XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 14 luglio 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
uno dei principi cardine che da sempre ispira la linea politica e programmatica della Lega Nord è la protezione, valorizzazione e sviluppo dei nuclei familiari, come istituzione base irrinunciabile per garantire la salvaguardia dei valori necessari per l'educazione dei figli;
l'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata in sede Onu il 10 dicembre 1948, definisce la famiglia nucleo fondamentale della società e dello Stato e come tale deve essere riconosciuta e protetta;
il combinato disposto degli articoli della Costituzione 29 («famiglia società naturale fondata sul matrimonio»), 30 («è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire e educare i figli anche se nati fuori del matrimonio (..) la legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale»), 31 («La Repubblica agevola con misure e altre provvidenze la formazione della famiglia (.... ) con particolare riguardo alle famiglie numerose») enuncia in modo inequivocabile il regime preferenziale che deve avere la famiglia, quale nucleo fondamentale della società;
la famiglia, nonostante in questi ultimi anni abbia subito gli attacchi di una politica tesa alla sua disgregazione, rappresenta sostanzialmente ancora il pilastro su cui si fondano le comunità locali, il sistema educativo, le strutture di produzione di reddito, il contenimento delle forme di disagio sociale;
siamo chiamati a prendere esempio dalle politiche messe in atto in questi anni in altri Paesi europei; tra tutti la Francia, che in pochi anni è riuscita ad invertire il trend demografico negativo, grazie ad interventi mirati a considerare la famiglia parte integrante dello Stato al centro di una politica di sicurezza sociale;
in data 20 maggio 2008, il Presidente della Repubblica ha trasmesso alle Camere la petizione «Firma per un fisco a misura di famiglia», sottoscritta da più di un milione di cittadini; nel testo della petizione si chiede di introdurre in Italia un sistema fiscale basato non solo sull'equità verticale, ma anche sull'equità orizzontale; il reddito imponibile, secondo la petizione, deve, dunque, essere calcolato non solo in base al reddito percepito, ma anche in base al numero dei componenti della famiglia;
il Presidente della Repubblica ha sottolineato la necessità che il Parlamento affronti in tempi rapidi i temi delle politiche della famiglia, confidando che, in sede di programmazione dei lavori parlamentari, possa essere assicurato un esame tempestivo delle iniziative legislative che saranno presentate in materia. Lo stesso Presidente della Camera dei deputati ha ribadito ufficialmente di aver già comunicato che la petizione sarà assegnata alle commissioni competenti, non appena costituite, e che i temi in oggetto della stessa saranno posti all'attenzione della Conferenza dei presidenti di gruppo;
il gruppo parlamentare della Lega Nord ha presentato una proposta di legge in materia («Legge quadro sulla famiglia e per la tutela della vita nascente» - atto Camera n. 664), che intende affrontare in maniera sistematica la prima e più importante esigenza della famiglia: quella di esistere conferendo piena attuazione all'articolo 31 della Costituzione, il quale sancisce che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze economiche la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi». È triste ammetterlo, ma tale principio fondamentale sancito dalla Carta costituzionale non ha mai trovato un'appropriata attuazione;
gli obiettivi principali che si intendono perseguire con l'approvazione della

proposta di legge presentata dal gruppo parlamentare della Lega Nord sono, infatti, quelli di incentivare la natalità attraverso una serie di strumenti che intervengano nella fascia d'età più delicata del bambino (fino al compimento del terzo anno di età), di sostenere la famiglia quale nucleo fondamentale della società, di incentivare la natalità attraverso strumenti di sostegno economico, di affermare il principio di sussidiarietà orizzontale e verticale e il riconoscimento del ruolo di rappresentanza delle associazioni familiari, di riconoscere il concepito quale componente a tutti gli effetti della famiglia, di assicurare libertà di scelta alle famiglie nell'individuazione dei servizi per la prima infanzia e per tutti gli altri beni e servizi necessari alla cura e all'assistenza dei figli minori, di introdurre un sistema fiscale basato sul quoziente familiare, di riformare i consultori familiari, al fine di dimostrare nei fatti una particolare attenzione e sensibilità ai diritti dei minori e della famiglia, tutelando il valore sociale della genitorialità e del concepito;
i diritti individuali che derivano dall'istituzione matrimoniale non possono essere considerati diritti individuali assoluti, ma diritti individuali derivati e subordinati alla condizione di essere sposati;
in Italia il sistema fiscale si ostina ad operare come se la capacità contributiva delle famiglie non sia influenzata dalla presenza di figli e dall'eventuale scelta di uno dei due coniugi di dedicare parte del proprio tempo a curare, crescere ed educare i figli. Mentre di norma in tutti gli altri Paesi europei, a parità di reddito, la differenza tra chi ha e chi non ha figli a carico è consistente;
il sistema di tassazione deve essere riformulato sulla base del quoziente familiare; tale sistema permetterà, finalmente, di lasciare a disposizione del nucleo familiare una maggiore disponibilità di reddito, ponendo fine all'iniqua penalizzazione a cui è sottoposta dall'attuale sistema fiscale. Il sistema di calcolo basato sul quoziente non deve essere sostitutivo ma alternativo a quello attualmente in vigore: ogni contribuente potrà scegliere se calcolare le proprie imposte con il nuovo sistema oppure continuare ad essere tassato con il «vecchio» sistema;
è necessario, inoltre, introdurre nuove deduzioni dal reddito imponibile ai fini irpef per favorire ulteriormente le famiglie numerose, che sostengono ingenti spese per il mantenimento dei figli e per il pagamento dei servizi pubblici;
è doveroso garantire il diritto d'ogni persona a formare una famiglia o ad essere inserita in una comunità familiare, sostenere il diritto delle famiglie al libero svolgimento delle loro funzioni sociali, riconoscere l'altissima rilevanza sociale e personale della maternità e della paternità, sostenere in modo più adeguato la corresponsabilità dei genitori negli impegni di cura e di educazione dei figli, promuovere e valorizzare la famiglia come struttura sociale primaria di fondamentale interesse pubblico, attuare le condizioni necessarie affinché nell'ambito della stessa famiglia possa realizzarsi la compresenza di più generazioni, favorendo la permanenza delle persone anziane nel nucleo familiare;
investire nelle politiche familiari significa, pertanto, investire sulla qualità della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società. Tali interventi richiederanno uno sforzo economico rilevante, ma dovuto poiché prioritario,

impegna il Governo

a far sì che siano adottate in tempi brevi misure dirette al sostegno della natalità e della famiglia, in particolar modo per i nuclei familiari con persone diversamente abili, al fine di invertire il trend demografico negativo che vede l'Italia tra i Paesi europei e mondiali con il più basso tasso di natalità, inserendo tra gli obiettivi prioritari del Governo i contenuti delle proposte

di iniziativa popolare che intervengono in materia.
(1-00025) «Lussana, Cota, Luciano Dussin, Dal Lago, Reguzzoni, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gibelli, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Maccanti, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Salvini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
prosegue senza sosta quella orrenda strage che ha preso il «beffardo» nome di morti bianche e che dall'inizio dell'anno ad oggi, come recita il contatore sul sito www.articolo21.info, ha fatto registrare 563 morti sul lavoro;
ad una rigorosa applicazione delle misure sanzionatorie si deve accompagnare la più efficace campagna di prevenzione tesa ad una capillare informazione dei cittadini attraverso i mezzi radiotelevisivi -:
in quale modo il Governo, attraverso le apposite strutture allocate presso il dipartimento dell'editoria intenda promuovere una campagna informativa radiotelevisiva adeguata, inserendola anche nelle specifiche campagne che sono state denominate «Pubblicità progresso».
(5-00216)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIOLI e GHIZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 30 marzo 2008 si è tenuta a San Gemini (Terni) l'assemblea straordinaria delle società della Federazione italiana «Tennis da Tavolo» indetta dal Consiglio Federale FITET per la approvazione della modifica dello Statuto Federale sulla base della proposta di modifica inviata alle società unitamente all'avviso di convocazione;
l'Associazione Sportiva Dilettantistica Tennis Tavolo «Villa D'Oro», con sede a Modena, Via dei Lancillotto n. 10, codice federale numero 34, pur avente diritto alla partecipazione, non era presente in assemblea;
l'approvazione del nuovo Statuto avvenuta in assemblea è illegittima in quanto risultano palesemente violate alcune norme statutarie, prima fra tutte l'articolo 30.2 (Validità delle Assemblee e delle deliberazioni assembleari), disposizione il cui contenuto è ribadito esattamente all'articolo 74.4 (Modifiche allo Statuto), che stabilisce: «Per procedere alla modifica dello Statuto è necessaria, anche in seconda convocazione, la presenza di aventi diritto al voto che rappresentino almeno la metà più uno del totale complessivo dei voti attribuiti ai sensi dell'articolo 29»;
il totale complessivo dei voti della Federazione Tennis da tavolo, sulla base della tabella voti vigente al momento della assemblea in oggetto, è pari a 34.559 voti, distribuiti come segue: 24.027 voti dirigenti, 6.957 voti atleti, 3.575 voti tecnici, per un totale complessivo di 34.559 voti;

pertanto, ai sensi del sopra citato articolo 30.2 dello Statuto, occorreva la presenza, anche in seconda convocazione, di aventi diritto al voto rappresentanti almeno la metà più uno di 34.559 voti, vale a dire 17.280 voti;
dal verbale notarile dell'Assemblea, nonché dal verbale verifica poteri, risulta che al momento della apertura dei lavori in seconda convocazione, erano presenti: 37 società, 67 società per delega, 10 atleti, 10 tecnici, per un totale di voti pari a 13.203;
si legge nel verbale dell'Assemblea che: «...Risulta pertanto possibile costituire l'Assemblea in seconda convocazione, ai sensi dell'articolo 30, comma 2 dello Statuto Federale, per la modifica dello Statuto Federale, in quanto sono presenti aventi diritto al voto che rappresentano almeno la metà più uno del totale complessivo dei voti attribuiti ai sensi dell'articolo 29 dello Statuto e pari a 26.291», il quorum necessario era quindi 13.147;
dal confronto dei numeri qui sopra riportati, emerge chiaramente il gravissimo errore in cui è incorsa la Commissione Verifica Poteri: la violazione della norma che disciplina il raggiungimento del quorum è talmente palese e macroscopica da non richiedere particolari approfondimenti, basta rilevare che la suddetta Commissione si è basata probabilmente sulla colonna dei «voti previsti» (26.291), che non va confusa con quella dei «voti spettanti» (34.559), come si vede nel «Quadro riassuntivo della tabella Voti», allegata all'avviso di convocazione;
i «voti previsti» (s'intende, «previsti» in assemblea) sono quelli che risultano una volta esaurita la procedura stabilita per la partecipazione all'assemblea dei rappresentanti di atleti e tecnici, che, ai sensi degli articoli 31 e 32 dello Statuto, avviene mediante la preventiva elezione dei rispettivi propri rappresentanti in quota atleti e in quota tecnici, pena l'inammissibilità a partecipare all'assemblea con diritto di voto, limitatamente alla quota di voti spettanti a dette due categorie;
i «voti spettanti» sono invece quelli complessivi attribuiti ai sensi dell'articolo 29 dello Statuto, indipendentemente dalle variabili provocate dalla effettiva partecipazione all'assemblea di quote atleti e tecnici;
se lo Statuto ha inteso prevedere un quorum qualificato per l'approvazione delle modifiche allo Statuto stesso, quorum rapportato al totale dei voti di tutte le componenti (dirigenti, atleti e tecnici), quindi indipendentemente dalla concreta partecipazione alla assemblea, sarebbe assurdo ipotizzare che il suddetto quorum possa essere mobile e variare a seconda della volontà delle società di partecipare o meno alle operazioni assembleari per la quota riservata agli atleti e ai tecnici, le società che non intendono nominare il proprio delegato atleta e/o tecnico, vengono sì a «perdere» i relativi voti in assemblea, ma il monte voti federali complessivi rimane sempre lo stesso;
per concludere si ribadisce che all'assemblea del 30 marzo 2008 non è stato raggiunto il quorum previsto dall'articolo 30.2 dello Statuto, è evidente infatti che la richiesta di una maggioranza qualificata che faccia espresso rinvio al «totale complessivo dei voti attribuiti ai sensi dell'articolo 29» non può che riferirsi, appunto, al totale dei voti risultanti dalla vigente Tabella Voti (comprensiva di voti dirigenti, atleti e tecnici) e nel caso di specie, essendo presenti soltanto 13.203 voti su 34.559, la percentuale dei voti presenti in assemblea è stata pari al 38,2 per cento e quindi di gran lunga inferiore alla metà più uno richiesta dallo Statuto;
pur ritenendo assorbente il motivo sopra argomentato, per completezza, si segnalano altre irregolarità registrate in assemblea che giustificherebbero comunque l'annullamento delle relative delibere delle quali, su richiesta, può essere fornita relativa documentazione -:
se non intenda adoperarsi presso i competenti organi del CONI poiché adottino le iniziative di competenza.
(4-00640)

BARBARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 16 aprile 2008 il Ministro dello sport ed attività giovanili, onorevole Giovanna Melandri, il Ministro dell'economia e delle finanze, professor Tommaso Padoa Schioppa, ed il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, onorevole Cesare Damiano, hanno firmato un decreto congiunto sulle «assicurazioni dello sport dilettantistico»;
tale decreto, evidentemente elaborato in fretta, ignora completamente i pareri emendativi di buona parte del mondo sportivo, enti di promozione sportiva in testa;
esso provoca seri problemi di gestione alle organizzazioni sportive nazionali, stabilendo in particolare l'equiparazione dei massimali di copertura (80.000 euro in caso di decesso, ed 80.000 euro in caso di invalidità permanente), ed altri oneri di copertura aggiuntivi, per federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate e enti di promozione sportiva;
tale equiparazione non tiene evidentemente conto della diversa natura delle attività praticate da queste realtà e dei rischi conseguenti, producendo un automatico aumento dei costi delle attività sportive che ricadono sul cittadino;
tale soglia di copertura è comprensibile soltanto per alcune federazioni, con atleti impegnati in attività nazionali di alto livello, con margini di rischio elevato, ed appare invece ingiustificata per tutte quelle attività con margini di rischio quasi inconsistente, di svago, tutela della salute, o di carattere amatoriale, che interessano enti di promozione sportiva, discipline associate e numerose attività di base di federazioni sportive nazionali -:
se i Ministri interessati e la Presidenza del Consiglio non giudichino eccessive le modifiche introdotte dal decreto del 16 aprile 2008 per quelle realtà sopracitate, che già dedicano particolare attenzione alla tutela del proprio corpo sociale e se gli stessi non pensino di intervenire per impedire che queste modifiche, producano come unico effetto il rialzo di tutti i contratti assicurativi, ed un guadagno per le compagnie di assicurazione.
(4-00642)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

PICCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa si apprende che è in corso a Firenze il progetto di restauro e valorizzazione del parco o giardino della Pace presso le ex Scuderie Reali, il quale fa parte, come risulta da tutte le cartografie, del complesso monumentale del Giardino di Boboli, ivi inclusa la parte retrostante di un edificio scolastico che è stata cancellata dalle attuali carte;
la proposta della Sovrintendenza prevede l'eliminazione dell'area del parco prospiciente il Piazzale di Porta Romana sinora utilizzata abusivamente come parcheggio e la creazione di un nuovo parcheggio in grado di accogliere circa 200 auto dei dipendenti della Sovrintendenza e del personale dell'Istituto d'arte, oltre 300 motorini degli allievi nonché mezzi pesanti per i servizi destinati alle due strutture;
in seguito alla cessione nel 1925 da parte della Casa Reale di Savoia l'area in oggetto è di proprietà demaniale ed il diritto di accesso all'attuale parcheggio, che si vuole chiudere, ovvero dal cancello del Piazzale di Porta Romana è documentato negli atti di cessione, in cui risulta che le ex scuderie furono cedute in uso perpetuo al Demanio con il vincolo dell'utilizzo per l'Istituto d'Arte;
un'opportuna sistemazione del giardino della Pace comprensivo dell'allontanamento delle auto è condivisibile nell'ottica

dell'attuazione di interventi di tutela come previsti dal decreto legislativo n. 157 del 2006 ma che al contempo non sia compatibile con l'autorizzazione alla creazione di un parcheggio ubicato nella parte posteriore del parco stesso;
per consentire l'accesso al suddetto parcheggio è stata modificata la viabilità storica con il conseguente dirottamento in strade che sono classificate nel Piano generale del traffico urbano del Comune di Firenze come strade locali a carattere prevalentemente residenziale, non siano in grado di sostenere l'enorme volume di traffico di mezzi anche pesanti, poiché risalenti al 1930, con un sottofondo inidoneo, in parte prive di marciapiede, con curve pericolose e pendenze che superano il 24 per cento, con fabbricati che potrebbero subire seri danni derivanti dalle vibrazioni e alcuni dei quali sono anche stati sottofondati con micropali profondi 12 metri, come rilevato in una specifica perizia tecnica presentata all'Amministrazione Comunale di Firenze;
l'eliminazione dell'ingresso principale genera molte difficoltà all'Istituto d'arte i cui dirigenti scolastici si sono fermamente opposti alla decisione assunta presentando un esposto in Procura contro la Sovrintendenza per i beni architettonici per presunte illegittimità e abusi sulla chiusura dell'accesso carrabile dal piazzale -:
quali iniziative urgenti saranno intraprese per verificare i fatti in premessa ed in particolare se l'area oggetto del nuovo parcheggio sia o meno parte del complesso monumentale di Boboli e come tale vincolata e di conseguenza se sia stata rispettata la normativa in merito alla tutela di beni vincolati;
se non sia opportuna una ispezione all'area e la temporanea sospensione dei lavori al fine di effettuare gli ulteriori approfondimenti storici e legislativi necessari e poter meglio definire gli interventi successivi in accordo con il Comune di Firenze e le altre parti coinvolte.
(4-00644)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

BUCCHINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dal 1o gennaio 2009, come stabilito dall'articolo 19 del decreto legge n. 112 entrato in vigore il 25 giugno 2008 ed in fase di conversione in legge, le pensioni di anzianità a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima saranno totalmente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente;
a decorrere dalla medesima data sono altresì cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente le pensioni dirette conseguite nel regime contributivo in via anticipata rispetto ai 65 anni per gli uomini ed ai 60 anni per le donne a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima nonché della gestione separata di cui all'articolo 1, comma 26, della legge n. 335 dell'8 agosto 1995 (a condizione che il soggetto abbia maturato i requisiti di cui all'articolo 1, commi 6 e 7 della legge n. 243 del 23 agosto 2004 e successive modificazioni ed integrazioni);
con effetto dalla medesima data e relativamente alle pensioni liquidate interamente con il sistema contributivo, sono interamente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente le pensioni di vecchiaia anticipate liquidate con anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni e le pensioni di vecchiaia liquidate a soggetti con età pari o superiore a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne;
l'articolo 19 del decreto legge n. 112 summenzionato non indica in maniera esplicita l'applicabilità della novella norma alle pensioni italiane in regime internazionale -:
se l'abolizione dei limiti al cumulo tra pensioni e redditi da lavoro nei sistemi

retributivo e contributivo si applicherà anche alle pensioni italiane in regime internazionale ed ai titolari di pensione italiana residenti all'estero e se codesto Ministero intenda emanare una circolare od una nota esplicativa per chiarire l'interrogativo.
(4-00643)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Autorità Portuali sono state istituite con ai sensi della legge 28 gennaio 1994 n. 84;
la nomina del Presidente è regolamentata dall'articolo 8 della Legge sopra citata, mentre casi di revoca sono previsti dall'articolo 7;
la durata dell'incarico di Presidente è di quattro anni;
nella città di Salerno, l'attuale Presidente dell'Autorità Portuale è l'avvocato Fulvio Bonavitacola, eletto alla Camera dei Deputati nella XVI Legislatura, in data 14 aprile 2008;
ai sensi della legge 15 febbraio 1953, n. 60, «Incompatibilità parlamentari», si sarebbe determinata una grave ed illegittima situazione di incompatibilità tra l'attuale incarico di parlamentare dell'Onorevole Fulvio Bonavitacola ed il suo incarico di Presidente dell'Autorità Portuale di Salerno;
l'articolo 7 della legge n. 14 del 1978 stabilisce che i presidenti e i vicepresidenti di istituti ed enti pubblici la cui nomina, proposta o designazione è effettuata dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Consiglio dei ministri o dei singoli ministri, sono incompatibili con la carica di membro del Parlamento;
a tutt'oggi non risulta che l'onorevole Bonavitacola abbia ancora provveduto a rassegnare le proprie dimissioni dall'incarico di Presidente dell'Autorità Portuale;
tale situazione risulterebbe, ad avviso dell'interrogante, incresciosa anche sotto il profilo dell'annullabilità degli atti compiuti dal Presidente nel periodo della intervenuta incompatibilità;
al di là della questione giuridica della compatibilità di tale carica con l'ufficio di deputato, di esclusiva competenza della Giunta delle elezioni della Camera, si pone, con tutta evidenza, ad avviso dell'interrogante, una questione di responsabilità politica, che pone in discussione le responsabilità del governo -:
alla luce di quanto premesso, quali iniziative intenda assumere al riguardo.
(4-00646)

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2009

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE, BINDI, VICO e CUOMO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 27 giugno 2008 si è svolto presso la sede Inail di Matera un incontro tra direzione regionale Inail di Basilicata, direzione provinciale del lavoro di Matera, rappresentanti Sindyal (Ex Enichem) e le organizzazioni sindacali territoriali e di categoria per affrontare il merito del riconoscimento dei benefici legislativi in favore dei lavoratori esposti all'amianto nell'ambito del polo petrolchimico della Valbasento (Matera);
suddetto incontro, avvenuto al termine di un lungo e articolato lavoro istruttorio per la ricostruzione delle carriere e

delle mansioni dei lavoratori esposti all'amianto nel sito di Pisticci, non ha avuto un esito positivo escludendo di fatto diverse centinaia di lavoratori che hanno regolarmente presentato domanda di riconoscimento entro il termine del 15 giugno 2005, dalla possibilità di poter accedere ai benefici previdenziali previsti dalla normativa;
la società Sindyal ha fornito tutte le informazioni attinenti alla ricostruzione dei curricula dei lavoratori esposti;
ai sensi dei commi 20 e 21 dell'articolo 1 della legge n. 247 del 2007, sono stati rilevati, anche sulla base di precisi atti di indirizzo ministeriali, i siti produttivi i cui lavoratori sono stati interessati all'esposizione di fibre d'amianto;
tra i siti riconosciuti vi sono gli impianti Enichem di Marghera, Ravenna e Brindisi;
esistono diverse perizie giudiziarie che attestano nel sito lucano della Valbasento per i lavoratori una esposizione nei cicli di produzione superiore ai limiti di legge;
purtroppo nel corso degli ultimi anni si sono già verificati diversi casi di decessi di lavoratori del sito in oggetto per asbestosi e tumori da esposizione alle fibre da amianto;
risulta del tutto incomprensibile l'esclusione dei lavoratori della Valbasento dai benefici legislativi -:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di emanare un atto di indirizzo, per la regione Basilicata, che individui la Valbasento quale sito industriale interessato dalla applicazione della legge n. 247 del 2007 e il conseguente riconoscimento dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti che hanno presentato domanda entro i termini previsti.
(3-00086)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCHIRRU, MARROCU, BELLANOVA e FADDA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 19 giugno a Roma, alla presenza dei Segretari Generali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOMUIL, si è svolto un incontro durante il quale Telecom ha illustrato gli assetti organizzativi che confermano i 5.000 esuberi annunciati e si è avuto riscontro, per la prima volta in una sede ufficiale, di alcune importanti risposte che Telecom ha dato sul versante delle esternalizzazioni;
in particolare, a fronte delle affermazioni aziendali circa la necessità di riduzione dei costi, efficienza delle strutture con la rivisitazione del modello organizzativo nell'ottica della centralità del cliente, il Sindacato ha denunciato le notevoli diseconomie e gli sprechi che caratterizzano numerose aree dell'azienda e ha invitato Telecom, in alternativa ad ogni possibile intervento sull'occupazione, ad affrontare nel merito possibili interventi di risparmio, a partire da un confronto specifico su possibili forme di internalizzazioni di personale e di attività, con conseguente riduzione degli appalti esterni, a tutela dell'occupazione e valorizzazione delle professionalità;
la risposta di Telecom è stata che «non sono al momento previste né reinternalizzazioni né nuove esternalizzazioni di lavoratori», dichiarando inoltre l'assoluta attenzione aziendale al contenimento dei costi;
lo scorso venerdì 4 luglio, i lavoratori dell'intero gruppo Telecom hanno comunque scioperato per 8 ore, per il futuro dei 56 mila dipendenti e contro i primi cinquemila tagli annunciati che possono essere l'inizio di una ristrutturazione che coinvolgerà l'intera Telecom, con il rischio dì ulteriori tagli ed esuberi in tutte le aree operative della rete, dei siti commerciali e dello staff;

la Regione Sardegna sta pagando il prezzo più caro di questa strategia industriale;
i continui ed inarrestabili processi di mobilità, i peggioramenti sul versante salariale e delle condizioni di lavoro, creano inevitabilmente incertezza sul futuro per i lavoratori;
a tutto ciò si deve sottolineare che la definizione dei perimetri dei rami d'azienda fatta da Telecom al momento dell'esternalizzazione, continua a mostrare tutti i limiti di una strategia finalizzata esclusivamente alla riduzione dei costi -:
se non ritenga opportuno intervenire presso l'azienda per ottenere un chiarimento e convocare un tavolo tecnico di trattativa con le organizzazioni sindacali nel quale affrontare le notevoli diseconomie e sprechi che caratterizzano numerose aree dell'azienda.
(5-00214)

FIORONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è notizia di questi giorni che circa 500 lavoratori, in gran parte operaie, della ceramica Quadrifoglio di Viterbo, potrebbero essere costrette a restituire all'Inps la Cassa integrazione straordinaria percepita dall'ottobre 2006 al marzo 2008;
detta decisione sarebbe dovuta al fatto che l'azienda non avrebbe elaborato né un piano di riconversione né corsi di riqualificazione professionale, misure necessarie per poter beneficiare del riconoscimento della Cigs;
in questo caso esiste la particolarità che la Quadrifoglio, la più grande azienda d'Europa nel campo delle stoviglierie, è fallita e quindi l'Inps si vedrebbe di fatto costretta a rivolgersi direttamente ai lavoratori per la restituzione dell'ammortizzatore sociale;
in un quadro così complicato esiste anche il problema che, qualora i lavoratori dovessero ricorrere al Tar e non restituire la Cigs, l'Inps e il Ministero del lavoro sarebbero costretti a rivalersi sulla somma destinata ai creditori nella procedura di fallimento e anche in questo caso sarebbero proprio i lavoratori ad essere i più penalizzati perché diventerebbe il loro tfr oggetto del recupero crediti;
ferme restando le precise responsabilità di legge in un ambito così complesso oggetto di un tavolo di confronto presso la Prefettura di Viterbo -:
quali misure intenda adottare al fine di non penalizzare i lavoratori beneficiari dell'ammortizzatore sociale alcuni dei quali hanno maturato i requisiti necessari per andare in pensione proprio nel corso del semestre indicato in premessa.
(5-00215)

SCHIRRU, MARROCU, BELLANOVA, FADDA, BOCCUZZI e ZUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 26 dicembre 2006 la compagnia del principe Aga Khan ha comprato il 29,9 per cento di Eurofly per 16 milioni di euro. L'Inps ha finanziato l'operazione con oltre 13 milioni di euro;
Eurofly nel gennaio 2007 ha dichiarato un'eccedenza di 41 piloti, 69 assistenti di volo e 24 addetti di terra. Proprio per impedire i licenziamenti, il gruppo Meridiana ha firmato con il Ministero del lavoro un contratto di solidarietà che fino al 2009 dovrebbe portare nelle casse di Eurofly 13 milioni e 800 mila euro;
risulterebbe che tali soldi siano stati attinti dal fondo pensioni dell'Inps. Una segnalazione all'Ispettorato del lavoro di Milano rivela che la compagnia starebbe usando i finanziamenti pubblici della solidarietà non per pagare le giornate senza lavoro degli equipaggi, ma i loro giorni di riserva, cioè normali turni di servizio, come risulterebbe incrociando le tabelle operative dei voli con le singole buste paga;

l'Inps si avvale di un comitato di vigilanza sull'utilizzo del fondo previdenza dei piloti, che finora non ha segnalato nulla di irregolare;
il Presidente del comitato di vigilanza, Paolo Moreno, è anche il rappresentante di Meridiana che ha firmato il contratto di solidarietà con il Ministero del Lavoro;
l'inchiesta «Piloti in picchiata», firmata da Fabrizio Gatti e pubblicata su L'Espresso del 4 luglio 2008, denuncia alcune gravissime carenze delle compagnie aeree Eurofly e Meridiana;
i piloti devono sopportare turni non certo leggeri e quando una rotta non garantisce il rispetto dei tempi massimi di servizio, l'Enac, sempre legalmente, viene incontro concedendo una deroga -:
se le notizie evidenziate dall'articolo «Piloti in picchiata» del giornalista Fabrizio Gatti corrispondano al vero e se così fosse, come intenda procedere sulla questione del denaro attinto dai fondi pensione Inps.
(5-00217)

Interrogazioni a risposta scritta:

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
al personale dipendente della società Poste italiane spetta, per il servizio prestato al momento dell'assunzione fino al 28 febbraio 1998 - data della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni -, l'indennità di buonuscita di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 23 dicembre 1973;
l'indennità di buonuscita viene calcolata per tutti i dipendenti pubblici avendo a riferimento l'ultima retribuzione percepita dal lavoratore prima della sua collocazione in quiescenza;
il calcolo dell'indennità di buonuscita avendo a riferimento l'ultima retribuzione percepita ne garantisce la sua costante rivalutazione per effetto degli aumenti contrattuali e degli avanzamenti di carriera dei lavoratori;
per i lavoratori postelegrafonici l'articolo 53, comma 6, della legge n. 449 del 30 dicembre 1997 (legge finanziaria 1998) stabilisce che «a decorrere dalla data di trasformazione dell'Ente poste italiane in società per azioni... al personale dipendente dalla società medesima spettano il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma»;
alla liquidazione dell'indennità di buonuscita maturata per il servizio prestato in Poste Italiane fino al 28 febbraio 1998 provvede, all'atto del pensionamento dei lavoratori, una gestione commissariale istituita presso l'Ipost, Istituto postelegrafonici;
la liquidazione dell'indennità di buonuscita ai lavoratori di cui sopra viene tuttavia effettuata, a causa dell'interpretazione letterale del comma 6 di cui sopra, avendo al riferimento la retribuzione percepita al 28 febbraio 1998;
il sopra citato sistema di calcolo, che «congela» la buonuscita al valore maturato al 28 febbraio 1998 indipendentemente da quando il lavoratore andrà in pensione, determina un evidente e grave danno economico ai lavoratori interessati, e cioè a tutti i dipendenti di Poste assunti prima di tale data, che sono la grande maggioranza degli attuali dipendenti;
in questi anni i lavoratori collocati in quiescenza hanno prodotto un notevole contenzioso giudiziario per la rivalutazione della buonuscita sulla base dell'ultima retribuzione percepita prima della quiescenza stessa;
il contenzioso giudiziario ha avuto sino ad ora esito favorevole per i lavoratori;

i lavoratori postelegrafonici possono ottenere la concessione di un mutuo da parte dell'Ipost che lo eroga attingendo al fondo costituito dalla buonuscita del dipendente e rimasto nella disponibilità dell'istituto previdenziale per effetto dell'articolo 53 della legge n. 449 citata e sul quale l'istituto chiede al dipendente la corresponsione di interessi;
si realizza pertanto una situazione paradossale che vede il dipendente prestare il proprio denaro a sé stesso e corrispondere gli interessi legali sul prestito all'Ipost;
i dipendenti di Poste italiane non ottengono neanche l'anticipazione del 75 per cento della buonuscita così come avviene per altri lavoratori -:
se non ritenga opportuno adoperarsi perché sia trovata una soluzione adeguata a questa vicenda, attraverso iniziative normative volte a chiarire i termini di esatta interpretazione del citato comma 6 a garanzia dei lavoratori interessati;
se risponda al vero che il dipendente di Poste italiane non può ottenere l'anticipazione della buonuscita maturata al 28 febbraio 1998 nel caso dell'acquisto della prima casa, e se, nel caso, non ritenga porvi rimedio.
(4-00641)

DE POLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel mese di marzo scorso, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul contributo del volontariato alla coesione economica e sociale;
l'importante risoluzione, prendendo atto che secondo stime attendibili oltre 100 milioni di cittadini dell'UE svolgono attività di volontariato, ritiene assolutamente fondamentale il sostegno e il pieno riconoscimento dell'azione volontaria nell'ottica del rafforzamento della solidarietà e della coesione sociale che è uno dei valori fondamentali del nostro paese e dell'UE;
un recente studio ha infatti dimostrato l'alto livello di valore aggiunto dei volontari di tutta Europa: per ogni euro speso per sostenere l'attività dei volontari, le organizzazioni hanno ricavato in media un rendimento compreso tra 3 e 8 euro;
per questo motivo la risoluzione incoraggia gli Stati membri e le autorità regionali e locali a riconoscere il valore del volontariato per la promozione della coesione sociale ed economica; li esorta ad operare in partenariato con le organizzazioni del volontariato e a consultare adeguatamente il settore per sviluppare piani e strategie finalizzati al riconoscimento, all'apprezzamento, al sostegno, all'agevolazione e all'incoraggiamento del volontariato; sollecita gli Stati membri a creare un quadro stabile e istituzionale per la partecipazione delle organizzazioni non governative (ONG) ai dibattiti pubblici; invita infine gli Stati membri e le autorità regionali e locali a compiere veri sforzi per aiutare le organizzazioni del volontariato ad accedere a finanziamenti sufficienti e sostenibili, sia a fini amministrativi che per progetti, senza eccessivi adempimenti burocratici e formalità di documentazione, pur mantenendo i necessari controlli sull'esborso dei fondi pubblici;
risulta all'interrogante che il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, nell'ambito dei finanziamenti per progetti sperimentali alle organizzazioni di volontariato, previsti dall'articolo 12 della legge n. 266 del 1991, ad oggi non avrebbe ancora saldato i contributi previsti alle organizzazioni di volontariato, già ampiamente conclusi e rendicontati -:
come intenda il Governo attivarsi al fine di recepire questa importante risoluzione tesa proprio a sostenere il settore del volontariato che si distingue dal variegato

terzo settore proprio per l'assoluto disinteresse e gratuità delle sue iniziative;
come intenda il Ministro della pubblica istruzione, anche di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali avviare, nel settore di competenza, rapporti di collaborazione con il volontariato snellendo gli adempimenti burocratici;
quando il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali intenda saldare i contributi alle organizzazioni di volontariato previsti dall'articolo 12 della legge n. 266 del 1991.
(4-00645)

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BENAMATI, BELTRANDI, VASSALLO, ZAMPA, LENZI e LA FORGIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'allegato G «Infrastrutture prioritarie» dell'Allegato 1 «Programma delle infrastrutture» al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011 viene indicata la Metrotranvia di Bologna che prevede un'unica linea di 11,7 chilometri articolata in tre lotti;
con delibera CIPE del 29 luglio 2005 è stato approvato il progetto definitivo del 1° lotto «Fiera Michelino - Stazione FS» del costo complessivo previsto in quel momento di 185,47 milioni di euro, prevedendo uno stanziamento di 3,12 milioni di euro a valere sulla legge n. 166 del 2002 (Legge Obiettivo) ed a carico della Presidenza del Consiglio un impegno straordinario di 90 milioni di euro;
con la stessa delibera è stato approvato il progetto preliminare del 2° lotto suddiviso nelle due tratte «Stazione FS-Ospedale Maggiore» per un costo previsto di 299,26 milioni di euro e «Ospedale Maggiore-Capolinea Normandia Borgo Panigale» per un costo previsto di 102,97 milioni di euro;
l'ipotesi di ripartizione del finanziamento, conseguente alla delibera CIPE, prevede che lo Stato copra il 70 per cento del costo, mentre il rimanente 30 per cento è posto a carico della comunità locale;
nella seduta del 22 dicembre 2006, il CIPE ha deliberato l'assegnazione programmatica di un contributo di 87,5 milioni di euro a valere sulle disponibilità della legge obiettivo, in sostituzione del finanziamento già previsto dalla delibera n. 89/2005 a carico dei fondi della Presidenza del Consiglio dei ministri, non più disponibili;
il 28 gennaio 2008, il Comune di Bologna ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture e al CIPE il progetto definitivo delle tratte Fiera Michelino-Stazione FS e Stazione FS-Ospedale Maggiore delle sole opere civili al grezzo, per la cui approvazione definitiva è necessario aprire la relativa Conferenza dei Servizi;
il CIPE, riunitosi il 31 gennaio 2008, ha assegnato un ulteriore finanziamento di 120 milioni di euro a titolo programmatico, a carico delle risorse destinate alla legge-obiettivo dalla Legge Finanziaria 2008, come cofinanziamento del 1° lotto funzionale Fiera Michelino-Stazione FS il cui costo è stato fissato dal progetto definitivo in 305,4 milioni di euro comprensivi del materiale rotabile;
l'Allegato infrastrutturale al DPEF 2008-2011 indica tra gli interventi prioritari di decongestionamento dei centri urbani

italiani «le linee metropolitane di Milano, Torino, Bologna e Roma» -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per la sollecita apertura della Conferenza dei servizi necessaria all'approvazione del progetto definitivo delle tratte Fiera Michelino-Stazione FS e Stazione FS-Ospedale Maggiore della Metrotranvia di Bologna, e per assicurare la continuità dei finanziamenti necessari alla sua realizzazione in quanto sono considerate prioritarie per il decongestionamento dei centri urbani «le linee metropolitane di Milano, Torino, Bologna e Roma».
(4-00123)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda la metrotramvia di Bolgona, attualmente il progetto definitivo della prima tratta della metrotramvia è stato trasmesso in data 28 gennaio 2008 dal comune di Bologna, quale soggetto aggiudicatore, al ministero delle infrastrutture, struttura tecnica di missione per le procedure previste dalla legge obiettivo.
Il completamento della documentazione è stato, quindi, effettuato in data 23 aprile ultimo scorso.
La Conferenza dei servizi è stata convocata presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 17 giugno 2008 secondo quanto previsto dall'articolo 166 del Decreto legislativo n. 163 del 2006.
Durante i lavori di detta Conferenza di servizi è emersa la non completezza della documentazione progettuale prevista dall'allegato XXI del decreto legislativo 163/2006 relativamente al deposito officina.
Pertanto, il soggetto aggiudicatore provvederà a trasmettere la documentazione progettuale citata a tutti i soggetti interessati al procedimento con l'avvio delle procedure relative alle dichiarazioni di pubblica utilità.
Ai fini istruttori, sarà convocata una successiva seduta della Conferenza dei servizi per l'espressione finale del parere sul progetto in parola.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MARCO CARRA e COLANINNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 14 aprile sono in corso lavori di manutenzione straordinaria del ponte sul fiume Po situato nel Comune di San Benedetto Po (Mantova) e che collega tale comune a quello di Bagnolo San Vito (Mantova);
i lavori si sono resi necessari per porre rimedio ad un precedente intervento di ristrutturazione eseguito non a regola d'arte;
il suddetto ponte è di proprietà dello Stato, il quale, attraverso l'Anas, ha affidato i lavori alla ditta Pecora Spa di Pieve del Cairo (Pavia);
i lavori dovevano essere consegnati il 17 maggio 2008, ma ad oggi, tutto ciò non si è verificato ed i tempi di consegna restano molto vaghi;
la chiusura al traffico in entrambi i sensi di marcia sta determinando una grave crisi del tessuto produttivo locale -:
quali iniziative intenda assumere per favorire una rapida conclusione dei lavori al fine di ristabilire una situazione di normalità;
se non si intenda utilizzare i fondi destinati alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina per migliorare i ponti esistenti in attraversamento del fiume Po.
(4-00166)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I lavori di ristrutturazione del ponte di San Benedetto Po tra i Km 12+800 e 14+600 si sono protratti oltre la data prevista dal contratto a seguito di riscontrate difformità rispetto alle previsioni progettuali che hanno comportato la necessità di verifiche e l'ordine di precisi interventi.
Tali verifiche hanno causato un rallentamento delle attività di cantiere, come già evidenziato nell'incontro con l'amministrazione provinciale di Mantova il 5 maggio

ultimo scorso e imposto la presentazione di un nuovo cronoprogramma da parte dell'Impresa Pecora S.p.A. con slittamento dell'ultimazione lavori.
Nel contempo, ANAS S.p.A., dopo aver verificato nell'ambito dei finanziamenti residui la possibilità di eseguire l'ulteriore intervento non previsto in progetto, ha concordato con la provincia di Mantova unitamente alle amministrazioni comunali di San Benedetto Po e Bagnolo San Vito, di procedere alla revisione totale dei n. 20 giunti di dilatazione esistenti sull'impalcato del ponte protraendo la chiusura di ulteriori 10 giorni.
Tale intervento, comunica la società stradale, eviterà futuri lavori di manutenzione straordinaria a carico della provincia con le conseguenti interdizioni del ponte al traffico.
I lavori in questione sono quindi stati ultimati lo scorso 5 giugno e la conseguente riapertura del ponte di San Benedetto Po è avvenuta il 15 giugno.
Per quanto attiene il quesito inerente i fondi già destinati per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina, si fa presente che l'articolo 5, comma 6 del Decreto legge 27 maggio 2008 n. 93 recante «disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» ha disposto che la somma iscritta nel bilancio dello Stato per l'anno 2008 nell'ambito della missione «infrastrutture pubbliche e logistica programma "Sistemi stradali e autostradali" in attuazione dell'articolo 1, comma 1155 della legge 296/2006, finanziaria 2007, affluisca nel "Fondo per interventi strutturali di politica economica"», di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CECCUZZI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
18 famiglie del condominio di Via Pecci 1, 3, 5, 7 a Siena nel quartiere «Acquacalda» stanno vivendo una situazione d'incertezza riguardante la loro proprietà dal 1991;
nel 1991 il Ministero delle politiche agricole e forestali - Gestione ex Asfd Ufficio Amministrazione di Siena, inviò una comunicazione a tutte le famiglie del
Condominio di Via Pecci 1-7 di Siena nella quale informava che, a seguito di un controllo, i confini del condominio e della vicina proprietà del Corpo Forestale dello Stato in alcuni casi s'incontravano;
nel 1995 il condominio propose all'Asfd una permuta. L'Asfd rispose chiedendo anche un conguaglio e le spese, richiesta successivamente accettata dal condominio;
in data 19 luglio 1999 la Direzione Ministero agricoltura e foreste di Siena dette parere favorevole alla permuta inviando lettera all'Agenzia del Demanio di Roma (protocollo numero 3638) che a sua volta dispose di procedere e concludere la pratica entro il 30 settembre 1999;
negli anni successivi i condomini di via Pecci hanno continuato a chiedere al Ministero informazioni sulla conclusione della pratica non ottenendo, fino ad ora, risposte concrete -:
quali iniziative intenda intraprendere, a distanza di quasi 17 anni, affinché si dia fine, in tempi veramente brevi, a questa annosa e grottesca vicenda.
(4-00202)

Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato nell'interrogazione in esame, nel ripercorrere brevemente la vicenda si evidenzia, innanzi tutto, che l'Amministrazione ha posto in essere tutti gli atti di propria competenza propedeutici ad una soluzione della questione nel senso auspicato nell'interrogazione in esame.
Al riguardo, si ricorda che due rappresentanti del condominio di Via Pecci nn. 1, 3, 5, 7 in Siena il 9 aprile del 1996 hanno presentato all'allora Ufficio amministrazione gestione
ex ASFD di Siena (oggi Ufficio territoriale per la biodiversità) del

Corpo forestale dello Stato una proposta di permuta tra un terreno di loro proprietà (di circa 130 ha) ed un terreno di proprietà statale (di circa 455 ha) gestito dall'Ufficio di Siena.
L'Amministrazione, in data 15 aprile 1996, ha interpellato l'Ufficio tecnico erariale per una stima dei due terreni.
Una volta resa la stima dei terreni, l'Amministrazione ha chiesto il parere del Consiglio di Stato in merito alla opportunità della permuta.
Il Consiglio di Stato - Sezione II, nell'Adunanza del 30 aprile 1997, con parere n. 995 del 1997 (trasmesso con nota n. 5 del 29 gennaio 1998) si è espresso favorevolmente alla permuta.
Di seguito il 9 aprile 1998, l'Amministrazione, con nota n. 3638, ha interessato il Ministero delle finanze - Direzione centrale del demanio, competente alla formalizzazione della permuta.
Ciò in quanto la Gestione
ex ASFD non può compiere atti di disposizione su tali beni, facenti parte del patrimonio indisponibile dello Stato, ancorché ancora non formalmente intestati al Demanio dello Stato, bensì svolge esclusivamente una funzione di amministrazione conservativa del patrimonio precedentemente intestato alla soppressa Azienda di Stato per le foreste demaniali.
Il Ministero delle finanze, con nota n. 72685 del 19 luglio 1999, nell'esprimersi favorevolmente ha dato incarico all'Ufficio del territorio di Siena.
Con successiva nota del 12 dicembre 2001, (n. 9849) l'Amministrazione ha sollecitato un intervento della Direzione centrale del demanio sull'Ufficio territoriale di Siena al fine di accelerare la conclusione della procedura.
Non essendo pervenuto alcun riscontro ed avendo nuovamente ricevuto una richiesta dal condominio interessato alla permuta, l'Amministrazione ha ulteriormente sottoposto la problematica all'attenzione della Direzione centrale del demanio.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

CICCHITTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
fonti di alto livello a Gerusalemme, citate dal quotidiano Haaretz, rivelano che la forza di interposizione Onu in Libano (Unifil) sotto comando italiano sta «nascondendo deliberatamente» informazioni sulle attività dell'Hezbollah a sud del fiume Litani, per evitare il conflitto con le milizie del «partito di Dio» e precisamente che negli ultimi sei mesi, sulla base di quanto scrive il quotidiano israeliano, «ci sono stati almeno quattro casi in cui i militari dell'Unifil hanno identificato operativi armati dell'Hezbollah, senza fare nulla nfe presentare un rapporto dettagliato sugli incidenti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite» -:
se sia stata verificata la veridicità di quanto riportato dal quotidiano Haaretz e quali provvedimenti intenda prendere qualora ciò rispondesse a verità.
(4-00014)

Risposta. - In premessa alla questione sollevata con l'atto in esame, evidenzio che, in due occasioni, il 22 ed il 28 aprile scorso, il quotidiano israeliano «Haaretz» ha riportato in maniera non corretta lo svolgimento dell'unico episodio, avvenuto nella notte tra il 30 ed il 31 marzo 2008, che ha visto coinvolti una pattuglia italiana di UNIFIL ed elementi non identificati.
Le accuse formulate dal citato organo di stampa israeliano appaiono fuorvianti e prive di qualsiasi fondamento, come risulta, peraltro, dalle stesse smentite di un comunicato stampa diffuso dalle forze armate israeliane con il quale è stato espresso apprezzamento «per il contributo di UNIFIL all'implementazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell'ONU e nel mantenimento della pace al confine nord di Israele».
Ciò viene ulteriormente confermato dai competenti organi dello Stato maggiore della difesa che hanno comunicato che, nel teatro in questione, non risultano incidenti per i quali sarebbe stata omessa la segnalazione al solo scopo di non entrare in contrasto con Hezbollah.

