XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 14 ottobre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
da oltre 32 anni la Repubblica Democratica Popolare Lao non ha smesso di infrangere le regole internazionali sui diritti umani, divenendo uno degli Stati più repressivi dell'Asia, come sottolineano i recenti rapporti di Amnesty International, di Reporters sans Frontières e del Dipartimento di Stato americano;
dal 1975 la RDP Lao è governata da un regime dittatoriale. È infatti uno Stato a Partito unico: il Partito popolare rivoluzionario lao. Qualsiasi altro partito politico è vietato nel Paese e questo principio è scritto chiaramente nella Costituzione. Organizzazioni e istituzioni, diverse da quelle che gravitano intorno al Partito, non sono autorizzate;
la stampa, la radio, la televisione, la rete telematica, l'insieme dei mass media, appartengono al Partito-Stato e sono sotto il suo stretto controllo. La libertà di espressione e di manifestazione è inesistente. Una legge su internet punisce chiunque consulti o metta online elementi che il Partito considera «nocivi all'unità e all'integrità del Paese». Il Governo, inoltre, chiede espressamente ai proprietari dei cyber-cafè di assicurarsi che i loro locali non siano frequentati da «cattivi elementi»;
ogni qualvolta la comunità internazionale viene informata di violazioni dei diritti fondamentali, il Governo del Laos nega qualsiasi propria azione riprovevole. Per le autorità del Laos si tratta sempre di «mere invenzioni» provenienti da «cattive persone» che cercano di «screditare l'immagine del Governo Lao»;
il 26 ottobre 1999 a Vientiane, capitale del Laos, cinque difensori delle libertà e della democrazia: Thongpaseuth Keuakoun, Seng-Aloun Phengphanh, Bouavanh Chanmanivong e Keochay, così come altri giovani responsabili, hanno indetto una marcia nonviolenta di studenti, insegnanti e cittadini laotiani per richiedere riforme democratiche e il rispetto della libertà e dei diritti umani nel Laos. Questo raduno di protesta pacifica, il primo sotto il regime comunista dal 1975, è stato represso sin dal suo avvio e oltre un centinaio di partecipanti sono stati arrestati: ad oltre otto anni dal loro arresto si ignora tuttora se siano ancora in vita;
poche notizie sono filtrate sulla sorte dei cinque leader studenteschi, a parte l'annuncio del decesso in prigione di uno di loro, Khamphouvieng SISA-AT, della cui morte nel 2001, causata da privazioni e maltrattamenti, si è avuta notizia soltanto nel 2004, grazie alla testimonianza di un ex detenuto;
nessuno ha mai potuto visitare i leader del «Movimento del 26 ottobre» ed il Governo Lao ha dapprima mantenuto il silenzio, poi negato i fatti e, in seguito, ha dato informazioni evidentemente contraddittorie e inesatte;
in occasione della visita in Laos di una delegazione del Parlamento europeo, nel marzo dello scorso anno, il presidente dell'Assemblea Nazionale laotiana ha dichiarato al capo della delegazione, Hartmut NASSAUER, che i leader di questo Movimento sono stati liberati nel 2006. Questa presunta liberazione è stata addirittura avallata, senza specifiche, dall'Ambasciata francese a Vientiane malgrado nessuno sia mai stato autorizzato a incontrare i «liberati». Purtroppo realisticamente si deve ritenere non credibili le informazioni ottimistiche accreditate dal regime poiché gli arrestati sono tuttora desaparecidos e sono ancora invano attesi dalle loro famiglie, dai loro amici e dalle organizzazioni internazionali che si sono occupate del loro caso;
una parte della minoranza etnica Lao-Hmong - compresa tra 10.000 e

20.000 persone, in maggioranza anziani, donne e bambini - vive nascosta nella giungla di Saysomboune. Si nutrono di foglie e radici, senza osare accendere fuochi per timore di essere individuati dall'esercito, e in queste condizioni sta scomparendo a poco a poco, a causa delle stragi, della fame, delle malattie. È inoltre vittima di una vera e propria «caccia all'uomo» lanciata dalle forze armate del Governo Lao. Nonostante le puntuali testimonianze rese da giornalisti occidentali ed il fatto che i numerosi avvenimenti gravi siano regolarmente segnalati dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani, le autorità laotiane negano i massacri, (come quello avvenuto e denunciato tra il 5 giugno ed il 22 luglio 2007, nella regione di Phou Bia, dove 67 persone sono state massacrate e di esse oltre la metà erano donne e bambini) e non autorizzano l'accesso ad osservatori indipendenti;
sono circa 8.000 i Lao-Hmong che sono riusciti clandestinamente a rifugiarsi in Thailandia e che ora rischiano di essere forzosamente rimpatriati a seguito nonostante a molti di loro sia già stato offerto di lasciare la Thailandia per l'Australia, i Paesi Bassi, il Canada e gli Stati Uniti e soprattutto nonostante le serie preoccupazioni per la loro incolumità; infatti i gruppi di Lao-Hmong che sono stati sinora rispediti dalla Thailandia nel Laos, hanno visto le loro famiglie disperse, gli uomini arrestati e scomparsi. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e autorevoli organizzazioni di difesa dei diritti umani - tra cui Amnesty International, Forum Asia, Human Rights Watch, Federazione internazionale dei diritti umani - hanno richiesto formalmente di evitare il rimpatrio forzoso di chi è fuggito dal regime e la cui sicurezza e libertà non può essere garantita;
decine di migliaia di laotiani, in maggioranza appartenenti alle minoranze etniche, sono stati continuamente e ripetutamente trasferiti da un posto ad un altro nel corso degli ultimi vent'anni, al solo scopo di consolidare il controllo su di esse. Il Governo della RDPL spiega questi spostamenti di popolazione come il risultato dell'attuazione di una politica di sviluppo rurale e di lotta alla coltivazione del papavero. Secondo le organizzazioni internazionali di difesa dell'ambiente, è di dominio pubblico che «i principali responsabili della distruzione di foreste primarie negli ultimi vent'anni sono state le imprese di sfruttamento del legno, di cui la più importante è controllata dall'esercito laotiano sin dagli anni '80»;
questo programma di trasferimenti forzati coinvolge, tra gli altri, i Hmong, Khmu, Lu, Yao. Costretti ad abbandonare i villaggi di montagna e degli altipiani verso le pianure, questi devono affrontare gravi difficoltà di adattamento, promesse di assistenza non mantenute da parte delle autorità e una progressiva scomparsa del retaggio etnico e culturale. L'indigenza estrema, così come il mancato accesso all'istruzione, alla salute e alle informazioni sanitarie, fa sì che le donne e le minorenni di queste popolazioni spostate lungo le strade, diventino la facile preda delle reti del traffico di esseri umani, della prostituzione e le vittime innocenti dell'Aids e di altre malattie sessualmente trasmissibili;
nella sua trasmissione del 18 ottobre 2007, la radio Voice of America ha rilevato che, secondo la «Anti-Aids Commission», c'è un aumento preoccupante di malati di AIDS, soprattutto nelle regioni di frontiera con la Thailandia, il Vietnam e la Cina;
all'origine dei trasferimenti di massa di popolazione vi sono anche i progetti di dighe idroelettriche. Soltanto la diga di Nam Theun II - la cui costruzione è in corso ed è sostenuta dalla Banca Mondiale - comporterà la dislocazione forzosa di oltre 6.000 abitanti dell'altipiano di Nakai, mentre coloro che sono già stati sfollati attendono ancora l'indennizzo finanziario o materiale che era stato loro promesso;
la repressione delle minoranze religiose, in particolar modo contro i cristiani, continua a inasprirsi. Molestie,

pressioni morali, minacce, violenze, confisca delle terre, esclusione dai villaggi sono la sorte dei cristiani del Laos: spesso debbono rinunciare per iscritto alla loro fede per accedere alla funzione pubblica, per entrare in polizia, nell'esercito popolare o nella gerarchia del Partito;
il Dipartimento di Stato americano, nel suo rapporto annuale 2007 sulla situazione della libertà di credo nel mondo, ha classificato il Laos tra i 20 Paesi in cui si continua a «violare significativamente» la libertà di fede e di pratica religiosa;
l'ottavo Congresso del Partito rivoluzionario popolare lao, svoltosi nel marzo del 2006, seguito da elezioni legislative anticipate e dalla formazione di un Governo, non ha portato alcun elemento nuovo per alimentare la speranza di una ventata liberale. Si ritrovano gli stessi nomi al Politburo mentre le «nuove leve» tra i 55 membri del Comitato centrale del Partito sono spesso i figli di alti dirigenti ottantenni costretti a ritirarsi;
le ultime elezioni farsa hanno permesso ai dirigenti della RDPL di vantare una propria legittimità politica presso i donatori e la comunità internazionale mentre si è assistito semplicemente ad una spartizione del potere e della corruzione tra i clan e le famiglie del Partito unico, mentre il popolo laotiano, escluso da una vera partecipazione democratica, sprofonda nella povertà;
32 anni dopo la presa del potere del Partito comunista, il Pil raggiunge appena 400 dollari pro capite l'anno (oltre il 75 per cento degli abitanti vive sotto la soglia di povertà di 2 dollari al giorno), la speranza di vita non supera i 55 anni e, stando alle ultime statistiche della Banca Mondiale, quattro laotiani su dieci non sanno né leggere né scrivere;
in un'Asia in piena crescita, il Laos, al 135o posto nella classifica di «sviluppo umano», rimane un'isola di povertà. Un rapporto della Banca Mondiale ha classificato il Laos tra i 26 Paesi più «fragili» del mondo ed individua nell'instabilità l'elemento che fa di questi Paesi dei «luoghi propizi al terrorismo, alla produzione di droghe e al traffico illegale di armi» e soggetto «all'insicurezza, a una corruzione su vasta scala, alle violazioni della legge e a uno scarso livello di sviluppo»;

impegna il Governo:

ad attivarsi in ogni modo e con urgenza per conoscere la sorte dei leader del «Movimento 26 ottobre» e degli altri prigionieri politici e di coscienza, detenuti nelle carceri laotiane senza processo e in contrasto con le regole del diritto internazionale, e a inviare a tal fine una delegazione in loco;
a chiedere al Governo francese se può concretamente confermare la notizia della liberazione dei leader del «Movimento 26 ottobre»;
a chiedere che una delegazione italiana e rappresentanti di organizzazioni internazionali indipendenti possano incontrare i leader del Movimento 26 ottobre se il Governo laotiano ne confermasse la liberazione;
a sostenere gli sforzi dell'UNHCR associandosi alla richiesta di liberazione dei 149 rifugiati Lao-Hmong (di cui 90 bambini, cinque dei quali nati in prigionia), detenuti nel centro per immigrati di Nong Khai in Thailandia dal dicembre 2006, tramite la nostra ambasciata di Bangkok;
ad attivarsi affinché organizzazioni indipendenti internazionali possano verificare le condizioni delle popolazioni Hmong e delle altre minoranze etniche e religiose;
a sostenere in ogni sede opportuna la posizione espressa nella Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti umani in Laos (PG_TA(2005)0462) del 1o dicembre 2005;
a inviare il presente atto: al Presidente Choummali Sayasone, al Primo Ministro Bouasone Bouphavanh e al presidente dell'Assemblea nazionale della Repubblica

democratica popolare lao Thongsing Thammavong; al Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso; al Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pottering; al Segretario generale del Consiglio dell'Unione europea e Alto Rappresentante per la Pesc, Javier Solana; al Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg; all'Alto Commissario delle Nazioni Unite ai diritti umani, Louise Arbour; all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Antonio Guterres; al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon.
(7-00058) «Mecacci».

La VIII Commissione,
premesso che:
la Provincia di Parma, nella giornata odierna, ha ospitato e coordinato il lavoro dei rappresentanti delle Istituzioni e degli Enti interessati alla realizzazione del corridoio intermodale Tirreno Brennero. Il Tavolo interistituzionale - del quale fanno parte le Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Liguria; le Province, Comuni e Camere di Commercio di Massa Carrara, Livorno, Spezia, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Cremona, Verona; l'Interporto Quadrante Europa, CePIM, Autorità Portuale della Spezia, Autorità portuale di Carrara e Autorità portuale di Livorno; Ente autonomo per le Fiere di Verona, Fiere di Parma e Fiere di Reggio Emilia; i parlamentari eletti in questi territori - ha compiuto una valutazione delle novità intercorse in questi mesi soffermandosi, in particolare, sulla recente decisione della Corte dei Conti di bloccare la delibera Cipe relativa al finanziamento, previsto nella Finanziaria 2007, di 48 milioni di euro destinati alla progettazione esecutiva del raddoppio dell'intero tracciato della Ferrovia pontremolese;
in attesa di conoscere quali iniziative il Ministero delle infrastrutture intenda assumere, i rappresentanti delle Istituzioni e degli Enti intervenuti alla riunione odierna hanno riaffermato con forza la validità strategica dell'opera e la sua rilevanza nazionale, in grado di favorire lo sviluppo di un sistema integrato di logistica e trasporti, con indubbi benefici sul piano economico e ambientale;
a partire da questa convinzione i presenti hanno ribadito quale obiettivo prioritario il mantenimento del finanziamento per la progettazione del raddoppio della Ferrovia Pontremolese, le cui risorse (48 milioni di euro) devono essere destinate esclusivamente alla progettazione definitiva dell'intero tracciato;
nella riunione, come segnale fortissimo di determinazione da parte degli Enti coinvolti, è emersa la disponibilità degli enti pubblici a farsi promotori di iniziative per la gestione anche dell'attuale infrastruttura ferroviaria, in modo da offrire servizi ai sistemi economici dei territori interessati;
i rappresentanti istituzionali hanno, poi, riconfermato gli obiettivi di lavoro e le richieste avanzate con il documento siglato a gennaio e sinteticamente così riproposte:
a) il completamento del nuovo terminai ferroviario merci all'Interporto di Parma;
b) l'assegnazione delle risorse per l'elettrificazione del raccordo dei centri intermodali Cepim (Parma) e Quadrante Zai (Verona) e relativa al superamento dei cosidetti «colli di bottiglia». Attualmente si è in fase di sottoscrizione della Convenzione tra il Ministero dei trasporti Infrastrutture-Regione Veneto-Provincia di Parma;
c) l'elettrificazione dell'attuale linea ferroviaria Parma-Suzzara-Poggio Rusco, nonché la progettazione e realizzazione delle varianti necessarie al collegamento funzionale con l'asse ferroviario Verona-Brennero;
d) l'impegno, da parte delle Regioni e del Ministero, ad utilizzare i Fondi

Strutturali Europei 2007-2013 (FAS) specificatamente dedicati ai progetti interregionali;
e) l'affidamento, entro il 2008, dell'appalto per la realizzazione del primo tratto dell'autostrada di collegamento A15-A22 in direzione Brennero e completamento del corridoio autostradale tirrenico Rosignano-Civitavecchia;
f) la necessità di coordinare la TIBRE autostradale con la CR-MN recentemente concessionata dalla Regione Lombardia;
g) inserimento delle funzioni dell'aeroporto di Parma nel sistema del trasporto merci e passeggeri nazionale;
su questi obiettivi tutti i soggetti interessati alla realizzazione del corridoio intermodale Tirreno-Brennero hanno chiesto un incontro al Ministro delle infrastrutture Altero Matteoli e ai Presidenti delle Regioni Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lombardia e Veneto,

impegna il Governo

a tenere conto delle istanze riportate in premessa ed in tal senso ad intraprendere ogni più utile iniziativa che sia in grado di favorire l'attuazione delle volontà dei componenti enti pubblici coinvolti, allo scopo dichiaratisi disponibili a farsi promotori di iniziative volte ad offrire servizi ai sistemi economici dei territori interessati.
(7-00060) «Alessandri, Fava, Rainieri».

