XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 2 ottobre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
le convulsioni finanziarie scatenate dal crollo dei mutui sub-prime dell'estate 2007, un vero e proprio tsunami, culminate con i fallimenti a catena di alcune banche di affari, come Lehman Brothers, la quarta banca americana (in data 15 settembre 2008), e la cui intensità e portata possono essere paragonabili alla caduta del muro di Berlino, sono solo un anello di una lunga catena di una crisi finanziaria ed economica sistemica;
dopo aver fortemente ridotto il controllo regolatorio e tollerato, rapporti poco chiari tra banche di affari, che emettevano montagne di denaro dal nulla con una leva finanziaria di 1 a 30, con le agenzie del rating, in alcuni casi controllate dalle stesse banche (le tre sorelle Usa della certificazione Moody's, Standard & Poor's, Fitch) che ne certificavano il massimo dell'affidabilità con rating di tripla «A», l'America si è risvegliata improvvisamente con l'incubo di una crisi superiore, per intensità, durata e diffusione nei mercati globali, a quella del 1929;
come è stato scritto, l'America ha dovuto oggi firmare una cambiale in bianco che costa come la guerra in Iraq in un'unica rata del valore di 700 miliardi di dollari. Tanto costerà secondo il Tesoro il maxi-fondo federale destinato ad «alleggerire» le banche americane di tutti i titoli-spazzatura legati ai mutui insolventi. Per fermare la spirale dei crac il contribuente deve dunque accollarsi un onere che equivale al costo diretto sostenuto finora nei cinque anni e mezzo di occupazione dell'Iraq. Per salvare Wall Street dal naufragio il debito pubblico americano aumenta del 5 per cento del Pil, e sale a 11.300 miliardi di dollari. Ma la previsione potrebbe rivelarsi troppo ottimista. Molti stimano che il costo del salvataggio pubblico di tutte le banche salirà a 1.000 miliardi. Tanto più che il piano della Casa Bianca è di un'estrema vaghezza. Praticamente, il segretario al Tesoro Henry Paulson chiede una discrezionalità assoluta per poter decidere a quali condizioni comprerà dalle banche la montagna di titoli oggi invendibili sul mercato;
sempre in base a quanto riportato dalla stampa, «Tutto l'andamento del mercato è stato falsato tecnicamente, partendo da un presupposto discutibile: che i crolli delle azioni di Lehman Brothers o Aig fossero stati ingigantiti dalle manovre speculative dei ribassisti. La speculazione naturalmente esiste, ma non è "cattiva" solo quando punta al ribasso. È stata almeno altrettanto nociva quella speculazione rialzista che per anni ha gonfiato i titoli di istituzioni finanziarie che erano in realtà candidate alla bancarotta per le voragini di perdite nascoste nei loro bilanci. La stessa Sec che ora ha individuato i ribassisti come capro espiatorio, è uno dei massimi responsabili del lassismo: quattro anni fa appoggiò un allentamento delle regole per consentire alle merchant bank di alzare alle stelle il loro livello di indebitamento. Ne ha approfittato tra le altre Lehman Brothers, che alla vigilia della bancarotta aveva un quoziente di indebitamento di 30 a 1. Altri timori si concentrano sulle modalità di acquisto dei titoli-spazzatura da parte del maxifondo statale. Quando furono liquidate le Savings and Loans all'inizio degli anni Ottanta, il loro patrimonio era fatto di immobili che lo Stato riuscì a vendere sia pure a prezzi ridotti. Oggi i portafogli delle banche sono pieni di cartaccia, titoli legati ai mutui che non hanno più un mercato, quindi non hanno un prezzo attendibile.»;
per comprendere e spiegare il fenomeno che ha mandato in frantumi il mondo della finanza bisogna guardare dietro la rapida successione degli eventi: prima i crac di colossi finanziari americani, poi i crolli delle Borse mondiali e la paralisi del credito, infine l'euforia «drogata» dal più gigantesco piano di nazionalizzazioni

e salvataggi pubblici varato in America dai tempi della Grande Depressione. Non è solo un modello dell'economia di mercato senza regole a tramontare. La svolta di questo settembre 2008 ha un significato storico più profondo, ben oltre il bilancio dei punti guadagnati o persi da questa o quella ideologia;
da questa grande crisi esce distrutta l'autorevolezza del modello economico americano, quel capitalismo finanziario reso ipertrofico e irresponsabile da un ventennio di ritirata dei poteri dello Stato sui mercati. Il crac di Wall Street del 1929 preannunciò un'epoca nuova, nuove idee e dottrine rivoluzionarie che segnarono la storia del secolo: per superare la Grande Depressione l'America di Franklin Delano Roosevelt esportò un modello universale di regolazione dei mercati, di intervento keynesiano nell'economia, di Welfare State e investimenti pubblici nei beni collettivi;
sarebbe troppo comodo, e sostanzialmente inesatto, attribuire questo disastro alla sola Amministrazione Bush o alla destra americana. Dai tempi di Ronald Reagan anche larga parte dell'America progressista e democratica è stata soggiogata dall'egemonia culturale del neoliberismo economico. Dalle privatizzazioni, dalla benefica deregulation anti-monopolistica, dalla giusta valorizzazione dello spirito d'impresa e del dinamismo dell'economia di mercato, si è scivolati progressivamente verso qualcosa di molto diverso. Si sono stravolti i valori e i principi essenziali del liberalismo fondato sui contropoteri e l'etica della responsabilità. Si è teorizzata sempre più apertamente la capacità dei mercati di auto-regolarsi. Il potere dell'alta finanza e della grande industria si è annesso le istituzioni che dovevano essere le guardiane indipendenti dell'economia, della moneta e del credito. Alla guida dei massimi organi di controllo e di vigilanza sono stati chiamati coloro che dovevano essere controllati e vigilati. Le authority sono diventate succursali subalterne delle lobby. È in questo groviglio di conflitti d'interessi, che affondano le radici antiche del disastro attuale;
all'Europa non conviene certo aspettare che siano le future potenze - Cina, India, Russia - a negoziare con l'America le nuove regole del gioco dell'economia di mercato. In questa fase di transizione e di incertezza, mentre le potenze emergenti non hanno veri modelli alternativi da proporre, l'Unione europea deve pretendere dagli Stati Uniti l'apertura di un tavolo di negoziato sui nuovi principi di regolazione della finanza globale. I danni che Wall Street e i debiti americani stanno infliggendo al mondo sono più che sufficienti: ci autorizzano a esigere che l'America elabori insieme al nostro Paese un sistema di controlli e di vigilanza globale, per impedire il ripetersi di una crisi simile;
la tanto decantata autoregolamentazione del mercato si è dimostrata totalmente incapace di mantenere il sistema su binari funzionanti. Il fatto che anche i fautori e gli organizzatori della deregulation economica siano giunti a questa conclusione non dovrebbe creare l'illusione che esista un consenso di analisi e di contromisure necessarie;
la crisi, che ha avuto una accelerazione esponenziale negli ultimi 10-15 anni, è in realtà partita con la decisione del 15 agosto del 1971 di sganciare il dollaro, moneta dei pagamenti internazionali e del commercio mondiale, dal valore delle riserve auree. L'oro, che non ha qualità magiche, serviva solamente ad ancorare il valore del dollaro e delle altre monete a un riferimento reale. Da quel momento si è permessa la crescita cancerosa di capitale fittizio, un sistema di cambi monetari fluttuanti e il progressivo sganciamento della finanza, soprattutto quella speculativa, dagli andamenti sottostanti dell'economia reale produttiva;
il sistema finanziario e monetario sempre più deregolamentato e sottratto ai controlli preposti, ha minato ogni forma di governance dando così origine ad una serie

di bolle finanziarie, fagocitando i settori industriali commerciali e agricoli produttivi;
la bolla speculativa finanziaria più pericolosa e fuori da ogni controllo è quella dei cosiddetti prodotti finanziari derivati. Secondo le stime della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, il valore nozionale dei derivati Over The Counter (OTC), cioè quelli trattati fuori dai mercati ufficiali e non registrati sui bilanci delle banche e degli altri operatori finanziari, ammonta a oltre 600.000 miliardi di dollari, con un aumento medio esponenziale annuo del 25 per cento! Basta paragonare questa bolla speculativa, inesistente 20 anni fa, al PIL mondiale, calcolato intorno a 55.000 miliardi di dollari a prezzi correnti, per avere la fotografia della crisi;
più recentemente, e con una pressione sempre crescente, questa speculazione in derivati (futures, eccetera) si sta impadronendo di settori produttivi strategici come l'energia, il petrolio, le materie prime e i prodotti alimentari, provocando artificialmente impennate inflazionistiche sui prezzi che avranno conseguenze drammatiche anche sul piano sociale, migratorio, ambientale, politico e militare;
gli Stati e i Governi, le banche centrali e altre simili istituzioni, che sono stati sempre più esautorati dal processo di deregolamentazione, adesso sono chiamati dalle stesse banche e finanziarie in crisi a intervenire con i soldi pubblici a coprire le perdite, a iniettare nuova liquidità in un sistema fallimentare;
sempre più governi e istituzioni chiedono a gran voce una nuova architettura monetaria e finanziaria globale, una Nuova Bretton Woods, come il governo russo e quello cinese, tutti i paesi emergenti e recentemente, a nome di grandi organizzazioni politiche e sociali, anche un gruppo di leader della socialdemocrazia europea guidato dall'ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt. L'Italia è stata pioniera in queste iniziative: recentemente è stato il ministro dell'economia Giulio Tremonti a farsi promotore della Nuova Bretton Woods, ma già nel 2005 una mozione per una Nuova Bretton Woods presentata dall'ex Sottosegretario alle Finanze Mario Lettieri, venne dibattuta e approvata dalla maggioranza della Camera dei deputati;
come nella conferenza del 1944 tenutasi nella città di Bretton Woods nello stato del New Hampshire (USA), dove si incontrarono i rappresentanti dei governi del mondo occidentale per definire un sistema di relazioni economiche e monetarie per regolamentare la ricostruzione del dopoguerra e i futuri rapporti internazionali, oggi i capi di Stato e di governo di tutto il mondo, affiancati da istituzioni internazionali e anche da gruppi privati interessati, devono ritrovarsi per esercitare la loro autorità congiunta e collettiva, per definire le nuove regole di un sistema monetario e finanziario capace di sostenere lo sviluppo di tutti i partecipanti e affrontare le sfide globali del futuro;
considerato inoltre che, potrebbero essere presi come spunti significativi della Nuova Bretton Woods, le seguenti proposte elaborate in collaborazione con l'economista Paolo Raimondi, presidente dell'Associazione «Diritti Civili - Nuova Frontiera»:
a) riforma del sistema monetario, reintroducendo tra l'altro: 1) la stabilità di un sistema moderno di cambi fissi, modificabili solamente nel contesto di accordi sottoscritti dalle parti e agganciati agli andamenti delle economie reali; 2) l'ancoraggio ad un sistema di riserve auree oppure a un paniere di materie prime e/o di monete da stabilire; 3) la definizione di una nuova moneta o di un paniere di monete (quindi non più solamente il dollaro) accettato nel sistema dei pagamenti internazionali; 4) controlli contro la speculazione sui cambi; 5) controlli sui movimenti di capitali; 6) definizione dei nuovi compiti delle organizzazioni internazionali come il FMI e la Banca Mondiale, il cui ruolo è stato stravolto nelle crisi recenti;
b) riforma del sistema finanziario, attraverso tra l'altro: 1) il congelamento

dei prodotti derivati esistenti; 2) l'introduzione per il futuro di regole più stringenti per gli accordi privati OTC, per prosciugare la bolla dei derivati; e per definire il loro funzionamento futuro; 3) l'obbligo di negoziazione in borsa dei derivati, di standardizzazione, di autorizzazione da parte di un'autorità di controllo; 4) la non detraibilità fiscale delle attività svolte nei centri off-shore; 5) l'interdizione delle attività speculative degli hedge-fund, delle operazioni di cartolarizzazione (emissione di titoli sulla base di altri titoli di debito); 6) adeguata tassazione sia sulle operazioni finanziarie speculative che sui redditi provenienti dalle suddette operazioni; 7) il sostegno del settore bancario e creditizio pubblico e privato necessario e indispensabile alla politica di investimenti reali e produttivi;
c) riforma del sistema commerciale, attraverso tra l'altro: 1) la revisione dell'accordo del World Trade Organizations; 2) la promozione e il sostegno di grandi investimenti infrastrutturali a livello continentale nei settori dei trasporti, energia, comunicazioni, R&D eccetera; 3) creazione di organismi di finanziamento (bond produttivi) di simili progetti come ad esempio previsto dal «Piano Delors»; 4) riforme fiscali favorevoli agli investimenti e al riutilizzo virtuoso dei profitti nel sistema produttivo; 5) definizione di principi doganali, di protezioni sociali e di garanzie ambientali in un nuovo trattato di unione commerciale globale,

impegna il Governo

ad adottare con urgenza ogni iniziativa utile, anche in sede parlamentare e nell'ambito di ogni altra istituzione competente a livello nazionale, europeo e internazionale, affinché la riforma della Nuova Bretton Woods, cioè la riorganizzazione del sistema monetario e finanziario internazionale in crisi di collasso, sia messa come primo punto dell'agenda al prossimo summit del G8 programmato all'Isola della Maddalena in Sardegna nel luglio 2009.
(1-00048)
«Di Pietro, Razzi, Cimadoro, Palagiano, Scilipoti, Monai, Giulietti, Favia, Borghesi, Cambursano, Misiti, Piffari, Messina, Porcino, Barbato, Evangelisti, Aniello Formisano, Costantini, Donadi, Palomba, Paladini, Zazzera, Mura, Leoluca Orlando, Di Giuseppe, Porfidia, Rota, Pisicchio».