A tal riguardo, faccio inoltre notare, che UNIFIL, al verificarsi di incidenti che possano avere impatto sul mandato ricevuto, adotta procedure di risposta standardizzate, nonché informa tempestivamente il quartier generale delle Nazioni unite ed il Consiglio di sicurezza circa gli sviluppi della situazione sul terreno e le violazioni della risoluzione 1701.
Infatti, nell'ambito dei compiti assegnati ad UNIFIL, contemplati dalla predetta risoluzione 1701, non vi è alcun riferimento specifico ad attività di disarmo delle milizie da parte di UNIFIL, che dovrà limitarsi ad assistere le forze armate libanesi nello svolgimento del compito - a queste ultime assegnato - di rendere l'area compresa tra il fiume Litani e la linea blu «libera» da combattenti ed armamenti che non siano quelli delle forze regolari libanesi e della stessa UNIFIL.
Per quanto riguarda più specificatamente l'attività svolta dal contingente italiano, confermo che i nostri militari stanno rispondendo pienamente agli scopi della missione, sviluppando una costante cooperazione con l'esercito regolare del Libano per mettere in atto i previsti meccanismi di coordinamento, volti a consentire all'UNIFIL di assistere, nella maniera più efficace possibile, il Governo libanese nell'esercizio della sua sovranità nell'area di operazione.
Gli obiettivi assegnati a UNIFIL sono volti, quindi, a mantenere un atteggiamento imparziale, così da preservare il consenso delle parti verso la missione e le forze ONU e prevenire il discredito della missione da parte di fazioni/gruppi ostili; ad aumentare e consolidare la credibilità delle forze UNIFIL e delle forze libanesi schierate nell'area di responsabilità; a promuovere attività ed atteggiamenti miranti a conservare il supporto ed il consenso della popolazione locale.
Attualmente in Libano non ci sono situazioni di accresciuto allarme per cui non intravedo, allo stato, particolari ragioni per una modifica di obiettivi e natura della missione.
La situazione generale viene evidentemente monitorata costantemente da tutte le parti in causa, ai fini della valutazione congiunta e ponderata di ogni decisione che dovesse rendersi necessaria riguardo ai compiti e alle regole d'ingaggio della missione, in relazione all'eventuale mutamento delle condizioni ambientali e dell'insorgere di nuovi rischi e minacce per la sicurezza del Contingente UNIFIL e per le possibilità di successo dell'intervento in quel paese.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

CONTENTO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per conoscere - premesso che:
la Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso i competenti uffici, ha predisposto ed inviato al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, servizio fitosanitario centrale, il documento di analisi del rischio necessario per premettere l'esportazione di materiale vivaistico (barbatelle innestate) verso la Repubblica cinese;
tale documento dovrà essere inoltrato ai competenti organi cinesi e, solo dopo gli adempimenti ivi prescritti, sarà possibile, per le imprese italiane attive nel settore, esportare detti prodotti -:
quali iniziative intenda adottare per accelerare l'iter amministrativo relativo alla predisposizione e all'invio del citato documento e in quali tempi fà ipotizzabile che ciò avvenga.
(4-00013)

Risposta. - L'atto di sindacato ispettivo al quale si risponde pone l'attenzione, ai fini della esportazione di materiale vivaistico di vite nazionale verso la Repubblica popolare cinese, sull'iter amministrativo e sul documento preparatorio di analisi del rischio fitosanitario atto a consentire il flusso commerciale di materiale vivaistico dal nostro Paese verso Paesi terzi.
Al riguardo, si partecipa che, allo stato, vengono regolarmente effettuate esportazioni di materiale vivaistico di vite nazionale verso la Repubblica popolare cinese e non sussiste alcun divieto di importazione di detto materiale.

Ciò in considerazione del comune spazio territoriale dell'Unione europea, della omogeneità dei requisiti fitosanitari sull'intero territorio europeo e del riconoscimento, da parte delle competenti autorità della Repubblica popolare cinese, della validità delle analisi del rischio per i materiale vivaistico di vite francese.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
dal 14 aprile scorso è interrotta la viabilità sul Po nel comune di San Benedetto Po per la programmata esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria per eliminare i gravi dissesti del medesimo;
nel frattempo sono emerse difficoltà esecutive che hanno comportato, di fatto, l'interruzione dei lavori da circa due settimane;
l'incontro presso la Provincia di Mantova, in data 5 maggio 2008, alla presenza della Provincia, dell'ANAS, della ditta Pecora, dei comuni di San Benedetto Po e Bagnolo San Vito, non ha portato una definizione chiara né sui tempi di consegna del ponte, né sulle modalità operative per la sistemazione dello stesso;
nella riunione si è constatato che esisitono divergenze procedurali e applicative, tra l'ANAS, e la ditta Pecora, che di fatto impedisce di pensare che vengano rispettati i tempi di esecuzione lavori -:
se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire in tempi rapidissimi presso le competenti strutture ministeriali e la direzione dell'ANAS, al fine di pervenire ad una celere ripresa dei lavori, affinché venga risparmiato agli abitanti della zona il perdurare di un grave disagio per la viabilità come ripetutosi negli ultimi anni.
(4-00082)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I lavori di ristrutturazione del ponte di San Benedetto Po tra i Km 12+800 e 14+600 si sono protratti oltre la data prevista dal contratto a seguito di riscontrate difformità rispetto alle previsioni progettuali che hanno comportato la necessità di verifiche e l'ordine di precisi interventi.
Tali verifiche hanno causato un rallentamento delle attività di cantiere, come già evidenziato nell'incontro con l'amministrazione provinciale di Mantova il 5 maggio 2008, e imposto la presentazione di un nuovo cronoprogramma da parte dell'Impresa pecora S.p.A. con slittamento dell'ultimazione lavori.
Nel contempo, ANAS S.p.A., dopo aver verificato nell'ambito dei finanziamenti residui la possibilità di eseguire l'ulteriore intervento non previsto in progetto, ha concordato con la Provincia di Mantova unitamente alle Amministrazioni comunali di San Benedetto Po e Bagnolo San Vito, di procedere alla revisione totale dei n. 20 giunti di dilatazione esistenti sull'impalcato del ponte protraendo la chiusura di ulteriori 10 giorni.
Tale intervento, comunica la società stradale, eviterà futuri lavori di manutenzione straordinaria a carico della Provincia con le conseguenti interdizioni del ponte al traffico.
I lavori in questione sono quindi stati ultimati lo scorso 5 giugno e la conseguente riapertura del ponte di San Benedetto Po è avvenuta il 15 giugno.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sulla base delle dichiarazioni assunte e dei dati clinici rilevati al Caporale Maggiore Barocelli Giordano (nato a Piacenza il 12 gennaio 1970) veniva riconosciuto (Ospedale Militare di Firenze, 8 giugno 1991) che la frattura diafisaria scomposta del femore sinistro dipendeva da causa di

servizio, essendosi la stessa verificata mentre il Barocelli sosteneva un addestramento regolarmente comandato nel percorso addestrativi C.A.G.S.M. della Caserma «Lamarmora»;
a tutt'oggi non risultano essere stati assunti tutti i successivi provvedimenti di competenza, pur essendo stato trasmesso il giudizio affermativo sulla dipendenza da causa di servizio del predetto incidente in data 10 giugno 1991 al 5° Battaglione Paracadutisti di Siena -:
quali accertamenti intenda disporre al riguardo, atteso che l'arco di tempo trascorso è oltremodo ampio e, conseguentemente, non si comprendono i motivi per i quali la vicenda non sia ancora conclusa nei suoi aspetti burocratici.
(4-00005)

Risposta. - In relazione al caso del caporale maggiore (in congedo) Barocelli, rappresentato con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si sottolinea, in via preliminare, che l'Amministrazione militare ha posto in essere tutte le azioni di propria competenza.
In particolare, gli adempimenti della difesa, in favore del Barocelli - affetto da infermità contratta in servizio e per causa di servizio il 24 maggio 1991 - hanno riguardato la concessione di:
beneficio dell'equo indennizzo, nella misura di lire 1.406.300, conferito dalla
ex Direzione generale per i sottufficiali e i militari di truppa dell'Esercito con decreto n. 1405 del 18 ottobre 1993, riscosso presso la Tesoreria provinciale della Banca d'Italia di Piacenza nell'ultimo periodo dell'anno 1993;
indennità
una tantum privilegiata, pari a tre annualità di 8a categoria di pensione privilegiata, nella misura di lire 1.990.500, concessa dalla ex Direzione generale delle pensioni con decreto n. 123 del 30 marzo 1993, riscossa in data 8 novembre 1993.

Si rappresenta, inoltre, che a seguito della domanda di aggravamento presentata dall'interessato in data 30 novembre 1993, è stato emesso il decreto n. 633 in data 19 novembre 1996, con il quale è stato negato ulteriore trattamento privilegiato per non constatato aggravamento, sulla base del giudizio negativo espresso dalla competente Commissione medico-ospedaliera di Piacenza (processo verbale n. 103 del 30 gennaio 1995).
Anche per quanto concerne la pratica relativa alla pensione privilegiata, essa può ritenersi definita; infatti, con decreto n. 588 emesso in data 9 dicembre 1998, è stata respinta la domanda di pensione privilegiata, a seguito del giudizio di non riscontrato aggravamento espresso dalla Commissione medico-opedaliera di Bologna (processo verbale n. 669 in data 20 marzo 1998).
In considerazione di quanto esposto, è evidente che l'Amministrazione difesa non ha alcun procedimento amministrativo pendente nei confronti dell'interessato, avendo adottato, nei tempi prescritti, tutti i provvedimenti di propria competenza.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MIGLIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo è un'opera fondamentale per il distretto ceramico che comprende i comuni di Sassuolo, Fiorano Modenese, Maranello, in provincia di Modena e che riguarda quasi 200.000 cittadini che risiedono nel polo industriale più importante al mondo per la produzione di piastrelle ceramiche;
ogni giorno nel distretto circolano 6.300 mezzi per il trasporto merci a cui vanno aggiunte circa 18.000 operazioni di ritiro-consegna di aziende interne;
il distretto ha notevolmente incrementato la produzione e l'export passando da 329 milioni di metri quadri agli attuali 568 (+73 per cento);

il collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo è un'opera prevista nel contratto di programma 2007-2011 e dall'intesa generale quadro firmata recentemente fra Stato e Regione Emilia Romagna;
il CIPE nella seduta del 27 aprile 2008 ha approvato e finanziato con uno stanziamento di 234 milioni di euro il primo stralcio dell'opera, che prevede il collegamento tra Campogalliano, la tangenziale di Modena e lo scalo merci di Marzaglia;
giudicando positivamente l'approvazione di questo primo intervento che è indispensabile per collegarsi con lo scalo merci che è in fase di ultimazione, si ribadisce da una parte l'esigenza del rispetto dei tempi per la realizzazione del primo stralcio, dall'altra, la necessità, così come è previsto nell'accordo quadro, di completare l'opera e di portare al CIPE entro la fine del 2008 il progetto definitivo di tutta l'opera con il relativo finanziamento -:
quali provvedimenti intenda intraprendere codesto Ministero per rispettare gli impegni assunti, relativi alla realizzazione del primo stralcio così come deliberato dal CIPE, e per completare entro il 2008 la progettazione definitiva di tutto l'intervento al fine di realizzare al più presto l'opera di collegamento autostradale «bretella Campogalliano-Sassuolo».
(4-00155)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta forniti da Azienda nazionale autonoma delle strade S.p.A.
Il progetto definitivo relativo al collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo - 1o stralcio è stato approvato e finanziato dal Comitato interministeriale programmazione economica il 27 marzo 2008 per un importo di 234 milioni di euro circa.
La progettazione definitiva di tutto l'intervento di collegamento autostradale «bretella Campogalliano-Sassuolo» è stata approvata dal consiglio di amministrazione dell'Azienda nazionale autonoma della strada nel dicembre 2005 e l'avvio delle procedure di gara è previsto entro il 2009.
Le problematiche connesse alla prosecuzione della procedura di approvazione del progetto da parte del Comitato interministeriale programmazione economica sono legate alle modalità di finanziamento dell'opera. Sotto tale profilo dell'Azienda nazionale autonoma delle strade sta svolgendo tutte le attività necessarie a definire le modalità di reperimento dei finanziamenti necessari alla realizzazione dell'opera, anche attraverso la finanza di progetto.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in una fase difficile per l'economia turistica, la società concessionaria di servizio pubblico Toremar ha deliberato un ulteriore significativo aumento del biglietto dei trasporti via mare tra il continente e l'Isola d'Elba per i non residenti;
tale decisione appare immotivata nelle dimensioni e comunque inopportuna nel merito e nel momento in cui essa viene a collocarsi, stanti gli effetti negativi che può determinare nel movimento turistico verso l'Elba-:
quali iniziative si intendano assumere nei confronti di Toremar affinché sia rivista una decisione che può risultare lesiva della vocazione turistica dell'economia elbana.
(4-00316)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Gli aumenti dei livelli tariffari apportati dalla società Toremar, come dalle altre società del gruppo Tirrenia, tramite introduzione di apposite addizionali, hanno corrisposto alla stringente necessità di compensare, almeno parzialmente, i più che

