XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 16 luglio 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La I e la XIV Commissione,
premesso che:
gli Stati membri dell'Unione europea sono tenuti al rispetto degli obblighi discendenti dai Trattati, nonché dagli atti giuridicamente vincolanti adottati dalle istituzioni e dagli organi dell'Unione europea;
osservato, al contrario, che gli atti di indirizzo delle istituzioni europee, esprimendo un mero orientamento politico, non producono effetti giuridicamente vincolanti sull'azione degli Stati membri e non possono pertanto costituire un parametro di legittimità per l'attività legislativa nazionale;
considerato quindi che neppure le risoluzioni del Parlamento europeo possono in sé rappresentare un vincolo per i Parlamenti nazionali;
appresa la notizia che il Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria, ha approvato, il 10 luglio 2008, una risoluzione in cui si esortano le autorità italiane «ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, e dall'utilizzare quelle già raccolte», «in attesa che la Commissione valuti le misure, che costituiscono un chiaro atto di discriminazione basato sulla razza e sull'origine etnica»;
osservato che le misure adottate dal Governo italiano in materia di sicurezza non appaiono in alcun modo porsi in contrasto con il Trattato e con la normativa europea vigente;
evidenziato altresì che le autorità italiane sono in costante contatto con la Commissione europea, alla quale compete, ai sensi dell'articolo 226 del Trattato CE l'accertamento della conformità degli ordinamenti nazionali con il diritto dell'UE;
sottolineato, in particolare, che il Ministro dell'interno ha dimostrato la sua piena disponibilità a collaborare in tal senso con le istituzioni europee, anche impegnandosi a presentare, entro il mese di luglio 2008, una relazione sulle misure adottate,

impegnano il Governo

a proseguire la propria azione volta a tutelare la sicurezza dei cittadini ed assumere, presso le competenti istituzioni dell'Unione europea, tutte le iniziative necessarie a riaffermare la piena compatibilità delle misure adottate con l'ordinamento dell'Unione europea.
(7-00027) «Pini, Vanalli».

La VII Commissione,
premesso che:
a settanta anni dalla promulgazione delle leggi razziali nel nostro Paese e a sessanta anni dalla promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo da parte dell'ONU il Parlamento italiano non può che avvertire con urgenza il compito di garantire la pienezza dei diritti, della libertà e dell'uguaglianza per tutti i cittadini ed in particolare per i minori;
in Italia sono presenti circa 35.000 rom e sinti di età inferiore a 18 anni, che vivono spesso in ambienti fortemente disagiati e in condizioni non adatte a minori e dai dati in possesso del MIUR almeno 20.000 di essi non frequenta la scuola;
il 30 maggio il Presidente del Consiglio ha firmato le ordinanze (n. 3676; n. 3677; n. 3678) di protezione civile con cui ha nominato i prefetti di Roma, Milano e Napoli commissari delegati per gli interventi di superamento dello stato di emergenza e ha attribuito loro una serie di poteri tra cui quello del «monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi e individuazione degli insediamenti abusivi (articolo 1, comma 2,

lettera b) e quello "dell'identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei campi autorizzati e negli insediamenti abusivi, attraverso rilievi segnaletici"» (articolo 1, comma 2, lettera c). Il Ministro dell'Interno ed il Ministro dell'istruzione università e ricerca hanno dichiarato che le misure ivi contenute destinate ai minori sono indirizzate alla loro tutela, affinché essi possano crescere con le stesse condizioni ed opportunità dei loro coetanei;
nel Paese e in Parlamento si è conseguentemente acceso un dibattito di rilievo che ha evidenziato preoccupazione riguardo alla custodia delle impronte digitali ed ha aperto un'importante e diffusa riflessione sulle politiche destinate a minori rom e sinti; dibattito che ha avuto luogo anche in sede di Parlamento europeo, che il 10 luglio ha approvata la Risoluzione sul censimento dei rom su base etnica in Italia (P6-TA-PROV20080361);
il Presidente del Consiglio, il 15 luglio, incontrando il Presidente della Commissione europea Barroso, ha espresso «la ferma volontà del Governo di garantire che i bambini rom possano andare a scuola per ricevere la stessa educazione degli italiani»;
la VII Commissione Cultura, scienza e istruzione non può che condividere l'obbiettivo di tutela, di integrazione e di piena scolarizzazione dei minori rom e sinti ed, anzi, avverte come proprio compito quello di proporre, e di vigilare, che sia messo in atto un impegno immediato, straordinario e coordinato in particolare per la scolarizzazione dei minori rom e sinti,

impegna il Governo:

a predisporre un piano nazionale, integrato e pluriennale per la frequenza e il successo scolastico di minori rom e sinti - anche consultando esperti rom e sinti già impegnati per la crescita dei loro popoli, operatori scolastici, sociali e culturali che da anni lavorano in questo campo e studiosi ziganologi - impegnando adeguate risorse finanziarie;
vigilare sull'assolvimento dell'obbligo di istruzione di tutti i minori rom e sinti, inserendoli nelle anagrafi scolastiche in vista della lotta contro la dispersione scolastica;
porre particolare attenzione alla formazione di mediatori culturali rom e sinti, all'aggiornamento di docenti e dirigenti usando fondi già dedicati (nel dicembre 2007 erano stati stanziati 100.000 euro allo scopo); ai corsi di italiano come seconda lingua per minori rom immigrati; a iniziative di coinvolgimento dei genitori degli alunni rom e sinti, rivolte a rafforzare la corresponsabilità educativa;
condividere nelle forme opportune questo piano in sede di Conferenza unificata;
assegnare ai Comuni in modo continuativo le risorse per l'attuazione di tutte le misure necessarie contenute o correlate al piano nazionale per la frequenza ed il successo scolastico degli alunni rom e sinti.
(7-00026) «De Torre, Aprea, Frassinetti, Ghizzoni, De Pasquale, Coscia, Picierno, Siragusa, Pes, Zazzera, Miotto, Sarubbi, Zampa».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
le Società del Gruppo Ferrovie dello Stato, guidate dall'ex Segretario Generale e sindacalista della CGIL Mauro Moretti,

sopravvivono grazie ai trasferimenti di fondi da parte dello Stato, agli incrementi tariffari non giustificati dalla scadente qualità dei servizi e al sacrificio di gran parte del personale dipendente, drasticamente ridotto e passato da circa 120.000 unità di qualche tempo fa agli attuali 83.000;
lo stato comatoso delle Società del Gruppo FS, nonostante gli sbandierati ed autoreferenziali risultati dell'esercizio 2007, è confermato dalla drastica riduzione del capitale sociale, passato da 2.659 a 1.033 milioni di euro, di Trenitalia spa, l'unica società del gruppo che produce reddito da trasporto e costretta per imposizione della Capo Gruppo Holding Ferrovie dello Stato spa a foraggiare tutta una serie di restanti società del Gruppo stesso, ivi incluse Ferservizi spa e Rete Ferroviaria Italiana spa (oltre RFI spa);
Amministratori Delegati di Ferservizi spa e RFI spa sono, nell'ordine, Francesco Rossi e Michele Elia, definiti in un articolo del Sole 24 ore del 17 novembre 2007, a firma di G. Dragoni e F. Vergano, due dei tre «intimi» o «alter ego» di M. Moretti, essendo il terzo, Nicola Mandarino, da poco deceduto;
a quanto consta all'interrogante Francesco Rossi, con salde radici a Grottammare (prov. di Ascoli Piceno) è solito ripetere in pubblico, anche di fronte al personale dipendente, che deve la sua «fortuna all'incontro e conoscenza con M. Moretti», aggiungendo in privato il «grazie» al suo parente stretto Massimo Rossi, già Sindaco di Rifondazione Comunista di Grottammore (Ascoli Piceno) ed ora Presidente della Giunta di sinistra della Provincia di Ascoli Piceno, ai primi posti in Italia per le consulenze conferite, come da pubblicazioni disposte dal Ministro della Funzione Pubblica professor Renato Brunetta;
l'operato discutibile di Francesco Rossi, anche in materia di personale, è stato oggetto da ultimo di formali, duri e plateali interventi delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria, per avere provveduto, in violazione del CCNL, del codice etico del Gruppo FS e di criteri di trasparenza, pubblicità, imparzialità e senza oggettive motivazioni di esclusioni e di inclusioni, ad innalzare arbitrariamente gli inquadramenti professionali del personale ed ad una gestione dissennata di premi in danaro una tantum e ad personam per importi complessivi di ingente entità;
in coincidenza con le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008, il signor Francesco Rossi è stato nominato in data 8 aprile 2008, con decisione resa nota il 24 aprile 2008 (!!!), Consigliere e Presidente del CdA di Trenitalia spa, senza cessare dall'incarico di Amministratore Delegato di Ferservizi, in plateale, clamoroso e grave conflitto d'interessi, a motivo di tutta una serie di rapporti contrattualizzati tra le due società, imposti dall'alto e costituenti per lo più - ad avviso dell'interrogante - «espedienti organizzati e strutturati» per trasferire fondi da Trenitalia spa a Ferservizi spa per prestazioni rese e da rendere da quest'ultima, talune anche ridicole, che Trenitalia peraltro è in grado di fare in proprio e meglio rispetto a Ferservizi spa;
il fenomeno degli «espedienti strutturati o organizzati», imposti d'autorità dalla Capogruppo Holding FS spa, per trasferire i proventi del traffico ferroviario svolto da Trenitalia spa a tutta una galassia di inutili società del Gruppo stesso, è rilevante e necessiterebbe di apposita indagine conoscitiva per accertare i costi reali del trasporto ferroviario in Italia e i relativi proventi, non escludendosi l'attivo di risultato se fossero rimossi interessi clientelari e parassitari di varia natura, ivi compresi quelli che si annidano all'interno di altre società del Gruppo FS e che Trenitalia è costretta ad alimentare per pseudo prestazioni intersocietarie imposte;
la gestione allegra e disinvolta delle Società del Gruppo FS, all'insegna delle clientele, capricci individuali, arroganza, sperperi di denaro proveniente dal traffico ferroviario di Trenitalia spa e dagli apporti

dello Stato, continua e un caso, ancorché minimale, ma significativo, si registra nella città di Ancona, dove il Gruppo Fs ha venduto a prezzi stracciati alla società IRMA srl della Regione Marche, da più lustri amministrata dalle sinistre, il monumentale palazzo sede dell'ex Compartimento Ferroviario, ubicato nella storica piazza Cavour ovvero nel «salotto buono» della città;
mentre a tutti i dipendenti di altre Società/Divisioni del Gruppo FS è stato imposto da anni, molti anni, di liberare il palazzo per renderlo appetibile per la vendita, trovando collocazione nei pressi della stazione ferroviaria ed anche fuori città (JESI), continuano ad occupare il terzo e il quarto piano del monumentale palazzo di piazza Cavour, benché venduto da qualche anno, il personale dipendente, nell'ordine, delle società amministrate dagli «intimi» di Moretti ovvero da M. Elia (RFI spa) e Francesco Rossi (Ferservizi spa), che trovano evidentemente disdicevole come sede, per il rango del proprio personale, immobili in ambito stazione ferroviaria o fuori città;
per trovare una sede a tali «nobili categorie» di personale è stata programmata la realizzazione di un nuovo edificio all'interno del comprensorio ferroviario di Ancona prospiciente viale Marconi, intervenendo su uno preesistente e per un costo complessivo stimato di circa 10.295.000 euro e con lavori da ultimare entro giugno 2009;
a tutt'oggi i lavori dell'ipotizzata nuova sede non sono iniziati, mentre sono stati spesi circa 400.000 euro per incarichi di progettazione, studi, consulenze, perizie, eccetera a beneficio di amici o compagni degli amici o di compagni, pur vantando il Gruppo FS professionisti ingegneri, che nulla hanno da invidiare agli amici degli amici o dei compagni in termini di professionalità;
per ovviare ai «programmati» ritardi era stato già da tempo convenuto con la Regione Marche che il personale di RFI restasse nel palazzo a titolo oneroso fino a febbraio 2009, mentre per quello di Ferservizi che si provvedesse a prendere in locazione a titolo oneroso un edificio della Regione Marche in via Oberdan, ipotesi quest'ultima nel gennaio del corrente anno abbandonata, come poi comunicato alla Regione Marche con lettera del 29 gennaio 2008 dall'ingegner M. Moretti, che si è impegnato a liberare gli spazi utilizzati da Ferservizi entro giugno del 2008 e a trovare per esso una collocazione nell'ambito del patrimonio immobiliare del Gruppo FS;
per individuare una sede per Ferservizi è stato incaricato come referente di progetto o soggetto tecnico l'ingegner Danilo Antolini, componente del gruppo dei 19 firmatari del documento per la costituzione del Partito Democratico (PD) nella Marche, come da procedura interna prevista, e Direttore del Trasporto Regionale Marche di Trenitalia spa, con nomina avvenuta dopo l'insediamento del governo Prodi nel 2006 e la designazione dell'ingegner Moretti al vertice del gruppo FS;
sarebbe stato ragionevole individuare nell'ambito del patrimonio immobiliare FS esistente uno o più immobili, peraltro facilmente individuabili all'interno del comprensorio FS di Ancona, ad esempio lo Scalo Marotti, dove peraltro si trasferirà parte del personale di Ferservizi e vi è disponibilità di spazi per la restante parte, da destinare a sede unitaria di Ferservizi, con eventuali lavori di adeguamento e adattamento a carico della stessa Ferservizi spa, essendo il problema solo ed esclusivamente di Ferservizi;
per un vero e proprio capriccio - come lo giudica l'interrogante - del signor Francesco Rossi, assecondato dall'ingegner Danilo Antolini per solidarietà di appartenenza politico-partitica, è stato imposto e deciso che gli spazi immobiliari, sede da oltre dieci anni del personale di diverse strutture direzionali territoriali di Trenitalia, a diretto e immediato contatto e supporto della produzione (treni) nel Fabbricato Viaggiatori FS, lato nord e lato centro, della stazione di Ancona Centrale,

venissero sgomberati a cura e spese di Trenitalia per far posto alla parte di Ferservizi non sistemata nello Scalo Marotti; che a spese di Trenitalia detti spazi fossero conformati alle esigenze di Ferservizi spa e che sempre a spese di Trenitalia fossero individuati, sistemati ed adattati altri spazi per l'allocazione delle proprie strutture direzionali di essa Trenitalia, con duplicazioni di opere, di avvicendamenti nelle diverse sedi logistiche, di movimenti di materiali, di lavori, di costi, ecc.... frammentazioni di sedi, ecc.... fino ad integrare il ridicolo;
il tutto comunque si è risolto o si sta risolvendo in un travaso o trasferimento di utilità economiche, dall'ammontare ingente e determinabile in circa un milione di euro, da Trenitalia spa a vantaggio di Ferservizi, senza alcun titolo giuridico meritevole di tutela da parte dell'ordinamento, non potendo considerarsi tale il capriccio del signor Francesco Rossi, peraltro in palese conflitto d'interessi quale Presidente di Trenitalia e Amministratore Delegato di Ferservizi, e l'accondiscendenza dell'ingegner A. Antolini, in conflitto d'interessi tra quelli politico-partitici e quelli aziendali, il quale, facendo prevalere i primi sui secondi, è venuto meno al suo dovere di tutelare gli interessi di Trenitalia spa, di cui è dirigente sia pure attraverso vicende politiche, per mera solidarietà di appartenenza politico-partitica con il signor Francesco Rossi;
gli immobili, che Trenitalia è costretta a lasciare nel Fabbricato Viaggiatori della Stazione Centrale a vantaggio di Ferservizi, erano sistemati ed arredati con un certo garbo, da cui il capriccio del signor Francesco Rossi che pare abbia richiesto una stanza da adibire a suo ufficio, e l'ulteriore imposizione di lasciare a Ferservizi anche gli arredi, specie gli armadi e il divieto di acquisto da parte di Trenitalia di mobili ed arredi in sostituzione di quelli «donati» a Ferservizi, con l'obbligo di servirsi di quelli scartati da Ferservizi, come da documentate imposizioni dell'ingegner Antolini e architetto Claudio Fortunato, longamanus del signor Francesco Rossi;
per il trasferimento delle strumentazioni informatiche ed altri beni, qualche mobile diverso da quelli di un certo pregio e i documenti cartacei di Trenitalia, con oneri a carico di Trenitalia spa, è stato imposto di servirsi di un'impresa individuata da Ferservizi spa in altra società del Gruppo FS (Omnia E.), la quale d'intesa con Ferservizi, si avvale di altra impresa in subappalto e per lo stesso materiale da trasferire ha approntato preventivi dal valore triplo rispetto a quelli che qualche dipendente di Trenitalia per gli stessi materiali si è procurato a titolo individuale sul libero mercato, ad ulteriore comprova delle scorrettezze di Ferservizi e del suo Amministratore Delegato e di altro espediente per trasferire utilità economiche da Trenitalia spa a altre società del Gruppo FS;
per rendere non agevole o impossibile la ricostruzione dei costi delle operazioni complessive sono state frazionate le opere, le prestazioni, i servizi e le spese, con imputazione di esse sui singoli Centri di Costo di ciascuna struttura direzionale territoriale di Trenitalia spa per le diverse incombenze (opere murarie per le nuove sedi di Trenitalia e per il riadattamento per le esigenze di Ferservizi spa di quelle lasciate, trasferimenti di altri materiali, pulizie straordinarie, cablaggio reti, sistemi di areazione locali, eccetera), da effettuare tramite altra Società del Gruppo FS (Centostazioni), che si avvale di subappalti, con prezzi e tariffe dal valore triplo rispetto a quelli di mercato, il tutto ovviamente a carico e a danno di Trenitalia spa;
gli accadimenti sono vissuti dal personale di Trenitalia spa, cioè da quel personale preposto in via diretta e immediata alla produzione e vendita del trasporto ferroviario e dai cui proventi tutti attingono per scopi e titoli più o meno utili o leciti, come un'umiliazione, una mortificazione e un'angheria, subite per la prepotenza

