XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 18 settembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 10 NOVEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
ogni anno i pescatori giapponesi, da settembre a marzo, catturano ed uccidono circa 23.000 piccoli cetacei, tra cui stenelle, tursiopi, grampi, globicefali, pseudorche e focene, in modo brutale e violento, dando luogo al più grande e pianificato massacro nel mondo che si compie soprattutto a Futo, Taiji, presso la penisola di Izu e nell'isola di Iki;
i pescatori sostengono che uccidere i delfini rappresenta la modalità migliore per preservare le risorse ittiche al fine di utilizzarle a scopi alimentari umani e per ridurre la competizione nella pesca esercitata dai cetacei, considerati degli animali nocivi da eradicare;
la ragione delle nuove mattanze è motivata anche dalla domanda dei delfinari che richiedono sempre nuovi esemplari da utilizzare nei «programmi di nuoto con i delfini», per rimpiazzare quelli che muoiono per lo stress;
i «programmi di nuoto con i delfini» e la «terapia assistita con i delfini», in alcuni Paesi, sono diventati il nuovo grande business delle strutture di cattività di tutto il mondo. Essi consistono nella presenza in vasca di persone che credono di interagire liberamente con i delfini. In realtà ogni interazione è rigidamente controllata dall'addestratore attraverso la deprivazione alimentare. Tali attività ad oggi non praticate in Italia, sono costose e non esenti dalla possibilità di trasmissione di malattie dai cetacei all'uomo e viceversa;
la mattanza avviene attraverso la cosiddetta pratica drive fisheries ovvero «pesca guidata». I pescatori si dirigono verso il mare aperto, incrociando le rotte migratorie dei delfini ed una volta avvistato il branco, iniziano a colpire con dei martelli i pali di acciaio posti lateralmente alle loro imbarcazioni. In tal modo creano volontariamente un muro di suoni sottomarino che causa panico e disorientamento nei delfini, i quali, cercando di allontanarsi dai rumori, nuotano nella direzione opposta. Ciò permette ai pescatori di compattare il gruppo e di dirigerlo all'interno di piccoli fiordi o baie, a questo punto, viene impedita la fuga dei delfini con l'utilizzo di reti poste all'imboccatura della baia. I delfini in preda al panico cominciano a «piangere», ad emettere suoni e spesso vengono lasciati in questa condizione per tutta la notte. Il giorno seguente, i pescatori, alla presenza di addestratori e veterinari entrano nella baia con una piccola imbarcazione dove iniziano a selezionare i delfini «giusti» da utilizzare nelle strutture di cattività (delfinari, oceanari e acquari), destinati ad essere venduti ed addestrati attraverso metodi violenti e coercitivi, tra cui la deprivazione alimentare e destinati ad essere rinchiusi a vita. I delfini utilizzati a tali scopi sono stati pagati, lo scorso anno, circa 154.000 dollari l'uno;
la mattanza ha poi inizio e le grida e i lamenti delle madri separate dai loro piccoli, scelti per essere utilizzati come «pagliacci» o pseudo taumaturghi nelle strutture di cattività di tutto il mondo, giungono a noi attraverso immagini per le quali non si può non provare rabbia, sdegno e dolore. I delfini terrorizzati vengono portati a riva, percossi e sommariamente smembrati con arpioni e coltelli e successivamente issati a bordo delle barche. Spesso non sono ancora morti, e la morte sopraggiunge dopo interminabili ed atroci minuti, se non addirittura ore;
la carne di delfino viene utilizzata a scopi alimentari umani, nonostante l'agenzia investigativa per l'ambiente (Enviromental Investigation Agency) e numerose ricerche scientifiche abbiano dimostrato che questa, soprattutto in Giappone, è pericolosamente ricca di contaminanti quali: mercurio ed altri metalli pesanti, policlorobifenili, ddt ed altre pericolose sostanze;

studi recenti hanno dimostrato che in alcuni campioni di carne di delfino in vendita sul mercato nipponico, il contenuto di mercurio era mediamente 900 volte al di sopra del limite massimo consentito dalla legge vigente in materia in Giappone;
spesso la carne di delfino viene anche venduta come carne di balena e attualmente, una confezione grande come una saponetta costa circa 2.000 yen, pertanto non può essere considerata come una fonte proteica alla portata di tutti, piuttosto un cibo di lusso;
gli scarti della carne di delfino vengono anche utilizzati come cibo in scatola per animali e come fertilizzante;
nel 2003 l'agenzia per la pesca Nipponica ha autorizzato solo a Taiji il massacro di: 300 globicefali, 300 grampi, 300 pseudorche, 890 tursiopi, 450 stenelle striate, 450 stenelle frontalis. Di fatto, questo tipo di attività è quindi sostenuta e autorizzata dal Governo giapponese;
il 3 settembre, in tutti i continenti in circa 50 città di tutto il Pianeta, con la partecipazione di circa 80 associazioni, riunite in un network internazionale al quale hanno aderito ricercatori, etologi e cetologi, si sono tenute manifestazioni di protesta per porre fine alle mattanze in Giappone;
in Italia, l'Associazione Animalisti Italiani Onlus che coordina da anni questa campagna internazionale, è stata presente il 3 settembre di fronte all'Ambasciata del Giappone a Roma per manifestare la volontà di numerosi cittadini italiani che, sottoscrivendo la petizione, hanno condannato le mattanze dei delfini,

impegna il Governo:

a chiedere ufficialmente al Governo del Giappone di porre fine ad una pratica barbara e cruenta come il massacro di migliaia di cetacei ogni anno;
a promuovere immediate iniziative, sia in ambito nazionale che in ambito comunitario, per la condanna di simili atti, considerando che i cetacei, quali specie migratorie, non possono essere considerate di «proprietà» di un singolo Stato e che sono specie protette da numerose normative internazionali, prima fra tutte, la Convenzione Internazionale di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (CITES), alla quale il Giappone stesso ha aderito nel 1980.
(1-00036)
«Mancuso, Frassinetti, Saglia, Polidori, Mannucci, Sarubbi, Marsilio, Barani, Giammanco, Beccalossi».

La Camera,
premesso che:
il 23 agosto scorso la guida spirituale dei fondamentalisti indù del distretto di Kandhamal, Swami Laxamananda Saraswati è stato assassinato insieme a cinque suoi collaboratori da un commando composto da un trentina di uomini;
nonostante l'azione sia stata rivendicata in seguito dai guerriglieri maoisti, i seguaci dell'esponente indù, tuttavia, hanno accusato dell'omicidio la comunità cristiana, scatenando una ondata di violenze contro religiosi e fedeli;
l'ondata di brutalità efferate ha causato numerose vittime e feriti e indotto migliaia di fedeli cristiani ad abbandonare case e villaggi per sfuggire alle violenze;
l'unica via di salvezza è stata la fuga verso le foreste ma chi ha deciso di restare è stato costretto a subire le pericolose ritorsioni degli indù, come è accaduto alla comunità cattolica del villaggio di Padani che è stata obbligata a partecipare a riti indù sotto la minaccia di violenze;
questa drammatica escalation di violenza, inoltre, si è consumata spesso di fronte alla indifferenza delle forze dell'ordine e dei governi locali che si sono

ostinati ad ignorare la tragica e dolorosa situazione definendo «sotto controllo» il fenomeno;
il Governo nazionale indiano ha promesso di stanziare aiuti economici a favore dei cristiani vittime degli attacchi e delle violenze, chiedendo ai governatori locali, specie quello dello Stato orientale di Orissa dove maggiori sono stati gli episodi di violenza, di individuare e punire i responsabili;
analoghe promesse erano state fatte dopo gli incidenti del Natale scorso, che causarono 4 morti, 105 chiese distrutte e 730 case di cristiani incendiate, ma i risarcimenti non sono mai arrivati e comunque non avrebbero sicuramente riguardato gli edifici di culto, i veri obiettivi delle violenze;
il fenomeno si è esteso anche ad altre regioni dell'India, come quella del Madya Pradesh, dove si sospetta che il gruppo di attivisti del Barjang Dal, lo stesso che ha aggredito un gruppo di suore di Madre Teresa di Calcutta nello stato del Chhattisghar, sia responsabile dell'incendio della chiesa anglicana locale;
molto spesso gli estremisti tentano di giustificare le minacce e le violenze ai religiosi accusandoli di sequestrare e di voler convertire con la forza i bambini indiani, come è successo a quattro missionarie di Ratlam, divenute addirittura oggetto di inchiesta da parte della polizia;
a parte le motivazioni religiose dei fondamentalisti, la presenza della Chiesa è avvertita come un pericolo per le caste più ricche, perché non vogliono l'emancipazione delle donne, che nelle missioni cattoliche imparano un mestiere, e per poter mantenere ai margini della società indiana le caste più basse, che nelle missioni ricevono quella istruzione che è invece negata dalla società indiana;
oggi, l'India è un paese in rapido cambiamento in cui coesistono, tuttavia, aree avanzate e aree ancora arretrate, in cui vi è una piccola classe di ricchi, una classe in crescita e 800 milioni di persone che vivono con meno di due dollari al giorno;
sembrerebbe che le violenze dei fondamentalisti godrebbero della copertura politica per il fatto che il partito ad essi più vicino il Bjp, guidato da Krishna Advani, è oggi dato per favorito nelle elezioni politiche che si terranno in India in primavera;
occorre registrare, purtroppo, il silenzio della stampa nazionale ed internazionale sulla vicenda dei martiri cristiani in India;
sembrerebbe, citando l'opinionista del Corriere della Sera, Angelo Panebianco, che «per noi e per l'Europa, il fatto che in tante parti del mondo persone di fede cristiana vengano perseguitate e, con frequenza, uccise, non sia un problema sul quale occorra sensibilizzare l'opinione pubblica» mentre in altre occasioni, la stampa, le televisioni e gli stessi cittadini si sono mobilitati sensibilizzando l'opinione pubblica;
il Papa Benedetto XVI ha chiesto alle autorità indiane giustizia, libertà religiosa e rispetto delle fedi diverse proprio come insegnava il maestro Gandhi;
secondo l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, «ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
il pogrom attuato in India è un problema che riguarda la comunità internazionale e come tale va affrontato,

impegna il Governo:

ad intervenire direttamente presso le autorità nazionali indiane affinché sia fatta chiarezza e siano individuati i responsabili

che invocano pulizie etnico-religiose in India, siano presi seri provvedimenti nei confronti dei responsabili della polizia e dei governi locali che hanno sottovalutato o peggio ignorato volutamente i fatti suesposti, vengano adottate effettive misure di sicurezza nei confronti delle minoranze religiose cattoliche, sia previsto l'effettivo risarcimento dei danni subiti dalle comunità religiose oggetto di atti vandalici, e siano assicurati alla giustizia gli autori degli omicidi e degli attentati;
ad attivarsi presso le sedi istituzionali europee ed internazionali, affinché venga squarciato il velo di silenzio intorno a questa vicenda e affinché la comunità internazionale, anche attraverso risoluzioni dell'ONU, intervenga repentinamente per evitare che proseguano impunemente le gravi ferite inferte, in questi giorni in India, alla libertà religiosa e ai diritti umani in generale.
(1-00037) «Volontè, Casini, Vietti, Adornato, Buttiglione, Capitanio Santolini, Ciocchetti, Rao, Galletti, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Dionisi, Poli, Tabacci, Pezzotta, Barbieri, Benamati, Binetti, Boniver, Castagnetti, Cavallaro, Cimadoro, Cristaldi, Di Biagio, Migliori, Piffari, Raisi, Cassinelli, Concia, Catone, Marinello, Minasso, Farinone, Ricardo Antonio Merlo, Compagnon».

