XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 1 ottobre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
grazie anche ai successi dei nostri atleti nelle competizioni sportive internazionali, la pratica sportiva in Italia ha raggiunto dimensioni di massa, coinvolgendo, tra appassionati e professionisti, diversi milioni di persone;
secondo i dati Istat di una indagine multiscopo del 2006, oltre la metà della popolazione italiana è interessata o coinvolta nell'attività sportiva;
a riprova di tale interessamento è opportuno ricordare che il fatturato complessivo del sistema sport ha superato i 30 miliardi di euro e concorre per oltre il 3 per cento alla formazione del PIL;
la rilevanza economica e sociale crescente della pratica sportiva è ben evidenziata sia dal Manifesto dello Sport, presentato in occasione del Giubileo degli sportivi del 2000, che dalla dichiarazione sul «Valore sociale dello sport per i giovani» del Consiglio e dei rappresentati dei Governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio il 5 maggio 2003;
la pratica sportiva è utile soprattutto per le giovani generazioni in quanto strumento idoneo per lo sviluppo dell'amicizia, del senso dell'impegno e della lealtà, oltre ad essere uno strumento fondamentale per contrastare gli aspetti degenerativi delle patologie invalidanti e per favorire la prevenzione dei fenomeni che derivano dal disagio giovanile ed il reinserimento sociale delle persone diversamente abili;
in tale contesto il patrimonio dell'impiantistica costituisce una risorsa fondamentale per quanti sono interessati alla pratica sportiva ed alla promozione dello sport, intesa non solo in senso agonistico ma anche e soprattutto come attività ludica rivolta al mero esercizio fisico o come attività a finalità sociale, culturale, educativa e formativa;
al finanziamento del mondo dello sport opera dal 1957 l'Istituto per il Credito Sportivo, ente di diritto pubblico con personalità giuridica e gestione autonoma;
l'Istituto ha fino ad oggi esercitato il credito sotto forma di mutui a medio e lungo termine concessi per la costruzione, l'ampliamento, l'attrezzatura ed il miglioramento di impianti sportivi e/o strumentali all'attività sportiva, ivi compresa l'acquisizione delle relative aree e per l'acquisto di immobili da destinare ad attività sportive o strumentali a queste;
interlocutori naturali dell'istituto per il credito sportivo sono sempre stati gli enti locali, gli enti pubblici il CONI le federazioni sportive nazionali, le società e le associazioni di promozione sportiva e, nell'ottica di incentivare al massimo la pratica sportiva, le società sportive dilettantistiche;
rispetto a quest'ultima tipologia societaria, la Finanziaria 2003 ha disposto la costituzione di un Fondo di Garanzia, utile a fornire una copertura sussidiaria a quella ipotecaria, al fine di incentivare le richieste di finanziamento da parte di tali società;
il Fondo, la cui operatività è rimessa ad un regolamento del Ministro per i beni culturali di concerto con quello dell'economia e finanze non ancora emanato, è alimentato dagli importi dei premi dei concorsi a pronostici gestiti dal CONI colpiti da decadenza che ammontano oggi a circa 12 milioni di euro;
nonostante il notevole interesse sia economico che sociale, che ruota intorno al mondo dello sport, l'Istituto per il Credito Sportivo oggi si trova a dover fronteggiare molteplici problematiche;
innanzitutto perché la stessa capacità dell'Istituto di concedere mutui a tassi di interesse particolarmente agevolati ha subito negli ultimi anni un forte ridimensionamento

a causa della diminuzione delle entrate dei concorsi del Totocalcio, che vanno ad alimentare il Fondo Contributi per gli Interessi;
la Finanziaria 2006, inoltre, con il prelievo di 450 milioni di euro dal Fondo ex legge n. 50 del 1983, che si era detto provvisorio e con l'impegno del successivo reintegro, ha ridotto ulteriormente la capacità finanziaria dell'Istituto che, tra l'altro, per fare fronte a tale restituzione si è visto costretto a contrarre due finanziamenti che graveranno pesantemente sui conti economici futuri;

impegna il Governo

ad adottare in tempi rapidi ogni utile intervento atto a rafforzare patrimonialmente l'Istituto per il Credito Sportivo;
a favorire eventuali operazioni di acquisizione delle quote di natura strettamente privatistica, da parte di Fondazioni di origine bancaria che affiancherebbero in tal modo lo Stato, la Cassa Depositi e Prestiti ed il CONI, quale soluzione per garantire e salvaguardare l'alto scopo dell'Istituto;
a dare piena attuazione all'attuale previsione statutaria dell'Istituto ex articolo 4 che «su richiesta degli apportanti» (Stato e CONI) consente al Consiglio di Amministrazione di imputare a capitale, in tutto o in parte, i «Fondi apportati con attribuzione della partecipazione al rispettivo apportante», garantendo in tal modo la ripatrimonializzazione dell'Ente;
a consentire la fruibilità del citato Fondo di Garanzia, consentendo all'associazionismo dilettantistico di poter accedere ai servizi erogati dall'Istituto;
ad una maggiore sintonia e collaborazione tra gli organismi governativi competenti e la governance dell'ICS;
a prevedere anche l'istituzione di un tavolo concertativo con le parti sociali e l'ICS allo scopo di garantire continuità alla vocazione primaria della banca rendendo accessibili alle persone i beni necessari per conseguire forme più elevate di socialità.
(1-00047)
«Barbieri, Versace, Holzmann, Pizzolante, Paniz, Razzi, Gioacchino Alfano, Centemero, Lehner, Palmieri».

Risoluzione in Commissione:

III Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
con la decisione del 2 maggio 2002, il Consiglio dell'Unione Europea ha aggiornato la lista delle persone e delle entità i cui fondi devono essere congelati nell'ambito della lotta al terrorismo, includendo in tale lista l'Organizzazione dei Mujahidin del Popolo Iraniano (OMPI);
nei successivi aggiornamenti, l'OMPI è stata sempre mantenuta in tale lista, fino alla Decisione del Consiglio del 21 dicembre 2005 relativa a misure restrittive specifiche, contro determinate persone ed entità, destinate a combattere il terrorismo (2005/930/CE);
il procedimento che può condurre ad una misura di congelamento dei fondi ai sensi della normativa pertinente si svolge su due livelli, uno nazionale e l'altro comunitario; in un primo momento, un'autorità nazionale competente, in linea di principio un'autorità giudiziaria, deve adottare una decisione che deve essere basata su «prove o indizi seri e credibili»; in un secondo momento, il Consiglio, all'unanimità, deve decidere di includere l'interessato nell'elenco delle organizzazioni terroristiche sulla base di informazioni precise che mostrano l'adozione di una decisione nazionale; in seguito, il Consiglio deve «accertarsi», a intervalli regolari, almeno una volta ogni sei mesi, che la presenza dell'interessato sull'elenco controverso «resti giustificata»;
la sentenza del 12 dicembre 2006 del Tribunale di Prima Istanza della Corte

di Giustizia delle Comunità Europee (causa T-228/02) ha annullato la Decisione del Consiglio del 21 dicembre 2005 poiché ha constatato che «la decisione impugnata non è motivata e che è stata adottata nell'ambito di un procedimento durante il quale non sono stati rispettati i diritti della difesa della ricorrente (l'OMPI)»;
il Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee ha stabilito, in linea generale, che «la motivazione di una decisione successiva di congelamento dei fondi deve indicare le ragioni specifiche e concrete per cui il Consiglio considera, in seguito al riesame, che il congelamento dei fondi dell'interessato resta giustificato»;
inoltre il tribunale ha specificato che il Consiglio dell'Unione europea durante la seduta di riesame ha accettato che nel caso dell'annullamento delle prove contestate si impegnerà ad intraprendere delle iniziative onde eseguire la sentenza alla base dell'articolo 233 del Trattato CE. Il che significa che il Consiglio in ogni caso, dopo la fine del dibattimento verbale sui documenti contestati correggerà oppure annullerà i documenti contestati;
il 30 gennaio 2007, il Consiglio dell'Unione europea ha comunicato, con una lettera ai legali dell'OMPI, di non avere intenzione di procedere alla cancellazione di tale organizzazione dalla lista, ma solo di concedere ad essa la possibilità di presentare le proprie osservazioni sul caso;
il 30 novembre 2007 la Commissione d'appello delle organizzazioni proscritte del Regno Unito (POAC - Proscribed Organisations Appeal Commission) ha ordinato al Ministro dell'interno britannico di rimuovere immediatamente l'OMPI dall'elenco delle organizzazioni vietate; il POAC dopo aver esaminato le prove pubbliche ha dichiarato che l'Organizzazione dei Mojahedin non è coinvolta nel terrorismo;
il 14 dicembre 2007 la stessa POAC ha riaffermato la decisione presa il 30 novembre, respingendo il ricorso contro la sentenza avanzato dal Ministro dell'interno;
il 7 maggio 2008 la Corte d'appello britannica, presieduta dal Lord Chief, giudice Phillips, ha respinto definitivamente l'appello che il Ministro dell'interno del Regno Unito aveva presentato contro la decisione del 30 novembre 2007 della POAC, rendendo così definitivo l'ordine di cancellare l'OMPI dall'elenco delle entità terroristiche;
il 23 giugno 2008, entrambe le Camere del Parlamento britannico hanno approvato all'unanimità una risoluzione che annulla la definizione di terroristi assegnata all'OMPI e, il 24 giugno, il Ministero dell'interno britannico ha ufficialmente cancellato l'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell'Iran dalla lista delle organizzazioni terroristiche del Regno Unito;
sin dai primi anni '80, l'Italia ha riconosciuto lo status di rifugiati politici a non pochi membri dell'OMPI e della resistenza iraniana;
in favore della cancellazione dell'OMPI dalla lista europea delle organizzazioni terroristiche si sono più volte espressi numerosi deputati e senatori della maggioranza e dell'opposizione, e oltre la metà dei deputati ha firmato nella presente legislatura documenti in tal senso;
nella XV legislatura, il 14 giugno 2007, la III Commissione della Camera dei deputati ha approvato la risoluzione 7-00196 «Sulla lista UE delle persone ed entità coinvolte in atti di terrorismo», che impegnava il Governo a sostenere in sede di Consiglio dell'Unione europea il pieno rispetto della sentenza del 12 dicembre 2006 del Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (causa T-228/02); a partecipare attivamente alla revisione semestrale di tale lista da parte del Consiglio al fine di accertare che la presenza dell'OMPI come di altre organizzazioni e individui nell'elenco delle organizzazioni terroristiche sia realmente

giustificata, tenendo conto dei rilievi mossi dalla summenzionata sentenza alle precedenti decisioni del Consiglio, in particolare, per quanto riguarda la condizione preliminare di una decisione della autorità nazionale competente e l'obbligo di comunicazione;
il 28 giugno 2008, a Parigi, si è tenuto un pacifico raduno di circa 70.000 iraniani della diaspora a sostegno della piattaforma della signora Maryam Rajavi, Presidente eletto dal Consiglio Nazionale della Resistenza dell'Iran (CNRI) per istituire in Iran un governo democraticamente eletto, perché si giunga all'abolizione della pena di morte e della tortura, all'eguaglianza di diritti fra uomo e donna, all'effettiva libertà religiosa, al rispetto di tutti i diritti umani e civili previsti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e perché l'Iran abbandoni il programma di arricchimento dell'uranio, intrapreso contro i propri impegni internazionali;
a tale raduno sono stati presenti anche alcuni parlamentari italiani, oltre che di numerosi altri Paesi;
il 15 luglio 2008 il Consiglio dei Ministri europeo ha deciso per il mantenimento dell'OMPI nella lista delle organizzazioni terroristiche in virtù di una richiesta avanzata dal governo francese, nonostante poche settimane prima la Corte d'Appello inglese avesse deciso la cancellazione avendo preso in esame una vasta mole di documentazione;
il 23 luglio 2008, la signora Maryam Rajavi ha partecipato a Roma presso la Camera dei deputati a una conferenza stampa e a un convegno sui diritti umani nel proprio Paese, nel corso dei quali ha ribadito le posizioni espresse a Parigi;
nel corso della sua presenza a Roma, la signora Rajavi ha incontrato personalità politiche e istituzionali di diverse forze politiche;
considerando che, come ha anche affermato il Parlamento europeo nella risoluzione del 4 settembre 2008 sulle esecuzioni capitali in Iran, vi è motivo di temere che i membri e gli associati dell'opposizione iraniana, che sono raggruppati e protetti a Camp Ashraf nel Nord dell'Irak da forze multinazionali guidate dagli Stati Uniti in base all'articolo 27 dalla quarta Convenzione di Ginevra, potrebbero rischiare di essere espulsi o rimpatriati in modo forzato in Iran, dove potrebbero subire gravi persecuzioni ed eventualmente essere persino condannati a morte,

impegna il Governo:

a partecipare attivamente alla revisione semestrale di tale lista da parte del Consiglio al fine di accertare che la presenza di organizzazioni e individui nell'elenco delle organizzazioni terroristiche sia realmente giustificata, tenendo conto dei rilievi mossi dalla summenzionata sentenza alle precedenti decisioni del Consiglio, in particolare, per quanto riguarda la condizione preliminare di una decisione della autorità nazionale competente, l'obbligo di comunicazione e motivazione, il diritto di difesa;
a chiedere in sede di Consiglio dell'Unione Europea la cancellazione dell'OMPI dalla lista delle persone e delle entità i cui fondi devono essere congelati nell'ambito della lotta al terrorismo, e in particolare a votare contro il mantenimento dei Mojaheddin del popolo nella lista, durante la revisione dei prossimi semestrali del Consiglio, atteso che alla luce della analoga cancellazione effettuata dal governo britannico dalla propria lista nazionale, si assicura così il pieno rispetto della sentenza del 12 dicembre 2006 del Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (causa T-228/02);
a chiedere alle autorità irachene e statunitensi di tenere conto della esigenza di rigoroso accertamento di eventuali responsabilità di singoli appartenenti alla predetta OMPI e al contempo di garanzia dei diritti di difesa, e in particolare di non rimpatriare in modo forzato verso l'Iran

qualsiasi membro dell'opposizione, profugo o richiedente asilo iraniano, il quale correrebbe il grave rischio di subire persecuzioni, e di lavorare, in particolare, con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e altri soggetti al fine di trovare una soluzione duratura soddisfacente alla situazione delle persone attualmente ospitate presso il Camp Ashraf.
(7-00047)
«Guzzanti, Miglioli, Saltamartini, Sbai, Ciccioli, Zamparutti, Goisis, Leoluca Orlando, Schirru, Mecacci, Beltrandi, Bernardini, Cristaldi, Evangelisti, Farina Coscioni, Livia Turco, Vico, Maurizio Turco, De Girolamo, Lorenzin, Angeli, Pelino, Di Biagio, Fucci».

TESTO AGGIORNATO AL 29 OTTOBRE 2008

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la persecuzione dei cristiani si allarga a macchia d'olio nel mondo e il numero dei martiri continua a crescere;
l'India, con i numerosi attentati, con le distruzioni, con i saccheggi, con le recenti esplosioni di violenza contro le comunità cristiane, è a parere degli interpellanti l'epicentro di questa globalizzazione dell'odio anticristiano che ha investito già la Turchia, l'Iraq, l'Indonesia, l'Algeria, ed altri paesi;
l'Occidente è irretito in una silenziosa ambiguità; tutte le associazioni per i diritti umani e per le libertà religiose tacciono imbarazzate;
il vento della scristianizzazione soffia con violenza fino a trasformare la dilagante «cristianofobia» in una drammatica esigenza di ingerenza umanitaria urgente -:
se il Governo, alla luce di tali riflessioni, non ritenga necessario ribadire con forza, nelle sedi opportune, anche comunitarie, la posizione dell'Italia in assoluta difesa dei diritti della libertà religiosa.
(2-00151)
«Di Virgilio, La Loggia, Bocchino, Bruno, Boniver, Landolfi, Lupi, Bertolini, Abelli, Gioacchino Alfano, Barani, Barbareschi, Bergamini, Bernini Bovicelli, Bocciardo, Calabria, Calgaro, Carlucci, Catone, Cazzola, Ceccacci Rubino, Ciccioli, Cristaldi, D'Ippolito Vitale, De Camillis, De Luca, De Nichilo Rizzoli, Di Cagno Abbrescia, Distaso, Renato Farina, Frassinetti, Fucci, Garagnani, Garofalo, Gava, Germanà, Giammanco, Golfo, Iannarilli, Laffranco, Lisi, Lorenzin, Marinello, Giulio Marini, Marsilio, Mistrello Destro, Moffa, Mondello, Mussolini, Angela Napoli, Pagano, Palmieri, Paroli, Patarino, Pelino, Pianetta, Pugliese, Repetti, Mariarosaria Rossi, Rosso, Sammarco, Savino, Scapagnini, Scelli, Simeoni, Speciale, Stasi, Tortoli, Valducci, Vella, Vignali, Zorzato».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
disposizioni di Legge stabiliscono che nei pubblici uffici e nelle istituzioni dello Stato venga esposta la foto del Presidente della Repubblica. Tali disposizioni, per quanto risulta agli interpellanti, non sempre vengono rispettate, nonostante vi siano

anche diverse disposizioni amministrative e circolari ministeriali, che si riferiscono all'obbligatoria esposizione della foto del Presidente nei Pubblici Uffici;
ebbene, risulterebbe agli interpellanti che il Ministro della Semplificazione Normativa, Sen. Roberto Calderoli, avrebbe esposto nel suo Ufficio al Ministero, la foto del Ministro delle Riforme e leader del movimento politico Lega Nord, onorevole Umberto Bossi, anziché, come d'obbligo, la foto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano;
se la notizia fosse fondata sarebbe un fatto assai grave che squalifica oltremodo le nostre istituzioni: una provocazione inaccettabile per un uomo di governo;
posto che nella fattispecie non si tratta di questioni legate ai costi della politica, né a questioni prettamente ideologiche, appare evidente che si tratta di atteggiamenti di disprezzo nei confronti dell'assetto istituzionale dello Stato e in particolare verso il Presidente della Repubblica -:
se non ritenga opportuno verificare la fondatezza delle insistenti, quanto attendibili, indiscrezioni da cui risulta che il ministro della Semplificazione Calderoli avrebbe esposto la foto del suo leader, onorevole Umberto Bossi, segretario federale della Lega, al posto di quella del Presidente della Repubblica;
quali iniziative intenda assumere per garantire il rispetto dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121;
se non ritenga opportuno avviare una verifica più ampia per monitorare che tutte le aule di scuole e università, gli uffici della pubblica amministrazione e gli uffici pubblici dello Stato e degli Enti Locali e Regionali, siano dotati dei simboli del Paese ed in particolare della foto del Presidente della Repubblica.
(2-00154)
«Laratta, Grassi, Fadda, Misiti, Giorgio Merlo, Giacomelli, Gasbarra, Farinone, Cesario, Iannuzzi, Bonavitacola, Losacco, Margiotta, Trappolino, Luongo, Tullo, Lusetti, Cesare Marini, Garofani, Berretta, Barbi, Boccuzzi, Pierdomenico Martino, Picierno, Minniti, Nicolais, Gozi, Villecco Calipari, Lo Moro, D'Antoni, Laganà Fortugno».

