Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | La questione del Sahara occidentale | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 103 | ||
Data: | 15/06/2012 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
n. 103 – 15 giugno 2012
La questione del Sahara occidentale
Il Sahara occidentale è un’ex colonia spagnola annessa dal Marocco nel 1975. Gli indipendentisti del Fronte Polisario, sostenuti dall’Algeria, hanno combattuto per l’indipendenza della loro terra fino alla conclusione di un cessate il fuoco nel 1991, sotto l’egida delle Nazioni Unite ed in cooperazione con l’OUA (Organizzazione dell’Unità africana). L’accordo prevedeva anche lo svolgimento di un referendum tra la popolazione del Sahara occidentale sulla scelta tra l’indipendenza e l’integrazione nel Marocco.
Il referendum, che inizialmente doveva tenersi nel 1992, è stato oggetto di ripetuti rinvii, anche per la difficoltà della missione delle Nazioni Unite (MINURSO, alla quale l’Italia partecipa con cinque osservatori militari), di procedere alla registrazione degli aventi diritto al voto a causa di divergenti interpretazioni delle Parti al proposito. Nell’aprile 2004, tuttavia, Rabat ha fatto sapere di non poter accettare lo svolgimento di un referendum che avesse tra le possibili opzioni quella dell’indipendenza.
Sommariamente, le posizioni delle due Parti si possono dunque così riassumere: il Marocco è disposto a concedere uno statuto d’autonomia al Sahara occidentale, ma non è disposto a negoziare che sulla base di questo presupposto; il Fronte Polisario chiede invece lo svolgimento di referendum che rimetta al popolo saharawi la scelta tra l’indipendenza, l’autonomia, o l’annessione tout court al Marocco.
I negoziati
Dopo diversi tentativi negoziali[1], che non hanno prodotto i risultati sperati a causa dell’irrigidimento delle posizioni di entrambe le Parti, e dopo il fallimento del Piano di pace Baker del 2003[2], il negoziato è stato riavviato nel 2007 con incontri tra le Parti a Manhasset (New York), mediati dall’Inviato del Segretario generale dell’ONU per il Sahara occidentale[3].
Il nuovo negoziato ha preso il via sulla base della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU n. 1754 del 30 aprile 2007 che chiedeva alle due Parti di avviare colloqui, predisponendosi in buona fede, e senza precondizioni, a risolvere la situazione. Ai negoziati avevano preso parte anche i rappresentanti dell’Algeria (che accoglie il Fronte Polisario in esilio), della Mauritania, e del gruppo degli amici del Sahara occidentale (Francia, Gran Bretagna, Russia, Spagna, Stati Uniti), invitati come osservatori dall'ONU.
La risoluzione 1754, nella parte introduttiva, cita, per tenerne conto, la proposta marocchina e quella del Fronte Polisario, consegnate al Segretario generale delle Nazioni Unite, rispettivamente l’11 ed il 10 aprile 2007.
La proposta del Marocco, denominata “Iniziativa marocchina per la negoziazione di uno statuto di autonomia per la regione del Sahara” riassume già nel titolo gli intendimenti del governo di Rabat. La proposta, scaturita dal Consiglio reale di consulenza sul Sahara (Corcas), istituito nel 2006 dal re Mohamed VI, prevede la concessione dell’ autonomia per la regione, che rimarrebbe sotto la sovranità marocchina.
La proposta del Fronte Polisario “per l’accettazione reciproca di una soluzione politica che prevede l’autodeterminazione del Popolo saharawi”, si incentra su due punti principali. Il primo riguarda l’imprescindibile necessità del referendum con le tre opzioni (indipendenza, autonomia, integrazione) ed il secondo - qualora il referendum si svolga e porti all’indipendenza – riguarda la volontà del Fronte di stabilire con il Marocco relazioni in tutti i campi, a partire da quelli da esso percepiti come particolarmente critici.
Dopo il sostanziale fallimento del round negoziale 2007-2008, è stato avviato nel 2009 un altro negoziato (il 5°) dal nuovo Inviato dell’ONU per il Sahara occidentale, il diplomatico statunitense Christopher Ross, sempre sulla base delle menzionate proposte delle due Parti.