La XIII Commissione,
premesso che:
la Commissione UE con la Comunicazione COM (2006)848, del 10 gennaio 2007, titolata «Tabella di marcia per le energie rinnovabili. Le energie rinnovabili nel 21o secolo: costruire un futuro più sostenibile» ha esposto la strategia a lungo termine che la stessa Commissione, si prefigge di seguire in materia di energie rinnovabili, al fine di consentire all'UE di raggiungere il duplice obiettivo di accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e di ridurre le emissioni di gas a effetto serra;
nella «tabella di marcia» la Commissione propone un nuovo quadro legislativo per rafforzare la promozione e l'utilizzo delle energie rinnovabili, quale strumento per consentire il raggiungimento di obiettivi che, nella stessa «tabella di marcia» sono fissati nell'obbligatorietà di giungere, entro il 2020, ad una quota del 20 per cento di fonti energetiche rinnovabili sul consumo di energia dell'UE e ad una quota minima del 10 per cento per i biocarburanti;
tra le fonti energetiche rinnovabili non fossili che possono garantire l'incremento del grado di autonomia energetica e la riduzione dell'inquinamento da gas serra, la Commissione UE indica anche il «biogas» e, quindi, anche il bio-metano che è un bio-gas prodotto da un convenzionale impianto di digestione anaerobica, sottoposto ad un processo di purificazione, fino a raggiungere una percentuale di metano molto elevata, pari al 98 per cento. Il gas così ottenuto e compresso a 220 bar diventa bio-metano, destinabile ad alimentare veicoli, oppure può essere immesso nella rete di distribuzione del gas per usi domestici o industriali;
per quanto sopra, ne discende che il bio-metano può essere convenientemente realizzato a partire da materie organiche di origine agricola, quali, ad esempio, gli scarti prodotti nei diversi processi di lavorazione aziendale e le deiezioni animali provenienti da allevamenti;
in Italia (dati GSE aggiornati al 31 dicembre 2007) sul totale del biogas prodotto, quello ottenuto da deiezioni animali e da colture e rifiuti agro-industriali incide per appena il 13,2 per cento. Eguale bassa incidenza la si rileva anche per gli impianti di produzione, per i quali, sempre al 31 dicembre 2007, risultano essere censite 26 strutture che operano su materie prime di natura agricola, a fronte dei 208 impianti

presenti in Italia. Da rilevare, comunque, che tale pur modesta produzione non è ancora rivolta al bio-metano;
tale situazione, oltre ad evidenziare un preoccupante ritardo rispetto a quanto avviene in altri Paesi della UE (Austria, Svezia, Finlandia, ... ), appare decisamente incongruente rispetto alle condizioni riscontrabili in Italia ove, potendo contare, oltre che su di un significativo patrimonio zootecnico, peraltro molto concentrato sul territorio (circa i tre quarti nelle regioni del Nord), anche sul più alto numero, nella UE, di auto a metano e sulla più diffusa rete di distribuzione europea dello stesso gas, si dovrebbe poter mettere a frutto tale vantaggio comparato, anziché, come accade, patire ritardi nel settore della produzione di biometano;
sono, attualmente, all'esame della XIII Commissione, quattro proposte di legge il cui principale obiettivo è favorire lo sviluppo delle agro-energie;

impegna il Governo

a prevedere specifici interventi a sostegno del comparto delle agro-energie e, in particolare, a favore della realizzazione di impianti per la produzione di bio-metano da parte degli imprenditori agricoli.
(7-00059) «Callegari, Fogliato».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
Marina Petrella, membro della direzione della colonna romana delle Brigate Rosse, guidata da Barbara Balzerani fu condannata nel processo Moro-ter, in quanto coinvolta nel rapimento di Aldo Moro;
la Petrella è stata successivamente condannata dalla Corte d'Assise di Roma 6 marzo 1992 all'ergastolo per l'omicidio di un agente di polizia, per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, per rapina a mano armata e per vari attentati;
negli anni '90 la Petrella, si rifugiò in Francia, dopo la sentenza del processo Moro-ter, in virtù della cosidetta «dottrina Mitterand»;
un decreto del governo francese dello scorso 3 giugno, facendo seguito alla formale richiesta fatta nel 2002 dall'allora Ministro della giustizia Castelli, aveva autorizzato l'estradizione di Marina Petrella verso l'Italia, ma ora apprendiamo, prima da dichiarazioni rilasciate alla stampa dall'avvocato della stessa Petrella successivamente confermate direttamente dall'Eliseo, che il Presidente Sarkozy ha deciso di non dare applicazione al decreto e di negare, dunque, l'estradizione in virtù della «clausola umanitaria» prevista dalla convenzione sull'estradizione franco-italiana del 1957, a causa delle condizioni di salute della donna;
riteniamo che, nel rispetto delle convenzioni internazionali in tema di diritti umani, delle quali, tra l'altro, l'Italia è sempre stata strenua sostenitrice (il nostro è infatti un paese da anni in prima linea per l'abolizione della pena di morte nel mondo) la decisione della Francia sia gravemente irriguardosa del diritto dello Stato Italiano a vedere applicate le proprie leggi, oltre che fortemente lesiva dei diritti delle vittime e dei superstiti del terrorismo ad ottenere, quantomeno, un minimo rispetto delle sentenze;
le autorità francesi non possono inoltre, a nostro avviso, ignorare l'ampiezza delle garanzie offerte dalla legge penale e

penitenziaria italiana a favore dei condannati in gravi condizioni di salute, compresi i condannati all'ergastolo, come la Petrella -:
se il Ministro non ritenga che il Presidente Sarkozy, negando l'estradizione dell'ex terrorista Marina Petrella, abbia compiuto un'azione irrispettosa delle prerogative del nostro Stato in materia giudiziaria, in evidente contrasto con l'indirizzo di necessaria collaborazione tra gli Stati in materia giudiziaria, fondato sul principio del reciproco riconoscimento delle sentenze penali;
quali passi il Governo abbia intenzione di compiere e se non ritenga di dover manifestare una formale protesta nei confronti del Governo francese riguardo al grave ripensamento sul decreto che disponeva l'estradizione di Marina Petrella.
(2-00176)
«Soro, D'Antona, Rossa, Rubinato».

Interrogazione a risposta scritta:

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
già in passato la comunità cristiana irachena è stata oggetto di violenti e sanguinosi attacchi, culminati con il rapimento e l'uccisione dell'arcivescovo caldeo Faraj Rahho. È di questi giorni la notizia di una recrudescenza di attacchi e vittime nella comunità cristiana di Mosul, nel nord dell'Iraq;
alcune fonti parlano di cinque morti, altre, vicine alla comunità cristiana, riferiscono di almeno undici vittime e di numerose famiglie minacciate. Nel mirino ci sono anche le chiese. I parroci locali hanno vissuto lo scorso Natale sotto continua minaccia. A questo si aggiungono le difficoltà materiali: insicurezza nelle strade, mancanza di elettricità, carburante e il freddo da cui non si riesce a trovare scampo;
secondo l'agenzia Aswat al Iraq sarebbero circa trecento le famiglie di sfollati negli ultimi giorni. Molti cercano rifugio oltre le frontiere giordane, siriache e turche, cogliendo le autorità del posto impreparate in mancanza di un adeguato piano di accoglienza, assottigliando sempre di più una comunità che prima della guerra contava 800 mila fedeli e che ora ammonta a meno di 500 mila. In particolare a Mosul prima del conflitto vivevano fra gli 80 mila e i 90 mila cristiani, adesso notevolmente ridottisi nel numero;
le autorità locali hanno assicurato la loro protezione a cose e persone, ma le pesanti intimidazioni proseguono e sono stati rinvenuti dei volantini con minacce esplicite di morte -:
quali iniziative il Governo abbia già assunto o intenda assumere nei rapporti bilaterali e in campo comunitario e internazionale, perché in Iraq vengano rispettati i fondamentali diritti delle comunità cristiane, fra le più antiche della zona, risalenti alla predicazione dell'apostolo Tommaso, e perché cessino definitivamente gli attacchi ai fedeli e perché gli stessi possano liberamente professare la propria fede.
(4-01314)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

PICCHI e DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 26, comma 1, del decreto- legge 25 giugno 2008, convertito in legge n. 133 del 6 agosto 2008, in materia di taglio degli enti prevedeva la soppressione ipso iure dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (Is.I.A.O.) e dell'Istituto Agronomico per l'Oltremare (IAO);
il sottosegretario per gli affari esteri Scotti ha ribadito di fronte alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati l'autonoma rilevanza dell'Istituto Agronomico

per l'Oltremare di cui il Ministero si avvale per la propria azione e la necessità di una sua ristrutturazione;
il mandato del direttore dell'Istituto Agronomico per l'Oltremare di Firenze già scaduto è stato prorogato «tecnicamente» fino al prossimo dicembre;
un cambio alla direzione sarebbe auspicabile per favorire la ristrutturazione dell'Istituto e rilanciare l'azione istituzionale dello stesso nonché una migliore valorizzazione delle risorse umane, che cominciano a risentire di una mancanza di ricambio gestionale -:
se e come si ritenga di intervenire per ristrutturare l'Istituto Agronomico per l'Oltremare;
quali criteri intenda adottare per selezionare il nuovo direttore.
(4-01312)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nella primavera del 2004 gli allora consiglieri regionali piemontesi del Gruppo «Radicali - Lista Emma Bonino» Bruno Mellano e Carmelo Palma avevano campionato gli scarichi della Società Alluminio Carisio s.p.a. (Sacal), sita nel comune di Carisio (Vercelli), nelle immediate vicinanze dell'uscita dell'Autostrada Torino-Milano, rilevando il superamento di alcuni parametri nelle acque reflue rispetto alle soglie previste dall'Allegato 5, Tab. III e IV, del decreto legislativo n. 152 del 1999, poi ricompreso all'interno del decreto legislativo n. 152 del 2006;
analisi fatte dall'Arpa successivamente alla denuncia dei radicali avevano confermato lo stato di inquinamento in atto;
da due nuovi campionamenti - effettuati nuovamente da esponenti di Radicali Italiani il 18 e il 22 dicembre 2004 e poi fatti analizzare dalla Alchim s.a.s. di Chieri (Torino) - risultava nuovamente il superamento di alcuni parametri relativamente alle acque di scarico;
in particolare, era stata rilevata una presenza di: ammoniaca pari a 44,9 e 37,5 mg/l (limite per scarico in acque superficiali di 15 mg/l); tensioattivi pari a 4,1 e 2,1 mg/l (limite per scarico in acque superficiali di 2 mg/l; sul suolo di 0,5 mg/l);
sono state in questi anni numerose le denunce dei cittadini che accusavano malesseri dovuti probabilmente ai fumi tossici delle ciminiere della Sacal e quelle di alcuni risicoltori della zona che avevano danni al raccolto per crescite anomale del riso (il cosiddetto «riso impazzito»);
continua ad essere riscontrabile, per chiunque passi nei pressi dell'uscita di Carisio dell'autostrada, un odore acre e persistente;
l'Arpa Piemonte (ente preposto ai controlli ambientali) è da tempo a conoscenza della situazione di pericolo generata dagli scarichi della ditta Sacal;
il 3 giugno 2004 i radicali presentarono alla Procura di Vercelli un esposto su «Scarichi inquinanti ditta Sacal di Carisio (Vercelli) e eventuali inadempienze degli organismi preposti alla vigilanza e al controllo»;
il 9 febbraio 2005 gli stessi radicali hanno inviato alla Procura di Vercelli un'integrazione al suddetto esposto con allegati i rapporti delle nuove analisi effettuate dalla Alchim s.a.s di Chieri (Torino);
nel mese di giugno del 2008 la procura di Vercelli ha archiviato gli esposti dei radicali;

da notizie giornalistiche si apprende ora di gravi inquinamenti nei dintorni della Sacal dovuti alla presenza di diossina nel latte e nelle uova; inquinamento che con buona probabilità è da attribuire alla Sacal dato che non esistono altre fabbriche nei dintorni dell'area;
le notizie frammentarie ora disponibili tendono a non mettere in relazione ciò che è sempre più evidente: una sorta di impunità che perdura negli anni ha causato inquinamenti plurimi e gravissimi nei confronti delle acque e del suolo con evidenti ripercussioni sulle produzioni e sugli abitanti della zona, in un contesto di controlli poco efficaci quando non esistenti -:
se sia a conoscenza del perdurare da anni della situazione di rischio dovuta alla gestione degli scarichi da parte della ditta Sacal di Carisio, che da quanto riportato in premessa risulterebbe difforme da parametri previsti dalla normativa vigente;
se non ritenga necessario un intervento diretto in via sostitutiva del ministero per porre immediatamente fine al perdurare di una situazione che danneggia i produttori ed i consumatori;
quali provvedimenti urgenti si ritenga di porre in essere per monitorare con accuratezza l'inquinamento in atto da diossina dato che, oltre i confini della Sacal, si produce su vasta area il riso in monocoltura che è ora in fase di raccolta;
in che modo si ritenga di risarcire gli agricoltori nella eventuale constatazione di inquinamento da diossina derivante dalle ciminiere della Sacal, con il principio del chi inquina paga o con i contributi della regione e dello Stato, quindi dei cittadini italiani;
per quale motivo non sia stata revocata alla Sacal l'autorizzazione allo scarico dopo la verifica dell'inadempienza.
(5-00444)

