XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 15 LUGLIO 2008
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
com'è più che noto il prezzo del petrolio ha raggiunto livelli assai elevati e per conseguenza il prezzo del carburante utilizzato dalla flotta peschereccia italiana si è accresciuto di oltre il 300 per cento in pochi anni, determinando una grave crisi del settore in ragione di un aumento spropositato dei costi di produzione che si riflette sul prezzo finale al consumatore al limite di ogni ragione di mercato;
il rilievo del comparto della pesca nell'economia italiana è di assoluta importanza anche sul piano occupazionale (oltre 80.000 addetti), il suddetto comparto è peraltro caratterizzato da gravi problemi strutturali che in particolare negli ultimi anni non hanno mai trovato un quadro di iniziative di Governo concretamente risolutive con un effetto di deterioramento dello stesso comparto, che peraltro ha sempre avuto una grande tradizione;
il problema del rincaro del costo del carburante ha anche colpito - sia pure in modo diverso - le marinerie di altri paesi dell'Unione europea come la Francia e la Spagna, che hanno nei giorni scorsi dato luogo a manifestazioni assai vivaci di protesta;
nello stesso modo si sono svolte in Italia, ed in Sicilia in modo particolare, manifestazioni delle marinerie di Sciacca, Porto Empedocle, Lampedusa, Mazara e Trapani che hanno interessato l'ordine pubblico,
impegna il Governo:
ad adottare urgenti, anche se transitori, provvedimenti di sostegno della pesca, con interventi sul prezzo del carburante;
ad intraprendere in sede di Unione europea adeguate iniziative per ottenere una politica di misure agevolative e di sostegno con una decisiva azione sul prezzo del carburante da differenziare anche con parziali defiscalizzazioni, come sembrerebbe orientata a fare la Francia;
a definire un nuovo quadro della politica del settore pesca che ne agevoli la ristrutturazione e l'ammodernamento.
(1-00010) «Mannino, Romano, Drago, Naro, Ruvolo, Occhiuto, Nunzio Francesco Testa, Pionati, Tassone, De Poli, Volontè, Libè, Poli, Cera, Dionisi, Ciccanti».
La Camera,
premesso che:
secondo il rapporto annuale Istat 2007 il 50 per cento dei nuclei familiari vive con meno di 1.900 euro al mese, il 15 per cento delle famiglie non arriva alla quarta settimana, il 6,2 per cento ritiene di non potersi permettere un'alimentazione adeguata, il 10,4 per cento un sufficiente riscaldamento per l'abitazione;
fra i Paesi dell'Unione europea, mentre la Francia ha raggiunto l'obiettivo di due bambini ogni donna e altri Stati si avvicinano a questa percentuale, noi siamo fermi ancora ad un tasso di fertilità pari all'1,34 per cento;
in Europa, l'Italia è il fanalino di coda per quanto riguarda le cifre stanziate per il sostegno alle famiglie;
quindi, per realizzare una politica familiare di ampio respiro è necessario riqualificare la spesa sociale e fare delle scelte coraggiose, dando priorità ai bisogni della famiglia;
nella Costituzione esiste un «obbligo di solidarietà» che si esprime nella «progressività». In pratica, la quota di prelievo fiscale aumenta su quote di reddito successive, ma se tale meccanismo è, come dire, «neutrale» nel caso di soggetti senza carichi familiari, nel caso del contribuente
che ha una famiglia a proprio carico ogni quota supplementare di reddito realizzata per soddisfare le esigenze e i bisogni familiari viene comunque tassata. Il tema dell'equità fiscale per la famiglia non è, quindi, sufficientemente percepito dal mondo politico, preoccupato piuttosto di effettuare una mera operazione redistributrice in favore dei redditi più bassi;
è necessario, pertanto, non confondere la lotta alla povertà con le politiche familiari: la povertà è tema gravissimo a cui tutti siamo sensibili e va affrontata con politiche specifiche;
in data 20 maggio 2008, il Presidente della Repubblica ha trasmesso alle Camere la petizione «Firma per un fisco a misura di famiglia», sottoscritta da più di un milione di cittadini;
nel testo della petizione si chiede di introdurre in Italia un sistema fiscale basato non solo sull'equità verticale, ma anche sull'equità orizzontale;
il reddito imponibile, secondo la petizione, deve dunque essere calcolato non solo in base al reddito percepito, ma anche in base al numero dei componenti della famiglia;
mantenere ed educare i propri figli è, per la famiglia, oltre che un obbligo morale e naturale, anche un diritto-dovere costituzionale. Le famiglie sono fortemente penalizzate, perché non si tiene veramente conto dei carichi familiari;
quale primo passo verso una vera equità fiscale si chiede un sistema di deduzioni dal reddito pari al reale costo di mantenimento di ogni soggetto a carico sulla base delle scale di equivalenza, indipendenti dal reddito;
si tratta di un sistema semplice, di immediata applicazione, che mantiene intatta la progressività del prelievo e può sostituire, migliorandolo, l'attuale complicato sistema di detrazioni;
nell'ambito di una futura, complessiva riforma del sistema fiscale, si prevede anche l'introduzione di strumenti, quale il quoziente familiare, che abbiano alla base, come soggetto imponibile, non più l'individuo, ma il nucleo familiare;
nella lettera di invio, il Presidente della Repubblica sottolineava la «necessità che il Parlamento affronti i temi delle politiche della famiglia, confidando che, in sede di programmazione dei lavori parlamentari, possa essere assicurato un esame tempestivo delle iniziative legislative che saranno presentate in materia»;
il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, nel «condividere pienamente» le considerazioni, ha ricordato di aver già comunicato al Capo dello Stato che «la petizione sarà assegnata alle Commissioni competenti, non appena costituite, e che i temi in oggetto della stessa saranno posti all'attenzione della Conferenza dei presidenti di gruppo»,
impegna il Governo
ferme restando le competenze riservate al Parlamento, ad inserire tra gli obiettivi prioritari del Governo le proposte contenute nella citata petizione.
(1-00011)
(Nuova formulazione) «Vietti, Volontè, Capitanio Santolini, Buttiglione, Pezzotta».
(5 giugno 2008)
Risoluzione in Commissione:
La XIII Commissione,
premesso che:
nello scorso mese di marzo si è intensificata la pressione esercitata sulla Commissione europea da parte degli USA per abolire nel vertice USA-Ue del prossimo 10 giungo il divieto di importazione della carne di pollame americana in vigore dal 1997 a causa del trattamento delle carcasse con bagno di antimicrobici (biossido di cloro, cloruro di sodio acidificato, fosfato trisodico e perossiacidi). In seguito a ciò la Commissione ha richiesto parere all'EFSA (autorità europea per la sicurezza
alimentare), che ha concluso che «non sussistono motivi di preoccupazione quanto alla sicurezza di questi prodotti, se vengono rispettate le condizioni di utilizzo»;
i risultati della valutazione hanno purtroppo aperto la strada verso la proposta della Commissione di permettere, in accordo con il regolamento (CE) n. 853/2004, il lavaggio con prodotti a base di cloro delle carcasse di pollame, per un periodo di due anni, trascorso il quale bisognerà procedere a nuove valutazioni;
la Commissione individua le seguenti condizioni:
a) il divieto di cocktail di sostanze (è ammesso l'uso di una sola sostanza antimicrobica);
b) l'obbligo del successivo risciacquo con acqua potabile;
c) l'obbligo di un'etichetta che informi il consumatore «trattato con sostanze antimicrobiche»;
d) l'obbligo del riesame a due anni dall'applicazione;
e) rafforzamento dei controlli ufficiali (ulteriori costi per i produttori, quindi, perché i controlli sono a loro carico);
tuttavia l'etichetta non sarà presente sui prodotti elaborati, nei quali le carni avicole si mischiano ad altre carni; inoltre l'informazione non potrà essere acquisita né nei ristoranti, né nella ristorazione collettiva in genere;
l'attuale legislazione comunitaria prevede l'esclusivo lavaggio con acqua potabile: ciò fa sì che i provvedimenti per avere carni sane sotto il profilo microbiologico vadano presi a monte, lungo tutta la filiera produttiva, dall'allevamento alla macellazione e lavorazione delle carni, in quanto è escluso ogni successivo processo di sanificazione;
tale elevato grado di efficienza garantisce sicurezza alimentare e ambientale (eliminazione del problema di smaltimento delle acque di lavaggio contenenti cloro), nonché una più elevata qualità organolettica delle nostre carni;
i produttori sono indotti a dar vita ad un processo virtuoso in un crescendo di accorgimenti e di ricerca di nuova tecnologia per contenere costi sensibilmente più elevati e per assicurare un prodotto salubre al momento della commercializzazione;
in data 2 giugno 2008 il Comitato permanente per la catena alimentare e la salute animale ha bocciato con 26 voti su 27 la proposta della Commissione,
impegna il Governo
a mettere in atto, a partire dal prossimo vertice UE-USA, tutte le iniziative necessarie ad impedire l'importazione nella Comunità europea del pollo al cloro dagli USA al fine di salvaguardare le nostre produzioni e le strategie di qualità della filiera avicola nazionale.
(7-00006) «Brandolini, Oliverio, Fiorio, Cenni, Agostini, Marco Carra, Dal Moro, Sani, Trappolino, Mario Pepe (PD), Servodio, Zucchi, Cuomo».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MARIO PEPE (PD). - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
grande è l'attesa nella società italiana per quanto afferisce l'attuazione di tutte le proposte che si sono sentite in campagna elettorale per affrontare il tema della famiglia;
è necessario approfondire in maniera concreta le leggi regionali che, secondo i loro dispositivi normativi, affrontano in minima parte le tematiche della famiglia
con una legislazione particolare ed insufficiente, solo atta a dare una risposta inadeguata al tema in questione;
la Costituzione italiana, le legislazioni consolidate e la prassi amministrativa vigente sono tutte orientate a porre la famiglia al centro delle questioni nazionali più urgenti che bisogna affrontare sia con opportune politiche di sostegno formativo ed occupazionale per i giovani sia per assumere, eventualmente, una disciplina che possa migliorare il reddito delle famiglie per consentire ad esse di affrontare il trend inflattivo dei salari ed il costo inusitato ed eccessivo della vita -:
se non ritenga opportuno avviare un'analisi approfondita e comparativa sulle legislazioni regionali afferenti alle politiche di sostegno per la famiglia onde predisporre eventualmente proposte normative di livello nazionale utili a recuperare una forte stabilità delle famiglie sia con il sostegno economico e finanziario al reddito familiare sia con l'alleggerimento degli oneri per i servizi fondamentali che sono diventati fortemente gravi rispetto alle entrate reali delle famiglie.
(5-00086)
DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i lavori per la realizzazione del parcheggio sotterraneo di Piazza Cesare Battisti nella città di Bari, iniziati sotto i migliori auspici in considerazione delle aspettative che individuavano nella infrastruttura una parziale valida soluzione all'annoso problema del traffico cittadino fermi ormai da oltre un anno, stanno determinando una serie di gravissimi problemi di carattere ambientale con risvolti negativi anche economici e sociali per tutta la città di Bari;
dal punto di vista ambientale infatti, la progettazione e la realizzazione di opere sotterranee in ambienti fratturati e carsici, sotto la falda richiede una massima attenzione e professionalità;
in tali situazioni accade di frequente, che la fase di scavo sia successiva alla fase di impermeabilizzazione che si realizza mediante iniezioni atte a riempire le discontinuità presenti nella roccia, in modo da impedire il flusso della falda;
nel caso dei lavori per il parcheggio in Piazza Cesare Battisti, a seguito di interventi di consolidamento e di impermeabilizzazione, sono stati realizzati degli scavi a ridosso dei fabbricati esistenti ed in particolare dello storico fabbricato dell'Ateneo barese, dove si sono registrate evidenti lesioni che hanno indicato chiaramente che le relative fasi di scavo non sono state svolte con la necessaria sicurezza (avallata tra l'altro da diversi esperti i quali hanno segnalato i punti critici) con la conseguenza della sospensione delle operazioni di scavo;
la sospensione dei lavori poi, ha ulteriormente aggravato la situazione dal punto di vista ambientale, essendo trascorso come precedentemente esposto, oltre un anno dal blocco dell'opera, in quanto le pareti degli ammassi rocciosi dotati di discontinuità che caratterizza il calcareo barese, se non opportunamente sostenuti tecnicamente, tendono ad allentarsi, aumentando il numero delle discontinuità e la loro apertura;
un ulteriore problema connesso con la presenza della falda che permea la roccia calcarea interessata dagli scavi è costituito dalle intense iniezioni di intasamento delle discontinuità che hanno creato nel sito una sorta di «vasca» in gran parte impermeabile che ha certamente influito sul naturale deflusso verso il mare della falda, causando con la deviazione del flusso, un fenomeno di innalzamento della stessa falda i cui pericoli per l'ambiente e il territorio interessato, sono tutti da accertare;
d'altra parte dopo oltre un anno di interruzione dei lavori, nella «vasca» affluiscono
le acque meteoriche che trasformano il cantiere in un lago artificiale, aumentando i rischi e i danni ambientali dal punto di vista morfologico dell'area interessata;
le acque piovane infatti, non potendo drenare liberamente a causa degli interventi di impermeabilizzazione, trovano direzioni di infiltrazione che danneggiano gli interventi infrastrutturali eseguiti, creando inoltre «vie di fuga» che coinvolgono tutti gli edifici limitrofi;
appare pertanto evidente in considerazione di quanto esposto, l'urgenza e la necessità della messa in sicurezza dell'intera area interessata e che si avvii conseguentemente, un monitoraggio della falda e delle strutture adiacenti agli scavi, al fine di ottenere le informazioni utili ad operare le opportune e pertinenti scelte in termini di progettazione e di costruzione;
inoltre ad aggravare la situazione non solo sotto il profilo ambientale, ma anche della sicurezza e della tutela dei cittadini che vivono nella zona interessata è il degrado che circonda l'intero quartiere;
l'enorme scavo è diventato infatti una sorta di discarica pubblica, con le strade adiacenti sempre più sporche e luogo di scippi e di violenze, che hanno oltrepassato qualsiasi livello di tolleranza, in considerazione sia della precaria illuminazione che interessa la zona degli scavi, che del prevedibile modesto numero di individui che sono costretti con difficoltà, ad attraversare l'area del cantiere di Piazza Cesare Battisti -:
di quali elementi disponga l'autorità locale di protezione civile in relazione al livello di pericolosità per l'incolumità pubblica della situazione descritta in premessa che si protrae ormai da più di un anno, e in tale lasso di tempo non è certo migliorata;
quali iniziative urgenti intendano assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, in relazione alla situazione descritta che interessa l'area cittadina sopra indicata e che appare in condizioni gravi e intollerabili, con conseguenze economiche e sociali penalizzanti per l'intera città di Bari;
quali iniziative intenda assumere per migliorare la sicurezza nell'area del cantiere di piazza Cesare Battisti.
