelte a favore dello Stato, in costanza di propaganda da parte degli altri soggetti concorrenti, potrebbe rappresentare un danno economico al bilancio dello Stato e favorire un abnorme arricchimento degli altri soggetti -:
se non ritenga doveroso ottemperare agli obblighi imposti dalla legge, nonché di conoscere quale iniziative ha posto e intende porre in essere per:
a) informare, anche attraverso campagne mediatiche, i cittadini italiani circa il funzionamento del sistema di ripartizione dei fondi dell'otto per mille dell'Irpef, in particolare spiegando la reale destinazione delle quote dei contribuenti che non esprimono alcuna scelta;
b) pubblicizzare l'utilizzo da parte dello Stato italiano dei fondi ad esso destinati;
c) organizzare tempestivamente una campagna pubblicitaria volta ad invitare i contribuenti a scegliere lo Stato tra i soggetti destinatari della quota dell'otto per mille Irpef.
(4-00067)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, si ritiene opportuno, in via preliminare, e sul piano generale, far presente che il Governo segue con particolare attenzione le problematiche riguardanti il procedimento della ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF a diretta gestione statale, di cui alla legge 20 maggio 1985, n. 222, e al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, e successive modificazioni.
In merito all'andamento delle scelte di destinazione dell'otto per mille dei contribuenti, non si può non dare atto a quanto riportato nell'interrogazione, in esame circa la significativa riduzione della percentuale di scelte espresse dai cittadini a favore dello Stato, condizione dell'interrogante collegata ad una scarsa conoscenza degli stessi del funzionamento del sistema di ripartizione dei fondi dell'otto per mille.
A tale riguardo, giova ricordare, che il fenomeno ha in parte risentito di taluni interventi normativi, tesi ad operare tagli di una certa entità sulle risorse disponibili.
Quanto alla problematica riguardante l'informazione istituzionale, da parte dello Stato italiano, dei fondi che negli anni sono stati ripartiti, si evidenzia che, nell'ambito del procedimento, costante attenzione viene dedicata all'attività di monitoraggio, come

previsto all'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998 - sugli interventi finanziati nel tempo con le risorse «dell'otto per mille».
Tale attività è stata implementata, attraverso il rafforzamento dell'azione di cooperazione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e le amministrazioni competenti per materia (Ministero per i beni e le attività culturali, Ministero degli affari esteri, Ministero dell'interno, dipartimento per la Protezione civile), con l'interazione diretta e costante degli stessi soggetti destinatari del beneficio; tutto ciò al fine di verificare la correttezza e l'efficacia degli interventi realizzati, nonché l'effettiva destinazione delle somme erogate alla realizzazione delle opere previste.
I risultati di questa complessa attività sono riassunti nella relazione annuale al Parlamento del Presidente del Consiglio dei ministri, che dà conto della ripartizione della quota dell'anno precedente ed aggiorna sui risultati conseguiti con i finanziamenti delle altre annualità, a partire dal 1998.
Una nuova modalità di comunicazione sui risultati raggiunti con l'utilizzazione di detti fondi è stata realizzata con un'iniziativa editoriale, avviata da qualche tempo, attraverso la pubblicazione di cataloghi informativi e illustrativi degli interventi realizzati con la quota statale e riguardanti le tipologie previste, dalla normativa, per il sostegno a programmi intesi a ridurre il drammatico problema della fame, nei paesi più poveri del mondo, e a progetti a garanzia delle più idonee misure di accoglienza dei rifugiati o richiedenti asilo, e interventi straordinari finalizzati al recupero, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e della relativa pubblica fruibilità.
È in corso la lavorazione di un ulteriore catalogo informativo, relativo agli interventi operati sul territorio nazionale per il ripristino delle condizioni di sicurezza dei luoghi e manufatti, gravemente compromessi da eventi calamitosi.
Infine, preme sottolineare che, questa Presidenza, ha in animo di costituire una cabina di regia con il compito di individuare tutti i possibili strumenti attraverso i quali attuare un'efficace riforma del procedimento amministrativo e tecnico, concernente la gestione della quota in argomento, al fine di dare quanto più diffusamente possibile sul territorio una informazione adeguata e operare una incisiva azione di revisione delle modalità di partecipazione al procedimento stesso.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

VERINI e TRAPPOLINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il lago Trasimeno è, con una superficie di 128 chilometri quadrati, il quarto tra i laghi italiani, con un eccezionale valore ambientale ed economico;
secondo i dati rilevati, in questi giorni, dai tecnici del servizio difesa e gestione idraulica della Provincia di Perugia, dall'idrometro di San Savino (Perugia), risulta che il bacino del Lago Trasimeno si trova a -154 centimetri sullo zero idrometrico contro i -150 del rilevamento effettuato nella settimana precedente;
nello stesso periodo dello scorso anno il livello dell'acqua del Lago Trasimeno segnava -120 centimetri sullo zero idrometrico (34 centimetri in più dell'attuale) mentre alla stessa data del 2006 era a -84 centimetri (70 in più di oggi);
dall'inizio dell'anno il livello è sceso di 17 centimetri, nei primi giorni di gennaio 2008 era infatti attestato sui -137 centimetri;
secondo studi effettuati, il Lago Trasimeno, per essere in linea con lo zero idrometrico necessita di 750 - 800 millimetri di pioggia annui e negli ultimi due anni ne sono caduti 420-450 l'anno, che appare come un dato in fase di stabilizzazione;
Regione, Provincia, Comuni e Comunità montana, in questi anni, hanno prodotto

significativi interventi finanziari e di manutenzione -:
quali iniziative intenda intraprendere perchè siano predisposti tutti gli strumenti necessari affinché il livello dell'acqua del Lago Trasimeno rientri nei limiti della normalità e perché si avvii, e si renda permanente, un tavolo di confronto e di cooperazione tra Governo, Regione ed Enti locali per superare la fase emergenziale e per dare alla questione Trasimeno quella centralità che merita, come del resto accade per altri rilevanti bacini lacustri del nostro Paese.
(4-00978)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante la crisi idrica che ha colpito il lago Trasimeno, si rappresenta quanto segue.
Il lago Trasimeno, quarto bacino nazionale per estensione, con una superficie di 128 kmq ed un perimetro di 54 km, è uno dei corpi idrici più importanti dell'Italia centrale, ed è stato designato:
zona di protezione speciale (ZPS), ai sensi della direttiva 79/409/CEE;
sito di importanza comunitaria (SIC), ai sensi della direttiva 92/43/CEE;
area sensibile e zona vulnerabile da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 1999.

