XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 9 luglio 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
il Sito di interesse nazionale (SIN) di «Laghi di Mantova e Polo Chimico» è stato perimetrato con il decreto del Ministro dell'ambiente del 7 febbraio 2003 ed include l'area del Polo Industriale di Mantova, le aree dei Laghi di Mezzo Inferiore, la Vallazza, alcuni tratti del fiume Mincio e le relative sponde, per un area totale di circa 10 Km2, in gran parte ricompresa all'interno del Parco del Mincio;
il responsabile del procedimento amministrativo relativo alla bonifica del sito d'interesse nazionale è il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare attraverso la propria Direzione Qualità della Vita, che convoca Conferenze di servizi istruttorie e decisorie;
il sito è caratterizzato da una significativa vulnerabilità della falda;
i rilievi effettuati, sin dagli anni '70 hanno evidenziato una contaminazione da metalli pesanti, principalmente mercurio per le aree lacustri e fluviali, nonché la presenza di idrocarburi per le aree industriali. In particolare le acque di falda presentano una contaminazione da metalli, idrocarburi, solventi aromatici, IPA, ed i suoli da idrocarburi, BTEX, cloroformio, dicloroetano;
gli interventi di emergenza per la messa in sicurezza delle acque di falda presentano uno stato di attuazione differenziato, in quanto in alcune aree sono già attivi sistemi di emungimento delle acque di falda (Polimeri Europa S.p,A., Itas2 S.p.A., TES S.p.A., Itas S.p.A., Industria Colori Freddi S.Giorgio S.r.l.), mentre in altre zone sono stati presentati soltanto studi propedeutici per l'attivazione delle barriere idrauliche (Sogefi Filtration S.p.A.). Attualmente sono stati presentati i piani di caratterizzazione di 15 aree di competenza privata di cui 13 già approvati in sede di Conferenza di Servizi decisoria;
l'estensione del SIN, il consistente numero delle imprese interessate e l'accavallarsi di disposizioni emanate dalle conferenze di servizi succedutesi nel tempo rendono assai complessa l'attività all'interno del sito e ciò è ulteriormente aggravato dai numerosi ricorsi alla magistratura amministrativa avanzati dalle imprese (soprattutto quelle del gruppo Eni), per la sospensione o l'annullamento degli atti decisori assunti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'ambito della gestione del processo di bonifica;
la legge 27 dicembre 2006, n. 296, finanziaria per il 2007, autorizza una spesa complessiva pari a 209 milioni di euro, di cui 52 milioni per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 e 53 milioni per l'anno 2010, ai fini della realizzazione degli interventi di cui all'Accordo di Programma Quadro sottoscritto il 7 aprile 2006 (tra il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Magistrato delle acque di Venezia e il Commissario delegato per l'emergenza socio-economica e ambientale relativa ai canali portuali di grande navigazione della Laguna di Venezia - Porto Marghera), nonché per gli interventi di risanamento del Polo Chimico Laghi di Mantova, stabilendo che l'utilizzo delle risorse sia disposto con decreto interministeriale del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Tale decreto, attualmente in corso di perfezionamento, assegnerebbe 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009 e 2010 per la realizzazione

degli interventi di bonifica e ripristino ambientale del SIN «Laghi di Mantova e Polo Chimico»;
Polimeri Europa S.p.A. di Mantova, il cui stabilimento risulta inserito nel perimetro del Sito d'Interesse Nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico», ha progettato l'ampliamento dell'attuale Centro Ricerche per un nuovo progetto di studio sul polietilene. A tal fine, Polimeri Europa ha ottenuto a marzo 2005 il permesso di costruire dal Comune di Mantova ed ha provveduto, nel maggio '05, a presentare al Ministero dell'Ambiente e a tutti gli Enti competenti il piano di caratterizzazione per le aree interessate dal progetto. Complessivamente su tale area sono stati eseguiti, in contraddittorio con ARPA, 20 sondaggi, per un totale di 69 campioni. Dai risultati analitici i terreni sono risultati esenti da contaminazioni fino a 5 metri di profondità dal piano campagna, mentre in corrispondenza della falda, ossia a 9 metri di profondità dal piano campagna, si è riscontrata una contaminazione;
nella Conferenza di servizi decisoria del 31 maggio 2004, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha richiesto a Polimeri Europa di adottare immediate misure di messa in sicurezza d'emergenza della falda sospesa e della falda principale, mentre nella Conferenza di servizi decisoria del 14 giugno 2005, il Ministero medesimo ha richiesto che tutte le Aziende ubicate all'interno della perimetrazione del SIN (compresa quindi Polimeri Europa), adottino, quale intervento di messa in sicurezza d'emergenza integrativo ai sistemi di sbarramento idraulico già previsti, un contenimento fisico atto ad impedire la diffusione della contaminazione veicolata sia dalla falda sospesa che da quella principale;
nel verbale della Conferenza di servizi decisoria del 20 gennaio 2006, al secondo punto all'ordine del giorno «Interventi di Messa in Sicurezza d'emergenza e attività di Caratterizzazione relativamente all'area Polimeri Europa S.p.A.: A) Centro Ricerche», è stato deliberato che l'area di circa 1000 m2 per l'ampliamento del centro ricerche sia restituibile agli usi legittimi a condizione che:
1) in merito agli interventi di Messa in Sicurezza d'emergenza che devono essere adottati da tutte le Aziende ricomprese nella perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico», l'Azienda predisponga e trasmetta il Progetto di bonifica della falda basato sul confinamento fisico ovvero dichiari la sua intenzione a procedere in maniera congiunta;
2) siano rispettate le prescrizioni formulate da APAT e Direzione Qualità della Vita nonché quanto indicato dalla ASL nella nota acquisita dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio al prot. 621/QdV/DI del 12 gennaio 2006, con particolare riferimento all'invio del progetto esecutivo per il necessario parere preventivo dell'ASL medesima e per la contestuale richiesta di nulla osta ai sensi dell'articolo 48 del decreto del Presidente della Repubblica 303/56;
per quanto riguarda il punto 2) l'ASL ha rilasciato il proprio preventivo parere favorevole con nota prot. 27171 del 27 marzo 2006;
per quanto riguarda il punto 1) la Conferenza di servizi ha subordinato la possibilità di poter procedere alla costruzione del Centro Ricerche alla predisposizione di un progetto di bonifica della falda basato sul confinamento fisico (palancolatura) o all'adesione allo studio di fattibilità per la messa in sicurezza di emergenza della falda acquifera che Sviluppo Italia S.p.A. predisporrà su incarico del Ministero; tale incarico è stato conferito a Sogesid nel 2007. Quindi la

Conferenza di servizi ha subordinato la realizzazione del Centro Ricerche alla condizione di sbarramento fisico della falda, già oggetto di ricorso alla magistratura amministrativa da parte di Polimeri Europa;
il 31 maggio 2007, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Regione Lombardia, la Provincia di Mantova, il Parco del Mincio, il Comune di Mantova, il Comune di San Giorgio e il Comune di Virgilio, hanno concluso un Accordo di Programma con lo scopo di dare garanzie ai cittadini di Mantova e dei comuni limitrofi e ai lavoratori delle imprese interessate rispetto ai tempi richiesti per la «messa in sicurezza» del sito sotto gli aspetti ambientali, la sicurezza degli impianti a rischio di incidente rilevante e la manutenzione e l'adeguamento tecnologico degli impianti stessi;
lo scopo dell'Accordo è inoltre quello di definire un percorso certo delle attività di messa in sicurezza del sito e del blocco della fuoriuscita degli inquinanti, in particolare attraverso la falda ed i corpi idrici superficiali, individuando un programma di interventi organico e condiviso da tutti i soggetti interessati dall'Accordo; le imprese insediate all'interno del SIN possono aderire all'Accordo attraverso la sottoscrizione di un atto transattivo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attraverso l'Avvocatura dello Stato. Tuttavia al momento soltanto la raffineria IES ha aderito all'Accordo di Programma, provvedendo a sottoscrivere una fideiussione a garanzia degli impegni presi;
contestualmente alle esigenze della messa in sicurezza d'emergenza, è necessario garantire alle aziende presenti nel sito la possibilità di effettuare investimenti che permettano di mantenere la competitività del sistema produttivo nonché di effettuare i necessari aggiornamenti impiantistici, secondo le migliori tecnologie disponibili, idonei a ridurre ogni forma di inquinamento rispetto a tutte le componenti ambientali, in particolare aria, acqua suolo e sottosuolo;
occorre pertanto evitare un congelamento dell'intero sistema produttivo del Polo Industriale di Mantova, adottando le opportune iniziative per permettere le attività di particolare urgenza all'interno del SIN, sia quelle collegate ad investimenti strategici, come quella del Centro Ricerche Polimeri Europa, sia quelle imposte da altre normative, come quella della diminuzione del tenore dello zolfo per le produzioni di IES, sia quelle imposte da prescrizioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, come le prescrizioni per la centrale turbogas di Enipower;
il Piano di caratterizzazione dello stabilimento Polimeri Europa è già stato completato e i risultati sono già stati validati da ARPA e l'area in questione è risultata non contaminata fino ad una profondità di 5 metri da piano campagna;
la costruzione del nuovo Centro Ricerche riguarderà solo lo strato più superficiale del terreno, con una profondità massima di 2,5 metri, e pertanto tale realizzazione non costituirebbe impedimento alle future attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei suoli e della falda idrica;
nonostante la contaminazione dei suoli in profondità, l'analisi di rischio presentata da Polimeri Europa con nota prot. 372/2005 del 5 ottobre 2005, redatta secondo procedure concordate con ASL di Mantova, conferma che non vi è alcun pericolo di migrazione dei contaminanti dalla falda verso gli strati superficiali e gli ambienti di lavoro;
la realizzazione del Centro Ricerche costituirebbe uno dei rari casi di sostegno, reale ed oggettivo, al comparto della

Ricerca, che sempre più si trova in stato di sofferenza per mancanza di risorse e strutture nel nostro Paese, portando favorevoli rilevanti ricadute, dirette e indirette, sull'intero sistema produttivo non solo di Polimeri Europa ma di tutto il comparto chimico mantovano e italiano;
l'ampliamento dell'attuale struttura di ricerca di Polimeri Europa comporterebbe l'incremento del livello occupazionale con l'assunzione di circa 25 unità lavorative di alto livello professionale;
con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 4 del 2008, è stato inserito nel Codice dell'Ambiente di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, dopo l'articolo 252 relativo ai «Siti di Interesse Nazionale», l'articolo 252-bis relativo ai «Siti di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale», che prevede che gli Accordi di Programma per tali siti siano stipulati tra i soggetti interessati, il Ministro per lo sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute e il Presidente della Regione territorialmente competente, sentiti il Presidente della Provincia e il Sindaco del Comune territorialmente competenti; pertanto gli Enti interessati hanno predisposto un atto integrativo all'Accordo di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e successiva bonifica del Sito di Interesse Nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico» del 31 maggio 2007;
tuttavia l'Accordo di Programma è attualmente oggetto di ricorso al Tribunale amministrativo e tali vicende giudiziarie complicano ulteriormente il già difficile quadro di attuazione degli interventi;
la realizzazione del nuovo Centro Ricerche di Polimeri Europa è di assoluta rilevanza e improcrastinabile per la sua importanza strategica ai fini di un miglioramento delle tecnologie adottate nell'insediamento di Mantova e più in generale nel comparto della Chimica, con positive ripercussioni ambientali e occupazionali, anche tenendo conto del fatto che la costruzione del nuovo edificio interessa strati superficiali di suolo non contaminati, fino alla profondità di 2,5 metri dal piano campagna, e pertanto non interferisce con la zona contaminata che insiste in strati di profondità superiore ai 5 metri dal piano campagna e non potrebbe ostacolare le future attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica del sito;

impegna il governo:

nelle more della realizzazione degli interventi di bonifica, ad adottare le opportune iniziative per approvare un immediato provvedimento attuativo che sblocchi le risorse stanziate per il SIN e permetta l'esercizio di attività edilizie, industriali e di ricerca da parte delle ditte private negli strati superficiali del suolo, qualora tali strati superficiali risultino non contaminati dal Piano di caratterizzazione del SIN, sulla base del tipo di attività che si intende insediare e sulla base dell'analisi di rischio effettuato dall'impresa interessata;
ad adottare le opportune iniziative presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, responsabile del procedimento amministrativo, per permettere la realizzazione del nuovo Centro Ricerche di Polimeri Europa.
(7-00024)
«Togni, Fava, Torazzi, Forcolin, Gidoni, Brigandì, Marco Carra».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI

e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sono in atto contatti e trattative da parte del Governo centrale affinché alcune regioni italiane accolgano migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, al fine di agevolare un rientro, tutt'altro che scontato e prossimo, nell'ordinaria amministrazione della gestione e trattamento dei rifiuti in quella regione;
l'esigenza suddetta ha provocato la reazione di vasti settori del mondo politico, non riconducibili solamente al centro-destra, riassumibili nello slogan: «Ognuno smaltisca i rifiuti a casa sua»;
tale reazione è da rigettare sia in nome del principio di solidarietà che cementa l'unità nazionale sia sulla base della consapevolezza che una porzione rilevante dei rifiuti che hanno trasformato e stravolto il territorio campano proviene da altre regioni, in particolare dal Nord Italia;
proprio nel nome della solidarietà concreta e non ipocrita con chi vive in Campania, occorre affrontare finalmente in modo sistematico il problema dello smaltimento rifiuti in tale regione; l'indispensabile punto di partenza è costituito da una verifica approfondita e completa della situazione esistente sul territorio, chilometro quadrato per chilometro quadrato; un check-up indispensabile per qualsivoglia iniziativa politica di lungo respiro e non già di effimera propaganda;
gli interroganti richiamano a tal proposito, a puro titolo di esempio, quanto scritto da Roberto Saviano nell'ultimo capitolo del suo libro Gomorra (pag. 310-331); l'autore - peraltro sottoposto a un regime di protezione personale dopo le minacce delle cosche camorristiche conseguenti alla pubblicazione del suo libro - delinea in modo accurato le dinamiche del sistema illegale di smaltimento rifiuti e indica precisamente alcuni territori della Campania interessati da tali attività illegali: «... la zona più colpita dal cancro del traffico di veleni si trova tra i comuni di Grazzanise, Cancello Arnone, Santa Maria La Fossa, Castelvolturno, Casal di Principe - quasi trecento chilometri quadrati di estensione - e nel perimetro napoletano di Giugliano, Qualiano, Villaricca, Nola, Acerra e Marigliano. Nessun'altra terra nel mondo occidentale ha avuto un carico maggiore di rifiuti, tossici e non tossici, sversati illegalmente ...» (pag. 311);
la sinergia perversa fra attività illegali del sistema camorristico e inazione delle autorità preposte allo smaltimento «legale» dei rifiuti si ripercuote in modo drammatico non solo sull'ambiente, non solo sulla salute di chi abita quei territori, ora e in futuro, ma anche sulle attività economiche esistenti, in particolare l'agricoltura;
si richiama anche l'interrogazione a risposta scritta 4-01355 presentata nella XV legislatura dagli on. Mellano, Beltrandi e D'Elia il 20 ottobre 2006 e rimasta senza risposta -:
se intenda esprimere una valutazione complessiva sulle questioni segnalate in premessa, che prefigurerebbero una vera e propria bomba ecologica attualmente presente nel territorio della regione Campania; e se non ritenga opportuno adoperarsi, tramite il sottosegretario per l'emergenza rifiuti in Campania, per istituire una vera e propria task force in grado di compiere un check up, approfondito e completo del territorio campano interessato da tale inquinamento profondo ed esteso, che inquina a sua volta chi su quel territorio vive, istituzioni comprese.
(3-00084)

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Corpo militare della Croce rossa italiana è disciplinato dal regio decreto

n. 484 del 10 febbraio del 1936, così come modificato dalla legge n. 883 del 25 luglio del 1941 e dal decreto legislativo, luogotenenziale n. 379 del 22 febbraio del 1946;
in base alla normativa vigente, gli iscritti del Corpo chiamati in servizio sono militari ad ogni effetto e sottoposti alle norme del Regolamento di disciplina militare e del Codice penale militare;
essendo i militari della Croce rossa italiana equiparati a tutti gli effetti ai militari delle Forze armate dello Stato, a questi competono il trattamento economico, previdenziale e di quiescenza, nonché le indennità spettanti al personale delle Forze armate in analoga posizione, stabiliti dalle norme in vigore;
fino al mese di dicembre del 2005, tutto quanto descritto sopra, i miglioramenti economici in favore del personale delle Forze armate hanno trovato automatica applicazione nei confronti delle analoghe categorie del personale del Corpo militare della Croce rossa italiana;
alla data odierna non risultano applicate nei confronti del personale anzidetto le seguenti disposizioni legislative: decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 aprile 2005, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 16 dicembre 2005, decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 28 aprile del 2006, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2006, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 aprile 2007 ed il decreto del Presidente della Repubblica n. 171 dell'11 settembre 2007;
alle numerose sollecitazioni giunte ai comandanti del Corpo da parte dei militari della C.R.I. viene data risposta che costoro non fanno parte dell'amministrazione della Croce rossa italiana tantomeno di quella della Difesa;
a giudizio dell'interrogante il Corpo militare della Croce rossa italiana è gerarchicamente sottoposto all'amministrazione della Difesa come qualunque altra Forza armata italiana e sottende amministrativamente alla Croce rossa italiana -:
quali provvedimenti intenda adottare il Presidente del Consiglio dei ministri affinché venga data attuazione alla normativa citata in premessa.
(4-00573)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DE CORATO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 12 aprile 2007 il quartiere Paolo Sarpi a Milano è stato scenario di una violenta rivolta da parte di cittadini cinesi nei confronti di agenti di Polizia locale in servizio;
nel corso di quegli scontri, 14 vigili sono rimasti feriti e diverse automobili in sosta, tra cui le vetture della Polizia locale, sono state assalite e danneggiate;
a seguito di quel grave episodio, il pm Piero Basilone, titolare dell'inchiesta, ha rinviato a giudizio, nel novembre 2007, 43 indagati, identificati dagli inquirenti anche grazie alle telecamere del Comune posizionate nel quartiere;
dei 43 indagati, due, di nazionalità cinese, sono tuttora irreperibili e la Procura, non conoscendo la loro residenza, non è riuscita a rintracciarli e a notificare il rinvio a giudizio;
si deve ritenere grave il fatto che, nonostante l'inchiesta sia stata chiusa nei tempi previsti dalla legge, il pubblico ministero non possa formulare la richiesta di rinvio a giudizio e l'udienza preliminare

del processo non possa essere fissata perché due dei 43 indagati sono tuttora introvabili -:
senonritengano opportuno attivarsiper le rispettive competenze considerato che, nonostante siano già state inoltrate al consolato cinese ben due richieste, prima dalla Polizia locale nel dicembre 2007, poi dallo stesso pm Basilone un mese dopo, non sia arrivata finora dalla Repubblica Popolare Cinese, attraverso il consolato, alcuna risposta in merito ai due cinesi indagati per gli scontri.
(4-00577)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 10-11 giugno 2008 si è tenuto l'incontro di alto livello delle Nazioni Unite sull'AIDS, che ha fatto il punto sui progressi della comunità internazionale nella risposta globale all'epidemia rispetto agli impegni, sottoscritti tra 2001 e 2006. Purtroppo sono mancate le relazioni sullo stato dell'epidemia di 68 Stati, tra cui l'Italia ma, stando al rapporto del Segretario Generale dell'ONU, rispetto al 2006 qualche progresso nella risposta alla pandemia c'è stato. I risultati rimangono insufficienti soprattutto nel campo della prevenzione: si calcola che nel 2007 il numero di nuovi malati sia stato di 2,5 volte superiore a quello di coloro che hanno ricevuto le cure. La diffusione dei farmaci salva-vita è aumentata del 42 per cento dal 2006, ma raggiunge ancora solo il 30 per cento di coloro che ne avrebbero bisogno a fronte dell'impegno a garantire una copertura del 100 per cento entro il 2010, obiettivo dell'accesso universale;
l'Italia, che si appresta ad assumere la presidenza del G8, nella dichiarazione presentata all'incontro ONU ha ribadito il suo impegno al raggiungimento dell'obiettivo dell'accesso universale entro il 2010, dichiarando di volere mettere al centro dell'agenda della sua presidenza G8 la lotta contro le pandemie, mantenendo il sostegno finanziario al fondo globale e mitigando l'impatto dell'HIV e AIDS sulle donne;
dal 2000 ad oggi, il nostro Paese ha fatto della lotta alle pandemie HIV e AIDS, tubercolosi e malaria un settore importante della sua cooperazione, grazie soprattutto ai 790 milioni di euro versati al fondo globale;
accanto alle dichiarazioni resta una situazione epidemiologica difficile: a due soli anni dalla scadenza del 2010, tre persone su quattro ancora non ricevono i farmaci per le cure;
l'Italia non ha ancora definito un piano nazionale - con obiettivi e scadenze precise - per indicare il suo contributo a realizzare l'accesso universale e non ha adeguatamente aumentato il proprio impegno finanziario -:
quali concrete iniziative, in considerazione delle difficoltà a livello economico generale ma anche degli impegni assunti a livello internazionale, voglia intraprendere il Governo per mantenere gli impegni presi dall'Italia anche e soprattutto in vista del prossimo appuntamento nel 2009 del G8 che vedrà l'Italia come paese ospitante e quindi come nazione di maggior riferimento a livello di opinione pubblica mondiale.
(4-00587)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

LISI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il comma 503 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 dispone che: «Il

Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle infrastrutture, è autorizzato a procedere, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, alla trasformazione della Sogesid Spa, al fine di renderla strumentale alle esigenze e finalità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche procedendo a tale scopo alla fusione per incorporazione con altri soggetti, società e organismi di diritto pubblico che svolgono attività nel medesimo settore della Sogesid Spa.»;
il comma 12 dell'articolo 3 della legge n. 244 del 2007 dispone che le amministrazioni pubbliche statali che detengono, direttamente o indirettamente, il controllo di società, ai sensi, dell'articolo 2359, primo comma, numeri 1) e 2), del codice civile, promuovono entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, nelle forme previste dalla vigente normativa, anche attraverso atti di indirizzo, iniziative volte a ridurre il numero dei componenti degli organi societari a tre, se composti attualmente da più di cinque membri, e a cinque, se composti attualmente da più di sette membri;
con il decreto 17 gennaio 2008 del Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore, di concerto con il Ministro dell'ambiente pro tempore, è stato nominato il consiglio di amministrazione di Sogesid spa, conferendo al professor Cesaretti la carica congiunta di presidente ed amministratore delegato;
con il decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2008, n. 18, pubblicato in pari data sulla Gazzetta Ufficiale, sono state sciolte le Camere;
il comma 1 dell'articolo 6 della legge n. 145 del 2002, cosiddetta legge Frattini, dispone che le nomine degli organi divertice e dei componenti dei consigli di amministrazione o degli organi equiparati degli enti pubblici, delle società controllate o partecipate dallo Stato, delle agenzie o di altri organismi comunque denominati, conferite dal Governo o dai Ministri nei sei mesi antecedenti la scadenza naturale della legislatura, computata con decorrenza dalla data della prima riunione delle Camere, o nel mese antecedente lo scioglimento anticipato di entrambe le Camere, possono essere confermate, revocate, modificate o rinnovate entro sei mesi dal voto sulla fiducia al Governo. Decorso tale termine gli incarichi per i quali non si sia provveduto si intendono confermati fino alla loro naturale scadenza;
occorre tenere conto dei contenuti della direttiva per l'anno 2008 emanata dall'ex Ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, nonché dei ripetuti articoli di stampa, e dei comunicati sindacali interni al Ministero dell'ambiente, nei quali si fa riferimento a Sogesid quale struttura duplicato di altre società di Stato e del Ministero dell'ambiente ed «agenzia di lavoro interinale» per l'ex Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
risulta all'interrogante che l'ex Commissario di Sogesid professor Pasquino, nominato su proposta dello stesso ex Ministro Pecoraro Scanio ai sensi del comma 504 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006,(finanziaria 2007), aveva proposto all'azionista Ministero dell'economia e delle finanze la liquidazione di Sogesid;
risulta altresì all'interrogante che, malgrado tale proposta del Commissario, gli organi politici dell'ex Governo non solo non hanno posto in liquidazione Sogesid, ma hanno deciso di dotare Sogesid di un consiglio di amministrazione a 5 membri, quintuplicando l'organo di vertice della società, ed in difformità al disposto della citata legge n. 244 del

2007, dovendosi evidentemente intendere il Commissario quale amministratore unico;
l'ex Ministro Pecoraro Scanio ha qualificato con la direttiva citata in premessa, la società Sogesid spa quale società in house del Ministero dell'ambiente, al fine di far confluire in essa i finanziamenti connessi alle operazioni di bonifica ed alla quale offrire il supporto degli organi vigilati dal Ministro dell'ambiente (APAT ed ICRAM), come riportato su pluralità di articoli di stampa a tiratura nazionale;
risulta poi all'interrogante che il Piano Industriale di Sogesid spa, approvato nel marzo 2008, prevede l'ampliamento delle attività istituzionali di Sogesid, con particolare riferimento al settore delle bonifiche, dei rifiuti, dell'assistenza tecnica nell'ambito dei fondi di cui al QSN 2007-2013 e della cooperazione internazionale, determinandosi con ciò una duplicazione di strutture pubbliche, dal momento che esiste già una società a prevalente capitale pubblico che si occupa di bonifiche (Sviluppo Italia aree produttive) ed esiste una Direzione generale del Ministero dell'ambiente competente per legge nelle materie afferenti all'assistenza tecnica ed alla cooperazione internazionale in relazione alle tematiche istituzionali del Ministero dell'ambiente;
inoltre Sogesid spa, in virtù di convenzioni sviluppate con il Ministero dell'ambiente ed in particolare con la Direzione per la qualità della vita, ha assunto con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato ovvero con contratti di collaborazione a progetto 16 unità di personale afferente all'ufficio di gabinetto dell'ex Ministro Pecoraro Scanio e alla Direzione per la qualità della vita, come riportato su una pluralità di articoli a mezzo stampa, e che le procedure per tali assunzioni, avviate in corrispondenza del cambio di governo, siano state perfezionate nei primi giorni del Governo in carica;
parrebbe poi che sia stata intrapresa, da parte degli uffici dell'ex ministro ed in prossimità dell'avvio della nuova legislatura, un'azione intesa a far assumere a tempo indeterminato e/o con la qualifica di dirigente personale di staff del Direttore generale per la qualità della Vita e degli Uffici di gabinetto dell'ex ministro Pecoraro, come riportato su una pluralità di articoli di stampa;
sembrerebbe che i collaboratori di cui al punto precedente, nell'impossibilità di essere assunti con qualifica dirigenziale, sono stati recentemente assunti dalla medesima società con contratti di collaborazione di importo paragonabile o addirittura superiore a quanto previsto per i contratti di lavoro di tipo dirigenziale, o comunque con contratti particolarmente gratificanti, ed in ogni caso in difformità al disposto dell'articolo 18 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, nel quale è previsto, al comma 2, che le società a partecipazione pubblica totale o di controllo adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità -:
di quali elementi disponga sulle vicende segnalate in pemessa;
se il Ministro non ritenga di esercitare un più autorevole controllo su quanto sta succedendo in Sogesid, considerato tra l'altro che il disposto della citata legge «Frattini» consente di revocare le nomine dell'attuale consiglio di amministrazione;
se il Ministro non ritenga di prendere in considerazione l'ipotesi di porre in liquidazione Sogesid spa o, in alternativa, di porre in essere azioni per ridefinire il piano industriale di Sogesid spa, in modo da evitare possibili sovrapposizioni

