Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Gli attacchi alle comunità cristiane in Nigeria
Serie: Note di politica internazionale    Numero: 108
Data: 19/06/2012
Descrittori:
MINORANZE RELIGIOSE   NIGERIA
ORDINI RELIGIOSI CRISTIANI     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: Note di politica internazionalen. 108  19 giugno 2012

Gli attacchi alle comunità cristiane in Nigeria


 


Domenica 17 giugno 2012 devastanti attentati suicidi compiuti a mezzo di autobombeVBIEDs (Vehicle-borne Improvised Explosive Devices)hanno colpito tre chiese nelle città di Zaria e Kaduna, nello Stato nigeriano di Kaduna, situato nella porzione centro settentrionale del grande paese africano.

Due esplosioni, in tempi ravvicinati, hanno colpito prima la Chiesa evangelica dell'Africa occidentale Goodnews Wusasa e, poco dopo, la Chiesa cattolica del Cristo Re, entrambe a Zaria; circa mezz'ora più tardi, a una settantina di km a sud di Zaria, a Kaduna, è stata colpita la Chiesa Shalom. Uno dei sospetti attentatori, sopravvissuto all'attacco, è stato arrestato.

Secondo la Croce Rossa nigeriana le vittime sarebbero circa 50, tra cui numerose donne e una decina di bambini della scuola domenicale della chiesa evangelica di Wusasa; 130 circa i feriti.
Gli attentati sono stati rivendicati, il 18 giugno, dal gruppo integralista islamico Boko Haram con un comunicato nel quale li si definisce azioni di “vendetta per le passate uccisioni di musulmani e la profanazione di alcune moschee”.

Nella stessa giornata del 17 giugno, nelle ore successive alle bombe, 52 persone sono morte a seguito di attacchi mossi da giovani cristiani, nonostante gli appelli alla calma lanciati dall’episcopato, nella città di Kaduna. Sebbene le violenze non siano state direttamente collegate agli attentati, gli osservatori ritengono plausibile di sia trattato di azioni di rappresaglia, peraltro assai significative sia per il numero di vittime, sia in quanto effettuate in una zona a maggioranza musulmana.

La domenica di sangue, l’ennesima, nel nord della Nigeria, ha indotto la Santa Sede a parlare, attraverso il portavoce padre Federico Lombardi, S.J., di una ''sistematicità orribile e inaccettabile'' negli attacchi, segno di ''un disegno assurdo di odio'' che generando il timore che la violenza ''continui e si allarghi'', induce la Sede Apostolica ad auspicare “interventi efficaci'' in grado di ''arginare ed eliminare il terrorismo”.

Sul tema delle persecuzioni anti-cristiane era intervenuto, il 16 giugno, il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, che aveva sottolineato la volontà della Chiesa di “sostenere soprattutto i cristiani sofferenti non solo con la preghiera e con la vicinanza spirituale, ma anche con l'azione diplomatica, con l'azione della Santa Sede e con la grande solidarietà di tutte le Chiese''.

Lo stesso pontefice Benedetto XVI ha toccato, nella giornata di domenica 17, un tema in qualche modo collegato a quello delle violenze e delle persecuzioni quando ha assicurato ''la preghiera e la costante sollecitudine della Santa Sede'' per quanti sono costretti a “fuggire dalle proprie terre, perché minacciati dai conflitti armati e da gravi forme di violenza''.

La necessità di evitare “una spirale di violenza con spregevoli attacchi alle chiese e rappresaglie che portano alla perdita di altre vite umane” è stata sottolineata dall’Alto rappresentante della politica estera Ue, Catherine Ashton, che nel condannare duramente le stragi ha accolto la richiesta italiana di discutere della situazione al Consiglio Affari Esteri in programma per il 25 giugno.

In tale contesto il nostro paese sosterrà - come affermato dal Ministro degli Esteri, Giulio Terzi e riferito dalle agenzie di stampa - la necessità che “la task force dell'Ue sulla libertà religiosa elabori in tempi molto brevi vere e proprie linee guida operative dell'Europa'' che includano ''sia una strategia comune per le iniziative da prendere all'Onu, sia sostegni concreti ai programmi di promozione della libertà religiosa nei vari Paesi, utilizzando tutti gli strumenti finanziari a disposizione dell'Unione''.

Il capo della diplomazia italiana ha inoltre annunciato che l'inviato per le Emergenze umanitarie, l’on. Margherita Boniver, si recherà al più presto in Africa per colloqui con le autorità locali sulla questione dei conflitti inter-religiosi.
In un intervento apparso sull’Osservatore romano, il ministro Terzi ha sottolineato che ''il terrorismo rivolto contro i gruppi etnici minoritari, e contro le minoranze religiose in particolare, è una sfida ai principi universali di civiltà e alle ragioni stesse della convivenza umana''; per questo ''l'Italia ha intrapreso da tempo una forte azione politica, che la pone in prima linea nella promozione e nella tutela della libertà di religione''. Ricordando che in Nigeria ''il terribile bilancio è di quasi 1.000 morti in tre anni, più di 300 nel solo 2010'' il Ministro ha evidenziato, altresì, come l’estremismo settario e fondamentalista non risparmi nessuno avendo per obiettivo “l'umanesimo che accomuna le grandi religioni monoteiste”.