di chi ricopre certi ruoli, il quale personale, checché ne pensino il signor Rossi e l'ingegner Antolini o l'architetto Fortunato, non sono figli di un Dio minore, ma lavoratori veri, con propria dignità, preposti a impieghi utili e non parassitari, e dai cui proventi attingono inutili società del Gruppo FS e si alimentano parassitarie clientele anche politico-partitiche di ben noto colore;
l'accaduto contrasta anche con i titoli giuridici in base a cui Trenitalia detiene gli immobili nel Fabbricato Viaggiatori della Stazione di Ancona Centrale, che viene costretta a lasciare a vantaggio ingiustificato di Ferservizi, in quanto già posseduti al momento dell'affitto e poi della cessione del ramo d'azienda e come tali con diritto a conservare come proprio patrimonio, come da relativi contratti del 30 maggio 2000 e del 2 giugno 2002, e da cui un ulteriore impoverimento di Trenitalia spa;
che si sia in presenza, oltre ad un danno per Trenitalia, costretta a sostenere spese a vantaggio di Ferservizi, di un capriccio del signor Francesco Rossi, assecondato da altri per solidarietà politico-partitica, è provato anche dal fatto che la stessa Ferservizi a seguito dell'abbandono del palazzo di piazza Cavour viene a trovarsi dislocata in due sedi (Scalo Marotti e Fabbricato Viaggiatori), distanti qualche Kilometro l'una dall'altra, a cui si aggiunge che la dislocazione logistica delle strutture direzionali di Trenitalia coinvolte, prima raggruppate in un'unica sede presso il Fabbricato Viaggiatori a ridosso della produzione svolta nella sottostante stazione ferroviaria, sono state frammentate in una miriade di sedi, spesso distanti le une dalle altre, da cui ulteriori motivi dell'arbitrarietà delle scelte e delle difficoltà create a chi lavora a diretto ed immediato supporto e contatto con la produzione che si svolge nella sottostante stazione ferroviaria -:
se non ritengano opportuno, ai fini della trasparenza dei costi e dei ricavi del trasporto ferroviario prodotto e venduto da Trenitalia spa, smantellare la Holding Ferrovie dello Stato spa, presieduta oggi dall'ex Segretario Generale della CGIL Mauro Moretti, come richiesto anche dall'Antitrust, e separare nettamente Trenitalia Spa da RFI Spa e dalle altre Società del Gruppo, ivi compresa Ferservizi, costituenti spesso scatole vuote con lo scopo di occupare e sistemare persone a spese dei proventi del trasporto ferroviario realizzati da Trenitalia Spa e a spese del contribuente;
se non ritengano doveroso avviare un'indagine conoscitiva sulla sorte dei proventi del traffico ferroviario prodotto e venduto da Trenitalia Spa e accertare quanta parte di esso viene distolta d'autorità a vantaggio di una costellazione di altre società del Gruppo FS e per quali causali o presunte prestazioni intersocietarie e a quali prezzi rispetto a quelli del libero mercato e quali e quante di esse prestazioni sono imposte e se Trenitalia Spa è in grado di fare in proprio e meglio;
come giudichino la vicenda di cui si è riferito e se siano a conoscenza di quale sia stato esattamente il costo globale sostenuto da Trenitalia, in termini monetari e di servizi, per il capriccio del signor Rossi Francesco e la solidarietà politico-partitica dell'ingegner Antolini e comunque per una vicenda concernente Ferservizi e a cui Trenitalia era ed è completamente estranea, ma a carico della quale sono stati addossati i costi per trovare una sistemazione a Ferservizi e per trovare una nuova sistemazione per la stessa Trenitalia, con duplicazione dei traslochi, degli adattamenti delle sedi, di movimenti di materiali, di personale, eccetera e dei relativi costi;
se non ritengano di dover sospendere le operazioni in corso dei cambiamenti di sede del personale di Trenitalia e Ferservizi nella località di Ancona, reintegrare il bilancio di Trenitalia degli oneri e dei costi imposti dall'alto per un problema di Ferservizi e ripristinare lo status quo ante, nonché adottare dei provvedimenti per evitare che dai proventi del traffico ferroviario di Trenitalia spa si attinga con

causali non meritevoli di tutela e si chieda poi alla fiscalità generale d'intervenire per reintegrare il bilancio di Trenitalia spa depauperato da scelte sciagurate, di cui l'accaduto costituisce uno dei tanti esempi;
se non ritengano legittimo conoscere chi sono stati i beneficiari delle progettazioni, studi, perizie e consulenze per la ipotizzata nuova sede da destinare a RFI e Ferservizi, di cui è cenno in premessa e a quanto sono ammontati esattamente i relativi compensi;
se non ritengano altresì opportuno sapere quali sono i titoli professionali o di altra natura, diversi dall'incontro ed amicizia con l'ingegner Mauro Moretti e la stretta parentela con l'unico Presidente di Provincia di Rifondazione Comunista in Italia (Massimo Rossi, capo della Giunta di sinistra della provincia di Ascoli Piceno), del signor Francesco Rossi per meritare l'incarico di Amministratore Delegato di Ferservizi Spa e di Consigliere e Presidente del CdA di Trenitalia spa;
se non reputino essenziale sapere se è vero che il signor Francesco Rossi sia stato nominato con speciale contratto ad personam anche dirigente a tempo indeterminato di una società del Gruppo FS e se non intendano opportuno rimuovere il conflitto d'interessi del signor Francesco Rossi, realizzato mediante il cumulo dei citati incarichi nelle due società, e quello dell'ingegner D. Antolini tra interessi aziendali e politici che fatica a distinguere, come comprovato dall'accaduto;
come giudichino la nomina del signor Francesco Rossi a Consigliere e Presidente del CdA di Trenitalia spa nell'imminenza della consultazione elettorale per il rinnovo del Parlamento dell'aprile scorso e prima che s'insediasse il nuovo governo e se intendano liberare Trenitalia Spa dalle incrostazioni politico-partitiche, che ne appesantiscono i costi e prosciugano gli introiti, per il ripianamento dei quali periodicamente poi s'invoca l'intervento dello Stato e della fiscalità generale.
(3-00093)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi sugli organi di informazione è stata data notizia di una importante indagine della Guardia di Finanza che ha portato alla luce l'esistenza di una truffa da decine di milioni di euro concernente la lavorazione, al fine di un loro riutilizzo a fini commerciali, di prodotti alimentari scaduti con gravissime conseguenze per la salute dei consumatori;
in particolare, come riportato dal quotidiano La Repubblica nell'edizione di venerdì 4 luglio 2008, pagina 23, emerge una dimensione preoccupante per le gravi carenze, (almeno per una parte) dei controlli, determinando una situazione allarmante circa il grado di affidabilità degli attuali sistemi di prevenzione e di verifica sulla lavorazione e sulla circolazione di prodotti scaduti, contraffatti e riciclati, per essere, pare, in larga misura destinati ai mercati alimentari a basso costo;
le lavorazioni alimentari, sempre stando a quanto riportato da La Repubblica, riguardavano prodotti ampiamente scaduti (alcuni addirittura nel 1980!!) che venivano riciclati e posti in vendita - in alcuni casi - a cura di aziende multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte, che anziché smaltire secondo le norme le partite di prodotto scadute, le piazzavano - senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania) che le riutilizzavano fraudolentemente -:
quali iniziative abbiano assunto le autorità competenti (fatto salvo l'autonomo iter delle meritorie indagini avviate dalla Magistratura e dalla Guardia di Finanza) per:
a) accertare quali e quanti prodotti alterati e/o scaduti siano in circolazione con grave pregiudizio dei consumatori;

b) modificare procedure, modalità e tempestività dei controlli per garantire assoluta qualità e genuinità ai prodotti del settore lattiero-caseario e, più in generale, ai prodotti alimentari di normale e diffuso consumo;
c) impedire che in futuro si ripetano simili gravi casi che, oltre a essere un intollerabile pericolo per la salute dei cittadini, provocano un danno di immagine ed economico per le produzioni che, invece, sono ottenute nel pieno rispetto delle regole.
(4-00695)

VICO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Scialpi Martino, nato a Martina Franca (Taranto) il 13 ottobre 1951, e ivi residente in data 29 ottobre 1981 effettuava presso la ricevitoria del totocalcio n. 9147 in Ginosa (Taranto) la giocata di una schedina del concorso pronostico del 1° novembre 1981, munito del bollino CONI figlia 625/A doppia 77494, che totalizzava all'esito dei risultati calcistici, 13 punti, con conseguenziale vincita di L. 1.003.092.000;
il CONI rifiutava di convalidare la vincita del signor Scialpi Martino adducendo di non aver mai ricevuto la matrice della predetta schedina, scaricando ogni responsabilità sul ricevitore, sul principio che, tra il CONI ed il ricevitore non esiste rapporto di preposizione;
la Magistratura adita ha rigettato la richiesta di pagamento inoltrata dallo Scialpi non ravvisando alcuna responsabilità contrattuale ed extracontrattuale a carico del CONI, poiché le doglianze mosse dallo Scialpi si riferivano all'attività del ricevitore non estensibili a quello del CONI per la mancanza del rapporto di preposizione tra il ricevitore e l'Ente CONI;
il CONI, con lettera del 19 novembre 1981, chiedeva al Ministero delle Finanze di svolgere indagini in ordine alla presunta vincita dello Scialpi e, a seguito del rapporto di P.G. della Guardia di Finanza fu instaurato, presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, procedimento penale a carico del signor Scialpi Martino, al quale venivano contestati i presunti reati di truffa, furto aggravato e falso ai danni dello Stato;
con Sentenza - Ordinanza istruttoria, lo Scialpi Martino, per tutti i reati a suo tempo ascrittigli, fu assolto con la formula più ampia «perchè il fatto non sussiste»;
la predetta assoluzione del signor Scialpi Martino, peraltro mai impugnata e, pertanto, passata in giudicato, acclarava in maniera definitiva la regolarità della giocata dello Scialpi Martino;
il CONI anziché provvedere al pagamento della vincita, nelle ulteriori fasi processuali civili e penali riproponeva la sua mancanza di responsabilità extracontrattuale addossando ogni responsabilità a carico della ricevitrice e, alle contestazioni dello Scialpi di irregolarità nella concessione della ricevitoria alla signora T.M.L., il CONI escludeva ogni responsabilità, anche dei suoi funzionari depositando, a riprova di quanto sostenuto, documentazione;
il signor Scialpi Martino, sicuro delle irregolarità commesse dal Totocalcio sede di Bari, nella concessione della ricevitoria, inoltrava in data 5 marzo 1999, denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, poi trasmessa per competenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari;
a seguito del suddetto esposto, veniva instaurato procedimento penale a carico di due funzionari del CONI, procedimento penale presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari n. 1900/99 RGNPR e n. 11201/99 GIP, con imputazione del presunto reato di falso per aver gli stessi falsificato due documenti afferenti il procedimento amministrativo di rilascio della concessione alla ricevitrice T.M.L.;

nel predetto processo, il PM della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari disponeva l'espletamento dell'incidente probatorio, ritualmente espletato in contraddittorio fra le parti, volto a verificare l'autenticità della «dichiarazione di voltura intestazione licenza» datato 5 agosto 1981, a firma del precedente ricevitore e T.M.L. quale subentrante e, del «passaggio materiale in consegna e dichiarazione impegnativa», a firma dei medesimi, priva di data;
disposte ed eseguite due perizie, una grafologica e l'altra merceologica, premesso l'accertamento della autenticità della sottoscrizione della T. apposta sulla dichiarazione del 5 agosto 1981, i periti concludevano che il documento posto a base della regolarità amministrativa dell'autorizzazione rilasciata alla T. per l'esercizio della ricevitoria Totocalcio di Ginosa n. 9147, portante la data del 5 agosto 1981 è manifestatamente falso perchè:
a) le firme apposte dalla persona che si assume essere il cedente della ricevitoria sul documento datato 5 agosto 1981, denominato «compromesso» e sul documento denominato «passaggio di materiale di consegna» privo di data, non sono autografe;
b) la firma della T. posta sul documento del 5 agosto 1981, era autenticata;
c) i medesimi documenti, in verifica sono stati redatti in un tempo più prossimo al 1991 che al 1982 e quindi necessariamente non compatibile con una datazione da far risalire all'agosto 1981;
i risultati dell'espletato incidente probatorio, prova penale inconfutabile, ovvero fatto accertato con il criterio e la garanzia della fase predibattimentale in contraddittorio delle parti, ha indotto il signor Scialpi Martino ad inoltrare presso la Corte di Appello di Roma atto per revocazione ex articolo 395, n.ri 2-3 cpc della precedente sentenza resa dalla Corte di Appello di Roma, innanzi indicata con il n. 2107/85 che aveva dichiarato lo Scialpi soccombente non avendo la Corte ravvisato alcuna responsabilità del CONI nella concessione dell'autorizzazione alla gestione in capo alla T.;
il predetto procedimento per revocazione pende dinanzi alla Corte di Appello di Roma, sez. II ed è assegnato al CI dott.sa Ambrosio Anna Maria, portante il n. 8656/2004, RG, vede ancora il CONI costituito che continua ad avvalersi di documenti accertati falsi, ignorando i risultati dell'espletato incidente probatorio in sede penale;
il Ministero delle Finanze, che aveva obbligo di vigilanza del gioco Totocalcio, non ha stigmatizzato il comportamento del CONI nella vicenda Scialpi, come attestato nelle note del 18 novembre 1988 del 19 marzo 1990, del 6 giugno 1995 del 5 novembre 1995, in cui in risposta ad interrogazioni Parlamentari, ha continuato a rappresentare una realtà diversa da quella accertata definitivamente;
oramai è inconfutabilmente scaturito che, in data 29 ottobre 1981, quando lo Scialpi effettuò la sua scommessa presso la ricevitoria di fatto gestita dalla T.M.L., la stessa in tale periodo non era in possesso del titolo abilitante la gestione del Totocalcio, titolo del quale non era munito neanche il cessionario della licenza che, in data 9 settembre 1981, aveva cessato l'esercizio pubblico di bar con decorrenza 1° settembre 1981;
pertanto, è gioco forza concludere che il CONI, alla data del 29 ottobre 1981, rientrante in un lasso di tempo dal 24 ottobre 1981 al 17 dicembre 1981, che ha determinato di fatto e di diritto un «vuoto amministrativo», si è sicuramente e consapevolmente avvalso di una ricevitoria gestita da persona priva della prescritta licenza - autorizzazione, con la conseguenza che la regolare giocata dello Scialpi si può ritenere senza ombra di dubbio effettuata direttamente sotto la piena ed esclusiva responsabilità del CONI, nella fattispecie del CONI Sede di Zona di Bari competente per territorio, che dovrà rispondere,

di conseguenza, di responsabilità extracontrattuale ex articolo 2043 cc;
sia il Ministero delle Finanze che il Ministero dello Sport, Turismo, Spettacoli e Beni Culturali, sin dai primi anni della vicenda che ha coinvolto il signor Scialpi Martino nei confronti del CONI, nelle annose liti giudiziarie, erano a conoscenza della regolarità della giocata da parte del signor Scialpi Martino, a seguito della piena assoluzione dello Scialpi in sede penale, limitandosi a fornire alle precedenti proposte interrogazioni parlamentari risposte basate non su accertamenti seri e concreti, ma assecondando il comportamento dell'Ente CONI;
tutta la vicenda ed in particolare l'accertata falsità della documentazione di affidamento della ricevitoria, è stata portata a conoscenza anche da varie missive inviate dal difensore del signor Scialpi Martino, ai Ministeri innanzi indicati, tenuti per legge alla vigilanza del Gioco del Totocalcio gestito dal CONI e nonostante quest'ultimo coinvolgimento il Ministero delle Finanze, in riscontro alle predette missive si è limitato a comunicare «che ai sensi dell'articolo 2 del decreto interdirigenziale 31 ottobre 2002, l'amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato svolge direttamente tutte le attività di organizzazione ed esercizio dei giochi ..... a decorrere dal 1° luglio 2003», tacendo sull'obbligo di vigilanza imposto dalla legge -:
di tale vicenda è stata informata la stampa locale e nazionale nonché la televisione a livello nazionale, perché è inconcepibile ed inaccettabile la circostanza per cui una giocata, regolarmente effettuata sin dal 1981, e riconosciuta tale in data 10 febbraio 1987, dalla Magistratura Italiana, ad oggi non sia stata ancora pagata dal CONI che, invece, si è prodigato per sottrarsi alla sua responsabilità civile e penale,facendo uso di documentazione falsa contro lo Scialpi nelle varie sedi giudiziarie, ministeriali e parlamentari nell'assoluta indifferenza dei vari Ministeri anche preposti alla vigilanza;
a questo punto, ritenuta palese la responsabilità extracontrattuale del CONI, se il Ministero delle Finanze e il CONI intendo finalmente porre termine a questa interminabile odissea giudiziaria, trasformatasi in un calvario anche personale, del signor Scialpi Martino, pagandogli la sua vincita regolarmente giocata e riconosciuta.
(4-00709)