(5-00088)
SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel territorio della provincia di Palermo è presente uno stabilimento della Italcementi SpA, comprendente un impianto per la produzione e lavorazione del clinker di cemento, posto nel comune di Isola delle Femmine, ed una cava a cielo aperto destinata all'attività estrattiva del calcare localizzata nell'area di «Pian dell'Aia» (ricadente all'interno dei territori comunali di Torretta e Palermo). Tale cava è stata realizzata all'interno della Zona di Protezione Speciale «Monte Pecoraro e Pizzo Cirina» (codice ZPS ITA 020049), del Sito di Importanza Comunitaria «Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana» (codice SIC ITA 020023) e della Important Bird Area «Monte Pecoraro e Pizzo Cirina» (codice IBA IT 155);
la cementeria di Isola delle Femmine (NACE Code 26.51), per di più, opera in un contesto limitrofo a ulteriori siti sottoposti a tutela ambientale quali: un'Area Marina Protetta istituita dal Ministero dell'Ambiente (A.M.P. Capo Gallo - Isola delle Femmine), due Riserve Naturali Orientate istituite dalla Regione Siciliana (R.N.O. Capo Gallo ed R.N.O. Isola delle Femmine), tre Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C. Isola delle Femmine ITA 020005; S.I.C. Capo Gallo ITA 020006; S.I.C. Fondali di Isola delle Femmine - Capo Gallo ITA 020047);
la direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (direttiva Habitat), all'articolo 6, paragrafo 2, stabilisce che: «Gli Stati membri adottano
le opportune misure per evitare, nelle zone speciali di conservazione, il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate». Al paragrafo 3 dello stesso articolo, inoltre, la direttiva prevede che: «Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione di un sito Natura 2000 ma che possa avere incidenze significative su tale sito formi oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo»;
lo stabilimento Italcementi di Isola delle Femmine, secondo il registro europeo delle emissioni inquinanti (EPER), emette monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx), particolato - polveri sottili (PMx);
lo stabilimento Italcementi di Isola delle Femmine in provincia di Palermo, ricade nell'ambito di applicazione della direttiva 96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (direttiva IPPC). Quest'ultima infatti si applica agli impianti «destinati alla produzione di clinker (cemento) in forni rotativi la cui capacità di produzione supera 500 tonnellate al giorno oppure di calce viva in forni rotativi la cui capacità di produzione supera 50 tonnellate al giorno, o in altri tipi di forni aventi una capacità di produzione di oltre 50 tonnellate al giorno»;
a norma della direttiva IPPC, gli impianti che ricadono nel suo campo di applicazione devono disporre, ai fini dell'esercizio, di un'autorizzazione che indichi anche i valori limite di emissione basati sulle migliori tecniche disponibili (BAT), al fine di prevenire e, se ciò non fosse possibile, ridurre in generale le emissioni e l'impatto sull'ambiente nel suo complesso;
secondo quanto dichiarato dal commissario europeo all'ambiente Dimas in risposta all'interrogazione E-6057/07, gli impianti esistenti dovevano conformarsi integralmente alle disposizioni della direttiva IPPC entro il 30 ottobre 2007;
gli impianti di produzione del cemento rientrano anche nella fattispecie indicata dall'allegato II della direttiva 85/337/CEE, modificata, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (conosciuta anche come direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale o VIA), e che pertanto a norma di questo testo si deve determinare nell'ambito di una procedura detta di «selezione» o «screening» (sulla base dei criteri indicati nell'allegato III della direttiva stessa) se il progetto in questione possa avere effetti significativi sull'ambiente, dovendo, in caso affermativo, procedere a una valutazione d'impatto ambientale;
in data 5 ottobre 2007, in risposta all'interrogazione parlamentare 4-03245, l'allora Ministro dell'ambiente dichiarava che Italcementi SpA non era in possesso delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera previste dalla normativa vigente, in quanto parte delle attività risulta difforme rispetto a quanto prescritto nei relativi atti autorizzativi, con particolare riferimento all'utilizzo del «petcoke» come combustibile -:
se il Governo non ritenga di dovere verificare come già fatto in precedenza e come risulta dalla risposta all'interrogazione n. 4-03245, se siano state applicate la direttiva 92/43/CEE e la direttiva 79/409/CEE a tutela dei siti SIC/ZPS che ospitano le attività estrattive e dei siti SIC/ZPS limitrofi allo stabilimento con particolare riferimento alla presenza o assenza di valutazioni d'incidenza e Valutazioni d'Impatto Ambientale;
se ritenga opportuno conoscere con la massima celerità l'esito delle procedure di AIA qualora attivate presso l'Assessorato
al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, anche acquisendone la documentazione completa dei pareri espressi da tutti gli enti aventi causa;
se risponda al vero che l'azienda abbia intenzione di non utilizzare più il deposito di combustibile solido a cielo aperto ricadente nel territorio comunale di Isola delle Femmine; non ricorrere più allo scalo del porto di Palermo per il rifornimento del petcoke; non fare più transitare per le vie dell'area urbana di Palermo i mezzi che trasportano il petcoke; mettere in sicurezza i capannoni e gli impianti destinati al deposito e alla manipolazione delle materie prime e del petcoke che risultano limitrofe alla linea ferrata, agli impianti sportivi e agli insediamenti abitativi del comune di Isola delle Femmine, avendo cura di adottare tutte le migliori tecniche disponibili (BAT) al fine di garantire la tutela della salute e dell'ambiente da possibili rischi derivanti da inquinamento e incidenti;
se risponda al vero che l'azienda abbia richiesto lo stralcio dalle procedure per l'ottenimento dell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), attualmente in corso, del progetto di revamping - che prevede la costruzione di un precalcinatore a cinque stadi, considerata la migliore tecnica attualmente utilizzabile nel settore della produzione del cemento (BAT cemento) e consistente in una struttura a torre di altezza di circa 100 metri dal piano di campagna: se intenda operare una riconversione verso l'impiego di combustibili meno inquinanti;
se si possa escludere l'impiego di CDR, anche in considerazione dell'inserimento dello stabilimento all'interno del tessuto abitativo del comune di Isola delle Femmine e in particolare alla sua vicinanza alle scuole e agli impianti sportivi del comune tutto ciò contemperando le esigenze di salvaguardia dell'ambiente con quelle della tutela dei posti di lavoro.
(5-00090)
Interrogazioni a risposta scritta:
EVANGELISTI, LEOLUCA ORLANDO e MURA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta che il dipartimento dell'organizzazione giudiziaria abbia trasmesso al Ministro della giustizia una relazione sullo stato della giustizia caratterizzato da dati e informazioni assai preoccupanti;
secondo questo rapporto, gli uffici giudiziari italiani sarebbero prossimi al collasso per mancanza di risorse umane e finanziarie;
non che la situazione fosse rosea in anni passati, nei quali già molto lavoro attinente al contenzioso era svolto direttamente dagli avvocati delle parti interessate: tuttavia ci si aspetterebbe dal nuovo Governo, ispirato alla «cultura del fare», un'iniziativa legislativa e amministrativa ben più accurata;
accade invece dal Governo non sia giunta alcuna indicazione su come s'intenda affrontare la crisi;
tale crisi per la verità era già stata individuata dal Governo Prodi, il cui ministro della giustizia aveva presentato il 16 gennaio 2008 una relazione alla Camera nella quale emergevano i dati preoccupanti in termini di insufficienze organiche dei magistrati e del restante personale del comparto giustizia e la scarsa rispondenza - slegata dalla buona volontà individuale dei singoli operatori - alla domanda di giustizia;
giudici di pace, tribunali e corti d'appello non riescono a tener testa alle sopravvenienze di cause iscritte nei rispettivi ruoli e l'arretrato pertanto continua a crescere;
956 posti di magistrato ordinario sono scoperti;
le spese ordinarie di ufficio (cancelleria, manutenzione macchine, eccetera) sono in costante diminuzione;
molti incassi - sanzioni pecuniarie di vario genere e spese - non vengono riscossi per molti motivi;
la durata dei processi è ancora intollerabilmente lunga;
il Corriere della sera (1o giugno 2008) riporta che una misura assai intelligente, sebbene solo parziale, del precedente Governo - che consente un passaggio di ruolo a domanda di magistrati militari, praticamente disoccupati «a forza», nella magistratura ordinaria - starebbe per essere bloccata in un decreto-legge di prossima emanazione -:
se intendano chiarire quale sia la politica del Governo in materia di giustizia e di snellimento dei processi;
quali dati e programmi concreti intendano opporre ai rilievi del capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria e alla denunciata scarsezza di risorse destinata al servizio per la giustizia per i cittadini;
quali rimedi organizzativi e finanziari intendano mettere in atto e se intendano dotare gli uffici giudiziari di risorse fresche sia umane sia strumentali.
(4-00261)
BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la morte dell'Ispettore Filippo Raciti avvenuta ad opera di pseudotifosi, teppisti e facinorosi, dopo l'incontro di calcio Catania-Palermo ha giustamente indotto il precedente Governo ad emanare norme molto restrittive sull'apertura degli stadi non in regola con quanto previsto dal cosiddetto decreto Pisanu;
tale posizione è stata più volte ribadita al punto da far scrivere ai mezzi di informazione (per tutti vedasi La Stampa del 7 febbraio) che la pressione del mondo del calcio non ha espugnato palazzo Chigi;
si intervenga in via normativa con varie disposizioni: sospensione di tutte le proroghe concesse ai decreti Pisanu; divieto di vendita di blocchi di biglietti per le trasferte delle tifoserie organizzate; divieto d'accesso allo stadio come misura di prevenzione, di polizia, rivolta soprattutto ai minori violenti; estensione a 48 ore per l'arresto in flagranza differita; misure di sequestro patrimoniale e personale per i singoli e i club in rapporto con i tifosi violenti;
l'Osservatorio per le manifestazioni sportive si vide riconosciuto il compito di valutare, settimana dopo settimana, lo stato d'avanzamento dei lavori negli stadi per mettersi in regola con la normativa, avendo come parametri «irrinunciabili» di valutazione la «sicurezza degli accessi»: le aree di filtraggio e i tornelli;
dopo l'emanazione delle citate disposizioni solo una parte degli stadi sono risultati in regola con il decreto Pisanu per cui l'Osservatorio ha negato l'agibilità al pubblico, anche ai soli abbonati, in numerosi stadi tra i quali lo stadio San Siro di Milano;
qualche giorno dopo il Presidente del Consiglio affermò di non condividere l'esclusione degli abbonati dal diritto di seguire la loro squadra e che a Milano si era messo al lavoro per ottenerne l'ammissione;
in effetti l'Osservatorio dopo aver ritenuto lo stadio non idoneo, in una successiva riunione avvenuta il giorno prima della partita, lo ha ammesso ritenendo valido l'intervento di applicazione di un numero imprecisato di tornelli, fatto in pochi giorni;
lo stesso Osservatorio aveva invece confermato la negazione di idoneità per i soli abbonati ad uno stadio come quello di Verona, dove mai si è registrato un incidente dentro o fuori lo stadio addebitabile ai tifosi della squadra del Chievo Verona, che anzi hanno sempre ricevuto premi e riconoscimenti per la totale pacificità del loro tifo;
lo stesso Osservatorio non ha neppure accettato la riduzione di capienza di
riferimento a meno di 10.000 spettatori, con norme meno rigide, e sempre con il limite dei soli abbonati;
gli organi di stampa (ad esempio Repubblica del 12 febbraio), con riferimento alla partita Milan-Livorno, riportarono il non funzionamento o parziale funzionamento di numerosi tornelli, per i quali si procede manualmente, al punto che, cita il medesimo quotidiano, l'inviato inglese di Sky News sentenzia al microfono: «È una sham, una truffa. Non funzionano molti tornelli, gli steward dentro lo stadio fanno i tifosi invece di controllare. Il Celtic, in Champions, verrà a giocare in uno stadio non sicuro»;
il Presidente del Milan, Galliani, allo stesso giornale dichiarò: «Ci avevano detto che eravamo fuori legge ma ribadisco: fino al decreto Amato eravamo a norma. Nell'emergenza abbiamo operato bene» e con evidente ironia a proposito di generali commenti sul sorprendente cambio di rotta dell'Osservatorio: «Io sono un serio imprenditore brianzolo, qui c'è gente seria. Mica biscazzieri di Las Vegas» -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro interrogato intendano accertare quali e di quale tipo siano stati i collaudi effettuati in questi mesi dall'Osservatorio per le manifestazioni sportive per accertare l'effettiva idoneità dei lavori eseguiti, in considerazione del fatto che alcuni di questi interventi non sono stati efficaci;
se intendano acquisire ogni elemento in relazione alla decisione dell'Osservatorio per le manifestazioni sportive assunta con riguardo all'agibilità dello stadio di Verona, e, per il futuro, se non intendano fare in modo che nelle decisioni dell'Osservatorio per le manifestazioni sportive si possa considerare anche il comportamento dei tifosi della squadra ospitante nell'essere stata o meno parte attiva in incidenti con tifosi delle squadre ospiti, ai fini della decisione sulle modalità di svolgimento degli incontri di calcio.
(4-00285)
TESTO AGGIORNATO AL 24 LUGLIO 2008
...
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
LA MALFA e NIRENSTEIN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in relazione alle ripetute minacce rivolte dal presidente iraniano Ahmadinejad ad Israele, ai paesi europei ed agli Stati Uniti, quali siano le valutazioni del Governo italiano circa la pericolosità del regime iraniano per la pace nel mondo e in particolare nel Medio Oriente -:
quale sia, secondo le informazioni a disposizione del Governo italiano, lo stato di avanzamento del programma nucleare iraniano e quali le possibilità per la Comunità Internazionale di ottenere l'effettivo suo arresto;
quale sia lo stato effettivo dei diritti umani nella Repubblica iraniana;
quali siano infine le relazioni economiche e commerciali dell'Italia con questo Paese e quale eventuale condizionamento esse possano esercitare sulle nostre scelte politiche.
(5-00091)
Interrogazione a risposta scritta:
BORGHESI e MONAI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Resia si trova in provincia di Udine al confine con la Slovenia;
la minoranza etnica di Resia, non ancora ufficialmente riconosciuta, da oltre 15 secoli condivide la storia e tutte le vicende del Friuli e della penisola. La vallata dove vive la minoranza, si trova nell'estremo nord est del Friuli;
Resia ha una sua lingua, tradizioni, cultura antichissime e uniche; è abitata da una minoranza autoctona di ceppo protoslavo proveniente anticamente dall'altopiano sarmatico, a cavallo tra il mar Caspio e il lago d'Aral;
la particolare posizione geografica del Comune di Resia a cavallo del confine, ha reso possibile una sorta di tentativo di assimilazione della popolazione da parte di un paese confinante sloveno;
il fatto tuttavia di essere di origine protoslava non significa essere per forza sloveni;
tale fatto ha indotto taluno ad organizzare una raccolta di firme su una petizione tesa a dichiarare che gli abitanti di Resia non sono sloveni, ma italiani ed a chiedere al Comune un referendum sulla questione;
tale petizione è stata sottoscritta da oltre 1000 persone su circa 1200 abitanti;
a Resia oggi non vi è un solo cittadino di nazionalità slovena e i resiani neppure si comprendono con gli sloveni;
ciò nonostante il Sindaco del paese ha pubblicamente dichiarato che il 95 per cento dei resiani sono sloveni e l'Amministrazione comunale finanzia corsi di sloveno per i dipendenti comunali;
l'interrogante ritiene tale comportamento in contrasto con il giuramento di fedeltà alla Costituzione della Repubblica italiana;
un Consigliere comunale, capogruppo di una lista civica di minoranza, ed iscritto ad Italia dei Valori, è stato tra i promotori dell'iniziativa e da quel momento è stato oggetto di vessazioni, intimidazioni, isolamento e persino dell'apertura della corrispondenza a lui indirizzata;
tra l'altro ha subito violazioni di domicilio durante le quali sono stati distrutti beni personali dell'interessato, furto di indumenti nonché lo sfregio ad una fotografia dove lo stesso veniva ritratto con il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Altri episodi significativi di cui è stato oggetto il Consigliere comunale sono stati l'avvelenamento dell'orto e lo spargimento di escrementi umani e animali sull'ingresso dell'abitazione nonché il getto di carogne di animali nei pressi della stessa;
di tutti i fatti sopra riportati il Consigliere in questione ha fatto denuncia alla Polizia di Stato - Commissariato di Pubblica Sicurezza di Tolmezzo nonché esposti alla Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale;
allo stesso modo il Consigliere in questione è stato pure oggetto di violazione del segreto postale, fatto anch'esso denunciato alle competenti autorità -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati; e che cosa intendano fare per garantire l'identità italiana di questo piccolo Comune;
che cosa intendano fare per garantire la sicurezza del Consigliere comunale in questione di fronte ai ripetuti atti di intimidazione di cui è stato oggetto.
(4-00277)
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
la recente alluvione in Piemonte ha nuovamente devastato interi territori del nostro paese causando la morte di quattro persone in Val Pellice. Un evento, quello alluvionale, che è ormai diventato un fattore ciclico nel nostro paese e che richiede una risposta politica forte ed efficace;
accanto alla necessità di stanziare fondi - sempre più urgenti - per ricostruire la situazione antecedente agli eventi calamitosi, diventa sempre più indispensabile mettere in campo politiche
che non si limitino a gestire l'emergenza. Servono, cioè, risorse adeguate per interventi strutturali e non emergenziali;
occorrono, ad esempio, come hanno evidenziato alla provincia di Torino e alla regione Piemonte - dove l'alluvione ha prodotto maggiori disastri - una normativa efficace per la difesa del suolo e del territorio; strumenti di programmazione e di pianificazione efficaci e condivisi superando definitivamente la frammentazione decisionale fra i vari enti; scelte rigorose di politica territoriale e di corretto governo del territorio e, soprattutto, un nuovo sistema di governo che ridefinisce le competenze operative dei diversi enti e semplifichi e renda più efficaci ed efficienti l'attuazione degli interventi programmatici;
insomma una serie di misure non più rinviabili pena l'abbandono del territorio alla violenza e alla ciclica ondata alluvionale;
quali politiche il governo intenda intraprendere per garantire la sicurezza dei cittadini e la tutela dei territori di fronte ai ripetuti eventi alluvionali.
