Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Crisi siriana: gli sviluppi piu' recenti | ||
Serie: | Note di politica internazionale Numero: 118 | ||
Data: | 10/10/2012 | ||
Descrittori: |
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n. 118 – 10 ottobre 2012
Crisi siriana: gli sviluppi più recenti
Il 2 agosto 2012 la situazione apparentemente senza sbocco della Siria induceva Kofi Annan ad annunciare le sue dimissioni dall’incarico di inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba per il conflitto in Siria: l'ex segretario generale dell'ONU rilevava l'ostinazione del governo siriano a non applicare nella sua intierezza il piano in sei punti a suo tempo sottoscritto, ma nello stesso tempo stigmatizzava l'escalation in senso militare dell'azione delle opposizioni. Questi elementi si inserivano poi, secondo Kofi Annan, nello stallo nell’iniziativa della Comunità internazionale, in ragione delle profonde divisioni all'interno di essa: tali divisioni erano del resto confermate persino nella sede non vincolante dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove subiva un rinvio il voto su una bozza di risoluzione della crisi siriana presentata dai paesi arabi.
Il 2 agosto è stata anche la giornata di un tentativo di attacco dei ribelli all'aeroporto militare sito a nord di Aleppo, servendosi di un carro armato con ogni probabilità sottratto alle forze del regime: l'attacco è stato tuttavia respinto dalla pronta reazione delle forze lealiste. Il ministero degli esteri siriano ha criticato aspramente i servizi di sicurezza turchi per l'appoggio che fornirebbero alle azioni dei ribelli, cui sarebbe consentito di partire dal territorio turco per compiere attacchi in Siria, e verrebbe assicurato appoggio logistico. In effetti, le affermazioni del governo siriano sembravano corroborate da più voci, compresa quella degli Stati Uniti, che hanno confermato lo stanziamento di 25 milioni di dollari in aiuti di carattere non letale ai rivoltosi siriani.
Mentre la battaglia in corso ad Aleppo registrava anche l'interruzione delle comunicazioni telefoniche e telematiche per quasi 24 ore, l'esercito siriano tornava a bombardare pesantemente il territorio giordano, aumentando i rischi di estensione regionale del conflitto, al di là della motivazione di colpire elementi della ribellione rifugiatisi in Giordania.
Il 3
agosto l’Assemblea generale dell'ONU ha finalmente potuto approvare la
risoluzione sulla Siria, passata con una larga maggioranza, nella quale
viene sollecitata la transizione politica nel paese, ma, soprattutto, si deplora in modo del tutto irrituale lo
stallo in seno al Consiglio di sicurezza a fronte dell’escalation di violenza nel paese. Nelle stesse ore i ribelli, che
significativamente avevano cominciato a esercitare un servizio di protezione
delle proteste ripetutesi in tutta
Il 4 agosto, nonostante le affermazioni dei giorni precedenti da parte delle forze governative, nuovi combattimenti di grande intensità hanno interessato alcuni quartieri della capitale siriana, non troppo distanti dai palazzi del potere. Ad Aleppo intanto i ribelli sono riusciti a prendere per qualche ora il controllo dell'edificio dove opera la televisione di Stato, per essere poi nelle ore successive respinti: grande preoccupazione ha destato l'avvicinarsi dei combattimenti alla cittadella antica di Aleppo, dichiarata dall'UNESCO patrimonio culturale dell'umanità.
l'Iran è stato nuovamente coinvolto nel conflitto siriano, dopo la vicenda di alcuni mesi prima che aveva visto il rapimento e la successiva liberazione di una decina di iraniani a Homs, per la mediazione decisiva della Turchia: infatti 48 pellegrini sciiti iraniani sono stati catturati da bande di ribelli sulla strada tra Damasco e l'aeroporto internazionale, che oltretutto è una delle arterie più importanti per il regime siriano. Il giorno successivo, il 5 agosto, emergeva che tra i pellegrini iraniani rapiti vi sarebbero stati anche alcuni pasdaran.