ROSATO e MARAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'area di Gorizia è stata interessata, a partire dalle 12,45 del 14 luglio 2008, da un'ondata straordinaria di maltempo con grandine, pioggia e vento che ha causato ingenti danni;
a seguito della grandine sono state danneggiate centinaia di automobili, innumerevoli rami sono stati schiantati e hanno invaso marciapiedi e strade, i chicchi di grandine di diametro inusitato hanno ostruito le grondaie favorendo allagamenti all'interno delle abitazioni e degli uffici, risulta danneggiata la stessa sede del Comando provinciale dei vigili del fuoco e la sede universitaria di via Alviano;
già occupate a Grado per cercare di sistemare i danni provocati la domenica precedente da una tromba d'aria, squadre dei Vigili del Fuoco di Gorizia, coadiuvate da altre provenienti dal Comando Provinciale di Trieste, sono state impegnate in vari comuni della provincia, effettuando circa 40 interventi nel turno diurno, che hanno reso necessario anche il richiamo del personale libero dal servizio;
guasti ingenti si sono registrati sull'isola di Barbana, dove, oltre a una trentina di alberi abbattuti o seriamente danneggiati, si ha notizia di danni subiti anche dal prezioso Santuario mariano ivi ubicato dal 582 dopo Cristo;
secondo la Coldiretti, in provincia di Gorizia, nella zona di Grado e in particolare nelle frazioni di Fossalon e Boscat, per le grandinate e il forte vento che

hanno colpito i seminativi (soia e mais), le colture orticole e i frutteti, i danni variano tra il 70 e il 90 per cento;
a seguito della gravità degli eventi atmosferici e dei danni che ne sono conseguiti il sindaco di Gorizia ha annunciato l'intenzione di chiedere al Ministero dell'Interno, per il tramite della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, il riconoscimento dello stato di calamità naturale -:
se intenda intervenire urgentemente al fine di fronteggiare la situazione di emergenza e di riportare in breve tempo alla normalità nelle zone colpite, e in particolare se ritenga opportuna la dichiarazione di «stato di calamità naturale»;
se ravvisi la necessità di concedere alla Regione Friuli Venezia Giulia stanziamenti affinché alcune delle località danneggiate, in particolare le comunità più piccole che non sono in grado di provvedere per proprio conto al reperimento delle risorse finanziarie necessarie, possano far fronte agli interventi senza eccessivi oneri a carico dei bilanci, con particolare riferimento alla viabilità, all'abitabilità degli edifici, ai danni riportati dalle strutture pubbliche e alla sistemazione delle zone agricole danneggiate.
(4-00713)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro degli affari esteri, nel corso di una intervista pubblicata il 7 luglio 2008 su Il Corriere della Sera, riguardante il tema degli istituti italiani di cultura ha meritoriamente citato l'Iraq come futura sede di un «grande istituto», quale naturale eredità dell'impegno italiano determinante nel salvataggio del Museo Archeologico di Baghdad -:
se non si ritenga opportuno delineare celermente le modalità di realizzazione, con relativa tempistica, dell'Istituto italiano di cultura a Baghdad.
(4-00696)

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
una società maltese aveva deciso di organizzare una manifestazione per la promozione del Made in Italy a Malta nel mese di maggio 2008;
la società, al fine di attribuire maggior credito all'iniziativa, aveva chiesto ed ottenuto il patrocinio del capo della missione diplomatica a Malta;
promossa l'attività attraverso i canali consueti con un sostanzioso investimento tanto a Malta quanto in Italia, a poche settimane dalla detta manifestazione l'Ambasciatore d'Italia in Malta ha ritirato il patrocinio ritenendo il detto evento in concorrenza con altra manifestazione organizzata per la celebrazione dell'Anniversario della Repubblica italiana;
la società maltese si è pertanto trovata in serie difficoltà dovendo cancellare la manifestazione, già in pieno regime organizzativo, ed evitando di rendere pubblico sia il ritiro del patrocinio che l'assenza di motivazioni per tale decisione -:
quale urgente misura od iniziativa si intenda adottare per evitare il ripetersi di incidenti di questo tipo e se intenda intervenire con qualche forma di risarcimento per i danni subiti dalla detta società maltese.
(4-00701)

TESTO AGGIORNATO AL 9 FEBBRAIO 2010

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
l'attuale situazione climatica presente sul nostro territorio, in particolare nel sud, con la mancanza di precipitazioni a cui si aggiunge la persistente presenza di alte temperature sta sottoponendo a criticità l'ecosistema attorno al lago di Lesina, già condizionato da molti anni da difficoltà sotto il profilo ambientale;
il bacino registra un livello delle acque pari a 90 centimetri, di cui 20 costituiti da fango in sospensione, misurazioni preoccupanti in quanto attestano la profondità del lago a 0,7 metri rispetto a quella massima indicata di 2 metri;
sono diversi giorni infatti che l'intera Laguna di Lesina, soprattutto nell'area prospiciente il centro abitato è interessata da mancanza di ossigeno nell'acqua che provoca la crisi anossica con la conseguente formazione del fenomeno cosiddetto delle «acque bianche»;
il fenomeno se non limitato può comportare un danno non indifferente all'ambiente provocando esalazioni maleodoranti di idrogeno solforato e la possibile moria di pesci che inciderebbe oltreché sull'ambiente circostante anche sulle attività economiche del territorio che sviluppa parte della propria economia dalle attività operate nel bacino;
l'intera area lagunare necessiterebbe della realizzazione di una serie di opere infrastrutturali, in particolar modo del dragaggio dei fondali, in modo da renderne migliori le condizioni del bacino lagunare e dell'intero ecosistema -:
se sia a conoscenza della situazione di criticità in cui versa l'intera zona della laguna e delle condizioni del Lago di Lesina e quali iniziative in suo potere intenda adottare per far fronte a questa drammatica emergenza che colpisce il Meridione, la Provincia di Foggia e il Gargano.
(2-00095) «Cera».

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto della Cispadana è nato negli anni '60 dalla necessità di collegare localmente i comuni della Bassa Modenese con l'Autostrada del Brennero e con Ferrara, superando le difficoltà della viabilità locale costituita da percorsi tortuosi con intenso traffico;
l'asse viario doveva essere una strada locale, a servizio dei cittadini e delle imprese, e doveva attraversare tutti i comuni, Novi, Concordia, S. Possidonio, San Giacomo Roncole, Mirandola, Camurana, Medolla, San Biagio, San Felice sul Panarolo, Rivara, Massa Finalese, Finale Emilia, secondo gli strandards dell'epoca;
negli anni successivi, l'idea progettuale si è sviluppata in una superstrada che per carenza di finanziamenti non è stata mai realizzata;
nel 2006 il progetto si è trasformato in una autostrada a 4/6 corsie più corsie di emergenza, finanziata per il 70 per cento da costruttori privati, per un flusso di traffico previsto pari a circa 50.000 veicoli al giorno, con lo scopo, secondo la Regione Emilia Romagna, di alleggerire il traffico oggi transitante sulla Autostrada A1;
la nuova autostrada, lunga 67 Km, ricalca integralmente il corridoio tortuoso tracciato 40 anni fa, senza effettuare fino ad oggi comparazioni con alternative progettuali alla ricerca di una soluzione meno impattante per il territorio, l'agricoltura e la salute dei cittadini;

il progetto della nuova arteria autostradale verrà prossimamente sottoposto alla procedura di valutazione d'impatto ambientale presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, essendo la tipologia dell'opera inclusa tra quelle di competenza statale di cui all'allegato II del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4;
il bando di gara per la concessione della realizzazione e gestione della nuova autostrada, scaduto a fine giugno, rileva l'esigenza della Regione Emilia Romagna che «il proponente rispetti preferibilmente il tracciato autostradale definito nelle citate indicazioni tecniche progettuali in quanto lo stesso risulta coerente con il corridoio infrastrutturale identificato dagli strumenti programmatici di settore»;
il tracciato individuato dagli strumenti programmatici di settore attraversa un territorio densamente abitato, passando a poche centinaia di metri da scuole e quartieri residenziali e tagliando su più parti aree urbane e viabilità locale, dimostrandosi obsoleto e non consono ai moderni standards di viabilità autostradale;
il tracciato presenta forti criticità e impatti difficilmente mitigabili specialmente con riferimento all'inquinamento acustico e atmosferico che la nuova arteria autostradale provocherebbe sui centri abitati, in considerazione della situazione critica per la salute dei cittadini in cui versa l'area attraversata, soprattutto con riferimento alla qualità dell'aria e alle ricadute delle polveri sottili;
la zonizzazione effettuata dal Piano di tutela e risanamento della qualità dell'aria della provincia di Modena, entrato in vigore il 9 maggio 2007, identifica le aree dei comuni che attraversa il progetto come zone A: territorio dove c'è il rischio di superamento del valore limite e/o delle soglie di allarme, ove occorre predisporre piani e programmi di risanamento a lungo termine. Tali piani andrebbero in palese contrasto con la realizzazione di una nuova autostrada che attraversa proprio i centri abitati;
i cittadini dei comuni interessati, preoccupati per la propria salute già fortemente compromessa dallo stato della qualità dell'aria locale, chiedono la presa in considerazione di un'alternativa del tracciato autostradale, con uno spostamento verso nord, allo scopo di allontanare il tracciato stesso dai centri abitati ed evitare un aggravio dell'inquinamento acustico e atmosferico;
tale soluzione potrebbe trovare un accordo rapido con tutte le autorità locali, individuando un tracciato che interesserebbe marginalmente, senza tagliarle, le vaste aree di zone a protezione speciale a nord degli abitati, le quali dovrebbero comunque essere salvaguardate, cercando così di salvare la naturalità di tali aree, senza compromettere irreversibilmente le aree umide segnalate e salvando contestualmente la salute degli abitanti dei comuni della Bassa Modenese da un incremento insostenibile dell'inquinamento atmosferico;
una soluzione alternativa si presterebbe alla progettazione di un corridoio più ampio, capace di includere nel lungo periodo altre infrastrutture di trasporto e/o di comunicazione, come ferrovie, sistemi di trasporto a levitazione magnetica (persone o merci), gasdotti, fibre ottiche eccetera;
nell'ambito dell'istruttoria per la valutazione dell'impatto ambientale dell'opera verranno valutate anche le alternative di localizzazione del progetto ai fini di uno studio comparativo degli impatti prodotti dalle varie soluzioni e dalle possibilità di mitigazione di tali impatti;
dovrebbe essere valutato il cumulo delle emissioni atmosferiche e degli impatti in generale causati dall'esercizio della nuova autostrada e dall'esercizio di altri impianti in corso di valutazione tecnica nella stessa zona, come quello dello stoccaggio sotterraneo di gas naturale nell'area

di Rivara, a 50 m. dall'autostrada, o quello della centrale elettrica a biomasse di Massa Finalese -:
se il Ministro intenda esaminare il caso della Cispadana per approfondire le ragioni che hanno fatto scegliere come base del bando per la concessione della nuova autostrada un tracciato vecchio e obsoleto progettato più di 40 anni fa, adoperandosi per adottare le opportune iniziative per la valutazione, in accordo con le autorità locali, di un'alternativa progettuale in grado di tutelare la salute dei cittadini da un aggravio irreversibile dell'inquinamento atmosferico e acustico.
(5-00228)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da oltre un anno le opere sul tratto toscano della TAV proseguono senza la presenza indispensabile dell'Osservatorio Ambientale Nazionale;
tale assenza deriverebbe dalla scadenza temporale del relativo accordo procedimentale che non sarebbe stato rinnovato con significative preoccupazioni soprattutto in Mugello ove l'assenza di controlli sulle opere TAV risulta eclatante trattandosi di un territorio che ha subito gravissime alterazioni eco-ambientali dalle opere in questione -:
quale iniziativa immediata si intenda assumere al fine di una rapida ricostituzione dell'Osservatorio Ambientale Nazionale al fine di garantire un'adeguata compatibilità ambientale e di impatto territoriale ai lavori in Toscana della TAV.
(4-00697)

NACCARATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la società C&C di Pernumia in provincia di Padova ha gestito, dal 2001, un impianto per il recupero di ceneri pesanti per la produzione di conglomerati cementizi;
dal 2002 l'impianto è stato oggetto di controlli da parte dell'ARPAV a causa di fuoriuscite di materiale tossico; in conseguenza dei controlli l'impianto è stato dichiarato non conforme;
nel corso del mese di ottobre dello stesso anno la Provincia di Padova ha diffidato la società, in seguito all'indagine ARPAV sui conglomerati prodotti da C&C, e successivamente ARPAV ha dichiarato sanzionabile la società per aver recuperato tipologie di rifiuti senza la necessaria autorizzazione;
nel 2004 la Provincia di Padova ha comunque incaricato la società C&C di occuparsi del recupero di rifiuti speciali;
dopo un ulteriore sopralluogo l'ARPAV ha riscontrato ancora delle irregolarità in ordine all'impianto di aspirazione, ai camini, al laboratorio di analisi, al capannone utilizzato per immagazzinare i rifiuti ed anche alla quantità dei rifiuti in stoccaggio, ritenuta superiore a quella autorizzata;
tale sopralluogo dell'ARPAV ha indotto la Provincia di Padova a diffidare nuovamente la C&C in due occasioni per stoccaggio di una eccessiva quantità di rifiuti;
tra il 2004 ed il 2005 si sono registrate proteste della popolazione e prese di posizione dei Comuni contermini di Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare motivate dalla pericolosità del sito e dalle attività di C&C;
nel febbraio 2005 un'indagine della magistratura ha portato al ritrovamento di materiali tossici nei cantieri della linea dell'alta velocità Venezia-Milano e nel cantiere del cavalcavia Camerini a Padova che sono stati posti sotto sequestro dall'autorità giudiziaria perché inquinati dai conglomerati provenienti dalla C&C;

inoltre è stato arrestato l'amministratore unico della società C&C e posti agli arresti domiciliari alcuni collaboratori perché ritenuti responsabili dell'inquinamento sopra descritto;
i rilievi ARPAV hanno confermato la pericolosità dei siti e dell'area della fabbrica e diverse proteste della popolazione hanno denunciato l'immobilismo della Regione Veneto e della Provincia di Padova in quanto enti preposti alla tutela del territorio;
in particolare, dalla data del 22 febbraio 2005, quando la C&C è stata posta sotto sequestro, la Provincia di Padova, nonostante numerose sollecitazioni in merito, non ha ancora concretamente provveduto alla bonifica del capannone e dell'area esterna dove sorge la società C&C, area attualmente occupata da una notevole quantità di rifiuti tossici;
alla fine di maggio 2007, nel corso dell'ennesimo sopralluogo, i tecnici ARPAV hanno scoperto un incendio doloso appiccato nell'area ove sorge C&C e sono stati costretti a far intervenire i vigili del fuoco che, dopo un'intera notte di attività, hanno domato l'incendio evitando che una pericolosa nube tossica coinvolgesse i centri abitati limitrofi;
la bonifica dell'area è necessaria ed urgente visto lo stato di completo abbandono in cui oggi versano il capannone e l'area esterna un tempo occupati dalla società C&C;
l'area resta ancora oggi fonte di rischi sanitari e pericoli ambientali per la popolazione, in particolare per gli abitanti dei tre Comuni di Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare posti in prossimità dell'azienda -:
se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti, e quali azioni intenda porre in essere per garantire la salute dei cittadini e la completa bonifica dell'area.
(4-00702)

