Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Elezioni presidenziali in Russia (Quadro pre-elettorale) (4 marzo 2012) | ||
Serie: | Note elezioni nel mondo Numero: 133 | ||
Data: | 27/02/2012 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
SIWEB
n. 133 – 27 febbraio 2012
Elezioni presidenziali in Russia (Quadro pre-elettorale) |
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Il 4 marzo 2012 si svolgeranno le elezioni presidenziali in Russia. Se l’elezione di Vladimir Putin appare scontata, la novità della scena politica russa di questi ultimi mesi, a partire dalle elezioni legislative dello scorso dicembre, è stata l’emersione di forme di opposizione della società civile all’attuale primo ministro Putin, anche con significative manifestazioni di piazza a Mosca e a San Pietroburgo.
Si ricorda che la Federazione russa ha una forma di governo presidenziale. Il presidente è eletto a suffragio universale diretto con un sistema a doppio turno (con secondo turno di ballottaggio tra i due candidati con più voti, qualora nessuno ottenga al primo turno la maggioranza assoluta dei voti validi). Il mandato presidenziale, inizialmente previsto per quattro anni, è stato elevato nel dicembre 2008 a sei anni a partire dalla prossima elezione presidenziale del 2012, per non più di due mandati. Il presidente nomina il primo ministro e, su sua proposta, nomina e revoca i ministri, così come può far dimettere l’intero governo. Il primo ministro deve essere confermato dalla Duma (Camera bassa del parlamento, sulla quale cfr. infra) che però viene sciolta in caso di tre voti contrari alla conferma del primo ministro, così come in caso di due voti consecutivi di sfiducia al Governo o di respingimento della questione di fiducia. Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento (Assemblea federale), costituito dalla Duma di Stato e dal Consiglio della federazione. La Duma di Stato, composta di 450 membri, è eletta a suffragio universale diretto ogni cinque anni (a partire dalle prossime elezioni del 2011 per effetto della riforma costituzionale; in precedenza era eletta ogni quattro anni). Dalle elezioni del 2007 il precedente sistema elettorale misto (metà dei seggi assegnati con sistema maggioritario uninominale, metà con sistema proporzionale) è stato sostituito da un sistema proporzionale sulla base di liste politiche nazionali (che concorrono cioè in un’unica circoscrizione nazionale) con una soglia di sbarramento del 7 per cento. Le candidature possono essere effettuate unicamente da un partito politico registrato; per i partiti non già rappresentati alla Duma è richiesta, per la presentazione delle liste, la sottoscrizione di 200.000 elettori, dei quali non più del cinque per cento deve provenire dalla medesima regione (il che costituisce, date le dimensioni della Federazione, un significativo disincentivo). Con una riforma approvata nel 2009, è stato riconosciuto un diritto di tribuna, con l’attribuzione di uno o due seggi alla Duma per i partiti che abbiano superato il cinque per cento dei voti. Il consiglio della Federazione, competente nelle materie di interesse della federazione nel suo insieme, è costituito da due rappresentanti per ciascuno degli 83 soggetti della Federazione, uno dei quali designato dal potere legislativo regionale ed uno dal potere esecutivo regionale. Da segnalare che, con una riforma introdotta nel 2004, i vertici degli esecutivi regionali non sono più eletti direttamente dai cittadini, ma nominati dal presidente federale e confermati dai legislativi regionali. Il 16 gennaio 2012 il presidente Medvedev ha presentato alla Duma un disegno di legge per reintrodurre l’elezione diretta dei governatori regionali
Il programma elettorale di Vladimir Putin per le elezioni presidenziali prevede aumenti salariali per i dipendenti pubblici, incentivi fiscali per le famiglie numerose, riduzioni nel prezzo delle case, valorizzazione dei lavoratori nella gestione delle aziende. Gli interventi saranno finanziati attraverso recuperi di margini di efficacia nella spesa pubblica, mentre non si fa riferimento ad aumenti della tassazione ed è escluso un aumento dell’età pensionabile (attualmente collocata a 60 anni per gli uomini e 55 anni per le donne).
