XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 29 maggio 2008

TESTO AGGIORNATO AL 21 GIUGNO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la liberalizzazione dei mercati mondiali avviata dall'inizio del 2005 ha dato luogo a una crescita esponenziale delle importazioni di tessili soprattutto dalla Repubblica popolare cinese;
la Commissione dell'Unione europea e il ministero del commercio della Repubblica popolare cinese nel giugno 2005 firmarono un memorandum d'intesa sull'esportazione di alcuni prodotti dell'abbigliamento e di dieci categorie tessili cinesi nella Comunità la cui applicazione è scaduta il 31 dicembre 2007;
sulla base di un'analisi dettagliata di ogni categoria del memorandum la Commissione e il ministero cinese hanno concluso che è necessario introdurre un sistema di sorveglianza, poiché è forte la possibilità che otto delle dieci categorie di prodotti tessili, soggette agli accordi del memorandum, possano subire pressioni nel 2008, a causa delle importazioni originarie della Cina;
alla fine del 2008 e in assenza di una precisa presa di posizione da parte della Ue i produttori europei si troveranno a dover affrontare il libero mercato nel quale la concorrenza sleale dei prodotti contraffatti rischierà di mettere in ginocchio importanti settori dell'economia;
negli Stati Uniti nel gennaio 2004, quando sono scadute le barriere all'importazione fissate dagli accordi Wto, furono importati 18,2 milioni di camicie contro le 941 mila del gennaio 2003, con un aumento del 1.834 per cento, e il conseguente licenziamento nello stesso mese di 12.200 operai tessili americani. Sindacati, industriali e senatori repubblicani si sono appellati a Bush perché «protegga il lavoro americano», stimando che siano 700mila i posti in pericolo negli Usa, e 200mila sarebbero in Italia;
alla fine di ottobre 2007 l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), in collaborazione con le autorità austriache, ha scoperto un vasto traffico illegale di tessuti e scarpe proveniente dalla Cina. La frode - organizzata tramite false fatturazioni, false dichiarazioni d'origine e la sottostima (fino a 15 volte) del valore reale di mercato - riguardava soprattutto jeans, T-shirt e diversi tipi di scarpe, prevalentemente sportive;
l'Olaf ha stimato in 600mila tonnellate la quantità di tessili e scarpe implicata finora in questo tipo di frodi e calcolato che per i soli dazi doganali l'impatto globale sul bilancio della Ue sarebbe superiore a 200 milioni di euro;
in questo quadro il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (con l'esclusione di Ind/Dem, Indipendenza e democrazia);
la risoluzione sottolinea innanzitutto che il 70 per cento di tutte le merci contraffatte importate nel mercato europeo «proviene dalla Cina» e che «la metà di tutte le procedure doganali europee contro la contraffazione riguarda il settore tessile e dell'abbigliamento»;
con la predetta risoluzione il Parlamento europeo rileva la necessità di adottare la proposta di regolamento - attualmente all'esame - sull'indicazione del «made in» per una migliore tutela dei consumatori e per sostenere pienamente l'industria europea che si fonda su ricerca, innovazione e qualità;
il Parlamento europeo rileva anche la necessità che la Commissione si avvalga dei propri poteri per proibire che siano immessi nel mercato Ue prodotti pericolosi, anche nel caso di tessili e dell'abbigliamento, e invita la Commissione a garantire che i prodotti tessili che entrano nel mercato Ue, provenienti in particolare dalla Cina, siano soggetti a norme di

sicurezza e protezione dei consumatori identiche a quelle applicate ai prodotti confezionati nel territorio Ue;
il Parlamento europeo considera gli strumenti di difesa commerciale (antidumping, antisovvenzioni e misure di salvaguardia) come meccanismi essenziali di regolamentazione e legittimi per far fronte alle importazioni legali ed illegali da Paesi terzi (in particolare nel settore tessile e dell'abbigliamento) che attualmente è aperto e non protetto dalle quote;
l'11 dicembre 2007 il Parlamento europeo ha adottato ufficialmente una dichiarazione scritta sul marchio d'origine «made in» a livello comunitario, bloccato dalla nota contrapposizione tra gli Stati che rappresentano gli interessi della distribuzione e quelli che rappresentano gli interessi della produzione;
in considerazione della posizione dell'Italia, Paese prevalentemente produttore, nel corso della XV legislatura la X commissione della Camera dei deputati ha adottato un testo unificato delle abbinate proposte di legge C. 664 Forlani, C. 790 Contento, C. 848 Lulli, C. 1402 Raisi e C. 1448 Conte, dopo un corposo ciclo di audizioni svolte in sede informale;
la materia affrontata dal testo unificato «Norme per la riconoscibilità e la tutela dei prodotti italiani» è complessa specialmente in relazione alla coerenza e omogeneità con la normativa europea vigente in materia; ma non meno forte è l'esigenza di approvare una normativa che - in attesa che la Ue pervenga a una posizione condivisa - regolamenti il marchio d'origine a livello nazionale;
il conflitto nasce in relazione a due esigenze contrapposte: tutelare i diritti dei produttori italiani contro l'invasività delle contraffazioni e non produrre disposizioni di legge che ostacolino la libera circolazione delle merci nel mercato europeo;
di recente l'esplosione di casi eclatanti di contraffazione ha reso evidente la necessità di elaborare strumenti adeguati a tutelare i consumatori europei, per cui dovrebbe aumentare le possibilità di approvare una disciplina comunitaria sulla tracciabilità dei prodotti;
la X Commissione nella XV legislatura si è orientata a predisporre una normativa che tuteli il diritto dei consumatori alla salute e il diritto dei produttori a contrastare le frodi commerciali, tentando nel contempo di recepire le osservazioni formulate negli anni scorsi, a livello europeo, sui testi elaborati nelle precedenti legislature;
il testo elaborato dalla X Commissione segna un primo importante passo in questa direzione, prevedendo che i produttori possano adottare il marchio «100 per 100 made in Italy» volontariamente, non entrando così in rotta di collisione con la normativa europea;
buona parte dei prodotti che a livello mondiale vengono spacciati per italiani non lo sono; per l'Italia è imprescindibile trovare qualche forma di tutela dalle contraffazioni, il che ha prodotto una sostanziale unanimità di giudizio sul testo predisposto nella X Commissione;
in attesa dell'approvazione di una normativa europea, necessaria anche alla luce di sistematiche violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e delle norme ambientali e sociali, inerenti alla dignità del lavoro, per garantire eque condizioni di concorrenza, tanto più dopo l'ingresso della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio;
l'accordo di adesione della Cina all'Omc consente a tutti i membri dell'organizzazione, compresa la Ue, di applicare misure di salvaguardia nei confronti di importazioni dalla Cina fino al termine del 2008, qualora ciò dovesse essere necessario;
è d'altra parte ovvio che una normativa più rigida deve essere applicata in primo luogo alle molte attività «in nero» che fanno dell'Italia il quarto Paese produttore di merci contraffatte;
tali produzioni nelle intenzioni del legislatore si devono distinguere anche sul

versante ambientale e della salute, con la promozione di oggetti di lunga durata, per rispondere alle esigenze di uno sviluppo sostenibile;
è a tal fine necessario collegare marchio, tracciabilità della filiera tessile-abbigliamento, materiali riciclabili e di lunga durata, rispetto delle regole in materia di lavoro, associando tale specifica normativa ad una forma più estesa di etichettatura obbligatoria sulla provenienza dei capi di abbigliamento che circolano all'interno del territorio nazionale,

impegna il Governo

a sostenere in sede di Unione europea la posizione italiana sul marchio d'origine e sull'etichettatura dei prodotti, quale punto di partenza per una negoziazione e un confronto che abbia alla base la tutela del consumatore europeo e il contrasto del fenomeno del dumping sociale ed ambientale.
(1-00007) «Vico, Lulli, Sanga, Ventura, Zunino, Boccia, Zucchi, Giovanelli, Amici, Bellanova, Froner, Lovelli, Ginefra, Capano, Rugghia, Peluffo, Rampi, Velo, Benamati, Marchioni, Bordo, Boffa, Codurelli, Fogliardi, Farinone, Federico Testa, Portas, Calearo Ciman, Grassi, Servodio, Marco Carra».

La Camera,
premesso che:
con decreto 11 aprile 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 aprile 2008, l'ex Ministro della salute, Livia Turco, ha adottato una versione aggiornata delle Linee guida contenenti le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, a sostituzione delle precedenti linee guida dettate con decreto ministeriale 21 luglio 2004;
tra le novità più salienti delle nuove linee guida si segnala, in particolare, l'eliminazione del divieto alla diagnosi preimpianto degli embrioni, esplicitamente previsto dalle precedenti linee guida del 2004, più volte oggetto di pronunce giurisdizionali, tra cui, in particolare, la sentenza Tar Lazio ottobre 2007;
secondo il proponente Ministro Turco, le nuove linee guida sono il frutto di un lavoro rigoroso finalizzato a due precisi obiettivi: la piena e corretta applicazione della legge n. 40 e la necessità di fornire idonee e puntuali indicazioni agli operatori sanitari alla luce delle nuove risultanze cliniche e del mutato quadro di riferimento giuridico scaturito da ripetuti interventi della magistratura sulle precedenti linee guida;
tre sono i principali problemi sollevati dal nuovo provvedimento attuativo della legge n. 40: in primo luogo, si pone chiaramente il problema della legittimità politica dell'adozione, da parte di un Ministro di un Governo ormai dimissionario, di un provvedimento che chiaramente fuoriesce dal disbrigo degli affari correnti, incidendo su questioni etiche estremamente complesse che richiederebbero un procedimento di analisi più approfondito, trasparente e tendenzialmente condiviso;
in secondo luogo, è evidente per i sottoscrittori del presente atto l'esistenza di un contrasto tra i contenuti delle linee guida e lo spirito, nonché la stessa lettera, della legge n. 40, specie laddove, all'articolo 13, vieta esplicitamente ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero gli interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell'embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche;
è peraltro evidente per i sottoscrittori del presente atto che il divieto della diagnosi preimpianto si ricava, più in generale, anche da altri articoli della legge

n. 40, tra cui, in primo luogo, il riconoscimento del diritto di tutti i soggetti coinvolti, ivi compreso il concepito;
un terzo problema che le linee guida sollevano è quello della sostanziale violazione del risultato del referendum popolare celebratosi il 12-13 giugno 2005, e conclusosi con esito negativo, che, nel combinato dei suoi quattro quesiti, incideva anche sul problema del divieto della diagnosi preimplantatoria;
nel merito, l'eliminazione del divieto di diagnosi preimpianto appare inaccettabile sotto il profilo etico-valoriale, essendo destinata inevitabilmente a tradursi nella selezione eugenetica degli embrioni;
introdurre un ulteriore meccanismo di selezione pre-impianto sugli embrioni significherebbe riconoscere alla coppia che accede alla PMA un diritto alla scelta del figlio non solo inconcepibile sotto il profilo bioetico ma anche potenzialmente discriminante per le coppie che procedono alla procreazione secondo i metodi naturali (per le quali, ovviamente, tale diritto di scelta preventivo non è astrattamente configurabile); tale ipotesi appare d'altronde contraria allo spirito della legge n. 40, che appare incentrata proprio sul principio per cui non esiste un diritto alla procreazione, né, tanto meno, un diritto alla procreazione di un figlio sano;
numerose perplessità emergono anche in relazione ai potenziali rischi derivanti dall'applicazione agli embrioni di tecniche diagnostiche pre-impianto: secondo parte della letteratura scientifica, infatti, tali tecniche sarebbero potenzialmente dannose per la salute degli embrioni, inclusi quelli sani, potrebbero causare malformazioni e non darebbero comunque risultati certi; sarebbe conseguentemente violato il fondamentale principio dell'articolo 1 della legge, che include il concepito tra i soggetti da tutelare;
il tema del riconoscimento dei diritti dell'embrione, previsto dall'articolo 1, è più volte ripreso dalla legge n. 40: in particolare, si segnala l'articolo 13, che vieta ogni sperimentazione sull'embrione, ad eccezione di quelle volte a perseguire finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche; sempre all'articolo 13, si vieta ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni o dei gameti, nonché ogni intervento volto a manipolare ed alterare artificialmente il patrimonio genetico dell'embrione o del gamete;
la legge n. 40 del 2004, fermo restando il divieto generale di cui all'articolo 14, ammette la crioconservazione degli embrioni solo in due specifiche ipotesi: a) nel caso in cui il trasferimento degli embrioni nell'utero della donna non risulti possibile per gravi e documentate cause di forza maggiore relative allo stato di salute della donna non prevedibili al momento della fecondazione, è consentita la crioconservazione degli embrioni, ma solo in via transitoria, fino alla data del trasferimento da realizzarsi non appena possibile; b) in riferimento agli embrioni prodotti prima dell'entrata in vigore della legge n. 40, l'articolo 17 della legge medesima, nel richiedere ai responsabili dei centri di PMA l'invio - entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge - dell'elenco contenente l'indicazione numerica degli embrioni prodotti e l'indicazione nominativa di coloro che hanno fatto ricorso alle tecniche medesime, rinvia ad un decreto del Ministro della salute la definizione delle modalità e dei termini di conservazione degli embrioni già presenti nei centri di PMA;
l'articolo 7, comma 3 della legge n. 40 prevede una revisione almeno triennale delle linee guida sulla procreazione medicalmente assistita, giustificata tuttavia in rapporto all'evoluzione tecnico-scientifica, che nel caso di specie non si ravvisa;
la pronuncia del Tar Lazio evocata dal Ministro Turco a fondamento dell'intervento di revisione delle linee guida è solo una delle numerose pronunce giurisprudenziali sul tema; si ricorda, al riguardo,

che la prima pronuncia in materia è stata l'ordinanza 3 maggio 2004 del tribunale di Catania, che ha respinto il ricorso presentato da due coniugi contro il rifiuto del centro medico di procedere a diagnosi genetica pre-impianto, motivando la decisione alla luce del contrasto con gli articoli 13, comma 3, lettera b) e 14, comma 1 e 2 della legge n. 40;
pochissimi sono al momento i centri che, a livello mondiale, eseguono la diagnosi preimpianto, espressamente vietata in Svizzera, Germania ed Austria; il costo economico della diagnosi è particolarmente elevato, orientadosi indicativamente sui 35.000 per ogni nato vivo,

impegna il Governo

ad intervenire tempestivamente sul decreto 11 aprile 2008, di revisione delle linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita, al fine di ripristinarne la conformità ai contenuti e allo spirito della legge n. 40 del 2004 in materia di divieto di diagnosi preimpianto degli embrioni.
(1-00008) «Polledri, Volontè, Vignali, Di Virgilio, Saltamartini, Capitanio Santolini, Lanzarin, Negro, Lupi, Caparini, Paolini, Torazzi, Alessandri, Fogliato, Togni, Brigandì, Pini, Fava, Forcolin, Callegari, Fedriga, Dozzo, Fugatti, Montagnoli, Allasia, Aprea, Maccanti, Grimoldi, Bragantini, Buonanno, Munerato, Chiappori, Comaroli, Rainieri, Pastore, Simonetti, Pirovano, Consiglio, Dal Lago, Vanalli, Pagano, Bruno, Minardo, Germanà, Grimaldi, Garofalo, Marinello, Romele, Speciale, Angela Napoli, Malgieri, Vincenzo Antonio Fontana, Soglia, Bertolini, Biancofiore, Bocciardo, Pelino, Dell'Elce, Moffa, Occhiuto, Cera, Nunzio Francesco Testa, Poli, De Poli, Compagnon, Ciocchetti, Libè, Galletti, Pionati, Bosi, Buttiglione, Tassone, Pezzotta, Pisacane, La Loggia, Renato Farina, Centemero, Palmieri, Fallica, Rao, Rosso, Dionisi, Nastri, Corsaro, Adornato, Abelli, Vietti, De Girolamo, Toccafondi, Gibelli, Murgia, Ruben, Castiello, Holzmann, Lo Presti, Frassinetti, Di Biagio, De Corato, Bernini Bovicelli, Sbai, Siliquini, De Angelis, Granata, Landolfi, Bonino, Laura Molteni, Paglia, Delfino, Anna Teresa Formisano, Stucchi».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni VI e IX,
premesso che:
le Poste sono una realtà che entra spesso nella vita dei cittadini italiani: fanno parte della nostra quotidianità e, nonostante qualche disservizio, sono probabilmente una delle Aziende partecipate più apprezzate;
la fiducia che gli utenti riversano nei servizi erogati dal Gruppo Poste Italiane ha portato l'azienda a mantenere il ruolo di primo operatore di servizi postali nel nostro Paese, con prestazioni concorrenziali ed un'espansione dell'offerta anche in settori estranei a quello delle spedizioni, implementando il suo mercato come operatore di servizi di pagamento e finanziari;
la sfida di garantire un servizio sempre migliore ai cittadini richiede la capacità di interrogarsi sulle possibilità che il mercato, in una logica concorrenziale, lascia aperte agli operatori;
analizzando le possibilità di sviluppo del Gruppo Poste Italiane non può sfuggire lo spazio che resta aperto nel settore assicurativo, consentendo a PosteAssicura, già agenzia plurimandataria del gruppo, di evolversi in una vera e propria compagnia assicurativa danni;
come emerge da uno studio commissionato da questa Azienda alla celeberrima

società di consulenza Ernst & Young l'Italia, nel Ramo Danni, risulta un Paese «sottoassicurato»;
a fronte di una media europea del 3,3 per cento, i premi del Ramo Danni nel nostro Paese hanno una penetrazione molto al di sotto della media europea (2,6 per cento) e il Premio medio pro-capite in Italia resta ancora inferiore a quello dei principali Paesi Europei (circa il 30 per cento inferiore);
la redditività in continua crescita del Ramo Danni, storicamente più stabile di quella vita, la prospettiva dello sviluppo di altri canali anche estranei al Ramo Auto, il tasso di crescita dei Rami Perdite Pecuniarie, Tutela Giudiziaria e Assistenza e Responsabilità Civile in generale, sono dati sufficienti per rilevare un trend che consentirebbe a PosteAssicura di ampliare la propria attività in questa direzione con buone prospettive di crescita, offrendo un servizio che il cittadino non riesce ad individuare nel settore privato;
la capillarità del servizio offerto dagli oltre 14.000 sportelli presenti sul territorio ed i margini di crescita del canale «allo sportello», che oggi risulta occupare solo l'1,2 per cento del totale del prodotto distribuito, portano a ritenere che PosteAssicura potrebbe, anche per questa ragione, presentarsi come un'offerta innovativa nel settore Assicurativo;
tale iniziativa non si discosterebbe peraltro dal percorso effettuato da altri Enti postali europei: in Francia e in Gran Bretagna La Banque Postale e Post Office erogano prodotti assicurativi nel Ramo Danni riconoscendo il settore come strategico;
PosteAssicura come Società ha già dimostrato un'enorme vitalità: a fronte di un organico di appena dieci persone, grazie all'utilizzo dell'outsourcing per la costruzione dei prodotti, è riuscita nel 2005 e negli anni successivi ad incrementare i premi raccolti del 105 per cento superando i 12 milioni di euro;
secondo il Business Plan predisposto da Ernst & Young, trasformando Posteassicura in una compagnia con una propria Mission, in linea con quella di Poste Italiane e BancoPosta, con un risibile incremento del personale e lo studio di prodotti mirati nel ramo danni, le prospettive di crescita sono molto interessanti;
il retaggio di Enti Economici Statali improduttivi, il pregiudizio verso il settore pubblico, l'incapacità di concepire come «servizio al cittadino» dei prodotti innovativi sono limiti da cui è necessario svincolarsi per una moderna concezione del ruolo delle Aziende partecipate nel mercato;

impegna il Governo:

ad adottare, come azionista di maggioranza del Gruppo Poste Italiane, nella persona del Ministro dell'economia, le misure di propria competenza atte a trasformare, nel rispetto del ruolo del management, Poste Assicura in una Compagnia Assicurativa Danni.
(7-00004) «Laboccetta, Bocchino, Landolfi, Bellotti, Leo, Moffa, Lamorte, Savino, Proietti Cosimi, Speciale, Bernardo».