Risoluzione in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
il decreto legislativo n. 164 del 2007, recante attuazione della direttiva 2004/39/CE (cosiddetta direttiva Mifid) ha apportato numerose variazioni al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF) di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998;
una significativa variazione al TUF è costituita dall'inserimento fra i «servizi e attività di investimento» del nuovo servizio di «consulenza in materia di investimenti» (articolo 1, comma 5, lettera f);
con il nuovo articolo 18-bis del TUF è stata istituita nel nostro Paese la figura del consulente finanziario persona fisica, abilitato - se in possesso di determinati requisiti - a prestare il servizio di «consulenza in materia di investimenti» al pari delle imprese di investimento e delle banche, a favore delle quali continua a sussistere la riserva di attività;
per imprese di investimento si intendono, secondo definizione di cui all'articolo 1, comma 1, lettera h), del TUF, «le Sim e le imprese di investimento comunitarie ed extracomunitarie»;
la legislazione italiana prevede per le Sim la forma giuridica di società per azioni (secondo la previsione di cui all'articolo 19, comma 1, lettera a), del TUF); per le Sim che prestano esclusivamente il servizio di «consulenza in materia di investimenti» la Banca d'Italia, con proprio provvedimento del 29 ottobre 2007, ha fissato in euro 120.000 il capitale sociale minimo, ossia pari al capitale minimo per costituire una S.p.a. secondo il codice civile;
di contro, la direttiva 2004/39/CE (direttiva mifid), all'articolo 4, paragrafo 1, non impone alcuna forma giuridica specifica per le imprese di investimento e, all'articolo 67, paragrafo 3, stabilisce in euro 50.000 il capitale iniziale delle stesse, quando dedicate, in via esclusiva, alla consulenza ed alla raccolta ordini;
a partire dall'aprile dell'anno 2004 in Italia sono nate circa 200 strutture aziendali - nella gran parte sotto la forma giuridica di società per azioni - dedicate alla consulenza, con una attività particolarmente apprezzata dai risparmiatori, soprattutto perché svolta in totale indipendenza;
in assenza di modifiche legislative, entro il termine massimo del 31 dicembre 2008 tali società dovranno obbligatoriamente trasformarsi in Sim: ciò risulterebbe particolarmente gravoso per le Srl, che sarebbero chiamate alla trasformazione in Spa, e, soprattutto, ad un pressoché generale adeguamento del capitale sociale;

tutto ciò determina un trattamento delle imprese nazionali che prestano solo il servizio di consulenza meno favorevole rispetto alle imprese di altri Stati membri, poiché le società italiane devono comunque rispettare il requisito del capitale minimo di euro 120.000;
in aggiunta a questi gravami, l'obbligo della trasformazione in spa/Sim comporterebbe, in capo alle società di «consulenza», oneri economici particolarmente pesanti - tali da rendere impossibile, di fatto, la prosecuzione dell'attività - e del tutto ingiustificati dal momento che l'attività delle società in parola, sul mercato del risparmio, è caratterizzata da un puro intervento intellettuale,

impegna il Governo

ad assumere le iniziative necessarie - anche di carattere normativo, mediante l'esercizio della delega integrativa e correttiva di cui all'articolo 1, comma 5, della legge n. 62 del 2005 (legge comunitaria 2004) - al fine di consentire lo svolgimento dell'attività di consulenza finanziaria anche alle società a responsabilità limitata nazionali appositamente costituite, purché rispettino i requisiti patrimoniali minimi previsti dall'articolo 67, paragrafo 3, della direttiva 2004/39/CE.
(7-00040)
«Fluvi, Ceccuzzi, Fiano, Pizzetti».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CHIAPPORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al fine di gestire l'emergenza venutasi a creare nell'asta fluviale del bacino del Fiume Aterno, in provincia di Pescara, è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 2005 relativo allo stato di emergenza dichiarato fino al 31 dicembre 2006, in relazione alla crisi di natura socio-economico ambientale determinatasi nella citata asta fluviale;
con l'ordinanza del 9 marzo 2006, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 64 del 17 marzo 2006, su proposta del Capo del Dipartimento della Protezione civile, è stato nominato commissario delegato il dottor Adriano Goio, con il compito di superare la situazione di emergenza;
per il raggiungimento degli obiettivi indicati nell'ordinanza, sono stati messi a disposizione ingenti risorse finanziarie, circa 15 milioni di euro, nonché strutture e comitati ad hoc;
nell'ordinanza, inoltre, è stata prevista l'istituzione di uno specifico comitato con il compito di esaminare e valutare tutte le attività svolte dal commissario, indicando altresì quali misure fossero ritenute necessarie per il rientro nell'ordinario;
ad oggi, all'interrogante non risulta svolta alcuna attività da parte del commissario nominato, né la presentazione di documentazione, né delle relazioni che lo stesso avrebbe dovuto redigere trimestralmente al Dipartimento della Protezione civile e al Ministero dell'ambiente, come da ordinanza -:
se il Presidente del Consiglio ed il Ministro in indirizzo ritengano conclusa l'emergenza venutasi a creare nell'asta fluviale del bacino del Fiume Aterno;
se siano a conoscenza dell'attività svolta dal Commissario e, qualora fosse appurata la sostanziale inattività del commissario stesso, quali iniziative intendano intraprendere per rimuove la gravissima situazione di stallo prodottasi e per chiarire i costi sostenuti in questo periodo di oltre due anni di sostanziale inattività.
(5-00347)

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
si è avuto notizia dagli enti locali e dalla stampa che il 26 settembre 2008 nel Comune di Salvan (Svizzera, Cantone Vallese) alla presenza del presidente della Confederazione elvetica, si svolgerà una cerimonia per la deposizione di una targa in cui per la prima volta nella sua storia la Itu (International Telecommunication Union) attribuisce ad un luogo fisico il titolo di «Patrimonio delle Telecomunicazioni» in quanto luogo nel quale Guglielmo Marconi avrebbe, nell'estate del 1895, svolto alcuni esperimenti di comunicazione senza fili. Alla cerimonia è stato invitato l'ambasciatore italiano;
tale riconoscimento è oggi privo di ogni fondamento storico e senza alcuna base documentale e mette in discussione nei fatti la primogenitura degli esperimenti marconiani avvenuti a Pontecchio Marconi tra il 1894 e il 1895;
esiste invece ampia documentazione che dimostra che Marconi lavorò alla messa a punto della comunicazione senza fili nel 1895 a Villa Griffone di Pontecchio Marconi. Lo scienziato ricorderà poi nella solenne lettura alla consegna del Nobel di aver realizzato con successo i propri esperimenti di telegrafia senza fili tra due punti tra loro non visibili a Pontecchio Marconi nell'autunno del 1895;
indagini approfondite svolte con particolare impegno dal Sindaco del comune di Sasso Marconi documentano poi come nell'anno 1892 Marconi abbia fatto domanda di iscrizione alle lista di leva del comune di Bologna (obbligo assolto solo nel 1900) e quindi necessitava di nulla osta per poter lasciare il territorio nazionale. L'unica autorizzazione rilasciata è del 1896 e con destinazione Londra;
nessuna legittimità da parte del Governo italiano può essere data a questa scelta dell'Itu che sottrae all'Italia il merito di una importante scoperta scientifica, inoltre si apprende dell'interessamento del Governo in merito alla questione sollevata dalle lettere degli enti locali (comune di Sasso Marconi e provincia di Bologna) e della regione Emilia Romagna -:
quali intendimenti abbia il Governo in relazione all'invito ricevuto di presenziare ad una cerimonia nella quale si accredita una ricostruzione storica infondata e quali iniziative intenda assumere, anche nelle opportune sedi internazionali, per rendere il giusto onore alla figura di Guglielmo Marconi dato che nel 2009 in tutto il mondo si celebrerà il centenario della consegna del premio Nobel.
(2-00130)
«Lenzi, Benamati, Marchignoli, Zampa, La Forgia, Zunino, Gianni Farina, Migliavacca, Nannicini, Bratti, Mariani, Lulli, Mosca, Bossa, Motta, Amici, Gozi, Brandolini, Sbrollini, Calearo Ciman, Naccarato, Murer, Fontanelli, Ginefra, Braga, Fiano, Colombo, Federico Testa, Strizzolo, Lucà, Mogherini Rebesani, Ventura, Mosella, Albonetti».

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Valastro Bruno nato il 14 aprile 1940 a Taormina, ivi residente in vicolo I di via del Ginnasio, incensurato, è proprietario e gestore di quattro alberghi ubicati in Taormina-Mazzarò: l'Ipanema Hotel, con annesso stabilimento balneare Ipanema beach club, in Villa Bianca Hotel il Ranieri Principe Villa Bianca Resort; il Maison Jolie;

nel mese di gennaio di quest'anno, il signor Valastro si è recato a Santiago di Cuba per rendere omaggio alla salma della moglie cubana deceduta in un incidente automobilistico, e, riportare in Italia la figlia Lilla di cinque anni. La sera del 29 gennaio 2008, nel rientrare in albergo, l'Hotel Melia di Santiago di Cuba in cui alloggiava, con l'autovettura presa a noleggio, il signor Valastro è stato investito da una motocicletta condotta da un giovane cubano risultato privo di patente, di casco, con tasso alcolemico di gran lunga superiore consentito, che ha disgraziatamente perso la vita, mentre la compagna di viaggio è rimasta illesa;
a seguito di una indagine di polizia che all'interrogante risulta essere stata frettolosa e senza contraddittorio, il signor Valastro è stato ingiustamente tratto a giudizio per omicidio colposo, processato e condannato, nonostante le risultanze dell'istruttoria dibattimentale avessero smentito le conclusioni delle indagini di polizia e della requisitoria del Pubblico Ministero;
solo perché cardiopatico il signor Valastro ha evitato la detenzione in carcere ed ha beneficiato degli arresti domiciliari e della libertà vigilata;
il legale cubano che patrocina il signor Valastro lo ha indotto a sperare nella espulsione, ove la sentenza di condanna fosse passata in giudicato, ma sfortunatamente il Pubblico Ministero l'ha appellata;
il signor Valastro ha necessità indifferibile ed urgente stante anche l'impedimento che lo trattiene a Cuba di rientrare in Italia per attendere alla onerosa e complessa gestione delle sue attività imprenditoriali e ancor più per curarsi personalmente della piccola Lilla;
il signor Valastro inoltre deve decidere insieme ai medici curanti se sottoporsi o non ad un ulteriore intervento cardio-chirurgico, tenuto conto delle sue precarie condizioni di salute, attestate da certificazioni prodotte alle autorità cubane;
è da tenere in particolare considerazione lo stato affettivo-sociale della piccola Lilla, figlia del signor Valastro che, in atto assistita dagli zii a Taormina, ha perso la madre e nel contempo è privata del padre a causa dell'assurda detenzione sopraccitata;
quella che sta vivendo il signor Valastro è una situazione incompatibile con i più elementari principi di libertà e giustizia riconosciuti dalla civiltà giuridica internazionale;
l'Ambasciata d'Italia all'Avana ha esperito iniziative in favore del signor Valastro che purtroppo finora non hanno dato risultati risolutivi -:
quali iniziative, anche di portata straordinaria a livello di Governi, intenda esperire perché il signor Bruno Valastro possa al più presto rientrare in Italia ed essere restituito alla sua famiglia, al suo ruolo di genitore unico della piccola Lilla, e alle sue attività imprenditoriali da cui per altro dipendono significativi livelli occupazionali.
(4-01065)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE, GAGLIONE e CUOMO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso della giornata di domenica 7 settembre 2008 un vasto incendio ha interessato il comune di Pisticci, in provincia di Matera, distruggendo oltre 420 ettari di pineta da rimboschimento;
il territorio in questione è argilloso, e non pochi sono stati gli eventi franosi anche tragici che lo hanno colpito;
l'incendio, domato dopo due giorni per via del vento e per l'impervietà della

zona, ha mandato letteralmente in fumo un polmone verde che costituiva la principale arma di prevenzione a tutela del dissesto idrogeologico che caratterizza la zona -:
se e quali iniziative il Governo intenda promuovere per dichiarare lo stato di calamità per il comune di Pisticci e se e quali iniziative intenda attivare per il varo di un piano straordinario di rimboschimento e di consolidamento del territorio colpito dall'incendio.
(3-00138)

Interrogazioni a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
promotore il dottor Hiram Marsilii, dopo alcuni esposti, numerosi cittadini di Taormina hanno inoltrato alle Autorità competenti e agli Organi di stampa una petizione con cui «rivolgono l'invito a far cessare con immediatezza le cause del vergognoso ed incivile scempio igienico-sanitario ed ecologico che subiscono per la inopinata e sconsiderata immissione di acque luride attraverso il canalone che da Monte Tauro raggiunge il mare a Villagonìa» in territorio dello stesso Comune;
la situazione descritta equivale ad una sorta di fogna a cielo aperto che pregiudica gravemente l'igiene e la salute pubblica e nel contempo l'ambiente, il paesaggio, il decoro e l'immagine di una delle città turistiche più note in Europa e nel mondo;
non risulta, allo stato, che siano stati adottati idonei provvedimenti per fare fronte alla situazione denunciata nella petizione -:
quali iniziativeintendano assumere, anche mediante idonei accertamenti ispettivi, perché il problema sopra riportato venga risolto con la massima urgenza, e per evitare che si verifichi un danno ambientale.
(4-01079)

PAOLO RUSSO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
con la legge 5 gennaio 1994, n. 36, recante disposizioni in materia di risorse idriche, venivano istituiti gli Ambiti territoriali ottimali (ATO) al fine di salvaguardare e utilizzare in maniera più razionale ed efficiente l'utilizzo della risorsa idrica (acqua);
con legge regionale 21 maggio 1997, n. 14, la Regione Campania approvava le
direttive per l'attuazione del servizio idrico integrato ai sensi della legge 5 gennaio 1994, n. 36;
nello specifico, l'articolo 2 della legge regionale n. 14 del 1997 individuava gli ambiti territoriali ottimali (ATO) per la Regione Campania in numero di quattro e, in particolare: ATO n. 1 - Calore-Irpino; ATO n. 2 - Napoli-Volturno; ATO n. 3 - Sarnese-Vesuviano; ATO n. 4 - Sele;
nella legge regionale n. 14 del 1997, agli articoli 4 e 5, venivano previste le forme e modalità di costituzioni degli Enti di ambito per ciascun ATO e, nello specifico, l'articolo 4 prevede una forma di costituzione volontaria, mentre l'articolo 5, in caso di inerzia nella forma volontaria, prevede una forma di costituzione coattiva;
l'articolo 4, comma 4, lettera b), della legge regionale n. 14 del 1997, stabilisce che la costituzione volontaria dell'Ente di ambito avviene mediante approvazione dello Statuto di quest'ultimo da parte di ciascun Consiglio comunale degli enti locali che costituiscono l'Ente di ambito medesimo;
nei paesi vesuviani (ben otto) dopo una prima grave emergenza idrica con interruzione totale dell'erogazione di acqua potabile nel territorio comunale di