(2-00036) «Giorgio Merlo, Esposito, Piccolo, Boccuzzi, Rosato, Oliverio, Vernetti, Mario Pepe (PD), Lovelli, Calgaro, Pedoto, Servodio, Iannuzzi, De Biasi, Corsini, Codurelli, Strizzolo, Grassi, Losacco, Mosca, Luongo, Mosella, Garofani, Mazzarella, Portas, Fiorio, Misiani, Zunino, Enzo Carra, Ria, Barbi, Cardinale, Gatti, Brandolini, Beltrandi, Cesario, Pierdomenico Martino, Rampi, Lolli, Zucchi, Pizzetti, Viola, Schirru, Fogliardi, Lo Moro, Mariani, Laratta, Velo, Sarubbi, Misiti, Concia, Fiano, Favia, Bobba, Baretta».
Interrogazioni a risposta scritta:
BORGHESI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in Provincia di Vicenza, nel Comune di Velo d'Astico, si trova la cosiddetta «frana di Brustolè», ubicata sul versante nord orientale del monte Priaforà (metri 1.669), in corrispondenza della valle del Posina nei pressi dell'abitato di Arsiero;
essa è costituita da un movimento franoso in cui sono riconoscibili due porzioni: una superiore rappresentata dalla «paleofrana» di epoca postglaciale ed una inferiore «storica» con un movimento del tipo «scivolamento traslazione» di blocchi di roccia dolomitica. La scarpata principale della porzione inferiore, proprio per il riattivarsi della frana nel 1966, è meglio evidenziata dalla fessura dalla quale si è verificato il distacco del corpo di frana interamente costituito da blocchi rocciosi compatti e detriti grossolani di varia pezzatura che li inglobano;
la riattivazione della frana di Brustolè nel 1966 è dovuta essenzialmente all'azione di scalzamento effettuato dal torrente Posina in piena in sponda destra, sulla quale sponda poggia la porzione inferiore del corpo di frana, più che alla presenza di interstrati di argille rosse gessifere, derivate da disfacimento chimico delle porfiriti sottostanti, messe in evidenza dalle indagini del sottosuolo eseguite nel corso degli anni;
la natura tiene fermo questo sistema da migliaia di anni grazie alla parte inferiore del versante, appunto la cosiddetta frana del Brustolè, che con i suoi 60 milioni di metri quadrati di ghiaia contrasta la spinta proveniente dalla parte alta;
da molti anni, detto materiale è appetito da imprenditori del settore delle cave che vorrebbero trasformare la frana nella più grande cava d'Europa;
con un progetto di stabilizzazione, ricomposizione e tutela, presentato nel 2002, la società «Ricomposizione Ambientale s.r.l.» propone di intervenire sulla frana con l'intenzione di consolidarla, ma attraverso l'estrazione di materiale di cava, mentre studi, progetti e indagini geologiche e scientifiche prodotte su incarico delle amministrazioni comunali interessate e della Comunità montana Alto Astico e Posina, hanno accertato il rischio gravissimo di disastro ambientale che potrebbe verificarsi muovendo la frana (con conseguenze imprevedibili per gli abitati e gli abitanti della zona);
il comitato popolare per la difesa del Brustolè costituitosi nel 2002 ha svolto un importante lavoro di informazione sui rischi e pericoli dell'intervento prospettato;
il comitato ha presentato pure osservazione alla Commissione V.I.A. (valutazione impatto ambientale) della Regione Veneto nei termini di legge;
la Sovrintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Verona, chiamata in causa dalle osservazioni allo stesso progetto espressamente avanzate dal Comune di Velo d'Astico e dalla Comunità montana «Alto Astico e Posina» ha espresso l'opinione che lo studio di impatto ambientale presentato dalla ditta R.A. avrebbe omesso due aspetti fondamentali e cioè la presenza delle ville fogazzariane e le vestigia della grande guerra;
la società Ricomposizione Ambientale s.r.l. avrebbe manifestato l'intenzione di presentare un nuovo progetto di escavazione partendo dall'alto;
l'area della frana del Brustolè è un SIC (Sito di interesse comunitario) -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
come intenda procedere al fine di rassicurare le popolazioni coinvolte e al fine di tutelare il sito di interesse comunitario.
(4-00272)
BRANDOLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in tutta Italia, nella Regione Emilia Romagna ed in particolare nel territorio delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, da alcuni anni e in modo sempre più intenso vengono rilevate scie chimiche (chemtrails), rilasciate da aerei militari non meglio identificati;
diversamente dagli aerei civili, i quali su rotte predeterminate rilasciano scie di condensazione, le scie chimiche riscontrate sono di natura gelatinosa e vengono nebulizzate da aerei che volano a bassa quota e sono irrorate nell'aria attraverso sistemi di distribuzione ben visibili con normali cannocchiali;
non possono essere normali scie di condensazione in quanto nella maggior parte dei casi rilevati non sono presenti le condizioni per la formazione di scie di condensa, le quali sono dalla NASA così definite: 71 per cento di umidità, temperatura di -40° C e dunque una quota di volo non inferiore agli 8.000 metri alle latitudini italiane;
da denunce di cittadini, alcune dirette anche alle autorità giudiziarie, emerge che da tali scie chimiche derivino conseguenze pericolose sulla salute dei cittadini; il CNR nel 2005 e ricercatori indipendenti hanno rilevato, nelle analisi effettuate su campioni di pioggia coincidenti con il rilascio delle scie chimiche e su piante bagnate da questa pioggia, una concentrazione al di sopra della norma di sostanze chimiche come quarzo, ossido di titanio, alluminio, sali di bario, sicuramente pericolose per la salute e, secondo alcune fonti, anche cancerogene;
alle numerose interrogazioni parlamentari presentate, anche di recente, ai
dicasteri competenti, non sono mai arrivate risposte chiare, convincenti ed esaustive e tale silenzio ha rafforzato il convincimento che si tratti di fenomeni da tenere nascosti perché pericolosi;
i numerosi esposti presentati alle Procure della Repubblica da diversi cittadini singoli, o associati, supportati da una documentazione imponente sul tema, sono stati, ad oggi a quanto risulta all'interrogante completamente ignorati -:
se il fenomeno sia oggetto di rilevazione o di studio, per la parte di competenza di ciascun dicastero, direttamente o attraverso ricerche affidate a soggetti specializzati;
se siano in possesso dei dicasteri interessati, ciascuno per la propria parte di competenza, dati o ipotesi che possono in qualche modo far luce sul fenomeno;
se il Ministro della difesa sia in possesso di elementi raccolti direttamente o indirettamente sul fenomeno sopra descritto ed in particolare:
a) congrue informazioni riguardo alle sostanze chimiche che vengono irrorate nell'aria e al loro grado di inquinamento e pericolosità per la salute pubblica;
b) quali circostanze e significato abbiano i voli aerei che rilasciano queste scie chimiche e per quali ragioni vengano eseguiti con tali caratteristiche di rotta (al di fuori delle rotte ordinarie) e di quota;
c) chi autorizzi e con quali obiettivi la manipolazione climatica attualmente in atto attraverso le operazioni di aerosol clandestine, visto che leggi internazionali vietano tali interventi sui fenomeni meteorologici e climatici.
(4-00280)
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta scritta:
PORCU. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale del 28 febbraio 2008, il Ministero dei beni culturali ha soppresso la soprintendenza di Sassari e Nuoro per beni architettonici e paesaggistici, accorpandola a quella di Cagliari;
il provvedimento, oltre che apparire privo di molti elementi di razionalità - considerato che la regione Sardegna è la seconda per estensione territoriale -, aveva già suscitato le vibrate proteste anche di molti amministratori locali in quanto ritenuto decisamente inopportuno e addirittura, perché adottato in regime di cosiddetta prorogatio, a Camere sciolte e da un Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto limitarsi all'ordinaria amministrazione;
il nord Sardegna, sul cui territorio si concentra la maggior parte del patrimonio architettonico e storico-archeologico dell'isola, si vede privato di un'istituzione territoriale di straordinaria importanza;
inoltre, le numerosissime pratiche che i Comuni e le Province devono per legge, sottoporre alla competenza della Soprintendenza, dovranno essere inviate a Cagliari (anziché a Sassari), dove funzionari, dirigenti e amministratori pubblici saranno costretti a recarsi per ricevere o fornire informazioni, delucidazioni, chiarimenti in ordine a qualsiasi intervento che preveda il coinvolgimento degli uffici ministeriali. Ciò comporta inevitabili disagi con allungamento e perdite di tempo e con ripercussioni negative in termini di efficacia dell'azione amministrativa e decisionale degli enti coinvolti;
fino al 21 febbraio 2008, nella bozza del decreto di riorganizzazione, la Soprintendenza beni architettonici e paesaggistici di Sassari era addirittura sede centrale per tutta isola;
l'organizzazione del G8 nel 2009 a la Maddalena, sta già creando una situazione di emergenza, infatti la presenza di un patrimonio monumentale e paesaggistico assai rilevante, non può essere gestito in una fase di smantellamento dell'ufficio sassarese -:
quali urgenti provvedimenti alla luce di quanto sommariamente esposto il Ministro, intenda adottare, affinché venga ripristinato l'ufficio della Soprintendenza beni architettonici e paesaggistici di Sassari.
(4-00270)
MUSSOLINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il patrimonio architettonico realizzato negli anni '30 e '40 è stato accumulato grazie al «gusto della bellezza» dei nostri predecessori ma pochissime delle opere di architettura moderna di quegli anni sono state vincolate per essere tutelate come patrimonio nazionale d'arte e di cultura;
tra queste non c'è la «Palestra del Duce» realizzata all'interno delle Terme al «Foro Mussolini» dall'architetto Luigi Moretti, protagonista del MAR, Movimento per l'Architettura Moderna, ispirato alle teorizzazioni di LeCorbusier, Gropius, Taut, Mies van De Rohe e di Wright;
Bruno Zevi, nella sua «Controstoria dell'architettura italiana-Ottocento Novecento» ha scritto «... nella casa della scherma al "Foro Mussolini", Moretti dimostra doti eccezionali creando un ambito vivificato dalla originale sezione del grande salone che configura una luminosità affascinante»;
dimenticata da decenni e adibita agli usi più stravaganti questa straordinaria opera di architettura moderna corre il rischio di scomparire dal panorama architettonico italiano e per scongiurare tale nefasta evenienza occorre avocarla al patrimonio del Ministero per i beni culturali per essere recuperata allo splendore del suo primo giorno attraverso un rigoroso restauro filologico;
in omaggio alla tesi di LeCorbusier secondo il quale «L'architettura è al di là dell'utile» la Palestra non dovrebbe avere altra destinazione che quella di monumento di se stessa, esattamente come il padiglione della Germania che Mies van Der Rohe realizzò all'Esposizione di Barcellona del 1929 e che, distrutto durante la guerra civile spagnola, è stato fedelmente ricostruito per entrare a far parte del patrimonio cittadino d'arte e di cultura per essere offerto al godimento spirituale dei visitatori;
per sollecitare il Ministero ai beni culturali a operare in questo senso Mirella Barracco, Corrado Bèguinot, Ermanno Corsi, Nino Daniele, Guido D'Angelo, Renato De Fusco, Roberto Di Stefano, Andrea Geremicca, Antonio Guizzi, Aldo Masullo, Gerardo Mazziotti, Vittorio Paliotti, Antonio Parlato, Geppi Rippa, Francesco Rosi, Massimo Rosi, Aldo Rossi Loris, Alfonso Ruffo, Gennaro Sangiuliano, Michele Serio, Alfredo Sbriziolo, Vittorio Sgarbi, Max Vajro, Maurizio Valenzi e altri hanno firmato già nel luglio del 2000 un Manifesto in difesa della Palestra e nel gennaio 2001 lo hanno presentato presso la Scuola di Restauro nella Chiesa Trecentesca di Donnaregina a Napoli. Nella circostanza la stampa cittadina e nazionale ebbe modo di rilevare come il recupero di quest'opera stesse a cuore anche a intellettuali di sinistra a dimostrazione che l'architettura, in quanto espressione artistica, non può essere etichettata come «fascista» tant'è vero che la documentazione grafica e fotografica è stata pubblicata come «La Palestra del Duce» nel n. 541 del novembre 2000 di «l'Architettura/cronache e storia» diretta da Furio Colombo, che allora dirigeva anche il quotidiano l'Unità;
precedenti Ministri dei beni culturali dimostrarono di volersene seriamente occupare
ma evidentemente non ebbero tempo e voglia per occuparsi della «Palestra del Duce» -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato tendenti a tutelare come patrimonio nazionale d'arte e di cultura «Palestra del Duce» realizzata all'interno delle Terme al «Foro Mussolini» dall'architetto Luigi Moretti.
(4-00275)
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta orale:
FRONER, LULLI e VELO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i servizi informatici delle Ferrovie dello Stato (FS) sono gestiti dalla società Tele Sistemi Ferroviari (TSF), i cui azionisti sono Almaviva per il 61 per cento e Ferrovie per il 39 per cento;
va ricordato che, nel gennaio 2007, scaduto il precedente contratto decennale, mentre TSF lavorava in regime di proroga, le Ferrovie elaborarono il bando di gara, per il rinnovo pluriennale di detti sistemi e servizi (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 aprile 2007) nel quale era previsto l'acquisto del 100 per cento delle azioni TSF per un importo pari a 107.500.000 euro, la salvaguardia dei dipendenti di TSF e l'obbligo di non trasferire a terzi le azioni o l'azienda TSF per 2 anni dalla data di esecuzione del contratto;
nell'ottobre 2007, la gara venne aggiudicata a Sirti spa, ma Almaviva presentò un ricorso al TAR, che venne accolto e successivamente confermato dal Consiglio di Stato, che annullava l'aggiudicazione a Sirti della gara, perché le operazioni di gara erano state eseguite senza il rispetto della pubblicità;
nel marzo 2008 Almaviva ha ripreso così il possesso delle azioni e dei diritti connessi, compresa la gestione della cassa TSF per le esigenze del gruppo;
TSF continua ad operare in regime di proroga. L'allungamento dei tempi di decisione, sulla nuova gara o altri strumenti di assegnazione delle attività, paralizza l'azienda e ne svilisce le professionalità e le potenzialità di sviluppo;
è necessario, ad avviso degli interroganti, che sia trovato in tempi brevi un accordo sulle caratteristiche e le procedure della nuova gara e su come sciogliere il nodo delle partecipazioni azionarie -:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati intendano adottare al fine di individuare e concordare le principali caratteristiche della nuova gara, favorendo un incontro tre le parti interessate (azionisti e sindacati).