La IV Commissione,
premesso che:
la legge 10 aprile 1954, n. 113, articolo 53, consente il transito da un'arma ad un servizio solo nel caso in cui il richiedente sia un militare in congedo, escludendo, paradossalmente, il personale in servizio permanente effettivo in possesso del titolo di studio previsto dalla legge;
il decreto legislativo 30 dicembre 1997, n. 490, e successive modificazioni all'articolo 30 (transito tra ruoli) preclude la possibilità di transito nel ruolo della Sanità militare al personale in possesso di laurea specifica ovvero di specializzazione all'esercizio della professione di medico;

alcuni ufficiali nel corso della loro carriera hanno completato il previsto iter di studi universitari con acquisizione della laurea in medicina ed abilitazione all'esercizio della professione e successiva specializzazione in chirurgia d'urgenza;
il citato personale potrebbe trovare corretta ed idonea collocazione nel servizio sanitario di Forze armate, andando a sopperire fra l'altro a carenze di organico del citato servizio,

impegna il Governo

ad intraprendere le opportune iniziative affinché il Ministro della difesa possa, con snellimento di iter legislativo, regolamentare con atto interno il transito di ruolo degli Ufficiali dall'arma al servizio sanitario.
(7-00002) «Ascierto».

La IX Commissione,
premesso che:
il Piano generale dei Trasporti e della Logistica «PGTL», approvato dal CIPE nel 2001, detta le linee guida per l'organizzazione e la programmazione del sistema dei trasporti e individua il Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti (SNIT), inteso come insieme integrato di infrastrutture di interesse nazionale, che costituiscono la struttura portante del sistema italiano di mobilità delle persone e delle merci, con la funzione strategica di assicurare i collegamenti tra le grandi aree del Paese e verso i Paesi esteri;
tra le strategie di carattere generale perseguite nello sviluppo dello SNIT, particolare rilievo viene assegnato all'adeguamento delle caratteristiche geometriche e funzionali dei due corridoi longitudinali, tirrenico ed adriatico, e al rafforzamento delle maglie trasversali appenniniche;
le regioni Campania e Puglia sono rispettivamente interessate dalla direttrice longitudinale tirrenica e dalla direttrice longitudinale adriatica e che, per quanto attiene l'integrazione dei due corridoi mediante direttrici trasversali, il PGTL propone l'intervento di completamento del raddoppio della direttrice Napoli-Bari;
il suddetto PGTL definisce l'Alta Velocità un nuovo sistema integrato in grado di sostenere l'aumento di traffico previsto (Alta Capacità) e di interconnettersi con le linee regionali e locali, e che rappresenta occasione per il rilancio del trasporto ferroviario;
il 27 luglio 2006, a Roma, presso la sede delle Ferrovie dello Stato, è stato firmato il protocollo d'intesa tra i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, i Presidenti delle Regioni Campania e Puglia, i vertici delle Ferrovie dello Stato e della Società RFI (Rete Ferroviaria Italiana), per la riqualificazione e il potenziamento della linea ad Alta capacità ferroviaria Napoli-Bari;
attualmente il collegamento ferroviario tra Tirreno e Adriatico, inteso come itinerario tra i capoluoghi delle regioni Campania e Puglia, non è continuo, ma presenta una discontinuità con una rottura di carico nella stazione di Caserta ed una inversione di marcia nella stazione di Foggia;
conseguentemente, il tempo medio di percorrenza sulla tratta ferroviaria Napoli-Bari è pari a circa tre ore e quaranta minuti;
dall'analisi dello scenario internazionale emerge il rilevante ruolo del Mezzogiorno rispetto alle restanti aree del Paese, soprattutto in relazione alla sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo che suggerisce l'obiettivo di proporsi come gate commerciale per il flussi del Mediterraneo;
una maggiore qualità dei servizi di trasporto ed il recupero del divario infrastrutturale del Mezzogiorno rappresentano una pre-condizione essenziale per lo sviluppo economico dell'area, con ricadute positive per l'intero Paese, ancor di più nell'ambito del mutato scenario internazionale

che fa prevedere una significativa crescita del ruolo del Mediterraneo nei prossimi decenni;
il collegamento ferroviario Napoli-Bari può favorire l'integrazione delle reti TEN, mettendo in connessione il corridoio I Berlino-Palermo (di cui la linea AV/AC Milano-Napoli ed in particolare la tratta AV/AC Roma-Napoli sono parte) con il corridoio VIII Bari-Sofia;
il Mezzogiorno delle aree interne, con l'Alta Capacità Napoli-Bari, diventerà dunque ponte di collegamento tra il Corridoio I e il Corridoio VIII e nodo di logistica e di interscambio per tutto il sistema macroregionale con straordinarie opportunità di sviluppo per tutte le aree interne circostanti;
l'opera, a differenza di quelle pur importanti realizzate nel Mezzogiorno nei decenni passati, è infatti pensata come asse di connessione Est-Ovest;
l'asse Est-Ovest, incrociando la dorsale tirrenica Nord-Sud, proietterà milioni di persone e tonnellate di merci lungo l'Alta Velocità Napoli-Roma Milano-Torino;
anche RFI, nell'ambito del proprio piano di sviluppo degli itinerari fondamentali del Mezzogiorno, considera la riqualificazione e lo sviluppo della relazione trasportistica Roma-Napoli-Bari quale chiusura meridionale della maglia ferroviaria europea;
tale infrastruttura consentirà la creazione di un «tripolo» Roma-Napoli-Bari costituente uno dei sistemi metropolitani più grandi d'Europa;
una volta terminata l'opera, consentirà di aumentare il traffico di 15mila passeggeri e di 6mila tonnellate di merci al giorno, grazie a 54 treni al giorno, rispetto ai 10 di oggi, sulla Milano-Napoli-Bari e ai 144, rispetto agli attuali 26, sulla tratta Napoli-Benevento-Caserta-Foggia;
il progetto di Alta Capacità, una volta completamente a regime, abbatterà drasticamente i tempi di percorrenza su questa tratta, dimezzandoli. Da Napoli a Bari occorreranno meno di due ore, dalle aree interne si potranno raggiungere le grandi aree metropolitane costiere in meno di sessanta minuti; finalmente il tripolo Roma-Bari-Napoli, la più grande area metropolitana del Mezzogiorno, sarà connessa attraverso una rete moderna ed efficiente;
la realizzazione del progetto sopra menzionato permetterà, quindi, di conseguire i seguenti benefici:
miglioramento della competitività del trasporto su ferro attraverso l'incremento dei livelli prestazionali ed un significativo recupero dei tempi di percorrenza;
riequilibrio della ripartizione modale attraverso il miglioramento della qualità del servizio di trasporto pubblico, con effetti benefici in termini di riduzione della congestione, delle emissioni inquinanti, dei consumi energetici e dell'incidentalità;
miglioramento dell'integrazione della rete ferroviaria di Sud-Est con il sistema AV/AC attraverso la stazione di Napoli-Afragola, con conseguente aumento generalizzato dell'offerta del servizio ferroviario nell'intero Mezzogiorno;
la possibilità di istituire collegamenti commerciali diretti Napoli-Bari;
il miglioramento dei servizi interregionali Puglia-Campania;
miglioramento dell'integrazione della tratta ferroviaria con le strutture dedicate all'intermodalità e alla logistica, con conseguente aumento delle quote di trasporto merci su rotaia;
l'opera prevede 146,6 chilometri di linea e 15 stazioni e che alla sua realizzazione si sta procedendo per lotti. In alcuni tratti si interverrà sulla rete attuale, attraverso la riqualificazione e il potenziamento; in altri si costruirà il tracciato ex novo;

allo stato alcuni cantieri sono già aperti, mentre le progettazioni saranno completate entro il 2008. L'opera dovrà essere interamente terminata entro il 2020, ma già dal 2009 le prime tratte saranno in funzione;
in data 14 marzo 2007, la Regione Campania ha stabilito di anticipare le risorse necessarie al completamento della progettazione delle tratte legate all'Alta Capacità Napoli-Bari ricadenti in territorio regionale;
nell'Allegato Infrastrutture al Dpef, licenziato in data 29 giugno 2007, il CIPE ed il Consiglio dei Ministri hanno previsto il finanziamento integrale della progettazione e di alcune tratte già dotate di progettazione, tratte che si aggiungono a quelle già finanziate con il Contratto di Programma RFI;
in particolare, nell'Allegato Infrastrutture al Dpef è previsto il finanziamento della variante Cancello-Napoli nel Comune di Acerra per l'integrazione delle linee ad Alta Capacità ed Alta Velocità per un importo di 583 milioni di euro; il finanziamento per il raddoppio della Apice-Orsara di Puglia per 297 milioni di euro e quello per il raddoppio e la velocizzazione della Cervaro-Bovino per 550 milioni di euro;
il costo complessivo previsto è di circa 5 miliardi di euro, di cui circa 1,5 (1.442) già finanziati e 3 miliardi e mezzo ancora da finanziare;
nello specifico: per la tratta Napoli (Afragola) Cancello sono disponibili 595 milioni di euro su un totale previsto di 670 milioni di euro; per la Cancello-Benevento il cui costo previsto è di 970 milioni di euro, sono disponibili solo i fondi per la progettazione preliminare; per la Apice-Orsara sono disponibili 297 milioni di euro su un totale di 2.010 milioni di euro; la Cervaro-Bovino è interamente finanziata con 550 milioni di euro; ancora da finanziare i 520 milioni di euro per la bretella di Foggia,

impegna il Governo:

a confermare le scelte assunte con il Dpef 2008-2011 e nel relativo Allegato Infrastrutture concernenti la realizzazione della tratta AC Napoli-Bari, secondo i seguenti indirizzi:
a) conferma di una esplicita e ferma opzione ferroviaria, che deve portare ad un riequilibrio tra le scelte modali gomma-ferro, sottolineato che tale opzione non potrà risolversi solo nella realizzazione di infrastrutture ma dovrà estendersi ad innovazioni normative e tariffarie riguardanti il trasporto di merci atte ad incentivare l'uso della ferrovia, in assenza delle quali non ci si potrà attendere risultati apprezzabili;
b) esercizio di tutte le iniziative nei confronti dei competenti organismi dell'Unione europea perché si definisca e si renda operativa la cosiddetta normativa «Eurovignette», che ha indicato le linee guida sul riequilibrio modale per tutti i governi;
c) riconferma del carattere prioritario dell'opera di potenziamento della tratta ad Alta Capacità ferroviaria Napoli-Bari, come intervento strategico per il Mezzogiorno d'Italia e per lo sviluppo del Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti del Paese (SNIT);
d) impegno nel reperimento delle risorse necessarie a completare il finanziamento dell'opera, in regime di addizionalità delle risorse FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate), dei Fondi europei del Programma Operativo Nazionale (PON), dei fondi ordinari nazionali e dei fondi dei programmi europei regionali (POR), oltre che delle risorse attribuite ad RFI dal Contratto di Programma;
e) impegno nel reperimento di adeguate risorse per il rinnovo ed il potenziamento

del materiale rotabile, al fine di massimizzare l'efficacia degli interventi infrastrutturali attivati sul corridoio.
(7-00003) «Boffa, Iannuzzi, Martella, Bordo, Grassi, Picierno, Graziano, Bonavitacola, Meta, Realacci, Bocci, Nicolais, Mosella, Mario Pepe (Pd), Vico».

La IX Commissione,
premesso che:
oltre 90.000 autotrasportatori subiscono ogni anno atti criminali che hanno per oggetto gli autoveicoli, le merci trasportate o le persone fisiche, commessi in gran parte nelle aree di sosta autostradali;
tutte le ricerche e le rilevazioni statistiche dimostrano che il comportamento di chi è alla guida è la prima causa di incidentalità;
i rischi aumentano se l'autotrasportatore in sosta non può alimentarsi correttamente e non può fermarsi in tranquillità, soprattutto se deve occuparsi in quei brevi periodi di sosta anche di salvaguardare la merce trasportata;
ilproblema, nonostante incida direttamente sull'attuazione del regolamento sui periodi di guida e di riposo dei conducenti professionisti, in vigore dall'11 aprile 2007, resta per lo più ignorato dai pubblici poteri che dovrebbero assumersi, al contrario, la responsabilità di garantire a tutti gli automobilisti le migliori condizioni per viaggiare in sicurezza;
nella sessione plenaria del maggio 2007, il Comitato economico e sociale europeo (CESE), aveva formulato di sua iniziativa un parere in cui chiedeva alla Commissione europea di prevedere aree di sosta custodite;
il 12 giugno 2007, a Valenciennes (Francia), è stata inaugurata la prima area di sosta di questo tipo (progetto pilota europeo Setpos-Secure European Truck Parking Operational Services) proprio per iniziativa della Commissione;
quasi in concomitanza con il parere del CESE i partner del progetto Setpos, finanziato dalla direzione generale Energia e trasporti della Commissione europea, hanno posto le basi per la creazione di una rete europea di aree di sosta custodite;
il commissario europeo ai Trasporti Jacques Jacques Barrot, ha rilevato che, «malgrado gli sforzi compiuti dalla Commissione per promuovere la co-modalità, nei prossimi anni il settore dei trasporti stradali continuerà a registrare una forte crescita. Il settore ha il dovere di rispettare di più i suoi lavoratori; un modo per farlo è offrire loro condizioni sicure e dignitose di riposo lungo le autostrade europee»;
è opportuno il coinvolgimento delle parti sociali su questa iniziativa che hanno già manifestato il loro sostegno all'iniziativa della Commissione, segnalando la necessità, in un settore soggetto a concorrenza sempre più aspra, di dare un'impostazione più ampia alla questione delle condizioni di lavoro,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative atte ad assicurare la presenza di aree di sosta custodite per Tir e autoarticolati in tutte le opere autostradali che dovranno essere realizzate;
a verificare la possibilità di realizzare, nell'immediato, sui tracciati autostradali esistenti adeguate aree di sosta custodite;
a promuovere ogni utile iniziativa presso le opportune sedi comunitarie affinché vengano previsti adeguati finanziamenti di queste aree di sosta su scala europea in modo da creare una vera propria rete quale condizione necessaria per un miglioramento complessivo delle condizioni di sicurezza e di lavoro di tutti i camionisti d'Europa;

a proporre alla Commissione di tener conto dell'aspetto delle aree custodito nel quadro della concezione e del cofinanziamento delle reti stradali transeuropee.
(7-00005) «Compagnon, Anna Teresa Formisano, Ciocchetti, Pisacane, Nunzio Francesco Testa, Tabacci, Cera, De Poli, Rao, Pionati, Libè».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MECACCI, BERNARDINI, BELTRANDI, ZAMPARUTTI, FARINA COSCIONI, VERNETTI, MARAN e BARBI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 30 aprile l'Ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia, Sun Yuxi ha dichiarato riguardo all'eventuale partecipazione delle autorità politiche italiane all'inaugurazione dei giochi olimpici, che: «Abbiamo mandato inviti alle massime autorità italiane, ma finora non abbiamo ricevuto una risposta precisa» -:
se il Governo intenda partecipare all'inaugurazione dei giochi olimpici di Pechino in assenza di progressi nel rispetto dei diritti umani in Cina, a partire in particolare dal continuo rifiuto delle autorità cinesi di consentire all'ONU di istituire una Commissione di inchiesta internazionale sulla repressione delle manifestazioni svoltesi in Tibet nelle settimane scorse, e di consentire all'Alto Commissario ONU per i diritti umani e ai Rapporteur Speciali dell'ONU di visitare la regione, come richiesto dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 7 aprile;
se non intenda avviare con urgenza una discussione a livello dei Capi di Stato e di Governo europei per la definizione di una posizione comune dei Governi UE riguardo alla partecipazione alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici, come richiesto dalla Risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 7 aprile;
se non intenda operare a livello dei Capi di Stato e di Governo europei affinché procedano al più presto a invitare il Dalai Lama a Bruxelles per colloqui politici sulla situazione in Tibet e le relazioni con la Repubblica popolare cinese.
(5-00050)

CERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio dello scorso anno il territorio dei Gargano ha subito gravissimi danni a causa di numerosi incendi boschivi divampati nella zona, in particolare nelle città di Peschici, Vieste e Vico del Gargano;
lo sviluppo delle fiamme ha compromesso 4500 ettari di natura protetta che sono andati in fumo e causato ingenti danni sia umani, con la morte di 4 persone, sia a tutta l'economia del territorio colpito fortemente nel pieno della stagione turistica da questa tragica vicenda;
il Governo Prodi proclamando lo stato di calamità nazionale per fronteggiare l'emergenza si è anche attivato per fare ottenere l'utilizzazione dei fondi di solidarietà europei, estendendo tale beneficio anche a quelle regioni particolarmente colpite da fenomeni incendiari;
per un vizio di forma nella presentazione della domanda, però, la domanda non è stata accettata e non è stato possibile attingere ai fondi in questione;
ad oggi l'intero territorio del Gargano e i suoi cittadini non sono a conoscenza di

eventuali nuove iniziative in merito e non vedono destinarsi risorse che potrebbero risollevare un territorio che oltre ad aver subito gravissimi danni ambientali, economici e sociali, ha pagato anche un tributo salatissimo in termini di vite umane -:
quale sia l'attuale stato dell'iter della domanda per l'ottenimento dei fondi e se non intenda attivarsi con ogni strumento in suo potere per la risoluzione della problematica in questione.
(5-00062)

CAPARINI, VOLPI e COMAROLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
la malattia vescicolare del suino è una malattia infettiva e contagiosa ad eziologia virale, l'uomo ne è immune e il suino è l'unico animale che in natura manifesta sintomatologia clinica. È inserita nell'elenco comunitario delle malattie da debellare, gli animali colpiti dalla malattia sono quindi abbattuti per impedirne la diffusione e gli allevatori rimborsati dei danni economici subiti;
dal novembre 2006 la zona di San-Paolo Coniolo in provincia di Brescia è stata interessata da numerosi e ripetuti casi della malattia vescicolare e conseguenti abbattimenti di animali infetti o a rischio infezione. A fronte di ciascun abbattimento l'A.S.L, ha istituito in un raggio di 3 km dall'allevamento focolaio una zona di protezione sanitaria che ha impedito la movimentazione degli animali sani (compreso il trasporto per la macellazione). L'autorità sanitaria ha inoltre istituito una zona di sorveglianza sanitaria nel raggio di 10 km dal focolaio in cui è consentita la movimentazione degli animali previa le opportune analisi, ma che nei mesi passati, a causa di focolai consecutivi, si è tradotta in un sostanziale impedimento delle vendite;
gli allevamenti nella zona di protezione sanitaria San Paolo-Coniolo che hanno subito il fermo totale di 4 mesi e mezzo sono (Nome allevamento, tipologia allevamento, tipologia animale, numero animali, comune): Tommasoni Tommaso, riproduzione ciclo chiuso, scrofe 100, San Paolo; Tommasoni Massimo ed Erminio, riproduzione ciclo chiuso, scrofe 200, San Paolo; Caseificio Sociale Giardino, ingrasso, grassi 4.000, Orzivecchi; scrofe 670, San Paolo; Plodari Bruno, riproduzione/ciclo chiuso, grassi 2.600, san Paolo; Plodari Bruno, riproduzione ciclo chiuso, scrofe 4.100, Pompiano; Giudici Piero, ingrasso, finissaggio, grassi 21.000, Pompiano; Azienda Agricola Tiraboschi, riproduzione/scrofe/svezzamento, scrofe 900, Orzinuovi; Ferrari Franco, riproduzione/ciclo aperto, scrofe 30, Orzinuovi; Tommasoni Lorenzo, riproduzione/ciclo aperto, scrofe 700, Orzinuovi; Tommasoni Alessandro, riproduzione/ingrasso, grassi 2.000, Orzinuovi; Azienda Agricola Ferretti Luigi, riproduzione/ingrasso, grassi 2.500, Orzinuovi; Micheletti Fausto, ingrasso, grassi 780, Orzivecchi; Micheletti Mario, ingrasso, grassi 540, Orzivecchi;
nell'ottobre 2007 è stato effettuato un abbattimento cautelativo di 42mila suini negativi alla viaria al fine di evitare il propagarsi della malattia;
dal 14 novembre 2006 il fermo viene applicato a singhiozzo e da settembre 2007 a gennaio 2008 senza soluzione di continuità. Le aziende sottoposte a questo prolungato fermo aziendale, pur non avendo contratto la malattia, subiscono di fatto danni economici ingenti, senza poter beneficiare di alcun rimborso. La mancata commercializzazione dei suini sani ha interrotto i normali flussi di cassa determinando gravissime perdite finanziarie. Gli allevamenti a ciclo aperto, costituiti da solo ingrasso, hanno cercato di circoscrivere i danni evitando a fine ciclo l'introduzione di nuovi capi. Le scrofaie sono state costrette ad allevare i suini in condizioni sanitarie e di benessere difficili a causa della limitata movimentazione che ha causato una mortalità anomala e la diffusione di numerose patologie;
da settembre 2007 a marzo 2008 poi a causa del verificarsi di numerosi e

ripetuti casi di vescicolare nella zona geografica della bassa provincia di Brescia, il programma delle vendite di capi di allevamento all'industria di trasformazione alimentare è stato completamente interrotto, ad eccezione di due brevi finestre di consegna in gennaio e febbraio 2008;
è evidente come le aziende in cui non è stata conclamata la malattia hanno subito danni economici ingenti: lo stato di fermo aziendale ha comportato la necessità di gestire il prevedibile aumento delle nascite, di peso medio degli animali in allevamento e, soprattutto, il blocco degli spostamenti degli animali;
la mancanza di liquidità, a fronte della revoca dell'accreditamento con conseguente ulteriore fermo delle movimentazioni, ha quindi compromesso notevolmente l'attività di allevamento e creato notevoli difficoltà alle aziende;
a puro titolo d'esempio l'Azienda agricola Giudici dottor Piero, con sede in località Zurlengo di Pompiano (Brescia) via Castello n. 3 in conduzione diretta con salariati, svolge una attività ad indirizzo cerealitico-zootecnico con allevamento di suini a ciclo chiuso e conduzione di circa 580 ha di terreno (parte di proprietà e parte in affitto in forza di contratti pluriennali) coltivato interamente a mais, il cui raccolto viene direttamente impiegato per l'alimentazione dei capi in allevamento;
il ciclo di allevamento prevede la presenza di scrofe per la produzione di suinetti che vengono successivamente allevati ed ingrassati nelle strutture aziendali. Alla fine degli anni '90 l'azienda ha sviluppato le strutture di allevamento per le scrofe e i suinetti in post svezzamento fino ad arrivare ad una consistenza di circa 4.100 capi da riproduzione grazie ad ulteriori investimenti nelle strutture di allevamento e nelle specifiche attrezzature ed impianti;
gli allevamenti, pur non avendo contratto la malattia, hanno subito danni economici ingenti. Lo stato di fermo aziendale ha comportato la necessità di gestire il prevedibile aumento delle nascite e del peso medio degli animali presenti in allevamento e, soprattutto, il blocco degli spostamenti degli animali dalla scrofaia posta in località Gerolanuova di Pompiano istituita al fine di razionalizzare la gestione dell'allevamento e attuare le più idonee misure di prevenzione separata da altri siti periferici ove si effettuano le fasi di post svezzamento-accrescimento-ingrasso. L'istituzione del blocco degli spostamenti verso i centri periferici ha comportato la pressoché contemporanea riduzione delle coperture, al fine di ridurre il numero dei suini svezzati che sarebbe stato necessario ospitare nel sito 1 in attesa della revoca del blocco degli spostamenti;
nel periodo la presenza di scrofe produttive (scrofe gravide, in lattazione, in attesa di copertura e scrofette coperte, queste ultime presso il centro all'ingrasso e mediamente pari a 300 capi) sono risultate circa 4.100. In condizioni ordinarie e considerando un livello produttivo del tutto prudenziale di circa 2,1 parti per scrofa per anno e un numero di svezzati pari a 8,75 capi per parto si ha un numero medio di svezzati pari a 1.450 capi/settimana. Il blocco, o perlomeno la drastica riduzione delle coperture, ha comportato la diminuzione dei suini svezzati che nel periodo gennaio-aprile 2008 sono risultati mediamente pari a 435 capi/settimana. Rispetto all'obiettivo medio di produzione dell'azienda, si è registrato un calo del numero di svezzati pari a circa 1.000 capi/ settimana che, per il periodo del blocco dal 10 settembre 2007 al 3 gennaio 2008 (114 giorni) che si è effettivamente protratto al 10 marzo 2008, ha comportato una minore produzione di 16.000 suinetti svezzati (1.000 capi/settimana per 16 settimane);
la produzione di 10.000 animali in meno ha determinato una ingente perdita per l'azienda: al fine di procedere alla stima del mancato costo, ricavo e conseguentemente del mancato guadagno della produzione è necessario considerare i costi

fissi sostenuti. I costi variabili sono pari a 157,90 euro/capo per un totale di euro 2.526.024,00. Considerando la vendita degli animali a 160 kg al prezzo medio di mercato di 1,18 centesimi/kg premio di 0,06 euro/kg (premio qualità Consorzio di Parma) -7,25 per cento di IVA in carico all'azienda per un ricavo di 1.336 euro/kg., ciò si traduce in un mancato ricavo per un totale di euro 3.527.040,00. Il mancato guadagno per i 114 giorni di fermo del periodo settembre 2007-gennaio 2008 è quindi stimabile in euro 1.001.016,00;
considerando gli stessi parametri per il periodo di revoca dell'accreditamento con conseguente ulteriore fermo del periodo gennaio 2008-marzo 2008 è stimabile un extra danno di euro 562.500,00. È inoltre da considerare che la mancata commercializzazione dei suini sani ha interrotto i normali flussi di cassa determinando difficoltà nei pagamenti necessari alle attività aziendali e comportando quindi tensioni e gravissime perdite finanziarie che in questo atto non sono quantificate;
se la norma prevede il risarcimento dell'azienda zootecnica colpita da vescicolare ne consegue la legittimità di un riconoscimento del complesso dei danni subiti da un allevamento sottoposto a ordinanze restrittive che comportano perdite aziendali tali da mettere in serio pericolo la sopravvivenza delle aziende;
il 28 maggio 2008 il direttore del settore agricoltura della Provincia di Brescia ha quantificato il danno di ridotta produzione pari a 16.000 suini e richiesto alla Regione Lombardia di «considerare questo caso particolare» ovvero di integrare la DGR 5377/07 inerente l'abbattimento volontario dei suinetti per benessere animale considerando il caso di scuola oggetto di questa interrogazione;
il riconoscimento dello «stato di calamità» oltre che legittimo e necessario consentirebbe l'opera di risanamento aziendale, allontanando lo spettro del fallimento e della disoccupazione per numerose famiglie -:
se il Ministro intenda intervenire a sostegno del settore zootecnico della provincia di Brescia.
(5-00065)

SIRAGUSA, BOSSA, ANTONINO RUSSO e D'ANTONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel territorio palermitano esistono 88 comunità alloggio per minori, che accolgono circa 850 bambini sottoposti a provvedimenti di potestà e affidati alle comunità con decreto dell'autorità giudiziaria;
la retta imposta è a carico al comune di residenza;
da alcuni anni il Comune di Palermo non inserisce nei bilanci preventivi le somme necessarie al pagamento di tali rette;
trattandosi di spese obbligatorie, in tal modo si prefigurano debiti fuori bilancio, pur in presenza di spese certe;
le fatture emesse dalle comunità alloggio nel 2005, per esempio, sono state pagate a febbraio 2008;
le fatture del 2006 non sono state ancora saldate;
allo stato il Comune di Palermo da giugno 2007 non emette pagamenti a favore di tali comunità;
infatti, il periodo giugno-dicembre 2007 si è consolidato come debito fuori bilancio;
per quanto riguarda il periodo gennaio-aprile 2008, il Comune ha pagato solo gennaio 2008;
per i restanti mesi pretende la presentazione del DURC, documento di regolarità contributiva;
anche agli enti che sono riusciti a presentare il DURC ad oggi non è stato pagato nulla;
la gran parte degli enti che gestiscono comunità alloggio a Palermo non possono

ottenere il DURC perché non sono in grado di pagare lo stipendio degli operatori né gli oneri previdenziali poiché il Comune non paga le loro prestazioni;
tutto ciò sta producendo un effetto a catena, perché i piccoli comuni, che potrebbero pagare, non lo fanno perché gli enti non sono nelle condizioni di presentare il suddetto documento;
tali ritardi nei pagamenti hanno avuto un effetto devastante per gli enti no profit, associazioni, cooperative sociali che sono stati costretti ad indebitarsi con le banche, facendosi carico anche di notevoli interessi;
i lavoratori non percepiscono stipendio dal giugno del 2007, perché gli enti hanno preferito spendere i pochi fondi ottenuti per garantire ai bambini cibo, vestiario, eccetera;
dal mese di dicembre 2007 gli enti no profit cercano inutilmente risposte dall'Amministrazione Comunale;
va dunque considerata la gravità della situazione e il fatto che a breve le comunità alloggio di Palermo saranno costrette al fallimento e che la chiusura delle attività provocherà un grave danno ai piccoli ospiti-:
se il Governo sia informato dei fatti sopra esposti e se abbia preso o intenda prendere provvedimenti utili alla soluzione di tale grave problematica, anche mediante un intervento finanziario a valere sul Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, destinato con priorità - fra l'altro - proprio alla città di Palermo e finalizzato in particolare alla realizzazione di misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo-assistenziali;
se, comunque, non intenda assumere iniziative volte a disciplinare diversamente il rilascio del DURC relativamente agli enti no profit nelle ipotesi in cui gli stessi siano nell'impossibilità di adempiere ai propri obblighi contributivi senza propria colpa bensì per effetto dei mancati, tardivi o parziali pagamenti da parte degli enti convenzionati.
(5-00066)

Interrogazione a risposta scritta:

GIORGIO MERLO e OSVALDO NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli impianti sportivi legati alle Olimpiadi di Torino 2006 richiedono ingenti risorse per garantirne una corretta gestione da un lato e un volano di attrazione e di sviluppo territoriale dall'altro;
la Legge Finanziaria del 2006 ha stanziato 20 milioni di euro come contributo statale per favorire l'avvio e la miglior gestione di tutta l'impiantistica olimpica. Un contributo che si esaurisce entro il 2011 e che richiede, sin da ora, una iniziativa forte e mirata del TOP, l'organo creato per governare tutte le strutture costruite per le Olimpiadi invernali di Torino 2006;
i fondi dovranno essere comunque garantiti al fine di preservare gli impianti e renderli maggiormente funzionali-:
se intenda confermare l'investimento, necessario ed indispensabile affinché Torino 2006 non rappresenti un evento storico ormai da archiviare, stanziato con la Finanziaria del 2006 senza alterazioni o modificazioni di sorta.
(4-00223)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 1o luglio 2008, per percorrere le autostrade della Slovenia, tutti i proprietari di veicoli con massa complessiva a pieno carico fino a 3,5 tonnellate saranno obbligati ad acquistare

ed esporre un bollo del costo di euro 55, se di validità annuale, o di euro 35, se di validità semestrale;
le sanzioni previste per chi contravvenga a tale obbligo variano da 300 a 800 euro;
soprattutto dopo l'ingresso della Repubblica di Slovenia nell'area Schengen, il traffico veicolare con l'Italia, tradizionalmente sostenuto, ha potuto giovarsi di una fluidificazione dovuta alla caduta delle barriere confinarie;
molti cittadini residenti nei territori del Friuli Venezia Giulia a ridosso del Confine con la Slovenia utilizzano per i loro rapporti transfrontalieri, turistici e commerciali, dei tratti assai limitati della rete autostradale slovena;
soprattutto nel periodo estivo, e dunque con una frequenza tendenzialmente annuale, un altissimo numero di cittadini italiani, austriaci e tedeschi, percorre le autostrade slovene per dirigersi verso le mete turistiche dell'Istria e della costa dalmata, o per raggiungere destinazioni della Slovenia continentale;
secondo quanto dichiarato a organi di stampa da dirigenti regionali di associazioni di categoria del Friuli Venezia Giulia, mancano ancora notizie ufficiali da parte del Governo sloveno e della Camera di commercio slovena in merito all'obbligo d'acquisto ed esposizione del bollo per gli autotrasportatori;
non sfugge il valore di tutela ambientale intrinseco alla misura introdotta sulle autostrade slovene, volta a eliminare code e rallentamenti in prossimità dei caselli e quindi a ridurre l'inquinamento da fumi di scarico in attesa, sembra, di utilizzare altri strumenti tecnologici per il pagamento del pedaggio -:
se si ritenga di attivare le autorità consolari e/o gli organismi bilaterali a ciò competenti al fine di acquisire ogni utile e ufficiale informazione, volta anche a tranquillizzare i piccoli trasportatori, già duramente colpiti dal caro gasolio e dalla concorrenza praticata dagli autotrasportatori sloveni grazie al favorevole differenziale dei costi, in merito all'esenzione dall'acquisto del bollo;
se, ferma restando ogni autonomia decisionale della Repubblica di Slovenia, si valuti l'opportunità di proporre alle autorità di questo Paese l'introduzione, almeno in via sperimentale, di bolli autostradali turistici la cui validità temporale, e il corrispondente importo, siano inferiori a quelli ora in previsione, così come già fatto dall'Austria a seguito di un intervento dell'Unione europea.
(4-00224)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, MECACCI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, CONCIA e BELTRANDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nel bando appena pubblicato dal Ministero per gli affari esteri italiano per accedere al concorso per la carriera diplomatica è previsto, come requisito di accesso, un'età inferiore ai 35 anni, innalzata di un anno nel caso il candidato sia coniugato;
la direttiva europea 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, vieta le discriminazioni fondate, tra l'altro, sulla religione o le convinzioni personali, sull'età o le tendenze sessuali, per quanto concerne l'occupazione e le condizioni di lavoro, ed in particolare le condizioni di accesso all'occupazione e al lavoro, sia dipendente che autonomo, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione indipendentemente dal ramo di attività e a tutti i livelli della gerarchia professionale, nonché alla promozione;
sono proibite discriminazioni indirette, che sussistono quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere in una posizione di particolare svantaggio le persone, tra l'altro, di una particolare età o di una particolare tendenza sessuale, rispetto