Somma Vesuviana, dal 6 all'11 agosto 2008, ne è seguita un'altra dal 19 al 24 agosto 2008 per un totale di ben 12 giorni su 31 del mese più caldo ed afoso d'estate: il mese di agosto;
nel comunicato ufficiale si chiariva che questa ulteriore interruzione idrica programmata dall'Arin (Azienda risorse idriche di Napoli) sospendeva ulteriormente il flusso di portata del canale principale di Serino, per effettuare ancora una volta lavori di manutenzione straordinaria. La mancanza d'acqua e i gravi disservizi derivanti hanno riguardato i comuni di Massa di Somma, Nola, Ottaviano, Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Anastasia e Somma Vesuviana;
in particolare a Somma Vesuviana l'acqua è mancata su tutto il territorio per tutti i dodici giorni. Ciò ha irretito l'intera popolazione ed esasperato i rapporti cittadino/P.A. benché l'amministrazione comunale di Somma Vesuviana nulla abbia potuto fare per scongiurare l'interruzione dell'erogazione idrica pur sostenendo anche con fondi comunali la gestione dell'emergenza;
ciò ha posto in evidenza un annoso problema interessante tutta l'area vesuviana ed in particolare la comunità della città di Somma Vesuviana, che sistematicamente «soffre» di carenza idrica nei periodi estivi di ogni anno. La realizzazione negli anni passati, di due vasche, ai piedi del Monte Somma, realizzate, si è detto, per evadere il problema legato a una non sufficiente pressione idrica lascia l'intera cittadina e soprattutto le contrade insistenti ai piedi del monte Somma prive di acqua potabile;
ci si chiede quali provvedimenti abbia adottato al riguardo la Regione Campania e segnatamente l'ente d'ambito (ATO3) per risolvere definitivamente tale problematica al fine di innalzare le condizioni generali di vivibilità dal momento che ad una migliore qualità della vita potrà corrispondere una migliore qualità dell'economia e del lavoro locale;
la popolazione di Somma Vesuviana ha subito 12 giorni di emergenza piena: né giorno e né notte sull'intero territorio è arrivata una sola goccia d'acqua nei rubinetti di casa eppure in base alle medie nazionali dei consumi di acqua, il presumibile fabbisogno è stato di circa 108 milioni di litri di acqua (ab. 36.000 x 250 litri al g. x 12 gg.);
la vicenda è stata definita da qualche giornalista da «stato di guerra» il Comune non ha potuto minimamente interagire ed influire nelle scelte programmate dal consiglio di amministrazione dell'ente d'ambito attraverso una propria rappresentanza istituzionale perché lo statuto di tale ente, che va comunque riveduto e corretto, non prevede una rappresentanza nel Consiglio di amministrazione dell'ATO 3 dei rappresentanti del territorio oggetto dei reiterati interventi manutentivi. Si è costretta così una intera comunità a vivere alla giornata in precarie condizioni igienico-sanitarie con gravi ripercussioni sulle fasce più deboli dei cittadini ma con consistenti difficoltà dell'intera città -:
se siano a conoscenza della situazione descritta in premessa, che l'interrogante giudica emergenziale;
quali provvedimenti urgenti e straordinari intendano intraprendere per perseguire una efficace ristrutturazione ed una regolare messa a regime della fornitura idrica per tutte le aree del territorio vesuviano (Somma Vesuviana ed altri 7 Comuni) e per risolvere i numerosi cronici e gravi problemi di interruzione delle erogazioni idriche, e per scongiurare ulteriori azioni che limitino o interrompano l'approvvigionamento idrico del territorio comunale di Somma Vesuviana e comuni viciniori evitando i pericoli connessi alle numerose emergenze igienico-sanitarie e di ordine pubblico che si sono susseguiti negli ultimi anni specie nei mesi estivi.
(4-01082)

SPECIALE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Lago Trasimeno è, con una superficie di 128 km2, il più esteso lago dell'Italia peninsulare e rappresenta di fatto una delle aree geografiche di più alto interesse nazionale;
siffatto importantissimo bacino lacustre è da sempre considerato il «mare» degli umbri e dei perugini atteso che l'Umbria è una delle poche regioni italiane a non avere sbocchi sul mare;
il Lago Trasimeno fa parte, in base alla legge regionale umbra n. 9 del 3 marzo 1995, del Parco del Trasimeno, istituito ai fini della protezione e valorizzazione di un territorio di elevato valore naturalistico, ambientale, paesaggistico, storico, artistico e culturale;
il Parco del Lago Trasimeno è gestito da un Consorzio di cui fanno parte, unitamente all'ente Provincia di Perugia, i Comuni di Castiglione del Lago, Magione, Panicate, Passignano sul Trasimeno e anche altri Comuni facenti parte della Comunità montana Monti del Trasimeno, quali Bettona, Cannara, Corciano, Deruta, Marciano, Paciano, Piegaro, Città della Pieve;
i Comuni che si affacciano sul bacino e che fanno parte del Consorzio in parola traggono da ciò benefici economici indispensabili alla propria sopravvivenza attese le positive ricadute produttive e commerciali dovute al rigoglio del turismo, dell'agricoltura e della pesca professionale;
gli organi di stampa hanno lanciato il grave e ripetuto allarme che l'eco-sistema del Lago Trasimeno si rivela seriamente compromesso dal repentino abbassamento del livello delle acque che ad oggi è sceso a 150 centimetri sotto lo zero idrometrico, registrando un calo di 69 centimetri rispetto al 2006 e di 34 centimetri rispetto all'anno scorso normativa -:
se corrisponda al vero che l'Autorità di Governo abbia negli ultimi 5/6 anni stanziato e assegnato all'Umbria 30 milioni di euro al fine di fronteggiare le problematiche idro-biologiche del Lago Trasimeno;
quali siano gli eventuali vincoli ambientali che gravano su gran parte dell'area lacustre in argomento e impediscono l'attuazione dei necessari interventi strutturali;
se anche per il tramite della competente autorità di bacino, risulti:
a) quali lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria siano stati realizzati sulle rive del Lago Trasimeno e sui canali adiacenti;
b) quali direttive abbiano emanato la Provincia di Perugia e la Regione Umbria al fine di impedire il progressivo impoverimento dell'intero bacino;
c) se si sia verificata una cattiva gestione delle risorse da parte dei Comuni che si affacciano sul bacino acquifero;
se non si ritenga comunque più opportuno attivare subito tutti gli strumenti normativamente previsti al fine di inserire il Lago Trasimeno nella Convenzione dei beni mondiali dell'UNESCO così da tutelare ulteriormente la ricchezza e la diversità del patrimonio culturale e naturale del bacino umbro.
(4-01087)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

FOGLIARDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Verona intende alienare quattro dei più significativi palazzi storici appartenenti al patrimonio artistico-culturale del comune di Verona, con destinazione museale per tre di essi:
a) Palazzo Forti, risalente al XIII secolo, attualmente destinato a sede della

Galleria d'arte moderna. Il complesso immobiliare è pervenuto al comune di Verona in virtù di successione ereditaria all'illustre scienziato Achille Forti che, ne ha vincolato l'utilizzo a sede della Galleria d'arte moderna e comunque l'adibizione a scopi culturali ed artistici a favore della comunità della «sua Verona»;
b) Palazzo Pompei, pregiato esempio di architettura rinascimentale, opera di Michele Sanmicheli, destinato a sede del Museo di storia naturale, costituisce un lascito a favore del comune di Verona da parte del conte Alessandro Pompei con precisa destinazione ad uso pubblico «per ponervi lì monumenti di belle arti, galerie...»;
c) Palazzo Gobetti, uno dei palazzi più caratteristici della rinascenza veronese, con destinazione museale quale sede distaccata del Museo di storia naturale;
d) l'ex Convento di San Domenico, preziosa testimonianza artistica dell'architettura del XVI-XVII secolo, oggi adibito a sede della Polizia municipale;
al fine di poter rendere appetibile la loro vendita, il comune di Verona intende concedere la possibilità di destinarli ad uso privato, sia residenziale che commerciale o direzionale, con forte disapprovazione da parte di associazioni culturali e cittadini veronesi;
la sottrazione di un bene di interesse pubblico di notevole valore paesaggistico/ambientale alla destinazione originaria la conseguente disposizione a favore di un privato, costituiscono azioni che incidono sul patrimonio ambientale, storico, artistico e naturale della nazione;
autorevoli rappresentanti del mondo della cultura assieme alle: associazione «Forti per Palazzo Forti», associazione «Civicittà» e Legambiente Onlus hanno presentato ricorso al Tar Veneto per l'annullamento:
a) della deliberazione del Consiglio comunale del comune di Verona n. 19 del 17 aprile 2008, pubblicata all'albo pretorio dal 24 aprile 2008;
b) di ogni altro atto presupposto, tra cui in particolare la deliberazione della Giunta comunale n. 182 del 1o giugno 2005 in parte qua, e/o conseguente -:
quali interventi intenda adottare il Ministero per evitare che i suddetti palazzi storici di interesse culturale siano soggetti ad alienazione, con destinazione d'uso residenziale, direzionale e commerciale.
(3-00137)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con delibera del consiglio comunale n. 5 del 17 marzo 2006, di Podenzano (Piacenza) veniva approvata la «dichiarazione di indirizzi circa la volontà di bandire un concorso di idee per la riqualificazione dell'area delle ex scuole medie nel centro urbano di Podenzano»;
le risultanze dei lavori della commissione giudicatrice del concorso di cui sopra, riportate nel verbale n. 4 del 30 novembre 2006, individuavano compiutamente i tre progetti premiati, oltre alla graduatoria definitiva;
successivamente, con determinazione Urb n. 362 del 18 maggio 2007, veniva affidato l'incarico professionale relativo al progetto della nuova piazza da realizzare all'interno della riqualificazione dell'area delle ex scuole medie;
con deliberazione n. 57 del 5 novembre 2007, il consiglio comunale di Podenzano approvava il Programma integrato d'intervento avviato dal Comune stesso per la riqualificazione urbanistica ed edilizia dell'area ex scuola media e la realizzazione della nuova piazza, ai sensi dell'ex articolo 21 della legge Regionale dell'Emilia-Romagna n. 47 del 1978;

con deliberazione n. 7 del 20 febbraio 2008, il consiglio comunale di Podenzano approvava il Programma Integrato d'Intervento avviato dal comune stessa con la predetta delibera n. 57 del 5 novembre 2007;
il programma di cui sopra prevedeva, tra l'altro, l'abbattimento del complesso che ospitava nel passato le scuole medie, incluso l'edificio, progettato dall'ingegnere Rodolfo Ozzola, costruito negli anni 1905-1906, una delle poche testimonianze del secolo passato tenuto conto dell'avvenuto abbattimento dell'ex cinema Italia;
non a caso la Soprintendenza per i beni ambientali ed architettonici dell'Emilia-Romagna, a seguito della richiesta d'abbattimento dell'edificio presentata dal Comune di Podenzano, con provvedimento del 18 giugno 1996, ritenne che l'edificio principale ed originario, destinato a scuola, dovesse considerarsi compreso negli elenchi previsti dall'articolo 4 della legge n. 1089 del 1939, e pertanto da considerare e salvaguardare, escludendo l'ipotesi di una sua demolizione. In particolare, in detto provvedimento, si leggeva testualmente «...la scuola costituisce un interessante esempio di edilizia scolastica dei primi anni del secolo che, nonostante le trasformazioni e le aggiunte, conserva la tipologia originaria dei fronti con cornici marcapiano e cornici di finestre»;
con nota del 4 febbraio 1999, l'Ufficio centrale beni Aaas del Ministero per i beni e le attività culturali, acquisito il parere ispettivo, esprimeva parere negativo circa l'esistenza dei requisiti di interesse storico ed architettonico ai sensi degli articoli 1-4 della legge n. 1089 del 1939;
in realtà sono state molte e il più delle volte inspiegabili, nel corso degli ultimi quindici anni, le decisioni degli Uffici centrali del ministero, in particolare del terzo Comitato di settore, con le quali sono state vanificate le decisioni assunte dai competenti organi regionali dello stesso riferite alla provincia di Piacenza;
nel caso di specie appare meritevole di riconsiderazione la predetta decisione dell'Ufficio centrale riferita specificatamente alla parte originaria dell'edificio di cui sopra realizzato, come detto, nei primi anni del `900;
appare, altresì, indispensabile un intervento degli organi deputati alla tutela del patrimonio artistico ed architettonico per scongiurare l'abbattimento di un fabbricato rurale di cui una consistente porzione risale ai primi dell'800 come inequivocabilmente risulta alle mappe d'impianto del catasto napoleonico depositata e visionabile presso l'Archivio storico di Piacenza (Palazzo Farnese) -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere in ordine a quanto sopra esposto.
(5-00350)

