TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 385 di Martedì 19 ottobre 2010

INTERPELLANZE ED INTERROGAZIONI

A) Interpellanza

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri per i beni e le attività culturali e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il 30 marzo 2010 una porzione di parte del soffitto della Domus Aurea, l'edificio voluto da Nerone dopo il 64 dopo Cristo è crollata;
la Domus Aurea è chiusa dalla fine del 2005 per «lavori di consolidamento» e, in base all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 agosto 2006, n. 3541, «Disposizioni urgenti per la messa in sicurezza della Domus Aurea», è oggetto di un commissariamento reiterato ormai da 4 anni;
da notizie di stampa gli interpellanti hanno appreso che la Confederazione italiana archeologi avrebbe denunciato che, malgrado il complesso fosse ancora chiuso per ragioni di sicurezza, presso le strutture della Domus Aurea, compreso lo stesso ambiente crollato, operavano archeologi impegnati nello studio dei materiali del cantiere e studenti dell'Università La Sapienza, presumibilmente impegnati in attività di tirocinio formativo. In particolare, la Confederazione italiana archeologi ha denunciato la precarietà delle condizioni di sicurezza del lavoro nell'area del cantiere, che metterebbero a rischio la vita dei lavoratori operanti in quel contesto -:
quali siano, nel complesso della Domus Aurea, le aree di competenza della soprintendenza di Stato (soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma) e della sovraintendenza comunale e le specifiche responsabilità nella zona crollata;
quali siano gli obiettivi raggiunti, lo stato di avanzamento dei lavori di consolidamento e restauro e le effettive ragioni di opportunità del mantenimento della struttura commissariale operante presso la Domus Aurea;
se il Governo ritenga che all'interno del cantiere della Domus Aurea siano state rispettate pienamente tutte le disposizioni concernenti la normativa sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro che valgono per tutto il personale operante nei cantieri, inclusi gli studenti impegnati in campagne archeologiche a fini formativi;
se, viceversa, quanto denunciato dalla Confederazione italiana archeologi corrisponda al vero e, nonostante la chiusura del cantiere, vi siano stati al momento del crollo rischi per le persone operanti a vario titolo in quell'area.
(2-00684)
«Madia, Damiano, Ghizzoni, Bressa, Coscia».
(21 aprile 2010)

B) Interrogazione

MAZZOCCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data 12 maggio 2010 è stato emanato dalla soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Roma l'ordine di servizio n. 19, avente ad oggetto l'organizzazione del lavoro e la divisione degli uffici di competenza della soprintendenza stessa;
il disegno organizzativo, come si evince dall'ordine di servizio emanato, si ispirerebbe ad un'ottimale azione di tutela, conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico di competenza della soprintendenza stessa;
in particolare, per quanto concerne l'utilizzazione del personale, l'ordine di servizio prevede che «come principio generale l'Amministrazione intende rispettare i profili professionali nell'affidare le relative mansioni»;
nonostante tale dichiarazione di principio e in contrasto con il principio dell'economicità dell'azione amministrativa, alcune posizioni di responsabilità risulterebbero esser state affidate a dipendenti in missione provenienti da altre regioni, nonostante la presenza in sede di personale adeguatamente qualificato e dotato di esperienza maturata negli anni, che vede le proprie legittime aspettative disattese;
queste soluzioni sono fonte di spesa per l'amministrazione, la quale, da un lato, corrisponde onerosi rimborsi di missione che appaiono superflui, attesa la presenza di personale già idoneo, dall'altro priva le regioni di provenienza di funzionari e dirigenti che ivi ben potrebbero operare -:
se i fatti esposti corrispondano al vero e quali iniziative intenda assumere per valorizzare al meglio le risorse umane della soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Roma. (3-01116)
(9 giugno 2010)

C) Interrogazione

MOSELLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
un quotidiano romano riportava la notizia di un cittadino, il quale, nonostante avesse superato i 65 anni, ha dovuto pagare il biglietto di ingresso al Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Maxxi);
secondo l'articolo 1 del decreto del Ministro per i beni e le attività culturali 20 aprile 2006, n. 239, tra le categorie aventi diritto all'ingresso gratuito agli istituti e luoghi di cultura sono espressamente indicati i «cittadini dell'Unione europea che non abbiano compiuto il diciottesimo anno di età o che abbiano superato il sessantacinquesimo anno di età»;
come emerge dal sito dello stesso Maxxi questa norma non viene applicata; nel sito si legge, infatti, che hanno diritto ad ingresso gratuito «minori di 14 anni, accompagnatori di disabili, soci Amaci, giornalisti muniti di tessera, membri Icom e dipendenti del Ministero per i beni e le attività culturali muniti di tessera di riconoscimento»;
un importante istituto di cultura quale è il Maxxi, di recentissima apertura al pubblico, dovrebbe adeguarsi alle norme in vigore, non mettendo in atto scelte inique e che penalizzano tanti cittadini -:
se al Ministro interrogato consti quanto sopra esposto e, in caso affermativo, quali siano i motivi di questa decisione, francamente, inaccettabile presa dal Maxxi. (3-01118)
(9 giugno 2010)

D) Interrogazione

VICO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 3 agosto 2009, n. 145, «Regolamento recante riorganizzazione del Ministero della difesa», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 21 ottobre 2009, n. 245, è entrato in vigore il 5 novembre 2009;
tale regolamento ha previsto una nuova organizzazione del Ministero della difesa articolata in un segretariato generale e nove direzioni generali, tra le quali la direzione generale della sanità militare;
il conseguente decreto ministeriale, in data 1o febbraio 2010, recante la struttura del segretariato generale e delle direzioni generali, in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 145 del 2009, ha fatto cessare l'applicazione delle normative antecedenti;
il decreto ministeriale, in data 1o febbraio 2010, firmato dal Ministro interrogato, disciplinante la struttura e le attribuzioni della direzione generale della sanità militare, non è stato ancora eseguito;
a distanza di pochi mesi si sta operando una nuova ristrutturazione, ancorché la precedente non sia stata ancora compiutamente attuata, attraverso interventi di radicale modifica al decreto del Presidente della Repubblica n. 145 del 2009;
lo schema di regolamento che si vuole attuare prevede la ricollocazione di tre direzioni generali (Terrarm, Navarm e Armaereo) nell'ambito del segretariato generale, che viene riordinato in nove reparti, e la contestuale soppressione della direzione generale della sanità militare, i cui compiti vengono assorbiti in parte dallo stato maggiore della difesa e in parte da Commiservizi;
con l'ipotizzata soppressione di Difesan viene fortemente indebolito un delicato ed insostituibile servizio, quello sanitario militare, a favore delle forze armate che operano sia in patria che all'estero;
l'attività sanitaria militare viene eccessivamente frammentata nei settori della medicina preventiva e sociale, della medicina legale, del servizio trasfusionale militare, della psicologia militare e statistica sanitaria, con gravi ripercussioni sui circa 10.000 soldati italiani attualmente presenti nei teatri operativi esteri, che rischiano di ritrovarsi privi di assistenza sanitaria supplementare e risarcitoria;
si rischia di disperdere un ingente e prezioso patrimonio di esperienze e competenze, acquisito negli anni, nell'ambito delle convenzioni sanitarie, dei rimborsi delle spese sanitarie, del contenzioso sanitario (soprattutto per quanto concerne le delicate questioni dell'amianto e dell'uranio impoverito) e delle acquisizioni di materiale sanitario;
la metodologia organizzativa che si sta delineando non risponde alle attuali esigenze e strategie di sviluppo della sanità militare, per la cui efficienza e funzionalità sarebbe sufficiente sopprimere l'attuale ufficio generale della sanità militare presso lo stato maggiore della difesa, che, costituito in maniera impropria (ordine del giorno del Capo di stato maggiore della difesa) ed in via sperimentale, da tre anni affianca la direzione generale della sanità militare per l'assolvimento di funzioni di fatto similari -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere rispetto alla citata problematica, onde conseguire un efficiente e razionale assetto organizzativo del segretariato generale della difesa e, in particolare, del servizio sanitario militare. (3-01087)
(26 maggio 2010)

E) Interpellanza

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
come risulta da numerose lanci di agenzia, secondo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, «aumenta il tempo pieno nella scuola italiana» e precisamente «nel prossimo anno scolastico (2010/2011) saranno attivate nella scuola primaria 782 classi a tempo pieno in più, per un totale di 37.275 classi»;
secondo il comunicato diffuso «L'anno prossimo - conclude il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - l'aumento riguarderà tutte le regioni italiane. Gli incrementi maggiori si verificheranno in: Puglia (+233), Lombardia (+162), Sardegna (+150) e Veneto (+113)»;
tali dichiarazioni stridono fortemente con le numerose proteste organizzate dai genitori, che si sono visti privati del tempo pieno, che rappresenta un insostituibile strumento di sostegno alla condizione lavorativa delle donne, soprattutto al Sud, dove i bassi livelli retributivi non consentono di rivolgersi al mercato privato;
in Sicilia, secondo i dati riportati dalle organizzazioni sindacali, sarebbero oltre 12 mila i «precari della scuola» passati, in due anni scolastici, dallo stato di precari allo stato di disoccupati: un'emorragia di professionalità e di risorse che ha impoverito la scuola pubblica della Sicilia, oltre ogni limite sostenibile, sia sotto il profilo dell'offerta formativa che della sostenibilità sociale, avendo provocato pesantissime conseguenze sul piano occupazionale;
l'aumento del tempo pieno non avrebbe, pertanto, interessato anche la Sicilia;
a mero titolo esemplificativo, si cita uno dei tantissimi casi che quotidianamente vengono posti all'attenzione del Parlamento: nell'anno scolastico 2009/2010 presso l'istituto Parini di Catania sono state attivate due classi a «tempo pieno» ed il servizio lodevolmente espletato ha suscitato legittime aspettative nei genitori;
per l'anno scolastico 2010/2011, il suddetto istituto ha riscontrato 77 iscrizioni alle classe prime a tempo pieno con modulo orario di 40 ore; è stata, pertanto, avanzata richiesta al competente ufficio per l'attivazione di tre classi a tempo pieno; in un primo momento erano state autorizzate le classi dell'anno scolastico precedente (due), a prosecuzione del servizio, e nessuna classe a tempo pieno di nuova istituzione, nei giorni scorsi è stata autorizzata soltanto una nuova classe prima a tempo pieno;
nei giorni scorsi il dirigente scolastico dell'istituto scolastico Parini di Catania ha inoltrato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un'accorata lettera, in cui esponendo il caso di cui sopra invitava il Ministro interpellato a Catania per presiedere il sorteggio dei 25 bambini, su 77 richiedenti, che potranno accedere all'unica classe a tempo pieno autorizzata per il suddetto istituto -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se non ritenga di dover meglio esplicitare il modo in cui sul territorio nazionale si è registrato l'aumento del tempo pieno annunciato da numerosi comunicati stampa, al fine di scongiurare il sospetto che tale aumento abbia riguardato soltanto le regioni del Nord a scapito di quelle del Mezzogiorno;
se intenda accogliere l'invito, avanzatole dal dirigente scolastico dell'istituto Parini di Catania, di presiedere al sorteggio dei bambini ammessi all'unica classe a tempo pieno autorizzata presso tale istituto;
se non ritenga di rivedere la politica dei tagli del tempo pieno, considerato che il numero di classi attivate risulta comunque fortemente deficitario rispetto al fabbisogno riscontrato;
in quanto consisterà l'aumento del tempo pieno relativo alla regione Sicilia, che, secondo il comunicato emesso dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dovrebbe riguardare tutte le regioni italiane;
se non intenda intervenire affinché, anche in Sicilia, venga garantito un servizio scolastico organico e strutturato nella progettazione didattica delle quaranta ore del tempo pieno, che, come dichiarato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sarebbe aumentato in tutto il Paese.
(2-00751) «Berretta».
(10 giugno 2010)

F) Interpellanza

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
una verifica condotta in alcuni istituti superiori di Bologna (attraverso il cosiddetto telefono verde attivato da tempo per ottenere da parte di studenti e genitori segnalazioni di anomalie nell'ambito scolastico e che già nel passato ha fornito un quadro preoccupante del livello di politicizzazione della scuola bolognese) sull'insegnamento della storia, senza fare generalizzazioni e per quanto limitata, ha evidenziato un livello di ideologizzazione e faziosità non tanto nei libri di testo, cosa del resto risaputa, quanto nelle modalità di insegnamento o indottrinamento di questa disciplina;
al riguardo, ad esempio, per quanto concerne il rapporto tra impero romano e cristianesimo, per non parlare della riforma e controriforma, sovente insegnate, ad avviso dell'interpellante, in un'ottica anticattolica, come pure in relazione al Risorgimento ed al secolo XX, in cui le crudeli dittature nazista e comunista sono a volte descritte in modo ambiguo o comunque non obiettivo, ad esempio attenuando i gravi crimini del socialismo reale e presentando un quadro distorto del dopoguerra e della guerra fredda, si impone una seria riflessione sulle modalità di insegnamento delle discipline storiche in tutto il territorio nazionale, in quanto i fatti riportati risultano all'interpellante non limitati alla sola realtà bolognese ed emiliano-romagnola;
conseguentemente, si ritiene che una qualche forma di maggiore pluralismo sia indispensabile nell'interesse della scuola stessa e per un'effettiva crescita culturale delle giovani generazioni, che, a parere dell'interpellante, debbono essere abituate ad un libero confronto, non a tesi precostituite;
a quanto sopra occorre aggiungere che il ricordo delle foibe e della caduta del muro di Berlino, che è stato oggetto anche di specifici interventi legislativi, è, di fatto, escluso da una seria discussione in ambito scolastico -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, pur nella doverosa salvaguardia della libertà di insegnamento dei docenti, per far sì che le vicende della storia umana, la cui corretta comprensione è indispensabile per la crescita delle giovani generazioni, siano il più possibile insegnate con obiettività, nel rispetto di fatti realmente accaduti e secondo un approccio maggiormente pluralista.
(2-00779) «Garagnani».
(1o luglio 2010)

