TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 274 di Mercoledì 27 gennaio 2010

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

DI STANISLAO, DONADI, PALOMBA e PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il cosiddetto «pacchetto sicurezza», con il decreto-legge del mese di agosto 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 94 del 2009, ha istituito gli osservatori volontari per la sicurezza, meglio noti come «ronde» ed introdotto il reato di immigrazione clandestina;
in merito alle «ronde» si attendono i risultati definitivi sulla loro diffusione in ambito nazionale, ma al 10 novembre 2009 le associazioni interessate risultavano essere sei;
in vigore dall'8 agosto 2009, il reato di immigrazione clandestina è di competenza del giudice di pace, si concreta nell'ingresso (flagrante) o nel soggiorno illegali, è punito con un'ammenda e con la conseguente espulsione;
la contestazione del reato si è rivelata ardua e complessa, a causa dell'accavallarsi di diverse fattispecie di reati di competenza, per legge, di giudici diversi e questo vale, ad esempio, per il reato di ingresso o soggiorno irregolari, di competenza del giudice di pace, e la mancata esibizione di documenti, di competenza del giudice ordinario, fattispecie che si presentano spesso contestualmente;
ne deriva una duplicazione di processi per l'applicazione di pene irrisorie e spesso ineseguibili, essendo gli stranieri, che incorrono in tali violazioni, notoriamente insolventi e irreperibili;
complicanza ulteriore è il doppio binario attualmente esistente. L'espulsione è, al contempo, conseguenza del reato di ingresso o soggiorno illegali, per via giudiziaria, ma anche provvedimento amministrativo disposto dal prefetto della provincia dove viene rintracciato lo straniero clandestino, secondo i dettami della vigente legge n. 189 del 2002, provvedimento che a tutt'oggi risulta di più facile e veloce applicazione per le forze dell'ordine: a Roma, ad esempio, nel periodo agosto-dicembre 2009, a fronte di 40 processi per clandestinità, sono stati emessi ben 611 decreti amministrativi di espulsione emessi dal prefetto;
il reato di immigrazione clandestina «cade» inoltre, per legge, e diventa circostanza aggravante, nel caso di contestazione di altri e più gravi reati;
dai dati relativi al territorio nazionale, in particolare nelle grandi città del Nord, nei primi sei mesi di vigenza del reato di immigrazione clandestina, i risultati sono: pochi processi, molte archiviazioni, scarsissime condanne, poche denunce, netta prevalenza delle espulsioni ad opera dei prefetti;
la nuova fattispecie di reato introdotta grava comunque sugli uffici giudiziari competenti, cui si impone, ad avviso degli interroganti, un surplus a fronte del risultato così poco incisivo, dovuto essenzialmente all'impianto della norma ed alla procedura introdotta -:
se e come intenda provvedere per rendere efficaci gli strumenti della lotta all'illegalità e alla clandestinità adottati. (3-00870)
(26 gennaio 2010)

ROSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'associazione Al Wakf Al Islami in Italia, ente gestore di beni islamici in Italia, è una associazione onlus regolarmente riconosciuta, con sede a Segrate, in provincia di Milano, che, grazie a raccolte fondi tra le comunità musulmane, acquista in nome proprio immobili in diversi centri italiani e li destina alle attività di assistenza spirituale e sociale;
l'11 luglio 2003 l'associazione ha acquistato un appartamento nell'immobile di via del Carmine 11, interno 2, a Trino e attraverso il suo rappresentante locale, signor Chamouti Saddik, residente in tale comune, in data 26 aprile 2004 ha chiesto all'amministrazione comunale la concessione edilizia per la ristrutturazione dei locali, di superficie inferiore ai 100 metri quadrati ad uso unifamiliare;
in effetti, depositata presso il comune di Trino, esiste una pratica di concessione rilasciata il 20 luglio 2004, inizio lavori il 26 luglio 2004, fine lavori 11 aprile 2005, richiesta agibilità 15 aprile 2005, rilascio agibilità 4 luglio 2005. Non risulta depositata nessuna richiesta di cambio di destinazione d'uso dei locali, che ad oggi sono ancora classificati come edificio residenziale uso abitativo unifamiliare;