Interrogazione a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dalla fine del 1942 al febbraio 1943, a Visco, comune della Provincia di Udine collocato in un territorio che per secoli, fino alla caduta dell'impero austro-ungarico, è stato luogo di confine ma anche di incontro tra popolazioni di lingua e storia latina, slava, tedesca e serbo-croata, venne realizzato dal regime fascista un campo di concentramento per prigionieri civili provenienti dalla ex Jugoslavia, con una potenzialità di 10.000 internati;
dopo la sua apertura, nel campo di Visco furono internati circa 3.000 civili, fra cui anche molte donne e molti bambini, provenienti dalla Slovenia, Croazia, Bosnia, Herzegovina, Serbia e Montenegro;
dopo l'8 settembre del 1943 i prigionieri tornarono in patria (i morti nell'ex lager furono 25) e il campo fu occupato dai tedeschi;
in precedenza, nel 1915, l'area era stata destinata a sede dell'ospedale attendato più grande d'Italia (con 1.000 posti letto, era l'ospedale n. 35 della Croce

Rossa Italiana), vi morirono centinaia di soldati italiani, austroungarici e civili della allora Contea di Gorizia;
molti altri sono gli episodi legati ad eventi bellici e alla lotta di liberazione che hanno avuto al centro l'area che nel dopoguerra era stata destinata a caserma dell'esercito italiano;
grazie alla sensibilità e all'impegno storico-culturale di alcune associazioni locali, ed in particolare per la civile passione del professor Ferruccio Tassin verso persone, fatti e luoghi costituenti la memoria storica del comune di Visco (provincia di Udine) e del Friuli orientale, in questi giorni è emersa una attenzione nuova sul campo di concentramento di Visco che ha visto, nel corso del secondo conflitto mondiale, la deportazione di internati della ex Repubblica di Jugoslavia;
viene segnalato da più parti, anche con l'autorevole intervento dello scrittore sloveno Boris Pahor ripreso dal Corriere della Sera di mercoledì 17 settembre, pagina 27, il rischio che una zona dell'ex lager possa essere adibita ad attività commerciali e utilizzata per possibili speculazioni economiche;
la Sovrintendenza del Friuli Venezia Giulia ha già posto dei vincoli su una parte dei 130.000 metri quadri che costituiscono l'area a suo tempo occupata dall'ex campo di concentramento;
al sito sono interessati storici, associazioni ed istituzioni di Slovenia, Croazia, Serbia e Montenegro e numerosissime sono le pubblicazioni di carattere storico che citano l'ex lager di Visco le cui vicende sono state oggetto di convegni anche di livello internazionale tenutisi a Gorizia, Palmanova, Monfalcone e in altri convegni svoltisi in altre parti d'Italia e nella ex Jugoslavia -:
quali siano le iniziative che il Ministero dei beni culturali intende attivare per tutelare, nella sua interezza, questo luogo della memoria che, dimenticato per tanti anni, rappresenta uno storico sito di sofferenza di cittadini di più nazionalità e che si intreccia con la storia del futuro della nuova Europa, libera, democratica e rispettosa di tutti i Popoli.
(4-01071)

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

FERRARI e CORSINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa riferiscono che sul sito web del FAS federation of american scientists è stato divulgato un rapporto del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d'America relativo alle misure di sicurezza nelle strutture militari controllate dagli U.S.A in Europa, dove sono presenti delle testate nucleari;
dal citato documento del Dipartimento di difesa americano si segnala che la base NATO in territorio italiano di Ghedi (Brescia) non sarebbe in linea con gli standard di sicurezza previsti dalle autorità statunitensi;
da ulteriore notizia presente sul sito del FAS, il Governo statunitense intenderebbe trasferire le testate nucleari, ivi presenti, nella base di Aviano (Pordenone) sotto il controllo statunitense -:
se il Governo italiano sia a conoscenza del rapporto del Dipartimento di difesa degli Stati Uniti d'America, in particolare per la parte relativa agli standard di sicurezza delle basi con testate nucleari presenti nel territorio italiano;
se il Governo sia a conoscenza dell'intenzione delle autorità statunitensi di trasferire le testate nucleari ivi presenti, secondo il citato rapporto, dalla base di Ghedi (Brescia) alla base di Aviano (Pordenone);

quali iniziative il Governo italiano intenda porre in atto a tutela della sicurezza dei cittadini, in particolare delle popolazioni che vivono in prossimità delle citate basi.
(3-00139)

TESTO AGGIORNATO AL 29 SETTEMBRE 2008

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il comparto ippico vive, oramai da tempo, una profonda crisi strutturale che investe l'intera filiera imprenditoriale, dall'allevamento fino alla raccolta delle scommesse, evidenziando gravi lacune nell'apparato organizzativi e gestionale;
tale situazione di diffusa e radicale difficoltà ha, negli ultimi tempi, mostrato un netto peggioramento, anche e soprattutto a causa di scelte legislative che hanno fortemente penalizzato la principale fonte di sostentamento e cioè la raccolta delle scommesse ippiche;
in particolare il modello di distribuzione delle scommesse ippiche, introdotto con il cosiddetto decreto Bersani (decreto-legge n. 223 del 2006, articolo 38), sta risultando, come da molti previsto, devastante proprio sotto il profilo della raccolta delle scommesse medesime, calate nei primi mesi del 2008 di quasi il 14 per cento rispetto al medesimo periodo del 2007;
con tale sistema distributivo, la scommessa ippica, separata dalla rete di raccolta delle scommesse sportive, è stata posta, in aperta competizione con quest'ultima, in modo del tutto antitetico rispetto alle esigenze e richieste del mercato, considerato che da sempre i risultati migliori sono stati prodotti grazie all'affiancamento delle due tradizionali tipologie di scommessa;
continuare a mantenere in vita un modello siffatto, dagli esiti per gli interpellanti vistosamente disastrosi, vuol dire avviare al fallimento l'intero movimento ippico nazionale e le migliaia di imprese coinvolte;
la gravità della situazione attuale non consente di posticipare ulteriormente l'adozione di soluzioni di vero ed efficace rinnovamento, idonee ad incidere positivamente sul mercato, sulla filiera produttiva e sul bilancio pubblico, favorendo il necessario ampliamento dimensionale dell'attuale rete di vendita ippica e la sua sostanziale omogeneizzazione con quella sportiva -:
se i Ministri in indirizzo non ritengano urgente, per i profili di rispettiva competenza, adottare i provvedimenti necessari alla tutela e salvaguardia del mercato nazionale delle scommesse ippiche, delle relative entrate erariali e dell'intera filiera produttiva attraverso opportuni interventi sulla struttura distributiva del prodotto scommesse, in particolare prevedendo di allargare la presenza delle scommesse ippiche ai negozi già autorizzati alle scommesse sportive.
(2-00129)
«Marinello, Gioacchino Alfano, Romele, Mario Pepe (Pdl), Tortoli, Traversa, Misuraca, Pagano, Angela Napoli, Garagnani, Grimaldi, Moroni, Marsilio, Giudice, Iannarilli, Mistrello Destro, Vitali, Zorzato, Vincenzo Antonio Fontana, Corsaro, Franzoso, Toccafondi, Gregorio Fontana, Lainati, Germanà, Cicu, Bernardo, Torrisi, Gibiino, Porcu, Lisi, Laboccetta, Mariarosaria Rossi, Lorenzin, Berardi, Scalia, Pizzolante, De Girolamo, Milanato, Patarino, Costa».

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da circa un mese a Torrepaduli, frazione del comune di Ruffano in provincia di Lecce non si sta effettuando il servizio di recapito postale;
questa situazione ha creato e crea gravi danni e notevoli disagi per la popolazione interessata;
nonostante ripetute richieste tese a ripristinare il regolare servizio di recapito postale, Poste Italiane ad oggi, non ha ancora provveduto a normalizzare la situazione che al contrario continua a peggiorare;
la situazione è ormai divenuta insostenibile, nei cittadini aumenta il motivato timore che tra la corrispondenza non recapitata vi siano pagamenti di utenze importanti che, se non ottemperati in tempo utile, possono portare alla sospensione dei vari servizi -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di provvedere a ripristinare in modo definitivo sull'intero territorio comunale di Torrepaduli un adeguato e normale servizio di recapito postale.
(4-01068)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto attuativo del 19 febbraio 2007 ha permesso la detraibilità fiscale - suddivisa in tranches fino a 10 anni - del 55 per cento degli oneri sostenuti dai contribuenti per alcune spese considerate utili per la comunità;
poiché tale periodo è a scelta del contribuente, alcuni possono aver deciso di concentrare tali detraibilità in pochi esercizi, ad esempio in un triennio, ma - al momento di operare tale detrazione nella dichiarazione dei redditi - può verificarsi il caso che, per sopraggiunte novità reddituali, quanto dovuto sia inferiore alla detraibilità possibile e quindi che il contribuente perda parte del bonus;
alcune categorie di contribuenti - ad esempio i lavoratori precari - non possono anticipatamente sapere quale sarà il proprio reddito negli anni successivi e quindi rischiano senza colpa di perdere parte del proprio diritto -:
se non si consideri corretto da parte del Ministero chiarire con apposita circolare che ove un importo messo a detrazione nell'anno esaurisca l'imponibile, quanto eccedente possa essere recuperato negli anni successivi stante appunto la soggettività di decidere il periodo di detrazione.
(4-01074)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel caso in cui un cittadino si rapporti ad un istituto bancario per contrarre un mutuo ipotecario o un prestito parrebbe che l'usanza degli istituti stessi sia di addebitare al richiedente, oltre alle normali spese e commissioni bancarie, anche una cosiddetta imposta sostitutiva relativa allo stesso finanziamento;
l'importo dell'imposta sopraccitata differisce in base al tipo di finanziamento che il richiedente stipula con l'istituto bancario e che di norma varia da un minimo dello 0,25 per cento per i mutui finalizzati all'acquisto della prima casa, sino al 2 per cento relativo agli altri tipi di contratto o finanziamento. Poiché dalla lettura del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973, articoli 15, 16, 17 e 18, parrebbe evincersi che la predetta imposta debba gravare sull'istituto bancario erogante che viceversa si rivale sul richiedente del costo dell'imposta stessa, ove questo venisse confermato è indubbio che questo comportamento apparirebbe iniquo nei confronti di chi si trova nella necessità di accedere ad un mutuo bancario per pervenire all'acquisizione dell'immobile destinato ad abitazione e di chi in genere ha necessità di accedere a prestiti in genere per esigenze primarie -:
se il sopraccitato modus operandi utilizzato da tutti gli istituti bancari sia una prassi corretta;
in caso di risposta affermativa, in base a quale normativa esso sia autorizzato;
se, sempre in caso di risposta affermativa, non ritenga comunque opportuno che essa possa essere suscettibile di revisione da parte degli organi competenti al fine della ristabilizzazione del principio di equità della stessa;
se essa fosse invece in contrasto con le norme o le istruzioni impartite in sede ministeriale, quali iniziative di propria competenza si intendano prendere per ridurre od eliminare tale circostanza.
(4-01083)

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GIUSTIZIA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
le condizioni di lavoro del personale della cassa circondariale di Catanzaro

sono ormai diventate insostenibili, sia per la mancanza totale di sicurezza della struttura, sia per la grave carenza di personale (il rapporto agenti/detenuti è infatti di 1 a 100) rispetto all'apertura di nuove sezioni e all'invio di particolari detenuti ad altissimo rischio;
a causa di questa situazione, mai concretamente affrontata dagli organi superiori competenti, i dipendenti non si sentono tutelati nello svolgimento del servizio, sia per i turni divenuti massacranti (non vengono infatti garantiti né riposi né congedi, con consequenziale pregiudizio anche delle ferie estive), sia per la presenza di ben oltre settanta unità distaccate a vario titolo;
nelle stesse condizioni viene a trovarsi il personale che lavora nel nucleo traduzioni e piantonamenti, che esce giornalmente sotto scorta per la forte carenza di organico, effettuando ormai con una cadenza quasi giornaliera turni che vanno ben oltre le otto ore;
le medesime difficoltà si registrano anche nell'istituto di Vibo Valentia, dove la situazione è notevolmente peggiorata sia nell'organizzazione del lavoro che nelle relazioni sindacali;
anche nella cassa circondariale di Locri i dipendenti lamentano la carenza di sicurezza e personale, nonché il mancato funzionamento della mensa, la chiusura dello spaccio, l'assenza di un ordine di servizio che disciplina le unità operative e di un direttore titolare -:
quali utili ed urgenti iniziative intenda intraprendere, al fine di risolvere definitivamente le questioni segnalate che ledono fortemente il decoro dell'intera realtà calabrese.
(2-00128)«Tassone».