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un'inchiesta della Procura della Repubblica di Crotone ha portato all'allucinante scoperta dell'utilizzo di 350 mila tonnellate di scorie pericolose per la realizzazione, tra l'altro, dei piazzali di tre scuole pubbliche di Crotone, i parcheggi di attività commerciali e la pavimentazione di una delle panchine del porto;
su disposizione della Procura di Crotone sono state sottoposte a sequestro preventivo ben diciotto aree nei territori di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro;
i materiali pericolosi sarebbero provenienti dall'industria «Pertusola Sud» di Crotone (chiusa alla fine degli anni '90 e di proprietà dell'ENI), che anziché farli smaltire in discariche specializzate, li avrebbe ceduti ad imprese di costruzioni e da queste sarebbero stati usati per vari lavori edili;
sembra, altresì, che i materiali siano costituiti da altre scorie provenienti dall'Ilva di Taranto;
le scorie utilizzate per i vari lavori sono costituite da una miscela di metalli altamente cancerogeni;
dalle indagini è emerso che le società alle quali venivano cedute le scorie pericolose sono la «Crotonscavi Srl» e la

«Ciampà Paolo» e queste utilizzavano l'approvvigionamento per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali;
negli anni scorsi alcuni appalti concessi al gruppo «Ciampà» hanno portato all'accesso antimafia al Comune e alla Provincia di Crotone;
le indagini che hanno portato all'operazione fatta dalla Procura di Crotone, denominata «Black Mountain», sono iniziate nel 1999 e all'interrogante appare davvero inconcepibile che le relative risultanze siano emerse dopo così lungo tempo e, comunque, solo dopo il pensionamento di Franco Tricoli, già capo di quella Procura;
la legge n. 426 del 1998 ed il decreto ministeriale n. 468/2001 hanno previsto, nell'ambito di una programmazione nazionale, la bonifica ed il ripristino ambientale del territorio crotonese, ma mai avvenuti;
gli inquirenti hanno anche avviato le indagini per accertare l'eventuale inquinamento dei fondali marini dell'area antistante Crotone;
nei giorni scorsi è stata data notizia della smagnetizzazione di un video relativo alle modalità di smaltimento delle scorie tossiche in questione, depositato presso la Procura di Crotone;
nel 2003 anche la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti aveva denunziato l'inquinamento derivante proprio dall'ex Pertusola di Crotone ed aveva trasmesso la relativa relazione alla Procura della Repubblica di quella Città -:
quanti e quali enti, nonostante la negazione della certificazione antimafia da parte della Prefettura di Crotone, abbiano continuato ad affidare incarichi a qualche ditta del gruppo Ciampà;
se la ditta Ciampà sia risultata aggiudicataria di altri appalti in Calabria, al di fuori del territorio crotonese;
se siano riscontrabili legami tra le ditte del gruppo Ciampà e quelle del gruppo Vrenna di Crotone, queste ultime impegnate nella raccolta di rifiuti;
quanti finanziamenti siano stati stanziati ed elargiti negli anni passati per il risanamento ambientale dell'area industriale ex Pertusola Sud e come siano stati spesi;
se corrisponda al vero che soltanto nella scorsa settimana la Syndial, società incaricata, ha presentato, nella sede dell'Assessorato regionale all'ambiente, il progetto di disinquinamento dell'ex Pertusola Sud di Crotone;
se corrisponda al vero che l'intervento di disinquinamento prenderà il via solo tra il 2009 e il 2010 e si protrarrà fino al 2020;
se e quali altre società hanno avuto l'incarico di disinquinamento e bonifica negli anni precedenti e quali siano i motivi per i quali non hanno espletato l'incarico stesso;
quale sia stata l'attività ed il controllo nel merito da parte del Ministro dell'ambiente del Governo della precedente legislatura;
quali siano stati gli interventi ed i controlli fatti dall'Ufficio del Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria, in carica ormai da oltre dieci anni;
quale sia il livello di attuazione del contenuto dell'ordinanza del Ministro dell'interno n. 3149 del 1o ottobre 2001;
se sia stato erogato e come sia stato speso il finanziamento, previsto nel 2002-2003, per la bonifica ed il ripristino ambientale del sito della Pertusola di Crotone, a norma della legge n. 468/2001, con decreto ministeriale 26 novembre 2002;
se il Ministro della giustizia non ritenga di dover avviare un'adeguata indagine presso la Procura di Crotone che, fino al 16 agosto 2008, aveva a capo il procuratore Franco Tricoli, oggi trust delle società del gruppo Vrenna, al fine di

accertare, tra l'altro, se risultino iscritte in quella Procura tutte le notizie di reato e quali siano state le motivazioni che hanno dilatato i tempi delle indagini per ben nove anni;
se, alla luce delle potenzialità delle cosche della 'ndrangheta crotonese, emergano gli interessi delle stesse anche nella gestione delle scorie pericolose in questione;
se non ritengano di assumere iniziative normative dirette a rivisitare le norme del codice penale per aggravare le pene per i reati di carattere ambientale.
(2-00152)«Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MECACCI, ZAMPARUTTI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 30 agosto scorso il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Colonnello Muhammar Gheddafi hanno firmato nella città di Bengasi in Libia un Trattato di «amicizia, partenariato e cooperazione» tra Italia e Libia;
il 16 settembre, al Parlamento, oltre che all'opinione pubblica, non è dato conoscere le linee generali né tantomeno i termini precisi di detto trattato, né meglio comprendere quali saranno i tempi e i passaggi istituzionali per la necessaria ratifica del documento da parte dei due rami del Parlamento, l'intera vicenda restando avvolta da un incomprensibile alone di mistero;
secondo quanto riportato da varie agenzie di stampa e dal sito www.governo.it, al centro del trattato vi dovrebbe essere la corresponsione, sotto forma di investimenti in progetti infrastrutturali in Libia, di una cifra di 5 (cinque) miliardi di dollari, per un periodo di 25 (venticinque) o 20 (venti) anni come compensazione per i «danni inflitti alla Libia da parte dell'Italia durante il periodo coloniale» (corriere.it, 30 agosto 2008) per i quali, ha anche detto il Presidente del Consiglio, «A nome del popolo italiano, come capo del Governo, mi sento in dovere di porgere le scuse» (corriere.it, 30 agosto 2008);
la rilevanza economica di tale indennizzo, che impegnerebbe non solo l'attuale Governo ma anche quelli a venire, ed il «precedente» che ciò costituisce rispetto a situazioni analoghe della storia coloniale che coinvolge paesi della Unione europea, rendono ancora più incomprensibile la mancata informazione al Parlamento e all'opinione pubblica dei termini del trattato;
secondo quanto sottolineato dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai microfoni del Tg3, grazie all'accordo, tra le altre cose in Italia «avremo meno clandestini e maggiori quantità di gas e petrolio libico, che è della migliore qualità» (Adnkronos, 30 agosto 2008);
esiste un noto e annoso contenzioso nei confronti della Libia relativo tanto alle famiglie degli esuli cacciati a seguito della «rivoluzione» di Gheddafi - celebrata a Bengasi con la firma del Trattato - quanto a centinaia di imprese che negli anni Ottanta sono state espulse nottetempo da quel paese, contenzioso che, sempre stando a quanto riferito da fonti stampa, non rientra nel documento firmato a Bengasi il 30 agosto scorso;
a seguito di dichiarazioni rilasciate a due giorni dalla firma del Trattato dal Colonnello Gheddafi, riportate dall'agenzia di stampa libica Jana, relative a un articolo dello stesso che prevedrebbe che «l'Italia non userà né permetterà l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia», il Governo italiano in una nota diffusa da Palazzo Chigi ha precisato che «l'accordo fa, come è ovvio, salvi tutti gli impegni assunti precedentemente dal nostro Paese, secondo i principi della legalità internazionale» (governo.it, 2 settembre 2008), mentre il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, in una dichiarazione ripresa dal Corriere della Sera, da un

lato, ha confermato che l'accordo con la Libia «prevede un reciproco impegno a non esercitare azioni di aggressione, cosa che l'Italia esclude categoricamente di poter fare» e, dall'altro, ha affermato che «Questo è un trattato bilaterale e... Non si può rimettere in discussione tutti i trattati internazionali degli ultimi vent'anni» e che l'Italia ha «specificato con grande chiarezza che ci sono trattati internazionali che sono multilaterali, che restano ovviamente» (corriere.it, 3 settembre 2008);
dal canto suo, l'ambasciatore libico in Italia Hafed Gaddur ha detto che «nessuno ha mai voluto cancellare i trattati internazionali» antecedenti l'accordo tra Italia e Libia, ma che Tripoli vuole «la garanzia» che non si ripeta quanto «successo in precedenza, quando è stata usata una base militare americana nel territorio italiano nell'aggressione del 1986». «Volevamo stare tranquilli che l'Italia non permetterà l'uso di queste basi» ha aggiunto l'ambasciatore (corriere.it, 3 settembre 2008);
l'articolo 8 del Trattato Nord-Atlantico del 1949, tra l'altro, prevede che ogni Stato parte «si impegna a non sottoscrivere nessun altro impegno internazionale che sia in conflitto con questo Trattato»;
è nota la natura non-democratica, autoritaria e liberticida del regime libico, che ad avviso degli interpellanti si è sempre caratterizzato per una sistematica repressione di ogni forma di dissenso politico, per la pratica della tortura, per il ricorso alla pena di morte prevista per molti reati (tra cui attività non violente come quelle relative alla libertà di espressione e di associazione e altri «reati politici» ed economici) e obbligatoria per gli appartenenti a gruppi che si oppongono ai principi della rivoluzione del 1969, con almeno 9 esecuzioni effettuate nel 2007 e altre 6 nei primi due mesi del 2008; un regime caratterizzatosi tra l'altro per l'uso cinico, e destabilizzante per il nostro Paese, del dramma dei clandestini che partono dalle coste libiche, oltre che per attacchi diretti alle nostre rappresentanze diplomatiche in Libia come quelli avvenuti in occasione dell'iniziativa dell'allora ministro Calderoli in sostegno della libertà di critica della religione musulmana;
è nota altresì la consuetudine del regime di Gheddafi a intavolare «trattative» ricattatorie nei confronti di altri Stati, la più recente e nota delle quali è sicuramente quella che ha coinvolto le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese condannati a morte in Libia con la falsa accusa di aver infettato col virus HIV 426 bambini del Centro ospedaliero di Bengasi, vicenda che si è risolta positivamente solo dopo un lungo contenzioso che ha visto tra l'altro la Commissione UE stanziare due milioni di euro per un piano di assistenza al Centro ospedaliero di Bengasi e altri «donatori» pagare un indennizzo pari a circa un milione di dollari per vittima -:
se non ritenga di dover rendere con la massima urgenza al Parlamento e all'opinione pubblica informazione piena ed esaustiva dei termini del Trattato di «amicizia, partenariato e cooperazione» tra Italia e Libia che riguarda interessi e impegni, anche futuri, così rilevanti per il nostro Paese, al fine anche di poterlo confrontare con una serie di informazioni acquisite relativamente alla situazione politica generale e, in particolare, dei diritti umani del regime libico eletto interlocutore politico ed economico del Governo italiano;
se i partner dell'Unione europea e i paesi alleati nel patto atlantico siano stati informati dell'iniziativa bilaterale e degli effettivi contenuti dell'accordo, in particolare degli impegni circa le basi Nato, che non poche implicazioni avrebbero nel sistema di alleanze e vincoli internazionali del nostro Paese;
cosa intenda fare nei confronti degli eredi della ex collettività italiana di Tripoli che si sono detti «increduli e sdegnati» per l'accordo raggiunto tra Italia e Libia e che si battono da 38 anni per ottenere una legge, sempre rinviata «per mancanza di

fondi», che chiuda il contenzioso per i beni confiscati da Gheddafi agli italiani, oltre che nei confronti delle imprese italiane in Libia che negli anni Ottanta sono state improvvisamente espulse da Gheddafi.
(5-00389)

VIGNALI, DI BIAGIO e PICCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
le Suore Eucaristine, presenti a Sofia sin dal 1920, hanno costruito nel 1926 su un terreno acquistato dalla città di Sofia (Bulgaria), in via Pirotska 175, un orfanotrofio. La costruzione, terminata nel 1930, è stata favorita dalla principessa Eudokia ed a lei dedicata. A partire dal 1946 le S. E. sono state espropriate progressivamente di tutti i loro beni, mobili e immobili, fino alla completa espropriazione anche dell'orfanotrofio avvenuta con atto ufficiale il 29 dicembre del 1952, dopo che le S.E. stesse avevano rifiutato l'offerta di acquisto da parte del Ministero degli esteri nel 1951. Nel 1961 il consiglio popolare della città di Sofia intima alle S.E. di abbandonare completamente e definitivamente l'edificio e il 6 aprile dell'anno seguente, 1962, le suore lasciano l'orfanotrofio e il convento;
il 30 gennaio del 1992, dopo la caduta del regime comunista, le S.E. richiedono alle autorità comunali la piena restituzione delle loro proprietà immobiliari come previsto dalla legge;
le S.E. presentano ampia documentazione, nonché testimonianza giurata di numerosi testimoni tra cui tutti i confinanti, che attestano la legittimità della loro richiesta. Le autorità rimandano, e si rimandano tra i vari uffici, la pratica con argomentazioni sempre diverse e sempre pretestuose come ad esempio: non conforme identità nominale tra le richiedenti e la proprietà all'atto dell'esproprio, mancanza di documentazione, modifica dell'assetto delle costruzioni nel corso degli anni eccetera. Vengono anche richieste verbalmente somme di denaro per perizie tecniche: le somme sono ingenti data la condizione di povertà in cui versa l'Ordine. Queste lungaggini costringono le S.E. a chiedere nuovamente la restituzione dei beni nel 1998 e finalmente nel 2001 arriva una risposta dalla città di Sofia: i beni non possono essere restituiti perché le suore che oggi ne fanno richiesta non sono ritenute legittime eredi della proprietà all'atto della confisca. Nel 2004 il Tribunale di Sofia stabilisce la perfetta identità tra le Suore richiedenti e quelle alle quali erano state confiscate le proprietà. Ma con una sentenza del 2005 e una successiva del 2006 il Tribunale accorda alle suore solamente il diritto di compensazione dei beni e non la restituzione degli stessi come richiesto e come previsto dalla legge. Il sospetto è che essendo gli immobili in questione in zona centralissima di Sofia possano essere oggetto di interessi speculativi;
questa vicenda è stata oggetto anche di interrogazione parlamentare da parte dell'eurodeputato On. Mario Mauro nel settembre 2007 -:
se il Governo sia al corrente della situazione e quale posizione e quali azioni intenda assumere alla luce di questo trattamento discriminatorio perpetrato dalle autorità bulgare nei confronti delle Suore Eucaristine.
(5-00398)

VILLECCO CALIPARI, ZAMPA, GIULIETTI, DE MICHELI, CESARE MARINI, FERRANTI, VIOLA, VERNETTI, TOUADI, CONCIA, ZACCARIA, VERINI, MARAN, ROSSA e COSCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la stampa nazionale (l'Unità del 29 settembre) ha riportato la notizia della grande impressione suscitata al Salinadocfest - festival del documentario narrativo - dal filmato di Andrea Segre e Dagmawi Yimer, intitolato «Come un uomo sulla terra», sulla esperienza vissuta dallo stesso Dagmawi nel suo penoso peregrinare

da Addis Abeba sino all'Italia passando per il villaggio libico di Kufra;
nel documentario viene descritto in modo preciso il lager in cui vengono trattenuti i cittadini di varia nazionalità che intendono raggiungere le coste del mondo occidentale e quelle italiane in particolare;
le condizioni in cui vengono trattenuti sono di una pesantezza disumana, in modo particolare per le donne;
nello stesso documentario si sostiene che imprecisate autorità italiane sono state in visita a Kufra e avrebbero quindi dovuto vedere l'orrendo trattamento inflitto agli sfortunati cittadini provenienti da diverse regioni africane -:
se il nostro Governo sia a conoscenza dell'esistenza di questo campo di detenzione nella località libica di Kufra;
se negli accordi recentemente stipulati, con l'obbligo per l'Italia di versare somme in favore del Governo libico, sia per le antiche diatribe bilaterali, sia per il controllo dell'immigrazione diretta nel nostro paese, sia stato chiesto di fermare in appositi campi i detenuti in transito, o se vi siano altri accordi specifici relativi al trattamento degli immigrati che attendono di attraversare il Mediterraneo;
se l'Italia sia coinvolta, in qualsiasi modo, da sola o con altri Paesi europei, nella costruzione e/o nel finanziamento di campi per immigrati sia a Kufra sia in altre località della Libia;
se risultino visite compiute da nostre autorità a qualsiasi livello al campo di Kufra, e quali siano esattamente le autorità italiane che avrebbero fatto visita al campo nel corso del 2005, come riportato nel suddetto documentario;
se non si ritenga di dover comunque intervenire con estrema urgenza per avere la garanzia assoluta che i soldi dei contribuenti italiani non vengano utilizzati per palesi e gravissime violazioni dei diritti umani fondamentali;
quali passi intenda comunque compiere il Governo per tutelare l'immagine tradizionale dell'Italia sempre schierata in qualsiasi parte del mondo in difesa dei diritti dell'uomo;
se il Governo non intenda riferire con urgenza in Parlamento nella questione.
(5-00399)

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA e DI CATERINA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 17 settembre 2008, la 13a Commissione permanente del Senato della Repubblica «Territorio, ambiente, beni ambientali» ha tenuto l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso, sulle questioni connesse all'emergenza relativa agli incendi boschivi sul territorio nazionale;
il sottosegretario Guido Bertolaso ha analizzato le strategie poste in essere per fronteggiare l'emergenza relativa agli incendi boschivi verificatisi nel corso dell'estate 2008 ed ha esposto i risultati ottenuti su questo versante, non dimenticando, però, al tempo stesso, di evidenziare la necessità di procedere ad una corretta razionalizzazione delle risorse e delle competenze impegnate in questa lotta attraverso una revisione della legge n. 353 del 2000;
il Corpo forestale dello Stato ha diffuso i dati della «Campagna antincendi boschivi 2008», in cui si evidenzia come nel periodo compreso tra il 1o gennaio ed il 15 settembre 2008, data di chiusura della campagna stessa, si sia registrato un sensibile calo degli incendi boschivi rispetto a quelli censiti nello stesso periodo del 2007;
il numero complessivo degli incendi boschivi registrati nel 2008 è stato di 4.897 a fronte degli 9.216 rilevati nel 2007, con una riduzione di quasi il 50 per cento, ed in netto calo è stata anche la superficie

totale percorsa dalle fiamme che è passata dai 210.870 ettari del 2007 ai 37.539 del 2008;
sempre nel 2008 sono diminuite anche le superfici boscate e non boscate andate in fumo rispetto a quelle rilevate nello stesso periodo dell'anno precedente: 109.275 ettari del 2007 contro i 15.270 del 2008 per le superfici boscate e 101.595 ettari del 2007 contro i 22.269 del 2008 per le superfici non boscate;
a fronte di questi dati generali, sicuramente positivi, la Calabria si colloca al secondo posto della graduatoria delle regioni più colpite facendo registrare ben 758 incendi boschivi, con la Campania al primo posto con 774 incendi;
la Calabria, inoltre, si colloca al secondo posto della graduatoria delle regioni con la più estesa superficie boscata percorsa dal fuoco, ben 2.160 ettari, con la Puglia al primo posto con 3.203 ettari;
soprattutto nel periodo di ferragosto, la Calabria è stata interessata da un numero imponente di incendi boschivi, circa 156, senza che vi sia stata una risposta efficace in termini di contrasto e spegnimento tanto da costringere il sottosegretario Guido Bertolaso ad inviare due esperti della struttura della Protezione civile nazionale per collaborare con le autorità locali;
sempre nello stesso periodo, nella provincia di Cosenza, si è registrato un vasto incendio che è stato spento con l'ausilio di aerei Canadair con forze presenti a terra in numero assolutamente insufficiente a contrastare l'avanzata del fronte del fuoco;
dal maggio 2007, una circolare del Dipartimento della Protezione civile della regione Calabria ha stabilito che gli uffici provinciali di protezione civile devono restare aperti solo dal lunedì al venerdì mentre per il fine settimana ed i giorni festivi è stata prevista la reperibilità dei dipendenti, con un aumento evidente di spese e con l'aggravante che, mentre nel periodo di ferragosto intere aree boschive della provincia di Cosenza andavano a fuoco anche con il rischio di provocare danni alle persone, la sala operativa provinciale della Protezione civile era chiusa e da quella regionale di Catanzaro pare che gli operatori non siano stati nemmeno allertati;
è risultata evidente la mancanza di coordinamento ed integrazione negli interventi tra le strutture centrali e periferiche della Protezione civile calabrese e che molto è stato fatto grazie all'abnegazione dei singoli -:
quali iniziative, il Presidente del Consiglio dei ministri, intenda intraprendere per garantire, nei limiti delle proprie responsabilità e competenze, un più efficace piano di interventi in difesa del patrimonio boschivo calabrese.
(4-01192)