Caratterizzato da un elevato rapporto tra la superficie libera e la profondità media, è oggetto di un depauperamento idrico, dovuto essenzialmente alla progressiva diminuzione dei regimi pluviometrici di afflusso, ai prelievi ed alle intercettazioni idriche per uso irriguo. Da anni non raggiunge lo zero idrometrico, ovvero la soglia di sfioro del suo emissario e, in conseguenza di ciò, i ricambi idrici sono molto ridotti e rischia di perdere la sua condizione lacustre e acquisire quella di palude, compromettendo gravemente la sua funzionalità ecologica.
Si evidenzia, quindi, come la problematica del lago Trasimeno sia da inquadrare nell'ambito di una situazione di squilibrio idrico determinato da condizioni idrogeologiche e geomorfologiche, all'interno della quale le pressioni antropiche hanno un ruolo certamente significativo ma non maggioritario. In questo senso, non ci sono elementi per affermare che ci sia stato un nesso causale e stringente fra la gestione del patrimonio idrico esercitata dai comuni e la crisi del lago, pur dovendo considerare non prive di importanza le pressioni che, tramite gli attingimenti, sono state esercitate sull'area.
La necessità di individuare e risolvere strutturalmente i problemi inerenti la tutela qualitativa e quantitativa del bacino di cui trattasi e del suo ecosistema ha trovato espressione, da un punto di vista programmatico, nei Piano Stralcio per l'area del lago Trasimeno - PS2, redatto dall'Autorità di Bacino del fiume Tevere e approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 luglio 2002.
Tale Programma ha definito gli obiettivi strategici dello sviluppo e della tutela del territorio, prevedendo:
la pianificazione degli usi delle acque e del suolo nel lungo periodo;
le misure dirette a fronteggiare problemi contingenti legati alla quantità ed alla qualità della risorsa idrica disponibile;
la realizzazione di opere atte a contenere l'attuale fenomeno di abbassamento idrometrico, in particolare l'allacciamento del sistema idrico proveniente dall'invaso di Montedoglio alle reti irrigue attualmente alimentate dalle acque del lago.

Dall'estate 2001 tutto il territorio della Regione Umbria è stato interessato da una grave crisi idrica, tanto da indurre, nel febbraio 2002, la regione a chiedere il riconoscimento dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 225 del 1992, in seguito alla quale la Regione ha posto in essere alcune misure atte a diminuire l'impatto antropico sull'area lacustre, in particolare bloccando gli attingimenti dal lago.
Lo stato di emergenza è stato riconosciuto con decreto del Presidente del Consiglio

dei ministri del 24 maggio 2002 ed a questo è seguita l'ordinanza n. 3230 del 18 luglio 2002, con la quale sono state individuate disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dell'approvvigionamento idrico.
Nei fatti, lo stato di emergenza perdura ancora oggi. Infatti, il territorio della Regione Umbria è stato incluso tra le aree interessate dalla dichiarazione dello stato di emergenza nei territori delle regioni dell'Italia centro-settentrionale, interessati dalla crisi idrica che sta determinando una situazione di grave pregiudizio agli interessi nazionali, di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 maggio 2007.
L'annosa problematica di
water searcity del lago Trasimeno è stata fin dall'inizio attentamente vigilata dal Ministero dell'ambiente che ne ha costantemente controllato gli sviluppi, in concordia con i soggetti centrali e locali interessati. Sono state promosse, ad ogni livello istituzionale, le azioni ritenute utili alla risoluzione definitiva delle criticità, concordate in seno all'osservatorio ambientale dell'area del lago Trasimeno. L'osservatorio, istituito con decreto segretariale nel 2004, fu concepito come tavolo al quale sedevano il Ministero dell'ambiente, l'Autorità di bacino, la Regione, la Provincia e l'allora Azienda per la Protezione dell'Ambiente e i servizi tecnici (APAT) per coordinare e finalizzare in modo efficiente ed efficace le azioni intraprese ai diversi livelli istituzionali dai soggetti competenti, e, mantenere un costante monitoraggio sui risultati prodotti dalle stesse.
Tramite l'osservatorio sono stati conseguiti importanti risultati:
sono stati finanziati interventi per 33 milioni di euro, a valere sul programma nazionale per gli interventi nel settore idrico, legge finanziaria n. 350 del 2003, per il finanziamento e la realizzazione dell'adduzione primaria dalla diga di Montedoglio alla Valdichiana (IV Lotto I stralcio II substralcio), indispensabile per l'emancipazione dell'area lacustre dagli attingimenti per uso irriguo;
sono stati assegnati 1,2 milioni di curo per interventi di manutenzione straordinaria e ripristino dell'officiosità idraulica del bacino scolante del lago Trasimeno, ed ulteriori 400.000 euro per il finanziamento delle attività dell'Osservatorio del lago Trasimeno;
sono stati assegnati 7.500.000 euro per un intervento strategico per la tutela qualitativa del Lago, il completamento dell'anello circumlacuale di collegamento dei reflui civili provenienti dai comuni rivieraschi e la realizzazione impianto centralizzato di Castiglione del Lago e utilizzo acque depurate - 2o lotto.