Oltre a Vladimir Putin, candidato del partito di governo “Russia Unita” sono candidati alle elezioni presidenziali:
- Gennadi Ziuganov, leader del Partito Comunista (KPRF), favorevole ad una politica di nuova statalizzazione delle imprese privatizzate nel corso degli anni Novanta;
- Sergey Mironov, leader del partito Russia Giusta (SR), partito di orientamento socialdemocratico nato nel 2006, in precedenza vicino alla presidenza russa, ma poi progressivamente marginalizzato; nel 2007 Mironov ha dovuto abbandonare la presidenza della Camera alta del Parlamento russo, il Consiglio della federazione
- Vladimir Zhirinovsky, leader del partito liberaldemocratico, movimento di orientamento nazionalista, xenofobo e populista;
- Mikhail Prokhorov, leader del partito Giusta Causa (PD), di orientamento di centro-destra, nato nel 2008; l’imprenditore del settore televisivo Mickahil Prokhorov, uno degli uomini più ricchi della Russia, è stato eletto leader di Russia giusta nel corso di un congresso trasmesso in diretta televisiva, a conferma di una vicinanza del movimento con il primo ministro Putin. Tuttavia successivamente Prokhorov ha preso le distanze da Putin. Nel suo programma egli ha proposto di creare una zona economica comune tra la Russia e l’Unione europea e la creazione di una nuova moneta mondiale sulla base dell’ euro e del rublo. Egli ha più volte affermato che se verrà eletto la sua prima iniziativa sarà quella di liberare Mikhail Khodorkovski, già proprietario della compagnia petrolifera russa Iukos, imprigionato nel 2004 per evasione fiscale, al quale Prokhorov vorrebbe affidare il posto di Primo Ministro.
E’ stato invece escluso dalle elezioni presidenziali il leader del partito di opposizione liberale Yabloko Grigori Iavlinski, poiché la commissione elettorale ha ritenuto non valide il 24 per cento delle firme raccolte per la presentazione della candidatura. Secondo alcuni osservatori, l’esclusione di Yavlinski deriverebbe non tanto dalla volontà di Putin di eliminare un avversario politico (alle elezioni presidenziali alle quali ha partecipato Yavlinski ha raccolto percentuali esigue di voti) quanto dall’esigenza di precludere l’accesso ai seggi ai rappresentanti di lista del suo partito, tradizionalmente molto combattivi nel contrastare eventuali (e, secondo osservatori internazionali in passato assai frequenti) frodi elettorali. L’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e la sicurezza Ashton ha richiesto la riammissione alla competizione di Yavlinski.
Già le elezioni legislative dello scorso 4 dicembre avevano evidenziato alcuni cambiamenti in atto nel quadro politico russo, mettendo in discussione una situazione di assoluto controllo della situazione da parte di Vladimir Putin e del suo partito “Russia Unita”. Cfr. sotto i risultati delle elezioni legislative del 4 dicembre, confrontanti con quelli delle precedenti elezioni del 2007:
Partiti |
Percentuale di voto 2011 |
Seggi 2011 |
Percentuale di voto 2007 |
Seggi 2007 |
Russia Unita |
49,54 |
238 |
64,3 |
315 |
Partito comunista |
19,2 |
92 |
11,57 |
57 |
Partito liberaldemocratico |
11,4 |
56 |
8,14 |
40 |
Russia giusta |
13,2 |
64 |
7,74 |
38 |
La diminuzione dei consensi per “Russia Unita” appariva ricollegabile ad una certa stanchezza dell’opinione pubblica nei confronti della leadership di Putin, soprattutto a seguito della sua decisione, annunciata nel congresso del partito della fine di settembre 2011, di candidarsi nuovamente come Presidente della Federazione russa nelle elezioni presidenziali. Infatti, dopo i due mandati presidenziali svolti tra il 2000 e il 2008 e il mandato di primo ministro svolto dal 2008 ad oggi, Putin potrebbe essere ora rieletto presidente per due nuovi mandati consecutivi di (a seguito della riforma del 2008) sei anni, rimanendo in carica fino al 2024 ed egemonizzando così la politica russa per un quarto di secolo (Putin fu nominato primo ministro da Eltsin nell’agosto 1999).