Risoluzione in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) all'articolo 519, esplicita che una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 513 debba essere destinata alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, prevedendo nel contempo che le amministrazioni continuino ad avvalersi del personale di cui al citato comma, e prioritariamente del personale di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, in servizio al 31 dicembre 2006, nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione (con autorizzazione alle assunzioni di cui al sopra citato comma, secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni);
la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) all'articolo 93, precisa che il personale dell'Arma dei carabinieri, stabilizzato ai sensi dell'articolo 1, commi 519 e 526, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sia collocato in soprannumero rispetto all'organico dei ruoli;
la circolare n. 7 del 2007 della Funzione Pubblica, prevede la possibilità, per le pubbliche amministrazioni, di procedere alla stabilizzazione del personale,

utilizzato con contratti di natura temporanea, ma con riferimento a fabbisogni permanenti dell'amministrazione;
in data 26 settembre 2008 è stato pubblicato un bando di concorso con il quale vengono stabilite le modalità per stabilizzare solamente 70 ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri, di cui 45 del ruolo speciale e 25 del ruolo tecnico-logistico, con la previsione che i concorrenti che da tale procedura selettiva risultassero «idonei non vincitori» saranno immediatamente collocati in congedo, interrompendo di fatto il rapporto di impiego con l'Arma dei carabinieri;
il citato bando, oltre ad ampliare tale procedura di stabilizzazione anche a coloro i quali abbiano prestato in parte i tre anni di servizio (posti a requisito base per la partecipazione) anche presso altri enti/uffici della pubblica amministrazione, ha di fatto «allungato» il menzionato requisito dei tre anni di servizio alla data del 31 dicembre 2007 e non 31 dicembre 2006 come indicato dalla finanziaria del 2007;
l'espletamento del concorso, qualora si svolgesse con le modalità stabilite nel bando sopra citato, comporterà l'allontanamento dall'Arma dei carabinieri di personale che ha già prestato servizio presso tale amministrazione per 4/5/6/7 anni, con conseguente dispersione e perdita delle professionalità acquisite sul campo;
la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria del 2008), ha previsto l'ulteriore stabilizzazione di ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri;
esiste inoltre l'impegno programmatico del Governo in ordine alla necessità di adeguare gli organici delle Forze di Polizia per la sicurezza del Paese,

impegna il Governo

ad intraprendere le opportune iniziative al fine di revocare il bando di concorso emanato sostituendolo con un nuovo bando che, con gradualità ed anche in un arco temporale prefissato consenta la stabilizzazione di tutti gli ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri in possesso di titoli, che sulla base del servizio prestato, ne garantiscano l'idoneità per il transito nel servizio permanente, facendo salve le anzianità di servizio maturate.
(7-00048)
«Rugghia, Villecco Calipari, Garofani, Mogherini Rebesani, Rosato, Recchia».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

LO MONTE, LATTERI, COMMERCIO e LOMBARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante la recente decisione della Commissione europea di destinare alla Slovenia i fondi per la realizzazione del Politecnico del Mediterraneo e di trasferire la sede di quest'ultimo a Lubiana;
il 10 luglio 2007 la Regione Sicilia, rappresentata dall'Assessore regionale alla Pubblica Istruzione e gli atenei di Palermo, Catania, Messina ed Enna firmava, presso la sede della Presidenza della Regione, un accordo di programma quadro per avviare i primi interventi infrastrutturali finalizzati alla realizzazione del «Politecnico del Mediterraneo» (PoliMed). La struttura, che avrebbe dovuto dare il via alle attività didattiche entro il 2008/2009, rappresenta il polo d'eccellenza della formazione universitaria e della ricerca scientifica e tecnologica in ambito euromediterraneo;

la Sicilia, ponte naturale tra Sud e Nord, tra Oriente e Occidente d'Europa, è un'isola dove da secoli si sperimenta efficacemente la pacifica convivenza tra popoli, il luogo d'incontro tra culture e fermenti diversi, vocazione quest'ultima che l'ha candidata a diventare punto di riferimento internazionale per la didattica e la ricerca universitaria, capace di ritagliarsi un ruolo di prestigio in collaborazione con le istituzioni scientifiche europee;
l'iniziativa è nata con l'ambiziosa finalità di formare giovani che, grazie alle conoscenze ed alle professionalità acquisite, possano supportare la crescita economica dei territori che si affacciano sul Mediterraneo, e di attrarre quegli studenti che nei prossimi anni si muoveranno in quell'area, questo perché fino ad oggi, le università italiane hanno saputo attirare soltanto il 2 per cento degli studenti che studiano fuori dal loro Paese. Tra gli obiettivi del progetto vi è anche quello di stabilire rapporti di collaborazione con il settore produttivo per agevolare l'ingresso del mondo del lavoro dei suoi laureati;
l'offerta formativa del Politecnico del Mediterraneo, che prevede corsi di laurea specialistici, dottorati e master delle facoltà di Ingegneria, Architettura, Scienze agrarie, Biologiche, della Terra, del Turismo, le materie socio-economiche-giuridiche, le biotecnologie, le relazioni internazionali e le tecniche dell'informazione, sarà molto ampia offrendo, già nella sua fase di avvio, 98 corsi di dottorato di ricerca di durata biennale ai quali si potrà accedere per concorso, tutti supportati da borse di studio delle Università e della Regione, e sarà rivolta a giovani sia italiani che provenienti dalla macro-regione mediterranea;
le risorse per la fase di start-up, stanziate con decreto assessoriale regionale del 31 luglio 2007, ammontano a 6.434.753 euro provenienti dalla misura 6.06B del Por (Programma operativo regionale) 2000/2006, e sono state ripartite ai quattro atenei per l'adeguamento delle infrastrutture, l'acquisto di attrezzature e l'attivazione di interventi a rete come i sistemi di videoconferenza e di comunicazione a distanza;
il progetto apre un processo culturale nuovo e rappresenta la risposta a una forte richiesta di formazione che viene dall'intero bacino del Mediterraneo su tematiche di specifico interesse, come la valorizzazione dei patrimoni culturali, i beni ambientali e i problemi energetici, offerta da una struttura d'eccellenza tecnico-scientifica che saprà cogliere le istanze del mondo imprenditoriale e dell'economia;
il 28 agosto 2008 si è svolta al Cairo, nella Facoltà di Turismo dell'Università egiziana di Heiwan, che sarà sede dell'Ateneo, la presentazione ufficiale del progetto, nell'ambito dell'avvio della campagna di promozione del Politecnico all'estero, da parte dei l'associazione Mediterraid, che da anni organizza in estate un tour nei Paesi del Mediterraneo sotto l'egida dell'Onu e di altre istituzioni internazionali e nazionali per promuovere i valori della cooperazione e degli scambi tra i popoli. Grazie a questa collaborazione, il progetto del Politecnico è stato illustrato in Francia, Spagna, Grecia, Marocco, Tunisia, Libia ed Egitto attraverso una serie di seminari presso Università, Istituti italiani di cultura, Camere di Commercio estere;
alla luce di quanto esposto, appare paradossale che la stessa Unione Europea, che nel 2000 ha proposto alla Regione siciliana di realizzare il Politecnico del Mediterraneo, lo ha finanziato commissionandone studio di fattibilità, oggi intenda espropriarla di una idea che non è più solo progettuale;
i quattro atenei siciliani coinvolti nell'accordo di programma inizieranno, infatti, con l'avvio del nuovo anno accademico 2008/2009 i progetti formativi e culturali. Sono, inoltre, già stati eseguiti, per i fini istituzionali dello stesso Politecnico, i primi lavori di ristrutturazione degli immobili -:
se corrisponda al vero la notizia che il presidente della Commissione Europea

Josè Manuel Barroso abbia dato il suo assenso al trasferimento del Politecnico del Mediterraneo a Lubiana (Slovenia) dirottandone, i relativi fondi europei;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere nelle sedi comunitarie affinché l'avvio del progetto rimanga prerogativa esclusiva degli atenei siciliani che ne hanno sottoscritto l'accordo istitutivo lo scorso 10 luglio 2007.
(4-01223)

TESTO AGGIORNATO AL 7 OTTOBRE 2008

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENNI, MARIANI, ZUCCHI e BRATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha recentemente affermato che occorrono «proposte integrative alla normativa nazionale per quanto riguarda gli aspetti scientifici e la coerenza con le direttive comunitarie in materia di tutela della fauna selvatica»;
lo stesso Ministro ha recentemente predisposto uno schema di modifica al decreto ministeriale n. 184/2007, recante i criteri minimi di conservazione per i siti della Rete europea detta Natura 2000;
il decreto n. 184/07, che si intende modificare, e stato emanato ai sensi della legge finanziaria 2007 (n. 296/06, articolo 1, comma 1226) per rispondere ad una parte rilevante della procedura di infrazione comunitaria 2131/06;
detto decreto n. 184/07 è stato inoltre emanato per sopperire alla annosa carenza di misure di conservazione nei siti della Rete e per contribuire a risolvere un vuoto normativo che non poche difficoltà ha generato, tra gli amministratori e i vari portatori di interesse;
tale decreto è giunto al termine di un lungo e complesso confronto che ha coinvolto ministeri, regioni e categorie sociali ed ha ottenuto parere favorevole dalla Conferenza per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome;
risulta agli interroganti che le modifiche ora proposte, dallo schema di decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rispetto al citato decreto n. 184/07 prevedano, tra l'altro, la posticipazione di un anno dell'entrata in vigore del divieto di utilizzo dei pallini di piombo nell'esercizio dell'attività venatoria nelle zone umide;
il divieto che il Ministro intenderebbe posticipare è stato introdotto in conformità con l'accordo internazionale sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa - EURASIA, detto AEWA, che chiede ai Paesi adottanti di ottemperarvi «entro l'anno 2000»;
l'Italia ha ratificato l'Accordo AEWA con la legge n. 66 del 2006, la quale all'articolo 2 («Ordine di esecuzione») prevede che «Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità con quanto disposto dall'articolo XIV dell'Accordo stesso»; dunque, già da due anni e mezzo il divieto in questione avrebbe dovuto risultare effettivamente applicato -:
quali siano gli argomenti giuridici e tecnici su cui trova fondamento la proposta di modifica del decreto n. 184/07, in particolare per quanto attiene al prospettato posticipo del divieto di utilizzo dei pallini di piombo nelle zone umide;
se siano stati valutati con la dovuta attenzione i profili giuridici di tale proposta di modifica, nonché le sue potenziali e più generali conseguenze, ovvero la riapertura del lungo contenzioso sulla Rete Natura 2000 che l'emanazione del decreto 184/07 e il suo recepimento regionale hanno avviato a soluzione;
quale sia, al momento, lo stato di attuazione in sede regionale del citato

decreto 184/07 e lo stato di effettiva applicazione dell'Accordo AEWA in Italia, e quali iniziative il Ministro interrogato abbia intrapreso o voglia intraprendere in merito;
quali iniziative il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare stia adottando in merito alla tutela della biodiversità, anche in relazione alle normative europee e agli impegni internazionali sottoscritti dall'Italia, e come esso intenda assicurare, unitamente all'osservanza di detti impegni e normative, una ponderata e sicura salvaguardia dell'attività venatoria;
se sul provvedimento in questione siano stati adeguatamente coinvolti gli assessorati regionali all'agricoltura, oltre che all'ambiente, in quanto la materia trattata riguarda direttamente anche le politiche di gestione faunistico-venatoria e le competenze regionali.
(5-00409)

Interrogazione a risposta scritta:

GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano la Repubblica del 19 maggio 2008 edizione Napoli, è riportato un articolo relativo all'area di Bagnoli, in cui l'ex Ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio ripropone di rimuovere la colmata adoperata come piattaforma per il carico e lo scarico delle navi che rifornivano lo stabilimento siderurgico Italsider, al fine di ripristinare l'originaria linea di costa;
il costo di tale operazione, stimato in circa 70 milioni di euro circa quattro anni fa, e andato sempre crescendo fino all'accordo di programma firmato dall'ex Ministro Pecoraro Scanio in cui l'importo è di circa 969 milioni di euro;
risulta, dall'articolo in questione, che ci possano essere forti interessi nell'area da parte di alcuni gruppi affaristici che hanno fatto lievitare il costo di tale tipo di intervento sulla cui utilità ci sono forti perplessità;
con il passare del tempo l'ipotesi che si dia attuazione all'accordo di programma si va concretizzando e con essa il rischio sempre più concreto di sprecare più di 950 milioni di euro -:
se, qualora il contenuto dell'articolo sia veritiero, non ritenga di attivarsi al fine di impedire tale intervento la cui necessità è assolutamente discutibile mentre appare certo un esborso economico altissimo, assolutamente non condivisibile soprattutto in questo momento storico di razionalizzazione della spesa ed eliminazione degli sprechi.
(4-01221)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

DAL LAGO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la soppressione dell'articolo 16 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, in sede di conversione del medesimo decreto-legge nella legge n. 80 del 2006, ha creato situazioni di discontinuità dell'azione amministrativa da parte di molte Soprintendenze, istituite nella regione Veneto;
il menzionato articolo 16 del decreto-legge 10 gennaio 2006 n. 4, ha autorizzato l'Amministrazione dei beni e delle attività culturali ad attribuire incarichi di reggenza a funzionari di area C3, più volte prorogati al fine di sopperire alla carenza, a livello nazionale, di personale dirigenziale, nonché per superare la fase critica in cui la ristrutturazione degli uffici dell'Amministrazione dei beni e attività culturali, attuata attraverso l'istituzione delle Direzioni generali regionali e la trasformazione delle Soprintendenze di settore in «articolazioni» di queste ultime con competenze

tecniche, avrebbe potuto compromettere il regolare funzionamento dei due istituti;
l'attuale quadro normativo non consente quindi di attribuire l'incarico di reggenza di un posto dirigenziale vacante a personale che non abbia la qualifica dirigenziale, poiché il predetto incarico, derivando dalla costituzione di nuovi uffici, potrebbe forse configurarsi come nuovo incarico;
la soppressione dell'articolo 16 del decreto legislativo 10 gennaio 2006, n. 4. ha determinato la reggenza ad interim della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo, da parte del Soprintendente di Bologna, Modena e Reggio Emilia, che, dovendo seguire «a scavalco» due territori così diversi e complessi, l'Emilia Romagna e il Veneto, non può evidentemente soddisfare pienamente le relative richieste, accumulando inevitabilmente ritardi nel rilascio delle autorizzazioni avanzate da Enti pubblici e operatori privati, con inevitabili ripercussioni sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista dell'immagine;
il riordino del Ministero dei beni e delle attività culturali ha trasferito poteri, competenze e risorse alle direzioni regionali;
nell'ottica del cosiddetto federalismo amministrativo, il principio collaborativo tra Stato e regioni anche nel settore culturale attraverso la individuazione di strumenti di raccordo procedurale (pareri, proposte) e organizzativo (commissioni) viene auspicato non soltanto in relazione alle attività di valorizzazione e promozione, da sempre aperte alla partecipazione delle autonomie territoriali oltre che di altri enti pubblici e privati, ma altresì con riguardo alle funzioni di tutela, pur nel permanere della competenza decisionale delle sedi ministeriali;
la messa a regime dell'impianto delineato dalla legge n. 59 del 1997 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 112 del 1998 - con la predisposizione di organismi di raccordo, l'emanazione di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, l'adozione di leggi regionali e di convenzioni tra amministrazioni - dovrebbe finalmente consentire la realizzazione del decentramento della amministrazione pubblica nel contestuale rafforzamento delle autonomie territoriali e contribuire alla chiarificazione di alcuni punti oscuri per evitare di vanificare ancora una volta il tentativo riformatore e rinviare alla giurisprudenza costituzionale e alla prassi la concreta definizione dei rapporti tra i soggetti - pubblici e privati, istituzionali e non -, variamente coinvolti nelle politiche culturali;
la vicinanza del centro decisionale al territorio, con l'attribuzione delle competenze di tutela e la regionalizzazione delle Soprintendenze consentirebbe la programmazione di politiche aderenti alle necessità del territorio stesso evitando l'attuale evidente scollamento fra centro e periferia, avvertito in primo luogo dalle stesse strutture periferiche del Ministero. Il passaggio delle Soprintendenze alla Regione non disperdendo validissime professionalità, ma mettendole in condizione di operare in modo più efficiente, potrebbe portare un indubbio vantaggio ai cittadini anche sotto il profilo della velocità di risposta alle loro istanze;
la dimensione e le competenze dell'Ente regionale, poi, consentirebbero di integrare le politiche culturali con quelle territoriali, di sviluppo economico;
l'idoneità delle regione del Nord ad assumere competenze di questo tipo è evidenziata peraltro dalla capacità già dimostrata in questi anni dalle azioni di sostegno che le istituzioni regionali hanno saputo offrire alla salvaguardia dei beni culturali esistenti sul territorio;
in particolare, la Regione Veneto ha svolto attività a favore delle Ville Venete; a sostegno delle attività di scavo, catalogazione e restauro di beni archeologici; a favore della conservazione di immobili monumentali o delle Città murate; ha