Inoltre, sono state attivate le procedure per un ulteriore finanziamento di 78 milioni di euro per l'area del lago Trasimeno: il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, nel maggio 2005, ha infatti deliberato un pacchetto di opere, il cosiddetto stralcio strategico del programma nazionale degli interventi nel settore idrico, comprendente, in particolare, gli interventi relativi al collegamento al lago Trasimeno della diga del Chiascio (Valfabbrica - PG) ed alla stabilizzazione versante destro della diga di Casanova. Anche questi interventi risultano fondamentali per garantire il controllo idraulico dei livelli lacuali, attraverso l'eventuale immissione delle acque di buona qualità invasate nel serbatoio del Chiascio.
Ancora, con riferimento alle operazioni avviate tramite l'osservatorio, c'è da sottolineare come i 400.000 euro destinati al funzionamento di tale organismo, siano stati utilizzati per dare avvio alle attività previste nella proposta progettuale della regione Umbria, approvata con decreto segretariale AdB Tevere n. 52/2006, relativa alla definizione ed al finanziamento delle azioni prodromiche alla corretta comprensione dello stato ambientale del Lago Trasimeno ed alla definizione del piano di gestione dell'area del lago. Si tratta di un'attività essenziale sotto il profilo amministrativo e scientifico, sia perché fornisce lo strumento preliminare per il modello di piano di gestione previsto dalla direttiva 2000/60/CE, sia perché dà compiuta attuazione al piano stralcio PS2, anche attraverso

l'elaborazione degli studi propedeutici alla revisione della concessione delle acque del bacino interregionale di Montedoglio ed all'attualizzazione del sistema delle risorse idriche (e relativi utilizzi) imperniate sui serbatoi di Montedoglio, sul fiume Tevere, e di Casanova, sul fiume Chiascio.
In relazione alle altre attività intraprese, si evidenzia il contributo fornito dall'osservatorio alla riqualificazione paesaggistica ed ambientale dell'area costiera del lago, attraverso il finanziamento di due importanti interventi, rispettivamente nei comuni di Tuoro e Passignano (convenzione 4 aprile 2006 sottoscritta, per il tramite dell'Osservatorio, tra l'Autorità di bacino del fiume Tevere, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e l'Ente parco del Trasimeno).
Con riferimento alle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, comprensive dei dragaggi necessari per la navigazione, si evidenzia che queste non hanno, né possono avere un significato di risoluzione definitiva delle problematiche del lago. Si tratta, invece, di operazioni volte a salvaguardare il decoro ambientale e sanitario delle sponde del lago, potenzialmente compromesso dall'abbassamento del livello idrometrico, ed a limitare i danni economici che la crisi idrica comporta. Appare, infatti, fondamentale comprendere come fenomeni di abbassamento dei livelli lacustri possano compromettere il già precario esercizio delle funzioni economiche e sociali dell'area, con conseguente grave detrimento dell'economia locale, pressoché integralmente basata sul turismo. Le medesime finalità perseguono anche gli interventi proposti in relazione alla navigabilità del lago, fonte anch'essa di reddito per le comunità locali. Poiché le finalità di tali interventi si ritengono condivisibili si stanno valutando le possibili modalità di realizzazione.
Quindi, se gli interventi di manutenzione appaiono destinati a migliorare temporaneamente la situazione dell'efficienza idraulica del lago e della sua fruibilità in senso economico e sociale, si ribadisce che la risoluzione definitiva delle problematiche del lago non può che passare attraverso l'implementazione di un sistema coordinato di operazioni, di natura infrastrutturale, che consentano l'allargamento del bacino idrico sotteso dal lago e la regolazione idraulica dei livelli idrometrici del Trasimeno, attraverso anche l'eventuale immissione di acque, di qualità compatibile nell'area lacustre. In questo senso, occorre dare nuovo slancio alla realizzazione del pacchetto di opere proposto dalla direzione qualità della vita del Ministero dell'ambiente ed inserito nello stralcio prioritario del programma nazionale degli interventi nel settore idrico, di cui alla delibera del CIPE n. 74 del 2005, riguardante la sistemazione della diga del Chiascio ed il collegamento idraulico di tale serbatoio con il lago.
È, pertanto, intendimento del Ministero dell'ambiente far sì che, tramite il confronto e la cooperazione con la Regione e gli enti locali, questi interventi e tutti quelli ritenuti risolutivi del problema possano trovare un possibile percorso di realizzazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli istituti di Patronato ricevono annualmente diversi milioni di euro, in Italia e all'estero, sotto forma di contributi legati alla loro organizzazione ed al numero e difficoltà delle pratiche (di pensione, previdenza, invalidità, assistenza eccetera) da essi curati nei confronti del pubblico;
molto spesso i cittadini potrebbero ottenere analoga assistenza rivolgendosi direttamente agli istituti di Previdenza in Italia ed agli uffici assistenza dei nostri consolati all'estero;
vi è un indubbio valore sociale in queste attività ma anche un formidabile e

grave impegno finanziario da parte delle finanze pubbliche -:
quale sia il giudizio dei Ministri interessati sulla funzionalità degli Enti di Patronato in Italia ed all'estero;
se non si ritenga che una parte dei fondi ad essi destinati (eventualmente utilizzando anche parte del personale da essi dipendenti) non potrebbe essere investita direttamente sulle strutture pubbliche (come i consolati) potenziandone gli uffici assistenza ed incrementandone la disponibilità economica;
quali e quante siano state le operazioni di verifica in Italia ed all'Estero sulle effettive attività svolte dagli Enti di Patronato e quali siano state le risultanze delle predette verifiche;
quali, quante e dove siano dislocate le sedi esteri dei suddetti patronati.
(4-00118)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La normativa che regola il funzionamento degli Enti di patronato ed assistenza sociale è la legge n. 152 del 30 marzo 2001, la quale, all'articolo 4 stabilisce che il loro statuto debba indicare la gratuità delle prestazioni, salvo le eccezioni stabilite dalla legge medesima. Da ciò deriva il finanziamento pubblico concesso agli stessi (lo 0,226 per cento sul gettito dei contributi previdenziali obbligatori incassati dall'Istituto Nazionale Previdenza Sociale (INPS), dall'Istituto Nazionale Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), dall'Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti della Pubblica Amministrazione (INPDAP) e dall'Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo (IPSEMA) e la conseguente vigilanza del Ministero del lavoro.
Il Ministero del lavoro svolge, dunque, attività di finanziamento e di vigilanza nei confronti dei suddetti enti.
Per quanto riguarda l'attività di finanziamento, ai sensi dell'articolo 13 della suddetta legge, esso provvede secondo i criteri di ripartizione stabiliti con il regolamento di cui al comma 7, della stessa normativa.
Il successivo articolo 20, comma 5, prevede che, fino alla data di entrata in vigore del regolamento recante le nuove modalità di ripartizione del finanziamento gli enti di patronato, al momento non ancora emanato ma sul quale è stato acquisito l'avviso favorevole del Consiglio di Stato, - rimangono vigenti le disposizioni previste dal decreto interministeriale del 13 dicembre 1994, n. 764.
Il suddetto ministero, pertanto, al fine di pervenire alla ripartizione finale del fondo patronati, elabora le relative statistiche sulla base delle disposizioni contenute nel citato decreto e delle tabelle allo stesso allegate, che fissano il punteggio spettante ad ogni pratica conclusa positivamente.
Per l'attività in Italia, le tabelle statistiche presentate dalle sedi territoriali dei patronati ai servizi ispettivi delle direzioni provinciali del lavoro, sono trasmesse, dopo la prevista verifica, al Ministero del lavoro, unitamente ad una relazione illustrativa riguardante l'organizzazione degli uffici, il personale e i tagli effettuati sul numero di pratiche dichiarate.
Per l'attività estera, si procede sostanzialmente allo stesso modo, tenendo presente, tuttavia, che non tutte le sedi estere sono ispezionate ogni anno, e, quindi, in caso di mancata ispezione, si può tener conto solo dei dati forniti dai patronati al Ministero del lavoro.
I dati in questione vengono elaborati da un apposito programma informatico e si ottiene il punteggio totale conseguito dai singoli istituti di patronato, per l'anno in elaborazione, in relazione all'attività svolta in Italia, all'attività svolta all'estero e all'organizzazione territoriale in Italia ed all'estero.
Tali punteggi confluiscono automaticamente in una tabella riepilogativa che consente all'Ufficio di assegnare le percentuali di ripartizione per l'attività svolta in Italia (72 per cento del fondo), per l'attività estera (8 per cento del fondo), per l'organizzazione delle sedi italiane (17 per cento del fondo)