G) Interrogazioni

MELIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 2 luglio 2010 il direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Marco Tornasi, ha inviato una lettera di messa in mora a tutti i rettori e presidi delle facoltà di veterinaria d'Italia, nella quale definisce imprescindibile la valutazione dell'organismo europeo (l'European association of establishments of veterinary education - Eaeve) e fissa al 2013 la data ultima e improrogabile, entro la quale sarà necessario il possesso di questa specifica certificazione per la sopravvivenza stessa delle attuali facoltà di veterinaria;
la facoltà di veterinaria di Sassari, nata nel 1928 e forte di una sua specifica tradizione di studi e di ricerche, inserita profondamente nel tessuto dell'economia agropastorale della Sardegna, dopo un periodo recente di crisi cui ha corrisposto quest'anno il calo, per decreto ministeriale, da 38 a 34 delle matricole ammesse ai corsi, è, tuttavia, attualmente impegnata nella progettazione del nuovo ospedale veterinario e nella realizzazione dell'azienda zootecnica, ma incontra nel contempo serie difficoltà nell'adeguarsi ai parametri europei per la limitata disponibilità dei finanziamenti statali e regionali;
l'università di Sassari, utilizzando un finanziamento straordinario, ha appaltato la realizzazione accanto alla facoltà, in località Monserrato, di un nuovo ospedale veterinario, i cui lavori saranno conclusi entro il 2012;
i fondi per le aree sottoutilizzate per oltre 50 milioni di euro destinati alla realizzazione del polo agro-veterinario dell'università di Sassari non sono ancora disponibili e non è stata esaminata la richiesta dell'università di Sassari di una rimodulazione dell'intervento a favore delle attrezzature tecniche, dei laboratori, dell'azienda zootecnica e del personale delle facoltà di agraria e di medicina veterinaria e delle altre esigenze dell'ateneo di Sassari, che si appresta a celebrare i suoi 450 anni di vita -:
se non ritenga il Governo, in ragione della specifica valenza che gli studi in medicina veterinaria hanno assunto storicamente e tuttora rivestono in Sardegna, di dover prevedere l'erogazione di un contributo straordinario a favore dell'università di Sassari per consentire alla facoltà di medicina veterinaria di superare positivamente la valutazione europea, evitando categoricamente uno slittamento della data del 2013 per la messa in regola della facoltà sassarese, contributo straordinario che, accanto al recupero dei fondi per le aree sottoutilizzate da rimodulare con urgenza, dovrebbe essere destinato alle specifiche esigenze della facoltà di medicina veterinaria, con riferimento ai locali, alle attrezzature, alle aziende e all'ospedale veterinario. (3-01230)
(15 settembre 2010)

MURGIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la razionalizzazione del sistema universitario è, come noto, obiettivo precipuo del Governo e del complesso delle università italiane;
nell'ambito di questo necessario e urgente processo di verifica e di riflessione sulle strutture di ciascun ateneo e sulle potenzialità che possono offrire, una particolare attenzione merita la situazione delle facoltà di medicina veterinaria;
è noto, infatti, che la loro istituzione, evoluzione ed eventuale arricchimento presuppone e richiede un monitoraggio e una verifica tali da comprovare il rispetto degli standard di qualità previsti dall'Unione europea che consentano un percorso formativo di qualità e, conseguentemente, ai laureati di svolgere la relativa professione in tutti i Paesi della stessa Unione europea;
per tale ragione diviene imprescindibile la valutazione da parte dell'European association of establishments of veterinary education - Eaeve, presa in riferimento anche per la programmazione del prossimo anno accademico;
la facoltà di medicina veterinaria dell'università di Sassari è ancora priva della certificazione di qualità rilasciata dall'European association of establishments of veterinary education;
l'ateneo di Sassari sta attivamente lavorando per arrivare alla costruzione dell'ospedale veterinario e per innalzare i parametri produttivi in vista della valutazione europea, che si prevede fissata per il 2013 -:
se il Governo, al fine di consentire a tutti gli atenei che necessitano di potenziare l'organizzazione di facoltà con adeguate strutture scientifiche, didattiche e di ricovero affinché possano candidarsi alla valutazione del predetto organismo, non ritenga necessario assumere iniziative volte a far sì che l'approvazione - anche condizionata - possa essere differita oltre il 2013, per scongiurare una possibile chiusura delle facoltà di medicina veterinaria non accreditate, considerando, soprattutto, il valore che molte di loro rivestono per l'economia delle regioni di appartenenza. (3-01282)
(18 ottobre 2010)
(ex 4-08362 del 4 agosto 2010)

MELIS, PES e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 3 luglio 2009, «definizione del numero dei posti destinati alle immatricolazioni ai corsi di laurea specialistica magistrale in medicina-veterinaria anno accademico 2009-2010», prevede (articolo 1, comma 1) che «limitatamente all'anno accademico magistrale 2009-2010, il numero di posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni ai corsi di laurea specialistica/magistrale in medicina veterinari è determinato in n. 1.160»;
la tabella allegata a detto decreto fissa in soli 26 i posti disponibili per la facoltà di medicina veterinaria dell'università di Sassari (erano 43 nei due anni precedenti, 85 all'inizio del 2000);
tale numero riduce notevolmente (-39,53 per cento) i posti disponibili in detta facoltà, a fronte di una domanda crescente che trova alimento costante nelle caratteristiche del territorio, stante la spiccata vocazione della Sardegna per le attività agro-pastorali e l'entità del patrimonio, in particolare ovino, bovino ed equino di detta regione;
viceversa il numero dei veterinari ritenuti necessari in base all'accordo tra lo Stato e la regione Sardegna attualmente in vigore è di 45 (cifra determinata sulla base delle richieste dell'assessorato alla sanità della regione);
la facoltà di medicina veterinaria di Sassari, istituita come istituto superiore nel 1928, facoltà dal 1934, oltre ad una brillante tradizione di ricerche e di studi di elevata qualità, ciò che l'ha da tempo segnalata anche nel contesto nazionale, essendo l'unica facoltà di veterinaria dell'isola, è frequentata da studenti provenienti da tutte le province sarde (e non solo), svolgendo dunque un ruolo di servizio verso tutta la regione;
d'altra parte già nel 2004 detta facoltà aveva spontaneamente ridotto le matricole da 80 a 50; ma in quest'ultima occasione - come risulta dalle dichiarazioni del suo preside - la facoltà non è stata in nessun modo, come pure sarebbe stato se non doveroso almeno opportuno, preventivamente consultata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca su quali fossero le reali esigenze formative e didattiche;
sulla base dell'impegno documentato della regione Sardegna e degli enti locali sono in via di realizzazione in Sardegna le strutture necessarie per far ottenere alla facoltà l'accreditamento europeo, ciò che naturalmente accrescerà notevolmente le sue potenzialità di azione;
comunque, a testimonianza del livello degli studi, nell'ultima classifica Censis la facoltà veterinaria di Sassari è al quinto posto in Italia, precedendo altre facoltà già accreditate dall'Unione europea; si aggiunga che la facoltà rappresenta un importante punto di riferimento per la medicina pubblica e per i veterinari liberi privati della Sardegna;
sono in atto a Sassari e in provincia vivaci manifestazioni studentesche volte a contestare la tabella. La stessa università di Sassari, gli ordini veterinari e la città nel suo insieme aderiscono pienamente ai suoi massimi livelli alla protesta, chiedendo la revisione della tabella -:
quale risposta intenda dare il Ministro interrogato alla richiesta dell'ateneo sassarese, della facoltà di medicina veterinaria e degli studenti e se non ritenga opportuno, considerata l'eccezionale condizione della Sardegna e le sue specifiche esigenze, legate alle forme peculiari della sua economia, nonché la rilevanza degli studi medico-veterinari nell'isola, porre mano ad una revisione della tabella, accrescendo il numero dei posti destinati a Sassari. (3-01284)
(18 ottobre 2010)
(ex 4-03670 del 21 luglio 2009)

H) Interrogazione

GAROFALO, GERMANÀ e STAGNO D'ALCONTRES. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Sise - Siciliana servizi emergenza - società per azioni in house della Croce rossa (socio unico), gestisce il servizio terra di emergenza-urgenza del 118 in Sicilia tramite convenzione con la regione;
la Croce rossa italiana, ai sensi dell'articolo 6 dello statuto della società, esercita nei confronti della Sise poteri analoghi a quelli esercitati nei confronti delle unità operative dell'ente pubblico;
la Sise conta in totale circa 3.300 dipendenti tra autisti-soccorritori ed amministrativi;
complessivamente sono operative oltre 250 ambulanze, distribuite per ragioni di carattere organizzativo-logistico sul territorio siciliano lungo i quattro bacini principali: Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta;
in questi giorni sulla stampa locale si legge che c'è l'intenzione di spostare la direzione regionale della Sise dalla città di Messina, per portarla nei comuni di Palermo e Catania;
spostare ora le direzioni vorrebbe dire creare disagi considerevoli, anche ai dipendenti e agli operatori messinesi, circa un'ottantina, i quali hanno pianificato il proprio futuro anche in base all'ubicazione del posto di lavoro: matrimoni, acquisti di casa con mutuo, scelte di sedi scolastiche e universitarie per i figli e quant'altro;
si auspica un maggiore rispetto per i cittadini di Messina e della sua provincia, ormai esasperati da un'inaccettabile situazione di squilibrio gestionale che caratterizza le decisioni del Governo regionale rispetto alle necessità dei messinesi;
se questa decisione diverrà effettiva, ogni lavoratore messinese si vedrà privato del godimento di quello che è un sacrosanto diritto, quello al lavoro, così come sancito dall'articolo 1 della Costituzione -:
quali siano le ragioni della decisione del presidente della Sise di spostare la direzione regionale della società da Messina presso i sopra citati comuni, anche considerato che la manovra in questione non comporterà diminuzioni di spese da parte della Sise, se manterrà in vita tanti posti quanti sono gli attuali dipendenti operanti su Messina;
se si sia tenuto conto che effettuare il trasferimento vorrebbe dire gravare di nuovi costi il bilancio economico delle famiglie dei dipendenti, vittime di questa decisione, nonché degli effetti dello stesso sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale. (3-00750)
(19 maggio 2010)

I) Interrogazione

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Ai Ministri del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sono stati, recentemente, pubblicati da un gruppo di ricercatori siciliani, coordinati dalla cattedra di endocrinologia dell'università di Catania, sulla più importante rivista internazionale di oncologia Journal of national cancer institute, dati che hanno evidenziato l'incidenza del cancro della tiroide (nuovi casi ogni anno) di oltre il doppio rispetto a tutte le altre province del territorio;
il tumore della tiroide colpisce prevalentemente le donne e, tra tutti i tumori, è quello che è maggiormente aumentato negli ultimi 20 anni: era il quattordicesimo, ora è diventato il settimo in ordine di frequenza;
nella provincia di Catania il vulcano Etna ricopre tutta la parte nord della Sicilia e contiene un ampio bacino acquifero, diviso in tre corpi, che fornisce acqua a buona parte del territorio ed alla maggior parte della popolazione della provincia di Catania;
nell'acqua dell'Etna i ricercatori dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) hanno trovato che molti elementi (tra cui boro, ferro, manganese e vanadio) sono spesso a concentrazioni più elevate del mac (massima concentrazione ammissibile nell'acqua potabile);
alcuni elementi originati dal vulcano possono, quindi, svolgere il ruolo di carcinogeni, favorendo la comparsa del tumore tiroideo in soggetti più o meno predisposti;
altri tumori potrebbero essere favoriti dall'ambiente vulcanico (ad esempio, a Biancavilla, sull'Etna, un composto presente nelle cave locali, la fluoro-adenite, è responsabile della più alta incidenza di mesoteliomi in Italia); diventa, quindi, di grande importanza ed urgenza identificare i carcinogeni ambientali ed i meccanismi con cui favoriscono il cancro -:
se non ritengano urgente assumere iniziative volte a finanziare un programma pluriennale di ricerca indirizzata a:
a) studi di epidemiologia e ricerche di base, molecolare e cellulari, per identificare il/i carcinogeno/i responsabili dell'aumento del cancro della tiroide nell'area vulcanica dell'Etna;
b) studi sugli aspetti idrogeologici della zona vulcanica dell'Etna, per definire il livello di contaminazione dell'acqua e dei terreni, al fine di predisporre eventuali meccanismi e procedure di correzione delle anomalie riscontrate. (3-00785)
(19 novembre 2009)

L) Interrogazione

MELIS e TOUADI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 3 marzo 2010 una bambina nigeriana di 13 mesi, Rachel, figlia dell'immigrato Tommy Odiase, è stata prima rifiutata dal pronto soccorso dell'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio, con la motivazione che la tessera sanitaria della bambina era scaduta. Intervenuti i carabinieri, Rachel è stata, quindi, finalmente ricoverata in pediatria, dove, tuttavia, non è stata visitata per molte ore, né le è stata somministrata alcuna cura. Nelle prime ore del mattino, la bambina è deceduta;
negli stessi giorni un bimbo albanese di 19 mesi a Premenugo di Settala è morto dopo essere stato portato al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo in preda ad una forte crisi febbrile con conati di vomito e qui curato con la prescrizione di una tachipirina (la direzione dell'ospedale avrebbe sostenuto in una nota essere la morte dovuta a un rigurgito);
lungi dall'essere isolati, i due episodi testimoniano una preoccupante carenza di fondo nell'applicazione delle norme vigenti sul diritto alla salute, norme che prevedono l'assistenza medica per tutti, compresi gli stranieri, siano essi in regola o no con il permesso di soggiorno;
il diritto dei minori all'assistenza sanitaria è, peraltro, espressamente garantito dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, cui l'Italia ha aderito con legge n. 176 del 1991;
peraltro, appare allarmante, specie in alcune regioni del Paese, il crearsi di una situazione che fa indebitamente dipendere l'erogazione delle prestazioni mediche dalla regolarità del permesso di soggiorno (come testimonia a contrariis il fatto che talune strutture esibiscano cartelli con sopra scritto «Qui non si chiede il permesso di soggiorno»); così come preoccupano le ricorrenti campagne politiche volte a incoraggiare, se non da parte del personale medico (che in genere si rifiuta di afferirvi), da parte di quello paramedico la denuncia degli immigrati non regolari che si presentino alle strutture sanitarie -:
tutto ciò considerato, se il Ministro interrogato non ritenga di dover fissare, nell'ambito dei principi fondamentali di competenza statale, specifiche linee guida, onde assicurare su tutto il territorio nazionale in modo certo e uniforme il rispetto del diritto alla salute e, quindi, l'eliminazione in radice di comportamenti delle strutture e/o del personale medico e ospedaliero suscettibili di dar luogo a discriminazioni ai danni di pazienti stranieri, siano essi comunitari o extracomunitari, escludendo, in particolare, per quanto riguarda le cure ai minori accompagnati, la rilevanza di qualunque loro documento, dovendosi ritenere sufficiente l'identificazione dell'accompagnatore con esclusione di alcuna rilevanza dell'esibizione o meno del permesso di soggiorno. (3-01077)
(19 maggio 2010)



MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA REALIZZAZIONE DELLA LINEA FERROVIARIA ALTA VELOCITÀ/ALTA CAPACITÀ TORINO-LIONE

La Camera,
premesso che:
la nuova linea ferroviaria Torino-Lione rappresenta la scelta strategica di connessione internazionale del nostro territorio con il corridoio 5 Lisbona-Kiev: una moderna infrastruttura ferroviaria europea che deve consentire, attraverso adeguate politiche di sostegno, un effettivo trasferimento del traffico merci dalla strada alla ferrovia, liberando le linee tradizionali per il trasporto pubblico locale;
la regione Piemonte e la provincia di Torino hanno sempre operato con le amministrazioni locali per realizzare infrastrutture progettate per e con il territorio, in grado di generare valore aggiunto per le collettività locali e di limitare il valore sottratto e gli impatti subiti;
per questo la regione Piemonte e la provincia di Torino hanno perseguito con forza ed impegno l'istituzione dell'osservatorio tecnico per l'asse ferroviario Torino-Lione, incaricato di svolgere la funzione di governance unitaria del progetto della Nuova linea Torino-Lione (NLTL);
l'osservatorio ha gestito la fase di progettazione preliminare dell'opera. Il 24 novembre 2009 è stato elaborato e sottoscritto da tutti i componenti dell'osservatorio il piano dei 91 sondaggi nei territori interessati dalla Nuova linea Torino-Lione (omologo a quello dei 169 sondaggi effettuati in Francia);
le specifiche tecniche alla progettazione, redatte dall'osservatorio, sono entrate a far parte integrante del bando di gara e il 29 gennaio 2010, dopo un grande lavoro di elaborazione e sintesi coordinato, in particolare, dalla provincia di Torino, l'osservatorio ha approvato il documento «Indirizzi operativi per la progettazione preliminare della nuova linea Torino-Lione dal confine di Stato alla connessione con la linea av-ac Torino-Milano», che costituisce il riferimento per la redazione del progetto preliminare, che è stato concluso nel mese di giugno 2010 e approvato dalla commissione intergovernativa nel luglio 2010;
il percorso progettuale dovrà consentire di disporre di un progetto preliminare unitario per l'intera linea Torino-Lione da Settimo al confine di Stato ed è stato accompagnato da tre attività parallele:
a) lo studio di impatto ambientale con le valutazioni canoniche e, in particolare, il raffronto delle opzioni sviluppate in sede progettuale con le alternative a vario titolo considerate, a partire dall'opzione zero;
b) l'analisi costi-benefici, con riferimento ai vari scenari attuativi ipotizzabili, alle differenti scale territoriali considerabili ed ai diversi orizzonti temporali prevedibili;
c) l'avvio dell'esame puntuale delle ricadute territoriali attese, in base al progetto e alla cantierizzazione nel solco dell'esperienza francese della «Démarche Grand Chantier», nel quadro dello scenario generale delineato dal piano strategico della provincia di Torino in totale sintonia con la regione Piemonte;
il progetto preliminare redatto da LTF (Lyon Turin ferroviaire sas) ed Rete ferroviaria italiana, sulla base degli indirizzi dell'osservatorio, sarà presentato al tavolo politico di Palazzo Chigi nell'ottobre 2010;
successivamente alla presentazione si aprirà la fase valutativa e approvativa (ai sensi della normativa vigente), a cui seguirà la progettazione definitiva, con la conseguente valutazione di impatto ambientale. Si tratta di un processo lungo, complesso, con molteplici gradi di approfondimento, valutazione e scelta, che, nel rispetto del «calendario europeo», dovrà concludersi circa 3 anni dopo, entro il 31 dicembre del 2013, costituendo il percorso elaborativo e approvativo più garantista che sia mai stato messo in atto per una grande infrastruttura in Italia;
il citato progetto seguirà il seguente cronogramma:
a) indicazioni per la progettazione preliminare: 29 gennaio 2010;
b) redazione progetto preliminare e studio di impatto ambientale: 25 giugno 2010;
c) approvazione progetto preliminare e valutazione di impatto ambientale: 31 dicembre 2010;
d) avvio progetto definitivo: 1o gennaio 2011;
e) conclusione progetto definitivo e studio di impatto ambientale: 31 dicembre 2011;
f) approvazione progetto definitivo e valutazione di impatto ambientale: 31 dicembre 2012;
g) indizione gara di appalto: 1o gennaio 2013;
h) avvio cantiere: 3 novembre 2013,

impegna il Governo:

a confermare la valenza strategica della realizzazione della Torino-Lione come asse decisivo per i collegamenti europei, attraverso l'adozione di tutte le iniziative e gli atti necessari anche sulla base del lavoro condotto dall'osservatorio;
a garantire un adeguato piano finanziario con programmazione pluriennale che copra l'intero ammontare dell'opera;
a confermare i fondi - circa 200 milioni di euro - previsti nel primo atto aggiuntivo all'intesa generale quadro dell'11 aprile 2009, necessari a realizzare gli interventi prioritari di prima fase e, cioè, il trasferimento modale e il potenziamento e ammodernamento del trasporto locale, avviando, al contempo, iniziative per l'assegnazione di risorse immediate per incentivare il trasporto modale e combinato;
ad accelerare la firma di un nuovo accordo tra Italia e Francia;
ad assumere iniziative per garantire un primo stanziamento per la realizzazione delle opere previste dal piano strategico approvato dalla provincia di Torino e dalla regione Piemonte;
a promuovere una campagna di informazione sulla realizzazione della Torino-Lione da realizzarsi in accordo con gli enti locali interessati e la regione Piemonte.
(1-00437)
«Esposito, Giorgio Merlo, Vernetti, Portas, Calgaro, Lovelli, Lucà, Rossomando, Fassino, Damiano, Fiorio, Boccuzzi, Bobba, Rampi, Cambursano».
(22 settembre 2010)

La Camera,
premesso che:
la nuova linea ferroviaria Torino-Lione rappresenta la priorità assoluta per il rilancio del sistema economico-produttivo del Piemonte e dell'Italia sul piano europeo. La realizzazione del corridoio 5, infatti, garantirà una maggiore competitività alle imprese, che potranno trasportare più velocemente i propri prodotti, ed una migliore mobilità delle persone, che beneficeranno di tempi di percorrenza estremamente ridotti per viaggiare in Italia e in Europa, e determinerà, inoltre, la riduzione dell'inquinamento ambientale ed acustico;
ogni rifiuto pregiudiziale o strumentale che potrebbe comprometterne la realizzazione va fermamente contrastato, così come le affermazioni emerse nel corso di un incontro organizzato da Confindustria e Traspadana con i parlamentari piemontesi, mirate ad evidenziare presunti sperperi di denaro pubblico, costi sempre più elevati e ritardi accumulati, che renderebbero obsoleta la predetta infrastruttura;
è, altresì, necessario contrastare qualsiasi tipo di perplessità che potrebbe pregiudicare i rilevanti finanziamenti europei già assegnati per la realizzazione dell'opera;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha recentemente confermato i programmi e gli impegni del Governo sulla realizzazione della Torino-Lione, preannunciando un incontro con il Ministro francese per fare il punto sull'opera prevista e confermata nello schema delle infrastrutture nazionali francesi nel mese di luglio 2010, perché essa rientra tra le priorità dell'Europa e della Francia, interessata a potenziare il traffico merci sulla rotta Lione-Torino;
nel mese di ottobre 2010 sarà presentato al tavolo politico della Presidenza del Consiglio dei ministri il progetto preliminare redatto da Nuova linea ferroviaria Torino-Lione e Rete ferroviaria italiana, sulla base degli indirizzi forniti dall'osservatorio tecnico per l'asse ferroviario Torino-Lione;
il progetto preliminare per l'intera linea da Settimo al confine di Stato è stato accompagnato da uno studio di impatto ambientale, da un'analisi dei costi benefici e dall'avvio dell'esame delle ricadute territoriali attese;
va considerato il forte ed unitario impegno della regione Piemonte, della provincia e del comune di Torino e delle forze economiche per affermare la centralità e la priorità dell'opera per lo sviluppo del Piemonte e del Nord Italia;
il processo per la definizione del percorso progettuale di questa fondamentale opera è stato lungo, complesso e con molteplici approfondimenti e valutazioni;
il cronoprogramma della progettazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, a suo tempo stilato, prevedeva entro il 31 dicembre 2010 l'approvazione della valutazione di impatto ambientale e del progetto preliminare e l'avvio del progetto definitivo, che dovrà concludersi con l'indizione della gara il 1o gennaio 2013 e l'apertura dei cantieri a partire dal marzo 2013,

impegna il Governo:

a riconfermare la valenza strategica della realizzazione della Torino-Lione come asse decisivo per i collegamenti europei;
a garantire il pieno sostegno agli indirizzi elaborati dall'osservatorio tecnico per l'asse ferroviario Torino-Lione e a vigilare affinché il cronoprogramma già stabilito sia scrupolosamente rispettato;
ad assicurare l'erogazione delle risorse che consentano di coprire l'intero ammontare dell'opera, comprese quelle, a più riprese promesse e pari a 200 milioni di euro, necessarie a realizzare gli interventi prioritari relativi al trasferimento modale e al trasporto locale;
a promuovere con intensità tutte le iniziative necessarie a rafforzare la piena cooperazione tra Italia e Francia per la realizzazione dell'infrastruttura, nonché a garantire i rilevanti finanziamenti europei già assegnati.
(1-00439) «Delfino, Libè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Pezzotta, Mereu, Enzo Carra, Anna Teresa Formisano».
(28 settembre 2010)

La Camera,
premesso che:
il Governo ha assunto ripetuti impegni a favore della realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione, riconoscendone la rilevanza quale opera strategica per i collegamenti internazionali in territorio europeo sia in ambito di traffico merci che di trasporto passeggeri e, a tal proposito, garantisce il rispetto del cronoprogramma relativo ai finanziamenti indispensabili per la prosecuzione dell'intervento;
il 23 gennaio 2009 è stato siglato a Palazzo Chigi il I atto aggiuntivo all'intesa generale quadro tra Governo e regione Piemonte;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, con comunicazione ufficiale inviata nell'ottobre 2009 all'attenzione dell'architetto Mario Virano, commissario straordinario dell'osservatorio tecnico per l'asse ferroviario Torino-Lione, assicura l'erogazione di 20 milioni di euro quale anticipo per la copertura degli interventi di prima fase per la realizzazione della tav;
la regione Piemonte ha confermato il proprio impegno per la prosecuzione dei lavori e, a tal proposito, si fa garante della realizzazione dell'opera nel rispetto del cronoprogramma, per quanto di sua competenza;
l'osservatorio tecnico tav, sulla base dell'accordo sancito a Pracatinat nel 2008, ha dato il proprio assenso al progetto preliminare degli interventi prodotto da LTF, documento quest'ultimo approvato nel corso delle sedute del comitato di sicurezza della commissione intergovernativa negli scorsi mesi;
per le opere che rientrano nella «legge obiettivo» è prevista la destinazione fino al 5 per cento dell'ammontare del costo complessivo dell'opera da adibire agli interventi compensativi;
rispetto al tracciato individuato, non si rilevano alternative che siano state in grado di ottenere l'approvazione tecnica da parte dell'Italia e della Francia in qualità di nazioni interessate dal progetto,

impegna il Governo:

a prevedere, in sede di predisposizione della manovra finanziaria per il 2011, l'inserimento dei 20 milioni di euro quale anticipazione degli interventi di prima fase, come previsto nell'intesa generale quadro tra il Governo e la regione;
a procedere con gli atti necessari all'approvazione del progetto preliminare di cui al punto 3, in previsione della necessaria approvazione da parte del Cipe;
a promuovere la rivisitazione dell'accordo internazionale Italia-Francia, con particolare attenzione alla ripartizione dei costi;
ad attuare le procedure necessarie al reale completamento delle fasi diagnostiche rispetto al tracciato individuato nel progetto preliminare;
a garantire l'assegnazione delle risorse destinate alle opere compensative come stabilito dalla «legge obiettivo», anche in riferimento alla galleria geognostica di Chiomonte.
(1-00442)
«Ghiglia, Osvaldo Napoli, Bonciani, Tommaso Foti, Stradella, Armosino, Rosso, Germanà, Nastri, Gibiino, Mancuso, Tortoli».
(29 settembre 2010)