(3-00030)
Interrogazioni a risposta scritta:
MILO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione della Giunta Comunale di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) n. 163 del 9 settembre 2003, veniva approvato uno schema di un protocollo d'intesa tra l'Agenzia delle Entrate di Nola (Napoli) ed il detto ente locale per l'apertura di uno sportello fiscale nel Comune di San Giuseppe Vesuviano;
in data 10 maggio 2004, veniva sottoscritto il relativo protocollo d'intesa dai legali rappresentanti del Comune e dell'Agenzia delle Entrate;
per assicurare un adeguato ed efficiente funzionamento del menzionato sportello fiscale, il Comune di San Giuseppe Vesuviano metteva a disposizione dell'Agenzia delle Entrate idonei locali e le necessarie attrezzature informatiche, sostenendo ingenti spese;
in particolare, per agevolare il funzionamento di tale sportello, il Comune provvedeva anche, a propria cura e spese, a dotarlo di un collegamento telematico, sostenendo ulteriori ingenti oneri;
con nota protocollo 10968 del 21 aprile 2008 - indirizzata, tra gli altri, alla Direttrice dell'Agenzia delle Entrate di Nola (Napoli) e ai Direttori della Direzione Generale dell'Agenzia delle Entrate di Roma - numerosi Consiglieri Comunali di San Giuseppe Vesuviano evidenziano l'assoluta inadeguatezza delle prestazioni rese dal prefato sportello fiscale, nonostante il vastissimo bacino d'utenza al cui servizio lo stesso era posto;
l'esigenza dell'apertura di uno sportello fiscale nel Comune di San Giuseppe Vesuviano - come puntualmente sottolineato e ricordato dai menzionali Consiglieri Comunali nella citata missiva - era stata convenuta proprio in ragione della necessità di assicurare un adeguato servizio ad una serie di Comuni «ad alta densità abitativa ed operatività commerciale»;
la necessità di garantire un migliore funzionamento del menzionato sportello fiscale veniva evidenziata anche dal Sindaco del Comune di San Giuseppe Vesuviano con nota protocollo N. 11466 del 28 aprile 2008, con la quale nel dichiarare la propria «piena disponibilità» in «uno spirito di fattivi rapporti istituzionali», si chiedevano gli interventi necessari per assicurare un efficiente funzionamento del detto sportello;
con nota protocollo N. 43726 del 6 maggio 2008 la Direttrice dell'Agenzia delle Entrate di Nola, dottoressa Patrizia Palma, invece, di prendere in esame o proporre soluzioni per un adeguato funzionamento del più volte menzionato sportello fiscale, recependo la manifestata piena disponibilità del Comune di San Giuseppe Vesuviano ad una fattiva collaborazione, comunicava «formalmente la indisponibilità della presenza dei funzionari dell'Agenzia presso lo sportello decentrato di San Giuseppe Vesuviano» di cui veniva disposta l'immediata chiusura;
il comportamento tenuto dall'Agenzia delle Entrate di Nola contrasta secondo l'interrogante evidentemente con i principi di leale e fattiva collaborazione che devono regolare i rapporti tra pubbliche amministrazioni;
la chiusura dell'indicato sportello decentrato dell'Agenzia delle Entrate appare all'interrogante del tutto irragionevole non essendo venute meno le ragioni - condivise da entrambe le Amministrazioni interessate - che avevano condotto alla sua apertura;
la chiusura di tale sportello appare un'irragionevole reazione ai legittimi rilievi del Comune di San Giuseppe Vesuviano, quale Ente esponenziale della collettività locale, diretti, in un'ottica di fattiva collaborazione, ad una migliore erogazione del servizio e non alla sua improvvisa ed ingiustificata cessazione che all'interrogante appare connotata da un evidente ottica di «una prova di forza» -:
se e quali provvedimenti verranno adottati per la riapertura dello sportello fiscale decentrato di San Giuseppe Vesuviano.
(4-00260)
MANCUSO, PATARINO, GHIGLIA, HOLZMANN, FRASSINETTI, BIAVA, CICCIOLI, PORCU, MARSILIO, SALTAMARTINI e BARANI - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 383, della legge finanziaria per il 2008 recita: «È istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un fondo per la repressione dei reati in danno agli animali. Le risorse del fondo sono destinate al finanziamento degli interventi sostenuti dal Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali del Corpo forestale dello Stato»;
l'articolo 2, comma 384 della legge finanziaria per il 2008 recita: «Ad ognuno dei fondi di cui ai commi 382 e 383 è attribuita una somma pari a 1 milione di euro per gli anni 2008, 2009 e 2010»;
grazie a questo finanziamento il Corpo forestale dello Stato aveva avviato un atto di intesa con la FNOVI (Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani) che avrebbe consentito la presenza di medici veterinari che avrebbero collaborato con il NIRDA in veste di ausiliari di p.g.;
sarebbe stata un'operazione molto efficace e con una positiva ricaduta immediata sulla repressione e prevenzione dei reati di maltrattamento sugli animali (canili, animali trasportati, eccetera);
questo finanziamento è stato cancellato ed a peggiorare le cose il NIRDA non è stato inserito nel bilancio preventivo del 2008 proprio perchè avrebbe goduto del finanziamento triennale;
se il Governo intenda adottare provedimenti tesi a recuperare questa importante iniziativa volta a salvaguardare la tutela del benessere animale in alcuni settori dove questa è messa maggiormente a rischio.
(4-00264)
BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 4 gennaio 2007 si è tenuto a Lazise (Provincia di Verona) un convegno avente per tema «Governo del territorio per un turismo sostenibile», a cura del locale circolo di Legambiente «Terre del Garda Associazione Ambientalista»;
nel corso del medesimo si è tra l'altro evidenziato che da oltre trent'anni la sponda orientale del Lago di Garda in comune di Lazise, a sud del capoluogo per una lunghezza di circa sette chilometri, è occupata da alcuni campeggi;
a norma delle leggi e dei regolamenti vigenti esiste una fascia di rispetto che dalla riva del lago penetra per 100 metri verso l'interno ed in detta fascia vige divieto assoluto di edificazione di volumi mobili e fissi;
dagli anni '50 questa fascia è occupata da costruzioni e strutture di servizio funzionali per le attività dei campeggi;
nel tempo l'ente locale (comune di Lazise) ha adottato alcune varianti urbanistiche nel tentativo di adeguare la realtà esistente alle leggi regionali e nazionali che nel frattempo si sono succedute;
allo stato attuale dette strutture risultano:
insistere ancora con manufatti nell'area di salvaguardia (100 metri dalla battigia);
svolgere attività economica in aree che ai sensi della norma vigente risulterebbero parco pubblico;
impedire di fatto l'accesso alla riva e la fruizione del lago alla popolazione residente e ai turisti non ospitati nelle loro strutture;
nel corso del convegno uno dei relatori ha segnalato che vi sono in detta fascia una decina di campeggi, di cui uno di proprietà comunale;
quello comunale risulterebbe denunciare un reddito imponibile pari a circa il 50 per cento degli incassi, mentre per quelli gestiti da privati tale percentuale scenderebbe mediamente al 10 per cento;
ciò appare in contrasto con la nota e generale convinzione di una minore efficienza e produttività della gestione pubblica rispetto a quella privata -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano di voler verificare lo stato di diritto di dette aree ai sensi delle leggi nazionali in materia di urbanistica e turismo, ed in particolare con riferimento alla disciplina sulle autorizzazioni paesaggistiche
recata dal codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui agli articoli 143 e 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004;
quali azioni intendano intraprendere al fine di assicurare che anche nelle aree e nei settori di attività indicati in premessa sia verificata la reale capacità contributiva dei soggetti citati, anche al fine di un corretto prelievo tributario.
(4-00268)
MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa che hanno successivamente avuto vasto clamore in Emilia Romagna ed a Reggio Emilia in particolare, nel collocamento di Servizi Italia, in Borsa da appena tre giorni, circa 42 milioni di euro sono finiti a 300 soggetti, quasi tutte persone fisiche. Si tratta, per la quasi totalità, di amministratori e soci di Coopservice, la cooperativa di Reggio Emilia che possiede il 60 per cento di Servizi Italia, azienda leader nei servizi di noleggio, lavaggio e sterilizzazione di articoli tessili e strumentario chirurgico per ospedali e strutture assistenziali;
nella lista dei beneficiati figurano Pierluigi Rinaldini, presidente di Coopservice e di Servizi Italia; Luciano Facchini, ex consigliere di Coopservice ed ex direttore generale di Servizi Italia; Barbara Piccirilli, vicepresidente di Coopservice e consigliere di Servizi Italia, Enea Righi, amministratore delegato di Servizi Italia e Ilaria Eugeniani, consigliere. Costoro, assieme agli altri di cui non sono noti i nomi sono soci di una «scatola» lussemburghese, la First Service Holding, in cui erano stati trasferiti sette mesi fa circa 5 milioni di azioni Servizi Italia al prezzo unitario di 1,149 euro;
secondo la ricostruzione della stampa nel 2002 Coopservice acquista il 100 per cento di Servizi Italia, per 13,7 milioni; nell'agosto 2004 la proprietà di Servizi Italia passa ad Aurum, anch'essa al 100 per cento di Coopservice, la quale, nel dicembre dello stesso anno costituisce nel Granducato di Lussemburgo la First Service;
nel febbraio 2005, il 43 per cento di Aurum è ceduto alla Fondazione Manodori, di cui è presidente Antonella Spaggiari, ex sindaco diessino di Reggio e responsabile cittadina delle cooperative di servizi di Legacoop con un'opzione di riacquisto sul 40 per cento a favore della stessa Aurum, a 1,149 euro per azione. E il classico portage, operazione finanziaria proibita con la quale si pilotano gli scambi: due soggetti si mettono d'accordo per passarsi, senza rendere pubblica la transazione, un determinato quantitativo di titoli finanziari sul mercato, in un determinato momento e a un determinato prezzo;
Aurum esercita il diritto di riacquisto sui titoli Servizi Italia nel settembre 2006, versando alla Manodori 5,7 milioni. Ma non lo esercita per sé, bensì «in nome e per conto» di First Service, che diventa così proprietaria del 40 per cento di Servizi Italia. E in novembre la stessa Aurum s'impegna a rilevare dalla società del Granducato un milione e mezzo di titoli (il 12,5 per cento di Servizi Italia) al futuro prezzo di collocamento. Questo, nell'aprile 2007, è fissato in 8,50 euro per azione. Pertanto per il 12,50 per cento di Servizi Italia, First Service riceve da Aurum 13,1 milioni, e altri 28,9 li incassa dall'offerta pubblica di vendita, per 42 milioni, con una plusvalenza di 36,4 esentasse;
la vicenda ha destato scalpore a Reggio Emilia; la direzione provinciale di Legacoop s'è riunita il 5 aprile per discutere del caso, che è esploso a seguito della pubblicazione del prospetto informativo di Servizi Italia. Tra i 5 mila soci di Coopservice, che occupa 11 mila persone con 400 milioni di ricavi, è stata una sorpresa, poiché prima di allora, nessuno aveva sentito parlare di questa società lussemburghese;
a parte la considerazione che taluni soci, evidentemente, sono più speciali degli
altri, per cui sarebbe opportuno conoscere l'intera lista dei beneficiari, va rilevato che la vicenda è disastrosa per l'immagine del sistema cooperativo e ne risulta offesa la sensibilità e l'opera dei tanti soci e dipendenti che contribuiscono quotidianamente alla crescita delle cooperative; operazioni siffatte sono ormai ben lontane dall'originaria idea di mutua solidarietà del sistema cooperativistico e pertanto occorrerà valutare se esso debba ancora godere di evidenti vantaggi fiscali;
sarebbe opportuno rendere pubblici i nomi dei 300 soci della First Service Holding, società lussemburghese coinvolta nell'affare Coopservice-Servizi Italia -:
se il Ministro interrogato intenda attivare gli strumenti di cui dispone per verificare la liceità tributaria dell'attività finanziaria esposta in premessa;
se non ritenga altresì opportuno assumere iniziative normative volte ad una revisione verso l'alto della tassazione del sistema cooperativo nazionale, specie nei casi in cui le iniziative economiche intraprese dalle cooperative medesime assumono valenza prettamente speculativa.
(4-00282)
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
VANNUCCI e TENAGLIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale di Urbino si troverà, sin dai prossimi mesi, in forti difficoltà di funzionamento a causa del trasferimento di tre dei cinque giudici in organico. L'organico del Tribunale di Urbino si troverà presto ridotto al Presidente e a due soli giudici. Risulta purtroppo che il Consiglio superiore della magistratura ha proposto la pubblicazione della vacanza per un solo posto. Appare quindi evidente che a queste condizioni il Tribunale non sarà, di fatto, in condizioni di operare né per quanto attiene la materia penale né per quanto concerne l'attività civile;
una simile situazione penalizzerebbe gravemente l'amministrazione della giustizia per la città di Urbino (capoluogo di Provincia assieme a Pesaro) e per l'intero territorio di competenza del Tribunale, con conseguenti disagi per i cittadini che non potranno più confidare in un efficiente e rapido funzionamento della stessa, nonché per la sicurezza del territorio;
risulta infatti che il Tribunale di Urbino svolge una mole di lavoro significativa ed importante, con risultati positivi per l'intera area di competenza. Non si deve appunto dimenticare che il territorio della circoscrizione del Tribunale, con 1.689 chilometri quadrati, è uno fra i più vasti d'Italia e comprende ben 34 comuni con una popolazione di quasi 100.000 abitanti -:
quali iniziative di propria competenza intenda assumere per evitare il rischio richiamato in premessa e per garantire la piena efficienza del Tribunale di Urbino;
se, in linea generale, anche per far fronte a diffusi casi di carenza di organico nel territorio nazionale, non ritenga opportuno predisporre una iniziativa normativa riferita agli uditori giudiziari volta a permettere agli stessi di essere assegnati come prima destinazione alle funzioni requirenti.
(4-00262)
BORDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia ha più volte sollecitato l'intervento del Ministero della giustizia per l'adeguamento degli organici, magistrati e personale di servizio, per far fronte agli adempimenti d'ufficio;
al 31 dicembre 2007, i procedimenti pendenti contro noti erano circa 30.000 e
ciascun sostituto procuratore in servizio aveva in carico una media di circa 2.000 procedimenti;
tale carico di lavoro pone la Procura di Foggia al 20o posto in Italia su oltre 120 Procure operative;
dalle indagini statistiche, effettuate periodicamente nel distretto della Corte d'appello di Bari, cui fanno capo 4 Tribunali, risulta che il 50 per cento dei procedimenti penali di secondo grado è stato trattato dalla Procura di Foggia;
ad aggravare il quadro critico della Procura di Foggia, risultano vacanti almeno 9 posti nella pianta organica amministrativa: cancelliere C2, cancelliere C1; cancelliere B3;
l'amministrazione della giustizia in provincia di Foggia risulta essere ancora più difficoltosa a causa della drastica riduzione dei sostituti procuratori in servizio presso la Procura del Tribunale di Lucera, passati da 4 a 2, dei quali 1 temporaneamente applicato dalla Procura di Bari;
entrambe le Procure operano nel territorio in cui, statisticamente, c'è il numero più elevato di reati pro capite dell'intero territorio regionale, oltre ad essere particolarmente impegnate nelle attività di indagine, direttamente o a supporto della Direzione distrettuale antimafia, che interessano alcune tra le più pericolose cosche mafiose attive in Puglia -:
come e quando il Ministro interrogato intende assicurare l'aumento della pianta organica della Procura della Repubblica di Foggia - prevedendo l'inserimento di almeno 7 Sostituti procuratori, un Procuratore aggiunto e 10 unità amministrative - ed in che tempi si intenda procedere alla ricostruzione della pianta organica della Procura della Repubblica di Lucera.
(4-00265)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con atto ispettivo n. 2-00006 del 14 maggio 2008 l'interrogante ha provveduto a denunziare l'avvenuta revoca del regime del 41-bis al boss Franco Perna, capo storico della criminalità organizzata cosentina e condannato all'ergastolo in via definitiva per omicidio ed a Gianfranco Ruà, uomo di vertice dell'omonimo clan Perna-Ruà;
i due Perna e Ruà risultano imputati nel processo «Missing», in fase di svolgimento presso il Tribunale di Cosenza;
nei giorni scorsi si è appreso della revoca del 41-bis anche per Giancarlo Anselmo e Giulio Castiglia, anche loro imputati nel processo «Missing» -:
se non ritenga necessario ed urgente fare effettuare un attento monitoraggio sull'effettiva applicazione del regime del 41-bis e sulle revoche di tale regime applicate a noti boss della 'ndrangheta proprio nel mentre sono in fase di svolgimento importanti processi che li vedono accusati di mafia.
(4-00278)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con atto ispettivo n. 4-00151 del 21 maggio 2008 l'interrogante ha segnalato la necessità di rivisitare la norma relativa al cosiddetto «patteggiamento in appello», alla luce dello «sconsiderato» uso della stessa norma da parte di noti boss mafiosi;
in particolare, con il citato atto ispettivo, l'interrogante faceva riferimento all'avvenuta decretazione di assegnazione degli arresti domiciliari a Pantaleone Mancuso, uno dei principali capi del clan di Limbadi (V.V.), proprio nel mentre è in atto, presso il Tribunale di Catanzaro il processo di appello «Dinasty - Affari di famiglia», che lo vede tra i principali imputati;
voci ricorrenti riportano la notizia che il citato boss Pantaleone Mancuso si sarebbe reso latitante -:
se agli atti del Ministero dell'interno risulta veritiero la notizia della latitanza del boss Pantaleone Mancuso;
quali urgenti iniziative di carattere normativo intendono assumere al fine di rendere decisamente efficace il contrasto alla criminalità organizzata.