dalle dichiarazioni rilasciate ai giornali locali da Ahmed Echamouti, che si qualifica presidente dell'associazione Fratelli musulmani d'Italia, risulta che in tale locale si riuniscono parecchie decine di musulmani per pregare e saltuariamente vi si organizzano corsi di lingua araba per bambini, perché «apprendano la lingua madre e non siano in difficoltà nel caso di rientro in patria». Precisa, inoltre, che è stata autorizzata dal comune la variazione d'uso dell'immobile «da abitazione privata a uso di culto, sala di preghiera, il che non vuol dire per forza moschea». Come già precisato tale variazione, per quanto consta all'interrogante, non risulta richiesta al comune di Trino, né concessa;
l'atto costitutivo dell'associazione Al Wakf Al Islami in Italia, proprietaria dell'immobile, indica che la stessa aderisce all'Ucoii, sigla che identifica l'unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia, spesso oggetto di indagine per le sue posizioni ideologiche giudicate tra le più radicali del mondo islamico e ritenuta anti-occidentale, anti-democratica, ideologicamente fiancheggiatrice del terrorismo islamico;
la situazione venutasi a determinare a Trino è ormai un fenomeno che interessa tutto il Paese. È vero che il termine moschea nel linguaggio comune italiano identifica erroneamente non una masjid, ma quelle che il culto di confessione islamica chiama musalla, semplici «sale di preghiera» più o meno confortevoli, come sembra essere quella di Trino;
la legge del 1929 sui cosiddetti culti ammessi è tuttora vigente, per lo meno nel dettato non successivamente abolito; inoltre, nel riconoscimento amministrativo di un ente di culto, va tutelata la libertà religiosa ed il conseguente pieno esercizio di culto;
a Trino, tuttavia, la casa è di civile abitazione e destinata ad uso abitativo unifamiliare e il culto «in sala di preghiera» (che è un appartamento unifamiliare) viene professato - e dichiarato ai giornali dal presidente dell'associazione - senza l'esistenza di autorizzazione alcuna;
l'autorizzazione, infatti, deve essere preventivamente richiesta al ministero dell'interno e sconta un iter procedimentale, che va dall'esame dello statuto (momento essenziale per il riconoscimento) all'istruttoria in sede locale, al parere del Consiglio di Stato, alla deliberazione del Consiglio dei ministri, fino al decreto del Capo dello Stato -:
se il Ministro interrogato, valutata la situazione di fatto e di diritto, non intenda doverosamente provvedere, allertando la prefettura ed il comune di Trino e disponendo i provvedimenti di legge. (3-00871)
(26 gennaio 2010)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione rappresenta una grande opportunità per la Val di Susa, per il Piemonte e per l'intero sistema infrastrutturale italiano;
si stimano rilevantissime ricadute positive dalla costruzione di quest'opera, che inserirà l'Italia al centro di una grande linea di comunicazione che andrà dall'Atlantico a Kiev;
basti considerare che il completamento della linea in oggetto porterà migliaia di posti di lavoro, non solo nell'immediato, ma anche per gli anni successivi, per la gestione del tunnel, della nuova stazione internazionale di Susa, dell'interporto di Orbassano;
sia il mondo delle piccole e medie imprese della Val di Susa, che la grande industria riconoscono la strategicità di quest'opera, la cui mancata realizzazione condannerebbe il nostro Paese all'isolamento e alla marginalizzazione sul piano economico e infrastrutturale;
l'attuale Governo ha perseguito con decisione l'obiettivo della realizzazione della linea ad alta velocità, anche contrastando le ambiguità e le esitazioni di altri livelli istituzionali coinvolti, a partire dal Governo regionale;
l'inizio dei sondaggi geognostici e la volontà del Governo di accelerare l'avvio dell'opera prospettano la necessità di un'iniziativa del Governo volta ad assicurare che l'opera si realizzi nel rispetto dei criteri di economicità e di trasparenza, considerata anche l'eccezionale entità degli investimenti previsti;
a tal proposito l'attuale Governo, in occasione dell'avvio degli importanti interventi nell'ambito di Expo 2015, nonché per la ricostruzione in Abruzzo, ha opportunamente costituito un'apposita sezione della Commissione speciale grandi opere -:
se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative anche legislative volte a costituire un organismo decentrato, ad hoc, che garantisca efficienza e trasparenza sugli appalti per la realizzazione dell'opera in premessa, effettuando un'azione di vigilanza contro possibili infiltrazioni mafiose nelle aziende che si occuperanno degli appalti dei lavori, dei servizi e delle forniture, individuando una white list delle imprese e controllando la tracciabilità dei pagamenti di appalti e subappalti. (3-00872)
(26 gennaio 2010)

BOSI, POLI, VIETTI, TASSONE, MANTINI, MANNINO, RAO, RIA, COMPAGNON, CICCANTI, VOLONTÈ, NARO, GALLETTI, LIBÈ, OCCHIUTO, MEREU e DE POLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle maggiori città italiane risulta sempre più rilevante il problema degli immigrati extracomunitari irregolari, molti dei quali senza lavoro, con donne e bambini;
questi immigrati, spesso, occupano abusivamente edifici, quasi sempre pubblici, quali asili, scuole, ospedali e fabbriche dismessi;
tale fenomeno costituisce elemento di pericolosità sociale e di degrado, ponendo a rischio le condizioni degli stessi immigrati, in specie quelli che versano in stato di maggior debolezza, nonché turbativa alla convivenza civile con la popolazione;
il Governo si era impegnato ad istituire, in ogni regione, centri di accoglienza per immigrati (oggi centri di identificazione ed espulsione);
a tutt'oggi, in particolare in Toscana e a Firenze, non risulta individuata alcuna soluzione al riguardo -:
cosa sia stato fatto per il mantenimento di questi impegni, specialmente in regioni come la Toscana, dove il lavoro delle forze dell'ordine è molte volte vanificato o reso comunque più difficile, proprio per l'assenza di queste strutture. (3-00873)
(26 gennaio 2010)

SARDELLI, BELCASTRO, IANNACCONE e MILO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica e finanziaria che ha investito i mercati internazionali ha colpito gravemente le piccole e medie imprese manifatturiere del nostro Paese, da un lato attraverso una contrazione dei consumi, e dall'altro della produzione e del fatturato;
in particolare, risultano fortemente penalizzate le aziende manifatturiere del Mezzogiorno, che proprio a causa della crisi economica, oltre alle problematiche relative all'inaccessibilità al credito e alla riduzione delle commesse, si sono trovate a non riuscire ad ottemperare al versamento dei contributi previdenziali;
nel comparto manifatturiero, che è quello che ha avuto le più grosse difficoltà nell'accesso al credito e che è quello maggiormente esposto alla concorrenza internazionale, i settori più colpiti dalla crisi sono stati: vetro (-18,2 per cento), materie plastiche (-14 per cento), ceramiche e piastrelle (-11,2 per cento), gomma (-28,8 per cento), concia (tra il 15 e il 40 per cento in meno);
in tale situazione migliaia di piccole e medie imprese manifatturiere, in particolare nel Mezzogiorno, saranno costrette a cessare la produzione;
per evitare la chiusura delle imprese manifatturiere e il conseguente aggravamento dei livelli occupazionali si rende necessario un intervento urgente e indifferibile che sollevi del tutto o parzialmente le imprese interessate dal versamento dei contributi previdenziali dovuti, che sottrarrebbero alle aziende risorse essenziali per la loro sopravvivenza e garantire i livelli occupazionali attuali -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo nei confronti delle piccole e medie aziende manifatturiere, in particolare del Mezzogiorno, che, a causa della crisi economica, non hanno potuto ottemperare al versamento dei contributi previdenziali, e se non ritenga in tale ambito necessario dichiarare lo stato di crisi per tutto il settore manifatturiero con la conseguente esenzione dal pagamento degli oneri fiscali e previdenziali ovvero con la richiesta del versamento dei soli interessi relativi alle somme non versate, procedendo contestualmente all'abbattimento delle aliquote contributive e fiscali che pesano sul costo del lavoro, consentendo così alle imprese interessate di affrontare la crisi evitando la chiusura totale. (3-00874)
(26 gennaio 2010)

SIRAGUSA, ANTONINO RUSSO, MARAN, LENZI, MARIANI, BRATTI, BERRETTA, BOCCI, BRAGA, BURTONE, CAPODICASA, CARDINALE, CAUSI, CAVALLARO, D'ANTONI, ESPOSITO, GENOVESE, GINOBLE, GRAZIANO, IANNUZZI, LEVI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, PIERDOMENICO MARTINO, MORASSUT, MOTTA, REALACCI, RUGGHIA, SAMPERI, VIOLA, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