Il 6 agosto vi è stata la clamorosa defezione del neo premier del regime siriano, Riad Hijab, che tramite il suo portavoce ha dichiarato alla tv panaraba al-Jazira di denunciare il genocidio collettivo commesso dal regime di Assad. Hijab ha sostenuto di essere stato sin dall'inizio dalla parte della ribellione, ma di non aver potuto disertare perché sotto minaccia di morte, anche nei confronti dei propri familiari. La defezione di Hijab ha avuto sicuramente un alto valore simbolico, come segno ulteriore della disgregazione del regime siriano, ma scarso impatto istituzionale, poiché l'ordinamento peculiare della Siria vede per il capo del governo e per il Parlamento un ruolo meramente rappresentativo, con il potere reale saldamente nelle mani del rais Assad e della sua cerchia di uomini fidati.
Il 7
agosto l’alto rappresentante della Guida Suprema iraniana Jalili, incontrando a
Damasco il presidente Assad, ha ribadito pienamente il sostegno della
Repubblica islamica al regime siriano, impegnato secondo gli iraniani in
uno scontro tra i sostenitori e gli avversari dell'asse della resistenza - con
ciò intendendo il fronte antisraeliano nel Medio Oriente:
Oltre a ribadire il sostegno alla Siria, tuttavia,
la diplomazia iraniana, nella persona del ministro degli esteri Salehi –
recatosi ad Ankara – si è impegnata nei confronti della Turchia per ottenere la
liberazione dei pellegrini iraniani catturati nei giorni precedenti. Oltre alla
richiesta di interessamento, tuttavia,
L’8 agosto Teheran ha ammesso la presenza di alcune guardie rivoluzionarie in pensione nel gruppo dei pellegrini sequestrati in Siria, negando tuttavia ogni motivazione extrareligiosa del loro pellegrinaggio. In una giornata in cui è stata documentata l’uccisione di non meno di 91 persone, tra cui 12 donne e 10 bambini, è stato anche diramato il tragico bilancio sulle vittime del conflitto siriano nel mese di luglio: in una carneficina che ha raggiunto l'apice a un anno e mezzo dall'inizio delle manifestazioni contro il regime di Assad, sarebbero morte in luglio 3.643 persone, con una media di 121 al giorno, e tra queste vi sarebbero ben 274 bambini e 322 donne.
Il 9 agosto infuriava ancora la battaglia ad
Aleppo, con le forze governative in avanzata, senza peraltro riuscire a piegare
in via definitiva il fronte dei ribelli. Intanto a Damasco veniva nominato il
nuovo primo ministro, nella persona del
ministro della sanità Wael Halqi. Sono cresciuti i segnali di una possibile
estensione del conflitto siriano a livello regionale: infatti,
Lo stesso Iran si rendeva protagonista sul piano diplomatico, con l’organizzazione di una conferenza consultiva sulla Siria, con la partecipazione di una trentina di paesi non schierati con il fronte occidentale anti Assad. La conferenza ha lanciato un appello al dialogo nazionale tra il governo di Damasco e le opposizioni, nonché alla fine delle violenze in Siria, ma anche un avvertimento a non mettere in atto alcun tipo di intervento militare nel paese storicamente alleato dell'Iran. Il 9 agosto vi è stato anche il secondo sbarco di profughi siriani in Calabria, al largo di Crotone, con l'arrivo di 108 persone, dopo le 27 già arrivate il 4 agosto nella Calabria meridionale.
Il 12 agosto, mentre ristagnava la battaglia ad Aleppo, si spargeva la notizia dell’uccisione, il giorno precedente, di due giornalisti che lavoravano per la tv pubblica e per l’agenzia ufficiale Sana, mentre il 10 era scomparsa una troupe televisiva filogovernativa – il cui cameraman Hatem Yahiya è stato ucciso il 13 agosto.
Il conflitto siriano è divenuto intanto teatro di ulteriori atrocità, perlopiù perpetrate proprio dai ribelli e documentate da molteplici fonti di informazione, tanto che gli stessi ambienti dell’opposizione al regime di Assad hanno reagito con sdegno alle brutalità perpetrate da alcune frange dei ribelli - tra i quali sembra crescere progressivamentela la componente jihadista non siriana -; lo stesso presidente dell'osservatorio siriano dei diritti umani ha parlato di atrocità, e il comando dell'Esercito libero siriano si è dissociato da tali atti. Il 13 agosto è stato anche abbattuto per la prima volta un Mig siriano, a quanto pare grazie all'utilizzazione da parte dei ribelli di un mitragliatore antiaereo sottratto alle forze di sicurezza del regime – il quale ha ricevuto un altro colpo quando il proprio rappresentante presso il Consiglio ONU dei diritti umani ha annunciato a Ginevra la propria defezione, per unirsi al gruppo dissidente di Parigi denominato Raggruppamento democratico.