NUOVA FORMULAZIONE

NACCARATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società C&C di Pernumia, in provincia di Padova, ha gestito dal 2001 un impianto per il recupero di ceneri pesanti per la produzione di un facsimile di calcestruzzo;
dal 2002 l'impianto è stato oggetto di controlli da parte dell'ARPAV a causa di fuoriuscite di materiale tossico con conseguenti dichiarazioni di non conformità dell'impianto stesso e inviti alla Provincia di Padova affinché fosse diffidata la ditta dall'effettuare attività di gestione rifiuti senza specifica autorizzazione;
nel 2004 la provincia di Padova, dopo aver diffidato (nell'ottobre del 2002) la società C&C in seguito ad accertamenti dell'ARPAV sui conglomerati prodotti dall'azienda, ha comunque incaricato la stessa società di occuparsi del recupero di rifiuti speciali, attività per la quale un ulteriore sopralluogo dell'ARPAV ha riscontrato ancora delle irregolarità in ordine all'impianto di aspirazione, ai camini, al laboratorio di analisi, al capannone utilizzato per immagazzinare i rifiuti ed anche alla quantità dei rifiuti in stoccaggio, ritenuta superiore a quella autorizzata;
tale sopralluogo dell'ARPAV ha indotto la provincia di Padova a diffidare nuovamente la C&C di Pernumia in due occasioni per stoccaggio di una eccessiva quantità di rifiuti;
tra il 2004 ed il 2005 si sono registrate proteste della popolazione e prese di posizione dei comuni contermini di Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare motivato dalla pericolosità del sito e delle attività di C&C;
nel febbraio 2005 sono stati rivenuti materiali tossici nei cantieri della linea dell'alta velocità Venezia-Milano e nel cantiere del cavalcavia Camerini a Padova che sono stati posti sotto sequestro dall'autorità giudiziaria perché inquinati dai conglomerati provenienti dalla C&C, inoltre è stato arrestato l'amministratore unico della società e posti agli arresti domiciliari alcuni collaboratori;
in particolare, l'amministrazione comunale di Padova ha impegnato una somma ingente, circa 1,5 milioni di euro, per procedere a proprie spese alla bonifica dei rifiuti tossici ritrovati nel cantiere del cavalcavia Camerini;
i rilievi ARPAV hanno confermato la pericolosità dei siti e dell'area della fabbrica e diverse proteste della popolazione hanno denunciato l'immobilismo della regione Veneto e della provincia di Padova in quanto enti preposti alla tutela del territorio;
in particolare, dalla data del 22 febbraio 2005, quando la C&C di Pernumia è stata posta sotto sequestro a seguito dell'apertura di un'inchiesta giudiziaria su un traffico illegale di rifiuti tossici che coinvolgerebbe il titolare dell'azienda, non si è ancora concretamente provveduto alla bonifica del capannone e dell'area esterna dove sorge la società, area attualmente occupata da una notevole quantità di rifiuti tossici;
ad oggi l'area resta fonte di rischi sanitari e pericoli ambientali per la popolazione, in particolare per gli abitanti dei tre comuni di Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare, posti in prossimità dell'azienda, per il fatto che gran parte dei rifiuti tossico-nocivi presenti nell'area è ancora esposta agli agenti atmosferici senza alcuna protezione;
solo alla fine del 2009, con la deliberazione della Giunta regionale n. 3456 del 17 novembre 2009, la Regione Veneto ha ufficialmente riconosciuto, seppure con notevole ritardo, la pericolosità dell'area ed ha quindi inserito il sito contaminato dove ha sede il capannone della società C&C di Pernumia (PD) nel «Piano regionale per la bonifica delle aree inquinate adottato con DGR n. 157 del 25 gennaio 2000» prevedendo, per la sola rimozione dei rifiuti, prioritaria ad ogni intervento di bonifica, una spesa complessiva di circa 12.000.000,00 di euro -:
se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti, e quali azioni intenda porre in essere per garantire la salute dei cittadini e la completa bonifica dell'area. (4-00702)

REALACCI e GRANATA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
Il 16 febbraio 2001 la terza sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza per il caso dello Sbarcatello all'Argentario ha definitivamente chiarito la questione dei liberi accessi al mare, dichiarando che «nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l'accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l'unica via per raggiungere una determinata spiaggia». Nonostante ciò, sono ancora molti i casi di «privatizzazone» di fatto che impediscono ai cittadini di usufruire liberamente di spiagge, cale e scogliere, anche se queste appartengano al demanio statale e sono quindi funzionalmente destinate alla pubblica fruibilità;
fra i vari casi, segnalati alle autorità e alle associazioni ambientaliste, va evidenziato quello relativo alla Sicilia e alla provincia di Siracusa, dove il quotidiano la Sicilia, a partire dal mese dello scorso maggio, ha denunciato con vari articoli numerosi casi di chiusura degli accessi a tratti di costa pubblica da parte di privati. Secondo il quotidiano siciliano, un'accurata e scrupolosa verifica effettuata dalla polizia ambientale del Comune di Siracusa, ha messo in luce una quantità enorme di abusi e di illegalità. In un lungo tratto di costa - dal faro Massoliveri all'Arenella, nella zona del Plemmirio - nell'ultimo anno sono aumentati del 50 per cento i cancelli che impediscono l'accesso alle zone a mare. Cancelli, girelli o paletti, impediscono l'accesso libero al mare a tutti i cittadini, in particolare alle carrozzine e alle persone che hanno problemi di deambulazione;
grazie alle segnalazioni e alle varie denunce, il 14 luglio, la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro giudiziario di due cancelli posti da privati che impedivano il libero accesso al mare: uno nella zona di Asparano e uno nella spiaggia di Punta del Pero. Si tratta di due

provvedimenti importanti che si spera abbiano lo scopo di dare il via ad una sanatoria dell'illegalità che ancora permane in molte aree della costa Siracusana;
il caso siciliano è emblematico, ma purtroppo non isolato. Ogni anno, si registrano molte segnalazioni di accessi al mare interdetti abusivamente. La situazione desta preoccupazione perché le coste sono una delle risorse paesaggistiche, ma anche economiche e sociali, più importanti del nostro Paese;
discorso collegato a questo è quello delle spiagge in concessione. Nonostante la Finanziaria del 2006 abbia stabilito che «È fatto obbligo ai titolari di concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione», in molte regioni la spiaggia pubblica è diventata ormai un lontano ricordo: tra ombrelloni, lettini, chioschi e spogliatoi, i gestori dei lidi stanno letteralmente privatizzando il mare. Sono oltre 5mila, infatti, stabilimenti balneari disseminati lungo il perimetro dello stivale dal Friuli Venezia Giulia alla Liguria, isole comprese;
nel luglio 2008 Legambiente ha presentato un dossier sulle spiagge in concessione del litorale romano da cui emerge che sono solo 10 su 53 gli stabilimenti che lasciano il libero accesso al litorale. Gli altri, non solo chiedono, senza averne titolo, il pagamento del biglietto di ingresso, ma impediscono la vista al mare con muri di cabine, spogliatoi, edifici di servizio, ristoranti e recinzioni;
l'Italia possiede 7.375 chilometri di litorale, un patrimonio naturale inestimabile fatto di arenili, sistemi dunali e coste rocciose. L'eccessiva pressione antropica però, con la infrastrutturazione di molti tratti per agevolarne l'uso turistico, sta modificandone radicalmente l'aspetto e la fruizione. Nel secolo scorso, lungo il litorale italiano si sono insediate le grandi industrie chimiche e petrolchimiche, snaturando e occupando aree enormi e procurando all'ecosistema danni incalcolabili in termini di inquinamento terrestre e marino, c'è stata poi la proliferazione di porti turistici, si è assistito a una crescita immobiliare fuori controllo e molto spesso abusiva, che ha riempito i lungomare di alberghi e seconde case. E poi il boom degli stabilimenti balneari che hanno occupato le spiagge, prima per pochi mesi all'anno, poi in pianta stabile. A questi fenomeni vanno aggiunti erosione ed effetti dei cambiamenti climatici, che hanno a loro volta contribuito a trasformare profondamente l'ambiente costiero -:
quali azioni intenda intraprendere per effettuare, attraverso gli organi preposti, una verifica delle situazioni di illegalità e di abusi sui litorali e la corretta applicazione della normativa vigente in materia;
se intenda attivarsi per mettere in campo un necessario sistema di pianificazione e gestione costiera che individui il punto di equilibrio tra le attività economiche, turistiche e residenziali da un lato e l'ambiente e la libera e corretta fruizione dello stesso dall'altro.
(4-00711)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il comma 507 dell'articolo 1 della legge Finanziaria per il 2007 dispone l'accantonamento di percentualidi somme previste per diverse voci di spesa contenute nei bilanci dei Ministeri per il triennio 2007-2008-2009;
le somme accantonate nell'ambito delle disponibilità del Ministero degli Affari

Esteri per l'anno corrente ammontano a 80 milioni, di cui poco meno di 8 milioni riguardanti le politiche migratorie;
il disegno di legge di revisione-assestamento del bilancio 2008, approvato nel Consiglio dei Ministri del 27 giugno 2008, ha previsto per il MAE lo scongelamento di appena 8 milioni su 80, che costituisce il rapporto più sfavorevole degli ultimi anni;
non sono da escludersi altri possibili tagli ai capitoli degli italiani all'estero anche nell'ambito dello scongelamento di 8 milioni di euro;
questi ulteriori tagli si aggiungono a quelli da poco disposti sul bilancio del MAE con il decreto n. 93 recante «Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» e portano le riduzioni per il corrente anno ad oltre 100 milioni di euro;
l'incidenza delle riduzioni sulle politiche migratorie, già precedentemente colpite per 17 milioni di euro, stanno portando le risorse in questo campo ad un preoccupante livello di guardia rimettendo in discussione lo sforzo degli ultimi anni di consolidare e, in alcuni campi come l'assistenza, di migliorare la spesa storica;
è indispensabile interrompere la spirale di arretramento della spesa per le politiche migratorie, per non determinare la perdita di iniziative e rapporti difficilmente recuperabili in situazioni caratterizzate da una rapida evoluzione come sono quelle degli italiani, che vivono in diversi contesti sociali e culturali -:
quali determinazioni il Governo intenda assumere per fare in modo che i tagli previsti per il Ministero degli Esteri siano contenuti in limiti che non mettano in discussione il fisiologico svolgimento di alcune sue fondamentali attività;
quali azioni il Ministro degli Affari esteri intenda intraprendere affinché siano completamente salvaguardati gli stanziamenti residui per le politiche rivolte agli italiani all'estero.
(4-00700)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
alcuni anni fa la provincia del Verbano Cusio Ossola è stata beneficiaria di un Patto territoriale per lo sviluppo economico;
all'interno del predetto «patto» è stata inserita la costruzione di una strada di arroccamento alle Cave «Cremosina» ed altre site in comune di Vogogna (decreto n.pt. 000032 del 4 dicembre 2001 - modificato con decreto 00095 del 5 febbraio 2002);
quest'opera ha da sempre avuto una forte opposizione da parte di associazioni ambientaliste, e esponenti politici della zona che - come il sottoscritto interrogante - sottolineavano come l'iniziativa non sembrava avere i requisiti per poter accedere alle previste provvidenze perché del tutto antieconomica, soprattutto per i costi di localizzazione e sfruttamento;
in particolare si sottolineava il pesante impatto ambientale a poche centinaia di metri dai confini del Parco nazionale Valgrande (una strada di 5.600 metri con pendenze fino al 18 per cento per salire da 272 a 869 metri sopra il livello del mare con progetto iniziale di 43 tornanti ed una galleria, progetto poi ridotto ma ugualmente devastante) ed il fatto che sarebbero state raggiunte aree di cave già dimesse delle quali comunque non si conosceva (né si conosce) la possibile effettiva produttività delle cave oggetto dell'investimento;
il vivace dibattito pubblico ha portato ad un rallentamento dei lavori, al sequestro di parte dell'area da parte del Corpoforestale dello Stato, a ritardi nell'approvazione dei progetti stessi, alla presentazione anche di interrogazioni parlamentari;
il 4 luglio 2006 il Ministro dello sviluppo economico - sollecitato da più parti - richiedeva alla amministrazione provinciale del VCO una relazione sull'andamento

del progetto, relazione che - a firma del responsabile dell'ufficio - veniva inviata al Ministero il 13 luglio 2006 sottolineando le perduranti mancanze da parte della amministrazione comunale di Vigogna alle richieste della Provincia e rifacendosi comunque - per le conclusioni - ad una imminente relazione tecnica del dirigente del settore ambiente della stessa provincia, a seguito della quale si auspicava di avere dati per conoscere «quanto risulterà utile a chiarire sulla criticità del progetto e prenderà in considerazione ...l'opportunità di richiedere al soggetto istruttore un supplemento di istruttoria»;
l'8 agosto 2006 il predetto Dirigente presentava una documentata relazione (prot. 0040341/70) che terminava con una clamorosa conclusione: «Si evince che per la cava Paradiso gli svantaggi (per essere coltivata - ndr) sono superiori ai vantaggi mentre per la cava Cremosina, in termini di quantità vi è un pareggio»;
in altre parole si confermava l'assurdità di costruire una strada, sfasciare una montagna, raggiungere (forse) una cava abbandonata ed in disuso da riattivare senza certezza sul contenuto e qualità del materiale da coltivare, il tutto causando gravi rischi idrogeologici per ipotetici «redditi» derivanti dall'utilizzo della attività estrattiva. Da notare che i partners privati più rilevanti (Bovere Graniti - Cover Natural Stone) avevano significativamente abbandonato il progetto che comporta una spesa complessiva (solo per la strada!) di oltre euro 2,5 milioni;
dopo questa «stroncatura» appariva evidente l'opportunità di abbandonare del tutto questa iniziativa, invece risulta all'interrogante che a fine 2006 sarebbero stati versati dalla amministrazione del patto territoriale ben 650.000 euro al Comune di Vogogna e da questa amministrazione versati alla ditta Arcater srl per «acconti» sulla realizzazione dell'opera. La stessa Arcater, peraltro - incassata la somma - abbandonava il cantiere dopo aver avanzato verso il Comune di Vogogna «riserve tecniche» per quasi 2 milioni di euro;
nonostante infatti tutte queste premesse erano infatti comunque iniziati grandi lavori di sterro e la costruzione della strada per un primo lotto, cantiere poi abbandonato dalla Arcater;
oggi sono ben visibili muraglioni di dubbia staticità, mentre la strada è stata realizzata senza canalizzazione idraulica, muri e sponde, con pesanti fessurazioni del fondo stradale, frane incombenti mentre a vista non risulta sia stata fatta la richiesta piantumazione di ripristino;
l'opera oggi porta «al nulla» nel senso che andrebbe continuata per altri due terzi per avere una qualche utilità ma - si ripete - nessuno può ragionevolmente pensare di scoprire chissà quale rendimento dalle cave che venissero raggiunte, chiedendosi perché semmai non si utilizzi l'impianto teleferico a suo tempo esistente anziché gli autocarri;
successivamente la strada di arroccamento è stata di fatto abbandonata a sé stessa iniziando a deteriorarsi per effetti atmosferici;
puntualmente, così, nella primavera di quest'anno - a causa di piogge insistenti ma di nessuna vera e propria alluvione - parte della strada è franata a valle (come volevasi dimostrare) confermando l'impressione dell'interrogante che si stiano buttando soldi pubblici senza alcuna logica;
nella scorsa legislatura il sottoscritto interrogante in più riprese e sollecitandole invano in aula ha richiesto risposta a precedenti atti ispettivi, in un sostanziale e colpevole silenzio del Governo -:
se risponda al vero che a fine 2006 siano stati versati 650.000 euro in acconto su questo progetto del piano territoriale VCO, se vi siano stati versamenti successivi e quanto complessivamente sia già stato speso per questa «cattedrale nel deserto»;
in caso affermativo, a che titolo siano stati corrisposti e se si intenda proseguire

nei versamenti per i lavori fatti o da farsi e quali imprese dovrebbero essere le beneficiarie di tali versamenti;
chi sia il responsabile legale dell'opera ad oggi, soprattutto in caso di danni a terzi per frane, smottamenti o caduta sassi, come già avvenuto;
quale sia la logica sottostante a questo ben poco comprensibile modo di procedere;
se non si ritenga di dover predisporre immediatamente una approfondita indagine ministeriale su questa discutibile iniziativa del Patto Territoriale del VCO.
(4-00706)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alla sezione distaccata di Fidenza del Tribunale di Parma fa riferimento una popolazione di circa 100.000 abitanti provenienti dai comuni dell'area appenninica e ad ovest del fiume Taro che affluiscono a Fidenza in modo assai più agevole che non a Parma;
da tempo le Organizzazioni sindacali denunciano l'insufficienza della forza lavoro presso la sezione distaccata di Fidenza ed è quindi necessario un incremento del personale in servizio;
la collocazione degli Uffici dell'Amministrazione Giudiziaria a Fidenza, attualmente situati in spazi promiscui agli uffici comunali, risulta non essere del tutto adeguata all'ottimale svolgimento delle attività;
il Comune di Fidenza, nell'ambito della propria programmazione triennale, ha inserito nell'elenco annuale delle Opere Pubbliche da attuarsi nel 2006, approvato dal Consiglio Comunale, il progetto per l'adeguamento di un immobile da destinarsi ad uffici giudiziari della Sezione Distaccata di Fidenza del Tribunale di Parma che detta Amministrazione Comunale ritiene di mettere a disposizione dell'Amministrazione Giudiziaria a titolo gratuito;
l'edificio comunale individuato come più idoneo allo scopo è l'«Ex-Casa del Popolo» che si trova in una posizione estremamente favorevole, a pochi passi dalla sede comunale, in pieno centro storico ma con buone possibilità di accesso e sosta;
l'immobile che consta di circa 1500 metri quadrati, è in buone condizioni di conservazione ed è attualmente sostanzialmente libero;
in data 21 febbraio 2005 la Commissione di Manutenzione del Tribunale di Parma ha approvato all'unanimità il progetto preliminare e di fattibilità per il restauro e l'adeguamento dell'edificio, sito in piazza Matteotti a Fidenza, il cui quadro economico ammonta a euro 3.000.000,00;
il Ministero della Giustizia, in data 23 agosto 2007 con nota indirizzata al Comune di Fidenza ha negato la richiesta di finanziamento in considerazione del mancato rifinanziamento del Fondo destinato all'edilizia giudiziaria -:
se il Ministro della Giustizia e il Governo siano a conoscenza della situazione descritta e quali azioni intendano avviare al fine di assicurare il buon funzionamento e la valorizzazione della sezione distaccata di Fidenza del Tribunale di Parma.
(5-00223)

