XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
La XIII Commissione,
premesso che:
in quasi tutte le provincie dedite alla coltivazione del pomodoro da industria della Regione Emilia Romagna e più in particolare in quelle di Parma e di Piacenza, si assiste al grave fenomeno degli attacchi degli storni alle colture in campo, rovinando in maniera irrecuperabile le bacche mature;
i danni provocati dagli storni consistono essenzialmente in lesioni da beccate sulle bacche mature che ne provocano la successiva marcescenza ed il deprezzamento qualitativo perché nella ferita si instaurano delle muffe pericolose per il prodotto trasformato;
i rimedi a tali incursioni sono al momento inesistenti ed anche i tentativi di dissuasione tramite l'uso di cannoncini «spaventapasseri» non riescono a conseguire alcun risultato, come del resto vi sono pochi risultati riguardo alla possibilità introdotta dalla Provincia di Parma, di abbattimento con «Fucile» sia perché gli interventi sono pochi ed in ritardo, sia perché con poche fucilate gli storni si spostano da un punto all'altro del campo o nel campo contiguo e quindi il problema rimane;
i danni accertati sulle colture di pomodoro sono notevoli e si possono quantificare tra i 150 euro per ettaro ed i 200 euro per ettaro, a seconda degli attacchi, e diventano ad ogni modo rilevantissimi se rapportati alla superficie di coltivazione del pomodoro che solo nella provincia di Parma corrispondono a più di 4.500 ettari ed inoltre il pomodoro matura per circa 70 giorni;
nella seduta dell'8 luglio 2008 la Commissione XIII Agricoltura della Camera dei Deputati ha approvato una risoluzione in cui sono stati evidenziati gli elevati danni all'agricoltura che negli ultimi periodi vengono ripetutamente provocati dagli storni e come anche la Conferenza delle regioni e delle province autonome, in data 20 dicembre 2007, abbia approvato all'unanimità un ordine del giorno volto a contrastare la diffusione indiscriminata di questo migratore, e perciò impegnando il Governo «ad attivarsi al più presto presso la Commissione europea per il reinserimento dello storno (sturnus vulgaris) nell'elenco delle specie cacciabili»;
è da far presente che al momento, in attesa di poter disporre di nuove norme risolutive della questione, l'unico modo per venire incontro ai produttori di pomodoro da industria della provincia di Parma e di quelli delle province limitrofe danneggiati dagli attacchi degli storni, potrebbe consistere in indennizzi per la perdita del reddito dovuta alla riduzione del valore delle relative produzioni;
in tali circostanze potrebbe risultare utile far ricorso in maniera specifica e per i soli danni provocati al pomodoro da industria, alle risorse per il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica di cui all'articolo 26 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, previa una pertinente intesa con le regioni interessate ed un opportuno incremento delle dotazioni del fondo di cui all'articolo 24 della medesima legge n. 157/1992,
impegna il Governo
ad intraprendere tutte le iniziative che possano permettere il risarcimento dei danni provocati dagli storni ai produttori di pomodoro da industria, con particolare riferimento agli agricoltori della provincia di Parma ed a quelli delle province limitrofe, allo scopo anche attivandosi nelle sede competenti, sia governative e sia regionali, affinché si possano riconoscere degli indennizzi per il mancato reddito
causato dalla perdita del valore della produzione colpita, con oneri da porre eventualmente a carico del fondo previsto dall'articolo 24 della legge n. 157 del 1992 e secondo le previsioni di cui all'articolo 26 della medesima legge.
(7-00037) «Rainieri, Negro, Alessandri».
La XIII Commissione,
premesso che:
nel corrente mese di luglio le regioni settentrionali sono state colpite da eventi meteorici di particolare violenza ed intensità che, più o meno, ovunque hanno causato danni gravi e, talvolta, irreparabili, sia alle coltivazioni, sia alle strutture produttive delle imprese agricole;
tra le regioni maggiormente colpite vi è stato, sicuramente, il Piemonte che, già fortemente provato dagli eventi calamitosi verificatisi nel mese di giugno, ha subito nuovi e rilevanti danni che hanno interessato le principali produzioni regionali e, tra queste, la vitivinicoltura, per la quale sono state registrate, non solo perdite di prodotto, stimate in misura dal 20 per cento al 90 per cento, ma anche abbattimenti di numerosi vigneti, per sradicamento dovuto ai forti venti;
i danni più rilevanti sono stati registrati nelle Province di Novara, Alessandria, Asti, Cuneo e Torino, tanto che, da più parti, è stata richiesta la proclamazione dello stato di calamità naturale;
le imprese agricole operanti nelle aree colpite, oltre a patire ingenti danni diretti, peraltro resi ancora più rilevanti dal particolare momento della stagione in cui gli eventi calamitosi si sono verificati, si trovano, oggi, a fare fronte agli effetti dei numerosi danni strutturali ed infrastrutturali che, nel loro complesso, pregiudicano la capacità produttiva e reddituale, delle stesse imprese, per gli esercizi futuri;
in ragione di quanto sopra, la gravità della situazione appare tale da giustificare il ricorso a misure straordinarie ed urgenti, finalizzate a favorire la ripresa economica e produttiva, nonché il ripristino delle preesistenti condizioni economiche, produttive e sociali delle imprese agricole colpite,
impegna il Governo
ad adottare misure urgenti a sostegno delle imprese agricole piemontesi colpite dagli eventi calamitosi di cui in premessa, prevedendo, per quanto attiene alle esigenze immediate, il ricorso agli strumenti previsti dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato all'agricoltura e, per ciò che riguarda il ripristino delle preesistenti condizioni sociali ed economiche, la messa a punto, anche d'intesa con la Regione, di uno specifico piano di interventi.
(7-00038)
«Fogliato».
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
MIGLIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
si apprende dalla stampa dell'esistenza di un triste «turismo della morte», che vedrebbe la Toscana come sede ideale, in quanto prescelta dalla famiglia di Eluana Englaro per porre fine alla vita della giovane in coma, così come da autorizzazione in merito della Magistratura;
quanto sta accadendo non ha riscontri nel mondo e getta una lugubre ombra su ruoli e finalità del servizio sanitario nazionale;
risulta doveroso, nei confronti dell'ovvio sconcerto dell'opinione pubblica interessata a strutture sanitarie compiutamente
finalizzate alla salute dei pazienti, evitare rimpalli di responsabilità e competenze delle singole Regioni su una materia così eticamente sensibile -:
se non si reputi opportuno, informare la Conferenza Stato-Regioni in materia sanitaria della propria contrarietà netta all'uso di tutte le strutture sanitarie pubbliche per finalità che secondo l'interrogante risultano estranee, se non contrarie, a quelle istitutive di cura e recupero medico, e se non si intendano assumere, in tale sede, le opportune iniziative per definire - nei limiti delle proprie competenze ed in attesa di una più chiara definizione normativa delle delicate questioni sottese a tali interventi - intese generali o concordare apposite linee guida volte a rendere omogeneo sul territorio nazionale il trattamento di casi analoghi a quello definito in premessa.
(3-00111)
Interrogazione a risposta scritta:
COSTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Sampò Giacomo di Mondovì (Cuneo) in data 10 dicembre 2004 con protocollo n. 24456 chiedeva, con apposita istanza al comune di Mondovì, la sanatoria ad un illecito edilizio relativo alla costruzione di un fabbricato uso deposito, ai sensi dell'articolo 32 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge n. 326 del 24 novembre 2003 (condono edilizio);
alla citata istanza il signor Sampò allegava l'attestazione del versamento dell'oblazione pari ad euro 1.700,00 effettuato il 9 dicembre 2004 con mod. F 24;
in date successive (30 maggio e 27 settembre 2005) lo stesso effettuava ulteriori due versamenti relativi all'oblazione, per un totale complessivo di euro 2.578,50;
il comune di Mondovì, con lettera protocollo n. 17782 del 22 settembre 2006 informava il signor Sampò che dai calcoli effettuati nell'ambito dell'istruttoria risultava dovuta, a titolo di oblazione, la somma di euro 1.719,00;
il signor Sampò, preso atto della maggior somma versata, provvedeva in data 1o febbraio 2007 ad avanzare, all'Agenzia delle entrate di Mondovì e per conoscenza al comune di Mondovì, istanza rivolta ad ottenere il rimborso di euro 859,50;
il decreto interministeriale del 7 marzo 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 93 del 22 aprile 1997, ha stabilito che le direzioni regionali delle entrate (ora uffici dell'Agenzia delle entrate) sono competenti per i rimborsi versati come oblazioni per i condoni edilizi, previsti dalla legge n. 47 del 1985 e dalla legge n. 724 del 1994;
l'Agenzia delle entrate di Mondovì non ha provveduto ad effettuare il rimborso adducendo, come giustificazione, che non esiste alcuna norma che legittimi l'Agenzia stessa o qualsiasi altro ente ad effettuare i rimborsi di oblazioni per il condono edilizio previsto dalla legge n. 326 del 2003, le cui pratiche sono trattenute presso gli stessi uffici dell'Agenzia delle entrate «per un successivo trattamento secondo indicazioni che verranno emanate» -:
se siano a conoscenza della circostanza descritta per la quale cittadini che hanno versato all'erario somme non dovute, non ottengono il rimborso in quanto mancano disposizioni che stabiliscano le modalità per effettuare i rimborsi stessi;
se non ritengano di provvedere con sollecitudine ad identificare l'ente deputato ad effettuare i rimborsi di oblazione per il condono edilizio più volte citato ed a fornire allo stesso tutte le disposizioni operative e tecniche necessarie per la corretta esecuzione dell'operazione.
(4-00884)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
SARUBBI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con decreto del 29 marzo 1996 il Ministro dell'ambiente ha istituito la riserva naturale statale del «Litorale romano» nel cui territorio cade anche la pineta di Castel Fusano territorio reiteratamente oggetto di attentati incendiari di natura criminale;
il decreto citato istituisce apposita commissione per formulare indirizzi e proposte, rendere pareri tecnico-scientifici, vigilare sul funzionamento e la gestione unitaria della riserva (articolo 4); individua poi nei comuni di Roma e Fiumicino gli organismi di gestione della riserva (articolo 5) riservando loro il compito di redigerne il piano di gestione ed il regolamento attuativo che deve essere poi adottato dal Ministero dell'ambiente entro 60 giorni con parere obbligatorio e vincolante della commissione;
l'11 ottobre 2004 il consiglio comunale di Roma ha approvato, all'unanimità, il Piano di Gestione e il Regolamento Attuativo della Riserva (delibera consiglio comunale n. 181) ed ha poi trasmesso gli atti al Ministero dell'ambiente per una valutazione e per la loro successiva adozione;
dal momento dell'emanazione del decreto ad oggi (12 anni!) la riserva è invece amministrata in regime autorizzativo transitorio (articoli 7-8), in un accavallarsi di competenze e di incertezza normativa che rende molto difficile la programmazione di interventi di gestione e di salvaguardia;
questa situazione di stallo si è resa ancor più grave all'inizio dell'anno in corso a seguito delle dimissioni della quasi totalità della commissione riserva, di fatto unico organo pienamente legittimo della Riserva, e della successiva nomina di un commissario ad acta;
il recente incendio di natura dolosa che ha interessato la Riserva del Litorale Romano (26 luglio 2008), e che fa seguito al grande incendio del 2000, dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, che questa situazione di impasse burocratica non è ulteriormente accettabile ed ha probabilmente aggravato, causa la mancanza o l'impossibilità di una seria programmazione preventiva (regolata per altro dall'articolo 5.3 nel Piano di Gestione), gli esiti dell'attentato incendiario -:
se il ministro interrogato non ravveda l'estrema urgenza di far cessare l'impasse che caratterizza il perfezionamento dell'iter istitutivo della Riserva del Litorale Romano approvando in tempi certi e rapidi il piano di gestione ed il regolamento attuativo in modo tale da rendere finalmente possibili la valorizzazione e la adeguata tutela di un patrimonio così importante per l'intero paese e per la città di Roma in particolare.
(4-00861)
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta orale:
CERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
uno dei più importanti siti paleolitici d'Europa, Grotta Paglicci, sita presso il Comune di Rignano Garganico, rischia seriamente di sparire;
in 40 anni di scavi sono venuti alla luce oltre 45.000 reperti storici e tantissime sono le testimonianze artistiche, quasi tutte riferibili al periodo paleolitico inferiore, medio e superiore;
purtroppo, nonostante Grotta Paglicci costituisca una inesauribile fonte storica e
culturale, oggi si registra una scarsa attenzione delle Istituzioni nei suoi confronti;
infatti, da qualche anno essa è oggetto di atti vandalici che l'hanno devastata nella sua parte più importante, come il ponteggio di ferro che permetteva agli archeologi di camminare evitando di rovinare il suolo della grotta stessa con i suoi preziosi contenuti;
la stessa Università degli studi di Siena ha chiesto formalmente una maggiore tutela nei confronti del sito in questione -:
quali strumenti ritenga utile adottare per salvare un patrimonio artistico invidiatoci da tutto il mondo.
(3-00114)
Interrogazioni a risposta scritta:
BOFFA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale 18 giugno 2008, il Governo, procede al riordino degli organi periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali, cioè, in particolare, delle soprintendenze;
detto piano di riordino prevede per la Campania tre Soprintendenze Architettoniche - una per Napoli e provincia, con sede a Napoli, una per Salerno e Avellino, con sede a Salerno, e una per Caserta e Benevento, con sede a Caserta;
tre Soprintendenze Archeologiche, una per Napoli e Pompei, con sede a Napoli, una per Salerno e Avellino, con sede a Salerno, una per Caserta e Benevento, con sede a Caserta;
tre Soprintendenze storico-artistiche: la Soprintendenza del polo museale napoletano, cui è assegnata anche la città di Napoli, ovviamente con sede a Napoli, la Soprintendenza di Salerno e Avellino, con sede a Salerno e la Soprintendenza della provincia di Napoli (con esclusione di Napoli), Caserta e Benevento, con sede a Napoli;
da questo riordino, la provincia di Benevento appare sicuramente la più penalizzata. Non si prevede infatti che la città ospiti - unica tra i capoluoghi campani di antiche tradizioni - una sede dirigenziale, risultando essa, nelle intenzioni del Governo, accorpata in tutti e tre i casi ad altri capoluoghi di provincia;
la storia delle zone interne della Campania ed in particolare del Sannio ha seguito percorsi diversi dalle aree costiere ed è connotata dalla forte presenza, e per molti secoli, dei Longobardi che avevano, in particolare, a Salerno il loro sbocco a mare ed il centro del proprio ducato a Benevento;
la città di Benevento vanta un importantissimo patrimonio culturale di straordinario pregio e valore, quale capitale dell'esteso Sannio pre-romano e del medioevale vastissimo ducato longobardo;
in virtù delle preesistenze di origine longobarda, la città di Benevento è candidata con la Chiesa di Santa Sofia e l'annesso chiostro, ad entrare nel patrimonio mondiale dell'UNESCO all'interno del sito seriale Italia Langobardorum che comprende i principali monumenti che la civiltà longobarda ha prodotto sul territorio nazionale: il Tempietto longobardo a Cividale del Friuli (Udine), il castrum con la chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio (Varese), il complesso monastico San Salvatore-Santa Giulia a Brescia, il Tempietto di Clitunno a Campello sul Clitunno (Perugia), la Basilica di San Salvatore a Spoleto, il Santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo (Foggia) oltre ovviamente alla Chiesa di Santa Sofia a Benevento con l'annesso chiostro. Tale candidatura è stata accetta dal Centro del Patrimonio Mondiale UNESCO con sede a Parigi lo scorso 18 marzo a seguito dell'accertamento della sussistenza dei requisiti richiesti. Allo stato, si attende la visita degli ispettori dell'ICOMOS (International
Council on Monuments and Sites) che comunicheranno la decisione a Siviglia entro luglio 2009;
in città è presente un consistente immobile storico, l'ex convento San Felice, attuale sede sia del Centro Operativo dell'ex Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino e Benevento sia del Centro Operativo storico-artistico della Soprintendenza per i beni architettonici e per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico di Caserta e Benevento;
il Centro Operativo del settore storico-artistico e la Sezione archeologica beneventana stanno lavorando da mesi al fianco di Comune e Provincia, per il controllo della gestione da parte degli Enti locali dei fondi europei e regionali previsti per la valorizzazione di tutta la città di Benevento finalizzata alla qualificazione UNESCO;
la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Napoli (con esclusione della città), Caserta e Benevento, sarà difficilmente gestibile per la vastità dei territori di competenza e la disomogeneità culturale che tra essi intercorre;
in questo caso l'accorpamento di Benevento con l'area metropolitana di Napoli, in particolare, renderà funzionalmente ingestibile l'intero territorio delle aree interne campane che gravitano sul capoluogo sannita;
la ripartizione territoriale di competenze prevista dal decreto del 18 giugno 2008 non risulta dunque essere funzionale alla corretta tutela sia dei beni archeologici che dei beni ambientali, architettonici, artistici e storici della città e della provincia di Benevento, a ragione della quantità e della qualità dei medesimi e rilevate le inevitabili difficoltà operative delle Soprintendenze derivanti dalla distanza tra le sedi direzionali e quelle di intervento -:
se non si ritenga di modificare il Piano di riordino prevedendo «l'istituzione della Soprintendenza archeologica di Benevento e della Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Benevento quali sedi dotate di autonomia», o di una Soprintendenza unica che comprenda tutte le competenze, così come richiesto dalla Provincia di Benevento con delibera di Giunta n. 721 del 7 novembre 2007 e da varie associazioni culturali e sociali e così come la realtà storica, economica, culturale e sociale del Sannio richiederebbe naturalmente; tenendo presente che esistono a Benevento sia le strutture, sia gli spazi, sia le risorse umane necessarie con conseguente risparmio per l'erario dello Stato.
(4-00862)
MANCUSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il complesso architettonico storico-artistico detto «Schiavenza», sito nel comune di Agrate Conturbia (Novara) è stato comprato in data 4 settembre 1998 dalla Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia;
la soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio del Piemonte sostiene che l'atto di compravendita sopracitato sia da considerarsi nullo ai sensi dell'articolo 164 del decreto legislativo n. 42 del 2004 (dell'articolo 135 del decreto legislativo n. 490 del 1999 e dell'articolo 61 della legge 1089/39) perché trattasi di beni immobili aventi più di cinquant'anni e di proprietà di persone private senza fini di lucro, non autorizzate dal Ministro per i beni e le attività culturali;
la compravendita in oggetto è avvenuta prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 490 del 1999 e del decreto legislativo n. 42 del 2004, ma dopo la Legge n. 1089 del 1939;
l'immobile di cui è stato acquisito dalla Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia in forza di atto di successione mortis causa dalla Sig.ra G. T. in data 8 novembre 1996, previo conseguimento in data 5 ottobre 1993 dell'autorizzazione ministeriale prescritta alla normativa all'epoca
vigente come da Decreto ministeriale del 5 ottobre 1993 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale, del 4 gennaio 1994 ed è stato dalla stessa venduto alla società Schiavenza Srl in data 4 settembre 1998 con atto Rep. N. 22650 a rogito del notaio Gennaro Guarino;
nessuna comunicazione doveva essere inoltrata alla soprintendenza del Piemonte né alcuna autorizzazione all'assegnazione o dichiarazione di «non interesse» dovevano essere da quest'ultima rilasciate;
risulta, quindi, incomprensibile l'emanazione di un provvedimento di tutela indiretta ex articolo 45 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e la richiesta di vigilanza al comune di Agrate Conturbia (Novara) affinché non vengano intrapresi interventi sull'edificio in oggetto senza la preventiva autorizzazione della soprintendenza del Piemonte ex articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004 -:
se il governo intenda verificare la correttezza della procedura utilizzata dalla soprintendenza del Piemonte nei confronti della proprietà del complesso architettonico «Schiavenza».