La Camera,
premesso che:
il corridoio europeo 5 Lisbona-Kiev necessita di una moderna infrastruttura ferroviaria per consentire, soprattutto nel territorio italiano attraversato, un effettivo trasferimento del trasporto di merci e di persone dalla mobilità su gomma alla mobilità su ferro;
l'osservatorio tecnico per l'asse ferroviario Torino-Lione, che «governa» il progetto della nuova linea Torino-Lione, ha gestito la progettazione preliminare dell'opera e il piano dei 91 sondaggi nei territori interessati dalla nuova linea ferroviaria;
successivamente alla presentazione del progetto preliminare al tavolo politico di Palazzo Chigi, entro il mese di ottobre 2010 si avvierà la fase valutativa e approvativa di tale progetto;
la redazione e l'approvazione del progetto definitivo e dello studio di impatto ambientale dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2013;
l'indizione della gara di appalto è prevista per il 1o gennaio 2013, mentre i cantieri si dovrebbero avviare il 3 novembre 2013,

impegna il Governo:

a predisporre un adeguato piano finanziario per l'intero ammontare dell'opera;
a provvedere alle necessarie anticipazioni dei fondi previsti e necessari a realizzare gli interventi prioritari della prima fase;
a promuovere, insieme alla regione Piemonte e agli enti locali, una campagna di divulgazione e informazione sulla realizzazione dell'opera;
a promuovere una revisione del patto di cooperazione tra Italia e Francia per la realizzazione e la gestione del tratto dell'infrastruttura comune ai due Paesi.
(1-00454)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».
(18 ottobre 2010)

La Camera,
premesso che:
l'Unione europea ha predisposto un generale ripensamento del proprio sistema trasportistico e logistico (passeggeri e merci), partendo dalla constatazione dell'insostenibilità della movimentazione delle merci su gomma dal punto di vista ambientale ed economico;
il trasporto merci sull'asse Nord-Sud dell'Europa si è sviluppato maggiormente rispetto a quello Est-Ovest, creando uno squilibrio di passaggi che si punta a ridurre proprio grazie al corridoio 5 Lisbona-Kiev, al cui interno si colloca la linea Torino-Lione;
la realizzazione di questa opera è un'indifferibile occasione per l'Italia, al fine di modernizzare la propria rete infrastrutturale e per porre le basi dello sviluppo economico che verrà lasciato alle prossime generazioni. L'opera risulta essere essenziale, al fine di rendere il sistema dei trasporti italiano più efficiente ed il territorio più competitivo;
la scelta che si impone oggi è tra far compiere al Paese un passo di modernità oppure condannarlo all'isolamento. Una scelta indifferibile, con la consapevolezza che da essa dipende il futuro, non solo economico, di tutta l'Italia;
i cantieri per la realizzazione del tunnel di Chiomonte, in Val di Susa, dovranno partire entro l'inizio del 2011 e per la fine del 2010 dovrà essere pronto il progetto definitivo della Torino-Lione. In assenza di tutto ciò, l'Unione europea potrebbe decidere di dirottare sulla realizzazione di altre opere i 672 milioni di euro già stanziati per la tav;
la necessità di infrastrutture per un Paese, oltre all'ammodernamento del sistema Paese, porta indubbi benefici per i territori in cui si colloca. La tav è l'esempio macroscopico: con tale opera l'Italia diventerà un nodo strategico per andare in Europa e viceversa. È previsto un aumento della competitività del Piemonte e delle regioni attraversate, con il beneficio di nuovi posti di lavoro derivanti da nuovi insediamenti industriali e dallo sviluppo della logistica;
la consegna del progetto preliminare della Torino-Lione è avvenuta nei primi giorni di luglio 2010. Questo progetto include la definizione del nuovo tracciato in Piemonte/Valle di Susa;
il progetto preliminare è stato elaborato in relazione con la principale struttura di concertazione, l'osservatorio tecnico, presieduto dal commissario del Governo, Mario Virano. Gli enti locali in Valle di Susa sono stati pienamente coinvolti in questa nuova fase;
gli studi legati al progetto preliminare sono stati avviati a maggio 2009, mentre la validazione da parte dei poteri pubblici italiani è prevista, secondo l'iter, per l'autunno 2010,

impegna il Governo:

a garantire gli impegni presi fino alla realizzazione dell'opera, con particolare riferimento alla copertura finanziaria che richiede l'immediata erogazione di 20 milioni di euro quale anticipo per la copertura degli interventi di prima fase per la realizzazione della tav;
a predisporre per il Piemonte un piano di sviluppo sia infrastrutturale che intermodale per il completo utilizzo della nuova opera, al fine di trasferire il traffico da gomma a mezzi ferroviari, in collegamento con l'intero sistema ferroviario nazionale;
a monitorare tutte le fasi della realizzazione dell'opera, sia preliminari che definitive, affinché la salute del cittadini e la tutela del territorio vengano preservate.
(1-00457)
«Allasia, Fogliato, Montagnoli, Buonanno, Togni, Simonetti, Pastore, Cavallotto, Desiderati, Crosio, Torazzi, Maggioni, Di Vizia».
(18 ottobre 2010)



MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE A TUTELA DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

La Camera,
premesso che:
il terzo rapporto sui minori stranieri non accompagnati presentato dall'Anci rileva che il numero dei minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro Paese tra il 2006 e il 2008 risulta stabile, salvo una lieve flessione dell'8,3 per cento nel 2008, malgrado i minori romeni e bulgari siano nel frattempo divenuti comunitari. Tutto ciò a conferma della gravità della situazione;
sono, invece, aumentati i comuni italiani che hanno preso in carico questi ragazzi, offrendo loro servizi di prima e seconda accoglienza. 93 enti locali hanno assorbito l'85 per cento delle presenze, rispetto ai soli 39 tra i quali era distribuito nel 2006 il 75 per cento dei minori. 4.176 sono stati i minori stranieri inseriti in prima accoglienza e 3.841 quelli accolti in seconda accoglienza. Tra il 2006 e il 2008 si è registrato un aumento esponenziale dei minori afghani e di quelli che giungono da Paesi africani instabili o in conflitto;
l'indagine è rivolta a tutti i comuni italiani e, secondo i dati, sono in aumento sia i comuni che offrono prima accoglienza in strutture di pronto intervento con permanenza breve (da 30 a 51 amministrazioni nel 2008), sia i comuni che gestiscono i servizi nella fase di seconda accoglienza in comunità, case famiglia e altro (da 30 a 46, per un totale di 3.841 minori assistiti);
l'indagine Anci rileva come quasi il 56 per cento del totale dei minori accolti in strutture di seconda accoglienza si trovi in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Sicilia, la quale accoglie quasi il 29 per cento dei minori sul totale nazionale. In continuità con gli anni precedenti, l'aumento più significativo è stato registrato al Sud (+134 per cento), seguito dal Centro (+20 per cento), ma dopo la Sicilia le regioni nelle quali si rileva un aumento significativo dei minori accolti sono la Toscana, Calabria, Sardegna, Basilicata, Puglia e Liguria, mentre al contrario le regioni Piemonte (-62,4 per cento), Lombardia (-47,7 per cento) ed Emilia Romagna (-28 per cento) censiscono una sostanziale riduzione nel numero dei minori inseriti in seconda accoglienza;
dal rapporto Italia dell'European migration network su «Minori non accompagnati - rimpatri assistiti - richiedenti asilo» emerge che in Italia i minori stranieri non accompagnati, provenienti da 78 nazioni diverse, sono stati 7.797, di cui 4.828 segnalati nel corso dell'anno e 2.969 negli anni precedenti. Sempre secondo l'European migration network, la maggioranza dei minori proviene da Marocco (15,3 per cento), Egitto (13,7 per cento), Albania (12,5 per cento), Palestina (9,5 per cento) e Afghanistan (8,5 per cento). Nei tre quarti dei casi hanno un'età compresa tra i 16 e i 17 anni (76,8 per cento). Mentre alla fine del terzo trimestre del 2009 la banca dati del Comitato per i minori stranieri registrava 6.587 ragazzi giunti da soli in Italia, di cui il 77 per cento non identificato;
purtroppo, però, i dati non possono essere considerati esaustivi rispetto alla reale consistenza del fenomeno, dal momento che da una parte non sono compresi i minori richiedenti asilo e quelli vittime di tratta, dall'altra non si tiene conto di tutti quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema nazionale di accoglienza. Inoltre, dal 2007 non vengono registrati quelli provenienti dalla Romania, da anni uno dei principali punti di partenza dei flussi migratori alla volta dell'Italia. La questione dei minori richiedenti asilo - si legge ancora nel rapporto - risulta poi particolarmente delicata, anche alla luce dell'elevato numero di ragazzi sbarcati nelle regioni meridionali e, in particolare, in Sicilia, dove nell'isola di Lampedusa nel corso del 2008 sono sbarcati 2.326 minori, di cui 1.948 non accompagnati. Nell'anno 2007, invece, erano sbarcati complessivamente 2.180 minori, di cui 1.700 non accompagnati. Mentre i minori approdati in Italia nel 2008 sono stati complessivamente 2.751, di cui 2.124 non accompagnati;
problema di rilievo è, inoltre, il fatto che, pur rimanendo in una situazione di grave difficoltà personale, i minori rischiano di diventare clandestini al compimento della maggiore età. Per il rilascio del permesso di soggiorno, infatti, sono necessarie una serie di condizioni che difficilmente il minore può soddisfare: il minore non accompagnato, infatti, deve essere sottoposto a tutela o affidamento, deve essere inserito da almeno due anni in un progetto di integrazione, avere la disponibilità di un alloggio, deve essere iscritto a un regolare corso di studio o svolgere un'attività lavorativa. Le condizioni devono essere soddisfatte tutte contemporaneamente;
per quanto riguarda gli adulti è stato calcolato che le loro rimesse superano il volume dell'aiuto pubblico allo sviluppo fornito dai Paesi ricchi ed eguagliano quello degli investimenti esteri. Solo dall'Italia annualmente gli immigrati rimandano ai loro Paesi d'origine quasi 6 miliardi e mezzo di euro. Molti di loro vorrebbero tornare in patria, ma, a differenza di quanto accade negli altri Paesi europei, in Italia soltanto chi ha un regolare permesso di soggiorno può usufruire del fondo europeo per il rimpatrio. Gli altri Stati membri utilizzano, invece, il fondo anche a beneficio di chi è sprovvisto del permesso di soggiorno, incoraggiandolo ad aprire attività produttive nella propria nazione;
i firmatari del presente atto di indirizzo condividono i contenuti della risoluzione relativa ai minori stranieri non accompagnati (doc. XXIV-bis, n. 1), approvata dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza in data 21 aprile 2009, in concomitanza con lo svolgimento dell'indagine conoscitiva sulla medesima tematica;
ai sensi della legge 23 dicembre 1997, n. 451, istitutiva della citata Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, la Commissione formula osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente in materia di infanzia e di adolescenza, in particolare per assicurarne la rispondenza alla normativa dell'Unione europea ed in riferimento ai diritti previsti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176;
dai dati dell'ultimo rapporto dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali, che verrà presentato a breve e che è stato condotto attraverso oltre 300 interviste faccia a faccia con i minori e altrettante con gli adulti responsabili della loro custodia in dodici Paesi membri dell'Unione europea, tra cui anche l'Italia, è emerso che oltre 15 mila minori stranieri extracomunitari non accompagnati hanno richiesto il riconoscimento della protezione internazionale nell'Unione europea nel solo anno 2009;
le rilevazioni effettuate sono allarmanti, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) dichiara che arrivano continue denunce di maltrattamenti e discriminazioni su minori e che essi, anche se non hanno commesso alcun reato, vivono sotto regime stretto di sorveglianza da parte dei loro tutori e in ambienti non adeguati. A volte manca un sufficiente grado di assistenza medica e l'accesso all'istruzione o alla formazione professionale;
la Commissione europea ha presentato, il 6 maggio 2010 a Bruxelles, un piano d'azione organico per affrontare il problema. In quella sede è stato varato un programma di emergenza, che racchiude norme comuni sulla tutela e la rappresentanza legale, con lo scopo di garantire che le autorità competenti a decidere del futuro di questi bambini e ragazzi si pronuncino quanto prima, preferibilmente entro i sei mesi, in merito alle soluzioni da adottare;
gli Stati membri dovranno anzitutto rintracciare le famiglie e seguire il reinserimento del minore nella società di origine, ma dovranno anche trovare soluzioni alternative, se ciò è nell'interesse superiore del minore, riconoscendo eventualmente lo status della protezione internazionale o provvedendo al reinsediamento nell'Unione europea;
è importante, ai fini del confronto internazionale, rilevare i numeri del fenomeno. Secondo Eurostat, nel 2009 hanno fatto domanda di asilo in 22 Stati membri (escludendo la Repubblica ceca, la Danimarca, la Francia, la Polonia e la Romania) ben 10.960 minori non accompagnati, il che significherebbe un aumento del 13 per cento rispetto al 2008 quando le domande erano state 9.695. Stime, dunque, al ribasso rispetto al dossier che sarà pubblicato nel mese di luglio 2010;
i minori non accompagnati approdano nel territorio europeo per ragioni molteplici: fuggono da guerre e conflitti, povertà e catastrofi naturali, discriminazioni e persecuzioni; a spingerli sono le famiglie stesse che sperano per loro in una vita migliore o in un aiuto una volta rientrati in patria, oppure li inviano presso familiari che già si trovano nell'Unione europea; altri sono vittime della tratta di esseri umani. In sostanza, il nuovo piano d'azione propone un approccio basato su tre linee guida: prevenzione della tratta e della migrazione a rischio, accoglienza e garanzie procedurali nell'Unione europea, ma soprattutto la ricerca di soluzioni durature;
nel quarto rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia 2007-2008, il Comitato per i minori stranieri raccomanda tra gli altri impegni: di incrementare gli sforzi per creare sufficienti centri speciali di accoglienza per minori non accompagnati, con particolare attenzione per quelli che sono stati vittime di traffico e/o sfruttamento sessuale; di assicurare che la permanenza in questi centri sia più breve possibile e che l'accesso all'istruzione e alla sanità siano garantiti durante e dopo la permanenza nei centri di accoglienza; di assicurare che sia previsto il rimpatrio assistito, quando ciò è nel superiore interesse del bambino, e che sia garantita a questi stessi bambini l'assistenza per tutto il periodo successivo,

impegna il Governo:

ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa, anche normativa, in grado di migliorare la condizione dei minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese, operando in armonia con i principi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza richiamati in premessa, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia;
ad attuare tempestivamente il rafforzamento della protezione dei minori stranieri, nonché provvedimenti in linea con la Carta europea dei diritti fondamentali e con la Convenzione sui diritti del fanciullo, con particolare riguardo a quelli non accompagnati, che sono spesso le prime vittime dell'immigrazione clandestina;
ad avviare una strategia di intervento sul tema, in un'ottica di collaborazione tra amministrazione centrale ed enti locali, affrontando alcuni aspetti che hanno importanti ripercussioni sulle caratteristiche che il fenomeno assume in Italia, come l'accertamento dell'età e della nazionalità, l'identificazione, le indagini familiari, il rafforzamento delle capacità operative delle aree di ingresso;
a dare con urgenza concreta attuazione alle raccomandazioni che costituiscono le conclusioni del quarto rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione Onu in Italia 2007-2008.
(1-00394)
«Capitanio Santolini, Vietti, Delfino, Nunzio Francesco Testa, Compagnon, Tassone, Volontè, Naro, Ciccanti, Rao, De Poli, Ruvolo».
(22 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza nell'ottobre del 2008 ha dato avvio ad un'indagine conoscitiva per approfondire la condizione dei minori stranieri non accompagnati, ovvero dei minori immigrati nel territorio italiano ed ivi presenti in assenza di familiari, e per ricostruire il percorso di questi minori, una volta che abbandonano i centri di prima accoglienza per gli immigrati, dopo essere stati identificati come minori e, pertanto, esclusi dalla proceduta di espulsione dal territorio italiano. Dall'indagine è emersa una situazione di grave allarme sociale; infatti, una larga parte dei minori che vengono rilasciati dai centri di prima accoglienza affrontano un destino incerto, allontanandosi in molti casi senza lasciare traccia dalle comunità alloggio che li ospitano ed esponendosi così a pericoli di sfruttamento da parte della criminalità organizzata o a gravi rischi per la loro stessa incolumità. Le ragioni dell'allontanamento di questi minori dalle comunità ospitanti sono principalmente da ricondurre alla soppressione dei fondi dedicati, ai tagli al fondo sociale e alla conseguente insufficienza delle risorse finanziarie a disposizione degli enti locali su cui insistono i centri di prima accoglienza; ai comuni sono, infatti, nella grande maggioranza dei casi affidati i minori con il provvedimento di tutela del magistrato, che segue alla prima accoglienza finanziata dal Ministero dell'interno;
l'Italia ha ratificato con legge 27 maggio 1991, n. 176, la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia, che, all'articolo 1, definisce «bambini» gli individui di età inferiore ai 18 anni;
tale Convenzione rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia, tra cui il diritto alla vita (articolo 6), il diritto alla salute e a godere delle prestazioni sanitarie (articolo 24), il diritto ad esprimere la propria opinione (articolo 12) e ad essere informati (articolo 13), il diritto al nome, tramite registrazione anagrafica, nonché alla nazionalità (articolo 17), il diritto all'istruzione (articolo 28 e 29), il diritto al gioco (articolo 31) ed il diritto ad essere tutelati da ogni forma di sfruttamento e di abuso (articolo 34);
alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia si accompagnano due protocolli opzionali che l'Italia ha ratificato con legge 9 maggio 2002, n. 46: il Protocollo opzionale concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e il Protocollo opzionale sulla vendita, prostituzione e pornografia dei bambini;
la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, agli articoli 22, 30, 32, 34, 35, 36, 38 e 39, prevede una tutela particolare a favore di alcuni gruppi di bambini e adolescenti in considerazione della loro maggiore vulnerabilità. Si tratta dei minori in situazione di emergenza, come i minori rifugiati e i minori nei conflitti armati; dei minori in situazione di sfruttamento economico, compreso il lavoro minorile, abuso e sfruttamento sessuale; delle vittime di tratta o di altre forme di sfruttamento; infine, dei bambini e adolescenti di minoranze etniche o popolazioni indigene;
la presenza dei minori stranieri non accompagnati in Italia, secondo l'organizzazione non governativa Save the children è data in crescita, con una concentrazione nelle città con più di 100.000 abitanti, sebbene negli ultimi anni sia emersa una crescente preferenza dei minori per città più piccole (tra i 15.001 e i 100.000 abitanti);
secondo i dati contenuti nel rapporto Anci 2009, oggi i minori stranieri provengono, soprattutto, dall'Afghanistan (+170 per cento in due anni) - e non più dalla Romania, in quanto ora fa parte dell'Unione europea -, preferiscono fermarsi nelle città medio-piccole, che dal 2006 al 2008 hanno registrato un aumento della loro presenza del 200 per cento, e fuggono meno dalle strutture di prima accoglienza rispetto a qualche anno fa (il 40 per cento contro il 62 per cento del 2006). Seguono, poi, l'Albania, l'Egitto e il Marocco. In aumento anche il numero di minori che arrivano dai Paesi africani instabili o in conflitto (Nigeria, Somalia ed Eritrea) e, dunque, potenziali richiedenti asilo. E per la prima volta fa capolino il Kosovo (non presente fino a oggi nelle statistiche in quanto Stato autonomo solo dal febbraio 2008);
secondo il Comitato per i minori stranieri, al 30 settembre 2009, vi erano in Italia 6.587 minori stranieri non accompagnati, tra questi il 77 per cento è ricompreso nella fascia d'età che va dai 16 ai 17 anni. Il 90 per cento dei minori è di sesso maschile e più della metà ha 17 anni. Il 74 per cento dei minori censiti è alloggiato presso una struttura di prima o seconda accoglienza, il 16 per cento presso un privato, mentre 70 si trovano in istituti penali minorili;
il Comitato per i minori stranieri, al 15 novembre 2009, diffondeva i seguenti dati relativi al flusso di minori stranieri non accompagnati:
a) 2.503 minori segnalati per la prima volta nell'anno in corso e ancora minorenni, i quali in larga parte presumibilmente subiranno gli effetti negativi della legge n. 94 del 2009 in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età;
b) 926 minori segnalati nell'anno in corso e già divenuti maggiorenni, molti dei quali hanno già subito o subiranno sicuramente gli effetti negativi della legge n. 94 del 2009 in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età;
c) 4.559 minori segnalati negli anni precedenti e divenuti maggiorenni nel 2009, i quali potrebbero subire in minima parte gli effetti negativi della legge n. 94 del 2009 in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età;
questi dati forniscono in parte la misura di quanto potrà incidere l'entrata in vigore dell'articolo 1, comma 22, lettera v), della legge n. 94 del 2009 sulle prospettive di vita di migliaia di minori (sulla base della stima più di 3.000). Minori che, in relazione alle scelte istituzionali e alla gestione delle politiche migratorie, potrebbero utilmente portare avanti un percorso di crescita ed integrazione nel nostro Paese o che, al contrario, potrebbero trovarsi al compimento del diciottesimo anno di età in posizione di clandestinità per l'impossibilità di convertire il proprio permesso di soggiorno. Per il rilascio del permesso di soggiorno, infatti, sono necessarie una seria di condizioni che difficilmente il minore può soddisfare: il minore non accompagnato, infatti, deve essere sottoposto a tutela o affidamento, deve essere inserito da almeno due anni in un progetto di integrazione, avere la disponibilità di un alloggio, deve essere iscritto a un regolare corso di studio o svolgere un'attività lavorativa. Le condizioni devono essere soddisfatte tutte contemporaneamente;
in caso di interpretazioni restrittive della normativa si calcola che più di 3.000 neomaggiorenni diverranno invisibili per le istituzioni, dunque irregolari e «clandestini» (imputabili del reato di ingresso e soggiorno illegale, assoggettabili a detenzione amministrativa fino a sei mesi e non più regolarizzabili), e saranno esposti ad un altissimo rischio di essere attratti dal mercato del lavoro irregolare o, ancor peggio, in circuiti criminali;
secondo uno studio condotto da Save the children, si verifica nel nostro Paese una difformità di prassi in merito all'interpretazione degli articoli 10-bis e 32 del decreto legislativo n. 286 del 1998 e dell'articolo 61-bis del codice penale in riferimento ai minori stranieri non accompagnati. Il reato di ingresso e soggiorno illegale viene contestato ai minori in alcune città ed in altre no. Per quanto riguarda la conversione del permesso di soggiorno, alcune questure stanno di fatto applicando un regime transitorio, mentre altre no. In sostanza la condizione giuridica di un minore straniero non accompagnato cambia a seconda della città dove viene accolto;
il fenomeno descritto presenta, altresì, preoccupanti connessioni con i flussi dell'immigrazione clandestina, gestiti dalla criminalità organizzata, spesso con base al di fuori del territorio italiano, a conferma dell'esistenza di gravi fenomeni di tratta di esseri umani, finalizzata allo sfruttamento di minori, soprattutto donne;
la gravità sociale dei fenomeni sin qui descritti e l'urgenza di individuare al più presto gli strumenti per una maggiore tutela di questi minori e per l'affermazione dei loro diritti, accertando tutte le eventuali responsabilità connesse, necessita, da parte del Governo, di porre attenzione ad una politica di accoglienza in sintonia con il quarto rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia 2007-2008, pubblicato dal gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. In particolare, nel citato rapporto si raccomanda, in accordo con i principi e le disposizioni della Convenzione, soprattutto gli articoli 2, 3, 22 e 37, e con il rispetto dei bambini, richiedenti o meno asilo, che l'Italia:
a) incrementi gli sforzi per creare sufficienti centri speciali di accoglienza per minori non accompagnati, con particolare attenzione per quelli che sono stati vittime di traffico e/o sfruttamento sessuale;
b) assicuri che la permanenza in questi centri sia più breve possibile e che l'accesso all'istruzione e alla sanità siano garantiti durante e dopo la permanenza nei centri di accoglienza;
c) adotti, il prima possibile, una procedura armonizzata nell'interesse superiore del bambino per trattare con minori non accompagnati in tutto lo Stato parte;
d) assicuri che sia previsto il rimpatrio assistito, quando ciò è nel superiore interesse del bambino, e che sia garantita a questi stessi bambini l'assistenza per tutto il periodo successivo,

impegna il Governo:

a predisporre tutte le misure atte a far sì che la permanenza dei minori nell'ambito delle strutture di accoglienza che li ospitano, dopo il rilascio dai centri di prima accoglienza, non sia in alcun modo condizionata da valutazioni di convenienza economica delle strutture stesse, le quali potrebbero indurre i minori ad allontanarsi, favorendone lo stato di clandestinità;
a coordinare le opportune iniziative per instaurare una rete di comunità alloggio estesa al territorio nazionale, evitando la concentrazione nella regione Sicilia, attraverso la quale ospitare i minori stranieri non accompagnati all'atto delle dimissioni dai centri di prima accoglienza, per ripartire equamente il carico finanziario di tale ospitalità, valutando se porre a carico dello Stato le spese dell'accoglienza a lungo termine di questi minori;
a verificare se i criteri utilizzati per l'adozione dei provvedimenti di tutela dei minori stranieri non accompagnati siano omogenei su tutto il territorio nazionale;
ad adoperarsi, nell'ambito delle proprie competenze, affinché ogni intervento, anche normativo, che influisca sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati, risulti in armonia con i principi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia;
ad adoperarsi per rendere effettivo l'esercizio del diritto d'asilo dei minori stranieri non accompagnati;
a garantire ai minori stranieri non accompagnati uno status giuridico in grado di poterli maggiormente tutelare;
a prevedere il rilascio del permesso di soggiorno anche per quei minori stranieri che abbiano raggiunto la maggiore età e che abbiano già intrapreso un percorso documentato di integrazione sociale e civile.
(1-00361) (Nuova formulazione) «Zampa, Livia Turco, Lo Moro, De Torre, Cardinale, Zaccaria, Sbrollini, Touadi, Arturo Mario Luigi Parisi, Farinone, Schirru, Recchia, Siragusa, Bossa, Vannucci, Zucchi, Mattesini, Brandolini, Motta, Lenzi».
(29 aprile 2010)