(4-00279)
NACCARATO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si sta concludendo il processo presso il Tribunale di Padova che vede imputati alcuni esponenti di spicco dell'organizzazione criminale denominata «Nuova mala del Brenta», accusati di gravi reati, tra cui la rapina a mano armata di un furgone portavalori avvenuta il 15 marzo 1992 e conclusasi con l'uccisione della guardia giurata Andrea Padovani, di 31 anni;
gli imputati in questo processo avevano già fatto parte, negli anni scorsi, dell'organizzazione criminale conosciuta con il nome di «Mala del Brenta», artefice di numerosi furti, rapine a furgoni portavalori, estorsioni e omicidi, in particolare nel territorio delle Province di Padova e Venezia; organizzazione successivamente sgominata grazie all'efficace lavoro delle Forze dell'ordine e della Magistratura;
gli imputati in tale processo Lucio Calabresi, Angelo Meneghetti, Daniele Sarto, come risulta dalle indagini svolte dalla Magistratura, erano pronti a riprendere l'attività criminale, nella convinzione di poter uscire dal carcere a causa della scadenza dei termini di custodia cautelare nei loro confronti;
la tempestiva attività investigativa delle Forze dell'ordine e del Magistrato inquirente, e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno invece portato alla luce il progetto criminale, da parte degli imputati e della loro organizzazione, di compiere altri gravi reati quali l'evasione dal carcere di Vicenza nel quale erano detenuti e l'omicidio del loro accusatore pentito, nonché l'uccisione dello stesso Magistrato inquirente, degli attuali Capi delle Squadre Mobili della Polizia di Stato di Venezia e Padova e dell'attuale vice questore vicario di Belluno -:
se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti; quali iniziative intenda adottare per assicurare, anche attraverso il rafforzamento delle misure di protezione, l'incolumità delle persone minacciate; quali altre iniziative di propria competenza i Ministri interrogati intendano adottare per potenziare le strutture investigative impegnate in delicati processi contro la criminalità organizzata e per contrastare il rischio di un pericoloso radicamento di organizzazioni criminali dedite alla commissione di gravi reati ed efferati delitti nel nostro territorio.
(4-00284)
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il Piano Generale del Traffico Urbano PGTU 2006, approvato dal Comune di Bologna con delibera consigliare Odg 128 del 25 giugno 2007, P.G. 109827/2007, in attuazione dell'articolo 36 del Nuovo Codice della Strada, prevede (Cap. 5.4.1) un progetto di ciclo-pedonalizzazione della Zona Universitaria che interessa il quadrante Nord-Est del Centro storico, indicativamente ricompreso tra i Viali di circonvallazione, Via Irnerio, Via Indipendenza, Via Rizzoli, Via San Vitale, interessando un'area di circa 50 ettari;
la completa attuazione dell'intervento è prevista mediante l'adozione di più fasi successive, al fine di introdurre in modo
progressivo le limitazioni al traffico in funzione della disciplina circolatoria e dei carichi veicolari;
dal 15 maggio 2008, è entrata in vigore la «Fase 1» del progetto di ciclo-pedonalizzazione della Zona Universitaria, che consiste nella pedonalizzazione dell'Area «Belle Arti» posta a nord di Via Zamboni e dell'Area «Belmeloro» posta a sud di Via Zamboni, tele controllata 24 ore su 24 tutti i giorni ed in cui è stato vietato l'accesso ad autoveicoli e moto, sia motoveicoli che ciclomotori;
il controllo degli accessi è affidato alle telecamere collocate ai due varchi di via Bertoloni e via Belmeloro. Le telecamere sono sempre accese, 7 giorni su 7, 24 ore su 24, e sanzionano tutti i transiti non autorizzati, sia delle auto che delle moto;
i provvedimenti attuativi di tale progetto consistono nella delibera della giunta del Comune di Bologna n. 274026/2007 del 27 novembre 2007 (che rimanda ad apposite ordinanze la regolamentazione, anche in via sperimentale, degli accessi e della sosta nella zona interessata dalla pedonalizzazione) e nell'ordinanza del Sindaco del Comune di Bologna P.G. n. 43700/2008 del 4 marzo 2008, entrambe emanato sulla base del PGTU 2006 del Comune di Bologna (cap. 5.4.1). In particolare l'ordinanza sindacale succitata si autodefinisce un provvedimento «a carattere sperimentale, soggetto a revisione dopo un congruo periodo di attuazione, tale da consentire una corretta valutazione degli effetti»;
la suddetta ordinanza indica i soggetti autorizzati a transitare 24 ore su 24 nella zona interessata dalla pedonalizzazione, tra cui i veicoli dei residenti, anche temporanei, della zona e dei domiciliati iscritti agli appositi sportelli addetti al rilascio permessi che presentino regolare contratto registrato riferito all'appartamento in cui abitano;
sempre ai sensi della suddetta ordinanza residenti e domiciliati possono far accedere alla zona pedonale, dalle 20.00 della sera alle 7.00 della mattina, i veicoli di ospiti e accompagnatori, con le seguenti modalità: ad ogni nucleo famigliare viene consegnato un codice di accesso che permette di comunicare le targhe direttamente al sistema di controllo (via sms, internet o telefono). Questa tipologia di accesso ha un limite massimo mensile (15 accessi per nucleo famigliare o persone domiciliate nella stessa unità abitativa);
la limitazione di cui sopra sembra porsi in contrasto con la normativa dettata in materia di protezione di dati personali e diritto alla riservatezza (decreto legislativo n. 196 del 2003), specie alla luce di quanto stabilito dal Garante per la protezione dei dati personali con proprio provvedimento del 29 aprile 2004 in materia proprio di videosorveglianza. Con particolare riferimento agli accessi ai centri storici (paragrafo 5.3) il Garante, nel suddetto provvedimento, ha affermato che: «5.3 Accessi a centri storici: "Qualora introducano sistemi di rilevazione degli accessi dei veicoli ai centri storici e alle zone a traffico limitato, i comuni dovranno rispettare quanto dettato dal decreto del Presidente della Repubblica 2 giugno 1999, n. 250". Tale normativa impone ai comuni di richiedere una "specifica autorizzazione amministrativa, nonché di limitare la raccolta dei dati sugli accessi rilevando le immagini solo in caso di infrazione" (articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 250 del 1999)».
A sua volta l'articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 250 del 1999 così recita: «1. Gli impianti sono utilizzati per la rilevazione dei dati riguardanti il luogo, il tempo e l'identificazione dei veicoli che accedono al centro storico o nelle zone a traffico limitato. Gli impianti raccolgono dati sugli accessi rilevando immagini solamente in caso di infrazione».
Ebbene, nel caso oggetto della presente interpellanza non vi è la limitazione della raccolta dei dati e della rilevazione delle immagini per i soli trasgressori, in quanto i dati relativi alle targhe dei soggetti legittimati (quali parenti e amici autorizzati dall'avente titolo) saranno comunque raccolti
dal «sistema di controllo», al pari delle immagini di targa e veicoli degli stessi, costretti a passare dal sistema di videosorveglianza, pur senza commettere alcuna infrazione. Ciò in apparente violazione della privacy e riservatezza (nonché, in alcuni casi, sicurezza) di tali soggetti, costretti a denunciare i loro spostamenti, senza che ciò trovi alcun bilanciamento nella trasgressione di divieti alla circolazione;
a ciò aggiungasi l'impossibilità per tali soggetti, ove destinatari di una sanzione amministrativa, di provare, a distanza di mesi, il titolo loro legittimante l'accesso, consistendo lo stesso in un sms, neppure direttamente inviato (che potrebbe non aver raggiunto il «sistema di controllo» per responsabilità non imputabile a nessuno degli interessati, ma ad esempio, al gestore telefonico, o che, ancora, difficilmente verrà conservato dal soggetto che lo ha inviato per mesi e che comunque non è idoneo a costituire, a fronte di una contestazione amministrativa e in un eventuale giudizio, prova della legittimità del transito) o in una semplice telefonata effettuata dal residente/domiciliato, impossibile da provare a distanza di tempo;
quanto sopra rappresentato appare idoneo a tradursi, di fatto, in un vero e proprio isolamento e discriminazione dei soggetti residenti o domiciliati nella zona, che sempre meno parenti e amici saranno disposti ad andare a trovare o accompagnare a casa, con evidente rischio alla incolumità degli stessi, specie ove non posseggano un veicolo proprio. Ciò anche alla luce dell'evidente degrado della zona universitaria della città di Bologna, con conseguente pericolosità di percorrere a piedi di notte le strade ora chiuse al traffico;
a ciò aggiungasi l'arbitraria limitazione del numero di volte al mese (15 per nucleo famigliare) in cui «parenti e amici» possano raggiungere le abitazioni dei residenti/domiciliati nella zona;
si evidenzia inoltre come tali provvedimenti siano stati assunti (come rilevato anche dalla Confesercenti di Bologna in una nota al Sindaco e all'Assessore alla mobilità del 30 aprile 2008) «senza una preventiva qualificazione urbana e un progetto più complessivo riguardante la sicurezza e la vivibilità della zona. Con questa decisione si corre il rischio di penalizzare le attività commerciali e di pubblico esercizio, per cui gli effetti positivi dell'eventuale miglioramento della qualità ambientale sono annullati dagli effetti negativi sulla vivibilità, in particolare nelle ore serali e notturne», stante il prevedibile aumento del degrado, con conseguente pericolo alla sicurezza dei cittadini. Aggiungasi che l'area era già tra quelle ricomprese nella ZTL, e, come tale, non certo particolarmente trafficata. Ed anzi, il ricorso alla pedonalizzazione dell'area comporterà certamente una maggiore congestione delle strade limitrofe, tra cui Via Irnerio;
i provvedimenti sopra menzionati appaiono inoltre idonei a discriminare attività commerciali e pubblici esercizi operanti nella zona (che i cittadini possono ora solo raggiungere a piedi, con ovvi disagi e rischi alla propria sicurezza, stante il degrado della zona specie nelle ore notturne, fino adesso limitato solo dal numero degli esercizi e locali altamente frequentati) o attività commerciali e pubblici esercizi concorrenti siti altrove e più comodamente raggiungibili, senza neanche che i primi possano godere dell'indubbio vantaggio di trovarsi nel cuore della città o, comunque, in zone che i cittadini sono abituati a raggiungere a piedi e che risultano assai meno toccate dal degrado. Il tutto a discapito della libertà di iniziativa economica e libertà di concorrenza, garantita dall'articolo 41 della nostra Costituzione;
per tutto quanto suddetto i provvedimenti in oggetto appaiono viziati sotto molteplici profili ed assunti dall'amministrazione comunale in assenza di una adeguata ponderazione e bilanciamento dei contrapposti interessi privati localizzati nell'area interessata, in contrasto con il disposto dell'articolo 97 della Costituzione.
A ciò aggiungasi la già rappresentata disparità di trattamento tra i commercianti, al di fuori di qualsivoglia criterio di ragionevolezza che giustifichi tale indebita discriminazione -:
se e, in tal caso, sulla base di quali elementi il Ministro abbia autorizzato l'installazione e l'esercizio degli impianti descritti in premessa e se non intenda ordinare, qualora accerti l'insussistenza dei presupposti per l'autorizzazione, la cessazione dell'esercizio degli impianti medesimi.
(2-00037) «Bernini, Biava, De Corato, Raisi, Minasso, Sbai, Barbieri, Polidori, Barbaro, Lisi, Aracu, Perina, Tommaso Foti, Scalia, Saglia, Corsaro, Ghiglia, Angeli, Mario Pepe (PdL), Landolfi, Cristaldi, Marsilio, Moffa, Patarino, Galletti, Laboccetta, Contento, Laffranco, Bianconi, Murgia, Porcu, Malgieri, De Angelis, Frassinetti, Proietti Cosimi, Piso».
Interrogazione a risposta in Commissione:
LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è stata annunciata da parte di RFI la decisione di ridimensionare l'attività di Alessandria Smistamento che avrà conseguenze occupazionali rilevanti, come denunciato dalle organizzazioni provinciali di categoria, dalla Rsu e dai lavoratori del settore scesi in sciopero in data 30 maggio scorso;
la ristrutturazione che RFI intende attuare potrebbe coinvolgere, come denunciano i sindacati, anche gli altri settori lavorativi dello scalo alessandrino, per esempio gli addetti della divisione Cargo, con ulteriori tagli occupazionali;
l'ipotesi riorganizzativa, considerata definitiva e non per un periodo temporaneo, secondo i sindacati, «comporta la chiusura totale dello scalo nelle notti fra sabato e domenica e lo svolgimento delle attività di manovra non più di notte ma nelle ore diurne con la conseguenza che questa riorganizzazione del lavoro, pur garantendo all'inizio risparmi di gestione, penalizzerebbe ulteriormente il già disastrato trasporto passeggeri, in quanto i treni merci viaggeranno di giorno accanto a quelli passeggeri e si rischia perciò di aggiungere nuovi ritardi ad una situazione del trasporto passeggeri che già manifesta scarsa puntualità. Le tracce treno sono sempre quelle mentre così il traffico ferroviario aumenterebbe creando altri disagi»;
quanto sta avvenendo appare in contrasto con le prospettive di sviluppo e di investimenti per un valore di 90 milioni di euro annunciati sull'area a seguito del protocollo d'intesa sottoscritto il 5 maggio 2008 a Genova fra Ferrovie dello Stato spa, Regioni Piemonte e Liguria, Province di Alessandria, Genova e Savona, Autorità portuali di Genova e Savona, Fondazione SLALA, Confindutria Piemonte e Liguria, per realizzare un hub ferroviario in grado da fungere da riferimento per i traffici di merci dai porti liguri verso il Nord Italia e l'Europa -:
se sia a conoscenza del piano di ristrutturazione annunciato da RFI per lo scalo merci di Alessandria Smistamento e come intenda intervenire con urgenza per scongiurare le conseguenze sull'occupazione e sulla funzionalità dei servizi ferroviari per le merci e per i pendolari denunciati dalle Organizzazioni sindacali;
se non ritenga che questa iniziativa contrasti con i progetti di sviluppo dello scalo di Alessandria, che dovrebbe invece portare benefici per tutto il sistema ferroviario e logistico del Basso Alessandrino, come previsto con il protocollo d'intesa citato in premessa.
(5-00082)
Interrogazioni a risposta scritta:
FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Ferrovie dello Stato Spa, con l'adozione, del nuovo orario estivo, intende di fatto sopprimere molti treni intercity a vantaggio degli eurostar, con un grosso danno a carico dei viaggiatori, che già subiscono forti disagi per l'offerta di un servizio di scarsissima qualità ed efficienza;
la scelta, in particolare, di sopprimere il treno intercity Verona-Mantova-Bologna-Roma, dopo aver già tagliato il prolungamento con la stazione di Napoli centrale, produrrebbe un aggravio dei costi a carico dei viaggiatori, limitando la libertà di spostamento di molti, specie dei cittadini mantovani e veronesi che sarebbero costretti a prendere la coincidenza in orari molto scomodi;
è di qualche giorno fa la notizia di come la Corte dei conti, riferendosi al biennio 2005-2006, abbia constato un sensibile peggioramento della qualità del servizio offerto dalla società Ferrovie dello Stato Spa, in termini di pulizia, di puntualità e di disponibilità del servizio sul territorio nazionale, nonostante il continuo incremento dei costi;
mensilmente l'intercity trasporta 33.000 viaggiatori con una media giornaliera di 1.100 viaggiatori, solo da Verona partono circa 650 persone, da Mantova 70 con picchi anche di 110, da Carpi 30, e via via giù fino a Roma;
le strategia assunta dalla società non sembra sia dettata da logiche di mercato, tenendo conto che, già in precedenza, la soppressione del prolungamento intercity con la stazione di Napoli centrale ha portato, secondo le stime, ad un calo di utenza del 30 per cento;
si renderebbe necessario, perché tale treno soddisfi le richieste dei viaggiatori, che lo stesso venga velocizzato come tempi di percorrenza, prevedendo poi le fermate di: Verona, Mantova, Carpi, Modena, Bologna C.le, Prato, Firenze Campo di Marte, Arezzo, Orte, Roma Tiburtina, Roma Termini, Latina, Formia, Aversa e Napoli centrale;
la società inoltre ha programmato alcuni treni «notte» che transitano senza fermarsi per Mantova. Infatti, con l'entrata in vigore del nuovo orario estivo, entrerà in servizio il treno euronotte «Allegro Tosca» che arriverà a Verona alle 00:31, passando per Mantova intorno alle 00:01 senza effettuare la fermata -:
se il Ministro interrogato intenda agire presso la società Ferrovie dello Stato Spa affinché non solo venga mantenuto in servizio il treno intercity Verona-Mantova-Bologna-Roma, con il ripristino del prolungamento sulla stazione di Napoli centrale, ma venga prevista anche la possibilità che il treno euronotte «Allegro Tosca» fermi nella stazione di Mantova sia all'andata che al ritorno.