ad altre persone, a meno che tale disposizione, tale criterio o tale prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari, e che per la natura di un'attività lavorativa o per il contesto in cui essa viene espletata, tale caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, purché la finalità sia legittima e il requisito proporzionato;
l'articolo 6 della direttiva prevede che gli Stati membri possano prevedere che le disparità di trattamento in ragione dell'età non costituiscano discriminazione laddove esse siano oggettivamente e ragionevolmente giustificate, nell'ambito del diritto nazionale, da una finalità legittima e i mezzi per il conseguimento di tale finalità siano appropriati e necessari -:
se il Governo non ritenga che la previsione di un limite di età di 35 anni per accedere al concorso per la carriera diplomatica, nonché la previsione dell'innalzamento di un anno nel caso in cui il candidato sia coniugato, sia discriminatoria, dato che questa non è oggettivamente e ragionevolmente giustificata da una finalità legittima e che i mezzi per il conseguimento di tale finalità non siano appropriati e necessari, oltre a non essere un requisito essenziale e determinante o proporzionato per lo svolgimento dell'attività lavorativa;
se il Governo non ritenga che tale discriminazione sia basata non solo sull'età ma anche sull'orientamento sessuale, dato che in Italia le unioni tra persone dello stesso sesso non sono riconosciute;
se il Governo non ritenga che tale requisito, che non è basato su alcun titolo o esperienza lavorativa precedente, ma solamente sul suo stato civile di persona sposata o non sposata, sulle condizioni individuali sociali della persona, nonché sulle sue convinzioni rispetto al matrimonio, sia una discriminazione fondata anche sulle convinzioni personali e sulla religione;
se il Governo non ritenga che tale bando di concorso, come ogni pratica simile, metta l'Italia a rischio di infrazione della direttiva comunitaria.
(4-00229)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito della rottura di 1 dei 4 cavi Enel di una nuova linea sottomarina ad alta tensione non in possesso delle necessarie autorizzazioni presso lo stabilimento balneare «Bagno Vito», località Lacco Ameno, è stato riscontrato dall'Agenzia regionale di protezione ambientale della regione Campania (ARPAC) (prelievo del 19 luglio 2007 rapporto di prova n. 200704583-001) la presenza di inquinanti PCB totali rilevata è pari a 0,112 mg/L, 186 (centoottantasei) volte superiori al valore di 0,0006 mg/L previsto come standard di qualità ambientale per le acque superficiali dal decreto ministeriale 367/03, Tab 1-10;
all'interno del cavo c'era un canale riempito di olio in pressione, con una sezione di 18 millimetri. La rottura del cavo ha causato la dispersione in mare nell'area marina protetta «Regno di Nettuno» (A.M.P.) di almeno 52 tonnellate di olio fluido contenente policlorobifenili (di seguito PCB);
l'Arpac ha certificato con nota n. 1074 del 19 ottobre 2007 che essendo trascorso del tempo dall'incidente, i PCB hanno ridotto il loro carico inquinante in acqua a seguito delle mareggiate;
i PCB sono inquinanti inseriti anche nella tabella 1/B del decreto legislativo 156/06 al punto 11 con obbligo di segnalazione al Ministero dell'ambiente;

negli organismi marini i valori di PCB aumentano in maniera esponenziale rispetto alla concentrazione rinvenuta nelle acque;
il PCB è sostanza non biodegradabile e lipoaffine, capace di spostarsi lentamente nel mare dove trova l'aiuto delle correnti andando così a depositarsi e accumularsi nei fondali marini e negli organismi viventi delle zone prospicienti a quella interessata dalla perdita;
i PCB sono considerati per la loro tossicità nei confronti dell'uomo, tra gli inquinanti più pericolosi poiché la loro stabilità ai diversi attacchi chimici li rende difficilmente degradabili acuendo l'effetto di bioaccumulazione negli organismi viventi;
i PCB sono inclusi (protocollo UN/CEE di Stoccolma, maggio 2001) nei cosiddetti POPs (persistent organic pollutants) composti organici persistenti, bioaccumulabili, che permangono lungo la battigia assorbiti dalla sabbia e risalgono, soprattutto attraverso i prodotti ittici, la catena alimentare all'uomo;
i PCB hanno rilevanti effetti tossici, quali bruciori agli occhi e dermatiti e provocano danni a medio e lungo termine al sistema immunitario, alla tiroide e al fegato;
nonostante il gravissimo episodio e l'entità del disastro ambientale, denunciati dalla data del 14 giugno 2007, ad oggi non pare vi sia stato alcun iter di programmazione per la bonifica della zona a tutela della salute pubblica, consentendo al contrario, la balneazione e regolari attività di pesca;
gli impianti di cavi sottomarini, della tratta Cuma-Lacco Ameno, sono «a tenuta» mediante olio. Fisicamente, se si registra un abbassamento di pressione dell'olio, significa che c'è una perdita nel tratto sottomarino, pertanto nelle stazioni situate ai capi dei cavi si pompa altro olio, per consentire sia di salvare il cavo ad alta tensione da un eventuale contatto con l'acqua sia di individuare il punto in mare con della fuoruscita di olio. Risulta all'interrogante che così è avvenuto anche a Lacco Ameno, dove è stato continuamente pompato nuovo olio nei cavi dalla stazione di Lacco Ameno;
le caratteristiche dei cavi unipolari utilizzati nella tratta Cuma-Lacco Ameno ad alta tensione, non consentono l'utilizzo di olio dielettrico normale in quanto le alte tensioni provocano in questo olio fenomeni di ionizzazioni corrosive e progressiva carbonizzazione del dielettrico. Per questi motivi viene usato olio fluido il cui contenuto di PCB è stato dichiarato dall'Enel e dalla Prefettura di Napoli nella risposta scritta all'atto del Senato nel fascicolo 139 all'interrogazione 4-05441 presentata dal senatore Boco, nella scorsa legislatura, sia alla Commissione europea nel ricorso 2003/5243;
il disastro ambientale di Ischia è aggravato dall'età dei cavi. Si tratta infatti di conduttori risalenti al 1987 (commessa 404/87). All'epoca i limiti di legge vigenti di tolleranza di PCB erano decisamente più alti rispetto ad oggi. Solo l'anno dopo, nel 1988, sarebbe stata vietata l'immissione sul mercato di PCB;
la posa dei cavi viene fatta dall'Enel nel 1992, quindi già con la legge dell'88 in vigore. Si tratta quindi, ad avviso dell'interrogante, di cavi palesemente irregolari. L'operazione di posa in opera terminò il 26 novembre 1992, quando i cavi giunsero a Ischia, occupando 69.000 metri quadri del demanio marittimo, senza che risulti alcuna concessione alla posa e al mantenimento dei cavi stessi;
esiste invece una concessione ex post per la posa e il mantenimento dei cavi sottomarini indicata dal numero 133/94 del 14 giugno 1994 valida per il solo periodo 31 ottobre 1992-31 dicembre 1993. Come ricorda l'avvocato Cocozza, per conto del Comune di Casamicciola

Terme, «l'Enel non è in possesso dell'autorizzazione all'esercizio della linea elettrica Cuma-Lacco Ameno o di un decreto regionale di autorizzazione». Osservando gli atti esistenti risulta che l'unica autorizzazione regionale rilasciata in favore dell'Enel, DPGR 3651 dell'11 aprile 1994, limita la costruzione e l'esercizio di una linea elettrica a 150.000 volt in cavo sotterraneo, e non sottomarino, e una cabina primaria all'aperto e non coperta come invece realizzata dall'Enel, decreto regionale che a distanza di oltre 14 anni ad oggi, non ha consentito neanche l'esproprio dei terreni di proprietà della Curia su cui è stata costruita la stazione primaria di Lacco Ameno. Terreni ancora nel titolo di proprietà della Curia che non li reclama;
i predetti cavi non assicurano e non hanno mai assicurato l'alimentazione dell'isola d'Ischia (in realtà attualmente l'isola d'Ischia è regolarmente alimentata con 5 cavi sottomarini a MT (non ad olio fluido) per complessivi 75MW provenienti dalla stazione di Foce Vecchia 60/30/20, inserita ad anello e con doppi sistemi di alimentazione con le stazioni di Patria 380/150 KV, Cuma 150/20 KV, Pozzuoli 220/60 KV, che giungono alle stazioni MT 30/10KV di Ischia e Forio anche esse ad anello e con doppi sistemi di alimentazione: servizio + riserva);
quanto è accaduto nello scorso mese di luglio 2007, nei mari di Ischia è il secondo incidente sui medesimi cavi. Il precedente è avvenuto nell'aprile 2000 e la Capitaneria di Porto solo ad intervento completato da parte della Pirelli cavi emise l'ordinanza n. 51/2000 e non fu attivato nessun controllo per la fuoriuscita di olio contenente PCB;
i recenti incidenti del luglio 2007 ai 3 trasformatori ad alta tensione a Barcellona, in Spagna, sostengono in maniera inequivocabile a quali potenziali rischi sarebbe esposto il centro abitato di Lacco Ameno, l'attiguo ospedale e la scuola media comunale, per la presenza di una stazione primaria di trasformazione e la relativa produzione di diossina;
l'Enel non ha mai dichiarato al comune di Lacco Ameno o meglio alla regione Campania titolare del potere amministrativo di autorizzazione, la messa in esercizio di questa nuova linea a 150.000 volt sottomarina e inquinante;
nella nota del comune di Lacco Ameno n. 16147 del 6 dicembre 2007 indirizzata all'ASL NA2 - Dipartimento di prevenzione Ischia si denuncia l'inquinamento da PCB dei litorali di Casamicciola e Lacco Ameno;
nella nuova legislazione si fissano i livelli massimi per i PCB negli animali, perciò va presa in considerazione la presenza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carruggio intorno all'isola di Procida -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario che vengano attivati ad horas, i controlli dei prodotti ittici provenienti dalle zone di mare intorno all'isola d'Ischia finalizzato alla ricerca di PCB (policlorobifenili), IPA (idrocarburi policromatici) e alchil benzeni lineari, e la conseguente rimozione dei cavi ad olio fluido;
se non ritengano urgente sollecitare le istanze di competenza territoriale, ASL compresa, al fine di porre atto a tutti gli accertamenti necessari alla tutela della salute della cittadinanza, in quanto a tutt'oggi non risulta esistere alcun provvedimento relativo all'interdizione alla balneazione, al divieto di pesca, alla sorveglianza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carrugio, intorno all'isola di Procida, al piano di bonifica della zona, alla tutela dell'area protetta «Regno di Nettuno».
(4-00226)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

PAOLO RUSSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
tra Capodichino e Piazza Ottocalli sono visibili i resti dell'antico acquedotto romano costruito sotto l'imperatore Claudio (nato a Lione nel 10 a. C. - m. nel 54 d.C.). Questa zona nel Medioevo era chiamata «la vela», poi prese il nome di «campo dei nostri», poi di «Archi di mattoni» e, quindi di «Ponti rossi» per il colore dei mattoni. Dopo la caduta dell'Impero romano questa importantissima opera fu devastata e l'acquedotto cessò di funzionare. Don Pedro de Toledo diede poi l'incarico ad Antonio Lettieri di presentargli un progetto di restauro. Le ricerche dello studioso, condotte verso la metà del cinquecento, accertarono che l'acquedotto era lungo 43 miglia fino a Napoli e 50 fina Baia, ma che le sue condizioni erano pessime;
l'antico acquedotto era alimentato dalle sorgenti dell'Acquara nella valle del Sabato, cioè nella città di Serino. Per mezzo di canali sostenuti da ponti, l'acqua veniva distribuita nel paese di Cesinali e nel villaggio di Contrada. Proprio grazie ai canali giungeva a Forino, Sanzara, Palma San Severino e Sarno. Nel tratto dove l'acqua giungeva nel comune di Sarno, le condotte attraversavano la Valle di San Sevastano. L'acquedotto era alto m. 2,10 ed era largo m. 0,82; era rivestito di cocciopesto e coperto con tegole, ricoperte da un masso a getto ad opera mista. Dalla città di Palma l'acquedotto si diramava a Nola e a Pompei. Un altro ramo si divideva per poi andare da Pomigliano D'Arco a Casalnuovo. Quest'ultimo si sdoppiava ancora e portava le acque nella cittadina di Atella, invece il condotto principale si dirigeva verso Casoria e San Pietro a Patierno, nel luogo chiamato «Cantarelli», appunto dai «Cantari» o tubi nei quali scorreva l'acqua. A questo punto, grazie a un percorso sotterraneo, giungeva a Capodichino e poi sboccava nella cupa di Miano, cioè alla valle dei Ponti rossi dove l'acquedotto si divideva in due. Una arteria dell'acqua trasportata si dirigeva verso Sant'Eframo, il giardino botanico, il quartiere dei Vergini, il largo delle Pigne, poi proseguiva e giungeva presso San Pietro a Maiella. L'altro ramo, radendo la falda della collina di Sant'Elmo, passava per il convento di Gesù e Maria, per la chiesa di Montesanto e dietro quella della Trinità degli Spagnoli, quindi per la collina superiore alla spiaggia di Chiaia poi arrivava sopra la grotta puteolana, ove si divideva in altri due rami, uno somministrava l'acqua alle famose ville di Posillipo ed a Bagnoli, l'altro per i colli leugogei, per Pozzuoli e Baia, andava a finire nel grande serbatoio di Miseno;
il restauro dell'acquedotto fu riproposto circa 3 secoli dopo, nel 1846, quando l'architetto Abate costatò che il termine della costruzione romana non era Napoli ma Baia con la sua Piscina Mirabile. L'onore dell'imponente opera è attribuito all'imperatore Claudio in base alle scritte incise su alcuni tubi di piombo ma, molto probabilmente fu Augusto che fece costruire l'acquedotto per rifornire di acqua la zona di Capo Miseno dove spesso approdava la sua flotta;
le vestigia del passato debbono fungere da monito ed insegnamento per le generazioni future, oltre a costituire nel presente polo di attrazione turistico e culturale -:
se e quali provvedimenti intenda adottare nello specifico per rivalutare le storiche arcate;
se non ritenga opportuno avviare la procedura tesa al riconoscimento dei resti dell'acquedotto di cui sopra come patrimonio dell'umanità e dell'Unesco.
(4-00220)

RENATO FARINA, GOTTARDO, MONAI, DI CENTA e COMPAGNON. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
presso la località Topli Uorch in Comune di Faedis, provincia di Udine, meglio conosciuta come «Malghe di Porzus», ebbe luogo nel febbraio del 1945 un efferato eccidio nel quale trovarono la morte 17 partigiani della Divisione «Osoppo - Friuli» (fazzoletti verdi) per mano di partigiani delle formazioni Gappiste;
tale compendio rappresenta una testimonianza e una forte rilevanza simbolica e culturale per le nuove generazioni di amore alla libertà e all'Italia, essendo stato il sacrificio consumato dai partigiani osovani determinato dall'opposizione al passaggio del Friuli in mani straniere;
tale area è stata acquisita a suo tempo dalla Amministrazione provinciale di Udine, la quale ha altresì provveduto a sistemare i fabbricati, la viabilità di accesso e la manutenzione dell'area circostante;
il sito è oggetto di un costante pellegrinaggio di persone che si recano in visita ai luoghi dell'eccidio;
recentemente con decreto del Presidente della Repubblica del 18 marzo 2008 l'antica area di San Pietro Infine, in provincia di Caserta, teatro, nel 1943 di una devastazione senza precedenti, esempio vivente e macroscopico dell'ultimo conflitto, testimonianza di memoria viva che con la sua rilevanza simbolica e culturale può essere offerta alle nuove generazioni in quanto luogo di memoria, museo all'aperto delle numerose vittime del dramma della seconda guerra mondiale, è stata dichiarata «Monumento nazionale»;
si reputa opportuno che lo stesso compendio sia dichiarato «Monumento nazionale» come di recente accaduto per altre località oggetto di drammatici episodi legati all'ultimo conflitto -:
se intenda dichiarare il compendio naturale in località Topli Uorch e denominato «Malghe di Porzus» in Comune di Faedis, area di proprietà della Amministrazione Provinciale di Udine «Monumento nazionale» ai sensi di quanto disposto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche ed integrazioni, recante il «Codice dei beni culturali e del paesaggio», così come di recente accaduto per altre località oggetto di drammatici episodi legati all'ultimo conflitto.
(4-00225)

CASTIELLO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel territorio di Afragola (Napoli) sarà realizzata la «Stazione Porta» della linea ferroviaria ad alta velocità;
nelle aree interessate dai cantieri di tale opera sarebbero stati ritrovati vari reperti archeologici;
l'impresa aggiudicataria dell'appalto dei lavori in questione avrebbe operato una espressa rinuncia alla formalizzazione dei regolari contratti di consegna dei lavori;
la strategicità dell'opera in oggetto, chiaramente, rappresenta una irripetibile occasione di rilancio economico, occupazionale, sociale e di complessivo sviluppo dell'intera area a nord di Napoli -:
quali e quanti reperti archeologici siano stati effettivamente rinvenuti nell'area-cantiere della «Stazione Porta» di Afragola e, se possibile, quale sia la definizione delle loro origini storiche;
quali iniziative si intendano adottare perché la soprintendenza ai beni archeologici di Napoli, magari d'intesa con l'amministrazione comunale, disponga in quella città l'istituzione di un «museo civico» che raccolga al suo interno e renda fruiblie alla cittadinanza ed a tutti gli altri

soggetti interessati la visione di tali reperti preservandoli e valorizzandoli in maniera adeguata e sicura;
quali altre improcrastinabili iniziative, infine, si intendano porre in essere perché vengano immediatamente riattivati tutti gli indispensabili iter procedurali utili ad una nuova aggiudicazione dell'appalto dei lavori in questione così da accelerare il più possibile la realizzazione di un'opera indispensabile alla crescita di un così vasto e popoloso territorio a nord dell'area metropolitana di Napoli.
(4-00230)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Assessorato al Territorio della Provincia di Brescia, in collaborazione con la Provincia di Trento, sta predisponendo un progetto di riqualificazione e valorizzazione della viabilità della Grande Guerra di rilevante valore culturale;
funzionalmente alla realizzazione del progetto risulta indispensabile procedere all'analisi e riproduzione del materiale relativo a tali infrastrutture, custodito presso l'archivio del Genio Militare situato in Roma;
occorre altresì comprovare che i manufatti realizzati nel periodo compreso tra il 1915 ed il 1918 nella zona interessata dal progetto, come la Polveriera di Vezza d'Oglio, non sono più utilizzati dall'Esercito Italiano, pur essendo ancora parte del demanio militare;
è conseguentemente necessario acquisire una dichiarazione ufficiale da parte dell'Ufficio del demanio militare, con il quale si è rivelato tuttavia impossibile stabilire un contatto -:
quali siano le informazioni e gli indirizzi del Governo circa le circostanze generalizzate nella premessa e se sia possibile, anche in vista di future evenienze, stabilire forme organiche di collegamento tra il Segretariato Generale della Difesa e gli Enti locali.
(5-00057)

CAPARINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'8 ottobre 2004, il Comune di Vezza d'Oglio in Provincia di Brescia ha inoltrato all'Agenzia del demanio - filiale di Verona, sezione staccata di Brescia, la richiesta di acquisto (prot. n. 6312/2004) dell'immobile demaniale costituito da capannone «ex polveriera della guerra 1915-1918», ubicato in Comune di Vezza d'Oglio - via Nazionale, contraddistinto nel NCTR al mappale n. 70 del foglio n. 30 individuato dall'Intendenza di Finanza alla scheda n. 45;
il 26 maggio 1989 (prot. n. 1590), il 3 dicembre 1992 (prot. n. 485) e il 3 febbraio 1996 (prot. n. 463) il Comune di Vezza d'Oglio ha inviato all'Intendenza di Finanza di Brescia analoghe richieste; identica richiesta di acquisto è stata inviata all'Agenzia del demanio;
l'immobile demaniale oggetto di istanza è locato dal 1991 al Comune di Vezza d'Oglio per il soddisfacimento di compiti istituzionali ed adibito a deposito automezzi e magazzino;
l'immobile ricade in zona destinata dal PRG vigente a «servizi pubblici di interesse locale» verrà destinato a sede del Distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari e ricovero automezzi di pronto intervento e relative attrezzature, necessari anche per gli interventi di protezione civile. Attualmente gli automezzi in dotazione e le attrezzature sono dislocate in stabili diversi, collocati in ambiti diversi, ostacolando le operazioni di pronto intervento mentre l'ubicazione in Via Nazionale costituirebbe punto strategico e funzionale;

il capannone attualmente è in evidente stato di degrado e necessita di un urgente intervento di ristrutturazione relativamente:
1) al manto di copertura del fabbricato principale, costituito da lastre in amianto, che si presenta in stato di avanzato degrado con rotture in più punti e conseguente infiltrazione di acqua piovana all'interno. Tale situazione oltre che provocare danni alla struttura portante della copertura è fonte di preoccupazione per le possibili ripercussioni sanitarie dovute al degrado dell'amianto, anche in considerazione della presenza di abitazioni nelle immediate vicinanze e della scuola elementare a circa 150 metri di distanza;
2) il fabbricato accessorio posto a valle è praticamente sprovvisto di copertura ed inagibile fin dalla data di inizio locazione;
3) le aree esterne necessitano di una sistemazione globale al fine di raccogliere ed incanalare le acque piovane onde evitare il danneggiamento delle proprietà a valle, come lamentato da alcuni proprietari -:
quali siano i motivi che ostano alla cessione dell'immobile.
(5-00058)

Interrogazione a risposta scritta:

PAOLO RUSSO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a Napoli i quartieri di Secondigliano e di Miano contano una popolazione complessiva di circa ottantamila abitanti;
sul territorio sopraindicato è ubicata in via Vico Censi, 2 un'unica Stazione dei Carabinieri i cui militari di stanza si sono notevolmente distinti nel mettere fine alla guerra tra i clan Di Lauro ed i cosiddetti scissionisti, procedendo, tra l'altro, all'arresto di pericolosi boss da tempo latitanti;
malgrado i successi delle forze dell'ordine, permangono forti i motivi di preoccupazione per la presenza nella zona di continui fenomeni di delinquenza;
una presenza più numerosa di personale delle forze dell'ordine nei quartieri fungerebbe di certo da deterrente al permanere di eventi malavitosi e servirebbe anche in maniera significativa a dare un segnale forte di una maggiore presenza dello Stato sul territorio;
in tal senso, la trasformazione della Stazione dei Carabinieri di Secondigliano in Tenenza, sull'esempio di quanto avvenuto in zone e Comuni contermini quali Arzano, sicuramente garantirebbe un contingente maggiore di uomini e mezzi sul territorio -:
se non ritenga opportuno procedere alla trasformazione della Stazione dei Carabinieri di Secondigliano in Tenenza;
se e quali provvedimenti intenda adottare nello specifico al fine di procedere alla trasformazione predetta.
(4-00228)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

FUGATTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni il nostro Paese ha raggiunto livelli sempre più elevati di delinquenza, riguardanti una vasta gamma di reati come omicidi, violenze, rapine, spaccio di droga e tutti i reati tipici della microcriminalità come furti in appartamento, scippi, borseggi e altro;
quotidianamente i giornali danno notizia di episodi di criminalità che danno origine sempre più spesso a campagne emergenzialistiche dovute all'allarme sociale che va diffondendosi nel Paese e legate alla necessità di garantire la sicurezza dei cittadini;

le cause dell'aumento del fenomeno criminale derivano da molteplici fattori, alcuni dei quali sono individuabili nel disagio sociale, nella difficile situazione economica, nel potere delle organizzazioni criminali, nelle scarse risorse a disposizione delle Forze dell'Ordine, nell'aumento del numero degli immigrati clandestini;
risulta con sempre maggiore evidenza come l'aumento della delinquenza sia alimentata principalmente da pene poco severe e da scarcerazioni facili, con gravi responsabilità legate alle note inefficienze del nostro sistema giudiziario oramai totalmente incapace di difendere e tutelare i cittadini, garantendo in primo luogo la certezza della pena;
di conseguenza, per delitti di particolare gravità sociale dovrebbe essere evitata la scarcerazione dei colpevoli o addirittura la applicazione di misure cautelari, come gli arresti domiciliari, soprattutto quando i responsabili sono recidivi che hanno già commesso reati, circostanze di cui deve tenere conto ogni giudice nel proprio giudizio, pur discrezionale;
la discrezionalità del giudice non deve tradursi in arbitrio pieno ed assoluto, ma necessariamente deve esplicarsi in una valutazione complessiva riguardante la personalità dell'imputato, le sue inclinazioni soggettive con particolare riferimento alla capacità a delinquere e ai suoi precedenti penali e giudiziari, come peraltro richiede espressamente anche il nostro codice penale seppur da riformare;
a conferma di quanto esposto, il Giornale Trentino (18 maggio 2008) riporta notizia di una ennesima decisione discutibile riguardante una nomade sorpresa a rubare, alla quale non è stata applicata alcuna misura cautelare in carcere nonostante i precedenti penali, con conseguente impossibilità di reperirla nel momento in cui la sua condanna sarà definitiva -:
attraverso quali riforme urgenti e improcrastinabili il Ministro intenda assicurare lo svolgimento di processi rapidi ed equi;
quali riforme il Ministro interrogato intenda proporre per garantire la certezza della pena;
quali interventi e iniziative il Ministro ritenga necessari in tema di misure alternative al carcere.
(3-00017)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI, PINI, GRIMOLDI e POLLEDRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi in tutte le Procure d'italia sono state celebrate le giornate per l'apertura dell'anno giudiziario durante le quali sono stati dati i numeri reali sui crimini commessi durante l'anno appena trascorso;
da una analisi degli stessi, comparata con i dati forniti dal Ministero della giustizia e dal Dipartimento anticrimine emerge che in Italia c'è stato un aumento esponenziale di atti di violenza nei confronti delle donne e che si sono registrati ben il 30 per cento dei casi di abuso sessuale sui bambini in più rispetto agli anni precedenti;
si è mantenuta drammaticamente bassa l'età media delle vittime di abuso, che va così dagli zero ai cinque anni. Le regioni più colpite da questo esecrabile crimine sono la Lombardia, il Veneto, il Lazio e la Campania;
nel 2006 sono state aperte circa 3.000 pratiche legate a minori scomparsi. Statisticamente il 20 per cento dei bambini scomparsi non viene più ritrovato, i sospetti degli inquirenti sono rivolti alle reti pedopornografiche. Solo nel primo semestre dell'anno scorso siti, collettivi o individuali, propedofilia hanno avuto un incremento del 300 per cento;
i dati sono agghiaccianti: su un campione scelto di ben 443 pedofili accertati, il 67 per cento (pari a 299) è rimasto in stato di libertà con l'aggravante di continuare a rimanere, nella maggior parte dei
casi, a contatto diretto con i bambini;

in aumento sono anche i crimini legati alla pedofilia in internet, dove un sito pedopornografico produce un introito giornaliero di almeno 90 mila euro, secondo una cifra fornita durante un recente convegno tenutosi a Cuneo presso l'ordine dei medici, dal dottor Tommaso Pastore, dirigente responsabile della squadra mobile di Cuneo. Il costo medio di una foto pedopornografica spazia invece tra i 30 e i 100 euro;
«Oggi i pedofili cercano fotografie sempre più raccapriccianti, chiedendo ai produttori di tale materiale un aumento delle violenze ed un abbassamento delle età delle vittime. Per questo non è più raro che si trovino anche dei neonati, tra le giovani vittime» è il commento del dottor Massimiliano Frassi presidente dell'Associazione Prometeo a difesa delle vittime della pedofilia: «www.associazioneprometeo.org»;
statisticamente sette bambini su dieci navigano da soli senza alcun controllo da parte di adulti ed il 70 per cento degli «agganci» da parte di pedofili avviene nelle chat. Oggi i bambini iniziano a navigare in internet fin dall'età di 7 anni. Spesso dopo i primi messaggi segue anche un contatto diretto da parte del pedofilo che riesce a risalire all'abitazione del giovane, ad ottenere un incontro ed a far scattare l'abuso;
nel mondo, secondo un report dell'Onu, ogni anno si stima che siano violentate 150 milioni di bambine. Il segretario generale Kofi Annan ha suggerito ad ogni paese di adottare «drastiche misure di contrasto a tale turpe fenomeno» anche in relazione al fatto che in molti paesi l'abuso «sia socialmente accetto o persino legale». A tal riguardo l'Italia rimane uno dei paesi a «massima esportazione» di turisti sessuali. Al fianco delle mete oramai consolidate in tal senso, in primis Romania e Thailandia, oggi si presentano nuovi territori dove andare a «caccia di bambini». Tra questi l'Ungheria, che nel 2006 ha visto triplicati i reati di abusi a danno di minori o il Kenya, dove esistono circa 15 mila bimbi di strada vittime di violenza e per i quali è sceso in campo il presidente dell'Unicef Italia Antonio Sciavi che ha denunciato i crimini disgustosi consumati impunemente sulla pelle di questi bimbi «da parte di un numero sempre maggiore di italiani»;
nell'Europa orientale ancora oggi ci sono 1.500.000 bambini che vivono fuori dalla famiglia, 900 mila dei quali sono rinchiusi in istituti, spesso in condizioni ai limiti della sopravvivenza. Solamente lo scorso anno in Romania sono stati abbandonati in strada circa 9.000 bambini. Molti sono stati poi arrestati dalla polizia e rinchiusi in manicomi, facendo loro condividere gli spazi insieme a malati di mente adulti. Quando il reato non è consumato all'estero, dall'estero vengono portate le vittime. Solo a Milano sono almeno 500 i baby prostituti della Romania;
sono oramai ridotti ad una percentuale bassissima i casi di cosiddetti «falsi abusi», che oggi si avvicinano intorno allo 0,5 per cento. Percentuale riferita specialmente a quei casi in cui adolescenti, o preadolescenti affermano di aver subito attenzione da parte di adulti, salvo poi in sede di colloquio venire smentite dai fatti. Lo stesso non avviene per casi di bimbi piccoli, la cui credibilità è confermata dal fatto che si trovano a raccontare, con vissuti drammatici e per loro sempre dolorosi, attenzioni o violenze sconosciute alla loro giovanissima età;
secondo dati nazionali, il 50 per cento degli adulti che hanno problemi di disturbi alimentari, soprattutto di anoressia, hanno subito abusi sessuali durante l'infanzia senza ricevere il necessario aiuto. Lo stesso dicasi per i casi di suicidi tra i giovani, dei quali raramente si ha notizia, ma che spesso hanno una comune matrice legata all'abuso, laddove la morte diventa una drastica via di fuga da una situazione non più gestibile dalla vittima;
tra gli elementi di novità, se così si può dire, l'aumento di casi legati a scuole materne dove interi gruppi di bimbi sono stati sottoposti ad abusi rituali, casi per i

quali, dopo aver analizzato le carte processuali e seguito alcune vittime da vicino, l'Associazione Prometeo ha parlato dell'esistenza di una rete che agisce nel nostro paese;
vi è un aumento di sette pseudo religiose o di tipo satanico, che rivolgono sempre di più la propria attenzione ai giovani. Giovani come partecipanti delle stesse, o giovanissimi come vittime per i propri rituali. Un'indagine svolta dall'Asl di Varese, insieme alla provincia, su un campione di 561 studenti ha rilevato che il 12,5 per cento degli stessi aveva subito abusi sessuali durante l'infanzia, facendo così parlare di «epidemia silenziosa»: tali dati potrebbero essere in difetto dato che il 3 per cento dei ragazzi intervistati tramite questionari anonimi, a tale domanda ha siglato la risposta «preferisco non rispondere». «Solo lo scorso anno sono state raccolte al nostro sportello di ascolto 46 nuove storie di giovani e di adulti che da bambini hanno subito abusi da parte di genitori, insegnanti e sacerdoti, nessuno dei quali è stato creduto da chi stava vicino e oggi, oltre a dover far fronte al peso dell'abuso, devono fare i conti con disturbi alimentari e di dipendenza da sostanze» ha dichiarato ai sottoscritti interroganti Marco Marchese, psicologo e presidente dell'AMS di Palermo, aggiungendo: «purtroppo sono ancora molti i pedofili che riescono a vincere i processi a causa della vecchia formula dell'insufficienza di prove, formula che va ricordato non equivale al fatto che non sia accaduto nulla ma che le prove, appunto, non siano state sufficienti». Anche davanti a questo la prevenzione, quindi, risulta essere oggi più che mai necessaria;
i dati forniti fanno emergere l'imprescindibile necessità di un intervento sempre più coordinato tra le varie forze in campo, col fine di tutelare, di più e meglio, i bambini, in una società che, pare aver oramai abdicato a tale ruolo -:
quali misure intenda adottare il ministro per prevenire contrastare e favorire la repressione di tale abominevole crimine.
(5-00053)

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale di Brescia è il quinto per numero di abitanti serviti (1.088.000), per l'importanza dell'economia del suo territorio (quinto prodotto interno lordo del Paese) e per affari civili e penali;
il Tribunale di Roma (sezioni distaccate incluse) deve servire un milione e mezzo in più di abitanti rispetto a quelli di Brescia, Breno e Salò, ma ha a disposizione un numero di giudici sei volte superiore (379 contro 161 bresciani). Quello di Milano serve il doppio della popolazione con il quintuplo di magistrati, e via discorrendo Napoli e Torino con numeri e sproporzioni simili;
dal raffronto con gli uffici giudiziari delle città di Firenze, Bologna, Genova e Catania che hanno dimensioni comparabili emerge chiaramente che Brescia può contare su un giudice ogni 18mila abitanti; su un dipendente ogni 6mila. Le altre, che di abitanti ne servono meno, hanno il doppio dei magistrati (come Catania) o un numero tale di giudici che rende il rapporto decisamente meno sfavorevole;
la Procura della Repubblica di Roma ha 100 magistrati che servono 2.565.970 abitanti (uno ogni 26.660) e un amministrativo ogni 3.892 abitanti, la Procura della Repubblica di Milano ha 90 magistrati che servono 2.371.174 abitanti (uno ogni 26.346) e un amministrativo ogni 5.451 abitanti, la Procura di Napoli ha 117 magistrati che servono 2.015.687 abitanti (uno ogni 17.228) e un amministrativo ogni 3.337 abitanti, la Procura di Torino ha 60 magistrati che servono 1.697.408 abitanti (uno ogni 28.290) e un amministrativo ogni 6.579 abitanti, la Procura di Brescia ha 23 magistrati che servono 1.088.154 abitanti (uno ogni 47.311) e un amministrativo ogni 10.774 abitanti, la Procura di Firenze ha 31 magistrati che servono 912.997 abitanti (uno ogni 29.451) e un amministrativo ogni 5.308 abitanti, la Procura di Bologna ha 26 magistrati che servono 903.939 abitanti (uno ogni 34.766) e un amministrativo ogni 7.062 abitanti, la