ed, infine, per l'organizzazione delle sedi estere (3 per cento del fondo).
La somma dei singoli punteggi conseguiti, relativa a ciascun patronato, consente di fissare la percentuale complessiva di ripartizione per l'anno in esame; moltiplicando l'ammontare totale del fondo per la percentuale complessiva di ogni patronato, si ottiene la somma spettante ai singoli istituti, detratte le anticipazioni corrisposte; si ottiene, quindi, il saldo da effettuarsi.
È opportuno evidenziare che il Ministero del lavoro provvede ad erogare la somma totale spettante direttamente ai legali rappresentanti dei singoli patronati.
Per quanto riguarda l'attività di vigilanza, essa viene svolta secondo le modalità indicate all'articolo 15 della legge 152 del 2001, in base alle quali il Ministero del lavoro presenta annualmente al Parlamento una relazione sull'andamento degli istituti, ed in caso di gravi irregolarità o di accertate violazioni dei compiti istituzionali, provvede alla nomina di un commissario straordinario. Ispezioni ordinarie e straordinarie sono disposte da quel Ministero per il controllo delle sedi anche all'estero.
Anche il Ministero degli affari esteri svolge attività di finanziamento e di vigilanza.
Sono erogati, infatti, in favore dei patronati che hanno filiazioni all'estero contributi pari a circa 280.000 euro (anno 2007) a valere su un apposito capitolo di bilancio; il piano di ripartizione dei contributi è sottoposto preventivamente al Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE). Ai fini dell'assegnazione del contributo, il Ministero degli affari esteri chiede a tutte le sedi diplomatico-consolari un'attenta valutazione dell'attività dei patronati ed un giudizio in merito.
Inoltre, gli uffici diplomatico-consolari vigilano sull'attività degli enti di patronato presenti nella circoscrizione consolare e segnalano eventuali abusi ed irregolarità di gestione al Ministero del lavoro.
In merito alla dislocazione territoriale degli istituti di cui trattasi, in Italia si riscontrano i seguenti dati, desunti dalle relazioni degli ispettori del lavoro, che provvedono ogni anno capillarmente alla verifica dell'organizzazione e dell'attività degli stessi:
sedi regionali n. 233;
sedi provinciali n. 1.795;
sedi zonali n. 5.291.

Per gli anni 2005-2006, la decurtazione dei punti dichiarati dagli istituti rispetto a quelli convalidati si è attestata su una percentuale di circa il 4,89 per cento.
All'estero, invece, si contano attualmente n. 363 sedi di patronato, dislocate in località diverse dei seguenti Stati, con un'incidenza maggiore nei Paesi noti di nostra emigrazione: Germania, Svizzera, Francia, Belgio, Lussemburgo, Inghilterra, Olanda, Spagna, Svezia, Austria, Croazia, Slovenia, Grecia, Australia, Canada, U.S.A., Argentina, Brasile, Uruguay, Venezuela, Cile, Messico, Senegal, Sud Africa.
Nel corso del 2007, le ispezioni all'estero - a campione - hanno interessato complessivamente 10 Stati - Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Canada, Olanda, Croazia, Slovenia, Svezia e Argentina -, 84 sedi e 38 città, impegnando 10 gruppi di ispettori, composto ciascuno di due elementi.
Per quanto attiene agli esiti delle verifiche effettuate, va sottolineato che le decurtazioni dei punteggi dichiarati hanno riguardato, in massima parte, errori di statistica e l'inserimento errato tra le pratiche che danno diritto a punteggio dei RED all'estero.
Si fa presente, comunque, che dal sito internet dell'INPS è possibile ricavare gli elenchi delle sedi dei Patronati presenti in tutti i Paesi (sigle, indirizzi, responsabili), non allegati considerata la voluminosità degli stessi www.inps.it/agendasedi/Convenzioni-CI/elenco-stati.asp).
Ciò premesso, i dati come sopra rappresentati e la capillarità della distribuzione territoriale consentono di confermare il valore sociale dell'attività degli istituti di patronato cui la legge 30 marzo 2001, n. 152, attribuisce funzioni più ampie ridefinendone il ruolo in un'epoca di grandi