Il 15
agosto è stato pubblicato un rapporto della Commissione internazionale
indipendente delle Nazioni Unite, stabilita su mandato del Consiglio ONU
per i diritti umani, al fine di investigare sulle violazioni e gli abusi
commessi nel corso della crisi siriana.
Il rapporto attesta la commissione di crimini di guerra e crimini contro
l'umanità su indicazione e con il coinvolgimento dei più alti livelli di
governo e delle forze di sicurezza siriani. In particolare,
Il 15 agosto è stato anche il giorno in cui l’Organizzazione per la cooperazione islamica – la ex Organizzazione della Conferenza islamica – ha deciso di sospendere la rappresentanza siriana, e nel quale è stata resa nota l’ennesima strage, con il ritrovamento di 60 cadaveri con le mani legate in una discarica nel sobborgo di Qatana della capitale siriana.
Il 16
agosto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di porre fine in
via definitiva alla missione degli osservatori in territorio siriano,
ordinando il ritiro degli ultimi berretti blu. Nella stessa riunione il Consiglio di sicurezza ha scelto il
diplomatico algerino Lakhdar Brahimi in sostituzione di Kofi Annan,
dimessosi dal ruolo di inviato speciale della Lega Araba e delle Nazioni Unite
per
Il 17 agosto, mentre veniva pienamente ufficializzata la nomina di Brahimi, circa 160 persone perdevano la vita in Siria in varie località. Sul piano diplomatico l'Iran si diceva favorevole alla proposta egiziana di formare un gruppo di contatto delle potenze regionali musulmane sulla Siria, per riunire oltre a Egitto e Iran anche Arabia Saudita e Turchia.
Il 18 agosto, mentre si diffondevano voci di una defezione tentata dal vice presidente siriano Faruk al Sharaa, che secondo i ribelli sarebbe poi stato arrestato, venivano uccise in Siria più di 140 persone, con l'artiglieria del regime che infieriva in maniera particolarmente pesante sulla regione meridionale di Daraa.
Nei giorni successivi, mentre proseguivano i
combattimenti, e il 20 agosto ad Aleppo
perdeva la vita la giornalista giapponese Mika Yamamoto proprio mentre
cercava di documentarli; si verificava un botta
e risposta tra gli Stati Uniti e il regime siriano, con il presidente Obama
ad ammonire per l’ennesima volta
Forse ancor più cruenta era il 22 agosto l'azione repressiva delle forze governative siriane contro alcuni sobborghi della capitale in cui i ribelli si erano attestati in posizioni di forza: secondo i consueti schemi, ai bombardamenti e all'attacco massiccio delle forze corazzate faceva seguito l’irruzione casa per casa delle milizie lealiste, anche per terrorizzare la popolazione di queste località, in buona parte favorevole ai ribelli. Nel corso di queste azioni di “disinfestazione” - così le hanno definite i media ufficiali - è stato ucciso anche un ex giornalista ormai da mesi schieratosi contro il regime, Musaab Awdallah, freddato con un colpo alla testa in una vera e propria esecuzione. Il suo destino è stato condiviso da una settantina di altre persone, passate per le armi durante i rastrellamenti.
Nel Libano si sono intanto ripetuti scontri armati nella città portuale settentrionale di Tripoli, ancora una volta tra fazioni filosiriane e militanti sunniti.
103 morti hanno caratterizzato la giornata del 23 agosto, che ha visto una nuova offensiva delle forze governative contro la periferia meridionale e i sobborghi antistanti della capitale, senza trascurare la prosecuzione dei combattimenti ad Aleppo, anche qui con le forze del regime in fase di ripresa.