proceduto ad un'imponente azione di catalogazione dei beni culturali, parte della quale confluita in apposita banca dati informatica -:
se, nell'attesa che venga espletato il concorso bandito per coprire i posti vacanti in molte Soprintendenze del centro-nord, non ritenga opportuno intervenire per trovare una soluzione in tempi rapidi, a favore della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo, anche al fine di risolvere un problema che sta compromettendo il principio di buon andamento dell'azione amministrativa di quest'ultima, sancito dall'articolo 97 della Costituzione, procedendo quindi all'assunzione straordinaria di un funzionario interno, anche di area C, che abbia già svolto un incarico di reggenza presso la medesima Soprintendenza, maturando peraltro esperienze significative in ambito territoriale;
se non ritenga che sarebbe altresì importante assegnare agli uffici territoriali la condizione di stazione appaltante, in modo tale che la ripartizione delle Soprintendenze in ambiti provinciali e comunali porti alla valorizzazione del ruolo tecnico-scientifico, di autonomia e di tutela diffusa.
(4-01212)

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

CERA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il corpo specializzato dei Nuclei Antisofisticazione dell'Arma dei Carabinieri, N.A.S, opera con grande efficacia nel nostro paese, tutelando i ristoratori, gli imprenditori ed i consumatori dai numerosi tentativi di concorrenza sleale;
attualmente questo corpo specializzato interviene, specificatamente per la Puglia, nel territorio di Bari, lasciando in tal modo scoperta un'area molto vasta come quella della provincia di Foggia che in Italia è la terza per estensione;
l'Associazione difesa consumatori e ambiente, l'Adiconsum, ritiene che l'istituzione nel territorio foggiano di una sezione di questo nucleo ad alta specializzazione sia particolarmente opportuno in quanto esso si è rivelato lo strumento più efficace per combattere le frodi e le sofisticazioni commesse in danno dei consumatori in campo alimentare;
tale provvedimento trova una ulteriore motivazione nell'annunciata istituzione a Foggia dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare, la cui presenza è di grande rilevanza per lo sviluppo socio-economico del territorio -:
quali misure il Governo intende intraprendere al fine di raggiungere tale obiettivo, la cui realizzazione sarebbe un fatto positivo per tutti i cittadini e consumatori.
(3-00160)

Interrogazioni a risposta scritta:

VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 104 del 5 febbraio 1992 all'articolo 33, comma 3, sono stati riconosciuti ai pubblici dipendenti tre giorni mensili di permesso retribuito per assistere familiari conviventi in condizioni di particolare disagio;
tale previsione si applica, giustamente, anche al personale militare avente diritto;
in fase di applicazione della suddetta normativa alcuni comandi hanno provveduto al recupero dei giorni di permesso, concessi ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 104/1992, su quelli spettanti come licenza ordinaria;
questo comportamento che di fatto annulla gli effetti della legge 104/92 è stato assunto sulla base di una errata interpretazione dell'articolo 34, comma 5, del

decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001, fornita dalla circolare n. 300001 emanata dalla Direzione generale del personale militare in data 17 gennaio 2003 -:
se il Ministro della difesa intenda adoperarsi per garantire al personale militare che ne ha diritto, la possibilità di assistere i familiari conviventi affetti di gravi patologie fruendo dei permessi retribuiti senza doverli restituire con giorni di licenza ordinaria.
(4-01209)

ROSATO, GAROFANI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il sito internet del Ministero della Difesa, nella pagina introduttiva dedicata alla Pubblicistica della Difesa, chiarisce come «nel nostro Paese, le pubblicazioni militari vantano una gloriosa tradizione, testimoniata dai numerosi periodici a connotazione interforze e/o di Forza Armata, le cui attività editoriali, pur subendo alterne fortune nel tempo, rappresentano un patrimonio di straordinario valore culturale e costituiscono sicura testimonianza del contributo fornito dal pensiero militare al lento e difficile processo di crescita sociale, economica, politica e democratica della Nazione italiana»;
nella stessa pagina web si sostiene che «generalmente della pubblicistica militare si ha una conoscenza sommaria, ritenendo che l'interesse per tale settore sia circoscritto a un selezionato pubblico di riferimento», mentre l'argomento invece merita attenzione, ove si consideri l'opera meritoria e appassionata di coloro (militari e civili) che, a vario titolo, hanno sentito il bisogno di uscire dall'anonimato per far conoscere il loro pensiero attraverso le migliaia e migliaia di articoli pubblicati sulla stampa militare;
più specificamente, nell'attuale pubblicistica militare, oltre alla rivista interforze Informazioni della difesa, con una tiratura tra le 8 e 9mila copie, si annoverano riviste ampiamente diffuse, anche presso normali punti vendita, quali «Il Carabiniere», che, edito dall'Ente Editoriale per l'Arma dei Carabinieri, il quale cura pure la produzione del celebre Calendario storico dell'Arma dei Carabinieri, è stato fondato nel 1872 e ha una tiratura di 42mila copie; «Rivista aeronautica», con una tiratura di 15mila copie e una penetrazione particolare tra i lettori giovani, «Rivista Militare», fondato nel 1856 e pubblicato in 11mila copie col contributo di firme di spicco nazionali e internazionali, o «Rivista marittima», fondato nel 1868 e pubblicato in 8mila copie con contributi su diplomatica, dottrina navale, geopolitica;
esistono anche ambiti d'interesse più settoriale o precipuamente professionale che trovano i loro riferimenti e strumenti d'informazione e aggiornamento in pubblicazioni quali la Rivista di meteorologia aeronautica, organo di informazione tecnico-scientifico-professionale del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica, diffuso in Italia e all'estero, che costituisce un insostituibile strumento di informazione per la collettività meteorologica nazionale; Sicurezza dei volo, vero e proprio quaderno di aggiornamento professionale, particolarmente attento alla prevenzione degli incidenti di volo; Rassegna di Giustizia Militare, che si è ad esempio occupata delle principali sentenze anche storiche in merito al nazifascismo in Italia, agli episodi stragistici, alla novellistica correlata alla leva, e alla giustizia militare nelle attività di teatro; fino a Bonus Miles Christi, dedicato ai cappellani militari e alle loro attività pastorali;
vere e proprie pubblicazioni scientifiche sono Universo e il Bollettino di geodesia e scienze affini, edite dall'Istituto Geografico Militare, e il Giornale di medicina militare edito dal 1848, che hanno un rilievo decisamente internazionale e rappresentano un'interfaccia autorevole con il mondo accademico;
tutte queste pubblicazioni esprimono un complesso di valori, competenze, tradizioni che non solo rappresentano il portato migliore della secolare storia delle

Forze Armate italiane, ma sintetizzano al contempo un consolidato rapporto di comunicazione tra il nostro Paese e coloro che, nelle varie Armi, ne garantiscono la sicurezza;
in una dichiarazione rilasciata al quotidiano II Tempo di Roma, il Ministro della Difesa ha affermato, «nel generale sforzo di riduzione dei costi dello Stato» di non aver firmato il rinnovo di 15 pubblicazioni della Difesa, sostenendo di volere «solo una rivista, ben fatta e che arrivi in edicola» -:
se il Ministro della Difesa, pur nella condivisa valutazione della necessità di un più attento impiego delle risorse pubbliche, confermi il mancato rinnovo delle pubblicazioni come annunciato alla stampa e, ove tale provvedimento non coinvolgesse tutte le pubblicazioni delle Forze Armate, se possa specificare quali siano le testate cessanti e i criteri applicati nel taglio;
se il Ministro della Difesa, col supporto dei responsabili editoriali delle varie testate, abbia verificato se almeno parte delle spese della pubblicistica militare possa essere coperta con introiti derivanti, ad esempio, da pubblicità, sponsorizzazioni, partnership;
se il Ministro della Difesa sia in grado di quantificare i risparmi eventualmente derivanti da un taglio sostanziale delle attività editoriali interforze e delle varie Armi e se, in caso positivo, ritenga che tale risparmio compensi la verticale perdita di prestigio che causerebbe la cessazione delle pubblicazioni.
(4-01215)

TESTO AGGIORNATO AL 7 OTTOBRE 2008

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
La SVIMEZ - Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno - costituita in Roma il 2 dicembre 1946, ha per statuto lo scopo di promuovere, nello spirito di una efficiente solidarietà nazionale e con una visione unitaria, lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia, al fine di proporre concreti programmi di azione e di opere intesi a creare e a sviluppare le attività industriali più rispondenti alle esigenze accertate;
l'attività della SVIMEZ si sviluppa su due linee fondamentali. La prima è costituita dall'analisi sistematica e articolata della struttura e dell'evoluzione dell'economia del Mezzogiorno e dello stato di attuazione delle politiche di sviluppo. La seconda linea di attività è costituita dalla realizzazione di iniziative di ricerca sui vari aspetti del problema meridionale, finalizzate sia ad esigenze conoscitive ed analitiche sia alla definizione di elementi e criteri utili ai fini dell'orientamento degli interventi di politica economica regionale e nazionale;
la SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) - ha per statuto lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia, al fine di proporre concreti programmi di azione e di opere intesi a creare e a sviluppare le attività industriali;
l'origine della SVIMEZ coincide con il sorgere del nuovo meridionalismo, in seguito ad una riflessione sistematica sulla questione meridionale che si svolge all'interno dell'IRI a partire dal 1938, sotto l'impulso del presidente Alberto Beneduce e del direttore generale Donato Menichella. Tra i soci fondatori vi fu il Banco di Napoli;
la costituzione dell'associazione ha luogo il 2 dicembre 1946 a Roma. Il gruppo originario comprende Donato Menichella, Pasquale Saraceno, Francesco Giordani e Rodolfo Morandi, all'epoca ministro dell'industria;
da oltre 60 anni la SVIMEZ svolge un importante ruolo culturale e di politica economica con serietà ed indipendenza di giudizio riconosciute da tutte le parti politiche e dalla cultura italiana;

il Sodalizio offre con le proprie analisi all'attività di definizione e implementazione delle politiche di sviluppo condotte dal Governo e dalle Regioni, nonché con riferimento ai contributi tecnici e politici offerti negli ultimi mesi al dibattito sui termini dell'attuazione del «federalismo fiscale»;
l'Associazione svolge in via prevalente attività di analisi e ricerca economica, di cui viene data documentazione alla Corte dei Conti, che indirizza annualmente al Parlamento una relazione di approfondito controllo e giudizio sulla sua gestione finanziaria;
l'Associazione pubblica ogni anno un rapporto sul Mezzogiorno riferito all'anno precedente;
negli ultimi anni si è verificato il taglio ai precedenti finanziamenti alla SVIMEZ, che in particolare è stato di 273.000 euro nel 2008 sotto forma di «accantonamento reso non disponibile»;
il finanziamento alla SVIMEZ concorre principalmente a coprire gli oneri, difficilmente comprimibili, derivanti dal pagamento degli stipendi al personale e delle collaborazioni specialistiche connesse all'attività scientifica e statistica di ricerca e di documentazione -:
se non ritenga che il ruolo della SVIMEZ sia fondamentale per quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere per valorizzarlo ulteriormente, consentendo all'Associazione di proseguire, con costante qualità ed autorevolezza, la propria attività.
(2-00157)
«Vico, D'Antoni, Bellanova, Pierdomenico Martino, Burtone, Capano, Calvisi, Bossa, Schirru, Margiotta, Garofani, Gasbarra, Servodio, Ria, Mastromauro, Ginefra, Genovese, Pollastrini, Concia, Luongo, Boffa, Cesario, Farinone, Graziano, Bordo, Cuperlo, Iannuzzi, Lo Moro, Ginoble, Grassi, Losacco, Zunino, Nannicini, Sarubbi, Farina Coscioni, Boccia, Peluffo, Portas, Mosca, Livia Turco, Binetti, Gaglione, Lulli, Federico Testa, Misiani, Vassallo, Amici, Benamati, Marantelli, D'Antona».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MADIA, LULLI e GHIZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 13 giugno 2008 l'Agenzia delle Entrate ha emesso la circolare n. 46/E concernente chiarimenti sull'applicazione del Credito di imposta per le attività di ricerca e sviluppo ai sensi dell'articolo 1, commi 280-284 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007);
la predetta normativa, modificata poi dalla Finanziaria 2007, istituisce un credito d'imposta in favore delle imprese per lo svolgimento di attività di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006 e fino alla chiusura del periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2009;
l'Agenzia delle entrate interpretando la lettera del comma 280 non riconosce la fruizione del beneficio fiscale, che riguarda i costi sostenuti per la ricerca, alle aziende che svolgono tale attività su commissione di terzi sostenendo che tali costi vengono successivamente ripagati dall'azienda committente e quindi non sono realmente imputabili al soggetto che effettua ricerca su commissione;
la circolare specifica, facendo riferimento all'articolo 4, comma 1 del Decreto Ministeriale n. 76 del 28 marzo 2008 concernente «disposizioni per l'adempimento degli obblighi di comunicazione a carico delle imprese, per le modalità di accertamento e verifica delle spese per il credito d'imposta inerente le attività di ricerca e di sviluppo», che tra i costi ammissibili al credito d'imposta rientra «la ricerca contrattuale

le competenze tecniche e i brevetti, acquisiti ovvero ottenuti in licenza da fonti esterne a prezzi di mercato, nell'ambito di un'operazione effettuata alle normali condizioni di mercato e che non comporti elementi di collusione»;
tale specificazione, che quindi ammette al beneficio l'impresa committente e ne esclude quella operante la commessa, perde la propria ratio ed efficacia nel momento in cui l'impresa committente è localizzata all'estero e quindi non in condizione di poter usufruire del credito d'imposta offerto dalla normativa italiana;
attraverso l'interpretazione data dall'Agenzia si ha di fatto una doppia esclusione dal credito di imposta: l'impresa committente estera è esclusa perché non residente in Italia, mentre l'impresa italiana che ha eseguito l'attività con ricercatori e con tecnologia italiana è esclusa perché ha lavorato attraverso una committenza;
l'internazionalizzazione delle imprese italiane, ovvero la loro capacità di operare sui mercati internazionali e di attrarre investimenti dall'estero, è uno dei punti fondamentali per il rilancio della competitività nel nostro paese; il settore della ricerca, estremamente internazionalizzato e competitivo, è particolarmente dipendente dai mercati esteri. La penalizzazione dell'internazionalizzazione costituisce pertanto un grande freno allo sviluppo della ricerca in Italia -:
se il Governo non ritenga che il combinato disposto della finanziaria 2006 e 2007 e dell'interpretazione data dall'Agenzia delle Entrate attraverso la circolare 46/E del 13 giugno 2008 non penalizzi le imprese italiane - operanti nel nostro paese con ricercatori tecnologia e capitali italiani - disincentivando le imprese estere ad effettuare investimenti nel nostro paese e se non ritenga di dover operare una correzione normativa che riconosca il credito di imposta per ricerca e sviluppo anche ai rapporti di committenza tra imprese estere e imprese italiane.
(5-00410)