Interrogazione a risposta scritta:

IANNARILLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Coreno Ausomo (Frosinone), in una zona impervia dei Monti Aurunci, al confine delle province di Frosinone, Latina e Caserta, esiste una cava di marmo non attiva che occupa circa 15 mila metri quadrati;
nei giorni scorsi, dopo accurate indagini da parte della Polizia Forestale, della sezione Digos, della Squadra mobile e della Polizia stradale della Questura di Frosinone, la Procura della Repubblica di Cassino ha proceduto al sequestro di tale area, iscrivendo nel registro degli indagati undici autisti, il titolare della cava di Coreno Ausonio e il custode dell'area per trasporto illecito di rifiuti speciali, discarica abusiva e smaltimento illegale dei rifiuti;
da quanto si è appreso a mezzo stampa, durante le indagini, gli agenti della polizia Forestale e della Digos, hanno filmato anche di notte l'arrivo dei mezzi pesanti colmi di rifiuti che, una volta scaricati venivano bruciati e poi coperti con terra, pozzolana e calce;
al momento, da quanto riferito dagli investigatori, l'area rappresenta una «discarica abusiva» e non è dato sapere cosa sia stato scaricato nella cava né quanta immondizia sia stata scaricata fino al sequestro;
il via vai dei mezzi sospetti avrebbe avuto inizio già dall'ultima settimana di settembre con una frequenza di due viaggi giornalieri per 11 automezzi coinvolti -:
se sono già state avviate tutte le procedure per gli accertamenti inerenti allo stato di contaminazione del terreno e gli eventuali rischi per la salute dei cittadini;
quale sia la tipologia e la provenienza dei rifiuti scaricati abusivamente.
(4-01322)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Festival dei Due mondi è considerato, ormai da tempo, uno degli eventi culturali più importanti ed innovativi a livello internazionale;
tuttavia, sulla manifestazione è ormai calato il silenzio, silenzio che riguarda soprattutto i bilanci dell'ultima edizione del Festival, la cinquantunesima;
su rendiconti e bilanci della passata edizione, infatti, ad oggi si sono seguite solo voci di un ammanco di alcune centinaia di migliaia di euro che lasciano nell'attesa e nella preoccupazione i membri del comitato di gestione;
da fine luglio, nessuno ha più parlato ufficialmente della manifestazione ed il presidente e direttore artistico, Giorgio Ferrara non si è più visto in città, facendo montare in tal modo la tensione intorno a questa delicata faccenda -:
quali misure intenda prendere per risolvere un fatto che coinvolge una intera città e che rischia di gettare ombre su una manifestazione che nel suo genere è unica in Italia.
(3-00177)

Interrogazione a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'area archeologica di Canne della Battaglia, lo storico sito archeologico che si trova a pochi chilometri da Barletta, vive da tempo in stato di profonda incuria;
in alcuni settori dell'area archeologica meno frequentati dai turisti si registrano gravi casi di vandalismo;
suscitano sconcerto in particolare - come denunciato dal Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia che è impegnato nel recupero dell'area archeologica in collaborazione con il Fai - gli atti vandalici che hanno rovinato la storica Fontana di S. Ruggiero, importante vestigia medievale che risale al XII secolo e che nel XVII secolo fu abbellita e ingrandita -:
quali siano i dati in suo possesso sullo stato di conservazione dell'area archeologica di Canne della Battaglia;
quali eventuali iniziative intenda assumere, per quanto di sua competenza, per assicurare il doveroso decoro a un'area che è anche un'importante attrazione turistica e che quindi, come tale, ha un forte impatto economico per l'intero Nord Barese.
(4-01316)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

BURTONE. - Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende da notizie di stampa il Ministero dei trasporti e il Ministero della difesa avrebbero, per il tramite dell'avvocatura dello Stato, presentato ricorso contro la sentenza del TAR di Catania che aveva restituito al signor Danilo Giuffrida la patente di guida, più 100 mila euro di indennizzo, stabilendo che l'omosessualità non è una malattia;
al signor Giuffrida Danilo infatti era stata sospesa la patente proprio perché omosessuale;
la notizia della sospensione della patente per siffatta ragione divenne una caso nazionale;
il provvedimento del Tar accolse il ricorso presentato dall'automobilista -:
se i ministri titolari dei due dicasteri interessati siano a conoscenza dell'iniziativa

assunta dall'avvocatura dello Stato per proprio conto e se non sia il caso di non procedere a questo ricorso che presenterebbe evidente natura discriminatoria su base di orientamenti sessuali e lesiva della nostra Costituzione.
(4-01319)

TESTO AGGIORNATO AL 15 OTTOBRE 2008

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:

GALLETTI, VIETTI, OCCHIUTO, PEZZOTTA, DELFINO, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, RAO e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo le previsioni di Confindustria l'economia italiana finirà in recessione e la ripresa potrà arrivare solo nel 2010;
a fronte di un preventivato aumento del prodotto interno lordo pari allo 0,4 per cento nel 2009, infatti, le nuove stime calcolano una diminuzione della ricchezza prodotta pari allo 0,5 per cento, un forte calo dei consumi delle famiglie e una crescita della disoccupazione;
secondo i dati del ministero della giustizia, la crisi dei mercati finanziari ha prodotto un'impennata del 17 per cento delle procedure esecutive sulle case, a conferma delle difficoltà delle famiglie che non sono riuscite a trovare una soluzione alternativa al pignoramento dei propri immobili;
nel mese di agosto 2008 si è registrato il quarto calo consecutivo della produzione industriale e sono quasi 1200 le aziende che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali dall'inizio dell'anno, quando ancora la crisi doveva esplodere completamente;
se grandi imprese come la Fiat, la Merloni e la Telecom hanno ridotto la produzione o annunciato tagli del personale, la situazione per le piccole e medie imprese sarà ancor più drammatica a seguito della stretta del credito da parte delle banche;
il nostro sistema produttivo è costituito per oltre l'80 per cento da piccole e medie imprese, che restano produttive grazie al credito bancario;
le misure adottate in questi giorni hanno avuto il merito di arrestare l'ondata di panico e di tranquillizzare il sistema finanziario e rassicurare i risparmiatori sulla sicurezza dei depositi;
lo stesso Ministro Sacconi ha paventato il rischio per le nostre imprese, che «ieri erano in difficoltà ed oggi con la crisi in atto, potrebbero raggiungere il punto di rottura», e ha affermato che occorre, una volta evitata la «resa dei costi», spostare l'obiettivo sui redditi delle famiglie;
sarebbe forse necessario vincolare le misure previste dal Governo in termini di garanzie al sistema bancario, alla condizione che gli istituti bancari incrementino le erogazioni di finanziamenti alle imprese al fine di salvare l'economia reale -:
se non ritenga di prevedere, accanto ai provvedimenti strettamente finanziari e monetari varati in questi giorni, un piano di misure rivolto a sostenere l'economia reale e le famiglie, che rappresentano le due leve su cui fare affidamento per affrontare la crisi ed uscirne.
(3-00181)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI,

SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni nel dibattito politico italiano si discute dell'opportunità di valorizzare l'immenso patrimonio immobiliare appartenente al demanio dello Stato, che spesso non è adeguatamente utilizzato se non completamente trascurato;
diverse sono state anche nel passato le iniziative, ad avviso degli interroganti condivisibili, assunte in questo senso dal Ministro interrogato, nella direzione di una progressiva alienazione di immobili demaniali, spesso soggetti a vincoli di inalienabilità, che, invece che preservare l'immobile, finiscono, nei fatti, con il condannarlo all'abbandono e al progressivo deperimento (gli esempi in questo senso sarebbero infiniti);
tra le diverse forme di valorizzazione dei beni appartenenti al demanio dello Stato, ad avviso degli interroganti, quello che appare più promettente è quello del trasferimento di tali beni agli enti locali sul cui territorio insistono detti beni: anche in questo caso, come più in generale in tutte le iniziative di impronta federalista, la vicinanza dell'ente proprietario al bene amministrato è la migliore garanzia di una sua proficua utilizzazione e conservazione;
da questo punto di vista gli interroganti vedono con particolare favore la norma inserita nello schema di disegno di legge del Governo sul federalismo fiscale (articolo 16), che prefigura l'attribuzione di un proprio patrimonio alle regioni e agli enti locali, mediante trasferimento di beni demaniali;
proprio in tale direzione occorre accelerare questo processo in quei settori per i quali l'iter è già avviato: in particolare, dal lontano 2005 si parla della dismissione del patrimonio immobiliare della difesa considerato non più utile ai fini istituzionali dell'amministrazione;
ciò nonostante da parte del precedente Governo non risulta essere stata alienata che una minima parte degli immobili oggetto del processo di dismissione;
nell'ultima manovra economico-finanziaria varata dal Governo si prevede, tra le altre cose, il perfezionamento della dismissione delle caserme considerate non più utili ed il loro trasferimento agli enti locali in vista della loro definitiva alienazione;
la prospettiva è di particolare interesse per le amministrazioni locali nel cui territorio si trovano immobili da dismettere -:
quale sia lo stato di avanzamento del processo di dismissione relativo agli immobili ritenuti non più utili ai fini istituzionali della difesa, nonché l'entità e la distribuzione dei beni interessati dall'imminente trasferimento agli enti locali in vista della loro definitiva alienazione.
(3-00182)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

CECCUZZI e FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle Entrate, istituita con il decreto legislativo n. 300 del 1999 ed operativa dal 1° gennaio 2001, si occupa delle funzioni riguardanti le entrate tributarie erariali;
le attività dell'Agenzia delle Entrate riguardano l'informazione e l'assistenza ai contribuenti; l'accertamento, il controllo di errori o di evasioni fiscali mirato al contrasto all'evasione e la gestione del contenzioso tributario dinanzi alle Commissioni tributarie;
le attività delle Agenzie fiscali, e conseguentemente dell'Agenzia delle entrate,

sono regolate sulla base di Convenzioni triennali stipulate con il Ministro dell'Economia e delle Finanze;
secondo quanto emerge da una nota resa nota dall'Agenzia delle entrate in data martedì 1o ottobre 2008, l'Agenzia delle entrate e il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili «hanno intensificato la collaborazione»: nel corso di un incontro tenuto nella sede dell'Agenzia, è stato infatti concordato che le «due strutture cercheranno intese al fine di accelerare i processi telematici e apportare semplificazioni sia in materia di dichiarazioni che di altri atti», è stato inoltre «concordato che in materia di semplificazione la collaborazione riguarderà sia l'attuazione in via amministrativa delle norme esistenti, sia lo studio di proposte e soluzioni normative concordate ove ciò fosse necessario»;
in data 1o ottobre 2008, nel corso della sua audizione alla Camera dei Deputati, Attilio Befera, Direttore dell'Agenzia delle Entrate ha sottolineato la necessità di promuovere un processo di semplificazione, da parte dell'Agenzia stessa, «associato a una tempestiva e trasparente attività di indicazione interpretativa che orienti il contribuente, persona fisica o impresa, in una realtà normativa sicuramente non semplice quale è quella fiscale. In questa ottica di semplificazione - ha sottolineato - intendo coinvolgere tutti gli intermediari tributari, le Associazioni di categoria e l'intera platea degli operatori tributari, al fine di prevenire inconvenienti e criticità e, nel contempo, studiare e concordare idonee soluzioni» -:
per quali motivi l'Agenzia delle Entrate oltre ad aver instaurato un rapporto di collaborazione assolutamente positivo con il Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili, non abbia ancora istaurato il medesimo rapporto con le associazioni di categoria e le associazioni sindacali che svolgono un'attività di intermediari e di assistenza fiscale a tutti gli effetti e quali iniziative urgenti intenda assumere affinché l'Agenzia delle Entrate convochi al più presto anche le associazioni di categoria e sindacali al fine di giungere all'istituzione di un tavolo rappresentativo e completo di tutte le parti che possano apportare un valido contributo ad una seria politica di semplificazioni amministrative e di lotta all'evasione fiscale, apparendo infatti necessario, come peraltro sottolineato dal direttore della stessa Agenzia delle entrate Attilio Befera in sede di audizione parlamentare, che tutti gli intermediari abbiano un punto di incontro con l'Agenzia delle Entrate, finalizzato a risolvere i problemi amministrativi e di interpretazione che possono presentarsi.
(5-00445)

MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la crisi dei mutui subprime ha provocato fallimenti e difficoltà tra banche e assicurazioni di tutto il mondo, interessando anche le più grandi banche italiane;
dopo aver generato un'instabilità delle Borse, la crisi finanziaria rischia di estendersi dal sistema bancario e assicurativo all'economia reale del Paese, ossia alle imprese, che, a causa della contrazione della liquidità che affligge le banche, stanno lanciando allarmi di una sempre maggiore difficoltà di accesso al credito che in Italia si stima possa raggiungere fino ad un calo del 20 per cento sui prestiti da ottenere;
negli Usa da qualche settimana gli effetti della crisi hanno raggiunto la fiducia dei consumatori, provocando un calo sui consumi che, nel mese di settembre, pare sia stimato nello 0,7 per cento, e che sta già facendo pensare il governo statunitense ad un piano di aiuti economici, dedicati non più solo al supporto del settore finanziario, ma al salvataggio della classe media e delle famiglie;

ad un anno dalla crisi, neppure chi è istituzionalmente più informato sa ancora offrire una misura delle perdite del sistema finanziario, né valutarne con precisione gli sviluppi e le conseguenze;
sebbene siano state numerose le rassicurazioni istituzionali sulla salute del nostro sistema bancario italiano, il direttore generale del Fondo monetario internazionale di Washington ha ammesso che i mercati internazionali sono sull'orlo del collasso, e ha invocato interventi comuni anche a livello internazionale;
il piano d'azione comune, nato in questo clima, e approvato dai capi di Stato e di governo dei 15 Paesi della zona euro, è un'importante azione di prevenzione dell'emergenza tesa ad evitare il fallimento delle grandi istituzioni finanziarie, ma non può bastare a risolvere un'instabilità generata da una crisi di fiducia in mercati finanziari sempre più complessi e opachi;
in ordine ad una maggiore tutela dei risparmiatori, e per aumentare la trasparenza dei mercati, il sistema di controllo non può essere demandato solamente ad agenzie di rating ma è urgente che si strutturi un'azione di vigilanza più sistematica;
in linea con il principio di responsabilità del manager, poco è stato fatto per individuare se ci siano delle responsabilità delle autorità di vigilanza in merito al sopravanzare della crisi finanziaria -:
cosa sia stato fatto finora dal Ministero dell'economia e delle finanze al fine di ovviare ai problemi della deregulation e in direzione di una maggiore tutela dei risparmiatori ed, in particolare, se si acquisiscano i dati relativi all'attività ispettiva esercitata sulle grandi banche dall'ufficio di vigilanza della Banca d'Italia e se il Ministro, in ordine ad un principio di trasparenza, intenda riferire pubblicamente e rendere noti tali dati, per capire meglio le origini, gli sviluppi e le proporzioni della crisi finanziaria in Italia.
(5-00446)

FUGATTI, NICOLA MOLTENI e COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a Capiago Intimiano (Como) fin dagli anni `50 è stata attiva la caserma della Guardia di Finanza «Dino Piras»;
la struttura dove aveva sede la caserma, una bellissima villa costruita tra il settecento e l'ottocento con un ampio parco, era stata edificata nell'area dove sorgeva l'antico castello di Intimiano, di origine medievale, struttura di notevole pregio storico e culturale particolarmente cara ai cittadini;
la proprietà della villa passò dalla famiglia Luraschi allo scrittore Guido da Verona, che la tenne fino al 1939 e successivamente alla famiglia Bonelli fino al 1948; gli eredi della famiglia vendettero il fabbricato ed i giardini alla famiglia Rossi, che all'inizio degli anni 50 la diede in affitto alla Guardia di Finanza; ad oggi la struttura risulta nell'elenco dei beni di proprietà statale in uso governativo;
la Guardia di Finanza vi creò dapprima un centro elicotteri, con lo scopo di effettuare il controllo aereo delle frontiere per combattere il contrabbando, e poi un centro cinofilo, sempre allo scopo di coadiuvare gli uomini nell'azione contro il contrabbando, ma anche contro il traffico di droga;
nel 2006 la caserma fu chiusa e da allora la struttura giace abbandonata e in evidente stato di degrado; pur essendo ancora integra, necessita almeno di importanti opere di manutenzione; nel grande prato dove si addestravano le unità cinofile ora si trovano solo topi e bisce e la popolazione di Intimiano, orgogliosa delle origini e della storia del sito, è seriamente preoccupata per il futuro utilizzo di tutto il comparto;
tra la popolazione di Intimiano serpeggia il timore che l'area di cui in premessa e i relativi edifici storici, possano essere oggetto in futuro, in questa situazione di stallo e di incertezza, di possibili speculazioni edilizie;

tale circostanza risulterebbe ovviamente contrastata dalla popolazione locale che si vedrebbe privata di un luogo di particolare interesse storico e culturale fortemente legato alle proprie tradizioni e radici territoriali -:
in che modo il Ministero intenda utilizzare l'area dell'ex caserma della Guardia di Finanza di Capiago Intimiano e quale eventuale destinazione intende attribuirle.
(5-00447)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che Luca Zanotti e Davide d'Orsi, due ragazzi italiani rispettivamente di 24 e 28 anni, nel luglio del 2005 durante una vacanza in Grecia sono stati trovati in possesso di 21 grammi di hashish - che hanno dichiarato fosse per uso personale - e per questo sono stati incarcerati per 4 giorni, uscendo dietro pagamento di una cauzione di 2.500 euro;
nell'aprile 2008 la magistratura greca ha emesso un mandato di arresto europeo nei confronti di Luca Zanotti e Davide d'Orsi che nel frattempo erano rientrati in Italia con richiesta di estradizione dall'Italia alla Grecia;
il 21 agosto la Corte di Cassazione ha confermato per Luca Zanotti la sentenza con cui la prima sezione della corte d'appello di Bologna ha consentito all'estradizione verso la Grecia ed è stato estradato il 16 settembre 2008 mentre per Davide d'Orsi alla fine di agosto la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d'Appello di Bologna che aveva negato l'estradizione per carenza di indizi a suo carico;
in Grecia non è previsto il processo in contumacia e i due ragazzi, che quando tornarono in Italia erano di questo inconsapevoli, se estradati, dovranno subire la detenzione fino alla sentenza di primo grado;
l'imputazione quale risulta dagli atti della magistratura greca è di traffico internazionale, trasporto e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio;
per tale reato la legislazione greca, che non distingue tra spaccio ed uso personale, prevede la carcerazione preventiva e una pena minima di 10 anni di carcere -:
in quali condizioni di detenzione si trovi il nostro connazionale Luca Zanotti ed in quale stato processuale si trovi attualmente;
se non ritenga il Ministro della giustizia di sollevare in sede europea la questione della necessità di rivedere la normativa in materia di mandato d'arresto europeo al fine di assicurare l'uniformità degli ordinamenti nazionali per quanto concerne i diritti fondamentali, i sistemi giudiziari e di detenzione evitando che si ripetano casi analoghi a quelli di questi nostri due connazionali, anche al fine di scongiurare l'eventuale estradizione di Davide d'Orsi.
(3-00184)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
in data 13 agosto 2008, un noto quotidiano ha pubblicato un inserto di otto pagine con specifiche caratteristiche di informazione pubblicitaria, concernente le presunte attività svolte da parte dell'Autorità portuale del Levante di Bari;

la predetta pubblicazione, circoscritta al bacino d'utenza di informazione dell'area barese e comunque con un costo di mercato pari a non meno di 20 mila euro, è stata diffusa in un momento irrituale ovvero in un periodo in cui la città di Bari è praticamente semideserta a causa del periodo costituito dalle ferie estive;
nel corso dei mesi di giugno e luglio scorso, l'Autorità Portuale di Bari è stata oggetto di inchieste giornalistiche sulla gestione delle attività svolte di propria competenza, sollevando dubbi ed evidenti perplessità anche su talune forniture sulle quali, al di là di presumibili posizioni difensive di parte, non risultano integralmente soddisfatti alcuni quesiti che invece appaiono fondati;
risulta infatti che l'Autorità portuale di Bari abbia effettuato un acquisto facendo ricorso ad una trattativa privata, da una società di Genova, di un pontone galleggiante con un costo pari a un milione di euro;
è importante evidenziare, inoltre, come anche gli operatori portuali abbiano confermato a più riprese l'inutilità dell'acquisto della predetta struttura che non sarebbe mai stata utilizzata all'interno del porto come riportato anche dagli organi di stampa locali;
inoltre risulterebbe attualmente in via di definizione un appalto di circa cinque milioni di euro, per l'affidamento di una molteplicità di servizi portuali, tra cui quelli di security, che la stessa Autorità portuale di Bari intenderebbe affidare alla società Multiservizi Portuali,
oltre ai dubbi sulla regolarità della procedura di gara, quanto predetto desta perlomeno sconcerto e preoccupazione, in considerazione che l'attuale normativa internazionale di security stabilisce una serie di importanti e rigide disposizioni nei confronti della sicurezza e della prevenzione di eventuali attacchi terroristici internazionali;
inoltre da un'analisi del bando di gara per l'affidamento del suddetto appalto di servizi, emergono tra l'altro rilevanti profili di illegittimità quali ad esempio: la valutazione della capacità economica e finanziaria dei concorrenti e la regolarità fiscale e contributiva delle concorrenti;
in merito al primo aspetto appare sorprendente anzitutto, che il bando di gara stabilisca che la capacità economica e finanziaria dei concorrenti consista nel possesso di un fatturato globale d'impresa nell'ultimo triennio non inferiore a 1.300.000,00 euro, visto che il valore annuo complessivo dell'appalto è pari a 1.664.000,00 euro per tre anni;
quanto esposto appare indubbiamente incongruo ed immotivato, in quanto il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sentenza n. 1824, sezione II, del 27 febbraio 2008, ha dichiarato: «è illegittimo il bando di una gara per l'affidamento di un pubblico appalto che preveda, quale requisito per la partecipazione ai fini della dimostrazione della capacità economica, il possesso di un fatturato nel triennio precedente, che risulta incongruo rispetto al valore dell'appalto, e ciò sia con riferimento al fatturato complessivo (nella specie fissato in misura doppia), sia con riferimento al fatturato dei servizi corrispondenti (nella specie fissato nella misura del 140 per cento)»;
conseguentemente nello specifico caso, si è ben oltre al di sotto del valore dell'appalto;
appare pertanto agli interpellanti complessivamente discutibile ed irragionevole la conduzione amministrativa e gestionale da parte dell'Autorità portuale di Bari anche e non soltanto con riferimento alle procedure con cui sta espletando le gare di appalto e di concessione;
infatti come potrebbe valutarsi seriamente ed in maniera accurata la solidità economica di un'azienda se la sommatoria del fatturato degli ultimi tre anni non raggiunge neanche la soglia minima dell'importo dell'appalto in questione?;

come potrebbe inoltre, la ditta affidataria del servizio, con un fatturato negli ultimi tre anni inferiore all'importo annuo dell'appalto, fornire la prova di essere in grado di assumere l'impegno di portare in maniera corretta e seria, a buon esito il servizio stesso?;
risulta pertanto illegittima l'indicazione di un fatturato globale dell'ultimo triennio inferiore, rispetto all'importo del servizio, che non costituisce affatto un valido ed adeguato parametro dimostrativo della capacità economica dei soggetti concorrenti, in quanto non proporzionato al valore economico dell'appalto;
ma ciò si appalesa ancor più irragionevole e illegittimo ove sol si consideri che in altra gara indetta nello stesso periodo dall'Autorità portuale di Bari per «la fornitura e posa in opera di un sistema di ormeggio con campo boe e corpi morti di ancoraggio», la stessa Autorità portuale (all'articolo III.2.1 del bando) ha invece previsto un «fatturato non inferiore a 3 milioni di euro» e quindi, con assoluta incoerenza, un fatturato pari al doppio del valore economico dell'appalto;
analoghe considerazioni negative e preoccupanti emergono anche per il livello del fatturato dei servizi identici a quello oggetto della gara, svolti nell'ultimo triennio, che il bando ha stimato nella misura altrettanto incomprensibile: non inferiore a 1.000.000,00 di euro e pertanto anche in questo caso in misura illogica ed inaspettatamente inferiore rispetto all'importo da appaltare pari a 1.664.000,00;
a parere degli interpellanti risulta inoltre illegittima la clausola del bando che richiede, ai fini di comprovare la regolarità fiscale e contributiva delle concorrenti, la presentazione della sola dichiarazione sostitutiva di certificazione ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 445/2000, in quanto è necessaria e fondamentale a tale scopo, ai fini della regolarità, l'attestazione del DURC (documento unico di regolarità contributiva);
le suesposte preoccupazioni e perplessità appaiono ancora più fondate ove si consideri che risulterebbe proprio la società Multiservizi portuali l'unico partecipante alla gara ritenuto idoneo dall'Autorità portuale;
inoltre l'Autorità portuale di Bari ha recentemente prorogato un contratto con la stessa Multiservizi portuali, in outsourcing, sottoscrivendo un discutibile accordo con i sindacati per applicare tariffe orarie nettamente inferiori a quelle previste dal CCNL porti, contravvenendo pertanto al proprio ruolo di vigilanza sulle norme in materia di lavoro portuale;
in aggiunta a quanto predetto risulterebbe, tra l'altro, agli interpellanti, che l'Autorità portuale di Bari abbia effettuato una serie di assunzioni a tempo indeterminato, tra le quali ad esempio, quella di un dipendente assunto nel gennaio 2008, senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, per le norme di reclutamento di personale nella pubblica amministrazione, in evidente contrasto con le disposizioni costituzionali previste in tal senso;
a fronte di tale gravissima situazione, la predetta Autorità portuale sta diffondendo note del Ministero interpellato che si limitano a «prendere atto» di quanto sostenuto dalla stessa Autorità nelle sue memorie alimentando così un clima di confusione tra gli stessi amministratori pubblici di enti destinatari di tali missive;
nonostante i deboli tentativi da parte dell'Autorità portuale di Bari, nel difendere il proprio operato, si assiste in realtà ad uno stallo delle operazioni infrastrutturali previste, con conseguenti rischi per i finanziamenti concessi anche e soprattutto dal precedente Governo Berlusconi;
nel giugno scorso inoltre il Ministero interpellato, nell'ambito di un'indagine effettuata da parte della Corte dei conti, ha chiesto e sollecitato a più riprese all'Autorità portuale in questione una rendicontazione di taluni finanziamenti che risulterebbero non spesi;
l'acquisto del pontone galleggiante precedentemente riportato, nonché altre operazioni d'acquisto in corso di predisposizione,