Procura di Genova ha 29 magistrati che servono 726.274 abitanti (uno ogni 23.113) e un amministrativo ogni 4.114 abitanti, la Procura di Catania ha 46 magistrati che servono 911.624 abitanti (uno ogni 19.818) e un amministrativo ogni 4.404 abitanti;
le cause di lavoro sono salite dalle 1.331 del 1o luglio del 2005 alle 1.544 del 30 giugno 2006, le cause di previdenza e assistenza sono passate da 619 a 1.129 e le cause di pubblico impiego da 123 a 167, una sopravvenienza complessiva di 2.389 cause costituisce un peso individuale (597 cause) eccessivo. L'organico deve essere aumentato da 3 a 4 giudici;
la pendenza complessiva dei fallimenti resta molto elevata, quasi 400 fallimenti per ciascun magistrato e la durata media delle 258 procedure fallimentari chiuse tra il 1o luglio 2005 e il 30 giugno 2006 è stata pari a 5,1 anni. Per il presidente «la richiesta di dotare la sezione di un altro giudice è davvero minimale»;
nelle cause civili la pendenza complessiva al 31 dicembre 2006 di 13.176 cause di sola cognizione ordinaria comporta un carico medio, su ciascuno dei 20 ruoli attualmente operativi, di 659 cause. Gli organici delle tre sezioni civili, per il presidente Mazzoncini, devono essere aumentate complessivamente di almeno 6 giudici;
le due sezioni distaccate mantengono la pendenza più elevata: 1.233 a Breno e 1.074 a Salò. Per Mazzoncini «è doverosa la richiesta di dotare di due giudici a tempo pieno entrambe le sezioni distaccate con l'incarico di trattare tutti gli affari civili e penali di loro competenza»;
le due sezioni penali negli ultimi due periodi (dal 1o luglio 2004 al 30 giugno 2006) grazie all'impegno individuale dei 19 magistrati togati, degli 8 onorari e delle cancellerie, sono riuscite a fronteggiare le sopravvenienze, esaurendo 5.240 processi nel primo periodo (contro 5.143 sopravvenuti) e 5.151 nel secondo, facendo calare la pendenza iniziale da 1.782 a 1.504. Uno sforzo che non può, però, protrarsi in eterno. E la situazione rende impossibile l'effettiva costituzione della sezione del Riesame. Per le sezioni penali sono necessari almeno altri 3 giudici, uno per ciascuna sezione penale portando da 8 a 9 i rispettivi organici e uno alla sezione del Riesame aumentando la pianta organica da 5 a 6 giudici;
l'ufficio del Gip dal 1o luglio 2005 al 30 giugno 2006 sono sopravvenuti 17.494 procedimenti e gli 8 giudici effettivamente presenti sui 9 in organico ne hanno esaurito 14.738 e la pendenza è salita da 9.871 processi a 12.627. Anche 9 giudici non bastano a far fronte a una sopravvenienza complessiva di 29.477 processi. «Per sostenere la pressante richiesta - prosegue Mazzoncini nella sua relazione - la sezione Gip deve essere dotata di un presidente di sezione»;
dai dati si evince quanto sia critica anche la situazione della Procura di Brescia: i venti sostituti procuratori sono titolari di 5.120 procedimenti a testa. Il carico, è esattamente il doppio di quello che si trova a smaltire la Procura di Catania che ha il doppio dei pm a disposizione. Nel 2006 i sostituti bresciani dovendo gestire 47.311 abitanti ciascuno sono stati chiamati a 2.150 udienze dibattimentali di cui 450 collegiali, 1.400 monocratiche davanti al tribunale e 300 davanti al giudice di pace e a qualcosa come 2.800 udienze preliminari;
dalla relazione del Procuratore Giancarlo Tarquini si legge che «si sono verificate ben 5 vacanze (il sostituto nominato procuratore aggiunto, due sostituti sono stati trasferiti dalla procura di Parma e uno al tribunale di Bergamo), tuttora scoperte, di posti di sostituto procuratore che tenuto conto dell'organico attuale pari a 23 magistrati incidono nella misura cospicua di circa il 20 per cento... Le cose non possono continuare così. Occorre un correttivo energico e urgente... La complessità del contesto operativo dell'ufficio ha comportato l'esigenza di suddividere l'attività dei magistrati in 10 aree di competenza,

ognuna con specifiche tipologie di reato». Ai due procuratori aggiunti è stata assegnata una sezione ciascuno, comprendente ognuna tre aree di competenza;
il presidente del Tribunale Roberto Mazzoncini, il procuratore della Repubblica Giancarlo Tarquini e il presidente degli avvocati Tullio Castelli in rappresentanza degli Uffici giudiziari bresciani hanno chiesto di colmare le lacune con l'immediato incremento della pianta organica;
il presidente del Tribunale Roberto Mazzoncini dichiarato che «Per poter disporre di un numero di magistrati e amministrativi mediamente pari a quello degli altri importanti tribunali del paese il tribunale di Brescia deve essere aumentata in ragione di almeno 14 magistrati e 70 dipendenti amministrativi... dal 1993 il Csm proponeva l'aumento di 16 giudici, ma finora il ministero della Giustizia non ha tenuto conto di questa proposta. Anzi, con la riforma del giudice unico la revisione dell'organico del personale amministrativo è stato ridotto, della sede centrale, di ben 17 unità, da 181 a 164... è urgente procedere a una radicale revisione in aumento degli organici»;
riassumendo, la richiesta avanzata è di almeno quattro nuovi giudici per la sezione Lavoro, almeno uno per la sezione Commerciale, sei per le tre sezioni Civili, due per le due sezioni distaccate e poi un presidente per la sezione Gip, otto per le sezioni Penali. Quanto al personale amministrativo, la presidenza evidenzia come sui 183 dipendenti in organico ne siano al lavoro 147, mentre 41 sono i posti vacanti con le evidenti conseguenze in termini di ritardi e disservizi, riduzione di orario di apertura al pubblico, arretrato dei pagamenti delle spese di giustizia e del recupero dei crediti -:
quali siano i provvedimenti che il Ministro intende assumere per risolvere la cronica situazione emergenziale del Tribunale di Brescia.
(5-00059)

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il carcere di Canton Mombello nella città di Brescia concentra in sé tutte le problematiche annose delle carceri italiane: costruito nel 1915, è una struttura obsoleta, inadeguata e sovraffollata che detiene 320 detenuti invece dei 206 previsti dalla capienza regolamentare e dei 298 considerati «tollerabili»;
nella presentazione dei dati del primo anno di attività del garante bresciano dei detenuti Mario Fappani emerge quanto sia difficile «portare il lavoro dentro al carcere e trovare lavoro a chi può utilizzare i permessi di uscita e può così reinserirsi una volta scontata la pena. I dati parlano chiaro: i tassi di recidiva, del 70 per cento per chi non è occupato, scendono drasticamente al 20 quando un detenuto ha avuto la possibilità di lavorare negli ultimi 3 anni di pena»;
i rapporti con l'Asl denunciano che per le visite specialistiche ci vogliono mesi e le due stanze per i ricoveri sono insufficienti;
delicatissima anche la situazione della polizia penitenziaria, cronicamente sotto organico. La maggior parte degli agenti proviene dalle regioni del Mezzogiorno ed alloggia a Villa Paradiso; il Comune di Brescia ha segnalato al ministero della giustizia la sua disponibilità a cambiare la destinazione d'uso sia delle aree intorno a Verziano, l'altro carcere bresciano, sia della zona di Spalti San Marco, attuale sede di Canton Mombello;
le aree limitrofe al carcere di Verziano sono di proprietà degli Spedali Civili - che hanno informalmente comunicato il loro interesse a cederle allo Stato - mentre quelle dove ora sorge Canton Mombello, situate nel centro della città di Brescia, potrebbero essere facilmente alienate al fine di recuperare buona parte dei fondi necessari alla costruzione di una nuova struttura;

il ministero della giustizia tra il 2001 e il 2006 si è impegnato in un programma di costruzione di nuove infrastrutture carcerarie che ha consentito, nel solo 2004, di inaugurare, tra le altre, le strutture penitenziarie a Laureana di Borrello, Sant'Angelo dei Lombardi, Lodi, Lecco;
nel 2004 il ministero della giustizia ha sottoscritto con il ministero delle infrastrutture e dei trasporti una convenzione con una società appositamente costituita allo scopo di valorizzare il patrimonio immobiliare di pertinenza dell'amministrazione della giustizia. Attraverso questa convenzione, alla Dike Aedifica Spa sono state attribuite le risorse derivanti dalla vendita dei primi penitenziari dismessi che saranno utilizzate per la costruzione di nuove carceri, per il rifacimento o la ristrutturazione di immobili esistenti e per l'acquisizione di nuovi immobili;
il carcere è un edificio simbolo in una città sia perché in esso si amministra la giustizia sia perché rappresenta un segno della presenza dello Stato nella comunità locale -:
quali azioni intenda intraprendere il Ministro al fine di dotare la città di Brescia di una infrastruttura carceraria idonea.
(5-00060)

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il comune di Brescia ai sensi della legge n. 392 del 1941 è tenuto a fornire i locali da adibire a sede degli uffici giudiziari. Per consentire all'amministrazione di onorare a tale impegno lo Stato ha finanziato il nuovo palazzo di giustizia per l'importo complessivo di quasi 74 milioni di euro, denaro disponibile sin dal 1989;
nel 2004 il ministero della giustizia ha stanziato i 10 milioni di euro necessari al completamento del nuovo palazzo di giustizia di Brescia;
il 15 luglio 2003, il Presidente della Corte d'apello di Brescia ha posto il problema degli arredi. Il 10 settembre 2003 il ministero della giustizia ha informato gli uffici giudiziari di Brescia sulle corrette procedure per l'acquisto dei mobili. Il 25 novembre 2004 il Presidente della Corte d'appello di Brescia ha trasmesso al ministero il progetto esecutivo per la fornitura delle attrezzature compattate e delle scaffalature, destinate ai locali d'archivio, comunicando altresì, senza peraltro specificare le esigenze, la necessità di provvedere agli arredi per le aule di udienza e per gli uffici. Nella medesima missiva è stata chiesta l'autorizzazione alla pubblicazione del bando di gara, relativo alle sole scaffalature ed impianti;
il 17 dicembre 2004, il ministero ha autorizzato l'espletamento della gara europea ed ha assicurato la copertura finanziaria, per gli impianti di archivio, per il complessivo importo di 2.163.295,20 euro;
tra il 2004 e il 2005 il ministero di giustizia ha concesso l'intero finanziamento per la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia di Brescia assicurando 2.437.740 euro per l'acquisto di arredi e attrezzature destinati agli uffici giudiziari e un ulteriore finanziamento di 2.514.181,45 euro per attrezzare le aule destinate alle udienze giudiziarie. Con le ultime somme impegnate per l'acquisto di arredi, quanto di competenza di questo dicastero è stato assicurato per consentire al nuovo Palazzo di giustizia di Brescia, quanto prima, di essere operativo. La legge 5 marzo 1973, n. 28, dispone che gli arredi degli uffici giudiziari devono essere finanziati dal ministero della giustizia. Non era quindi possibile che si attivasse il Comune a meno che quest'ultimo non intendesse provvedere al pagamento, senza alcuna possibilità di essere rimborsato;
l'amministrazione comunale potrà erogare i fondi per il trasloco in base alla legge n. 813 del 1941 che individua negli enti locali titolari del servizio della giustizia, che devono recuperare i locali, sostenere le spese e quindi anche il trasloco;
al trasloco è tenuto a provvedere il Comune di Brescia che potrà inserire la

relativa spesa nel rendiconto dell'anno di riferimento, ai fini del contributo;
è terminata la gara per gli archivi ed è in corso il trasloco del materiale, degli arredi restano da concludere altre cinque gare tra cui quella per la dotazione degli impianti di sicurezza;
il Tribunale di Brescia è il quinto per numero di abitanti serviti (1.088.000), per l'importanza dell'economia del suo territorio (quinto prodotto interno lordo del Paese) e per affari civili e penali;
il presidente del Tribunale Roberto Mazzoncini, il procuratore della Repubblica Giancarlo Tarquini e il presidente degli avvocati Tullio Castelli in rappresentanza degli uffici giudiziari bresciani hanno chiesto di colmare le lacune con l'immediato incremento della pianta organica di almeno quattro nuovi giudici per la sezione lavoro, almeno uno per la sezione commerciale, sei per le tre sezioni civili, due per le due sezioni distaccate e poi un presidente per la sezione gip, otto per le sezioni penali. Quanto al personale amministrativo, la presidenza evidenzia come sui 183 dipendenti in organico ne siano al lavoro 147, mentre 41 sono i posti vacanti con le evidenti conseguenze in termini di ritardi e disservizi, riduzione di orario di apertura al pubblico, arretrato dei pagamenti delle spese di giustizia e del recupero dei crediti;
con decreto ministeriale del 7 aprile 2005, il Ministro della giustizia ha disposto l'aumento del ruolo organico del personale della magistratura. In particolare per il distretto di Brescia è stata decisa l'assegnazione di dodici nuovi magistrati. Gli adempimenti per la copertura effettiva dei posti assegnati sono di competenza del Consiglio superiore della magistratura -:
se e quando sarà operante e pienamente usufruibile al pubblico il nuovo palazzo di giustizia di Brescia.
(5-00063)

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dai dati pubblicati il 19 maggio 2008 su Il sole 24 Ore si rileva che la Calabria e la Sicilia hanno i maggiori problemi relativi alla carenza di organici di magistrati;
le procure di queste due Regioni sono quelle con maggiori carichi di lavoro, a causa delle presenza di un'alta densità mafiosa;
in particolare in Calabria la Procura di Palmi (Reggio Calabria) ha una vacanza di 4 magistrati su un organico di 10; a Crotone l'organico prevede 6 magistrati e attualmente ne mancano 2; a Vibo Valentia su 6 previsti ne mancano 2; a Catanzaro su 18 previsti ne mancano 5; a Locri sugli 8 previsti ne mancano 2; a Rossano su 4 previsti ne manca 1; a Paola su 6 previsti ne manca 1; a Reggio Calabria su 24 previsti ne manca 1; a Cosenza su 12 previsti ne manca 1;
il quadro presentato rischia di aggravarsi a causa delle norme contenute nel nuovo ordinamento giudiziario;
ancora più in particolare va segnalata la situazione della Procura di Palmi, le cui competenze abbracciano ben 34 Comuni della fascia tirrenica reggina, con una popolazione di oltre 180 mila abitanti, e tra i più coinvolti dalla presenza di pericolose cosche della 'ndrangheta e dagli interessi che ruotano attorno al Porto di Gioia Tauro;
la mancanza degli incentivi non incoraggia il trasferimento a domanda verso le Procure del Sud -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per sanare la problematica relativa ai vuoti di organici della magistratura nelle zone più «a rischio» del territorio nazionale ed, in particolare, di quello calabrese.
(4-00219)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MIGLIORI e BIANCONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tempo è particolarmente contestata la politica riguardante il servizio ferroviario per i pendolari sia per lo stato delle carrozze che per i cronici ritardi accumulati da Trenitalia sulle cosiddette tratte minori nella Regione Toscana;
i tagli di Trenitalia non sono stati minimamente contestati dal Governo Prodi tanto che sono diretta derivazione di investimenti secondo gli interroganti finanziariamente assurdi quali quello previsto per il sottoattraversamento del sistema Alta Velocità di Firenze che la Regione Toscana intende caparbiamente sostenere;
si apprende che dal prossimo 15 giugno Trenitalia provvederà a sopprimere in Toscana venti treni Intercity ed Eurocity lungo le direttrici Napoli-Milano, Roma-Torino, Roma-Genova con gravissime conseguenze sul movimento pendolare e probabile ripercussione di aumento del già caotico traffico veicolare stradale ed autostradale nell'Italia centrale;
tale decisione di Trenitalia risale temporalmente al periodo del Governo Prodi che si limitò a chiedere un rinvio di tale determinazione non contrastandola né al tavolo di concertazione né avendo la Regione Toscana promosso alcun contenzioso in merito con Trenitalia, salvo sostenere la disponibilità a concorrere ad investire in proprio tramite una cifra modesta volta a sostituire Trenitalia nella dismissione dei treni Intercity;
risulta evidente la marginalizzazione dei servizi riguardanti in particolare le stazioni di Arezzo, Chiusi, Livorno, Grosseto, Massa, Carrara, Pistoia, Lucca, Viareggio e Prato -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere nei confronti di Trenitalia affinché sia rivista la determinazione di eliminazione di venti treni Intercity con gravi conseguenze per il pendolarismo in Toscana.
(3-00020)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VELO, FONTANELLI, MARIANI, CECCUZZI, REALACCI, SANI e CENNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il settore turistico, che rappresenta un segmento strategico per l'economia del nostro Paese, sta attraversando da diversi anni una difficile congiuntura, soprattutto nel settore del turismo balneare anche a causa della competizione sui costi esercitata dai paesi emergenti;
va tenuto conto che siamo in un momento particolare in cui il comparto stenta a decollare e la situazione di crisi preoccupa molto gli operatori del settore turistico e commerciale;
avendo appreso che la società Toremar, concessionaria di servizio pubblico e beneficiaria a tale fine di ingenti finanziamenti dallo Stato ha deciso un aumento consistente dei biglietti dei traghetti e dell'aliscafo per i collegamenti fra Piombino e l'Isola d'Elba (dal 30 al 45 per cento) per i non residenti a partire dal mese di giugno prossimo venturo per i mesi di giugno, luglio e agosto;
va ricordato altresì che negli ultimi 4 anni i costi dei biglietti sono già aumentati dal 30 al 35 per cento;
l'incremento appena annunciato sommandosi ai costi già elevati potrà avere conseguenze assai negative sulla stagione turistica appena iniziata -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere affinché la società riveda tale decisione al fine di garantire la competitività di un settore come quello turistico vitale per l'economia dell'isola e del nostro Paese.
(5-00049)