e duplicazioni di strutture ed organismi pubblici;
se il Ministro non ritenga comunque maggiormente consono all'attuale situazione della finanza pubblica ed al disposto del citato comma 12 dell'articolo 3 della legge n. 244 del 2007 ridurre l'attuale consiglio di amministrazione da 5 membri a 3, riducendo contestualmente l'onere relativo al sostentamento del consiglio;
se il Ministro non ritenga di fornire indicazioni riguardo l'opportunità di rendere pubblici i nominativi ed i relativi importi dei collaboratori a qualsiasi titolo impiegati da Sogesid spa.
(4-00591)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la finanziaria 2007, legge 27 dicembre 2006, è stato introdotto il concetto di «stabilizzazione» previsto al comma 519, dell'articolo 1, che così recita: «Per l'anno 2007 una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 513 è destinata alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, che ne faccia istanza, purché sia stato assunto me- diante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato mediante procedure diverse si provvede previo espletamento di prove selettive. Le amministrazioni continuano ad avvalersi del personale di cui al presente comma, e prioritariamente del personale di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215 e successive modificazioni, in servizio al 31 dicembre 2006, nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione, le assunzioni di cui al presente comma sono autorizzate secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni»;
il personale, di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, di cui prioritariamente bisogna avvalersi per l'iniziativa di stabilizzazione, è costituito dagli Ufficiali in ferma Prefissata;
in data 4 gennaio 2007, l'Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa, mettendo in indirizzo lo Stato Maggiore dell'Esercito, Marina, Aeronautica ed il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, ha diramato una lettera con la quale richiamava l'attenzione sulle disposizioni di più diretto interesse della Difesa prodotte dall'articolo unico della suddetta legge, precisando ed evidenziando l'applicabilità del comma 519;
alla data odierna solo l'Arma dei Carabinieri ha applicato questa legge, mentre le altre Forze Armate, tra cui l'Esercito, si sono rifiutate nell'applicazione, senza dare, a quanto consta all'interrogante, valido motivo;
oltretutto la copertura finanziaria è assicurata mediante una riserva del 20 per cento dello specifico «fondo» costituito dalla legge n. 311/04, finanziaria 2005, per le assunzioni in deroga al

blocco del turn-over nel triennio 2005-2007 -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per far sì di applicare la normativa citata al personale di tutte le Forze Armate, così come già peraltro applicata per il personale dell'Arma dei Carabinieri.
(4-00575)

RAISI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
trattando il delicato tema del rapporto costi/sicurezza del cittadino, appare chiara la linea scelta dall'attuale Governo, tesa al contenimento della spesa pubblica;
come riporta anche il quotidiano Libero del 20 settembre 2007, per il «Patto per la Sicurezza» l'impegno iniziale del Governo a favore delle forze del comparto sicurezza e difesa, era uno stanziamento pari a 700 milioni di euro, poi drasticamente ridotto prima a 110 milioni e poi elevato a 150 milioni di euro, tra l'altro finalizzati nella quasi totalità ad interventi per l'adeguamento dei buoni pasto e tariffe orarie del lavoro straordinario;
allo stato attuale la richiesta pressoché univoca dei cittadini è indirizzata al potenziamento dei mezzi in dotazione alle Forze di Polizia e ad una maggiore capillarità di uomini sul territorio. Tale richiesta si ritiene possibile mediante una ridistribuzione e una diversa allocazione delle risorse;
da una consultazione dei siti Internet della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto, si ricavano i seguenti dati relativi ai mezzi navali, di vario tipo e tonnellaggio, separatamente in uso alle Forze di Polizia sopra citate: Polizia di Stato, 171 unità navali; Carabinieri, 172 unità navali; Guardia di Finanza, 474 unità navali; Capitaneria di Porto, 300 unità navali. Il totale è di ben 1.174 unità, «flotta» che per numero di mezzi (e tonnellaggio) è senz'altro superiore alle Marine Militari di molti Stati e a queste unità sono ancora da sommare quelle, non note, del Corpo Forestale dello Stato;
l'interrogante, nella passata Legislatura, aveva già presentato la medesima richiesta al Governo che, tuttavia non aveva dato una risposta -:
quali siano al fine di una valutazione di elementi oggettivi relativi ai comparti in questione che ad oggi pare risultano in essere:
a) il numero degli uomini e delle donne impiegati nel settore navale;
b) i costi annui complessivi di manutenzione e funzionamento di dette unità, comprese le spese per rimessaggio, riparazioni e carbolubrificanti;
c) la percentuale degli stanziamenti dedicati al settore navale in proporzione a quelli complessivamente a disposizione di ciascun Corpo/Arma, al netto degli emolumenti per il personale;
d) i risultati di servizio conseguiti in mare nel corso del 2006-2007 ed in particolare il numero di persone tratte in salvo nonché di quelle arrestate o fermate, distintamente per tipologia di reato; i quantitativi di droghe, pesanti e leggere sequestrati così come di armi, esplosivi, sigarette di contrabbando o di generi contraffatti;
e) la percentuale di detti risultati rispetto a quelli complessivi ottenuti, negli stessi settori, nel corso del medesimo anno, da ciascuna Arma/Corpo;
f) il numero di elicotteri ed aerei la cui attività di servizio è ordinariamente o principalmente svolta in supporto/collaborazione con i mezzi navali e i loro costi complessivi di funzionamento/manutenzione/riparazione.
(4-00581)

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 7 giugno 2008 al Maresciallo Antonio Ciavarelli del Co.Ce.R. Marina, destinato alla Capitaneria di porto di Taranto, venivano «contestati degli addebiti» in seguito ad un rapporto disciplinare inviato dall'ammiraglio Rosati (capo del I Reparto dello S.M.M.) su disposizione del Capo di Stato Maggiore della Marina per un articolo scritto e apparso su siti internet dal titolo «Guardia Costiera l'unica arma, la buona volontà». Il rapporto disciplinare cita: «La SV., qualificandosi come delegato COCER/M, ha rilasciato su alcuni organi di informazione dei comunicati. Dall'esame delle citate dichiarazioni, sono state rilevate violazioni all'articolo 1 della legge 382/78 e gli a 8, 9, 10 del R.A.R.M., in quanto il contenuto esula dalla competenza della Rappresentanza militare. Inosservanza dell'articolo 3 del decreto del presidente della Repubblica 520/92 in quanto le dichiarazioni rilasciate non erano supportare dal Consiglio stesso;
quanto scritto dal Maresciallo e le materie trattate, invece, rientrano proprio in quelle della citata legge e nei citati regolamenti! Il motivo di fondo era la tutela fisica, giuridica, la professionalizzazione e indirettamente il trattamento economico del personale della Guardia Costiera che rappresenta;
Ciavarelli firmava l'articolo sia a titolo personale e sia come singolo delegato Co.Ce.R. e non a nome di un organo della rappresentanza. Per di più, comunque, il decreto del Presidente della Repubblica contestato n. 590/92), all'articolo 3 prevede che l'eccezione di divieto di rilascio di dichiarazioni ad organi di informazione sia per soli componenti del Co.Ce.R.
tale azione dello Stato maggiore nei confronti di Capo Ciavarelli, a parere dell'interrogante risulta essere un fatto fortemente intimidatorio che comporta pressioni psicologiche sui delegati, tali da mettere in discussione la validità e legittimità del mandato;
quanto sopra è anche confermato dai tantissimi attestati di stima e solidarietà dai più importanti sindacati di polizia, nonché forti prese di posizione dei singoli Consigli di base, Intermedi (Capitanerie e Maridipart Taranto), delle Sezioni Co.Ce.R. (compresa all'unanimità, quella della stessa Marina militare) oltre che quella decisa del Co.Ce.R. Interforze che ha chiesto al Capo di Stato Maggiore della difesa «di bloccare immediatamente il provvedimento intervenendo a tutela del mandato» -:
quali azioni intenda intraprendere affinché non vengano messe in discussione le norme e la prassi consolidata del Consiglio Centrale, in quanto si ritiene che il fatto non sussista, perché non si intravede, nell'articolo del delegato Ciavarelli, alcuna prevaricazione delle competenze della rappresentanza militare, nelle quali la sicurezza e il trattamento economico e la professionalizzazione rientrano a pieno titolo, oltre alla facoltà di qualsiasi militare di esprimere il proprio pensiero (ex articolo 9 legge 382/78);
se vi sia l'intenzione di bloccare il provvedimento dando altresì la giusta interpretazione delle norme al fine della libera espressione dei delegati della rappresentanza militare e della tutela degli stessi delegati, ciò nella convinzione che tale procedimento e il proseguire dei fatti succitati, non solo rappresenterebbero un grave precedente per la limitazione del mandato, ma oltretutto sarebbe in netto contrasto con le previsioni future dell'affermazione della professionalizzazione e democratizzazione delle Forze Armate.
(4-00589)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 36, comma 34-bis del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito

dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, ha stabilito che «in deroga all'articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, la disposizione di cui al comma 4 dell'articolo 14 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, si interpreta nel senso che i proventi illeciti ivi indicati, qualora non siano classificabili nelle categorie di reddito di cui all'articolo 6, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono comunque considerati come redditi diversi»;
tale modifica legislativa è stata presentata come molto rilevante ai fini del contrasto all'evasione fiscale, concludendo peraltro un iter normativo incominciato con l'articolo 14 della legge n. 537 del 1993 sull'onda di «Tangentopoli»;
i canali di alimentazione e destinazione degli illeciti proventi possono essere i più molteplici, tra i quali, a titolo di mero (e non esaustivo) esempio:
a) tangenti;
b) traffico di droga;
c) estorsioni;
d) usura;
e) racket della prostituzione;
f) abusivismo commerciale;
g) racket dei lavavetri.
già l'articolo 14, comma 4, della legge 24 dicembre 1993, n. 537 (oggi, come detto, modificato come sopra indicato) stabiliva che «nelle categorie di reddito di cui all'articolo 6, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, devono intendersi ricompresi, se in esse classificabili, i proventi derivanti da fatti, atti o attività qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale. I relativi redditi sono determinati secondo le disposizioni riguardanti ciascuna categoria»;
a sostegno e conferma della necessaria tassabilità di tali proventi illeciti sta la considerazione che presupposto dell'imposizione è soltanto il possesso di un reddito, indipendentemente dalla sua provenienza e che l'eventuale illiceità dell'attività produttiva non esclude la tassabilità del reddito da essa derivante, essendo il reddito un dato economico e non giuridico: chi trae proventi dall'attività illecita realizza infatti, comunque, una ricchezza che costituisce la causa del pagamento di un tributo;
ad oggi, in contrasto oltretutto con i principi di cui agli articoli 3 e 53 della Costituzione, risulta invece che l'attività dell'amministrazione finanziaria non sia sufficientemente indirizzata al contrasto di tale ancor più ignobile forma di evasione fiscale e quindi persiste una grave discriminazione tra i cittadini contribuenti, con discriminazione, per assurdo, proprio degli «onesti», rispetto ai «disonesti»;
la Corte suprema, sentenza n. 24471 del 17 novembre 2006, ha stabilito che, in forza dell'articolo 14, comma 4, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, le attività illecite sono soggette, oltre che alle imposte sui redditi, anche all'Iva e che, in ogni caso, l'attività illecita deve essere soggetta all'Iva (analoghe considerazioni erano desumibili inoltre dalla sentenza n. 3550 del 12 marzo 2002 della Corte di Cassazione, secondo cui «sono assoggettabili anche ad Iva, in forza del principio stabilito dall'articolo 14, comma 4 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, i proventi derivanti da attività illecita»), con la conseguenza che il mancato perseguimento, ai fini IVA, di tali attività illecite, comporterebbe anche una sottrazione dell'Italia ai suoi obblighi comunitari, visto che l'IVA rientra tra le risorse proprie del bilancio comunitario;
quindi, alla luce dell'insegnamento costante della Corte suprema (vedi anche Cass., sent. n. 16504 del 19 luglio 2006; Cass. n. 21746/2005 e n. 13335/2003), l'articolo 14 citato rappresenta una

norma di principio generale del nostro ordinamento e un criterio ermeneutico sistematico valido sia ai fini delle imposte dirette che ai fini IVA e che in base all'articolo 53 della nostra Costituzione ciascuno (quindi, a maggior ragione, anche chi delinque) deve contribuire alle spese pubbliche -:
se dunque, ritenendo che le illecite attività che fruttano miliardi di euro alle varie forme di racket ed attività penalmente illecite, siano da perseguire anche fiscalmente, il Ministro interrogato intenda promuovere le opportune iniziative per far sì che anche tali tipi di attività illecite vengano sottoposti alla dovuta tassazione e se dunque il Ministro intenda indirizzare un'efficace azione di contrasto all'evasione anche nei confronti di chi non solo pone in essere gravi violazioni penali, ma lucra anche in dispregio delle leggi tributarie, a pieno danno, oltretutto, di tutti, quei cittadini (dal dipendente all'imprenditore), che contribuiscono alle casse dell'Erario.
(4-00574)

MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i condomini stipulano contratti di fornitura di gas metano per uso domestico «promiscuo» con le società erogatrici del gas o metano;
sulle fatture le società erogatrici applicano l'aliquota ordinaria del 20 per cento, senza alcuna discriminazione tra i consumi effettuati per il riscaldamento dei locali e i consumi necessari alla cottura dei cibi e dell'acqua calda per uso domestico;
le prestazioni di servizi relativi alla fornitura e distribuzione di calore-energia per uso domestico sono soggette infatti all'aliquota Iva del 10 per cento, mentre la fruizione per altri usi (ad esempio, utenze collettive quali scuole, uffici pubblici, utilizzi correlati all'esercizio di impresa, arte o professione) è soggetta all'aliquota ordinaria del 20 per cento della Tabella A, Parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633;
l'Amministrazione Finanziaria, in passato (vedi Risoluzione n. 34/E del 5 maggio 1998 - Circolare n. 273/E del 23 novembre 1998 - Circolare n. 82/E del 7 aprile 1999 - Circolare n. 226/E del 3 dicembre 1999 - Risoluzione n. 155/E del 18 ottobre 1999, nonché la più recente Risoluzione n. 97/E del 29 aprile 2003), ha comunque precisato che, ove non sia possibile determinare la parte impiegata negli usi domestici agevolati per mancanza di distinti contatori, l'imposta deve essere applicata con l'aliquota ordinaria sull'intera fornitura, per il principio di ordine generale in base al quale la disciplina ordinaria può essere derogata da quella speciale solo nell'ipotesi in cui siano individuati i presupposti previsti da quest'ultima;
dette interpretazioni trovavano la loro giustificazione nel provvedimento adottato dal CIP del 26 giugno 1986 che ha posto in essere due distinte tariffe T1 (cottura cibi e produzione di acqua calda) e T2 (per il solo riscaldamento);
solo in presenza di distinti misuratori installati in ciascuna abitazione sarebbe possibile quindi rilevare con certezza distinte basi imponibili e, conseguentemente, applicare le relative aliquote del 10 per cento e del 20 per cento;
la Risoluzione n. 97/E del 29 aprile 2003 dell'Agenzia delle Entrate ha in particolare ribadito infatti che la distinzione operata dal Comitato interministeriale prezzi - CIP - in due Tariffe (T1 e T2) è il punto di ancoraggio cui è necessario fare riferimento ai fini della determinazione della base imponibile, sia che essa riguardi il consumo del gas

metano per il solo uso riscaldamento, sia per l'uso promiscuo di detto consumo (riscaldamento e cottura cibi) con la Tariffa T2, quindi, con l'aliquota ordinaria del 20 per cento di Iva;
per effetto di questa interpretazione si vengono tuttavia a creare delle evidenti disparità in quegli stabili nei quali, per motivazioni tecniche, non è possibile l'adozione di sistemi di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare;
questa situazione crea fonti di discriminazioni tra soggetti aventi le medesime caratteristiche e ha dato adito ad un diffuso contenzioso, come anche rilevato dalla giurisprudenza ordinaria di merito, la quale, interessata della questione, ha accolto in più occasioni le istanze di rimborso dei condomini;
rilevato altresì che, anche in vista del regime di monopolio in cui operano le suddette società di erogazione, si pone un problema di giustizia contrattuale, dato che, proprio il fatto che le società fornitrici di gas metano agli utenti privati agiscono in regime di monopolio, resta precluso all'utente, che stipuli un nuovo contratto, di scegliere modalità diverse di fornitura da quelle che vengono presentate dalla società stessa, mediante formulari-contratti già predisposti (standard);
la società erogatrice del gas metano per gli usi domestici non ha peraltro alcun interesse a modificare le tipologie di contratti, in quanto resta indifferente di fronte al regime Iva ed all'aliquota da applicare, essendo detto tributo caratterizzato dalla sua neutralità e gravando solo sull'utente quale consumatore finale -:
se, nell'ambito della doverosa tutela del cittadino contribuente e al fine di evitare ingiuste discriminazioni contrarie al principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione, possano essere trovate delle idonee soluzioni (come per esempio proporre, per quei condominii dove non siano installati, per motivi di carattere tecnico, singoli misuratori di energia, di basarsi sulle ripartizioni millesimali previste dalle vigenti normative e dal regolamento di condominio per la suddivisione dei relativi costi).
(4-00576)

SCANDROGLIO e CASSINELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, ha introdotto all'interno dell'ordinamento tributario la disciplina degli «studi di settore»;
tali «studi di settore» organizzano e suddividono le attività economiche in gruppi che dovrebbero essere omogenei, in base a criteri di dimensioni strutturali e locazione territoriale;
tale suddivisione appare, da un punto di vista territoriale, non corretta, poiché, solo a titolo esemplificativo, fanno parte dello stesso gruppo («Gruppo 1») località dell'entroterra ligure che hanno limitati introiti da turismo (Santo Stefano D'Aveto, Cicagna, Moconesi ed altre), località della riviera che, al contrario, sono vere e proprie attrazioni a livello europeo e mondiale (Zoagli, Portovenere, Sestri Levante ed altre), e località della Valle d'Aosta che, in buona parte, si reggono sul turismo (Prè Saint Didier, Sarre, Pont Saint Martin ed altre);
è evidente che una qualsiasi impresa (nel settore turistico, ricettivo, alberghiero, ristorativo, ma non solo) che svolga la propria attività a Moconesi piuttosto che a Cicagna ha introiti ben diversi rispetto ad un'omologa di Portovenere o Prè Saint Didier;
altresì gli «studi di settore» pongono in stretta correlazione il fatturato richiesto ad un'impresa (ad esempio,

un'impresa edile, od un'azienda alberghiera) con gli acquisti di attrezzature, soffocando di fatto ogni possibile innovazione ed ammodernamento dell'impresa (per l'impresa edile, nuovi macchinari; per l'azienda alberghiera, arredi e comfort per l'hotel), per la cui messa in atto l'imprenditore sarebbe costretto a pagare un surplus in imposte dirette ed indirette -:
se il Governo, alla luce delle sopra esposte osservazioni, ritenga opportuno - al fine di restituire ossigeno e competitività alle imprese oggi soggette agli «studi di settore» - di procedere ad una revisione di tale sistema, sicché appaia più razionalmente strutturato da un punto di vista territoriale, tenendo conto, fra gli altri fattori, di quello turistico, e creando norme che possano incentivare, piuttosto che reprimere, ogni iniziativa di ammodernamento dell'azienda da parte degli imprenditori.
(4-00579)

MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Antitrust ha aperto una formale istruttoria nei confronti di Toscana Energia per aver messo in atto pratiche ostruzionistiche per le infrastrutture realizzate da altri e comunque con maggiorazioni di prezzo per gli allacci a tubazioni non allestite direttamente, sfruttando la propria posizione dominante nel mercato locale della distribuzione del gas per escludere altre imprese dalla realizzazione dei lavori di posa di condutture;
però la conclusione dell'istruttoria dell'Antitrust è prevista per il 30 novembre 2008;
la Toscana Energia risulta partecipata al 54,4 per cento da 97 Comuni su tutto il territorio regionale -:
quali iniziative si intenda porre in essere, nell'immediato, al fine di ripristinare la libera concorrenza con sgravio dei costi per i cittadini.
(4-00583)

MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
vi è un principio di diritto che molti enti locali risultano dimenticare: i risultati delle società a partecipazione pubblica totalitaria o maggioritaria, in termini di ammontare di spese e di debito, devono essere conteggiati insieme a quelli dell'ente pubblico costitutore;
in caso contrario, infatti, quest'ultimo potrebbe trovarsi, contemporaneamente, da un parte, in una situazione di sostanziale pareggio di bilancio e sana situazione finanziaria e, dall'altra, essere azionista di una società di capitali gravata di ingenti debiti, dei quali dovrebbe comunque rispondere in modo illimitato se azionista unico o pro-quota se azionista di maggioranza;
così ha deciso per esempio la Corte dei conti, Sezione regionale di Controllo per la Lombardia, con la deliberazione del 30 ottobre 2006, n. 17;
risulta invece prassi abituale di molte Amministrazioni locali costituire «società patrimoniali» a partecipazione pubblica che consentono di ridurre la spesa corrente a carico del bilancio del Comune al fine di rientrare negli obiettivi previsti dalla normativa sul Patto di stabilità;
il vincolo del rispetto degli obiettivi previsti dal Patto di stabilità deve essere del resto contenuto sin dal documento di previsione e ciò perché il bilancio deve essere predisposto in base ai criteri della veridicità e dell'attendibilità (articolo 162, decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267);
con la costituzione di società a capitale totale o maggioritario pubblico alle quali affidare la gestione di servizi pubblici

e le attività proprie dell'ente costitutore, viene dunque creato un ente che, pur avendo natura formale di società di capitali, presenta le caratteristiche proprie di un ente pubblico, dato che la giurisprudenza costituzionale (Corte costituzionale 28 dicembre 1993, n. 466), ha già chiarito che alla semplice costituzione di una società per azioni o a responsabilità limitata da parte di un ente pubblico non consegue necessariamente la natura privata della società, visto che il criterio da utilizzare per individuare la natura pubblica o privata di un organismo non è dato dalla forma rivestita (ente o società), bensì dalle risorse utilizzate nello svolgimento della sua attività, con la conseguenza che anche in presenza della forma societaria se l'ente utilizza risorse pubbliche è da considerare a tutti gli effetti ente pubblico;
al fine di rafforzare il vincolo comunitario, gli Stati europei hanno inoltre concluso un accordo denominato «Patto di stabilità e crescita», con il quale ciascuno Stato si è impegnato a ridurre sia i disavanzi annuali di bilancio, che il debito pubblico interno;
trattandosi di un impegno che riguarda la situazione finanziaria di tutta l'Amministrazione pubblica, lo Stato si è quindi trovato nella necessità di introdurre anche all'interno dell'ordinamento italiano alcuni vincoli all'attività finanziaria degli altri enti pubblici, compresi gli enti locali, in modo da garantire il rispetto dei parametri finanziari previsti dalle regole del «Patto di stabilità e crescita», concluso in sede comunitaria;
è stato introdotto, così, con la legge finanziaria per l'anno 1999, il Patto di stabilità interno (articolo 28 della legge 28 dicembre 1998, n. 448), che prevede dei limiti e parametri a carico di ciascuna tipologia di ente pubblico, da prendere in considerazione al fine di calcolare gli obiettivi assegnati a ciascun ente, in modo che le limitazioni imposte al complesso degli enti pubblici garantiscano allo Stato nel suo complesso di mantenersi entro i limiti europei;
come dunque riconosciuto dalla Corte dei conti nella sentenza sopra citata, al fine di attenuare tale meccanismo di controllo, solo alcune spese dell'ente non sono considerate ai fini del calcolo del tetto di spesa e, in particolare «le spese per trasferimenti correnti destinate alle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato e individuate dall'istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) nell'elenco annualmente pubblicato in applicazione di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 5 della legge 30 dicembre 2004, n. 311» (articolo 1, comma 142, lettera c), della legge 23 dicembre 2005, n. 266);
non risultando dunque esclusi dal calcolo del limite di spesa i trasferimenti effettuati in favore di qualsiasi altro soggetto pubblico, ma solo quelli diretti a soggetti pubblici che siano inclusi nella contabilità nazionale ai fini del calcolo del disavanzo e del debito nazionale in sede europea, i trasferimenti ad altri enti pubblici, rispetto ai quali non sia previsto espressamente il conteggio dei risultati nelle grandezze di finanza pubblica (conto nazionale), debbono essere conteggiati all'interno della spesa degli enti territoriali soggetta alle limitazioni del Patto di stabilità interno e, pertanto, possono essere effettuati nei soli limiti di spesa previsti;
le considerazioni svolte sopra mettono quindi in luce che le società a totale partecipazione pubblica totalitaria o maggioritaria, costituite per lo svolgimento di alcuni compiti e funzioni pubbliche, mantengono la natura di ente pubblico, ove, per il raggiungimento dello scopo per il quale sono state istituite, utilizzino risorse pubbliche in misura superiore a quelle private;
i risultati delle partecipate devono essere dunque conteggiati insieme con i risultati dell'ente pubblico costitutore, al fine di calcolare le grandezze di finanza pubblica relative al Patto di stabilità

interno, visto oltretutto che se la società durante la sua attività genera debito non può che trattarsi di debito pubblico;
in caso contrario, del resto, l'ente locale potrebbe trovarsi, come detto, da una parte, solo formalmente, in una situazione di sostanziale pareggio di bilancio e sana situazione finanziaria e, dall'altra, essere invece azionista di una società di capitali gravata di ingenti debiti, dei quali dovrebbe comunque rispondere in modo illimitato se azionista unico, o pro-quota se azionista di maggioranza;
la mancata considerazione dei risultati delle società partecipate totalmente o maggioritariamente insieme con quelle dell'ente pubblico di riferimento comporterebbe del resto la possibilità che si creino situazioni occulte di debito, in quanto tali denunciabili davanti alla Corte dei conti, anche considerato che, prima o poi, finiranno col gravare sulla collettività pubblica -:
se il Ministro interrogato intenda promuovere le opportune iniziative per far sì di far emergere eventuali situazioni occulte di indebitamento e per far sì che venga comunque adottato il corretto comportamento contabile.
(4-00584)

MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con nota del 30 maggio 2008, l'Agenzia delle Entrate ha raccomandato ai propri uffici di indicare nuove modalità di impugnazione per gli atti di irrogazione delle sanzioni sul sommerso in corso di notifica, sottolineando la necessità di modificare le «avvertenze» contenute in detti atti e indicando il Tribunale ordinario quale autorità competente presso la quale ricorrere;
l'Agenzia ricorda inoltre che per l'intervento in giudizio (in Tribunale) l'Ufficio locale dovrà avvalersi dell'Avvocatura Distrettuale dello Stato, aprendo dunque uno scenario inedito, in cui i funzionari dei team legali dell'Agenzia non potranno più difendere atti del proprio Ufficio neppure in sede di merito, laddove invece, fino ad oggi, la loro rappresentanza in giudizio era esclusa solo in sede di legittimità;
tale scenario individua alcune «anomalie» che ormai si pongono in tema di rappresentanza in giudizio dell'Agenzia delle Entrate e che assumono oggi ancora maggiore rilevanza in vista dei progetti di legge di riordino e riforma dell'intera giustizia tributaria;
l'evoluzione del processo tributario si potrebbe infatti oggi mal conciliare con la regola generale, contenuta nell'articolo 7, comma 1, del regio decreto-legge 27 novembre 1933, n. 1578, convertito nella legge 22 gennaio 1934, n. 36, relativa all'ordinamento delle professioni di avvocato e procuratore, secondo cui «davanti a qualsiasi giurisdizione speciale la rappresentanza, la difesa e l'assistenza possono essere assunte soltanto da un avvocato ovvero da un procuratore assegnato ad uno dei Tribunali del distretto della Corte d'appello e sezioni distaccate, nel quale ha sede la giurisdizione speciale» e che le stesse Agenzie fiscali e gli altri enti impositori presenti nel processo tributario, in base alla suddetta previsione, dovrebbero essere dunque assistiti da avvocati o meglio, da funzionari abilitati alla professione di avvocato, senza però limiti e restrizioni, pena appunto lo svuotamento di alcune loro funzioni e l'ulteriore «appesantimento» dell'attività dell'Avvocatura di Stato, già peraltro gravata da una enorme mole di lavoro e di contenzioso;
inoltre a giudici tributari sempre più «professionali» e parte privata obbligata all'assistenza tecnica, dovrebbe corrispondere una parte pubblica, rappresentata da avvocati (pubblici), iscritti, come accade nella maggior parte degli enti pubblici

(vedi INPS, INAIL eccetera), nella Sezione speciale dell'Albo e facenti parte di un vero e proprio Ufficio legale dell'Agenzia, senza così neppure più bisogno di assistenza legale in sede di legittimità da parte della stessa Avvocatura di Stato (comunque un costo per l'Agenzia) -:
se il Ministro interrogato intenda promuovere le opportune iniziative per far sì che le anomalie sopra evidenziate vengano risolte e considerato anche quanto già stabilito dalla Corte di cassazione, la quale, con la sentenza n. 3118 del 2006, ha rilevato che, non essendovi una precisa norma, l'Agenzia delle Entrate potrebbe affidare la difesa dei propri interessi non solo all'Avvocatura, ma anche a liberi professionisti esterni, avendo cura di agire nel conferimento dell'incarico, ai sensi dell'articolo 61 del decreto legislativo n. 300 del 1999, con criteri di efficienza, economicità ed efficacia;
se codesto Ministro intenda valutare, proprio in funzione di quei principi di imparzialità, trasparenza, efficienza ed economicità, la possibilità di creare una vera e propria Avvocatura delle Finanze, affidando la rappresentanza in giudizio a Funzionari dei team legali della stessa Agenzia, in ogni caso abilitati alla professione di avvocato.
(4-00585)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

TASSONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002 veniva bandito un concorso distrettuale per quattrocentoquarantatré posti di ufficiale giudiziario C1, di cui nel novembre 2004 sono state pubblicate le graduatorie in cui risultano quattrocentoquarantatré vincitori e settecentocinquanta idonei;
nel luglio 2004 veniva autorizzata l'assunzione, in quattro regioni del nord, di solo centodue idonei, diventati duecentoquarantotto nel mese di settembre dello stesso anno;
la legge Finanziaria del 2005, n. 311/2004, al comma 97 ha previsto come prioritaria la copertura delle vacanze organiche nei ruoli di ufficiale giudiziario C1 e di cancelliere C1 per coprire le forti carenze di organico del Ministero della giustizia;
inoltre, l'articolo 17 della legge 31 luglio 2005, n. 155 recante «Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale» sottraendo al PM la possibilità di notificare tramite Polizia Giudiziaria, ha affidato i compiti di notifica quasi esclusivamente agli Uffici Giudiziari, rendendo ancora più urgente una riorganizzazione degli uffici stessi;
tra il 2004 ed il 2005 si sono susseguite molte interrogazioni parlamentari delle diverse forze politiche che hanno sollecitato le assunzioni dei vincitori ed idonei al concorso in oggetto;
nel 2007 si è avuta una nuova autorizzazione per l'assunzione di duecentotrenta idonei, assunzione iniziata all'inizio del 2008 e finita nel mese di aprile, ma a causa di molte rinunce, il numero di idonei da assumere entro l'anno, previa scadenza della graduatoria è ancora di circa cento unità -:
se non ritenga di procedere all'assunzione dei cento idonei, di cui al concorso in oggetto, e contribuire in tal modo a risolvere, in parte, i problemi che da tempo nuociono al settore amministrativo della giustizia italiana.
(4-00578)

DIMA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Associazionenazionale magistrati, in un suo recente incontro in Calabria, nell'evidenziare alcune tra le più importanti problematiche in cui si dibattono gli uffici giudiziari dei distretti

di Corte d'appello di Catanzaro e di Reggio Calabria, avrebbe lanciato l'allarme sullo stato di paralisi in cui concretamente rischierebbero di cadere alcuni Tribunali della regione;
tra queste, la più critica e preoccupante sarebbe l'ormai cronica carenza di organici che, coinvolgendo le sezioni civili e penali nonché gli uffici di cancelleria, provocherebbe ripercussioni evidenti sulla necessità di dare risposte certe ai cittadini in materia di amministrazione della giustizia;
in base ai dati in possesso dell'Associazione nazionale magistrati, le carenze nelle dotazioni organiche dei singoli uffici giudiziari sia attesterebbero tra un minimo del 20 per cento ed un massimo del 50 per cento come nel caso dei Tribunali di Vibo Valentia, Locri e Rossano;
il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rossano, un suo sostituto e due giudici dello stesso Tribunale sono stati trasferiti senza che sia stata disposta la loro sostituzione mentre un giudice è in astensione obbligatoria ed un altro sta per esservi collocato;
nella Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia lavorano quattro sostituti sui sei della dotazione organica; la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi ha solo quattro sostituti sui dieci previsti dalla pianta organica; situazioni di estremo disagio si registrano anche nell'ufficio GIP del Tribunale di Reggio Calabria;
a fronte di questi dati, l'Associazione nazionale magistrati avrebbe addirittura parlato di possibile chiusura di quegli uffici giudiziari in cui si registrerebbero le più alte ed evidenti carenze negli organici -:
quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere il Ministro della giustizia per garantire la piena funzionalità degli uffici giudiziari calabresi in ordine alla necessaria copertura degli organici.
(4-00586)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'aumento esponenziale dei prezzi dei prodotti siderurgici e del gasolio sta causando gravissimi danni alle aziende edili, soprattutto a quelle che operano nei settori strade e impermeabilizzazioni a causa dell'aumento del prezzo del bitume, derivato dal petrolio (+30 per cento), e alle imprese che utilizzano il ferro nelle costruzioni;
nelle ultime settimane la situazione è ulteriormente precipitata a causa dell'andamento del prezzo base del ferro, che, nella rilevazione operata in data 7 giugno 2008, ha subito un aumento del 176,92 per cento rispetto alla rilevazione del 17 dicembre 2007;
se questa tendenza dovesse proseguire, la conseguenza inevitabile sarebbe il blocco di tutti i cantieri e la materiale impossibilità di partecipare alle gare d'appalto;
sulla questione l'ANIEM ha più volte sottoposto al Ministero delle Infrastrutture la richiesta di inserimento di una norma che reintroduca un meccanismo efficace di revisione prezzi, chiedendo che venisse introdotta fin dal prossimo terzo decreto correttivo al Codice dei Contratti, prossimamente all'esame del Consiglio dei Ministri;
un equo sistema revisionale garantirebbe maggiormente le imprese rispetto all'attuale sistema di rilevazione annuale delle variazioni dovute a circostanze eccezionali;

in via d'urgenza, inoltre, l'API di Matera ha sollecitato l'emanazione di un provvedimento che, attesa la singolarità e la enormità dell'aumento del ferro, consenta alle imprese interessate di usufruire della compensazione in anticipo rispetto ai tempi previsti nelle modalità operative di cui alla Circolare del Ministero delle Infrastrutture del 4 agosto 2005 -:
quali iniziative il Ministero intenda assumere in relazione ad un tema di fondamentale importanza per il sistema delle piccole e medie imprese operanti nell'edilizia, che già vivono stagioni di estrema difficoltà.
(5-00195)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

NACCARATO, ROSSA e MURER. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 27 giugno 2008 presso il comune di Stienta in provincia di Rovigo l'associazione culturale «Il fiume», con il Patrocinio dell'amministrazione comunale di Stienta, ha promosso la proiezione pubblica del film-documentario intitolato «Nazirock», alla presenza del regista di quest'opera Claudio Lazzaro;
il film-documentario affronta il delicato e complesso tema della diffusione di gruppi giovanili dichiaratamente neofascisti sul territorio nazionale, conducendo interviste e mostrando immagini di numerosi giovani che propagandano simboli e slogan inneggianti alla dittatura e al regime fascista;
il filmato mostra in particolare le immagini tratte da una manifestazione organizzata a Viterbo dal movimento Forza Nuova, nella quale si sono svolti anche dibattiti con relatori condannati per atti criminali riconducibili all'eversione di estrema destra;
è accertato dalle immagini del video che, all'interno della manifestazione organizzata dal movimento Forza Nuova a Viterbo, venivano messi in vendita al pubblico presente, composto per lo più da ragazze e ragazzi molto giovani, oggetti che si rifanno chiaramente alle ideologie e ai regimi nazista e fascista come, ad esempio, l'effige del dittatore nazista Hitler da applicare sugli abiti;
la proiezione di questo film-documentario è stata proibita nelle sale cinematografiche di Roma, Milano e Napoli, attraverso un'ufficiale diffida da parte del Segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore che ne ha così impedito la diffusione ad un vasto pubblico;
al fine di impedire la proiezione pubblica patrocinata dal comune di Stienta, i referenti locali del movimento di Forza Nuova hanno provveduto a presentare una formale diffida nei confronti del sindaco del comune di Stienta e del presidente dell'associazione «Il fiume»;
il sindaco e tutte le altre associazioni promotrici di questa iniziativa, non ravvisando alcuna reale motivazione giuridicamente fondata che potesse impedire lo svolgimento di questa iniziativa, hanno ugualmente deciso di proiettare in pubblico il film-documentario «Nazirock» e l'iniziativa ha poi richiamato numerose persone, svolgendosi senza alcun problema -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra esposti; quali misure intendano promuovere per prevenire e contrastare la nascita e le iniziative di gruppi e associazioni che si richiamano apertamente al disciolto partito fascista, la cui riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, è vietata dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione; in quale maniera intendano prevenire e contrastare l'apologia dei regimi nazista e

fascista; quali iniziative intendano assumere per incentivare lo studio e la conoscenza approfondita tra le giovani generazioni della storia d'Italia, con particolare riferimento alla storia del periodo nazifascista; quali misure intendano assumere per promuovere una conoscenza approfondita della nostra Costituzione repubblicana.
(4-00580)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:

DAMIANO, CODURELLI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU e MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2008, al fine di consentire l'utilizzo dei cospicui avanzi di gestione cumulati da alcuni Enti previdenziali (primo fra tutti l'Inail), senza appesantire l'indebitamento netto, ha previsto che gli Enti potessero procedere a investimenti in forma indiretta (cioè attraverso appositi fondi immobiliari) entro il limite del 7 per cento delle somme disponibili;
l'articolo 22-quater del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, di proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria, convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, ha modificato il disposto della legge finanziaria, consentendo la possibilità di realizzare investimenti immobiliari anche in forma diretta (acquisto), nel caso in cui tali investimenti traggano origine da piani di impiego già approvati dai ministeri vigilanti;
conseguentemente, il Governo Prodi, in sede di revisione delle stime per gli anni 2008-2011, per la Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica ha autorizzato investimenti in forma diretta da parte del complesso degli Enti previdenziali pari a 700 milioni per ciascuno degli anni 2008-2010 e a 670 milioni per il 2011;
l'INAIL dopo tre anni, si è trovato finalmente nella possibilità di poter effettuare, in forma diretta, tutti gli investimenti deliberati nel 2005, per un totale di 3.618 milioni di euro, di cui 876 concernenti la Sanità, 1.027 il Pubblico interesse, 1.715 l'Università;
in particolare, l'INAIL ha recentemente comunicato al Ministero vigilante di voler procedere, in via prioritaria, alla realizzazione dell'Istituto Neurologico «Carlo Besta» in Milano e dell'Istituto Tumori in Milano, del Centro Polifunzionale della Polizia di Stato di Napoli, alla realizzazione di un centro di ricerca sul cancro e sulla ricerca biomedica al Polo Universitario di Lecco del Politecnico di Milano, nonché a una serie di investimenti, di fatto in stato avanzato, in residenze per studenti nelle Università di Milano, di Benevento, di Catanzaro, di Enna, di Bari e di Bologna;
con un recente intervento d'urgenza, al fine di consentire la copertura degli interventi previsti in termini di indebitamento netto, il Governo ha disposto l'abrogazione del richiamato articolo 22-quater del decreto-legge 248/07, determinando l'impossibilità di realizzare la quasi totalità dei citati investimenti immobiliari. Il Governo Prodi, difatti, era intervenuto affinché fosse prevista la possibilità di ricorrere alla forma diretta per gli investimenti già deliberati dall'INAIL sulla base della circostanza che, allo stato attuale, l'Istituto effettua investimenti a tasso di rendimento «agevolato» (3.1 per cento del capitale investito) in considerazione delle finalità e della rilevanza sociale degli stessi;
è di tutta evidenza che una tale politica non potrebbe essere seguita da

fondi immobiliari che dovrebbero, necessariamente, realizzare introiti coerenti con l'investimento in termini di mercato, con la conseguenza che, senza la possibilità di utilizzo della forma diretta, non potranno essere realizzati investimenti immobiliari di particolare valenza sul piano sociale e di notevole rilevanza socio economica per i territori in cui andrebbero ad insistere, quali quelle relative alla realizzazione di nuove strutture ospedaliere e di ricerca nel campo della medicina, nonché di nuove opere di edilizia universitaria -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per consentire la realizzazione degli importanti investimenti segnalati in premessa, di rilevanza sociale ed economica per molte realtà territoriali, nonché con evidenti ricadute occupazionali, in coerenza con le finalità di interesse generale previste dalle disposizioni vigenti anteriormente alle più recenti modifiche normative.
(5-00185)

DELFINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più frequenti e allarmanti i casi di malasanità riportati dalle cronache dei quotidiani italiani;
in alcune regioni ci sono strutture sanitarie private che lavorano per conto del Servizio Sanitario Nazionale con sistemi di accreditamento provvisorio o addirittura senza alcun tipo di accreditamento;
allo stato sono 150.000 i lavoratori della sanità privata che aspettano da 29 mesi il rinnovo del contratto scaduto;
tutto questo si riflette negativamente sulla qualità delle prestazioni fornite ai cittadini oltre creare incertezza sul futuro degli stessi lavoratori -:
quali eventuali misure intenda adottare in merito.
(5-00186)

CAPARINI, MUNERATO, BONINO e FEDRIGA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, sono vietate comunicazioni a mezzo stampa, internet, televisione o altri mezzi d'informazione in qualunque forma effettuate, relative ad attività di ricerca e selezione del personale, ricollocamento professionale, intermediazione o somministrazione realizzate in forma anonima e comunque da soggetti pubblici o privati non autorizzati o accreditati all'incontro tra domanda ed offerta di lavoro, eccezione fatta per quelle comunicazioni che facciano esplicito riferimento ai soggetti in questione, o entità ad essi collegate purché facenti parte dello stesso gruppo di imprese o quanto controllati o controllanti in quanto potenziali datori di lavoro;
il mancato rispetto di tali prescrizioni può comportare l'applicazione di sanzioni amministrative molto severe;
l'articolo 19 del decreto legislativo prevede che gli editori, i direttori responsabili e i gestori di siti sui quali siano pubblicati annunci in violazione delle disposizioni di cui all'articolo 9 sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da 4.000,00 a 12.000,00 euro;
il 21 luglio 2006 infatti, il Ministro del lavoro ha emanato la Circolare n. 30 nella quale vengono fornite precisazioni circa le modalità, per i possibili datori di lavoro di ricercare personale direttamente, tramite «annunci di offerta di lavoro» su giornali e periodici cartacei o su siti internet. Il divieto di pubblicare annunci in forma anonima, ovvero senza esplicito riferimento al soggetto che effettua la comunicazione, era già contenuto nell'articolo 9 del decreto-legge 10 settembre 2003 n. 276. Le offerte di lavoro devono essere reali, veritiere, e nel rispetto delle leggi vigenti non possono essere pubblicate in forma anonima;

al contrario, devono essere provviste di recapito dell'azienda. La legge fa assoluto divieto di pubblicare offerte di lavoro, a mezzo stampa, internet o altri mezzi di informazione, effettuate in forma anonima, cioè senza l'esplicito riferimento al soggetto che effettua la pubblicazione dell'offerta di lavoro stessa;
se il potenziale datore di lavoro vuole mantenere l'anonimato la comunicazione può essere vincolata a titolo oneroso o gratuito per tramite di un soggetto autorizzato o accreditato;
l'applicazione di tale circolare ha ingenerato una drastica contrazione degli annunci di lavoro dovuti alla difficoltà di applicazione della circolare -:
se, nello spirito del decreto legislativo di tutelare le lavoratrici e i lavoratori, il Ministro intenda rendere più agevole la pubblicazione delle comunicazioni a mezzo stampa, internet, televisione o altri mezzi d'informazione in qualunque forma effettuate, relative ad attività di ricerca e selezione del personale, ricollocamento professionale, intermediazione o somministrazione di lavoro.
(5-00187)

ANTONINO FOTI e DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sicurezza sul lavoro è divisa attualmente fra troppi settori generando così confusione ed inefficienza;
infatti, la competenza sulla sicurezza sul lavoro è svolta da:
a) ispettori delle Aziende sanitarie (strutture della Regione);
b) ispettori - unità tecniche - del servizio ispettivo del lavoro delle Direzioni provinciali del lavoro (strutture periferiche del Ministero del Lavoro)
c) Vigili del Fuoco;
nella struttura provinciale sarebbero incluse le competenze ispettive delle ASL, del servizio ispettivo del lavoro - unità tecniche - della Direzione Provinciale del lavoro (che attualmente ha solo la competenza sui cantieri, oltre l'inchiesta amministrativa sugli infortuni sul lavoro), l'attività ispettiva ordinaria del Servizio ispettivo del Lavoro (SIL) della Direzione Provinciale del lavoro (che ora ha competenza solo sul lavoro sommerso) ed infine l'evasione contributiva svolta dagli ispettori provinciali dell'INPS e dell'INAIL;
l'unificazione comporterebbe una maggiore certezza nei datori di lavoro e lavoratori della conoscenza dell'unica struttura competente alla vigilanza; si avrebbe un risparmio dei costi a causa dell'unificazione, e si avrebbe un corpo ispettivo professionalmente competente nei vari settori della sicurezza stessa;
sarebbe sufficiente riformare il sistema con legge ordinaria -:
se il Governo ritenga opportuno, ai fini dell'efficienza, dell'efficacia dell'economicità di unificare le competenze in un Servizio Ispettivo Unico della Sicurezza sul lavoro, con competenza giuridica di carattere regionale prevista all'articolo 117, secondo comma della Costituzione, in vista anche del federalismo e del decentramento territoriale.
(5-00188)

PALADINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un livello adeguato di inclusività sociale caratterizza l'effettivo tasso di democraticità di un Paese civile moderno ed avanzato, l'affermazione di una cultura democratica passa attraverso un diffuso senso di appartenenza, inteso come patrimonio comune della collettività;
esistono diverse categorie sociali nei confronti delle quali è fondamentale intervenire con politiche organiche in maniera costante affinché queste non si sentano lontane o comunque estranee

dalla collettività di cui fanno parte e dalle istituzioni che devono saperle rappresentare;
giovani, donne, anziani sono tra le categorie principali verso le quali è necessario rilanciare nel nostro Paese politiche attive di coinvolgimento, sostegno, promozione ed assistenza;
per i giovani, per la loro crescita, per il loro futuro, che coincide con il futuro del nostro Paese, appare necessario intervenire in maniera coerente in primo luogo rilanciando l'impegno allo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica, non esiste futuro senza sviluppo non esiste sviluppo senza ricerca, non può esistere ricerca senza impegno e capacità, sono proprio i giovani la principale risorsa per il rilancio della ricerca scientifica nel nostro Paese ed essi vanno sostenuti attraverso un impegno concreto e coerente;
in questi anni abbiamo assistito alla profonda evoluzione del mercato del lavoro, lo statuto dei lavoratori è stata una importante conquista di civiltà per il nostro Paese, è però datato 1970, rappresenta un patrimonio importante, deve essere inteso come un fondamentale punto di partenza per progettare un intervento legislativo focalizzato alla costruzione di un nuovo Statuto che sia questa volta a fronte dei profondi cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro, uno Statuto dei lavori;
bisogna intervenire con urgenza per impedire che si radicalizzi nel Paese una vera e propria contrapposizione tra generazioni, tra padri e figli, tra lavoratori tutelati e lavoratori senza alcuna tutela, è fondamentale quindi programmare l'estensione di una rete di protezione sociale anche e soprattutto per i nuovi lavoratori;
il tasso di sviluppo del nostro Paese è fondato sui consumi e sugli investimenti, sono soprattutto le generazioni più giovani ad essere fisiologicamente orientate a supportare i consumi e gli investimenti, quando viene a mancare un adeguato livello di sicurezza sociale e di serenità personale, inevitabilmente i consumi e gli investimenti si trasformano in risparmio, un Paese moderno non può mantenere alto il suo livello di competitività fondando la sua politica economica sul risparmio, il rischio è quello del ristagno, rischio elevatissimo quando sono proprio le generazioni che dovrebbero consumare e investire di più ad essere relegate alla logica di risparmio per la mera sopravvivenza -:
quali siano gli interventi specifici e in che tempi intenda adottarli per sostenere, sulla scia della «riforma Biagi», una flessibilità compatibile per nuovi lavoratori, garantendo cioè che questa non si tramuti di fatto in una situazione di precarietà diffusa e consolidata e se non ritenga opportuno a tal fine prevedere la stesura dì quello che dovrebbe essere oggi, a fronte della profonda mutazione del mercato del lavoro, non più lo statuto dei lavoratori quanto invece più coerentemente lo statuto dei lavori.
(5-00189)

XII Commissione:

MURA e PALAGIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
venerdì 4 luglio 2008 sul quotidiano la Repubblica è stato pubblicato un articolo che riferiva della scoperta da parte della Guardia di finanza di un grave episodio di truffa alimentare;
quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella, e Woringen (Germania), tutte riconducibili ad un unico imprenditore italiano si erano specializzate nel trattamento di prodotti caseari avariati che, invece di essere distrutti, venivano poi nuovamente immessi sul mercato alimentare;
le imprese in questione dopo aver ricevuto da importanti aziende nazionali prodotti avariati, alcuni dei quali erano in evidente stato di putrefazione, presentavano

tracce di escrementi di ratto o contenevano residui degli involucri degli imballi macinati, provvedevano a lavorare tali prodotti e a miscelarli con prodotto non avariato;
il prodotto risultante da tale lavoro veniva reinserito nel circuito commerciale e venduto come commestibile in supermercati e negli esercizi commerciali sparsi su tutto il territorio nazionale;
a quanto si apprende dalle indagini la quantità di merce lavorata dalle aziende finite sotto inchiesta ammonterebbe a 11 tonnellate in due anni;
appare evidente come tale episodio metta in luce un grave pericolo per la salute di molti consumatori italiani che inconsapevolmente possono trovarsi ad acquistare ed utilizzare cibi composti in gran parte da ingredienti avariati e fortemente nocivi;
ai fini della tutela della salute dei cittadini italiani è urgente capire se quanto sopra riportato sia un episodio isolato e circoscritto o se sul territorio nazionale esistano altre aziende specializzate nel riutilizzare ingredienti alimentari che dovrebbero essere distrutti -:
quali misure intenda adottare il Governo per tutelare la salute dei cittadini dalle contraffazioni di prodotti alimentari.
(5-00190)

LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i pazienti affetti da malattie degenerative o comunque invalidanti, come la sclerosi laterale amiotrofica o le distrofie muscolari progressive nelle fasi avanzate della malattia, pur mantenendo inalterate le capacità cognitive, perdono progressivamente la facoltà di comunicazione e di relazione, finendo nel totale isolamento e nella disperazione;
per questi cittadini comunicare con i familiari, amici e conoscenti, dialogare con il proprio medico, partecipare alla vita sociale scambiando opinioni e pensieri è un bisogno primario che caratterizza la qualità della vita e contribuisce a promuovere quell'approccio alle disabilità che va sotto il nome complessivo di «vita indipendente»;
per questa ragione con accordo ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sancito in Conferenza Stato-Regioni il 1o agosto 2007 sono stati vincolati 10.000.000 di euro, ai sensi dell'articolo 1, commi 34 e 34-bis, della Legge 23 dicembre 1996, n. 662 per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l'anno 2007, per l'acquisto di comunicatori aumentativi alternativi per pazienti con gravi patologie neuromotorie, come quelli affetti da sclerosi laterale amiotrofica -:
quanti progetti siano stati presentati alla data odierna al Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali per la valutazione in ordine all'ammissione al finanziamento ed al successivo inoltro alla Conferenza Stato-Regioni nonché quali siano i fondi a tutt'oggi effettivamente erogati e il numero di comunicatori, complessivo e suddiviso per Regioni e P.A., che risultano allo stesso Ministero effettivamente acquistati.
(5-00191)