(4-00872)
TESTO AGGIORNATO AL 19 NOVEMBRE 2010
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DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
GIDONI e STUCCHI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 30 aprile ed il 1o maggio scorso, a Castion, nel Comune di Belluno, la signora V.R.P. settantasettenne, ha subìto l'effrazione del proprio appartamento e, contestualmente, un'aggressione a scopo di rapina che le ha procurato varie ecchimosi e la frattura della mandibola, con una prognosi di due mesi;
il presunto responsabile dell'effrazione ed annessa aggressione, un marocchino in possesso di regolare permesso di soggiorno, tale Hackim Lacihab, è stato rapidamente individuato dai Carabinieri, che lo hanno fermato, raccomandandone l'arresto al Pubblico ministero;
il magistrato competente ha invece preferito disporre nei confronti del fermato, Hackim Lacihab, una denuncia a piede libero, in attesa di acquisire ulteriori elementi di prova ed in particolare l'esito del test del Dna;
successivamente, in seguito ai riscontri eseguiti con la prova del Dna, il 26 giugno, il Pubblico Ministero ha disposto l'arresto di Hackim Lacihab;
nel frattempo, il 4 giugno, il predetto Lacihab risulta aver tentato un nuovo colpo, ai danni della signora D.D.F. settantaseienne residente nella medesima località di Castion, peraltro fallendo nei suoi intenti -:
quale sia l'opinione del Governo circa l'opportunità di riconoscere con un encomio solenne il valore dimostrato nella circostanza dal Comandante del nucleo dei Carabinieri che ha tempestivamente individuato e fermato Hackim Lacihab.
(4-00892)
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
ROSSA e LENZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2, comma 106, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria
2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice;
di conoscere per le seguenti categorie di beneficiari, distribuiti nel dettaglio per ente previdenziale di appartenenza (INPS, INPDAP, eccetera), il numero;
a) dei pensionati delle seguenti categorie: 1) invalidi di qualsiasi percentuale o grado; 2), coniuge e figli anche maggiorenni (in mancanza i genitori) di invalidi di qualsiasi percentuale; coniuge e figli anche maggiorenni (in mancanza i genitori) di caduti sui loro trattamenti diretti;
b) dei superstiti pensionati degli invalidi di qualsiasi percentuale o grado e dei caduti sui loro trattamenti indiretti o di reversibilità -:
per i quali l'Agenzia Centrale delle Entrate, sui trattamenti diretti per le categorie indicate in a) e sui trattamenti indiretti o di reversibilità per le categorie in b), abbia provveduto a restituire con procedura accelerata l'IRPEF ed addizionali regionali e comunali trattenute dal 26 agosto 2004 al 31 dicembre 2006.
(5-00301)
Interrogazioni a risposta scritta:
STRADELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le disposizioni previste per il risarcimento del danno alle imprese alluvionate Piemontesi del novembre 1994 sono gestite da «artigiancassa» e «mediocredito» ai sensi del decreto-legge n. 691 del 1994 convertito dalla legge n. 35 del 1995;
ulteriori provvidenze avevano modificato il contributo a fondo perduto dal 30 al 75 per cento e, anche il periodo di ammortamento, era passato da 15 a 25 anni;
in fase successiva furono ritenute finanziabili rilocalizzazioni di imprese non danneggiate ma operanti in zone al 1994 considerate di rischio esondazione;
il complesso delle norme ha di fatto bloccato l'erogazione soprattutto da parte di «mediocredito» dei fondi alle imprese danneggiate che ad oggi non hanno ancora potuto chiudere i rapporti sulla base della nuova normativa;
si stanno determinando situazioni di fortissimo disagio con pericolo per l'occupazione e la sopravvivenza di aziende commerciali ed industriali per tutta l'area interessata all'evento -:
se intenda il Ministro:
a) intervenire per definire quali siano le priorità e le modalità per la regolarizzazione delle pratiche ancora aperte;
b) indicare quali siano le risorse ancora disponobili;
c) attivare con la regione Piemonte una incisiva opera di collegamento.
(4-00866)
LAZZARI e LISI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione n. 3 e 14 del 22 marzo 2006 il Cipe sulla base di un sottoscritto Accordo di programma quadro: «Trasporti: aeroporti e viabilità» ha erogato in favore della regione Puglia un consistente finanziamento che l'Ente Regionale, con delibera di Giunta regionale n. 1543 del 13 ottobre 2006, ha suddiviso per settore di intervento e ripartito;
successivamente la regione Puglia con delibera Giunta regionale n. 74 dell'8 febbraio 2007 ha dato esecuzione definitiva al finanziamento Cipe assegnando alla provincia di Lecce 23 milioni di euro;
tale somma veniva appostata nel Bilancio Preventivo 200 della provincia di Lecce tra i fondi di entrate Regionali;
in data 30 gennaio 2008, ottemperando al comma 685 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, l'Ente ha trasmesso telematicamente alla Ragioneria generale
dello Stato i modelli 3/07/CS e 3/07/CP relativi ai risultati trimestrali cumulati al 31 dicembre 2007 da cui risulta il rispetto dell'obiettivo in termini di competenza ed il mancato rispetto in termini di cassa;
successivamente, la Giunta provinciale, con deliberazione n. 50 del 29 febbraio 2008, ha rivisto i conteggi relativi all'obiettivo di cassa sulla base di una diversi interpretazione di alcune voci di bilancio;
la Giunta provinciale, con deliberazione n. 50 del 29 febbraio 2008, ha rivisto i conteggi relativi all'obiettivo di cassa sulla base di una diversa interpretazione di alcune voci di bilancio;
la giunta ha ritenuto di poter contabilmente trattare, ai fini del patto di stabilità, i fondi CIPE, assegnati dalla regione Puglia per l'importo di 23 milioni di euro, al pari dei trasferimenti statali e pertanto di poterli considerare, in termini di competenza ed anche di cassa, nella misura a tale titolo comunicata, ai sensi dell'articolo 1 comma 682, della legge n. 296 del 2006. L'interpretazione di considerare i fondi CIPE trasferimenti erariali a tutti gli effetti, nonostante la collocazione di bilancio nell'abito dei trasferimenti regionali, ha consentito di rimodulare i modelli relativi ai risultati trimestrali cumulati al 31 dicembre 2007 e, così poter giungere alla conclusione che gli obiettivi del patto sono stati rispettati anche in termini di cassa;
la deliberazione n. 50 del 29 febbraio 2008 è stata trasmessa, con nota del Dirigente dei Servizi finanziari, prot. n. 14025 dell'11 marzo 2008, al Ministero dell'economia e delle finanze, alla Corte dei conti - sezione delle automonie -, alla Procura Regionale presso la Corte dei conti ed a questo Organo di Revisione, per chiedere un cenno di conferma, prima di procedere alla rettifica dei dati già immessi nel sistema informatico ministeriale;
l'articolo 40-bis della legge 28 febbraio 2008, n. 31 ha prorogato al 31 maggio 2008 il termine entro cui dover inviare al Ministero dell'economia e delle finanze la certificazione ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del Patto di stabilità interno;
l'articolo 1, comma 682, della legge n. 296 del 2006 stabilisce che «i trasferimenti statali sono conteggiati, in termini di competenza e di cassa, nella misura a tale titolo comunicata dall'amministrazione statale interessata»;
la circolare ministeriale n. 12 del 22 febbraio 2007, al paragrafo C.2, spiega che «la norma costituisce un elemento di certezza e di garanzia per l'ente locale che può conteggiare, ai fini della verifica del patto, gli importi di competenza e di cassa nella misura comunicata all'ente dalle Amministrazioni statali senza che eventuali riduzioni di tali spettanze in corso di esercizio possano incidere negativamente nel raggiungimento degli obiettivi programmatici del patto»; chiarisce che «l'ente locale deve far riferimento a tutti i trasferimenti comunicati e provenienti dallo Stato»; specifica che i trasferimenti dello Stato sono quelli «codificati nel bilancio dell'ente con i codici economici 2.01 e 4.02»; riconosce la possibilità per le regioni che lo ritenessero «con proprio atto formale, di prevedere che i trasferimenti regionali agli enti locali validi ai fini del patto di stabilità interno debbano essere conteggiati in analogia a quanto stabilito dalla normativa statale»;
nel bilancio 2007 dell'ente Provincia, i fondi Cipe, per l'importo di euro 23.000.000,00 provenienti dalla Regione Puglia, sono correttamente contabilizzati al codice 4.03, nell'ambito dei trasferimenti regionali;
la Regione Puglia, per l'esercizio 2007, non si è avvalsa della facoltà di equiparare, ai fini del patto di stabilità, i trasferimenti regionali a quelli dello Stato; cosa che, invece, ha disposto, per l'anno 2008, con l'articolo 6 della legge regionale 3 aprile 2008, n. 4;
con nota del 24 dicembre 2007, la Ragioneria generale dello Stato, in accordo
con il Ministero dell'interno, ha precisato che «la disposizione del comma 682 della legge finanziaria 2007 ha lo scopo di non penalizzare, ai fini del patto di stabilità, gli enti locali soggetti al cosiddetto monitoraggio dei limiti di giacenza, vale a dire gli enti per i quali i trasferimenti erariali da parte del Ministero dell'interno non sono erogati a determinate scadenze ma solo quando le disponibilità di cassa dei singoli enti risultano inferiori a determinati limiti prefissati», che «si deve fare riferimento ai soli trasferimenti dallo Stato codificati in bilancio con i codici 2.01 e 4.02» ed inoltre che «circa il soggetto erogatore, il riferimento è ai soli Ministeri»;
il Collegio dei Revisori ha censurato il disposto della Delibera della Giunta Provinciale n. 50 del 29 febbraio 2008, ribadendo il mancato conseguimento del Patto di Stabilità di Cassa per il 2007;
l'Amministrazione Provinciale con delibera del 4 luglio 2008 n. 187, ha ignorato il parere del Collegio dei revisori dei conti, certificando al Ministero dell'economia e delle finanze il rispetto del Patto di Stabilità 2007;
tale risultato appare raggiunto sulla scorta di un vero e proprio artifizio contabile: lo spostamento dei 23 milioni di euro di Fondi Cipe dalla posta dei Fondi Regionali a quello dei Fondi Erariali -:
se il Ministero interrogato intenda accertare se l'Amministrazione Provinciale di Lecce ha effettivamente rispettato il Patto di Stabilità per l'anno 2007.
(4-00871)
CATANOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nella legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Legge Finanziaria per il 2007), era prevista la possibilità della stabilizzazione, al verificarsi di determinate condizioni, di tutti quei lavoratori che avevano prestato la propria attività nell'abito delle pubbliche amministrazioni;
l'articolo 49 del decreto-legge n. 112 del 2008, attualmente invia di approvazione da parte del Parlamento, prevede al terzo comma il divieto per le Pubbliche amministrazioni di rinnovare rapporti di lavoro precario con il medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodo di servizio superiori al triennio nell'arco dell'ultimo quinquennio;
l'applicazione di questa norma svuoterebbe di personale altamente qualificato i Cra, i Centri di Ricerca in Agrumicoltura: 43 lavoratori in meno a Roma, 19 in meno a Catania e 11 a Firenze;
questo personale, composto nella sua quasi totalità da laureati, svolge mansioni ordinarie, connesse tanto all'attività di ricerca quanto a quella amministrativa (incarichi di segreteria, gestione del personale, adempimenti burocratici) e tecnica (manutenzione dei vivai o del patrimonio zootecnico, cura delle strutture in dotazione al Cra);
per assicurarsi le prestazioni lavorative del suddetto personale «non strutturato», il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha fatto ricorso alla sistematica reiterazione di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, di contratti a progetto, assegni di ricerca, borse di studio ed in pochi casi di contratti a tempo determinato, quasi sempre in palese elusione della disciplina che regola il ricorso ai contratti cosiddetti di parasubordinazione;
questi lavoratori sono stati impiegati presso i Cra per periodi che vanno da un minimo di tre anni a punte di 16 anni e la sequenza temporale delle forme contrattuali utilizzate dai Cra, combinata con il contenuto delle mansioni effettivamente svolte, a giudizio dell'interrogante, attesta in maniera inequivocabile che questi lavoratori sono stati metodicamente impiegati dall'Amministrazione in un contesto che va propriamente ricondotto all'alveo del lavoro subordinato;
i Cra, inoltre, per un lungo periodo si sono serviti di questi lavoratori procedendo a contrattualizzare molti di essi con contratti a tempo determinato, quali impiegati agricoli od operai agricoli e solo a partire dal 2005, gli stessi lavoratori - che hanno in sostanza proseguito a svolgere le stesse mansioni nelle medesime sedi di lavoro - sono stati invece contrattualizzati mediante ricorso a forme contrattuali tipiche del cosiddetto «lavoro parasubordinato» (co.co.co., co.co.pro, assegni, borse di studio);
alcuni tra questi lavoratori hanno adito le vie legali e sono pendenti presso il giudice del lavoro numerosi ricorsi per avere riconosciuto il loro diritto alla stabilizzazione, ma adesso è in gioco la stessa sopravvivenza amministrativa dell'Ente posto che essendo in vigore anche il divieto di riassunzione di questi precari i suddetti enti non solo non potranno sviluppare progetti scientifici, ma non saranno neppure in grado di svolgere la propria ordinaria amministrazione: gestione organizzativa degli uffici, mansioni di segreteria, contabilità, manutenzione delle strutture e del patrimonio agro-zootecnico, rapporti con altre amministrazioni e con gli organismi comunitari;
l'unica tipologia di personale assunta a tempo indeterminato grazie alle procedure di stabilizzazione previste dalla Finanziaria del 2007 è stato quello avventizio «a giornata»;
ove il personale qualificato non fosse assunto definitivamente, grazie al giudice del lavoro o grazie alle procedure di stabilizzazione, rimarrebbe il problema dell'eterno precariato in quanto il decreto legge n. 112 del 2008 prevede che non si possa assumere personale a tempo determinato per più di tre anni, reiterando il mal costume del clientelismo anziché predeterminare un serio criterio di meritocrazia quale potrebbe essere un concorso pubblico;
l'attività di ricerca dei Cra sarebbe compromessa a causa della mancanza di personale qualificato e con esperienza quale quello di cui si sta parlando e sul quale l'Amministrazione delle politiche agricole ha investito parecchio denaro pubblico nella formazione e nell'addestramento -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per ovviare alle problematiche esposte in premessa.
(4-00880)
MILO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come è noto con il decreto del ministero dell'economia e delle finanze 18 gennaio 2008, n. 40 sono state dettate le disposizioni in ordine alle modalità di attuazione dell'articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, recante disposizioni in materia di pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, stabilendo che i soggetti pubblici, prima di effettuare il pagamento a favore di terzi creditori di un importo superiore a diecimila euro, procedono alla verifica inoltrando, apposita richiesta a Equitalia Servizi S.p.A.;
al riguardo il concessionario Equitalia Servizi S.p.A. controlla e se risulta un inadempimento a carico del beneficiario ne dà comunicazione al soggetto pubblico richiedente, entro i cinque giorni feriali successivi alla ricezione della richiesta stessa;
se il concessionario comunica che risulta un inadempimento, la richiesta del soggetto pubblico costituisce segnalazione ai sensi dell'articolo 48-bis, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 e in tal caso viene indicato l'ammontare del debito del beneficiario per cui si è verificato l'inadempimento;
in tal caso il soggetto pubblico non procede al pagamento delle somme dovute al beneficiario fino alla concorrenza dell'ammontare del debito comunicato;
se durante la sospensione intervengono pagamenti da parte del beneficiario
o provvedimenti dell'ente creditore che fanno venir meno l'inadempimento o ne riducono l'ammontare, il concessionario lo comunica prontamente al soggetto pubblico, indicando l'importo del pagamento che quest'ultimo può conseguentemente effettuare a favore del beneficiario;
in linea di prima approssimazione la norma sembra avviare un percorso di sano recupero delle somme iscritte a ruolo, ma non sono state valutate nel concreto le ripercussioni di un provvedimento iniquo e per alcuni versi compromettente per gli equilibri societari interni;
negli ultimi tempi sono state sollevate vibrate proteste da parte di grandi strutture societarie pubbliche e private per le motivazioni di seguito illustrate:
1. l'iscrizione di partita a ruolo non significa definitività del debito attesa la possibilità di esperire i ricorsi alle commissioni tributarie competenti ovvero in alcuni casi al giudice competente sbloccando anzitempo e per molto tempo pagamenti già maturati;
2. il fermo amministrativo posto dal concessionario all'ente locale blocca dei pagamenti a favore del creditore che spesso sono destinati a pagare oneri contributivi o comunque debiti fiscali ed in presenza di carenza di liquidità provoca debiti indotti compromettendo la regolarità della certificazione Durc, con la ripercussione per molte imprese di essere attratti in una spirale fallimentare.
3. la verifica presso il concessionario da parte dell'ente pubblico duplica le forme di controllo già previste per la regolarità contributiva e fiscale di cui alla citata certificazione Durc;
4. se un impresa presenta più crediti per prestazioni di servizi nei confronti di diversi enti locali, la comunicazione positiva del concessionario circa la presenza di somme iscritte a ruolo per un dato importo, blocca contestualmente tutte le liquidazioni nei diversi enti senza poter intervenire per ridurre il fermo ad un solo ente locale;
quali iniziative il Ministro interpellato abbia intenzione di adottare in rapporto all'eccessivo rigore della norma in argomento (articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602) che potrebbe comportare il rischio per diverse imprese già sottoposte ad ulteriori ed analoghe verifiche (ad esempio Durc) di un collasso del sistema impresa, con un riverbero sui livelli occupazionali, senza sottovalutare la consegna in molte aree del paese che dette imprese sono preda delle tentazioni di alternativi finanziamenti facili, ma discutibili, capaci di compromettere la vita aziendale in modo definitivo.
(4-00882)
TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a Napoli, nell'area orientale (via Taddeo da Sessa) esiste il complesso di alloggi denominato «Torre Azzurra» di proprietà Enpam, l'ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici, costituito da 112 appartamenti abitati da circa 500 persone, tutte in locazione;
la delibera del 30 giugno 2006 impone alla società Colliers Elitrade SpA, advisor di Enpam nella dismissione immobiliare, di agevolare la vendita in prima istanza agli inquilini di «Torre Azzurra» evitando fenomeni speculativi;
una parte consistente degli inquilini, immessi in tali alloggi agli inizi degli anni '90, erano inseriti nelle graduatorie di aventi diritto ad alloggi pubblici del Comune di Napoli a seguito dell'emergenza abitativa post-terremoto e post-sfrattati, oggi si sono proposti interessati all'acquisto degli appartamenti ove già vivono ormai da circa diciotto anni;
l'advisor ha adottato un approccio attendista, illudendo gli inquilini anche con comunicazioni scritte, circa una possibile vendita diretta frazionata, poi immediatamente disattesa dalla richiesta di
un'unica proposta ad un prezzo palesemente fuori mercato, paventando la minaccia di vendita a terzi;
l'advisor, ignorando quella che doveva essere un'agevolazione verso coloro che abitavano lo stabile da quasi venti anni, ha messo in atto un piano di vendita che impone all'inquilinato operazioni per le quali ha un palese interesse in conflitto rispetto al suo ruolo indipendente (megamutui che incorporano altri mutui, finanziamenti, informazioni sulla propensione reddituale, eccetera);
a quanto risulta all'interrogante, l'Enpam, ente vigilato dal governo attraverso il Ministero del lavoro e il Ministero dell'economia, nonché al controllo della Corte dei conti, il 30 giugno 2006, ha affidato a Colliers Elitrade s.r.l. mandato e pattuito la provvigione sulla base di un affidamento diretto, senza adozione di una procedura ad evidenza pubblica; non ha provveduto, però, a mettere in atto alcuna modalità di vendita al fine di far concretizzare l'acquisto da parte degli inquilini; inoltre, con delibera del CdA del 27 giugno 2008, gli alloggi sarebbero stati dismessi tutti a favore di un terzo soggetto, che, a quanto consta all'interrogante, rischierebbe di realizzare un (ingiusto) profitto a danno degli inquilini di «Torre Azzurra» -:
quali iniziative s'intendano assumere per confermare la priorità alla tutela del diritto alla casa e delle fasce più deboli, garantendo il diritto di prelazione agli attuali inquilini di «Torre Azzurra» che, nel corso degli anni, hanno pagato affitti più alti rispetto ad analoghe situazioni;
se non ritenga opportuno assumere iniziative al fine di sollecitare l'Enpam a sospendere eventuali vendite a soggetti terzi rispetto al rapporto di locazione, promuovendo con i soggetti interessati l'apertura di una trattativa che miri a dare risposte positive all'esigenza abitativa espressa dalle famiglie residenti, tutelando così i loro legittimi interessi;
se non s'intenda intervenire per garantire la regolare procedura di dismissione, impedendo alla fondazione Enpam di contravvenire alle sue finalità istituzionali di ente no profit.