consistenti rincari dei prezzi dei carburanti verificatisi negli ultimi anni.
In data 5 marzo 2008, la società Toremar ha fatto espressa richiesta di poter operare una modifica al vigente calendario di applicazione delle tariffe (cosiddetta stagionalità tariffaria), ritenendo che tale modifica potesse permettere un incremento dei noli e il correlativo decremento della sovvenzione d'esercizio.
Tali modifiche si sostanziavano nel passaggio dalla bassa stagione alla media stagione delle tariffe di alcuni giorni dei mesi di maggio, giugno e settembre e nel passaggio dalla media all'alta stagione delle tariffe di alcuni giorni dei mesi di luglio e agosto.
Nella tabella 1 in allegato «A» alla presente sono esposte analiticamente le proposte di modifica della stagionalità presentate dalla società Toremar.
In data 20 marzo 2008 si è riunita la Conferenza dei servizi con il concerto del Ministero dell'economia e delle finanze per valutare, tra le altre, la richiesta della società Toremar.
Nel corso della conferenza, su proposta del rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, si è deciso di richiedere alla società Toremar l'elaborazione di una simulazione dalla quale poter evincere il risultato finale della succitata modifica della stagionalità in senso favorevole in termini di incassi, con evidenti riflessi positivi sulla sovvenzione.
Il 18 aprile 2008 la società Toremar ha pertanto comunicato che l'applicazione della nuova stagionalità tariffaria avrebbe prodotto un incremento dei noli stimabile in euro 200.000, con il conseguente effetto riduttivo sull'importo di sovvenzione.
In data 23 aprile 2008 si è riunita la Conferenza dei servizi che ha dato parere favorevole all'applicazione della stagionalità proposta dalla società Toremar, anche in considerazione delle continue riduzioni alle quali è stato soggetto il capitolo di bilancio relativo alla determinazione della sovvenzione di esercizio per il gruppo Tirrenia nel corso degli ultimi anni per effetto delle varie manovre di finanza pubblica succedutesi nel tempo.
In data 28 aprile 2008, è stata quindi autorizzata la modifica della stagionalità, limitatamente all'anno in corso, subordinandola all'effettiva realizzazione della riduzione della sovvenzione d'esercizio.
A titolo di esempio, l'incremento concreto tariffario per la linea Piombino/Portoferraio, è il seguente: per ogni passeggero il costo è passato da euro 9.30 a euro 10.30 con un aumento di 1 euro; per le autovetture di lunghezza minore di 4 metri il costo è passato da euro 28.50 a euro 38.60 con un aumento di 10.10; per le autovetture di lunghezza superiore ai 4 metri il costo è passato da euro 28.50 a euro 43.80 con un aumento quindi di euro 15.30.
Per completezza di informazioni si riporta nella tabella 2 nell'allegato la dinamica tariffaria autorizzata per la società Toremar negli ultimi anni, limitata alla sola linea Piombino/Portoferraio nelle tipologia «passeggeri» e «auto al seguito».
Va sottolineato che le tariffe per i residenti non subiscono modifiche per effetto della stagionalità.
L'ultimo aggiornamento tariffario complessivo risale quindi al Decreto Interministeriale del 24 dicembre 2003 che prevedeva tutte linee esercite dalla società Toremar con le diverse tipologie di trasporto.
Si ricorda che le manovre finanziarie degli anni trascorsi hanno perseguito l'obiettivo primario del contenimento della spesa pubblica andando ad operare incisive contrazioni delle disponibilità di risorse di bilancio in molteplici settori tra cui anche quello dei collegamenti marittimi pubblici con le isole maggiori e minori.
Situazione analoga, si è ripetuta anche per il corrente esercizio.
Lo stanziamento di fondi sul capitolo 1960, relativo all'erogazione della sovvenzione statale per le società che operano i servizi di collegamento marittimo pubblico, fissato nella Legge di bilancio 2008 in euro 178.461.480, si è ridotto di euro 21.643.632 a seguito dei tagli posti in essere ai sensi di quanto previsto dall'articolo 1, comma 507, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (Legge finanziaria 2007) e dall'articolo 5 del decreto-legge n. 93 del 2008.

L'ammontare dello stanziamento del predetto capitolo per l'esercizio 2008 è infatti pari ad euro 156.817.847.
La scelta di introdurre delle addizionali tariffarie per il «caro gasolio» e di provvedere ad una modifica della stagionalità tariffaria è derivata dal tentativo, a fronte di obiettive sfavorevoli condizioni congiunturali, di contemperare le esigenze del mantenimento dei collegamenti marittimi essenziali - e quindi la salvaguardia del principio della continuità territoriale - con la riduzione delle disponibilità finanziarie a disposizione dell'amministrazione per il pagamento dei predetti servizi.
In effetti, grazie anche all'introduzione delle addizionali in argomento si è ad oggi limitato al minimo la contrazione dei collegamenti eserciti.
Tali misure sono state introdotte in esito ai parere favorevole espresso in merito dalla Conferenza di servizi svoltasi tra le amministrazioni interessate concertanti dei trasporti e dell'economia e delle finanze.
Si conclude facendo presente che la problematica in questione sarà comunque presa in esame in sede di rinnovo delle convenzioni che scadono il prossimo 31 dicembre 2008.

Allegato A

Tabella 1

Calendario per l'applicazione delle tariffe:
Maggio: 01, 03, 04, 10, 11, 17, 18, 24, 25, 31 - media stagione;
Giugno: 01, 02, 07, 08, 14, 15, 21, 22, 28, 29 - media stagione;
Luglio: 04, 11, 18, 25 - media stagione;
Luglio: 05, 06, 12, 13, 19, 20, 26, 27 - alta stagione;
Agosto: 01, 02, 03, 08, 09, 10, 15, 16, 17, 22, 23, 24, 29, 30, 31 - alta stagione;
Settembre: 06, 07, 13, 14, 20, 21, 27, 28 - media stagione.

Tabella 2

Dinamica tariffaria

Linea
Piombino/Portoferraio
Bassa stagione in euro Media stagione in euro Alta stagione in euro
Passeggeri ordinari 5.30 6.30 7.10
Passeggeri residenti 2.45 2.45 2.45
Auto 20.70 <4 m. 30.80 <4 m. 36.00
    >4 m. 36.00 >4 m. 41.20
Auto residenti 15.45 15.45 15.45

A tali importi tariffari vanno sommate le seguenti addizionali:
1) addizionali previste per il recupero del rincaro dei prezzi dei combustibili autorizzate in data 12 aprile 2006:
Passeggeri 2.00 euro
Passeggeri residenti 0.50 euro
Auto 3.00 euro
Auto residenti 1.00 euro

2) addizionali per il recupero del rincaro dei costi sostenuti per le operazioni portuali autorizzate in data 19 marzo 2007:
Passeggeri 1.00 euro
Passeggeri residenti 0.00 euro
Auto 2.40 euro
Auto residenti 0.00 euro

3) addizionali previste per il recupero dell'ulteriore rincaro dei prezzi dei combustibili autorizzate in data 21 marzo 2008:
Passeggeri 1.00 euro
Passeggeri residenti 0.20 euro
Auto 2.40 euro
Auto residenti 0.72 euro

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MURGIA, BARBARESCHI, PORCU, VELLA e TESTONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia S.p.a. ha disposto la sospensione del servizio di trasporto ferroviario merci operato dalla motonave Garibaldi sulla linea Golfo Aranci-Civitavecchia a partire dal 1° luglio 2008;
tale disposizione sarebbe causa di notevoli danni economici e strutturali per le imprese industriali della Sardegna centrale che movimentano merci su rotaia e renderebbe, di fatto, inutili gli scali ferroviari di Campeda e Macomer, gli unici presenti nella provincia di Nuoro;
gli effetti negativi generati dalla sospensione del predetto servizio di trasporto sono configurabili in aggravi di costo e logistici per le aziende sarde che vedono seriamente pregiudicata qualsiasi ipotesi di sviluppo e competitività, soprattutto nelle aree industriali dove operano imprese del settore chimico, tessile, agroalimentare e lapideo-estrattivo;
in particolare, la sospensione del servizio Trenitalia potrebbe comportare un aumento dei costi di trasporto stimato tra il 25 ed il 30 per cento rispetto agli attuali, già di per sé oltre la media nazionale per i noti disagi infrastrutturali della Sardegna;

la sospensione del predetto servizio di trasporto sarebbe causa di effetti negativi sui livelli occupazionali delle aziende operanti nella Sardegna centrale. In particolare, basti pensare che le due sole aziende Equipolymers Spa e Maffei srl generano un indotto occupazionale diretto ed indiretto pari a circa 700 unità lavorative (trasporti, servizi, manutenzioni, logistica, forniture). Tra occupazione diretta, indiretta ed indotto, si arriva quindi ad oltre 900 unità lavorative;
a supporto di quanto appena esposto in premessa ed a conferma dell'importanza del predetto servizio di trasporto basterebbe sottolineare che nella Sardegna centrale le sole imprese Equipolymers Spa di Ottana e Maffei Srl di Orani fatturano complessivamente 230 milioni di euro e movimentano annualmente circa 250.000 tonnellate di merci su rotaia. Una quantità, già considerevole, che potrebbe essere almeno doppia garantendo il trasporto ferroviario delle merci con le linee marittime;
in particolare vi è da sottolineare che le merci in partenza da Ottana e Orani costituiscono circa il 60 per cento del totale trasportato sulla linea ferroviaria merci sarda -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di propria competenza intenda adottare affinché possa essere scongiurata la sospensione del servizio di trasporto ferroviario merci operato dalla motonave Garibaldi sulla linea Golfo Aranci-Civitavecchia, affinché possa essere garantito il diritto alla continuità territoriale e affinché possano essere salvaguardati lo sviluppo, la competitività ed i livelli occupazionali delle aziende operanti in Sardegna;
se ritenga opportuno adottare iniziative che possano garantire un concreto e celere incremento del servizio di trasporto ferroviario merci e che possano determinare la riduzione dei costi delle tratte marittime per le merci.
(4-00245)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La Società RFI S.p.A., in base alle prescrizioni dell'atto di concessione, in aggiunta al pacchetto minimo di accesso alla infrastruttura, presta il servizio di traghettamento di carri ferroviari merci con la Sardegna.
Anche per tale prestazione, come per tutte quelle fornite nel suo ruolo di concessionario, RFI S.p.A. si rivolge esclusivamente al mercato costituito dalle imprese ferroviarie.
Per il servizio di traghettamento di carri ferroviari sulla relazione Civitavecchia Golfo Aranci, al momento, l'unico cliente è Trenitalia S.p.A., che ha recentemente richiesto di acquistare un minor numero di corse su tale tratta.
I volumi delle merci trasportate tra il continente e l'isola, fa conoscere Ferrovie dello Stato, risultano difatti molto contenuti. Nel 2007 sono state trasportate circa 520.000 tonnellate di cui il 50 per cento intermodale mentre i flussi sono risultati strutturalmente squilibrati e disomogenei; esiste, inoltre, una forte concorrenza della gomma, anche per l'assenza di raccordi ferroviari nelle aree industriali.
Tendenzialmente, i servizi per le Isole, per la loro naturale struttura, non solo non sono remunerativi ma non consentono neppure la copertura dei costi di esercizio e, pertanto, rientrano nel servizio universale merci per il quale sono previsti contributi pubblici.
Nello scorso mese di gennaio Trenitalia S.p.A ha pertanto comunicato al già Ministero dei trasporti che gli obblighi di servizio per il trasporto ferroviario di merci, incluso il trasporto da e per la Sardegna, presentano uno sbilancio ampiamente superiore alle risorse finanziarie pubbliche all'uopo stanziate.
Segnatamente, l'impresa ferroviaria ha addotto una differenza costi-ricavi pari a 179 milioni di euro (secondo il dato contenuto nell'ultimo rendiconto certificato disponibile, riferito al 2006) a fronte dello stanziamento per il 2008 nel bilancio dello Stato di 107,6 milioni.

Nello specifico per la Sardegna, il margine operativo negativo ammonta per lo stesso anno a 26 milioni di euro.
Anche considerando le previsioni del piano d'impresa 2007-2011, ancorché migliorative rispetto ai dati citati, che per il 2008 prevedono uno sbilancio di 149 milioni di euro oltre IVA, il divario rimane estremamente ampio.
Conseguentemente, sono stati effettuati successivi approfondimenti e nello scorso mese di maggio, l'impresa ferroviaria ha elaborato una proposta di riassetto dei servizi da e per l'isola evidenziando alcune criticità strutturali che al riguardo connotano il trasporto ferroviario delle merci e ne condizionano i risultati economici tra i quali si citano gli elevati costi di esercizio legati al traghettamento dei carri i traffici esigui, strutturalmente squilibrati e disomogenei tra l'isola e il continente e, infine, l'assenza di raccordi ferroviari nelle aree industriali.
La proposta avanzata da Trenitalia consiste nel sostituire il trasporto «ferro-mare-ferro», in cui il traghettamento ha luogo tra il porto di Civitavecchia e quello di Golfo Aranci, con un servizio «ferro-mare-gomma» con tratta marittima Livorno-Olbia del tipo «roll on/roll off» dedicato alle Unità di trasporto intermodale (container, casse mobili, semirimorchi).
Il nuovo assetto comporta un risparmio nel fabbisogno di contribuzione stimabile tra i 18 e i 20 milioni di euro che dovrebbe comunque costituire un assetto «ponte» transitorio in attesa di una soluzione stabile di medio periodo finalizzata al ritorno a una soluzione intermodale di tipo «combinato ferro-mare-ferro» che, tra l'altro, richiederà appositi interventi infrastrutturali.
Trenitalia stessa, il 17 aprile 2008 ha prospettato alla regione Sardegna, nel corso di apposito incontro, alcune ipotesi di diverso assetto dei servizi di trasporto merci da e per l'isola. Al contempo, è in via di attivazione un tavolo di confronto tra il Ministero e la regione.
Da ultimo, va evidenziato che si sta valutando la possibilità di evitare, per l'anno in corso, la chiusura
tout court del servizio di trasporto ferroviario di merci nell'isola prevedendo un servizio «su richiesta» di traghettamento carri per esigenze discontinue, come ad esempio quelle delle frorze armate e dei fornitori di materiale ferroviario operanti in Sardegna (in particolare Keller e Convesa), oltre che per l'inoltro dei rotabili di Trenitalia alle officine grandi riparazioni sul continente.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
agli inizi degli anni '80 il Consiglio di Amministrazione dell'ex Cassa per il Mezzogiorno, poi Agensud, ha affidato i lavori della diga sull'Esaro (Cosenza) al raggruppamento di imprese Lodigiani, Italstradale, Del Favero, per una iniziale spesa prevista di 75 miliardi e 809 milioni di vecchie lire;
oltre alle procedure d'appalto l'Agensud ha gestito anche l'esame e l'approvazione delle perizie affidandone successivamente la concessione al consorzio di bonifica Sibari-Valle Crati;
i lavori di costruzione sono stati appaltati il 31 maggio 1982 con il consenso di tutti gli enti locali interessati;
i lavori sono andati avanti a rilento anche perché gli enti locali interessati hanno poi dimostrato nel merito atteggiamenti incoerenti, giacché non era stata definita la parte di territorio che avrebbe ricevuto beneficio dalla costruzione della diga sull'Esaro;
nel mese di dicembre del 1987, in seguito ad un movimento franoso sulla sponda sinistra della diga, sono stati sospesi i lavori in una parte del cantiere e circa 300 lavoratori sono stati posti in cassa integrazione;