Nei giorni successivi l'offensiva
governativa si è concentrata particolarmente su uno dei sobborghi della
capitale, quello meridionale di Daraya,
provocando più di duecento vittime,
tra le quali, numerosi, donne e bambini. Mentre il 24 agosto sono rimasti
feriti nel Nord del Libano due giornalisti, coinvolti negli scontri in atto tra
miliziani sunniti e filosiriani alawiti,
il presidente Assad ha incontrato il 26 agosto un emissario iraniano, e al
termine dei colloqui ha rincarato la dose, inquadrando gli eventi in corso in
Siria nel più vasto contesto regionale, contro il quale sarebbero diretti gli
sforzi delle potenze straniere di destabilizzazione del regime di Damasco,
quale premessa di un generale ridisegno dei rapporti di forza nella regione
mediorientale – della quale
Il 27 agosto, in occasione della conferenza
degli ambasciatori di Francia all’Eliseo, il
Presidente François Hollande ha affiancato gli Stati Uniti nel sostenere
che l'eventuale utilizzazione di armi chimiche da parte del regime siriano
costituirebbe per
Di 61 persone è stato invece il bilancio delle vittime il 28 agosto, 17 delle quali uccise nella cittadina del nord ovest di Kfarnabl pesantemente bombardata dall'aviazione siriana. Nel sobborgo di Jaramana, a sud di Damasco, vi è stato un attentato che ha provocato la morte di 12 persone, e che il governo ha attribuito ai ribelli: Jaramana ha una popolazione prevalentemente costituita da drusi, un'altra minoranza sciita non ortodossa, che non si è apertamente schierata contro il regime di Assad.
Il 29 agosto, mentre proseguivano i combattimenti a Damasco e ad Aleppo, nella parte orientale della capitale i ribelli hanno conquistato un deposito di missili all'interno della base militare di Saqba. Inoltre, i ribelli avrebbero attaccato l'aeroporto militare di Duhur, tra le città di Aleppo e Idlib, nel Nordovest siriano. Nel complesso, la giornata ha fatto registrare 76 vittime, la maggior parte delle quali nella capitale e negli immediati dintorni.
Il 30 agosto il presidente egiziano Morsi, recatosi in Iran per il passaggio di consegne della presidenza triennale del Movimento dei non allineati al collega Ahmadinejad, ha affermato con nettezza la liceità della ribellione al regime siriano, definito sanguinosamente oppressivo, rimanendo in ciò agli antipodi della posizione di Teheran, che continua ad appoggiare strenuamente il regime di Assad. Morsi ha chiesto ai 120 paesi non allineati intervenuti al Vertice di Teheran di sostenere la lotta dei siriani con la ricerca di una soluzione non militare, ma politica alla crisi in atto.
Nella stessa giornata i ribelli siriani riuscivano per la seconda volta in meno di un mese ad abbattere un Mig governativo, e, soprattutto, progredivano nel tentativo di impadronirsi dell’aeroporto militare di Duhur. Ne seguiva un pesante bombardamento sulla cittadina, con il sapore della rappresaglia, che provocava anche la morte di otto bambini. La giornata del 30 agosto avrebbe registrato complessivamente 67 vittime tra i civili e i ribelli, in seguito tra l’altro a combattimenti nei sobborghi meridionali e nordorientali di Damasco, durante i quali i governativi avrebbero anche assaltato un ospedale.
Il 31 agosto mostrava che le forze filogovernative non intendevano rinunciare al controllo dell’aeroporto di Duhur, intorno al quale tornavano a infuriare i combattimenti, peraltro forti anche in altre zone della Siria, come in prossimità del confine iracheno – qui l’offensiva è in mano ai ribelli -, ad Aleppo e nei dintorni settentrionali della capitale, ove le autorità procedevano a sbarrare gli accessi dall’esterno, nonché ad isolare le principali moschee dei quartieri maggiormente interessati dalla rivolta. Anche il 31 agosto il numero delle vittime è stato stimato in 67.
In considerazione del sempre crescente numero di sfollati e profughi siriani – secondo stime dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati avrebbe raggiunto alla fine di agosto la cifra di 230.000 la massa dei siriani espatriati, a fronte di un milione e mezzo di sfollati interni – la cooperazione italiana allo sviluppo ha inviato in Turchia un volo carico di aiuti umanitari per i profughi siriani colà ospitati.
Il 1° settembre è caduta la resistenza dei governativi nella base della difesa aerea di Albukamal, nell’estremo lembo orientale della Siria: in tal modo i ribelli hanno potuto impadronirsi di grandi quantità di armi e munizioni antiaeree – sembra al proposito che gli oppositori armati non siano in grado di pilotare i velivoli eventualmente catturati, le cui bombe e missili sono perciò inservibili. Infatti, un gran numero di aerei ed elicotteri sarebbero stati distrutti a terra nei vari attacchi ad aeroporti militari.