Interrogazioni a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento ha approvato la legge n. 241 del 2006 per la concessione dell'indulto, finalizzata, tra l'altro, a favorire la soluzione dei problemi sociali e sanitari collegati al fenomeno del sovraffollamento delle strutture carcerarie;
il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha reso note le cifre relative ai detenuti presenti nelle carceri italiane, evidenziando l'esaurimento del cosiddetto «effetto indulto»;
stando alle pubbliche denunce del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE), nella sola casa circondariale di Foggia, si è giunti a 600 presenze, a fronte di una capienza regolamentare di 370 unità;
il precedente e l'attuale Ministro della giustizia hanno più volte e pubblicamente indicato la carenza di strutture penitenziarie tra i problemi che determinano il fenomeno del sovraffollamento;
negli ultimi 20 anni, in provincia di Foggia sono stati realizzati 5 istituti di pena - ad Accadia, Bovino, Castelnuovo della Daunia, Orsara e Volturara Appula - per una disponibilità complessiva di circa 300 posti, mai entrati in funzione;
per la costruzione delle strutture citate lo Stato ha sostenuto una spesa di oltre 10 milioni di euro;
l'attivazione delle strutture, oltre che offrire una risposta ai bisogni della popolazione di detenuti ed alle necessità infrastrutturali del DAP, può rappresentare anche l'occasione per la nascita di un indotto economico a vantaggio delle piccole imprese locali attive nel settore della preparazione dei pasti, della lavanderia, delle manutenzioni, eccetera -:
se e come il Governo intenda procedere all'attivazione delle strutture indicate in premessa.
(4-01070)

FLUVI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 15 settembre 2004 sul Bollettino ufficiale del Ministero di grazia e giustizia

è stato pubblicato il bando di concorso a 36 posti di vice commissario nella Polizia penitenziaria a cui era ammesso a partecipare il personale con qualifica di ispettore superiore, ovvero di Ispettore Capo con almeno cinque anni di anzianità nella qualifica;
in tale data era ancora in corso di svolgimento il concorso interno per n. 84 posti da ispettore superiore avviato con bando del 4 dicembre 2003 che avrebbe attribuito la nomina a detta qualifica a decorrere dal 1o gennaio 2003. In virtù di questa previsione legislativa n. 68 ispettori capo, con anzianità nella qualifica inferiore a cinque anni, hanno presentato domanda di partecipazione al predetto concorso per vice commissari;
il 13 gennaio 2005 il Direttore generale del personale e della formazione comunicava a tutti coloro che si trovavano nella condizione di cui sopra (privi del requisito di anzianità nella qualifica di ispettore capo, ma che potenzialmente potevano acquisire quella di ispettore superiore con effetto retroattivo) e che erano stati ammessi al concorso per vice commissari che: «l'ammissione al concorso era da considerarsi con riserva... per motivi esclusivamente cautelari, in attesa della eventuale nomina alla qualifica di ispettore superiore da conferire all'esito della procedura concorsuale indetta con P.D.G. 4 dicembre 2003»;
nel luglio del 2005 l'amministrazione scioglieva le riserve nei confronti di coloro che avevano vinto il concorso per ispettore superiore e comunicava la loro ammissione a pieno titolo al concorso per vice commissario;
con D.P.G. del 4 maggio 2006 i vincitori del concorso furono nominati vice commissario in prova senza alcuna riserva e l'8 maggio furono avviati al corso di formazione della durata di 12 mesi;
a seguito di una seria di ricorsi al Tribunale amministrativo, il Tar Lazio accoglieva le motivazioni dei ricorrenti ed escludeva dalla graduatoria finale del concorso per vice commissari alcuni candidati in quanto privi dei requisiti necessari;
l'11 ottobre 2007, alcuni candidati interessati dalle sentenze di primo grado del Tar Lazio, dopo aver sostenuto e superato gli esami di fine corso, venivano restituiti alle sedi di provenienza con la qualifica di ispettore superiore;
gli operatori di Polizia penitenziaria interessati non hanno alcuna responsabilità nell'esito negativo della vicenda essendo stati autorizzati a partecipare al concorso per vice commissario direttamente dalla Direzione generale del personale;
il concorso, prima per ispettore superiore e poi per vice commissario, e il successivo corso di formazione della durata di 12 mesi, ha impegnato questi operatori per quasi 4 anni, suscitando legittime aspettative -:
se non ritenga di intervenire per rimediare a un errore del Ministero della giustizia e rispondere alle legittime aspettative degli operatori interessati.
(4-01073)

RUBINATO e CALEARO CIMAN. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalla metà di settembre 2008 sono esauriti i fondi necessari per acquistare il carburante per le due autovetture in dotazione al personale della Procura di Treviso, oltre che la strumentazione operativa necessaria alla quotidiana attività delle cancellerie (svecchiamento dei software per i personal computer in dotazione, toner per fotocopiatrici e stampanti, risme di carta e materiale vario di cancelleria), come denunciato dal Procuratore capo della Procura di Treviso, dottor Antonio Fojadelli (si veda Il Corriere del Veneto - Cronaca di Treviso e la Tribuna di Treviso del 16 e 17 settembre 2008);
l'esaurimento delle disponibilità finanziare per garantire la mobilità delle autovetture di servizio e per l'acquisto delle dotazioni strumentali dei più elementari

supporti d'ufficio si aggiungono alla già cronica situazione di sotto organico del personale amministrativo dei predetti Uffici, a cui si è aggiunta da ultimo anche la carenza di ufficiali giudiziari;
anche la Questura di Treviso lamenta la mancanza di disponibilità finanziarie per l'acquisto del carburante per le volanti in servizio e per la loro manutenzione;
tale situazione è in stridente contrasto con gli impegni ed i proclami assunti dal Governo Berlusconi in materia di sicurezza, controllo del territorio e contrasto alla criminalità -:
se e come i Ministri interrogati intendano attivarsi con urgenza per dare soluzione alla situazione di emergenza, come specificata in premessa, in cui versano da mesi gli Uffici della Procura e le Forze dell'Ordine di Treviso e per mettere gli stessi in condizioni di operare, dal momento che le carenze rilevate riducono pesantemente l'operatività e l'efficienza di tutti i settori delle attività di giustizia e di polizia.
(4-01076)

NACCARATO e MIOTTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Ordine degli Avvocati e l'Associazione dei giuslavoristi padovani hanno pubblicamente denunciato la grave situazione in cui oggi versa la Sezione lavoro del Tribunale di Padova a causa della carenza di magistrati;
già da anni, in particolare dal 2000, gli operatori del settore continuano a rilevare la carenza di personale addetto alla Sezione lavoro del Tribunale padovano che, nonostante lo sforzo profuso dai magistrati in servizio, ha provocato una mole di lavoro eccessivo a carico di ciascun magistrato pari - mediamente - a ben 1.200 fascicoli per ognuno;
questa situazione appare da tempo la più difficile della regione Veneto. Secondo i dati diffusi dall'ISTAT, infatti, nel 2006 a Padova, dove erano impegnati nella Sezione lavoro del Tribunale solamente quattro magistrati, sono pervenuti il doppio dei procedimenti rispetto al Tribunale di Treviso (dove i magistrati addetti erano due) ed il triplo rispetto a quello di Vicenza (dove i magistrati addetti erano tre);
tale situazione di sovraccarico di lavoro è una delle principali cause della lentezza nello svolgimento dei processi per cause di lavoro tanto che, sempre secondo i dati ISTAT del 2006, la durata media di una controversia presso il Tribunale di Padova è di 1.116 giorni a fronte dei 673 giorni del Tribunale di Venezia e dei 716 giorni di quello di Treviso, con rinvii di udienza che, in numerosi casi, hanno superato ampiamente l'anno di tempo;
tali dati si allontanano pericolosamente sia dagli indicatori di efficienza raccomandati dal Consiglio Superiore della Magistratura, sia dai pareri della Corte di Cassazione e della Corte europea sulla durata dei processi, in particolar modo di quelli riguardanti cause di lavoro;
se si considera la centralità della funzione esercitata dai Tribunali del lavoro in una delle zone più produttive dell'Italia, in cui occupazione e contenzioso presentano indici elevatissimi, si coglie ancor meglio il grado di criticità della situazione descritta;
come conseguenza di questi abnormi tempi della specialità del diritto del lavoro, vengono meno le tutele di valori essenziali e primari per i «contraenti deboli» del rapporto di lavoro quali il diritto al lavoro, il recupero di crediti, il riconoscimento di diritti previdenziali elementari;
inoltre si aggrava progressivamente il giudizio che le imprese italiane e straniere formulano sulle tutele offerte dai nostri tribunali rispetto ai contenziosi riguardanti le liti di lavoro, con il risultato che si consolida l'orientamento a spostare all'estero gli stabilimenti produttivi;
ciò, infine, determina da un lato malumori crescenti dei cittadini verso il funzionamento della giustizia, sfiducia

verso le istituzioni e il tramutarsi delle funzioni esercitate dalle organizzazioni sindacali e dagli uffici legali in attività assimilabili ad ammortizzatori sociali, dall'altro il rischio della caduta verticale delle motivazioni dei magistrati e del personale della Giustizia e del servizio istituzionale offerto e garantito ai cittadini -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti;
se intenda assumere le iniziative di competenza per incrementare l'organico del Tribunale del lavoro di Padova riaprendo la procedura concorsuale al fine di consentire l'assegnazione di almeno un nuovo magistrato al suddetto Tribunale coprendo un posto tuttora lasciato vacante;
quali ulteriori provvedimenti di competenza intenda adottare al fine di garantire un celere recupero di tempi certi per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e per il raggiungimento degli standards europei sopra richiamati indispensabili al funzionamento della giustizia e del mondo della produzione e del lavoro.
(4-01078)

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come segnalato dal Sindacato OSAPP, sono purtroppo sempre più numerosi i casi di aggressione - all'interno degli Istituti di pena - al personale di custodia da parte di detenuti;
la situazione viene aggravata anche dalle difficoltà in cui si trovano molti reclusi in spazi angusti, strutture insufficienti e sovraffollate oltre che da una promiscuità di detenuti di razza, nazionalità, lingua diverse;
ad oggi non sembra essere sufficientemente tutelato il personale di custodia, soprattutto quando si trova a dover operare in condizioni di obiettiva difficoltà ambientale, ma anche perché non esiste una normativa tesa a fungere da deterrente in caso di aggressioni a componenti la Polizia penitenziaria -:
se il Ministro non ritenga opportuno assumere un'iniziativa normativa volta a prevedere uno specifico reato di «lesioni personali gravi o gravissime a pubblico ufficiale impegnato in servizi di tutela dell'ordine e della sicurezza all'interno degli istituti penitenziari»;
se non intenda intervenire introducendo un nuovo articolo del codice penale che stabilisca che nell'ipotesi di lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale in servizio nei reparti della Polizia penitenziaria le lesioni gravi siano punite con la reclusione da quattro a dieci anni e quelle gravissime da otto a sedici anni;
se il Ministro non ritenga di dover introdurre altre norme tese alla prevenzione delle aggressioni e - in caso di condanna del detenuto violento per questi fatti - che siano attuati criteri per impedirgli di accedere poi a facilitazioni e benefici, il tutto perché, come da debita informativa generale, ciò sia posto nell'ottica di una azione preventiva di dissuasione verso aggressioni e risse all'interno degli Istituti di pena.
(4-01085)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere:
quali siano i motivi per i quali, nonostante il provvedimento del 7 marzo 2008, con il quale il Direttore generale del personale e della formazione disponeva che Araldi Mario (nato a Voghera il 12 luglio 1970), ausiliario, posizione economico A1, in servizio nel Tribunale di Tortona (Alessandria) venisse trasferito, a domanda, a seguito dell'interpello del 10 maggio 2007, all'ufficio del giudice di pace di Borgonovo Val Tidone (Piacenza), detto trasferimento non risulti ancora concretamente attuato;
che cosa osti a dare immediata esecuzione al trasferimento di cui sopra.
(4-01088)

MURA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Mariastella Gelmini attuale Ministro della pubblica istruzione, pur normalmente residente nel comune di Brescia, ha affrontato nell'anno 2001 l'esame di Stato per diventare avvocato a Reggio Calabria;
la pratica di presentarsi in una sede meridionale per sostenere tale esame di Stato da parte di numerosi praticanti procuratori del centro-nord era invalsa già da alcuni anni, ma proprio alla vigilia della sessione di esame del 2001 era scoppiato lo scandalo anche in seguito ad un tema scritto svolto a Catanzaro in maniera identica da ben 2.295 partecipanti su 2.301;
mentre nella media nazionale superavano tale esame circa la metà dei concorrenti, in alcune sedi di esame del Mezzogiorno le percentuali erano ben altre: a Catanzaro fino al 94 per cento di promossi, nel 2000, a Reggio Calabria l'87 per cento di promossi, il triplo rispetto a Brescia (28 per cento) o a Milano (23,1 per cento);
nel 2001, l'anno nel quale si è presentata all'esame Mariastella Gelmini, a Reggio gli ammessi agli orali furono il 57 per cento, il triplo di Brescia;
il nostro Ministro, che giustamente ora vuole premiare i meritevoli, all'epoca sembra avesse adottato una soluzione che l'interrogante ritiene una «scorciatoia», peraltro assai diffusa;
il suo non è certo un buon esempio per le giovani generazioni: dovrebbe dunque riflettere seriamente se non sia il caso di dimettersi dall'attuale incarico di cui non si è dimostrata - ad avviso dell'interrogante - eticamente all'altezza;
per poter svolgere l'esame a Reggio Calabria l'attuale Ministro della pubblica istruzione ha dovuto necessariamente trasferire la residenza amministrativa in un comune appartenente al relativo circondario, ed appare poco probabile che l'allora praticante procuratore Gelmini abbia dimorato abitualmente per vari mesi in Calabria -:
se risulti che vi siano state irregolarità nello svolgimento dell'esame di Stato del 2001, e se non intenda in particolare acquisire elementi in ordine alla vicenda sopra richiamata del Ministro Gelmini.
(4-01089)