L’escalation degli attacchi contro la popolazione non musulmana viene riportata qui di seguito:

§       Dicembre 2010 - Una serie di attacchi armati ed esplosivi, rivendicati dai Boko Haram, insanguina la vigilia di Natale in particolare nella città di Jos. Le vittime sono 86. Agli attacchi, seguono violenti scontri tra musulmani e cristiani;

§       2011 - Il 4 novembre un'ondata di attacchi colpisce la città di Damaturu. Sono colpiti edifici governativi, due banche e sei chiese. I morti sono almeno 65. Poco più di un mese dopo un nuovo Natale di sangue segna le città di Jos, Abuja e Gadaka dove tre chiese sono colpite da attentati esplosivi, con un bilancio di 49 vittime. Gli attacchi, anche in questo caso opera dei Boko Haram, chiudono una settimana segnata da scontri e attentati, mentre cresce la preoccupazione della comunità internazionale;

§       2012 - Il 5 gennaio, a Gombe, una bomba lanciata contro una chiesa causa 5 morti. A rivendicare l'attacco sono i Boko Haram che pochi giorni prima, con un ultimatum, avevano ingiunto ai cristiani del Nord di lasciare l'area. Il giorno dopo, un raid colpisce una veglia funebre a Mubi, i morti sono 17. Il 26 febbraio, è ancora una chiesa di Jos a finire nel mirino di un kamikaze, che con un'autobomba uccide due fedeli. E sempre a Jos, un’autobomba lanciata contro una chiesa causa tre morti, innescando nuovi scontri interreligiosi, con un bilancio di 10 vittime. L'8 aprile, un'autobomba esplosa nei pressi di una chiesa uccide 36 persone e ne ferisce 13. Il 29 aprile l'ennesima strage domenicale colpisce i cristiani di Kano dove un commando armato fa irruzione nel campus dell'Università Bayero durante la messa. I morti sono una ventina. Il 3 giugno, un kamikaze fa strage di cristiani in una chiesa di Bauchi, uccidendo almeno 15 persone. Domenica 10 giugno un'autobomba colpisce una chiesa di Jos e un commando una chiesa di Biu, provocando la morte di 7 persone e il ferimento di centinaia.

La vicenda di Boko Haram (Jama'atu Ahlis Sunna Lidda'awati wal-Jihad ossia Popolo devoto alla diffusione degli insegnamenti del Profeta e alla guerra santa) definita dal Dipartimento di Stato americano come la più temibile minaccia di Al Qaeda in Africa, si inserisce nella storia recente della Nigeria, caratterizzata dall’indipendenza (1960) ad oggi da aspri conflitti etnici su cardine religioso.
Con quasi 160 milioni di abitanti (50% musulmani, 40% cristiani, 10% animisti) la Repubblica federale di Nigeria è lo stato più popoloso dell’Africa: la popolazione si articola in circa 250 gruppi etnici dei quali i principali sono gli Yoruba (21%), gli Igbo (18%) e gli Hausa-Fulani (29%). I primi due sono cristiani (con qualche percentuale ancora fedele all’animismo tradizionale), gli Hausa, musulmani, occupano in maniera omogenea tutto il territorio settentrionale della nazione: si tratta di una vasta area, 12 stati sui 36 complessivi che compongono lo Stato federale, dove la sharia nell’ultimo decennio ha progressivamente acquistato potere, sovrapponendosi spesso alle leggi laiche, e dove Boko Haram (l’espressione è appunto in lingua Hausa) rappresenta oggi la principale minaccia per il governo centrale di Abuja.

Gli osservatori ritengono che la Nigeria sia la zona a rischio più immediato per quanto riguarda un’esplosione delle tensioni tra confessioni religiose, essendo teatro di una sovrapposizione di questioni identitarie e di rivendicazioni sociali ed economiche radicate nella società e nella storia nigeriana su cui l’azione del gruppo terroristico Boko Haram potrebbe funzionare come detonatore.  

Il gruppo costituisce una seria minaccia per la stabilità interna della Nigeria anche in considerazione del fatto che il gruppo gode del sostegno di politici locali insoddisfatti di una leadership cristiana in Nigeria, come affermato anche dal  presidente Goodluck Jonathan. Il presidente Jonathan, cristiano, del People's Democratic Party (PDP) è stato eletto (aprile 2011) con il 57% dei voti, la stragrande maggioranza dei quali provenienti dal sud del paese (dove la percentuale di voto a suo favore è stata del 95%). Nonostante Tanko Yakasai, leader della formazione politica Nord Political Forum (NLPF), abbia smentito le affermazioni del Capo dello Stato, e abbia accusato Boko Haram di voler “distruggere qualsiasi sistema di governo laico nel Paese”, è noto che alcuni leader politici delle regioni settentrionali ritengono Goodluck un usurpatore e considerano con interesse i movimenti del radicalismo islamico.

Con riferimento alla libertà religiosa il rapporto 2010 di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS) parla di gravi limitazioni e quello del Dipartimento di Stato USAdi una situazione di rispetto concreto da parte delle istituzioni pubbliche, pur in presenza di episodi di tolleranza da parte di autorità locali verso violenze di tipo religioso.

 

 

 

 

 


 

Fonti: www.stratfor.com, www.equilibri.net, www.aspeninstitute.it, ispionline, ANSA, agenzie di stampa

 

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