Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Risultati elettorali in Francia e Grecia
Serie: Note elezioni nel mondo    Numero: 141
Data: 08/05/2012
Descrittori:
ELEZIONI POLITICHE   GRECIA
RISULTATI ELETTORALI     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: Elezioni parlamentari e presidenziali nel mondon. 141 – 8  maggio 2012 (edizione provvisoria)

 


Risultati elettorali in Francia e Grecia

 

 

 

Francia

 

Il 6 maggio 2012 si è svolto il secondo turno delle elezioni presidenziali francesi. E’ risultato eletto il candidato del partito socialista François Hollande, con il 51,62 per cento dei suffragi; sconfitto, con il 48,38 per cento, il presidente uscente Nicolas Sarkozy del movimento di centro-destra gollista UMP (al Parlamento europeo nel gruppo del Partito popolare europeo). L’affluenza alle urne al secondo turno è stata dell’80,34 per cento (è stata dell’83,97 nel secondo turno delle elezioni presidenziali del maggio 2007).

Si ricorda che, a seguito della riforma costituzionale del 2000, che ha ridotto il mandato presidenziale da sette a cinque anni, il mandato del Presidente della Repubblica è risultato coincidere con la durata della legislatura dell’Assemblea nazionale (pur non potendosi escludere, in caso di scioglimento delle Camere, il ritorno a mandati “disallineati”). Le elezioni legislative si sono sempre svolte successivamente alle elezioni presidenziali, determinando, sia nel 2002 che nel 2007, un effetto di “trascinamento” dalle prime alle seconde (in entrambi i casi infatti la maggioranza dell’Assemblea nazionale è risultata dello stesso colore politico del Presidente della Repubblica e si è evitata la “coabitazione” tra Presidente della Repubblica e maggioranza parlamentare di diverso colore politico, coabitazione verificatasi invece, nella storia della V Repubblica, tra il 1984 e il 1986, con Mitterand, socialista, Presidente e Chirac, gollista, primo ministro, tra il 1993 e il 1995, con Mitterand Presidente e Balladur, gollista, primo ministro, e tra il 1997 e il 2002 con Chirac, gollista, presidente e Lionel Jospin, socialista, primo ministro). Il 10 e 17 giugno 2012 si svolgeranno quindi le elezioni per l’Assemblea nazionale, camera bassa del Parlamento bicamerale francese. I 577 deputati saranno eletti con un mandato di cinque anni con sistema maggioritario uninominale a doppio turno (per essere eletti al primo turno è necessario il 50% + 1 dei voti, nel caso in cui nessun candidato ottenga tanti suffragi accedono al secondo turno i candidati con più del 12,5 per cento dei voti; nel secondo turno prevale il candidato con più voti). Solo l’Assemblea nazionale può togliere la fiducia al governo, nominato dal Presidente della Repubblica. Il Senato è composto invece da 348 senatori, eletti con un mandato di sei anni (la metà sono rinnovati ogni triennio) in modo indiretto su base dipartimentale dai componenti dei consigli dipartimenti e comunali di quel dipartimento.

Il programma elettorale di Hollande prevede misure di limitazione della speculazione finanziaria quali la separazione tra le banche di investimento e le banche impegnate in attività speculative; il divieto per le banche francesi di operare in paradisi fiscali; la soppressione, salvo che per le nuove imprese, delle stock-option; l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (ipotesi quest’ultima condivisa anche dal presidente uscente Sarkozy); la creazione di 60.000 posti di lavoro nell’istruzione in cinque anni; l’istituzione di un “contratto di generazione” per combattere la precarietà; una riforma fiscale che preveda, tra le altre cose, l’istituzione di una nuova aliquota marginale del 45% per i redditi superiori al 150.000 euro; l’introduzione di una quota proporzionale nelle elezioni legislative e il riconoscimento del diritto di voto alle elezioni locali per gli extracomunitari residenti in Francia. Hollande richiede inoltre di affiancare al Trattato “Fiscal Compact” un patto per la crescita.

Si ricorda che in Francia, dopo una crescita dell’1,7 per cento nel 2011, si stima una crescita di circa l’1 per cento nel periodo 2012-2016. Il debito pubblico nel 2012 dovrebbe attestarsi a circa l’88 per cento del PIL mentre il deficit dovrebbe risultare del 2,3 per cento (3,3 per cento nel 2011).

François Hollande (n. 1954), ex-allievo dell’ENA, uditore della Corte dei conti, nello staff della Presidenza della Repubblica con Mitterand nel 1981, capo di gabinetto dei due portavoci del Governo socialisti Max Gallo e Roland Dumas, è stato eletto deputato per la prima volta nel 1988 e nel 1997 è succeduto a Lionel Jospin, divenuto primo ministro, alla guida del partito socialista. Sindaco di Tulle dal 2001, presidente del Consiglio dipartimentale di Correze dal 2008.

Le prime analisi del voto e dei flussi elettorali evidenziano come il consenso per Hollande sia andato oltre l’area della sinistra, riuscendo a conquistare voti del movimento centrista di François Bayrou (9,13 al primo turno; Bayrou aveva invitato a votare al secondo turno per Hollande) ma anche della sorpresa del primo turno Marine Le Pen (17,9 al primo turno; la Le Pen aveva invece invitato a votare scheda bianca): infatti nella regione Nord-Pas de Calais di tradizionale radicamento operaio, nella quale la Le Pen al primo turno aveva raggiunto il 23,3 per cento dei voti, al secondo turno ha prevalso Hollande. Per il resto il secondo turno ha però riprodotto la ripartizione territoriale del primo turno: Hollande è prevalso nelle regioni del sud Ovest e del Centro, ed in Bretagna, mentre Sarkozy ha vinto nelle regioni orientali, del Nord_est e del Sud-est, dove i voti di Marine Le Pen sembrano essere confluiti in maggioranza sul candidato dell’UMP[1].