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il caso del Santa Rita di Milano richiama alla memoria casi analoghi avvenuti negli ultimi anni nelle strutture sanitarie italiane;
l'ipotesi di reato è quella che nella struttura sarebbero state compiute operazioni non necessarie al fine di ottenere il rimborso da parte della Regione;
alla luce dei gravi fatti del Santa Rita, il Governo tempestivamente ha avviato

una seria verifica con l'invio di funzionari in veste ispettiva in collaborazione con la Regione Lombardia, la quale ha in corso una intensa attività di verifica sui fatti accaduti;
anche in risposta a quello che sta accadendo nella sanità italiana si ipotizza, da più parti, l'istituzione di un ente terzo al quale affidare l'accreditamento delle strutture sanitarie pubbliche e private e la verifica periodica dei livelli di appropriatezza delle prestazioni erogate dalle strutture stesse -:
quali misure il Ministro interrogato intenda adottare per tutelare, nell'ambito delle proprie competenze, la salute dei cittadini in particolare per quanto riguarda l'implementazione della qualità e dell'appropriatezza delle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie pubbliche e private.
(5-00192)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, LENZI, ZAMPA, VASSALLO, LA FORGIA, MIGLIOLI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Cartiera del Maglio di Sasso Marconi (Bologna) è erede di un'antica tradizione cartaria dal momento che le sue prime produzioni di carta da sigaretta risalgono al 1926. La stessa ha nel tempo assunto una grande valenza economica, non solo per il Comune di Sasso Marconi ma anche per tutta la zona circostante;
il moderno processo produttivo automatizzato ha avuto come obiettivo la costante ricerca della qualità. Ciò ha consentito alla Cartiera del Maglio di diventare il fornitore ufficiale di numerosi monopoli di Stato e manifatture di sigarette ed essere presente, già da tempo, anche sul mercato americano;
l'attività degli ultimi tempi, infatti, è stata caratterizzata da successivi aumenti di produzione che hanno determinato un quadro di efficienza che ha posto lo stabilimento ai vertici del settore. L'azienda inoltre pur operando nel pieno rispetto delle severe norme italiane ed internazionali che regolano tale settore, (inquinamento delle acque, inquinamento dei fiumi, sicurezza del lavoro ecc.) è sempre riuscita a produrre a costi più bassi dei concorrenti occidentali;
a seguito di un periodo di crisi finanziaria che ha colpito tutto il mercato delle sigarette a partire dalla seconda metà del 2004, la cartiera ha nei mesi scorsi interrotto la propria produzione, iniziando le trattative con l'azienda ligure Co. Carta. S.r.l , già proprietaria di altre due cartiere, per la cessione dell'attività tramite un «contratto d'affitto», che ne avrebbe inserito le lavorazioni in un circuito industriale già avviato;
in ragione dell'esito negativo della sopra citata trattativa, pochi giorni fa, i vertici aziendali hanno manifestato la volontà di richiedere l'attivazione della Cassa Integrazione per crisi a causa di cessazione di attività, per gli 81 lavoratori coinvolti (63 della cartiera e 20 della cartotecnica di Arsero, facente capo allo stesso gruppo);
immediatamente gli operati dello stabilimento hanno attivato un presidio permanente della struttura chiedendo l'intervento delle istituzioni locali e quest'ultime si sono impegnate ad esplorare tutte le possibili alternative che garantiscano la permanenza dell'attività produttiva a Sasso Marconi;
a tal proposito nei giorni scorsi si è tenuto in Provincia un tavolo di salvaguardia, convocato dalla Presidente della Provincia e dall'Assessore al Lavoro cui erano presenti, oltre ad altri rappresentanti delle Istituzioni locali, anche le organizzazioni sindacali. Nel corso di tale incontro si è stabilito che per il sostegno al reddito dei lavoratori della cartiera, la Provinciali Bologna, tramite l'Assessorato Attività produttive, si occuperà di attivare una convezione con le banche del territorio

per finanziamenti individuali a costo zero fino ad un massimo di 5.000 euro in attesa che venga erogato il trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria;
quella della Cartiera del Maglio è l'ennesima crisi industriale sul territorio di un'impresa dalla forte capacità produttiva e competitiva sul mercato mondiale della carta per sigarette e veline, a causa di una non oculata gestione finanziaria. Tale crisi sta mettendo a rischio 81 posti di lavoro, con le immaginabili conseguenze in termini sociali -:
quali iniziative intendano adottare i Ministri competenti a tutela dell'azienda in questione, che risulterebbe già in liquidazione, e dei posti di lavoro di quanti vi sono occupati;
quali misure ritengono utile porre in essere per sostenere le iniziative già intraprese dalle istituzioni locali.
(5-00196)

Interrogazioni a risposta scritta:

LABOCCETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso anno ebbe luogo un dibattito ed un confronto politico relativo alla costituzione del cosiddetto SUPERINPS che avrebbe portato alla unificazione degli enti «previdenziali» con la prospettiva di un risparmio di euro 3,5 milioni;
successivamente, dopo aver distinto dagli enti «previdenziali» quelli «assicurativi», l'ipotesi di costruire il suddetto SUPERINPS e conseguire così i detti risparmi di spesa venne considerata non più perseguibile ed incapace di conseguire gli effetti auspicati;
tale valutazione vede concorde l'attuale Governo;
con il decreto legislativo n. 81 del 30 aprile 2008 recante il testo unico sulla «salute e sicurezza del lavoro» è stato deciso che, quanto agli enti assicurativi IPSEMA e INAIL nonché all'ISPSEL, ciascuno dei tre ha la propria specifica missione da svolgere, ed anzi all'IPSEMA, in ragione della sua specificità, sono state assegnate ulteriori missioni - come la formazione - a tutela della gente di mare;
il suddetto testo unico, ha anche stabilito che i tre enti costituiscono insieme al ministero del lavoro e a quello della salute un «sistema» e, inoltre, che tutte le sue componenti devono dar luogo ad un coordinamento;
tuttavia è ripreso il dibattito e possono prefigurarsi scelte politiche in ordine all'assorbimento dell'IPSEMA in altri Enti, come l'INAIL, che hanno specificità e ruoli del tutto diversi in materia di prevenzione ed erogazione delle prestazioni dovute ai lavoratori per infortuni, malattie professionali e malattie connesse che, in effetti, presentano rischi assolutamente diversi quantitativamente e per tipologia;
già lo scorso anno gli armatori ed i sindacati dei marittimi si espressero per la autonomia e la continuità di ruolo dell'IPSEMA in ragione della sua efficienza nello svolgimento della missione affidatagli ed altrettanto hanno fatto recentemente negando ogni validità alla ipotesi di assorbimento dell'Ente, temendo la caduta del livello qualitativo e quantitativo delle prestazioni erogate sulla base di una innegabile specificità; basti pensare che l'Istituto - per legge - non si rapporta al SSN (Servizio Sanitario Nazionale) ma al SASN (Servizio Assistenza Nazionale);
nell'attuale consiliatura, l'Istituto di Previdenza del Settore Marittimo, ha sempre tenuto i suoi conti in ordine ed in attivo, ha pubblicato annualmente il suo bilancio sociale ed ha ridotto il costo del lavoro, abbassando le aliquote contributive e riversando il supero per milioni di euro sia agli armatori che, ancora più consistentemente, allo Stato sul quale gravano gli oneri per gli sgravi contributivi;

tra l'altro l'IPSEMA ha installato un nuovo sito nel quale in appena qualche mese si sono riversati gli accessi di 400.000 utenti delle sue prestazioni, è tra i primi enti non economici in materia di pari opportunità e, in collaborazione con la Guardia di Finanza, svolge azioni di contrasto al lavoro nero in mare -:
se il Ministro intenda valutare l'opportunità di mantenere in futuro, in quanto positivi per l'utenza marittima, l'autonomia e il ruolo esclusivo, non ad altri Enti assimilabile, dell'IPSEMA a tutela del lavoro dei marittimi e dei pescatori.
(4-00582)

TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania ha sottoscritto con i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze un accordo per l'approvazione del Piano di rientro e l'individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;
al fine di risanare il debito sanitario la Regione Campania con l'articolo 6 della legge regionale n. 28 del 24 dicembre 2003 ha istituito la So.Re.Sa. Spa (Società Regionale per la Sanità), società a capitale completamente pubblico;
la So.Re.Sa. Spa ha posto in essere una ambiziosa operazione di cartolarizzazione finanziaria, per complessivi 2,2 miliardi di euro, volta a chiudere il contenzioso per i debiti maturati ed accertati al 31 dicembre 2005 ed ha avviato una seconda operazione finanziaria relativa ai debiti maturati da gennaio 2006 a marzo 2007;
per questa nuova operazione finanziaria, cosiddetta «Soresa 2», la Regione Campania dispone: di 1,2 miliardi di euro derivanti dal Patto per la Salute sottoscritto con i Ministeri dell'Economia e della Salute; di altri 650 milioni di euro resi disponibili attraverso un mutuo sottoscritto con la Cassa Depositi e Prestiti; di altri 150 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro sotto forma di annualità per il piano di rientro del debito;
l'obiettivo legato alla costituzione della So.Re.Sa. Spa e delle operazioni finanziarie ad essa affidate era quello di sanare il deficit strutturale della sanità campana e contemporaneamente consentire alla Regione Campania il regolare pagamento delle prestazioni e delle forniture;
negli ultimi mesi, così come riportato dalla stampa locale, tutte le associazioni di categoria rappresentative della sanità convenzionata e delle società fornitrici di beni e servizi lamentano ingiustificati ritardi sia nell'applicazione degli accordi commerciali stipulati con la So.Re.Sa. Spa sia nel pagamento di quanto maturato a partire dal marzo 2007;
nelle ultime settimane non poche sono state le manifestazioni di protesta delle associazioni di categoria della sanità convenzionata che lamentano ritardi nei pagamenti da parte della So.Re.Sa. Spa per quanto riguarda i debiti maturati dal 2006 al marzo 2007 e da parte delle Asl e delle Aziende ospedaliere per le prestazioni e le forniture effettuate successivamente;
tali ritardi continuano a determinare la proposizione di vertenze legali che alimentano l'aumento delle spese legali e l'emissione dei decreti ingiuntivi con grave pregiudizio per l'equilibrio dei bilanci correnti delle Asl e delle Aziende ospedaliere;
particolare preoccupazione desta la vertenza tra la struttura denominata «Villa Russo», la Regione Campania e l'Asl Napoli 1 che, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Denaro in data

27 maggio 2008, risale al gennaio 2007 quando i vertici della struttura iniziarono a segnalare all'assessorato alla sanità ed all'Asl il persistente stato di crisi economico e finanziaria. Nella stessa nota venivano indicate le cause del dissesto, principalmente dovuto ai perduranti mancati pagamenti dell'Asl Napoli 1;
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Denaro in data 27 maggio 2008, circa un anno fa la società che controlla «Villa Russo» ha comunicato alle autorità competenti ed alle parti sociali la cessazione delle proprie attività. Il 4 luglio 2007, dopo un incontro convocato dall'assessore alla Sanità Montemarano, alla presenza dei rappresentanti dell'Asl Napoli 1 e delle parti sociali, fu stipulato un protocollo d'intesa con cui si dava atto della incongruità delle tariffe applicate rispetto alla effettiva tipologia di attività svolte presso «Villa Russo» che si interessa prevalentemente di lungodegenti e di pazienti geriatrici complessi;
in quel contesto si dava mandato all'Asl Na 1 di effettuare i necessari approfondimenti ed il giorno 5 luglio 2007 l'assemblea dei soci approvava una ricapitalizzazione con ripiano delle perdite e la revoca dello stato di crisi;
secondo quanto riportato in data 27 maggio 2008 dal quotidiano Il Denaro, il 19 luglio 2007 l'Asl effettuava gli approfondimenti sulle tariffe chiedendo all'assessorato di attuare un provvedimento di ratifica degli adeguamenti necessari. Intanto è proseguito lo stillicidio dei pagamenti ed anche a fronte del pagamento di nove mensilità (sei accordate a tutti i centri di riabilitazione in accreditamento provvisorio con le Asl più tre di bonus) la Casa di cura continua tuttora ad avere ingenti debiti con l'Ente previdenziale e con l'Agenzia delle Entrate;
la struttura «Villa Russo» è tuttora in liquidazione, nonostante un fatturato di circa 2 milioni di euro annui e di recente, allo scopo di evitare l'ennesimo blocco della struttura, il direttore generale dell'Asl Na 1, professor Giovanni Di Minno, in relazione ad una missiva dell'Aiop Regionale aveva provveduto a sbloccare i pagamenti per due mensilità a favore di «Villa Russo» -:
quali iniziative i Ministeri competenti intendono assumere per determinare il buon esito del Piano di Rientro dal deficit sanitario della Campania ed evitare che il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati col risanamento determini la paralisi del sistema sanitario regionale dovuto all'interruzione dell'assistenza offerta presso le strutture convenzionate.
(4-00590)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da tempo la provincia di Pavia è stata interessata dal progetto di dismissione dello zuccherificio di Casei Gerola, che occupa 300 lavoratori e al quale si appoggiano 3.500 aziende agricole del territorio pavese e alessandrino, oltre a un migliaio di lavoratori dell'indotto;
tale dismissione è legata alle direttive comunitarie che hanno previsto un dimezzamento della produzione di zucchero in Italia e alla successiva decisione delle quattro società industriali operanti nel settore che hanno stabilito la chiusura di 13 impianti, ivi compreso quello di Casei Gerola;
il 3 luglio 2007 nel corso di un incontro convocato a Milano dal Ministero delle politiche agricole, alla presenza