BERRETTA, GENOVESE, CAPODICASA, BURTONE, CAUSI, SIRAGUSA, SAMPERI, ANTONINO RUSSO e D'ANTONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le politiche europee, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da tempo si parla dell'istituzione del Politecnico del Mediterraneo quale istituto europeo di alta formazione per l'intero bacino del Mediterraneo e la sede naturale è stata ritenuta, da una pluralità di soggetti, la Sicilia, sia per la sua posizione geografica che per gli scambi culturali intessuti nei secoli con gli altri Paesi;
in tale senso si sono sempre orientati il Governo nazionale e quello regionale, assieme alle quattro università siciliane direttamente coinvolte, ottenendo l'adesione dell'Unione europea;
come si apprende dalla stampa e dall'allarme lanciato dai rettori siciliani, la Commissione europea ha deciso, improvvisamente, di trasferire la sede del Politecnico in Slovenia, privando così la Sicilia non solo dei finanziamenti necessari alla realizzazione dell'istituzione universitaria,

ma soprattutto della valorizzazione delle sue intelligenze e della possibilità di diventare polo di attrazione per molti Paesi nello strategico campo del sapere tecnico e scientifico che è presupposto primario di ogni reale prospettiva di sviluppo, visto che, come ha dichiarato il rettore di Enna, «l'investimento nell'alta formazione è molto più importante che realizzare una infrastruttura»;
tale decisione appare una grave manifestazione di disinteresse dell'Unione europea verso la crescita e lo sviluppo della Sicilia nella sostanziale indifferenza del Governo italiano -:
quali iniziative intenda adottare nei confronti della Commissione europea per conoscere i motivi che hanno indotto la Commissione medesima al trasferimento del citato Politecnico dalla Sicilia alla Slovenia;
se non ritenga di dover intraprendere con la massima urgenza iniziative adeguate nei confronti della Commissione europea affinché la Sicilia torni ad essere sede del Politecnico del Mediterraneo, come originariamente previsto.
(4-01194)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
l'articolo 28 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, prevede la istituzione dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra);
l'Ispra svolge le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat) di cui all'articolo 38 del decreto legislativo n. 300 de1 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata almare (Icram) di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 21 gennaio 1994, n. 61;
i suddetti istituti (Apat, Icram, Infs) svolgevano e svolgono compiti di rilevanza nazionale quali:
controlli ed ispezioni ambientali;
raccolta, elaborazione e divulgazione di dati di pubblico interesse sullo stato dell'ambiente;
supporto tecnico al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la gestione dei procedimenti autorizzatori inerenti Via, Vas, Ippc, Aia, siti contaminati;
predisposizione di linee guida tecniche a supporto delle politiche per lo sviluppo sostenibile;
esprimere, sulle materie di competenza, i pareri tecnico-scientifici richiesti dallo Stato, dalle Regioni e dalle Province, nonché dagli enti locali;
diffondere e divulgare le conoscenze in campo ambientale;
salvaguardia della biodiversità in ambiente terrestre, marino e costiero e nelle politiche per la pesca e la maricoltura sostenibile;
censire il patrimonio costituito dalla fauna selvatica, studiarne lo stato, l'evoluzione ed i rapporti con le altre componenti ambientali; controllare e valutare gli interventi faunistici operati dalle Regioni e dalle Province;
fornire allo Stato e alle Regioni supporto per l'applicazione delle convenzioni

e direttive internazionali aventi come oggetto la conservazione della fauna selvatica e degli habitat;
fornire alle Regioni supporto per la predisposizione dei piani regionali faunistico-venatori;
il personale precario rappresenta una parte importante del personale del nuovo Istituto, ed ammonta a più di 700 unità con contratti di vario tipo e nella maggior parte dei casi con una anzianità di durata pluriennale;
la esagerata proporzione tra lavoratori precari e personale a tempo indeterminato è evidente in tutti gli enti ed è particolarmente gravosa per l'ex-Icram, anche a causa di una pianta organica sicuramente non adeguata alle attività che l'Istituto ha svolto sin ora e per la mancanza di un piano triennale dei fabbisogni di personale, che si protrae ormai da molto tempo;
in materia di stabilizzazione del personale precario, per l'ex-Apat è stato sottoscritto un protocollo d'intesa in data 11 luglio 2007 con le rappresentanze sindacali dell'Ente (Flc-Cgil, Uilpa-Ur, Anpri, Usi-Rdb) e sono stati identificati percorsi di stabilizzazione, che hanno portato nel 2007 all'assunzione di un primo gruppo di 158 persone con vari profili. Tuttavia si è ancora in attesa del completamento delle procedure di stabilizzazione già avviate, ovvero della applicazione completa della disposizione commissariale Apat n. 347 del 23 ottobre 2007, allegato D, graduatoria B, relativa a ulteriori 152 posizioni di personale, peraltro già vincitore di concorso pubblico nazionale, e della relativa proroga sine die dei contratti nelle more della stabilizzazione (rif. articolo 3 legge n. 244/2007 commi 92 e 95), anche questa più volte richiesta. Si è, inoltre, in attesa dell'avvio delle procedure per l'applicazione della legge 244/2007 in materia di ampliamento delle misure di stabilizzazione del personale precario a coloro che maturano i requisiti previsti (articolo 3, commi 90 e 94, lettera a e b), che dovrebbero consentire la stipula dei contratti a T.I., nell'anno 2008 per tutti coloro che abbiano maturato i requisiti previsti dalle leggi finanziarie legge 296 del 2006 e legge 244 del 2007;
all'ex-Icram, sulla base dell'ultima pianta organica approvata, sono stati banditi dei concorsi attraverso i quali si è proceduto alla assunzione di alcuni vincitori, anche con fondi di cui alla legge 296 del 2006, mentre per altre 14 unità si deve ancora procedere all'assunzione. Inoltre, nel mese di luglio 2008 è stata prodotta la graduatoria ai sensi della stessa legge 296 del 2006, relativa al personale da stabilizzare, per il quale è stata disposta la proroga sine die del contratto, nelle more delle procedure di stabilizzazione;
presso l'ex-Infs non sono stati avviati processi di stabilizzazione, nonostante sia stata richiesta l'attivazione di procedure selettive sulla base dell'ultima pianta organica per l'acquisizione di personale dipendente. Dallo scorso giugno 2008, 6 unità di personale parasubordinato non hanno visto rinnovato il loro contratto -:
se il Ministro interrogato non intenda chiarire come, intenda garantire per la neo-costituita Ispra la regolare prosecuzione delle attività dell'istituto, con particolare riferimento ai controlli ambientali sul territorio e alle attività di ricerca, stante la dotazione organica attuale prevalentemente costituita da lavoratori precari storici dei tre enti di provenienza, comportando una evidente perdita di professionalità all'interno dell'Istituto determinando un conseguente stato di paralisi delle attività, a partire da quelle istituzionali previste da obblighi di legge vigenti.
(2-00155)
«Bratti, Mastromauro, Braga, Mariani, Viola, Bocci, Marchignoli, Marchi, Zampa, Antonio Martino, Losacco, Iannuzzi, Cuomo, Franceschini, Realacci, Lenzi, Bossa, Pes, Santagata, Esposito, De Biasi, Mecacci, Marchioni, Brandolini, Farinone, Margiotta, Morassut, Ginoble, Luongo, Garavini, Motta, Bellanova, Migliavacca, Ghizzoni, Bucchino».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRATTI, MARIANI, BRAGA, VIOLA e BOCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i problemi provocati dai cambiamenti climatici sono sempre più gravi e nelle politiche di mitigazione e adattamento, il risparmio energetico in edilizia permette oltre che una diminuzione di costi anche una notevole riduzione di gas serra;
le recenti dichiarazioni del Ministro Ronchi presuppongono un freno alle politiche virtuose impostate dal Governo Prodi per rispettare il Protocollo di Kyoto;
l'analisi energetica del parco edilizio italiano evidenzia eccessivi sprechi e ampi margini per migliorare l'efficienza di un settore responsabile di quasi il 50 per cento dei consumi energetici nazionali;
un'indagine condotta dalla FINCO (Federazione Industrie Prodotti Impianti e Servizi per le Costruzioni) e dall'ENEA, confluita in un «Libro Bianco» presentato nell'autunno scorso, ha delineato un quadro della situazione tutt'altro che esaltante. In particolare, si rilevano carenti le prestazioni relative alle due aree di maggiore rilevanza sotto il profilo energetico: quella dell'isolamento termico delle superfici e quella del riscaldamento degli ambienti;
nella precedente finanziaria sono stati introdotti numerosi incentivi fiscali per il risparmio energetico con particolare riguardo al comparto edilizio;
l'articolo 1, commi 344 e seguenti, della legge n. 296 del 2006 (Finanziaria 2007) prevedeva una detrazione di imposta per interventi di riqualificazione energetica del 55 per cento;
l'Agenzia delle entrate con circolare del 31 maggio 2007 n. 36, includeva nei beneficiari le ACER e gli Istituti Autonomi case popolari, i quali potevano beneficiare dello sgravio ai sensi del punto 1a). Tale possibilità veniva estesa a tutti gli immobili di proprietà;
la stessa Agenzia delle entrate con successiva circolare che riportava la risoluzione n. 340 il 1o agosto 2008 stabiliva, annullando la precedente, che la fruizione della detrazione da parte delle società o, più in generale da parte dei titolari di reddito di impresa, compete soltanto per i fabbricati strumentali utilizzati nell'esercizio delle attività imprenditoriale. Di conseguenza la società non può quindi fruire della detrazione del 55 per cento per i lavori di riqualificazione energetica eseguiti sugli immobili adibiti a locazione abitativa;
questa situazione penalizza fortemente le società più virtuose (Acer, IACP, eccetera) che già hanno investito in questo senso provocando dei problemi di bilancio;
il singolo inquilino non esegue in genere interventi di riqualificazione immobiliare su uno stabile non di sua proprietà -:
quali iniziative intenda adottare in relazione al problema del risparmio energetico con particolare riguardo agli incentivi per favorire l'effettiva attuazione degli stessi in ambito edilizia;
se e quali iniziative intenda adottare al fine di migliorare il rendimento energetico del comparto edilizio estendendo la possibilità di detrazione fiscale anche gli immobili a locazione abitativa così come previsto dalla circolare n. 36 del 31 maggio 2007.
(5-00384)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

BRANDOLINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel territorio delle Province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini - nel quale

sono ubicati due aeroporti militari - nel corso dell'estate si è riscontrato un incremento della presenza di formazioni nuvolose anomale rilasciate da aerei militari (cosiddette scie chimiche o chemtrails);
le condizioni meteorologiche del periodo estivo, la bassa quota di volo degli aerei militari, la dimensione, la forma e la durata delle scie sembrano escludere che possa trattarsi di normali scie di condensazione;
negli Stati Uniti da molti anni si susseguono proteste contro le scie nuvolose prodotte da aerei militari;
in Germania il fenomeno viene addebitato ad esperimenti militari;
recentemente - come documentato in un servizio del canale televisivo tedesco RTL TV - alcuni ricercatori climatici, attraverso verifiche e rilievi sulle formazioni nuvolose rilasciate da aerei militari, avrebbero trovato riscontri del fatto che si tratterebbe di nubi artificiali contenenti enormi quantità (tonnellate) di elementi chimici diffusi, polveri finissime a base di polimeri e di metalli irrorati con la funzione di confondere i radar e di consentire una manipolazione delle mappe meteorologiche. Secondo quanto affermato dai vertici militari, le quantità irrorate sarebbero modeste e non nocive;
il CNR nel 2005 e alcuni ricercatori indipendenti, attraverso analisi su campioni di pioggia, coincidenti con il rilascio delle scie chimiche, e su piante bagnate dalla stessa pioggia, hanno rilevato la presenza di una concentrazione al di sopra della norma di sostanze chimiche come quarzo, ossido di titanio, alluminio, sali di bario, sicuramente pericolosi per la salute e, secondo alcune fonti, anche cancerogene -:
se corrisponda al vero che nel 2003 è stato sottoscritto un trattato tra gli Stati Uniti e l'Italia sugli studi meteorologici e che da tale data sono triplicati i voli militari;
se il Ministero sia in possesso di elementi raccolti direttamente o indirettamente sul fenomeno ed, in particolare, di adeguate informazioni relative alle sostanze chimiche che vengono irrorate nell'aria, al loro grado di inquinamento e alla pericolosità per la salute pubblica;
quali iniziative intenda porre in essere per dare risposta ai cittadini, fortemente preoccupati dal fenomeno e per fornire esaurienti informazioni al paese.
(4-01193)

TESTO AGGIORNATO AL 17 GIUGNO 2010

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e ANTONIO PEPE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Corte di cassazione ha statuito il principio secondo cui l'omesso versamento all'erario, da parte del sostituto di imposta, della ritenuta d'acconto sul compenso dovuto ad un professionista impedisce a quest'ultimo, in sede di dichiarazione dei redditi, di detrarre l'ammontare della medesima;
secondo la giurisprudenza precedente, invece, si sosteneva che proprio perché il versamento è rimesso al sostituto, il sostituito rimaneva del tutto estraneo all'omissione e che, quindi, anche sotto il profilo probatorio, non poteva essere richiesto al percipiente di somme gravate da ritenuta un'ulteriore dimostrazione, ai fini della ripetizione dell'imposta indebitamente pagata, se non quella di aver subito la ritenuta;
parrebbe ora che, proprio sulla scorta di tale più recente sentenza, gli uffici dell'amministrazione finanziaria abbiano iniziato una serie di accertamenti, nei confronti di alcuni professionisti, invitandoli a dare prova dell'intervenuto versamento delle ritenute col recupero, in

difetto, del mancato versamento della ritenuta in capo al soggetto percipiente il compenso;
non è chi non veda come una tale iniziativa, se confermata, permetterebbe all'amministrazione di muovere rilievi, entro il periodo valido per gli accertamenti, nei confronti di molti professionisti che confidavano nel precedente indirizzo;
ciò anche a prescindere dalla stranezza di un'operazione che fa pagare al contribuente l'omesso versamento di una ritenuta che grava sul sostituto e che pretende di recuperare l'importo relativo da chi, comunque, ha percepito esclusivamente l'importo al netto della ritenuta -:
se sia confermata l'esistenza di accertamenti avviati dai competenti uffici direttamente nei confronti dei professionisti per omessi versamenti di ritenute;
se ritenga, non solo giuridicamente, ma anche in via di equità sostanziale, rispondente ai principi dello Statuto del contribuente tale azione e se, quantomeno, alla luce di tale orientamento più recente, non sia il caso di intervenire con un atto esplicativo a contenuto generale sul corretto comportamento che si vorrebbe attribuire ai contribuenti sostituiti in modo da renderli edotti di un tanto evitando, conseguentemente, di perseguirli per comportamenti posti in atto precedentemente, ma sulla base di un affidamento giustificabile;
quali interventi, ad ogni buon conto, intenda assumere allo scopo di restituire certezza nei rapporti giuridici e tributari tra sostituto e sostituito.
(5-00386)

Interrogazioni a risposta scritta:

DAL LAGO e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in attuazione di quanto disposto dal decreto del Presidente della Repubblica 21 settembre 1995, n. 472, il Ministero dell'economia e delle finanze, in data 12 luglio 2006, ha emesso la circolare esplicativa 3601/C con cui chiarisce i criteri di validazione dei dati necessari per la ripartizione per settori dei componenti dei consigli camerali;
i parametri presi in considerazione dal suddetto decreto riguardano il numero delle imprese operanti nelle singole circoscrizioni territoriali delle Camere di Commercio, l'indice di occupazione, ed infine il valore aggiunto apportato al bene dall'impiego dei fattori produttivi dell'impresa;
l'indice di occupazione, secondo quanto stabilito dalla circolare esplicativa è determinato in funzione dei dati ISTAT, tenendo conto anche degli elementi informativi forniti dall'INPS, specie per i settori dell'agricoltura e della pesca;
ciascun settore economico viene individuato sulla base della classificazione ATECO 91 ad eccezione delle imprese artigiane, che sono invece determinate secondo specifici criteri, di cui alla legge-quadro sull'artigianato 8 agosto 1985, n. 443;
la legge-quadro stabilisce che per l'individuazione delle imprese, nella definizione del numero degli addetti, si faccia esplicito riferimento alla figura dell'imprenditore artigiano, come pure alla figura del collaboratore artigiano, che essendo un familiare dell'imprenditore artigiano stesso lavora abitualmente e prevalentemente nell'azienda;
nei dati raccolti dall'ISTAT, ai sensi del citato regolamento, l'indice di occupazione viene calcolato escludendo dal numero degli addetti le suddette figure professionali che, invece, in base alla legge n. 443 del 1985 prestano la loro opera all'interno dell'impresa;
gli archivi tenuti dall'ISTAT presentano quindi un carattere di incompletezza, risultando fuorvianti e inadatti a rispecchiare oggettivamente la realtà;
il mancato riferimento alle suddette figure professionali comporta un grave

danno nella definizione della rappresentatività nel settore dell'artigianato all'interno delle Camere di Commercio -:
se il Ministro voglia adottare opportune iniziative per la modifica del criterio di computo del numero degli addetti, precisando che all'interno di questi, per le imprese artigiane e comunque del lavoro autonomo in genere, vengano considerate anche quelle figure che, per legge, operano all'interno dell'impresa;
se voglia integrare ai dati ISTAT, attualmente utilizzati, anche la consultazione degli archivi di altri enti pubblici che hanno una competenza nel settore del lavoro autonomo, ai fini di una maggiore completezza delle informazioni che sono trasmesse alle Camere di Commercio.
(4-01195)

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Europrogetti & Finanza S.p.A. è una azienda privata con sede in Roma, e costituita il 2 maggio 1995 su iniziativa del Governo; società di servizi tecnico finanziari rivolti alle piccole e medie imprese e agli Enti Locali e per una più efficace utilizzazione delle risorse finanziarie pubbliche, nazionali, e comunitarie;
Europrogetti & Finanza S.p.A. è partecipata al 32 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., al 40 per cento dal Gruppo Unicredit, al 16 per cento dal Gruppo IntesaSanPaolo, al 10 per cento dal Monte dei Paschi di Siena e al 2 per cento dal Gruppo Banco Popolare;
il Consiglio di Amministrazione di Europrogetti & Finanza S.p.A. in data 25 settembre 2008 ha chiesto la convocazione dell'assemblea dei soci per l'attivazione della procedura ex articolo 2446 del codice civile (riduzione del capitale per perdite);
l'assemblea degli azionisti ha predisposto la liquidazione della società il 28 gennaio 2009, con i relativi riflessi sulla condizione dei tanti dipendenti che si sono ritrovati dinanzi ad una coltre di insicurezza;
in questi ultimi mesi sono stati tracciati molteplici appelli da parte delle organizzazioni sindacali Ugl credito e Uilca e molti sono stati i tentativi di sensibilizzazione su tale vicenda;
sebbene sollecitato dal 2 febbraio 2009 dalle segreterie nazionale di categoria, anche il collegio dei liquidatori nominati, il professor dottor Marco Lacchini in rappresentanza del socio CDP e l'avvocato Sergio Capogrossi in rappresentanza del socio Unicredit MCC, non ha ancora provveduto ad attivare le procedure contrattuali previste ed a fornire adeguate garanzie sul fronte delle tutele occupazionali -:
se attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), di cui il Ministero dell'economia e delle finanze è maggiore azionista, intenda accertare quali iniziative si vogliano intraprendere per sensibilizzare la compagine societaria, interessata principalmente alla massimizzazione del valore del compendio aziendale, in merito alle garanzie a salvaguardia della stabilità del futuro lavorativo degli oltre 60 lavoratori in essa impiegati.
(4-01196)

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la regione Lazio, con la delibera n. 1050 del 28 dicembre 2007, ha destinato una quota di euro 406.000.000 del Fondo sanitario regionale 2008 ripartendola in: 356 milioni di euro alle strutture sanitarie ad alta specializzazione e complessità organizzativa, e 50 milioni di euro a quelle strutture sanitarie in cui è presente la Facoltà di medicina, precisando che il finanziamento in questione è destinato a compensare i «...costi non remunerabili mediante l'attuale sistema di tariffazione delle prestazioni», vale a dire quei maggiori oneri derivanti appunto dall'alta specializzazione e dalla complessità organizzativa, non remunerabili mediante l'attuale sistema di tariffazione delle prestazioni (DRG);
sorprendentemente, alla Fondazione Santa Lucia, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (I.R.C.C.S.) di Roma, che eroga da anni prestazioni assistenziali di alta specializzazione e complessità organizzativa nel settore della riabilitazione neuromotoria, e ospita al suo interno l'Unità specialistica di neurologia e riabilitazione neuromotoria a direzione universitaria - ovvero un intero triennio clinico di formazione della Facoltà di medicina - nonché i corsi di laurea di primo livello per le professioni sanitarie (tecnico di neurofisiopatologia, infermiere professionale, fisioterapista e logopedista) della Facoltà di medicina dell'Università di Roma Tor Vergata, non è stata attribuita alcuna

quota né del finanziamento di 356 milioni di euro per l'alta specializzazione e complessità organizzativa, né alcuna quota del finanziamento di 50 milioni di euro per la presenza del predetto triennio clinico del corso di laurea in medicina;
per questo motivo, la Fondazione Santa Lucia ha avanzato ricorso dapprima al TAR e, successivamente, al Consiglio di Stato dove le ragioni addotte dalla Fondazione sono state accolte e hanno portato a un'ordinanza di sospensione della delibera;
il Consiglio di Stato, quindi, con ordinanza del 1o luglio 2008 ha accolto l'appello presentato dalla Fondazione Santa Lucia ed ha disposto la sospensione della citata delibera della regione Lazio n. 1050 del 28 dicembre 2007 in quanto tale determinazione «non appare conforme ai criteri fissati dalla stessa regione per la ripartizione del fondo» e preclude alla Fondazione la possibilità di avere una quota dello stanziamento;
tale quota è essenziale per l'attività della Fondazione Santa Lucia, già in grave crisi economico-finanziaria per le omesse ingenti remunerazioni, da parte della regione Lazio, relative agli anni 2005, 2006 e 2007, ancora non sanate, e per gli ulteriori rischi per l'anno 2008 dovuti alle politiche sanitarie adottate dalla regione;
per non vedere pregiudicati i suddetti diritti, la Fondazione Santa Lucia in data 16 luglio 2008 ha notificato un «Atto di diffida e messa in mora» al presidente della regione Lazio, intimando di sospendere qualsiasi erogazione dei fondi di cui alla citata delibera n. 1050 in esecuzione della citata ordinanza cautelare del Consiglio di Stato n. 3540/08 del 1o luglio 2008;
nonostante ciò, la regione Lazio non solo ha ignorato del tutto la predetta notifica, ma addirittura, con «Decreto del Presidente in qualità di Commissario ad acta» n. 00020 del 5 settembre 2008, nel riconfermare i budget 2008 attribuiti ai soggetti privati erogatori di prestazioni per acuti ha ribadito le assegnazioni dei fondi di cui alla DGR 1050 sospesa dal Consiglio -:
se non ritengano indispensabile e doveroso accertare, per quanto di propria competenza, lo stato delle cose e, nel caso in cui sia comprovato un illecito nel comportamento della regione Lazio, agiscano presso le sedi competenti per ottenere il rispetto dell'ordinanza del Consiglio di Stato.
(4-01197)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