TESTO AGGIORNATO AL 29 SETTEMBRE 2008

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

VICO, MARTELLA, BELLANOVA, BOCCIA, BORDO, CAPANO, CONCIA, GAGLIONE, GINEFRA, GRASSI, LOSACCO, MASTROMAURO, SERVODIO, RIA e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è diritto universale di ogni cittadino alla mobilità e al diritto di circolazione;
proprio in questi giorni il nuovo piano di trasporto aereo minaccia drastici tagli ai voli da e per la Puglia, e ciò rende ancora più drammatica la decisione di Trenitalia sulle tratte di importanza strategica che collegano Taranto e Lecce a Milano;
nello scorso autunno, alla vigilia della pubblicazione del nuovo piano orario di Trenitalia in cui si ipotizzava il taglio di alcune tratte sempre sulla direttrice adriatica pugliese, l'allora Governo Prodi intervenne inserendo nella Finanziaria 2008 i termini della convenzione con Trenitalia per garantire il mantenimento di tutti gli standard per i collegamenti da e per la Puglia;
in un territorio che ormai da anni sogna il raddoppio di alcune linee e su cui insiste un gap tecnologico decennale il piano di Trenitalia, entrato in vigore dallo scorso 8 settembre penalizza ancor di più

il trasporto con particolare riferimento alla dorsale adriatica, costretta a subire la cancellazione degli Eurostar (Etr500) Taranto-Milano delle 5.34, Milano-Lecce delle 11.05, Milano-Taranto delle 13.05 e il Lecce-Milano delle 13.35, sostituiti da più vetusti Eurostar City, più lenti e sprovvisti della carrozza ristorante;
si ipotizza che in seguito il ridimensionamento predisposto da Trenitalia potrebbe riguardare altri treni a lunga percorrenza, come gli Eurostar Lecce-Roma e Taranto-Roma, che, sempre dalla Puglia consentono i collegamenti dei viaggiatori pugliesi con la Capitale;
la decisione di Trenitalia sarebbe imputabile all'ipotetico sottoutilizzo degli Eurostar, concepiti per viaggiare sulle linee ad alta velocità (fino a 300 km/h), su tratte (quelle della direttrice Adriatica) dove la velocità massima è di 180 Km/h. Ma a fronte di tale cambiamento suona quanto meno paradossale l'ennesima odissea cui sono stati sottoposti i viaggiatori dell'Eurostar Lecce-Milano, partito alle 13.35 di domenica 7 settembre dal capoluogo salentino. Così se i supertecnologici Etr500 hanno costretto i 600 viaggiatori pugliesi a cinque ore di ritardo, ad una invasione sui binari nello scalo di Termoli e ad una lunga sosta obbligata per avaria al sistema di climatizzazione, è legittimo pensare ad un peggioramento delle condizioni di mobilità a bordo di carrozze, quelle degli Eurostar City, progettate per viaggiare più lente ma anche figlie della campagna acquisti anni '80 dell'ex Ferrovie dello Stato;
sul fronte trasporti ferroviari e non solo si è aperta una stagione di grandi contrasti a livello regionale, considerata, inoltre, la denuncia del Movimento Consumatori Puglia che ha invitato la Regione a tagliare o sospendere, laddove sia evidente l'insufficienza qualitativa del servizio, i contributi per il trasporto regionale, che ha promosso una raccolta di firme indirizzata alla Commissione Europea;
a fronte del declassamento sulle tratte in questione degli Etr500 in Eurostar City, si è costretti a registrare il rischio di perdita di posti di lavoro per una quarantina di persone, addette al servizio di ristorazione a bordo dei treni a lunga percorrenza -:
cosa intenda fare il Governo al fine di assicurare una rimodulazione degli interventi di Trenitalia in merito al trasporto su rotaie che riguarda una Regione di importanza strategica per lo sviluppo del Mezzogiorno e dell'Italia, al fine di evitare inopportune polemiche sugli scarsi investimenti economici e strutturali da destinare alle politiche economiche, sociali e culturali che riguardano il Sud e scongiurare il rischio di ulteriori disagi occupazionali.
(4-01066)

BENAMATI, LENZI, LA FORGIA, BELTRANDI, VASSALLO e ZAMPA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 1994 viene siglato l'Accordo Quadro tra RER, Ministero dei Trasporti, Ferrovie dello Stato Spa e TAV Spa relativo alla realizzazione della tratta ferroviaria Alta Velocità-Alta Capacità Bologna-Firenze in cui si prevede che nell'ambito «della viabilità di servizio, le parti si impegnano, appena disponibile il progetto esecutivo da parte degli organi competenti, a risolvere il problema del superamento del nodo di Rastignano, con un concorso di TAV Spa di 14 miliardi di lire per la sua realizzazione»;
nell'ambito della Conferenza dei servizi del 1995 per l'approvazione della Tratta AV-AC Bologna-Firenze è sottoscritta una convenzione tra ANAS, TAV, Ferrovie dello Stato, Provincia di Bologna, Comune di Bologna, Comune di Pianoro e Comune di San Lazzaro per la costruzione della variante alla SS 65 Futa (ora SP 65) in corrispondenza dell'abitato di Rastignano, in cui si conferma il contributo di TAV di 14 miliardi di lire (pari a 7.230.396,60 euro), si prevede un contributo di ANAS pari a 15 miliardi (pari a 7.746.853,50 euro) e si individua nella Provincia di Bologna l'ente cui è affidata la progettazione dell'opera;
la Provincia di Bologna presenta il progetto preliminare nell'ottobre del 1996;
nel 2001, a seguito del trasferimento prima a RER e poi alle province delle strade di competenza di ANAS la provincia di Bologna prende in carico anche la ex SS Futa;
nel marzo 2002 la procedura di appalto di ANAS viene interrotta a causa dell'accoglimento di alcuni ricorsi al TAR per errori nelle notifiche degli espropri e nel 2003 la Provincia si assume l'incarico delle competenze e delle attività di concerto con il Presidente di ANAS;
nel 2004 ANAS in base al progetto della Provincia di Bologna si impegna ad assicurare l'erogazione di ulteriori 10.785.538,19 euro elevando così il contributo totale a 19.769.603,40 euro;
ancora nel 2004 viene indetta dal Ministero dei Trasporti l'avvio della nuova conferenza dei Servizi per l'approvazione degli interventi connessi alla variante San Ruffillo della Tratta AV-AC Bologna-Firenze; in tale ambito la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Bologna, il Comune di Bologna e i Comuni di Pianoro e San Lazzaro richiedono la realizzazione della variante alla SP 65 della Futa in corrispondenza dell'abitato di Rastignano da parte di TAV;
TAV dopo aver stimato il costo dell'opera in circa 43 milioni di euro, si rende disponibile a progettare, di concerto con la Provincia, e realizzare la variante di Rastignano, previa reperibilità delle risorse finanziarie necessarie;
nel maggio 2004 l'allora Ministero dei trasporti, a margine dei lavori conclusi della conferenza dei servizi, si impegna a reperire «gli ulteriori finanziamenti necessari alla completa realizzazione della variante di Rastignano, al fine di garantirne il completamento contestualmente alle opere ferroviarie» dell'asse Bologna-Firenze «parte integrante del corridoio n. 1 (Berlino-Palermo)» all'interno della Finanziaria 2005;
nel giugno 2004 viene stipulata la convenzione tra la Provincia di Bologna, il Comune di Bologna, il Comune di Pianoro, il Comune di San Lazzaro e TAV che stabilisce la presa in carico dell'opera da parte di TAV per la realizzazione della variante al nodo di Rastignano e l'adeguamento da parte di TAV, di concerto con gli Uffici della Provincia di Bologna, del progetto esecutivo approvato da ANAS senza modificarne il tracciato;
nel febbraio 2005 la Provincia approva il progetto preliminare della Variante SP 65 redatto ed adeguato a cura di TAV e chiede alla Regione Emilia-Romagna l'attivazione della procedura di VIA;

nel marzo 2006 la RER convoca la Conferenza dei servizi in cui sono presenti la Provincia di Bologna, i Comuni di Bologna, Pianoro e San Lazzaro e gli enti Azienda Usl, ARPA, Sovrintendenza ai beni artistici e ambientali, ecc. per avviare la procedura di VIA. Tale conferenza, nel maggio 2006 chiede con una nota approfondimenti e integrazioni relative a 88 osservazioni sul progetto, cui la Provincia risponde nel novembre dello stesso anno;
solo nei giorni scorsi si è finalmente giunti alla conclusione, con esito positivo, da parte della Conferenza dei servizi della procedura di VIA;
conclusa la procedura di VIA, dopo l'espletamento delle ultime formalità burocratiche, i lavori possono essere immediatamente avviati da TAV utilizzando gli strumenti e l'attrezzatura ancora presente sul territorio, previo reperimento dei fondi necessari;
occorre rilevare come numerose rilevazioni, nel corso degli anni, abbiano posto in evidenza la gravità delle emissioni di polveri fini, di CO2 e di benzene in località Rastignano centro a causa della sua conformazione a canyon ed abbiano indicato fra le priorità relative alla mobilità per la tutela della salute dei cittadini la realizzazione della variante al Nodo;
il Dipartimento di prevenzione dell'Azienda USL di Bologna, ha sottolineato le conseguenze per la salute soprattutto per le categorie deboli, bambini ed anziani, delle emissioni di polveri fini, CO2 e benzene legate alle congestioni e aumenti del traffico in termini di aumento delle patologie respiratorie e cardiocircolatorie, accessi al pronto soccorso, e ricoveri ospedalieri;
si può osservare come la mancata realizzazione della variante sia in grado di determinare una serie di inconvenienti che possono così sintetizzarsi:
a) un aumento significativo del traffico e della congestione lungo la via Toscana (pianorese e bolognese) sino alle porte di Bologna lungo gli accessi alle vie di collegamento con la tangenziale;
b) un incremento dei tempi di percorrenza in modo consistente, inducendo inefficienze anche al trasporto pubblico su gomma;
c) un innalzamento dell'inquinamento acustico in buona parte di via Toscana (pianorese e bolognese) che supera i limiti di emissioni previsti a tutela della salute dei cittadini;
d) la limitazione della mobilità pedonale in prossimità della via Toscana (pianorese e bolognese) con conseguenti problemi alla sicurezza delle persone;
negli anni scorsi i Comitati di cittadini, gli amministratori locali e le forze politiche dei Comuni delle Cinque valli bolognesi hanno promosso iniziative di sensibilizzazione, audizioni, raccolte di firme per richiedere a Provincia, Regione e Ministero per le infrastrutture la certezza del finanziamento della variante;
nel 2006 è stato consegnato al Ministro Di Pietro un appello accompagnato da circa 2500 firme di cittadini del territorio di Pianoro e dei Quartieri di Bologna interessati;
l'urgenza è data dal fatto che i costi relativamente contenuti del progetto (47 milioni di euro che dovrebbero essere stanziati dal CIPE e 7 da TAV) sono tali proprio perché l'opera sarebbe facilmente cantierabile da parte di TAV che, al momento, è ancora presente sul territorio;
una vallata con 40.000 abitanti e più di 2000 aziende risulta ancora oggi lontana da tutte le vie di comunicazione, senza collegamenti veloci per l'autostrada o la tangenziale, con tutte le conseguenze in termini di vivibilità e produttività locale che questo comporta -:
se il Ministro competente intenda attivarsi affinché la realizzazione del progetto «Nodo di Rastignano/variante alla statale 65» non sia procrastinato ulteriormente,

attraverso lo stanziamento dei fondi necessari al suo completamento.
(4-01072)

BORDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Tirrenia di Navigazione SpA, il cui capitale è interamente di proprietà pubblica, è titolare della concessione pubblica per il servizio di trasporto marittimo sulla tratta Manfredonia-Vieste-Isole Tremiti;
la suddetta concessione, per l'anno in corso, fissa la data del 14 settembre quale termine ultimo per lo svolgimento del servizio;
contrariamente a quanto stabilito nella citata concessione ministeriale, il giorno 5 settembre è stato improvvisamente sospeso il servizio stesso, provocando un grave disservizio agli utenti che hanno prenotato e pagato biglietti e danni notevoli alle agenzie di viaggio e agli operatori del settore turistico che hanno dovuto far fronte a questa vera e propria emergenza -:
quali iniziative intende assumere il Governo per garantire il pieno rispetto della concessione ministeriale e tutelare i soggetti danneggiati dalla decisione unilaterale di anticipare la scadenza del servizio di collegamento.
(4-01075)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
non c'è giorno che gruppi di pendolari non protestino contro le Ferrovie dello Stato per le condizioni di viaggio, per i ritardi, per la qualità, la sicurezza e la pulizia del materiale rotabile;
quotidianamente basta sintonizzarsi sulla frequenza radio 103'300 (Isoradio Rai) per ascoltare più volte al giorno notiziari a cura di Trenitalia dai quali emergono in modo sistematico interruzioni di linea, rotture di locomotori, guasti sulle linee aeree eccetera;
a questo si aggiungono livelli di arroganza burocratica spesso al limite della sopportazione. Martedì 16 aprile il treno EN 234 Allegro Tosca in partenza alle 19,10 da Roma Termini per Monaco a causa di rottura della linea aerea tra Roma e Orte, veniva dirottato sulla cosiddetta linea lenta arrivando ad Orvieto con oltre 1 ora di ritardo;
mercoledì 17 settembre il treno IC plus 579 Arno delle 7,30 veniva annunciata ad Orvieto con 55 minuti di ritardo per un guasto ad un vagone. A fronte del ritardo annunciato, e consapevoli che il treno seguente in transito delle 7,57 Allegro Tosca 235 E.N., proveniente da Monaco con solo 2 carrozze passeggeri non avrebbe potuto ospitare gli oltre 300 pendolari fermi ad Orvieto, chiedevano una fermata straordinaria dell'E.S. 9423 partito da Firenze alle 7,52 senza peraltro avere alcuna risposta positiva in tal senso;
decine e decine di persone si vedevano costrette a prendere la propria auto e recarsi alla stazione di Orte, a oltre 50 chilometri da Orvieto, per poter prendere un treno proveniente da Perugia o Ancona;
alcuni pendolari riuscivano a prendere l'ES 9324 delle 8,15 proveniente da Perugia; ma al danno si aggiungeva la beffa di vedersi contestare dal bigliettaio (n. matricola AT0070526) l'assenza del titolo di viaggio per l'Eurostar e pretendere il pagamento del supplemento più la contravvenzione. A fronte delle proteste e della richiesta del capotreno, il bigliettaio chiedeva prima di regolarizzare la situazione e poi di procedere a contattare il capotreno, a questo punto i pendolari si sono dichiarati disponibili a presentare l'abbonamento solo in presenza del capotreno, il quale sopraggiungeva poco dopo accompagnato da un poliziotto in borghese. Era proprio quest'ultimo, a chiedere al bigliettaio e al capotreno di assumere un atteggiamento meno burocratico e di cercare una soluzione ragionevole al

problema anche in considerazione che nel frattempo si era giunti a Roma Termini;
queste situazioni si ripetono in modo sistematico, quasi ogni giorno e su tutti treni pendolari. È del 17 settembre 2008, la notizia di una signora punta da pulci sul treno Roma-Agrigento, e di pochi giorni fa la vera e propria odissea dei viaggiatori del treno E.S. 9376 Reggio Calabria-Roma partito alle 14 e che sarebbe dovuto arrivare a Roma alle 20,16 rimasti bloccati per oltre 15 minuti senza poter uscire dal treno tra le stazioni di Fuscaldo e Cetraro, senza aria condizionata e con le porte chiuse; alcune decine di persone riuscivano a scendere per poter respirare e nessuno li avvertiva però della ripartenza del treno lasciando a terra 50 persone circa;
i più volte annunciati miglioramenti sulla qualità, sicurezza, pulizia dei treni pendolari e degli IC non solo non si vedono, ma la situazione sembra ulteriormente peggiorare;
a questo si aggiunga la possibile soppressione di alcuni IC o la loro messa in rete sulle linee lente per permettere all'alta velocità, e ai vettori privati che ne hanno fatto richiesta di usare le tracce sulla direttissima. Il quadro che avremo di fronte nei primi mesi del 2009 sarà drammatico, con possibili problemi di esasperazione tali da investire come già accaduto in alcuni casi un vero e proprio problema di ordine pubblico -:
perché Ferrovie dello Stato e Trenitalia non si confrontino con le rappresentanze dei pendolari, come peraltro accadeva sino a qualche anno fa;
se non ritenga di dover intervenire sui vertici Ferrovie dello Stato e Trenitalia per richiamarli ad un diverso atteggiamento nei confronti dell'utenza pendolare che rappresenta la parte più consistente delle entrate in bilancio delle Ferrovie dello Stato;
se non creda di dover verificare fino in fondo, anche attraverso la costituzione di una commissione d'inchiesta nella quale garantire la presenza dell'utenza pendolare, lo stato del servizio peraltro monopolistico offerte da Ferrovie dello Stato e Trenitalia;
se il contratto di servizio stipulato tra il Tesoro e Ferrovie dello Stato sia totalmente attuato dall'azienda;
se non intenda presentare al Parlamento una relazione concernente dati cifre, percentuali, legate alla circolazione dei treni su tutto il territorio nazionale, la puntualità la qualità del servizio, la sua sicurezza d'esercizio, nonché il numero delle rotture ed interruzioni del servizio dovute a cause tecniche o rotture dei vettori nei primi sei mesi del 2007.
(4-01080)

IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il collegamento stradale Salerno-Avellino, nel tratto fra Mercato San Severino e Salerno, svolge una funzione di assoluta valenza nazionale;
infatti tale arteria assicura il collegamento fra le autostrade A30 Caserta ed A3 Salerno-Reggio Calabria, fungendo, quindi, da raccordo autostradale;
di conseguenza, questa rete stradale è interessata da un enorme volume di traffico che, assai spesso, determina veri e propri ingorghi con code chilometriche di veicoli che paralizzano per ore la circolazione e che rappresentano un pericolo per gli utenti;
il potenziamento e l'adeguamento di tale strada sono considerati da anni necessari per alleggerire e per rendere scorrevoli il traffico e le comunicazioni verso il Sud e dal Sud, attraverso il collegamento fra le autostrade A30 e A3;
fra l'altro, il raccordo Salerno-Avellino, allo stato, presenta condizioni di sicurezza completamente inadeguate, proprio per la ristrettezza e l'inadeguatezza

della sede stradale - due sole corsie per ogni senso di marcia - e per l'elevato livello del traffico;
d'altronde, il potenziamento del raccordo in discorso costituisce una priorità nella politica infrastrutturale del Paese, essendo parte integrante dell'asse autostradale Roma-Caserta-Salerno-Reggio Calabria;
dopo anni di confronti e di discussioni in merito alla soluzione progettuale più idonea, l'Anas, ha indetto nel 2002 una gara pubblica per la progettazione, al fine di adeguare l'attuale tracciato stradale, ampliandolo da due a tre corsie per ogni direzione di marcia, oltre alla striscia dell'emergenza ed alla messa in sicurezza complessiva del raccordo;
l'incarico di progettazione è stato così aggiudicato alla società Bonifica Core di Roma, per il tratto da Salerno fino alla galleria di Solfora, e ad un libero professionista per il tratto ulteriore fino ad Avellino;
da tempo la società Bonifica ha consegnato gli elaborati del progetto preliminare, unitamente alla valutazione di impatto ambientale;
l'accelerazione dell'iter progettuale è indispensabile, attesa la rilevanza straordinaria dell'opera, come già sottolineato con precedenti atti di sindacato ispettivo 5-03452 del 20 settembre 2004, 5-04771 del 28 settembre 2005 e 5-05174 del 7 febbraio 2006 presentati dall'interrogante;
è indispensabile acquisire il finanziamento di tale intervento - che è parte integrante del sistema autostradale meridionale - tenuto conto che il progetto può essere realizzato in fasi ed in stadi diversi e graduali, iniziando dal tratto di massima rilevanza nazionale Mercato San Severino-Salerno, la cosiddetta «barriera»;
in questa prospettiva è estremamente grave e preoccupante che nel DPEF del luglio scorso ed in tutte le dichiarazioni del Ministro per le infrastrutture ed in tutti gli atti successivi del Governo, il potenziamento, pur così necessario ed urgente, del raccordo è scomparso dalle opere da finanziare;
invece, l'adeguamento del raccordo è ancor più necessario per evitare che diventi sempre più una «strozzatura» negativa ed asfissiante nel collegamento autostradale a tre corsie fra la A30 e la A3, visto che la tratta salernitana della Salerno-Reggio è in via di completamento ed è stato finalmente eliminato «l'imbuto» o «ingorgo» di Fratte con l'apertura del relativo svincolo;
è, quindi, indispensabile adeguare il raccordo per garantire che il traffico veicolare dalle tre corsie della A30 raggiunga la A3 con tre corsie vicine alla ultimazione nel tratto salernitano, attraverso un collegamento Mercato San Severino-Salerno anche esso dotato delle necessarie tre corsie ed in regola con una moderna e funzionale messa in sicurezza del tracciato) -:
se e quando verrà concluso l'esame del progetto preliminare da parte del CIPE secondo le procedure introdotte dalla «legge obiettivo»;
quali tempi siano previsti per l'elaborazione del progetto definitivo ed esecutivo dell'adeguamento del raccordo Salerno-Mercato San Severino-Avellino;
quale sia l'effettiva volontà del Governo in ordine ai tempi ed alle modalità di finanziamento di questo progetto decisivo per il sistema di mobilità e dei collegamenti autostradali dell'intero Paese e prioritario nelle prospettive strategiche del sistema infrastrutturale italiano.
(4-01084)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BORDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Manfredonia, in provincia di Foggia, ospita nel proprio territorio,

a Borgo Mezzanone, una struttura per l'accoglienza degli immigrati giunti clandestinamente in Italia (CDA) e che avanzano richiesta per il riconoscimento dell'asilo politico (CARA);
secondo il ministero dell'interno, le due strutture sono in grado di accogliere 540 persone (342 nel CDA, 198 nel CARA);
in conseguenza dell'incremento degli sbarchi di immigrati clandestini provenienti dai Paesi Nordafricani, all'interno della struttura, allestita utilizzando spazi e strutture di un ex aeroporto militare, è stata realizzata una tendopoli che ha ampliato la capacità ad oltre 1.200 unità;
all'incremento delle presenze non è corrisposto un proporzionale incremento dei servizi di accoglienza, tant'è che, lo scorso 23 agosto, centinaia di ospiti del centro hanno pacificamente manifestato nel centro di Foggia per chiedere il miglioramento delle condizioni di vivibilità;
analoga, pressante, richiesta veniva avanzata dagli abitanti, poco più di 800, di Borgo Mezzanone, quotidianamente costretti ad affrontare l'invasione della borgata da parte degli ospiti del centro e delle centinaia di lavoratori immigrati impiegati nelle campagne circostanti, con la conseguente occupazione dei ridotti spazi pubblici e gli inevitabili problemi di relazione sociale;
lo scorso 3 settembre, all'interno del Centro, è scoppiata una maxi rissa, motivata da contrasti etnici, che ha provocato 25 feriti ed ha reso necessario il trasferimento di oltre cento cittadini eritrei nel centro di accoglienza di Bari Palese;
a seguito di questo episodio, la Questura ha predisposto un servizio straordinario di presidio del territorio, con l'alternanza di 10 unità lungo l'arco delle 24 ore, che avrà termine il 30 settembre;
sul fronte della sicurezza e dell'ordine pubblico, non ha sortito alcun effetto positivo l'impiego di unità della Marina Militare nel servizio di vigilanza esterna del Centro; anzi, in occasione dei disordini scoppiati il 5 settembre all'interno del CIE di Bari Palese, i sindacati dei dipendenti della Polizia di Stato hanno, unanimemente, criticato la scelta, operata dal Governo, di impiegare i militari in servizi del genere -:
se e come il Governo intenda intervenire per ridurre il numero degli ospiti del CDA e del CARA di Borgo Mezzanone, riconducendolo alla quota massima di 540 unità, e per attivare un posto fisso di pubblica sicurezza all'interno di Borgo Mezzanone.
(5-00346)

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ha fatto molta impressione la notizia che un commando di rapinatori molto ben organizzato, sia riuscito a compiere una rapina, presso la sede della Mondialpol di Biella, sottraendo ben 12 milioni di euro in contanti;
con sconcertante ciclicità si hanno notizie di rapine milionarie, andate a buon fine, a furgoni portavalori o nei caveaux degli istituti di vigilanza privata;
a causa della chiusura di molte sedi della Banca d'Italia, i suddetti caveaux, hanno visto un incremento notevole del volume di denaro in giacenza presso le proprie strutture -:
se il Governo intenda vigilare, anche per il tramite di controlli serrati, affinché le strutture degli istituti di vigilanza (caveaux, sedi, mezzi di trasporto, eccetera) siano adeguati a garantire la sicurezza ai denari ivi custoditi;
se il Governo intenda vigilare affinché gli operatori che lavorano presso tali strutture di vigilanza ricevano un'adeguata preparazione per i delicati compiti di sicurezza e vigilanza che vengono chiamati a compiere.
(4-01067)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tutte le indagini investigative e le operazioni giudiziarie stanno continuando ad evidenziare la capacità che la 'ndrangheta ha nel riuscire a penetrare a gestire gli appalti pubblici e nell'attenzionare i grossi finanziamenti;
la costruenda strada «Trasversale delle Serre», che collega il tirreno con lo jonio calabrese, rappresenta un'opera di notevole importanza, anche necessaria per sottrarre all'isolamento buona parte del territorio attraversato dalla stessa;
non v'è dubbio che fin dall'inizio la 'ndrangheta ha posto l'attenzione su questa opera ed ha cercato di esercitare pressioni sui vari cantieri che lavorano per la costruzione;
già nel luglio del 2007 erano state ritrovate due bottiglie di plastica piene di benzina con intorno fiammiferi legati con un nastro adesivo, presso il cantiere posto in località «Trainaro» di Simbario, certamente poste per rappresentare un tentativo attuato dalle cosche della 'ndrangheta per inserirsi nell'attività estorsiva nei confronti del Consorzio «Magna Grecia», addetto alla realizzazione della Trasversale;
nei primi giorni del corrente mese di settembre un altro grave attentato è stato subito dall'Azienda «Impresa S.p.A.», impegnata nella realizzazione dei tronchi IV e IV-bis della costruenda Trasversale delle Serre;
l'incendio di un furgone della ditta, posizionato accanto ad alcune bombole di gas ha rischiato di provocare esplosioni a catena e di intaccare l'incolumità degli operai che alloggiano nei dormitori prefabbricati del cantiere;
l'interrogante ribadisce l'importanza dell'opera in costruzione per l'intero territorio, che, peraltro, attende da circa trent'anni la sua realizzazione -:
quali urgenti iniziative intendano attuare per garantire il necessario livello di sicurezza, utile alla prosecuzione dei lavori.
(4-01069)