IANNUZZI, NICOLAIS, MARIO PEPE (PD), BOFFA, PICCOLO, GRAZIANO, PICIERNO, MOSELLA, MARTELLA, BOSSA, BONAVITACOLA, CESARIO, SARUBBI, CIRIELLO, MAZZARELLA, VACCARO e CUOMO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il potenziamento, lo sviluppo della rete ferroviaria e la realizzazione della rete dell'Alta Velocità - Alta Capacità Ferroviaria (TAV), sono di straordinario rilievo per il sistema di mobilità, delle comunicazioni e per i processi di sviluppo economico e produttivo dell'intero Paese;
opera di così grande valenza strategica - che inevitabilmente suscitano rilevanti problemi e forti ripercussioni in territori intensamente antropizzati ed urbanizzati, come succede in tante aree del nostro Paese - vanno progettate e realizzate ricercando il massimo coinvolgimento ed il più ampio accordo possibile con le comunità locali interessate;
rilevanti, pertanto, sono l'ammodernamento e la messa in sicurezza della rete ferroviaria, nonché l'estensione della rete Tav nel Mezzogiorno da Napoli verso Salerno, Battipaglia, Reggio Calabria e fino alla Sicilia, anche quale parte integrante ed essenziale del corridoio europeo 1 «Berlino-Milano-Bologna-Napoli-Palermo»;
in questa prospettiva occorre - anche alla luce delle opere previste nel piano decennale dei trasporti e della logistica - un programma generale ed organico di interventi sulle infrastrutture ferroviarie meridionali nel loro complesso;
infatti, è fondamentale la modernizzazione della rete ferroviaria nel Mezzogiorno e in Sicilia, il cui potenziamento ed adeguamento tecnologico e velocizzazione sono obiettivi irrinunciabili;
in questo contesto strategico è il progetto di quadruplicamento della linea «Salerno-Battipaglia» quale primo segmento del progetto di prolungamento della rete Tav nel Mezzogiorno;
con la conseguente estensione della linea dell'Alta Velocità/Alta Capacità Ferroviaria dal Bivio di Santa Lucia verso la Valle dell'Irno, Salerno, i Picentini e fino a Battipaglia;
tale progetto ha un costo preventivo di 1.855 milioni di euro;
la progettazione del quadruplicamento della linea «Salerno-Battipaglia» è da tempo ferma al livello preliminare;
il progetto preliminare, con le articolate e motivate proposte di modifica e rettifica richieste dagli enti locali competenti del comprensorio salernitano e con le prescrizioni e misure integrative definite dal ministero dell'ambiente in sede di valutazione di impatto ambientale, deve essere approvato dal CIPE;
questa approvazione è necessaria ed urgente per l'elaborazione della progettazione definitiva ed esecutiva dell'opera;
occorre finanziare in tempi certi e ravvicinati la realizzazione integrale del prolungamento delle TAV verso l'area salernitana -:
quale sia la volontà del Governo rispetto al progetto di estensione della rete dell'Alta Velocità/Alta Capacità Ferroviaria dal Bivio di Santa Lucia verso Salerno-Battipaglia, quale primo segmento della prosecuzione della linea verso Reggio Calabria-Catania-Palermo; nonché rispetto all'obiettivo strategico irrinunciabile del potenziamento, della messa in sicurezza e dello sviluppo della intera rete ferroviaria nel Mezzogiorno ed in Sicilia;
quali tempi siano previsti per il finanziamento del quadruplicamento della linea «Salerno-Battipaglia», una infrastruttura essenziale e rilevante per l'intero Mezzogiorno, che richiede certezza di risorse e delle necessarie progettazioni.
(5-00052)

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Commissione ambiente e lavori pubblici ha esaminato il Dpef per gli anni 2008-2011 e l'Allegato I programma delle infrastrutture contenente l'elenco delle priorità infrastrutturali nella regione Lombardia;
l'intervento consiste nella realizzazione del raccordo autostradale di collegamento della A4 alla Valtrompia per 37 km articolata nelle tratte di Ospitaletto-Concesio (12,6 km) per l'adeguamento della strada provinciale 19 e delle intersezioni con la viabilità esistente, Concesio-Lumezzane e svincolo di Sarezzo (11,6 km+2,2 km) di nuova realizzazione e pedaggio, Concesio-Stocchetta (4,9 km) per la realizzazione di viabilità a servizio urbano e di una sotterranea di scorrimento di collegamento con la Valtrompia e Caserma Papa (2,6 km) per l'ammodernamento del tracciato della tangenziale ovest di Brescia in corrispondenza della Caserma ed adeguamento degli svincoli;
il CIPE nel maggio del 2004 ha approvato il progetto definitivo per 769,319 milioni di euro con finanziamento a carico della società concessionaria senza apporto di risorse pubbliche;
a seguito della sentenza negativa della Comunità europea l'opera è stata stralciata dalla concessione alla società Brescia-Padova;
il 20 dicembre del 2005 l'ANAS ha approvato il progetto esecutivo del raccordo ed è subentrata alla concessionaria sulla base della convenzione sottoscritta il primo marzo 2006 acquisendo la disponibilità di 270,716 milioni di euro previsti nel piano finanziario regolato dalla convenzione sottoscritta il 7 dicembre 1999;
l'ANAS concludendo la fase di prequalifica delle imprese ha pubblicato il bando di gara per la realizzazione del primo lotto per l'importo di 250 milioni di euro -:
quale sia lo stato di avanzamento dell'opera e i tempi previsti per il completamento del primo lotto;
quali siano i finanziamenti e i tempi previsti per il completamento dell'intera opera.
(5-00056)

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge 23 dicembre 2007, n. 266, al comma 78 dell'articolo 1, autorizza un contributo annuale di 200 milioni di euro per quindici anni, a decorrere dall'anno 2007, per interventi infrastrutturali;
all'interno di tale stanziamento sono autorizzati una serie di finanziamenti, tra i quali, alla lettera f), quello per il completamento del «sistema accessibilità Valcamonica, Strada Statale 42 - del Tonale e della Mendola», in una misura non inferiore allo 0,5 per cento delle risorse disponibili;
da notizie informali sembrerebbe che l'ANAS, soggetto competente alla realizzazione dell'intervento stradale, non abbia ancora ricevuto una nota sulle disponibilità quindicennali a suo favore, autorizzate ai sensi del sopraccitato comma 78, al fine di procedere alla programmazione delle proprie attività in merito;
l'erogazione delle risorse per il completamento della SS 42, ovvero l'impegno per i relativi contributi quindicennali, sono improcrastinabili al fine di poter procedere alla progettazione definitiva dei lavori e al successivo appalto integrato -:
quale sia l'importo complessivo previsto dalla lettera f), comma 78, articolo 1 della legge n. 266 del 2007;
quale sia la procedura da seguire ai fini dell'erogazione delle risorse di cui all'articolo 1, comma 78, della legge n. 266 del 2007, con particolare riferimento all'intervento di cui alla lettera f), relativo al

completamento del «sistema accessibilità Valcamonica, Strada Statale 42 - del Tonale e della Mendola».
(5-00064)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 26 maggio nella frazione del Comune di Fucecchio (Firenze) denominata «Galleno», un cittadino svegliato nel sonno da un ladro penetrato all'interno della propria abitazione si è armato e - dopo una colluttazione - ha ucciso l'aggressore;
il suddetto ladro è risultato un cittadino albanese già in precedenza per ben due volte oggetto di provvedimento di espulsione - causa reati commessi in Italia - ma evidentemente non concretizzatesi;
più volte attraverso iniziative specifiche di sindacato ispettivo l'interrogante ha sollevato la questione di una più significativa presenza delle forze dell'ordine in una zona della provincia di Firenze, oggetto di preoccupanti fenomeni di prostituzione ed immigrazione clandestina -:
quali siano i motivi per i quali il duplice provvedimento di espulsione nei confronti del cittadino albanese di cui sopra non è mai stato eseguito;
se tale omissione derivi dall'assenza in Toscana di una specifica sede del Centro di permanenza temporanea;
quali iniziative si intendano assumere per rafforzare adeguatamente la presenza delle forze dell'ordine nell'area fucecchiese.
(3-00019)

Interrogazioni a risposta scritta:

FAVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 21 luglio 2007 il consigliere comunale del Gruppo Lega Nord Padania, Ivan Gualerzi in relazione all'espletamento del proprio mandato consiliare, chiedeva copia della documentazione protocollata al n. 6107/2005 presso il Comune di Viadana e consistente in una missiva proveniente dall'Ordine degli avvocati di Mantova;
con lettera dell'8 agosto 2007 veniva negato l'accesso all'atto richiesto, con il conseguente ricorso da parte del medesimo consigliere al difensore civico del Comune, il quale riconosceva, in data 18 settembre 2007 che il diniego di accesso appariva viziato oltre che per violazione di legge, anche per eccesso di potere sotto il profilo dell'illogicità della motivazione in quanto il Consigliere richiedente non poteva conoscere preventivamente il contenuto del documento prima di averlo visionato trattandosi di una missiva indirizzata dall'ordine degli avvocati di Mantova a due funzionarie comunali iscritte all'albo degli avvocati nell'elenco speciale dei professionisti che esercitano l'attività presso enti pubblici;
neppure può negarsi che essendo l'atto richiesto riferito ad un incarico di consulenza legale conferito dal Comune a professionisti esterni il contenuto del medesimo rivestisse un interesse per il richiedente nella sua qualità di Consigliere comunale;
nonostante il difensore civico del Comune di Viadana espressamente abbia riconosciuto l'illegittimità del diniego di accesso, il Segretario comunale del medesimo comune con propria lettera del 9 ottobre 2007 ha ribadito il diniego all'accesso da parte dell'amministrazione comunale -:
se, alla luce dell'episodio descritto in premessa ed in considerazione dei poteri di vigilanza riconosciuti alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi,

non ritenga necessario assumere ogni iniziativa volte a chiarire che il diniego di accesso nei confronti di consiglieri comunali debba essere considerato in termini assolutamente residuali anche rafforzando, in tali circostanze, il valore giuridico del parere reso dal difensore civico.
(4-00221)

GRAZIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Prefetto di Cremona emanava un provvedimento con il quale veniva interdetto nel palazzotto locale, in occasione dell'incontro di basket Vanoli Soresina - Pepsi JuveCaserta del 23 maggio 2008, l'accesso dei tifosi casertani, secondo quanto è stato possibile apprendere, con la motivazione della mancata esistenza di una tribuna per il tifo ospite nell'impianto;
risulta essere stato consentito l'accesso di tifosi ospiti fino all'incontro precedente a quello indicato;
i tifosi casertani non sono mai stati coinvolti, nelle più recenti circostanze, in alcun episodio di violenza o di intemperanza;
l'episodio, configuratosi agli occhi dei più come discriminante nei confronti di una tifoseria sempre attenta alle esigenze dell'ospitalità, è stato avvertito dalla comunità casertana come un atto di disparità e di diseguaglianza e di ulteriore penalizzazione indifferenziata di quanto espresso dal Meridione -:
quali siano stati gli elementi incontrovertibili che hanno condotto il Prefetto di Cremona ad emanare il provvedimento di divieto;
quali iniziative di propria competenza il ministero intenda adottare per assicurare il regolare svolgimento dei prossimi incontri della fase finale del campionato di basket di A2 e la legittima espressione del tifo in campo ospite.
(4-00222)

CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione comunale di Montichiari (Brescia) ha concesso il proprio patrocinio ad un convegno dal titolo «La presa del campanile di S. Marco, 9 maggio 1997», convegno organizzato dall'Associazione «Vesta» il giorno 25 maggio 2008;
nel corso della manifestazione è stato esposto il «Tanko» blindato utilizzato dai «Serenissimi» nell'occasione dell'assalto al campanile di S. Marco iniziativa di carattere eversivo per la quale la magistratura ha ravvisato sussistenza di diversi reati, tra i quali il sequestro di persona e l'associazione sovversiva, comminando significative sanzioni penali;
si è proceduto, dunque, a celebrare un reato, non una goliardia o un evento da evocare in chiave storica;
lo stesso segretario della Lega Nord, onorevole Umberto Bossi, nell'occasione della vicenda avvenuta a Venezia respinse l'ipotesi di cospirazione leghista, chiamando in causa i servizi segreti;
è molto grave che nel nostro Paese amministrazioni comunali attribuiscano il proprio patrocinio a manifestazioni con esposizione di strumenti di guerra utilizzati per azioni eversive e condannate in sede penale, nonché sostengano iniziative che si configurano per l'interrogante come palese apologia di reato;
nel corso dell'iniziativa di Montichiari peraltro è stata ammainata, a quanto consta all'interrogante, la bandiera italiana ed innalzato il vessillo di San Marco -:
se, nell'ambito del proprio potere di vigilanza sul rispetto delle disposizioni sull'esposizione della bandiera italiana, il prefetto fosse a conoscenza di tale vicenda e, qualora l'episodio sia stato sottoposto alla sua attenzione, se e quali iniziative intenda adottare al riguardo;

se e quali misure intenda il ministro adottare nei confronti dell'amministrazione pubblica di Montichiari (Brescia).
(4-00232)

TESTO AGGIORNATO AL 10 GIUGNO 2008

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
in data 27 maggio 2008 nelle vicinanze dell'Università «La Sapienza» di Roma si sono verificati violenti scontri tra giovani di opposte tendenze politiche;
le aggressioni e gli atti di violenza vanno sempre condannati con fermezza;
i Collettivi di sinistra già quattro mesi fa occuparono il Rettorato per impedire la presenza del Papa Benedetto XVI all'inaugurazione dell'anno accademico nello stesso Ateneo;
due studenti aderenti al gruppo Forza nuova, iscritti all'Università Sapienza avevano chiesto spazi per lo svolgimento di un convegno sulle foibe con l'europarlamentare Roberto Fiore;
il Preside della Facoltà di lettere e filosofia Guido Pescosolido aveva concesso gli spazi ed autorizzato il convegno, in accordo con il Rettorato;
in data 26 maggio 2008 il Rettore dell'Università, Renato Guarini, aveva revocato il permesso;
troppo spesso le autorità accademiche ed il corpo docente non sono intervenuti in maniera tempestiva per evitare il verificarsi di questi gravi episodi di intolleranza;
risulta da notizie di stampa che il Ministro interrogato abbia chiesto al Rettore una relazione sugli scontri del 27 maggio -:
se risponda al vero che era stata a suo tempo concessa l'autorizzazione al convegno sulle foibe da parte del Preside di Facoltà Pescosolido;
se risulti:
a) per quale motivo e sulla base di quali motivazioni il Rettore dell'Università La Sapienza di Roma abbia revocato l'autorizzazione, dopo averla concessa, contribuendo in questo modo, ad esasperare le tensioni e a creare le condizioni per una serie di disordini fuori e dentro l'università;
b) quali iniziative siano state attuate dalle autorità accademiche competenti per evitare il ripetersi di simili episodi e se siano stati presi provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti che con manifestazioni di intolleranza impediscono il libero svolgimento delle attività accademiche;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di episodi di intolleranza all'interno di scuole ed università affinché non venga mai negata l'agibilità politica a nessuno per far sì che l'Università resti un luogo di confronto libero e civile dove a tutti è concesso il diritto di pensiero e di parola.
(2-00030)
«Frassinetti, Aprea, Lorenzin, Granata, Angeli, De Corato, Porcu, Cosenza, Ciccioli, Murgia, De Angelis, Mondello, Di Biagio, Giammanco, Holzmann, Tommaso Foti, Barbaro, Ascierto, Lo Presti, Lamorte, Saltamartini, Marsilio, Biava, Lisi, Raisi, Piso, Bernini Bovicelli, Castiello, Zacchera, Migliori, Polidori, Perina, Sbai, Patarino, Beccalossi, Goisis, Polledri».

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il 1o giugno 2007 sono entrate a regime le disposizioni dell'accordo bilaterale stipulato nel 2002 tra la Confederazione elvetica e l'Unione europea in materia di libera circolazione delle persone e sicurezza sociale che disciplinano, tra l'altro, gli aspetti previdenziali fra gli Stati firmatari dell'accordo;
il sistema di sicurezza sociale svizzero, sotto il profilo dell'obbligatorietà, è basato sui cosiddetti due pilastri, ovvero una forma di previdenza generalizzata - il primo pilastro - finanziata secondo il principio della ripartizione degli oneri (i contributi versati dalle persone in età di svolgere un'attività lucrativa finanziano le rendite correnti della generazione più anziana) e una forma di previdenza professionale - il secondo pilastro o cassa pensione - regolato dalla legge previdenza professionale (LPP) basato sul sistema contributivo ovvero della capitalizzazione dei contributi versati;
con riferimento all'applicazione dell'articolo 10, paragrafo 2, del regolamento CEE n. 1408/71, il cittadino che lascia definitivamente la Svizzera prima dell'età pensionabile e stabilisce la sua residenza in uno Stato comunitario mantiene i suoi diritti alle prestazioni spettanti all'età di pensionamento, ma se intende ritirare in conto capitale i suoi averi del 2o pilastro deve dimostrare di non essere iscritto alle assicurazioni obbligatorie per la vecchiaia, invalidità e superstiti nello Stato di nuova residenza;
per l'esercizio della facoltà sopra illustrata, l'INPS e il Fondo di garanzia LPP svizzero hanno sottoscritto il 24 gennaio 2007 un accordo tecnico-procedurale che fissa le regole per la verifica del diritto e la conseguente liquidazione degli averi di vecchiaia LPP versati dai lavoratori italiani in Svizzera a seguito dell'attività lavorativa svolta;
in base al suddetto accordo, l'INPS deve restituire entro 90 giorni dalla data di richiesta al Fondo di garanzia LPP di Berna i moduli relativi ai lavoratori che intendono riscuotere in conto capitale l'ammontare del 2o pilastro, moduli che certificano il requisito fondamentale, ovvero che l'interessato non ha coperture assicurative in Italia;
la prassi sperimentata in questo primo anno di applicazione dell'accordo procedurale si è rivelata inefficace, poiché la sede centrale dell'INPS - deputata alla trasmissione della certificazione sopra menzionata - non è in grado di rispettare il termine di 90 giorni fissato nell'accordo. La sede centrale dell'INPS, infatti, richiede i dati alle sedi periferiche, che di regola trasmettono a cadenza semestrale gli aggiornamenti delle posizioni assicurative dei lavoratori dipendenti. Inoltre, i tempi di trasmissione dei dati aggiornati da parte di altri enti previdenziali ha cadenze ancora più lunghe;
i ritardi di certificazione da parte dell'INPS hanno provocato ritardi pesanti e un accumulo di posizioni in sospeso, con grave danno per molti cittadini italiani, in particolare lavoratori frontalieri che hanno cessato definitivamente l'attività lavorativa -:
che cosa intenda fare il Governo per semplificare la procedura di certificazione della non iscrizione ad alcuna forma di assicurazione previdenziale obbligatoria richiesta dal Fondo di garanzia LPP di Berna al fine di procedere all'erogazione dell'avere di vecchiaia spettante ai nostri concittadini;
se il Governo intenda attivarsi perché sia ridefinito l'accordo procedurale, stabilendo che la richiesta di certificazione sia inviata dall'ente svizzero direttamente alla

sede provinciale INPS competente per il luogo di residenza del richiedente, oppure che l'INPS centrale invii direttamente la richiesta sopra menzionata alla sede provinciale INPS competente;
se l'INPS intenda adibire alcuni funzionari esclusivamente al disbrigo delle migliaia di posizioni accumulatesi nel frattempo, fatto che arreca grave danno ai nostri ex emigrati rientrati in Italia.
(2-00031)
«Narducci, Braga, Bucchino, Codurelli, Garavini, Farinone, Capodicasa, Lolli, Rugghia, Beltrandi, Federico Testa, Fadda, Oliverio, Laratta, Fiano, Grassi, Naccarato, Minniti, Rosato, Berretta, Baretta, Sanga, Cesario, Boffa, Fedi, Garofani, Bernardini, Marantelli, Maran, Tullo, Levi, Sposetti, Andrea Orlando, Barbi, Zunino, Lulli, Esposito, Margiotta, Bratti, Nicco, Graziano, Cuomo, Iannuzzi, Piccolo, Trappolino, Mecacci, Porta».