le indagini sull'evento franoso hanno iniziato a far intravedere l'errore progettuale della diga stessa;
nel frattempo, però, la Società Lodigiani ottiene dallo Stato 36 miliardi di vecchie lire quale indennizzo per fermo cantiere, senza che siano stati individuati i responsabili dell'iniziale «errore progettuale»;
nel frattempo il raggruppamento di imprese affidatario dei lavori della diga sull'Esaro ha continuato a detenere la titolarità dell'appalto che già nei primi mesi del '92 aveva raggiunto la cifra di 745 miliardi di vecchie lire ai quali bisognerebbe aggiungere gli altri 350 miliardi per la realizzazione dei canali di gronda;
nel gennaio del 1992 in un comunicato stampa la Cgil ha denunziato le «ignobili e senz'altro interessate pressioni politiche sulla struttura tecnica dell'Agensud da personaggi politici ben collegati ai molto discussi potentati politici dei ministri meridionali, che vorrebbero ad ogni costo, l'approvazione immediata di perizie di adeguamento del progetto iniziale, proponendo espedienti e improbabili confuse procedure amministrative prevalentemente in contrasto con l'impostazione legislativa e le regole correnti»;
dall'apertura di una relativa inchiesta giudiziaria nell'ottobre del 1993 è stato emesso un ordine di custodia cautelare a carico del commissario del Consorzio di bonifica con l'accusa della richiesta, rivolta alla Lodigiani, di ben 5 miliardi di vecchie lire per conto di un non definito gruppo politico;
l'inchiesta giudiziaria fa anche emergere che la citata frana sarebbe stata creata proprio per ottenere il finanziamento di 36 miliardi di vecchie lire;
in questa fosca vicenda sono entrati in gioco anche altri personaggi esterni al di fuori dell'affare e che, secondo l'accusa, si sono rivolti alla Lodigiani per avere qualche centinaio di milioni «al fine di non ostacolare i lavori della diga»;
dopo un annoso blocco dei lavori, grazie ad un accordo quadro con il Governo nazionale e con i finanziamenti del Cipe, nel 2002, si è rimessa faticosamente in moto la macchina della diga dell'Esaro;
nel mese di ottobre 2005, l'Assessore regionale calabrese ai lavori pubblici ha incontrato i Sindaci dei Comuni della Valle dell'Esaro ed ha loro garantito la definizione della problematicità della diga, i cui lavoratori erano già stati posti in discussione;
sempre nell'ottobre del 2005 la Regione Calabria ha varato 78 milioni di euro per l'invaso;
ciò nonostante nel febbraio 2006, dopo che negli anni si è andati avanti disperdendo miliardi ed alimentando speranze, centosessanta padri di famiglia sono stati gettati in mezzo ad una strada dalla ditta «Torno», società che aveva in gestione l'appalto da parte della Sorical (oggi posta sotto indagine giudiziaria), azienda partecipata della Calabria che gestisce le risorse e le strutture idriche della Regione;
nel mese di marzo 2008 si è avuta notizia della avvenuta formalizzazione dell'accordo di cessione del ramo d'azienda da "Torno" ad "Impresa SpA" e che i lavori della vasca di dissipazione sarebbero stati immediatamente subappaltati ad una piccola impresa del cosentino e ad un consorzio locale;
oggi nessuno è in grado di dire come e se proseguiranno i lavori di quello che dovrebbe essere il più grande invaso europeo ed i pochi lavoratori rimasti (una ventina circa) non ricevono stipendio da circa tre mesi ed hanno deciso di attuare forme di protesta per cercare di avere chiarezza sul futuro della diga;
sono stati espropriati i terreni migliori di quel territorio, è stato frenato lo sviluppo dello stesso, sono state create false aspettative occupazionali e sono stati inutilmente sperperati milioni di euro

senza sapere ancora oggi in mano di chi gli stessi euro sono finiti -:
quali siano gli interventi necessari ed urgenti che intendano porre in essere, per le relative parti di competenza, al fine di accertare la storia della diga dell'Esaro ed approfondire il relativo sperpero di denaro pubblico;
se non ritengano, altresì, di attivarsi perché sia definita la situazione sulla costruzione della diga dell'Esaro, opera strategica per la Calabria e per l'intero sistema delle acque regionali.
(4-00207)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si premette che le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, cui sono stati trasferiti compiti e funzioni del soppresso Registro italiano dighe, sono finalizzate agli aspetti tecnici di sicurezza delle dighe connessi con la salvaguardia della pubblica incolumità, ai sensi del regolamento dighe (decreto del Presidente della Repubblica n. 1363/59), e quindi questa amministrazione intrattiene rapporti esclusivamente con il concessionario della risorsa idrica (regione Calabria) e/o con il soggetto attuatore dalla stessa designato (SORICAL - Società mista a partecipazione regionale maggioritaria), cui competono la gestione realizzativa delle opere, in generale, e del relativo appalto, in particolare.
Non avendo competenze istituzionali dirette sugli aspetti amministrativi e gestionali della realizzazione in corso, questo ministero non intrattiene quindi rapporti con l'affidatario delle opere. Ciò premesso, per quanto di competenza, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il progetto esecutivo della diga in calcestruzzo a gravità sull'Alto Esaro venne approvato con voto n. 352 del 28 giugno 1979 della quarta sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dalla delegazione della Cassa del Mezzogiorno con voto n. 36 del 24 ottobre 1979, con la prescrizione di realizzare il modello idraulico degli scarichi e delle opere a valle.
Successivamente, con voto n. 136 del 19 novembre 1980, le sezioni II e IV del Consiglio superiore dei lavori pubblici, riunite, approvarono il progetto esecutivo dei canali di gronda da allacciare all'invaso, con la prescrizione di uno studio programmatico delle utenze a valle in aggiornamento del piano generale di irrigazione; tale studio si concluse con il progetto generale di massima «Piano Crati» che venne poi approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, sempre a sezioni riunite, con voto n. 261 del 22 febbraio 1985.
La consegna dei lavori avvenne nel settembre 1983 e i lavori in corrispondenza dell'imposta diga iniziarono nel 1986.
A seguito del dissesto avvenuto il 15 dicembre 1987 a valle diga, a scavi praticamente ultimati, i lavori stessi furono sospesi in data 30 marzo 1988 e venne quindi dato corso a una serie di indagini affidate all'Istituto sperimentale modelli e strutture che si conclusero con una rielaborazione progettuale, denominata «VIII perizia» che fu oggetto di tre successivi voti del Consiglio superiore dei lavori pubblici: n. 511 del 25 gennaio 1990, n. 178 del 30 maggio 1991 e n. 393 del 26 settembre 1991. Detti voti, sulla base del fatto che il dissesto non aveva interessato la fondazione della diga, confermarono la fattibilità dell'opera con puntuali prescrizioni relative, soprattutto, agli interventi di sistemazione a valle della spalla sinistra ed alla necessità di ripetizione del modello idraulico degli scarichi; ne derivò inoltre una risagomatura del corpo diga con un maggiore volume di circa 300.000 metri cubi per un totale quindi di 1,3 milioni di metri cubi.
La regione Calabria - nelle more dell'esecuzione dell'intera opera per la quale il finanziamento assentito risultava oramai insufficiente - al fine di sanare quantomeno lo stato del territorio già interessato dagli scavi (nella zona di imposta della diga), procedette alla redazione di un progetto di «messa in sicurezza».
Detto progetto, a stralcio della «VIII perizia» sopra menzionata, è stato approvato dal Comitato tecnico regionale (con parere n. 451 del 27 giugno 2001) ed oggetto di contratto con l'impresa Torno Internazionale S.p.A. nel novembre 2002; direttore dei lavori è stato nominato il co-progettista,

ing. A. Trevisan e la consegna lavori è avvenuta il 15 febbraio 2003. I lavori prevedevano l'esecuzione di alcune delle opere contemplate nell'originario progetto esecutivo approvato, salvo modesti aggiustamenti, il cui criterio ispiratore è sinteticamente riferibile a1 ripristino, mediante getto basale di calcestruzzo, del carico litostatico tolto, essendo stata esclusa già dalle precedenti indagini (anni 1988-1991) ogni interferenza del dissesto con la fondazione diga; a ciò si aggiungevano il completamento degli interventi sul dissesto ed altre opere sussidiarie a valle diga.
Nel frattempo si era sviluppata in sede regionale una ipotesi di ridimensionamento dell'opera, senza peraltro alcun interessamento formale del Servizio nazionale dighe (già Registro italiano dighe).
A seguito della delibera di giunta n. 1159/2002, la regione Calabria, nel riprogrammare il volume di invaso nella originale dimensione di centodue milioni di metri cubi ha chiesto al progettista e direttore dei lavori di contemperare le lavorazioni già in appalto con le riprogrammate esigenze regionali espresse dalla giunta; il direttore lavori ha quindi redatto una perizia di variante tecnica (stralcio funzionale della VIII perizia - messa in sicurezza dell'opera - perizia di variante tecnica gennaio 2005). Con detta perizia di variante veniva sostanzialmente previsto:
il completamento, con alcune modifiche esecutive, degli interventi di consolidamento del versante in spalla sinistra (effettuati, come prima fase, nel 1993-1995);
l'esecuzione di parte del corpo diga, limitatamente ai conci centrali (nn. 5-6-7-8 e nn. 4-9) fino ad una quota massima di 312 metri sul livello del mare (quota avandiga 313 m slm), con ciò articolando diversamente i getti di calcestruzzo rispetto al getto continuo lungo l'intera imposta previsto negli appaltati lavori di «messa in sicurezza»;
una maggiore curvatura del corpo diga, ferma restando l'imposta in destra e con spostamento verso valle di circa 29,5 metri dell'imposta in sinistra, nonché il serraggio dei giunti fra i conci del corpo diga;
l'adeguamento della vasca di dissipazione, e della successiva restituzione in alveo, alle risultanze dell'effettuato modello idraulico;
nuova strumentazione di controllo della diga, dei fronti di scavo e del versante in spalla sinistra.

La perizia conteneva, altresì gli studi relativi ai calcestruzzi da utilizzare per la costruzione dello sbarramento, peraltro non ancora esaustivi, e i dettagli esecutivi dei cementi armati relativi ai manufatti della vasca di dissipazione e delle opere di protezione dell'alveo a valle.
In proposito, il Registro italiano dighe (con nota n. Registro italiano dighe/6083 del 13 luglio 2005) ha trasmesso, per esame e parere, la perizia alla Presidenza consiglio superiore dei lavori pubblici che, con nota n. 419 del 15 settembre 2005, ha ritenuto necessario, per il proseguimento dell'avviata attività istruttoria, acquisire le seguenti integrazioni:
elaborazioni idrologiche relative ai bacini idrografici da allacciare con canali di gronda;
risultati delle indagini delle prove i sito sui grandi elementi di calcestruzzo, con previsione delle caratteristiche meccaniche a trazione;
illustrazione delle modalità di esecuzione dei getti di calcestruzzo: periodo-stagione dell'inizio dei getti e tempistica della ripresa dei getti stessi;
rapporti sulle analisi termoelastiche condotta per l'opera;
ulteriori verifiche statiche e dinamiche del corpo diga indicato in perizia, anche con riguardo agli effetti di incremento della curvatura rispetto all'asse della diga sulle sollecitazioni indotte sulle «spalle», in relazione al previsto serraggio dei giunti.

Parimenti, il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha ritenuto anche «utile» acquisire informazioni da parte del Comitato tecnico regionale della Calabria sullo stato dei finanziamenti dell'opera nel suo

complesso ciò al fine di evitare una ulteriore esecuzione di opere per stralci, con particolare riferimento al corpo diga. Dette richieste sono state inoltrate dal Registro italiano dighe, con nota 8291/UCPL del 16 settembre 2005, al soggetto attuatore.
In riferimento a quanto chiesto, l'assessore ai lavori pubblici della regione Calabria (con nota 1345 del 20 ottobre 2005), ha confermato al Registro italiano dighe l'avvio delle attività progettuali volte a fornire le integrazioni e i chiarimenti sopra richiamati. Nel contempo ha anche confermato la fase di acquisizione dei fondi necessari per il completamento in continuità dell'intera opera nella configurazione originaria approvata (V= 102 x 106 metri cubi), preannunciando, peraltro, possibili conseguenti modificazioni ed integrazioni della perizia stessa.
Stante il tempo trascorso, il Consiglio superiore dei lavori pubblici (con nota n. 592 del 8 dicembre 2005) ha restituito al Registro italiano dighe gli elaborati di perizia, in attesa dell'invio della richiesta documentazione integrativa che, peraltro, è stata dal Registro stesso più volte sollecitata al soggetto attuatore/concessionario e non essendo pervenuti gli elaborati integrativi richiesti, formalmente restituita con nota n. RID/2170 UCPL del 23 febbraio 2006.
Nel frattempo risulta intervenuto un contenzioso tra la curatela fallimentare del progettista originario e il Concessionario relativo alla piena disponibilità del progetto. Al riguardo si riferisce che, nelle more della definizione del predetto contenzioso, è subentrato il dott. ing. Domenico Barrile quale nuovo direttore dei lavori, in sostituzione del dott. ing. Alberto Trevisan.
Successivamente la SORICAL (con note n. 2797 del 5 aprile 2006 e n. 4634 del 29 maggio 2006) ha trasmesso al Registro italiano dighe un aggiornamento della suddetta perizia di variante tecnica (datata marzo 2006 ed a firma del Responsabile unico del procedimento dott. ing. F. Bajetti e del subentrato direttore dei lavori dott. ing. D. Barrile). Detto aggiornamento, nel ritenere opportuno eseguire il corpo diga di calcestruzzo senza soluzioni di continuità, rimanda ad una fase successiva gli aspetti tecnici connessi con la costruzione del corpo di sbarramento vero e proprio e pertanto affronta nello specifico esclusivamente gli aspetti connessi con la vasca di dissipazione e con il consolidamento del dissesto in sponda sinistra, ivi compresa la relativa strumentazione di controllo.
Il Registro italiano dighe ha istruito detto aggiornamento della perizia di variante e ha ritenuto che gli elaborati presentati, che peraltro prevedono una serie di opere nel frattempo già eseguite, costituiscono un adattamento alle effettive condizioni dei luoghi resi accessibili con l'inizio delle lavorazioni che hanno pertanto reso possibile determinare l'esatta configurazione geometrica dei fronti di scavo nonché risultanze delle prove di modello fisico eseguite per la verifica della funzionalità del complesso organi di scarico e di dissipazione.
Il Registro italiano dighe (con nota n. 5531/UCPL del 26 giugno 2006) ha pertanto approvato, con prescrizioni e sotto il profilo esclusivamente tecnico, la perizia di variante «aggiornamento marzo 2006», con valenza di approvazione in sanatoria per quanto nel frattempo eseguito.
Successivamente è stata trasmessa alla centrale del Registro italiano dighe (con nota n. 803 del 9 ottobre 2006 dell'ufficio periferico di Catanzaro), una ulteriore perizia di variante tecnica n. 3, redatta dalla SORICAL ed a firma del Responsabile unico del procedimento ing. F. Bajetti e del direttore dei lavori ing. D. Barrile. Nel merito, la regione Calabria (con nota n. 4592 del 15 novembre 2006), nel confermare l'opera di sbarramento sull'Alto Esaro di interesse strategico, ha espressamente rappresentato l'opportunità di eseguire i lavori dello sbarramento senza soluzioni di continuità, rimandando quindi ad un progetto aggiornato e di completamento la definizione degli aspetti tecnici relativi alla struttura dello sbarramento medesimo, chiesti in sede di istruttoria della perizia di variante tecnica (gennaio 2005) dal Consiglio superiore dei lavori pubblici (nota n. 419 del 15 settembre 2005). Nelle more di tali definizioni la Regione ha pertanto indirizzato la SORICAL a dare

corso alla fase progettuale di completamento dei soli lavori accessori allo sbarramento, «comunque necessari alla messa in sicurezza dell'opera e della vallata», nel cui ambito devono essere inquadrati anche i lavori connessi con la realizzazione della strada di accesso al fondo diga (di cui alla citata perizia n. 3).
Il Registro italiano dighe ha istruito la suddetta perizia di variante e (con nota n. RID/12393/UCPL del 27 novembre 2006), ha approvato gli elaborati, con prescrizioni, per quanto di competenza.
A seguito dell'ordinanza del 7 marzo 2007 della procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, generata da un contenzioso fra il curatore fallimentare del progettista originario dell'opera e la stazione appaltante e relativa ad oneri e titolarità della progettazione, i lavori di costruzione delle opere sono stati sospesi.
In data 28 giugno 2007 i lavori sono poi formalmente ripresi, con il contestuale dissequestro degli elaborati progettuali relativi alla costruzione delle opere complementari alla diga, e facenti parte delle richiamate due perizie di variante approvate.
A seguito della ripresa dei lavori, si ha notizia che l'impresa Torno ha ceduto, previo assenso della SORICAL e della regione Calabria, il proprio ramo di azienda.
Durante il secondo semestre 2007, sono stati portati avanti i lavori, seppure in maniera discontinua e rallentata, di costruzione della strada di accesso al fondo diga; in particolare risultano completati:
la sistemazione dissesti sponda sinistra;
i muri della vasca di dissipazione;
i muri del canale di restituzione;
i rivestimenti in sponda destra e sinistra del canale;
le opere di restituzione in alveo;
le spalle del ponte della strada di fondo valle.