VIETTI e RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 17 marzo 2008, al termine del concorso bandito dal Ministero della giustizia per cancellieri ed impiegati amministrativi, è stata spedita ai vincitori della graduatoria la lettera di proposta ufficiale del trasferimento, da accettare entro tre giorni;
il 22 aprile i 1.300 interessati, nonché gli uffici di destinazione, hanno ricevuto la comunicazione dell'avvenuto trasferimento formale, con presa di possesso entro ottobre;
secondo quanto riportato da Il Corriere della sera nell'articolo del 30 settembre scorso, l'11 settembre il personale ha appreso, attraverso una circolare ministeriale, che in agosto la struttura tecnica del Guardasigilli, su direttiva del sottosegretario competente al personale, aveva sospeso i trasferimenti, causa rideterminazione delle piante organiche imposta dal primo comma dell'articolo 74 della legge n. 33 di quest'anno che ha operato un taglio del 10 per cento dei posti in organico;
il dietrofront ministeriale sta mettendo in difficoltà numerose famiglie che, da quando i trasferimenti erano stati decretati, aveva venduto casa nella città di

provenienza, affittato o comprato quella nuova nella sede di destinazione, trasferito i bambini in nuovi asili, spostato il lavoro dell'altro coniuge (così Il Corriere cit.) -:
quali provvedimenti intenda adottare, al fine di risolvere una situazione che, non solo non è affatto funzionale all'efficienza del comparto giustizia, ma sta sconvolgendo l'esistenza di migliaia di persone.
(3-00158)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della riforma carceraria, dal 1o ottobre 2008, è divenuta competenza delle Regioni l'assistenza sanitaria ai detenuti;
la Regione Lazio, che alla voce sanità si trova in una situazione finanziaria molto grave, la più indebitata d'Italia, dovrà occuparsi dell'assistenza sanitaria di circa cinquemila detenuti distribuiti nelle tredici carceri di sua competenza con un aggravio quindi della spesa e con il grave problema di macchinari, strutture e locali vecchi, inadeguati e non a norma;
secondo quanto riportato oggi, 1o ottobre 2008, dalla Cronaca di Roma del Corriere della Sera, in un articolo firmato da Clarida Salvatori, i fondi di oltre 4 milioni di euro, che il Ministero della giustizia avrebbe dovuto versare il primo trimestre 2008 alla Regione Lazio, in vista della riforma entrata oggi in vigore, non sono stati stanziati; va precisato che tali fondi sono una voce distinta dai fondi sui quali il Governo è in procinto di intervenire per far fronte alla grave situazione debitoria della Regione Lazio;
in una precedente interrogazione parlamentare (4-01027), presentata dalla sottoscritta interrogante il 16 settembre 2008, venivano richiesti chiarimenti riguardo le ingenti somme accantonate e/o non utilizzate per i fini propri della Cassa, come peraltro rilevato da un apposito giudizio della Corte dei conti -:
per quali motivi non siano stati versati i fondi previsti dalla riforma carceraria che prevedono per il solo primo trimestre 2008, il versamento di 4 milioni di euro alla Regione Lazio per far fronte alle cure e all'assistenza di circa cinquemila detenuti;
se i versamenti previsti alle altre Regioni nel primo trimestre 2008 siano stati effettuati;
se non ritenga il Governo che sia sempre più urgente istituire la figura del Garante dei detenuti affinché le carenze assistenziali e di aiuto della popolazione carceraria vengano monitorate e si possa con maggiore celerità intervenire anche a livello strutturale;
se non ritenga necessario destinare con urgenza parte dei fondi della Cassa delle ammende a questa gravissima emergenza che viola i più elementari diritti civili e umani della popolazione carceraria.
(5-00397)

Interrogazioni a risposta scritta:

SBAI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si legge in comunicati internet e nei siti di rassegne giurisprudenziali che la Corte d'appello di Cagliari ha accolto un ricorso fatto da un cittadino egiziano (con anche cittadinanza italiana) che nel suo Paese aveva ottenuto il divorzio ripudiando la moglie in quanto per i giudici adìti, quel divorzio è reso valido anche in Italia;
il ricorrente aveva ripudiato la moglie pronunciando la formula del talaq, ottenendo così il divorzio in Egitto, dove l'ordinamento giuridico e la cultura religiosa, consente questo tipo di separazione;

nel nostro Paese, la Corte d'Appello di Cagliari ha riconosciuta valida detta statuizione accogliendo l'istanza e dichiarando efficace e definitiva quella separazione anche per l'ordinamento italiano e trascrivendo l'avvenuto divorzio anche nel registro dello Stato civile del Comune, probabilmente perché il ricorrente non poteva contrarre nuove nozze in Italia a causa del precedente matrimonio (aveva chiesto al Comune di Cagliari di trascrivere il nuovo matrimonio nei registri dello Stato Civile e quando la risposta è stata negata, ha sollevato la questione davanti alla Corte d'Appello di Cagliari). Secondo dette notizie, il professionista egiziano si era sposato nel 1993 ed aveva ripudiato la moglie due anni dopo come consentiva la legge locale;
l'uomo aveva letto la formula di ripudio della moglie davanti ad un delegato canonico del tribunale civile, avendone riconosciuto il divorzio solo dopo il periodo previsto per un'eventuale conciliazione e le rivendicazioni dei diritti patrimoniali della donna nei confronti del marito;
pur con le differenze che contraddistinguono i due ordinamenti giudiziari, quello egiziano e quello italiano, la sentenza ha comunque accolto l'istanza: la Corte ha ritenuto comunque valido lo scioglimento del matrimonio, accertano l'irrimediabile dissoluzione della comunione familiare, decisione che all'interrogante appare incredibile in quanto l'ordinamento vigente non dovrebbe consentire la delibazione di una sentenza straniera contraria ai nostri fondamentali principi giuridici;
rifacendosi a norme di diritto internazionale, i Giudici hanno così dichiarato «efficace nell'ordinamento italiano il provvedimento di divorzio, ordinando la trascrizione del provvedimento egiziano nel Registro di Stato civile del Comune di Cagliari»;
in molte nazioni di tradizione e giurisprudenza islamica il marito può provocare la fine del matrimonio con una semplice dichiarazione di ripudio (talaq), mentre in qualche ordinamento la possibilità viene concessa anche alla donna. Talvolta non è necessario che tale dichiarazione sia motivata, né che la coniuge ne sia informata: basta comunque che vengano rispettati i tempi di legge per consentire riconciliazione e divisioni patrimoniali;
la deliberazione o exequatur è la procedura giudiziaria che serve a far riconoscere, in un determinato Paese, un provvedimento giudiziario emesso, come noto, dall'Autorità giudiziaria di un altro Paese;
il procedimento si svolge dinanzi alla Corte d'appello territorialmente competente e deve accertare che il procedimento straniero si sia svolto nel rispetto delle regole del contraddittorio, che la sentenza in oggetto sia passata in giudicato, che questa sentenza non sia contraria ad un'altra pronunciata in Italia e che non contenga statuizioni contrarie ai principi fondamentali dell'ordinamento italiano. Si rileva, peraltro, che un caso molto frequente di delibazione si ha in presenza di procedimenti civili per scioglimento di matrimonio, in quanto si deve conferire efficacia alle sentenze ecclesiastiche di nullità, in modo che sia permesso un nuovo matrimonio religioso. Ciò non configura certo la fattispecie da cui il pronunciamento della Corte d'appello di Cagliari;
a conferma di quanto sopra si rileva, altresì, che la legge 31 maggio 1985, n. 218, «Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato», ha abrogato le disposizioni civilistiche del titolo VII del codice civile, «dell'efficacia delle sentenze straniere e dell'esecuzione di altri atti delle Autorità straniere», mantenendo tuttavia inalterati i principi cardine già disposti e cioè disponendo, all'articolo 65 - Riconoscimento di provvedimenti stranieri che: «hanno effetto in Italia i provvedimenti stranieri relativi alla capacità delle persone nonché all'esistenza di rapporti di famiglia o di diritti della personalità quando essi sono stati pronunciati

dalle autorità dello Stato la cui legge è richiamata dalle norme della presente legge o producono effetti nell'ordinamento di quello Stato, anche se pronunciati da autorità di altro Stato, purché non siano contrari all'ordine pubblico e siano stati rispettati i diritti essenziali della difesa» ed all'articolo 66 - Riconoscimento di provvedimenti stranieri di giurisdizione volontari - che «i provvedimenti stranieri di volontaria giurisdizione sono riconosciuti senza che sia necessario il ricorso ad alcun procedimento, sempre che siano rispettate le condizioni di cui all'articolo 65, in quanto applicabili, quando sono pronunciati dalle autorità dello Stato la cui legge è richiamata dalle disposizioni della presente legge o, producono effetti nell'ordinamento di quello Stato ancorché emanati da autorità di altro Stato, ovvero siano pronunciati da un'autorità competente in base a criteri corrispondenti a quelli propri dell'ordinamento italiano»;
orbene, per quanto sopra, occorre valutare le reali motivazioni sottese ad una simile pronuncia giurisprudenziale che introdurrebbe, di fatto, nell'ordinamento italiano effetti contrari ai principi di legge (il ripudio), nonché scongiurare il ripetersi di simili casi come quello in esame, visto che le probabilità sono esponenzialmente alte, legate ai flussi migratori in aumento;
inoltre, da fonti di stampa si legge che a Genova si sarebbe consumato un caso di violenza familiare (sequestro di persona, lesioni - più specificamente segregazione in casa con obbligo di velo e percosse) nel caso di coniugi marocchini, reati denunciati in Italia dalla moglie, ma già avvenuti in Marocco dove la poveretta era stata costretta a scappare di casa per evitare il peggio. Le nozze, in conformità del Corano e della Sunna, furono celebrate e trascritte in Marocco (Guercif) nel 2002, dove è stato celebrato il procedimento intentato dal marito, nel frattempo trasferitosi a Genova per trovare lavoro e raggiunto dalla moglie nel 2005 (ricongiunzione familiare), concluso dal Tribunale di Guercif nello scorso mese di luglio, che ha ordinato alla donna di ritornare sotto il tetto coniugale e di ricongiungersi al marito, nonché al pagamento delle spese processuali, documento che parrebbe essere stato inviato al Consolato marocchino di Torino per l'autenticazione, con asseverazione di traduzione giurata;
orbene, in questa storia che mescola costumi, pronunciamenti e regolamenti si inserisce il procedimento intentato dalla donna in Italia per le violenze subite e si rilevano le dichiarazioni dell'avvocato del marito che anticipa alla stampa l'intenzione di voler utilizzare la sentenza emessa a Guercif per dimostrare che servono nuovi accertamenti: è quantomeno improprio quanto riportato dai giornali di questi intendimenti di voler introdurre in Italia - relativamente a dispute su cause di divorzio, violenza intrafamiliare, segregazione e quant'altro - provvedimenti emessi applicando la legge di un altro Paese, in questo caso per interferire sulla vicenda giudiziaria italiana;
occorre perciò, tutelare le donne e la loro prole incolpevolmente e inconsapevolmente trovatisi soggetti passivi di simili procedimenti in assenza di contraddittorio, in disgregamenti familiari e senza possibilità di assistenza e difesa nonché di necessario sostentamento - nel primo caso - e vittime di violenze intollerabili, con mancata chiarezza sull'applicabilità di sentenze straniere - nel secondo caso sopra citato -:
se il Governo sia a conoscenza, nel rispetto delle prerogative spettanti all'autorità giudiziaria, della citata pronuncia della Corte d'appello di Cagliari e delle motivazioni relative, ovvero anche di altre di simile tenore, poiché appare non giustificabile come l'ordinamento possa consentire una siffatta delibazione;
se non intenda assumere iniziative normative - anche urgenti - per scongiurare il ripetersi dell'introduzione nel nostro ordinamento di effetti contrari ai principi giuridici ed etici nazionali e quindi incompatibili con l'ordine pubblico, che esplicherebbero efficacia contra legem,

visto anche l'altro caso di Genova, secondo quanto in premessa detto.
(4-01198)

SCHIRRU. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la problematica dei vincitori di concorso per la pubblica amministrazione è un argomento che da anni si trascina e si dilania con il passare del tempo, senza riuscire ad avere la giusta rilevanza e risposte adeguate per quanti hanno confidato dopo anni di studio e di prove ad una collocazione lavorativa nel settore della pubblica amministrazione;
a titolo puramente esemplificativo, si possono assumere i seguenti casi: gli «statistici» non assunti che portarono a termine il concorso indetto dal Ministero della giustizia con P.D.G. 30 giugno 2003 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 52 del 4 luglio 2003, degli «psicologi» il cui concorso fu indetto dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) con PDG 21 novembre 2003 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale IV Serie Speciale - n. 30 del 16 aprile 2004 e portato a termine tra novembre 2004 e aprile 2006; i circa 50 idonei non vincitori del concorso pubblico per esami a 124 posti di assistente amministrativo - area B - posizione economica B3 dell'amministrazione civile dell'interno, il cui bando fu pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2004; i circa 500 vincitori di concorso presso il Ministero della difesa in attesa di assunzione, vincitori del concorso del Ministero della difesa del 2004 per il profilo professionale n. 0008 di collaboratore tecnico del settore n. 0600 elettrotecnico ed elettromeccanico, area funzionale C, posizione economica C1;
per quel che concerne la mancata assunzione degli psicologi, dopo la pubblicazione delle graduatorie, i fondi relativi al decreto del Presidente della Repubblica della funzione pubblica di deroga al blocco delle assunzioni del 2006 sono stati utilizzati per riqualificare 54 interni al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e parrebbe che lo stesso sia avvenuto per 273 unità interne nel 2007. Nessuna assunzione di personale esterno è stata fatta con i fondi concernenti la deroga del blocco delle assunzioni per il 2006 e 2007. La finanziaria 2007 ha previsto per le nuove assunzioni al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per il 2008, 1,5 milioni di euro, per il 2009, 5 milioni di euro, per il 2010, 10 milioni di euro. L'assunzione sarebbe potuta avvenire attraverso l'utilizzo di questi fondi ma, anche nel 2008 le risorse furono destinate ad assunzioni che il Ministero ha ritenuto più «urgenti»;
il blocco delle assunzioni, la mancanza di fondi, la necessità di dare priorità all'assunzione dei contabili per «gravi carenze di organico nell'Area contabile», l'esigenza di attendere l'evoluzione del quadro normativo avuto riguardo alle disposizioni di cui all'articolo 2 comma 283 e seguenti della legge del 24 dicembre 2007 n. 244», sono tra le giustificazioni per la mancata assunzione. Il tutto è stato complicato poi, dalla pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che sancisce il passaggio della sanità penitenziaria al Ministero della salute. Dopo un'attesa di due anni, quella che doveva essere la certezza di un'assunzione a tempo indeterminato con la vincita del concorso, nel passaggio della medicina penitenziaria al Ministero della salute, si è trasformata in una remota e oscura possibilità di essere impiegati dalle ASL;
per quel che riguarda il caso degli «statistici», nel 2004 la pubblicazione della graduatoria, sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 24 del 31 dicembre, ha dato una speranza ai 33 vincitori. Ma dal 31 dicembre 2004 al novembre 2007 non è stato più possibile avere alcuna informazione al riguardo. Nel frattempo, sono stati «regolarizzati» molti precari, che erano stati contrattualizzati, senza passare attraverso un pubblico concorso;

lo scorso anno, dopo tre anni di attesa, il Governo Prodi ha autorizzato l'assunzione dei primi 10 vincitori entro maggio 2008. I restanti 23 vincitori rischiano di veder sfumare le legittime aspettative di assunzione, poiché il 31 dicembre 2008 scadrà definitivamente la validità della graduatoria;
risulta evidente che, oltre al danno personale per aver investito fatica, studio, tempo ed impegno in questi concorsi, ci sia anche lo spreco di denaro pubblico in concorsi che hanno visto partecipi migliaia di giovani professionisti e laureati;
il Ministro Brunetta in un'intervista del 17 settembre 2008 ha dichiarato: «Basta con i precari. Nella pubblica amministrazione si deve entrare per concorso e dopo aver vinto un concorso ci deve essere il posto di lavoro» -:
quali misure intenta adottare per riconoscere definitivamente ai vincitori di concorso di veder realizzata la propria legittima aspettativa di essere assunti dopo aver vinto un concorso pubblico e dopo aver studiato una vita per raggiungere quel risultato.
(4-01201)

MANCUSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si apprende dalla stampa nazionale che presso il tribunale di Torino, nell'ambito dei processi per direttissima, cittadini stranieri privi di regolare permesso di soggiorno, clandestini senza documenti che nel 90 per cento dei casi hanno violato l'ordine di abbandonare il territorio nazionale, non vengono espulsi come prevedrebbe la normativa del settore;
emerge un atteggiamento discrezionale di alcuni giudici del Tribunale di Torino, che non applicano il Codice Penale, ma valutano caso per caso e rimettono in libertà, scarcerandoli, molti di questi clandestini;
una percentuale rilevante dei reati che vengono compiuti nel nostro Paese vedono come protagonisti cittadini extracomunitari clandestini -:
se il Ministro ritenga di inviare un'ispezione presso il Tribunale di Torino al fine dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(4-01206)