(4-00267)
BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è in corso nel Comune di Padova la realizzazione dei servizio di metro-tram (translohr), la cui soluzione tecnica, del tutto innovativa, prevede il ricorso ad una monorotaia;
fin dall'inizio dei lavori avviati da qualche anno, si evidenziano numerosi disagi per i cittadini non solo in relazione ai cantieri richiesti per la posa in opera della monorotaia, ma anche per il fatto che il suo attraversamento in particolare con biciclette e motorini ha generato numerose cadute di ciclisti ed anche motociclisti con lesioni rilevanti per gli infortunati;
in base ad evidenze empiriche risulterebbero non meno di 150 incidenti, che
hanno comportato il ricovero, quanto meno in pronto soccorso delle persone coinvolte;
risulta altresì che almeno in 65 casi i danneggiati abbiano presentato una richiesta di risarcimento danno al Comune di Padova;
numerosi articoli dei giornali locali a partire dal 2004 hanno segnalato il problema qui presentato che sembra essere legato alla larghezza delle fosse laterali di destra o sinistra della rotaia, pari a cm. 4,5;
secondo un altro giornale locale le vittime sarebbero state addirittura 350 in due anni;
la soluzione tecnica scelta per la tramvia è di tipo assolutamente innovativo e finora ancora in fase di sperimentazione;
secondo alcune agenzie di stampa nella città francese di Clermont Ferrand ad un mese dall'entrata in servizio del medesimo tipo di metro-tram, le corsie ai lati della rotaia avrebbero subito numerosi cedimenti, dovuti alle sollecitazioni delle manovre di sosta e riavvio -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e che cosa intenda fare per garantire la sicurezza di ciclisti e motociclisti nei luoghi di attraversamento della corsia;
che cosa intenda fare per garantire che il sistema possa funzionare senza gli inconvenienti lamentati in Francia;
se non ritenga utile istituire una commissione di inchiesta da parte del Ministero per verificare la bontà tecnica della soluzione in corso di realizzazione nel Comune di Padova e se siano state rispettate tutte le regole di diligenza da parte di tutti gli enti competenti.
(4-00276)
...
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
IANNUZZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
diversi sindaci avevano segnalato che, dalla verifica del sito del Ministro dell'interno era emerso che i comuni avrebbero subito una diminuzione mediamente di circa l'8 per cento dei trasferimenti erariali per l'anno 2007 in conseguenza di una riduzione per maggiore gettito ICI presunto, ai sensi dell'articolo 2, commi 39 e 46, del decreto-legge n. 262 del 2006, convertito dalla legge 24 novembre 2006 n. 286;
tale riduzione avrebbe posto in gravissima difficoltà i comuni, soprattutto quelli di più ridotte dimensioni, dal momento che si era ad appena un mese dalla fine dell'anno e, quindi, dalla chiusura degli esercizi di bilancio: di conseguenza il taglio di una entrata, considerata a giusta ragione «certa» derivante da trasferimento dello Stato, ha fatto sì che con grandi difficoltà gli enti locali hanno predisposto il bilancio 2007;
del resto questo taglio dovrebbe intervenire a fronte di un maggiore gettito ICI meramente ipotetico ed eventuale, per di più legato all'adeguamento ed all'aggiornamento delle rilevazioni catastali per alcune categorie di immobili (fabbricati rurali e nuove rendite per immobili di categoria E) ed alle conseguenti iniziative spontanee dei proprietari in sede di dichiarazione ICI;
si tratta, pertanto, di un incremento di gettito ICI incerto nel quantum e non accertabile nell'anno in corso, che non può giustificare la riduzione netta e sensibile dei trasferimenti erariali dello Stato;
il Ministero avrebbe dovuto riqualificare l'effettivo maggior gettito del quale avrebbe beneficiato ciascun comune per
effetto della revisione della classificazione catastale degli immobili, al fine di rideterminare così il taglio, in precedenza calcolato in maniera forfettaria; questa quantificazione è particolarmente necessaria dal momento che, in sede di approvazione dei conti consuntivi per l'anno 2007, ciascun Comune è tenuto a verificare i residui attivi e passivi, e nell'ambito dei residui attivi figura la voce corrispondente all'importo del taglio effettuato dal Ministero per le ragioni sovraindicate;
del resto questa verifica è indispensabile per evitare che i comuni subiscano tagli nei trasferimenti erariali superiori e alle maggiori entrate ICI effettivamente riscosse -:
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda assumere per evitare la descritta, grave e pesante situazione di difficoltà finanziaria degli Enti locali colpiti dalla riduzione del trasferimento dello Stato, nonché per quantificare in modo certo e preciso l'effettivo maggior gettito per ogni Comune, in conseguenza dell'adeguamento e della revisione delle rilevazioni catastali per alcune categorie di immobili, al fine di garantire la congruità e la misura dei tagli operati ed evitare così penalizzazioni ed aggravi ingiustificati per i Comuni.
(5-00089)
Interrogazioni a risposta scritta:
BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 22 e 23 settembre 2007, a Verona si sono svolti in Arena due concerti del cantante Zucchero;
a causa del tutto esaurito molti spettatori provenienti da tutta Italia hanno dovuto lasciare le loro autovetture parcheggiate lontane dal centro ed hanno dovuto percorrere a piedi o con mezzi pubblici il residuo percorso per arrivare sul luogo del concerto;
uno spettatore di Bolzano, che assume il ruolo di testimone oculare, che si trovava in Piazza Bra davanti all'ingresso dell'anfiteatro, asserisce di aver notato arrivare una macchina blu (Lancia con targa civile del servizio di Stato) a sirene spiegate e lampeggiante acceso che si portava molto vicina agli ingressi;
con un certo stupore egli vedeva scendere dalla medesima una famiglia, mentre l'autovettura restava sul posto con l'autista alla guida;
ancora più stupito riconosceva nel capo famiglia un ex vicequestore di Bolzano;
dalla gradinata laterale in cui lo spettatore bolzanino si trovava poteva altresì notare che l'ex vicequestore e la famiglia prendevano posto in prima fila;
al termine della cerimonia ed uscito dall'Arena notava che l'autovettura con a bordo la famiglia ripartiva sempre a sirene spiegate e con lampeggiante acceso, fendendo la folla -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover disporre un'indagine interna per appurare esattamente quanto avvenuto ed individuare il nome del funzionario in questione, peraltro facilmente identificabile;
se non ritenga che, ove accertati, questi fatti siano particolarmente gravi in un momento in cui gli sprechi della pubblica amministrazione suscitano una giusta e comprensibile ondata di sdegno popolare;
se non ritenga che il comportamento del funzionario, ove accertato, comporti una sua punizione esemplare fino al suo licenziamento, nonché, ove se ne rilevassero i presupposti, un rapporto dettagliato alla competente Procura della Repubblica e della Corte dei conti per i provvedimenti del caso;
se non ritenga di dover altresì accertare a quale titolo il funzionario in questione con tutta la sua famiglia abbia fruito dei costosi posti di prima fila;
se non ritenga di dover dare disposizioni più precise e rendere operativi controlli più stringenti sull'utilizzo delle automobili di servizio da parte dei funzionari di Questure e Prefetture di tutta Italia.
(4-00271)
MANCUSO, FRASSINETTI e GRANATA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie divulgate sui media locali che nelle province di Novara e V.C.O. siano scomparsi circa 400 cani nell'anno 2007;
gli animali rubati, o più probabilmente rapiti, vengono utilizzati nelle attività di accattonaggio o, peggio, per i combattimenti clandestini;
probabilmente si tratta di un vero e proprio racket, che opera tanto nei capoluoghi, quanto in altre località delle due province;
circa due famiglie su cinque ospitano nelle proprie case almeno un animale;
è necessario intervenire per consentire alle forze dell'ordine di diminuire le sofferenze di questi animali seviziati e torturati a morte nonché per tranquillizzare le numerosissime famiglie italiane che ospitano cani e gatti nelle proprie case-:
se siano state avviate indagini relativamente a tali fenomeni.
(4-00281)
...
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MADIA, FRANCESCHINI, MOGHERINI REBESANI, PICIERNO, TRAPPOLINO, PIERDOMENICO MARTINO, BOCCIA, CONCIA, LEVI, FIANO, ARGENTIN, BACHELET, PES, GHIZZONI e DE BIASI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 24 dicembre 2007 (Finanziaria 2008) dispone all'articolo 2 comma 430 l'aumento del fondo di finanziamento ordinario delle Università (FFO) di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010. Tale aumento è destinato all'incremento degli assegni di dottorato di ricerca;
il dottorato di ricerca rappresenta il percorso formativo più elevato e specializzante del sistema universitario italiano; esso ricopre il ruolo di preparazione dei laureati alla ricerca e all'acquisizione di alte competenze nei diversi settori scientifici. L'accesso ai corsi di dottorato è competitivo e regolato attraverso concorsi nazionali;
l'attuale importo dell'assegno di dottorato, previsto per i dottorandi al fine di poter affrontare l'impegnativo percorso triennale in condizioni di autonomia economica, è fermo ai livelli stabiliti nel 2000. L'aumento del costo della vita ha reso l'importo di tale assegno, soprattutto nelle sedi universitarie di grandi città, assolutamente inadeguato al sostegno economico effettivo dei dottorandi. L'Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca italiani - la più importante organizzazione nazionale del settore - ha da tempo promosso una campagna dal titolo «se potessi avere ...1000 euro al mese» a favore dell'aumento delle borse di dottorato. Gli effetti delle disposizioni della legge finanziaria porterebbero tale importo (attualmente sugli 800 euro) a circa 1000 euro;
in data 30 aprile 2008, il ministro pro tempore Mussi emanava il «Decreto criteri di Ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle Università per l'anno 2008». All'articolo 8 del decreto
viene previsto lo stanziamento di 40 milioni di euro per la rivalutazione delle borse di dottorato di ricerca. Nel testo viene indicato che tale aumento è da considerarsi una tantum. Una volta ripartito il fondo il ministro avrebbe dovuto emanare un successivo decreto, contenente la revisione degli importi minimi dell'assegno;
nella seduta del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) del 20 e 21 maggio 2008 il Presidente professore Andrea Lenzi e il rappresentante dei dottorandi al CUN annunciavano che il ministero aveva loro comunicato l'imminenza dell'emanazione del decreto ministeriale di revisione degli importi minimi delle borse per i dottorandi; l'importo dovrebbe essere perciò fissato in circa, 1.040 euro mensili a decorrere dal gennaio 2008 -:
se il Ministro interrogato abbia emanato o abbia intenzione di emanare, il decreto di revisione degli importi minimi per i dottorandi consentendo così l'erogazione permanente dell'aumento previsto, con validità retroattiva dall'assegno del gennaio 2008;
quali altre misure il Governo intenda attuare per lo sviluppo e il sostegno del dottorato di ricerca, uno strumento importantissimo non solo per la ricerca scientifica e l'università italiana ma per tutto il sistema produttivo del paese;
in particolare se intenda proseguire le linee di indirizzo di riforma del dottorato del precedente Governo che prevedevano un graduale superamento dei dottorati senza borsa.
(5-00083)
GOISIS, MUNERATO e CAPARINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124 ha stabilito che il personale ATA (ausiliari tecnici ed amministrativi), nonché gli ITP (insegnanti tecnico-pratici) delle scuole statali di ogni ordine e grado fosse a carico dello Stato, con l'abrogazione di ogni disposizione che prevedeva la fornitura del personale da parte dei comuni e delle province, a superamento del pregresso sistema nel quale erano tali enti ad assicurare il servizio scolastico con proprio personale di ruolo oppure con il reclutamento, per i supplenti, di personale assunto a tempo determinato;
la suddetta norma sancisce al comma 2 il trasferimento del personale di ruolo degli enti locali, in servizio nelle istituzioni scolastiche alla data di entrata in vigore della legge (25 maggio 1999), nei ruoli del personale ATA e ITP statale con inquadramento nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali corrispondenti per lo svolgimento dei relativi compiti, prevedendo il riconoscimento, ai fini giuridici ed economici, della relativa anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza nonché il mantenimento della sede in fase di prima applicazione in presenza della relativa disponibilità del posto;
il trasferimento del predetto personale sarebbe avvenuto gradualmente, secondo i tempi e le modalità da stabilire con decreto del Ministro della pubblica istruzione, tenendo conto delle eventuali disponibilità di personale statale conseguenti alla razionalizzazione della rete scolastica e della revisione delle tabelle organiche del medesimo personale;
con decreto interministeriale 23 luglio 1999, n. 184, che ha disciplinato i termini e le modalità del trasferimento del personale ATA e ITP in questione, è previsto che gli enti locali avrebbero provveduto fino al termine dell'esercizio finanziario 1999, alla retribuzione e all'applicazione del contratto collettivo nazionale del lavoro del comparto regioni e autonomie locali per il personale di ruolo che passa allo Stato. Con successivi decreti, anche collettivi, dei Provveditorati agli studi, sarebbe stata corrisposta, a titolo provvisorio, a decorrere dal 1o gennaio 2000 la retribuzione stipendiale in godimento al personale trasferito;
è stata rimessa ad un successivo decreto del Ministro della pubblica istruzione, di concerto con i Ministri dell'interno, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e per la funzione pubblica la definizione dei criteri di inquadramento, nell'ambito del comparto scuola, finalizzati all'allineamento degli istituti retributivi del personale in questione a quelli del comparto medesimo, con riferimento alla retribuzione stipendiale, ai trattamenti accessori e al riconoscimento ai fini giuridici ed economici, nonché dell'incidenza sulle rispettive gestioni previdenziali, dell'anzianità maturata presso gli enti, previa contrattazione collettiva tra l'Aran e le organizzazioni sindacali rappresentative dei comparti scuola ed enti locali;
l'accordo 20 luglio 2000 ha stabilito per il personale degli enti locali transitato nel comparto scuola ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, l'inquadramento nella progressione economica per posizioni stipendiali delle corrispondenti qualifiche professionali;
il criterio seguito dall'accordo 20 luglio 2000 prevede l'attribuzione, per i dipendenti transitati nel molo statale, della posizione stipendiale tra quelle indicate nella relativa tabella, di importo pari o inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999, costituito dallo stipendio e retribuzione individuale di anzianità e da talune indennità per coloro che ne beneficiassero. L'eventuale differenza tra l'importo della posizione stipendiale di inquadramento ed il trattamento annuo considerato, corrisposta ad personam, è considerata utile, previa temporizzazione, ai fini del conseguimento della successiva progressione di camera;
il predetto «meccanismo di armonizzazione e d'integrazione» del personale in parola seguito dal Ministero competente per la ricostruzione della relativa anzianità non considera il dato della anzianità di servizio presso l'ente locale, ma soltanto la posizione retributiva maturata;
i criteri di ricostruzione dell'anzianità, determinata dall'articolo 3 dell'accordo del 23 luglio 1999, violano palesemente i principi sanciti dall'articolo 8, della legge n. 124 del 1999, che stabilisce, per l'integrazione dei dipendenti degli enti locali con il personale ATA e ITP statale, una continuità di rapporto in termini di attribuzioni delle funzioni, profili e qualifiche, sede di lavoro ed anzianità;
il sistema relativo all'allineamento stipendiale, introdotto per rimuovere gli aspetti sperequativi conseguenti al riconoscimento delle anzianità pregresse, non tiene conto della specifica e diversa previsione normativa, che riconosce, ai fini giuridici ed economici, la anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza;
il Parlamento ha approvato la legge n. 124 del 1999 allo scopo di risolvere la «annosa questione» della duplicità di gestione del personale scolastico amministrativo, tecnico ed ausiliario, e la XI Commissione lavoro aveva previsto, in coerenza con la formulazione definitiva dell'articolo 8, legge n. 124 del 1999 «il riconoscimento integrale della anzianità di servizio maturata presso l'ente locale, ai fini economici e giuridici»;
tale previsione della citata Commissione parlamentare risulta peraltro rispettosa del principio, consacrato in un'altra disposizione, l'articolo 45, del decreto legislativo n. 165 del 2001, secondo cui «Le amministrazioni pubbliche garantiscono ai propri dipendenti di cui all'articolo 2, comma 2, parità di trattamento contrattuale»;
il citato sistema applicato nei confronti del personale in parola è coerente con l'automaticità del trasferimento, in una mobilità imposta per legge, con l'impossibilità per i dipendenti di optare per la permanenza nell'ente di appartenenza, consentita soltanto per profili e qualifiche che non trovano corrispondenza nel molo del personale ATA e ITP statale;
il mantenimento della pregressa anzianità costituisce, quindi, una garanzia sancita dal legislatore, nella regolamentazione del transito dei dipendenti ATA e
ITP nel molo statale, e rappresenta un principio vincolante al quale avrebbe dovuto conformarsi la fase attuativa del processo di definizione del trattamento del personale, affidata al decreto ministeriale n. 184 del 1999 ed alla contrattazione collettiva presso l'Aran;
il mancato riconoscimento del servizio prestato non solo si pone in violazione della richiamata disposizione di legge, ma non si giustifica neppure in base ad una diversità della posizione funzionale di provenienza oppure del contenuto a livello di professionalità del personale -:
se, alla luce di quanto espresso nelle premesse, non ritengano opportuno dare un'interpretazione corretta del contenuto dell'articolo 8, comma 2, della legge n. 124 del 1999, che attribuisce rilievo all'anzianità pregressa del personale del comparto scuola in parola, in maniera piena e ad ogni effetto, sia giuridico che economico;
se, alla luce di numerose sentenze, tra cui quelle della Corte di cassazione pronunciate rispettivamente in data 15 marzo 2005 e 25 gennaio 2005 (n. 3224), non ritengano altresì opportuno riconoscere l'illegittimità degli atti normativi secondari e l'accordo sindacale da cui il decreto ministeriale n. 184 del 1999 ha derivato il contenuto, poiché al potere di determinare successivamente le modalità di trasferimento del nuovo personale non si accompagnava anche quello di eludere, in violazione d'una normativa di rango primario, l'integrale riconoscimento al personale ATA (ausiliari tecnici ed amministrativi), nonché agli ITP (insegnanti tecnico-pratici) di un diritto, concretamente attribuito invece solo in parte;
se non ritengano altresì necessario aprire un tavolo di trattative con i 75 comitati, costituiti da oltre 70 mila dipendenti ATA e ITP che reclamano la par condicio con i colleghi già al servizio dello Stato.