Il 2 settembre, a conferma del delicato ruolo che l’intelligence americana ricopre in Turchia per coordinare gli aiuti ai ribelli e, al tempo stesso, impedire che finiscano nelle mani sbagliate (al Qaida), rassicurando nel contempo Ankara sulla possibile escalation delle azioni armate del terrorismo curdo, il capo della CIA David Petraeus si è recato in Turchia. I ribelli hanno denunciato frattanto una campagna di attacchi indiscriminati contro i civili in tutto il territorio siriano, con l’obiettivo, da parte delle forze lealiste, di prevenire l’estensione della rivolta, colpendo soprattutto i giovani, potenziali nuovi ribelli; nonché di precostituire forse una ridotta di estrema resistenza per gli alawiti nella regione occidentale di Latakia, previa una vera e propria pulizia etnica. Da parte loro i ribelli hanno colpito con due diversi ordigni il quartier generale dell’esercito siriano, con effetti tuttavia assai limitati.
Per porre fine alle persistenti divisioni in seno alle opposizioni – la ribellione è infatti guidata dall’Esercito libero siriano e da comitati locali, assai più che dal Consiglio nazionale siriano - lo stesso Cns avrebbe deciso di aprirsi alla partecipazione di ulteriori gruppi di oppositori, operanti sia in patria che all’estero.
Si segnala che il 3 settembre si è tenuta a Roma la prima riunione del “Tavolo interministeriale sulla Siria”, presieduta dal ministro degli esteri Giulio Terzi, assistito dal sottosegretario Marta Dassù, dopo pochi giorni dall’incontro del “Core Group” del Gruppo degli Amici della Siria svoltosi sempre nella capitale il 29 agosto. "La caduta del regime di Assad, quando avverrà, non deve trovarci impreparati. L’Italia è impegnata con i principali partner a definire le linee che guideranno l’azione internazionale e, in questo ambito, il suo impegno nazionale - nei settori dell’aiuto umanitario, del sostegno economico, e della ricostruzione delle istituzioni - nella Siria del 'dopo Assad'”: con queste parole il Ministro degli Affari esteri ha commentato l’insediamento di questo nuovo organismo che ha trattato la preoccupante questione degli sfollati all’interno del Paese (almeno un milione e mezzo) e dei rifugiati nei Paesi confinanti (oltre 200mila, fra Turchia, Giordania, Libano, Kurdistan iracheno), un aspetto della crisi che, oltre ai suoi dolorosi risvolti umanitari, può ripercuotersi sulla stabilità regionale, ed in prospettiva può costituire anche un elemento di preoccupazione per i flussi migratori verso l’Europa. Il Tavolo ha altresì affrontato il tema della ricostruzione economica della Siria, in considerazione dei tradizionalmente forti legami economici bilaterali, che, prima della crisi, vedevano l’Italia primo partner commerciale del Paese fra gli europei. Si è concordato di individuare le aree prioritarie e di tracciare una mappatura dei settori verso i quali Governo e imprese dovranno concentrare il loro impegno nel dopo Assad.
Frattanto la preoccupazione per la possibile prossima caduta del regime ha indotto anche alcune frange di cristiani ad organizzare proprie milizie, per fronteggiare la temuta ondata di vendette da parte dei sunniti, da sempre discriminati dal “regime delle minoranze” del clan degli Assad; più in generale, il conflitto sembra pericolosamente seguire sempre più le linee di faglia delle diverse confessioni religiose del paese, e ciò potrebbe preludere a una tragica guerra civile di stampo confessionale, come quella libanese del 1975-1990.
Il 12 settembre, quando la prosecuzione inarrestabile dei combattimenti ha registrato più di cento vittime, un attentato ad un posto di blocco governativo nella provincia di Idlib, perpetrato per mezzo di un’autobomba, ha provocato la morte di 18 soldati.
Nulla più di un valore interlocutorio ha avuto l’incontro del 15
settembre a Damasco tra Bashar al-Assad e Brahimi, che il giorno prima
aveva incontrato anche gli oppositori interni tollerati dal regime. Diversi appelli sono stati lanciati negli
stessi giorni dal Papa Benedetto XVI, durante la sua delicata visita in
Libano, perché
Le Nazioni Unite, con il progredire dello stallo siriano, hanno registrato un sempre maggiore afflusso nel paese di miliziani integralisti islamici, accanto all’incremento delle violazioni dei diritti umani, attribuite ormai ad entrambe le parti in conflitto.