ROSATO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, trasformando il concorso per la magistratura ordinaria in un concorso di secondo grado, aveva previsto, tra i requisiti per accedervi, oltre alla laurea in giurisprudenza, diversi altri titoli tra loro alternativi, tra i quali l'aver superato l'esame di abilitazione forense oppure l'aver svolto funzioni direttive in una pubblica amministrazione per almeno tre anni, previo superamento del relativo concorso pubblico;
l'articolo 1 della legge 30 luglio 2007, n. 111, ha parzialmente modificato alcuni dei suddetti titoli ulteriori rispetto alla laurea, stabilendo, in modo particolare, quello dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari» in luogo del previgente aver superato l'esame di abilitazione forense;
questa apparentemente «lieve» modifica normativa ha determinato conseguenze, probabilmente - come può capitare - non preventivate, di rilevante e palese iniquità, perché ha precluso l'accesso al concorso per la magistratura ordinaria a quanti, pur avendo superato l'esame di abilitazione forense, non possono iscriversi all'albo degli avvocati, perché sono dipendenti pubblici per aver superato un concorso per l'accesso alla pubblica amministrazione, stante l'incompatibilità tra l'iscrizione all'albo degli avvocati e l'essere funzionari pubblici;
la suddetta modifica legislativa determina l'ingiustizia e l'irragionevolezza di precludere la partecipazione ai dipendenti pubblici che hanno superato l'esame di abilitazione forense e che non siano funzionari direttivi da almeno cinque anni (avendo, nel frattempo, l'articolo 1 della citata legge n. 111 elevato da tre a cinque

anni l'anzianità di servizio necessaria nella pubblica amministrazione), con la conseguenza che chi ha superato l'esame di abilitazione forense e non ha avuto il merito di vincere un concorso pubblico per l'accesso ai ruoli direttivi della pubblica amministrazione e può, dunque, iscriversi all'albo degli avvocati può partecipare al concorso per la magistratura, e chi, invece, ha superato l'esame di abilitazione forense ed ha avuto il merito di vincere anche un concorso pubblico per l'accesso ai ruoli direttivi o dirigenziali della pubblica amministrazione non può parteciparvi, se non dopo cinque anni di servizio, perché non può iscriversi all'albo degli avvocati, e ciò anche - iniquità che rasenta il paradosso! - se prima della vincita del concorso sia stato iscritto all'albo e abbia esercitato la professione forense anche per anni;
ad avviso dell'interrogante i ricordati palesi profili d'iniquità presentano forti sospetti d'illegittimità costituzionale per violazione del principio di parità di trattamento e del principio di ragionevolezza, entrambi costituzionalizzati nel principio di eguaglianza dell'articolo 3 della Carta costituzionale, come costantemente chiarito dalla giurisprudenza della Corte costituzionale;
la suddetta modifica legislativa, attraverso la previsione del requisito dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari», con questa sua formulazione generica e generalizzante, preclude l'accesso al concorso anche agli avvocati iscritti all'albo che siano incorsi in sanzioni disciplinari lievi, come il biasimo, appalesandosi, dunque, anche sotto questo profilo, irragionevole, in quanto imponderatamente sproporzionata ed eccessiva nel suo divieto, e come tale sospetta d'incostituzionalità anche sotto quest'aspetto;
con decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 21 marzo 2008 - 4a serie speciale - è stato bandito un concorso, per esami, a 500 posti di magistrato ordinario, che ha fedelmente recepito questa modifica legislativa, precludendo, dunque, l'accesso al concorso agli abilitati alla professione forense che, per essere pubblici dipendenti, non possono iscriversi all'albo, nonché agli avvocati che siano incorsi in sanzioni disciplinari lievi;
per i motivi ricordati, sono stati anche presentati davanti al tribunale amministrativo regionale numerosi ricorsi giurisdizionali amministrativi per l'annullamento parziale del bando di concorso, previo sollevamento della questione d'illegittimità costituzionale, tanto che la rilevanza e la non manifesta infondatezza della stessa verrà esaminata e decisa dal giudice amministrativo, ad ottobre, nelle camere di consiglio, per la discussione delle istanze cautelari contestualmente presentate al fine di evitare il periculum in mora dell'esclusione dalle prove scritte, fissate per il 19, 20 e 21 novembre 2008, con il rischio, se venisse sollevata e rimessa alla Corte costituzionale, di causare l'invalidità successiva e derivata degli atti della procedura concorsuale -:
se il Ministro ritenga doveroso eliminare tutti i segnalati profili di diseguaglianza, di discriminazione, di irragionevolezza e di sospetta incostituzionalità, attraverso l'assunzione di iniziative legislative, anche urgenti, volte a reintrodurre il requisito previgente;
e se, per conseguenza, ritenga doveroso modificare il bando di concorso, di cui al decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, decretando la riapertura dei termini per tutti coloro che, a causa delle segnalate iniquità, non hanno potuto presentare domanda di partecipazione al concorso o, avendola presentata, sono stati esclusi dalla partecipazione stessa.
(4-01208)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA, MARIANI e ANDREA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 965, della legge 27 dicembre 2007, n.296 (Finanziaria 2007) reca uno stanziamento pari a 24 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 per «la progettazione definitiva del raddoppio dell'intero tracciato della linea ferroviaria Parma-La Spezia (Pontremolese), funzionale al rafforzamento del corridoio plurimodale Tirreno-Brennero»;
il Comitato Interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in data 21 dicembre 2007 con delibera n. 136 ha approvato il progetto preliminare dell'opera;
con delibera n. 11/2008/P, del 24 luglio 2008, la Corte dei conti - Sezione del controllo di legittimità su atti, del Governo e delle Amministrazioni dello Stato - si è pronunciata in merito al controllo preventivo di legittimità della delibera del CIPE, ricusandone il visto e la conseguente registrazione, per rilievi risultanti dal parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che evidenzia profili economici, amministrativi e tecnico-progettuali;
tutti i soggetti istituzionali coinvolti hanno espresso forte preoccupazione per lo «stop» imposto dal pronunciamento della Corte dei Conti, chiedendo al Governo di adottare tutte le misure necessarie affinché possa, al più presto, ripartire l'iter di progettazione di un opera tanto strategica per il territorio nazionale;
è necessario che il Governo si attivi per dare risposta, in tempi rapidi, ai rilievi mossi dalla Corte dei conti e ripresenti al CIPE una deliberazione con indicazioni più chiare su tempi e finanziamenti dell'opera -:
quali azioni il Ministero e il Governo intendano adottare, ed entro quale scadenza temporale, al fine di dare piena attuazione a quanto disposto dalla Legge Finanziaria 2007, confermando la destinazione delle risorse ivi indicate in 48 milioni di euro, destinate alla progettazione definitiva del raddoppio dell'intero tracciato della linea ferroviaria Parma-La Spezia, nonché come intenda intervenire al fine di assicurare le risorse necessarie per la piena realizzazione e operatività di un'infrastruttura strategica, quale risulta essere tale linea.
(5-00393)

BOCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 19 settembre è stato il 29o anniversario del terremoto che sconvolse la Valnerina nel 1979 e il 26 settembre l'11o anniversario del terremoto che nel 1997 colpì l'Umbria e le Marche;
a distanza di tanti anni dai due eventi permane una situazione di stallo riguardante l'opera di ricostruzione, più volte denunciata, e di disparità tra i comuni e i cittadini;
per superare questa incresciosa situazione si rende assolutamente necessario rifinanziare la legge n. 115 del 1980 o in alternativa consentire ai cittadini che hanno fatto domanda per le concessioni contributive in base alla legge regionale n. 50 del 1980, la possibilità di trasferire oggi la propria domanda usufruendo della legge regionale n. 30 del 1998 per ottenere i benefici previsti per il sisma più recente, al fine prioritario di concedere il promesso contributo a quei cittadini che hanno ricostruito, a proprie spese, in tutto o in parte la propria abitazione ai sensi dell'articolo 18 della legge regionale n. 26 del 1982;

ad oggi non tutti i cittadini dei comuni interessati hanno ricevuto il rimborso dovuto, a causa della mancanza di fondi, e sono ancora in attesa che vengano loro rimborsate le spese sostenute;
seri ritardi si riscontrano nella ricostruzione, ristrutturazione e salvaguardia dei beni culturali, storici e religiosi della Valnerina;
un cospicuo patrimonio artistico e architettonico è andato perduto o si trova in pessimo stato di conservazione; decine di chiese e luoghi di culto stanno cadendo in rovina e necessitano di urgente ristrutturazione per evitare il crollo definitivo accaduto all'Eremo della Madonna del Condotto a Campi di Norcia lo scorso luglio;
analoga situazione si verifica anche per alcuni monasteri e conventi e per tutto il sistema fortificato medievale, fatto di torri e castelli, che vanno dalle Rocche di Ferentillo fin nel cuore dei Monti Sibillini;
anche in questo caso la soluzione è il rifinanziamento delle leggi comprendenti provvidenze per il risanamento del patrimonio storico, artistico e religioso danneggiato dai terremoti del 1979 e del 1997, al fine di salvaguardare dal progressivo degrado i numerosi beni culturali della Valnerina e dell'Umbria, tuttora da ristrutturare, concedendo priorità alle opere strutturali e al completamento di quelle già iniziate -:
se non ritengano necessario intervenire rifinanziando le leggi citate in premessa o, in alternativa, prevedere ulteriori misure di sostegno finanziario al fine di rendere possibile il celere completamento delle opere di ricostruzione in Valnerina.
(5-00394)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stampa locale modenese, nei giorni scorsi, ha riportato le affermazioni del Senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, relative alla «Cispadana»: chi ha detto, ha affermato Giovanardi che non può essere realizzata un'autostrada di altro tipo e alternativa alla Cispadana, magari in Lombardia. La Regione non ha soldi e il tracciato presenta diverse criticità. Recentemente il Ministro delle infrastrutture ha convocato le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna per discutere sulla possibilità di realizzare un'autostrada alternativa in Lombardia;
successivamente, l'assessore ai trasporti e alla mobilità della Regione Emilia Romagna Alfredo Peri ha invece affermato: il sottosegretario «non conosce la procedura: non esiste una convocazione da parte del Governo della Regione Lombardia e della Regione Emilia Romagna»;
e non può essere così, dal momento che la Cispadana rientra nel piano regionale integrato dei trasporti e non fa parte della legge obiettivo;
inoltre l'assessore ha affermato: la Regione ha le risorse necessarie per realizzare l'autostrada i cui cantieri potranno aprirsi entro la fine del 2009 -:
se rispondano al vero le affermazioni del sottosegretario e le eventuali iniziative che intende intraprendere il Ministro interrogato.
(4-01205)

TESTO AGGIORNATO AL 2 OTTOBRE 2008

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

GINEFRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
«Marino sempre con noi». È il testo dello striscione che ha dominato la curva nord degli ultras lo scorso 23 settembre, durante la partita di calcio Bari-Livorno allo stadio San Nicola di Bari;

il riferimento era a Marino Catacchio, pregiudicato ucciso lo scorso 18 settembre nel quartiere Libertà della città, nel corso di un regolamento di conti interno al clan a cui era affiliato, quello degli Strisciuglio;
lo striscione è stato salutato da un applauso del settore centrale della curva nord, come riportato dai giornali locali;
il decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2007, n. 41, attualmente in vigore, prevede che per portare uno striscione all'interno dello stadio è necessario richiedere un'autorizzazione alla società sportiva che deve, a sua volta, presentare la stessa richiesta alla Questura;
nonostante, quindi, ci siano degli steward preposti a tali controlli, si è comunque riuscito a far entrare lo striscione e mostrarlo a tutti i presenti;
poco importa se lo striscione sia stato esposto per poco tempo, è determinante il fatto che qualcuno della cosiddetta tifoseria ultras l'abbia preparato, portato allo stadio, l'abbia srotolato e offerto all'applauso di coloro che essendo nei paraggi della curva l'hanno visto, compreso, assimilato, e approvato;
la società del Bari, inoltre, non ha preso le distanze da tale atto, né tentato di arginare e condannare l'increscioso episodio, continuando a permettere ad alcune frange di cosiddetti ultras di entrare gratis allo stadio;
la Direzione distrettuale antimafia, inoltre, ha aperto un'inchiesta sul caso del suddetto avvenimento e sul contenuto dello striscione di cui sopra;
il questore di Bari, Vincenzo Speranza, che nei giorni scorsi ha lanciato acqua sul fuoco, ha gravemente commentato l'episodio affermando che: «uno striscione, di per sé, non significa niente. È solo un modo per ricordare una persona scomparsa, anche se è stata uccisa»;
ognuno sceglie i simboli che merita: fatta salva l'umana pietà per un ucciso, resta il gravissimo segnale ad una intera comunità; si sceglie di apparentarsi, di compiere una vera e propria agnizione a un nome che è un sistema, un mondo, una scelta di campo, l'antistato contro lo Stato -:
se ci sia stata da parte delle tifoserie la presentazione del testo contenuto nello striscione e come sia potuto accadere che, in caso contrario, i tifosi lo abbiano introdotto senza passare dal suddetto controllo.(3-00159)

Interrogazione a risposta in Commissione:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro Maroni ha annunciato la creazione di dieci nuovi centri di identificazione e permanenza;
sembrerebbe che sia previsto anche un ampliamento o potenziamento della struttura già esistente nel comune di Gradisca d'Isonzo;
più volte gli organi di governo, anche territoriale, hanno assicurato che il centro di identificazione e permanenza di Gradisca non sarebbe stato ampliato;
l'ipotesi dell'ampliamento ha suscitato grande preoccupazione tra la comunità che già sta subendo una situazione insostenibile, a fronte della responsabilità dimostrata in questi anni da parte delle istituzioni locali e da parte della popolazione;
Gradisca d'Isonzo ha visto nel tempo trasformare il suo notorio senso civico ed il suo antico spirito di ospitalità in una crescente e preoccupante insofferenza a seguito di una situazione che sta incidendo duramente sull'intera popolazione ed il suo territorio -:
se tale notizia corrisponda al vero e se non ritenga opportuno e necessario evitare tale eventualità che penalizzerebbe ulteriormente questa cittadina di poco più di 6 mila abitanti che, nel corso di questi anni, non ha ricevuto, malgrado le continue garanzie e gli impegni presi, alcun segno tangibile di sostegno da parte dello Stato.
(5-00387)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO e MIOTTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Palermo, con gli arresti dell'avvocato Marcello Trapani e del responsabile del settore giovanile del Palermo Calcio Giovanni Pecoraro, avvenuti il 24 settembre 2008, hanno portato alla luce il tentativo di alcuni esponenti della famiglia mafiosa dei Lo Piccolo di Palermo di riciclare in Veneto il denaro proveniente da attività illecite;
l'organizzazione mafiosa stava progettando di investire una ingente somma di denaro (otto milioni di euro) nella costruzione di complessi edilizi all'interno dell'Isola dei Saloni, intervenendo nel piano di riqualificazione urbanistica ambientale denominato «ex area Adria Docks», a Chioggia (Venezia) e nella costruzione di appartamenti a Cantarane di Cona (Venezia) e ad Abano Terme in Provincia di Padova;
le indagini dei magistrati hanno appurato, tramite intercettazioni telefoniche, l'intenzione da parte di alcuni esponenti di spicco del clan Lo Piccolo di trasferirsi in Veneto per meglio controllare tutte le fasi dell'operazione di riciclaggio del denaro mafioso attraverso gli investimenti immobiliari nelle zone sopra richiamate;
da tempo, lo stesso Procuratore nazionale antimafia denuncia pubblicamente i diversi tentativi di riciclaggio portati avanti dalla criminalità organizzata in tutto il Nord Italia con l'investimento del denaro proveniente da attività illecite in progetti di tipo edilizio o commerciale (alberghi, bar, ristoranti) che garantiscono notevoli e sicuri guadagni alle organizzazioni criminali;
inoltre, le zone delle Province di Venezia e Padova nelle quali gli esponenti mafiosi siciliani e i loro complici volevano concentrare le attività di riciclaggio di denaro sono già state interessate, tra gli anni ottanta e novanta, dall'analoga azione criminale dell'organizzazione conosciuta con il nome di «Mala del Brenta» che agiva in stretta relazione con diversi gruppi mafiosi -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti, cosa intenda fare il Ministro per combattere efficacemente la criminalità organizzata e l'infiltrazione mafiosa in diverse zone del Nord Italia e, in particolare, del Veneto.
(4-01202)

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Napoli nel quartiere Ponticelli secondo le modalità del project financing è in costruzione l'Ospedale del Mare e l'opera vede quale soggetto attuatore l'Asl Na 1 (soggetto pubblico) e l'ATI Astaldi, Siemens, Giustino Coppola (soggetto privato);
il costo complessivo dell'opera è di 190.000.000,00 di euro e la copertura finanziaria prevede che il 60 per cento del costo sarà a carico dell'Asl Na 1 mentre il restante 40 per cento sarà a carico del concessionario privato ai sensi dell'articolo 19 della legge 109 del 1994;
secondo il progetto il nuovo ospedale, che servirà tutta l'area orientale di Napoli, avrà 500 posti letto per una superficie complessiva a scopo sanitario di 80 mila mq, si comporrà di quattro corpi separati: il primo costituito dalla hall di accesso con galleria commerciale e servizi, col reparto operatorio alle spalle e con le degenze nei cinque piani superiori; il secondo corpo è costituito dal blocco uffici; il terzo corpo dal blocco centrali tecnologiche ed il quarto dall'albergo per 150 posti letto. I quattro corpi sono inseriti in una vasta area a verde di circa 50mila mq, con 30mila di parcheggio per un totale di 1300 posti auto e di un eliporto;
il progetto prevede che la realizzazione dell'opera sarà terminata entro il marzo 2009, la funzionalità del nuovo ospedale sarà operativa dal settembre 2009 e l'apertura del nuovo nosocomio

comporterà la riconversione di tre ospedali del centro storico della città di Napoli: Ascalesi, Annunziata e Loreto Mare;
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Mattino in data 30 gennaio 1998 la progettazione del nuovo ospedale è stata seguita per conto dell'Asl Na 1 dall'ingegner Matteo Gregorini;
stando a quanto riportato sempre dal quotidiano Il Mattino in data 28 novembre 1998 il suddetto progetto veniva affidato dall'Asl Na 1 direttamente allo stesso ingegnere e senza un concorso pubblico;
in seguito a precedenti atti del sindacato ispettivo presentati nel corso della XIV legislatura fu avviata un'indagine della Procura della Repubblica di Napoli e secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno in data 10 aprile 2004 particolare attenzione veniva riservata al progetto elaborato dall'ingegner Matteo Gregorini e dal suo staff composto dall'impiantista, ingegner Gioacchino Forzano, e dagli ingegneri Mascolo e De Risi, tutti facenti parte all'epoca dei fatti dello studio associato dell'ingegner Gregorini che si trova al Centro Direzionale di Napoli - Isola F/11;
stando a quanto scrive il quotidiano Il Mattino in data 25 maggio 2008, nell'ambito dell'indagine penale avviata dalla Procura della Repubblica di Napoli sull'appalto e la costruzione dell'Ospedale del Mare, all'ingegner Gregorini sono state contestate le accuse di corruzione, truffa e falso e la Guardia di Finanza incaricata di notificare l'informazione di garanzia ha effettuato alcune perquisizioni volte ad acquisire documenti utili all'indagine della magistratura ed in particolare agli appalti ed ai subappalti necessari alla realizzazione dell'opera;
in seguito alla denuncia del Capogruppo consiliare della Campania Enzo Rivellini, ripresa da diversi organi di stampa (Il Mattino, Corriere del Mezzogiorno, Roma) in data 3 settembre 2008, l'ingegner Gregorini avrebbe assunto nell'ambito dei lavori per la realizzazione del nuovo ospedale sia la funzione di direttore dei lavori sia di coordinatore per la sicurezza. Tali incarichi comporterebbero l'esborso a vantaggio del Gregorini di almeno 4.000.000,00 di euro rappresentanti dalla somma di 2.600.000,00 euro per la direzione dei lavori e 1.400.000,00 euro per il coordinamento della sicurezza -:
se non intenda chiedere informazioni sulla vicenda descritta in premessa ai sensi dell'articolo 14, comma 3-bis, del decreto-legge n. 152 del 1991, convertito con modificazioni dalla legge n. 203 del 1991, anche ai fini dell'esercizio degli ulteriori poteri di cui al medesimo articolo 14.
(4-01203)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
in varie scuole di ogni ordine e grado la CGIL sta organizzando alcune iniziative di natura politico-sindacale di dura contestazione contro le riforme avviate dal Ministro dell'istruzione;
in tale attività sono spesso fortemente coinvolti insegnanti e dirigenti scolastici, il che appare all'interpellante non solo inopportuno ma, con ogni probabilità, di dubbia compatibilità con la vigente normativa;
in particolare, nei giorni 26 e 29 settembre 2008, in una scuola materna pubblica in provincia di Pordenone, alcuni insegnanti hanno organizzato una raccolta di firme, per conto della CGIL, contro le iniziative di riforma del Ministro dell'istruzione, attuando così forme di condizionamento implicito nei confronti dei genitori dei piccoli alunni, atteggiamento assolutamente inaccettabile e non consono, in particolare, alla loro funzione educativa -:
se queste forme di lotta politico-sindacale, attuate all'interno delle strutture

scolastiche da parte di insegnanti e dirigenti scolastici, siano lecite e quali iniziative intenda adottare per far sì che le strutture scolastiche non siano utilizzate per attività di natura essenzialmente politica da parte di alcuni operatori della scuola e per evitare una strumentalizzazione dei genitori degli alunni, specie più piccoli, che ovviamente hanno difficoltà a contraddire coloro cui sono affidati i propri figli.
(2-00153)«Gottardo».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'incremento del rapporto alunni/docente di sostegno sta causando nella Regione Sicilia un taglio netto e traumatico del numero dei docenti di sostegno che penalizza i ragazzi disabili e le loro famiglie per i quali la scuola è un importante strumento di integrazione sociale;
in particolare, nella provincia di Trapani, i tagli sono drammatici. L'Ufficio Scolastico Provinciale ha richiesto l'attivazione di soltanto 1410 posti sui 1715 richiesti, operando un taglio di 305 posti rispetto alle richieste dei Dirigenti Scolastici e vanificando il lavoro svolto dai Gruppi di Lavoro per l'Integrazione nella Scuola Superiore (GLISS);
il Direttore Regionale della Sicilia ha tagliato altri 143 posti riducendoli a 1267. Ciò ha portato a 212 posti in meno rispetto all'anno scorso e 305 posti in meno rispetto ai bisogni delle scuole;
tali misure producono, oltre alla penalizzazione dei ragazzi disabili, una forte contrazione occupazionale nel territorio;
in tutta la Sicilia, a partire dall'anno scolastico 2007/2008, tutti gli alunni di nuova iscrizione o che iniziano un nuovo ciclo di studi, sono stati certificati dall'Autorità sanitaria, in base ad una precisa direttiva dell'Assessorato Regionale alla Sanità, secondo il codice internazionale ICD10 e questo a garanzia della attendibilità delle certificazioni;
nel corso del mese di luglio vari USP hanno segnalato che le ASL hanno rilasciato nuove certificazioni in ritardo. Il numero di alunni di nuova certificazione è particolarmente rilevante ed è dovuto a nuove certificazioni, a trasferimenti di famiglie da altre regioni o province e, non ultimo alle assegnazioni che la magistratura fa di alunni disabili ospitati in case famiglia;
il numero totale degli alunni con disabilità è di 449 unità in più rispetto all'anno scolastico 2007-2008;
l'ufficio scolastico regionale ha tagliato in Sicilia circa 996 posti di sostegno rispetto all'anno scolastico 2007-2008. I tagli, distribuiti nelle varie province, sono così riassumibili: AG - 54, CL - 47, CT - 242, EN - 32, ME - 160, PA - 98, RG - 26, SR - 126, TP - 202, che si aggiungono ai tagli già operati con 1744 posti di docente e 122 di personale ATA;
a fronte di tale situazione è indispensabile che la Direzione Generale per la Sicilia sia autorizzata ad assegnare un numero congruo di posti di sostegno aggiuntivi: a Catania il rapporto posti alunni, per l'incremento della presenza di bambini disabili, supera l'1,91 ed a Palermo l'1,87. L'assegnazione necessaria in base a quanto descritto è di ulteriori 320 posti;
di fatto, l'Amministrazione, non potendo ulteriormente procedere al taglio delle classi, pur di stare nei tetti per il risparmio della spesa, colpisce uno dei settori che più degli altri necessita di maggiori attenzioni, ledendo in modo palese precise norme giuridiche che regolano la materia -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere, per evitare che tagli indiscriminati agli organici pregiudichino irrimediabilmente l'integrazione dei bambini con disabilità e dei minori svantaggiati da condizioni sociali e/o economiche, nonché il loro diritto allo studio.
(5-00385)