(5-00087)
Interrogazioni a risposta scritta:
MUSSOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione 2-00030 presentata il 28 maggio 2008 dall'onorevole Frassinetti e altri è stato chiesto al Ministro interrogato quali iniziative intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di episodi di intolleranza all'interno di scuole ed università affinché non venga mai negata l'agibilità politica a nessuno per far sì che l'Università resti un luogo di confronto libero e civile dove a tutti è concesso il diritto di pensiero e di parola successivamente agli episodi conseguenti agli incidenti del 27 maggio 2008 nelle vicinanze dell'Università «La Sapienza» di Roma;
risulta da notizie di stampa che il Ministro interrogato abbia chiesto al Rettore dell'Università La Sapienza di Roma una relazione sugli scontri del 27 maggio;
i giorni successivi, e precisamente il 31 maggio 2008, i maggiori quotidiani nazionali hanno riportato le dichiarazioni di alcuni docenti della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo romano, i quali - a valle del Consiglio di Facoltà riunitosi dopo l'aggressione subita dal Preside Prof. Pescosolido - in spregio al minimale rispetto della autorità politica, hanno dimostrato di essere più dei fomentatori che dei docenti;
la faziosità politica dimostrata da tali dichiarazioni, mai smentite, impone di conoscere più a fondo le modalità didattiche adottate nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma poiché non sarebbe tollerabile lasciare gli studenti nelle mani di docenti ed avviso dell'interrogante accecati dalla faziosità politica e, conseguentemente, limitati nella loro capacità di indipendenza, moderazione e sapienza -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover disporre una ispezione urgente anche al fine di scongiurare
nuovi e peggiori situazioni di violenza e intolleranza rispetto a quelle già manifestatesi nella giornata del 28 maggio 2008.
(4-00274)
COSTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decentramento universitario in provincia di Cuneo è incominciato circa vent'anni fa e in questo periodo, non certamente lungo per creare un vero tessuto universitario, sono stati raggiunti importanti traguardi;
ciò è stato possibile grazie al profondo e costante impegno di tanti amministratori locali e nazionali che hanno creduto in questo progetto verso il quale hanno indirizzato risorse economiche pubbliche non indifferenti, ed alla determinante collaborazione di coloro che nei ruoli decisionali e centrali delle facoltà hanno creduto in una forte apertura dell'università sul territorio;
in questi venti anni di decentramento universitario, che è costato milioni di euro al territorio, lentamente si è sviluppato un rapporto tra il mondo accademico e il mondo industriale;
il Politecnico di Torino ha attivato un polo a Mondovì che vede oggi un corso di studi (laurea e laurea specialistica) in ingegneria meccanica, uno in ingegneria civile per la gestione delle acque (laurea e laurea specialistica), uno in ingegneria elettronica (laurea triennale);
il corso di studi in architettura (laurea e laurea specialistica) attivato a Mondovì ha come laurea specialistica l'architettura ambiente e paesaggio;
in più circostanze dai vertici del Politecnico è stata ventilata l'ipotesi di attivazione a Mondovì di un solo corso triennale in ingegneria del cibo (food chain engineering), chiudendo i corsi di studi quinquennali in ingegneria meccanica e in ingegneria civile per la gestione delle acque: decisioni in merito, secondo fonti interne al Politecnico, dovrebbero essere assunte in una riunione del Senato accademico entro la prima metà del corrente mese di giugno;
l'intervista rilasciata dal Rettore del politecnico professor Profumo alla Stampa del 2 giugno 2008, lungi da fugare i dubbi, ad avviso dell'interrogante, contribuisce ad alimentarli, posto che una strategia chiara e concreta per il polo di Mondovì non emerge;
ciò provoca un'incertezza tra i cittadini, gli studenti e gli amministratori locali che si riverbera sull'economia e sul tessuto sociale della città provocando forti danni d'immagine;
se siffatta ipotesi di ridimensionamento trovasse conferma si determinerebbe in un sol colpo l'annullamento degli sforzi che, negli anni tutte le istituzioni - ivi compreso il Governo nazionale - hanno concentrato per la nascita e la crescita del polo monregalese -:
se il Governo - pur nella consapevolezza che ogni scelta in merito compete prioritariamente al Politecnico di Torino - non ritenga di monitorare e valutare quanto premesso, - anche ai sensi dell'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005 - tenendo oltretutto conto che, per l'attivazione dei corsi di cui in premessa, sono stati spesi negli anni ingenti fondi statali.
(4-00286)
...
LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
DE GIROLAMO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a San Bartolomeo in Galdo, in provincia di Benevento, è in costruzione
l'ospedale Padre Pio, così intitolato nell'ormai lontano 1997 dall'allora sindaco, Giovanni Palumbo;
i lavori di costruzione, iniziati fin dal 1958, non sono mai giunti a termine e la struttura non ha mai funzionato ora per mancata corrispondenza ai parametri dei piani sanitari regionali, ora per ritardi reiterati di anno in anno;
nel corso di questi cinquanta anni l'azienda sanitaria locale ha già investito oltre venti milioni di euro e investe annualmente ingenti somme per adeguare la struttura ai cambiamenti delle normative, per sostituire gli impianti che con il tempo inevitabilmente si sono deteriorati, sia pur per il non uso;
proprio la scorsa settimana sono stati stanziati ulteriori quattro milioni di euro per quella che viene definita «l'ultima messa a norma»;
l'indignazione per lo spreco di denaro pubblico diventa grido di dolore per una situazione ormai insostenibile per i residenti nella Valle del Fortore che devono solo sperare di non avere mai emergenze sanitarie, visto che il 118 impiega almeno 30 minuti prima di poter ragionevolmente arrivare, e l'ospedale più vicino è quello di Lucerna, cioè a 45 minuti di strada, senza considerare imprevisti;
i recenti e tristi fatti di cronaca (risale a meno di una settimana fa la morte di una giovane donna, madre di tre bimbi piccoli) alimentano disappunto e richiedono la massima attenzione dello Stato, che non può non esercitare il suo compito di vigilanza sulle strutture sanitarie presenti (o assenti) sul territorio nazionale;
i tempi troppo lunghi per prestare i soccorsi pongono dunque in concreto pericolo gli abitanti della zona, ai quali, da un lato, non sono assicurate prestazioni di emergenza sanitaria uniformi rispetto al restante territorio nazionale, dall'altro, non sono - di fatto - garantiti i livelli essenziali di assistenza sanitaria;
stando a quanto dichiarato dal sindaco Donato Agostinelli, e cioè che la struttura aprirà «nel 2009 come country hospital, con due ambulanze per le emergenze, guardia medica, ottanta posti di riabilitazione gestiti da un privato», si deduce che mancherà proprio il pronto soccorso -:
se non intenda attivarsi urgentemente presso la Conferenza Stato-Regioni al fine di aggiornare e rivedere sia le linee guida sul sistema di emergenza sanitaria (pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 114 del 17 maggio 1996 a seguito dell'intesa fra Stato e Regioni) sia la disciplina della prestazione dei servizi essenziali di emergenza sanitaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, nel senso di prevedere una copertura territoriale minima tale da garantire dei tempi di soccorso idonei ad erogare, in modo uniforme sul territorio nazionale, i livelli essenziali di assistenza sanitaria;
se, nell'ambito di tale iniziativa, non intenda in particolare attivarsi perché in tutte le regioni sia data priorità all'attivazione di strutture già esistenti ma non ancora operanti, quali appunto la struttura ospedaliera Padre Pio di San Bartolomeo in Gualdo;
se non reputi necessario attivare i poteri di verifica di cui al decreto ministeriale 17 giugno 2006 allo scopo di accertare l'effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza, anche perché appare necessario rilevare le cause specifiche degli inaccettabili ritardi e dei gravi disservizi ai danni del fondamentale diritto alla salute dei cittadini.
(3-00029)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MANCUSO, BIAVA, CICCIOLI, PORCU, PATARINO, BARANI, FRASSINETTI, SALTAMARTINI, MARSILIO, GHIGLIA e HOLZMANN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in Europa, cani, gatti e furetti accompagnati dal loro proprietario o da una persona fisica che ne assume la responsabilità
per conto del proprietario durante lo spostamento, sono liberi di viaggiare;
nel territorio comunitario la movimentazione senza fine commerciale degli animali da compagnia è stata opportunamente regolamentata, subordinandola a poche norme che fanno principalmente leva su precauzioni di carattere sanitario. Gli animali - «senzienti» per il Trattato di Lisbona che l'Italia si appresta a ratificare - devono semplicemente essere muniti di passaporto come da Regolamento (CE) 998/2003; identificati tramite sistema elettronico (trasponditore-microchip); sottoposti a vaccinazione antirabbica in corso di validità;
malgrado queste norme risalgano al 2004, viaggiare con animali al seguito è ancora un problema e non di rado si registrano esiti tragici e penalmente perseguibili. In altri casi, la discrezionalità della compagnia può addirittura rifiutare l'imbarco dell'animale, con evidenti penalizzazioni per la convivenza uomo-animale, penalizzazioni che, come sappiamo, rappresentano una delle cause del reato di abbandono;
se per un cane il viaggiare in treno è relativamente semplice, sulle navi da crociera risulta ancora vietato, sui traghetti è rigidamente regolamentato e sugli aerei è vincolato alle regole stabilite dalla compagnia. Basta dare una breve scorsa alle indicazioni riportate dal portale del cittadino http://www.italia.gov.it per rendersi conto dei disagi che, all'atto pratico, un proprietario deve affrontare;
le regole di viaggio si sono troppo frequentemente dimostrate inadeguate per il benessere dell'animale trasportato, quando non addirittura fatali per le condizioni di stress e di disagio, specie quando costretto nella stiva in una gabbia rinforzata. È di questi giorni la notizia di un decesso, per le condizioni di palese maltrattamento in cui uno Yorkshire Terrier è stato costretto a viaggiare dal personale di volo. Riferiscono le cronache della stampa internazionale che il cane - partito da Catania per raggiungere una cittadina della Baviera - è stato rinchiuso dentro una valigia -:
se il Governo intenda assumere idonee iniziative, anche con il coinvolgimento degli operatori del settore affinché il trasporto degli animali da compagnia al seguito del proprietario - su qualunque mezzo - sia agevolato e migliorato in funzione delle esigenze dei cittadini proprietari e del benessere dell'animale in viaggio;
se il Governo intenda intervenire presso l'ENAC (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile) affinché vengano modificati gli attuali regolamenti di certificazione degli operatori aerei di trasporto pubblico prevedendo specifici requisiti sul trasporto di animali domestici al seguito di passeggeri e togliendo al singolo operatore la scelta di autorizzare o meno il trasporto degli stessi eliminando una grave forma di discriminazione contro i cittadini proprietari;
se il Governo intenda assumere iniziative idonee a sollecitare il personale di terra e di volo coinvolto ad avere la massima cura nel trattare gli animali in modo da minimizzare gli eventuali disagi connessi con il trasporto stesso;
se il Governo intenda assumere iniziative idonee a cambiare la classificazione dell'animale - ora considerato come bagaglio o merce - e a modificare in tal senso le norme riportate nel Cargo Manual e nello IATA live animals manual.
(5-00081)
BIANCONI, LAFFRANCO e TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale Nestlè ha posto in vendita lo stabilimento Buitoni di San Sepolcro (Arezzo), con cessione in uso del marchio;
advisor dell'operazione, indicato da Nestlè, è Mediobanca;
all'esito non appare esservi soluzione diversa che una cessione che comporti nel breve o nel medio una reale dismissione dell'attività industriale;
tanto compromette il futuro economico di un vasto territorio umbro-toscano che ha nella Buitoni una sorta di industria di base intorno alla quale ruota lo sviluppo economico d'area e l'occupazione;
sono a rischio concreto 450 posti di lavoro diretti e circa 200 per l'indotto;
Nestlè ha tenuto un comportamento che agli interroganti appare assai poco trasparente e che aumenta i timori per l'occupazione e il futuro della Buitoni;
i tempi appaiono ormai ristrettissimi -:
se il Governo non intenda promuovere un tavolo presso il Ministero del lavoro per affrontare tempestivamente il problema occupazionale.
(5-00084)
Interrogazioni a risposta scritta:
MUSSOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un centinaio circa di pazienti oncologici della casa di cura San Camillo di Forte dei Marmi (Lucca), struttura convenzionata con la ASL Toscana 12, hanno segnalato che il 30 giugno 2008 verrà chiuso un reparto della cennata struttura;
tale circostanza, ove corrispondesse al vero, genererebbe gravissimi problemi poiché verrebbe meno l'assistenza, a pazienti affetti da così gravi malattie, del medico oncologo e delle strutture, quali ad esempio la macchina dell'ipertermia;
il motivo della soppressione sembrerebbe la volontà di riconversione in un nuovo centro di chirurgia estetica della Versilia e, ad un più lungo termine, in un centro di tomoterapia -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale vicenda e, in ogni caso, quali iniziative intenda assumere tendenti a verificare la possibilità di mantenere gli attuali livelli di assistenza sanitaria ad un così alto numero di pazienti affetti da malattie tumorali.