L’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha dichiarato che le elezioni del 4 dicembre scorso non si sono svolte in modo conforme alle norme elettorali, constatando diversi frodi ( brogli, voti multipli) e deplorando inoltre gli arresti di centinaia di attivisti dell’ opposizione che hanno cercato di protestare il giorno delle elezioni.
La contestazione dei risultati elettorali ha dato vita ad un movimento di protesta, il più ampio dall’ascesa al Cremlino di Vladimir Putin, per quanto limitato a Mosca e ad alcuni altri grandi centri urbani, come San Pietroburgo ed Ekaterimburg: il 10 dicembre circa 50.000 persone hanno manifestato a Mosca; il 24 dicembre una nuova manifestazione, sempre nella capitale, ha interessato circa 85.000 persone. Tra gli elementi di novità, il ricorso ad Internet come fonte di informazione maggiormente indipendente e come veicolo di protesta (Internet ha un tasso di penetrazione in Russia del 46 per cento; lo scorso gennaio il sito di Putin è stato oggetto di numerosi messaggi di critica e di richiesta di dimissioni) e la difesa dei manifestanti da parte del patriarca della Chiesa ortodossa Kirill.
L’opposizione a Putin appare assai eterogenea e dai contorni non definiti. Oltre ai leader politici sopra richiamati merita ricordare anche il blogger Alexei Navalny, noto per le sue battaglie contro la corruzione (ma in passato anche per i suoi toni duri contro l’immigrazione), arrestato per due settimane lo scorso 5 dicembre, e lo scrittore, anch’egli in passato più volte arrestato, nazionalbolscevico Eduard Limonov (che unisce posizioni di estrema destra e di estrema sinistra, ma in più occasioni anche sostenitore, a fronte dei divieti di cui è stato vittima, della difesa dei diritti costituzionali di libera manifestazione e di libera espressione).
Secondo alcuni osservatori, come la storica francese di origini russe Hélène Carrère d’Encuasse, le manifestazioni contro Putin non appaiono in grado di imprimere un’immediata svolta politica in Russia; esse comunque testimoniano un dato nuovo: il rifiuto, da parte della borghesia urbana istruita, cresciuta durante il primo decennio del 2000 caratterizzato dalla crescita economica trainata dai prodotti energetici, della “delega in bianco” fin qui sostanzialmente attribuita a Putin nella gestione della cosa pubblica e la richiesta di una modernizzazione della politica ed anche dell’economia russe (quest’ultima eccessivamente dipendente dalla rendita energetica).
Questa valutazione appare confermata dalle rilevazioni indipendente degli orientamenti dell’opinione pubblica. In un sondaggio apparso a fine dicembre, il centro studi indipendente Levada ha rilevato che il 73 per cento dei cittadini appare insoddisfatto della politica governativa. Al tempo stesso, in base al sondaggio realizzato dall’Istituto POM il 26 gennaio, Putin raccoglierebbe comunque il 44% dei voti, Ziuganov l’ 11%, Jirinovski il 9%, e il 4% ciascuno Mironov e Prokhorov.
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: Stato “non libero” (Freedom House); “regime autoritario” (117 su 167 Economist)
Libertà di stampa: 142 su 178
Libertà di Internet -
Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); generale rispetto della libertà religiosa (USA)
Libertà economica: Stato “prevalentemente non libero” (143 su 179)
Corruzione percepita: 143 su 178
Variazione PIL 2010: + 4 per cento; 2011: + 4,2 per cento (stima)
Fonti: OSCE, IFES, Fondazione Robert Schuman, Economist Intelligence Unit-ViewsWire, Agenzie di stampa
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri |
( 066760-4939; 4172 *st_affari_esteri@camera.it |
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File: es1053ele.doc
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (29 luglio 2011)e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).