(4-00883)
FALLICA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
alla fine dello scorso anno è stato nominato il nuovo Capo della Direzione VI del Dipartimento del Tesoro;
da allora, la Direzione VI sembra sia diventata una sorta di buco nero nel quale spariscono montagne di provvedimenti urgenti e di grande rilevanza per il funzionamento della macchina dello Stato e dell'economia nazionale;
in particolare, risulterebbero ferme da lungo tempo tra le altre, le seguenti questioni urgenti che attendono una soluzione:
1) l'autorizzazione alla fornitura, commissionata da oltre un anno, di una tessera elettronica multiservizi per le forze dell'Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, eccetera) che introduce tecnologie altamente innovative da utilizzare successivamente per la carta di identità elettronica;
2) l'autorizzazione all'apertura di un portale sul sito internet del Ministero dell'Economia per il pagamento on line degli importi, per il rilascio dei passaporti elettronici e dei permessi di soggiorno, così come previsto da ben due decreti interministeriali, rispettivamente del 4 aprile 2006 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 103 del 5 maggio 2006) e del 9 maggio 2006 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 113 del 17 maggio 2006), che per l'appunto prevedono anche queste modalità di pagamento, con l'effetto che i cittadini richiedenti tali documenti sono costretti a lunghe file agli sportelli postali;
3) l'adozione di decisioni in ordine alle richieste di rimborso avanzate da
cittadini extracomunitari cui sono stati rilasciati, in contrasto con l'articolo 7-vicies-ter del decreto-legge n. 7 del 2005 convertito con modificazioni dalla legge 43/2005, permessi di soggiorno cartacei;
4) l'autorizzazione alla fornitura, per l'anno in corso, delle targhe per autoveicoli alla Motorizzazione Civile la quale ha fatto presente che le relative scorte sono ormai in esaurimento e a breve non sarà più possibile immatricolare nuove autovetture;
5) i provvedimenti per la fissazione dei contingenti di monete metalliche per il 2008, col risultato del fermo degli impianti produttivi della Zecca e di difficoltà per la scarsità in circolazione delle monete espresse in centesimi;
6) le autorizzazioni alla riproduzione di monete fuori corso in oro per collezionisti che da tempo le hanno già prenotato presso Editalia (società controllata dal Poligrafico);
7) la sospensione di tutte le ordinazioni al Poligrafico, ivi compresi i supporti cartacei filigranati per l'esazione dell'imposta di bollo e delle tasse di concessioni governative, bolli che cominciano a scarseggiare presso i tabaccai, con la conseguenza di rendere difficoltosa l'esazione di alcune imposte e tasse -:
quali siano gli altri atti che risultano giacere da tempo sul tavolo del predetto funzionario;
quali siano i motivi di tali inammissibili ritardi;
se risponda al vero che la carenza di targhe per autoveicoli:
a) sta mettendo in serie difficoltà gli Uffici della motorizzazione civile e che fra non molto sarà impossibile immatricolare nuove autovetture;
b) ha causato il fermo dello stabilimento di Foggia dell'IPZS che le produce;
quali siano i danni che potrebbero ricadere sull'industria automobilistica italiana e sulle attività complementari di commercializzazione e assistenza del settore automobilistico, qualora non si riprendessero per tempo le forniture di targhe;
se risponda al vero che l'Associazione di categoria delle agenzie di pratiche automobilistiche, in relazione alla carenza dei cosiddetti «targhini» per ciclomotori, vorrebbe produrli direttamente presso le agenzie associate;
a quanto ammontino i danni derivanti dal fermo delle produzioni del Poligrafico causate dall'inerzia del predetto funzionario;
quando sarà possibile dare finalmente completa attuazione ai pagamenti on line per il rilascio dei passaporti e dei permessi di soggiorno in modo da poter dare anche qualche concreto segnale nella direzione dell'informatizzazione della pubblica amministrazione;
se le segnalate inadempienze possano configurarsi come omissione di atti d'ufficio.
(4-00887)
...
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
GRIMOLDI, CAPARINI, FAVA, COMAROLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la mancata adozione di provvedimenti strutturali da parte del Governo all'indomani dell'approvazione dell'indulto ha riportato il sistema penitenziario italiano a livelli insostenibili, visto che dati recenti riportano notizia di un numero di detenuti giunto a quota 55mila a livello nazionale a fronte di una capienza regolamentare di circa 43mila, che si avvicina pericolosamente alle 60mila unità presenti negli istituti penitenziari prima dell'indulto;
maglia nera della capienza detentiva è la regione Lombardia, con circa 8mila
detenuti, per la quale è stata più volte segnalata la perdurante e grave situazione in cui versano sia gli istituti penitenziari sia gli uffici di esecuzione penale esterna e dove l'atavica carenza d'organico costringe gli operatori ad assolvere con estrema fatica al mandato istituzionale;
l'aumento della popolazione detenuta, l'allarmante susseguirsi di episodi di aggressioni messi in atto da parte di detenuti a danno del personale di polizia penitenziaria, la cronica carenza di organici, l'adozione di alcuni provvedimenti di mobilità alquanto discutibili, la carenza delle risorse economiche indispensabili per il funzionamento quotidiano di ogni singolo penitenziario, contribuiscono ad accrescere nella regione un clima di preoccupante pericolosità;
in particolare, negli ultimi tempi, certi provvedimenti di mobilità adottati dall'Amministrazione sembrano rispondere solo a logiche clientelari e non a provvedimenti regolamentati da regole certe e uguali per tutti, contribuendo ad un esodo di personale fuori regione, contrariamente ad ogni logica che imporrebbe, al contrario, di provvedere urgentemente per coprire le ataviche carenze di organico;
nel contesto lombardo, l'istituto penitenziario della città di Cremona si trova ad affrontare una situazione alquanto preoccupante dato che il personale civile risulta essere in carenza d'organico per circa il 30 per cento, due collaboratori sono in procinto di pensionamento, altri due operatori sono distaccati in altri istituti lombardi ed infine, un'educatrice assunta nel 2003 a tempo determinato per sopperire alle gravi carenze d'organico del Nord, poi stabilizzata, risulta essere distaccata al Carcere di Bari fin dai primi giorni della sua assunzione senza apparente valido motivo;
le segnalate carenze non riguardano l'organico dirigenziale che ammonta a ben tre unità, ma ne sarebbero sufficienti due, una delle quali per cinque giorni si reca in missione da Cremona a Milano Bollate, impegnando una vettura di servizio ed un'agente di Polizia Penitenziaria del carcere di Cremona che, con mansioni d'autista, viene così sottratto al già esiguo organico;
per quanto riguarda il personale di Polizia Penitenziaria dell'istituto cremonese va segnalato che, nonostante la pianta organica istituita con decreto ministeriale del 2001 prevedesse 195 unità, tale numero di personale presente non solo non è mai stato raggiunto ma addirittura, nel corso degli anni, si è registrato un calo progressivo del personale del comparto, fino ad arrivare alla situazione attuale che conta 133 presenze, con una carenza di organico di ben cinquanta unità a fronte delle 195 presenze previste;
le ricadute in termini di sicurezza risultano evidenti, anche perché nell'istituto cremonese sono mediamente presenti dai 260 ai 270 detenuti;
ad aggravare il bilancio della sicurezza pesano anche il mancato funzionamento dei sistemi tecnologici di allarme, di antiscavalcamento, dei sistemi di video sorveglianza interni e perimetrali al carcere, la assenza di sistemi automatici di apertura di alcuni varchi, la mancanza di sistemi di aria condizionata e di riscaldamento nelle garitte delle sentinelle con temperature proibitive tanto in estate che inverno in totale della spregio della legge n. 626, la carenza di spazi per collocare in reparti diversi detenuti fumatori e non fumatori necessari a salvaguardare la salute dei reclusi e del personale che lavora;
in queste condizioni disagiate il personale di Polizia Penitenziaria svolge quotidianamente il proprio lavoro, con profondo senso del dovere e spirito di abnegazione, affrontando turni lavorativi di 8 ore nonostante il C.C.N.L. ne preveda 6 -:
quali interventi il Ministro intenda disporre in merito alla situazione segnalata per l'istituto penitenziario di Cremona;
se il Ministro intenda attivarsi affinché sia disposto il rientro immediato in sede di tutte le unità di Polizia Penitenziaria distaccate presso altri istituti o sedi
dell'Amministrazione Penitenziaria che non siano determinate da gravi motivi di famiglia,secondo quanto prevede il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 1999;
se il Ministro intenda disporre l'implemento dell'organico di unità di Polizia Penitenziaria utile per raggiungere i limiti stabiliti dalla pianta organica prevista dal decreto ministeriale del 2001;
in che modo il Ministro intenda attivarsi per consentire il reperimento dei Fondi necessari per far fronte ai segnalati disagi per l'istituto penitenziario di Cremona.
(5-00289)
Interrogazioni a risposta scritta:
MANCUSO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, MANNUCCI e SARUBBI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere, premesso che:
i Corpi della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Penitenziaria, si avvalgono di Nuclei Cinofili e Reparti a Cavallo;
solo recentemente sono state pubblicizzate attività di affidamento dei cani al temine della carriera, a conoscenza dell'interrogante solo dalla Polizia di Stato;
solo recentemente alcuni Corpi, come quello Forestale dello Stato, hanno impiegato cani provenienti da canili-rifugi, svolgendo così anche se nei piccoli numeri, un'ottima azione di riabilitazione per questi quattrozampe sfortunati;
non si possono applicare ad esseri viventi e senzienti regole per la dismissione di automezzi o scrivanie -:
quanti siano i cani e i cavalli impiegati dai diversi Corpi e quale sia la loro provenienza;
se non ritengano di disporre regole nella dismissione dei cani e dei cavalli che tengano conto del loro status di esseri senzienti, senza valutazioni economiche, per evitare situazioni di maltrattamento degli animali stessi e consentire un risparmio per le casse pubbliche.
(4-00863)
SANGA e MISIANI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo alcune notizie di stampa il Governo intenderebbe mettere in discussione l'ubicazione della Scuola superiore della magistratura a Bergamo, Firenze e Benevento;
in particolare il Ministro interrogato, se le notizie risultassero vere, avrebbe preso posizione per un'unica sede nazionale della Scuola superiore della magistratura;
alla definizione delle tre città sedi della Scuola si è giunti dopo un iter complesso e faticoso e infine con l'approvazione della legge n. 111 del 2007 che individua le tre sedi della Scuola superiore della magistratura;
il comune e la provincia di Bergamo, in raccordo con i parlamentari bergamaschi, si sono da tempo attivati per definire gli aspetti logistici legati all'insediamento della scuola, dando luogo a proposte credibili e di semplice attuazione;
il sindaco del comune di Bergamo, in data 29 maggio 2008 ha trasmesso al direttore generale del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi del Ministero della giustizia la versione definitiva del protocollo d'intesa per la definizione dei locali da adibire a sede provvisoria in Bergamo della Scuola -:
se il Ministro intenda rassicurare gli interroganti sull'applicazione della legge in questione e se intenda accelerare, per quanto di propria competenza, l'iter per l'apertura della Scuola superiore della magistratura di Bergamo prevista per il prossimo settembre.
(4-00867)
CORSINI e FERRARI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da più parti viene segnalata una grave carenza di personale presso la Procura della Repubblica di Brescia;
lo stesso Procuratore Aggiunto, dr. Fabio Salamone, ha recentemente denunciato l'insostenibilità della situazione;
in effetti, su di un totale di 22 Sostituti e di 2 Aggiunti, sono oggi in attività soltanto 10 Sostituti Procuratori;
il 25 novembre 2008 inizierà il dibattimento relativo alla strage consumata in piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 1974;
la città di Brescia e l'opinione pubblica del Paese, da oltre trent'anni, attendono la verità giudiziaria e una definitiva sanzione nei confronti di mandanti ed esecutori;
l'attuale Procuratore Aggiunto, dr. Roberto Di Martino, da oltre 13 anni impegnato nell'istruttoria relativa alla strage, è stato nominato Procuratore Capo di Cremona;
sarebbe auspicabile che il dottor Di Martino possa prendere parte al dibattimento, pur espletando il suo nuovo incarico -:
se e quali misure il Ministero intenda assumere per garantire un pieno ed efficace funzionamento degli Uffici Giudiziari di Brescia.
(4-00879)
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
con il decreto-legge 4 luglio 2006 n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono state emanate disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale nonché per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica;
in particolare, l'articolo 29 del suddetto decreto-legge n. 223 del 2006 nel disciplinare il contenimento della spesa sostenuta dalle amministrazioni pubbliche per Commissioni, Comitati ed altri organismi, prevede una riduzione della spesa complessiva nell'ordine del trenta per cento rispetto a quella sostenuta nel 2005 ed il riordino di tali organismi, anche mediante la loro soppressione od accorpamento, attraverso l'emanazione di appositi provvedimenti;
nel citato articolo 29 vengono espressamente indicati i seguenti criteri per l'emanazione dei provvedimenti suddetti:
a) eliminazione delle duplicazioni organizzative e funzionali;
b) razionalizzazione delle competenze delle strutture che svolgono funzioni omogenee;
c) limitazione del numero delle strutture di supporto a quelle strettamente indispensabili al funzionamento degli organismi;
d) diminuzione del numero dei componenti degli organismi;
e) riduzione dei compensi spettanti ai componenti degli organismi;
e-bis) indicazione di un termine di durata, non superiore a tre anni, con la previsione che alla scadenza l'organismo è da intendersi automaticamente soppresso;
e-ter) previsione di una relazione di fine mandato sugli obiettivi realizzati dagli organismi, da presentare all'amministrazione competente e alla Presidenza del Consiglio dei ministri;
con decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 93, è stato approvato il Regolamento recante «Riordino, ai sensi dell'articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, come convertito
dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, degli organi collegiali ed altri organismi operanti nell'ambito del Ministero dei trasporti previsti da leggi o regolamenti»;
nel suddetto riordino sono state inserite le Commissioni consultive portuali, istituite dall'articolo 15 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, per le quali il citato decreto del Presidente della Repubblica n. 93 del 2007 prevede, ai sensi del criterio riportato alla lettera e-bis), la conferma e l'operatività per altri tre anni dalla data di entrata in vigore del regolamento stesso e cioè fino al 28 luglio 2010;
tutte le citate Commissioni consultive portuali potranno quindi essere al termine del triennio, soppresse previa valutazione della loro perdurante utilità, secondo le modalità stabilite nell'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 93 del 2007;
appaiono evidenti le perplessità circa la sottoposizione delle predette Commissioni ad una verifica periodica volta ad accertare la permanente utilità delle stesse attesa la specifica funzione consultiva da loro svolta che non può che considerarsi stabilmente utile;
in particolare, nell'ambito della portualità nazionale, le predette Commissioni sono l'unico organismo competente a svolgere funzioni consultive nei confronti sia delle Autorità portuali che delle Autorità marittime e non costituiscono pertanto alcuna forma di duplicazione organizzativa e funzionale, né sussistono altri organismi in ambito portuale che svolgono o possono svolgere analoghe funzioni;
la partecipazione ai lavori delle Commissioni consultive portuali nella quasi totalità dei casi non comporta l'erogazione di gettoni di presenza o di altro genere di compensi a favore dei componenti, risultando pertanto del tutto irrilevante l'onere a carico delle Amministrazioni pubbliche per il loro funzionamento;
dette Commissioni hanno una composizione paritetica che rappresenta il mondo delle imprese e del lavoro in grado quindi di fornire un importante contributo di esperienza e conoscenza agli organi pubblici deliberativi dei singoli porti -:
se il Ministro interrogato, attesa l'insostituibile e preziosa funzione consultiva delle suddette Commissioni,non intenda assumere iniziative volte a mantenere la piena attività delle stesse escludendole dal campo di applicazione dell'articolo 29 del decreto-legge n. 223 del 2006 in modo da assicurare la loro piena funzionalità senza assoggettarle ad una periodica verifica della loro utilità che rischierebbe di minarne la continuità operativa e l'efficacia della funzione.