(4-00273)
GALLETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1978 stabilisce che «La pensione, assegno o indennità di guerra previsti dal presente testo unico costituiscono atto risarcitorio, di doveroso riconoscimento e di solidarietà, da parte dello Stato nei confronti di coloro che, a causa della guerra, abbiano subito menomazioni nell'integrità fisica o la perdita di un congiunto»;
l'articolo 77 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica, così come modificato dall'articolo 5 della legge n. 261 del 1991, prevede conseguentemente che «Le somme corrisposte a titolo di pensione, assegno o indennità di cui al presente decreto, per la loro natura risarcitoria, non costituiscono reddito. Tali somme sono, pertanto, irrilevanti ai fini fiscali, previdenziali, sanitari ed assistenziali ed in nessun caso possono essere computate, a carico dei soggetti che le percepiscono e del loro nucleo familiare, nel reddito richiesto per la corresponsione di altri trattamenti pensionistici, per la concessione di esoneri ovvero di benefici economici e assistenziali»;
la «legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» (legge n. 328 del 2000), all'articolo 25, prevede che la verifica della condizione economica del richiedente i servizi è valutata sulla base dei redditi IRPEF o di carattere finanziario o del patrimonio, categorie in cui le pensioni di guerra non possono rientrare sotto alcun profilo;
in palese violazione di tali principi, il Comune di Modena e gli altri Comuni della Provincia, così come altri Comuni nel resto d'Italia, starebbero indebitamente
considerando le pensioni di guerra nel calcolo del reddito per la determinazione delle rette dovute dai titolari ospiti delle case protette gestite dai medesimi Comuni;
tali enti, considerando ai fini assistenziali le pensioni di guerra, di fatto ne disconoscono la loro natura, attribuendo loro una qualificazione giuridica diversa da quella sancita nell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915 e ciò facendo ad avviso dell'interrogante, violano la ripartizione costituzionale delle competenze, dato che indiscutibilmente spetta solo allo Stato stabilire la natura di detti trattamenti;
questa situazione va a danneggiare la benemerita categoria dei pensionati di guerra che peraltro gode di trattamenti la cui entità è nella stragrande maggioranza dei casi ricompresa tra i 100 e i 400 euro circa;
si verifica inoltre una discriminazione tra cittadini nelle medesime condizioni, in quanto vi sono altri Comuni, come ad esempio il Comune di Milano, che correttamente escludono le pensioni di guerra dal reddito preso a riferimento per il calcolo della retta -:
se non si ritenga opportuno di fornire ai Comuni una direttiva chiara ed inequivoca sulla materia, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 109 del 1998, per impedire la considerazione indebita delle pensioni di guerra al fine del calcolo della retta per la permanenza nelle case protette.
(4-00283)
...
POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI
Interrogazioni a risposta scritta:
BORDO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore della pesca è attanagliato da una grave crisi strutturale, che ha già determinato una consistente riduzione della flotta peschereccia;
le organizzazioni di settore indicano, tra le principali cause che hanno determinato tale stato di crisi, l'incremento esponenziale del prezzo del gasolio e il progressivo scollamento tra i costi di produzione e il prezzo di vendita al dettaglio;
il maggior costo del carburante, raddoppiato negli ultimi 12 mesi, è problema condiviso con tutte le marinerie d'Europa, come testimoniato dalla manifestazione sindacale organizzata a Bruxelles per sollecitare l'intervento della Commissione europea -:
se il Governo ritenga attuabile la sperimentazione del fermo tecnico prolungato, previsto dal Fondo europeo per la pesca (FEP), da realizzarsi di concerto con le associazioni di categoria e armonizzando tale previsione con quella del fermo biologico stagionale, con l'obiettivo di ridurre il numero delle giornate di attività e prevedendo l'adozione di misure di sostegno a vantaggio delle imprese e dei lavoratori del settore;
se il Governo intenda agire in sede europea per andare incontro alla richiesta, avanzata dalle organizzazioni professionali, di innalzamento della soglia attualmente posta a limite per l'individuazione degli aiuti di Stato;
se il Governo intenda varare un intervento straordinario di calmierazione del prezzo del gasolio;
se il Governo ritenga necessaria la convocazione di un tavolo tecnico con le organizzazioni professionali e sindacali e le compagnie petrolifere per contrastare e neutralizzare i fenomeni speculativi denunciati;
se il Governo ritenga possibile lo stanziamento di un fondo speciale, finalizzato allo studio e all'adozione di innovativi sistemi di propulsione e all'utilizzo
di carburanti alternativi e a minore impatto ambientale.
(4-00263)
COMMERCIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il progressivo aumento del gasolio, che ha raggiunto ormai la soglia di 0,80 euro al Kg, prezzo cresciuto di circa il 300 per cento in cinque anni, sta mettendo in ginocchio il comparto della pesca non solo in Italia ma in tutta Europa;
alla flotta peschereccia di Mazara del Vallo, che con più di 300 natanti d'altura rappresenta la più grande marineria italiana, cui è collegata l'intera filiera della cantieristica di trasformazione e commercializzazione del pesce, si sono uniti i pescatori di tutta Italia in quanto a rischio non c'è solo il futuro di molte imprese con centinaia di lavoratori ma anche la sopravvivenza di un mestiere tradizionale, come quello del pescatore, per non parlare delle ripercussioni che la crisi avrà anche sull'indotto: la ristorazione, la grande distribuzione ed il turismo;
il fronte della protesta intanto si è allargato a diversi paesi europei come la Spagna e la Francia, i quali assieme all'Italia faranno fronte comune al fine di innalzare la soglia degli aiuti de minimis, ossia quei contributi che non necessitano di una preventiva notifica e via libera da parte di Bruxelles;
in particolare l'idea che si vuole portare avanti è di raddoppiare l'ammontare dei contributi de minimis autorizzati per Paese membro. Nel caso dell'Italia si tratterebbe di raddoppiare i circa 100 milioni di euro di aiuti complessivi autorizzati per il settore: la metà dovrebbe essere pagata dallo Stato membro l'altra metà dall'Europa;
l'attuale normativa europea prevede la concessione, ad ogni azienda, di aiuti de minimis per un massimo di 30.000 euro per triennio, di conseguenza avendo l'Italia una flotta di circa 14.000 pescherecci, molti dei quali di piccole dimensioni, l'aiuto finisce per essere molto parcellizzato e quindi poco efficace;
nei giorni scorsi mentre da un lato la Commissione europea ha assicurato di seguire con attenzione le proteste dei pescatori e di avere già studiato delle misure di contenimento del problema, dall'altro lato il Commissario alla pesca dell'Unione europea, Joe Borg, ha dichiarato che «questi sussidi non possono risolvere i problemi di fondo del settore ittico, ma rischiano solo di peggiorarli: l'unica soluzione sarebbe quella di ridiscutere tutto il sistema di produzione e commercializzazione del comparto»;
è notizia del 4 giugno 2008, che la Commissione europea si è detta disponibile a concedere aiuti per la ristrutturazione ed il salvataggio delle imprese messe in ginocchio dal caro gasolio; a rimodulare gli investimenti strutturali del Fep sul piano del fermo temporaneo; a defiscalizzare i premi per l'arresto definitivo delle imbarcazioni mentre non vi è stata alcuna apertura rispetto alla possibilità di un aumento delle somme previste per gli aiuti de minimis;
il prossimo 11 giugno l'Assessore regionale al commercio, cooperazione e pesca della Regione Sicilia - che si è detto convinto che il problema deve essere affrontato dalla Comunità europea con un piano d'azione preciso - ha convocato un vertice con i rappresentanti delle marinerie, dopo aver sentito i dirigenti dell'assessorato per verificare la possibilità, da parte della regione, di emanare un provvedimento straordinario per impedire che la crisi precipiti in via definitiva sino al blocco del comparto e dell'intera filiera agro-alimentare;
il ministro interrogato ha convocato per lo stesso giorno le associazioni per affrontare il problema e ha annunciato che sta lavorando per far in modo che il
caro gasolio «sia all'ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri in programma per il 23 giugno» -:
quali interventi urgenti il Ministro interrogato abbia intenzione di porre in essere al fine di alleviare la crisi economica degli operatori della pesca e di quali provvedimenti si farà portatore innanzi alla Comunità europea al fine di rammodernare e ridare slancio al comparto.
(4-00266)
...
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DELFINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
risultano numerose le richieste di attivazione delle procedure di mobilità intercompartimentale nella Pubblica Amministrazione;
la legislazione vigente prevede già la possibilità di promuovere tali procedure essendo largamente condivisa la valutazione che la ricollocazione in sedi più adeguate determina un migliore rendimento professionale dei lavoratori stessi, peraltro più utile ai fini dell'ottimale utilizzo dei dipendenti pubblici in sedi e ambiti in cui le vacanze di organico risultano maggiori;
nelle «Linee programmatiche sulla riforma della pubblica amministrazione», il cosiddetto «piano industriale», si perseguono misure volte a razionalizzare l'organizzazione della Pubblica Amministrazione nonché a promuovere l'ottimale organizzazione del lavoro dei pubblici dipendenti;
si deve tener conto che la definizione della riforma del lavoro e della contrattazione pubblica richiederà tempi non brevi -:
se non ritenga opportuno, nell'ambito della legislazione vigente, promuovere un'iniziativa che, secondo le modalità amministrative di competenza, solleciti tutte le amministrazioni pubbliche ad accogliere le numerose richieste di mobilità oggi giacenti presso le numerose sedi.
(5-00092)
...
RAPPORTI CON LE REGIONI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARIO PEPE (PD). - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
ci sono state molte dichiarazioni giornalistiche e prese di posizioni ufficiali da parte delle autorità statali e da istituzioni circa l'urgenza e la necessità ineludibile di procedere a definire i contenuti e gli effetti del cosiddetto federalismo fiscale;
la conferenza delle Regioni ha avviato da lungo tempo un approfondito dibattito in ordine allo stato di attuazione del Titolo V della Costituzione e in ispecie dell'articolo 119 che codifica una razionale, equa e paritaria distribuzione delle risorse;
è urgente, per evitare fughe in avanti e dibattiti oziosi, raccordare le eventuali iniziative dei Ministri per evitare confusioni di ruoli e sovrapposizioni di eventuali scelte a farsi, a fronte di una materia oltremodo delicata per quanto attiene alle risorse dei bilanci regionali e in modo particolare al tema degli eventuali oneri che deriverebbero per il sud d'Italia -:
se non ritenga utile avviare un esame ricognitivo con tutte le Regioni in ordine al tema dell'articolo 119 della Costituzione e predisporre eventualmente una iniziativa normativa in coerenza con i principi ispiratori di un regionalismo equo e solidale, secondo lo spirito della Costituzione italiana, senza modelli precostituiti, che possa realizzare un equilibrato e ragionevole
federalismo fiscale onde evitare dualismi sociali e profonde divaricazioni economiche e finanziarie nel sistema costituzionale italiano.
(5-00085)
Interrogazione a risposta scritta:
BORGHESI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
è corrente in provincia di Treviso «Asco Holding SpA», società partecipata da novantatré comuni del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia;
detta società controlla un gruppo di società che operano in una logica multi-utility nel settore dell'energia e della distribuzione del gas, dunque più in generale nel campo dei servizi pubblici;
nel settore della distribuzione del gas la società controllata è denominata Ascopiave SpA, di cui Asco Holding detiene il 60 per cento del capitale;
è dunque ragionevole affermare che la società ha una sostanziale natura pubblica;
Ascopiave detiene nel settore della distribuzione e vendita del gas concessioni e affidamenti diretti per la fornitura del servizio in centocinquantacinque comuni localizzati in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lombardia, con una rete di distribuzione proprietaria che si estende per circa seimilatrecento chilometri;
la società dal 12 dicembre 2006 è quotata sul segmento Star di Borsa italiana;
in sede di assemblea dei soci, tenutasi il 25 giugno 2007, è stato deliberato l'aumento del compenso per ciascuno dei cinque componenti del Consiglio di amministrazione da 20.000 euro a 70.000 euro l'anno;
l'assemblea ha inoltre deliberato un piano di incentivazione basato sul phantom stock option che si risolverà in ulteriori incrementi dei compensi e benefit anche per i suddetti amministratori;
il suddetto meccanismo appare inappropriato per un'azienda che opera in condizioni di sostanziale monopolio e che per tale motivo non ha bisogno di incentivi, magari basati su indicatori di tipo qualitativo e controvertibile e quindi di facile dimostrabilità -:
l'interrogante ritiene contrario ai principi generali che un concessionario di pubblici servizi essenziali sostenga costi così elevati per l'organo di amministrazione, attesa la valenza sociale del servizio e per il fatto che i costi energetici sono nel nostro Paese in linea di massima superiori a quelli dei nostri competitori industrializzati;
inoltre, un aumento così elevato del compenso ai consiglieri ed il meccanismo di stock option posto in essere avrebbe meglio potuto essere destinato a riduzioni tariffarie a vantaggio in particolare delle fasce sociali più deboli ed alle famiglie che in un contesto storico come il nostro faticano ad arrivare alla fine del mese -:
se intenda assumere iniziative normative affinché i concessionari di tali servizi pubblici, anche in considerazione dello scarso rischio d'impresa, ed in particolare quando sono espressione del settore pubblico, siano vincolati a remunerazioni più consone al servizio medesimo ed al divieto di ulteriori benefit attraverso meccanismi poco trasparenti come quelli delle stock option.
(4-00269)
...
Apposizione di firme a mozioni.
La mozione Evangelisti e altri n. 1-00001, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
La mozione Polledri e altri n. 1-00008, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paglia.
La mozione Cristaldi e altri n. 1-00009, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lisi.
Apposizione di firme ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta scritta Toccafondi n. 4-00209, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bonciani, Mazzoni, Massimo Parisi.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Madia n. 4-00249, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 13 del 4 giugno 2008.
MADIA, FRANCESCHINI, MOGHERINI REBESANI, PICIERNO, TRAPPOLINO, PIERDOMENICO MARTINO, BOCCIA, CONCIA, LEVI, FIANO, ARGENTIN, BACHELET, PES, GHIZZONI e DE BIASI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 24 dicembre 2007 (Finanziaria 2008) dispone all'articolo 2 comma 430 l'aumento del fondo di finanziamento ordinario delle Università (FFO) di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010. Tale aumento è destinato all'incremento degli assegni di dottorato di ricerca;
il dottorato di ricerca rappresenta il percorso formativo più elevato e specializzante del sistema universitario italiano; esso ricopre il ruolo di preparazione dei laureati alla ricerca e all'acquisizione di alte competenze nei diversi settori scientifici. L'accesso ai corsi di dottorato è competitivo e regolato attraverso concorsi nazionali;
l'attuale importo dell'assegno di dottorato, previsto per i dottorandi al fine di poter affrontare l'impegnativo percorso triennale in condizioni di autonomia economica, è fermo ai livelli stabiliti nel 2000. L'aumento del costo della vita ha reso l'importo di tale assegno, soprattutto nelle sedi universitarie di grandi città, assolutamente inadeguato al sostegno economico effettivo dei dottorandi. L'Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca italiani - la più importante organizzazione nazionale del settore - ha da tempo promosso una campagna dal titolo «se potessi avere ... 1.000 euro al mese» a favore dell'aumento delle borse di dottorato. Gli effetti delle disposizioni della legge finanziaria porterebbero tale importo (attualmente sugli 800 euro) a circa 1.000 euro;
in data 30 aprile 2008, il ministro pro tempore Mussi emanava il «Decreto criteri di Ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle Università per l'anno 2008». All'articolo 8 del decreto viene previsto lo stanziamento di 40 milioni di euro per la rivalutazione delle borse di dottorato di ricerca. Nel testo viene indicato che tale aumento è da considerarsi una tantum. Una volta ripartito il fondo il ministro avrebbe dovuto emanare un successivo decreto, contenente la revisione degli importi minimi dell'assegno;
nella seduta del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) del 20 e 21 maggio 2008 veniva comunicata, dal rappresentante dei dottorandi, l'imminenza dell'emanazione del decreto ministeriale di revisione degli importi minimi delle borse per i dottorandi; (informa CUN bollettino telematico n. 23 - seduta del 20 e 21 maggio 2008);
l'importo dovrebbe essere perciò fissato in circa 1.040 euro mensili a decorrere dal gennaio 2008 -:
se il Ministro interrogato abbia emanato o abbia intenzione di emanare, il
decreto di revisione degli importi minimi per i dottorandi consentendo così l'erogazione permanente dell'aumento previsto, con validità retroattiva dall'assegno del gennaio 2008;
quali altre misure il Governo intenda attuare per lo sviluppo e il sostegno del dottorato di ricerca, uno strumento importantissimo non solo per la ricerca scientifica e l'università italiana ma per tutto il sistema produttivo del paese. In particolare se intenda proseguire le linee di indirizzo di riforma del dottorato del precedente Governo che prevedevano un graduale superamento dei dottorati senza borsa.
(4-00249)
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Madia e altri n. 4-00249 del 4 giugno 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00083.