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Antonio Eletto, valoroso reduce della guerra civile spagnola, ha contratto una menomazione durante il suddetto evento che ha pregiudicato la sua vita di relazione;
il dovere dello Stato è quello di contribuire ad elargire al signor Eletto un sostegno economico che gli possa permettere di vivere dignitosamente e con serenità la sua vecchiaia -:
se non sia opportuno intervenire, per garantire al signor Antonio Eletto, un riconoscimento economico che gli permetta di vivere la sua anzianità nel migliore dei modi.
(4-01218)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

TOCCAFONDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
analizzando la giurisprudenza che regola il mantenimento dei figli, emergono palesi illogicità e iniquità e sussistono altresì forti disparità pur di fronte a casi analoghi, tra sentenze di diversi Tribunali;
è praticamente impossibile capire a priori - se non in modo largamente approssimativo - quale potrebbe essere l'importo che il giudice in concreto determinerà per il mantenimento della prole, per il genitore non convivente, stante la mancanza nell'ordinamento, di criteri precisi e stante la mancanza di orientamenti guida adottati dalla giurisprudenza;
già nel 2006 l'Associazione nazionale magistrati ha disposto un'indagine per verificare l'uniformità o meno nel comportamento dei tribunali italiani in materia di mantenimento dei figli;

esistono casi di palese anomalia in alcune sentenze, che portano il genitore non convivente a dover pagare cifre più elevate del reddito da lavoro dipendente che percepisce;
l'interrogante segnala all'attenzione del Ministro interrogato, in particolare, l'esempio di un lavoratore dipendente, che percepiva un reddito netto mensile, per 12 mensilità, di 4.200 euro, è stato dal Tribunale chiamato a pagare 3.100 euro mensili per il mantenimento dei tre figli di 6, 8 e 11 anni, e 2.600 euro mensili per l'ex moglie; in tutto euro 5.700 per il mantenimento della famiglia, oltre all'assegnazione della casa familiare (in proprietà comune) disposta a favore dell'ex moglie (la sentenza è stata riformata in appello: la Corte d'appello ha infatti rideterminato il mantenimento dei tre figli in euro 2.400, ed il mantenimento dell'ex moglie in euro 800, per un totale di euro 3.200 al mese);
in caso di assegni di mantenimento disposti a favore del minore, non vi è alcuno strumento - erano previsti nella prima stesura della legge n. 54 del 2006, poi stralciata - per controllare che il genitore che lo percepisce lo utilizzi totalmente per i figli, sia perché non v'è alcun rendiconto da presentare, sia perché quasi mai le sentenze specificano le varie voci di spesa che nell'insieme hanno portato al calcolo dell'importo complessivo del mantenimento;
il mantenimento diretto - inteso come possibilità di sostituire in tutto o in parte il pagamento dell'assegno con spese fatte direttamente per i figli da entrambi i genitori -, previsto in modo preciso nella proposta di legge sfociata nella legge n. 54 del 2006 e stravolto nella sua disciplina nel testo definitivamente approvato adesso vigente, sostanzialmente non trova applicazione in giurisprudenza;
per porre rimedio alla profonda situazione di incertezza, sono state elaborate delle tabelle statistiche di calcolo, utilizzate in appositi programmi per computer che, danno la possibilità all'utente (una volta che ha precisato la città di residenza, l'età ed il numero dei figli, di chi sia la proprietà della casa assegnata, ed il reddito mensile di padre e madre), di calcolare l'importo dell'assegno di mantenimento dovuto al genitore presso cui è collocato il minore;
tali software si basano sul dato statistico che ad una certa città corrispondano determinati costi e sulla base di tali presupposti calcolano l'assegno di mantenimento suddividendo la spesa tra i due genitori in maniera proporzionale al reddito, in sintonia con l'articolo 155 codice civile come novellato dall'articolo 1 della legge n. 54 del 2006;
l'interrogante segnala all'attenzione del Ministro interrogato che esistono 2 sistemi informatici di calcolo: uno predisposto dal Dipartimento di statistica «G. Parenti» dell'Università di Firenze, talvolta utilizzato dai giudici in via interna; e l'altro è il modello di calcolo denominato Mocam (recepito, tramite consulenza tecnica d'ufficio, nella sentenza del Tribunale di Firenze n. 3931 del 3 ottobre-12 ottobre 2007), basato su un campione rappresentativo della realtà delle famiglie italiane utilizzato dall'Istat per l'indagine dei consumi delle stesse e su un campione della Banca d'Italia per l'indagine sui bilanci di famiglia;
molti Paesi europei, proprio per evitare questa profonda situazione di incertezza, hanno approvato con legge tabelle che, distinguendo per fasce di reddito dei genitori e per età dei figli, prevedono gli importi dovuti per il mantenimento, in tal senso è l'ordinamento di Germania, Svizzera, Belgio, Danimarca -:
se sia interesse del Governo, e - in caso affermativo - quali strade intenda intraprendere per cercare di regolare la materia del mantenimento dei figli e adeguare il nostro ordinamento a quello dei maggiori Paesi europei;
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per cercare di uniformare il più possibile il comportamento dei tribunali italiani, per le sentenze che riguardano tale materia.
(4-01210)

LANZARIN e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. -Per sapere - premesso che:
nella regione Veneto, con particolare riguardo al distretto della corte d'Appello di Venezia, da tempo si registra un'organico degli uffici giudiziari del tutto inadeguato alle esigenze del territorio, sol che si consideri come le vecchie tabelle sono rimaste sostanzialmente inalterate da anni, senza tener conto della nuova realtà socio-economica che ha caratterizzato lo sviluppo del Nordest italiano ed in particolare il bacino d'utenza economicamente vivace degli otto tribunali ordinari formanti il distretto, quasi tutti di rilevante ampiezza;
in generale, va detto che dai dati del Consiglio Superiore della Magistratura, allo stato, si rileva che su 410 posti in organico, 38 sono vacanti con una percentuale di scopertura (giudicanti e requirenti) pari al 9,52 per cento;
in tutto il Distretto, altrettanto grave si presenta la scopertura dell'organico dei funzionari e degli amministrativi in genere, con tutte le conseguenti ricadute negative sull'efficienza del servizio;
il circondario del Tribunale di Bassano del Grappa, articolato per la gran parte in zone montane ad alta densità turistica, serve un territorio ed una realtà economicamente molto dinamica, dove, gli oltre 175 mila abitanti e le circa 20.000 unità locali, formano un tessuto economico molto forte;
in particolare, è stata molto elevata la crescita della popolazione residente negli ultimi anni, essendo passata dalle 165 mila unità del 2001 alle oltre 176 mila unità del 2007, che oltretutto ricomprende ben 11 mila abitanti extracomunitari, con tasso di crescita del 6,67 per cento;
le attività economiche sono circa 20.000 ed oltre un quarto di queste sono attività manifatturiere con un altissimo livello occupazionale, tanto che la popolazione sotto 25 anni di età conosce un tasso di disoccupazione molto basso che si attesta intorno al 3,5 per cento;
a fronte di questi indicatori sociali estremamente positivi anche il sistema giustizia deve essere in grado di fornire risposte adeguate proprio perché la lentezza dei processi rappresenta uno dei freni allo sviluppo produttivo del territorio e di tutto il Paese;
nonostante una pianta organica estremamente carente sia in termini di magistrati che di Cancellieri e operatori di giustizia, il Tribunale di Bassano del Grappa è sempre stato in grado di svolgere la sua funzione giudiziaria mantenendo un buon livello qualitativo, garantendo risposte in tempi brevi alle richieste di giustizia provenienti dal suo territorio;
in base alle risultanze di recenti statistiche relative al periodo compreso tra il luglio 2006 e il giugno 2007 elaborate dalla Corte d'Appello di Venezia, il Tribunale di Bassano del Grappa è risultato il meno produttivo del Veneto, dato che nel settore civile erano pendenti oltre 5 mila procedimenti, circa 5 mila sopravvenuti ed un numero di giacenze che supera dell'8 per cento le precedenti, mentre nel settore penale erano pendenti circa 400 procedimenti, ne sono sopravvenuti 5.442, ne sono stati chiusi 3.610 e ne sono rimasti aperti 1.155, ovvero più del doppio di quelli iniziali;
i dati statistici, riportati nel corso di una riunione convocata a Venezia nel luglio scorso per tentare di trovare una soluzione ai tanti problemi esistenti anche per altri uffici giudiziari, sono allarmanti, soprattutto se si aggiungono ai problemi delle carenze di organico che affliggono molti uffici e al rilevante carico di lavoro da cui sono gravati incessantemente;
il presidente del tribunale difende l'operato del presidio giudiziario, riconoscendo tuttavia come il lavoro abbia subito rallentamenti soprattutto a causa di carenze di organico, alcuni pensionamenti e trasferimenti che hanno costretto giudici e personale a gravarsi di lavoro ulteriore;
nella pianta organica, a fronte dei 9 previsti, prestano servizio in 8, tra gli

ufficiali giudiziari sono previste 9 unità e ne sono in servizio 7, mentre tra tutti gli altri operatori, cancellieri, dirigenti, dei 40 previsti solo 25 sono attualmente in servizio;
a tutto ciò si aggiunga che presto potrebbe risultare vacante un altro posto nella pianta organica, posto che uno dei magistrati è stato candidato a dirigere il tribunale di Trento;
un corretto sviluppo del territorio e della sua economia non può prescindere dalla presenza costante e continuativa e dal potenziamento dei servizi offerti dal Tribunale di Bassano del Grappa;
grazie al consistente intervento del Governo, che recentemente ha provveduto allo stanziamento di oltre 13 milioni di euro, è oramai prossima la ultimazione dei lavori di costruzione della cosiddetta «cittadella giudiziaria» -:
se il Ministro non ritenga necessari opportuni interventi atti a provvedere quanto prima alla copertura degli organici mancanti rispetto alla pianta organica del Tribunale di Bassano del Grappa, con riferimento ai magistrati, al personale giudiziario e amministrativo, in modo da consentire al Tribunale di poter tornare a raggiungere i livelli di efficienza rispondenti al tessuto economico e produttivo del suo territorio.
(4-01214)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto legislativo del 5 aprile 2006, n. 160, trasformando il concorso per la magistratura ordinaria in un concorso di secondo grado, aveva previsto, tra i requisiti per accedervi, oltre alla laurea in giurisprudenza, diversi altri titoli tra loro alternativi, tra i quali l'aver superato l'esame di abilitazione forense oppure l'aver svolto funzioni direttive in una Pubblica amministrazione per almeno tre anni, previo superamento del relativo concorso pubblico;
l'articolo 1 della legge 30 luglio 2007, n. 111, ha parzialmente modificato alcuni dei suddetti titoli ulteriori rispetto alla laurea, stabilendo, in modo particolare, quello dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari» in luogo del previgente aver superato l'esame di abilitazione forense;
questa apparentemente «lieve» modifica normativa ha determinato conseguenze, forse non calcolate, di rilevante e palese iniquità, perché ha precluso l'accesso al concorso per la magistratura ordinaria a quanti, pur avendo superato l'esame di abilitazione forense, non possono iscriversi all'albo degli avvocati, perché sono dipendenti pubblici per aver superato un concorso per l'accesso alla pubblica amministrazione, stante l'incompatibilità tra l'iscrizione all'albo degli avvocati e l'essere funzionari pubblici;
la suddetta modifica legislativa determina l'ingiustizia e l'irragionevolezza di precludere la partecipazione ai dipendenti pubblici che hanno superato l'esame di abilitazione forense e che non siano funzionari direttivi da almeno cinque anni (avendo, nel frattempo, l'articolo 1 della citata legge n. 111 elevato da tre a cinque anni l'anzianità di servizio necessaria nella pubblica amministrazione), con la conseguenza che chi ha superato l'esame di abilitazione forense e può, dunque, iscriversi all'albo degli avvocati, può partecipare al concorso per la magistratura, e chi, invece, ha superato l'esame di abilitazione forense ed ha avuto il merito di vincere anche un concorso pubblico per l'accesso ai ruoli direttivi o dirigenziali della pubblica amministrazione non può parteciparvi, se non dopo cinque anni di servizio, perché non può iscriversi all'albo degli avvocati, e ciò crea iniquità soprattutto se prima della vincita del concorso sia stato iscritto all'albo e abbia esercitato la professione forense anche per anni;
ad avviso dell'interrogante i ricordati palesi profili d'iniquità presentano forti sospetti d'illegittimità costituzionale per violazione del principio di parità di trattamento

e del principio di ragionevolezza, entrambi costituzionalizzati nel principio di eguaglianza dell'articolo 3 della Carta costituzionale, come costantemente chiarito dalla giurisprudenza della Corte costituzionale;
la suddetta modifica legislativa, attraverso la previsione del requisito dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari», con questa sua formulazione generica e generalizzante, preclude l'accesso al concorso anche agli avvocati iscritti all'albo che siano incorsi irragionevole, in quanto imponderatamente sproporzionata ed eccessiva nel suo divieto, e come tale sospetta d'incostituzionalità anche sotto quest'aspetto;
con decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 21 marzo 2008 - 4a serie speciale - è stato bandito un concorso, per esami, a 500 posti di magistrato ordinario, che ha fedelmente recepito questa modifica legislativa, precludendo, dunque, l'accesso al concorso agli abilitati alla professione forense che, per essere pubblici dipendenti, non possono iscriversi all'albo, nonché agli avvocati che siano incorsi in sanzioni disciplinari lievi;
per i motivi ricordati, sono stati anche presentati davanti al tribunale amministrativo regionale numerosi ricorsi giurisdizionali amministrativi per l'annullamento parziale del bando di concorso, previo sollevamento della questione d'illegittimità costituzionale, e che la rilevanza e la non manifesta infondatezza della stessa verrà esaminata e decisa dal giudice amministrativo ad ottobre nelle camere di consiglio per la discussione delle istanze cautelari contestualmente presentate per evitare il periculum in mora dell'esclusione dalle prove scritte fissate per il 19, 20 e 21 novembre 2008, con il rischio, se venisse sollevata e rimessa alla Corte costituzionale, di causare l'invalidità successiva e derivata degli atti della procedura concorsuale -:
se il Ministro intenda eliminare tutti i segnalati profili di diseguaglianza, di discriminazione, di irragionevolezza e di sospetta incostituzionalità, attraverso l'assunzione di iniziative legislativamente urgenti volte a reintrodurre il requisito previgente;
e se, per conseguenza, intenda modificare il bando di concorso, di cui al decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, decretando la riapertura dei termini per tutti coloro che, a causa delle segnalate iniquità, non hanno potuto presentare domanda di partecipazione al concorso o, avendola presentata, sono stati esclusi dalla partecipazione stessa.
(4-01216)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