(2-00111) «Garofalo».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CAPARINI, CROSIO, VOLPI, GRIMOLDI e FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il rilascio e l'utilizzo del contrassegno per parcheggi per disabili è disciplinato dall'articolo 188 del Nuovo Codice della Strada e dall'articolo 381 del suo regolamento di attuazione;
l'articolo 188, comma 1, del Nuovo Codice della Strada, decreto legislativo n. 285 del 1992, impone agli enti proprietari di strade di consentire e agevolare la mobilità delle persone invalide, mediante l'allestimento e la manutenzione di apposite strutture per la circolazione e la sosta dei veicoli al loro servizio, e della relativa segnaletica;
il successivo comma 2 rinvia al Regolamento di Esecuzione e di Attuazione, decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992, per le formalità e i limiti della prescritta autorizzazione, il cui rilascio è posto in capo al sindaco del comune di residenza. Il comma 3, infine, esonera i veicoli al servizio delle persone invalide, debitamente autorizzate, dal rispetto dei limiti di tempo nelle aree di sosta a tempo
determinato. Particolari sanzioni sono previste dai commi 3 e 4 rispettivamente per l'uso non autorizzato o improprio delle suddette strutture, ovvero per il mancato rispetto delle condizioni e dei limiti indicati nella prescritta autorizzazione;
l'articolo 381, comma 2, del Regolamento, al riguardo, prevede il rilascio, da parte del sindaco del comune di residenza, di una apposita autorizzazione in deroga, resa nota mediante l'esposizione di uno specifico «contrassegno invalidi»; tale contrassegno è strettamente personale, non è vincolato ad uno specifico veicolo, ed è valido sull'intero territorio nazionale. Tali disposizioni sono ribadite dall'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, concernente il «Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici»;
in particolare il comma 1 impone alle autorità competenti di consentire la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide, purché ciò non costituisca grave intralcio al traffico, nel caso di sospensione o limitazione della circolazione, ovvero nel caso di obblighi o divieti di carattere permanente o temporaneo, oppure di sosta vietata o limitata. Ai sensi del successivo comma 2, tali facilitazioni possono essere subordinate alla osservanza di eventuali motivate condizioni e cautele;
il comma 3 consente la circolazione e la sosta nelle «aree pedonali» di cui all'articolo 3 comma 1, n. 2), e nelle «zone a traffico limitato» di cui all'articolo 3, comma 1, n. 54) del Codice, qualora è autorizzato l'accesso anche ad una sola categoria di veicoli per l'espletamento di servizi di trasporto di pubblica utilità;
il comma 4, inoltre, consente la circolazione anche sui percorsi o sulle corsie preferenziali riservati, oltre che ai mezzi di trasporto pubblico collettivo, anche ai taxi; il comma 5, infine, riserva gratuitamente, ai detentori del contrassegno, almeno 1 posto ogni 50 o frazione di 50 nei parcheggi o nelle attrezzature per la sosta, muniti di dispositivi di controllo della durata ovvero con custodia. Giova rammentare che, ai sensi dell'articolo 354, comma 4, del Regolamento, è vietata la rimozione dei veicoli al servizio degli invalidi, purché muniti dell'apposito contrassegno. Ciò premesso, appare chiaro che il legislatore ha inteso riservare una tutela particolare alla circolazione e alla sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide, ponendo in capo agli enti proprietari e ai sindaci dei comuni di residenza l'onere di allestire le strutture necessarie e di rilasciare le prescritte autorizzazioni, nonché il controllo della sussistenza dei requisiti necessari; gli aventi diritto hanno l'onere di esporre ed esibire il prescritto contrassegno. Conseguentemente i comuni che istituiscono zone a traffico limitato sono titolati ad accertare con le modalità opportune il diritto di accesso riconosciuto ai soggetti sopra indicati, ma nessun altro onere deve essere a questi imposto, al di fuori di quello prescritto in merito al possesso dell'autorizzazione valida sull'intero territorio nazionale;
il Giudice di pace di Arezzo, con sentenza del 27 giugno 2006 dava ragione al genitore di un ragazzo disabile che aveva presentato ricorso per una contravvenzione subita a causa della mancata comunicazione al comune del numero di targa del veicolo utilizzato per il trasporto del figlio all'interno della ZTL, con la motivazione: «L'osservazione del comune che una persona diversamente abile munita di regolare contrassegno, deve richiedere preventiva o successiva (entro le 48 ore successive) autorizzazione ad accedere alla ZTL, comunicando il numero di targa del veicolo, non è conforme alle norme del vigente Codice della strada, che riserva libertà di accesso nella ZTL su tutto il territorio nazionale ai veicoli con portatori di handicap»;
il comune di Brescia, nel disporre le modalità necessarie per l'accesso alla ZTL cittadina soggetto a controllo computerizzato, ha di fatto ad avviso degli interroganti disatteso tali norme generali sul
contrassegno, subordinandone la validità al fine suddetto, per le persone residenti in città alla comunicazione di non oltre due numeri di targa delle automobili usate, e per le persone provenienti da altre località alla comunicazione ogni volta, prima di accedere alla ZTL, o entro le 48 ore successive, delle generalità della persona disabile, del numero del contrassegno, della data del rilascio e del nome del comune che lo ha rilasciato;
queste disposizioni, oltre ad essere in palese contrasto con le citate norme generali in materia, penalizzano gravemente le persone disabili provenienti da altre località, tanto più perché non sono accompagnate da iniziative tecniche o amministrative in grado (tranne limitatissimi e non significativi casi) di evitare gli abusi eventualmente commessi nell'uso del contrassegno in oggetto, costituendo, di fatto, un «rimedio» peggiore del danno che si vorrebbe combattere;
l'Associazione dei genitori di bambini e ragazzi con difficoltà Onlus, l'Associazione Insieme per l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate Onlus, la Cooperativa Pa.Sol, il Coordinamento delle Associazioni di Volontariato di Botticino, la Cooperativa L'Aliante, l'Associazione di Volontariato «Icaro» Onlus con lettera del 6 luglio 2007 hanno chiesto all'Amministrazione comunale di Brescia di annullare con urgenza tali procedure, disagevoli e illegittimamente condizionanti l'uso del contrassegno stesso;
a seguito della risposta del comune di Brescia del primo agosto 2007 che confermava tale procedura ritenendola conforme alle disposizioni legislative in materia, con lettera del 14 agosto 2007 è stata ribadita l'opposizione già esposta, avanzando altresì la proposta che una possibile soluzione del problema potrebbe essere quella di fornire a tutte le persone diversamente abili un chip elettronico da inserire nel permesso, che funzioni da pass al rilievo del sistema computerizzato dei portali ZTL, ed in futuro anche per i parcheggi dei disabili, evitando così abusi ingiustificati. Per altro, essendo il permesso di valenza per tutto il territorio nazionale, è necessario concordare la frequenza utilizzata per i chip con tutte le città che hanno adottato la ZTL computerizzata;
in risposta all'interrogazione Caparini 5-01549 il viceministro Cesare De Piccoli ha dichiarato che «nel caso segnalato nell'atto ispettivo, si osserva che la possibilità, offerta dal comune di Brescia ai non residenti, di comunicare entro 48 ore l'avvenuto transito nella ZTL dell'avente diritto, appare non onerosa, ma predisposta a suo esclusivo vantaggio, onde evitare un inutile contenzioso che si risolverebbe comunque a favore del soggetto invalido, ma solo dopo la conclusione del connesso procedimento amministrativo. Tale possibilità appare al contempo coerente sia con l'esigenza del controllo del titolo autorizzativo sia con l'esigenza di mobilità degli interessati. Circa l'opportunità di dotare i veicoli posti al loro servizio di dispositivi atti ad interloquire con le apparecchiature per il controllo degli accessi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 250 del 1999, si osserva che la stessa, certamente auspicabile, prevede una realizzazione nel lungo periodo, in considerazione dell'estrema diversità delle apparecchiature adottate dalle singole amministrazioni comunali. Infine, si ritiene opportuno segnalare che sul sito istituzionale del Ministero alla voce «trasporto terrestre», sub «guide e servizi», è disponibile l'elenco dei comuni che hanno istituito zone a traffico limitato, con i recapiti telefonici dei referenti che possono fornire informazioni utili circa i varchi predisposti dalle amministrazioni locali» -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per disciplinare le modalità di applicazione della norma e verificare il rispetto della legislazione vigente al fine di garantire l'accesso alle persone diversamente abili provviste del contrassegno H nelle ZTL, in particolare se elettronicamente vigilate.
(5-00291)
VELO, META, FIANO e LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 4 giugno 2008, alle ore 10,35 a Milano, in via Liguria, due agenti della Polizia municipale di Milano hanno rilevato una infrazione al signor Monteverde Alberto, alla guida di una SMART, targata DM743GY, di proprietà della moglie, signora Favone Rita Anna;
l'infrazione riguarda la violazione dell'articolo 100, commi 12 e 15, del vigente codice della strada «in quanto circolava con targa posteriore non propria (DM743CY)»;
in effetti la targa anteriore risultava coerente con quella indicata nella carta di circolazione mentre quella posteriore risultava difforme in quanto in luogo della «G» conteneva una «C»;
benché il Signor Monteverde abbia dichiarato di aver acquistato l'auto nuova dal concessionario Mercedes di Milano, in data 8 gennaio 2008, di non aver mai notato l'incongruenza e di essere anch'egli stupito del fatto, la Polizia Municipale ha effettuato il sequestro amministrativo del pannello della targa posteriore, nonché il fermo amministrativo per tre mesi del veicolo e della carta di circolazione immessi presso il deposito comunale Novara, invia Novara 451, Milano;
inizia così per il signor Monteverde una vicenda che ad avviso dagli interroganti più che inverosimile è assurda e gravemente lesiva del cittadino coinvolto, peraltro disabile, che è stato privato del proprio diritto alla mobilità per un errore di stampa delle targhe da parte dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato Spa;
infatti: il 13 giugno 2008 la targa viene fatta recapitare allo stabilimento dell'Istituto poligrafico di Foggia che provvede all'invio del verbale di accertamento solo il 9 luglio 2008, trasmettendo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Direzione generale territoriale del nord-ovest, ufficio MCTC di Milano, l'esito della perizia che stabilisce «la targa autoveicolo posteriore DM743CY è risultata autentica». La targa in oggetto faceva parte di un lotto di 10.000 targhe spedite all'ufficio provinciale della MCTC di Padova, in data 11 ottobre 2007»;
in data 11 luglio 2008 la sezione ispettorato carte valori presso l'I.P.Z.S. di Foggia, comunica all'Ufficio Provinciale della MCTC di Milano l'esito della perizia tecnica: «a seguito di perizia tecnica effettuata presso l'I.P.Z.S. di Foggia dalla commissione perizie, la targa è risultata autentica come da documentazione allegata. Pertanto, trattandosi di mero errore di stampa, provvediamo alla sostituzione della stessa con la combinazione esatta DM743GY.»;
a tutt'oggi la targa corretta non è stata ancora trasmessa mentre l'autovettura è ancora sottoposta a fermo amministrativo e il signor Monteverde, nel frattempo rivoltosi al Giudice di pace, è nell'impossibilità di muoversi;
il fenomeno delle targhe errate, nonché la penuria di targhe sono stati segnalati in numerosi atti di sindacato ispettivo per l'odissea dei disagi provocati ai cittadini dalle inefficienze dell'I.P.Z.S. -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti, se e come intenda intervenire per accertare eventuali responsabilità, se e come intenda risarcire i coniugi Monteverde, privati ingiustamente per due mesi del veicolo e della possibilità di muoversi, a causa di «un mero errore» dell'Istituto poligrafico dello Stato, se e chi dovrà pagare per il deposito del veicolo sottoposto a fermo amministrativo da circa due mesi.
(5-00295)
Interrogazioni a risposta scritta:
GREGORIO FONTANA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
venerdi 25 luglio 2008 il traghetto Bithia, della flotta Tirrenia, è salpato da Genova per raggiungere Olbia;
la signora Cristina Sassudelli, imbarcata nel traghetto, la mattina seguente ha denunciato di essersi svegliata completamente coperta da zecche che avevano fatto un nido sotto la sua poltrona in prima classe;
secondo quanto diffuso da agenzie di stampa, il caso del traghetto Bithia non sarebbe isolato in quanto, lo scorso 3 luglio, a bordo di un altro traghetto della flotta Tirrenia, si sarebbe verificata una situazione analoga -:
se risulta richiedere tutti i chiarimenti, alla società Tirrenia di Navigazione S.p.A., su quanto accaduto lo scorso 26 luglio a bordo del traghetto Bithia;
quali iniziative il Ministro intenda assumere, con i poteri che gli sono propri, e quali doverosi controlli saranno effettuati presso le società di navigazione navali, impegnate ad assicurare il collegamento con le isole italiane, ed in particolare presso la società Tirrenia di Navigazione S.p.A., per evitare il ripetersi di tali accadimenti al fine di assicurare, specie nella stagione turistica, doverose condizioni di igiene e pulizia.
(4-00865)
CATANOSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'assistenza ai viaggiatori con disabilità è ritenuta dal legislatore comunitario di tale importanza da essere stata regolata, il 5 luglio del 2006, con un Regolamento CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, Regolamento numero 1107/06;
detto regolamento, al di là di ogni ragionevole dubbio, dispone che di questo servizio se ne occupi in via esclusiva il gestore aeroportuale e non il vettore, ponendo comunque in carico al vettore altre incombenze quali quella di ricevere la richiesta di imbarco dal passeggero a ridotta mobilità;
l'entrata in vigore di questo regolamento ha fatto sì che negli aeroporti europei si procedesse ad una riorganizzazione del servizio di assistenza nel senso che i vettori o i vari handlers presenti negli scali comunitari si accordavano con il gestore totale per trasferire allo stesso personale, mezzi, strutture ed esperienza;
i grandi vettori IATA comunitari ed extra-comunitari sono già organizzati da decenni per garantire questo servizio ma il legislatore comunitario ha pensato che i gestori potessero benissimo occuparsi dell'assistenza a questi passeggeri liberando da questa incombenza le compagnie aeree i cui costi aziendali sono già abbastanza alti senza che ci si debba aggiungere quelli dell'assistenza ai P.R.T.;
la società di gestione degli aeroporti di Roma, per fare un solo esempio di come ci si comporta correttamente secondo lo spirito della norma comunitaria, ha organizzato il servizio ben prima del limite temporale imposto dall'Unione europea ed ha preso in carico il personale delle varie compagnie e società di assistenza aeroportuale con i relativi mezzi ed assiste regolarmente detti passeggeri;
l'esatto contrario sta accadendo presso l'aeroporto di Catania «F. Eredia»;
la società di gestione dell'aeroporto «F. Eredia», nonostante la norma comunitaria chiarissima e nonostante le numerose sollecitazioni da parte di quei soggetti, come per esempio la società Aviation Services, non ha operato in alcun modo per garantire questo servizio;
posto che il trasferimento di competenze dal vettore e/o dall'handler è stato disposto da norma di legge è lampante, a giudizio dell'interrogante, ma anche dei sindacati di categoria e delle società del settore, che il personale in esubero di queste ultime debba essere assunto dal gestore con lo stesso trattamento economico e giuridico;
il direttore generale di Sac, parrebbe invece ritenere che un regolamento comunitario possa essere considerato alla stregua di un qualunque accordo commerciale;
il gestore aeroportuale di Catania non solo non ha previsto alcun piano di attività concordato con i soggetti a cui è stata tolta la gestione del servizio ma non si è curata nemmeno di attivare in maniera corretta lo stesso servizio secondo quanto dispone il regolamento negli articoli 8, 9, 10 e 11;
il primo e principale danno l'hanno subito i 6 lavoratori di Aviation Services che dal 31 luglio di quest'anno non lavoreranno più;
ad aggiungere la beffa al danno il fatto che la Sac si rifiuta di assumere questi 6 lavoratori e contemporaneamente assume decine e decine di altre persone in altri servizi e settori;
nei giorni scorsi vi sono state alcune riunioni presso la Prefettura di Catania per tentare di addivenire ad un accordo tra le parti ma la Sac o non si presenta o manda una delegazione con nessun potere decisionale -:
quali iniziative intende adottare il ministro interrogato presso l'Enac affinché gli organi dirigenti di Sac applichino i dettami del regolamento CE 1107/2006.
(4-00874)
SANGA e MISIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Regione Lombardia e Rete ferrovie Italia S.p.A. stanno accumulando ritardi e inadempienze riguardo all'attuazione degli interventi previsti e degli impegni assunti nell'Accordo di programma per la definizione del tracciato ferroviario ed il dimensionamento degli elementi infrastrutturali connessi e complementari all'intervento di potenziamento e riqualificazione della linea FS Bergamo-Treviglio Ovest (raddoppio), finanziato con 50 milioni di euro quasi tutti già spesi;
l'Accordo siglato il 25 settembre 2001 tra Regione Lombardia, Rete ferroviaria Italiana S.p.A., Provincia di Bergamo e Comuni di Bergamo, Stezzano, Levate, Verdello, Verdellino, Arcene e Treviglio è stato ratificato dai predetti Comuni che hanno conseguentemente apportato le debite variazioni ai vigenti strumenti urbanistici generali;
l'Accordo è stato approvato con decreto del Presidente della Regione Lombardia 12 dicembre 2001, n. 31252, pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia n. 1, Serie ordinaria, del 2 gennaio 2002, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 34, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e dell'articolo 6 della legge regionale 15 maggio 1993, n. 14;
nell'articolo 1, comma 1.5, dell'Accordo si stabilisce che «tutte le parti sottoscrittrici del presente accordo assumono reciproco impegno di porre in essere e condurre a sollecita conclusione - secondo le rispettive competenze e funzioni - gli impegni, procedimenti, iniziative e le attività tutte necessarie per addivenire alla realizzazione dell'intervento ferroviario»;
al successivo comma 1.6 si stabilisce che «le infrastrutture ferroviarie e le opere connesse e complementari di cui agli allegati progettuali elencati al successivo articolo 7.1, nonché l'opera viaria di cui al successivo allegato tecnico elencato all'articolo 7.2.1, dovranno essere realizzate nel rispetto dei tempi previsti dall'Accordo di Programma Quadro per un sistema integrato per l'accessibilità stradale e ferroviaria all'aeroporto di Malpensa 2000, quale strumento di attuazione dell'Intesa istituzionale di Programma del 3 marzo 1999».;
il progetto delle opere da realizzare secondo l'Accordo di programma, comprende le nuove fermate ferroviarie di Arcene, Levate e Stezzano lungo la linea esistente Bergamo-Milano, nonché le opere di viabilità connesse e complementari per rendere funzionale l'accesso e l'utilizzazione delle predette fermate all'utenza quali infrastrutture viarie e parcheggi di interscambio;
nei sette anni trascorsi dalla firma dell'Accordo l'Amministrazione comunale di Arcene ha collaborato con le altre Amministrazioni sottoscrittrici per rispettare i tempi d'attuazione di tutti gli interventi previsti ed ha operato costantemente, anche in proprio, allo scopo di rispettare gli impegni assunti e realizzare le opere assegnate alla propria competenza e responsabilità, sostituendosi peraltro utilmente ai ritardi di altri soggetti;
in particolare l'Amministrazione comunale di Arcene ha posto in essere numerosi interventi provvedendo a dare conformità urbanistica ai progetti delle opere previste dall'accordo apportando le necessarie modifiche allo strumento urbanistico generale all'epoca vigente ed apportandovi una variante a breve, medio e lungo termine; acquisendo, a propria cura e spese, le aree necessarie alla realizzazione delle opere connesse e complementari al raddoppio ferroviario (strade e parcheggi); realizzando le opere viabilistiche concordate con l'Amministrazione provinciale di Bergamo e con il Comune di Ciserano; sostituendosi a RFI S.p.A., sulla base di uno specifico accordo convenzionale sottoscritto con la società stessa, nella realizzazione del parcheggio della fermata e nella definizione bonaria degli accordi con i privati residenti, proprietari di aree da acquisire per le opere del raddoppio ferroviario; definendo con la Provincia di Bergamo, il Comune di Ciserano ed il Consorzio di bonifica della bassa pianura bergamasca, un ulteriore accordo di programma per realizzare un manufatto scolmatore delle acque di piena allo scopo di evitare il ripetersi dei fenomeni di esondazione d'acqua nel centro abitato;
l'assolvimento di tutti gli impegni contrattualmente assunti e di quelli ulteriori che, volontariamente o per sostituirsi all'inerzia degli altri attori, il Comune di Arcene e gli altri Comuni hanno scelto di effettuare, ha comportato un notevolissimo impiego di tempo e di risorse umane e finanziarie in vista del conseguimento dell'obiettivo che l'Accordo perseguiva;
di recente l'Amministrazione comunale di Arcene ha completato l'esecuzione del parcheggio al servizio della fermata sulla vasta area ora trasformata e completata di arredo urbano e con nota protocollo n. 1719 del 22 febbraio 2008, ha chiesto all'Assessore regionale alle infrastrutture e mobilità, presidente del Collegio di vigilanza dell'Accordo, di adoperarsi per garantire che alla fermata di Arcene possano sollecitamente fermarsi i treni che viaggiano lungo la tratta Bergamo-Milano;
analoghe sollecitazioni, per rimuovere ritardi ed inerzie riguardanti altre parti dell'accordo e per sostenere gli interessi delle altre amministrazioni, sono state rivolte all'Assessore regionale dai Sindaci di Verdellino e Stezzano;
il citato Assessore regionale, ha risposto alla richiesta di Arcene da ultimo con una nota del 14 luglio 2008 nella quale, nella sostanza, si afferma che le fermate sono state realizzate, ma che alla loro realizzazione non consegue necessariamente la modifica delle corse dei treni sulla tratta e, dunque, la concreta effettiva utilizzazione delle fermate stesse;
il Sindaco del Comune di Arcene con nota protocollo n. 4269 dell'8 maggio scorso, più volte reiterata fino all'ultima del 17 luglio 2008 (nota protocollo n. 7099), ha chiesto la convocazione del Collegio di vigilanza dell'Accordo di programma affinché ci si adoperi «per rimuovere i ritardi dei soggetti, come la Regione Lombardia, rispetto agli obblighi assunti», analoghe richieste sono state trasmesse dai Sindaci di Stezzano e Verzellino;
l'articolo 6 del più volte citato Accordo di programma attribuisce al Collegio di vigilanza la competenza di vigilare sulla piena, sollecita e corretta attuazione dell'accordo di programma; di individuare gli ostacoli di fatto e di diritto che si frappongono all'attuazione dell'Accordo di programma, proponendo le soluzioni idonee alla loro rimozione; di dirimere in via bonaria tutte le controversie che dovessero insorgere tra le parti in ordine all'interpretazione
e all'attuazione del presente Accordo di Programma; di disporre, in via esclusiva e in deroga al regime ordinario nei confronti del soggetto obbligato, cui sarà assegnato congruo termine per adempiere, gli interventi sostitutivi che risulteranno indispensabili per rimuovere l'inadempienza, attuandoli anche mediante Commissario ad acta; di definire e stabilire le eventuali necessarie sanzioni;
dalle predette considerazioni emerge l'inequivocabile legittimità, oltre che opportunità nel pubblico interesse, delle richieste di convocazione del Collegio avanzate dai Sindaci di Arcene, Stezzano e Verzellino, ciò nonostante l'Assessore regionale ha omesso fino ad ora di provvedere, anzi il 14 luglio ha risposto al Sindaco di Arcene che l'argomento delle fermate non è materia che riguardi l'Accordo di programma;
il ritardo nell'utilizzazione della fermata ferroviaria e del parcheggio di interscambio per l'utenza, comporterà inevitabilmente dei danni per l'Amministrazione comunale e lascerà di fatto inutilizzato ed alla mercè di vandalismi, uno spazio pubblico attrezzato con denaro dei contribuenti;
anche per questo il Consiglio comunale di Arcene all'unanimità lo scorso 26 maggio, alla presenza e con la partecipazione dei Sindaci degli altri Comuni interessati, di Consiglieri regionali, dell'Assessore provinciale alle infrastrutture e di un numeroso pubblico ha denunciato i ritardi della Regione e di RFI SpA nell'adempimento degli obblighi dell'Accordo ed ha sostenuto la richiesta intesa ad ottenere che la fermata ferroviaria di Arcene possa essere utilizzata sollecitamente da Trenitalia S.p.A. per la sosta dei treni lungo la tratta Bergamo-Milano e ritorno, stimolando la mobilitazione dei cittadini, delle associazioni dei consumatori e dei pendolari che utilizzano i treni sulla tratta ed ha chiesto l'appoggio ed il sostegno dei Parlamentari nazionali eletti in provincia, dei rappresentanti istituzionali dei comuni interessati e dell'amministrazione provinciale di Bergamo, dei consiglieri regionali eletti in provincia e dei consiglieri provinciali;
le predette richieste sono state ripetute in un'affollata assemblea pubblica tenutasi ad Arcene sabato 5 luglio 2008 proprio nella zona dove sono state eseguite le opere della fermata, dei parcheggi e della viabilità connessa. Dell'una e dell'altra iniziativa si sono occupati più volte la stampa e gli altri organi di informazione locale -:
se il Ministro, in considerazione della rilevanza dell'Accordo di programma in questione, non ritenga opportuno intervenire assumendo le iniziative necessarie per superare i ritardi e le inadempienze della Regione Lombardia e di Rete ferrovie Italia S.p.A.