 

Grecia

 

Il 6 maggio 2012 si sono svolte le elezioni parlamentari anticipate greche. Il risultato è caratterizzato da un quadro politico frammentato e dal tracollo dei due partiti maggiori, la Nuova democrazia, guidata da Antonis Samaras, di centro-destra (al Parlamento europeo nel gruppo del partito popolare europeo) e il partito socialista PASOK, guidato da Evangelos Venizelos. Il partito di centro-destra Nuova Democrazia è risultato partito di maggioranza relativa con il 18,82 per cento dei voti e, grazie ad un premio di maggioranza (cfr. infra), 108 seggi (aveva il 33,48 per cento dei voti e 91 seggi nel 2009), il PASOK ha ottenuto il 13,18 per cento dei voti e 41 seggi (aveva il 43,92 per cento dei voti e 160 seggi nel 2009). Più seggi del PASOK ha ottenuto la coalizione di sinistra radicale Syriza, guidata da Alexis Tsipras con il 16,78 per cento dei voti e 52 seggi (aveva il 4,6 per cento e 13 seggi nel 2009). Significativa affermazione anche del movimento di estrema destra Chrysi Avgi (Alba dorata) che ha ottenuto il 6,97 per cento e 21 seggi. Fuori dal Parlamento invece l’altro movimento di destra populista Alleanza popolare ortodossa, LAOS, con il 2,90 per cento. Attualmente una grande coalizione tra PASOK e Nuova democrazia può contare su 149 seggi, due in meno rispetto alla maggioranza assoluta. L’affluenza al voto è stata del 65,1 per cento dei voti, contro il 70,9 delle precedenti elezioni del 2009 (il voto, peraltro, in Grecia è riconosciuto come obbligatorio).

Si ricorda che la Grecia è una repubblica parlamentare. Il Parlamento monocamerale è composto da 300 deputati eletti per cinque anni, 280 eletti con sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 3 per cento in 56 circoscrizioni plurinominali, otto eletti con sistema maggioritario a turno unico in collegi uninominali e 12 eletti in un collegio unico nazionale sulla base dei risultati nazionali Al partito di maggioranza relativa viene conferito un premio di maggioranza di 50 seggi (fino alle elezioni precedenti di 40 seggi). Il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento con un mandato di cinque anni, incarica di formare il governo il leader del partito di maggioranza relativa in Parlamento. Nel caso in cui questi non riesca in tre giorni a formare il governo l’incarico viene conferito al leader del secondo partito per consistenza numerica in Parlamento e quindi, in caso di mancato successo nei tre giorni successivi, a quello del terzo partito. In caso di ulteriore fallimento nella composizione di una maggioranza parlamentare, si procederà allo scioglimento del Parlamento.

Antonis Samaras, incaricato, in base alla Costituzione, di formare il governo ha rinunciato all’incarico. L’incarico è quindi andato al leader di Syriza Alexis Tsipras.

Le elezioni politiche anticipate sono state concordate dai principali partiti del paese al termine dell’esperimento del governo di unità nazionale guidato da Lucas Papademos, già governatore della banca centrale greca e vice-presidente della Banca centrale europea e sostenuto da PASOK, Nuova democrazia e, per la prima volta nella storia del paese, dal movimento di estrema destra Laos (i tre partiti hanno partecipato con propri ministri al governo). Il governo di unità nazionale era nato a seguito delle dimissioni del governo socialista guidato da Georges Papandreou, vincitore delle elezioni del 2009. Il mandato del governo Papademos è stato considerato esaurito con l’accordo, nel marzo 2012, sulla concessione del secondo prestito internazionale di Unione europea e Fondo monetario internazionale alla Grecia. Insieme al prestito è stato anche raggiunto un accordo con i creditori privati della Grecia che ha condotto ad una ristrutturazione di parte del debito greco. La Grecia ha peraltro approvato, a partire dallo scoppio della crisi nel 2010, misure di risanamento economico e di austerità di importo significativo, compresa la riduzione degli stipendi pubblici e delle pensioni, l’aumento dell’IVA, la riduzione di 150.000 posti nel pubblico impiego. Il primo ministro uscente Papademos ha ricordato che il rispetto degli impegni europei comporterà la riduzione di ulteriori 12 miliardi di euro di spesa pubblica nel 2013 e nel 2014.

Nuova democrazia e PASOK sostengono il rispetto degli accordi raggiunti con l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale, mentre Syriza ne richiede una rinegoziazione.

Il PIL greco si è contratto del 6,9 per cento nel 2011. Il debito pubblico è risultato pari al 160 per cento del PIL ed il deficit del 9,1 per cento.

Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, IFES, Fondation Robert Schuman, Centro italiano studi elettorali, Fondo monetario internazionale

 

 

 

 

 


 

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File: es1122ele.doc



[1] Centro italiano studi elettorali, Elezioni in Francia, i socialisti riconquistano l’Eliseo, in www.luiss.it/cise.