IAPICCA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
alcune settimane fa, attraverso la stampa locale pugliese, si apprendeva la notizia secondo la quale, il treno Eurostar che collega Lecce a Roma e viceversa, dal mese di dicembre 2008, non avrebbe più effettuato fermate in alcune stazioni intermedie, tra le quali Brindisi e Barletta, al fine di ridurre i tempi di percorrenza tra le due città;
tale decisione, che permetterebbe di ottenere un risparmio marginale di tempo quantificabile in appena 40 minuti, verrebbe perseguita a fronte di gravi penalizzazioni a carico degli importanti bacini di utenza delle città di Brindisi e Barletta e delle aree limitrofe;
a seguito delle proteste della regione Puglia, la fermata nella stazione di Brindisi sembrerebbe essere stata ripristinata, ma per il solo treno del mattino e non anche per quello pomeridiano;
tale riduzione delle fermate comprometterebbe in maniera significativa sia lo sviluppo economico e turistico dell'intero

territorio pugliese, sia la vita degli utenti che quotidianamente si spostano sul predetto treno e che, al fine di usufruire del servizio ferroviario, sarà ora obbligata a raggiungere le stazioni di Bari o Foggia, con conseguenti ulteriori disagi e complicanze -:
quali siano le ragioni per le quali Trenitalia s.p.a. abbia adottato la drastica decisione di interrompere il servizio nelle stazioni intermedie di Brindisi e Barletta e, in considerazione delle conseguenze negative citate in premessa, quali azioni, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di indurre Trenitalia s.p.a. a riconsiderare tale secondo gli interroganti improvvida e deleteria decisione.
(5-00403)

BURTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il sistema infrastrutturale relativo alle telecomunicazioni è fondamentale per lo sviluppo delle imprese e per la competitività dei territori;
la Basilicata soffre un gap infrastrutturale in questo campo che va necessariamente colmato;
non poche sono le difficoltà che le imprese soffrono per carenze legate alla ricezione dei terminali di telefonia mobile e per l'accesso alla rete internet e adsl;
la banda larga è una infrastruttura primaria per la riduzione dei costi e per la tempestività che il mercato richiede;
l'ultimo caso è quello della zona industriale Jesce di Matera ma altri casi si registrano in Valbasento sempre in provincia di Matera trattandosi delle due principali aree industriali della provincia e della stessa regione Basilicata;
pur sapendo che ci sono operatori privati che gestiscono tali servizi è indispensabile che le istituzioni facciano il possibile per porre, soprattutto in periodo congiunturale difficile come l'attuale, le imprese nelle migliori condizioni per poter operare -:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare per superare questo grave gap infrastrutturale consentendo il collegamento alla rete adsl per le imprese nelle citate aree industriali della provincia di Matera.
(5-00406)

MONTAGNOLI e FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Decreto Ministeriale 12 novembre 1997, n. 521, disciplina le modalità per la gestione dei servizi e la realizzazione delle infrastrutture aeroportuali, affidate con procedure ad evidenza pubblica a partner privati;
nel mese di marzo 2007, nel sito internet del comune di Siena è stata pubblicata la notizia di un accordo siglato tra la Banca Monte dei Paschi, la società Aeroporto SpA ed il fondo d'investimento francese Galaxy, per la realizzazione di un progetto di sviluppo dell'aeroporto senese;
successivamente alla pubblicazione del suddetto accordo la società di gestione ha avviato una procedura di gara per la scelta del partner privato per lo sviluppo dell'aeroporto di Siena, nominando il dott. Lorenzo Biscardi responsabile della selezione delle offerte;
la gara è stata vinta dal fondo d'investimento Galaxy che, come reso noto dal sito internet, aveva già stipulato un accordo con la società di gestione dell'aeroporto di Siena per lo sviluppo dell'infrastruttura aeroportuale;
i fatti sopra descritti sollevano alcuni dubbi circa la regolarità con cui è stata svolta la gara, che pur risultando espletata nel rispetto di quanto stabilito dalla legge, in ogni caso potrebbe aver subito l'influenza della stipula di un accordo con il fondo d'investimento Galaxy, prima dell'avvio della procedura stessa;

è singolare, infatti, che un soggetto privato, già firmatario di un accodo economico, secondo la notizia pubblicata sul sito del comune di Siena, sia successivamente risultato il vincitore di una gara pubblica indetta da un'altro soggetto, anch'egli firmatario del medesimo accordo;
nel febbraio 2008, il Segretario provinciale della Lega Nord di Siena ha presentato alla Procura della Repubblica di Siena competente per territorio un esposto con cui chiede l'accertamento dei fatti di cui sopra onde valutare l'esistenza di possibili violazioni della legge -:
di quali elementi disponga in relazione alle vicende indicate e quali iniziative di competenza intenda assumere anche prevedendo eventuali ispezioni.
(5-00411)

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comma 23 dell'articolo 55 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, ha stabilito che ANAS S.p.A. ha la potestà di adeguare i canoni delle concessioni di accesso alle strade statali secondo i criteri del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Codice della Strada) a partire dal 1998, con atto dell'amministratore dell'Ente, in base a delibera del Consiglio, da comunicare al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per l'esercizio della vigilanza governativa e da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale;
ANAS, in mancanza di limiti e criteri di determinazione fissati dalla legge, può unilateralmente determinare gli importi dei canoni, dal momento che i criteri fissati dal Codice della Strada attengono esclusivamente alle caratteristiche delle strade e degli accessi e i concessionari tenuti al pagamento non hanno modo di verificare se la pretesa sia giustificata o meno;
i provvedimenti di adeguamento attuati da ANAS dal 1998 hanno portato ad aumenti anche del 7000-8000 per cento rispetto ai canoni precedentemente richiesti, per importi che arrivano alla decina di migliaia di euro su base annua;
l'obbligo di pagare i nuovi canoni è stato posto a carico anche dei titolari di concessioni già rilasciate, senza che l'obbligato potesse esprimere alcuna volontà contraria;
questa situazione ha generato enormi anomalie e disparità di trattamento fra utenti del medesimo servizio, dal momento che altri enti proprietari di strade applicano canoni molto bassi o non richiedono alcun canone (Provincia di Padova e Comune di Codevigo) -:
se il Ministro intenda intervenire con idonea iniziativa normativa per modificare la disposizione del comma 23 dell'articolo 55 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, introducendo criteri oggettivi di determinazione dei canoni di accesso alle strade statali, ponendo fine alla evidente posizione di privilegio di ANAS e alla disparità di trattamento tra concessionari che si affacciano su strade statali e concessionari che si affacciano su strade provinciali o comunali.
(4-01211)

VITALI, FRANZOSO e VICO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 26 settembre 2008 gli interroganti hanno partecipato ad una trasmissione televisiva sull'emittente locale Studio 100 di Taranto, avente ad oggetto le problematiche dei trasporti;
in detta circostanza hanno appreso che i dirigenti di Ferrovie dello Stato avevano impedito ad una troupe di una emittente di effettuare riprese all'interno della stazione ferroviaria di Taranto, tant'è che i giornalisti predisponevano una postazione all'esterno dello scalo e per tutta la durata della trasmissione;

tale comportamento, in presenza di luoghi pubblici e soprattutto di servizi pubblici ha violato la libertà di informazione, di cronaca ed il diritto dei cittadini di essere documentati;
ancora, tale atteggiamento denota secondo gli interroganti arroganza e presunzione da parte di chi, invece dovrebbe avere a cuore i diritti inviolabili -:
se si intenda richiedere ai dirigenti delle Ferrovie dello Stato informazioni sull'episodio e, qualora ne sussistano i presupposti, domandare che i responsabili siano sanzionati;
quali iniziative si intendano adottare per evitare in futuro il ripetersi di tali situazioni che gli interroganti reputano illegittime.
(4-01222)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da diversi organi di stampa lunedì 29 settembre sette agenti della polizia municipale di Parma avrebbero inseguito, aggredito ed ammanettato presso il parco cittadino ex Eridania, Bonsu Emmanuel Foster, uno studente ghanese di 22 anni, che era in attesa di iniziare le lezioni della scuola serale alla quale è iscritto;
secondo la denuncia rilasciata ai carabinieri il giorno seguente, il giovane, scambiato per uno spacciatore nel corso di una operazione antidroga, è stato trasferito, senza alcuna spiegazione, al comando dei vigili urbani, dove è stato picchiato ripetutamente, umiliato e fatto oggetto di insulti razzisti. Solo sei ore più tardi Emmanuel viene rimesso in libertà con un occhio tumefatto, diversi ematomi e contusioni sul corpo - come documentato dal referto dei medici dell'ospedale al quale il giovane si è recato subito dopo il rilascio - e con una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale consegnatali dentro una busta con sopra scritto «Emmanuel negro»;
già un mese fa un'operazione antiprostituzione dei vigili urbani di Parma è stata oggetto di attenzione di tutti i media nazionali per le modalità con le quali si era svolta e sulla stessa è ora in corso una inchiesta della magistratura -:
se non ritenga, per quanto di sua competenza, di acquisire con la massima urgenza informazioni dettagliate sull'episodio denunciato dal giovane Bonsu Emmanuel Foster;
se il Ministro intenda verificare, nella città di Parma, le modalità di esercizio delle funzioni di pubblica sicurezza attribuite al sindaco dal decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito in legge dalla legge 24 luglio 2008, n. 125.
(2-00158)
«Motta, Touadi, Sereni, De Biasi, Argentin, Sposetti, Tenaglia, Ferranti, D'Antoni, Lolli, Zampa, Strizzolo, Enzo Carra, Brandolini, Corsini, Concia, Capano, Vico, Duilio, Colaninno, Codurelli, Farinone, Rampi, Coscia, Ghizzoni, Melis, Schirru, Bellanova, Viola, Mariani, Braga, Sbrollini, Murer, Gatti, Fontanelli, Pollastrini, Fiano, Cuperlo, Giorgio Merlo, Recchia, Lo Moro, Ferrari, Gozi, Garavini, Rubinato, Miotto, Naccarato, La Forgia».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
gli organi di informazione hanno dato notizia di un fatto accaduto nella civile e democratica città di Varese;

il signor Valerio Crugnola, residente a Varese, in via Gorizia 1, aveva esposto domenica 28 settembre alle ore 2,00, alla ringhiera del suo balcone affacciato sul cortile condominiale due striscioni con le scritte in inglese «Race, no racism» e «Padania land of shame»;
il personale in divisa dell'Arma dei Carabinieri presente nella zona con tre auto raggiungeva, verso le ore 9,00 della stessa giornata di domenica, il balcone del signor Crugnola strappando e rimuovendo i due striscioni senza avvisare l'interessato e «senza suonare il campanello» -:
se quanto riferito dal signor Crugnola corrisponda alla realtà e, in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere.
(2-00156)«Marantelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

VIOLA, MARTELLA, SBROLLINI, MURER, NACCARATO, MIOTTO, FEDERICO TESTA, DAL MORO, MARCO CARRA, BARETTA, CALEARO CIMAN, ZORZATO, RUBINATO, MILANATO, MISTRELLO DESTRO e GAVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 1o ottobre 2008 si è svolta a Roma una manifestazione di quasi 400 sindaci del Veneto appartenenti a diversi schieramenti politici che hanno presentato formalmente al Governo una proposta di legge sul Federalismo Fiscale;
tale manifestazione composta e ovviamente pacifica è arrivata simbolicamente fino a Piazza Montecitorio;
i sindaci chiedevano solo di potersi avvicinare all'entrata del Parlamento;
il Servizio d'ordine della polizia di Stato, per ordini superiori, non ha permesso l'accesso ai sindaci nella zona prevista;
tali «ordini» hanno posto i massimi esponenti delle comunità locali, eletti dai loro cittadini, alla stregua di facinorosi o elementi pericolosi per l'incolumità del Parlamento -:
chi abbia impartito tali diposizioni ed eventualmente sulla base di quali criteri di sicurezza siano state emanate;
se il Ministro dell'interno, condividendo senz'altro con i firmatari lo stupore e lo sconcerto per quanto accaduto non ritenga di dare disposizioni perché simili episodi non abbiano più a ripetersi;
se non ritenga di scusarsi formalmente con i sindaci presenti a Roma, essendo gli stessi sindaci ricevuti da numerosi Parlamentari e dal Ministro Fitto.
(5-00408)

Interrogazioni a risposta scritta:

GERMANÀ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, nel piccolo Comune sub collinare di S. Angelo di Brolo (Messina) è stato improvvisamente attivato un centro di accoglienza per 100 extracomunitari, in una struttura già destinata a residenza sanitaria assistita;
detta attivazione è disciplinata dalla convenzione sottoscritta in data 16 settembre 2008 tra la Prefettura di Messina ed il Consorzio SISIFO (che gestisce anche il centro di prima accoglienza di Lampedusa), per la durata di mesi tre, quindi fino al 31 dicembre 2008;
l'Assessore alla Sanità della Regione Sicilia ha autorizzato «in via straordinaria e fino al 31 dicembre 2008», l'utilizzo dei locali predetti come centro di accoglienza per immigrati;
le modalità dell'improvvisa attivazione del centro hanno ingenerato nei cittadini tutti ansia e preoccupazione, non soltanto perché di fatto si sentono privati di una struttura le cui traversie legate alla costruzione ed alla sua definizione strutturale e funzionale hanno comportato ben

20 anni di lavori, ma anche (e soprattutto) per i possibili riflessi sulla sicurezza delle loro famiglie;
nel corso delle operazioni di occupazione del centro, tale ansia è sfociata in qualche protesta che sembrerebbe aver portato addirittura alla denuncia di alcuni cittadini;
pur condividendo i principi di carità cristiana e di solidarietà verso le popolazioni bisognose, si ritiene però di condividere anche le ansie e le legittime preoccupazioni della popolazione residente in termini di possibili pregiudizi alla sicurezza;
l'attivazione del predetto centro in una struttura già dimensionata per uso diverso - che si ritiene sia insufficiente a garantire gli standard minimi di vivibilità e sicurezza per un numero considerevole di persone seppur per un periodo limitato - potrebbe creare seri problemi agli stessi ospiti, favorendo di conseguenza possibili fughe dal centro stesso, in cerca di una diversa sistemazione e diversi mezzi di sostentamento;
la tipologia degli ospiti ed il tempo necessario per il disbrigo delle necessarie formalità burocratiche finalizzate al rilascio delle autorizzazioni di asilo, potrebbe richiedere tempi di permanenza ben più lunghi dei tre mesi attualmente previsti;
sono condivisibili le giuste preoccupazioni e le ansie dei cittadini di S. Angelo di Brolo, di fatto deprivati di una struttura attesa per anni e di fatto indispensabile alla popolazione locale, anche (e soprattutto) in ordine ai tempi necessari alla restituzione della struttura stessa alla comunità ed all'uso prefissato -:
se ritenga di adottare a breve soluzioni diverse, individuando altrove più idonee strutture da destinare alla permanenza degli extracomunitari richiedenti asilo, restituendo quindi alla comunità santangiolese la struttura, perché venga adibita all'uso per il quale è stata realizzata e dimensionata;
se ritenga di poter accelerare al massimo il perfezionamento delle procedure burocratiche per la regolarizzazione in regime di asilo dei predetti ospiti della struttura;
se ritenga, nelle more, di adottare provvedimenti finalizzati a potenziare l'attività di sorveglianza al fine di rassicurare i cittadini residenti.
(4-01213)

MURA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come riportato dal quotidiano La Repubblica, Emanuel Bonsu Foster, studente ganese di 22 anni che vive e studia nella città di Parma, ha denunciato di essere stato fermato, picchiato e insultato dai vigili urbani di Parma;
secondo il racconto di Emanuel Bonsu Foster la vicenda si sarebbe verificata nella giornata di lunedì 29 settembre quando, mentre passeggiava nel parco ex Eridiana, sarebbe stato fermato da due vigili urbani di Parma perché scambiato per uno spacciatore di droga;
il Foster sulle prime ha tentato di fuggire perché essendo i due vigili in borghese non li aveva riconosciuti come tali, e si era dunque spaventato pensando ad una aggressione;
Emanuel Bonsu Foster viene inseguito dai vigili urbani, atterrato, picchiato e ammanettato. Quindi è stato tradotto in una caserma dei vigili Urbani e, a detta del ragazzo, anche durante il tragitto in macchina è stato colpito con bottigliette di plastica e ripetutamente offeso con l'appellativo «negro»;
una volta giunto in caserma Emanuel Bonsu Foster racconta di essere stato spogliato completamente per effettuare la perquisizione, e che una volta nudo gli è stato imposto di percorre più volte la stanza nella quale si trovava da una parte all'altra, intimazioni accompagnate sempre da insulti razzisti;

Emanuel Bonsu Foster dichiara di essere stato obbligato a firmare non meglio precisati documenti a seguito di percosse e di essere stato rilasciato alle ore 23;
al momento del rilascio al Bonsu Foster sono stati riconsegnati i suoi effetti personali all'interno di una busta del Comune sulla quale campeggiava la scritta «Emmanuel negro»;
la vicenda, se fosse confermata, desta sconcerto perché oltre alle eventuali irregolarità commesse dalle guardie municipali di Parma, risulterebbe alquanto evidente un movente di stampo razzista -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro in merito alla vicenda per appurare se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e se siano state compiute delle irregolarità da parte degli agenti della Polizia Municipale di Parma e, qualora siano ravvisabili ipotesi di reato, se non intenda adottare ogni conseguente iniziativa di sua competenza.
(4-01226)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Finanziaria del 2007, legge n. 296 del 2006, ha previsto la cancellazione, a partire dal 1o gennaio 2007, degli Istituti regionali di ricerca educativa e dell'Istituto nazionale di documentazione innovazione ricerca educativa, e allo stesso tempo, ha disposto la formazione dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, Ansas, con sede a Firenze quale centro di documentazione, di ricerca educativa, di formazione, anche on line, e di gestione di progetti a livello europeo;
i consigli di amministrazione di IRRE ed INDIRE sono stati di conseguenza soppressi e nello stesso periodo sono stati nominati, per sei mesi, tre commissari straordinari, Galli, Grassi e Boschetti, aventi il compito di gestire la fase di transizione fino alla formazione dell'Ansas;
secondo quanto previsto dalla Finanziaria 2007, la costituzione dell'Agenzia doveva attuarsi tramite l'emanazione di un regolamento, la cui bozza è stata presentata ai sindacati dal Governo Prodi nel febbraio 2008 e poi lasciata da parte per le ultime elezioni;
tale regolamento doveva stabilire le funzioni degli organismi di gestione e di indirizzo e l'organico dell'Agenzia, oltre alle modalità di assunzione che avrebbero dovuto riguardare in prima applicazione esclusivamente ai lavoratori ex IRRE ed INDIRE;
secondo quanto stabilito nella legge n. 296 del 2006, tale organico non sarebbe dovuto andare oltre la metà di quello presente, al momento della loro soppressione negli IRRE e nell'INDIRE, ossia non più di 320 persone;
ad oggi l'Ansas conta circa 580 lavoratori suddivisi in questo modo: alla ex INDIRE 90 lavoratori con contratto di collaborazione fino al 31 dicembre 2008, 25 comandati dalla scuola, 55 lavoratori aventi contratto a tempo determinato; agli ex IRE 410 unità, tutti comandati dalla scuola;
non vi sono lavoratori di ruolo -:
se non si consideri prioritario sapere circa l'attivazione delle procedure relative all'emanazione del regolamento e dunque i tempi di previsione dell'avvio formale dell'Agenzia ed emanare dei provvedimenti al fine di garantire la continuazione del rapporto di lavoro per quei lavoratori aventi un contratto di collaborazione fino al 31 dicembre 2008.
(5-00402)

BRAGA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Como sta nuovamente emergendo una grave e preoccupante

situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di riportare alla paralisi dell'attività didattica come già avvenuto negli anni precedenti l'esercizio 2007 in cui si era prodotto l'accumulo di un fabbisogno pregresso superiore a 1 miliardo di Euro come da monitoraggio effettuato dal precedente governo;
i provvedimenti messi in atto dal governo Prodi (esenzione del pagamento Tarsu per le scuole, pagamento a carico del Ministero delle supplenze per maternità, reperimento risorse per il pagamento degli esami di Stato) avevano invertito la tendenza alleviando parzialmente le situazioni di sofferenza e soprattutto riportando per l'anno 2007 il rapporto tra fabbisogno e finanziamenti reali in una situazione di equilibrio;
il Governo Prodi aveva stanziato nell'ambito del riparto dell'extra-gettito con legge n. 127 del 2007, di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007, risorse pari a 180 milioni di euro, destinate alla copertura per le supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario, al lordo degli oneri sociali a carico dell'amministrazione e dell'imposta regionale sulle attività produttive;
nel corso del 2008 le scuole hanno rilevato un rallentamento delle erogazioni di cassa che fanno temere il ritorno del precedente stato di squilibrio, con uno scostamento ulteriore tra previsioni di entrate ed erogazioni effettive che andrebbe a sommarsi ai residui attivi accumulati dal 2002 al 2006;
nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni in legge n. 133, sono stati stanziati per il solo anno 2008 risorse per soli 200 milioni di euro destinate al funzionamento delle istituzioni scolastiche, del tutto insufficienti a far fronte all'annoso deficit di risorse;
in particolare gli istituti scolastici comaschi non hanno a disposizione le risorse finanziarie sufficienti per pagare: attività finanziate con Fondo d'Istituto; compensi ai commissari per gli esami di Stato; stipendi per supplenze brevi; attività realizzate come terza area professionalizzante negli istituti professionali; spese di funzionamento;
complessivamente tra deficit pregressi e mancate erogazioni di cassa del 2008, gli istituti della provincia di Como hanno calcolato mancati trasferimenti per un importo superiore ai 3 milioni di Euro;
in questa situazione di grave difficoltà si prospettano:
a) prese di posizione da parte delle forze sindacali miranti ad avviare contenzioni nei confronti dell'amministrazione scolastica di fronte al giudice del lavoro;
b) rischi di blocco dell'attività didattica che comprometterebbero il diritto allo studio e la qualità dell'offerta formativa;
nel corso della precedente legislatura, oltre ai numerosi atti ispettivi presentati da molti deputati, era stato presentato e accolto dal governo l'Ordine del giorno A.C.3256-A in occasione della discussione della Legge Finanziaria 2008, con cui si assumeva l'impegno a definire un piano pluriennale di assegnazioni e trasferimenti agli istituti scolastici delle risorse necessarie per una soluzione definitiva e stabile del problema. Anziché attuare questo impegno, l'attuale governo sembra stia costituendo le premesse per ricreare la situazione determinatasi dal 2002 al 2006 -:
come intenda il Governo procedere per consentire agli istituti l'accertamento formale dei residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci, l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito oltre che per garantire per l'anno 2008 la corrispondenza tra previsioni accertate in base a norme di legge e disposizioni ministeriali ed entrate effettive, in modo che venga risolta una situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle scuole e sta compromettendo l'immagine della scuola pubblica di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(5-00404)

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro della Pubblica Istruzione n. 21 del 1o marzo 2007 sono stati rideterminati criteri e parametri per l'assegnazione diretta alle scuole statali delle risorse iscritte al «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e al «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche» in attuazione del decreto ministeriale 1o febbraio 2001, n. 44, avente per oggetto «Regolamento concernente le istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche»;
i nuovi parametri di riferimento hanno notevolmente contratto i finanziamenti per spese di personale supplente (docente e ATA) e per spese di funzionamento;
con circolari esplicative si sono stabilite tempistiche di erogazione dei budget alle scuole con scansione per fasi;
non si è provveduto a definire in che modo e in quali termini temporali sarebbero stati sanati i debiti accesi dai Provveditorati agli Studi - C.S.A. - Uffici Scolastici Provinciali nei riguardi delle Istituzioni Scolastiche e quindi per estinguere i numerosi e ingenti Residui Attivi iscritti nei Bilanci delle II.SS. di ogni ordine e grado;
gli U.S.P. avevano informalmente comunicato alle scuole che il primo «tesoretto» sarebbe stato utilizzato, in parte, anche per l'estinzione dei residui attivi delle scuole;
a tutt'oggi, la totalità delle istituzioni scolastiche ha iscritte a residui somme sostanziose a fronte delle quali ha effettuato impegni di spesa e pagamenti;
l'ANQUAP (Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche) ha promosso una indagine conoscitiva sulla situazione dei finanziamenti alle scuole, a significare che la situazione è epidemica -:
se non ritenga opportuno, indispensabile e urgente, alla luce delle difficoltà incontrate dai responsabili delle Amministrazioni scolastiche, intervenire sulla problematica e dare risposte adeguate in merito, per avere certezze sui finanziamenti arretrati e finanziamenti correnti e soprattutto sulla tempistica di assegnazione di tali finanziamenti.
(5-00405)

GRIMOLDI, GOISIS e FAVA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Università di Siena sarebbe sommersa dai debiti, che ammonterebbero a ben oltre 100 milioni di euro;
la predetta «voragine» registrata nei documenti finanziari e contabili dell'Ateneo senese, deriverebbe in parte da un debito contratto con l'INPDAP e relativo al mancato versamento dei contributi previdenziali dovuti ai suoi 2.300 dipendenti (per un ammontare di circa 80 milioni di euro), in parte dall'assunzione in massa di precari, forse, ad avviso degli interroganti, «politicamente sponsorizzati»;
lo scorso luglio l'Università in parola avrebbe trasformato 580 contratti a tempo determinato in tempo indeterminato, stabilizzando una percentuale eccessiva di personale non docente (il 30-40 per cento circa), che avrebbe contribuito a creare deficit, piuttosto che migliorare la qualità dei servizi;
il bilancio consuntivo dell'Ateneo senese avrebbe già registrato nell'anno 2005 un disavanzo di 27 milioni di euro, dei quali 24,9 per spese di personale, la cui presenza risultava di 1,2 tra amministrativi, tecnici e docenti, con un rapporto di un'unità di personale ogni 3,7 studenti;

il rettore dell'Ateneo senese, in carica dal 2006, si trova quindi a fronteggiare una gravissima situazione che lo avrebbe indotto a stipulare un mutuo di 45 milioni di euro con il Monte de' Paschi di Siena, insufficiente a saldare il macigno del debito contratto con l'Inpdap, tanto da valutare la possibilità di vendere l'immobile dell'ex-ospedale psichiatrico S. Niccolò alla Sansedoni, (società immobiliare partecipata al 48 per cento dalla Fondazione Monte De' Paschi di Siena, al 28 per cento dal gruppo romano Toti Lamaro, al 16 per cento dalla banca Monte de' Paschi di Siena e all'8 per cento da Unieco);
il complesso S. Niccolò, dove hanno sede la facoltà di ingegneria e alcuni dipartimenti di Lettere e Filosofia, avrebbe un valore di 100 milioni di euro;
l'Ateneo senese non pagherebbe più gli stipendi al personale e, registrerebbe un calo di iscrizioni di studenti, a causa dell'aumento cospicuo delle tasse universitarie -:
se, alla luce di quanto riportato in premessa, i Ministri interrogati non ritengano opportuno disporre, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, accertamenti ispettivi nell'Ateneo senese.
(5-00412)