trasformazioni della società e di nuove modalità produttive.
In tal senso i patronati oggi appaiono sempre più impegnati nel passaggio dalla funzione storica di tutela dei diritti dei lavoratori, economicamente e culturalmente meno abbienti, nei confronti degli istituti previdenziali ad una funzione di «sportello» per il cittadino lavoratore, a cui consentono - tramite il servizio di informazione e consulenza - l'accessibilità ai servizi di welfare nella più ampia accezione del termine.
Essi svolgono effettivamente all'estero un servizio di pubblica utilità e costituiscono un importante raccordo tra i connazionali e gli uffici consolari, specie in materia pensionistica.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministero degli affari esteri finanzia le scuole italiane all'estero e i centri scolastici dove si possa apprendere la lingua italiana;
ciò avviene anche in Canada dove la presenza italiana è numerosa e consolidata ed in particolare nelle zone di Toronto e di York;
tra le scuole così finanziate risulta anche esserci il «Centro Scuola» di Toronto e York che fa capo al signor Alberto Di Giovanni -:
a quanto ammontino i fondi versati al «Centro Scuola» negli ultimi anni da parte del Ministero degli affari esteri, divisi per ciascun anno, quanti siano gli studenti che frequentano i corsi di italiano in questa scuola nelle sue eventuali diverse succursali e quanti siano quindi i fondi pro-capite versati per ciascun studente;
se i fondi versati al «Centro Scuola» siano approvati dal Comites di Toronto e se lo stesso - oltre che il Consolato Generale di Toronto - sia in possesso di una relazione dettagliata sull'andamento delle attività scolastiche del «Centro Scuola»;
quale sia il giudizio complessivo del Ministero degli affari esteri sul funzionamento della struttura, se siano o meno state predisposte o richieste verifiche sul livello di preparazione di insegnanti ed alunni nonché verifiche contabili volte ad accertare come siano effettivamente stati spesi i fondi versati dal Ministero degli affari esteri anche in rapporto ai bilanci dell'ente;
se queste verifiche sono state effettuate, quando esse hanno avuto luogo e quale sia stato il giudizio di eventuali ispettori.
(4-00515)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Comites (Comitato Italiani all'estero), dal 2005 ad oggi, ha espresso parere favorevole alle richieste di contributi avanzate dall'ente gestore «Centro scuola» di Toronto e York, sulla base dell'esame del bilancio preventivo che, annualmente, ogni ente gestore presenta unitamente ad una relazione programmatica delle attività che si intendono realizzare. Il Comites disponeva, altresì, del bilancio che l'ente citato ha redatto a consuntivo delle attività dell'anno precedente, anch'esso accompagnato dalla corrispondente relazione. Detta documentazione viene, di norma, trasmessa al Comites dal competente Consolato generale.
Nel dicembre 2006 una missione ministeriale di ricognizione dei corsi di lingua e cultura italiana
ex lege 153 in Canada ha incluso le iniziative poste in essere dal «Centro scuola».
Nel corso della missione è stato rilevato, in particolare, che il processo di integrazione dei corsi linguistici nei sistemi scolastici locali si sviluppava secondo le linee di indirizzo del Ministero degli esteri e che la situazione esistente nella circoscrizione consolare di Toronto era da considerarsi pienamente soddisfacente.


A partire dal 2006 l'ente ha organizzato corsi di aggiornamento per gli insegnanti di italiano in collaborazione con l'università italiana di Pescara-Chieti, nonché con i provveditorati agli studi di Toronto e York. Si fa, inoltre, presente che il governo dell'Ontario contribuisce annualmente alle attività linguistiche del «Centro scuola» con 5 milioni di dollari canadesi versati ai provveditorati agli studi di Toronto e York: questi fondi rappresentano la maggiore fonte di entrate, anche se non dirette, di cui l'ente si avvale per l'attuazione delle iniziative che organizza. Si segnala, infine, per completezza di esposizione, che nel 2006 l'Ente riferì di un aumento degli stipendi degli insegnanti da parte del provveditorato canadese, nonché di un apprezzamento del dollaro canadese nei confronti dell'euro; il «Centro scuola» chiese un contributo supplettivo di 110.000 euro che non venne peraltro concesso per mancanza di disponibilità sul pertinente capitolo di bilancio. Nel 2007, invece, è stato possibile erogare un contributo aggiuntivo di 32.400 euro.
Sulla base dei dati i possesso della Farnesina, le attività svolte dall'ente gestore «Centro scuola» risultano adeguatamente controllate e gli esiti conseguiti denotano, in generale, il positivo andamento delle attività dell'ente.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi tempi su diverse testate della stampa internazionale - e soprattutto in Germania - sono apparsi articoli di dura critica all'Italia ed in particolare nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri;
nella legittima espressione delle opinioni politiche e personali di chiunque, a volte sono stati riferiti fatti non veri ed anche lesivi della dignità del nostro paese;
un esempio lo si ha nella giornata di oggi sul quotidiano olandese Volkskrant;
a seguito della pubblicazione degli articoli non risulta all'interrogante che le nostre ambasciate siano sempre intervenute al fine di far rettificare distorte informazioni date all'opinione pubblica -:
se siano state date istruzioni alle nostre autorità diplomatiche al fine di monitorare la stampa del paese di proprio riferimento e - nel caso di articoli di pesante e non fondata critica nei confronti dell'Italia e delle sue istituzioni - sia stato dato mandato di intervenire elle forme più appropriate per permettere al pubblico di avere una conoscenza più completa della realtà italiana, evitando che la generalizzazione e la superficialità dei commenti intacchi l'immagine del nostro Paese, del Parlamento e del Governo liberamente eletto dalla maggioranza degli italiani.
(4-00601)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono, per quanto di competenza, i seguenti elementi di informazione.
Tra i compiti svolti dalle sedi diplomatiche italiane all'estero rientra senza dubbio ed in primo luogo l'attenzione a che le notizie sull'Italia trovino uno spazio adeguato e riflettano in modo oggettivo la realtà. È evidente che le stesse sedi possono efficacemente contribuire ad alimentare, come in buona misura già fanno, un flusso informativo mirato e continuo. La rete diplomatico-consolare ha, al riguardo, già sviluppato da tempo una consuetudine di relazioni ben articolate con i referenti
in loco, che va ben al di là della semplice quanto puntuale e costante rettifica di eventuali informazioni «distorte» riportate di volta in volta dalla stampa locale.
D'altra parte, è ben presente la necessità di rilanciare, intensificare e dare coerenza e continuità a queste attività ed in particolare di sviluppare ed approfondire ulteriormente i rapporti con gli esponenti locali del mondo della comunicazione, dai direttori delle maggiori testate, ai giornalisti stranieri che seguono più da vicino la politica italiana fino ai corrispondenti italiani.