Il negoziato, si è finora articolato in nove incontri informali - l’ultimo si è svolto nel mese di marzo 2012 – durante i quali le Parti hanno sostanzialmente ribadito il forte impegno al processo negoziale, hanno concordato di proseguire la discussione su alcuni temi di reciproco interesse (in particolare, sminamento e risorse naturali) ed hanno avviato dei passi per l’implementazione dei precedenti accordi di confidence building.
Non si è ancora registrato, tuttavia, alcun progresso sul punto cruciale dei negoziati, ossia il futuro status del Sahara occidentale e i mezzi con i quali attuare l’autodeterminazione del popolo saharawi.
Come riportato nell’ultimo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sul Sahara occidentale, datato 5 aprile 2012, il Fronte Polisario sostiene che il Sahara occidentale è un territorio non autonomo, il cui status finale deve essere deciso attraverso l’esercizio dell’autodeterminazione, così come previsto dalle numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dall’Assemblea generale dell’Onu.
Secondo il Polisario, le parti debbono accettare l’esistenza di opzioni plurime circa il futuro politico della regione e lo svolgimento del referendum; inoltre il Fronte Polisario sottolinea che, anche in sintonia con il nuovo spirito diffuso dalla Primavera araba in tutto il Maghreb, il popolo saharawi deve poter godere della libertà di espressione e del diritto di pacifica riunione per poter esprimere la propria volontà.
Il Marocco, al contrario, argomenta che il Sahara occidentale dovrebbe apprezzare la proposta marocchina intesa a concedere a quel territorio una larga autonomia, con la convinzione che questa sorta di compromesso tra indipendenza e integrazione nel regno del Marocco sia l’unica possibile soluzione al conflitto.
Il negoziato – che sarebbe dovuto proseguire a partire da giugno - è però entrato nuovamente in una fase di stallo, data la decisione del Marocco, comunicata il 17 maggio 2012, di ritirare la fiducia a Christopher Ross, i cui metodi di conduzione delle trattative sono stati giudicati “squilibrati e parziali”. A seguito della decisione di Rabat, è stata inoltre rinviata la missione di Ross nell’area, già prevista per la seconda metà di maggio.
La decisione è intervenuta dopo la pubblicazione del menzionato Rapporto delle Nazioni Unite, che aveva destato le preoccupazioni del Marocco. Tali preoccupazioni dovute ad alcune valutazioni critiche in particolare per quanto attiene al rispetto dei diritti umani, contenute nel Rapporto, sono state manifestate dal ministro degli esteri marocchino Saadeddine Otmani in una visita a Ban ki-Moon, che ha difeso l’operato del suo Inviato. L’Algeria, sul cui territorio insistono i campi di Tinduf, ha invece riaffermato la propria fiducia nel lavoro di Christopher Ross.
Il Rapporto delle Nazioni Unite evidenzia anche la carenza di mezzi e di autorità di MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara) per assicurare un controllo effettivo della zona di conflitto e contrastare le violazioni compiute da entrambe le parti. A questo proposito, viene indicato, tra l’altro, che entrambe le parti si impegnano a garantire la libertà di movimento della missione Onu a condizione però, secondo il Fronte Polisario, che le forze delle due parti ricevano uguale trattamento e, secondo il Marocco, che le attività di MINURSO si svolgano nei limiti della pratica stabilita. Ma sarebbero proprio questi limiti, secondo l’estensore del Rapporto, a costituire un sempre maggiore intralcio nell’attuazione del mandato della missione.
Altro punto di attrito con le Nazioni Unite è la posizione del Marocco - che vorrebbe fosse esplicitamente avallata dalle Nazioni Unite - sui rifugiati saharawi di Tinduf. Non solo esiste una divergenza tra Marocco e Polisario sul loro numero (v. infra) ma anche, e soprattutto, sul fatto che il Marocco li considera come suoi sudditi.
La situazione umanitaria e il rispetto dei diritti umani
Cinque campi nelle vicinanze di Tindouf, nel Sahara algerino, accolgono dal 1975 alcune migliaia di rifugiati provenienti dal Sahara occidentale: 116 mila secondo l’UNHCR (al 1° gennaio 2011), 165 mila secondo il Polisario ed il Governo algerino, la metà secondo il Marocco.