In definitiva, allo stato attuale, risultano pressoché completati i lavori appaltati, che, si ribadisce, sono solo quelli relativi alla messa in sicurezza del sito (fondazione diga e spalle) e quelli delle opere accessorie di valle (vasca di dissipazione, soglie del canale di restituzione, strada di collegamento spalla sinistra-fondovalle).
Si rimane pertanto ancora in attesa delle integrazioni progettuali relative al corpo di sbarramento vero e proprio, che, come comunicato dalla regione Calabria (nota n. 4592 del 15 novembre 2006 già citata) risultano in fase di predisposizione da parte del concessionario, anche a seguito di un approfondimento delle conoscenze geologiche e geotecniche del sito, che il soggetto attuatore (SORICAL) ha comunicato di aver acquisito mediante l'esecuzione di recenti ulteriori indagini geognostiche.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MARIO PEPE (PdL). - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale n. 166 "degli Alburni" in provincia di Salerno è da anni al centro di polemiche per la tortuosità del percorso e per i suoi frequenti dissesti, in particolare nel tratto compreso tra i comuni di Roccadaspide e Corleto Monforte;
la natura dei luoghi fa sì che frequentemente le frane, in particolare nei mesi invernali o in occasioni di eventi atmosferici eccezionali, blocchino il percorso o lo riducano ad un senso unico alternato, come risulta dai periodici resoconti ANAS sulla percorribilità delle strade in Campania;
a questo si aggiunga l'incuria nella manutenzione del manto stradale, della segnaletica sia verticale, sia soprattutto orizzontale, nonostante la strada statale n. 166, percorra il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, uno dei parchi più turisticamente frequentati d'Italia;
da tempo inoltre le comunità locali si battono per la realizzazione della strada Fondo Valle del Calore un'opera strategica, destinata ad interrompere l'isolamento

e l'impoverimento economico e demografico dei comuni di Aquara, Bellosguardo, Ottati, Controne, Castelcivita, S. Angelo a Fasanella, Corleto Monforte, Roscigno, Valle dell'Angelo, Piaggine, Laurino, Sacco, Villa Littorio, Castel S. Lorenzo, Felitto, Stio, Magliano, Roccadaspide, tutti siti in provincia di Salerno -:
se il Ministro interrogato non ritenga indispensabile ed urgente intervenire nei confronti dell'ANAS al fine di migliorare la sicurezza e la percorribilità della statale n. 166 degli Alburni.
(4-00096)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società Azienda nazionale autonomia strade, in particolare, il compartimento di Napoli, nell'ambito dei programmi di recupero del deficit manutentorio, ha appaltato lavori di manutenzione straordinaria sulla strada statale 166 degli Alburni per un importo di circa 2,4 milioni di euro.
L'intervento prevede la sistemazione del piano viabile, compresi i tratti in frana, la sistemazione idraulica, l'adeguamento della segnaletica verticale ed orizzontale nonché delle barriere metalliche in tratti saltuari.
L'aggiudicazione definitiva della gara d'appalto si è svolta il 9 maggio 2008 e la consegna dei lavori è attesa per la fine del mese di giugno mentre il termine contrattuale per l'ultimazione degli stessi è di 180 giorni dalla data di consegna.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da fonti stampa si è appreso che dal 26 aprile 2008 Sandro e Marco Accorinti, cittadini italiani residenti a Firenze, rispettivamente padre e figlio minorenne, sono in stato di fermo a Swindon nel Regno Unito con l'accusa di tentata sottrazione di minore ovvero della fidanzata minorenne di origine anglo-pakistana di Marco Accorinti;
Marco e la ragazza, di 15 anni, si sarebbero conosciuti in chat diversi mesi fa e dall'estate scorsa la ragazza avrebbe cominciato a chiedere aiuto dicendo che la madre la picchiava continuamente e che si sarebbe suicidata. Di fronte alla richiesta di aiuto, il ragazzo avrebbe convinto il padre ad accompagnarlo a trovare la ragazza, e i due sono stati arrestati al loro arrivo in albergo a Swindon;
la minore età di Marco e il fatto che non ci sia stato alcun contatto tra gli Accorinti e la ragazza rende la misura della custodia cautelare quantomeno eccessiva -:
quali azioni siano state intraprese per verificare i fatti in premessa;
come si intenda ulteriormente intervenire presso le istituzioni inglesi per garantire la massima assistenza ai nostri connazionali ed un pronto rientro in Italia.
(4-00128)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il signor Sandro Accorinti ed il figlio diciassettenne Marco sono stati arrestati a Swindon, in Gran Bretagna, il 25 aprile scorso con l'accusa di tentata sottrazione di minore. I due connazionali si erano recati nel Regno Unito con l'intento di incontrare una giovane anglo-pachistana, che il signor Marco Accorinti aveva conosciuto tramite Internet e che gli avrebbe confidato l'intenzione di suicidarsi a causa dei maltrattamenti subiti in famiglia. Secondo quanto sostenuto dagli interessati, scopo del viaggio sarebbe stato dunque esclusivamente quello di verificare le condizioni di vita e di salute della ragazza. I congiunti della stessa, invece, ritenendo che i due connazionali volessero allontanare da casa la giovane per portarla in Italia, hanno denunciato i signori Accorinti alle autorità di polizia.
Venuti a conoscenza dell'arresto, le nostre rappresentanze diplomatiche a Londra, di concerto con il ministero degli esteri, si sono da subito attivate per prestare ogni

possibile assistenza ai due cittadini italiani. È stato prontamente stabilito un contatto con i loro familiari in Italia e con l'avvocato incaricato della difesa. Il Consolato generale ha visitato due volte in carcere gli interessati per verificarne le condizioni psico-fisiche e di detenzione. Ha provveduto, inoltre, in ragione del particolare stato di salute del signor Sandro Accorinti, affetto dal morbo di Basedow, ad intervenire presso le autorità carcerarie perché allo stesso fosse assicurata la necessaria assistenza sanitaria.
Anche grazie ai passi svolti dalla nostra ambasciata perché fossero chiariti i contorni del caso, l'autorità giudiziaria britannica ha rinunciato a perseguire penalmente i due connazionali. I signori Accorinti sono stati, pertanto, rilasciati lo scorso 21 maggio e il giorno successivo hanno potuto fare rientro in Italia.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo è una priorità per il nostro paese più volte ribadita dal Parlamento e gli istituti italiani di cultura, la società Dante Alighieri sono da sempre il veicolo principale per raggiungere questa finalità insieme alle scuole italiane all'estero, che però da troppo tempo svolgono un lavoro non coordinato e soffrono di cronica mancanza di risorse;
in particolare si apprende dalla stampa che la scuola Italo Svevo di Colonia in Germania ha presentato domanda di insolvenza a causa dell'impossibilità di pagare gli affitti dell'immobile che la ospita, nonostante i contributi statali ricevuti;
inoltre nel corso di una visita dell'interrogante alla scuola italo-tedesca di Wolfsburg, Germania avvenuta l'8 maggio 2008, è emerso che l'attuale Deutsche-Italienische Gesamtschule sarà accorpata ad un'altra scuola tedesca, trasferita di sede e si chiamerà Leonardo da Vinci, ed è quindi necessario rinnovare il protocollo che regola l'offerta didattica della scuola e il contributo in termini di risorse di ciascuna parte tra Italia e Land della Bassa Sassonia. La città di Wolfsburg e il Land della Bassa Sassonia sono molto disponibili ma vorrebbero un maggior coinvolgimento delle istituzioni italiane anche a causa di parziali inadempimenti da parte italiana rispetto al protocollo attualmente in vigore che regola il funzionamento della scuola;
presso la Scuola europea Monaco di Baviera sono giacenti oltre due milioni di euro di crediti che lo Stato italiano e varie amministrazioni pubbliche non esigono, risorse che potrebbero essere reinvestite per il potenziamento delle scuole italiane all'estero;
infine la comunità italiana di Londra esprime la necessità della presenza di una scuola anglo-italiana che richiede un maggior coinvolgimento istituzionale italiano presso le istituzioni inglesi -:
quali iniziative siano già state intraprese per intervenire per la scuola Italo Svevo di Colonia e verificare la corretta gestione dei contributi ministeriali da parte dell'ente gestore;
che cosa si intenda fare per sviluppare il protocollo per il funzionamento della nuova scuola italo-tedesca di Wolfsburg e quali risorse vi si intenda destinare;
se e cosa sia stato fatto per recuperare il credito vantato dalla Stato italiano nei confronti della Scuola europea di Monaco di Baviera e come intenda usare le risorse così ottenute;
se si intenda intervenire per sostenere istituzionalmente la nascita di una scuola italiana a Londra;
se non sia opportuno riformare nel suo complesso l'offerta culturale e linguistica del nostro Paese e in particolare le scuole italiane nel mondo.
(4-00150)

Risposta. - In merito ai 4 quesiti posti dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
1.
Scuola «Italo Svevo» di Colonia in Germania. La situazione di deficit di bilancio dell'ente gestore della scuola esiste già da vari anni e non è imputabile solo all'onerosità dell'affitto dell'immobile che ospita l'istituto, ma va ricercata anche nel fatto che la scuola non è ancora riuscita ad attirare in numero sufficiente l'utenza locale. Per verificare comunque la corretta gestione della scuola Italo Svevo, il Ministero degli esteri nel 2006, pur non avendo rilevato imprecisioni nella redazione dei bilanci della scuola, ma ritenendo comunque opportuna una verifica sulle scelte di gestione compiute negli ultimi anni, ha sollecitato il consolato generale di Colonia a operare alcuni controlli. Di ciò è stato incaricato il commissario aggiunto della predetta rappresentanza, che ha riformulato le scritture contabili secondo uno schema ponderale ed ha individuato nell'autofinanziamento la misura necessaria a colmare il deficit. Negli anni scolastici 2006/2007 e 2007/2008 non si sono tuttavia registrati aumenti del numero di alunni sufficienti a garantire un introito adeguato. Attualmente, a seguito della procedura fallimentare, è in corso l'assunzione dell'attività gestionale da parte di un altro ente gestore denominato Comitato assistenza scolastica italiana. Il predetto ente, con l'assistenza del nostro consolato generale, si è impegnato ad avviare una serie di operazioni di riorganizzazione della struttura che, unitamente al contributo ministeriale e all'accesso ad alcune forme di finanziamento da parte dell'amministrazione locale, si auspica possa consentire un riequilibrio a medio termine della stabilità finanziaria della scuola.
2.
Scuola italo-tedesca di Wolfsburg in Germania. L'esistenza e il funzionamento della scuola sono stati possibili grazie all'incoraggiamento e al sostegno forniti, sin dall'origine, da parte del Governo italiano. Attualmente, malgrado le restrizioni apportate nel 2007 alle risorse relative al contingente del personale di ruolo destinabile all'estero, presso la scuola di Wolfsburg è garantita la presenza di tre unità di personale docente, di cui due attinte dalle graduatorie dei ruoli, ed una assunta dalla scuola con parziale contributo del ministero degli affari esteri. Un possibile rafforzamento del progetto dovrà essere materia di un accordo ad hoc con la parte tedesca. Da parte italiana tuttavia non si potrà prescindere - nella ricerca di un'intesa sul funzionamento della Scuola in questione - da una attenta valutazione della compatibilità dello sforzo richiesto con i vincoli di bilancio, resisi ulteriormente stringenti a seguito della nuova riduzione degli stanziamenti destinati alle istituzioni scolastiche italiane all'estero, disposta con il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, articolo 5, comma 1.
3.
Scuola Europea di Monaco di Baviera. Il Ministero degli affari esteri ha identificato e segnalato per primo il problema del credito formatosi presso la scuola ed ha anche fornito il proprio contributo per l'esatta quantificazione della somma, che andrà ora recuperata da parte del ministero dell'istruzione, università e ricerca. Tale credito è infatti relativo al trattamento economico di insegnanti distaccati presso tale scuola, versati da quel ministero e che devono essere dallo stesso recuperati in quanto da molti anni il trattamento nazionale dei docenti in servizio a Monaco è a carico del locale Ufficio dei brevetti. Tali somme, una volta recuperate, riaffluiranno al Bilancio dello Stato nel suo insieme.
4.
Apertura di una Scuola italiana a Londra. Il Ministero degli affari esteri si sta adoperando attivamente per favorire l'evoluzione del progetto per l'apertura di una scuola privata italiana a Londra. L'impegno è profuso sia da parte della nostra ambasciata - che sostiene l'ente gestore nella procedura di autorizzazione al funzionamento della scuola presso la locale amministrazione circoscrizionale - sia da parte della competente direzione generale del Ministero degli esteri, che ha previsto l'assegnazione di un contributo economico a favore della scuola dopo che essa avrà iniziato le attività didattiche.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