A tal fine, l'onorevole Ministro Frattini ha indirizzato, in data 18 luglio, un apposito messaggio ai capi missione all'estero contenente le linee guida da seguire per meglio contribuire a far conoscere la realtà nazionale e a migliorare l'immagine dell'Italia all'estero. Tale messaggio - che è stato tra l'altro pubblicato sul portale istituzionale del Ministero degli esteri - dimostra in maniera fattuale l'impegno dell'onorevole Ministro, della Farnesina e della sua rete diplomatica in favore di una politica di comunicazione efficace e strategica, volta ad «illustrare e favorire, presso i canali dell'informazione dell'intera comunità internazionale, una migliore, autentica e più competitiva immagine del nostro Paese».

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono noti all'interrogante i problemi di carattere economico connessi ad una necessaria revisione della rete consolare che purtroppo porterà ad una ristrutturazione delle sedi all'estero;
nondimeno appare evidente come vi siano zone dove l'Italia deve avere una propria presenza perché sono residenti numerosi connazionali o per particolari difficoltà logistiche o perché in passato vi sono state sedi diplomatiche significative poi chiuse o infine perché esistono Paesi dove vi è un particolare richiesta di visti per l'Italia o - infine - data l'esistenza di significati e presenze turistiche italiane;
in questo quadro è stata più volte posta attenzione al MAE (Ministero degli affari esteri) da parte dell'interrogante sul problema dell'apertura di una nuova ambasciata in Moldova;
l'apertura si è resa necessaria soprattutto per la necessità di controllare i numerosissimi visti che vengono richiesti in quel paese per viaggi verso l'Italia ricordando che dalla Moldova - dopo l'ingresso della Romania in Europa - è anche diventato difficile raggiungere il nostro consolato di Bucarest, peraltro già oberato di lavoro -:
quali siano gli intendimenti del Governo circa l'annunciata apertura di una nostra rappresentanza diplomatica in Moldova.
(4-00724)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come disposto dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 258 del 2007, in attuazione della legge finanziaria 2007, il Ministero degli esteri sta dando corso ad una ristrutturazione della rete diplomatica-consolare e degli Istituti di cultura «in considerazione del mutato contesto geopolitico, soprattutto in Europa».
Il processo di ristrutturazione è finalizzato a contemperare l'esigenza di razionalizzare l'utilizzo delle scarse risorse con l'obiettivo di tutelare e promuovere gli interessi del nostro Paese, soprattutto nelle aree geografiche a più forte indice di sviluppo. Al piano di ristrutturazione della rete diplomatico-consolare è stata data attuazione graduale, con un'articolazione temporale su tre fasi. La prima, che ha avuto termine nel 2007; la seconda, che è già stata finalizzata normativamente, è tuttora in corso e terminerà il prossimo mese di novembre; la terza, prevista per il 1o dicembre 2008.
In tale contesto, e nell'ambito della citata seconda fase, è prevista l'apertura di un'ambasciata a Chisinau: a riguardo, sono già stati formalizzati tutti gli adempimenti di legge. Nella
Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 147 del 25 giugno 2008 è stato infatti pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica n. 27 del 22 aprile 2008, con il quale viene istituita l'Ambasciata d'Italia a Chisinau (Moldova) a decorrere dal 1o ottobre 2008.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il sottoscritto interrogante ha presentato una interrogazione parlamentare sottolineando ancora una volta l'opportunità di aprire una nostra ambasciata in Moldova, a Chisinau;
l'interrogante ha appreso che recentemente tale decisone è già stata presa, che l'annuncio è apparso sulla Gazzetta Ufficiale e quindi di ciò si complimenta con il Ministro;
si apprende però che la nuova ambasciata avrà sede presso lo Sky Tower, nella zona commerciale della città, su due piani, in condizioni logistiche non facilmente raggiungibili per chi richiederà visti per il soggiorno in Italia, ovvero per quella attività per la quale principalmente viene aperta la nuova sede diplomatica;
la nuova sede, inoltre, stando a quanto dichiarato da componenti della comunità italiana locale, pare abbia un costo di circa 25.000 euro al mese di solo canone di affitto -:
quali siano le ragioni logistiche ed economiche che hanno portato a questa scelta e - se confermata tale somma d'affitto - se non fosse stato meglio ipotizzare allora di acquistare un immobile di proprietà, utilizzando eventualmente l'affitto quale rata di un mutuo per sostenere la spesa di acquisto e/o di sistemazione, soprattutto in considerazione dei prezzi degli immobili in essere a Chisinau.
(4-00754)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La nuova sede per la rappresentanza italiana in Chisinau aprirà, come noto, a partire dal prossimo 1o ottobre ed è stato già stato designato quale incaricato d'affari il consigliere d'ambasciata Stefano De Leo.
Il reperimento e l'individuazione dei locali idonei all'interno del moderno edificio dello
Sky Tower, sito nel centro commerciale della città, sono frutto di un'attenta analisi immobiliare, economica e logistica condotta sin dallo scorso mese di febbraio dall'Ambasciata d'Italia in Bucarest, di concerto con il Ministero degli esteri.
La ricerca si era sin dall'inizio indirizzata verso immobili indipendenti, ovvero singoli piani in edifici moderni, di superficie compresa tra i 700 ed i 1.000 metri quadrati, tenuto conto della prevista dotazione di personale per la sede e del prevedibile afflusso di pubblico (nel settore consolare/visti).
Nel maggio scorso i funzionari tecnici del Ministero degli esteri hanno svolto a Chisinau una missione
ad hoc - presente anche l'Ambasciatore d'Italia a Bucarest - con il compito di esaminare le proposte di locazione selezionate a seguito di un prima indagine immobiliare svolta dalla sede e consistenti in una mezza dozzina di immobili, che apparivano in un primo momento rispondenti ai requisiti prefissati.
La visita ha consentito di circoscrivere la rosa delle ipotesi immobiliari, escludendo quelle che presentavano problematiche strutturali, tecnico-statiche, di sicurezza anti-intrusione, di funzionalità e decoro.
Sono state parimenti escluse quelle che imponevano ingenti spese ovvero lunghi tempi di ripristino dell'impiantistica o di parti strutturali, di adattamento alle prescrizioni della normativa italiana in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro, di misure di sicurezza attiva e passiva: si consideri infatti che, oltre al - pur rilevante - fattore economico, l'altro fattore imprescindibile nella valutazione degli immobili sulla base degli interventi da effettuare è quello della tempistica di questi ultimi, data l'esigenza di non subordinare l'apertura della futura rappresentanza diplomatica alle incognite nello svolgimento degli interventi necessari.
La scelta è così caduta agevolmente sui locali siti nel moderno edificio a undici piani dello
Sky Tower, ubicato nel centro nevralgico della città di Chisinau.
Gli spazi in locazione sono situati tutti al settimo piano, suddivisi in sei uffici e dotati di adeguati spazi connettivi, hall e servizi, per un totale di circa 780 mq (cui si aggiungono altri 48 mq circa di locali siti