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre dello scorso anno la direzione aziendale dello Stabilimento Fiat Group Automobiles di Piedimonte San Germano (Frosinone) ha sottoscritto un accordo con le organizzazioni sindacali riguardante, in parte, il monitoraggio delle situazioni produttive e occupazionali dell'azienda frusinate;
l'accordo sopraddetto prevedeva il rientro nello stabilimento, entro il mese di giugno, di tutti gli interinali che nei mesi scorsi sono usciti dall'azienda, si tratta di 472 giovani con contratto a temine che nel febbraio scorso sono usciti dall'azienda gradualmente, a scadenza naturale del contratto di lavoro;
ad oggi sono state riassunte soltanto 150 persone;
a partire dal mese di settembre, inoltre, sembrerebbe che nello stabilimento di Pomigliano d'Arco verrà prodotta anche la Fiat Bravo, che si aggiungerà alle produzioni di 147, 159 e GT e dove verranno trasferite per la verniciatura le scocche saldate nei loro componenti a Cassino, con evidenti ripercussioni sull'aggravio di manodopera dell'azienda stessa -:
quali iniziative urgenti sono previste a tutela dei lavoratori dello Stabilimento Fiat Group Automobiles e nel rispetto degli impegni presi con le organizzazioni sindacali;
quali provvedimenti intenda adottare per far fronte ad investimenti produttivi che vadano oltre il breve periodo e che tengano conto della forte recessione registrata a livello nazionale, della contrazione delle vendite sui beni di lusso e dell'aumento del costo del carburante.
(3-00018)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LEHNER. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap, al fine di individuare i contraenti che dovranno organizzare e fornire i soggiorni di studio all'estero e le vacanze tematiche in Italia per i figli degli iscritti all'Istituto, ha sempre utilizzato la procedura ad evidenza pubblica dell'appalto concorso, ai sensi del decreto legislativo n. 157 del 1995;
quanto all'oggetto dell'appalto, l'Inpdap ha chiarito che si tratta di pacchetti turistici «tutto compreso» come definiti dal decreto legislativo n. 111 del 1995; l'attività riguarda quindi la preparazione del viaggio, la predisposizione dei documenti, il trasporto, il vitto, l'alloggio, le attività ludiche e didattiche, l'assicurazione e l'assistenza;
per quel che riguarda l'appalto relativo agli anni 2007-2008, taluni concorrenti

hanno sollevato perplessità nei confronti del soggetto vincitore della gara, Accademia Britannica Srl, che non avrebbe ricompreso, nel prezzo proposto, il calcolo dell'Iva, dichiarandosi anzi esente da questa ai sensi dell'articolo 10 comma 1, n. 20 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, (prestazioni educative dell'infanzia e della gioventù);
interpellata sul punto dai concorrenti diretti interessati, l'Agenzia delle entrate con prot. N. 909-11473/2007 del 6 marzo 2007, rispondeva affermativamente dichiarando che (...) alla luce della sentenza 13 ottobre 2005 resa dalla Corte di giustizia nella causa C/200/04 (...) si è ritenuto che il particolare regime di determinazione dell'Iva applicabile alle attività delle agenzie di viaggio torna applicabile anche nelle ipotesi dei cosiddetti «viaggi di studio». Ciò avviene nei casi in cui le prestazioni didattiche siano inserite all'interno del «pacchetto turistico» (...) disciplinato a livello (...) interno dall'articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 (Iva per le agenzie di viaggio e turismo);
pertanto l'Accademia Britannica Snc prima e l'Accademia Britannica Srl poi parrebbero aver denunciato l'IVA in modo non conforme a quanto indicato nella citata nota dell'agenzia delle entrate relative ai limiti di applicabilità del regime agevolato di cui all'articolo 10, comma 1, n. 20 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 -:
quali azioni intendano avviare i Ministri interrogati per accertare quanto affermato in premessa e quali provvedimenti si intendano assumere nei confronti dell'Inpdap nel caso fossero accertate le inadempienze illustrate, al fine di tutelare la trasparenza dell'azione amministrativa ed i legittimi interessi degli altri concorrenti all'appalto concorso dell'Inpdap, citato in premessa.
(5-00051)

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sede Inail di Breno classificata come sede di categoria «C» dipende amministrativamente dalla sede territoriale di Brescia classificata come categoria «A»;
la sede di Breno è situata al centro della Valle Camonica e dista più di settanta chilometri dalla sede di Brescia dalla quale dipende amministrativamente;
la dipendenza amministrativa della sede di Breno da quella di Brescia crea notevole disagio agli oltre 90.000 residenti nonché alle tante piccole e medie imprese presenti sul territorio, costretti a lunghe trasferte fino a Brescia per l'apertura di pratiche che una volta definite vengono poi gestite dalla sede di Breno in una zona montana a forte disagio di mobilità e di servizi, qual è il territorio del comprensorio camuno-sebino;
la sede Inail di Breno sino a dieci anni fa era di categoria «B», così come previsto dal piano di riassetto delle sedi elaborato dalla Direzione centrale Inail per la Provincia di Brescia. L'amministrazione provinciale ritenne di dover modificare tale assetto trasformando la sede in sede di categoria «C» e riclassificando quella di Palazzolo in sede di categoria «B»;
il 30 marzo 2007 è stata ufficialmente richiesta dalla Comunità montana di Valle Camonica la trasformazione della sede Inail di Breno da sede di tipo «C» a sede di tipo «B» al fine di favorire l'accesso ai servizi offerti;
la trasformazione della sede di Breno non comporterebbe costi poiché la struttura è stata recentemente ammodernata e il personale attualmente in organico è sufficiente a svolgere le funzioni proprie di una sede di categoria «B»;
il numero di pratiche trattate dalla sede di Breno è simile a quello di molte sedi già classificate di tipo «B». Ad esempio la sede di Breno gestisce molte delle rendite di competenza della sede di Palazzolo, e 35 pratiche di grandi invalidi (stesso numero della sede di Brescia);

nel 2006 sono state trattate più di 220 pratiche per la provincia di Bergamo e più di 200 infortuni ed alla stessa sede di Breno accedono residenti della Valle Di Scalve e della Val Cavallina (entrambe in provincia di Bergamo) più vicine a Breno che al capoluogo bergamasco;
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007) ha stabilito all'articolo 1, comma 404, le coordinate generali di razionalizzazione e contenimento della spesa della Pubblica Amministrazione, da realizzarsi - tra l'altro - tramite una rideterminazione delle strutture periferiche;
in attuazione di dette disposizioni, l'Istituto sta realizzando una rivisitazione complessiva del modello organizzativo, al fine di renderlo conforme alle previsioni legislative, sulla base di valutazioni in merito anche al bacino di utenza da soddisfare e nel rispetto della compatibilità finanziaria, organizzativa e di risorse professionali disponibili;
è prevista un'implementazione della tecnologia e delle procedure informatiche, che già oggi consentono un agevole contatto telematico tra l'INAIL e l'utenza;
l'obiettivo del Governo è quello di pervenire ad un diverso sistema di interazione con il pubblico, in modo tale da aumentare progressivamente la quota di utenti che si avvarrà dei nuovi canali di comunicazione ed erogazione dei servizi;
il 4 ottobre 2007, nell'allegato B della seduta n. 217, è stata pubblicata l'interrogazione 4-03516 presentata dal deputato Mura in cui l'Inail ha comunicato che «la riclassificazione della sede Inail di Breno tipologia "C" a tipologia "B" sarà oggetto di trattazione nella fase in cui l'Istituto procederà alla rivisitazione complessiva del "nuovo modello organizzativo", in conformità a quanto previsto dalla finanziaria 2007, articolo 1, comma 404, che fornisce, come detto, le direttive per la razionalizzazione ed il contenimento della spesa nella Pubblica Amministrazione. L'assetto territoriale della sede di Breno è comunque attualmente configurato secondo modalità tali da assicurare l'erogazione completa dei servizi istituzionali, sia in riferimento alle prestazioni agli infortunati che ai servizi alle aziende assicurate» -:
se il Ministro intenda promuovere la trasformazione della sede di Breno da sede di tipo «C» a sede di tipo «B».
(5-00054)

CAPARINI e GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, sono vietate comunicazioni a mezzo stampa, internet, televisione o altri mezzi d'informazione in qualunque forma effettuate, relative ad attività di ricerca e selezione del personale, ricollocamento professionale, intermediazione o somministrazione realizzate in forma anonima e comunque da soggetti pubblici o privati non autorizzati o accreditati all'incontro tra domanda ed offerta di lavoro, eccezione fatta per quelle comunicazioni che facciano esplicito riferimento ai soggetti in questione, o entità ad essi collegate purché facenti parte dello stesso gruppo di imprese o quanto controllati o controllanti in quanto potenziali datori di lavoro;
il mancato rispetto di tali prescrizioni può comportare l'applicazione di sanzioni amministrative molto severe;
l'articolo 19 del decreto legislativo prevede che gli editori, i direttori responsabili e i gestori di siti sui quali siano pubblicati annunci in violazione delle disposizioni di cui all'articolo 9 sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da 4.000,00 a 12.000,00 euro;
il 21 luglio 2006 infatti, il Ministro del lavoro ha emanato la Circolare n. 30 nella quale vengono fornite precisazioni circa le modalità, per i possibili datori di lavoro di ricercare personale direttamente, tramite «annunci di offerta di lavoro» su giornali e periodici cartacei o su siti internet.

Il divieto di pubblicare annunci in forma anonima, ovvero senza esplicito riferimento al soggetto che effettua la comunicazione, era già contenuto nell'articolo 9 del decreto-legge 10 settembre 2003 n. 276. Le offerte di lavoro devono essere reali, veritiere, e nel rispetto delle leggi vigenti non possono essere pubblicate in forma anonima. Al contrario, devono essere provviste di recapito dell'azienda. La legge fa assoluto divieto di pubblicare offerte di lavoro, a mezzo stampa, internet o altri mezzi di informazione, effettuate in forma anonima, cioè senza l'esplicito riferimento al soggetto che effettua la pubblicazione dell'offerta di lavoro stessa;
se il potenziale datore di lavoro vuole mantenere l'anonimato la comunicazione può essere vincolata a titolo oneroso o gratuito per tramite di un soggetto autorizzato o accreditato;
l'applicazione di tale circolare ha ingenerato una drastica contrazione degli annunci di lavoro dovuti alla difficoltà di applicazione della circolare -:
se, nello spirito del decreto legislativo di tutelare le lavoratrici e i lavoratori, il Ministro intenda rendere più agevole la pubblicazione delle comunicazioni a mezzo stampa, internet, televisione o altri mezzi d'informazione in qualunque forma effettuate, relative ad attività di ricerca e selezione del personale, ricollocamento professionale, intermediazione o somministrazione di lavoro.
(5-00055)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale svedese Electrolux produttrice di elettrodomestici ha inopinatamente deciso la chiusura dello stabilimento di Scandicci (Firenze) ponendo a rischio l'occupazione di diverse centinaia di lavoratori;
trattasi di una decisione che ad avviso dell'interrogante non trova credibili motivazioni di strategia industriale e che, anzi, nonostante proposte sindacali, degli enti locali e dell'Università di Firenze, risulta pregiudizialmente arroccata senza alcuna apparente possibilità di costruttivo confronto finalizzato ad individuare una mediazione accettabile al fine di salvaguardare essenziali livelli occupazionali -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere a tutela dei livelli occupazionali dell'Electrolux di Scandicci.
(4-00227)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

LULLI, MARCO CARRA e FARINONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane, la Sogefi filter division (Società del gruppo Cir di Carlo De Benedetti) ha deciso di chiudere l'impianto di Mantova;
tale decisione ha determinato l'avvio della procedura di mobilità per circa 230 dipendenti;
la procedura terminerà a fine luglio e, quindi, da inizio agosto i dipendenti si ritroveranno senza lavoro;
il 21 maggio scorso si è tenuto, convocato dal ministero stesso, un incontro tra le parti (sindacati e rappresentanti della Sogefi), gli enti locali mantovani (comune e provincia di Mantova) e la Regione Lombardia;
l'esito dell'incontro è stato negativo a tal punto che i rappresentanti della Sogefi non hanno riconosciuto il ministero quale sede autorevole e competente per affrontare la questione in oggetto -:
se il Ministro non ritenga necessario assumere in prima persona la trattazione di tale grave vicenda, adoperandosi per

riconvocare urgentemente il tavolo tra le parti con l'obiettivo di definire un percorso di maggiori tutele e garanzie per le lavoratrici ed i lavoratori della Sogefi.
(3-00021)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel decennio 1995-2005, nelle località di montagna si è assistito ad un progressivo calo demografico che ne depaupera la già fragile economia;
come conseguenza di tale fenomeno, nei piccoli comuni di montagna si verifica una progressiva chiusura degli esercizi commerciali, delle attività artigianali e di tutte quelle attività imprenditoriali che connotano il tessuto di servizi per la popolazione;
la costante crescita delle quote di mercato dei grandi centri commerciali e degli ipermercati ha avuto conseguenze devastanti sulla rete di distribuzione e vendita dei piccoli esercizi commerciali con pesanti ripercussioni sociali;
sono ormai molti i piccoli comuni privi di punti di vendita al dettaglio nei generi di prima necessità lasciando la comunità senza un servizio fondamentale;
oltre l'inevitabile emorragia di posti di lavoro e fonti di reddito la concorrenza della grande distribuzione ha determinato una condizione di grande difficoltà in particolare per le fasce più deboli della popolazione, quelle con minore reddito, come, ad esempio, gli anziani il cui disagio è acuito dalla difficoltà di mobilità;
la concorrenza dei prodotti della grande distribuzione ha avuto devastanti ripercussioni anche sul tessuto economico penalizzando gli artigiani locali;
la mancanza di adeguati e specifici incentivi economici alle attività artigianali, imprenditoriali e commerciali nei piccoli comuni di montagna, l'assenza di un qualsiasi meccanismo di defiscalizzazione, oltre che l'assoggettamento alla disciplina degli studi di settore che non tengono conto delle peculiarità della montagna sono tra i fattori di questo impoverimento -:
quali misure abbia predisposto il Governo per sostenere i piccoli esercizi commerciali, le attività artigianali e imprenditoriali svolte nei piccoli Comuni montani colpiti nell'ultimo decennio da fenomeni di grave spopolamento.
(5-00061)

Interrogazione a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a far data dal 14 Aprile 2008 sarebbero stati conferiti incarichi e o consulenze da parte dell'Agenzia nazionale per l'attrazione d'investimenti e lo sviluppo d'impresa SpA (già Sviluppo Italia) - e/o da società dalla stessa controllate e/o partecipate - a persone che hanno ricoperto ruoli di diretta collaborazione con i Ministri del Governo Prodi;
in particolare risulta all'interrogante che sarebbero stati assunti presso l'ex Sviluppo Italia o presso società dalla stessa controllate due persone - una con un profilo dirigenziale -, ciascuna delle quali ricopriva l'incarico di capo della segreteria di due ministri senza portafoglio del precedente Esecutivo;
inoltre sarebbe stato assunto, sempre presso l'ex Sviluppo Italia o presso società dalla stessa controllate, il fratello di un consigliere regionale del Partito Democratico della regione Lazio -:
se tali informazioni rispondono al vero e quali siano i nominativi degli interessati;
se e quali incarichi e/o consulenze siano stati affidati e/o quali assunzioni siano state disposte dopo le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008 dall'Amministratore Delegato dall'ex Sviluppo Italia;

se per il conferimento delle consulenze e/o degli incarichi da parte dall'ex Sviluppo Italia e dalle sue controllate e/o partecipate risultino essere state rispettate le procedure di cui all'articolo 1, comma 593 della Finanziaria 2007;
se e quali incarichi e/o consulenze risultino attualmente in essere nell'ex Sviluppo Italia e nelle sue controllate e/o partecipate;
se ritenga che l'attività della società in questione debba informarsi alla Direttiva emanata il 27 Marzo 2007 dal Ministro dello sviluppo economico o se ne intenda emanare una nuova con riferimento alle priorità, agli obiettivi ed agli indirizzi da perseguire.
(4-00231)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Ceccuzzi e altri n. 2-00022, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Evangelisti.

Apposizione di una firma e cambio presentatore ad una interpellanza.

L'interpellanza Garagnani n. 2-00011, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2008, è da intendersi sottoscritta dal deputato Carlucci che ne diventa il primo firmatario.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Mecacci e altri n. 4-00089 del 13 maggio 2008 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-00050.
interrogazione a risposta orale Castiello n. 3-00009 del 22 maggio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-00230.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Caparini e altri n. 5-00040 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 10 del 28 maggio 2008. Alla pagina n. 282, seconda colonna, alla riga seconda, deve leggersi: «CAPARINI, BECCALOSSI e ROMELE - Al Mi-» e non «CAPARINI e BECCALOSSI - Al Mi», come stampato.