Interrogazioni a risposta scritta:

MINASSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Imperia, l'amministrazione della giustizia è demandata al

Tribunale di Imperia e a quello di Sanremo che, a sua volta, ha propria sezione distaccata a Ventimiglia;
carenze di organico e posti vacanti nei ruoli, unitamente alla mancata adozione, da parte tanto del Presidente del Tribunale di Sanremo quanto da parte del Consiglio Giudiziario, di idonee ed immediate misure, hanno determinato la situazione attuale in cui l'attività della sezione distaccata di Ventimiglia del Tribunale di Sanremo, dopo essere stata amministrata per lungo periodo solo da un Magistrato onorario, è di fatto oggi completamente paralizzata;
tale predetta situazione ha fatto sì che vi fosse uno scadimento complessivo dell'amministrazione giudiziaria del contenzioso tanto civile quanto penale e ciò sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo;
il Giudice onorario ivi applicato, non idoneo da solo ad affrontare la complessità delle questioni che possono presentarsi in una città di confine come Ventimiglia, ha emanato alcune sentenze quanto meno discutibili, quali pronunce di condanna nei confronti di imputati ormai defunti ovvero l'affermazione della carenza di giurisdizione italiana nel Comune di Seborga, di cui veniva ipotizzata la sovranità quale stato autonomo, che è addirittura giunta all'onore della Corte Costituzionale ove la relativa questione è stata, ovviamente, respinta;
da ultimo il Magistrato Onorario prima applicato da solo presso la sezione distaccata di Ventimiglia si è addirittura messo in aspettativa, privando del tutto la città di Ventimiglia della presenza di un Giudice;
tale situazione ha fatto sì che l'avvocatura del Foro di Sanremo riunita in assemblea - evidenziate da parte del Consiglio dell'Ordine, ed in particolare da parte del rappresentante ventimigliese di tale organo che ha raccolto le lagnanze di tutti gli operatori del settore, tutte le problematiche e le singolarità prima esposte - abbia dapprima invocato l'intervento delle Autorità Amministrative e Giudiziarie competenti e successivamente abbia proclamato un'astensione dalle attività di udienza in tutto il circondario del Tribunale matuziano;
l'assenza di un'amministrazione della Giustizia svolta in modo adeguato e competente fa sì che si aprano spazi pericolosi alla penetrazione della criminalità nel territorio con addirittura rischi concreti che organizzazioni di malavitose possano profittare del vuoto creatosi sia per gestire più agevolmente l'attività criminale, quanto per sostituirsi all'Autorità dello Stato nel controllo del territorio e nella risoluzione dei conflitti;
la mancanza di adeguato presidio di amministrazione della giustizia sul territorio determina oltretutto ricadute negative anche in ambito economico e nella risoluzione dei conflitti personali e sociali, con scadimento del tessuto connettivo sociale e degrado sociale e culturale -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione sopra rappresentata che descrive una realtà inaccettabile per un Paese europeo;
se non ritenga opportuno adottare dei provvedimenti idonei di propria competenza affinché sia al più presto ripristinata la presenza continuativa del Magistrato togato di ruolo in pianta stabile presso la sezione distaccata di Ventimiglia del Tribunale di Sanremo, per garantire il livello minimo di servizio nell'interesse della collettività.
(4-00719)

LABOCCETTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da tempo il Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, Dottoressa Daniela Della Pietra, si è resa protagonista di provvedimenti che evidenziano, ad avviso dell'interrogante, una sostanziale insensibilità e per molti aspetti una notevole superficialità ed approssimazione

nel valutare casi di detenuti afflitti da problematiche cliniche estremamente gravi;
in data 19 giugno 2008 il suddetto Magistrato con un'ordinanza, a sua firma, ha rigettato, per l'ennesima volta, un'istanza di differimento provvisorio dell'esecuzione della pena, avanzata da Bruno Contrada, detenuto nel Carcere Militare di Santa Maria Capua Vetere, di anni 77, che ha già scontato 5 anni di pena e che risulta gravemente malato;
sottolineato che il Dottor Bruno Contrada risulta essere afflitto, come accertato dal Dirigente sanitario del Carcere Militare di Santa Maria Capua Vetere dalle seguenti patologie:
a) cerebrovasculopatia cronica aterosclerotica con obiettività clinica semiologia negativa ma con segni strumentali (TAC encefalica) di atrofia corticale e di ipodensità a sede occipitale destra;
b) aterosclerosi bilaterale del tronchi sopra aortici (eco color doppler accertata - flusso demodulato) in mutismo clinico semiollogico;
c) ipertensione arteriosa, farmacologicamente controllata, con compromissione cardiaca (ipertrofia ventricolare sinistra ecograficamente accertata) e retinica (retinopatia ipertensiva in OO di lieve grado);
d) broncopneumopatia cronica in assenza di deficit ventilatorio ma con accentuazione della trama vasale alla rxgrafia;
e) ernia iatale da scivolamento con gastroduodenite cronica (obiettività strumentale accertata con esofagogastroduodenoscopia);
f) occhio sinistro: pseudoafachia con virus 9/10 senza lenti;
g) occhio destro: cataratta parziale senile con virus 6/10 senza lenti;
h) ipertrofia prostatica benigna;
i) depressione - disturbo dell'umore di grado lieve-medio con reattività ansiosa;
l) malattia artrosica senile con obiettività clinica di disfunzionalità arto superiore destro da periartride e rottura della cuffia dei rotatori post-traumatica;
m) dermatite atopica;
n) deperimento organico psichico;
o) piastrinopenia e iposideremia;
p) neuropatia ottica di natura ischemica ed emianopsia;
nella richiamata ordinanza di rigetto la Dottoressa Daniela Della Pietra ha, tra l'altro, scritto: «... quanto all'età avanzata del Contrada, va detto che ben può comprendersi come per un soggetto anziano, affetto da alcune patologie, la privazione della libertà, sia vissuta come una sofferenza aggiuntiva ma, secondo giurisprudenza, essa può assumere rilevanza soltanto quando si configuri di entità tale da superare il limite dell'umana tollerabilità...»;
è certamente questa una frase agghiacciante, che fa venire i brividi a qualsiasi essere umano, e che un Magistrato della Repubblica italiana ha voluto scolpire in un'ordinanza probabilmente per ricordare a tutti che i Giudici sono al di sopra di ogni cittadino e forse anche di Dio;
v'è da chiedersi quando si possa dire superato il limite dell'umana tollerabilità e come si accerti che tale limite è stato superato;
v'è altresì da domandarsi chi debba o possa stabilire che tale limite è stato o meno superato -:
quali iniziative di carattere ispettivo si intendano eventualmente assumere, ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza, nei confronti di un magistrato che utilizza simili espressioni ed assume siffatti atteggiamenti nei confronti di detenuti afflitti dalle ricordate patologie, patologie, si badi bene, che sono

numerose (e non «alcune»), alcune delle quali sono irreversibili e non suscettibili di miglioramento ma di peggioramento.
(4-00722)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi nel municipio di Vito d'Asio (Pordenone) si sono riuniti vari Sindaci e rappresentanti locali dell'Alto Pordenonese e del limitrofo Udinese;
durante l'incontro è stato convenuto di premere sulle istituzioni locali del Friuli Venezia Giulia, ma anche su quelle nazionali e comunitarie, per l'immediato sblocco dell'ormai annoso progetto della superstrada Cimpello-Sequals-Gemona;
in particolar modo, gli esponenti dei Comuni di Spilimbergo, Vito d'Asio, Travesio, Sequals, Castelnovo del Friuli, Clauzetto e Forgaria nel Friuli hanno ribadito la necessità di prolungare fino alla cittadina di Gemona (Udine) il tracciato già esistente, anche per offrire alla debole economia della zona nuove formule di sviluppo;
non si esclude, vista l'importanza interregionale dell'arteria, di creare una sorta di organismo di sensibilizzazione che raggruppi gli enti locali della provincia di Pordenone e quelli di Udine, ma anche semplici cittadini e associazioni che da tempo si battono per il rilancio sociale del territorio;
tra i destinatari degli ordini del giorno e dei solleciti che si andranno ad approvare nelle singole sedi municipali risultano anche i Ministeri interrogati, i quali nel corso degli anni sono stati più volte interessati - rispetto a questioni di loro diretta competenza - al progetto della superstrada -:
se siano in grado di definire la tempistica della cantierizzazione dei singoli lotti che ancora devono essere realizzati per il completo prolungamento della Cimpello-Sequals-Gemona, tra le province di Pordenone e di Udine;
se intendano attivarsi presso i Comuni interessati al passaggio dell'arteria viaria per concordare con gli stessi eventuali iniziative a sostegno dell'opera, ritenuta quasi unanimemente indispensabile per il decollo dell'economia dell'area in parola.
(4-00705)

PIZZETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il sistema ferroviario locale che interessa la provincia di Cremona registra da anni pesanti disservizi e disagi a carico degli utenti, come più volte sottolineato dai comitati pendolari, dalle istituzioni locali, dagli organi di stampa;
nelle ultime settimane la situazione si è ulteriormente aggravata e i passeggeri della linea ferroviaria Mantova-Cremona-Milano, in particolare, si sono trovati a vivere un'incredibile odissea, tra ritardi insostenibili (anche di 100 minuti!), convogli surriscaldati fermi in mezzo alla campagna (con una temperatura di oltre 40 gradi), assenza di informazioni all'utenza;
tale situazione ha armai raggiunto livelli di insostenibilità non più sopportabili per le persone pendolari, per le loro complessive condizioni di vita e, altresì, per il danno economico conseguente a tali disservizi;
i molteplici disagi e le disfunzioni nella gestione del trasporto su ferro che afferiscono per la gran parte a sistemi di ambito locale, ma che dal punto di vista sociale, economico ed ambientale assumono certamente rilevanza nazionale,

hanno comportato segnalazioni e proteste che non possono essere disattese ulteriormente, pena il rischio che si determinino difficili situazioni di ordine pubblico generate da un'autentica, legittima esasperazione dei cittadini-utenti, costretti a subire condizioni vessatorie;
da sei mesi è scaduto il contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenitalia, che oltretutto non rende più erogabile a favore dei pendolari il bonus per i ritardi fino al suo rinnovo;
con la manovra finanziaria sottoposta al voto del Parlamento il Governo intende sospendere l'attivazione della class action, strumento di tutela collettiva dei cittadini -:
quali soluzioni il Governo intenda adottare per risolvere una situazione non più accettabile, quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire alle persone-pendolari un servizio di qualità, puntuale ed efficiente, salvaguardando e tutelando il diritto alla mobilità, quali strumenti intenda attivare per affermare un più generale diritto di autotutela e al risarcimento dei cittadini.
(4-00716)

MINASSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 15 giugno 2008, con l'entrata in vigore del nuovo orario estivo di Trenitalia, è stato soppresso il treno Euronight 369 Nizza-Roma in partenza da Nizza alle ore 21,50 e arrivo nella Capitale alle ore 9,42;
tale soppressione costituisce un ulteriore pesante taglio al sistema dei collegamenti ferroviari della Provincia di Imperia, dopo la cancellazione, con effetto dal 7 aprile 2008, della coppia di IC Ventimiglia-Milano e viceversa delle ore 12,58 da Ventimiglia e delle ore 13,10 da Milano e la limitazione su Ventimiglia del treno Milano-Nizza delle ore 7,10;
la massiccia riduzione di collegamenti ferroviari del ponente ligure con le principali città del paese e con la Capitale in particolare, ha come effetto, quello di isolare completamente la Provincia di Imperia dal cuore della penisola;
i cittadini del Ponente Ligure si vedono già da oggi costretti per i loro spostamenti ad utilizzare l'aereo e a pernottare nella città di destinazione, con conseguenti evidenti disagi e maggiori consistenti esborsi;
a ciò si vanno ad aggiungere i riflessi altamente negativi sul versante turistico, risorsa economica fondamentale del territorio, proprio nel momento in cui si sta completando il raddoppio della rete ferroviaria del ponente ligure, chiamato a risolvere, almeno in parte, la cronica carenza di infrastrutture viarie;
in particolare si registra una forte preoccupazione, manifestata da tutti gli enti locali, dalle associazioni di categoria del comparto turistico, dalle associazioni dei consumatori e dalle organizzazioni sindacali, per le gravi conseguenze che la decisione assunta da Trenitalia avrà sul movimento turistico della Riviera dei Fiori, anche in considerazione del fatto che alcune agenzie stanno disdicendo i pacchetti organizzati che prevedono voli che atterrano a Nizza in orario in cui non è più disponibile alcun collegamento ferroviario con la Riviera dei Fiori;
tale stato di cose determina pesanti ricadute sul livello occupazionale dell'intero comparto turistico e sulle attività ad esso connesse, nonché sulla entità dei servizi offerti alla generalità dei cittadini che, a causa dell'operato di Trenitalia, vedono leso in maniera inaccettabile il loro diritto alla mobilità sul territorio -:
se sia a conoscenza della soppressione del treno Euronight 369 Nizza-Roma in partenza da Nizza alle ore 21,50 e arrivo nella Capitale alle ore 9,42 e quali provvedimenti intenda adottare per ripristinare un'immediata e corretta rimodulazione dei collegamenti ferroviari del Ponente Ligure, al fine di salvaguardare le relazioni essenziali allo sviluppo turistico del territorio e in modo da non aggravare

ulteriormente la cronica carenza infrastrutturale in materia viaria esistente nella zona di Riviera dei Fiori.
(4-00718)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

FRASSINETTI, GIAMMANCO e RIVOLTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie divulgate sui media locali che la Procura di Milano ha aperto un fascicolo sui maltrattamenti ed il giro di scommesse relativo ai combattimenti clandestini di cani organizzati in alcune zone di Milano da alcune bande rom, giro di scommesse che si aggira intorno ai 400 mila euro a sera;
sono state rinvenute, nel corso degli ultimi mesi, nelle zone de quo, numerose carcasse di cani uccisi, con evidenti ferite da azzanno;
l'Associazione Aidaa ha disegnato e consegnato agli inquirenti una mappa dei luoghi dell'orrore, dove i cani vengono scagliati uno contro l'altro e che tali luoghi, almeno sei, sono tutti vicini ad accampamenti rom;
la legge 20 luglio 2004, n. 189, reca disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate, che ha introdotto un nuovo Titolo 9-Bis al Codice Penale, dedicato ai «Delitti contro il sentimento per gli animali»;
circa due famiglie su cinque ospitano nelle proprie case almeno un animale;
è necessario intervenire per consentire alle forze dell'ordine di diminuire le sofferenze di questi animali seviziati e torturati a morte nonché per tranquillizzare le numerosissime famiglie italiane che ospitano cani e gatti nelle loro case -:
se corrisponda al vero che siano state avviate indagini relativamente a tali fenomeni e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per impedire il ripetersi in futuro di analoghi episodi di barbarie e crudeltà inconcepibili in una nazione civile quale è la nostra.
(4-00692)