Interrogazione a risposta scritta:

TOCCAFONDI, BONCIANI, MAZZONI e MASSIMO PARISI- - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa che all'interno della scuola elementare «Boccaccio» di Firenze è stato predisposto un tavolo con degli appositi moduli per la raccolta delle firme per protestare contro la riforma Gelmini;
alcuni genitori hanno segnalato che, in data 30 settembre, ai loro figli, alunni della suddetta scuola è stato dettato un avviso, da scrivere nel diario scolastico da far firmare ai genitori con il seguente testo: «Domani pomeriggio sarà visibile presso la custode (all'ingresso della scuola) un documento che richiede il ritiro del decreto Gelmini. In caso di condivisione si prega di opporre la firma: sarà inviato al ministero dell'istruzione»;
all'interno della stessa scuola è stato fotografato un cartellone, che sembra essere disegnato da bambini con dei pastelli colorati, che mostra una margherita divisa in due: da un lato con il fiore colorato di verde e petali con sopra scritto integrazione, pluralismo, crescita, progetti, parità di diritti; dall'altra, su sfondo grigio e con il fiore triste petali che parlano di: voti, grembiule e maestro unico e in alto la scritta: con i tagli del governo di destra diventerà così;
alla stampa l'Ufficio scolastico provinciale ha ricordato come non esista una norma specifica per la scuola in materia di proteste, ma per essa vale quella dei pubblici uffici, cioè che le proteste di qualunque genere devono rimanere fuori;
apprendiamo dalla stampa locale che il caso della scuola «Boccaccio» non è un caso isolato, ma che ci sono altre scuole, dove volantini e cartelli di protesta sono stati affissi in sala professori;
ricordato altresì che sempre a Firenze il primo giorno di scuola alcune insegnanti stazionavano al di fuori degli istituti vestite di nero e si definivano «a lutto» protestando contro le iniziative promosse dal Governo;
ricordato che dall'inizio della scuola ad oggi in numerosi istituti scolastici sono presenti cartelli e manifesti affissi sia all'interno ma soprattutto verso l'esterno con proteste verso la riforma -:
se il Governo sia a conoscenza delle iniziative prese a Firenze in queste settimane e dell'iniziativa intrapresa all'interno della scuola Boccaccio di Firenze;

se il dirigente scolastico abbia autorizzato una protesta con raccolta di firme all'interno della scuola;
in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere nei confronti di simili episodi.
(4-01225)

TESTO AGGIORNATO AL 6 NOVEMBRE 2008

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA, BINETTI, CALGARO e GRASSI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 46 del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito con legge n. 31 del 28 febbraio 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 51 del 29 febbraio 2008, dispone che il diritto alla pensione ai superstiti disabili viene mantenuto anche in caso di attività lavorativa «svolta con finalità terapeutica dai figli riconosciuti inabili, secondo la definizione di cui al comma 1, con orario non superiore alle 25 ore settimanali, presso le cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, o presso datori di lavoro che assumono i predetti soggetti con convenzioni di integrazione lavorativa, di cui all'articolo 11 della legge 12 marzo 1999, n. 68», con contratti di formazione e lavoro, con contratti di apprendistato o con le agevolazioni previste per le assunzioni di disoccupati di lunga durata»;
nel passato molti genitori di persone con sindrome di Down, per timore della perdita di una certezza economica, quale la pensione di reversibilità in favore del figlio, hanno rinunciato spesso ad occasioni di lavoro, importanti e decisive per la qualità della vita dello stesso, in termini di formazione professionale e di inserimento lavorativo e quindi anche sociale;
tale scelta, oltre ai danni che può provocare al singolo individuo, determina notevoli costi sociali, trasformando potenziali contribuenti, quali i lavoratori con sindrome di Down, in assistiti permanenti, non solo sul piano pensionistico, ma anche per l'incremento di domanda che suscita rispetto alla fruizione di servizi assistenziali;
tale fenomeno è destinato a crescere, visto l'allungamento della vita delle persone con sindrome di Down;
il sopraccitato articolo 46 è particolarmente importante, perché consente a molte famiglie di affrontare con maggiore serenità il futuro dei propri figli, che non si trovano più, come accadeva in precedenza, nella condizione di dover rinunciare alla pensione di reversibilità dei genitori nel caso di svolgimento di attività lavorativa;
nonostante il disposto dell'articolo in esame abbia finalmente risolto tale situazione, si evidenziano alcuni dubbi interpretativi a livello amministrativo, che rischiano un'applicazione riduttiva della normativa, riguardanti in particolar modo la finalità terapeutica e le modalità di assunzione;
il riferimento all'articolo 11 della legge 12 marzo 1999, n. 68, nell'articolo 46 del decreto-legge, esclude tutti coloro che sono stati assunti prima della emanazione della stessa legge, quindi molti di coloro che lavorano da diversi anni e che sono stati assunti ai sensi della precedente normativa, che non disponeva dello strumento delle convenzioni;
le agevolazioni fruibili dal datore di lavoro che assume con la convenzione non sempre sono convenienti, in quanto vengono erogate a volte con anni di ritardo, o possono non arrivare affatto, vista la natura instabile delle stesse, relative al Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, che stabilisce annualmente con apposito decreto un riparto tra le diverse regioni -:
se il ministro in indirizzo non intenda opportuno individuare quanto prima un criterio che assimili ai criteri di

assunzione esplicitati tutti i rapporti analoghi per caratteristiche di beneficiari e tipologie contrattuali;
se lo stesso ministro, nel definire i criteri e nell'individuare gli organi competenti al riconoscimento della finalità terapeutica, non ritenga questa implicita per tutti i casi di attività lavorativa svolta da persone affette da disabilità intellettiva.
(5-00407)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'INAIL sulla base degli accertamenti tecnici, ha riconosciuto in passato l'esposizione all'amianto - ai fini del riconoscimento dei benefici fiscali da parte dell'INPS - ai soli addetti alla manutenzione dei macchinari utilizzati nell'azienda ex-INE spa di Cittadella (Padova), negandola invece agli addetti alle trafilatrici e bobinatrici della stessa;
contro questa decisione da parte dell'INAIL alcuni lavoratori addetti alle trafilatrici e bobinatrici dell'azienda si sono appellati al Tribunale del lavoro di Padova che, con sentenza di primo grado del 1998, ha riconosciuto il loro diritto ad ottenere i benefici previdenziali previsti dalla legge in quanto esposti all'amianto;
dopo un ricorso da parte dell'INPS, nel giudizio d'appello, è stata ribaltata tale sentenza, con la conseguente sospensione dei benefici previdenziali a favore dei lavoratori dell'azienda;
successivamente, nel 2004, con la sentenza n. 93 del 2004, altri sei lavoratori della ex INE spa addetti alle trafilatrici e bobinatrici sono stati riconosciuti come esposti all'amianto. Tale riconoscimento è stato possibile grazie alla decisione del Tribunale del lavoro di affidare ad un consulente specialista in Medicina del Lavoro il compito di predisporre una Consulenza Tecnica d'Ufficio (in seguito denominata solo CTU) volta ad accertare l'effettiva esposizione alle fibre di amianto di questi ricorrenti. Dal momento che la CTU ha confermato l'esposizione all'amianto, il successivo ricorso dell'INPS è stato respinto con la sentenza, diventata così definitiva, n. 622 del 2005 ed i sei ricorrenti sono stati quindi riconosciuti, in via definitiva, come lavoratori esposti all'amianto e pertanto beneficiari delle agevolazioni pensionistiche;
la sentenza n. 795/07 del 30 ottobre 2007 ha riconosciuto come esposti all'amianto altri lavoratori della ex INE spa addetti alle trafilatrici e bobinatrici confermando così il giudizio della sentenza del 2004 e accertando in modo definitivo, sulla base di una CTU, l'effettiva esposizione alle fibre di amianto di numerosi lavoratori dell'azienda in questione;
si è creata, quindi, un'evidente situazione discriminatoria per la quale mentre, come si è detto, nel 2004, i sei dipendenti della ex-INE spa sono stati riconosciuti come lavoratori esposti all'amianto (ottenendo così i benefici previdenziali previsti) a seguito della CTU voluta dal Tribunale del lavoro di Padova, i dipendenti della stessa azienda e con medesime mansioni e posizioni di lavoro che si sono appellati al Tribunale contro l'INPS nel 1998, in mancanza di una analoga CTU riferita al loro caso, sono stati prima riconosciuti anch'essi come esposti all'amianto, poi - in successivi gradi di giudizio e a distanza di molti anni - non più riconosciuti come tali, perdendo in tal modo i benefici previdenziali riconosciuti in seguito ai loro colleghi -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali provvedimenti il Ministro intenda porre in essere per garantire il pieno riconoscimento dei benefici previdenziali a favore di tutti i lavoratori addetti alle trafilatrici e bobinatrici dell'azienda ex-INE spa di Cittadella che hanno svolto, per più di un decennio, le loro mansioni con pericolosa esposizione quotidiana alle polveri di amianto.
(4-01217)

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Procura di Torino in passato ha eseguito 8 ordini di custodia cautelare, con l'accusa di corruzione nel settore farmaceutico, uno dei quali ha interessato il dirigente dell'Agenzia Italiana del Farmaco rappresentante dell'Italia presso l'EMEA (European Medicines Agency);
l'ipotesi di reato riguarda casi gravi di corruzione, per aver accelerato o rallentato l'iter di autorizzazione all'immissione in commercio di farmaci (autorizzazione che viene rilasciata esclusivamente dall'Agenzia Italiana del Farmaco);
nell'annualità 2007, la differenza tra le pratiche gestite e le pratiche evase dall'ufficio autorizzazione all'immissione in commercio dei farmaci risulta essere di poco inferiore a mille, comprese alcune pratiche relative alle annualità precedenti;
nel 2008 il trend valutabile è di molto superiore al migliaio;
il numero delle pratiche in sospeso non ancora evase arriva ad essere di circa 2.000, di cui ben 100 di annualità precedenti al 2003;
anche per l'ufficio procedure comunitarie il numero delle pratiche non ancora evase è pari a 1.000 di cui 20 antecedenti al 2003;
l'iter delle pratiche dovrebbe durare mediamente 120 giorni e siamo assolutamente fuori sia dalle norme che dal buon senso -:
se sia a conoscenza di tale ritardo, assolutamente inaccettabile, nella lavorazione delle pratiche e se, a seguito dell'insediamento del nuovo direttore generale, si stia procedendo ad una riorganizzazione degli uffici, ad una razionalizzazione delle risorse ed evidentemente, trattandosi di salute pubblica, si stia prevedendo un allargamento della pianta organica dell'Agenzia.
(4-01219)

TOCCAFONDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa che la magistratura contabile ha aperto un fascicolo in cui si ipotizza il danno erariale da parte dell'università degli studi di Siena;
sempre da notizie di stampa, si apprende che la Corte dei conti ipotizza il danno erariale dell'ateneo dai 50 agli 80 milioni;
in data 29 settembre 2008 è stata presentata al sostituto procuratore Antonio Marini, dal Rettore e dal Direttore Amministrativo dell'Università di Siena, una memoria in cui viene spiegato che gli uffici competenti dell'ateneo si sono accorti del disavanzo economico di bilancio;
per stessa ammissione della commissione convocata appositamente dal Rettore, e formata da alcuni docenti dell'Università di Siena, per far luce sul bilancio, non si è, ad oggi, in grado di stabilire esattamente l'entità del disavanzo di bilancio;
il Consiglio di Amministrazione dell'Università di Siena non ha preso in considerazione alcuna ipotesi di alienazione del patrimonio immobiliare;
inoltre si apprende sempre da fonti di stampa che l'INPDAP vanterebbe nei confronti dell'Ateneo senese crediti dal 2004 -:
se il Governo sia a conoscenza della reale situazione del disavanzo di bilancio dell'Università di Siena e quali iniziative intenda intraprendere per far luce su cosa realmente sta accadendo all'Ateneo anche attraverso i servizi ispettivi di finanza pubblica (SiFip);
se abbiano fondamento le notizie in merito ad un credito INPDAP verso l'Università di Siena e di quale entità.
(4-01224)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Ansaldo T&D è una importante realtà industriale di progettazione e realizzazione di impianti nel settore trasmissione e distribuzione di energia elettrica ed opera sia sul mercato nazionale che internazionale;
dopo la cessione del pacchetto di maggioranza dell'azienda, avvenuta il 18 aprile 2007, da parte di FINMECCANICA (Sogepa) al gruppo industriale Tili, la società versa in una situazione molto preoccupante;
le rappresentanze sindacali dei lavoratori hanno a suo tempo fortemente avversato l'incauta vendita ad un gruppo non facente parte delle società operanti nell'area della produzione di energia, come si evince dal verbale di riunione redatto presso il Ministero dello sviluppo economico in data 29 maggio 2007;
la negativa valutazione dei lavoratori dell'Ansaldo sulle reali capacità del Gruppo Tili di garantire una concreta prospettiva di sviluppo alla società, valutazione che a suo tempo motivò il rigetto del piano industriale presentato dall'acquirente si è, nei fatti, manifestata fondata;
ad oggi, infatti, il carico di lavoro per il personale dipendente è quasi nullo dal momento che la nuova proprietà non è riuscita ancora ad acquisire alcuna commessa significativa, ad esclusione dell'Albania, peraltro al momento ancora non formalizzata;
questa situazione ha prodotto una forte perdita di figure professionali altamente specializzate nell'area tecnica (delle 60 unità presenti al momento della cessione, se ne contano ad oggi circa 38) la qual cosa pregiudica la sussistenza stessa di un'azienda che ha il suo valore aggiunto proprio nell'area ingegneristica;
forti perplessità e preoccupazioni suscita anche la ridotta capitalizzazione della società Coinfra S.P.A. (capitale sociale euro 129.000) che, nell'ambito del Gruppo Tili, detiene la partecipazione dell'85 per cento di Ansaldo;
a ciò si aggiunga che, dal maggio 2008, FINMECCANICA ha di fatto ceduto anche il restante 15 per cento delle sue azioni là dove il controllo e il coordinamento di Ansaldo risultano attribuite alla Mantelli Costruzioni Estero S.P.A. controllata, come Coinfra S.P.A. del resto, dalla Hares Holding srl di Spello (Perugia), a sua volta riconducibile al Gruppo Tili;
le organizzazioni sindacali hanno a suo tempo richiesto un incontro con la proprietà e SO.GE.PA/FINMECCANICA per verificare e denunciare la situazione di alta criticità in cui versa l'azienda ma, ad oggi, non risulta concordata alcuna data definitiva -:
se il Ministro competente da quanto emerge in premessa ritenga che si configura una rilevante responsabilità di FINMECCANICA e delle decisioni da essa adottate circa le sorti di Ansaldo;
se, in considerazione di ciò, non ritenga necessario intervenire per fornire, anche attraverso il coinvolgimento di FINMECCANICA, adeguate garanzie ai lavoratori circa il loro futuro occupazionale.
(4-01220)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Livia Turco e altri n. 1-00041, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ferranti, Zampa.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Grimoldi e Salvini n. 5-00163, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fedriga.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Cota n. 1-00033, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 50 del 16 settembre 2008.