al piano terra da adibire ad archivio-deposito, in osservanza delle prescrizioni vigenti ex decreto ministeriale 16 gennaio 1996 sui massimi carichi dei solai). Trattasi di spazi già rifiniti, ad eccezione delle pavimentazioni degli ambienti ad uso ufficio, e dotati di tutta l'impiantistica tecnologica e di quattro elevatori al piano. Un sistema di tornelli e di metal detector è già installato al pianterreno. Minimi lavori di adattamento potrebbero essere realizzati direttamente dalla proprietà, che si è dimostrata disponibile in tal senso.
I costi della locazione ammontano a circa 15.000 euro mensili. Risulta pertanto errata l'informazione pervenuta all'interrogante, che menziona una locazione di ben 25.000 euro mensili.
Da quanto precede risulta evidente come la proposta prescelta sia la migliore sotto molteplici aspetti:

a) sotto l'aspetto logistico, in quanto l'edificio è ubicato nella zona centrale e commerciale della città di Chisinau;
b) sotto l'aspetto della sicurezza anti-intrusione, in quanto all'interno di un edificio commerciale pienamente idoneo;
c) in termini economici, in quanto i costi di adattamento e ristrutturazione degli spazi risultano di gran lunga inferiori alle altre ipotesi e potrebbero essere riassorbiti dal canone di locazione che, per unità di superficie, è risultato in linea, se non minore, con le altre ipotesi prese in considerazione;
d) sotto il profilo della tempistica, in quanto è l'unica a rendere l'edificio fruibile nel più breve tempo.
Per rispondere all'ultimo quesito posto dall'interrogante, infine, l'ipotesi di acquisto dell'immobile, anche attraverso l'utilizzo del canone di locazione come rata di mutuo, è stata esclusa considerando che la procedura del
leasing finanziario, ai sensi dell'articolo 160-bis del decreto legislativo n. 163 del 2006 e dell'«acquisto di cosa futura», avrebbero comportato un ricorso ad una gara pubblica ed un impegno finanziario di natura pluridecennale sul capitolo ad hoc non facilmente programmabili nell'attuale congiuntura finanziaria.
Tale procedura avrebbe inoltre richiesto una tempistica molto lunga ed incompatibile con la decisione di prossima apertura della rappresentanza italiana a Chisinau.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, MECAC- CI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TUR- CO, CONCIA e BELTRANDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nel bando appena pubblicato dal Ministero per gli affari esteri italiano per accedere al concorso per la carriera diplomatica è previsto, come requisito di accesso, un'età inferiore ai 35 anni, innalzata di un anno nel caso il candidato sia coniugato;
la direttiva europea 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, vieta le discriminazioni fondate, tra l'altro, sulla religione o le convinzioni personali, sull'età o le tendenze sessuali, per quanto concerne l'occupazione e le condizioni di lavoro, ed in particolare le condizioni di accesso all'occupazione e al lavoro, sia dipendente che autonomo, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione indipendentemente dal ramo di attività e a tutti i livelli della gerarchia professionale, nonché alla promozione;
sono proibite discriminazioni indirette, che sussistono quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere in una posizione di particolare svantaggio le persone, tra l'altro, di una particolare età o di una particolare tendenza sessuale, rispetto ad altre persone, a meno che tale disposizione, tale criterio o tale prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo

conseguimento siano appropriati e necessari, e che per la natura di un'attività lavorativa o per il contesto in cui essa viene espletata, tale caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, purché la finalità sia legittima e il requisito proporzionato;
l'articolo 6 della direttiva prevede che gli Stati membri possano prevedere che le disparità di trattamento in ragione dell'età non costituiscano discriminazione laddove esse siano oggettivamente e ragionevolmente giustificate, nell'ambito del diritto nazionale, da una finalità legittima e i mezzi per il conseguimento di tale finalità siano appropriati e necessari -:
se il Governo non ritenga che la previsione di un limite di età di 35 anni per accedere al concorso per la carriera diplomatica, nonché la previsione dell'innalzamento di un anno nel caso in cui il candidato sia coniugato, sia discriminatoria, dato che questa non è oggettivamente e ragionevolmente giustificata da una finalità legittima e che i mezzi per il conseguimento di tale finalità non siano appropriati e necessari, oltre a non essere un requisito essenziale e determinante o proporzionato per lo svolgimento dell'attività lavorativa;
se il Governo non ritenga che tale discriminazione sia basata non solo sull'età ma anche sull'orientamento sessuale, dato che in Italia le unioni tra persone dello stesso sesso non sono riconosciute;
se il Governo non ritenga che tale requisito, che non è basato su alcun titolo o esperienza lavorativa precedente, ma solamente sul suo stato civile di persona sposata o non sposata, sulle condizioni individuali sociali della persona, nonché sulle sue convinzioni rispetto al matrimonio, sia una discriminazione fondata anche sulle convinzioni personali e sulla religione;
se il Governo non ritenga che tale bando di concorso, come ogni pratica simile, metta l'Italia a rischio di infrazione della direttiva comunitaria.
(4-00229)