(4-00891)
...
INTERNO
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per le pari opportunità, per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato 19 e domenica 20 luglio 2008, nella città di Roma, nei pressi di Via San Giovanni, si è consumato l'ennesimo gravissimo episodio di violenza e intolleranza omofoba, che desta viva preoccupazione sul clima di convivenza civile e di rispetto per le persone gay, lesbiche e transessuali nel nostro paese;
una donna lesbica di 20 anni, collaboratrice di un bar gay romano, è stata aggredita da un uomo mentre tornava a casa dal lavoro intorno alle ore 3:00. La ragazza è stata afferrata alle spalle, insultata («lesbica di m...») e colpita con calci e pugni, riportando contusioni su varie parti del corpo. L'aggressore è fuggito subito dopo il fatto;
le modalità dell'episodio sono analoghe a quelle dell'aggressione di Cristian Floris, avvenuta qualche mese fa: la vittima è stata insultata e colpita alle spalle; anche in questo episodio, data la dinamica dei fatti, risulta evidente la matrice omofobica e razzista, nonché discriminatoria ad esso sottesa;
l'evento si configura come ulteriore sintomo di quella sottocultura della violenza e dell'intolleranza che, negli ultimi tempi, sta segnando le cronache di molte realtà italiane;
data la impressionante frequenza delle aggressioni a sfondo omofobico, si segnala (per la seconda volta in due mesi con questo mezzo) come il nostro paese - così come avviene in molti altri stati europei - non si sia ancora dotato, a tal fine integrando la così detta «legge Mancino», di specifiche ed efficaci norme antiomofobia e antitransfobia, per far fronte a tale situazione e al clima di insicurezza, alimentato da alcuni settori della società verso le persone omosessuali -:
se non ritenga di dover convocare con urgenza, attraverso la Prefettura, il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, al fine di valutare l'incidenza dell'episodio sopra menzionato sull'ordine pubblico, nonché assumere le opportune iniziative per prevenire e contrastare crimini di natura omofoba e discriminatoria compiuti sul territorio;
quale sia, nel rispetto dei vincoli di autonomia e riservatezza delle indagini in corso, a conoscenza del Governo, la matrice dell'episodio sopra riportato; in particolare se si possa escludere con certezza la presenza di una motivazione politica e l'azione di gruppi organizzati, anche non politicizzati, dietro l'aggressione compiuta;
quali politiche nazionali si intendano adottare per sostenere un processo informativo e formativo per il rispetto dei diversi orientamenti sessuali ed identità di genere, nonché una cultura della convivenza e dell'integrazione sociale di tutte le diversità;
quale sistema di provvedimenti il Governo intenda assumere per contrastare l'ondata di odio omofobico in atto nel paese e se non ritenga di dover estendere l'efficacia delle disposizioni del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, la così detta Legge Mancino, integrando le fattispecie discriminatorie ivi sanzionate, includendovi quelle relative all'odio motivato dal differente orientamento sessuale della vittima ovvero dalla identità di genere.
(2-00112) «Concia».
Interrogazioni a risposta scritta:
MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i reparti della Polizia di Stato hanno in dotazione, come arma individuale, la pistola semiautomatica Beretta calibro 9, modello 92, che è qualificata come arma da guerra in ragione delle sue prestazioni, avendo una gittata di 800/1000 metri ed essendo di conseguenza efficace balisticamente sino ad almeno 200/250 metri;
di contro, l'80 per cento dei conflitti a fuoco in cui il personale della Polizia di Stato è coinvolto avviene nell'ambito di una distanza inferiore ai dieci metri, cosa che renderebbe preferibile un'arma di più facile portabilità, canna più corta e minori autonomia e gittata, anche per ridurre il rischio di danni a terzi e di episodi del genere di quello costato la vita al giovane Gabriele Sandri;
come arma offensiva di reparto, la Polizia di Stato utilizza altresì una pistola mitragliatrice Beretta PM12 S, eccellente quanto a prestazioni e perciò anch'essa classificata come arma da guerra, capace di perforare corpi ma assolutamente non in grado di arrestare il movimento di un aggressore che stia compiendo un'offesa;
potrebbe invece rivelarsi utile l'adozione di un fucile a pompa di calibro 12, come quello in uso presso le forze di polizia degli Stati Uniti, in quanto in grado di arrestare il movimento fisico di un
uomo che stia portando ad effetto un'aggressione, a differenza delle pur potenti armi attualmente in dotazione;
non meno utile potrebbe altresì essere integrare l'equipaggiamento con spray urticanti, in modo da allargare le opzioni a disposizione del personale della Polizia di Stato, altrimenti costretto a scegliere tra il ricorso alle armi da fuoco o l'impiego delle sole mani -:
se il Governo reputi opportuno modificare l'armamento individuale e di reparto in uso presso la Polizia di Stato prevedendo l'adozione di una pistola a canna più corta e minore autonomia, di un fucile a pompa calibro 12 e di spray urticanti.
(4-00864)
CUOMO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Unico nel Mondo il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è composto e diretto a livello centrale e periferico da ufficiali e funzionari (qualificati ingegneri, architetti, geometri e periti);
in caso di terremoto sono proprio i predetti tecnici che vengono chiamati a svolgere accertamenti per verificare la staticità di edifici pubblici e privati;
dal «Ministero dell'Interno - Dipartimento vigili del fuoco - Soccorso pubblico e Difesa civile» è stato pubblicato un bando di gara per l'affidamento a Tecnici esterni delle verifiche tecniche al fine di accertare il livello di adeguatezza sismica delle sedi di servizio del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per un importo complessivo di appalto di euro 4.763.937,01;
il termine per presentare le domande scade il prossimo 3 settembre 2008;
i Tecnici dei Vigili del fuoco sono sicuramente in grado di procedere alle verifiche oggetto dell'appalto -:
se non sia più «economico» affidare le verifiche di cui in premessa direttamente ai tecnici - Funzionari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, destinando l'importo previsto al compenso per l'eventuale prestazione lavorativa straordinaria nonché all'acquisto di automezzi di soccorso ovvero alla manutenzione di quelli già in dotazione al corpo, la cui dotazione di fondi è notoriamente carente.
(4-00877)
EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
agli inizi del mese di luglio 2008 il Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di finanza ha lanciato l'allarme sul consumo, sempre più elevato, della cyber-droga, ovvero file audio scaricabili da siti internet contenenti particolari frequenze sonore che parrebbero influenzare l'attività cerebrale umana;
l'i-doser, come è stata ribattezzata la droga cibernetica, sfrutta alcuni principi scientifici conosciuti sin dagli anni '70 ma ancora ignoti sul piano degli effetti reali e delle conseguenze che possono produrre nell'uomo. Da diversi esperimenti neuroscientifici, infatti, risulterebbe che lavorando nel range di frequenze in cui agisce il cervello umano, ovvero tra i 3 e i 30 Hertz, si può sollecitare l'attività cerebrale in diversi modi: dalla rilassatezza fino all'euforia e all'eccitazione;
dal resoconto redatto durante il mese di luglio dal dottor Giovanni Serpelloni, Direttore scientifico e responsabile dei progetti nazionali del Dipartimento nazionale politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, non ci sarebbe alcuna corrispondenza tra le stimolazioni indotte attraverso suoni con particolari frequenze e quelle causate da stupefacenti;
la questione della i-doser è stata riproposta nella giornata di mercoledì, 30 luglio 2008, dal quotidiano l'Unità in cui Marco Salvia descrive i sintomi da egli stesso vissuti in seguito all'ascolto dei file audio «stupefacenti», registrando malori e disagio per la durata di circa un'ora;
il fenomeno dell'i-doser già estremamente noto in Spagna, e oggi in crescita in Italia, potrebbe rappresentare una minaccia molto più infida e pericolosa per le nuove generazioni, in quanto se da un lato la diffusione delle cyber-droghe non risulta ancora essere illegale, dall'altro il loro uso risulta particolarmente semplice poiché non è invasivo -:
se i Ministri interrogati alla luce di quanto riportato dal Nucleo speciale della Guardia di finanza, del resoconto del dottor Serpelloni e, soprattutto, in seguito all'esperienza diretta del giornalista Marco Salvia, abbiano intenzione di agire nei tempi e nelle misure adeguate, in primo luogo, per chiarire la portata del fenomeno e gli effetti reali ad esso correlati e, in secondo luogo, per combattere un fenomeno in ascesa che, qualora si dimostrasse davvero pericoloso per la salute degli utenti della rete, necessiterebbe di una mobilitazione e di un impegno tempestivo e concreto da parte del Governo e delle Istituzioni soprattutto a tutela dei più giovani.
(4-00881)
LABOCCETTA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza n. 183/08, il Sindaco del comune di Ischia (Napoli), stravolgendo la tradizionale regolamentazione della viabilità da e per il centro di Ischia, ha operato la installazione di barriere fisiche su Via Iasolino - varco del Platano, impedendo il transito di autobus e taxi (poi fatti filtrare con un anomalo sistema di transenne, vietato dal Codice della Strada e limitatamente ai soli possessori di licenza comunale, discriminando in tal modo i tassisti delle altre cinque municipalità isolane); tale chiusura veniva originariamente realizzata profittando di anomali interventi sulla carreggiata, sui quali appare opportuno all'interrogante avviare una inchiesta sulle modalità esecutive, il regime di committenza, la puntuale attività di collaudo a norma delle vigenti previsioni legislative sui contratti pubblici;
successivamente a questi interventi, che hanno deformato il manto stradale, realizzando delle incredibili sopraelevazioni di quota del medesimo fondo di strada, e la posa in opera di grate di scolo, per raccogliere le acque pluviali, con scelta caotica e priva di adeguato studio scientifico in merito all'impatto sulla logistica, sull'economia e sulla gestione dei flussi veicolari e pedonali, venivano collocate, cementandole, delle gigantesche e pesantissime fioriere, lungo tutta la strada, in senso orizzontale e, a lato di queste, ulteriori paletti verticali, il tutto rappresentando una invalicabile barriera al passaggio dei veicoli;
nonostante le segnalazioni del pericolo determinato da questi ostacoli, posti sulla pubblica via, specie in ordine al rischio di impossibilità di garantire soccorsi, in primis per quanto attiene alla tutela della vita e della salute umana e cioè, per il rischio poi tramutatosi in dramma reale, come appresso si dirà, di non poter consentire un rapido accesso alle autoambulanze in codice rosso, quindi, in attività di pronto soccorso per casi gravi, oltre alla difficoltà per gli stessi mezzi delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e della protezione civile di immediato intervento;
in particolare, la signora Rosa Iacono, a nome dell'associazione Croce Rosa, che assicura interventi a mezzo di autoambulanze, aveva denunciato anzitempo tali pericoli, così come lo stesso quotidiano locale «Il Golfo» aveva con evidenza pubblicato nelle proprie cronache;
anche i Consiglieri Comunali del PDL avevano segnalato tali rischi, con istanze in ambito politico-amministrativo e manifestando pubblicamente, a mezzo stampa, tali preoccupazioni; purtroppo, come la stampa nazionale, con grandissima evidenza, addirittura con servizi nei telegiornali nazionali e con le prime pagine il giorno successivo, aveva pubblicato il caso di una ambulanza che, in codice rosso,
perdeva minuti preziosi non potendo superare gli ostacoli fisici collocati sulla via Iasolino: i lucchetti, posti alla base dei paletti per garantire la ermetica chiusura della strada, non si aprivano, così come riportato dagli organi di stampa. Tale ritardo faceva sì che l'ambulanza giungesse sul luogo del soccorso quando la donna che necessitava dell'intervento medico urgente era deceduta;
la medesima chiusura di Via Iasolino ha comportato una profonda disorganizzazione del servizio di autobus sull'Isola d'Ischia, provocando enormi difficoltà all'utenza (e cioè ai tanti residenti specie meno abbienti, malati, anziani, disabili e non automuniti, nonché ai turisti che hanno vibratamente protestato contro i gestori delle strutture ricettive);
numerose sono state le manifestazioni di protesta, petizioni popolari, istanze, affollatissime presenze nell'aula del Consiglio Comunale (tanto che in una di queste, fissata regolarmente, il Sindaco decideva di scappare, per non confrontarsi con la popolazione inferocita invece di svolgere una adeguata opera di informazione e di mediazione politica secondo le norme dell'ordinamento);
il clamore della chiusura della predetta Via Iasolino ha provocato una sentita sollevazione dei commercianti, fortemente penalizzati da un provvedimento che disincentiva l'arrivo nel comune di Ischia dei turisti, domiciliati negli altri cinque comuni isolani, con evidente perdita di clientela e conseguente calo brusco degli affari delle singole attività;
parimenti la stessa popolazione residente deve moltiplicare costi e disagi allorquando utilizza mezzi propri, costretta a chilometrici giri sulla cosiddetta variante esterna, strada tra le più pericolose e incidentate d'Italia, con lunghissime code e rallentamenti, specie nella confluenza della citata variante esterna della SS 270 con la via Michele Mazzella nei due sensi da e per il centro del comune di Ischia;
l'assurdità della chiusura al transito, con barriere fisiche, della Via Iasolino è testimoniata dal fatto che esistono documentazioni scientifiche e prove recenti del rischio idrogeologico, sismico, vulcanico e marino per il territorio dell'Isola d'Ischia, tanto che recentemente (2006) si è verificata una drammatica frana in area Monte Vezzi che ha visto la morte di quattro inermi cittadini;
il confinante comune di Casamicciola Terme è noto nel mondo per devastanti terremoti (1881 e 1883) e alluvioni (1910) e che tale territorio è posto a tre chilometri in linea d'aria dalla chiusura di questa arteria centrale, la sola che può consentire, in caso di emergenza, il deflusso rapido di un intenso traffico veicolare, permettendo la messa in sicurezza di migliaia di persone;
al verificarsi degli attracchi degli aliscafi, il notevole flusso di passeggeri si riversa immediatamente in strada e, cosa assai singolare, nel mentre la ordinanza sindacale n. 183/08 del Sindaco di Ischia impedisce il transito degli autobus pubblici, consente, invece, il passaggio, talvolta a grande velocità, di centinaia e centinaia di motorini, sicché la stessa concezione di isola pedonale è contraddetta da una misura in palese violazione del Codice della Strada laddove esso regolamenta l'istituzione di Zone a Traffico Limitato;
tali passeggeri, in arrivo od anche in partenza, sono costretti a pericolosi slalom tra file di taxi fermi o in manovra, togliendo visibilità a quanti hanno necessità di attraversare la strada per raggiungere l'altro marciapiede, il tutto facendo attenzione ad evitare i numerosi motorini che, nel frattempo, li lambiscono da ogni lato, con grave rischio per la propria incolumità personale;
per motivi, che a giudizio dell'interrogante appaiono essere clientelari, a seguito di minacce di sciopero, realmente proclamato e poi revocato e di trattative con taluni esponenti della categoria dei tassisti, veniva inventata una soluzione ancor più pittoresca e illegittima, cioè la installazione di una sbarra del tipo di quelle poste innanzi ai varchi dei condomini,
capace di alzarsi previo utilizzo di un telecomando. Invero il Sindaco e il consigliere comunale Ferrandino Vincenzo, suo incaricato al traffico e corresponsabile politico-amministrativo di tale misura cautelare e caotica, a parere dell'interrogante sembrano avere scambiato il comune di Ischia per una sorta di condominio dove poter applicare regole arbitrarie anche contrarie alle leggi vigenti in materia di circolazione veicolare -:
se il provvedimento di chiusura della via Iasolino nel comune di Ischia, attuata con ostacoli e barriere fisiche, sia conforme alle normative vigenti, in particolare in materia di circolazione stradale, anche ai sensi dell'articolo 5 del codice della strada, di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992;
se i competenti organi di controllo siano intervenuti per segnalare il pericolo sulla detta strada e con quali risultanze e attività, e in particolare se il Prefetto di Napoli abbia attivato i suoi Uffici per svolgere gli opportuni accertamenti sulla grave vicenda che sta generando turbative dell'ordine pubblico, in particolare in considerazione del decesso di una donna per il ritardo dell'intervento della autoambulanza;
se risulti che in relazione a tale grave fatto siano state avviate indagini da parte della Magistratura;
quali provvedimenti intendano assumere in considerazione delle argomentazioni suesposte, in ordine al rischio per il territorio e per la pubblica incolumità, per sgombrare la Via Iasolino, strada di deflusso per migliaia e migliaia di persone al giorno, da tutti gli ingombri, gli ostacoli e i maldestri interventi sul fondo stradale, onde ripristinare la perfetta viabilità e sicurezza della strada.