la città di Palermo vive una situazione di drammatica crisi politica, finanziaria e amministrativa;
tra le principali cause di degrado si segnala, senz'altro, la drammatica situazione della raccolta e gestione dei rifiuti affidata ad Amia, società in house del comune di Palermo, per la quale sono stati chiesti ed ottenuti dal Governo nazionale, solo nell'ultimo anno, 230 milioni di euro a favore del comune di Palermo per appianarne i debiti: 80 milioni di contributo in favore dei comuni delle aree rientranti nell'obiettivo «Convergenza», aventi popolazione superiore a 500.000 abitanti e che abbiano rilevanti passività nei confronti delle società affidatarie del servizio di gestione rifiuti ed igiene ambientale nel territorio comunale; 150 milioni di euro al comune di Palermo per investimenti di miglioramento del tessuto urbano, anche nel settore dell'igiene ambientale, con delibera Cipe n. 4 del 2009;
Amia ha speso negli ultimi anni, in maniera impropria e improvvida, un'enorme quantità di risorse finanziarie pubbliche, senza che l'amministrazione comunale di Palermo abbia mai vigilato sull'uso di tali risorse, rendendosi in tal modo - secondo gli interroganti - corresponsabile del dissesto finanziario dell'azienda e mettendo a rischio di dissesto lo stesso bilancio del comune;
come riportato dagli organi di stampa, gli sprechi della ex municipalizzata ormai non si contano più: operazioni finanziarie spericolate; viaggi a Dubai e scalate in Tunisia; affitti da 12.800 euro al mese pagati dagli ex amministratori per locali mai utilizzati; locazione e manutenzione di nuovi cestini che dovevano sostituire quelli vecchi piazzati in città per 1,5 milioni di euro all'anno per l'affitto e la pulizia dei gettacarte in plastica (Amia ha speso per ognuno dei 12 mila gettacarte, forse addirittura mai posizionati, 620 euro); premi di risultato agli amministratori dell'Amia con i bilanci in perdita (360 mila euro erogati e 28 capi struttura e bonus per il consiglio di amministrazione, nonostante bilanci in perdita);
sui dirigenti dell'azienda sono state aperte due inchieste: una per truffa, l'altra per due ipotesi di falso in bilancio per quasi 61 milioni di euro;
il 21 gennaio 2010 il giudice per l'udienza preliminare ha rinviato a giudizio i 9 imputati del procedimento per i presunti falsi in bilancio: l'ex presidente e l'ex direttore generale, oltre a consiglieri di amministrazione componenti del collegio dei sindaci in carica fino al 2006;
a fronte di ciò, l'amministrazione comunale ha aumentato nel 2007 la Tarsu del 75 per cento, aumento successivamente annullato con sentenza del tribunale amministrativo regionale;
a seguito di tale sentenza le associazioni dei consumatori, sindacati e artigiani si sono mobilitati contro il comune per avere il rimborso della Tarsu non solo per il 2006, ma anche per gli anni successivi, come stabilito dalla commissione tributaria. Nonostante ciò, il 18 novembre 2009 la giunta palermitana ha approvato la riadozione del provvedimento azzerato dai giudici amministrativi, scegliendo di non ricorrere in appello contro la sentenza, ma di adottare una delibera-bis e rendendo, di fatto, inutile il piano dei rimborsi che era stato deciso attraverso il conguaglio delle prossime cartelle Tarsu;
il 4 gennaio 2010 il consiglio comunale di Palermo ha approvato il piano di ricapitalizzazione di Amia: un atto di indirizzo da portare al tribunale fallimentare per convincere i giudici che Amia è risanabile;
il piano era talmente risibile che il 20 gennaio 2010 la procura della Repubblica ha confermato la richiesta di fallimento per Amia, già presentata alla fine del 2009;
il tribunale fallimentare dovrà decidere se far fallire l'Amia, nominando un curatore, o rigettare l'istanza della procura, oppure infine avviare una soluzione intermedia con l'amministrazione controllata;
un altro capitolo nero nella gestione dei servizi locali della città di Palermo è rappresentato dalla società dei trasporti urbani Amat, che ha registrato un crollo di passeggeri da 24 a 19 milioni, con un'utilizzazione di soli 235 autobus su 598, con l'incasso dei biglietti che copre solo il 18 per cento delle spese;
