Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | La situazione dei diritti umani nella Papua indonesiana | ||
Serie: | Note di politica internazionale Numero: 95 | ||
Data: | 05/03/2012 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
SIWEB
n.
95 – 5 marzo 2012
La situazione dei diritti umani nella Papua indonesiana
Papua copre il 22% della superficie terrestre dell’Indonesia, con una popolazione di appena 2,35 milioni di abitanti (sui 238 milioni di indonesiani), per il 75% residenti nelle aree rurali.
La complessità dei problemi delle due province di Papua e di Papua occidentale (Papua Barat), derivano dalla contraddizione tra il fatto di essere una delle province più ricche ma anche la meno sviluppata, con una popolazione che è la più povera dell’Indonesia.
Tale situazione ingenera forti critiche al
Governo centrale e diffusi sentimenti
secessionisti. È presente altresì un generalizzato giudizio critico
sull’attuazione non soddisfacente e non coerente della Legge sull’Autonomia
Speciale che, varata nel
La decisione di dividere Papua e di creare la nuova provincia di Papua occidentale nel 2003 sembra aver contribuito ad aumentare anziché risolvere i problemi relativi all’attuazione del regime di autonomia. Uno dei principali fattori alla base della difficile attuazione dell’autonomia speciale è costituito dalla mancanza di competenze e capacità nelle istituzioni locali, unite all’assenza di trasparenza e ad un alto livello di corruzione.
Un elemento di criticità è rappresentato, inoltre, dal costante e crescente afflusso di emigranti da altre province, che alimenta il timore che la popolazione papuana di divenire minoranza nel suo stesso territorio. La percentuale di emigranti raggiunge il 45% della popolazione totale delle due province, ed è maggiormente concentrata nelle città e nelle aree costiere e, oggi, appare spontanea ed economicamente motivata. In ragione di un più elevato livello di qualificazione professionale gli emigranti tendono a dominare il mercato e le altre attività economiche. Molti di loro, inoltre, sono musulmani, mentre la maggioranza della popolazione indigena è di fede cristiana.
Le condizioni di sviluppo di Papua sono molto arretrate. L’ampia dimensione della regione e le sue caratteristiche geografiche rendono difficile l’accesso; le infrastrutture statali sono molto limitate e i trasporti difficoltosi.
In termini di assistenza internazionale, l’Unione europea, attraverso le sue
istituzioni e gli Stati Membri, è il donatore
più generoso.
Nella definizione dello statunitense National Consortium for the Study of Terrorism and Responses to Terrorism (START)[1] il Free Papua Movement (Organisasi Papua Merdeka OPM) (1963) è un'organizzazione politica che opera per l'indipendenza dall'Indonesia delle popolazioni indigene della Papua occidentale.
Le operazioni contro il governo indonesiano e le forze di sicurezza sono gestite dall’ala militare del gruppo, l'Esercito di liberazione del Movimento Papua Libera (TPN). L'obiettivo fondamentale dell’OPM è l’autogoverno combinato con un ritorno ad uno stile di vita tradizionale.
L’OPM ha svolto una “limited rebel insurgency” localizzata sulle montagne di Papua occidentale sin dall’epoca della dichiarazione di indipendenza (1961). Il gruppo conduce attualmente piccoli raid ed attacchi a uffici governativi ed installazioni militari, tra cui un deposito di armi nel 2003. L’OPM, pur non avendo secondo START il totale supporto della popolazione, è stato in grado di mantenere una persistente attività insurrezionale in Papua occidentale.
Quanto alla situazione dei diritti umani nella Papua indonesiana una recente ricognizione è fornita da Indonesia: Hope and Hard reality in Papua, Update Briefing rilasciato il 22 agosto 2011 da International Crisis Group[2].
Nel documento si fa riferimento alla Conferenza papunae di pace tenutasi il 5-7 luglio 2011 ad Abepura, la città universitaria vicina a Jayapura, nella West Papua.
Il documento sottolinea, inoltre, la lentezza con la quale procede l’implementazione delle politiche del governo indonesiano volte all’accelerazione dello sviluppo in Papua e West Papua. All’apertura della Conferenza aveva preso parte l’exMinistro per il coordinamento politico, giuridico e per gli affari della sicurezza Djoko Suyanto che aveva espresso l’impegno dell’Esecutivo per trovare una via per la pace; i circa 800 partecipanti alla Conferenza avevano fornito, per parte loro, una serie di indicatori, tra cui anche quelli relativi ai diritti umani, finalizzati a disegnare il profilo di una peaceful Papua.