dei rappresentanti delle regioni Lombardia e Piemonte e degli enti locali dei territori interessati, oltre alle organizzazioni sindacali, Italia Zuccheri, proprietaria dello stabilimento di Casei Gerola, ha dichiarato di voler investire in un nuovo impianto produttivo di etanolo da cereali nell'area del comune di Zinasco;
il 10 agosto 2007 è stato siglato un accordo di filiera tra Italia Zuccheri e associazioni agricole, utile anche al fine di poter beneficiare delle sovvenzioni europee garantite per la riconversione degli zuccherifici in impianti per la produzione del bioetanolo;
con grande interesse il mondo agricolo del pavese e dell'alessandrino guarda alla realizzazione di tale impianto che darebbe una definitiva risposta al problema della dismissione dello zuccherificio di Casei Gerola conducendo a una naturale e auspicata trasformazione della produzione agricola del bacino oltrepadano dalla barbabietola al sorgo, mais e grano;
nel settore bieticolo-saccarifero e specificamente nei casi di necessaria riconversione dei siti destinati alla produzione di biocarburanti la situazione è aggravata da un momento di stagnazione del processo medesimo;
in molte circostanze sembra che le trattative che debbono trovare soluzioni condivise sia a favore delle riconversioni, sia a tutela dei circa 2.000 lavoratori (diretti e indiretti), attualmente a rischio di cassa integrazione, si sono interrotte;
le rappresentanze sindacali si sono fatte più volte portatrici di queste medesime istanze anche presso il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
in data 18 giugno 2008 le stesse organizzazioni sindacali richiedevano la convocazione del tavolo di filiera del comparto saccarifero proprio per valutare lo stato di avanzamento dei progetti di riconversione -:
se e quando il Ministro intenda convocare il tavolo nazionale di confronto sulla filiera bieticolo-saccarifera;
come il Ministro intenda procedere per riattivare con forza i processi di riconversione così come citati in premessa.
(5-00193)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 26 del decreto-legge n. 112 del 2008 prevede la soppressione, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione, di una lunga serie di enti pubblici non economici con meno di 50 addetti;
in questo lungo elenco figurano molti enti inutili e altri che rappresentano invece da molti anni l'eccellenza del Paese in campo culturale, scientifico e storico;
rischiano in questo modo di scomparire la Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, l'Accademia dei Lincei e il Museo storico della Liberazione di Via Tasso a Roma;
saranno esclusi da tale soppressione, ai sensi del citato articolo 26, gli enti indicati in appositi decreti ministeriali -:
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare per evitare la soppressione degli enti sopra citati e porre rimedio a questo provvedimento assolutamente discutibile.
(5-00197)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VIOLA, MARTELLA e FORCOLIN. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la situazione del Linificio Canapificio Nazionale, stabilimento di Fossalta di Portogruaro, continua a restare preoccupante e con forti tensioni occupazionali, nonostante la lunga vertenza della fine dell'anno scorso conclusasi con un accordo sindacale che avrebbe dovuto gettare le basi per un rilancio industriale dell'azienda, ma che nei fatti è stato disatteso;
la nuova apertura di una procedura di riduzione del personale avvenuta il 12 ottobre 2007 (circa 100 unità su 300 dipendenti) sta a indicare che l'unico obiettivo che intende perseguire l'azienda è quello di mantenere inalterati i profitti nella sola logica della delocalizzazione (Lituania e Tunisia) con conseguente abbattimento del costo del lavoro in Italia;
le lavoratrici e i lavoratori del Linificio per tutto il 2007 sono stati in contratto di solidarietà al 25 per cento e hanno subito due periodi di cassa integrazione con conseguente riduzione di un salario già basso nel settore tessile (in solidarietà si percepiscono mediamente 900 euro netti al mese) e l'unica prospettiva per il 2008 è un altro anno di contratto di solidarietà al 33 per cento che vedrebbe un ulteriore impoverimento di molte famiglie residenti in questo territorio;
il 27 luglio 2007 Marzotto e Zignago hanno sottoscritto un contratto che di fatto ha modificato l'assetto societario del gruppo, per cui oggi possiamo affermare che Linificio Canapificio Nazionale è parte integrante del gruppo Marzotto S.p.A. -:
quali iniziative intenda prendere il Ministro del lavoro per fare fronte al problema dei bassi salari che inevitabilmente vi saranno durante il periodo di riorganizzazione a causa dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali, visto tra l'altro il punto 4 - sez. Organici - dell'accordo sindacale del 21 novembre 2006 che così recitava «L'Azienda verificherà anche la possibilità di ricollocazione del personale sul territorio, in particolare all'interno di altre società del gruppo Zignago»; si possono prevedere, nei momenti di punte di lavoro o stagionalità di Vetreria e Cantina, prestiti di personale tra le tre aziende con l'obiettivo di scaricare di ore lavoro il Linificio e rendere meno pesante il ricorso agli ammortizzatori sociali;
quali iniziative intenda assumere il Ministro dello sviluppo economico per far conoscere le reali intenzioni dell'azienda rispetto allo stabilimento di Fossalta di Portogruaro e alla reale presenza di un diano industriale finalizzato allo scopo;
se non ritenga il Ministro dello sviluppo economico di prevedere una iniziativa politico-istituzionale con il coinvolgimento della Provincia di Venezia, della Regione Veneto che dia corpo ad un progetto per la tutela del Made in Italy e che affianchi iniziative già preesistenti presso la Comunità europea per ribadire il concetto di «filiera produttiva», facendo in modo che un prodotto italiano, in questo caso un abito, per potersi fregiare del made in Italy debba essere filato, tessuto, tagliato e confezionato in Italia e non apporre l'etichetta solo nella fase finale come avviene adesso, garantendo quindi la qualità del made in Italy e quindi quote importanti di mercato, nonché il rispetto degli standard di salute, sicurezza ed impatto ambientale dei prodotti.
(5-00194)

POLLEDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i quesiti posti dall'interrogante circa l'Organizzazione della Centrale di Caorso

nella seduta del 4 giugno 2008, muovono esclusivamente da un interesse sulla sicurezza dell'impianto, e non da ipotetiche ingerenze nella scelta del personale dirigente;
nelle risposte pervenute, sia dal rappresentante del Ministero dello sviluppo economico che successivamente dall'APAT manca qualsiasi riferimento ai documenti organizzativi emanati da SOGIN circa il funzionamento della Centrale;
risulta infatti che la Direzione dell'impianto di Caorso sia, in base a Direttive Organizzative emanate dall'AD nell'agosto 2007, affidata ad un Project Manager che detiene tutto il potere decisionale attinente le operazioni che vengono eseguite sull'impianto e al di sotto del quale è posto organizzativamente il Capocentrale cui fa riferimento APAT nella deduzione quale persona dotata delle deleghe di regolamento;
il Project Manager che dovrebbe essere la figura effettivamente Responsabile dell'impianto non risultando in possesso degli attestati di idoneità cui l'interrogazione originaria faceva riferimento, è da considerarsi una sovrastruttura burocratica utile solo ad aumentare i costi;
non si spiegherebbe il significato, altrimenti, della lettera inviata da APAT stesso a SOGIN in data 5 novembre 2007, già citata nella precedente interrogazione dell'odierno sottoscritto interrogante del 4 giugno scorso, nella quale APAT espone tutti i suoi dubbi circa la legittimità di un Project Manager non in possesso degli attestati di idoneità;
si ritiene che la risposte pervenute, in particolare quella di APAT sia stata evasiva in un duplice senso: in primo luogo nell'aver fatto riferimento ad un Regolamento di esercizio palesemente obsoleto (in quanto in contrasto con le recenti Disposizioni organizzative dell'AD di SOGIN) e in secondo luogo nel non aver verificato il possesso degli attestati al personale effettivamente dirigente l'impianto (il Project Manager);
a seguito di quanto sopra esposto si invita APAT stessa a proseguire con la consueta solerzia e attenzione alle necessarie verifiche ed ispezioni;
in merito agli incarichi assolutamente inutili risulta agli atti come l'Amministratore delegato di Sogin lo scorso anno si sia fatto nominare Direttore generale, nomina poi revocata dalla legge finanziaria 2008;
la stessa Corte dei conti ha mosso un puntuale ed attento rilievo circa i costi importanti e non giustificati di questa operazione, infatti se per la figura dell'Amministratore delegato non siano richiesti, ma sono auspicabili, titoli particolari per ricoprire la posizione, per il ruolo di Direttore generale, essendo un ruolo tecnico essi sono indispensabili e, non risultano esservene nel curriculum dell'Amministratore delegato in carica -:
se il Ministro interrogato intenda predisporre in tempi rapidi i nuovi indirizzi, al fine di determinare una maggior trasparenza e una reale politica del contenimento dei costi, verificando anche gli esborsi determinatisi con l'inutile nomina dell'Amministratore delegato a direttore generale che si riversano nelle tasche dei cittadini attraverso la bolletta elettrica.
(5-00198)

Interrogazione a risposta scritta:

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella legge n. 481 del 14 novembre 1995 istitutiva dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas (AEEG), all'articolo 2, comma 7, si legge che, essendo un organo collegiale, deve essere costituita «dal presidente e da due membri, nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro competente»;

la legge n. 239 del 23 agosto 2004, all'articolo 1, comma 15, ha elevato la composizione del collegio dell'Autorità da 3 a 5 membri, con relativa disposizione di operare la nomina dei componenti aggiuntivi entro il 27 novembre dello stesso anno;
il suddetto disposto di legge è stato a tutt'oggi disatteso non avendo mai il Governo proceduto alla nomina dei due nuovi membri;
dal 14 luglio 2004 il collegio dell'Autorità è composto da soli due membri, Presidente e un membro, avendo il secondo membro rassegnato le proprie dimissioni;
la sentenza della Corte dei conti, sez. contr. enti del 4 giugno 1991, n. 23/Rel stabilisce che: «È principio e regola generale che un organo collegiale deve essere costituito da almeno tre componenti, non essendo due sufficienti a deliberare, poiché in caso di opposto avviso, non può formarsi maggioranza»;
con il decreto-legge n. 293 del 1994, all'articolo 2, il legislatore ha previsto, in caso di cessazione di uno dei tre componenti un organo collegiale, l'immediata ricomposizione dello stesso e, all'articolo 3, che: «Gli organi amministrativi non ricostituiti nel termine dell'articolo 2 sono prorogati per non più di 45 giorni, decorrenti dal giorno della scadenza del termine medesimo», potendo adottare esclusivamente atti di ordinaria amministrazione o atti urgenti e indifferibili con indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità;
la Corte costituzionale ha ribadito che qualunque regime di prorogatio è ammesso nei limiti del decreto precedentemente menzionato (239/94) senza possibilità di eccezioni o deroghe, in virtù dei principi sottesi all'articolo 97 della Costituzione;
il Governo è stato impegnato, con O.d.G. G/1817/245o in Commissione Bilancio del Senato e con risoluzione 7/00301-Fava (LNP) nella Commissione Attività Produttive della Camera, a designare i tre membri mancanti dell'Autorità;
il 5 dicembre 2007 presso la Commissione attività produttive è stata discussa ed approvata la succitata risoluzione Fava, al fine di porre rimedio a tale situazione che rappresenta «inadempimento agli obblighi di legge nonché violazione aggravata perché reiterata nel tempo»;
all'Autorità sono attribuiti incarichi di rilievo considerevole nella tutela dei cittadini-consumatori, come all'articolo 81 del decreto-legge 112/2008, commi da 16 a 18, che, prevedendo un aumento del 5,5 per cento dell'imposta sui redditi per tutte le imprese che producono e vendono energia elettrica, ma con divieto agli operatori di traslare l'onere sui prezzi al consumo, affiderebbe all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas il compito di vigilare sulla puntuale osservanza di tale disposizione;
al 31 dicembre 2006 la pianta organica dell'Autorità ammonta a 120 unità per un onere complessivo di 29.150.000 euro;
come da informazioni pubblicate dal sito dell'Autorità tre membri ricevono emolumenti superiori al trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione -:
se e quando il Governo intenda provvedere alla nomina dei membri mancanti dell'Autorità, ponendo fine ad una inadempienza tanto inaccettabile quanto immotivata, data anche la rilevanza delle competenze;
se non sia il caso di assumere iniziative legislative volte a prevedere un miglior utilizzo delle risorse (30 milioni di euro) che gli operatori del sistema energia mettono a disposizione nonché un ridimensionamento degli emolumenti superiori al trattamento economico del Primo Presidente della Corte di cassazione;

se esista in seno all'Esecutivo la volontà di rivedere le competenze dell'Autorità e di ridefinirne il ruolo e la natura, armonizzandola maggiormente con la direttiva 2003/55/CE che regola il libero mercato, al fine di un migliore controllo dei delicatissimi problemi legati all'energia.
(4-00588)

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Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in commissione Mecacci e altri n. 7-00021, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Castagnetti.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Rigoni n. 3-00051, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Strizzolo.

L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Cota e altri n. 3-00082, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Negro.