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Ministero dell'interno esistono le graduatorie di cinque concorsi svoltisi tra il 1998 ed il 2005 che nel loro complesso hanno selezionato 406 idonei al posto di Vigile del Fuoco;
tra questi, il quinto ed il sesto concorso interforze, risalenti rispettivamente al 2002 ed al 2003, si distinguerebbe come i più penalizzati, posto che pressoché nessuno degli idonei sarebbe ancora stato assunto;
il turn over ha determinato vacanze d'organico che potrebbero essere colmate attingendo alle graduatorie degli idonei dei concorsi di cui sopra, la cui posizione è rimasta indeterminata -:
se esistano le risorse necessarie all'affettuazione delle assunzioni resesi necessarie per rimpiazzare i Vigili pensionati e se si ritenga di utilizzare in futuro le graduatorie dei concorsi indicati in premessa ed in quale misura.
(4-00693)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal Posto di Polizia di Frontiera Aerea e Marittima di Ronchi dei Legionari, meglio noto come Aeroporto di Trieste, dal mese di maggio 2008 due operatori della Polizia di Stato sono stati mandati in missione alla Questura di Varese per i servizi di vigilanza all'abitazione del Ministro dell'interno;

già n. 15 operatori di polizia della Polizia di Frontiera Terrestre alle dipendenze della IV Zona Polizia di Frontiera di Udine risultano in missione presso il Posto di Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino (Roma);
lo stesso Dirigente della IV Zona Polizia di Frontiera in relazione all'aumento del traffico per il periodo estivo, con note indirizzate al Servizio per le Polizia delle Frontiere e degli stranieri ha richiesto il seguente personale di rinforzo:
1) maggio 2008 n. 15 unità per l'aeroporto di Verona;
2) maggio 2008 n. 10 unità per l'aeroporto di Treviso;
3) maggio 2008 n. 10 unità per l'aeroporto di Venezia;
per le esigenze dell'aeroporto di Venezia non è ancora stata fornita alcuna risposta dal Dipartimento della Polizia di Stato, mentre per gli aeroporti di Verona e Treviso è stato comunicato che non sono rientrate nel novero dei posti cui assegnare rinforzi estivi -:
se non ritenga inopportuna la missione di due operatori specializzati in polizia di frontiera aerea nel servizio di vigilanza all'abitazione del Signor Ministro a Varese;
se non ritenga perlomento intempestiva l'aggregazione di operatori in servizio presso la IV Zona Polizia di Frontiera di Udine, competente nel territorio dei Nord-Est, quando è lo stesso Dirigente l'Ufficio a prospettare esigenze di sicurezza vieppiù in un aeroporto ad elevato traffico come quello di Venezia, ma non solo.
(4-00707)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso novembre il Comune di Padova ha deciso di trasferire in un'altra zona della città la Moschea attualmente situata in via Anelli;
la decisone del comune di Padova è stata giustificata dalla necessità di trovare un luogo dove poter edificare una struttura notevolmente più grande vista la crescita esponenziale dei fedeli musulmani nella provincia. Presenza che è stata quantificata in oltre 7000 persone;
la scelta del Comune non è stata apprezzata da una parte consistente della cittadinanza, sia perché il fabbricato, di proprietà del Comune, verrebbe ristrutturato a spese della comunità padovana attraverso la firma di un improbabile contratto di concessione, sia perché tale importante decisione che coinvolge tutta la comunità dovrebbe essere demandata ad un referendum popolare;
la scelta del Comune di trasferire la moschea comporta un impatto sociale che non può e non deve essere sottovalutato;
è necessario intervenire in tempi rapidi anche attraverso l'utilizzo della normativa d'urgenza per stabilire che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possano concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa presentazione da parte del richiedente di apposita domanda da presentare alla Regione interessata corredata di progetto edilizio, dal piano economico finanziario e dall'elenco degli eventuali finanziatori italiani o esteri, sottoscritta da un numero di aderenti all'associazione stessa con atto notarile e approvata mediante referendum da parte della popolazione del Comune interessato, secondo le disposizioni del relativo statuto comunale;
la scelta del comune presa in modo discrezionale senza il coinvolgimento dei cittadini ha causato una diffusa insoddisfazione che è sfociata in diverse azioni di protesta;

la Lega Nord da subito criticato in via ufficiale l'atteggiamento politico-programmatico del Comune e organizzato una manifestazione di protesta per venire incontro alle istanze dei cittadini;
durante le manifestazioni di protesta organizzate dalla Lega Nord alle quali hanno partecipato numerosi cittadini, il capogruppo del partito al comune di Padova, Mariella Mazzetto ed il Segretario Provinciale della Lega Nord, Cons. Regionale Maurizio Conte, assieme ad altri colleghi e militanti di partito, con una azione provocatoria, hanno fatto passeggiare un maialino sul terreno destinato alla futura costruzione della Moschea, onde impedirne la edificazione dal momento che l'animale è impuro secondo la cultura islamica;
contro la plateale passeggiata si sono immediatamente sollevate le critiche del sindaco di Padova, Flavio Zanonato, e di altri esponenti dei partiti di sinistra che hanno stigmatizzato il comportamento come volgare ed oltraggioso nei confronti dei credenti musulmani e della loro religione;
a seguito della singolare manifestazione è stato prontamente aperto un procedimento penale nei confronti del Segretario Provinciale del partito padovano Maurizio Conte, del Consigliere Comunale di Padova Mariella Mazzetto del Segretario Cittadino Leandro Comacchio, del Segretario di Circoscrizione Giovanni Battista Baldan e dell'allora Segretario cittadino Fabrizio Boron, indagati per il reato di offesa a una confessione religiosa previsto dall'articolo 403 del codice penale;
in merito, il Pubblico Ministero Emma Ferrero, lo scorso 23 maggio ha addirittura chiesto una proroga del termine per le indagini preliminari, in ragione del fatto che sono ancora in corso indagini di polizia giudiziaria sui fatti risalenti al 9 novembre 2007;
per le indagini, dirette ad accertare la portata offensiva e discriminatoria delle condotte messe in atto agli esponenti della Lega Nord ed iniziate nel dicembre del 2007, è stata richiesta una proroga addirittura fino al 23 gennaio 2009;
confidiamo che entro tale data le indagini possano «finalmente» condurre a risultati concreti;
secondo gli ultimi dati disponibili, nel circondario di Padova sono in costante aumento omicidi, tentanti omicidi, rapine, furti, estorsioni, di fronte ai quali le esigenze di tutela dei cittadini sono continuamente disattese a causa della certificata crisi della giustizia italiana, incapace di dare risposte giudiziarie in tempi utili;
nella relazione di inaugurazione per l'anno giudiziario in corso, è stato sottolineato dal procuratore della Corte d'Appello di Venezia, dottor Ennio Fortuna, come «non si rende un giusto servizio quando le forme più bieche, depravate, violente della delinquenza vengono trattate con un'indulgenza generalizzata» e profonda preoccupazione è stata espressa per la crescita della criminalità nella regione Veneto, ed in particolare nel comparto di Padova dove la delinquenza di matrice straniera occupa in modo prevalente i servizi di ordine pubblico;
in tale contesto, è incoraggiante notare la solerzia della magistratura nel perseguire i segnalati comportamenti «offensivi» messi in atto dagli esponenti della Lega;
in Italia il fenomeno sociale della diffusione di centri islamici e moschee, in molti casi abusivi, sta subendo negli ultimi anni un allarmante crescita esponenziale. Nel giro di poco tempo sono sorte in tutta Italia: moschee di dimensioni enormi, centri culturali e religiosi, scuole coraniche e attività commerciali gestite direttamente dalle comunità musulmane (macellerie, phone center eccetera);
sempre più spesso, stando alle notizie pubblicate dagli organi d'informazione, ci troviamo dinnanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile da un lato il manifesto rifiuto da parte delle comunità musulmane presenti in Italia di rispettare

le normative vigenti e di adeguarsi alla regole comportamentali e culturali del nostro Paese e dall'altro lato l'atteggiamento superficiale delle istituzioni che non comprendendone i rischi adottano semplicistiche soluzioni, mettendo conseguentemente in pericolo la sicurezza dei cittadini;
il mantenimento di questa costosissima rete di associazioni islamiche in Italia è impensabile senza il sostegno e la solidarietà di moschee, centri universitari, donazioni, finanziamenti di Stati e banche che hanno come obiettivo la «diffusione della fede» (da'wa). È ipotizzabile, inoltre, che i finanziamenti di queste attività, avvengano anche attraverso strutture parallele formate da commerci illeciti, riciclaggio di denaro, sfruttamento dell'immigrazione;
è noto che questi centri culturali, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventano anche centri della vita sociale e politica della comunità musulmana;
l'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita, Include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri, eccetera. Tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli. La legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile;
per l'islam «l'adunata per l'esercizio del culto» è la massima espressione di fede e in quel momento il leader della comunità musulmana, l'imam, rappresenta, in sintesi, quello che per noi sono insieme il vescovo, il sindaco e il preside di una scuola;
la legge islamica, rivolgendosi l'islam a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende in nessun modo dall'elemento territoriale. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo jus sanguinis e allo jus loci, ma allo jus religionis, cioè, alla appartenenza ad una comunità di credenti che non è legata all'esistenza di un'entità statuale;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno di alcune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le Forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
è stato più volte documentato da fonti giornalistiche che molto spesso, in occasione di funzioni religiose o di semplici incontri associativi, gli imam predicano odio nei confronti della cultura occidentale e sentenziano condanne contro tutti coloro che non si comportano secondo i dettami coranici (inutile ribadire come questi, in molti casi, siano antitetici ai principi e ai valori su cui è fondata la nostra tradizione culturale e che come tali si ritrovano anche nella Costituzione italiana);
è necessario quindi ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali;

l'assenza di azioni istituzionali volte a scoraggiare tale fenomeno ha conseguentemente portato alla diffusione di uno stato di illegalità nel quale le organizzazioni islamiche di matrice fondamentalista hanno potuto operare in piena libertà -:
se il ministro possa fornire al Parlamento una mappatura completa di tutti centri culturali islamici presenti in Italia ed una scheda informativa sulle relative modalità di organizzazione e finanziamento;
quali provvedimenti il ministro intenda adottare per garantire da un lato la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia e dall'altro il diritto all'esercizio del culto a tutte le confessioni religiose presenti nel nostro Paese.
(4-00708)

TOCCAFONDI e MAZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Toscana è una delle regioni in cui il fenomeno dell'immigrazione clandestina ha raggiunto alti livelli di criticità a causa soprattutto della forte presenza di comunità cinesi nelle province di Firenze e Prato, città quest'ultima in cui hanno creato un distretto tessile in larga parte illegale e parallelo a quello preesistente, ma anche per il diffuso radicamento di extracomunitari provenienti dai Paesi maghrebini e dal Senegal, dediti all'abusivismo commerciale;
la Regione e i Comuni interessati finora hanno sempre rifiutato di ospitare sul loro territorio un Centro di permanenza temporanea per i clandestini in nome di un principio ideologico di accoglienza indiscriminata che ha fatto crescere negli anni in modo esponenziale disagio e allarme sociale fra i cittadini, nonostante l'impegno strenuo delle forze dell'ordine;
gli interroganti segnalano due episodi avvenuti all'inizio del mese di luglio 2008, e precisamente martedì 1 e mercoledì 2, che dimostrano in modo esauriente quanto sia necessaria una rapida iniziativa del governo per fronteggiare una situazione sempre più deteriorata. Il 1o luglio il questore di Firenze, Francesco Tagliente, è stato infatti obbligato a disporre l'accompagnamento presso il Centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta di otto maghrebini fermati nel corso di controlli effettuati all'interno di un immobile occupato in via Circondaria nel capoluogo toscano. Dagli accertamenti è infatti emerso che tutti gli otto extracomunitari sottoposti a fermo di identificazione erano già stati accompagnati in Questura nei mesi scorsi e, pur in presenza dei presupposti per l'espulsione dal territorio nazionale, erano stati rilasciati per la mancanza di posti disponibili nei Cpt, ora Cie, dislocati in tutta Italia;
nella serata successiva il questore di Prato, Domenico Savi, ha organizzato un blitz interforze - al quale hanno partecipato Polizia, vigili del fuoco, ispettori dell'Asl, dell'Inps e dell'Ufficio provinciale del lavoro - in un capannone industriale gestito da cinesi per eseguire una serie di controlli in sette ditte del settore tessile-abbigliamento. Nel corso delle verifiche, una trentina di extracomunitari sono risultati irregolari, mentre altri venti lavoravano senza alcun contratto. I cinquanta cinesi fermati, in mancanza di un vicino Centro di identificazione ed espulsione, sono stati trasferiti a bordo di due pullman in una struttura pubblica cittadina, perché in Questura non c'era posto per ospitare tutti;
questi episodi confermano l'inderogabile necessità di istituire in tempi brevissimi un Cie anche in Toscana, nel solco peraltro delle direttive impartite col varo da parte del nuovo governo, per consentire alle Forze dell'ordine di fare al meglio il proprio lavoro rendendo meno virtuali le

leggi in vigore e ripristinare la legalità in certe zone franche che esistono soprattutto nel territorio pratese, che ospita la seconda comunità cinese d'Europa dopo Parigi -:
quali iniziative intende intraprendere il governo per fronteggiare questa grave situazione e in quali tempi verrà scelto l'edificio che dovrà ospitare in Toscana il Centro di identificazione ed espulsione;
se il centro di identificazione verrà comunque creato in Toscana nonostante il possibile persistere di dinieghi e resistenze da parte del Governatore della regione e di alcuni sindaci.
(4-00712)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Uboldo è interessato da oltre 11 mesi da una gestione commissariale, conseguente all'annullamento delle elezioni amministrative svoltesi nel maggio 2007;
le consultazioni elettorali per l'elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Uboldo, celebratesi nel maggio 2007, sono infatti state impugnate per presunti errori formali nella presentazione delle liste depositate dalle coalizioni di centro-destra e centro-sinistra;
la rilevazione di vizi di forma da parte della Commissione del Ministero dell'interno in sede di verifica della regolarità delle liste elettorali ha infatti comportato l'esclusione di alcune liste dalla consultazione elettorale; successivamente, tali vizi sono stati ritenuti insussistenti ai fini dell'esclusione;
a seguito della vittoria della Lista Civica Uboldo al Centro nella consultazione elettorale del maggio 2007, sono stati sollevati alcuni ricorsi in sede giudiziaria aventi ad oggetto la regolarità delle elezioni;
in pendenza dei suddetti ricorsi, il 9 ottobre sono state annullate dal TAR in primo grado di giudizio le elezioni del maggio 2007;
conseguentemente, il 25 ottobre 2007 è stato commissariato il Comune di Uboldo;
il Consiglio di Stato avrebbe dovuto pronunciarsi sulla questione nell'udienza del 26 febbraio 2008; il rinvio dell'udienza al 24 giugno ha tuttavia determinato l'impossibilità per il Comune di Uboldo di partecipare alle elezioni amministrative indette nell'aprile 2008;
ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del decreto-legge 27 febbraio 2008, n. 30, con cui sono state indette le ultime elezioni politiche ed amministrative, «I comuni sciolti ai sensi dell'articolo 143 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono inseriti nel turno elettorale di cui al comma 1, qualora il periodo di durata della gestione commissariale si concluda entro il termine antecedente a quello fissato per la votazione»;
l'impossibilità di ricomprendere il Comune di Uboldo nella suddetta previsione ha comportato la prosecuzione della gestione commissariale, che è destinata a protrarsi fino all'indizione di nuove elezioni amministrative;
tale situazione, che sta fortemente penalizzando la regolarità nella gestione politico-amministrativa del Comune di Uboldo, sembra essersi verificata senza una diretta responsabilità da parte delle forze politiche coinvolte;
qualora la gestione commissariale perdurasse fino alle prossime elezioni dell'aprile 2009, si determinerebbe una evidente alterazione del principio democratico-rappresentativo che informa il funzionamento di tutti gli enti territoriali -:
se il Ministro dell'interno non ritenga opportuno intervenire tempestivamente adottando i dovuti provvedimenti affinché sia offerta al Comune di Uboldo la possibilità di interrompere la gestione commissariale e di procedere a nuove consultazioni elettorali, senza dover attendere la scadenza elettorale del prossimo aprile-maggio 2009.
(4-00720)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la ricerca in Antartide è una delle principali fonti di conoscenza dei complessi meccanismi del mutamento climatico sulla quale oggi si basano le scelte delle politiche energetiche e ambientali dei Paesi Europei;
il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), istituito con la legge 10 giugno 1985, n. 284, è senza dubbio il più importante programma di ricerche organizzato in Italia il quale, affidato per la parte logistica all'ENEA, ha coinvolto, in questi ventidue anni di attività, tutta la comunità scientifica italiana, Università, CNR, OGS, INFN, ASI, INAF e moltissimi ricercatori acquisendo un ruolo di grande credibilità nella ricerca internazionale;
per lo svolgimento delle ricerche gli scienziati hanno utilizzato due importanti basi realizzate in Antartide sempre nell'ambito del Programma; la Stazione Mario Zucchelli aperta solo durante l'estate antartica e la Stazione Concordia, realizzata nell'ambito di una collaborazione franco-italiana, aperta tutto l'anno;
attraverso il Programma la comunità scientifica italiana ha partecipato a numerosi progetti di ricerca scientifica nazionali ed internazionali con risultati altamente lusinghieri come nel caso del progetto EPICA (European Project for Ice Coring in Antartica) che ha ricevuto il prestigioso «Premio Cartesio 2007» dalla Commissione Europea per l'eccellenza scientifica;
il finanziamento delle attività del Programma è avvenuto fino al 2005 mediante costanti stanziamenti in legge finanziaria (Tab D) a carico del bilancio dello Stato e a carico del bilancio ENEA;
dal 1985 al 2005 l'Italia ha investito nel Programma circa 500 milioni di euro con una media di circa 25 milioni all'anno. Il fabbisogno annuo, previsto nell'ultimo programma triennale 2005-2007, approvato dal MIUR, ma attuato solo per il primo anno, era previsto attorno ai 30 milioni di euro;
dopo 20 anni di finanziamenti continui e dopo la firma a Parigi, nell'ottobre 2005, di un Accordo intergovernativo decennale per la gestione congiunta della Base italo-francese Concordia, nella Legge Finanziaria 2006 non è stato più previsto alcun finanziamento specifico per il Programma. La medesima situazione si è verificata con le due finanziarie successive, quella per il 2007 e quella per il 2008;
al fine di consentire almeno le attività di manutenzione e conservazione del patrimonio infrastrutturale e scientifico in Antartide e il mantenimento degli impegni internazionali, il Ministro dell'istruzione e della ricerca ha reso disponibili, ai sensi del decreto legislativo 204/1998, dal Fondo per gli Enti pubblici di ricerca, 9 milioni di euro per il 2006 e 10 milioni di euro per il 2007;
per il 2008 non sono ancora note le risorse destinate al Programma e tale situazione di incertezza non consente all'Italia di programmare la propria attività di ricerca scientifica in Antartide con il risultato che il nostro Paese sta disconoscendo gli accordi internazionali, come quello con la Francia per la gestione della Stazione Concordia e sarà, di fatto, esclusa dai programmi di ricerca internazionali;
i tempi tecnici di programmazione delle attività in Antartide devono essere effettuati con notevole anticipo e la loro definizione dipende dalle risorse finanziarie disponibili;
qualora si intendesse fare una Campagna scientifica limitata nei suoi contenuti occorrono, secondo una valutazione