CESARIO, GIOACCHINO ALFANO, BOCCI, IANNUZZI e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 9 settembre 2008 il Mattino pubblicava un articolo dove si leggeva che il sacerdote don Luigi Merola, già parroco di Forcella a Napoli, da sempre impegnato contro la camorra e a favore della legalità, aveva subito nuove pesanti minacce di morte;
in data 11 settembre sia il Mattino che la Repubblica e il Corriere della Sera edizione napoletana, tornavano sulla vicenda riportando anche le dichiarazioni del Cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe;
nello stesso giorno varie televisioni nazionali, tra cui Canale 5 e Rai Uno davano la notizia nei telegiornali;
in data 14 settembre, il quotidiano la Repubblica, edizione napoletana, pubblicava un articolo a firma di don Merola, nel quale egli stesso raccontava le minacce ricevute;
don Merola, che già vive sotto protezione, rappresenta ormai da anni un simbolo della lotta alla criminalità organizzata e del riscatto possibile per tanti cittadini;
il sacerdote svolge anche un ruolo educativo e di formazione dei giovani, girando in tutta Italia, nelle scuole e nelle associazioni laiche e cattoliche;
attualmente è impegnato sia come dirigente presso il Ministero dell'istruzione, che a Napoli e in Campania con la Fondazione da lui promossa, «A voce de creature», come si legge anche nell'articolo scritto da don Merola;

il sacerdote, come si legge dalla stampa, ha denunciato le minacce ricevute all'autorità giudiziaria, che le ha ritenute fondate -:
quali provvedimenti abbia adottato il Ministro dell'interno per garantire il massimo della sicurezza a don Luigi Merola, affinché il sacerdote continui a svolgere con serenità il suo prezioso compito a Napoli e in tutta Italia;
in particolare: che tipo di protezione sia assicurata a don Merola, quanti uomini siano a lui assegnati, se gli sia stata assegnata un'auto blindata, se vengano adeguatamente vigilati i luoghi che frequenta abitualmente e cioè la sua abitazione, la Chiesa dove celebra la Messa e la sede della sua Fondazione;
se siano state avviate indagini sul caso.
(4-01077)

GHIGLIA e MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Torino, come e più di altri centri urbani in Italia, è da tempo teatro di attività violente messe in opera da cosiddetti «centri sociali», i cui membri si dedicano alla caccia agli avversari politici, ad esempio presso le sedi universitarie, e si arrogano il diritto di «concessione» di presunte patenti di legittimità democratica;
ultimo caso, in ordine di tempo, è quello della scorsa settimana, quando, aizzati da vecchi nostalgici della stagione del terrorismo e della guerra civile, e spalleggiati da alcuni partitini extraparlamentari, i «centri sociali» torinesi Gabrio, Murazzi e Askatasuna hanno tentato di impedire con la violenza un convegno, organizzato dal centro studi «L'Araldo» presso una sala circoscrizionale cittadina, regolarmente richiesta e concessa;
a tale convegno erano invitati, quali relatori, due scrittori di opposte posizioni politiche, per analizzare la storia della «destra radicale» in Italia, secondo i rispettivi punti di vista;
viste le minacciate violenze, il relatore di sinistra, il giornalista Ugo Maria Tassinari, ha preferito non presenziare, per evitare strumentalizzazioni e stigmatizzando chi tende a «ripetere riti di altre stagioni»;
mancando una delle due voci del dibattito - a riprova degli intenti pluralisti e democratici dell'iniziativa - gli organizzatori hanno allora preferito annullarlo, vanificando, con alto senso civico e grande responsabilità, la provocazione degli estremisti dei «centri sociali» e il conseguente rischio di scontri fra costoro e le Forze dell'ordine -:
fino a quando saranno tollerate e rimarranno impunite le attività violente dei summenzionati «centri sociali»;
quali direttive intenda impartire alle locali autorità competenti, affinché pongano fine alla prepotenza e alla violenza, verbale e fisica, dei summenzionati covi eversivi.
(4-01086)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 296 del 2006 (legge Finanziaria 2007) ha previsto, a partire dal 1° gennaio 2007, la soppressione degli Istituti regionali di ricerca educativa e dell'istituto nazionale di documentazione innovazione ricerca educativa (con sede a Firenze) e contestualmente, all'articolo 1, comma 610, ha previsto la nascita dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (Ansas), con sede a Firenze, con la funzione di documentazione, ricerca educativa, formazione soprattutto on line e la gestione dei progetti europei;

a seguito di tale intervento, dal 1o gennaio 2007, sono stati soppressi tutti i consigli di amministrazione degli IRRE e dell'INDIRE;
nello stesso periodo sono nominati (per la durata di sei mesi) tre commissari straordinari, Galli, Grassi e Boschetti per gestire la fase di transizione sino alla costituzione definitiva dell'Agenzia; nel mese di giugno 2008, tale incarico è stato prorogato per la quarta volta;
l'accordo Aran-Sindacati del luglio 2007 assegna l'Agenzia al comparto della Ricerca, vigilata dal Ministero della pubblica istruzione;
la costituzione della suddetta Agenzia, così come previsto dalla succitata Legge Finanziaria del 2007, doveva realizzarsi attraverso l'emanazione di un regolamento, che doveva stabilire le funzioni degli organismi di gestione e di indirizzo e l'organico proprio dell'Agenzia, con le modalità di assunzione che avrebbero dovuto riguardare in prima applicazione esclusivamente i lavoratori attualmente operanti negli ex IRRE e nell'ex Indire. Tale organico, sempre secondo la legge Finanziaria non sarebbe dovuto andare oltre la metà dell'organico funzionante, al momento della loro soppressione, negli IRRE e nell'INDIRE (non più quindi di 320 unità che sono la metà dei 640 lavoratori in organico presso gli IRRE e l'Indire nel dicembre 2006);
esiste al momento una bozza di regolamento, presentata ai sindacati dal precedente governo nel febbraio 2008, messa poi da parte con l'avvicinarsi delle elezioni anticipate;
i lavoratori attualmente in servizio presso l'Agenzia sono complessivamente circa 580 (il dato va aggiornato in quanto con il prossimo 1o settembre alcuni lavoratori saranno in pensione o saranno ritornati a scuola) così suddivisi: alle ex INDIRE 90 lavoratori con contratto di collaborazione sino al 31 dicembre 2008; 25 comandati della scuola, 55 dipendenti con contratto a tempo determinato; agli ex IRRE 410 unità, tutti comandati dalla scuola. L'Agenzia quindi non comprende nessun lavoratore di ruolo -:
se il ministro interrogato non consideri prioritario:
a) confermare le importanti funzioni attribuite all'Agenzia nella finanziaria del 2007;
b) rendere noti i tempi di attivazione delle procedure relative all'emanazione del regolamento e quindi i tempi di previsione dell'avvio formale dell'Agenzia, dotata degli organismi previsti e dell'organico necessario;
c) emanare immediatamente dei provvedimenti che garantiscano la continuazione del rapporto di lavoro, sino all'espletamento delle procedure di costituzione dell'organico dell'Agenzia, del personale con contratto di collaborazione in scadenza il prossimo 31 dicembre 2008;
d) favorire un confronto serio e continuativo con le organizzazioni sindacali di categoria sulle prospettive dell'azienda anche con riguardo alla richiesta di incontro inviata dalle organizzazioni sindacali confederali sulle problematiche dell'Ansas ai commissari straordinari e al direttore del dipartimento Istruzione del Ministero (dottor Cosentino) del luglio scorso alla quale non è stato dato ancora nessun riscontro.
(5-00345)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MUSSOLINI e BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
per l'accertamento dell'età dei minori stranieri non accompagnati è previsto l'utilizzo della radiografia del polso;

in altri Paesi europei si stanno utilizzando indagini alternative e comparabili che non espongono i minori alle radiazioni;
la procedura di identificazione ed accertamento non è uniforme sul territorio nazionale -:
quali misure il Governo intenda adottare per far cessare l'utilizzo di radiografie al polso per l'accertamento dell'età del minore e per adottare indagini che non compromettano la salute e che non ledano la dignità del minore.
(5-00349)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI e MANCUSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano la Stampa in data 18 settembre 2008 il Consiglio di amministrazione dell'Ente di tutela della risicoltura, avrebbe recentemente stabilito di spostare la sede dell'Ente a Milano;
il medesimo quotidiano inoltre riporta che le città di Novara e di Vercelli sarebbero intenzionate a contendersi la stessa sede in considerazione del fatto che nel 1931 l'allora senatore novarese del Regno, Aldo Rosini, fondò l'organismo, mentre i sostenitori vercellesi sostengono di aver già individuato la struttura adatta ad ospitare la sede dell'Ente risi, dove troverà posto anche la futura risoteca;
anche l'Unione agricoltori di Novara e di Verbano Cusio Ossola, è intervenuta sul medesimo argomento, ritenendo che in un'ottica di risparmio sarebbe più opportuno che la sede fosse Novara, in quanto l'Ente nazionale risi risulta proprietario di uno stabile di circa 800 metri quadrati di superficie e pertanto adeguato sia come struttura, sia dal punto di vista baricentrico rispetto ad altre zone della provincia -:
se le notizie riportate dal quotidiano esposto in premessa corrispondano al vero e in caso affermativo se non intenda adoperarsi per mantenere l'operatività dell'Ente nell'area geografica che gli sarebbe propria e quindi nel cuore della produzione risicola italiana.
(4-01081)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, FRANCESCHINI, MARCHIGNOLI, SCARPETTI, TOCCI e PORTAS. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'ENEA, Ente per le nuove tecnologie l'energia e l'ambiente, è vigilato dal Ministero dello sviluppo economico;
fra gli undici Centri di ricerca ENEA diffusi sul territorio nazionale vi è il Centro di ricerca di Brasimone, in provincia di Bologna, dove opera una unità tecnica appartenente al Dipartimento fusione, tecnologie e presidio nucleare;
il Centro costituisce oggi un punto di eccellenza nazionale ed europeo nella ricerca di base ed applicata nel settore delle tecnologie a supporto dello sviluppo dei reattori a fissione di quarta generazione e dei reattori a fusione di tipo dimostrativo, con attività che godono di consistenti finanziamenti sia a livello nazionale quanto internazionale;
il Brasimone risulta interessato da numerosi pensionamenti che, anche grazie al riconoscimento dei benefici previsti dalla normativa sull'esposizione all'amianto ad alcuni dipendenti, hanno assunto una dimensione tale da mettere in forse non solo la prosecuzione degli esistenti

programmi di ricerca, ma anche la capacità operativa e l'esistenza stessa del Centro;
il numero dei pensionamenti prevedibili fino alla fine del 2008 assommerebbe a più della metà del personale impiegato in attività di ricerca in una situazione in cui già diversi giovani, tra tecnici e ricercatori, operano con contratti a termine o a progetto;
un sensibile impoverimento di risorse umane operative ad alta qualificazione presso il Brasimone e un suo eventuale ridimensionamento, o chiusura, provocherebbe un notevole danno sociale ed economico per tutto il territorio in cui il Centro è posto;
l'articolo 7 comma 1, capo III, Titolo II del decreto legge del 25 giugno 2008 n. 112, poi convertito dal Parlamento, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, affida al Consiglio dei ministri su proposta del Ministro per lo Sviluppo Economico la definizione della Strategia Energetica Nazionale -:
quali misure l'ENEA intenda porre in atto per dare soluzione al problema del rapido pensionamento dei tecnici presso il Centro di Brasimone, garantendo continuità alle attività in essere;
se vi sia un piano globale di rilancio del Centro che, partendo dalle sue ampie e riconosciute competenze, lo valorizzi adeguatamente, anche nell'ambito del sistema di ricerca industriale e tecnologica nella Regione Emilia Romagna.
(5-00348)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Damiano ed altri n. 1-00034, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2008, è stata successivamente sottoscritta anche dal deputato Letta che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa secondo firmatario.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Fava n. 4-00606 del 10 luglio 2008;
interrogazione a risposta immediata in Commissione Mussolini n. 5-00342 del 17 settembre 2008.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta dei presentatori: interrogazione a risposta scritta Ferrari e Corsini n. 4-00595 del 10 luglio 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00139.