La Camera,
premesso che:
il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano;
l'elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi scolastiche della scuola dell'obbligo determina difficoltà oggettive d'insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti;
il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela quindi un ostacolo per gli studenti stranieri che devono affrontare lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici, e per gli alunni italiani che assistono a una «penalizzante riduzione dell'offerta didattica», a causa dei rallentamenti degli insegnamenti, dovuti alle specifiche esigenze di apprendimento degli studenti stranieri;
tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche esigenze personali sono anche caratterizzate dalle diversità culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni volte a stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni stranieri e italiani sulle singole discipline;
dai dati forniti dal Ministero dell'istruzione, la crescita di alunni stranieri, registrata nell'anno scolastico 2007-2008, è pari a 574.133 unità, con un incidenza del 6,4 per cento rispetto alla popolazione scolastica complessiva;
tale situazione è determinata dalla crescita degli alunni stranieri nel triennio 2003-2005 intensificatasi anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione (legge n. 189 del 2002 e legge n. 222 del 2002);
rispetto alle nazionalità, si confermano ai primi posti i gruppi di studenti provenienti dai Paesi dell'Est europeo, in particolare la Romania che, nell'arco di due anni, è passata dal 12,4 per cento (52.821 alunni), al 16,15 per cento (92.734 alunni), superando la numerosità degli alunni provenienti dall'Albania (85.195 pari al 14,84 per cento), e dal Marocco (76.217 presenze, pari al 13,28 per cento);
la disomogenea distribuzione territoriale di alunni con cittadinanza non italiana, molto concentrata al centro-nord e scarsa al sud e nelle isole, interessa circa 37.000 punti di erogazione del servizio scolastico, rispetto ai 57.000 presenti in ambito nazionale. È evidente il divario esistente tra i primi e i secondi, determinato dalla necessità per i primi di adeguare gli aspetti organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni stranieri;
la più elevata consistenza di alunni stranieri si trova nella scuola primaria e secondaria di I grado (il 7,7 frequenta la primaria, il 7,3 per cento la secondaria di I grado, il 6,7 per cento le scuole dell'infanzia). Gli istituti di istruzione secondaria di II grado, pur non raggiungendo complessivamente i valori delle presenze registrate nella scuola primaria e secondaria di I grado registrano l'8,7 per cento del totale degli studenti. Tra questi ultimi la maggior parte è concentrata nei professionali,

dove rappresentano l'8,7 per cento del totale degli studenti, mentre nei tecnici raggiungono il 4,8 per cento e nei licei sono appena l'1,4 per cento;
l'osservazione a livello territoriale evidenzia che l'incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana è particolarmente significativa in Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e Veneto dove essi rappresentano più del 10 per cento della popolazione scolastica regionale;
la presenza di studenti stranieri nel Centro-Nord è quindi superiore alla media italiana fino a raggiungere i 12 studenti stranieri ogni 100 in Emilia Romagna, mentre nel Mezzogiorno l'incidenza percentuale varia tra l'1,3 e il 2,3 per cento ad eccezione dell'Abruzzo con il 5 per cento;
di grande attualità risultano i dati sulla presenza di alunni nomadi, essi raggiungono le 12.342 unità e pertanto rappresentano il 2,1 per cento degli alunni stranieri. Più della metà degli alunni nomadi frequenta la scuola primaria;
relativamente al rapporto tra la frequenza delle scuole statali e non statali e le loro suddivisioni tra i diversi gradi della scuola, si registra la presenza del 90,3 per cento di alunni stranieri in scuole statali, mentre il restante 9,7 per cento risulta iscritto in istituzioni scolastiche non statali;
i Paesi di provenienza degli alunni stranieri, sui 194 censiti dall'Istituto nazionale di statistica, sono ben 191. Nelle scuole della provincia di Bergamo, ad esempio, i dati del 2005 registravano la rappresentanza di 118 cittadinanze, a Perugia 109, a Pesaro 90, a Siena 80, a Latina 78;
l'osservazione sull'esito scolastico degli alunni italiani a confronto con quello degli alunni stranieri rivela che nelle scuole dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra una maggiore selezione nei loro riguardi che finisce per incidere sui livelli generali di promozione: il divario dei tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è -3,36 nella scuola primaria, -7,06 nella secondaria di I grado, -12,56 nella secondaria di II grado, in cui più di un alunno straniero su quattro non consegue la promozione;
la presenza di minori stranieri nella scuola si inserisce come fenomeno dinamico in una situazione in forte trasformazione a livello sociale, culturale, di organizzazione scolastica: globalizzazione, europeizzazione e allargamento dell'Unione Europea, processi di trasformazione nelle competenze territoriali (decentramento, autonomia eccetera), trasformazione dei linguaggi e dei media della comunicazione, trasformazione dei saperi e delle connessioni tra i saperi, processi di riforma della scuola;
il fenomeno migratorio sta assumendo caratteri di stabilizzazione sia per le caratteristiche dei progetti migratori delle famiglie, sia per la quota crescente di minori di origine immigrata che nascono in Italia o comunque frequentano l'intero percorso scolastico;
la Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia sancisce che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di orientamento;
la scuola italiana deve quindi essere in grado di supportare una politica di «discriminazione transitoria positiva», a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione;
la maggior parte dei Paesi europei ha costruito luoghi d'apprendimento separati per i bambini immigrati, allo scopo di attuare un percorso breve o medio di alfabetizzazione culturale e linguistica del Paese accogliente. La presenza di bambini stranieri, ma anche nomadi o figli di genitori con lo status di rifugiati politici, implica l'aggiunta di finanziamenti e di docenti, e l'organizzazione di classi di recupero successive o contemporanee all'orario

normale, di classi bilingue, oppure con la presenza di assistenti assunti a tal fine;
in Grecia, ad esempio, le scuole con un gran numero di alunni stranieri, figli di genitori nomadi o di greci rimpatriati, organizzano delle classi propedeutiche o delle sezioni preparatorie per l'insegnamento del greco, ma anche della lingua d'origine, per facilitare l'integrazione di questi bambini nel sistema educativo. Queste classi e sezioni usano materiale didattico specifico e possono essere seguite da insegnanti ordinari che effettuano delle ore supplementari, insegnanti di sostegno temporanei o da insegnanti con qualifiche specifiche a orario ridotto. Il rapporto ufficiale alunni/insegnanti da rispettare è di 9-17 alunni per insegnante nelle classi propedeutiche e di 3-8 alunni per insegnante nelle sezioni preparatorie. L'assegnazione delle risorse dipende dalla presenza di un numero di alunni sufficiente per poter organizzare una classe o sezione;
le gerarchie istituzionali del precedente Governo di centro-sinistra hanno rigettato la proposta della Lega Nord, sulla necessità di istituire dette «classi propedeutiche», considerandole addirittura «luoghi di segregazione culturale», o «mere strategie di integrazione degli alunni immigrati», ritenendole «soluzioni compensatorie di carattere speciale», avvolte in schemi stereotipi e folkloristici;
la pedagogia interculturale del centro-sinistra, attraverso l'affermazione dell'«Universalismo», ha lasciato l'iniziativa alle singole scuole e agli enti locali, che pur avendo agito in maniera equilibrata, non possono attuare strategie per il superamento dei problemi derivanti dall'accoglienza e dalla formazione degli studenti stranieri. Le normative sull'immigrazione del 1998 e del 2002 (Testo Unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e legge n. 189 del 2002) contengono indicazioni utili sulla funzione e sull'uso dei cosiddetti «spazi dotati di strumenti appositamente dedicati», demandando alle scuole e agli enti locali l'iniziativa e la gestione di tali spazi e strumenti mirati all'istituzione di percorsi specifici di alfabetizzazione linguistica, di durata variabile;
i dati forniti dal Ministero della pubblica istruzione, università e ricerca evidenziano come il problema dei ripetenti e della dispersione scolastica incida soprattutto sui ragazzi stranieri. Secondo tali dati, il numero degli studenti stranieri ripetenti è del 4 per cento nella scuola primaria, dell'8 per cento nella scuola secondaria di primo grado e arriva al 14 per cento nella scuola secondaria di secondo grado. In riferimento a quest'ultimo ciclo di istruzione si rilevano inoltre incongruenze tra la classe frequentata e l'età, incongruenze che riguardano circa il 75 per cento degli studenti stranieri;
la dimensione della scuola, la quantità di stranieri rispetto alla popolazione scolastica e la quantità di cittadinanze concorrono al successo o all'insuccesso scolastico di tutti gli studenti;
dai dati ministeriali si rileva che per i diversi ordini di scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggiori risultati quando sono ridotti di numero;
la densità della presenza di alunni con cittadinanza non italiana in piccole scuole sembra non favorire livelli elevati di esiti positivi. Tale fattore si determina maggiormente nelle scuole secondarie di secondo grado dove il decremento degli esiti in rapporto alla maggiore consistenza di alunni stranieri è ancora più accentuato: negli istituti di piccole dimensioni con gruppi minimi di studenti non italiani, il tasso di promozione degli alunni stranieri scende dal 93,29 per cento (da 1 a 5) fino al 78,64 per cento (da 11 a 30), se vi sono consistenti gruppi di alunni stranieri. Negli istituti di medie dimensioni (da 101 a 300 alunni complessivi) si passa dal 91,79 per cento al 78,46 per cento; negli istituti maggiormente dimensionati si passa dall'89,87 per cento all'80,26 per cento; ciò vuol dire che il tasso di promozione di alunni stranieri nelle scuole

primarie e secondarie di I grado è inversamente proporzionale alla dimensione della loro presenza nella scuola;
l'elemento della presenza di molte diverse cittadinanze nelle scuole, pur non coincidendo necessariamente con esiti negativi finali degli alunni stranieri, rappresenta un fattore condizionante del complesso sistema educativo e formativo che influenza l'intera classe;
le sopraccitate analisi sugli esiti scolastici sono importanti poiché consentono di comprendere determinate categorie di alunni per i quali l'obiettivo, oltre a quello degli apprendimenti, è anche quello dell'integrazione del sistema scolastico e del sistema sociale;
questa tipologia di alunni con cittadinanza non italiana consegue determinati esiti scolastici, in rapporto al livello di conoscenza della lingua italiana, alla dimensione temporale di scolarizzazione nel nostro Paese, alle misure di accompagnamento per la loro integrazione all'interno e all'esterno dell'ambito scolastico;
tali misure risultano infatti determinate sia dal numero degli studenti stranieri, sia dalle diverse nazionalità presenti nella stessa classe o scuola e dalle conseguenti differenti situazioni culturali e sociali che generano molteplici esigenze cui dare risposta,

impegna il Governo:

a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione;
a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti;
a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri;
a favorire, all'interno delle predette classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza: a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente); b) sostegno alla vita democratica; c) interdipendenza mondiale; d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del paese accogliente;
a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.
(1-00033)
«Cota, Goisis, Grimoldi, Rivolta, Maccanti, Aprea, Frassinetti, Granata, Latteri, Baldelli, Garagnani, Centemero, Barbieri, Barbaro, Caldoro, Carlucci, Ceccacci Rubino, Di Centa, Renato Farina, Giammanco, Lainati, Mazzuca, Murgia, Palmieri, Massimo Parisi, Perina, Rampelli».

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Ginefra n. 3-00159, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 58 del 1o ottobre 2008.

GINEFRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
«Marino sempre con noi». È il testo dello striscione che ha dominato la curva nord degli ultras lo scorso 23 settembre, durante la partita di calcio Bari-Livorno allo stadio San Nicola di Bari;
il riferimento era a Marino Catacchio, pregiudicato ucciso lo scorso 18 settembre nel quartiere Libertà della città, nel corso di un regolamento di conti interno al clan a cui era affiliato, quello degli Strisciuglio;
lo striscione è stato salutato da un applauso del settore centrale della curva nord, come riportato dai giornali locali;
il decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2007, n. 41, attualmente in vigore, prevede che per portare uno striscione all'interno dello stadio è necessario richiedere un'autorizzazione alla società sportiva che deve, a sua volta, presentare la stessa richiesta alla Questura;
nonostante, quindi, ci siano degli steward preposti a tali controlli, si è comunque riuscito a far entrare lo striscione e mostrarlo a tutti i presenti;
poco importa se lo striscione sia stato esposto per poco tempo, è determinante il fatto che qualcuno della cosiddetta tifoseria ultras l'abbia preparato, portato allo stadio, l'abbia srotolato e offerto all'applauso di coloro che essendo nei paraggi della curva l'hanno visto, compreso, assimilato, e approvato;
la società del Bari, inoltre, non ha preso le distanze da tale atto, né tentato di arginare e condannare l'increscioso episodio, continuando a permettere ad alcune frange di cosiddetti ultras di entrare gratis allo stadio;
la Direzione distrettuale antimafia, inoltre, ha aperto un'inchiesta sul caso del suddetto avvenimento e sul contenuto dello striscione di cui sopra;
il questore di Bari, Vincenzo Speranza, che nei giorni scorsi ha lanciato acqua sul fuoco, ha gravemente commentato l'episodio affermando che: «uno striscione, di per sé, non significa niente. È solo un modo per ricordare una persona scomparsa, anche se è stata uccisa»;
ognuno sceglie i simboli che merita: fatta salva l'umana pietà per un ucciso, resta il gravissimo segnale ad una intera comunità; si sceglie di apparentarsi, di compiere una vera e propria agnizione a un nome che è un sistema, un mondo, una scelta di campo, l'antistato contro lo Stato -:
se ci sia stata da parte delle tifoserie la presentazione del testo contenuto nello striscione e come sia potuto accadere che, in caso contrario, i tifosi lo abbiano introdotto senza passare dal suddetto controllo.(3-00159)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Carlucci n. 2-00097 del 17 luglio 2008.