Il 19 settembre ha visitato
Il 22 settembre una fazione
dell’Esercito libero siriano ha annunciato lo spostamento nella parte
settentrionale del territorio siriano – che sarebbe ormai libera dai
governativi – del proprio comando, finora ubicato nella Turchia meridionale: la
stessa Tuschia, intanto, rafforzava il dispositivo militare nella parte
centrale della frontiera con
Il 23 settembre sono cominciati a Damasco i lavori di una Conferenza sponsorizzata da Russia e Cina, nella quale si sono ritrovati membri di diverse fazioni delle opposizioni operanti all’interno del paese: la conferenza ha chiesto una serie di misure, a partire dal cessate il fuoco, per ristabilire condizioni atte all’instaurazione di un vero negoziato con il regime per la costruzione di una Siria democratica.
Il 26 settembre un duplice
attentato dinamitardo ha colpito lo stato maggiore delle forze armate siriane,
mentre i lavori della sessione annuale
dell’Assemblea Generale dell’ONU non hanno registrato alcun mutamento nelle
posizioni del regime siriano, né in quelle di chi lo appoggia o lo avversa.
Il giornalista iraniano Maya Nasser, dell’emittente pubblica Press Tv, ha perso
la vita a Damasco, colpito da un cecchino: è salito in tal modo a 11 il numero
dei reporter uccisi nel
Il divampare degli scontri ad Aleppo ha intanto coinvolto il 30 settembre anche il ‘suk’, che già dal 1986 figura tra i siti UNESCO del patrimonio mondiale dell’umanità, il quale è stato raggiunto dalle fiamme, con la distruzione di molti degli oltre 1.500 negozi che ne formano il corpo vivo. Il 2 ottobre, per la prima volta, il governo siriano ha fatto riferimento al numero di profughi e sfollati del conflitto, che avrebbe coinvolto 671.000 famiglie, senza peraltro distinguere tra la componente espatriata e quella interna. Le stime ONU parlano di oltre un milione di sfollati interni e di oltre trecentomila profughi nei paesi vicini.
Il 3 ottobre è cresciuto il rischio di escalation regionale
del conflitto siriano: infatti, mentre ad Aleppo quattro attacchi mediante
autobomba hanno provocato la morte di una cinquantina di persone soprattutto
tra i governativi, alcuni colpi di
mortaio sparati dal territorio siriano hanno raggiunto
In questo contesto è cresciuto anche l'allarme da parte di
Israele, che ha inviato il capo dell'intelligence
militare, generale Cochavi, unitamente ad altri ufficiali, per compiere un
sopralluogo sulle alture occupate del
Golan, alle quali pericolosamente si avvicina il conflitto in corso in
Siria - va ricordato che alcuni colpi di mortaio sparati dalle forze siriane
hanno raggiunto nelle passate settimane anche la parte del Golan occupata da
Israele, pur senza provocare vittime. In tal modo il governo israeliano sembra
dar credito alle previsioni per le quali il Golan potrebbe essere una delle
zone di prossima frizione in Medio Oriente, e in tal senso si preparerebbe ad
affrontare soprattutto minacce di carattere terroristico, assai più che un
conflitto di tipo classico con
Nella giornata del 4 ottobre sembrava ristabilirsi una situazione di quasi
normalità – ma il Parlamento turco intanto autorizzava per un anno il
Governo di Erdogan, qualora provocato, ad azioni militari di ritorsione in
territorio siriano -, con la cessazione dei bombardamenti turchi e una qualche
forma di scuse da parte siriana, non priva tuttavia di accenni alla necessità
che anche
Per quanto riguarda il ruolo della
Turchia, va tenuto presente che larga
parte dell'opinione pubblica interna e buona parte dello schieramento politico
rimproverano a Erdogan le contraddizioni della sua politica nei confronti di
Damasco, che in una fase precedente era stato individuato quale
paese-chiave della regione e interlocutore fondamentale per Ankara. Il
rovesciamento di atteggiamento verso il regime di Assad, privilegiando
nettamente gli elementi sunniti in lotta con esso, oltre a esporre, come si è
visto,
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