Risposta. - In relazione a quanto sollevato dall'interrogante negli atti parlamentari in esame, in particolare sulla previsione di un'età non superiore ai 35 anni quale requisito per la partecipazione al concorso pubblico, per titoli ed esami, a 25 posti di Segretario di legazione in prova (concorso diplomatico), contenuta nel relativo bando, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - IV serie Speciale «Concorsi» del 23 maggio 2008, desidero sottoporre alla sua attenzione quanto segue.
Il bando in questione, stabilisce tra i requisiti richiesti per la partecipazione al concorso (articolo 2), un'età non superiore ai 35 anni anche se successivamente è previsto l'innalzamento di tale limite a favore di alcune categorie di candidati, riprendendo fedelmente le disposizioni contenute nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) 1o aprile 2008, n. 72 - «Regolamento recante la disciplina del concorso di accesso alla carriera diplomatica».
In proposito, infatti, occorre ricordare che il limite di età in precedenza previsto per la partecipazione ai concorsi pubblici dalla normativa generale in materia decreto del Presidente della Repubblica (decreto del Presidente della Repubblica) n. 487 del 1994, è stato abolito dalla legge 14 maggio 1997, n. 127, articolo 3, comma VI. La stessa disposizione, tuttavia, lungi dal conferire all'abolizione del limite di età per la partecipazione ai pubblici concorsi carattere di generalizzata operatività, espressamente stabilisce che «la partecipazione ai concorsi indetti da Pubbliche Amministrazioni non è soggetta a limiti di età, salvo deroghe dettate da regolamenti delle singole Amministrazioni connesse alla natura del servizio o ad oggettive necessità dell'Amministrazione».
Coerentemente con tale disposizione normativa, questo Ministero in data 2 ottobre 1998, adottò il decreto n. 377, con il quale stabiliva un limite di età (35 anni) per la partecipazione al concorso per l'accesso alla carriera diplomatica «in ragione

della natura del servizio affidato ai funzionari della carriera diplomatica» nonché delle «oggettive necessità dell'Amministrazione».
Al momento della riforma del concorso diplomatico, attuata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 17 maggio 2001, n. 285, il limite di età venne fissato a 32 anni, per poi essere elevato nuovamente a 35 anni in occasione della recente riforma del concorso stesso, alla quale si è proceduto con il succitato DPCM 1o aprile 2008, n. 72, in considerazione dell'allungamento dei corsi di studio universitari necessari al conseguimento delle lauree specialistiche/magistrali, quinquennali, richieste per la partecipazione al concorso stesso.
Le considerazioni che hanno indotto questa amministrazione a mantenere tale limite, continuando ad avvalersi, come in passato, della deroga prevista dalla legge n. 127 del 1997, si fondano sulla «specialità», rispetto a tutti gli altri settori del pubblico impiego, della carriera diplomatica, la quale richiede, inoltre, un orizzonte temporale sufficientemente dilatato per la preparazione iniziale dei nuovi funzionari ed il loro periodico aggiornamento professionale. Il limite di età, infine, risulta necessario anche in considerazione dell'elevato numero dei gradi nei quali si suddivide la carriera, che richiede che essa incominci quanto prima. Del resto storicamente, ancor prima della iniziale versione del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, è sempre stato previsto un limite di età per l'accesso alla carriera diplomatica diverso da quello fissato per il resto del pubblico impiego.
La validità delle suddette considerazioni è stata da ultimo riconosciuta sia dal dipartimento della funzione pubblica, sia dal Consiglio di Stato, i quali hanno espresso entrambi parere favorevole sul testo del DPCM 1o aprile 2008, n. 72.
Al riguardo desidero informare l'interrogante che anche altre Amministrazioni prevedono limiti di età per la partecipazione a specifici concorsi. Tra queste il Senato della Repubblica, con il concorso pubblico, attualmente in atto, per titoli ed esami, a dieci posti di Consigliere parlamentare di prima fascia (35 anni, 45 per i dipendenti del Senato; il regolamento prevede che il bando di concorso possa stabilire un limite di età quale requisito di ammissione); il Ministero della difesa - direzione generale per il personale militare (per il reclutamento degli ufficiali, 32 anni, 40 per gli ex ufficiali di complemento o in ferma prefissata), il Ministero dell'interno, con il concorso per l'accesso alla carriera prefettizia (35 anni, con possibilità di innalzamento per un massimo di cinque anni), nonché in alcuni concorsi della Polizia di Stato (concorso per commissari di Polizia, 32 anni, con alcune deroghe) e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
In merito all'elevazione di un anno del limite di età a favore dei candidati coniugati prevista dal bando di concorso in questione, desidero attirare l'attenzione dell'interrogante sul fatto che tale specifica disposizione riproduce fedelmente una norma da tempo presente nella legislazione riguardante l'accesso alla carriera diplomatica e da ultimo riprodotta nel DPCM n. 72 del 2008, recante il regolamento del concorso per l'accesso alla carriera diplomatica.
Come ho illustrato in precedenza, la normativa generale in tema di pubblici concorsi (decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994) stabiliva, all'articolo 1, comma 1, punto 2, un limite di età per tutto il pubblico impiego (età non inferiore agli anni 18 e non superiore ai 40), fissando successivamente le categorie a favore delle quali si prevedeva un innalzamento del suddetto limite. In particolare, la prima di tali categorie era costituita dai candidati coniugati, che beneficiavano dell'innalzamento del limite pari a un anno.
Con l'entrata in vigore della legge n. 127 del 1997 il limite di età è stato rimosso, ma venivano fatte salve le deroghe dettate da regolamenti delle singole Amministrazioni connesse alla natura del servizio o ad oggettive necessità dell'amministrazione. Nella facoltà lasciata dalla legge alle amministrazioni di ripristinare i limiti di età, rientra naturalmente anche la facoltà di corredarli di condizioni e deroghe.

Nel previgente regolamento (DPCM 285 del 2001) si affermava che «il limite di età è soggetto alle deroghe previste dalle vigenti disposizioni in materia, che devono essere specificate nel bando di concorso»; i bandi di concorso emanati sulla base di tale regolamento hanno sempre previsto l'elevazione di un anno del limite di età a favore dei candidati coniugati.
Il DPCM n. 72 del 2008 individua direttamente le categorie a favore delle quali è prevista un'elevazione del limite di età. Nel fare ciò, esso ha riprodotto quasi intesa ente le disposizioni in materia analoga in precedenza contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 487 del 1994 e, tra queste, quella a beneficio dei candidati coniugati. È, d'altra parte, agevole verificare come, nel prevedere tale deroga, questo Ministero non abbia creato nuovi vincoli o limitazioni, ma abbia solo previsto, a favore di una categoria di persone, ossia i candidati e le candidate coniugati, un beneficio che trova giustificazione nel quadro complessivo del nostro ordinamento giuridico ed in particolare sulle disposizioni relative al diritto di famiglia attualmente in vigore. Le evidenzio, peraltro, che analoga deroga al limite di età è prevista nei concorsi per l'accesso alla carriera prefettizia.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.