rappresentano un evidente ed un ingiustificato sperpero di denaro pubblico e distolgono l'attenzione dai reali problemi di gestione del porto, alimentando conseguentemente un clima di «incompatibilità ambientale» che potrebbe riverberarsi in un depotenziamento dell'attività portuale, in spregio al sensibile aumento dell'attività crocieristica e del traffico passeggeri registrato in questi ultimi periodi;
appare evidente, in considerazione di quanto esposto, che il porto di Bari rischia di essere danneggiato da una paradossale situazione di contenziosi giudiziari in atto tra Autorità portuale e la società Bari Porto Mediterraneo;
attualmente infatti risultano tre ricorsi amministrativi presso il Tribunale amministrativo della Puglia e il Consiglio di Stato;
è importante evidenziare come con l'ordinanza n. 470 del 12 settembre 2008, la III sezione del Tar Puglia, ha sospeso in quanto ritenuto illegittimo, un atto dell'Autorità portuale di Bari con il quale veniva denegato il rilascio di una concessione demaniale sull'area portuale denominata Marisabella a favore della società Bari Porto Mediterraneo e sancito «il pubblico interesse», da parte della medesima Bari Porto Mediterraneo, alla sollecita definizione del procedimento sulla istanza presentata;
è recente inoltre la notizia, ampiamente diffusa dagli organi di stampa, dell'apertura di un'inchiesta da parte Procura della Repubblica presso il tribunale di Bari sul «caso» Porto di Bari;
la risposta da parte del Ministero interpellato a seguito di un precedente atto di sindacato ispettivo, presentato in data 10 giugno 2008, sulla permanente situazione di stallo e di incertezza esistente presso l'Autorità portuale di Bari, non ha conseguito alcun effetto teso ad accelerare conseguentemente le procedure volte agli investimenti infrastrutturali necessari ed urgenti, per lo scalo marittimo del capoluogo pugliese, il cui ritardo comporterà un mancato sviluppo del Porto di Bari che rappresenta notoriamente il collegamento più ravvicinato con i Balcani e con l'est europeo e asiatico ed è strategicamente importante per il futuro Corridoio 8;
risulta importante evidenziare inoltre come sebbene vi sia stato recentemente un trend leggermente positivo in ordine al traffico dei passeggeri e del volume di scambio delle merci, esso tuttavia è da assoggettarsi alla precedente gestione dell'Autorità portuale di Bari, ai molteplici investimenti sia infrastrutturali che finanziari, di cui nel 2004 e nel 2005, con il contributo del precedente Governo Berlusconi, il Porto di Bari ha beneficiato, nonché grazie alla elevata qualità dei servizi, realizzati e gestiti dalla Bari Porto Mediterraneo;
tuttavia nell'anno in corso, si è già registrata una sensibile flessione del traffico traghetti da/per la Grecia e il Montenegro;
tale situazione è principalmente da imputarsi ad una evidente carenza di nuovi ormeggi nel Porto di Bari, nonché al forte congestionamento delle aree operative e della viabilità interna all'area portuale, al fine di un regolare e rapido raggiungimento delle navi in partenza, ma soprattutto del deflusso degli automezzi in uscita dal porto, in considerazione anche della perdurante ristrettezza della carreggiata della bretella stradale interna di collegamento delle stazioni marittime, fino al Varco delle Vittorie;
in particolare risulta tra l'altro oscura anche la vicenda dell'esistente area attrezzata di «Marisabella» per la quale sarebbero state rilasciate autorizzazioni, a titolo gratuito nel periodo estivo e natalizio del 2007, anziché regolari concessioni con contestuale pagamento dei canoni previsti;
in considerazione di quanto esposto, l'attuale gestione dell'Autorità portuale desta una serie di dubbi e perplessità sull'operato in generale ed in particolare sul

settore crocieristico, dove il principio del pluralismo sembra aver lasciato il posto all'affidamento a due sole compagnie bypassando lo stesso territorio pugliese e come il quotidiano: La Gazzetta del Mezzogiorno, ha in più riprese pubblicato;
appare importante evidenziare, fra l'altro, le rimostranze quotidiane da parte degli operatori portuali, che si ritengono tormentati dalle continue azioni di contrasto del vertice dell'Autorità portuale e di una rilevante parte del suo personale dipendente, che per lo svolgimento di tale ruolo viene sovente ricompensato con un sistema per gli interpellanti smisurato e illogico di premi in denaro;
in definitiva a giudizio dei molti operatori portuali, siamo in presenza, nel porto di Bari, di una gestione per alcuni versi, senza regole, personalistica e disinvolta, che sta creando un diffuso malessere ed innesca un processo di oggettivo indebolimento del ruolo del Porto di Bari, che ha delle potenzialità di sviluppo e che, in questo contesto, si rischia di disperdere con ricadute fortemente negative, nonché dell'immagine dell'Autorità portuale di Bari e di conseguenza del Ministero interpellato -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero, e se conseguentemente non ritenga urgente ed opportuno avviare nell'ambito delle proprie competenze, un'accurata ispezione sull'attuale gestione dell'Autorità portuale di Bari, al fine di addivenire a una sollecita definizione delle evidenti e gravi disfunzioni esistenti presso il Porto di Bari;
se non ritenga altresì che l'attuale situazione negativa e penalizzante esistente presso l'Autorità Portuale di Bari, possa arrecare un grave danno economico e turistico non soltanto per la città capoluogo, ma per l'intera Regione Puglia in considerazione dell'importanza strategica dal punto di vista non solo geografico, in cui è situato il Porto di Bari;
se non convenga inoltre che la situazione di stallo in cui versa l'Autorità portuale di Bari, che tra l'altro, ha il compito di indirizzare, programmare, coordinare, promuovere e controllare le operazioni portuali e le attività commerciali e industriali, evidenzi una mancanza di strategia programmatica e di pianificazione degli investimenti al fine di una maggiore competitività anche turistica a livello nazionale ed europeo;
se sia a conoscenza, infatti, in considerazione di quanto suesposto che l'unica opera infrastrutturale in corso di esecuzione è quella della darsena di ponente, già appaltata dalla precedente gestione dell'Autorità portuale;
se non ritenga infine opportuno, nel caso fossero accertate le responsabilità amministrative e gestionali, valutare l'opportunità di ricorrere al commissariamento dell'Autorità portuale di Bari, in considerazione del fatto che le disposizioni normative vigenti attribuiscono al Ministro interpellato le prerogative per intervenire in tale senso, a seguito dell'accertamento dei fatti esposti in premessa.
(2-00179)
«Di Cagno Abbrescia, Distaso, Sisto, Bruno, Lazzari, Franzoso, Divella, Carlucci, Fucci, Vitali, Savino, Aprea, Aracu, Antonio Pepe, Lisi, Patarino, Ravetto, Marinello, Della Vedova, Lorenzin, Moles, Fallica, Giudice, Costa, Mannucci, De Girolamo, Mazzocchi, Osvaldo Napoli, Tassone, Nastri, Beccalossi, Pagano, Gregorio Fontana».

Interrogazioni a risposta scritta:

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il nuovo Piano d'impresa delle Ferrovie dello Stato, prevede una forte razionalizzazione della Divisione Cargo a livello Nazionale (divisione di Trenitalia che si occupa del trasporto merci);

tale provvedimento si ripercuote, a livello regionale ligure, sullo scalo della Spezia con un forte ridimensionamento dell'Impianto Primario Cargo e la chiusura di diverse strutture quali l'officina manutenzione rotabili, che provvede alla riparazione di locomotori e carri, e la sala operativa che gestisce equipaggi e mezzi di trazione;
lo scalo spezzino è uno dei più produttivi dell'intero territorio nazionale con circa 12.000 treni movimentati durante l'anno;
le merci movimentate nel bacino portuale spezzino sono oltre il 32 per cento del totale contro una media nazionale che si aggira intorno all'8 per cento;
l'efficienza dello scalo spezzino è garantita da tre strutture che operano al servizio del traffico portuale (Spezia Marittima, Migliarina e Santo Stefano) con un solo vettore ferroviario che gestisce le manovre all'interno dello scalo marittimo permettendo tempi di realizzazione di carico e scarico delle merci altamente competitivi con gli standard europei rispetto alle altre realtà portuali esistenti sul territorio nazionale;
lo scalo garantisce anche la presenza di un'officina e di un Carro Soccorso con reperibilità di uomini e mezzi 24 ore su 24 e personale altamente qualificato per la riparazione di treni e carri;
lo stesso è collocato in posizione centrale rispetto all'asse Tirrenico Pontremolese e, data la sua posizione geografica riesce in breve tempo ad intervenire sui tre rami della linea Ferroviaria, una funzione fondamentale per l'efficienza e la sicurezza dei trasporti;
il porto della Spezia è uno dei più importanti porti-corridoio in Italia che già oggi consente rapidi collegamenti con l'Europa e con progetti già finanziati di ulteriore potenziamento;
le percentuali di traffico merci su rotaia sono destinate ad aumentare grazie al buon andamento del settore e all'auspicato completamento dei lavori della linea Pontremolese;
gli obbiettivi previsti nel nuovo piano d'impresa 2007-11 del Gruppo Ferrovie dello Stato, testualmente stabiliscono: «La razionalizzazione degli impianti e dei terminali merci migliora l'efficienza e l'efficacia dell'attuale capacità di servizio concentrando i terminali sulle grandi direttrici europee, valorizzando gli impianti dimensionati per significativi bacini di domanda ed integrando nel reticolo anche la gestione dei terminal portuali»;
ed ancora: «il nuovo piano d'impresa 2007-11 del Gruppo Ferrovie dello Stato pone l'ambizioso obiettivo di arrestare il declino della modalità ferroviaria assicurando, in un ritrovato quadro di stabilità economico-finanziaria, lo sviluppo del trasporto ferroviario quale elemento centrale ed eco-compatibile della mobilità di persone e merci, a costi efficientati e con tassi di crescita rilevanti: nel business Eurostar e servizi di alta qualità; nel trasporto pendolari nelle grandi aree metropolitane; nel Trasporto intermodale e nella Logistica, anche con lo sviluppo della quota modale ferro come superamento della congestione stradale nei porti cittadini (Genova, La Spezia, Trieste...) e alternativa al feeder marittimo nei porti di transhipment (Gioia Tauro, Taranto...) e nella Logistica». Obbiettivi entro i quali ben si inquadra il servizio IP Cargo della Spezia;
probabilmente, alla luce di quanto detto sopra e degli obbiettivi previsti dall'Azienda FFSS, il piano di forte ridimensionamento previsto per lo scalo Cargo della Spezia appare contraddittorio e non pienamente meditato -:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del grave danno di efficienza che il depotenziamento di tale struttura può causare a tutta la Divisione Cargo, al traffico Merci del porto della Spezia, ed indirettamente a tutto il sistema dei Trasporti Nazionale.
(4-01311)

BARBATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
numerose sono state le lamentele e le segnalazioni negli ultimi mesi di diverse associazioni di consumatori e di utenti sui continui ritardi dei convogli F.S - Trenitalia, ES, intercity, espressi e regionali, questi ultimi utilizzati in particolare dai pendolari;
in riferimento ad una rilevazione empirica ottenuta attraverso un calcolo dei ritardi medi dei convogli viaggianti nella sola giornata dell'8 ottobre 2008, 15 convogli su 17 viaggiavano con ritardo (con una media di 12 minuti di ritardo, su 15 treni ES, intecity e espressi in ritardo, selezionati su tratte nazionali e segnalati dal sito Trenitalia http://www.viaggiatreno.it);
scarse e fumose sono le spiegazioni fornite ai viaggiatori sul sito in merito ai ritardi sopra citati (dal sito: «Il treno 43 da Domodossola (11:17) a Milano C.le (12:45) viaggia con un ritardo di minuti 42 per perturbazione della circolazione sulla rete estera», oppure «Il treno 522 da Reggio Calabria C.le (05:45) a Roma T.ni (13:33) viaggia con un ritardo di minuti 42 per guasto alla linea ferroviaria» dicitura utilizzata anche per tutti gli altri convogli in ritardo);
l'indicazione fornita nella legenda della pagina di http://www.viaggiatreno.it sullo stato dei convogli in viaggio sulla rete nazionale secondo cui "il treno sta viaggiando con regolarità" al di sotto dei 15 minuti di ritardo, e appare quanto meno contraddittoria;
si ritiene insufficiente l'accordo sulla sperimentazione delle procedure di rilevazione per 12 mesi a partire dal 1o gennaio 2009 sulla tratta Roma-Napoli, pur riconoscendo in tale provvedimento l'importanza di un primo passo verso il confronto fra il trasporto su rotaia e i suoi utilizzatori;
si vuole evidenziare come al momento possa protestare soltanto chi prende gli eurostar alta velocità, gli eurostar City, i Tbiz e gli intercity -:
se il Governo intenda produrre un'accurata rilevazione, con successiva comunicazione, dei dati sui ritardi effettivi dei treni a percorrenza nazionale - Eurostar City, i Tbiz, Intercity, espressi nonché dei convogli a tratta regionale sul territorio relativi agli ultimi sei mesi;
se il Governo intenda produrre una documentazione dei dati relativi alle richieste di bonus inoltrati a F.S. - Trenitalia a fronte dei ritardi, come ulteriore verifica dell'incidenza dei ritardi registrati;
quali provvedimenti e quali risorse siano previsti dall'attuale Governo per intervenire sui disservizi ed i ritardi, specie per quanto riguarda le tratte dei treni regionali destinati ai pendolari, in particolare a fronte dei rincari del prossimo 14 dicembre preannunciati recentemente dall'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti;
se il Ministro dei trasporti intenda intervenire nei confronti della dirigenza della holding Ferrovie dello Stato-Trenitalia affinchè possa addivenirsi ad una sospensione di almeno un anno di ogni aumento tariffario per qualsiasi categoria di convogli nazionali, al fine di non aggravare ulteriormente la situazione economica, già di per sé estremamente difficile, delle famiglie italiane ed in particolare di coloro che si servono del servizio ferroviario.
(4-01317)