La Camera,
premesso che:
le Nazioni Unite hanno stimato, relativamente all'anno 2006, che nel mondo ci siano circa 18 milioni di minori migranti, di cui quasi 6 milioni come rifugiati. All'interno di questo processo migratorio, i minori non accompagnati negli ultimi 10 anni sono notevolmente aumentati: secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), nel 2008 sono state presentate oltre 16.300 domande di protezione internazionale da parte di minori stranieri non accompagnati in 68 diversi Paesi e a circa 6.000 è stato riconosciuto lo status di rifugiato o una forma complementare di protezione;
per «minore straniero non accompagnato» la risoluzione del Consiglio dell'Unione europea del 26 giugno 1997 sui minori non accompagnati cittadini di Paesi terzi intende un minore di diciotto anni di età che si trova fuori dal proprio Paese di origine e che entra o soggiorna irregolarmente nel territorio di un Paese terzo, separato da entrambi i genitori o dall'adulto che, per legge o per consuetudine, è tenuto alla sua tutela;
il minore non richiedente asilo o protezione umanitaria è un emigrato con il sostanziale consenso degli esercenti la potestà genitoriale o, comunque, senza essere stato sottratto contro la loro volontà. Si tratta di minorenni, quindi, che si trovano nella condizione di migranti quasi sempre indotti dalle contingenze di ordine sociali, economiche, culturali e che rappresentano, quindi, un fenomeno ben diverso da quello della tratta e del traffico di esseri umani per sfruttamento, sia esso sessuale, di lavoro o di altro tipo;
giunto nel nostro Paese, qualora venga individuato o si presenti spontaneamente alle autorità competenti, il minore viene segnalato al Comitato minori stranieri (l'organo competente a vigilare sul soggiorno dei minori stranieri temporaneamente ammessi sul territorio nazionale, nonché a coordinare le attività delle amministrazioni coinvolte) e dotato di un permesso di soggiorno per minore età, come previsto dalla legge, e introdotto nei centri di prima accoglienza per un periodo relativamente breve, fino a un massimo di quaranta giorni, ma che molto spesso si protrae per alcuni mesi. Qui vengono avviati dei percorsi scolastici, di base o di formazione professionale, atti a favorire un inserimento graduale e mirato nella realtà italiana;
anche nel nostro Paese i minori stranieri, e quelli non accompagnati in particolare, costituiscono una realtà sempre più importante, dalle caratteristiche molto variegate e composite. Ciò comporta anche la difficoltà di quantificare con precisione il fenomeno. I dati enucleabili risultano tendenzialmente sottostimati, anche perché in essi non sono inclusi i minori neocomunitari, le vittime di tratta, quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema istituzionale di accoglienza e altri;
per stimare la presenza dei minori stranieri non accompagnati i dati sui residenti e sui soggiornanti presentano, quindi, dei limiti. Questi, infatti, spesso non riescono a essere identificati ed è frequente che se ne perdano le tracce. E ciò li rende inevitabilmente particolarmente vulnerabili ed esposti al pericolo di entrare in circuiti di tratta e sfruttamento;
sulla base del monitoraggio effettuato dall'associazione onlus Save the children, la quota principale di minori presenti nelle banche dati regionali è quella segnalata da operatori e/o pubblici ufficiali della Sicilia e rappresenta il 33 per cento del totale. Il resto dei minori inseriti in banca dati è stato segnalato dalle altre regioni: Lombardia (829), Emilia-Romagna (561), Lazio (526), Piemonte (496), Marche (363), Puglia (345), Veneto (310), Toscana (310), Friuli Venezia Giulia (262), Trentino-Alto Adige (121), Campania (78), Calabria (76), Liguria (51), Abruzzo (35), Sardegna (34), Umbria (17), Basilicata (8), Valle d'Aosta (7), Molise (3);
nel 2008 sulle coste meridionali del nostro Paese ne sono giunti 2.124 e di questi la grande maggioranza dei minori non accompagnati è arrivata negli ultimi due anni a Lampedusa. Una tendenza che risulta in aumento: nel 2007 ne erano, infatti, arrivati 1.700;
la principale fonte informativa sulla presenza dei minori stranieri non accompagnati sul territorio è la banca dati del Comitato per i minori stranieri, in cui vengono puntualmente registrate le segnalazioni effettuate da pubblici ufficiali, incaricati di pubblico servizio e da enti che svolgono attività sanitaria o di assistenza. Al 30 settembre 2009 la banca dati conta 6.587 minori non accompagnati;
con specifico riferimento, invece, ai minori non accompagnati richiedenti protezione internazionale, i dati parlano di 573 richieste di protezione internazionale nel 2008. Un numero che è andato aumentando negli anni: secondo i dati del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (sprar) le richieste di accoglienza sono, infatti, passate da 102 nel 2004 a 251 nel 2006, a 295 nel 2007;
il 21 aprile 2009 la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha concluso un'indagine conoscitiva, avviata nell'ottobre del 2008, sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati, approvando all'unanimità una risoluzione alla cui elaborazione finale hanno contribuito tutti i gruppi parlamentari. L'obiettivo principale dell'indagine è stato proprio quello di voler approfondire la situazione e il destino dei suddetti minori immigrati clandestinamente in Italia, una volta abbandonati i centri di prima accoglienza per gli immigrati;
è evidente, infatti, come sia estremamente critica la fase del loro primo inserimento nella società civile, che li espone inevitabilmente a gravi rischi di sfruttamento da parte della criminalità, oltre che per la loro stessa incolumità;
va ricordato, infatti, come una larga parte dei minori che vengono rilasciati dai centri di prima accoglienza per gli immigrati subiscano un destino incerto, scomparendo in molti casi senza lasciare traccia e sottraendosi così alle strutture di ospitalità previste dal nostro Stato;
il fenomeno per il quale molti minori si allontanano senza lasciare traccia dalle strutture di ospitalità per loro previste impone, di conseguenza, l'individuazione di efficaci strumenti di contrasto alla loro scomparsa e alla tutela dei loro diritti fondamentali;
va sottolineato come una delle ragioni dell'allontanamento di questi giovani dalle comunità che li ospitano è da rinvenirsi anche nella riduzione delle risorse finanziarie assegnate ai comuni e, conseguentemente, ai relativi centri di prima accoglienza. Va evidenziato, infatti, che è proprio ai comuni che essi sono affidati con il provvedimento di tutela del magistrato;
si segnala che l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati - e le relative spese - rientra nella responsabilità dei comuni, che, a partire dal 1990, hanno acquisito autonomia statutaria (legge n. 142 del 1990). In questo senso il Ministero dell'interno si limita a gestire la prima accoglienza fino alla nomina del tutore, mentre i fondi da assegnare per i progetti di accoglienza dei minori vengono stanziati dalle regioni sulla base delle presenze. Per quanto riguarda la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali è la legge n. 328 del 2000 a stabilire che siano i comuni a programmare e realizzare i servizi in accordo con i diversi enti interessati;
l'ente locale è, quindi, il soggetto su cui gravano i costi di queste permanenze. In base ad alcune stime, i comuni spendono complessivamente circa 200 milioni di euro l'anno per la gestione del problema;
è indispensabile che decisioni e politiche di intervento che riguardano i bambini e gli adolescenti debbano essere prese nel rispetto della considerazione preminente del superiore interesse del minore, così come previsto dall'articolo 3 della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, a cui l'Italia è vincolata anche nell'esecuzione di accordi bilaterali. Peraltro, l'articolo 12 della medesima Convenzione impone agli Stati di ascoltare il minore in ogni procedura giudiziaria e amministrativa che lo riguarda. Occorre ricordare, a tal proposito, che l'Italia ha ratificato con la legge n. 176 del 1991 la predetta Convenzione dell'Onu;
qualsivoglia previsione di un rientro del minore straniero nel Paese di origine deve, quindi, essere valutata sulla base di un'attenta analisi dei fattori di rischio e di accurati accertamenti circa l'identità del minore, la sua rete familiare di riferimento, il suo percorso migratorio e la sicurezza che il minore non cada in circuiti di tratta e sfruttamento;
un minore straniero non accompagnato dovrebbe avere la possibilità di poter restare nel Paese ospite e il permesso di soggiornare temporaneamente nel Paese ospite non dovrebbe essere inteso solo come una procedura amministrativa che può essere interrotta bruscamente quando il minore compie i 18 anni;
peraltro, con le modifiche normative intervenute con l'approvazione della legge n. 94 del 2009 (il cosiddetto «pacchetto sicurezza»), che - tra l'altro - introduce il reato di ingresso e soggiorno illegale in Italia, il rilascio di un permesso di soggiorno al minore straniero non accompagnato al compimento dei suoi 18 anni è ora possibile solo a condizione che sussistano contemporaneamente, e non alternativamente (come, invece, previsto dalla normativa precedentemente in vigore - legge n. 189 del 2002), i seguenti requisiti: un provvedimento di tutela o affidamento, l'ingresso in Italia da almeno 3 anni e la partecipazione a progetti di integrazione per almeno 2 anni;
la normativa recentemente approvata rischia, quindi, di disincentivare i minori entrati in Italia a seguire un percorso di integrazione sociale, poiché vedrebbero probabilmente preclusa la prospettiva di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno dopo il compimento del diciottesimo anno. Esclusi da percorsi formali di protezione ed inclusione, i minori restano così maggiormente esposti ai rischi di sfruttamento e tratta ed al coinvolgimento in attività irregolari o illegali,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative volte ad assicurare maggiori risorse finanziarie a favore delle regioni sulla base dei dati relativi alle presenze, per il potenziamento e il miglioramento dei progetti di accoglienza, prevedendo specifiche risorse a favore dei minori stranieri non accompagnati;
ad attuare un più stretto coordinamento tra il livello centrale e i governi locali e a valorizzare a pieno il potenziale della società civile e dell'associazionismo per l'accoglienza e l'integrazione dei minori stranieri non accompagnati;
a dare soluzione alle note difficoltà connesse a procedure e prassi territorialmente eterogenee per quanto riguarda l'identificazione all'arrivo, le tempistiche, le condizioni di accoglienza, i casi di sovraffollamento, il profilo professionale degli operatori, la predisposizione di servizi di mediazione culturale, nonché l'attività informativa riguardo alla possibilità di presentare domanda di asilo;
a mettere in atto un più efficace e costante monitoraggio per valutare gli aspetti quantitativi relativamente alle presenze e agli allontanamenti dai centri di prima accoglienza e a verificare gli standard qualitativi dell'accoglienza, con particolare riferimento ai minori non accompagnati, approfondendo la situazione e il destino dei suddetti minori immigrati clandestinamente in Italia, una volta lasciati i centri di prima accoglienza per gli immigrati;
ad attuare efficaci iniziative, anche normative, al fine di intervenire nella fase estremamente critica del primo inserimento nella società civile dei minori non accompagnati, aiutandoli in una fase che li espone inevitabilmente a gravi rischi per la loro incolumità e di sfruttamento da parte della criminalità e a favorire la loro integrazione, agevolando a tal fine opportune forme di affido temporaneo;
a considerare la possibilità di assumere le necessarie iniziative per rilasciare il permesso di soggiorno anche ai minori stranieri che abbiano compiuto la maggiore età e che abbiano iniziato un percorso di integrazione sociale nel nostro Paese.
(1-00367) (Ulteriore nuova formulazione) «Di Giuseppe, Donadi, Mura, Palagiano, Favia, Borghesi, Evangelisti».
(18 maggio 2010)

La Camera,
premesso che:
la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza nell'ottobre del 2008 ha dato avvio ad un'indagine conoscitiva per approfondire la condizione dei minori stranieri non accompagnati immigrati nel territorio italiano ed ivi presenti in assenza di familiari, al fine di ricostruirne il percorso dal momento in cui questi minori, dopo essere stati identificati come tali e pertanto esclusi dalla procedura di esclusione dal territorio italiano, abbandonano i centri di prima accoglienza per gli immigrati;
dall'indagine è emerso un dato allarmante, dal momento che una larga parte di minori, rilasciati dai centri di prima accoglienza, si allontanano dalle comunità alloggio che li ospitano senza lasciare traccia ed esponendosi al rischio di sfruttamento da parte della criminalità organizzata o mettendo in pericolo la loro stessa incolumità;
a tale proposito, secondo quanto riferito dal Ministro dell'interno, alcuni riscontri incrociati fra i dati dell'immigrazione clandestina dei minori e segnalazioni relative a possibili traffici di organi gettano un'ombra inquietante sulla scomparsa di numerosi minori stranieri subito dopo il loro arrivo in Italia;
risulta, altresì, che molte giovani donne, giunte nel nostro Paese in stato di gravidanza a seguito delle ripetute violenze subite durante il tragitto, abbandonano il figlio nel centro di accoglienza dove sono ospitate;
il fenomeno descritto presenta preoccupanti connessioni con i flussi dell'immigrazione clandestina, gestiti dalla criminalità organizzata, spesso con base al di fuori del territorio italiano, a conferma dell'esistenza di gravi fenomeni di tratta degli esseri umani, finalizzata allo sfruttamento di minori, soprattutto donne;
secondo i dati forniti dall'organizzazione non governativa Save the children, la presenza dei minori stranieri non accompagnati è in crescita, con una concentrazione nelle città con più di 100.000 abitanti, sebbene negli ultimi anni sia emersa una crescente presenza dei minori per città più piccole (tra i 15.001 e i 100.000 abitanti);
l'Italia ha ratificato con la legge 27 maggio 1991, n. 176, la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia, che, all'articolo 1, definisce «bambini» gli individui di età inferiore ai diciotto anni;
tale Convenzione rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia, tra cui il diritto alla vita (articolo 6), il diritto alla salute e a godere delle prestazioni sanitarie (articolo 24), il diritto ad esprimere la propria opinione (articolo 12) e ad essere informati (articolo 13), il diritto al nome, tramite registrazione anagrafica, nonché alla nazionalità (articolo 17), il diritto all'istruzione (articoli 28 e 29), il diritto al gioco (articolo 31) ed il diritto ad essere tutelati da ogni forma di sfruttamento ed abuso (articolo 34);
l'Italia ha autorizzato la ratifica con la legge 11 marzo 2002, n. 46, di due protocolli opzionali che accompagnano la Convenzione sui diritti dell'infanzia: il protocollo opzionale concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati ed il protocollo opzionale sulla vendita, prostituzione e pornografia dei bambini;
gli articoli 22, 30, 32, 34, 35, 36, 38 e 39 della Convenzione sui diritti dell'infanzia prevedono una tutela particolare nei confronti di alcuni gruppi di bambini e adolescenti in considerazione della loro maggiore vulnerabilità. Si tratta: dei minori in situazioni di emergenza, rifugiati o impiegati nei conflitti armati; dei minori in situazioni di sfruttamento economico, compreso il lavoro minorile, abuso e sfruttamento sessuale; delle vittime di tratta o di altre forme di sfruttamento; infine, dei bambini adolescenti di minoranze etniche o popolazioni indigene;
la gravità sociale dei fenomeni sin qui descritti e l'urgenza di individuare al più presto gli strumenti per un'efficace tutela di questi minori e per l'affermazione dei loro diritti, accertando tutte le eventuali responsabilità connesse, richiedono che da parte del Governo sia posta attenzione ad una politica di accoglienza in sintonia con il quarto rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia 2007-2008, pubblicato dal gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. In particolare, nel citato rapporto si raccomanda, in accordo con i principi e le disposizioni della Convenzione (soprattutto gli articoli 2, 3, 22 e 37) e nel rispetto dei bambini, richiedenti o meno asilo, che l'Italia:
a) incrementi gli sforzi per creare sufficienti centri speciali di accoglienza per minori non accompagnati, con particolare attenzione per quelli che sono stati vittime di traffico e/o sfruttamento sessuale;
b) assicuri che la permanenza in questi centri sia più breve possibile e che l'accesso all'istruzione e alla sanità siano garantiti durante e dopo la permanenza nei centri di accoglienza;
c) adotti, il prima possibile, una procedura armonizzata nell'interesse superiore del bambino per trattare con minori non accompagnati in tutto lo Stato parte;
d) assicuri che sia previsto il rimpatrio assistito quando ciò corrisponde al superiore interesse del bambino e che sia garantita a questi stessi bambini l'assistenza per tutto il periodo successivo;
a tale riguardo, sia il Comitato sui diritti dell'infanzia che la rete europea dei garanti dell'infanzia hanno raccomandato linee guida esplicite per la gestione delle operazioni di rimpatrio dei minori, secondo le quali il rimpatrio dovrebbe avvenire solo quando è rispondente al «superiore interesse del minore», ovvero dopo opportuna verifica dei fattori di rischio diretto o indiretto;
come la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha potuto accertare nel corso delle audizioni svolte nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui minori stranieri non accompagnati, molte famiglie già affidatarie sarebbero disponibili ad accogliere in affido temporaneo anche minori stranieri non accompagnati,