PAOLO RUSSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
tra Capodichino e Piazza Ottocalli sono visibili i resti dell'antico acquedotto romano costruito sotto l'imperatore Claudio (nato a Lione nel 10 a. C. - m. nel 54 d.C.). Questa zona nel Medioevo era chiamata "la vela", poi prese il nome di "campo dei nostri", poi di "Archi di mattoni" e, quindi di "Ponti rossi" per il colore dei mattoni. Dopo la caduta dell'Impero romano questa importantissima opera fu devastata e l'acquedotto cessò di funzionare. Don Pedro de Toledo diede poi l'incarico ad Antonio Lettieri di presentargli un progetto di restauro. Le ricerche dello studioso, condotte verso la metà del cinquecento, accertarono che l'acquedotto era lungo 43 miglia fino a Napoli e 50 fina Baia, ma che le sue condizioni erano pessime;
l'antico acquedotto era alimentato dalle sorgenti dell'Acquara nella valle del Sabato, cioè nella città di Serino. Per mezzo di canali sostenuti da ponti, l'acqua veniva distribuita nel paese di Cesinali e nel villaggio di Contrada. Proprio grazie ai canali giungeva a Forino, Sanzara, Palma San Severino e Sarno. Nel tratto dove l'acqua giungeva nel comune di Sarno, le condotte attraversavano la Valle di San Sevastano. L'acquedotto era alto m. 2,10 ed era largo m. 0,82; era rivestito di cocciopesto e coperto con tegole, ricoperte da un masso a getto ad opera mista. Dalla città di Palma l'acquedotto si diramava a Nola e a Pompei. Un altro ramo si divideva per poi andare da Pomigliano D'Arco a Casalnuovo. Quest'ultimo si sdoppiava ancora e portava le acque nella cittadina di Atella, invece il condotto principale si dirigeva verso Casoria e San Pietro a Patierno, nel luogo chiamato "Cantarelli", appunto dai "Cantari" o tubi nei quali scorreva l'acqua. A questo punto, grazie a un percorso sotterraneo, giungeva a Capodichino e poi sboccava nella cupa di Miano, cioè alla valle dei Ponti rossi dove l'acquedotto si divideva in due. Una arteria dell'acqua trasportata si dirigeva verso Sant'Eframo, il giardino botanico, il quartiere dei Vergini, il largo delle Pigne, poi proseguiva e giungeva presso San Pietro a Maiella. L'altro ramo, radendo la falda della collina di Sant'Elmo, passava per il convento di Gesù e Maria, per la chiesa di Montesanto e dietro quella della Trinità degli Spagnoli, quindi per la collina superiore alla spiaggia di Chiaia poi arrivava sopra la grotta puteolana, ove si divideva in altri due rami, uno somministrava l'acqua alle famose ville di Posillipo ed a Bagnoli, l'altro per i colli leugogei, per Pozzuoli e Baia, andava a finire nel grande serbatoio di Miseno;
il restauro dell'acquedotto fu riproposto circa 3 secoli dopo, nel 1846, quando l'architetto Abate costatò che il termine della costruzione romana non era Napoli ma Baia con la sua Piscina Mirabile. L'onore dell'imponente opera è attribuito all'imperatore Claudio in base alle scritte incise su alcuni tubi di piombo ma, molto probabilmente fu Augusto che fece costruire l'acquedotto per rifornire di acqua la zona di Capo Miseno dove spesso approdava la sua flotta;
le vestigia del passato debbono fungere da monito ed insegnamento per le generazioni future, oltre a costituire nel presente polo di attrazione turistico e culturale -:
se e quali provvedimenti intenda adottare nello specifico per rivalutare le storiche arcate;
se non ritenga opportuno avviare la procedura tesa al riconoscimento dei resti dell'acquedotto di cui sopra come patrimonio dell'umanità e dell'Unesco.
(4-00220)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare di cui all'oggetto, con la quale si richiede di avviare la procedura per l'iscrizione nella lista UNESCO dell'acquedotto romano in Campania, si rappresenta quanto segue.
Il Ministero per i beni e le attività culturali, una volta che la richiesta di iscrizione è stata avanzata prende nota della

stessa e si rende disponibile ed avviare la relativa istruttoria al ricevimento della documentazione necessaria.
L'
iter procedurale per le iscrizioni nella lista UNESCO è quello previsto dalla Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale e dal suo regolamento di attuazione, denominato «Orientamenti operativi».
Ogni Stato è tenuto a presentare all'UNESCO una lista propositiva (tentative list) in cui vengono segnalati i beni che si intende iscrivere nell'arco di 5-10 anni.
Successivamente viene quindi predisposta e presentata, per ogni singolo bene, la documentazione completa che deve essere esaminata per l'iscrizione definitiva nella Lista, dove sono inseriti soltanto i beni culturali o naturali che hanno un «valore universale eccezionale» dal punto di vista storico, artistico o scientifico.
Negli «Orientamenti operativi» predisposti dall'UNESCO vengono precisati in dettaglio i criteri attraverso cui si individuano i beni da inserire nella lista.
Per essere considerato di «valore universale eccezionale», un monumento, un complesso od un sito deve rispondere ad uno dei criteri sotto elencati, oltre ai criteri dell'autenticità e dell'integrità:
(I) rappresentare un capolavoro del genio creativo dell'uomo;
(II) mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all'interno di un'area culturale del mondo, sugli sviluppi nell'architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio;
(III) essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa;
(IV) costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana;
(V) essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell'utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture), o dell'interazione dell'uomo con l'ambiente, soprattutto quando lo stesso è divenuto vulnerabile per effetto di trasformazioni irreversibili;
(VI) essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie, dotate di un significato universale eccezionale. (Questo criterio dovrebbe essere utilizzato in associazione con altri criteri).

Le proposte di iscrizione nella lista vengono presentate all'UNESCO dagli Stati secondo modalità indicate nella convenzione e negli Orientamenti operativi.
Per quanto riguarda l'Italia, le proposte sono presentate dai soggetti interessati, per il tramite del gruppo di lavoro interministeriale permanente per il patrimonio mondiale dell'UNESCO, al Ministero degli affari esteri che provvede all'inoltro ufficiale.
Tutta l'attività tecnico/scientifica ed operativa viene svolta, nell'ambito del gruppo di lavoro, dal Ministero per i beni e le attività culturali attraverso l'Ufficio patrimonio mondiale dell'UNESCO, al quale i soggetti interessati a chiedere l'inserimento di un sito nella lista propositiva italiana debbono inoltrare specifica domanda.
La richiesta di inserimento nella lista propositiva dovrà essere corredata dalla seguente documentazione:

a) Dimostrazione del valore mondiale del sito.
A tale scopo si rende necessario allegare uno studio sintetico, finalizzato alla evidenziazione delle caratteristiche che rendono il bene unico o di eccezionale valore mondiale, alla luce dei criteri che sopra sono stati elencati. Lo studio dovrà essere accompagnato da una bibliografia che attesti l'intervenuta attenzione per il sito da parte degli studiosi a livello internazionale.

b) Analisi comparativa.
Si tratta di uno studio dettagliato che mette a confronto il bene proposto ed i suoi specifici valori, con beni analoghi individuati

a livello nazionale ed internazionale (in linea di massima Europa e bacino Mediterraneo). Il confronto dovrà prendere in considerazione prioritariamente i siti già iscritti nella lista, ma anche altri beni rilevanti che abbiano caratteristiche confrontabili con quelle del sito proposto.
Tale analisi è fondamentale per dimostrare che il bene che si intende candidare possiede i richiesti valori eccezionali a livello mondiale e non solo locale o nazionale.

c) Strumenti di tutela.
L'UNESCO richiede che i beni inseriti nella lista del Patrimonio mondiale siano adeguatamente tutelati. Si rende quindi necessaria una puntuale ricognizione dei vigenti strumenti di tutela, anche al fine di definire cartograficamente il perimetro del bene da iscrivere sulla base delle norme di tutela vigenti a livello nazionale o locale (ad esempio vincoli o previsioni di piani paesistici o piani regolatori). La mancanza di efficaci norme di tutela rende improponibile la candidatura.

d) Integrità, autenticità e stato di conservazione.
Particolare cura viene richiesta per la descrizione delle condizioni di integrità ed autenticità del bene, con riferimento ai valori che giustificano la sua candidatura nella lista del patrimonio mondiale.
Analogamente se ne deve illustrare lo stato di conservazione, essendo evidente che un bene non adeguatamente mantenuto non può aspirare ad entrare in una lista che annovera siti d'eccellenza.

e) Gestione.
È fondamentale la dettagliata descrizione delle modalità di gestione del bene: soggetto o soggetti competenti, strumenti di tutela, strategie di valorizzazione, piani di finanziamento ed eventuale piano di gestione.
In mancanza, il Piano di gestione dovrà essere sviluppato successivamente, al momento della predisposizione del
dossier, essendo obbligatorio per i siti che presentano una candidatura all'UNESCO e costituendo lo strumento che dovrà assicurare nel tempo la conservazione dei valori per i quali il bene viene iscritto.

Ciò premesso, al fine dell'inserimento dell'acquedotto campano, nella lista propositiva si consiglia di invitare gli amministratori locali a dare seguito a quanto richiesto dall'UNESCO.
Si assicura che, per quanto di competenza, l'Ufficio patrimonio mondiale dell'UNESCO di questo ministero, è a disposizione per eventuali chiarimenti o integrazioni.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la somma impegnata per i corsi di aggiornamento e formazione per gli insegnanti di religione cattolica negli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007 è stata di 400.000 euro l'anno;
in risposta all'interrogazione 4-04835 sono allegate due tabelle relative agli insegnanti di religione cattolica che hanno partecipato a corsi di aggiornamento e formazione da cui si desume che i docenti interessati sono stati 2.191 nell'anno scolastico 2005-2006 e 2.171 nell'anno scolastico 2006-2007 -:
quanti insegnanti di materie diverse da quella di religione cattolica abbiano partecipato a corsi di aggiornamento e formazione nel corso degli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007 e quali siano state le somme impegnate per ciascun anno;
quanti insegnanti di materie diverse da quella di religione cattolica è previsto che partecipino a corsi di aggiornamento e formazione durante l'anno scolastico 2007-2008 e quale sarà la somma impegnata;
quanti insegnanti di religione cattolica previsto che partecipino, o quanti

hanno partecipato, a corsi di aggiornamento e formazione durante l'anno scolastico 2007-2008 e quale sarà o quale è stata la somma impegnata.
(4-00038)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame l'interrogante, facendo riferimento alla risposta fornita dal Ministero della pubblica istruzione nella precedente legislatura all'atto di sindacato ispettivo n. 4-04835, chiede di conoscere ulteriori dati circa il numero degli insegnanti di religione cattolica destinatari di iniziative di formazione e aggiornamento, nonché la spesa a tal fine impegnata, e chiede altresì di conoscere gli analoghi dati relativi ai docenti di insegnamenti diversi dalla religione cattolica.
A tale riguardo, si comunicano i seguenti dati, a livello nazionale, relativi agli esercizi finanziari 2006 e 2007 riferiti, rispettivamente, agli anni scolastici 2006-2007 e 2007-2008.

Esercizio
finanziario
Somme impegnate per la formazione degli insegnanti di religione cattolica N. docenti di religione formati Somme destinate alla formazione dei docenti di altre discipline N. docenti di altre discipline formati
2006 euro 457.355,91 2209 euro 2.427.616,00 30.000
 
Esercizio
finanziario
Somme per formazione insegnanti di religione cattolica N. docenti di religione formati Somme destinate alla formazione dei docenti di altre discipline N. docenti di altre discipline formati (previsione)
2007 euro 454.072,22 2189 euro 2.789.230,00 213.000

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in occasione di una sua recente visita in zona e durante contatti con la locale comunità italiana, il sottoscritto ha appreso che il MAE avrebbe disposto un accredito straordinario al Consolato Generale di Stoccarda per l'assistenza a cittadini italiani detenuti nei diversi istituti di pena e carceri dell'area di competenza;
in forza di ciò sarebbe stato disposto un accredito di 150 euro per ogni detenuto di nazionalità italiana con invio alle singole direzioni carcerarie;
nella zona è bene operante il C.A.I.S., Comitato di assistenza per gli italiani nella circoscrizione consolare di Stoccarda, che come compito istituzionale e volontario assiste gli oltre 200 detenuti italiani del Baden-Württemberg -:
se la circostanza sopra indicata corrisponda a verità;
in questo caso, se non si ritenga opportuno non suddividere pro capite tale somma - con il rischio che venga versata anche a persone detenute non in difficoltà economica - ma piuttosto destinata ad interventi specifici e coordinati di miglioramento di singole situazioni carcerarie (per esempio: indigenza del carcerato e della sua famiglia, pericolo di espulsione, rifiuto del patrocinio legale gratuito, sostegno, ad una terapia di risocializzazione), sotto il controllo diretto del Consolato ed anche tramite associazioni che, come il C.A.I.S, da tempo svolgono queste benemerite attività assistenziali.
(4-00131)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono, per quanto di competenza, i seguenti elementi di informazione.
Nel corso del 2007 è stato concesso al Consolato generale d'Italia a Stoccarda un finanziamento integrativo per la finalità di assistenza ai detenuti italiani. Nel 2007, infatti, il Ministero degli esteri ha complessivamente erogato al suddetto Consolato generale un finanziamento di 130.000 euro a valere sul capitolo 3121 suddiviso in due quote uguali - la prima nel mese di febbraio e la seconda nel mese di luglio - in base alla richiesta di finanziamento formulata da quella sede.
Tale richiesta prevedeva espressamente un importo di 10.000 euro a titolo di assistenza ai detenuti della circoscrizione, una delle varie attività espletate dagli Uffici consolari di I categoria. Essi hanno anche la facoltà di scegliere le modalità più opportune per realizzare tali interventi, nel rispetto delle procedure previste, in particolare, dalla circolare n. 6 del 2001.
Dopo aver ricevuto la seconda quota del finanziamento ordinario, il Consolato generale di Stoccarda ha richiesto un'integrazione di 10.000 euro per fare fronte a ulteriori esigenze di assistenza dei connazionali colà residenti. Tale integrazione è stata accordata per intero, lasciando - come da prassi - alla valutazione della sede consolare la scelta dei destinatari e delle relative modalità di erogazione.
Per quanto riguarda il 2008, si è inoltre proceduto ad erogare al Consolato generale di Stoccarda un finanziamento ordinario per il primo semestre di 70.000 euro, pari alla metà di quanto richiesto per l'intero esercizio finanziario. Per il finanziamento di pari entità, previsto per il secondo semestre, si auspica di potervi dare corso per intero, avendo chiesto tempestivamente il reintegro delle dotazioni del capitolo 3121, che, per effetto del decreto-legge n. 93, del 27 maggio 2008, è stato decurtato di 5 milioni di euro.
Per quanto riguarda invece l'ente CAIS (Comitato assistenza Italiani di Stoccarda) - citato nell'interrogazione - si informa che, in base al parere dello stesso Consolato generale, esso ha ricevuto dalla Farnesina un contributo di 58.000 euro per il 2007, a valere sul capitolo 3105 ed è previsto che ne riceva altrettanti nel corso del 2008, allorché saranno regolarmente pervenuti ed esaminati i bilanci consuntivi.
Si tratta dell'importo più elevato assegnato ad un ente assistenziale in Germania.
Tale contributo fa riferimento all'attività complessiva di assistenza svolta dall'ente in questione in favore dei connazionali indigenti della circoscrizione. L'ufficio consolare si adopera affinché tale attività avvenga secondo modalità coordinate e complementari con quelle da esso stesso attuate, ma autonome in quanto ai destinatari, evitando soprattutto che possa riguardare le stesse persone beneficiarie dell'assistenza espletata direttamente dalla rete consolare.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.