Tra questi:
§ libertà di espressione, di opinione e di riunione per gli indigeni papuani;
§ cessazione della violenza di Stato contro indigeni papuani, anche donne e bambini;
§ punibilità degli autori della violenza di Stato, perché agli indigeni papuani ed alle vittime sia dato un senso di giustizia;
§ rafforzamento della legislazione anti-corruzione;
§ cessazione delle politiche che ostacolano la libertà di espressione, di opinione e di riunione;
§ stabilimento di una Corte per i diritti umani in Papua e Papua occidentale;
§ riconoscimento del diritto consuetudinario nel sistema giuridico formale.
Da ultimo, il
16 gennaio 2012, Amnesty International ha pubblicato il rapporto[3],
già presentato all’Alto Commissario ONU per i diritti umani il 21 novembre
Nel rapporto si sottolinea che nei quattro anni intercorsi dalla precedente UPR Amnesty International ha continuato a ricevere segnalazioni credibili in materia di violazione dei diritti umani in Indonesia.
In particolare si sottolineano gravi preoccupazioni in materia di impunità, violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia e altre forze di sicurezza, criminalizzazione di pacifiche attività politiche, attacchi e vessazioni nei confronti di difensori dei diritti umani e delle minoranze religiose, discriminazione religiosa e di genere nel diritto e in politica, restrizioni dei diritti sessuali e riproduttivi.
Amnesty riconosce – si legge
nell’introduzione al report - che
dopo la caduta del presidente Suharto nel
Nel rapporto
si rammenta che il 27 settembre
Poiché le disposizioni finalizzate alla protezione dei difensori dei diritti umani non hanno concluso l’iter parlamentare di approvazione tali soggetti svolgono le loro attività a rischio di intimidazioni ed attacchi.
Amnesty giudica insoddisfacente l’attività svolta dalle autorità indonesiane in materia di lotta all’impunità e di revisione del codice penale, con riferimento anche a specifiche disposizioni contro la tortura.
Amnesty International
evidenzia che segnalazioni di violazioni dei diritti
umani sono particolarmente
comuni in
Papua e coinvolgono personale sia di
polizia sia militare, in rari casi
assicurato alla giustizia. Ufficiali
dell'esercito accusati di reati in materia di diritti
umani sono stati processati in
tribunali militari, con processi carenti in indipendenza
ed imparzialità che hanno visto declassare i reati penali al livello di
infrazioni disciplinari.
Vengono segnalate, infine, le forti limitazioni poste all’accesso a Papua di osservatori internazionali dei diritti umani, organizzazioni non governative ed operatori dell’informazione.
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri |
( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it |
I dossier dei servizi e degli uffici della Camera
sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli
organi parlamentari e dei parlamentari. |
File: es1057inf.doc
[1] START segnala altresì come nessuna organizzazione internazionale qualifichi l’OPM come formazione terroristica. Lo START è un centro di eccellenza dell Dipartimento di studi sulla sicurezza nazionale dell’Università del Maryland, creato nel 2005. La mission di START è di migliorare la comprensione delle origini, le dinamiche sociali e l’impatto psicologico del terrorismo utilizzando le teorie state-of-the-art, i metodi e i dati riferibili alle scienze sociali e comportamentali. Le informazioni riportate nella presente Nota sono rinvenibili all’indirizzo web dello START: http://www.start.umd.edu/start/data_collections/tops/terrorist_organization_profile.asp?id=4023
[2] Il documento è rinvenibile all’indirizzo web: http://www.crisisgroup.org/~/media/Files/asia/south-east-
asia/indonesia/B126%20Papua%20-%20Hope%20and%
20Hard%20Reality.pdf
[3]Stalled Reforms: Impunity, discrimination and security force violations in Indonesia rinvenibile all’indirizzo web: http://www.amnesty.org/en/library/asset/ASA21/003/2012/en/10658fe3-4d18-4101-9039-374f7c93e635/asa210032012en.pdf