impegna il Governo:

ad adoperarsi affinché ogni intervento, anche normativo, che influisca sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese risulti in armonia con i principi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza richiamati in premessa, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia;
ad adoperarsi affinché siano destinate adeguate risorse finanziarie a favore dei minori stranieri non accompagnati, anche per assicurare, in accordo con la Conferenza unificata, la prosecuzione dei progetti e delle iniziative già avviate, quali, ad esempio, il «programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati», che il Comitato per i minori stranieri gestisce con l'Anci;
ad intraprendere idonee iniziative, per definire - anche attraverso l'elaborazione di linee guida - criteri standard e procedure omogenee per l'identificazione dei minori stessi e la loro presa in carico, anche al fine di favorire la loro integrazione nel tessuto sociale del nostro Paese;
ad assumere iniziative volte a garantire ai minori stranieri non accompagnati uno status giuridico in grado di poterli maggiormente tutelare;
ad adoperarsi per rendere effettivo l'esercizio per il diritto di asilo per i minori stranieri non accompagnati;
a coordinare, sempre in accordo con la Conferenza unificata, le opportune iniziative per instaurare una rete di comunità alloggio estesa al territorio nazionale, evitando la concentrazione in alcune regioni, come la Sicilia, attraverso cui ospitare i minori stranieri non accompagnati all'atto delle dimissioni dai centri di prima accoglienza, per ripartire equamente il carico finanziario di tale ospitalità e per evitare che la permanenza dei minori nell'ambito delle strutture sia condizionata da valutazioni di convenienza economica;
ad intraprendere idonee iniziative volte a verificare e controllare l'operato di tutte le strutture di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati;
a promuovere affidamenti familiari temporanei di minori stranieri non accompagnati;
a verificare se i criteri utilizzati per l'adozione dei provvedimenti di tutela dei minori stranieri non accompagnati siano omogenei su tutto il territorio nazionale;
a prevedere un rafforzamento delle funzioni del Comitato per i minori stranieri non accompagnati presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per fronteggiare in maniera efficace la massiccia e crescente immigrazione clandestina di minori diretti verso il nostro territorio, che si è andata registrando negli ultimi anni.
(1-00371)
«Mussolini, Carlucci, Soglia, Mannucci, Bocciardo, De Nichilo Rizzoli, Marsilio, Paglia, Marinello, Toccafondi, Lo Presti, De Angelis, Di Centa, Lussana».
(1o giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
i minori stranieri, anche se entrati clandestinamente in Italia, sono titolari di tutti i diritti riconosciuti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, dalla quale emerge chiaramente che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve prevalere il «superiore interesse del minore»;
nel corso degli ultimi dieci anni, la presenza dei minori senza famiglia nelle varie forme di spostamenti umani è divenuta un fenomeno comune delle migrazioni a livello mondiale, cosicché non solo il loro numero è aumentato, ma essi rappresentano in molti Paesi di destinazione una parte importante della popolazione alla ricerca di protezione e asilo;
secondo il primo rapporto annuale di Save the children, nel corso del 2008 sono giunti sulle coste del Sud d'Italia 2.124 minori stranieri non accompagnati; tuttavia, si tratta di un trend in aumento, dal momento che nel 2007 ne erano arrivati 1.700; tra il mese di maggio 2008 e il mese di febbraio 2009 i soli minori stranieri arrivati via mare a Lampedusa sono stati 2.294, di cui 1.994 non accompagnati; al 30 settembre 2009 la banca dati del Comitato per i minori stranieri, la principale fonte informativa sulla presenza dei minori stranieri non accompagnati sul territorio, contava 6.587 minori; di questi ben il 77 per cento (5.091) risultava essere non identificato, cioè senza un documento di riconoscimento; i minori provengono da 77 diversi Paesi, in prevalenza africani; per lo più dal Marocco, dall'Egitto, dall'Albania, dall'Afghanistan, dalla Palestina, dalla Somalia, dall'Eritrea, dalla Nigeria e dalla Repubblica serba; si registra un aumento esponenziale del flusso dei minori provenienti dall'Afghanistan in fuga dalla guerra, dal 2006 al 2008 (+170 per cento), e di quelli egiziani, mentre sono diminuiti i minori marocchini, albanesi e palestinesi;
la crescente presenza sul territorio dei minori stranieri non accompagnati è ulteriormente testimoniata anche dall'Anci, che nell'ultimo rapporto sui minori stranieri non accompagnati, pubblicato nel 2009 (terzo rapporto Anci sull'argomento) ha registrato una dimensione quantitativa simile a quella rilevata nel rapporto precedente: 7.216 i minori presi in carico/contattati; 4.176 i minori inseriti accolti in prima/pronta accoglienza; 3.841 quelli accolti in seconda accoglienza, mentre i cambiamenti significativi, come sopra accennato, hanno riguardato la distribuzione per Paesi di provenienza;
tutto ciò determina un aumento dei minori soli nelle zone di frontiera o nelle aree di primo arrivo, come Veneto, Marche, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Sicilia. Si tratta di regioni che nel 2008 risultavano di fatto interessate dal 50,5 per cento dei minori contattati presi in carico in Italia, dal 42 per cento dei minori collocati in prima e pronta accoglienza e dal 60 per cento dei minori accolti in strutture di seconda accoglienza;
per quanto riguarda le politiche adottate si può osservare lo sforzo delle amministrazioni nell'accogliere e collocare in luoghi sicuri i minori stranieri non accompagnati, uno sforzo che coinvolge non solo i comuni metropolitani, che confermano un forte impegno nella presa in carico dei minori soli (42 su 45 comuni oltre i 100.000 abitanti hanno accolto oltre il 50 per cento dei minori stranieri non accompagnati nel 2008), ma sempre di più anche i comuni con popolazione compresa tra i 5.000 e i 60.000 abitanti, che, nel biennio considerato, registrano variazioni di aumento prossime al 200 per cento. Rispetto al 2006 viene, quindi, rilevata una variazione positiva relativa ai minori che si fermano almeno un mese in prima accoglienza (dal 34,5 per cento nel 2006 al 52,6 per cento nel 2008), così come, contestualmente, diminuiscono i minori che fuggono dalle strutture, passando dal 62 per cento nel 2006 al 40 per cento sul totale degli accolti nell'ultimo anno di riferimento. Aumentano anche i minori affidati, dal 7 per cento nel 2006 al 9,9 per cento sul totale degli accolti in prima accoglienza nel 2008, così come incrementa il numero di coloro che in seconda accoglienza risultano titolari di permesso di soggiorno (dal 32,5 per cento nel 2006 al 42,8 per cento nel 2008); si osserva, tuttavia, che non mancano gli aspetti negativi: solo per il 36 per cento dei minori accolti in seconda accoglienza è stata aperta la tutela, così come, rispetto al 2006, i minori che rimangono per almeno un mese in seconda accoglienza diminuiscono e gli irreperibili aumentano. Questo dato è fortemente condizionato e determinato dalla realtà siciliana, nella quale i minori che rimangono sono solo 6 su 10 e quelli che fuggono sono la metà degli accolti in seconda accoglienza; a tal proposito, il programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati, avviato nel 2008, si è posto l'obiettivo generale di dar vita ad un sistema coordinato a livello centrale ma diffuso sull'intero territorio nazionale, diretto a incentivare, tra i comuni, modalità standardizzate di presa in carico e integrazione dei minori stranieri non accompagnati, con particolare riguardo alla fase di pronta accoglienza;
nei primi undici mesi del 2009 si osservava che dei 7.988 minori stranieri non accompagnati, ben 3.000 hanno incontrato un ostacolo nel proprio percorso di integrazione, rappresentato dalla nuova normativa sulla sicurezza entrata in vigore nell'agosto del 2009, in materia di conversione del permesso di soggiorno; a tal proposito, Save the children Italia ha osservato che: «in base al dettato normativo previsto dalla leggi sulla sicurezza, i criteri più severi per la conversione del permesso di soggiorno, che prevedono la permanenza di almeno tre anni sul territorio italiano prima del conseguimento della maggiore età e aver seguito un percorso di integrazione sociale di almeno due anni presso un ente riconosciuto, stanno già facendo sentire i loro effetti, riducendo, di fatto, la già esigua gamma di possibilità che questi minori, per la maggior parte adolescenti di 16 e 17 anni, hanno di compiere un percorso di accoglienza, regolarizzazione e integrazione»;
sul totale dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia al 15 novembre 2009, Save the children Italia ha distinto tre diversi gruppi:
a) 2.503 sono i ragazzi ancora minorenni che sono stati segnalati per la prima volta nei primi mesi del 2009 e che rischiano in larga parte di subire le restrizioni della nuova legge, soprattutto in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. Tra questi, infatti, ben 1.900 non riusciranno a maturare i requisiti temporali richiesti dalla normativa in vigore, in particolare i tre anni di permanenza sul territorio nazionale, pur avendo già avviato un percorso di integrazione. Si stima, infatti, anche in base al trend degli anni precedenti, che circa il 75 per cento delle nuove segnalazioni riguardi minori tra i 16 e i 17 anni e che, pertanto, prima del compimento della maggiore età al massimo siano in Italia da due anni;
b) altri 926 minori sono stati segnalati e sono divenuti maggiorenni nel 2009: anche per circa 500 di loro si stima non sarà possibile avere la conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. Il resto, pari a meno del 50 per cento, potrebbe essere riuscito a convertire il proprio permesso di soggiorno prima dell'entrata in vigore della legge n. 94 del 2009;
c) 4.559 minori, invece, segnalati negli anni precedenti e divenuti maggiorenni nel 2009, subiranno solo in minima parte gli effetti della legge n. 94 del 2009, in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. L'80 per cento di loro, infatti, è riuscito a convertire il permesso di soggiorno subito dopo essere diventato maggiorenne e prima dell'entrata in vigore della legge in questione. Di fatto, comunque, circa 900 neomaggiorenni, pur avendo sostenuto un percorso di integrazione molto lungo, non hanno maturato i requisiti temporali richiesti dalla nuova normativa;
secondo lo studio di Save the children, pertanto, la percentuale di minori stranieri non accompagnati, che vede dissolversi la possibilità di un percorso in Italia a causa delle recenti norme, potrà variare a seconda di un'interpretazione più o meno restrittiva delle disposizioni normative in fase attuativa; in presenza di interpretazioni restrittive, infatti, il numero dei neomaggiorenni che diverranno invisibili per le istituzioni e, conseguentemente, irregolari e imputabili del reato di ingresso e soggiorno illegale, assoggettabili a trattenimento fino a sei mesi e non più regolarizzabili, è destinato ad aumentare; ciò determina il senso di sfiducia nella regolarizzazione, il disincentivo all'integrazione e l'aumento degli allontanamenti dalle comunità di accoglienza; il rischio più grande, tuttavia, è che i ragazzi siano esposti alle conseguenze spesso drammatiche del mercato del lavoro irregolare o, ancor peggio, inseriti negli ambienti criminali;
l'analisi effettuata da Save the children mostra, infine, che i criteri utilizzati dalla legge n. 94 del 2009, relativi alla permanenza di almeno tre anni sul territorio italiano prima del conseguimento della maggiore età per la conversione del permesso di soggiorno e all'aver seguito un percorso di integrazione sociale di almeno due anni presso un ente riconosciuto, potrebbero essere causa di un abbassamento dell'età dei minori migranti, che, sulla scia delle restrizioni normative adottate, potrebbero spingersi ad intraprendere percorsi migratori in tenera età, col rischio di essere esposti al terribile fenomeno della tratta e della criminalità organizzata;
il 6 maggio 2010 la Commissione europea ha adottato un piano d'azione al fine di garantire una maggiore protezione dei minori non accompagnati che arrivano nell'Unione europea, comprendente norme comuni sulla tutela e la rappresentanza legale, con lo scopo di assicurare che le autorità competenti a decidere del futuro di questi bambini e ragazzi si pronuncino nel più breve tempo possibile, preferibilmente entro i sei mesi; si prevede che gli Stati membri dovranno anzitutto rintracciare le famiglie e seguire il reinserimento del minore nella società di origine, ma dovranno anche trovare possibili soluzioni alternative, anche attraverso il riconoscimento dello status di protezione internazionale o provvedendo al reinsediamento nell'Unione europea;
secondo Eurostat, nel 2009 hanno fatto domanda di asilo in 22 Stati membri (escludendo la Repubblica ceca, la Danimarca, la Francia, la Polonia e la Romania) ben 10.960 minori non accompagnati, il che indica un aumento del 13 per cento rispetto al 2008, quando le domande erano state 9.695; il piano dell'Unione europea è fondato su tre linee guida essenziali: prevenzione della tratta e della migrazione a rischio, accoglienza e garanzie procedurali nell'Unione europea e ricerca di soluzioni durature,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative finalizzate a garantire ai minori stranieri non accompagnati una standardizzazione degli interventi, al fine di ottenere, sia a livello nazionale che in alcune aree critiche del Paese, il passaggio da un'azione di tipo emergenziale ad una più strutturata, incisiva e definitiva;
a promuovere la definizione di elevati standard di accoglienza e protezione, avendo come obiettivo primario il rispetto del principio del superiore interesse del minore;
a promuovere una normativa che sia indirizzata alla ricerca delle famiglie dei minori che arrivano da soli ed eventualmente a garantire condizioni di rimpatrio dirette al ricongiungimento familiare;
ad assumere iniziative normative che abbiano lo scopo fondamentale di assicurare l'integrazione e l'inclusione di migliaia di bambini e ragazzi in una comunità italiana che consenta loro di vivere in maniera dignitosa e serena, che rappresenta anche la ragione per cui molti di loro hanno affrontato viaggi disperati fuggendo da guerre, conflitti religiosi e fame;
a promuovere una riforma normativa in grado di garantire la possibilità di permanenza in Italia dei minori stranieri non accompagnati, qualora ciò corrisponda al loro superiore interesse e di favorirne l'integrazione, anche dopo il compimento della maggiore età;
a fornire i chiarimenti necessari alle autorità competenti al fine di una corretta attuazione della legge n. 94 del 2009.
(1-00453)
«Mosella, Calgaro, Tabacci, Brugger».
(14 ottobre 2010)