TESTO AGGIORNATO AL 18 NOVEMBRE 2008

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 4 ottobre 2008 si è svolta, a Sassuolo, in provincia di Modena, una manifestazione non autorizzata su suolo pubblico,

ad opera di numerosi musulmani che hanno occupato indebitamente una strada;
la manifestazione, sfociata in una preghiera di circa 300 persone, aveva scopo dimostrativo contro la decisione della locale amministrazione comunale di non concedere ulteriori deroghe all'utilizzo di locali posti in Sassuolo in via Circonvallazione n. 189 per l'esercizio del culto islamico, poiché non sono destinati a tale uso e per chiedere l'impegno dell'amministrazione comunale a realizzare una nuova moschea;
il Sindaco di Sassuolo non ha impedito, né tantomeno condannato lo svolgersi della manifestazione non autorizzata e, a quanto risulta dagli atti ufficiali e dalle notizie stampa, non ha invitato gli organizzatori a rinunciare, in futuro, ad altre analoghe e plateali iniziative;
la manifestazione di Sassuolo ha seguito di qualche giorno una analoga iniziativa organizzata a Cesena (FC) da un folto gruppo di musulmani contro la decisione dell'amministrazione comunale di non autorizzare la realizzazione di una moschea in un luogo considerato non idoneo sulla base del locale piano regolatore;
in molti Comuni italiani organizzazioni di musulmani chiedono alle amministrazioni locali l'autorizzazione ad utilizzare fabbricati, appartamenti, magazzini, da eleggere a luoghi di culto per la professione della religione islamica;
nella stragrande maggioranza dei casi le autorità locali sono costrette a negare tali autorizzazioni, poiché i luoghi scelti non rispettano le normative vigenti in materia;
manifestazioni analoghe a quelle suddette sono sempre più frequenti nelle città italiane e farebbero presagire una sorta di «ricatto» da parte di componenti della comunità immigrata di fede musulmana, che strumentalizzano una situazione contingente per accrescere il proprio potere religioso, politico e mediatico, del tipo: «o ci date una moschea o continueremo con la prova di forza e vi costringeremo a sottomettervi ai nostri diktat»;
tali manifestazioni di arroganza rischiano di generare diffidenza tra la popolazione ed alimentare uno scontro sociale che deve essere prevenuto con ogni mezzo possibile -:
se non ritenga opportuno impedire che tali manifestazioni si diffondano ulteriormente e cosa intenda fare per interrompere comportamenti e manifestazioni inaccettabili, sia sotto l'aspetto giuridico, che sociale, che rischiano di alimentare uno scontro sociale che nessuno auspica e che deve essere prevenuto con ogni mezzo possibile.
(5-00440)

VILLECCO CALIPARI, GIULIETTI, TOUADI e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un articolo apparso su La Repubblica del 7 ottobre, viene data informazione di un numero molto alto di minori extracomunitari di diverse nazionalità che arrivati a Lampedusa ed ospitati presso il «centro di Accoglienza» di Lampedusa, risultano essersi «allontanati arbitrariamente e per ignota destinazione»;
gli sbarchi dall'inizio dell'anno a Lampedusa sono aumentati e con essi il numero di minori non accompagnati: si consideri come esempio che solo nella mattinata del 7 ottobre, l'ultimo gommone soccorso dalla Guardia di Finanza, portava 149 cittadini extracomunitari, tra cui 61 donne e 41 bambini;
dal 1o gennaio al 30 settembre si contano 332 sbarchi nell'isola di Lampedusa e che circa l'8 per cento dei clandestini risultano essere minori;
l'allontanamento del minore spesso determina la completa perdita di informazioni sul percorso del minore stesso che, riuscendo a cambiare nome o mentire sull'età, può molto facilmente far perdere le sue tracce per raggiungere familiari o conoscenti in altre città italiane ed europee

ma, ugualmente, può finire nella prostituzione e tratta degli esseri umani, nello spaccio e traffico di sostanze stupefacenti;
su 1320 minori non accompagnati approdati nel 2008 sarebbero almeno 400 quelli che non si trovano più e che complessivamente circa un terzo dei minori soli che arrivano nel nostro Paese fanno perdere le loro tracce -:
quali siano le stime ufficiali dei minori non accompagnati scomparsi dall'arrivo in Italia;
se ritenga necessario dare disposizioni per monitorare le condizioni di accoglienza dei minori non accompagnati nelle case-famiglia e nei centri di accoglienza;
se ritenga necessario implementare una procedura di prima accoglienza specifica per i minori stranieri non accompagnati;
se ritenga necessario verificare con quali modalità vengano informati i minori stranieri in merito al percorso di tutela possibile in Italia e se esiste una valutazione dell'efficacia delle modalità di informazioni verso i minori.
(5-00443)

Interrogazioni a risposta scritta:

SIRAGUSA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 26 settembre 2008, Pietro Milazzo, sindacalista a capo del dipartimento immigrazione della Cgil in Sicilia e impegnato da anni a fianco dei senza casa di Palermo, si è visto notificare un avviso orale del questore ai sensi dell'articolo 1 della legge 1423 del 1956, modificato dall'articolo 5 legge 3 agosto 1988, n. 327, che regolamenta le misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e, sulla base della quale, si riscontra una condotta socialmente pericolosa;
all'articolo 1 della legge 1423 del 1956 si legge che i provvedimenti previsti si applicano a: coloro che debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono abitualmente dediti a traffici delittuosi; coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose; coloro che per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l'integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica;
nel provvedimento si fa riferimento al reato di violazione delle disposizioni su riunioni in luogo pubblico, relativo ad una protesta durante il «Festino» di Palermo del 17 luglio 2008 per il quale sono ancora in corso le fasi preliminari di un procedimento giudiziario;
l'avviso orale, invita Pietro Milazzo a «cambiare condotta, adeguare la stessa a norma di vita onesta e laboriosa e ad osservare le leggi con l'avvertimento che, in caso contrario, sarà proposta al competente Tribunale per l'applicazione di una misura di prevenzione ai sensi dell'articolo 3 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423»;
la legge n. l423, prevede la sorveglianza speciale della pubblica sicurezza. Un provvedimento che si applica solitamente a persone coinvolte in attività criminose;
l'istituto delle misure di prevenzione, volte a colpire la violenza e la sopraffazione, è incompatibile con l'impegno sociale e politico da chiunque manifestato nell'interesse di finalità collettive -:
se non ritenga sproporzionato considerare l'impegno sociale e politico di Pietro Milazzo come un'attività socialmente pericolosa;
se non ritenga altresì opportuno di dover richiedere al questore di Palermo la revoca del provvedimento.
(4-01315)

BARBATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Gaetano Manna è presidente dell'associazione anticamorra Acli Terra Campania per la Legalità, ed ha in gestione beni confiscati dallo Stato alla criminalità organizzata, appartenuti al potente clan camorristico dei Nuvoletta;
in seguito ad una denuncia presentata dal Presidente Manna all'antimafia, un blitz del Comando provinciale dei carabinieri di Caserta ha portato nel luglio 2008 all'arresto di due esponenti della cosca;
l'associazione ed il presidente ricevevano da tempo minacce estorsive da parte di esponenti del suddetto clan Nuvoletta, a dimostrazione che la camorra non si era rassegnata alla perdita delle strutture e dei campi confiscati, e continuava ad esercitare il proprio controllo attraverso la richiesta di tangenti e minacciando l'associazione di impedire la coltivazione ed allontanare i contadini dalle terre;
la vicenda è stata riportata sul quotidiano Il Napoli, accogliendo le parole del Sig. Gaetano Manna, costretto a vivere in una situazione di terrore e senza alcun tipo di protezione;
il coraggioso gesto di denuncia del sig. Manna ha condotto all'arresto di Domenico Cesareo e Michele Di Maro ma ha spinto anche i lavoratori, impauriti da possibili ritorsioni da parte del clan, ad abbandonare la struttura;
peraltro, come sottolineato dallo stesso Manna, lo Stato dovrebbe attuare un progetto coordinato con associazioni che lottano contro la criminalità, come Acli Terra, per ribadire la necessità dell'applicazione rigorosa di una cultura improntata alla legalità in un territorio gravemente inquinato dall'intromissione delle organizzazioni criminali in numerose attività sociali, politiche ed economiche -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare per tutelare l'incolumità del sig. Manna e dei lavoratori impiegati nella gestione delle terre confiscate alla camorra e gestite dalla citata associazione Acli Terra, anche al fine di riaffermare una presenza continuativa ed efficace dello Stato a difesa dei diritti dei cittadini che denunciano ogni forma di illegalità nell'economia del territorio, con ciò pregiudicando la libera convivenza e il sano sviluppo.
(4-01321)

ZINZI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli imprenditori Battaglia-Fraia operanti in provincia di Caserta nel settore del turismo e dell'agricoltura, in conseguenza di insormontabili difficoltà economiche, negata da parte del sistema bancario l'apertura di ulteriori linee di credito, furono costretti a rivolgersi al mercato «usuraio»;
come contropartita delle anticipazioni erogate, ai debitori vennero richiesti ingenti importi più volte raddoppiati rispetto all'effettivo importo conseguito;
nonostante l'avvenuto versamento di rilevanti somme, comprensive di sorte e dei vistosi interessi richiesti, con le quali i debiti contratti dovevano ritenersi completamente ed ampiamente soddisfatti, i «creditori» hanno incalzato gl'imprenditori Battaglia/Fraia - frattanto destinatari di procedure esecutive immobiliari promosse in loro danno - richiedendo, in non lieve misura, ulteriori versamenti di danaro;
tale situazione, aggravata dalle minacce sempre più ricorrenti cui vennero fatto oggetto i debitori, provocò l'apertura di procedimenti penali in danno degli autori per i reati di «estorsione, usura e truffa»;
gli imprenditori con istanza del 12 maggio 2008 chiedevano di essere ammessi ai benefici della legge n. 44/1999 onde ottenere ai sensi dell'articolo 20 della richiamata disposizione legislativa la sospensione dei procedimenti espropriativi

pendenti dinanzi al Giudice dell'esecuzione del Tribunale di Santa Maria C. V. iscritti ai numeri 470/2000 e 589/2000;
il Prefetto di Caserta, sentito il parere espresso dal Presidente del Tribunale di Santa Maria C. V., si esprimeva in senso favorevole alla richiesta di concessione della sospensione delle due procedure esecutive;
frattanto la vendita del compendio pignorato, mancando allo stato il richiesto provvedimento di sospensione, è fissata per il giorno 16 ottobre 2008 -:
quali provvedimenti e quali misure di propria competenza si intendano adottare nel caso segnalato, al fine di tutelare in maniera tangibile e concreta il cittadino colpito dal grave reato di «usura».
(4-01323)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

LORENZIN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le politiche per i giovani. - Per sapere - premesso che:
il bullismo è un fenomeno di devianza minorile che si manifesta con condotte violente, di prevaricazione, nonché delinquenziali, che negli ultimi anni ha registrato una costante crescita e una degenerazione su tutto il territorio nazionale;
dagli ultimi Rapporti Nazionali sulla condizione dell'infanzia e dell'Adolescenza dell'Eurispes, si evince che si tratta di un fenomeno, non solo in aumento, ma anche in continua evoluzione;
tra i cambiamenti più evidenti si riscontra quello della territorialità, infatti, mentre nel 2005 il fenomeno del bullismo destava maggiore preoccupazione in Campania e nella città di Napoli - dove la situazione ambientale e sociale predisponeva a questa tipologia di comportamenti - nel Rapporto Eurispes del 2007, è stata Roma a far registrare un trend in costante e accelerata crescita, tanto da risultare la città in testa alle classifiche nazionali;
una ricerca condotta dallo psichiatra e criminologo Vincenzo Mastronardi de l'università «La Sapienza», dimostra che nella Capitale l'indice di denunce per atti di bullismo è 28,2 per cento su ogni 10.000 minori e al 24,2 per cento nel Lazio, quando la media nazionale è invece del 19,6 per cento;
secondo la ricerca condotta da Eurispes e Telefono Azzurro, su un campione di 3.600 tra bambini e adolescenti, a Roma il fenomeno è presente con una incidenza pari al 28,7 per cento su ogni mille denunce;
la ricerca ha evidenziato anche che tra le motivazioni che spingono a compiere tali atti, il colore della pelle (43 per cento), il modo di vestire (35 per cento), la disabilità (32 per cento) e la differenza di genere (5 per cento), sono quelle maggiormente preponderanti;
uno degli aspetti più sconcertanti della ricerca, dimostra che il fenomeno è in forte crescita nelle scuole elementari, infatti risulta che il 42 per cento degli alunni delle elementari subisce prepotenze dai compagni, mentre la percentuale scende al 22 per cento alle medie e al 10 per cento alle superiori;
nella fascia di adolescenti tra i 12 e i 16 anni, aumentano invece i comportamenti delinquenziali che vanno a configurare dei veri e propri reati perseguibili penalmente;
l'evoluzione del fenomeno, inoltre, ha portato alla diffusione del cosiddetto «cyberbullismo», inteso come quelle forme di prevaricazione perpetrate con i nuovi mezzi di comunicazione telematica, via SMS o MMS, con testi e immagini volgari, offensivi e minacciosi;
da ultimo, venerdì 10 ottobre nella scuola media Alessandro Magno, nel quartiere Casal Palocco di Roma, si sono

verificati atti vandalici - riconducibili con molta probabilità ad un'azione di bullismo - prodotti dall'allagamento del primo piano dell'edifico, da tre incendi dolosi e da scritte razziste sui muri;
nel contesto nazionale, il ministero dell'Istruzione ha emanato negli ultimi anni diverse ordinanze atte a conferire al corpo docente maggiori strumenti per prevenire e sensibilizzare al fenomeno -:
quali provvedimenti il ministro intenda adottare, stante anche l'ultimo sconcertante episodio avvenuto a Roma, considerando che la scuola riveste un'importante funzione educativa e di socializzazione, diventando così luogo privilegiato per attuare interventi preventivi e di contrasto al fenomeno;
se non ritenga opportuno - considerata anche l'attenzione che il ministero dell'istruzione ha posto su questo problema nella recente riforma dell'ordinamento scolastico - adottare delle forme sanzionatorie per coloro che si fanno protagonisti di questi atti, ovvero delle azioni particolari mirate a promuovere ed aumentare tra i giovanissimi la cultura della responsabilità, onestà e moralità.
(5-00442)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento all'esposto/denuncia presentato presso la Procura della Repubblica di Bologna concernente l'occupazione della scuola XXI Aprile ed altre irregolarità quali l'affissione di locandine e manifesti contro la «riforma Gelmini» per il quale il procuratore aggiunto ha richiesto l'archiviazione;
il procuratore nel contenuto della richiesta, pur contenendo giudizi particolarmente duri e significativi sui fatti accaduti, chiede l'archiviazione affermando testualmente:
«alla luce di tali constatazioni sembra ragionevole ritenere che i promotori della iniziativa abbiano completamente ignorato i profili regolamentari e la indubbia ed incontestabile illiceità della loro condotta, determinandosi a violare il regolamento di circolo, con evidente errore (errore di diritto su norma extra-penale) sulle norme amministrative dettate per gli organi collegiali della scuola, attribuendo ad un'assemblea dei poteri non spettanti;
tale potere amministrativo non comporta che l'assemblea dei genitori possa decidere comportamenti che contrastano chiaramente con le leggi e i regolamenti;
il dirigente scolastico non ha omesso dolosamente provvedimenti di sua spettanza, ma è stato costretto a tollerare uno stato di illiceità, per la apprezzabile intenzione di evitare pericolosi e sgradevoli coinvolgimenti di quei bambini, che debbono essere non gli attori delle proteste ma i destinatari di tutte le premure ed attenzioni di chi opera e vive nella scuola» -:
se intenda verificare, con i mezzi suoi propri la sussistenza di comportamenti illeciti sotto il profilo disciplinare da parte dei dirigenti e docenti della scuola medesima assumendo i provvedimenti necessari.
(4-01320)