PES, SCHIRRU, GHIZZONI, SERENI, CALVISI, MARROCU, MELIS, FADDA e PICCOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella Regione Sardegna i tagli dei docenti riguarderanno 1.281 unità. Nonostante gli importanti interventi regionali nel campo dell'istruzione, non ultimo il tavolo di confronto tra Regione, Direzione scolastica regionale, sindacati confederali, Anci e l'Ups, con la riforma del Ministro la scuola pubblica subirà un durissimo contraccolpo;
per quel che concerne la vertenza della scuola sarda, dai dossier dei sindacati regionali si apprende che il raffronto sui giovani che hanno abbandonato prematuramente il corso di studi in Sardegna è pari al 28,3 contro una media nazionale del 20,6 per cento. È stato confermato un allarmante taglio di 1.281 posti poiché tecnicamente, ai 941 tagli previsti dalla prima bozza del Decreto interministeriale, si aggiungono altri 340 posti in meno nei vari ordini e gradi del sistema scolastico regionale. Vi sarebbe anche il «dimezzamento» delle disponibilità sulle immissioni in ruolo: 603 su 1.114 posti disponibili di docenza (dei quali 331 di sostegno);
per quanto riguarda i Centri territoriali per l'Educazione Permanente degli Adulti sono stati istituiti con l'Ordinanza ministeriale n. 455 del 1997 e negli anni hanno svolto attività di formazione degli adulti organizzando corsi di Alfabetizzazione culturale e funzionale che hanno coinvolto nell'ultimo triennio migliaia di studenti di varia nazionalità dai sedici anni. Attualmente, in Italia il 36,5 per cento della popolazione non ha alcun titolo di studio o solo la licenza elementare, il 65 per cento della popolazione non raggiunge il primo livello della competenza alfabetica e solo il 6,5 per cento è in possesso di un'istruzione universitaria. Per far fronte a questa situazione, i 492 CTP italiani hanno attivato corsi, finalizzati al conseguimento del titolo di studio (il 15 per cento), corsi per cittadini stranieri per l'integrazione linguistica (il 13 per cento) e sociale e il 72 per cento sono corsi brevi modulari di alfabetizzazione funzionale (corsi di lingue, informatica, laboratori, cultura generale);
i CTP hanno, inoltre, anticipato le linee del Consiglio di Lisbona del marzo 2000: «i CTP hanno il compito di garantire un accesso universale e permanente alle azioni d'istruzione e formazione per consentire l'acquisizione e l'aggiornamento delle competenze necessarie ad una partecipazione attiva ai progressi della società». Contrastano con efficacia l'analfabetismo compreso quello di ritorno attraverso l'organizzazione di corsi per il conseguimento della licenza media, corsi di Italiano per stranieri e corsi modulari (di lingue, di informatica di base e finalizzati all'accesso ai siti istituzionali, di cultura generale, laboratori artistici, corsi di formazione professionali);
purtroppo, in Sardegna, i corsi brevi di alfabetizzazione modulare non vengono presi in considerazione dall'Ufficio Scolastico Regionale che, secondo gli interroganti, ottusamente non tiene conto dell'Ordinanza ministeriale. L'articolo 2 «Obiettivi e coordinamento dei centri» stabilisce quanto segue: «1. Ogni Centro predispone un servizio finalizzato a coniugare il diritto all'istruzione con il diritto all'orientamento ed al riorientamento e alla formazione professionale. In tale contesto si prefigurano pertanto, interrelati fra loro, obiettivi di alfabetizzazione culturale e funzionale, consolidamento e promozione culturale, rimotivazione e riorientamento, acquisizione e consolidamento di conoscenze e competenze specifiche, pre-professionalizzazione e/o riqualificazione professionale»;
la Sardegna si colloca agli ultimi posti per alfabetizzazione e successo scolastico e la presenza di cittadini stranieri è una realtà che si afferma sempre di più e che ha bisogno di risposte. Alcuni CTP sardi hanno sperimentato negli ultimi anni varie forme di alfabetizzazione funzionale ottenendo importanti risultati dal punto di

vista della qualità dell'offerta confermata dall'alto numero dei partecipanti;
l'Ufficio Scolastico Regionale ha operato un taglio degli organici dei Centri: su 43 classi ne sono state soppresse 24, una riduzione pari al 56 per cento, privando i cittadini sardi di un servizio che era indispensabile per combattere analfabetismo scolastico e di ritorno, dispersione, impoverimento culturale e necessità di adeguamento alle conoscenze delle nuove tecnologie. L'Ufficio Scolastico Regionale ha operato questi tagli senza tener conto dell'utenza che andava a colpire e della perdita di un patrimonio di professionalità ed esperienza acquisita da parte dei docenti;
i tagli sono stati giustificati dal calo delle richieste di partecipazione ai soli corsi di licenza media conteggiati alla data del 31 maggio mentre l'Ordinanza ministeriale n. 455 stabilisce che le domande vadano raccolte anche ad anno scolastico iniziato e l'organizzazione dei corsi finalizzati al titolo sono solo una parte del nostro lavoro;
la politica dei tagli anche sul sostegno produrrà notevoli danni anche all'integrazione scolastica degli alunni diversamente abili e gravi ripercussioni sui docenti di sostegno, professionisti che lavorano con dedizione e passione che vedranno svalutate le proprie professionalità. Sono frequenti gli esempi di demotivazione a dir poco sconcertanti che mettono in serio pericolo i percorsi educativi rivolti alle fasce più deboli. A ciò si aggiungono le preoccupazioni dei famigliari di bambini disabili, che vedono nell'istruzione un valido strumento di crescita, talvolta unica risorsa per i loro figli -:
quale posizione intenda assumere in difesa della scuola pubblica e del ruolo istituzionale che svolgono i CTP nel nostro Paese per l'educazione degli adulti e dei cittadini stranieri, al fine di una migliore integrazione sociale e culturale;
quali interventi intenda adottare per evitare che i genitori degli alunni disabili debbano rivolgersi al giudice amministrativo per far valere il diritto allo studio, garantito dalla nostra Costituzione.
(5-00395)

Interrogazione a risposta scritta:

SBROLLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
considerato l'abnorme ricorso all'istituto della reggenza scolastica sul territorio nazionale in conformità alla Direttiva n. 31 del 10 marzo 2008 del Ministero della pubblica istruzione, articolo 4, essendo attribuite per l'anno scolastico 2008-2009 nella Regione Veneto n. 26 reggenze (provvedimento USR del 29 agosto 2008), delle quali 10 nella sola provincia di Vicenza, ci si chiede quali criteri siano stati assunti, stanti la limitatezza delle disposizioni di legge e la mancanza di accordi tra l'USR (Ufficio scolastico regionale) Veneto e le organizzazioni sindacali al riguardo, nell'attribuzione delle reggenze a dirigenti che hanno anche sedi proprie di nomina e che in alcuni casi assommano poli scolastici di tre istituti con numero di alunni al di sopra dei 900 studenti. Tale situazione è ben rilevabile nell'Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri e della ristorazione di Recoaro Terme (Vicenza). Tale istituto è un'efficace realtà formativa della provincia e della Regione, conosciuta nel contesto nazionale, e detiene una popolazione scolastica di n. 860 studenti provenienti da circa 70 comuni e che è stata data in reggenza al dirigente del Polo liceale di Valdagno (Vicenza) che conta circa n. 830 studenti divisi in quattro indirizzi complessivi. Il tutto per un totale di circa 1690 studenti;
pur nella consapevolezza dei «tagli economici» imposti al sistema scuola, che privilegia la quantità alla qualità, non si comprende come materialmente un dirigente scolastico possa ben amministrare e dirigere ben tre o quattro indirizzi diversi

con proprie peculiarità e necessità. Sicuramente verrà meno il buon andamento e funzionamento degli istituti gestiti -:
se il Ministro interrogato intenda:
a) avviare i necessari accertamenti ispettivi in maniera urgente, possibilmente non solo a livello regionale, ma anche provinciale;
b) procedere in maniera urgente ai provvedimenti del caso qualora siano accertate delle irregolarità;
c) procedere alla nomina di figure reggenti con docenti interni, in possesso di titoli idonei, in modo tale da avere persone che conoscano bene la quotidianità della scuola da dirigere e le specifiche dinamiche interne, oltre che essere legate in primis al futuro stesso della scuola che dirigono, in termini di risultato;
d) procedere, in termini generali, nel più breve tempo possibile, all'indizione di un nuovo concorso per dirigenti scolastici al fine di limitare notevolmente il ricorso sul territorio nazionale all'istituto della reggenza scolastica che, in ogni caso, andrà adeguatamente riformato come richiesto da tempo dalle organizzazioni sindacali di categoria, senza distinzioni.
(4-01207)

TESTO AGGIORNATO AL 12 NOVEMBRE 2008

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
appaiono in sensibile crescita le morti causate dal batterio della legionella, e centinaia di migliaia di pazienti si ammalano e/o prolungano la loro degenza a causa di infezioni contratte in strutture comunitarie e di ricovero (ospedali, case di riposo, alberghi, scuole, piscine e centri termali, studi odontoiatrici, ambulatori accreditati), con ingenti costi sociali e responsabilità civili e penali conseguenti;
i casi annuali di legionellosi diagnosticati e notificati indicano un andamento crescente della malattia (nel 2006, 923 notifiche, nel 2005, 869 notifiche, 826 casi confermati e 43 casi presunti; nel 2004, 604 notifiche, 552 casi confermati e 52 casi presunti; nel 2003, 617 notifiche, 571 casi confermati e 46 casi presunti; nel 2002, 639 notifiche, 586 casi confermati e 53 casi presunti);
l'incremento progressivo dei casi notificati (dai circa 90 del 1997 agli oltre 900 casi del 2005) può essere attribuito ad una maggiore attenzione nei confronti di questa patologia da parte dei sanitari, ma non risulta ancora aderente alla realtà epidemiologica;
alcuni gravi casi che si sono verificati alcuni mesi fa su treni ed aerei dove è stata rilevata acqua contaminata con il batterio della Legionella Pneumophila e nella nave da crociera italiana, in viaggio nei Caraibi, nel novembre 2006, nella quale si sono verificati due decessi sospetti;
si sottolinea, altresì, come tali controlli rientrino nelle procedure di monitoraggio della situazione igienico-sanitaria dei convogli di Trenitalia disposti a partire dallo scorso anno dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello;
risulterebbe che l'Istituto superiore di sanità abbia in corso da alcuni anni sperimentazioni in alcuni nosocomi per l'adozione di nuove e più efficaci metodiche di bonifica, ma tali sperimentazioni procedono con una lentezza non riscontrabile in alcun protocollo internazionale -:
quali iniziative il Ministero abbia avviato per accelerare le sperimentazioni dell'ISS e provvedere all'aggiornamento delle «Linee guida per la prevenzione ed il controllo della Legionellosi», al fine di favorire l'adozione dei più efficaci sistemi

di bonifica dei diversi impianti che costituiscono le principali sedi di contaminazione, potenziando la prevenzione e la bonifica degli ambienti a rischio, tra cui ospedali, case di riposo, scuole, alberghi, edifici pubblici e privati, nonché mezzi di trasporto collettivi quali treni, aeromobili, navi da crociera.
(5-00390)

MURA e PALAGIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 17 settembre scorso il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta intervenendo in diretta a Radio Radicale ha dichiarato di voler rendere pubblici i curricula dei chirurghi perché quando si affronta un'operazione si deve poter sapere se il medico che la effettua è un macellaio o una persona di efficiente qualità;
in data 20 settembre il Ministro Brunetta tornando sullo stesso argomento ha dichiarato, come testualmente riportato dall'agenzia Ansa: «Stiamo attentissimi a yogurt e succhi di frutta, ma andiamo in ospedale e ci facciamo operare dal primo venuto, senza sapere se è bravo o è un macellaio. E noi sappiamo che negli ospedali i macellai non sono pochi»;
sempre nella giornata del 20 settembre il Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, on. Sacconi ha diramato una nota alle agenzie di stampa nella quale affermava che le dichiarazioni del Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta circa i medici ospedalieri sono state fraintese, perché la competenza di questi professionisti è molto elevata, mentre i casi di incompetenza o negligenza costituiscono un'eccezione;
il 22 settembre sulla stessa vicenda è intervenuto il sottosegretario alla Sanità, on. Ferruccio Fazio, che a Repubblica Tv, dopo aver dichiarato infelici le parole del Ministro Brunetta, ha annunciato che il Governo ha in progetto di istituire, un'agenzia che si occupi di valutare l'operato dei medici e il complesso della sanità in cui operano;
le affermazioni del ministro Brunetta, estremamente generiche e per nulla circostanziate, appaiono gravi e deleterie perché ledono fortemente la credibilità professionale dei medici ospedalieri italiani, creano inoltre un ingiustificato allarme tra i cittadini che debbono sottoporsi ad interventi chirurgici e cure mediche;
il tema della trasparenza e della qualità delle prestazioni fornite dal Sistema Sanitario Nazionale è di estrema rilevanza ed andrebbe dunque affrontato con la massima serietà da parte delle istituzioni competenti. Il Parlamento si sta muovendo in questa direzione con una commissione parlamentare d'inchiesta sui temi sanitari già istituita in Senato, e due proposte di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta su analoga materia all'esame della Commissione XII della Camera dei Deputati;
lo stesso non si può dire per quanto riguarda il Governo dal momento che, come già riportato in premessa, si susseguono dichiarazioni contrastanti da parte di diversi membri dell'esecutivo. Tale diversità, sovente estremamente accentuata, di posizioni, non rende comprensibile quale linea, se mai ci fosse, voglia seguire il Governo per assicurare da un lato la massima trasparenza e qualità delle prestazioni sanitarie e dall'altro il rispetto della professionalità di medici e infermieri che costituiscono una grande risorsa per il servizio sanitario Nazionale -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro per garantire controlli e valutazioni sull'operato svolto dal personale medico e sull'efficienza dei servizi offerti dalle strutture del Sistema Sanitario Nazionale in modo da assicurare la massima trasparenza e qualità delle prestazioni alle quali si sottopongono i cittadini italiani.
(5-00391)

LIVIA TURCO, MIOTTO, MURER, SBROLLINI, LENZI, D'INCECCO e GRASSI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 32 della Costituzione Italiana, nel sancire la tutela della salute come «diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività», di fatto obbliga lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute in termini di generalità e di globalità atteso che il mantenimento di uno stato di completo benessere psico-fisico e sociale costituisce oltre che diritto fondamentale per l'uomo, per i valori di cui lo stesso è portatore come persona, anche preminente interesse della collettività per l'impegno ed il ruolo che l'uomo stesso è chiamato ad assolvere nel sociale per lo sviluppo e la crescita della società civile;
il decreto legislativo 22 giugno 1999 n. 230 «Riordino della medicina penitenziaria», all'articolo 1 sancisce che «detenuti e gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali e uniformi di assistenza individuati nel Piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali e in quelli locali»;
dopo un'attesa che ormai perdurava da dieci anni con la finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 282 e ancor di più con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 30 maggio 2008, «Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio Sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria» si è finalmente concluso l'iter che segna il passaggio del definitivo trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, del personale e delle risorse in materia di medicina penitenziaria, equiparando, per la prima volta, non solo formalmente ma anche sostanzialmente, la tutela del diritto alla salute dei cittadini in stato di detenzione con tutti gli altri utenti dell'SSN;
il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri descrive le linee guida per gli interventi a tutela della salute dei detenuti, oltre a richiamare tra i suoi princìpi di riferimento «la piena parità di trattamento, in tema di assistenza sanitaria, degli individui liberi e degli individui detenuti ed internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale» e la piena e leale collaborazione interistituzionale per integrare «la tutela della salute e il recupero sociale dei detenuti», sottolinea che «la continuità terapeutica si pone quale principio fondante per l'efficacia degli interventi di cura e deve essere garantita dal momento dell'ingresso in carcere e/o in una struttura minorile, durante gli eventuali spostamenti dei detenuti tra diversi Istituti penitenziari e strutture minorili, e dopo la scarcerazione e immissione in libertà;
il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, infine, reca in allegato, quale parte integrante ed essenziale, anche le «Linee di indirizzo per gli interventi negli Ospedali psichiatrici e giudiziari e nelle case di cura e custodia»;
tale riforma, nel definire in modo compiuto le competenze specifiche della amministrazione penitenziaria e del sistema sanitario nazionale, mette le Istituzioni nelle condizioni di lavorare al meglio per il recupero complessivo dei detenuti, ma, soprattutto segna un passo importante, dal quale sarà impossibile recedere in futuro, perché rafforza nella coscienza di ciascuno di noi la consapevolezza che chiunque sia sottoposto, per una qualsiasi ragione, a misure restrittive, non potrà mai più essere considerato un semplice problema da rimuovere o soggetto da dimenticare ma, come ci insegna la nostra Costituzione, persona la cui dignità e i cui diritti vanno comunque tutelati e rispettati -:
quando avrà luogo sia l'effettivo trasferimento delle risorse finanziarie dal

Ministero della giustizia, al momento bloccate presso la Ragioneria centrale del Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di assicurare la continuità nei pagamenti al personale e nell'assistenza sanitaria ai detenuti sia l'approvazione del Protocollo d'intesa Stato-Regioni, concernente i contenuti e le forme del coordinamento tra il Ministero della giustizia e il Servizio sanitario a tutti i livelli istituzionali, dato che il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevedeva avvenisse nei 30 (trenta) giorni successivi alla sua pubblicazione, avvenuta il 1o aprile 2008.
(5-00392)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
molti coltivatori diretti hanno aderito al recente condono previdenziale i cui termini di adesione sono scaduti il 30 giugno di quest'anno;
diversi interessati risultano aver versato gli importi previsti già alle originarie scadenze, la prima delle quali era fissata nell'ottobre del 2007;
gli aderenti al condono, una volta versato l'importo previsto, risultano aver inoltrato la domanda per ottenere il trattamento pensionistico spettante alle sedi provinciali dell'INPS;
tali sedi non sarebbero, però, in grado di procedere alla liquidazione della pensione in quanto la direzione generale dell'INPS non avrebbe provveduto a fornire le necessarie istruzioni sulle modalità di valutazione del versamento effettuato in relazione agli anni condonati con il conseguente blocco dei trattamenti previdenziali richiesti -:
se la competente direzione dell'INPS risulti effettivamente inadempiente ai compiti che le spettano in materia o, in difetto, ai quali uffici sia imputabile l'accaduto;
quali iniziative intenda adottare allo scopo di assicurare il trattamento previdenziale agli aventi diritto in tempi rapidi.
(5-00382)