(4-00888)
PILI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la deliberazione consiliare del comune di Tresnuraghes n. 45 adottata in data 29 dicembre 2007 risulta in totale contrasto con le norme nazionali in materia di contabilità e le disposizioni in materia di finanza pubblica e in particolar modo con il disposto di cui all'articolo 193 del T.U.E.L. (decreto legislativo n. 267 del 2000);
la norma richiamata prevede che il consiglio comunale, almeno una volta all'anno ed in ogni caso entro il 30 settembre, provveda con delibera ad effettuare la ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi, dando atto del permanere degli equilibri generali di bilancio ed in caso di accertamento negativo contestualmente adottare tutti i provvedimenti necessari per il ripianamento del disavanzo;
in dispregio di quanto disposto dall'articolo 193 T.U.E.L., il consiglio comunale di Tresnuraghes, non solo ha proceduto a deliberare sugli equilibri di bilancio fuori il termine previsto del 30 settembre, ma vieppiù a fronte dell'accertamento di un disavanzo di amministrazione per l'anno 2006 di ben euro 205.310,10 non ha adottato contestualmente alla delibera, quei provvedimenti necessari ed imposti dalla norma per procedere al ripianamento così come prescritto dall'articolo 193 citato;
in particolare nel provvedimento n. 45 del 29 dicembre 2007 il consiglio comunale, deliberava quanto segue:
di prendere atto dello stato di attuazione dei programmi;
di prendere atto della relazione dell'ufficio finanziario richiamata in premessa ed allegata alla presente delibera per farne parte integrante;
di dare atto che dall'esercizio 2006 ultimo rendiconto approvato risulta un disavanzo di amministrazione da ripianare;
di adottare i conseguenti provvedimenti di riequilibrio;
di dare atto che non si conoscono debiti fuori bilancio riconducibili alla gestione
ordinaria riconoscibili ai sensi dell'articolo 194 decreto legislativo n. 267 del 2000;
di dichiarare il presente atto con separata votazione unanime immediatamente eseguibile;
nella delibera richiamata si rilevano profili di illegittimità sostanziale poiché la stessa delibera si limita ad affermare «... di adottare i conseguenti provvedimenti di riequilibrio...» senza alcuna indicazione né degli stessi né delle previsioni di copertura del disavanzo;
l'omissione suddetta equivale di fatto ad un omesso provvedimento o ad una omessa pronuncia sul punto e, quindi, l'assoggettabilità alla procedura di scioglimento prevista dagli articoli 193 e 141, comma 2, T.U.E.L.;
la mancata adozione da parte dell'organo consiliare dei provvedimenti necessari per il ripianamento, viene equiparata alla mancata approvazione del bilancio di previsione con conseguente applicazione della procedura prevista per tale ultima ipotesi e disciplinata dall'articolo 141 T.U.E.L. che prevede lo scioglimento del consiglio comunale quando il bilancio non venga approvato nei termini di legge;
la indilazionabilità e inderogabilità delle norme su citate, atteso il fatto che nonostante i numerosi solleciti, ad oggi non sono stati adottati i provvedimenti prescritti dal combinato disposto di cui agli articoli 141, comma 2, e 193 T.U.E.L. e, segnatamente, la nomina del commissario ad acta che si surroghi all'amministrazione inadempiente con contestuale comunicazione all'autorità prefettizia per l'avvio della procedura di scioglimento del consiglio comunale;
che la giurisprudenza (tra gli ultimi pronunciamenti del TAR Lazio, sez. I, Latina, sentenza n. 497 del 2008 conferma la fondatezza delle istanze dei consiglieri comunali di Tresnuraghes in materia di scioglimento del Consiglio in caso di mancato riequilibrio del bilancio;
i componenti del gruppo di minoranza in consiglio comunale a Tresnuraghes hanno nei giorni scorsi presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Cagliari perché vengano valutate le eventuali responsabilità sull'omesso controllo e il mancato avvio delle procedure di scioglimento dell'assemblea civica di Tresnuraghes;
i componenti del gruppo di minoranza in consiglio comunale a Tresnuraghes hanno nei giorni scorsi presentato un'istanza al Ministero dell'interno dipartimento per gli Affari interni e territoriali, direzione centrale per le autonomie locali per le presunte violazioni delle norme nazionali in materia di contabilità e finanza pubblica con particolare riferimento alle possibili implicazioni legate alle regole che disciplinano il patto di Stabilità -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti riportati;
se intendano promuovere iniziative che rientrino nelle proprie competenze al fine di verificare:
a) se risultino elementi in ordine alla violazione di norme nazionali in materia di contabilità e bilancio degli Enti locali nel comune di Tresnuraghes;
b) se nell'ambito delle competenze relative allo Stato si possa configurare un omesso controllo teso a rilevare le illegittimità richiamate segnalandole eventualmente alla stessa Regione affinché sia adottato il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale;
c) che non ritenga di dover sollecitare, nell'ambito delle proprie competenze, che altri organismi di controllo, in sede di rilevazione di comportamento omissivo da parte degli organi di controllo, adottino di loro iniziativa tutti i provvedimenti eventualemente previsti dalla normativa vigente.
(4-00889)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta orale:
NUNZIO FRANCESCO TESTA e ADORNATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreti ministeriali 1o luglio 2008, limitatamente all'anno accademico 2008/2009, sono stati definiti i posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni, presso ciascun Ateneo, al Corso di laurea specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria ed ai Corsi di laurea delle professioni sanitarie, con particolare riferimento alla classe SNT/3-Igiene Dentale;
dalle tabelle allegate ai predetti provvedimenti ministeriali e del decreto ministeriale 4 luglio 2008, si rileva che all'Università degli Studi dell'Aquila sono stati assegnati per il Corso di laurea specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria 13 posti, a fronte dei 25 assegnati nell'anno accademico 2007/2008, e per il Corso di laurea in Igiene Dentale solo 5 posti, a fronte dei 20 assegnati nell'anno accademico 2007/2008;
l'entità della descritta decurtazione, qualora non dovuta ad una mera «svista», rappresenta una palese discriminazione nei confronti dell'Università degli Studi dell'Aquila, con effetti pregiudizievoli sugli interessi degli studenti e sull'interno territorio aquilano, senz'altro danneggiato da una non corretta distribuzione formativa tra le sedi universitarie;
il Corso di laurea specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell'Università dell'Aquila ha avuto, negli ultimi anni, un notevole impulso, grazie all'impegno delle Istituzioni Accademiche che, in stretta sinergia con i docenti, hanno creduto nelle potenzialità di questo Corso di Laurea ed hanno investito notevoli risorse per raggiungere risultati di eccellenza;
l'assegnazione di nuovi spazi, il potenziamento delle strutture e l'acquisizione di attrezzature di ultima generazione per la didattica e la ricerca (tra cui l'acquisto di ben sette, nuovi riuniti con conseguente incremento di posti assegnati, passati da 16 nell'anno accademico 2006/2007 a 25 nell'anno accademico 2007/2008) hanno consentito ai docenti di condurre studi di rilevanza riconosciuta nel panorama scientifico internazionale ed al contempo di formare elevate professionalità nel settore di riferimento;
per quanto riguarda il Corso di Laurea in Igiene Dentale, pur prendendo atto che esiste a livello nazionale una riduzione dei relativi posti disponibili per le immatricolazioni, è tuttavia certo che l'università dell'Aquila ha subito una eccessiva decurtazione di assegnazioni, basti al riguardo una semplice lettura dei dati che seguono:
anno accademico 2006-2007: posti totali nazionali per Igienista Dentale 641, posti AQ 25;
anno accademico 2007-2008: posti totali nazionali per Igienista Dentale 639, posti sede AQ 20;
anno accademico 2008-2009: posti totali nazionali per Igienista Dentale 545, posti sede AQ 5 -:
quali siano i criteri e le modalità che hanno indotto codesto Ministero ad assumere la decisione di cui in premessa;
tenuto conto di quanto sopra esposto in premessa, se non intenda rimodulare l'assegnazione dei posti disponibili per le immatricolazioni al Corso di Laurea Specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria e al Corso di Laurea in Igiene Dentale dell'Università dell'Aquila, al fine di evitare una palese e ingiustificata discriminazione nei confronti dell'offerta formativa dell'Ateneo aquilano e delle opportunità formative in campo odontoiatrico per la popolazione studentesca abruzzese.
(3-00113)
Interrogazione a risposta scritta:
COMMERCIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Sicilia si appresta a pagare il maggiore tributo di cattedre nell'ambito dei tagli alla scuola previsti dall'ultima manovra economica varata dal Governo che prevede, per il prossimo anno scolastico, il taglio di 2.251 unità riguardante il corpo docente, il personale amministrativo tecnico e il personale amministrativo;
le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica introdotte dalle ultime leggi finanziarie hanno determinato, nell'ultimo biennio, il taglio di circa 3.500 cattedre, con conseguenze svantaggiose per la scuola siciliana;
la politica di smobilitazione di personale scolastico siciliano ha interessato dunque in totale negli ultimi anni oltre seimila posti determinando in ambito scolastico una situazione di desertificazione;
l'ulteriore taglio agli organici previsto dagli ultimi provvedimenti per la sola regione Sicilia è pari al 21 per cento del totale nazionale;
volendo ritenere realistiche le stime ministeriali sul decremento della popolazione scolastica (meno 9.337) non si riesce a giustificare un taglio così consistente visto che l'anno scorso furono tagliati 1.129 posti a fronte di un calo stimato di 9.892 alunni rivelatosi, successivamente, sovradimensionato;
tale ultima misura economica, che mette letteralmente in ginocchio il sistema scolastico siciliano, tarpa definitivamente le ali di centinaia di precari speravano di essere immessi, quest'anno, nei ruoli definitivi, oltre a mettere a rischio il diritto allo studio in una realtà, quella siciliana, che ha già elevati tassi di dispersione scolastica e di abbandoni;
i tagli, che determineranno inevitabilmente un peggioramento complessivo dell'offerta formativa, riguarderanno anche circa mille insegnanti di sostegno e questo perché non essendoci più spazi per ulteriori riduzioni di organico, si è deciso, in violazione di numerose norme di legge, di colpire e penalizzare gli alunni più deboli e le loro famiglie che rischiano di essere private di un supporto essenziale, in un territorio che, spesso, non offre altre risorse per favorire l'integrazione scolastica e sociale;
la regione siciliana, con una dichiarazione del Presidente Raffaele Lombardo, ha già annunciato che promuoverà ricorso per conflitto di competenze con lo Stato per bloccare i tagli nell'organico, perché impedirebbero alla Sicilia di esercitare le proprie prerogative e le proprie competenze in materia di organizzazione scolastica, organizzazione che non può rescindere dalle dotazioni organiche di personale, che dovrebbero essere, a loro volta, oggetto di informazione preventiva da parte del ministero competente -:
se non ritenga più improcrastinabile un confronto immediato con la Regione Sicilia per verificare la congruità dei tagli proposti ed eventualmente rielaborare una proposta condivisa che permetta alla Regione di operare una razionalizzazione della rete scolastica che non metta in ginocchio l'intero sistema scolastico evitando che si creino ulteriori svantaggi che amplificherebbero il gap formativo già esistente con altre regioni in particolare quelle del Nord;
se non ritenga urgente l'adozione di una serie di misure che garantiscano il rispetto del piano triennale per la stabilizzazione del personale precario siciliano, la immediata immissione in ruolo per 50.000 docenti e 10.000 ATA previsti dalla legge finanziaria per il 2008, il rispetto delle graduatorie ad esaurimento stabilite nella scorsa legislatura, il riconoscimento della carriera del personale precario secondo quanto stabilito dalla Corte di giustizia europea e l'abolizione dell'iniqua differenziazione tra organico di diritto e organico di fatto.
(4-00890)
TESTO AGGIORNATO AL 5 AGOSTO 2008
LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), prevede quattro distinte categorie di beneficiari:
a) invalidi con inabilità inferiore al 25 per cento e invalidi con inabilità compresa tra il 25 per cento ed il 79 per cento (che non abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa);
b) invalidi con inabilità compresa tra 25 per cento ed il 79 per cento che abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa;
c) invalidi con inabilità pari o superiore all'80 per cento;
d) coniuge e figli anche maggiorenni, e in loro mancanza i genitori, di invalidi di qualsiasi percentuale e dei caduti -:
quale sia per tutte le categorie di beneficiari, e in relazione ai loro trattamenti diretti:
a) il numero dei già pensionati al 26 agosto 2004, distribuiti nel dettaglio per ente previdenziale di appartenenza (INPS, INPDAP eccetera);
b) il numero delle domande pervenute dopo l'agosto 2004, quante sono state accolte, quante respinte e quante ancora inevase;
c) a quanti sia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o trattamento equipollente di cui all'articolo 2 comma 1 della legge;
d) a quanti sia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o equipollente di cui all'articolo 3 per Ente previdenziale;
e) a quanti sia stata applicata l'esenzione totale della pensione dall'IRPEF ed addizionali e la restituzione di tali imposte al pensionato per l'anno 2007 fino alla mensilità precedente per la quale l'esonero totale fiscale sulla pensione non era stato attuato, effettuata dall'Ente previdenziale di appartenenza;
quale sia la spesa complessivamente sostenuta dai singoli enti previdenziali per l'applicazione della legge 206;
quale sia lo stanziamento previsto dai singoli enti per gli anni 2008, 2009, 2010;
con quali atti interni si sia data applicazione alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 luglio 2007 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 178 del 2 agosto 2007.
(5-00296)
ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della
legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), prevede quattro distinte categorie di beneficiari:
a) invalidi con inabilità inferiore al 25 per cento, e invalidi con inabilità compresa tra il 25 per cento ed il 79 per cento (che non abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa);
b) invalidi con inabilità compresa tra 25 per cento ed il 79 per cento, che abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa;
c) invalidi con inabilità pari o superiore all'80 per cento;
d) coniuge e figli anche maggiorenni, in mancanza i genitori, di invalidi di qualsiasi percentuale e dei caduti -:
quale sia per i beneficiari di cui al punto d) e in relazione ai loro trattamenti indiretti o di reversibilità, il numero delle domande pervenute dopo l'agosto 2004, quante sono state accolte, quante respinte e quante ancora inevase;
a quanti sia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o trattamento equipollente di cui all'articolo 2 comma 1 della legge;
a quanti sia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o equipollente di cui all'articolo 3 per Ente previdenziale;
a quanti sia stata applicata l'esenzione totale della pensione dall'IRPEF ed addizionali e la restituzione di tali imposte al pensionato per l'anno 2007 fino alla mensilità precedente per la quale l'esonero totale fiscale sulla pensione non era stato attuato, effettuata dall'Ente previdenziale di appartenenza;
quale sia la spesa complessivamente sostenuta dai singoli enti previdenziali per l'applicazione della legge 206;
quale sia lo stanziamento previsto dai singoli enti per gli anni 2008, 2009, 2010;
con quali atti interni si sia data applicazione alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 luglio 2007 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 178 del 2 agosto 2007.
(5-00297)
ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice -:
con dettaglio numerico distribuito per Istituto pensionistico (INPS, INPDAP, eccetera) il numero dei titolari di pensione di reversibilità o indiretta di invalidi con inabilità pari o superiore al 25 per cento, nonché dei titolari di pensione di reversibilità o indiretta di caduti, ai quali sia stata riconosciuta, dal rispettivo ente previdenziale del trattamento indiretto, l'indennità delle due annualità comprensiva della tredicesima;
i criteri di computo del beneficio e l'applicazione o meno della ritenuta fiscale.
(5-00298)
ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre
2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice -:
con dettaglio numerico distribuito per Ente previdenziale di appartenenza (INPS, INPDAP, eccetera) o Ministero dell'interno - Dipartimento Libertà civili per gli invalidi sprovvisti di copertura assicurativa obbligatoria, il numero degli invalidi con la su indicata percentuale ai quali sia stato attribuito l'assegno vitalizio mensile di euro 900;
i criteri seguiti per il riconoscimento di detto beneficio.
(5-00299)
ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice;
considerando l'attuazione articolo 6 comma 1 della legge n. 206 del 2004 e punto 9 della Direttiva della Presidenza del Consiglio del 27 luglio 2007 -:
quale sia il numero degli invalidi, con percentuali di invalidità già riconosciute in base alla normativa vigente al 26 agosto 2004, per i quali dette percentuali siano state rivalutate, dalle competenti commissioni mediche ospedaliere militari, tenendo conto dell'aggravamento fisico e del riconoscimento del danno biologico e morale, con l'espressione di un unico valore percentuale di invalidità permanente;
quali siano le tabelle ed i criteri considerati per la valutazione dell'aggravamento fisico ed i criteri seguiti per la valutazione successiva del maggior danno biologico, di quello morale ed infine della definitiva determinazione, sulla base della valutazione percentuale dei due danni precedenti, dell'unico valore percentuale di invalidità permanente.
(5-00300)
Interrogazione a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, recante «Conferimento alle regioni e agli enti locali di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro, a norma dell'articolo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59», (Gazzetta Ufficiale 8 gennaio 1998, n. 5), prevede, all'articolo 4 - Criteri per l'organizzazione del sistema regionale per l'impiego, comma 1, lettera b), la «costituzione di una commissione regionale permanente tripartita quale sede concertativa di progettazione, proposta, valutazione e verifica rispetto alle linee programmatiche e alle politiche del lavoro di competenza regionale...; e, all'articolo 5 - Commissione regionale per l'impiego - che «La commissione regionale per l'impiego è soppressa con effetto dalla data di costituzione della commissione di cui all'articolo 4, lettera b)...»;
a distanza di 11 anni dall'approvazione della legge 15 marzo 1997, n. 59, e del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, in alcune regioni la sopracitata Commissione regionale permanente tripartita non risulta essere stata ancora costituita;
in tali regioni conseguentemente le Commissioni regionali per l'impiego (CRI),
anziché essere soppresse, continuano ad operare in regime di prorogatio praticamente perpetua;
la mancata costituzione della Commissione regionale permanente tripartita preclude la possibilità di vedere partecipi delle politiche regionali in materia di mercato del lavoro le confederazioni rappresentative di importanti settori produttivi quali la cooperazione e l'artigianato ed inoltre le confederazioni non riconducibili alla triplice sindacale;
il regime di prorogatio perdurante dal 1998 in cui operano le Commissioni regionali per l'impiego - CRI di alcune Regioni suscita forti dubbi di legittimità -:
quali conseguenze ritenga che avrebbero eventuali ricorsi prodotti da soggetti interessati, datori di lavoro, lavoratori, associazioni sindacali e imprenditoriali, avverso i provvedimenti adottati dalle Commissioni regionali per l'impiego - CRI, ad esempio, in materia di approvazione delle liste dei lavoratori in mobilità e dunque se il Ministero non ritenga di doversi attivare in sede di conferenza Stato-Regioni per raggiungere un accordo affinché si proceda con urgenza alla costituzione della Commissione regionale permanente tripartita prevista dal decreto legislativo 469/1997, anche da parte delle Regioni ancora inadempienti.