TESTO AGGIORNATO AL 20 OTTOBRE 2008

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
l'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, ha autorizzato un programma pluriennale di investimenti in edilizia e tecnologie sanitarie per complessivi euro 17.575.028.276,02 volto alla riqualificazione

del patrimonio edilizio e tecnologico pubblico e alla realizzazione di residenze sanitarie assistenziali. Per la copertura del programma le leggi finanziarie prevedono annualmente le risorse a graduale copertura dell'intero programma;
il programma finanziario è stato poi integrato per consentire il potenziamento dei programmi nel settore della radioterapia, nell'ambito dei programmi di edilizia sanitaria, con la legge finanziaria per il 2000, che autorizza la spesa di ulteriori euro 15.493.706,98, ripartiti con decreto ministeriale 28 dicembre 2001;
ulteriore integrazione è stata apportata con la legge finanziaria per il 2001 che ha incrementato le risorse di euro 2.065.827.596,36, di cui euro 826.143.140,92 ripartiti con decreto ministeriale 8 giugno 2001 per la libera professione intramoenia. La somma residua, pari ad euro 1.239.684.455,44, è stata ripartita alle Regioni con delibera CIPE del 2 agosto 2002, n.65;
la legge finanziaria per il 2007, all'articolo 1, comma 796, lettera n), eleva a complessivi 20 miliardi di euro la dotazione di risorse per il citato programma pluriennale di interventi, rendendo disponibili nel prossimo triennio ulteriori euro 2.424.971.723,98. La legge finanziaria 2008, all'articolo 1, comma 279, ha disposto un ulteriore incremento di 3 miliardi di euro;
complessivamente il programma ex articolo 20 con la legge finanziaria per il 2008 è stato portato quindi a quota 23 miliardi di euro;
relativamente agli ulteriori finanziamenti apportati con le ultime leggi finanziarie, in via attuativa si è provveduto:
a) a definire un'intesa in Conferenza Stato-Regioni (su proposta del Ministro della salute) per l'utilizzo dei 2,475 miliardi di euro (anno 2007) disponendo il riparto tra la regioni di 2,430 miliardi di euro, e riservando i rimanenti 45 milioni di euro per interventi urgenti da proporsi da parte del Ministro della salute. L'intesa è stata trasfusa nella delibera CIPE del 25 gennaio 2008, n.4;
b) a definire un'intesa in Conferenza Stato-Regioni (su proposta del Ministro della salute) per il riparto dei 45 milioni di euro di cui sopra tra alcune strutture sanitarie di rilievo nazionale. L'intesa è stata trasfusa nella delibera CIPE del 2 aprile 2008, n. 58;
c) a definire un'intesa in Conferenza Stato-Regioni (su proposta del Ministro della salute) per il riparto tra le regioni dei 3 miliardi di euro (anno 2008). L'intesa è stata trasfusa in una proposta di deliberazione;
il programma pluriennale di investimenti riguarda sia le Regioni e le Province autonome che gli enti (IRCCS, IZS, Policlinici universitari a gestione diretta, ospedali classificati e ISS) di cui all'articolo 4, comma 15, della legge n. 412 del 1991, e successive modificazioni;
la legge finanziaria per l'anno 2008 aveva previsto una disponibilità complessiva per la stipula di accordi di programma con le regioni per euro 1.600.000.000 (iscritta in bilancio sul capitolo di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze). Tale somma, ai sensi della legge n. 133 del 2008, sarebbe stata ridotta di euro 1.019.747.000,00, diminuendo le risorse a disposizione (iscritte in bilancio) ad euro 403.246.286,07. Questa sarebbe, dunque, la somma che per l'anno in corso le Regioni e gli altri enti avrebbero a disposizione, a fronte dei 6.775 miliardi di euro (di cui 5.475 miliardi di euro derivanti dalle finanziarie 2007/2008 ed euro 1.300 miliardi derivanti da finanziarie precedenti) disponibili per il programma di investimenti e non ancora iscritti in bilancio sul capitolo del Ministero dell'economia e quindi non utilizzabili per investimenti strutturali e tecnologici in sanità -:
quali misure ed iniziative economiche il Governo intenda assumere affinché le risorse finanziarie per l'anno 2008 e per

gli anni successivi per i programmi d'edilizia sanitaria siano sufficienti affinché le regioni possano stipulare gli accordi di programma.
(2-00177)
«Livia Turco, Lenzi, Sbrollini, Grassi, Burtone, Murer, Binetti, Miotto, D'Incecco, Argentin, Zampa, Viola, Villecco Calipari, Calgaro, Zaccaria, Sposetti, Bellanova, Naccarato, Letta, Bossa, Mosella, Froner, Lulli, Federico Testa, Gozi, Schirru, Ghizzoni, Sani, Fassino, Coscia, Rampi, Rossa, Nannicini, Lovelli, Marrocu, Baretta, Capano, Velo, Madia, Albonetti, Bindi, Damiano, D'Antona, De Torre, Giovanelli, Gnecchi, Cuomo, Levi, Lucà, Maran, Martella, Merloni, Miglioli, Andrea Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Pistelli, Pompili, Rossomando, Samperi, Vannucci, Verini, Zucchi, Mastromauro, Servodio, Graziano».

Interrogazioni a risposta immediata:

IANNACCONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in un quadro di cambiamento delle politiche sanitarie nazionali sancito con l'accordo tra lo Stato e le regioni nel 2001, seguito dalla modifica del titolo V della Costituzione, che ha introdotto i principi della potestà di legislazione concorrente dello Stato e delle regioni e della potestà regolamentare delle regioni in materia di sanità, maggior rilievo assumono gli accordi integrativi regionali, anche se i riferimenti cardine rimangono gli accordi collettivi nazionali, sottoscritti tra le organizzazioni sindacali e la struttura interregionale sanitari convenzionati (sisac) e successivamente approvati dalla Conferenza Stato-regioni;
gli accordi collettivi nazionali, che nell'ambito del servizio sanitario nazionale definiscono le norme e le retribuzioni di varie categorie di professionisti (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali medici, biologi, psicologi, chimici, veterinari), riservano una parte della retribuzione, la maggiore, al livello nazionale di contrattazione e rimandano all'accordo integrativo regionale per un'altra parte della retribuzione, affinché la sua corresponsione sia finalizzata alla realizzazione di particolari progetti locali;
è accaduto purtroppo che in alcune regioni tale meccanismo si sia inceppato: infatti, o le regioni, oppresse da difficoltà finanziarie, non hanno varato l'accordo integrativo regionale o, come è successo in Campania, l'accordo della specialistica ambulatoriale, pur sottoscritto dalle parti, è rimasto fermo negli uffici del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che lo avevano avocato per verificarne la compatibilità economica, anche se relativa a cifre già attribuite a livello nazionale;
il risultato finale è stato che, mentre a livello centrale sono partiti i confronti per la sottoscrizione del nuovo accordo collettivo nazionale, a livello locale i professionisti attendono ancora di ottenere cifre già a loro attribuite dall'accordo ormai spirato -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di verificare lo stato dell'accordo presso il ministero e se ritenga di dover adottare iniziative per cui, decorso inutilmente un certo lasso di tempo dalla sottoscrizione dell'accordo collettivo nazionale, se la regione non si è attivata per finalizzare ad un determinato progetto la quota riservatale dalla contrattazione nazionale e detta quota sia comunque corrisposta al professionista, come concordato in sede di struttura interregionale sanitari convenzionati, visto che la norma contrattuale che concedeva 180 giorni dalla firma dell'accordo collettivo nazionale per varare l'accordo

integrativo regionale si è dimostrata inadeguata.
(3-00178)

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2006 dopo un corso-concorso tenutosi presso il ministero del lavoro e della previdenza sociale presso la sede di via Flavia in Roma, circa 850 persone sono state inquadrate come «accertatori del lavoro» e di fatto sparsi nel Paese, lasciati senza compiti precisi, né un incarico (non esistendo compiti di vigilanza all'interno di una direzione regionale), e senza un documento che attesti la loro qualifica (documento che è obbligatorio presentare all'atto di un accesso ispettivo);
sembrerebbe che il tesserino di riconoscimento non venga rilasciato perché non è stato chiarito se i citati «accertatori» abbiano o meno il potere di firmare un verbale di accertamento e se siano dei funzionari di vigilanza;
nel frattempo si deve riscontrare nel nostro Paese un numero di incidenti mortali nei luoghi di lavoro pari al doppio della media degli altri Paesi europei ed un'estensione allarmante del lavoro sommerso, mentre centinaia di potenziali ispettori sono tenuti fermi negli uffici -:
quali provvedimenti intenda assumere il Ministro interrogato per rendere operativi e funzionali ai fini del contrasto al lavoro nero ed al mancato rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro i citati 850 «accertatori».
(3-00179)

DAMIANO, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come denunciato dal servizio studi di Confindustria, gli effetti della crisi finanziaria internazionale sull'economia reale saranno ben più gravi di quanto fin qui sia stato prospettato dal Governo;
lo studio rivela che nel 2009 il consumo delle famiglie italiane si ridurrà ulteriormente dall'attuale -0,2 per cento a -0,6 per cento;
le imprese saranno a corto di capitale e, in previsione del citato calo dei consumi, non avranno più convenienza a lavorare a pieno regime e, in base a tali parametri, il tasso di disoccupazione balzerà dall'attuale 6,8 per cento al 7,3 per cento;
già alcuni grandi gruppi industriali, quali le industrie Merloni, le acciaierie Lucchini, la Otefal sail di Portovesme Iglesias, la Meraklon di Terni, la Fiat per gli stabilimenti di Mirafiori, l'Iveco Powertrain, la Eaton corporation di Massa, la Filanto di Casarano hanno avviato procedure per la richiesta di cassa integrazione o di messa in libertà, ciascuna per centinaia di lavoratori;
nel mese di luglio 2008 le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria hanno subito una impennata, aumentando del 26,20 per cento. I settori maggiormente interessati sono: l'alimentare (+143 per cento), il legno (+135 per cento), il commercio (+129 per cento), il tessile (+92 per cento). I1 totale delle ore cumulate, da gennaio a luglio 2008, ordinarie e straordinarie, aumenta dell'8,61 per cento: si passa dagli 86 milioni di ore dei primi sette mesi del 2007 agli oltre 93 milioni di ore del corrispondente periodo del 2008. Le regioni più coinvolte sono, nei sette mesi, le Marche (+149 per cento), il Friuli-Venezia Giulia (+72 per cento), il Veneto (+48 per cento), la Sardegna (+41 per cento) e l'Emilia-Romagna (+40 per cento);
i più autorevoli centri studi confermano che il 2009 sarà un anno critico per le famiglie e per le imprese, tanto che il Ministro interrogato ha dichiarato: «le aziende che si trovavano già prima in una situazione critica, ora possono raggiungere

il punto di rottura» e ciò non potrà non tradursi in una minaccia occupazionale e in un aumento della cassa integrazione;
a fronte di tale scenario, le risorse individuate dal Governo per il rifinanziamento degli interventi a favore degli ammortizzatori sociali appaiono del tutto inadeguati, tenendo conto che risultano essere addirittura inferiori a quanto previsto per l'anno 2008 dall'ultima legge finanziaria varata dal Governo Prodi -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di predisporre gli strumenti, anche di carattere finanziario, per fronteggiare l'annunciato aumento delle richieste di cassa integrazione e del tasso di disoccupazione, che già nei primi mesi del 2009 subirà un brusco rialzo.
(3-00180)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta tuttora pendente presso la Corte Costituzionale una questione di legittimità sull'articolo 1 comma 777 della Legge Finanziaria 2007;
in attesa, diversi Tribunali hanno sospeso le cause di riconoscimento pensionistico ai lavoratori italiani che hanno maturato all'estero parte dei propri contributi;
è evidente la preoccupazione ed il disagio degli interessati che tuttora non conoscono l'ammontare della propria pensione -:
quali iniziative abbia intrapreso il Governo al fine di chiarire se debbano o no considerarsi incrementativi - ed in quale percentuale - i contributi pagati all'estero in regime di convenzione internazionale, con particolare riguardo alla Svizzera e nel caso di versamenti contributivi effettuati in due diverse nazioni.
(4-01313)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO, CIRIELLI e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
è stato indetto un concorso pubblico nell'anno 2005 per l'assunzione di 64 unità nell'area C nel ruolo centrale agricoltura del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Gazzetta ufficiale 23 dicembre 2005, n. 101;
il predetto concorso è stato espletato e completato nell'anno 2006 e i risultati sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale 10 ottobre 2006, n. 77;
in data 26 settembre 2007 presso la Commissione agricoltura della Camera dei deputati, il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, avrebbe manifestato, in relazione ai concorsi espletati dal ministero, la volontà di assumere i vincitori in graduatoria;
in data 17 ottobre 2007 presso la Commissione agricoltura della Camera dei deputati è stata approvata, con il parere favorevole del Governo, rappresentato dal Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, una risoluzione che impegnava il Governo a dare seguito all'assunzione dei 64 vincitori di concorso; in tale sede è stato evidenziato che il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, anziché procedere all'assunzione, avrebbe bandito ed autorizzato procedure interne di riqualificazione per le stesse categorie professionali del concorso già espletato;
con decreto del Presidente della Repubblica del 29 novembre 2007 è stata fissata per l'anno 2007 l'assunzione di 53 unità di competenza del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali esclusivamente per il dipartimento delle politiche di sviluppo, di cui al concorso in oggetto;