BRATTI, MARIANI, BRAGA e VIOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni la fiducia dei consumatori nella qualità e nella sicurezza dei prodotti alimentari è stata in più occasioni messa a dura prova dalle crisi sanitarie verificatesi nel settore alimentare: solamente da ultima, si richiama l'emergenza latte in Cina che negli ultimi giorni sta interessando anche l'Unione europea;
l'evoluzione dell'interesse dei consumatori verso la salubrità degli alimenti ha indotto le istituzioni a considerare come priorità strategica il raggiungimento degli standard più elevati possibili di sicurezza alimentare sia per i prodotti alimentari e per la salute che per il benessere degli animali e delle piante, requisiti che devono applicarsi sia ai beni prodotti all'interno dell'UE che a quelli importati;
la strada da percorrere a tale scopo si snoda attraverso varie tappe: l'applicazione del nuovo quadro giuridico del settore alimentare che riflette la politica «dai campi alla tavola» andando a coprire l'intera catena alimentare; l'attribuzione al mondo della produzione della responsabilità primaria di una produzione alimentare sicura; l'esecuzione di appropriati controlli ufficiali (ad esempio i prodotti alimentari importati nella Comunità devono essere conformi alle norme di igiene comunitarie o a norme equivalenti); la capacità di attuare rapide ed efficaci misure di salvaguardia di fronte ad emergenze sanitarie che si manifestino in qualsiasi punto della catena alimentare; l'attenzione verso nuove problematiche emergenti;
il perseguimento di tali strategie vede coinvolti numerosi attori infatti: il Ministero

del lavoro, della salute e delle politiche sociali opera, a livello centrale, con la Direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione e, a livello territoriale, con i propri Uffici periferici, ovvero gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF), e gli Uffici veterinari periferici, che comprendono i Posti di ispezione frontaliera (PIF) e gli Uffici veterinari per gli adempimenti comunitari (UVAC);
con competenza su tutto il territorio nazionale e con strutture articolate anche a livello periferico, opera il Comando carabinieri per la tutela della salute attraverso i Nuclei antisofisticazione e sanità (NAS), soprattutto nell'ambito della repressione e della prevenzione;
a livello territoriale operano le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, attraverso i Servizi di igiene degli alimenti e della nutrizione, SIAN (strutture subentrate ai Servizi di igiene pubblica, SIP) ed i Servizi veterinari (SV) dei Dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali, nonché, per gli accertamenti analitici di laboratorio, le Agenzie regionali per la protezione ambientale, ARPA (ex Presidi multizonali di prevenzione, PMP) e gli Istituti zooprofilattici sperimentali (IZS);
oltre ai predetti soggetti, nell'ambito della tutela dei prodotti agroalimentari operano altresì il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ed il Ministero dell'economia e delle finanze con finalità di prevenzione e repressione di frodi di natura fiscale e relative alla qualità dei prodotti;
l'elevato numero dei soggetti coinvolti, tuttavia, non vede correlativamente a livello normativo una definizione chiara e precisa delle rispettive competenze. Tale situazione può generare pertanto sovrapposizioni e inefficienze nel perseguimento di obiettivi così importanti e strategici;
un esempio di tali criticità si può evincere dalla Relazione predisposta per l'anno 2006 dal Ministero della salute sulla «Vigilanza e controllo degli alimenti e bevande in Italia» in cui risulta che nell'ambito dell'intero territorio nazionale i controlli eseguiti dai diversi attori presentano una disomogeneità nelle differenti regioni italiane e comunque effettuati in misura ancora non sufficiente a garantire la sicurezza dei prodotti in importazione (USMAF campioni analizzati 8 per cento, UVAC campioni analizzati 4,5 per cento);
con specifico riferimento all'attività analitica, il Ministero della salute ha tentato di addivenire ad una maggiore organicità predisponendo nel corso dell'anno 2007 una bozza di accordo con le regioni e le province autonome per la disciplina della collaborazione con gli USMAF in tema di prestazioni analitiche sulle merci in importazione da paesi terzi per finalità di vigilanza sanitaria, che tuttavia non risulta avere avuto alcun seguito;
la recente pubblicazione, inoltre, del decreto del Ministero della salute del 27 febbraio 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 197 del 23 agosto 2008) in tema di «Attribuzione agli istituti zooprofilattici sperimentali di compiti di controllo ufficiale in materia di analisi chimiche, microbiologiche e radioattive su alimenti di origine vegetale non trasformati» ha concretamente sancito anche il ruolo di questi soggetti nell'erogazione delle predette prestazioni;
sotto un ulteriore profilo è opportuno evidenziare la problematica relativa ai costi che tali controlli necessariamente comportano e che concretamente risultano a carico delle pubbliche amministrazioni ma non si può sottacere come nelle materie ambientali quali IPPC ed impianti a rischio di incidenti rilevanti questi siano onere dell'imprenditore;
numerose leggi comunitarie, si sono espresse in merito dal 1998 ad oggi prevedendo disposizioni sull'onerosità di prestazioni e controlli a carico dei soggetti interessati in relazione al costo effettivo del servizio e con tariffe predeterminate e pubbliche -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per chiarire il confuso quadro

normativo e di competenze in materia di sicurezza alimentare dei prodotti importati e porre rimedio all'inefficiente utilizzo di risorse economiche e di personale, chiarendo altresì conseguentemente i rapporti tra lo Stato, le regioni ed i soggetti preposti allo svolgimento dei controlli e delle prestazioni analitiche;
quali siano i motivi per cui i costi dei controlli ricadono sulle Istituzioni ed in via derivata sulla collettività, quando in realtà lo svolgimento di tali attività dovrebbe essere necessariamente considerata una esternalità negativa riconducibile ai costi dell'impresa così come avviene in campo ambientale.
(5-00383)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ogni anno 90.000 malati terminali e 10-15 milioni di italiani non vengono curati, o vengono parzialmente curati, per la sofferenza fisica (mal di schiena o cefalea cronica);
l'emergenza per il solo mal di testa è riscontrabile nel 2-7 per cento di europei che si rivolgono al pronto soccorso per tale sofferenza;
la maggioranza dei pazienti affetti da cefalea cronica abusa quotidianamente di analgesici senza sapere che questi farmaci possono peggiorare la situazione scatenando una cefalea secondaria da abuso di farmaci;
gli ospedali senza dolore sono una realtà ancora troppo frammentaria nel nostro Paese e non esiste nessun piano di pain clinic territoriale;
negli ultimi anni sono stati fatti moltissimi passi avanti nel campo dell'algologia (scienza che studia il dolore);
la terapia del dolore si compone di diverse tecniche di applicazione come l'uso idoneo dei farmaci oppure, in caso di dolore persistente e in cui i farmaci non sono più sufficienti, esistono vie di somministrazione derivate dall'anestesia o tecniche di interruzione definitiva dello stimolo doloroso lungo il percorso dei nervi dalla zona malata al cervello -:
quali azioni intenda adottare il Governo per tutelare la salute dei cittadini che soffrono a causa del dolore cronico dovuto a causa delle diverse patologie;
se sia intenzione del Governo adottare una campagna di informazione che aiuti il cittadino a curarsi meglio tramite, quando necessario, rivolgendosi alla terapia del dolore.
(5-00388)

SCHIRRU, DAMIANO, BELLANOVA, FADDA, MELIS, MARROCU, CALVISI, PES, MADIA, SERVODIO e RAMPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il destino di circa un centinaio di lavoratori sardi inquadrati come Lsu che, dopo tanti anni, rischiano di essere abbandonati, è nelle mani dei Comuni sardi, su cui però gravano i paletti imposti dall'ultima Finanziaria nazionale. Il regime di convenzionamento con lo Stato per questi lavoratori, che solo un anno fa erano 1.040, si è concluso ed entro la fine dell'anno; la Regione Sardegna deve trovare una sistemazione definitiva per 701 lavoratori: a Cagliari 98 unità, a Carbonia Iglesias 250, nel Medio Campidano 69, a Nuoro 30, in Ogliastra 2, a Olbia Tempio 6, a Oristano 95, a Sassari 151; non ultima, c'è poi la situazione degli assunti a tempo parziale;
la legge nazionale pone paletti rigidi ma la Regione, con la finanziaria regionale, è pronta ad intervenire per coprire i costi dei Comuni per i primi due anni e il 75 per cento del costo nel triennio successivo. In caso contrario, il passaggio successivo, per altri lavoratori, potrebbe essere tragico: dai lavori utili alla disoccupazione. L'applicazione degli accordi per l'inserimento lavorativo per un anno dei dipendenti di Montefibre negli enti

locali ha aperto una strada anche per tutti gli altri. Per stabilizzare i precari degli Lsu la Regione ha ottenuto dal governo Prodi oltre cinque milioni di euro. Le risorse messe a disposizione dal ministero si aggiungono a quelle della Regione previste da un articolo della finanziaria regionale 2008. I lavoratori degli Lsu dovrebbero essere assunti dai Comuni per i quali lavorano ma nelle pianta organiche non c'è posto per tutti;
nella provincia del Sulcis Iglesiente, sono pochissimi i centri del territorio che non hanno in servizio Lsu. Quindici anni fa erano oltre seicento: quasi tutti hanno usufruito degli ammortizzatori sociali dei lavori utili dopo essere stati espulsi dal ciclo produttivo delle fabbriche di Portovesme. I più fortunati percepiscono 800 euro, perché ai 500 euro erogati dallo Stato si aggiungono i 100 integrati dalla Regione e i 200, come nel caso di Carbonia, dal Comune. Nessuno percepisce contributi assicurativi e tredicesima;
secondo quanto più volte denunciato anche dall'Anci, si ritiene più che mai necessario individuare dei meccanismi di coordinamento fra la legge finanziaria che impone blocchi generalizzati alle assunzioni e le leggi regionali che dispongono parziali finanziamenti per l'assunzione dei lavoratori socialmente utili o altre tipologie di lavoro precario. Il blocco delle assunzioni non consente all'ente di assumere il personale e di usufruire quindi dei relativi finanziamenti. Ciò sicuramente implica delle disfunzioni nell'utilizzo ottimale delle risorse pubbliche;
la contingente situazione economico-finanziaria degli enti locali sardi e i vincoli imposti dalla normativa nazionale, hanno, negli ultimi tempi, affievolito l'impatto positivo delle misure di sostegno regionali, per cui, a seguito di una serie di incontri specifici con gli stessi enti tenutisi nell'ambito del tavolo tecnico permanente a cui partecipano anche le oganizzazion sindacali, sono state individuate forme di sostegno più incisive che dovrebbero favorire il superamento delle difficoltà di carattere economico rappresentate dalle Province, dai Comuni e dalle A.S.L. che hanno espressamente manifestato la disponibilità di procedere ad assunzioni di Lsu, compatibilmente con i limiti imposti dalle vigenti norme in materia di assunzioni di personale;
la Giunta regionale, con la deliberazione n. 33/13 del 25 luglio 2006, ha inteso dare nuovo impulso all'attività di sostegno per la stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili, integrando la normativa regionale, l'incentivazione e prevedendo un'ulteriore e cospicua dotazione finanziaria. Le novità sostanziali più rilevanti riguardano gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato presso le pubbliche amministrazioni, che garantiscono la copertura del 100 per cento dei costi stipendiali nei primi tre anni, e del 75 per cento nei successivi due. Altro intervento di rilievo è quello concernente il contributo triennale di 5.000 euro, in favore degli enti locali, per assunzioni di lavoratori da parte d'imprese aggiudicatarie di appalti per pubblici servizi -:
se non ritengano opportuno riconvocare al più presto un tavolo con la Regione Sardegna per ridefinire le convenzioni tra Ministero del lavoro e la Regione al fine di raggiungere gli obiettivi di stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili;
se non ritengano opportuno assumere iniziative normative volte a rivedere la vigente disciplina al fine di autorizzare all'assunzione, fuori pianta organica, dei lavoratori socialmente utili nei Comuni sotto i cinquemila abitanti anche attribuendo autonomia alla Regione in tale materia.
(5-00400)

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, GRANATA e MANNUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 15 gennaio 2008 sulla Gazzetta ufficiale n. 12 è stato pubblicato il

decreto 22 novembre 2007 (Piano di attività e utilizzo delle risorse finanziarie di cui all'articolo 5-bis del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 6 aprile 2007, n. 46, riguardante gli adempimenti previsti dal regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH);
l'allegato 1, paragrafo 1.2, punto 17 del predetto decreto ministeriale prevede che l'Autorità competente (identificata nel Ministero della salute) definisca, in accordo con il Comitato tecnico di coordinamento, proposte per la promozione di attività di ricerca finalizzate alla messa a punto di metodi alternativi ai test che richiedono l'utilizzo di animali;
l'allegato 1, paragrafo 4.1.1., punto 7, prevede che venga effettuata tramite il CSC e l'APAT, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, un censimento delle strutture pubbliche e private impegnate nelle attività di ricerca per l'individuazione di metodi alternativi ai test che richiedono l'utilizzo di animali;
l'allegato 1, paragrafo 4.1.2, punti 8 e 9, prevedono che il Centro nazionale sostanze chimiche (CSC), definito entro e non oltre trenta giorni dall'entrata in vigore del sopracitato decreto dall'Istituto superiore di sanità, effettui, in collaborazione con l'APAT, sulla base delle indicazioni dell'Autorità competente, il censimento dei laboratori di saggio operanti in ambito nazionale ed il censimento delle strutture pubbliche e private impegnate nelle attività di ricerca per l'individuazione di metodi alternativi ai test che richiedono l'utilizzo di animali;
l'allegato 1, paragrafo 4.2.1, punto 9, prevede che l'Autorità competente definisca, entro il 30 giugno 2008, sulla base del censimento effettuato, un piano per promuovere le attività di ricerca volte all'individuazione di metodi alternativi ai test che richiedono l'utilizzo di animali vertebrati;
le scadenze richiamate sono tutte passate da mesi senza essere state soddisfatte -:
quali siano le motivazioni di tale ritardo e se non ritenga di intervenire urgentemente per adempiere a tali obblighi in applicazione di uno dei principi più importanti e innovativi contenuti nel decreto ministeriale.
(4-01200)

BRIGUGLIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il SBV, Sindacato polispecialistico medici e strutture preaccreditate in un documentato dossier sul Piano di rientro predisposto dalla regione Sicilia osserva:
a) gli Specialisti convenzionati esterni sono 1.525 e rappresentano in Sicilia, con i loro circa 7.000 dipendenti e collaboratori, una tra le «imprese di lavoro» più importanti della regione, sia per numero di addetti che per certificata e qualificata professionalità;
b) essi costano alla regione Sicilia, così come dichiarato dall'Assessore alla sanità in Commissione sanità nella seduta del 16 ottobre 2007, 310 milioni di euro;
c) tale impegno di spesa è per la regione Sicilia l'importo, in assoluto, più, basso di qualsiasi altra «forza lavoro» che la regione finanzia;
infatti per 8.525 unità il costo/unità è pari a 36.360 euro per posto di lavoro; tale dato si deve raffrontare al costo medio, ospedaliero o delle ASL che varia, secondo la qualifica, da 60 a 120.000 euro anno per unità;
ma anche l'importo di 36.360 non corrisponde alla realtà, in quanto tale somma non va tutta al professionista in quanto la somma di 310 milioni di euro è, solo per categoria, omnicomprensiva: infatti con questa assegnazione detti operatori

devono pagare i leasing delle apparecchiature, i reattivi, gli affitti degli studi e quanto ad essi collegato;
è per questo motivo che scrive detta organizzazione - detti operatori si definiscono «imprese di lavoro» e «forza lavoro» o, per meglio dire, rappresentano quel «privato sociale» onesto e fatto di gente che si impegna e lavora con scrupolo e coscienza;
i citati operatori fanno inoltre presente di essere uno scomodo termine di paragone verso il dissennato sperpero delle risorse pubbliche. Infatti, come si può evincere dall'analisi delle assegnazioni del Piano di rientro, si rileva che le somme previste dal piano vengono spese nei seguenti termini:
a) 392 milioni di euro per 1.525 strutture private che implica una spesa media pari a 257.000 euro a struttura - 437 milioni di euro per 163 strutture pubbliche che implica una spesa medi pari a 2.680.000 euro a struttura (piano di Rientro, paragrafo 128, pagine 41-43). Peraltro anche la somma di 392 milioni di euro non è veritiera: essa è infatti pari a 310 milioni di euro così come ha dichiarato lo stesso assessore alla sanità della regione Sicilia;
poiché il paragrafo 12 B, pagine 41-43 del Piano recita «si evidenzia che la maggior parte delle prestazioni specialistiche viene effettuata dalle strutture private» ed è assodato che il privato eroga l'80 per cento delle prestazioni (33 milioni su 42 milioni) ed il pubblico il restante 20 per cento (9 milioni su 42 milioni), ne deriva che:
a) una prestazione erogata nel privato costa euro 11,8 euro;
b) una prestazione erogata nel pubblico costa euro 48,5;
il «buon amministratore» potendo scegliere di comprare la stessa prestazione a 11 o a 48 euro dovrebbe scegliere di comprare quelle che costano meno, invece in Sicilia si decide, addirittura, di ridurre il budget dell'acquisto di prestazioni a 11,8 euro ed, invece, di aumentare l'acquisto di quelle a 48,5 euro;
ne consegue che, in totale spregio al Piano di Rientro saranno dissipate più risorse per sovvenzionare un sistema di sperperi che porterà alla sospensione delle prestazioni sul territorio regionale, creando malasanità;
anzi - osserva SBV - sempre in spregio alla normativa nazionale (Accordo Stato Regioni del 28 marzo 2006, contenimento dei tempi di attesa), alla normativa regionale di cui al presidente regione del 30 giugno 2006 (recepimento dell'Accordo Stato-Regioni del 28 marzo 2006) si destina, anzi si sono già distribuiti circa 10 milioni di euro (calcolo in difetto) alle ASL e destinano altri 4.050.000 di euro per dei progetti di abbattimento delle liste di attesa che possono presentare e quindi aggiudicarsi solo le ASL;
la filosofia del Piano sembra dover essere quella di potenziare le strutture pubbliche e ridurre gli spazi e le risorse per i privati anche se le strutture private sono più efficienti e capillari;
infatti il Piano di Rientro prevede:
a) contenimento della spesa specialistica convenzionata (riduzione di circa 50 milioni euro/anno nel triennio 2007-2009;
b) potenziamento delle strutture di assistenza territoriale pubblica:
1) togliendo il 10 per cento alla categoria suddetta;
2) riducendo l'aggregato suddetto del 10 per cento, 11 per cento e 12 per cento nel triennio 2007-2009;
3) assegnando solo alle strutture pubbliche circa 5 milioni di euro anno per abbattere le liste di attesa;
sorge ovvia la riflessione per la quale se queste risorse fossero destinate al privato presso il quale, come detto sopra, la prestazione costa un quinto in meno, si potrebbero abbattere di ben 5 volte in più le liste d'attesa;

si osserva inoltre che un Piano di Rientro, parlando di numeri, anzi di assegnazioni di somme, dovrebbe essere preciso almeno quanto un bilancio, mentre si ha la sensazione di scelte illogiche;
infatti, sempre nel paragrafo 12B, pagina 42, si legge in palese contraddizione che la regione assegna per la specialistica del territorio (pubblica o privata) euro 935.077.000, ma unico caso in tutto il Piano ove si spende meno del preventivato, ne destina a questo comparto solo 829.645.000 (106milioni di euro in meno); peraltro un ulteriore contraddizione, poiché il piano delle somme assegnate prevede che 436 milioni di euro vengano spesi per il privato e 300 milioni di euro per il pubblico per cui emerge una ulteriore decurtazione di 93 milioni di euro;
a pagina 42 del Piano, alla fine dell'anno 2006 i fatturati delle strutture specialistiche esterne hanno raggiunto l'importo di 464 milioni di euro;
è inevitabile chiedersi quali siano le cifre esatte: 310 milioni di euro; 436 milioni di euro; 464 milioni di euro; 332 milioni di euro;
il dossier fa inoltre presente che è dubbio che se nelle citate risorse sono comprese pure la dialisi ed il sumai e destano grandi perplessità le diverse metodologie con le quali vengono elaborati i bilanci tendenziali e programmati, in quanto i parametri non vengono redatti seguendo gli stessi criteri;
lo dimostra a titolo semplificativo, il raffronto tra spesa farmaceutica e spesa per specialisti convenzionati esterni;
con riferimento alla spesa farmaceutica la somma prevista nel piano di rientro, pari a 1.224 milioni di euro, pare essere stata calcolata applicando una riduzione di 124 milioni di euro alla spesa tendenziale (che era di 1.348 milioni di euro). Nel decreto di ripartizione del fondo sanitario regionale la somma effettivamente assegnata è pari a 1.007 milioni di euro;
con riferimento alla spesa per i medici specialisti convenzionati esterni al contrario la riduzione prevista, pari a 43,6 milioni di euro, è stata effettuata direttamente sul decreto di ripartizione;
sicché mentre per i medici specialisti convenzionati esterni la spesa tendenziale di 462,2 milioni di euro è stata nel decreto di ripartizione del fondo sanitario regionale ridotta a 436 milioni di euro e poi, applicando su questa somma l'ulteriore taglio di 43,6 milioni di euro, a 393,4 milioni di euro, la spesa farmaceutica è stata di fatto aumentata rispetto al decreto di ripartizione: qualora infatti la riduzione fosse stata effettuata con la stessa metodologia applicata per le prestazioni specialistiche la spesa farmaceutica avrebbe dovuto essere portata a 883 milioni di euro (sottraendo cioè i 124 milioni di euro ai 1.007 previsti nel decreto e non, come è stato fatto, alla spesa tendenziale);
in ordine all'aggregato specialisti convenzionati esterni emerge come nel 2004 la somma di 436,6 milioni di euro non sarà integralmente pagata perché non è pagato integralmente l'extrabudget di 310 milioni di euro, nel 2007 la somma di 392,4 milioni di euro non è spesa perché non è riconosciuto il lavoro reale, infine con riguardo alla previsione per il 2009 la somma di 383,6 milioni di euro non sarà ovviamente spesa per intero per le medesime ragioni;
pertanto, osserva il SBV, la categoria dei medici specialisti convenzionati esterni subisce i seguenti abbattimenti: 12 per cento in meno a seguito della legge finanziaria regionale, 11 per cento in meno a seguito della legge finanziaria nazionale (20 per cento in meno per i laboratori di analisi, 2 per cento in meno sugli altri), 19 per cento in meno a seguito del recepimento del tariffario Bindi (-40 per cento laboratori di analisi, -15 per cento radiologia, -4 per cento altri);
il totale dell'abbattimento è equivalente al 42 per cento in meno a carico degli specialisti convenzionati esterni mentre è in aumento la previsione di spesa