Amat si avvia a chiudere per il 2009 con un pesante passivo, vicino ai 10 milioni di euro, al quale contribuisce, soprattutto, il taglio di quasi 7 milioni di trasferimenti dal comune per le agevolazioni alle categorie protette;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con determinazione dirigenziale n. 331 (ex TIF/211 PA) del 15 marzo 2005 ha approvato in linea tecnica il progetto definitivo per la realizzazione di tre linee tram per la città di Palermo, per un importo complessivo di spesa pari ad euro 216.772.099,93, di cui euro 128.974.434,90 finanziati dallo Stato e euro 87.797.665,03 a carico del comune di Palermo;
in data 6 giugno 2006, è stato stipulato il contratto di appalto con il quale Amat Palermo spa ed il comune di Palermo hanno affidato la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori, da ultimare entro il giugno 2010, per la realizzazione del sistema tram città di Palermo all'associazione temporanea di imprese, composta da Sis s.c.p.a. (capogruppo e mandataria), Ali Bombardier-Edilseavi (mandante), V. Mosco & associati (mandante), Seib ingenieur (mandante);
in data 18 novembre 2009 il quotidiano la Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo «I consulenti d'oro del tram fantasma», dal quale emergerebbe che siano stati spesi «quasi 2 milioni di euro in consulenze, per pagare comitati tecnici scientifici che hanno garantito parcelle d'oro a professionisti vicini al sindaco» e che il sistema complessivo verrà a costare ben più dei 235 milioni di euro previsti, avendo l'Amat presentato un conto da 24 milioni di euro aggiuntivi necessari per ultimare l'opera, dopo che appena aperto il primo cantiere a Brancaccio si è scoperto che la progettazione del tracciato era carente e non aveva considerato, ad esempio, cavi ad alta tensione, sottoreti e ponti pericolanti;
come rilevato dalla Corte dei conti, il comune ha residui attivi per circa 400 milioni di euro, ma la riscossione dei crediti è andata progressivamente scemando negli ultimi cinque anni, contribuendo non poco all'attuale situazione di dissesto del comune;
il comune presenta un bilancio formalmente in attivo, ma, se si guarda al complesso delle attività ad esso riconducibili ed in particolare alla situazione patrimoniale, emerge una situazione di gravissima difficoltà finanziaria. In particolare, il bilancio dell'Amia, nonostante il contributo statale, presenta debiti per 150 milioni, mentre l'Amat vanta un credito di circa 100 milioni nei confronti del comune e la Gesip di 60 milioni, mentre continua a perdere 700 mila euro al mese, e non meno gravi sono le situazioni delle altre partecipate;
l'amministrazione, fra dipendenti diretti, delle aziende partecipate e precari, paga circa 21.895 stipendi e il 72 per cento delle spese è rappresentato da spese correnti, mentre non riesce a far fronte alla manutenzione ordinaria della città: recentemente sono stati addirittura affidati degli incarichi esterni per la lettura dei contatori dell'acqua per una spesa di circa 90 mila euro;
il 21 settembre 2009 la trasmissione televisiva Striscia la notizia ha svelato come un dipendente della Gesip (società che raggruppa duemila ex precari e che si occupa di vari servizi in città), Franco Alioto, non si sarebbe mai presentato al lavoro, prestando invece servizio come marinaio sulla barca dei figli del sindaco, utilizzata dallo stesso primo cittadino di Palermo;
la procura di Palermo, dopo le indagini preliminari, ha iscritto nel registro degli indagati il sindaco Diego Cammarata, con l'accusa di abuso d'ufficio e concorso in truffa;
andrebbe valutata l'eventuale sussistenza dei presupposti per l'applicazione della cosiddetta «legge Marzano» ad Amia, sottoponendo la stessa ad amministrazione controllata -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare al fine di verificare, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, l'utilizzo dei fondi assegnati al comune di Palermo e la sua complessiva situazione di bilancio, nonché di valutare l'eventuale sussistenza dei presupposti per l'estensione della dichiarazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti urbani nel territorio della provincia di Palermo, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 gennaio 2009, anche alla raccolta - ivi compresa la raccolta differenziata - e allo smaltimento dei rifiuti di ogni tipo, al fine di evitare l'aggravarsi dei problemi igienico-sanitari già in essere. (3-00875)
(26 gennaio 2010)