in data 1o aprile 2008 sarebbero stati assunti soltanto 12 dei vincitori del concorso; i restanti 41 posti sarebbero stati attribuiti ai riqualificati già interni, se pur con concorso successivo, ignorando il diritto acquisito dai vincitori in graduatoria in attesa di chiamata;
le rappresentanze sindacali hanno più volte segnalato al Ministro interrogato la mancata chiamata di vincitori di concorsi già espletati, evidenziando l'utilizzo da parte del ministero di lavoratori contrattualizzati con varie forme precarie (collaboratori coordinati a progetto, lavoro somministrato ed altro), aventi funzione pari ai vincitori di concorso;
un'eventuale azione giudiziaria da parte dei vincitori di concorso non ancora chiamati, instaurata prima della scadenza della graduatoria, potrebbe esporre il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali alla loro assunzione obbligatoria ed anche al risarcimento di eventuali danni -:
se non ritenga opportuno assumere i restanti vincitori del citato concorso.
(3-00183)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi il Ministro stesso ha ripetutamente enunciato con vigore il proprio intendimento di attivare nelle amministrazioni pubbliche un sistema retributivo capace di commisurare significativamente le retribuzioni alla quantità e qualità del lavoro svolto dai singoli uffici e dai singoli dipendenti;
in sconcertante contrasto con tale intendimento, l'articolo 67 del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla legge di conversione n. 133 del 2008, ha drasticamente ridotto gli incentivi speciali destinati ai dipendenti dell'Inps e delle Agenzie delle entrate: si tratta di incentivi legati alla produzione e in particolare a obiettivi via via sempre più avanzati e impegnativi, finanziati mediante un fondo alimentato in riferimento al recupero dell'evasione contributiva per l'Inps, al recupero dell'evasione fiscale per le Agenzie delle entrate;
ancora in contrasto con l'intendimento enunciato dal Ministro, l'articolo 61-bis, comma 8, del citato decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dalla legge di conversione n. 133 del 2008, ha ridotto drasticamente l'incentivo per l'attività di progettazione e direzione lavori dal già assai ridotto valore del 2 per cento lordo allo 0,50 per cento, col risultato di scoraggiare la disponibilità per tali attività dei dipendenti pubblici con professionalità elevate, costringendo le amministrazioni a fare ricorso ad assai più costose collaborazioni di liberi professionisti esterni -:
come si spieghi la contraddizione tra gli intendimenti enunciati e le misure adottate;
inoltre se egli non ritenga, viceversa, necessario intervenire per ripristinare e semmai potenziare le suddette forme di retribuzione incentivante.
(4-01318)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il Cantiere navale di Marina di Carrara fu realizzato nel 1941 per la costruzione di piccole imbarcazioni per il trasporto merci. In seguito ai bombardamenti intercorsi durante la Seconda Guerra Mondiale, il Cantiere venne quasi totalmente

distrutto. Fu ricostruito negli anni seguenti e, tra gli anni '50 e '60, assunse un peso sempre più importante tanto per l'area territoriale quanto per l'intero Paese, acquisendo non solo dimensioni notevoli ma soprattutto attrezzature avanzate che permisero un salto di qualità nella produzione navale giungendo alla costruzione di navi dell'ordine di 20mila tonnellate. Un ulteriore potenziamento delle attrezzature nel 1966, permise poi di giungere in poco più di dieci anni a realizzare circa 100 unità navali di varia tipologia;
nel 1973 la Nuovi Cantieri Apuania (NCA) S.p.A. rileva tutto il Cantiere dotandolo di un ampio bacino e implementandolo delle attrezzature e del know how necessario per giungere alla costruzione di navi fino a 50mila tonnellate;
nel corso degli anni la NCA ha proseguito la realizzazione di navi superando i differenti momenti di crisi, provenienti da flessioni del mercato navalmeccanico e dalle varie crisi economiche susseguitesi negli anni. Dal 2004, però, la NCA è giunta ad un primo assestamento societario e finanziario che vedeva nell'allora Società Sviluppo Italia S.p.A., nel Ministero dell'economia e delle finanze, e nel Monte dei paschi di Siena i suoi tre detentori di capitale azionario;
ad oggi, la NCA è a tutti gli effetti una società stabile sotto ogni punto di vista che vede l'84,6 per cento delle azioni detenute dall'Agenzia Nazionale per l'Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo di Impresa S.p.A.; il 9,45 per cento detenuto da Fintecna S.p.A. e il 5,95 per cento da Monte dei Paschi di Siena Capital Service S.p.A. Un pacchetto azionario che ammonta ad un valore pari ai 14 milioni e mezzo di euro;
la Nuova Cantieri Apuania, oltre ad essere oggi una realtà in piena crescita che ha riassorbito in poco meno di cinque anni il 70 per cento del proprio deficit, rappresenta una società di importanza strategica tanto per il territorio apuano e toscano, con i suoi 200 lavoratori diretti e gli oltre 800 dell'indotto, quanto per l'intero Paese che avrebbe in essa un valido supporto per la realizzazione del progetto europeo «Autostrade del mare» che anche il Ministro Matteoli, in una intervista pubblicata su La Nazione del 21 settembre scorso, ha dichiarato di voler sviluppare;
la Legge Finanziaria 2007, n. 296, licenziata nel dicembre 2006 prevedeva che la Società Sviluppo Italia S.p.A. assumesse la denominazione di «Agenzia Nazionale per l'Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo di Impresa S.p.A.» e che entro la data del 30 giugno 2007 la stessa Società cedesse le società da essa controllate e partecipate. A seguito del successivo decreto «milleproroghe», il termine di cessione delle società controllate è stato rimandato alla Legge Finanziaria 2008, n. 244, licenziata nel dicembre 2007 e, ulteriormente prorogato al giugno 2008;
secondo le prescrizioni previste nella manovra economica l'Agenzia Nazionale per l'Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo di Impresa S.p.A. ha pubblicato l'«invito a manifestare interesse per l'acquisto del 100 per cento della Nuovi Cantieri Apuania S.p.A.», al fine di «individuare uno o più soggetti che siano interessati all'acquisizione dell'intero pacchetto azionario». La procedura, conclusasi il 4 agosto 2008, ha registrato la presenza di otto soggetti potenzialmente interessati all'acquisto della società di Marina di Carrara. Ad oggi, risulta che Invitalia e Meliorbanca stiano valutando le otto manifestazioni di interesse;
dopo mesi di colloqui e analisi approfondite sulla realtà della NCA da parte della Regione Toscana, della Provincia di Massa Carrara, del Comune di Carrara, della Fiom-Cigl, Fim-Cisl e Uilm-Uil è stata registrata una assoluta comunità d'intenti tra gli interessati che prevede l'acquisizione da parte di Fincantieri dell'intera società, onde evitare la privatizzazione e il rischio di riconversione che farebbe abbandonare o ridurre drasticamente la produzione navalmeccanica a favore di quella da diporto, con il conseguente taglio del numero di lavoratori diretti e di quelli d'indotto;

in seguito alla richiesta mossa dai rappresentanti territoriali e sindacali per l'avvio di un tavolo di negoziato, dal Ministero per lo Sviluppo Economico è giunta la disponibilità di incontrarli in data 26 settembre 2008;
con non poche perplessità, data l'assenza non solo del titolare del Ministero ma anche dei relativi Sottosegretari, in quella data i rappresentanti nazionali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, quelli territoriali di Massa e Carrara, gli Rsu di Nca, il sindaco di Carrara, il presidente della Provincia di Massa e Carrara, l'assessore al Bilancio della Regione Toscana e il sottoscritto hanno incontrato il dott. Gianpietro Castano coordinatore dell'ufficio ministeriale «Imprese in crisi» -:
se il Ministro, vista la sua assenza, sia dettagliatamente ed esaustivamente a conoscenza del caso NCA, se sia a conoscenza delle importanti implicazioni in termini economici ed umani che la vendita comporterebbe e delle concrete potenzialità della Nuovi Cantieri Apuania S.p.A., se conosca la realtà e gli obiettivi degli otto soggetti interessati all'acquisto della società e, in tal caso, quali interventi ritenga opportuno operare al fine di evitare il depauperamento in termini industriali, economici, occupazionali e umani dell'intero territorio apuano e toscano.
(2-00175)
«Evangelisti, Di Giuseppe, Donadi, Borghesi, Rota, Monai, Ria, Fluvi, Velo, Paladini, Porfidia, Mariani, Fontanelli, Nannicini, Mattesini, Braga, Rigoni, Favia, Misiti, Gianni Farina, Bosi, Ventura, Colombo, Pezzotta, Delfino, Cimadoro, Concia, Argentin, Scarpetti, Sani».

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
Bologna Fiere rappresenta un polo di attrazione mondiale per la sua alta specializzazione settoriale e considerato un centro fieristico di grande vivacità, all'avanguardia per strutture e servizi;
l'ente fieristico ha già usufruito, assegnato al Comune di Bologna dal decreto del ministero dell'economia e delle finanze del 7 marzo 2006, di un contributo di 1,5 milioni di euro;
la legge 27 febbraio 2006 n. 105 istituiva il Fondo per la mobilità al servizio delle fiere, con una dotazione finanziaria annua pari a 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006, 2007;
l'articolo 1, comma 888 della legge finanziaria 2007, autorizzava un contributo quindicennale di 3 milioni di euro a partire dal 2007 a valere sul citato Fondo per la mobilità al servizio delle fiere;
all'articolo, 1 comma 942 della medesima Legge finanziaria, «allo scopo di potenziare l'attività di promozione e sviluppo del made in Italy, anche attraverso l'acquisizione di beni strumentali ad elevato contenuto tecnologico e l'ammodernamento degli impianti già esistenti, è stato previsto, a favore degli enti fieristici, un contributo nel limite massimo complessivo di 10 milioni di euro per l'anno 2007 a valere sulle disponibilità di cui all'articolo 14-vicies semel del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 agosto 2005, n. 168, che è contestualmente abrogato, rinviando le modalità», i criteri ed i limiti del contributo ad un decreto del Ministro dello sviluppo economico entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge;
l'articolo 3 del decreto n. 83 emanato il 7 aprile 2008 dal Ministero dello sviluppo economico «Regolamento concernente le modalità i criteri e i limiti per la concessione di contributi agli enti fieristici per potenziare l'attività di promozione e sviluppo del Made in Italy ai sensi dell'articolo 1, comma 40942 della legge 27 Dicembre 2006, n. 296, individua la modalità

di gestione, prevedendo al comma 2, che con bando di gara siano stabiliti i criteri di partecipazione dei progetti relativi allo sviluppo del Made in Italy -:
se il Governo intenda in tempi brevi adottare gli atti di cui in premessa per consentire alla Fiera di Bologna di potenziare la propria attività in un settore che risente di un forte concorrenza da parte di altri importanti enti fieristici italiani e stranieri.
(2-00178)
«Galletti, Garagnani, Cazzola, Lenzi, Castagnetti, Benamati, Libè, Zampa, Marchi, Mazzuca, Miglioli, Marchioni, Bratti».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MONTAGNOLI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze - Per sapere - premesso che:
il progetto, studiato a livello nazionale dai vertici aziendali di Poste Italiane e comunicato a filiali e personale solo venerdì 4 settembre 2008, prevede una riorganizzazione attraverso la razionalizzazione geografica con accorpamento delle filiali su basi provinciali;
con il nuovo progetto ne rimarrebbero in tutta Italia 115 presenti in ogni capoluogo di provincia eccetto le città più importanti come Milano e Roma che ne avrebbero più di una;
con tale riduzione in tutta Italia ne verrebbero soppresse 25 dislocate da Locri a Tolmezzo;
nel Veneto andrebbero a scomparire Legnago e Bassano del Grappa;
la filiale di Legnago, destinata a chiusura, è l'unica presente fuori dalla città di Verona e dislocata nella cittadina del Basso Veronese proprio per dare supporto ed aiuto ai tanti uffici postali presenti nel territorio;
la filiale, che ha la propria sede in Corso della Vittoria, è stata costituita nel 1999 ed inaugurata nel 2000 e attualmente vi lavorano circa 30 dipendenti provenienti da varie località della provincia e da alcune province limitrofe, gestisce 80 uffici postali dislocati nel Basso Veronese da Villafranca a San Bonifacio, da Gazzo Veronese a Menà di Castagnaro;
il lavoro svolto è molteplice. Pur non avendo contatto diretto con il pubblico, opera con un lavoro di coordinamento del personale (360 persone complessivamente) cercando di risolvere le problematiche presenti nei vari paesi, programmando corsi di aggiornamento di impiegati e direttori e gestendo la formazione dei nuovi assunti. Effettua inoltre un'importante funzione di supporto tecnico ed informatico e provvede ad ottemperare alla normativa vigente in materia di antiriciclaggio;
uno dei punti di forza è proprio quello di snellire e di semplificare l'iter burocratico nei vari settori. Per i clienti delle Poste la filiale è divenuta un punto di apporto e di informazione per qualsiasi problematica. Offre informazioni e consigli su qualsiasi pratica e con proprio personale provvede a dare supporto diretto ai singoli uffici;
Legnago andrebbe a perdere un'azienda di quasi 30 dipendenti che fornisce servizi agli utenti, perdita di indotto economico locale;
dopo la perdita di altri servizi importanti come Enel, Sip, eccetera, si perderebbe un altro servizio pubblico come quello delle Poste di supporto agli uffici periferici che dovrebbero appoggiarsi solo a Verona (Menà dista quasi 70 km, la zona di Gazzo sarebbe penalizzata così come il territorio del Colognese e di San Bonifacio) -:
se il Ministro interrogato essendo al corrente della situazione non ritenga opportuno utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione affinché Poste italiane riveda la propria decisione essendo incomprensibile

perché un'azienda che ottiene risultati ottimi (Legnago e Bassano dalla loro nascita risultano tra le prime 10 Filiali per risultati in Italia) invece di essere potenziata venga invece penalizzata con lo spostamento di buona parte del personale nei vari uffici postali o nella città di Verona, con aggravante che con l'accorpamento tutte le specializzazioni acquisite e competenze maturate andrebbero perse.
(5-00441)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Evangelisti e Donadi n. 1-00051, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Pietro, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Pisicchio, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Nirenstein e altri n. 7-00055, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fiano, Picchi, Pianetta, Migliori, Antonio Martino, Pistelli, Boniver, Maran.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Di Pietro e Donadi n. 2-00173, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Favia.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-01043 del 17 settembre 2008;
interpellanza Evangelisti n. 2-00159 del 3 ottobre 2008.