(4-00885)
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta orale:
SANI e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
oltre l'80 per cento delle colture agricole dipendono dall'impollinazione effettuata dalle api, che garantiscono la rigenerazione delle flora mantenendo la biodiversità;
l'apicoltura italiana è un comparto produttivo rilevante nell'ambito del settore primario nazionale, che è stato riconosciuto a «valenza nazionale» e vanta numerose produzioni di miele di qualità a marchio Dop e Igp;
sin dalla primavera, specialmente in corrispondenza di coltivazioni di mais, si sono verificati numerosissimi fenomeni di «apicidio», che hanno decimato gli «apiari» fino al 30-40 per cento del totale;
tutte le associazioni di rappresentanza dei produttori hanno individuato nei «pesticidi» (fitofarmaci) sistemici a base di «neonicotinoidi» - utilizzati per la concia delle sementi - la causa della moria massiva di api;
tali pesticidi sistemici entrano nel ciclo vitale delle piante persistendovi fino al momento della fioritura, rendendo il fiore un inganno letale per gli insetti;
quattro anni fa la Francia, in base al principio di precauzione; lo scorso 15 maggio la Germania, ad appena 15 giorni dalla prima segnalazione di moria di api; più recentemente la Slovenia, hanno vietato l'utilizzo di fitofarmaci a base di «neonicotinoidi», ritenendoli responsabili della morte delle api;
Aspromiele - associazione apistica piemontese - ha recentemente fatto svolgere ad un laboratorio d'analisi privato un'indagine su alcune confezioni di semi di girasole, dalla quale è emersa la presenza delle molecole «imidacloprid» - principio attivo della Bayer alla base del Poncho e del Gaucho, prodotti per la concia delle sementi del mais - e «thiametoxan», principio attivo del Cruiser della Syngenta;
queste molecole non sono autorizzate in Italia per i semi di girasole, tanto da non essere neppure contemplate dalle etichette dei sacchetti di semi di girasole -:
se ritenga, in base al principio di precauzione, di promuovere, e in quali tempi, il divieto di utilizzo in agricoltura di prodotti a base di «neonicotinodi» e di
sementi pretrattati con le molecole chimiche «imidacloprid» e «thiametoxan»;
se intenda disporre un'indagine, su base nazionale, per conoscere l'incidenza dei pesticidi sulla moria delle api verificatasi nel periodo primaverile e, in particolar modo, per accertare l'utilizzo improprio dei «neonicotinodi» impiegati per conciare semi attraverso principi attivi non autorizzati dalle normative italiane;
se siano previste, o si intendono individuare, forme di indennizzo degli apicoltori che hanno subito una decimazione degli «apiari»;
quali concrete iniziative abbia assunto o intenda assumere per ripristinare il finanziamento di cui alla Legge n. 313 del 2004, finalizzato alla attuazione del piano programmatico per il settore apistico, oggetto di specifico ordine del giorno, presentato dall'interrogante e altri in Aula, accolto dal Governo in data 26 giugno 2008.
(3-00112)
Interrogazione a risposta in Commissione:
VANNUCCI e AGOSTINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
codesto Ministero ha, in data 23 luglio 2008, approvato la nuova proposta di disciplinare per il formaggio di fossa DOP, modificando quello approvato con Decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 marzo 2007 che accorda la protezione a titolo transitorio a livello nazionale, ai sensi dell'articolo 5, comma 6, del Regolamento (CE) n. 510/2006, alla denominazione «formaggio di fossa di Sogliano al Rubicone e Talamello» DOP;
con la nuova proposta, è stata mutata, la denominazione da «Formaggio di fossa di Sogliano al Rubicone e Talamello» DOP a «Formaggio di fossa di Sogliano» DOP;
la vicenda del formaggio di fossa coinvolge, fin dalle sue origini, due realtà: Sogliano al Rubicone (nella regione Emilia-Romagna) e Talamello (nella regione Marche) e, pertanto la denominazione di cui al Decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 marzo 2007 corrisponde fedelmente alla storia e alla realtà del formaggio di fossa;
la proposta di DOP per il formaggio di fossa è stata frutto di lunghe e complesse concertazioni tra le realtà territoriali interessate delle Regioni Marche ed Emilia-Romagna: anni fa erano state proposte due separate DOP/IGP, ma su sollecitazione del Ministero delle Risorse Agricole si è poi formulata un'unica richiesta di DOP, interregionale, definendo, sulla base di un accordo sottoscritto presso il Ministero in data 20 aprile 2005, la denominazione che comprende le due realtà storiche di Sogliano al Rubicone e di Talamello e cioè le due realtà più rappresentative: una delle Marche e una dell'Emilia-Romagna;
la nuova denominazione proposta «Formaggio di fossa di Sogliano» DOP non corrisponde alla storicità del prodotto che, fin dalle origini ai giorni nostri, si è sempre sviluppato attorno alle realtà di Sogliano al Rubicone e Talamello e rappresenterebbe un enorme danno dal punto di vista economico, sociale, culturale e istituzionale per il territorio della Regione Marche, della Provincia di Pesaro e Urbino e del Comune di Talamello;
è un fatto notorio, insindacabile, che il formaggio di fossa è conosciuto, nel linguaggio corrente, come di Sogliano e di Talamello;
la scelta adottata appare pertanto impraticabile in quanto danneggerebbe numerosi produttori marchigiani e produrrebbe sicuramente un contenzioso legale -:
quali siano le ragioni che hanno suggerito al Ministero di modificare la proposta e se per la modifica siano stati acquisiti gli obbligatori pareri delle Regioni e degli enti interessati;
se il Ministro delle Risorse Agricole, per quanto sopra esposto, intenda ripristinare
la denominazione «Formaggio di fossa di Sogliano al Rubicone e Talamello» DOP ovvero, in subordine, di proporre la denominazione «Formaggio di fossa» DOP oppure, in subordine, due DOP distinte, una per il «Formaggio di fossa di Sogliano» ed una per il «Formaggio di fossa di Talamello» DOP.
(5-00292)
Interrogazioni a risposta scritta:
TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
Buonitalia viene costituita nell'anno 2002 con la denominazione «Naturalmente Italiano s.r.l.». Inizialmente la partecipazione era detenuta integralmente dall'Ismea, successivamente, in conformità del programma strategico della società, pur mantenendo l'Ismea una partecipazione qualificata, le quote di partecipazione si sono diversificate, infatti nel capitale sociale sono subentrati: Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Ice ed Unioncamere;
le motivazioni dell'ingresso di altri soggetti pubblici era conforme al citato programma strategico, infatti Buonitalia fu costituita per «fare sistema» tra tutti i soggetti istituzionalmente demandati a promuovere e valorizzare all'estero il settore agricolo ed agroalimentare;
dopo l'ingresso degli altri azionisti, in data 4 luglio 2003, la società si trasformò in società per azioni portando il suo capitale sociale a 500.000,00 euro;
la società Buonitalia svolge il suo compito istituzionale e statutario quale strumento operativo e funzionale del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per la promozione, valorizzazione ed internazionalizzazione delle produzioni di qualità del settore agroalimentare italiano. Inoltre, inizialmente alla società era stato affidato anche il compito della registrazione e tutela, anche internazionale, dei marchi delle denominazioni di origine dei citati prodotti di qualità. Le menzionate funzioni sono state attribuite a Buonitalia dall'articolo 17 del Decreto Legislativo n. 99/2004;
le quote di partecipazione al capitale sociale sono così suddivise:
70 per cento Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali;
10 per cento Ismea;
10 per cento Ice;
10 per cento Unioncamere;
pertanto il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali esercita la funzione di Direzione e Coordinamento;
perquanto precede Buonitalia svolge esclusivamente la propria missione per il tramite di progetti approvati dal Ministero, il quale decreta ed eroga i contributi concessi a fronte della presentazione degli stessi da parte di Buonitalia;
nonostante il decreto legislativo n. 99 del 29 marzo 2004, affidi a Buonitalia Spa la promozione dei prodotti agricoli ed alimentari sui mercati esteri, si evidenzia che - a partire dal 2005 - Buonitalia non è mai stata convocata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a nessuna riunione pertinente l'utilizzo dei fondi della legge 499/99 attraverso la quale erano stati inizialmente finanziati i progetti di Buonitalia;
a Buonitalia sono stati affidati 50 milioni di euro per un programma a favore dell'internazionalizzazione del comparto agroalimentare;
il «Programma per l'internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari italiani di qualità» fu previsto dalla Legge 80/2005 (Legge sulla competitività) che rinvia le modalità e le procedure di attuazione ad un decreto interministeriale emanato congiuntamente dal Ministero
dell'Economia e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali;
in data 15 maggio 2006 viene firmato il decreto interministeriale di attuazione;
il decreto di cui sopra viene trasmesso a Buonitalia dal Ministero in data 26 settembre 2006. Nella lettera di trasmissione il Ministero invita la società a voler ridefinire il Programma «attualizzandolo in coerenza con i nuovi indirizzi governativi»;
l'articolo 2 del decreto di attuazione richiedeva alcune azioni preliminari per procedere alla realizzazione del Programma, in particolare la presentazione di nuove schede progetto aggiornate, la stipula di una Convenzione con la società I.S.A. S.p.a (Istituto Sviluppo Agroalimentare) e la presentazione dei relativi piani esecutivi;
nella prima metà del mese di dicembre 2006 Buonitalia trasmette al Ministero le nuove schede progetto modificate secondo quanto richiesto dallo stesso;
in data 27 febbraio 2007 viene sottoscritta la Convenzione con I.S.A. S.p.a.;
inoltre, il Ministero non ha mai definito le procedure amministrative che regolano i rapporti tra lo stesso e Buonitalia;
si ricorda che la mancata definizione dei procedimenti amministrativi comporta per Buonitalia una notevole difficoltà nell'onorare le obbligazioni assunte nei confronti dei fornitori, con la conseguente esposizione ad azioni legali da parte dei soggetti creditori;
come sopra detto le attività di produzione del reddito di Buonitalia derivano esclusivamente dalla realizzazione di progetti finanziati dal Ministero;
Buonitalia ha più volte richiesto al Ministero, per il tramite di lettere raccomandate, la definizione delle procedure in discorso, ma tali richieste sono risultate vane;
Buonitalia ha più volte sollecito al Ministero, per il tramite di lettere raccomandate, la liquidazione dei contributi rendicontati, ma tali richieste sono risultate vane;
non avendo avuto riscontro le numerose richieste, il precedente Presidente si trovò costretto ad assumere iniziative ancora più incisive per fare in modo che Buonitalia potesse essere posta nelle condizioni di operare;
il Ministero, con i suoi comportamenti omissivi, e la sua inattività ha concorso alla situazione di forte passivo sopra indicata: si ricorda che il Ministero non solo esercita la funzione di Direzione e Controllo, ma rappresenta l'unica fonte di finanziamento delle attività svolte dalla società;
attualmente la società Buonitalia si trova in una situazione di stallo e di forte passivo dovuta alla non approvazione da parte del Ministero dei programmi presentati;
inoltre, nonostante il perdurare di tale situazione di stallo della società e la non erogazione di nuovi fondi da parte del Ministero, non risulta all'interrogante che sull'incremento dei costi di struttura dovuto a nuove assunzioni siano state sollevate obiezioni -:
per quale motivo i fondi previsti dalla legge n. 80 del 2005 non siano ancora stati resi disponibili a Buonitalia;
per quali ragioni il programma 2008 presentato da Buonitalia non sia ancora stato approvato nonostante condiviso con le principali associazioni di rappresentanza delle imprese del comparto;
quali iniziative intenda intraprendere affinché Buonitalia sia messa in grado di operare, sia garantito il suo pronto rilancio e in particolare affinché si completino le procedure amministrative che permettano alla società di perseguire le proprie finalità statutarie.
(4-00858)
MOSELLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 26 luglio un incendio di vaste proporzioni ha interessato la pineta di Castelfusano (Roma) distruggendo un'area di oltre 30 ettari;
i primi focolari sarebbero stati avvistati, secondo fonti stampa, intorno alle ore 11, mentre i mezzi di intervento più efficaci sarebbero intervenuti solo dopo le ore 13;
le polemiche sul ritardo con il quale il Corpo forestale dello Stato avrebbe attivato le procedure antincendio per domare le fiamme hanno destato sconcerto nella opinione pubblica;
il fenomeno degli incendi, che peraltro aveva già interessato la pineta di Castelfusano, si ripropone in tutta la sua drammaticità ogni anno, cancellando le aree più suggestive del patrimonio naturalistico del nostro Paese;
la promozione di strumenti di prevenzione è di importanza primaria nella conservazione e nella tutela del paesaggio dalle minacce incendiarie -:
quali iniziative intenda intraprendere:
a) per accertare se vi siano stati ritardi del Corpo forestale dello Stato nell'attivazione delle procedure antincendio;
b) per promuovere un piano capillare di vigilanza e di monitoraggio del territorio al fine di prevenire ulteriori atti di devastazione del polmone verde di Castelfusano e, più in generale, del patrimonio naturalistico e boschivo del Paese.
(4-00868)
SERVODIO, OLIVERIO, GHIZZONI, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, TRAPPOLINO, COSCIA, ANTONINO RUSSO, PES, SIRAGUSA, DE TORRE, DE PASQUALE, ROSSA, LOLLI, GINEFRA, MAZZARELLA, NICOLAIS, BACHELET, PICIERNO, DE BIASI e LEVI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 26 giugno scorso il Senato ha approvato la mozione n. 00009, De Castro ed altri, con cui il Parlamento ha impegnato il Governo a proseguire con determinazione il lavoro intrapreso nel corso della precedente legislatura a difesa e tutela della dieta mediterranea, a sviluppare - d'intesa con i partner stranieri coinvolti (Spagna, Grecia e Marocco) - tutte le iniziative per assicurare l'inserimento della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità e, a tal fine, a presentare il dossier di candidatura a Parigi, come previsto, entro il mese di agosto del corrente anno;
un'analoga iniziativa è stata assunta alla Camera dei Deputati dove è stata depositata la mozione n. 00024, Servodio, Russo ed altri, sottoscritta da tutte le forze politiche presenti nell'arco parlamentare;
tale iniziativa è il frutto di un approfondito confronto che si è svolto presso la Commissione agricoltura della Camera che ha determinato una profonda condivisione degli obiettivi da parte dei soggetti coinvolti;
il Parlamento ha, pertanto, stabilito un indirizzo chiaro e preciso che il Governo si è impegnato ad attuare attivando tutte le procedure utili al conseguimento del risultato;
i progetti prevedono necessariamente l'individuazione, la razionalizzazione, l'aggiornamento dei provvedimenti necessari ad avviare e garantire la salvaguardia, la valorizzazione e la promozione dei beni immateriali di cui si predispone la candidatura, anche in riferimento alla raccolta, alla sistemazione e all'adozione di inventari;
il dossier di candidatura dovrà rappresentare lo strumento per l'individuazione degli organi e delle istituzioni preposte alla salvaguardia del bene intangibile, così come delle comunità scientifiche, culturali e sociali che insistono sui territori mediterranei e sulle tematiche connesse alla rispettiva dieta, intesa non solo come modello alimentare di qualità, ma anche come risorsa culturale per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo e parte integrante del patrimonio sociale, storico, economico, artistico e paesaggistico dei popoli della regione;
il dossier finale di candidatura sarà oggetto di una specifica presentazione in Parlamento dando atto, in tal modo, delle attività, degli interventi e delle iniziative poste in essere dal Governo per la salvaguardia della dieta mediterranea;
i tempi per la predisposizione del dossier sono molto limitati poiché il calendario per la pianificazione delle azioni del progetto per l'iscrizione della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità prevede la trasmissione a Parigi del dossier della candidatura entro il prossimo mese di agosto;
entro il 15 maggio 2009 tale dossier sarà esaminato dall'Organo sussidiario;
entro il mese di settembre 2009 il Comitato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale assumerà la decisione finale sull'iscrizione della dieta mediterranea -:
se, in ottemperanza all'indirizzo espresso dal Parlamento, siano state attivate tutte le procedure necessarie alla predisposizione del dossier per la candidatura della dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
(4-00876)
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POLITICHE EUROPEE
Interrogazione a risposta scritta:
BELLOTTI. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro dello sviluppo economico. -Per sapere - premesso che:
la telefonia mobile rappresenta uno dei più importanti metodi di comunicazione dell'epoca moderna;
oggigiorno il cellulare è di fatto un bene necessario e, come già rilevato dall'interrogante in altre interrogazioni precedenti alla presente, le tariffe collegate all'utilizzo del cellulare non sono una spesa facoltativa;
il cellulare viene utilizzato per lavoro, ma anche per diletto e, essendo un mezzo per comunicare molto amato dai giovani, spesso grava in modo incisivo sui bilanci familiari;
il caso poi dell'utilizzo di questo strumento per mantenere contatti nei viaggi all'estero, che, specie per le nuove generazioni sono non soltanto un modo per divertirsi, ma spesso anche per studiare e per curare una preparazione che lo Stato e le aziende incoraggiano a parole ma che spesso non agevolano, è spesso molto oneroso tramite una gestione incongrua del roaming internazionale;
per quanto concerne il solo utilizzo degli sms la spesa sarebbe proibitiva;
a mettere in evidenza questi eccessi non è solo l'interrogante ma la stessa Commissaria europea alle telecomunicazioni Viviane Reding che avrebbe dichiarato, secondo quanto riportato da un articolo apparso sul Corriere della Sera il 16 luglio 2008 dal titolo «La Ue: tagliate i costi degli sms»: «non possiamo più escludere una regolazione dei prezzi e sono indispensabili misure di trasparenza. Basta con le bollette-choc»;
secondo la stessa Commissaria, che parla dei costi dell'uso del telefono cellulare
in roaming, «soprattutto per i messaggini sms [...] i margini delle compagnie telefoniche sono altissimi, arrivano al 97 per cento con tariffe anche 10 volte più care di quelle applicate nei singoli Paesi»;
il roaming, come spiega lo stesso articolo, è il servizio per cui l'operatore locale «carica» un sovrapprezzo all'operatore straniero, e quest'ultimo lo rovescia a sua volta sull'utente;
considerando che ogni giorno, nei 27 paesi dell'Unione europea, viaggerebbero, secondo l'articolo, 2,5 miliardi di messaggini in roaming è chiaro che il business degli operatori rappresenta un corrispondente e ingiustificato danno per gli utenti -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure di propria competenza il Governo intenda adottare al fine di promuovere un uso più responsabile e moderato dello strumento del roaming internazionale;
se il Governo intenda supportare e incoraggiare in sede europea la proposta della Commissaria Viviane Reding per una regolazione dei prezzi a livello comunitario per ciò che concerne i servizi di telefonia mobile.