riguardante tutti gli altri comparti (beni servizi farmaceutica, personale, eccetera);
il dossier del SVB rileva inoltre come non possa affermarsi che l'aggregato di spesa concernente gli specialisti convenzionati esterni costituisca la spesa massima in quanto:
a) i budget stanziati si esauriscono nel mese di settembre;
b) si tengono aperti per tre mesi in passivo gli studi;
c) si abbatte l'extrabudget sino al 90 per cento, quando viene assegnato;
d) le tariffe sono bloccate, senza alcuna rivalutazione, dal 1996;
non si può nemmeno affermare che i laboratori di analisi hanno una tariffa superiore al 40 per cento del resto d'Italia quando:
a) il tariffario Bindi era provvisorio sino ad emanazione del Tariffario Regionale, adottato applicando la normativa di individuazione delle tariffe secondo il decreto dello stesso Ministro del 1994;
b) il tariffario Bindi è stato dichiarato nullo dal TAR Lazio;
c) le tariffe del Tariffario Bindi sono state determinate prendendo a campione solo le mega-strutture presenti al nord (da 500 prelievi in su al giorno rispetto i 20-50 prelievi dei nostri laboratori);
d) la denuncia della CGIL sulle tariffe regionali è stata archiviata dall'autorità giudiziaria;
e) moltissime altre regioni hanno adottato tariffari propri tutti in aumento compresa la regione Puglia anch'essa obbligata al Piano di Rientro;
conseguentemente il suindicato SVB chiede:
il riconoscimento del fatturato 2006;
il riconoscimento dell'extrabudget;
la quantificazione delle risorse per l'abbattimento delle liste d'attesa;
l'aggiornamento delle tariffe;
l'aggiornamento delle nuove prestazioni;
l'aggregazione tra strutture;
l'individuazione di percorsi per tutte le branche specialistiche -:
quali siano, alla luce delle analisi e dei dati sopra riportati, gli intendimenti del Governo in ordine al Piano di Rientro della regione Sicilia, con particolare riferimento agli specialisti convenzionati esterni.
(4-01204)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la filiera del tabacco rappresenta un pezzo di industria fondamentale per la regione Umbria, che occupa migliaia di lavoratori, come accade in realtà territoriali di altri Paesi europei, e sta affrontando una delicata fase di ristrutturazione;
i produttori di tabacco comunitari hanno chiesto di prorogare il sistema di aiuti al settore fino al 2013, mantenendoli legati alla produzione, per evitare la scomparsa di una delle più antiche colture in Europa;
la Commissaria europea Fischer Boel si oppone fortemente a questa richiesta, che rappresenta invece un elemento prioritario per l'Italia nei negoziati per la revisione della Politica Agricola Comune (PAC);
in ambito europeo i Paesi interessati alla proroga stanno definendo la possibilità di costituire una «minoranza di

blocco», in grado di tutelare in sede di Commissione e di Consiglio europeo gli interessi del settore tabacchicolo -:
quali iniziative il Ministro abbia adottato o intenda adottare per sostenere in tutte le sedi europee gli interessi dell'industria di produzione e trasformazione del tabacco;
se il Ministro intenda promuovere a breve, come gli è stato richiesto, una riunione a Venezia con tutti i Paesi che decideranno di far parte della «minoranza di blocco» sopra citata, prima del pronunciamento definitivo della Commissione, del Parlamento e del Consiglio europei.
(5-00396)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta in Commissione:

PINI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
l'attuale dibattito in merito all'importanza dello sviluppo di reti di nuova generazione è legato alla necessità di trovare strumenti per assicurare una remuneratività dei necessari investimenti;
la policy regolamentare attuata nei confronti degli operatori alternativi, che continuano ad investire in reti NGN, è stata volta a non riconoscere i costi sostenuti ed a disincentivare quindi tali investimenti, come ad esempio nel caso dei criteri per la determinazione dei prezzi di terminazione sulle reti degli operatori, cioè al prezzo che viene riconosciuto fra operatori per «terminare» la chiamata dei propri clienti su una rete di un altro operatore;
la normativa vigente prevede che vi sia un orientamento al costo di tale servizio, la ratio è quella di utilizzare tale strumento per contribuire al finanziamento delle nuove reti secondo un modello di mercato. In tal modo, i maggiori investimenti sostenuti da un operatore per lo sviluppo della propria rete possono essere riconosciuti attraverso un meccanismo tariffario basato, appunto, sulla «terminazione» delle chiamate. Un obiettivo equo e sostenibile, applicato con successo nel settore della telefonia mobile che, però, nella telefonia fissa non è stato adottato in modo efficace, dal momento che per gli operatori alternativi sono stati definiti modelli di prezzo di terminazione non legati ai costi sottostanti, annullando così, di fatto, l'opportunità di ricorrere alla remunerazione degli investimenti, attraverso le tariffe di terminazione, per sostenere finanziariamente lo sviluppo di reti di nuova generazione;
ad oggi, la terminazione mobile in Italia ha un valore di circa 4 miliardi di euro l'anno - garantendo agli operatori mobili circa 3 miliardi di euro l'anno di extra-profitti che vanno a pesare sui consumatori finali - rispetto ad un valore complessivo inferiore a 200 milioni di euro, per la terminazione su rete fissa degli operatori alternativi;
nonostante tale marcato squilibrio, l'Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) intende ribadire questo modello, proponendo alla Commissione europea la definizione di tariffe di terminazione fissa e mobile secondo principi difformi. Nel caso del mobile, a fronte di investimenti già ampiamente remunerati, l'Autorità ha fatto riferimento ad un paniere di prezzi applicati in alcuni paesi europei (con un valore obiettivo cha va da 5,9 a 7 centesimi di euro al minuto al 2011). Nel caso dei fissi, nonostante evidenze di ingenti investimenti in nuove infrastrutture in fibra ottica, l'Autorità ha imposto l'utilizzo di un modello teorico di costo (con valori fino a 8 volte inferiori a quelli del mobile) che, non considerando i costi effettivamente sostenuti, di fatto esclude la possibilità che gli operatori fissi possano avviare un nuovo ciclo di investimenti;
il livello di terminazione mobile definito dall'Agcom risulta più che doppio rispetto a quello calcolato dall'omologa

Autorità francese del settore, Arcep, che ha valutato in 4 centesimi di euro al minuto i costi attuali dei maggiori operatori mobili (che hanno meno clienti di quelli italiani su cui ammortizzare i costi) con un valore obiettivo di 2,5 centesimi di euro al minuto al 2011;
la Commissione europea ritiene non giustificabile il persistere della disuguaglianza nei valori e nel trattamento regolamentare della terminazione mobile e fissa. Lo stesso Commissario Viviane Reding ha più volte criticato l'elevato livello di terminazione mobile nell'UE - che ha espressamente definito un indebito sussidio agli operatori mobili a svantaggio degli operatori fissi - e, recentemente, ha annunciato l'intenzione, tramite apposita iniziativa regolamentare, di superare le diversità esistenti tra le tariffe di terminazione dei paesi UE ed ottenere una netta riduzione delle tariffe per le comunicazioni mobili (voce e dati) al fine di produrre immediati benefici per i consumatori finali;
in Italia, gli effetti negativi su concorrenza e consumatori di tariffe di terminazione mobili non orientate ai costi sono stati evidenziati in una specifica istruttoria dell'Autorità Antitrust. L'impatto della terminazione mobile sui prezzi pagati è, infatti, significativo sui consumatori in quanto rappresenta circa il 20 per cento del fatturato complessivo del mercato mobile contro appena il 2 per cento del peso della terminazione fissa degli operatori alternativi sul valore totale del mercato dei servizi voce di rete fissa. Tale squilibrio, inoltre, favorisce pratiche anticoncorrenziali come il sussidio incrociato delle reti fisse alle reti mobili;
da ultimo anche i consumatori, tramite l'associazione «Altronconsumo», hanno denunciato l'eccessivo livello dei valori medi di terminazione in Italia, che risultano molto più alti di quelli dei principali Paesi europei come Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, evidenziando il rischio che «lo sviluppo di un mercato delle telecomunicazioni efficiente, moderno e concorrenziale rimarrà un miraggio»;
nonostante la netta posizione della Commissione europea e le palesi evidenze dell'Antitrust, che richiedono un intervento urgente, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presentando nei giorni scorsi la relazione annuale dell'attività dell'Agcom alla Camera, tuttavia ha ribadito che la riduzione delle tariffe di terminazione mobile resta «un obiettivo da perseguire dosatamente» -:
se il Ministro per le politiche comunitarie non ritenga opportuno che il Governo assuma ufficialmente una posizione nei confronti del Commissario per la Società dell'Informazione ed i Media per ribadire, da un lato, la priorità per l'Esecutivo dell'apertura dei mercati in condizioni di parità tra diversi soggetti economici, dall'altro piena condivisione in merito ai recenti orientamenti espressi della Commissione europea, al fine di assicurare un'effettiva parità di trattamento tra le varie categorie di operatori fissi e mobili e l'eliminazione degli effetti distorsivi sulla concorrenza e sul mercato derivanti dai recenti indirizzi dell'Autorità di settore;
se il Ministro per le politiche comunitarie, non ritenga che il modello di mercato applicato con successo nel settore mobile debba essere replicato nella telefonia fissa in modo che, anche qui, attraverso un premio di terminazione asimmetrico, possano determinarsi incentivi ad investire in più reti di nuova generazione ingenerando così meccanismi virtuosi di concorrenza.
(5-00401)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
l'articolo 1, commi 460 e 461, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge

finanziaria 2007) aveva previsto che il gruppo societario facente capo a Sviluppo Italia Spa (società pubblica le cui quote sono interamente possedute dal Ministero dell'economia e delle finanze) fosse investito di un processo di ristrutturazione che, oltre al mero cambio di denominazione in «Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa», doveva rilanciarne il ruolo e le funzioni al servizio del Governo per lo sviluppo e il rilancio dell'economia, soprattutto nelle aree più deboli del Paese, in particolare al fine di costituire una moderna agenzia pubblica in grado di ridare competitività al sistema Paese e promuovere l'attrazione degli investimenti esteri;
l'articolo 1, comma 461, della medesima legge finanziaria disponeva altresì che la Società predisponesse entro il 31 marzo 2007 un piano di riordino e di dismissione delle proprie partecipazioni societarie nei settori non strategici di attività, prevedendo che entro il 30 giugno 2007 il numero delle società controllate fosse ridotto a non più di tre;
il medesimo comma disponeva inoltre che per le società regionali (di fatto filiali operative sul territorio della stessa Sviluppo Italia) si dovesse procedere d'intesa con le regioni interessate anche mediante la cessione a titolo gratuito delle relative partecipazioni alle stesse Regioni o altre amministrazioni pubbliche;
nei primi mesi del 2007 veniva designato quale amministratore delegato del gruppo il dottor Domenico Arcuri, manager proveniente dal settore della consulenza privata;
il Ministero per lo sviluppo economico del precedente Governo, onorevole Pierluigi Bersani, con Direttiva del 27 marzo 2007 disponeva, in merito al trasferimento delle società regionali, che «L'Agenzia dovrà promuovere la cessione alle Amministrazioni regionali delle partecipazioni nelle società regionali, al fine di consentirne il controllo da parte delle medesime amministrazioni. Per agevolare tale processo l'Agenzia potrà garantire, con contratti pluriennali, alle società regionali cedute, lo svolgimento di quei determinati servizi che già attualmente vengono svolti dalle medesime società, individuando le più opportune forme atte ad assicurare la continuità nella qualità dei predetti servizi. Le società regionali potranno così continuare a rivestire il ruolo di terminali di specifiche attività ad elevato contenuto territoriale e locale»;
l'amministratore delegato del gruppo elaborava nel mese di luglio 2007 un Piano di riordino e dismissioni che contemplava, entro il 31 dicembre 2007, il passaggio alle regioni interessate delle società regionali;
per poter consentire il completamento delle attività connesse alla cessione delle partecipazioni societarie alle regioni tale termine era stato poi differito al 31 dicembre 2008 dall'articolo 28 del decreto legge n. 248 del 2007, il quale disponeva altresì che le società regionali, continuassero a svolgere le attività previste dai contratti di servizio con la Società, relativi ai titoli I e II del decreto legislativo n. 185 del 2000 (incentivi in favore dell'autoimprenditorialità e dell'autoimpiego) e vigenti all'atto del loro trasferimento alle Regioni, fino al subentro di quest'ultime nell'esercizio delle funzioni svolte dall'Agenzia in relazione agli interventi di cui ai medesimi titoli;
le principali misure agevolative gestite dalla ex Sviluppo Italia, tra cui quelle di cui al decreto legislativo n. 185/2000, hanno dato concrete prospettive di lavoro autonomo a molte decine di migliaia di giovani, in particolare nelle regioni del Sud Italia, contribuendo in maniera determinante a superare il gap esistente con le altre regioni, specie riguardo all'accesso al credito di impresa;
tali misure sono state negli ultimi quindici anni la grande novità nelle politiche a favore dell'occupazione giovanile ed hanno avuto una fondamentale ricaduta

anche in termini sociali, consentendo il superamento delle politiche economiche puramente assistenziali;
la capogruppo Sviluppo Italia Spa (ora Invitalia Spa) ha operato sinora, quasi esclusivamente, come mero intermediario, trasferendo commesse governative alle società regionali attraverso contratti che prevedevano notevoli margini a favore della stessa capogruppo, la quale ha di fatto operato quale main contractor lucrando sul lavoro operativo delle controllate regionali;
la società capogruppo e le altre società controllate con sede a Roma hanno un enorme carico di personale, pari a oltre 1.000 dipendenti, il cui costo è stato possibile sostenere grazie unicamente ai proventi sul capitale finanziario detenuto e ai margini di ricarico sulle commesse governative trasferite alle società regionali;
i dipendenti delle società regionali sono, invece, in totale circa 400 distribuiti su 17 regioni;
il Governo, anche in recenti incontri con i vertici dell'Agenzia, le rappresentanze sindacali e le amministrazioni regionali, avrebbe manifestato forti dubbi sulla possibilità di rifinanziamento di alcuni dei principali strumenti agevolativi e in particolare dei Titoli I e II del decreto legislativo n. 185 del 2000 -:
se il Governo sia a conoscenza che il Consiglio di amministrazione di Invitalia Spa ha già deliberato la messa in liquidazione di alcune delle società regionali del gruppo, tra le quali la più importante in termini di volumi di attività prodotte e di impatto sul territorio è Sviluppo Italia Calabria e per i dipendenti di quest'ultima è stata già attivata la comunicazione ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991;
se intenda di fatto ridimensionare le forme di intervento pubblico nell'economia, in particolare nelle regioni del Sud, rinunciando ad una fondamentale presenza a sostegno delle politiche di sviluppo;
se ritenga opportuno rifinanziare in misura adeguata, per i prossimi anni, gli strumenti agevolativi sopra citati o altre misure congrue con le nuove priorità di sviluppo del Mezzogiorno, a sostegno dell'economia e della cultura di impresa, il che consentirebbe, con il contributo delle amministrazioni regionali, il mantenimento dell'attuale livello occupazionale;
se il Ministro dello sviluppo economico, anche in considerazione dei nuovi scenari che si vanno delineando nei rapporti tra Stato e regioni, non ritenga opportuno emanare apposita nuova Direttiva che riveda quanto già disposto dal Ministro Bersani e che allo stato attuale appare difficilmente praticabile;
se il Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, non ritenga che un'eventuale nuova Direttiva preveda la liquidazione di tutte le società regionali ancora esistenti (le cui strutture societarie comportano, indubbiamente, sprechi e duplicazioni di decisioni e poteri) per la trasformazione delle stesse in uffici locali sul territorio dell'Agenzia Nazionale che potrà così meglio adempiere ai propri compiti, con tutto il personale già presente e operante sul territorio ed eventualmente formato per il conseguimento delle nuove missioni della Società;
se il Governo non ritenga opportuno, qualora la forma giuridica della società per azioni mal si adatti ad un'Agenzia pubblica, porre in essere le procedure per la trasformazione in Agenzia governativa ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 300/99 quale ente strumentale del Governo e al servizio di tutte le amministrazioni pubbliche;
data l'importanza di Sviluppo Italia Calabria all'interno del gruppo e visti i precedenti incontri infruttuosi, quali iniziative intenda adottare affinché si riprendano i rapporti tra i commissari di Sviluppo Italia e la medesima regione al fine di trovare al più presto, anche con una diversa disponibilità da parte della regione, una positiva soluzione per evitare la

dispersione di risorse umane e professionali che hanno determinato importanti risultati, per l'economia calabrese, così come è dimostrato dai dati.
(2-00150) «Tassone».

Interrogazione a risposta scritta:

DE GIROLAMO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2001 tra i Comuni di Ceppaloni, Arpaise, San Leucio del Sannio, Pannarano, Roccabascerana ed Altavilla Irpina è stato firmato dal Ministero dell'economia il decreto di finanziamento del patto territoriale in oggetto;
inizialmente le aziende oggetto del finanziamento, a seguito della istruttoria positiva da parte della Banca nazionale del lavoro, erano circa 30, per un importo complessivo di 100 miliardi di vecchie lire e per una occupazione di oltre 500 posti di lavoro;
ad oggi sono state avviate circa 10 aziende, rispetto alle 30 inizialmente previste, e nei soli territori di Ceppaloni (Benevento) e Roccabascerana (Avellino);
a quanto risulta, le assunzioni ad oggi sono meno di cento;
per le aziende sono stati realizzati corsi di formazione ed i corsisti, a distanza di oltre un anno dal termine, non hanno ricevuto alcun compenso, né sono stati assunti -:
se le aziende del Patto territoriale Valle del Sabato abbiano rispettato gli impegni assunti, soprattutto in materia di occupazione, per ottenere i finanziamenti;
quali provvedimenti si vogliano adottare nel caso gli impegni non fossero stati onorati.
(4-01199)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Bertolini e altri n. 1-00029, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giulio Marini.
La mozione Livia Turco e altri n. 1-00041, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Sarubbi, De Biasi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Cenni e Oliverio n. 3-00128, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Trappolino, Marco Carra.
L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Burtone e altri n. 3-00155, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Samperi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Garavini n. 4-01176, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 57 del 30 settembre 2008.

GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha aderito alla Convenzione di Strasburgo del 6 maggio 1963 relativa alla riduzione dei casi di nazionalità plurima, che prevede la perdita della cittadinanza originaria in caso di acquisto di quella di uno dei Paesi di residenza;
per un Paese come il nostro, che ha avuto una forte e diffusa diaspora di

propri cittadini all'estero, in particolare nell'ambito dell'Unione europea, l'applicazione della Convenzione ha comportato la perdita della cittadinanza italiana con problematiche conseguenze sia per le persone interessate che per il sistema dei rapporti con i nostri emigrati;
alcuni Paesi europei, come la Germania nel 2001, la Svezia nel 2002 e il Belgio nel 2007, hanno denunciato la Convenzione di Strasburgo per consentire ai propri cittadini di poter godere della doppia cittadinanza, assumendo in seguito gli atti coerenti per la realizzazione di questi obiettivi;
il Governo di centro-sinistra dovrebbe aver già avviato le procedure di denuncia della Convenzione di Strasburgo nel corso della passata legislatura, un impegno che va ripreso e portato a conclusione -:
quali atti il Governo ritenga di assumere per arrivare al superamento dei vincoli previsti dalla Convenzione di Strasburgo e entro quali tempi ritenga di portare a compimento tale operazione in modo da consentire anche ai cittadini italiani che si naturalizzano in altri Paesi di conservare la cittadinanza italiana;
se nel tempo necessario a realizzare il definitivo superamento della Convenzione di Strasburgo sulla cittadinanza il Governo non ritenga di favorire il godimento della doppia cittadinanza attraverso accordi di reciprocità con i Paesi che hanno già provveduto in tal senso. (4-01176)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Caparini n. 5-00280 del 30 luglio 2008;
interpellanza Mecacci n. 2-00127 del 17 settembre 2008.