Il richiamato Rapporto del Segretario generale dell’aprile 2012 sottolinea ancora una volta la necessità di dare risposta alle questioni riguardanti la tutela dei diritti umani, in considerazione del fatto che violazioni di tali diritti tra il popolo saharawi sono continuamente segnalate.
Il World Report 2012 di Human Rights Watch (HRW) ricorda che la risoluzione del Consiglio di sicurezza che aveva rinnovato il mandato di MINURSO per il 2011 conteneva più espliciti inviti al rispetto dei diritti umani che nelle precedenti. Tuttavia (ma questo è rilevabile anche per la risoluzione n. 2044 dell’aprile 2012, che ha prorogato il mandato di Minurso fino al 30 aprile 2013), non includeva l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio dei diritti umani nei territori abitati dalle popolazioni saharawi. Una modifica del mandato di MINURSO in tal senso è da tempo caldeggiata dal Polisario, ma avversata dal Marocco.
L’ultimo rapporto di Amnesty international (2012) segnala che i saharawi hanno continuato a subire restrizioni alla loro libertà di espressione, associazione e riunione e che attivisti di spicco hanno continuato a incorrere in procedimenti penali. Lo stesso rapporto indica anche che il Fronte Polisario non ha adottato le misure per porre fine all’impunità per coloro che erano stati accusati di aver commesso violazioni dei diritti umani negli anni Settanta ed Ottanta, nei campi di Tindouf.
Da oltre vent’anniil PAM sostiene i rifugiati del Sahara
occidentale con un programma d'assistenza alimentare in Algeria. Nel
settembre 2011 il Ministero degli
esteri italiano ha messo a disposizione del PAM 200 mila europer combattere la malnutrizione tra i profughi del Sahara occidentale. L’anno
precedente (2010) il contributo al PAM per il Sahara occidentale era stato di 300 mila euro destinato alla
distribuzione di cibo, in accordo con il rappresentante del Fronte Polisario
per l'Italia.
Sempre nel 2010 il Governo italiano aveva finanziato - per un valore di 530 mila euro - attività
dell'UNHCR nei campi profughi mirate a combattere la malnutrizione, soprattutto
infantile, a migliorare l'accesso alle cure mediche di base e le condizioni
igienico-sanitarie ed a favorire scambi di visite tra familiari.
Da alcuni anni l'Italia sostiene, inoltre, un programma, gestito in loco dal CISP (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli), la ONG italiana per la quale lavora Rossella Urru.
Rossella Urru è stata rapita nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011, nei campi profughi saharawi di Rabuni, nei pressi di Tindouf in Algeria, insieme a due cooperanti spagnoli da militanti del MUJOA (Movimento per l’unicità della jihad nell’Africa dell’Ovest) di cui fanno parte esponenti di Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico). Le trattative per la liberazione dei cooperanti sono ancora in corso.
I rapporti con l’Unione europea e la posizione italiana
L’Unione europea è il principale partner economico del Marocco, con il quale ha stabilito un Accordo di associazione (entrato in vigore nel 2000) che prevede tra l’altro la creazione di un’area di libero commercio.
Nel 2008 l’UE ha concesso al Marocco uno “statuto avanzato”, nel quadro della politica europea di vicinato, che prevede un rafforzamento delle relazioni tra l’Unione europea e il Marocco in campo politico e un’integrazione progressiva del Marocco nel mercato interno dell’UE. Il Marocco è inoltre il secondo più grande beneficiario di aiuti europei nell’area Medio Oriente – Nord Africa, dopo i territori palestinesi (580 milioni di euro per il periodo 2011-2013).
Il 14 dicembre 2011 il Parlamento europeo ha respinto la proroga dell’accordo di partenariato UE-Marocco sulla pesca in vigore dal 2007. Oltre che svantaggioso per le economie di alcuni paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, una delle ragioni che hanno convinto gli eurodeputati a votare contro il rinnovo dell’accordo è stata la considerazione che il Marocco stava sfruttando le acque territoriali del Sahara Occidentale, senza un adeguato ritorno sotto forma di investimenti per la popolazione saharawi.
Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di negoziare una nuova intesa ed una parte delle clausole del trattato di pesca sono state inserite nell’accordo UE-Marocco sul commercio di prodotti agroalimentari approvato nel mese di febbraio dal Parlamento europeo. Il nuovo accordo ha suscitato le proteste di alcuni paesi dell’UE, fra i quali l’Italia, e di molte associazioni di categoria, le cui preoccupazioni sono state rappresentate in parlamento in un’apposita seduta del Senato (v. infra).
Nelle numerose occasioni nelle quali ha espresso la propria posizione sulla questione del conflitto tra Marocco e popolo saharawi, il Governo italiano ha sempre ribadito che l'ONU è l'unico ambito in cui può essere trovata una soluzione politica equa, durevole e mutualmente accettabile, in conformità con le Risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza e dall'Assemblea Generale.
L’attività parlamentare
Nella XVI Legislatura, il 18 febbraio 2009, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo condotta dall'apposito Comitato permanente della Commissione, si è svolta l'audizione di rappresentanti di organizzazioni non governative del popolo saharawi, incentrata in particolare sui problemi umanitari della popolazione coinvolta nel conflitto, tanto nel Sahara occidentale quanto nei campi profughi algerini.
In ordine ai diversi e delicati profili della questione del Sahara occidentale sono stati svolti in questa Legislatura numerosi atti di sindacato ispettivo: in particolare sulla posizione del Governo italiano si segnalano l’interrogazione a risposta in Commissione dell’on. Motta (iter concluso il 29 luglio 2009) e le interrogazioni a risposta scritta dell’on. Evangelisti (iter concluso il 1° dicembre 2009), e dell’on. Touadi (iter concluso il 16 febbraio 2010), sulla vicenda dei sette militanti saharawi dei diritti umani arrestati in Marocco nell’ottobre 2009 l’interrogazione a risposta scritta dell’on. Di Biagio (iter concluso l’11 gennaio 2010), l’interrogazione a risposta immediata in Commissione dell’on. Evangelisti (iter concluso il 28 aprile 2010) e l’interrogazione a risposta in Commissione dell’on. Grimoldi (iter concluso il 25 novembre 2009), mentre sul caso del respingimento alla frontiera marocchina di Aminatou Haidar è stata presentata l’interrogazione a risposta in Commissione degli onn. Motta e Grimoldi (iter concluso il 3 febbraio 2010).
Il 21 luglio 2010
L’11 gennaio 2011 il Governo ha dato risposta ad un’interrogazione in Commissione esteri della Camera, d’iniziativa dell’on. Motta, sul rispetto dei diritti umani della popolazione saharawi in relazione alle proteste dell’ottobre 2010 di un gruppo di saharawi e degli scontri con l’esercito marocchino.
Nell’ambito dell’Indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, il 29 settembre 2011 il Comitato Permanente sui diritti umani costituito in seno alla Commissione esteri della Camera, ha svolto un’audizione di attivisti per i diritti umani nella regione del Sahara Occidentale.
La vicenda del rapimento della cooperante italiana Rossella Urru è stata oggetto dell’interpellanza dell’on. Evangelisti che ha avuto risposta il 10 maggio 2012 e, in precedenza, dell’interrogazione dell’on. Motta (iter concluso il 9 novembre 2011).
Si segnala, come anticipato, la discussione e la votazione di alcune mozioni da parte del Senato ( 9 e 10 maggio 2012) aventi ad oggetto l’Accordo Unione europea – Marocco in materia di commercio di prodotti agroalimentari.
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File: es1155inf.doc
[1]Progressi significativi erano stati realizzati nel 1997, con la sessione di negoziati condotta dall'ex Segretario di Stato americano James Baker, nella veste di inviato speciale del Segretario generale dell'ONU, Kofi Annan.
[2] Il Piano prevedeva due fasi: inizialmente 5 anni di sperimentazione dell’autogoverno sotto la sovranità marocchina, e poi lo svolgimento del referendum.
[3]Peter Van Walsum, già rappresentante permanente dei Paesi Bassi presso le Nazioni Unite, fino al 2008; Christopher Ross a partire dal 2009.