(4-00873)
TESTO AGGIORNATO AL 15 LUGLIO 2009
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
NICOLA MOLTENI, RIVOLTA e FOGLIATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il regio decreto 31 agosto 1928, n. 2126 obbliga tutte le imprese che lavorano conserve alimentari di origine animale e vegetale al finanziamento dell'Istituto Nazionale Conserve Alimentari, mediante versamento di contributi annuali in proporzione dell'importo dei salari erogati ai propri dipendenti;
in forza di tale decreto, ancora in vigore, alle imprese di settore è stata formulata una richiesta relativa al proprio «monte salari» ai fini della determinazione del succitato contributo obbligatorio;
tale ente, che si differenzia dalla Stazione sperimentale per le conserve alimentari di Parma per le attività di ricerca, è un organo con funzioni ispettive, la cui attività rischia di ostacolare lo sviluppo e la competitività di molte piccole imprese di settore;
la mancata comunicazione della denuncia salari, nei previsti modi e termini, comporta, infatti, la determinazione di ufficio del contributo ai sensi dell'articolo 12 del regio decreto 15 ottobre 1931, Pubblicato in Gazzetta Ufficiale 17 novembre 1931, n. 265 ed in caso di mancato pagamento, lo stesso verrà inserito successivamente nella cartella ordinaria delle tasse con l'aggiunta dei diritti erariali;
l'attività svolta dall'Istituto, essenzialmente individuabile nelle funzioni di riscossione, non sembra corrispondere alle reali esigenze delle piccole e medio imprese di settore, risultando addirittura gravosa per lo stesso sistema imprenditoriale -:
se il Ministro interrogato voglia intervenire affinché venga definita la posizione del suddetto Istituto, eventualmente attraverso la sua soppressione, valutando la possibilità di rendere le forme di contribuzione a carico delle aziende di settore assolutamente volontarie, indipendentemente dal fatto che l'attività svolta dall'ente possa essere o meno di supporto alle stesse imprese.
(5-00290)
VANNUCCI e TEMPESTINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa già denominata Sviluppo Italia Spa, è stata oggetto di una forte azione di ri
forma in forza dell'articolo 1, commi 460 e 461, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
in particolare, con le norme sopra richiamate, oltre che cambiare denominazione, si imponeva alla società di adottare un piano di riordino e di dismissione delle partecipazioni societarie nei settori non strategici di attività; si imponeva inoltre che le società controllate non fossero, a regime, più di tre, oltre alla cessione di tutte le partecipazioni di minoranza;
tale riassetto era stato imposto dall'enorme espansione che la società Sviluppo Italia aveva avuto ben oltre i confini dell'originaria missione. Si contavano infatti 32 società controllate, 25 società subcontrollate e 124 partecipazioni di minoranza;
il totale dei membri degli organi societari assommava a 492 per un costo annuo di circa 6 milioni di euro;
il piano di riordino e dismissione è in corso, così come il rientro per la società nello scopo prioritario della propria missione;
l'articolo 43 del decreto-legge n. 112 del 2008 ha affidato all'Agenzia in parola nuovi compiti -:
se il Governo intenda confermare e accompagnare con convinzione il piano di riordino e di dismissione delle partecipazioni societarie non strategiche dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa (già Sviluppo Italia);
se confermi la missione per l'Agenzia in parola di «sostenere lo sviluppo della competitività del sistema paese, attraendo qualificati investimenti esteri, favorendo la creazione e lo sviluppo d'impresa anzitutto nei settori strategici ed agevolando lo sviluppo del territorio e della sua competitività»;
quali effetti abbia ad oggi prodotto l'azione di riordino e dismissione in particolare quanti siano allo stato attuale le società controllate, subcontrollate e partecipate quanti siano i membri di organi societari complessivi riconducibili al complesso di società dell'Agenzia stessa.
(5-00293)
LANZARIN. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è nota, ormai da anni, la travagliata vicenda che ha coinvolto i lavoratori dell'azienda SILTAL Spa;
le vicende legate all'acquisizione da parte della SILTAL SpA, attraverso il Gruppo GEPAFIM, delle attività precedentemente svolte dalla IAR-SILTAL sappiamo, infatti, che per alcuni lavoratori, ex IAR-SILTAL, sono costate la cassa integrazione guadagni straordinaria;
le tensioni, destinate ad acutizzarsi in futuro, trovano oggi terreno fertile nelle incertezze legate al pagamento degli stipendi nei confronti dei 214 dipendenti in forza alla SILTAL di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza;
gli anticipi annuali di cassa integrazione guadagni straordinaria, concessi alla SILTAL e garantiti dalla provincia di Vicenza, sono stati autorizzati con decreto ministeriale n. 43796 del 1o luglio 2008;
le mensilità dovrebbero essere saldate nel prossimo mese, previa autorizzazione dell'INPS, attraverso un'immissione di liquidità da parte dell'azionista di controllo nelle casse della SILTAL; ciò fa presagire che i tempi per la concreta erogazione degli stipendi ai lavoratori siano ancora lunghi;
il rilancio dell'azienda tarda ad arrivare e sembra essere legato alla positiva affermazione sul mercato di un brevetto di proprietà della SILTAL SpA definito «Freddo passivo»;
il Gruppo GEPAFIM ha raggruppato diverse aziende, tra cui la SITAL SpA, in un'unica azienda denominata OMNIALUX, il cui pacchetto di maggioranza è stato venduto ad un fondo di investimento britannico
denominato PVC, la cui vendita è però condizionata al completamento del capitale sociale della succitata azienda;
le dichiarazioni dell'azionista di maggioranza parlano di un immissione di circa 4 o 4,5 milioni di euro entro la fine del mese di luglio 2008 nelle casse della SILTAL SpA per il pagamento delle somme correnti ed arretrate, nonché per il ritorno alla Provincia di Vicenza di quanto anticipato ai lavoratori;
la situazione è ormai divenuta insostenibile per i dipendenti in cassa integrazione guadagni straordinaria e per quelli che sono costretti a lavorare poco, 10 giorni al mese, o addirittura pochissimo, 2 o 3 giorni al mese, con gravi disagi per i propri bilanci familiari -:
se voglia impegnarsi, nell'ambito delle proprie competenze, a promuovere il rispetto degli impegni assunti attraverso il piano di acquisto della società SILTAL SpA;
se il Ministro voglia intervenire, affinché vengano adottate soluzioni immediate per la definitiva conclusione della vicenda descritta in premessa a tutela dei lavoratori, garantendo loro i mezzi minimi per vivere.
(5-00294)
Interrogazioni a risposta scritta:
CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Sviluppo Italia S.p.A, istituito con decreto legislativo n. 1 del 9 gennaio 1999, svolge il ruolo di agenzia nazionale per lo sviluppo d'impresa e l'attrazione degli investimenti, attività che trova riscontro da tempo assai più lungo in tutti i paesi occidentali con sistemi economici simili a quello italiano;
l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., già Sviluppo Italia, è impegnata per accrescere la competitività del Paese;
è stato registrato presso la Corte dei Conti il decreto del Ministero dello sviluppo economico relativo alla nuova base giuridica, riferibile al periodo 2007-2013, della legge n. 181 del 1989 e successive estensioni che consente all'Agenzia di accogliere nuove domande per il finanziamento di progetti imprenditoriali;
la legge n. 181 finanzia la reindustrializzazione e il rilancio delle aree industriali colpite da crisi di settore, nata per far fronte alla grave crisi siderurgica degli anni '80, la legge n. 181 si è dimostrata un efficace strumento per promuovere nuove iniziative industriali, rivitalizzare il sistema imprenditoriale locale e creare nuova occupazione stabile. La 181 è uno strumento agevolativo per le imprese istituito presso il Ministero dello sviluppo economico;
la legge n. 181 prevede agevolazioni a favore di aziende di ogni dimensione che intendano realizzare progetti imprenditoriali nelle aree di crisi. L'Agenzia non si limita a concedere incentivi, ma gestisce il progetto di rilancio industriale e di riqualificazione del territorio;
i fondi sono gestiti dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo Sviluppo d'impresa Spa già Sviluppo Italia, che ha l'incarico di valutare i progetti ed erogare le agevolazioni;
per favorire il rilancio delle aree di crisi, oltre a riconvertire e riqualificare aree industriali dismesse, l'Agenzia presiede il processo di attrazione di investimenti esterni, gestendo direttamente i finanziamenti e le partecipazioni nel capitale sociale delle imprese;
il processo di valutazione e attuazione della legge 181 è certificato ISO 9001 per garantire trasparenza e certezza sia per il committente (Ministero dello Sviluppo economico) che per le imprese beneficiarie -:
se e quali comuni del distretto industriale della Vallecamonica e del Sebino rientrino nell'area di intervento della legge n. 181/80;
quali iniziative e misure il Governo abbia assunto o intenda assumere il distretto industriale della Vallecamonica e del Sebino.
(4-00859)
SCHIRRU, FADDA, CALVISI, MELIS, MARROCU, OPPI, PES, PALOMBA e PORCU. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione provinciale di Cagliari ha gestito dal 1999, quattro Patti Territoriali (Area Vasta di Cagliari, Sarrabus Gerrei, Marmilla Trexenta Medio Campidano e Arburese Guspinese Villacidrese) con circa 120 iniziative finanziate;
attualmente gli investimenti sono conclusi e la Provincia di Cagliari è nella fase dell'accertamento finale di spesa e della determinazione del contributo in via definitiva;
il controllo sulle spese effettuate dalle aziende viene svolto prima dall'Ente Istruttore e successivamente da una commissione nominata dal Ministero, la quale poi redige un verbale. Sulla base di tale verbale, il Soggetto Responsabile emana il provvedimento definitivo, utilizzando uno schema ed una scheda di calcolo predisposta dal Ministero stesso. Il contributo definitivo assegnato alle aziende risulta decurtato per svariati motivi: tagli alle spese ritenute non congrue, spese effettuate in ritardo rispetto ai tempi previsti, istituzioni di nuove commissioni per gli accertamenti forali che comportano l'ulteriore allungamento delle pratiche, ed altro ancora;
la normativa stabilisce che la disponibilità delle somme si ha dopo 365 giorni dall'avvio dell'istruttoria, avvenuta per i su citati Patti il 5 agosto 1999;
nella scheda di calcolo si fa riferimento alla disponibilità delle quote dell'anno 2000, mentre la disponibilità effettiva si è avuta solo nel 2001, a causa dei ritardi del Ministero allora competente nell'approvazione;
tale dato formale determina in capo alle imprese una forte decurtazione del contributo per cause assolutamente non imputabili alle stesse;
diverse imprese hanno proposto ricorsi gerarchici avverso i provvedimenti definitivi e in un caso è stato proposto un ricorso al TAR;
risulta all'interrogante che la suddetta questione è al vaglio dell'Avvocatura dello Stato da oltre un anno, senza che nessun parere sia giunto in merito -:
se il Ministro ritenga opportuno che si operi per una modifica della normativa vigente o se possa fornire un'interpretazione estensiva della stessa che consenta di tenere conto dell'effettiva disponibilità delle somme, non di quella teorica.
(4-00860)
BELLOTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
un efficiente servizio postale, nell'indispensabile funzione che, nonostante lo sviluppo delle nuove tecnologie, svolge ancora nelle spedizioni di documenti e beni materiali, per non considerare il pagamento delle utenze, è presupposto per l'esercizio di molte attività quotidiane;
nel contempo le poste sono anche fondamentali alle aziende che necessiterebbero di uno strumento celere, non solo nel trasferimento, ma anche nel tempo di attesa allo sportello e nell'efficienza e adeguatezza delle stesse strutture degli uffici postali;
da quanto si evince, però, da una missiva, sarebbero presenti sul territorio nazionale realtà che non corrisponderebbero ai requisiti di cui sopra, con gravi danni per i cittadini e alla funzionalità del servizio;
secondo la comunicazione inviata all'interrogante dal sindaco del Comune di Ariano nel Polesine, in Provincia di Rovigo,
in questo territorio gli uffici postali sarebbero soggetti a deficit che graverebbero sugli utenti con grave pregiudizio per lo sviluppo di questo centro;
secondo quanto dichiarato dal Sindaco, dottor Giovanni Chillemi, riguardo al funzionamento dei 4 uffici postali che insistono ad Ariano nel Polesine, vi sarebbero problemi sia per ciò che concerne l'orario degli uffici postali, sia per la stessa idoneità delle strutture;
nonostante le rassicurazioni che sarebbero pervenute al Sindaco dalla Direzione di Rovigo, infatti, l'apertura delle sedi nelle frazioni di Grillara e Santa Maria in Punta, che erano state garantite nel numero di tre alla settimana a giorni alterni, sarebbe invece effettuata a singhiozzo, con la chiusura, senza preavviso e senza segnalazione delle cause, anche per diversi giorni consecutivi;
nel contempo nel capoluogo di Ariano, gli spazi riservati agli utenti del servizio risulterebbero talmente angusti da aver condotto l'Asl locale a dichiararli inidonei all'uso;
nonostante lo sforzo dell'amministrazione comunale che avrebbe reperito, con un minore esborso da parte di Poste s.p.a, un locale alternativo, l'azienda non avrebbe ancora disposto né provveduto al trasferimento degli uffici, per polemiche che, a quanto si evince dalla missiva, avrebbero un carattere prettamente politico e non sarebbero peraltro supportate da sufficienti motivazioni;
è evidente che, per garantire ai cittadini e soprattutto agli anziani, un corretto funzionamento e limitare intollerabili disagi occorre individuare soddisfacenti soluzioni alla suddetta situazione -:
se sia conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure di propria competenza il Governo intenda adottare al fine di garantire anche nel Comune di Ariano nel Polesine un adeguato servizio postale.
(4-00869)
CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Sviluppo Italia S.p.A, istituito con decreto legislativo n. 1 del 9 gennaio 1999, svolge il ruolo di agenzia nazionale per lo sviluppo d'impresa e l'attrazione degli investimenti, attività che trova riscontro da tempo assai più lungo in tutti i paesi occidentali con sistemi economici simili a quello italiano;
Sviluppo Italia è soggetto proprietario - sull'intero territorio nazionale - della rete degli incubatori di impresa che conta attualmente 24 incubatori operativi e 11 in fase di realizzazione;
tale rete, considerata la più grande nella Comunità europea, era stata affidata alle 17 società regionali che operavano sul territorio;
al 30 settembre 2006 le imprese presenti nei 24 incubatori erano 369, per un'occupazione complessiva di 2.450 addetti ed una creazione di 1.014 PMI per 6.850 addetti;
l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., già Sviluppo Italia, è impegnata per accrescere la competitività del Paese -:
quali iniziative e misure il Governo abbia assunto o intenda assumere per il completamento dell'incubatore di Cividate Camuno.
(4-00870)
MURGIA e CATANOSO. - Al Ministro per lo sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 1999 la Ecofridge srl è stata assegnataria delle agevolazioni del Contratto d'Area di Ottana - 1o Protocollo aggiuntivo - per la realizzazione di un impianto per la produzione di gruppi frigoriferi ad assorbimento per l'applicazione nel campo dei frigobar per albergo, frigoriferi trivalenti per caravan e camper, frigoriferi medicali, eccetera;
l'importo complessivo del contributo in favore della Ecofridge era di 3 milioni,
743 mila e 280 euro, dei quali una prima tranche è stata erogata nel luglio 1999 per un importo di 1.871.640,00 dietro la presentazione di una polizza fideiussoria. Il 27 dicembre del 2000, il Responsabile Unico del Contratto d'Area certifica il superamento del 50 per cento dell'investimento e la polizza fideiussoria viene svincolata il 31 dicembre del 2001;
la presenza di un palo dell'alta tensione sul lotto destinato alla costruzione del capannone della Ecofridge srl impedisce l'avvio dell'attività produttiva dal marzo del 2000 al novembre del 2002 ed a causa di ciò il Ministero dello sviluppo economico concede la sospensione dei termini, anche se la società subisce un fermo del progetto di quasi tre anni subendo forti oneri finanziari ed organizzativi posto che il palo dell'alta tensione viene rimosso dall'Enel soltanto il 7 novembre del 2002;
la Ecofridge, nonostante le difficoltà, conclude l'investimento nel termine previsto del 15 dicembre del 2004;
il 27 agosto del 2007 la Ecofridge, a causa di due relazioni del Responsabile Unico del Contratto d'Area di Ottana, riceve il decreto di revoca delle agevolazioni da parte del Ministero dello sviluppo economico, ma nonostante ciò provvede ad assumere altro personale;
la Ecofridge, per il tramite del proprio legale, presenta una istanza di annullamento in via di autotutela del decreto di revoca del finanziamento;
a supporto delle legittime aspirazioni della Ecofridge a poter proseguire nell'attività produttiva intervengono le maggiori organizzazioni sindacali territoriali, a difesa dei livelli occupazionali della zona notoriamente molto bassi, e la stessa associazione degli industriali di Nuoro;
da ultimo il Responsabile Unico del Contratto d'Area ha preparato una relazione che, anche se ancora utilizza il condizionale, prova il definitivo avvio dell'attività produttiva;
nonostante ciò, non si riesce a disporre l'annullamento del decreto di revoca del finanziamento, ed al danno della revoca si aggiunge in questi giorni pure il furto di attrezzature industriali subito dalla Ecofridge -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato affinché la Ecofridge ottenga l'annullamento del decreto di revoca e non si provochi ulteriore danno ad una azienda seria ed onesta.
(4-00875)
CIOCCHETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane ha ottenuto la licenza statale di operatore di telefonia mobile «virtuale» (virtuale in quanto non dispone di propria rete radiomobile), offrendo al pubblico una serie di classici servizi di telefonia mobile e servizi «VAS» (Servizi a Valore Aggiunto) ed in particolare servizi bancari, messaggistica, notizie. Detti servizi sono integrati tra apparecchio telefonico mobile e conti Banco Posta e Poste-Pay;
alcuni di detti servizi, quali per esempio la possibilità di dettatura telegramma dal telefono cellulare, si svolgono in totale monopolio essendo Poste Italiane l'unico ente concessionario di Stato per tale servizio;
il suddetto servizio di telefonia viene gestito esclusivamente all'interno dei 14 mila uffici postali di proprietà di Poste Italiane ed undici concessionari di Stato, uffici ove è possibile la ricarica delle Sim, in esclusivo monopolio, obbligando l'utente ad aprire un conto postale per l'utilizzo della funzione telefonica e per la sua ricarica -:
se tale stato di cose incida sulla normativa inerente la libera concorrenza e se intenda domandare l'apertura di una istruttoria dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
(4-00878)
OCCHIUTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le associazioni di categoria commerciali e industriali della Provincia di Cosenza, hanno comunicato i dati relativi al numero di imprese associate e di addetti ad esse afferenti;
l'ordine di grandezza dei dati presentati - 141.000 addetti dichiarati laddove la forza lavoro dell'intera Provincia si attesta intorno alle 260.000 unità - è manifestatamente sovrastimato e non riflette, pertanto, la fragilità socio-economica della Provincia calabrese;
a sostegno di quanto suddetto, l'Istitutonazionale della previdenza sociale (INPS), ha confermato delle discrepanze con le cifre comunicate dalle associazioni di categoria;
le dichiarazioni fornite sono da contestualizzare, perché elaborate nell'imminenza del rinnovo del Consiglio direttivo della Camera di commercio di Cosenza, i cui seggi sono ripartiti in base al peso rappresentativo detenuto dalle singole associazioni di categoria;
il presidente della Giunta regionale, ai sensi del decreto ministeriale n. 501 del 1996, ha ordinato la nomina del nuovo Consiglio camerale legittimandone la nuova costituzione;
permangono serie perplessità riguardo alle quote e ai criteri di rappresentanza delle associazioni di categoria, dal momento che i rappresentanti non sono espressione del contesto economico e delle finalità ascrivibili alle loro imprese di origine -:
in quale modo intenda esercitare i propri poteri di vigilanza al fine di garantire la massima trasparenza sulla corretta rappresentatività dell'ente camerale.
(4-00886)
...
Apposizione di firme ad una mozione.
La mozione Bertolini e altri n. 1-00029, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Galletti, Torrisi, Delfino.
Apposizione di una firma ad una interpellanza.
L'interpellanza urgente Brigandì e altri n. 2-00108, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Allasia.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in commissione Mancuso e altri n. 5-00259, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarubbi.
La interrogazione a risposta orale Strizzolo e altri n. 3-00109, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Torre.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Occhiuto n. 3-00110 del 30 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-00886.