La Camera,
premesso che:
oltre un quinto degli oltre 4,5 milioni stranieri che vivono ormai in Italia è costituito da minori di 18 anni. Tra essi, nei primi undici mesi del 2009, 7.988 sono stati i minori stranieri non accompagnati, ben 3.000 dei quali, secondo una stima di Save the children, hanno visto il proprio percorso di integrazione bloccato dalla nuova normativa sulla sicurezza entrata in vigore sei mesi fa;
l'indagine Anci rileva come quasi il 56 per cento del totale dei minori accolti in strutture di seconda accoglienza si trovi in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Sicilia, la quale, da sola, accoglie quasi il 29 per cento dei minori sul totale nazionale. In continuità con gli anni precedenti, l'aumento più significativo è stato registrato al Sud (+134 per cento), seguito dal Centro (+20 per cento), ma, dopo la Sicilia, le regioni nelle quali si rileva un aumento significativo dei minori accolti sono Toscana, Calabria, Sardegna, Basilicata e Puglia;
l'Italia ha ratificato con la legge 27 maggio 1991, n. 176, la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che, all'articolo 1, definisce «bambini» gli individui di età inferiore ai 18 anni; la Convenzione rappresenta uno strumento normativo internazionale importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e tra questi il diritto alla vita (articolo 6), il diritto alla salute e alle prestazioni sanitarie (articolo 24), il diritto ad esprimere la propria opinione (articolo 12) e ad essere informati (articolo 13), il diritto al nome, tramite registrazione anagrafica, nonché alla nazionalità (articolo 17), il diritto all'istruzione (articolo 28 e 29), il diritto al gioco (articolo 31) ed il diritto ad essere tutelati da ogni forma di sfruttamento e di abuso (articolo 34);
la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza prevede una tutela particolare a favore di alcuni gruppi di bambini e adolescenti, in considerazione della loro maggiore vulnerabilità. Si tratta dei minori in situazione di effettiva emergenza, tra i quali figurano:
a) i minori rifugiati e i minori nei conflitti armati;
b) i minori in situazione di sfruttamento economico, compresi il lavoro minorile e l'abuso e lo sfruttamento sessuale;
c) i minori vittime di tratta o di altre forme di sfruttamento;
d) i bambini e gli adolescenti appartenenti a minoranze etniche o popolazioni indigene;
l'accesso dei minori stranieri ai diritti fondamentali spesso risulta limitato, in quanto essi sono maggiormente esposti al rischio di marginalizzazione ed esclusione sociale. L'impatto di politiche incentrate sulla sicurezza ha avuto una ricaduta molto forte sulla quotidianità di tutti i minori stranieri e di origine straniera sul territorio, in particolar modo dei minori stranieri non accompagnati;
dalla legge sulla sicurezza, legge 15 luglio 2009, n. 94, sono stati stabiliti criteri più severi per la conversione del permesso di soggiorno; questi prevedono la permanenza di almeno tre anni sul territorio italiano prima del conseguimento della maggiore età e l'aver seguito un percorso di integrazione sociale di almeno due anni presso un ente riconosciuto; l'applicazione di tali norme ha, di fatto, diminuito la già esigua gamma di possibilità che questi minori, per la maggior parte adolescenti di 16 e 17 anni, hanno di compiere un percorso di accoglienza, regolarizzazione e integrazione;
sul numero totale di minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano al 15 novembre 2009, l'organizzazione Save the children ha distinto tre diversi gruppi:
a) 2.503 sono i ragazzi ancora minorenni che sono stati segnalati per la prima volta nei primi mesi del 2009 e che rischiano in larga parte di subire le restrizioni della nuova legge, soprattutto in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. Di questi ben 1.900 non matureranno i requisiti temporali richiesti dalla normativa in vigore, in particolare i tre anni di permanenza sul territorio nazionale, pur avendo già avviato un percorso di integrazione. Si è stimato in base al trend degli anni precedenti, che circa il 75 per cento delle nuove segnalazioni riguardi minori tra i 16 e i 17 anni e che, pertanto, prima del compimento della maggiore età al massimo siano in Italia da due anni;
b) altri 926 minori sono stati segnalati e sono divenuti maggiorenni nel 2009: anche per circa 500 di loro si stima non sarà possibile avere la conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. Il resto, pari a meno del 50 per cento, potrebbe essere riuscito a convertire il proprio permesso di soggiorno prima dell'entrata in vigore della legge n. 94 del 2009;
c) altri 4.559 minori, invece, segnalati negli anni precedenti e divenuti maggiorenni nel 2009, subiranno in minima parte gli effetti della legge n. 94 del 2009 in tema di conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età. L'80 per cento di loro, infatti, è riuscito a convertire il permesso di soggiorno subito dopo essere diventato maggiorenne e prima dell'entrata in vigore della legge in questione. Comunque circa 900 neomaggiorenni, pur avendo sostenuto un percorso di integrazione molto lungo, non hanno maturato i requisiti temporali richiesti dalla nuova normativa;
oltre 3.000 minori arrivati in Italia nel 2009 hanno visto improvvisamente dissolversi la possibilità di un percorso di crescita ed integrazione nel nostro Paese: un dato che deve far riflettere sulla prospettiva di vita di migliaia di minori che arrivano soli nel nostro Paese e che, di fatto, potrebbero utilmente portare avanti tale percorso o che, al contrario, potrebbero trovarsi, al compimento del diciottesimo anno di età, in posizione di clandestinità per l'impossibilità di convertire il proprio permesso di soggiorno;
il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato viene contestato ai minori in alcune città ed in altre no, così come l'aggravante dell'irregolarità, mentre, per quanto riguarda la conversione del permesso di soggiorno, solo alcune questure stanno, di fatto, applicando un regime transitorio;
ad esclusione di Milano, dove sembra formarsi una buona prassi di consolidamento del percorso di integrazione fino ai 21 anni, permettendo al giovane di ottenere i documenti ed essere inserito nel mercato del lavoro, nelle altre città è molto forte la preoccupazione che i minori, disincentivati, fuggano dalle comunità di accoglienza e trovino sostentamento in circuiti illegali di sfruttamento o nell'ambito del lavoro irregolare;
da sottolineare è il caso di alcuni minori non accompagnati, come ad esempio quelli egiziani - ben il 14 per cento dei minori migranti presenti nella banca dati del Comitato per i minori stranieri al 30 settembre 2009 - che, mentre per la legge italiana diventano maggiorenni al compimento del diciottesimo anno d'età, per quella del proprio Paese di provenienza lo diventano al compimento del ventunesimo. La ricognizione ha evidenziato a Roma una forte presenza di egiziani, maggiori di 18 anni e minori di 21, sottoposti a tutela, ma che, sulla base di questo provvedimento, non hanno mai ottenuto un permesso di soggiorno. Ad oggi, infatti, le istanze di rinnovo di permesso di soggiorno avanzate dai giovani egiziani non accompagnati all'ufficio immigrazione della questura di Roma risultano sospese o improcedibili,

impegna il Governo:

a garantire la possibilità di permanenza in Italia dei minori stranieri non accompagnati, qualora ciò corrisponda al loro superiore interesse, e a favorirne l'integrazione, anche dopo il compimento della maggiore età, ove abbiano intrapreso un percorso verificato di integrazione;
a fornire indicazioni alle questure sul territorio, affinché sia garantita, in particolare, l'applicazione del regime transitorio, assumendo iniziative volte a prevedere la possibilità di convertire il permesso di soggiorno ai minori affidati o sottoposti a tutela che compiranno la maggiore età entro l'8 agosto 2011, senza dimostrazione di ulteriori requisiti;
ad assumere iniziative normative finalizzate a prevedere la possibilità di convertire il permesso di soggiorno ai minori affidati, ai sensi degli articoli 4 e 9 della legge n. 184 del 1983, all'interno di un nucleo familiare, anche monoparentale;
a garantire che i criteri utilizzati per l'adozione dei provvedimenti di tutela dei minori stranieri non accompagnati siano omogenei su tutto il territorio nazionale;
ad assumere iniziative, anche normative, volte a consentire il rilascio del permesso di soggiorno ai giovani cittadini di Paesi con differente regolamentazione della maggiore età, come, ad esempio, gli egiziani sottoposti a tutela fino al ventunesimo anno di età;
a eseguire un'attività periodica di monitoraggio sull'applicazione della normativa italiana in materia di rilascio del permesso di soggiorno ai minori non accompagnati al compimento del diciottesimo anno di età;
a coordinare, d'intesa con regioni e comuni, le iniziative affinché la rete delle comunità alloggio sia capillare e presente sull'intero territorio nazionale, evitando la concentrazione in alcune regioni, come la Sicilia e, in particolare, in tutto il Mezzogiorno, al fine di ospitare i minori stranieri non accompagnati all'atto delle dimissioni dai centri di prima accoglienza.
(1-00455)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».
(18 ottobre 2010)

La Camera,
premesso che:
la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, sottoscritta a New York il 20 novembre 1989 e ratificata nel nostro Paese con la legge 27 maggio 1991, n. 176, costituisce lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, tra cui il diritto alla vita previsto nel suo articolo 6, il diritto alla salute e a godere delle prestazioni sanitarie, previsto nell'articolo 24; il diritto all'istruzione di cui agli articoli 28 e 29, il diritto al gioco nell'articolo 31 ed il diritto ad essere tutelati da ogni forma di sfruttamento e di abuso nell'articolo 34;
detta Convenzione prevede una tutela speciale a favore dei bambini e degli adolescenti in situazioni di emergenza, come i minori rifugiati, i minori impiegati nei conflitti armati e i minori costretti a lavorare e sfruttati economicamente;
la Convenzione tutela i minori oggetto di abuso e di sfruttamento sessuale, i minori vittime di tratte o di altre forme di sfruttamento e i bambini e adolescenti appartenenti a minoranze etniche o popolazioni indigene;
la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha avviato nell'ottobre del 2008 un'indagine conoscitiva per conoscere le condizioni dei minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro territorio in assenza di familiari;
tale indagine aveva come obiettivo di comprendere le ragioni per le quali questi minori, dopo essere stati identificati e quindi non espulsi dal territorio italiano, abbandonano i centri di prima accoglienza per gli immigrati;
l'indagine conoscitiva ha posto in evidenza un dato preoccupante: buona parte di questi minori che si allontanano dalle comunità alloggio non lasciano alcuna traccia e si espongono al rischio di traffici illeciti e allo sfruttamento da parte della criminalità organizzata e di chiunque abbia cattive intenzioni sui minori;
secondo il Ministero dell'interno, alla data 31 ottobre 2009, il fenomeno dei minori scomparsi continua a destare allarme per l'entità dei dati;
dal 1o gennaio 1974 al 31 ottobre 2009 si è accertato che le persone scomparse in Italia ancora da rintracciare sono in totale 25.871, di cui 10.755 cittadini italiani e 15.116 cittadini stranieri; quelli maggiorenni sono 15.103, di cui 8.761 italiani e 6.342 stranieri. I minori sono, invece, 10.768, di cui 1.994 italiani e 8.774 stranieri;
la differenza, rispetto al dato rilevato al 31 marzo 2009, è di 1.067 unità in più e di 1.318 in più rispetto al 31 dicembre 2008;
la categoria dei minori scomparsi per allontanamento dagli istituti e comunità di affido risulta essere quella con il maggior numero di casi registrati: 1.775 in totale, di cui 1.539 stranieri e 236 italiani;
fino al mese di ottobre 2009 i minori allontanatisi dagli istituti e dalle comunità sono stati in totale 567, di cui 439 stranieri,

impegna il Governo:

ad assumere ogni iniziativa necessaria che intervenga sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese, in conformità con quanto stabilito dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;
ad assumere ogni provvedimento di competenza necessario alla tutela dei minori non accompagnati, secondo le direttive dell'Unione europea e in conformità con i principi sanciti dalla Convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei minori;
ad assumere iniziative tendenti a garantire le necessarie risorse a favore degli enti locali per il potenziamento delle strutture di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati;
a promuovere ogni iniziativa necessaria al ritrovamento dei nuclei familiari dei minori stranieri che vivono da soli e ad assicurare a detti minori la possibilità di rimpatriare e di ricongiungersi con i propri genitori o, eventualmente, con i familiari più stretti;
ad adoperarsi affinché sia garantita l'integrazione dei bambini e degli adolescenti che sono in Italia perché fuggono da guerre, conflitti civili e scontri religiosi, che impediscono loro di vivere serenamente nel proprio Paese.
(1-00456)
«Iannaccone, Belcastro, Gaglione, Milo, Sardelli, Brugger».
(18 ottobre 2010)