della Commissione Scientifica Nazionale per l'Antartide, circa 20 milioni di euro;
se, al contrario, si intendesse fare una Campagna minima destinata al rispetto dell'Accordo con i francesi ed alla manutenzione e conservazione del patrimonio, il Consorzio PNRA S.C.r.l., attuatore del Programma, ha stimato un costo attorno ai 7 milioni di euro, che comunque non permetterebbe di svolgere attività di ricerca;
il ritardo accumulato nella programmazione 2008 è rilevante ed è urgente avere delle risposte certe -:
se i Ministri interpellati intendano attivarsi al fine di destinare, in occasione del riparto 2008 del fondo ordinario di finanziamento degli enti di ricerca, risorse congrue, pari ad almeno 20 milioni di euro, in modo da consentire all'Italia di proseguire la propria attività scientifica nell'ambito del Programma di ricerca nazionale in Antartide;
se condividano l'estrema urgenza del finanziamento, e pertanto come ritengano di dover agire per ottenere il riparto del suddetto fondo entro il mese di agosto al fine di consentire un'adeguata programmazione delle risorse e l'avvio della partecipazione italiana a tali significativi programmi, garantendo la continuità dell'attività di ricerca.
(2-00094) «Vernetti, Giorgio Merlo, Gentiloni Silveri, Giachetti, Farinone, Viola, Realacci, Ria, Portas, Rossomando, Narducci, Calgaro, Tanoni, Mosella, Concia, Cambursano, Pianetta, Santagata, Rosato, Bratti, Margiotta, Lanzillotta, Esposito, Mecacci, Losacco, Melchiorre, Bossa, Della Vedova, Cavallaro, Iannuzzi, Oliverio, Mantini, Rubinato».

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
alcuni lavoratori formati presso l'ex INAPLI (Istituto Nazionale di addestramento e perfezionamento dei lavoratori dell'industria) di Parma hanno fatto richiesta di accredito dei contributi maturati frequentando i corsi dello stesso ente;
durante il periodo di addestramento professionale esisteva un rapporto di lavoro regolarizzato e autorizzato dall'ex ufficio di collocamento con rilascio del libretto di lavoro, quali apprendisti, con tutte le assicurazioni inerenti l'attività lavorativa rinnovati ogni anno con il nulla osta dell'ufficio medesimo;
il locale ex ufficio di collocamento aveva, per i motivi citati, potuto ricostruire i periodi di frequenza e rilasciare le dichiarazioni circa i periodi formativi, fornendo le date di assunzione e cessazione dell'attività presso l'ex INAPLI;
alla fine dei periodi formativi l'istituto rilasciava attestati di addestramento professionale autorizzati dal Ministero del lavoro, firmati dal Direttore dell'INAPLI e dal direttore dell'Ufficio del Lavoro;
con l'attestato di frequenza al corso, le aziende assumevano come operai qualificati a fronte dell'apprendistato già fatto presso l'ex INAPLI;
in altre parti d'Italia dove esistevano istituti similari, pare siano stati accreditati regolarmente i contributi a fini pensionistici;
in passato, con parere del Ministero del tesoro, si ritenne che l'ente suddetto rientrasse nel novero di quelli indicati dall'articolo 12, del decreto del Presidente della Repubblica, 29 dicembre 1973,

n. 1092 (Testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato), che permette il computo gratuito nella pensione pubblica del servizio prestato alle dipendenze dello stesso INAPLI, quali allievi apprendisti;
tuttavia, le sedi INPS ed il Comitato Regionale del fondo pensione dei lavoratori dipendenti, a seguito di richiesta inoltrata da organizzazioni sindacali, avrebbero emesso risposta negativa, in ordine agli accrediti dei contributi a quei soggetti di cui sopra -:
se il Ministro del lavoro sia a conoscenza di tale vicenda e se il Governo intenda intervenire con una opportuna sanatoria per tutti quei lavoratori che nel Parmense, così come in altre parti del territorio nazionale, non abbiano ricevuto contributi durante la frequentazione dei corsi dell'Istituto INAPLI;
come valuti la possibilità che ai lavoratori interessati possa, almeno, essere concesso il riconoscimento dei periodi di frequenza dei periodi formativi presso l'INAPLI, con riscatto oneroso a carico degli stessi lavoratori.
(5-00224)

SIRAGUSA e LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 285 del 1997 recante «Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza» ha istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, privilegiando l'ambiente ad esse più confacente ovvero la famiglia naturale, adottiva o affidataria, in attuazione dei principi della Convenzione sui diritti del fanciullo resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n, 176, e degli articoli 1 e 5 della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
il Fondo è ripartito tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Una quota pari al 30 per cento delle risorse del Fondo è riservata al finanziamento di interventi da realizzare nei comuni di Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari. La ripartizione del Fondo e della quota riservata avviene, per il 50 per cento, sulla base dell'ultima rilevazione della popolazione minorile effettuata dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) e per il 50 per cento secondo i seguenti criteri:
a) carenza di strutture per la prima infanzia secondo le indicazioni del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l'infanzia della Presidenza del Consiglio dei ministri;
b) numero di minori presenti in presidi residenziali socio-assistenziali in base all'ultima rilevazione dell'ISTAT;
c) percentuale di dispersione scolastica nella scuola dell'obbligo come accertata dal Ministero della pubblica istruzione;
d) percentuale di famiglie con figli minori che vivono al di sotto della soglia di povertà così come stimata dall'ISTAT;
e) incidenza percentuale del coinvolgimento di minori in attività criminose come accertata dalla Direzione generale dei servizi civili del Ministero dell'interno, nonché dall'Ufficio centrale per la giustizia minorile del Ministero di grazia e giustizia;
gli enti locali ricompresi negli ambiti territoriali di intervento di cui al comma 1, mediante accordi di programma definiti ai sensi dell'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, cui partecipano, in particolare, i provveditorati agli studi, le aziende sanitarie locali e i centri per la giustizia minorile, approvano piani territoriali di intervento della durata massima di un triennio, articolati in progetti immediatamente

esecutivi, nonché il relativo piano economico e la prevista copertura finanziaria. Gli enti locali assicurano la partecipazione delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale nella definizione dei piani di intervento. I piani di intervento sono trasmessi alle regioni, che provvedono all'approvazione ed alla emanazione della relativa delibera di finanziamento a valere sulle quote del Fondo di cui all'articolo 1 ad esse attribuite ai sensi del medesimo articolo 1, comma 3, nei limiti delle disponibilità assegnate ad ogni ambito territoriale, entro i successivi sessanta giorni;
la legge n. 285 del 1997 ha aperto un nuovo approccio nelle politiche socio-educative in Italia, superando la tradizionale ottica assistenzialistica e riparatoria nei confronti dei minori. Essa ha creato le condizioni operative per promuovere i diritti e le opportunità dei bambini e degli adolescenti, attuando concretamente i principi della Convenzione ONU per l'infanzia, ratificati in Italia con la legge n. 176 del 1991;
la legge n. 285 del 1997, dunque, ha proposto una programmazione partecipata a livello territoriale attraverso la predisposizione di piani pluriennali. I progetti esecutivi sono adottati dagli enti locali mediante accordi di programma con le ASL, il Provveditorato agli Studi e il Centro per la giustizia minorile;
la legge n. 328 del 2000 «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» ha avviato un processo di riforma che richiede ai Comuni di programmare, realizzare e valutare il sistema territoriale degli interventi e dei servizi sociali realizzando tali interventi, per quanto riguarda le persone minori di età, secondo le disposizioni della legge n. 285 del 1997;
con i fondi della legge n. 285 del 1997 il Comune di Palermo si è impegnato a finanziare progetti in atto destinati alla promozione di interventi rivolti al sostegno dei minori e delle famiglie che vivono realtà difficili e marginali;
il comune di Palermo attende l'accredito del fondo 2008 e il riaccredito dei residui dei fondi 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007 impegnati per i progetti del Piano infanzia e adolescenza della città di Palermo, con creditori certi nelle organizzazioni del terzo settore che gestiscono 50 progettualità per un totale di circa 17.000.000,00 di euro;
gli interventi in atto vedono coinvolte 63 organizzazioni, circa 950 operatori, 7500 i minori interessati su un totale di 166.000 minori residenti e almeno 20.000 le famiglie coinvolte;
i fondi tuttavia risultano ad oggi non ancora sbloccati dal Ministero delle finanze e dalla Ragioneria centrale dello Stato per quanto riguarda gli anni dal 2002 al 2008, e pertanto non sono stati riaccreditati al Comune di Palermo;
nel dettaglio si tratta di somme così ripartite:
anno 2001, 9.469,04 euro;
anno 2002, 14.627,12 euro;
anno 2003, 1.552.071,91 euro;
anno 2004, 2.544.098,93 euro;
anno 2005, 3.287.516,61 euro;
anno 2006, 118.921,04 euro;
anno 2007, 5.014.249,02 euro;
a seguito di quanto riportato sopra, i progetti sono integralmente finanziati dagli enti gestori con conseguenze drammatiche per gli operatori e per i servizi a tutela dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie;
quest'anno, il Comune di Palermo non ha potuto avviare la pratica di anticipo del 40 per cento che aveva permesso la continuità dei pagamenti negli anni passati;
il decreto di riparto delle risorse della legge n. 285 del 1997 alle città riservatarie è stato sottoscritto nel mese di aprile 2008 dai Ministri del precedente Governo;

la Corte dei conti, nel mese di giugno 2008, ha riconosciuto la regolarità del decreto e lo ha ritrasmesso al Ministero della solidarietà sociale -:
se il Ministro intenda rendere noti i motivi del protrarsi del ritardo dei pagamenti dovuti relativi agli interventi finanziati dalla legge n. 285 del 1997 e, soprattutto, se intenda indicare al più presto i tempi e i modi di erogazione del finanziamento predisposto dalla legge n. 285 del 1997 al Comune di Palermo, considerando che il mancato pagamento dei progetti già avviati potrebbe determinare conseguenze estremamente negative sui destinatari dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza.
(5-00225)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono attive in Italia oltre 400 società di distribuzione delle quali tre svolgono l'attività su tutto il territorio nazionale, 12 operano su più regioni e le restanti sono attive in ambito provinciale e/o regionale;
dette società utilizzano all'incirca 70.000 persone che operano come distributori, la maggior parte delle quali impegnate nella distribuzione del materiale su strada e alle quali viene applicato il contratto del settore commercio;
il fatturato complessivo delle società di cui sopra si aggira intorno ai 280 milioni di euro;
le modalità con le quali le prestazioni sono rese configurano la fattispecie della collaborazione a progetto, delle collaborazioni coordinate e continuative «minime» e delle prestazioni occasionali, come indicate dalla legge n. 30 del 2003 e dal decreto legislativo n. 276 del 2003-:
se e quali iniziative, intenda assumere, sì da addivenire ad una graduale regolamentazione dell'attività che qui interessa, favorendo la sottoscrizione di contratti collettivi nazionali di lavoro del marketing operativo, così come già stipulati - ad esempio - dall'ANAD (Associazione Nazionale Agenzie Distribuzione Depliants) e da Simop Clacs Cisl.
(5-00229)

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCÀ, FASSINO, BOCCUZZI, CALGARO, ESPOSITO, GIORGIO MERLO, PORTAS e ROSSOMANDO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la proprietà della Magnetto Wheels, azienda di Rivoli (Torino) adibita alla produzione di cerchioni d'acciaio per le auto, ha annunciato, durante una riunione con le rappresentanze sindacali svoltasi lunedì 14 luglio, l'intenzione di interrompere la produzione e chiudere il sito industriale;
la decisione annunciata dai proprietari della Magnetto è apparsa tanto più sorprendente soprattutto alla luce delle dichiarazioni rilasciate nelle scorse settimane dalla Fiat - la quale rappresenta il principale committente dell'azienda di Rivoli - che, in base ai suoi programmi, aveva riconfermato i volumi produttivi della Magnetto per l'anno in corso e per il 2009;
le Rsu dello stabilimento, dopo aver convocato un'assemblea straordinaria per informare i lavoratori, hanno indetto uno sciopero immediato con presidio degli operai davanti ai cancelli della fabbrica;
lo stabilimento di Rivoli, che impiega circa 430 lavoratori, rappresenta un fondamentale pilastro per l'economia del territorio e la sua chiusura avrebbe gravissime ricadute occupazionali e sociali -:
se sia a conoscenza della vicenda che interessa la Magnetto Wheels di Rivoli (Torino) e quali iniziative intenda attivare, anche in collaborazione con la Regione e le amministrazioni locali, per scongiurare l'ipotesi di chiusura dello stabilimento di Rivoli e per sostenere il rilancio dell'attività produttiva dell'azienda.
(4-00694)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Corte d'appello di Milano ha autorizzato in qualità di tutore il padre di Eluana Englaro, una ragazza che si trovava da sedici anni in stato di coma irreversibile, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione forzato che la teneva in vita;
la decisione della Corte d'appello di Milano di basarsi sulla presunta volontà di una ragazza che si trova in stato di coma senza subire alcun tipo di accanimento terapeutico è incomprensibile sul piano giuridico perché non esiste una legislazione sull'eutanasia;
inoltre questo doloroso caso pone problemi di ordine enorme sul piano etico in quanto coinvolge direttamente l'intangibilità del diritto alla vita;
a parere dell'interrogante è più che mai necessario che il Parlamento e il Governo, ognuno nelle sue competenze, pongano dei paletti legislativi ancor più certi e senza equivoci nel divieto assoluto a qualsiasi forma, diretta o mascherata, di eutanasia -:
quali siano leconsiderazioni del Ministro interrogato sul caso di Eluana Englaro e, sul piano generale, sul tema dell'eutanasia e della difesa dell'intangibilità del diritto alla vita.
(4-00703)

MOSELLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 9 luglio 2008 fonti di stampa hanno lanciato l'allarme per la carenza di sacche di sangue da utilizzare per le trasfusioni;
la situazione critica investe indistintamente il Paese, fino a toccare aree virtuose e che in passato hanno contribuito, attraverso meccanismi di compensazione, a sopperire alle carenze di unità di sangue verificatesi in altre regioni;
la misura del fenomeno è data dal Direttore del Centro nazionale sangue, dott. Giuliano Grazzini, per il quale occorrerebbero circa «2.000 sacche in più alla settimana per stare tranquilli»;
la rassicurazione del dott. Grazzini sul fatto che vi sono scorte sufficienti per far fronte alle emergenze non deve consentire un affievolimento della soglia di attenzione da parte delle autorità preposte alla tutela della salute, posto che a causa della carenza di sangue in alcuni nosocomi si è proceduto, in via precauzionale, a rinviare interventi chirurgici già programmati o non urgenti;
il sistema dei presidi a tutela della salute, in virtù del principio sancito dall'articolo 32 della Costituzione, deve essere oggetto di attenzioni costanti in ragione dell'inderogabilità e dell'alto valore sociale dei diritti da assicurare;
la circostanza che l'emergenza sangue è un fenomeno che si ripete con sistematicità, soprattutto in alcuni periodi dell'anno, suggerirebbe l'idea di individuare un impegno diverso in grado di ridurre l'andamento ciclico delle donazioni e, soprattutto, di incrementare il flusso degli apporti;
l'alto valore sociale e lo spirito di solidarietà che permeano l'atto di donazione devono essere sostenuti e incoraggiati in un'ottica di condivisione e di partecipazione ai bisogni comuni -:
quali iniziative intenda intraprendere per adottare un piano di misure volte a conseguire un grado di autosufficienza in materia di unità di sangue da destinare alle trasfusioni.
(4-00704)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
risulta gravemente diminuito anche in Toscana il numero di api, probabilmente a causa dell'uso massiccio di sostanze nocive in agricoltura;
risulterebbe una conseguente crisi dell'intero settore dell'apicoltura con una flessione di circa il 30 per cento delle produzioni e relativi danni occupazionali ed economici;
soprattutto in concomitanza col fiorire dei girasoli sia in Maremma che in Mugello si sono verificate preoccupanti morie di api;
si rende necessario, anche tramite il coinvolgimento delle Regioni, un confronto con le associazioni degli apicoltori da un lato e un sostegno effettivo al comparto dell'apicoltura, dall'altro -:
quali iniziative urgenti e straordinarie si intendano assumere al fine di assicurare una concreta politica di difesa dell'apicoltura.
(4-00699)

MINASSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi mesi il settore della pesca sta attraversando un periodo molto difficile, anche in relazione all'impetuoso caro petrolio;
tale crisi desta non poca preoccupazione, dal momento che il settore ittico è sempre stato estremamente importante nella provincia di Imperia sia in termini occupazionali sia in termini di fatturato;
al fine di sostenere questo settore produttivo, sono necessarie immediate azioni di tutela e valorizzazione delle forme di pesca locale inserite in un ampio contesto di pianificazione economica provinciale;
le misure necessarie per superare la crisi si possono sintetizzare nei seguenti punti:
1. la riduzione del prezzo del gasolio;
2. l'inserimento della pesca marittima nel regime fiscale agevolato previsto per i prodotti agricoli;
3. la concessione temporanea di un regime derogatorio sugli aiuti di Stato per andare incontro al salvataggio ed alla ristrutturazione delle aziende in difficoltà in relazione particolarmente al caro-petrolio;
4. l'aumento del plafond sugli aiuti per il fermo temporaneo attraverso una trattativa sia con U.E. sia col governo nazionale;
5. l'accelerazione dei bandi relativi ai progetti di ricerca sul piano energetico volti a ridurre la dipendenza del settore dal petrolio -:
quali interventi i Ministri intendano realizzare - tra quelli sopra elencati, o eventualmente altri che ritengano più opportuni - per porre fine alla crisi e per rilanciare la commercializzazione del prodotto ittico locale.
(4-00717)

...

POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta in Commissione:

PINI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
concordando sulla conclusione della Commissione dell'U.E. in base alla quale l'ipotesi di una regolamentazione che prevedeva

una condivisione dei dati tra le multinazionali produttrici di sostanze attive e le PMI trasformatrici con ricorso ad un compenso finanziario rappresenterebbe «un onere amministrativo notevole» e insostenibile per i produttori di seconda trasformazione e quindi per gli utenti agricoltori appare necessaria l'individuazione di criteri di calcolo che portino ad un onere congruo e ragionevole, sulla base delle effettive quantità impiegate e relativi fatturati;
anche l'ipotesi di uno status quo sulla tutela dei dati, così come previsto dalla Dir. 91/414, comporterebbe, a parere della Commissione in primis, «una diminuzione della concorrenza»;
resterebbe pertanto valido il convincimento che vi sia una reale tutela della concorrenza sul mercato e un impatto economico contenuto solo nell'ipotesi che non sia più necessaria una tutela dei dati, supplementare rispetto a quanto già implementato nel passato, in particolar modo con l'attuazione già avvenuta con la terza fase della Dir. 91/414;
pur ritenendo accettabile la moratoria di ulteriori 10 anni sulla protezione di dati sui nuovi prodotti contenenti nuove sostanze attive, le piccole e medie imprese italiane del comparto agrochimico oltre ottanta imprese aderenti alle Associazioni Unionchimica (Confapi), Assometab (Associazione italiana delle aziende operanti nel settore dei mezzi tecnici per l'agricoltura biologica ed ecocompatibile) e l'Aspiz (Associazione produttori zolfo), rappresentanti il 10 per cento del mercato nazionale dei prodotti fitosanitari destinati all'agricoltura e una percentuale intorno all'80 per cento della forza lavoro occupata in tale settore produttivo ritengono non giustificata e economicamente deleteria e non sostenibile una simile moratoria nel caso in cui vengano utilizzate sostanze attive già note, brevettate e riconosciute per il rinnovo di vecchie, autorizzazioni;
poiché tale proposta di Regolamento giunge nella fase finale e conclusiva di applicazione della Dir. 91/414, quanto previsto all'articolo 56 della stessa proposta di Regolamento della Commissionedovrebbepertanto essere di immediata applicazione, senza l'ulteriore moratoria di 10 anni, non sussistendo più i presupposti per un ulteriore rinvio dell'applicazione delle nuove norme previste dalla stessa proposta di Regolamento Com. (2006) n. 388;
nel corso delle discussioni in seno al Consiglio, il testo di tale articolo, così come proposto dalla Commissione, è stato modificato nuovamente in senso peggiorativo per le imprese trasformatrici, malgrado che la Commissione avesse manifestato la sua preoccupazione sull'applicazione di nuove e prolungate moratorie sulla protezione dei dati dei produttori di sostanze attive complementari a quanto già previsto dalla regolamentazione sui brevetti e sulla protezione normale per le imprese ricercatrici;
le piccole e medie imprese del settore dei prodotti fitosanitari sarebbero, pertanto, fortemente svantaggiate e destinate a scomparire, qualora fosse loro negato l'accesso ai dati relativi alle sostanze attive già autorizzate e fosse contestualmente mantenuta l'impostazione a procedere a nuovi ed onerosi test su prodotti commerciali che utilizzano tali sostanze, già ampiamente collaudate, protette certificate negli anni passati -:
se non ritenga necessario ed urgente provvedere perché sia ripristinato il testo originario proposto dalla Commissione, dandone esplicito mandato a chi rappresenterà l'Italia nelle fasi conclusive e decisionali di approvazione del Regolamento Com. (2006) n. 388.
(5-00227)

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2010

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BINDI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la comunità di Pisticci Scalo (Matera) denuncia il disagio relativo agli orari di apertura del locale ufficio postale;
detto ufficio postale, come rendono noto i cittadini, a partire dal 7 luglio 2008 resta aperto solo tre giorni a settimana e il sabato è chiuso già da diverso tempo, sia in estate che in inverno;
la decisione assunta di tenere chiuso l'ufficio postale in un'area industriale quale quella della Valbasento e con una utenza che va ben oltre quella locale sicuramente suscita molte perplessità;
tale decisione fa crescere il sospetto tra gli abitanti di Pisticci Scalo e gli utenti che ne usufruiscono, che sia il preludio ad una possibile chiusura che sarebbe una iattura per l'intero territorio -:
quali iniziative il Governo, nell'ambito delle sue competenze e in qualità di azionista pressoché unico dell'azienda Posteitaliane, intenda assumere affinché venga ripristinata l'apertura quotidiana dell'ufficio postale di Pisticci Scalo in considerazione della rilevanza sociale che tale servizio pubblico riveste nel territorio in questione.
(5-00226)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo lo Studio di Eurobic Toscana Sud del 2007, pubblicato su Toscana Economia n. 5 del 2 luglio 2008, nel distretto del camper della Valdelsa si concentra l'80 per cento della produzione italiana del settore camperistico per un valore di circa 600 milioni di Euro di produzione l'anno ed un'occupazione di circa 1.700 addetti che arrivano a 3.000 con l'indotto, per un insieme di 79 imprese impegnate;
tale comparto ha un'alta vocazione alle esportazioni delle proprie produzioni;
stanti le attuali flessioni del movimento turistico e dei consumi, in relazione alla negativa congiuntura economica internazionale, il settore è destinato a soffrire sensibilmente -:
quali specifiche iniziative di tutela del comparto e di promozione all'export delle produzioni camperistiche italiane si intendano assumere, al fine di un sostegno alle imprese del settore.
(4-00698)

FAVA, FUGATTI, ALESSANDRI, CROSIO, BRAGANTINI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 26 giugno un immigrato indiano Vijay Kumar, 44 anni, è morto mentre pare stesse lavorando in nero nell'azienda agricola di Mario Costa. Dopo un controllo a tappeto sul fondo, dove sono stati trovati diversi lavoratori irregolari, i carabinieri hanno denunciato il titolare per omicidio colposo. Denunciato anche il presidente di una cooperativa che aveva fornito 8 lavoratori, sempre irregolari. Kumar, dopo il malore, sarebbe stato lasciato due ore in mezzo al campo, sotto il sole;
una triste vicenda che ha portato alla luce azioni di caporalato e di sfruttamento che hanno creato non poca indignazione in tutto il territorio viadanese e mantovano;
pare infatti accertata la responsabilità una Cooperativa locale denominata «Cooperativa Facchini Vitelliani», che secondo quanto riscontrato faceva ricorso al lavoro in nero di stranieri, tra i quali più di un clandestino;
la scorsa settimana ha avuto luogo un blitz nell'azienda agricola di Mario Costa con l'intervento dei carabinieri della Stazione

di Viadana, i colleghi dell'Ispettorato del lavoro, gli ispettori della Direzione provinciale del lavoro e gli agenti della Polizia locale;
hanno proceduto ad un controllo a tappeto dell'azienda proprio in relazione alla morte dell'indiano e ai lavoratori che operavano sul fondo. Da quanto si è appreso, Vijav Kumar sarebbe stato colto da malore mentre stava lavorando in nero, essendo clandestino, in mezzo al campo;
a quel punto sarebbe partito l'input ai suoi colleghi di portarlo via e farlo sparire;
un dramma. Anche perché la distanza dalla strada era notevole e non era possibile portarlo a braccia. Attraverso i telefonini è partita quindi una frenetica ricerca di qualche connazionale che avesse la disponibilità di un'auto. Lo hanno trovato a Suzzara. Frattanto Kumar sarebbe rimasto agonizzante un paio d'ore in mezzo al campo, sotto un sole cocente. Quando in via Bordenotte è giunta la vettura tanto attesa, è stato portato in riva alla strada, in una zona alberata. Ma ormai il suo cuore non era più in grado di reggere, e quando è giunta l'ambulanza ormai non c'era più nulla da fare. Nel corso del setacciamento, durato un'intera giornata e conclusosi alle 21, sono stati identificati 13 lavoratori extracomunitari di varie nazionalità. Quattro sono risultati occupati in nero. Di questi, tre erano senza permesso di soggiorno. Ma il documento è stato richiesto d'ufficio per motivi di protezione sociale. Sono ritenuti, infatti, testimoni del malore e del successivo tentativo di farlo figurare accaduto da altra parte. Uno, il senegalese Kalifa Ndiaye, 33 anni, è stato arrestato non avendo ottemperato ad un decreto di espulsione (ieri ha patteggiato 5 mesi e 10 giorni di carcere ed è tornato in libertà). Altri 8, infine - secondo l'accusa - sono stati forniti irregolarmente dalla Cooperativi Facchini Vitelliani di Viadana -:
se non ritenga utile disporre un'immediata indagine conoscitiva sull'attività svolta da queste cooperative di lavoro che sempre più spesso si rendono responsabili di situazioni di palese illegalità nel mondo del lavoro con sfruttamento di lavoratori, clandestini o meno, contraffazione di prodotti e relativa turbativa di mercato.
(4-00710)

MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Cataldo Zoppo, dipendente di Poste Italiane spa (matricola n.0320573) svolgente mansioni di portalettere senior presso il CPD di Taranto sud, dopo aver subito il 16 agosto del 2007 un gravissimo infortunio sul lavoro che gli ha prodotto notevoli esiti invalidanti, come ampiamente dimostrato e documentato anche in sede fiscale, è stato trasferito presso il CMP di Bari con ulteriore notevole danno alla propria salute, oltre che economico, a causa della notevole distanza di percorrenza intercorrente tra la sua residenza e la nuova sede lavorativa -:
se tale provvedimento sia legittimo e compatibile con le norme di legge e contrattuali, se l'Amministrazione abbia adempiuto ad ogni attività dovuta a garanzia della sicurezza del lavoratore e quali iniziative intendano assumere per una verifica della legittimità, sia nel merito che nella forma, del comportamento tenuto dalla stessa competente Amministrazione.
(4-00714)

ZACCHERA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Luigi Framarini - numero matricola 0071885 - è dipendente di Poste Italiane dal 1o dicembre 1978 e regge in questo momento il centro di distribuzione della corrispondenza di Omegna (Verbania) inquadrato a livello B;

ha diretto dal 1o agosto 2004 l'ufficio postale di Santa Maria Maggiore con annesso servizio di recapito con 7 zone fino al 14 marzo 2005 e successivamente, a decorrere dalla stessa data, è stato chiamato a dirigere l'Ufficio postale di Domodossola Matteotti con annesso ufficio PT Business fino al gennaio 2006 per complessivamente 18 mesi di dirigenza;
risulta all'interrogante che ai sensi del vigente contratto di lavoro dovrebbe essergli riconosciuta la nomina a Quadro A2 che prevede tale livello dopo 6 mesi continuativi di dirigenza non di sostituzione temporanea ma per coprire un posto vacante e quindi dal febbraio 2005, come invece non è avvenuto;
dal 12 marzo 2007 è passato sotto la COO come responsabile del centro di distribuzione prima di Arona (con 26 zone) ed ora di Omegna, più ancora di recente essendosi prestato a sostituzioni in zone di particolare carenza;
risulta all'interrogante che si è sempre comportato bene nel proprio lavoro applicandosi con assiduità ed impegno nonostante il fatto che - essendo residente a Formazza (VB) - giornalmente debba sostenere trasferimenti particolarmente gravosi-:
per quali motivi non gli sia stato ancora riconosciuto il previsto livello di inquadramento, qualifica e retribuzione e se si intenta procedere con sollecitudine al predetto riconoscimento da parte di Poste Italiane.
(4-00715)

LEONE, BRUNO, VITALI, FUCCI, SISTO, FRANZOSO, LAZZARI, DISTASO, SAVINO e BARBA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
si apprende da un articolo del Corriere Economia del 14 luglio scorso che la Regione Puglia nel Bilancio 2008 ha destinato 1,5 milioni di euro alla Apulia Film Commission;
a questi, sempre secondo il Corriere, si aggiungono ulteriori 500mila euro che la Regione Puglia avrebbe girato alla Rai per un film sulla vita del sindacalista della CGIL, Giuseppe Di Vittorio;
a questi si aggiungono ulteriori finanziamenti che sempre dal Bilancio della Regione Puglia e da quello di Apulia Film Commission, sono stati destinati alla realizzazione di un film dal titolo «Focaccia Blues» nel quale recita una piccola parte anche il Presidente della regione Nichi Vendola (è la storia in chiave no global di un piccolo panificio di Altamura che lotta contro l'apertura di un Mc Donald) che pare sarà nelle sale l'anno prossimo, in concomitanza dell'avvio della campagna elettorale per le elezioni regionali in cui, ad oggi pare certo, sarà ricandidato il Presidente Vendola;
si apprende dallo stesso articolo del Corriere che ulteriori 900 mila euro, a valere sulla Delibera CIPE 20/2004, sono stati destinati dalla Regione Puglia al finanziamento di due «cineporti» rispettivamente delle dimensioni di 1200 e 4000 metri quadrati. Si tratterebbe di veri e propri «studios» sullo stile hollywoodiano, con tanto di camerini, sale riunioni, trucco, casting, montaggio. I due studios costeranno rispettivamente 400 mila e 500 mila euro, per un totale appunto di 900 mila euro di fondi Cipe;
se ne ricava che solo sommando le cifre contenute nel pezzo del Corriere, la Regione Puglia dal proprio Bilancio e a valere sulla delibera Cipe, avrebbe «investito» un totale di circa 2,9 milioni di euro, cui va aggiunta la somma sconosciuta dei finanziamenti destinati al film Focaccia Blues, tramite Bilancio autonomo e Apulia Film Commission;
dal 1o gennaio 2008 il Governo Vendola ha aumentato le aliquote di tutte le tasse regionali (Irpef, Irap, accisa sulla benzina, tariffa del gas metano e tariffa di

conferimento dei rifiuti in discarica) in danno dei cittadini pugliesi per pagare parte dei debiti accumulati nei conti della sanità -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza di quanto denunciato in premessa e quale sia l'Accordo di Programma collegato alla Delibera Cipe in base al quale sono stati stanziati 900 mila euro per la realizzazione degli «studios»;
se il ministro dello sviluppo economico non ritenga di dover applicare i propri poteri di vigilanza e controllo per verificare l'esatta entità degli investimenti di cui in premessa e per valutare la loro effettiva «necessità» alla luce del fatto che i fondi CIPE destinati alla aree sottoutilizzate, e deviati in questo caso sui predetti interventi «culturali» sono evidentemente stati distolti ad altri interventi infrastrutturali, forse più urgenti per la Puglia;
se il ministro dello sviluppo economico non ritenga di dover chiedere conto alla Regione Puglia dell'esatta destinazione dei fondi a valere sulle Delibere Cipe programmati dalla Regione dal 2006 ad oggi per verificarne la reale efficacia sul territorio;
se alla luce di quanto esposto in premessa, non siano configurabili danni ai cittadini pugliesi e alle casse della Regione da segnalare all'attenzione della Corte dei Conti, data la valenza chiaramente politica, più che economica e di sviluppo della Puglia, che assumono gli interventi finanziati con fondi del Bilancio autonomo della Regione e fondi Cipe.
(4-00721)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Bindi e altri n. 1-00027, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche da deputato Madia.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-00637, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Forcolin, Callegari.